foto Mauro Topini - Rivista "Campo de` Fiori"
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foto Mauro Topini - Rivista "Campo de` Fiori"
foto Mauro Topini 2 Campo de’ fiori Campo de’ fiori 3 Giovani bulli, piccole canaglie Oggi queste fondamentali istituzioni hanno perso la loro importanza e male assolvono il loro impegno. Troppi altri interessi, troppa bagarre le hanno distratte dalla loro funzione. Ecco allora aumentare in misura esponenziale atti di violenza che hanno come protagonisti giovani e giovanissimi. Violenza espressa in famiglia, nelle strade e nelle scuole. Le scuole, che dovrebbero essere il luogo dove si impara la cultura ed ancor più l’educazione, sono teatro di innumerevoli, gravi, episodi di bullismo. Questo è comunque sempre esistito (basti pensare ai ragazzi difficili del libro Cuore di E.De Amicis), ma era a danno dei “secchioni”, dei preferiti dagli insegnanti. Oggi, purtroppo, sono presi di mira i più deboli: le ragazze, gli immigrati e i disabili. Che squallida scelta! di Sandro Anselmi I giovani sono tutto il futuro. In essi vi sono tutte le attese, le aspettative e le speranze del mondo. Essi sono belli, sono allegri e la loro vivacità, l’irrequietezza nascono dalla voglia di conoscere, di abbracciare totalmente la vita. Fondamentali per lo sviluppo formativo dei giovani, sono le famiglie e la scuola che, insieme, tracciano la strada maestra da percorrere. Quando penso agli anni della scuola, specialmente quelli delle elementari e delle medie inferiori, sento ancora un debito di riconoscenza nei confronti dei miei insegnanti che, al di là dello stipendio, spesso inadeguato al loro impegno, hanno formato, con lodevole passione, una buona parte del mio carattere. I riscontri di quanto imparato si avevano nel rispetto verso gli altri, nella gratitudine per un gesto, anche inatteso, nella schiettezza e nella correttezza nei rapporti. La Chiesa, poi, con la sua dottrina dogmatica, sopravvaleva su tutto e, con le temute penitenze, anche su peccati preventivamente confessati, aiutava a non fuoriuscire da quella strada maestra. L’uso poi dei mezzi di comunicazione (videotelefonino, internet) con i quali pubblicizzare la bravata e soddisfare il loro narcisismo, dimostrano il bisogno che hanno di essere considerati, di richiamare attenzione. Le loro carenze derivano pertanto dall’assenza della famiglia che si preoccupa solo di creare, far crescere e mantenere dei “principini”, senza però dare loro attenzione, amore, punti di riferimento. Il bullo è perciò fondamentalmente un insicuro, un debole, che proprio per la sua vigliaccheria non agisce mai da solo, ma si aggrega ad altri suoi “simili”. All’interno del gruppetto, che ha, a questo punto, le caratteristiche di una baby-gang, emerge la figura di un capo al quale viene prestata obbedienza assoluta. La vittima, che è sempre una sola, viene derisa, beffeggiata, picchiata e minacciata di cose ancor più gravi, se solo prova a confidarsi con i genitori o con gli insegnanti. Nella classe, allora, si crea un clima di omertà che, conseguentemente, isola il ragazzo. A questo punto proprio l’occhio vigile di un genitore, o di un insegnante più solerte, dovrà captare segnali di disagio e di soffe- renza, ed incominciare ad aprire un dialogo offrendogli la massima comprensione: non ha nessuna colpa nei fatti, se non quella di essere troppo educato e, magari, anche un po’ timido e remissivo. Bisogna allora esortarlo a non sfuggire il problema, ma ad affrontarlo in maniera ferma e decisa, usando, quando è possibile, l’indifferenza, che è pur sempre l’arma migliore. Chi Campo de’ fiori 5 è Tatiana? di Sandro Alessi Incontro per la prima volta Gabriele Cirilli nell’estate del 2001 in uno scenario fantastico come quello del castello di Santa Severa (Rm) reduce dal grande successo ottenuto dal suo personaggio su Zelig (Italia 1) ed interprete di uno show in tour estivo in tutta Italia. Oggi, inverno 2007, ci incontriamo in un nuovo teatro romano, il Teatro Italia, in occasione della tappa romana di “Donna Gabriella e i suoi figli”, uno spettacolo nuovo e divertentissimo, ma la nostra prima domanda ci riporta subito indietro nel tempo ad un grido di battaglia che imperversava tutta l’Italia: “Chi è Tatiana?” “Quello fu un tormentone creato ad hoc per la televisione che però poi ha superato ogni nostra aspettativa e non verrà mai rinnegato perché è uno dei personaggi che mi ha dato più soddisfazione a livello di televisione, teatro ed addirittura di libri”…. Ma parliamo di questo spettacolo che ti vede nuovamente one man show… “In questo spettacolo c’è una sorpresa finale che non posso rivelare e ci tengo a dire che è un recital a cui tengo molto, anche perché capita spesso che gli spettatori mi cerchino alla fine della serata per farmi capire che non ero più solo “quello dei tre minuti…” ma un artista completo. E questa è proprio una bella cosa soprattutto quando a dirtelo è uno spettatore vero con il cuore in mano…Insomma troverete una contaminazione di stili, c’è da ridere, da pensare, da piangere e, soprattutto, da cantare, perché sul palco insieme a me c’è una orchestra vera – i Flexus – e pertanto è uno spettacolo godibilissimo. Donna Gabriella, la protagonista, l’ho immaginata come la creatività di un artista ed i figli sono tutto quello che un artista ha prodotto nel tempo: i personaggi, le gag e le situazioni… Potremmo dire che esiste quindi una specie di metafora: la tipica madre italiana che si stanca di dare ai propri figli e che, ad un certo punto, pensa: più di questo cosa posso dare alla mia famiglia? Lo stesso estro, la stessa fantasia di un artista che dice: e mo’ che mi invento?” Un anno passato ricco di successi ed uno nuovo iniziato ancora meglio “Si, sto preparando una trasmissione di comici che dovrei presentare con la Stefanenko, per Rai due, che andrà in onda a Febbraio in tre puntate e si chiamerà “ bravo,grazie !” e poi ci sarà una fiction di cui non posso parlare perchè è un progetto molto grande a cui tengo molto, e quindi sono molto soddisfatto: magari sempre cosi!” Gabriele, un cuore abruzzese ormai trapiantato nella Capitale “Sono nato ufficialmente a Sulmona, geneticamente insomma, mentre Roma mi ha dato i natali artistici: ho iniziato con il laboratorio teatrale di Gigi Proietti, l’ho seguito al Sistina con “A me gli occhi please” e quindi non posso considerare Roma solo una città artistica da visitare. Roma è molto di più e la sento come la mia città, anche se, negli ultimi tempi, l’ho trovata molto cambiata, ma è sempre una città europea e la capitale e da molti spaccati di questa città ho attinto per creare i miei personaggi, molti scovati anche dietro gli angoletti nascosti della città eterna. E poi finalmente sono tornato qui in questo nuovo spazio teatrale dove sto riscoprendo vecchie emozioni.” Sono passati diversi anni e tanti successi ma lui è rimasto quello di sempre, quello che avevamo conosciuto in quella calda serata del 2001: un artista completo ma sempre ricco di umanità. Complimenti Gabriele! Campo de’ fiori 6 Cartofilia: un collez Infiniti biglietti multicolori vivacizzano gli sc Sembra assai strano dover constatare piacevolmente come, pur nel dinamismo moderno che rende la vita estremamente convulsa, ci siano delle perdi Alfonso Tozzi sone che si dedicano a collezionare, e con impegno, le cose più strane e impensabili riuscendo a realizzare talvolta raccolte molto interessanti. Un recente sondaggio sul collezionismo ha dimostrato infatti che il settanta per cento di coloro che si recano in visita nei musei, nelle pinacoteche, alle mostre, conserva il biglietto, spesso realizzato con buon gusto grafico, come souvenir e di questi, buona metà finisce con l’essere collezionato e raggiungere, col tempo, quotazioni di tutto rispetto, come il biglietto venduto nel 1881 in occasione della inaugurazione del Museo Nazionale di Atene, che tocca ora i trecento euro. Approfondendo “l’indagine” si è scoperto che tanti ricercano e conservano biglietti ferroviari, tranviari, biglietti di ingresso nei cinema, teatri, discoteche e che intorno a questo pulsare di ricerca vi è tutto un mondo che ruota freneticamente fra scambi ed acquisti con valutazioni spesso sorprendenti, come per il biglietto rilasciato al Louvre nel 1900 per l’esposizione dei reperti ritrovati durante gli scavi di Sarzes e quello relativo alla Mostra dei Bronzi Gotici e Rinascimentali, provenienti dalla raccolta Timbal, entrambi quotati intorno ai quattrocento euro, mentre i biglietti dei Musei Vaticani del 1908 per la mostra delle Tavole Trecentesche, e quello per la mostra organizzata dalla Galleria dell’Accademia di Venezia, raggiungono ora i duecento euro. Anche i biglietti di viaggio: treni, tram, aerei, navi ecc. sono oggetto di raccolta e molto ricercati. Ma assolutamente introva- bili, sono i “biglietti” che venivano rilasciati sulle diligenze che, agli inizi del secolo scorso, collegavano alcune città italiane, così come ricercatissimi sono i rari esemplari che, sembra, sopravvivano nei biglietti relativi alla più antica linea ferroviaria italiana: la Napoli-Portici, realizzata per conto del Regno delle due Sicilie, ed inaugurata il 4 Ottobre del 1939. In questo ambito si collocano anche i biglietti relativi ad altri mezzi di trasporto pubblico: funicolari, metropolitane, autobus, navi da crociera e di linea, traghetti e via dicendo. Un settore a sé, lo occupa il biglietto di visita (BI.DI.VI.) salito alla ribalta della società italiana solo verso il 1730: si tratta, come è noto, di un piccolo cartoncino che reca stampato, in caratteri eleganti, il nome di una persona, i suoi titoli accademici o nobiliari, nonché la professione e l’indirizzo. La moda, importata dalla Francia, si diffuse nel nostro paese molto rapidamente, così come l’uso di raccogliere e conservare i BI.DI.VI. è quasi immediato, istintivo: il cartoncino si presenta come una piccola opera d’arte, abbastanza attraente e quindi “degno” di essere conservato. In Italia non sono moltissimi i collezionisti di BI.DI.VI. ma il loro numero è in costante aumento, mentre il valore commerciale è affidato esclusivamente alle contrattazioni fra collezionisti, alle offerte degli antiquari e all’esito delle aste, dove non è raro il caso di sentire richiedere o offrire in vendita, per un particolare BI.DI.VI. dell’Ottocento, cifre vicine ai mille euro. Montare una collezione è abbastanza facile, come è facile procurarsi i primi esem- plari richiedendoli ad amici, conoscenti, parenti, frugando fra le scartoffie dei genitori, dei nonni: in quest’ultimo caso non è infrequente imbattersi in cartoncini di inizio secolo di un certo pregio collezionistico. Fra i collezionisti cartofili si segnalano: Stefano Benelli di Firenze il quale limita la sua raccolta al 1945 e solo ai biglietti ferroviari in Italia e Svizzera; Nino Valentini di Gambettola (FO), interessato solo ai biglietti di tram ed autobus; Giuseppe Montanino di Napoli, che ricerca e conserva solo i biglietti di ingresso allo stadio partenopeo per le partite del Napoli e della Nazionale Italiana; Giacobini Enzo di Ciliverghe (BS), solo BI.DI.VI; Giorgio Quinci di Cantavenna (AL), solo discoteche; Adriano Giglioni di Milano, che si dedica, in maniera particolare, allo studio e alla raccolta di biglietti tranviari della Lombardia, con riferimento specifico alla città di Milano; e, il più grande di tutti, Francesco Ogliari di Malnate (VA), autore della monumentale “Storia dei trasporti italiani” in 35 volumi. Mi piace chiudere queste note con un episodio accadutomi anni or sono: un collega d’ufficio mi pregò di ricevere un suo amico per delle delucidazioni su alcune pratiche; a cose fatte, nel salutarmi, questo signore mi lasciò sulla scrivania il suo BI.DI.VI. e andò via. Lessi. Il nome era preceduto da “V.D. Dott. Ing. ……”. Incuriosito da quelle due lettere “V.D.”, chiesi al collega delucidazioni. Questi, candidamente, mi spiegò che quelle due lettere rappresentavano il desiderio, non realizzato, del suo amico, cioè “VOLEVA DIVENTARE Dott. Ing. ……”!! Campo de’ fiori zionismo stimolante cambi e gli acquisti fra gli addetti al settore 7 8 Campo de’ fiori Roma che se n’è andata: luoghi Trilussa, un poeta chansonnier Un giorno in Tribunale Gabriele D’Annunzio fu invitato a declinare le proprie generalità, ma quando gli fu richiesta la data di nascita, rispose: “…alle signore ed ai poeti non si chiedono mai gli anni…”. Trilussa, che per i suoi comportamenti non si poteva di certo paragonare a D’Annunzio, per taluni aspetti era infatti la semplicità personificata, aveva però alcune sue debolezze come quella di non riuscire a soffrire chi ostentava una cravatta o un fazzoletto più belli dei suoi e, per quanto attiene l’età, ebbene, anch’egli rifuggiva dal confessare la sua. Carlo Alberto Salustri nasce a Roma il 26 ottobre 1871, anche se dichiarava di esser nato nel 1873; il padre Vincenzo, di professione cameriere, è nativo di Albano; la madre Carlotta Poldi, di Bologna, esercita il mestiere di sarta. Il Poeta è quindi di origini modestissime, ma suo padrino di battesimo, assieme a tale Pietro Ambrosoni, cameriere, ed allo zio paterno, Pasquale Salustri, cuoco, c’è anche un patrizio romano, tale Marchese Ermenegildo De’ Cinque Quintili, che nel 1874, morto il padre Vincenzo, accoglie Carlotta Poldi e il bambino di pochi anni nel proprio palazzo. Carlo Alberto cresce nel Palazzo De’ Cinque in Via della Colonna Antonina, strada che sbocca in Piazza Montecitorio, con ingresso secondario da Piazza di Pietra ed è dal quinto piano di quel palazzo che fin da piccolo ha la possibilità di rimirare alcuni degli splendidi avanzi di Roma antica ed è proprio in quel luogo che, con ogni probabilità, il giovanissimo Trilussa compone uno dei suoi primi sonetti: “…a immaginasse Roma anticamente / pè quanto faccia un omo se confonde / ched’era Roma? Un bosco de colonne / una città de marmo arrilucente…” In quello stesso palazzo Carlotta continua ad esercitare il mestiere di sarta, anche perché tutto il peso della famiglia grava sulle sue spalle; Carlo Alberto studia presso i Fratelli delle Scuole Cristiane, ma di certo non brilla negli studi e, lungi dall’essere un intellettuale, fonte della sua ispirazione sono le strade di Roma piuttosto che i libri. Scrivendo di Giuseppe Gioachino Belli, accennavo che, per parlare di Roma, non si può di certo prescindere dalla sua poesia, egli è un porto al quale bisogna necessariamente attraccare. Ebbene, non si può prescindere neanche dalla poesia di Trilussa con la differenza che circa ottanta anni prima il Belli era stato ispirato dal netto contrasto fra le classi sociali più agiate e quelle più basse, nonchè dalla lotta per l’essenziale che queste ultime dovevano sostenere quotidianamente. La Roma di fine secolo, viceversa, aveva una ben diversa struttura sociale; la piccola borghesia era cresciuta fino a diventare la classe più rappresentata, conseguentemente, le poesie di Trilussa sono popolate dai tipici personaggi di un mondo piccolo borghese, egli trae ispirazione dalla casalinga, dalla servetta, dal commesso di negozio o, anche da: “la folla” Non soffià più, risparmia la fatica, / disse una canna al vento, / tanto lo sai che nun me spezzi mica… / io, disse il vento, sfido / l’alberi secolari e li sconquasso: / ma de te me ne rido! Me contento / che te pieghi e t’inchini quanno passo. Altra caratteristica di Trilussa è quella di aver inserito nelle sue poesie gli animali rendendoli protagonisti, così leoni, scimmie, gatti, somari, maiali e altri ancora, danno continuamente vita a divertenti situazioni mettendo in ridicolo i molti vizi e i moltissimi difetti dell’uomo. Dopo la pubblicazione dei sonetti del Belli, verso la fine del XIX secolo, diversi poeti romani cominciarono a scrivere in dialetto ed a questa moda non poteva di certo sfuggire Carlo Alberto Salustri che, assunto lo pseudonimo di Trilussa, il 30 ottobre 1887, su uno dei primi numeri di Rugantino, un giornaletto in vernacolo fondato e diretto dal poeta folkrorista Giggi Zanazzo, gli viene pubblicato il primo sonetto che ottenne subito il consenso dei lettori. Ha inizio così la sua collaborazione con diversi giornali romani come il Messaggero, il Don Chisciotte, il Capitan Fracassa, il Travaso delle idee; chi scrive ricorda perfettamente alcuni numeri di quest’ultimo il cui titolo completo era: “Travaso delle idee - organo ufficiale delle persone intelligenti.” La sua fama cresce e, tra gli anni 1920 1930, raggiunge il culmine, tuttavia non frequentò mai i Circoli letterari ai quali continuava a preferire le Osterie; ciò malgrado, con decreto dell’1 dicembre 1950, comunicatogli con una calda lettera del Presidente Luigi Einaudi, viene nominato Senatore a vita per alti meriti in campo letterario ed artistico; nell’apprendere la notizia il Poeta ironicamente disse alla vecchia governante:“…siamo ricchi…”, ben sapendo che quel titolo altro non era che una carica onorifica. Tre settimane dopo, il 21 dicembre, muore in quella casa ubicata nella Roma della sua infanzia, in Via Maria Adelaide, dove si è stabilito subito dopo la perdita della madre, avendo qui costituito il suo “buen retiro” e dove, con quello che ricava dai proventi dei contratti editoriali, conduce la propria modesta vita da scapolo che tiene soprattutto alla propria libertà. Come detto, la struttura sociale cambia profondamente ai tempi di Trilussa per cui egli trae continua ispirazione dalle vecchie atmosfere romane nella consapevolezza che, un po’ per volta, anche queste lo avrebbero abbandonato; più direttamente approda alla poesia dalla cronaca cittadina, dagli spettacoli, dai teatri, dai caffè concerto e dalle altre novità e curiosità quotidiane. Ancora, l’incontro con la pungente attualità del giornale è per lui un espediente per scoprire se stesso che gli rivela la sua vocazione di Poeta chansonnier e, come succede ad altri chansonniers, diviene ben presto il più inventivo e felice favolista del suo tempo. La lingua usata è di certo differente da quella del Belli, molto più limitata nei tratti dialettali e assai più vicina all’italiano, cosa del tutto naturale essendo questa la più parlata in quegli anni per l’innalzamento culturale medio della popolazione alla fine del XIX secolo, con il risultato che le Campo de’ fiori 9 i, figure, personaggi di Riccardo Consoli sue poesie sono meno caustiche e meno pungenti rispetto i sonetti dell’illustre predecessore, anche se lo spirito umoristico che le sostiene è sempre lo stesso; tra i suoi meriti artistici va ricordata una molto proficua collaborazione con Ettore Petrolini per il quale scrisse alcuni testi brillanti. Secondo il punto di vista dei custodi della tradizione del dialetto romano, i c.d. puristi, Trilussa non è davvero un Poeta trasteverino per quanto abbia abitato in Trastevere tra il 1895 e ilo 1912; la sua ispirazione e la sua lingua bisogna cercarle nei Rioni più centrali come Trevi, Colonna, Campo Marzio cioè nel clima della nuova Capitale d’Italia. In Trastevere è, casomai, da ricercare l’amore, trasteverina è, infatti, la bella fanciulla dai capelli e occhi neri che fu il grande amore della sua vita e che, negli anni precedenti la prima guerra mondiale, egli aiuta a diventare una stella del cinema. A ben vedere la sua poesia si adatta perfettamente ai giorni nostri, tant’è che prendendo spunto da un sonetto dal titolo: “In Pretura” Alzatevi, accusata, vi chiamate? / Pia Tonzi. Maritata? Sissignora. / Con prole? No…con uno che lavora…/ D’anni? Ventotto, Che mestiere fate? Esco la sera verso una cert’ora…/ Già, comprendo benissimo, abbordate…/ Oh, dico, sor pretore, rispettate / l’onorabbilità d’una signora! “Ma le guardie vi presero al momento / che facevate i segni ad un signore, / scandalizzando tutto il casamento… Loro potranno divve quer che vonno / ma io, su le questioni de l’onore, / fo come li Ministri: nun rispondo! Marcello Gardani, nell’agosto 1996, a tutti coloro che amano il sonetto satirico romanesco, regala questa gemma: “…se poi a qualcuno venisse in mente una possibile intenzione critica nei confronti del nostro amato Presidente Oscar Luigi Scalfaro che, accusato di aver rubato 100 milioni di lire al mese per quattro anni, invece di negare, pronunciò uno stentoreo “Io non ci sto”, al che gli accusatori vennero per sempre confusi e umiliati da una tale sfolgorante verità ed i magistrati ritennero di non poter procedere; se a qualcuno, dicevo, venisse in mente questa intenzione, pensi che Trilussa lo scrisse quasi un secolo fa. E’ evidente che non aveva quindi nessuna intenzione critica nei confronti della giusta reticenza del nostro Presidente. Pertanto nessuna Procura Italiana dovrebbe sentirsi impegnata a dissotterrare i resti del Poeta per far loro subire la punizione dovuta a chi si macchi del crimine di vilipendio del Capo dello Stato, a cui invece auguriamo cordialmente di poter orgogliosamente non starci ancora per molti anni a venire…” Trilussa, sempre dotato di polsini e colletti enormi, (ricordi i colletti di quel grande giornalista sportivo che rispondeva al nome di Sandro Ciotti?), ha nei modi una sicurezza di sè ed una prestanza da veri signore e bisognerebbe aver conosciuto il Marchese Ermenegildo De’ Cinque Quintili per poter dire se quei modi gli vennero dalla consuetudine col padrino. Al suo Poeta chansonnier, Roma ha dedicato una piazza che si apre sulla sponda destra del Tevere proprio di fronte Ponte Sisto, dove è posizionata una bellissima fontana commissionata da Papa Paolo V, Camillo Borghese, 1605 – 1621 fontana che, originariamente, si trovava dalla parte opposta del fiume, sullo sfondo di Via Giulia, addossata all’edificio c.d. dei Centopreti, ossia l’Ospizio dei Mendicanti, come rilevabile da un acquerello di Roesler Franz e che venne trasferita nell’attuale sito nel 1898. A lato della fontana è situato il monumen- to commemorativo del Poeta che dà il nome alla piazza la cui caratteristica, come già detto, è la favoletta lineare, una poesia ironica, semplice e moderata; accanto alla sua immagine una poesia probabilmente scelta perché, più delle altre, rispecchia il moralismo, l’arguzia aperta e cordiale che, però, nasconde un’ombra di disprezzo verso le vicende umane di questo grande personaggio: “All’ombra” Mentre me leggo er solito giornale / spaparacchiato all’ombra d’un pajaro, / vedo un porco e je dico: addio majale! / vedo un ciuccio e je dico: addio somaro! / forse ste bestie nun me capiranno, / ma provo armeno la soddisfazione / de potè di le cose come stanno / senza paura de finì in prigione. Campo de’ fiori 10 di Carlo Cattani CHUM “CHUM, un musicista di Valle …… con tanti problemi a monte”, così avevo, sinteticamente, annotato tra i miei appunti, riassumendo le “storie ” raccolte qua e là in paese sul conto del personaggio/musicista che andavo ad incontrare in una fredda e piovosa serata dello scorso 10 agosto, la Notte di San Lorenzo, in quel di Moena, nota cittadina ad alta propensione turistica della Val di Fassa in Trentino. Il potente scroscio di un impetuoso torrente di montagna obeso nel suo alveo, si univa al ritmo di una pioggia battente, non di meno “sovrappeso” nelle sue gocce: insieme quella sera avrebbero “accompagnato” l’imponente CHUM durante la chiacchierata, dai toni ora divertenti, ora malinconici, con il sottoscritto. CIAK ….si si (!) CHUM ! Carlo: Ciao CHUM, chiariamo innanzitutto ai lettori la nascita dello pseudonimo che ti contraddistingue nella vita ed artisticamente. Chum: all’anagrafe risulto come Lucio Ciocchetti (un cognome popolare nella Valle), classe 1955, nativo di Cavalese ma di famiglia originaria di Moena/Someda, residente a Moena. L’origine del sopranno- fermate il mondo, voglio salire !! (2° parte) me “CHUM” deriva da mio padre …. provengo da un famiglia di suonatori diciamo così “dopolavoristi”, che si divertivano e facevano divertire la gente, esibendosi nel loro tempo libero nello spazio di un bar, nelle trattorie, nelle fiere … Mio padre, netturbino, suonava la chitarra, il violino, componeva da autodidatta … era, a detta di tutti, davvero un “Segovia” per abilità tecnica e dalla spiccata sensibilità d’animo … nel segno di questa tradizione familiare, mi hanno ribattezzato “CHUM” che vuol intendere, nel nostro vocabolario di Valle, “compagno di battaglia, di avventure e disavventure” … un compagnone con cui far baldoria o consolarsi, insomma! Carlo:quindi seguivi tuo padre e hai precocemente iniziato a suonare… Chum: Si, ho preso da papà, scomparso da diversi anni, agli albori della sua 3^età, l’amore per la musica e la caratteristica di girovagare per bar e taverne della Valle; ho iniziato a suonare a 8 anni “stuzzicando” una vecchia chitarra classica e piano piano, come quando inizi ad andare sugli sci ( …tanto per rimanere nei costumi della Valle ! ) sono cresciuto: insomma, una formazione anche per me da autodidatta e stradaiola. Carlo: arrivano gli anni ’70 e ….. Chum: Beh, tra la fine dei ’60 e il primo lustro del ’70 suonavo e cantavo dapprima con un gruppo, i “Black Men”; a seguito dello scioglimento di questa band si formano gli “ESTRO” che suonano ancora oggi e dai quali ho avuto collaborazione per il mio 2^ cd “Noi ci siamo” … riprendevamo la musica in voga nel periodo: Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin, Santana, Creedence ClearWater Revival ma anche, in considerazione della nostra provenienza, melodie della musica folk tradizionale del Trentino Alto Adige. Carlo: … ad un certo punto sò che la tua vita si complica …… (qui il mio interlocutore tira un sospirone e si vela di tristezza) Chum: si , nei primissimi anni ’70 mi arruolo per il servizio di leva nella Polizia e per doti atletiche entro nel gruppo sportivo come atleta nella disciplina del “salto con gli sci dal trampolino”, fornivo anche buone prestazioni. Erano i primi “anni di piombo” e ben presto fui spostato dalla Valle al servizio di pubblica sicurezza in strada, in Città come Milano, Mantova, Brescia … davvero uno shock solo questo trasferimento. Le cose si complicano quando vengo coinvolto, nel corso di una rapina, in un conflitto a fuoco… per fartela breve subisco un processo e sono avviato ad un periodo di reclusione di circa due anni presso una nota struttura m i l i t a r e . Sicuramente una esperienza che lascerà il segno… la vita scorre e a metà degli anni ‘80 chiudo l’esperienza con il gruppo ESTRO a causa di motivi di salute: problemi psichici mi portano a girare diversi ospedali psichiatrici …o meglio ospedali giudiziari (ndr: eufemismo per ingentilire il termine di manicoCome è bello scivolare, sci mio criminale…): è il periodo dal 1986 al 1990 … esco ma di lì a poco … rientro per aver danneggiato un bar del mio Paese a colpi di catena … mi hanno rinchiuso un’altra volta e ho fatto altri due anni “controllati”; in “ospedale” ho conosciuto un tipo che, fuori, cantava e suonava la chitarra insieme a Maurizio quello di “Cinque minuti e poi” del ’68 ( ndr: Maurizio Arcieri già attivo dai primi anni ’60, successivamente assurto alla notorietà con il gruppo beat dei New Dada, dal 1976 co-leader con la moglie Cristina Moser del pregevole gruppo elettropop dei KRISMA …ricordate l’ hit single del 1980 “Many Kisses”?) … il tipo era, dunque, all’ospedale con me, “lui” internato per gravi fatti di sangue …con dieci anni da scontare … poi c’era un altro anche per lui tra ospedale e galera aveva “speso male” un altro decennio; insieme ad un altro internato che suonava il basso, abbiamo messo su un gruppo “del sabato e domenica” per la gioia dei…….. matti e degli infermieri! Io scrissi sulla pelle della cassa della batteria: “I FUORI DI TESTA” … i fatti si svolgevano all’ospedale giudiziario di Castiglion Delle Stiviere in provincia di Mantova (ndr.:in questo luogo ci sono passati il Caretta, sterminatore della propria famiglia ,il serial killer Bilancia, che imperversava in Liguria e dintorni etc…tanto per intenderci…insomma un ambientino poco raccomandabile); per quel “pubblico” eseguivo musica anni ’60 come suonavo in “libertà” ma non rappresentavo mie canzoni… quelle le ho cominciate a scrivere seriamente dopo che sono venuto definitivamente fuori dall’ospedale intorno al ’94; sono finito sulla strada dopo un periodo “protetto” e l’impatto è stato duro: ritrovare amici, conoscenti, tutti diffidenti …la gente aveva timore di rivolgermi la parola per via del mio trascorso e saliva in me la sensazione di emarginazione …… l’umore scendeva …… ti voglio dire che sono stato anche titolare di un’impresa di “taglialegna” con alcuni cari amici, tutti morti in circostanze diverse … l’azienda fallì per la cattiveria e le invidie … eravamo una bella squadra di “taglialegna”; ma la chitarra, quel pezzo di legno che da bambino mi aveva invaghito, i sciare, sulla neve naturale dapprima con i suoi suoni di “presentazione” disarticolati e poi di “esperienza” via via più armoniosi, mi ha “teso le corde”: ho cominciato a “mettermi in piazza”…. dicevo a me stesso < già che ho suonato “dentro”, gliele suono anche fuori>…. pian piano mi han cominciato a richiamare qua e là per la Valle, insieme ad altri musicisti locali, ed è iniziato il mio percorso musicale pubblico ……ho vinto la depressione! Prima era lo sport, poi veniva la musica …. mio padre mi aveva indirizzato verso questi ambiti in giovinezza …..saltavo dal trampolino, facevo le Marcialonghe di fondo …ho ribaltato questo ordine: prima la musica ! Campo de’ fiori Carlo: Veniamo alle canzoni……ma prima 4 birre e tre caffè (intorno a noi c’è un po’ di gente e il corrispondente del Gazzettino di Venezia mi aiuta a tradurre e ad interpretare alcuni intercalari di CHUM) Chum: Beh, queste considerano personaggi locali e trattano di problemi che ci sono nelle nostre zone, raccontando le cose …. con la mia ironia; colgo il piacere di ascoltarmi da parte del pubblico, i “miei fans” (una risata “cartavetrosa” si eleva), che mi segue in occasione delle esibizioni qua e là per la Valle (di Fassa) e Valli limitrofe; sai, svolgo circa una quarantina di concerti nel corso dell’anno … anche all’aperto per particolari manifestazioni nel periodo turistico invernale …(a tal proposito vi riporto la divertente testimonianza di Michele Lauton, bassista degli Atrio, che gentilmente, mi ha fornito un po’ di “polpa” per questo articolo : Michele <senti questa Carlo… capitò a Someda (frazione di Moena) e te lo racconto perchè quel giorno è stato fantastico; allora ci chiama Chum e ci chiede se possiamo andare ad accompagnarlo ad una serata organizzata dal Comune di Moena; ovviamente, non ci tiriamo indietro! Ci da appuntamento a Someda: “trovatevi lì ad ora di cena” e ci indica che possiamo andare a mangiare in un tal albergo lì vicino tutto spesato; noi (Atrio) ci rechiamo sul posto e lui, già arrivato, entra nelle cucine dicendoci “ora ci penso io…. vado a parlare con il cuoco”…….. due minuti dopo esce di corsa e ci avverte che forse sarebbe stato meglio andare a mangiare da un’ altra parte….. pochi attimi dopo …… lo segue, correndo, il cuoco con in pugno un enorme coltellaccio da macellaio ……sembrava un cartone animato, eheheh. Chissà che gli avrà detto…. come al solito Chum aveva organizzato tutto….. ma non aveva condiviso i suoi piani con gli altri! Poi andiamo a vedere dove si doveva suonare e scopriamo che il posto era all’aperto (Gennaio o Febbraio). A farla breve abbiamo suonato (alla grande) con dieci gradi sotto lo zero!! Ma Chum, per noi giovani musicisti locali, è sempre stato un mito ! >) Chum : i testi li butto giù quando mi viene l’ispirazione, ….se io mi metto a pensare <adesso deo da scriver na’ cansone> ci posso stare giornate intere ma se mi viene l’ispirazione … in cinque minuti escono le parole e da qualsiasi parte mi trovo, scrivo… pure sul tovagliolo di un bar o “su di un fazzoletto del naso …anche sporco …chi se ne frega....tanto è roba mia ! ” Quindi, prima compongo il testo e, mentalmente, mi faccio l’idea dell’atmosfera del pezzo che mi viene già musicale … trovo i primi accordi e poi ci faccio il ritornello. Carlo: la tua formazione musicale: che cosa ascoltavi, come ascoltavi, quali occasioni per sentire la musica qui nella Valle …. Chum : ai tempi della mia giovinezza c’era ancora la rivalità “Beatles-Rolling Stones”; ma scambiavamo anche dischi e cassette fatte in casa, incrociando ascolti di Doors a 11 Led Zeppelin, Pink Floyd a Santana e Creedence Clearwater Revival, De Andrè …… tutta “na roba così”. Carlo: Hai ricordi di qualche concerto a cui hai assistito negli anni ’70 o di seguito? Chum: No, non sono mai andato ad un concerto, purtroppo! Sarei voluto andare a vedere Roger Waters (ndr.:ex PinK Floyd) l’anno scorso…… ma non avevo soldi. Carlo: Dimmi della tua famiglia Chum: Vivo con mia madre di oltre 70 anni, papà è mancato a 60 anni; la famiglia è più numerosa ma non ho un buon rapporto con i miei fratelli; mia madre, alla sua età, mi accorgo che ancora trepida quando vado a fare un concerto ma non mi chiede come è andata ….glielo dicono gli altri e i suoi occhi li vedo soddisfatti ! Mi ha sempre sostenuto e confortato nei miei trascorsi burrascosi ... è sempre nel mio cuore! Sai, la mia famiglia ha origini nobili (risata più che mai “rasposa”): discende dai marchesi di Someda (ndr:un villaggio che sovrasta la più famosa cittadina di Moena) ma non è rimasto più nulla di quella “ricchezza da nobili” da molto tempo ormai …la mia unica rendita proviene da una pensione d’invalidità! Carlo: Torniamo alla musica: raccontami qualche episodio legato alla realizzazione dei tuoi cd. Chum: Vediamo un po’ … (bella grattata al capoccione arruffato e risistemazione del cappellino blu delle “Fiamme Oro”), dunque, nei primi anni ’90 …dopo l’ospedale, mi sono ritrovato con il gruppo “LUPEZ” composto da ragazzi di Moena ….ci incontravamo in una casetta adibita a sala prove in località “Forno”, sotto Moena …. un tipo, che faceva il geometra per una ditta di <robe di energia> di Varese, portò un cd che avrebbe fatto da “master” e un computer ... noi avevamo già un mixer…. “tutte robe de battaja, non ti creder” e registrammo in presa diretta, così come veniva, nel tempo di un ora e mezza … le registrazioni, così fatte, erano di qualità sufficiente … continua a pagina 12......... 12 ...continua da pag. 11 … <lo hai sentito, non son foniche … roba diversa è quello che registrai anni dopo in uno studio di Bolzano ! > …. In quella casetta eravamo in sei a suonare e tirammo giù 12 pezzi tra originali e covers (p.e. di Pino Daniele con una versione di “Quanno chiove”, Giorgio Gaber è evocato con una semi ripresa de “Il Riccardo” in “La Balila e ainz zwai drai”, i Pink Floyd con una versione del celeberrimo “Another brick in the wall”). Da quel nastro ne abbiamo fatte altre copie … i miei amici mi dicono <hey Chum, proviamo a smerciarle, con la copertina e li vendiamo a tot milalire l’uno> … con questo ragionamento uno di noi ha fatto 200 copie ma nel trasportarli da casa sua, Tesaro, a Moena, ha incontrato la “Finanza” che ha sequestrato tutto (gustosa risata di Chum …pausa e rollata di cartina per la nascita di una nuova sigaretta) … allora sono andato in caserma dalla Guardia di Finanza per spiegare che i cd erano miei, l’autore ero io, che li regalavo e che ne avrei offerti pure a loro … e loro <non stare a dire così … te li paghiamo> morale: i cd li ho venduti a tutti i “Finanzieri e compagnia bella”… sono stati GRANDI (Chum ride a tal punto da farsi uscire le lacrime … se le asciuga con quel che capita a tiro …) e… con il ricavato mi ci son comprato una buona parte della mia strumentazione! Con la Finanza, la Polizia, i Carabinieri, ho un ottimo rapporto, mi voglion bene … pensa che l’inno in “Gardena” dei Carabinieri è la mia canzone “L’Aquila” … all’adunata l’inno di Mameli lo alternano con la mia “L’aquila”…<robe da matti ! > Nel frattempo cambiava il Sindaco qui nel villaggio: il precedente era un tipo duro …con me; adesso mi conoscono tutti e vengono a sentirmi in tanti dalla Valle quando si sparge la voce che suono …..ti dico che c’è un bell’evento ogni anno a partire dal 1993: un festival di tre giorni, una “mini Woodstock” alla fine di luglio che si tiene a ZIANO di Fiemme (Val di Fiemme), il “SUAN ROCK ” (ndr: Campo de’ fiori www.suanrock.com): sono dieci anni che vado a questo “raduno musicale ” che dà spazio, prioritariamente, alle bands e agli artisti delle Valli di Fassa e di Fiemme; pensa che un anno il 93 o il 94, ero ancora “ospite” dell’ospedale di Castiglion Delle Stiviere per via della “recidiva psichica”: il mio “amico psichiatra”, più “fuori di me” (risata), mi ha dato una licenza di 15 giorni per andare a casa e suonare al “SUAN ROCK” (ancora un’altra fragorosa risata ) …ho mancato solo un edizione e alle ultime due ho aperto la rassegna. Carlo: Parlami del disco realizzato con gli Atrio. Chum : Diversi anni fa ho conosciuto i ragazzi degli Atrio, che son di Ziano e Predazzo; tempo dopo, ho chiesto loro se, per cortesia, mi aiutavano per la realizzazione di un cd; avevo il materiale per 12/13 canzoni, già con testi e musiche, iniziato a comporre quando ero internato a Castiglion Delle Stiviere….lì mi concedevano l’uso della chitarra ma nelle ore notturne me la toglievano, per sicurezza, e la riponevano nell’armadio <del psichiatra> … pensa che arrivava <il psichiatra> e mi diceva <Chum fammi su una canzone e ti prendi sta’ chitarra > e io una volta gli dedico “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”, del 1966 interpretata da Gianni Morandi …… non l’avessi mai fatto: da quel giorno in poi, ogni volta era la stessa …. canzone per il rilascio dello strumento e in più mi sorbivo il dottor che faceva finta di suonare come fanno i ragazzini davanti allo specchio …e io pensavo tra me <ma il psichiatra è più matto di me, porco can, qui non esco più oh madonnina!> Torniamo a bomba … ho registrato con gli ATRIO a Bolzano: siamo entrati in studio dopo mesi di prove e i pezzi li conoscevamo a perfezione, un giorno e mezzo è stato il tempo necessario per incidere e completare 13 brani …era nel 2002 ed è uscito “TE NOSA VAL” … un buon risultato! Carlo: Starei ad ascoltare “il CHUM” ancora per molto, lì con i suoi ragionamenti ora sensati ora a ruota libera, i “salti temporali” e la sua disponibilità …… lui stesso mi chiede di spostarci in un altro luogo per raccontarmi ancora un’altra storia e farmi sentire qualcosa al piano… (mi inviterà perfino ad un incontro per il giorno dopo da un suo amico “de Roma” per gustare un dolce/specialità del luogo variegato ai frutti di bosco): accetto, anche se ormai siamo oltre la mezzanotte, ho sonno, qualche birra in corpo e fuori la pioggia, i fulmini e i tuoni sono appena all’inizio della partitura della tumultuosa “sinfonia metereologica” in programma per quella notte …… ma ….. vado avanti! La scena si sposta nell’ovattata e damascata hall dell’Albergo De Ville, dove la gentile proprietaria ci accoglie ed accoglie con particolare affetto CHUM: in un angolo, nascosto da una serie di piante ornamentali, si “annida” un pianoforte … ad un certo punto CHUM si accomoda allo strumento e mi inizia a raccontare una strana storia: un presunto plagio operato ai suoi danni niente popo di meno che dai PinK Floyd/Roger Waters … le sue dita picchiettano la tastiera accennando una melodia lenta che, mi spiega, essere molto molto simile a ……“The final cut” dal disco omonimo dei Pink Floyd ….< secondo me> dice,< mi hanno copiato (!?) …qualcuno passando da ste’ parti negli anni 70 deve aver registrato il mio pezzo mentre lo suonavo da qualche parte e che avevo composto nel ’68: faceva pressappoco come “The final cut” > ….e altri racconti si inseguono, come la storia di un presunto incontro con Syd Barrett (ex Pink Floyd) in un novembre del 1992 nell’ospedale giudiziario di Castiglion Delle Stiviere … poche lapidarie parole <sono Syd Barrett> e giù di seguito ad ipotizzare “strani complotti operati dal music business ” ……vero o falso, le <montagne restano e gli uomini passano> (come ha spesso ripetuto nel corso dell’incontro)……CHUM continua a “scivolare sci - sciare sulla neve naturale” … le tue Valli ti abbracciano ! Campo de’ fiori 13 LUCIO BATTISTI e di ie i r o to t s Le Max Origini artistiche dei nostri cantautori e cantanti più famosi Nasce questa rubrica per raccontare gli inizi delle carriere artistiche dei cantanti di successo nel panorama della musica leggera italiana. La ricerca delle notizie non è stata facile ma, affascinato dall’argomento e animato da un’indomita passione, spero di essere riuscito a mettere insieme quanto basta per soddisfare la mia e la vostra curiosità. Le pubblicazioni che via via si susseguiranno non avranno un ordine cronologico o alfabetico, ma solo quello obbligato dal reperimento delle notizie necessarie. Inizio questo lavoro con la storia di uno dei cantautori che più ho amato ed amo: il grandissimo Lucio Battisti. Nasce a Poggio Bustone (Rieti) e fin da bambino incomincia ad imparare a suonare la chitarra, sua grande passione. Suo padre Alfiero è contrario a questo “perditempo” e, in un eccesso d’ira, gliela rompe in testa. Eppure in casa si era sempre respirata aria di musica perché fin dai nonni paterni e materni, l’appartenenza alla banda del paese era stato un impegno costante. Per accontentare il padre prende il diploma di perito industriale e gli promette di cercare un lavoro, ma ad una condizione: se non l’avesse trovato, avrebbe tentato la carriera artistica. Non ci crederete, ma quel lavoro non lo troverà mai! Lucio benché non conosca la musica, incomincia subito a suonare la chitarra con diversi gruppi musicali in tutti i locali di Roma. Suona con i Campioni, quando il loro leader era Roby Matano che aveva sostituito Tony Dallara. Nasce un buon sodalizio fra Lucio e Roby e scrivono insieme le loro prime canzoni: “Se non sai cos’è un bacio”, “Vogliamo il surf” e “Torno stasera”. Ancora minorenne, ha già un carattere deciso e volitivo e, così, incomincia a dar corso alla sua vasta produzione artistica. E’ già iscritto alla SIAE e deposita, a suo nome, anche i brani scritti con Matano, come “Se rimani con me”. Questo brano viene inciso dai Dik Dik che da questo momento diventeranno suoi grandi amici, specialmente Pietruccio. Nella sua casa di Milano infatti, l’amico Lucio soggiornerà tante volte. Nello stesso periodo il Clan di Celentano sceglie per i Ribelli e Milena Cantù (la ragazza del Clan) rispettivamente “Per una lira” e “Che importa a me”. Battisti incomincia a comporre, allora, copiosi successi che affida all’interpretazione dei maggiori gruppi musicali del momento, come il brano “Le ombre della sera” per i Profeti e “Dolce di giorno” per i Dik Dik. Collabora continuamente con la Ricordi. Vorrebbero fargli interpretare alcune sue canzoni per gratificarlo dei successi ottenuti quale compositore, ma quella voce stridula, particolare, proprio non convince nessuno e nessuno ha il coraggio di rischiare. Determinante è allora l’incontro con Mogol (Giulio Repetti) che gode lì di una stima incondizionata. Quest’ ultimo, con un intuito formidabile, dopo aver sentito Battisti suonare la chitarra e cantare per insegnare agli interpreti le sue canzoni in sala di incisione, impone letteralmente alla casa discografica che gli faccia incidere un 45 giri, pena le sue dimissioni. Nasce così il primo disco cantato da Lucio Battisti. E’ il 23 Luglio 1966 e viene stampato “Per una lira” e “Dolce di giorno”. continua sul prossimo numero ...... Campo de’ fiori 14 TRI S U L IL I IC N O IT CIV Giuseppe Bertolini Berg Pittore e Scultore di Enea Cisbani Luigi Montanarini, maestro indiscusso della pittura italiana del Novecento, così descrive l’opera di Giuseppe Bertolini Berg: “….Conosco da molto tempo Giuseppe Bertolini ed apprezzo da sempre la sua scultura perché nasce non da vuota ansia di successo, bensì da amore genuino per la ricerca e la qualità. La scultura di Bertolini è un mondo dove quotidiano e mistero si inseguono e accavallano in modo complesso e problematico affinchè noi tutti possiamo intendere l’arte come apertura su mondi a venire e non come realtà scontata o miseramente consolatoria. Un’opera in particolare mi attrae, quella che amo chiamare la Culla, il lavoro che meglio di altri, forse, definisce la personalità di artista di Giuseppe. L’oggetto non conosce pesantezza. Forse l’autore vuole togliere all’uomo che viene al mondo una fatica eccellente che già la vita gli riserva. La Culla, dunque, è diafana, sostanziata, tende alla rarefazione e raggiunge perfettamente il suo culmine lì dove si esalta in un filo che svela la natura di un quid che non intende occupare spazio e chiede solo di essere accettato per amore di un dialogo sommesso e sincero….”. Pericle Fazzini, scultore italiano di assoluta levatura artistica, così ricorda Bertolini, suo allievo prediletto: “…..Per me è uno dei pochi giovani che fa la sua ricerca con uno sguardo personale, ma sempre tenendo presente il senso poetico alle sue forme plastiche. La sua scultura si muove tra la metamorfosi e il simbolo che riesce ad esprimere il senso della tristezza del mondo o la bellezza che sia, del sesso che coinvolge uomo e donna nell’universo totale della nostra esistenza. Non posso dire che Bertolini abbia concluso il suo cammino, però posso affermare con sicurezza che ha tutte le possibilità di continuare per la propria strada o personalità che sia, per il lungo cammino del linguaggio nel mondo della scultura, perché ha tanta fantasia e sa che cos’è il senso della forma terrena…..”. Olle Granath, importante critico d’arte svedese, in una sua recensione dell’opera di Bertolini: “…. La sua pittura ha qualcosa di pesantemente scultoreo che riporta alla mente quelle sculture ed oggetti che egli creò vent’anni fa, le cui composizioni realizzate con materiali anticonformistici, avevano qualche vaga riminiscenza di arte povera. Ciò che risaltava nelle opere di Bertolini erano i suoi legami coi comportamenti umani che trovavano sfogo in dense spiegazioni psicologiche. Nel passare alla pittura portò con se le proprie caratteristiche scultoree, come la luce emergente dalle cavità degli immensi spazi blu tramite i quali riesce improvvisamente ad esprimere il fascino che nutre per la luce dell’inverno svedese…..”. GIUSEPPE BERTOLINI nasce a Civita Castellana nel 1942. In una recente intervista, apparsa sulle pagine di una nota rivista d’arte svedese, così ricorda: “…Provengo da Civita Castellana, la città della ceramica e sin da bambino ho lavorato l’argilla facendo vasi, sculturette, ma poi quando andavo nei musei la mia sensibilità era sempre più attratta dalla pittura….”. Si diploma in maestro d’Arte della Ceramica, presso l’Istituto Statale d’Arte di Civita Castellana. Nel 1960, si trasferisce a Roma, dove si iscrive ai corsi di scultura presso l’Accademia di Belle Arti in via Ripetta. Fondamentale nel percorso artistico dell’autore la conoscenza e l’amicizia con lo scultore Pericle Fazzini, autore del celebre “Cristo Risorto” nella sala Nervi in Vaticano, che lo prende a lavorare con sé nel suo studio di via Margutta e ponendolo al centro di una fitta rete di relazioni artistiche ed umane con i più grandi autori dell’arte italiana del Novecento come Turcato, Cagli, Montanarini e celebre letterati come Giuseppe Ungaretti. Nel 1965, si aggiudica il primo premio di Scultura per Giovani Artisti alla Rassegna di Roma e del Lazio, presso il Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale. Nel 1970 vince l’ambito Pensionato Nazionale di Scultura “Catel” e nel contempo ottiene la Cattedra di Scultura presso il Liceo Artistico di Frosinone. Gli anni ’70 sono fondamentali per la sua maturazione artistica: quadri, mostre, sculture scenografiche per balletti e rappresentazioni teatrali. Non ultima una intensa collaborazione con l’Architetto Giuseppe Samonà, che lo chiama come consulente in alcuni suoi progetti architettonici o come relatore privilegiato agli incontri internazionali di architettura e arte di Roma. Agli inizi degli anni ’80, Giuseppe Bertolini conosce il Maestro Luigi Montanarini, che lo introduce alla pittura, dopo anni di intenso lavoro come scultore. Lasciato l’insegnamento, nel 2003 Giuseppe Bertolini si trasferisce per motivi familiari a Stoccolma, in Svezia, dove tuttora risiede e lavora, tenendo numerose esposizioni personali e collettive: nel 2002 e 2005 la mostra “Artisti Italiani in Svezia” presso l’Istituto Italiano di Cultura. Nel 2004 e nel 2005, importanti rassegne delle sue opere vengono allestite presso famose gallerie d’arte di Stoccolma e di Helsinkj. Nella Capitale Svedese, l’autore ha trovato l’ambiente sociale e culturale adatto per sviluppare la sua opera artistica e poetica, senza però dimenticare le sue origini e la sua provenienza. Campo de’ fiori 15 Prometeo - olio su tela Paesaggio Svedese - olio su tela 16 Campo de’ fiori Scopri l’Arte di Cristina Evangelisti Speranza Conti nasce a Civita Castellana il 9 Aprile del 1934. Fin da bambina nutre una grande passione per l’arte della pittura tanto che, all’età di 13 anni, inizia a lavorare per il Vaticano che le affida il compito di dipingere le benedizioni papali. All’età di 30 anni, durante un viaggio a Firenze, nel quale accompagna il marito che vi si reca per lavoro, visita alcune mostre e proprio lì decide di mettere in atto la propria passione. Una volta a casa, inizia a dipingere dei fiori su un pezzo di compensato e, visto che la cosa le riesce bene, dopo vari tentativi, passa alla tela. I fiori sono la sua grande passione e questi, pian piano, prendono forma sulle sue tele con una morbidezza di colori, una delicatezza nelle forme che li rende quasi palpabili. Quell’insieme di fiori, dei quali sembra di sentirne l’odore, quelle delicate composizioni, ci danno l’idea di quanto intimamente delicato possa essere l’animo di Speranza. Sempre schiva ai complimenti che le rivolgiamo quando vediamo i suoi quadri, con invidiabile pacatezza, ci dice che tutto ciò che ha dipinto lo ha fatto senza alcun insegnamento. I suoi dipinti escono dal cuore, e il suo è un vero e proprio dono di natura. Non conosce le tecniche della pittura e, soprattutto, non disegna i suoi quadri prima di dipingerli. Ciò che vediamo esce come per magia dai suoi pennelli e, quando sbaglia, ci dice che non fa altro che prendere una lametta da barba e, graffiando delicatamente sulla tela, toglie il colore per correggere la sua pittura. E’ con grande piacere che ospitiamo sulle pagine della nostra rivista, alcuni dei quadri di questa dolce signora. Campo de’ fiori Speranza Conti 17 Campo de’ fiori L’eclettico Antonino Palladino 19 di Ermelinda Benedetti Il signor Antonino Pa l l a d i n o ha sempre sentito di avere dentro di sé uno spirito artistico. Antonino Palladino Benché, infatti, si fosse dedicato a tutt’altro nella vita, sapeva di avere le qualità giuste per poterla intraprendere, e, soprattutto, sapeva di poterle sfruttare quando avrebbe voluto. Ma, del resto, si può definire “nipote d’arte”, in quanto suo nonno era appartenuto alla Scuola di Posillipo, gruppo di pittori napoletani, attivi tra gli anni Venti e Trenta dell’Ottocento, che praticavano quasi esclusivamente la pittura di paesaggio, dipingendo all’aria aperta. Nasce il 3 giugno 1927, in un paesino della Calabria e, come tutte le famiglie dell’epoca, anche la sua è una famiglia numerosa, della quale lui è l’ottavo di dieci figli. Suo padre è un commerciante di vini e nel 1936, seguito dalla sua prole, si trasferisce a Roma. Crescendo, poi, ognuno intraprende la sua strada. Due delle sue sorelle seguono proprio la pittura, lui, invece, inizia a lavorare per la Croce Rossa, curando le pubbliche relazioni, lavoro che gli permette di viaggiare per gran parte dell’Italia, insieme a sua moglie. Successivamente, abbandona la Croce Rossa e diventa prima venditore di distributori automatici e poi un rappresentante di biancheria. Non aveva certo avuto la possibilità di fare studi approfonditi, ma viaggiare, parlare e confrontarsi con la gente sono stati la sua scuola, una scuola di vita. Durante questi anni di lavoro, quando non può praticare direttamente, si interessa lo stesso di arte ed in particolar modo di pittura, la sua vera passione, benché si è presentato a noi come poeta, dote che ha scoperto solo in questi ultimi due anni, così, quasi per caso. Diventa una sorta di mecenate: organizza mostre, compra e vende quadri, mette sotto la sua protezione due bravi pittori, che poi, però, continuano da soli in questa direzione. Quando si ritira definitivamente, nella sua casa, sulla piazza di Collevecchio, dove abita già da trent’anni, può finalmente mettere a frutto il suo estro, tenuto dentro per tanti anni, riuscendo, così, a dipingere paesaggi e scorci molto realistici, nonostante Donna Mimosa Civita Castellana - Via San Giacomo di Antonino Palladino non sia mai andato a scuola di pittura. In questi quindici anni di attività pittorica ha realizzato numerosi dipinti, ma, probabilmente, non tanti quanti avrebbe voluto, demotivato dal fatto di non essere compreso e apprezzato da chi gli è vicino e dal timore che rimangano lì, tra le mura della sua casa, senza che qualcuno possa goderne. Lo stesso discorso vale anche per la poesia, sebbene abbia iniziato da molto meno tempo. Scrive solitamente su commissione o quando sente di essere particolarmente ispirato, ma compone rigorosamente in modo estemporaneo, rapido, “dalla sera alla mattina”, come dice lui stesso, poiché la notte è il momento in cui riesce a trovare la giusta concentrazione. Ammiro molto il suo modo di pensare, di saper accettare gli avvenimenti della vita, di essere libero di scegliere, quando è possibile, e di lasciare gli altri liberi di scegliere, senza permettersi di giudicare: “quando mi sveglio la mattina, sono il Re di questo mondo e non ho crucci con nessuno!”. Soffre per l’indifferenza che le persone nutrono nei suoi confronti e in un suo breve componimento, intitolato proprio Al miscredente e a chi non ti pensa per niente, dice così: “O stolto nato, quando ti veggo, di te vorrei fare una stella. Ma tu, che non ascolti e te ne vai, giammai brillar potrai.” Da quando fu Eva, tu donna ti chiamasti. Ti è stata imposta, la più grande missione sulla terra. Tu nasci per generar figli, onde popolarla. Tu, diventi mamma, e gli uomini sono tutti figli tuoi. Ti è congenito il più grande sacrificio d’amore. Con l’amore e con l’affetto tu ti prodighi con la tua pazienza innata a lui. Tu, prima accarezzi i suoi riccioli, lo accudisci, lo insegni e prepari alla vita. Mai, per tutta la vita, pensi di tradirlo. Mai, tu lo maltratti. Mai, tu lo ingiuri. Mai, e poi mai, tu lo condanni. Tu, non dirai mai a nessuno: mio figlio ha colpa, per lui sei sempre pronta ad ogni sacrificio. Tu donna puoi essere di ogni continente, tu puoi essere bruna, bionda, rossa, nera o castana. Tu donna sei l’unica adorabile creatura che la natura poteva donarci. La tua sensibilità, la tua ardente passione attrae l’uomo, che tu, ancora una volta accarezzi, accudisci ed ami con sincerità. Sei tu donna, che con apprensione, sei sempre pronta ed attenta ad ogni suo intendimento. Ma lui, con aria quasi sempre distratta si accorge poco, a volte, molto poco, della tua apprensione e del piacere di starle più vicino. Ma quando, quando si soffermerà a contemplarti ed a capirti? Lui che sono vuole, lui che non riconosce mai i tuoi sacrifici di sempre. Quando, finalmente si accorgerà? Quando, per te donna, il suo cuore sarà pieno di sentimenti d’amore e umani? Quando, il suo cuore batte forte solo nel vederti? Quando, finalmente si accorge di te, e ti chiama con passione e con tutto il suo amore? Allora donna, solo allora, questo è il più grande giorno della tua vita. Ormai gioiosa, tu ti cingi la testa con una rosa, e dopo, l’emblema che ti fa più gioire, è, che lui sul tuo petto, posa un fascio di flagrante mimosa. Campo de’ fiori 20 il diario dei Giras li questa pagina è dei ragazzi speciali Le poesie di Luana Fiore Rosso Fiore rosso Passione Amore, Dolcezza Amore, Cuore è nato un bel tramonto. CINGUETTII Luana Bongarzone di Civita Castellana Cinguettii degli uccelli comunicano l’inni di canti canzoni gloriose, che rimbombano in cielo. STELLE Si vedono le stelle illuminate dal cielo di notte, di giorno che illumina il sole. UCCELLINO L’uccellino ... annuncia i loro inni d’amore i loro canti infiniti Campo de’ fiori di M.Cristina Caponi é l O Olè, Italia, 2006. Genere: commedia; regia: Carlo Vanzina; interpreti: Massimo Boldi, Vincenzo Salemme, Enzo Salvi, Natalia Estrada, Francesca Lodo, Daryl Hannah, Brigitta Boccoli, Armando De Razza, Niccolò Contrino; sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina; costumi: Patrizia Chericoni; fotografia: Claudio Zamarion; montaggio: Raimondo Crociani; musiche: Andrea Guerra; scenografia: Rita Rabassini; produzione: Medusa Film, International Video 80; durata: 1h e 44’. Olè, Natale a New York, Commediasexi…Li chiamano cinepanettoni, poiché ogni anno compaiono, ormai immancabilmente, nelle sale cinematografiche nel periodo delle feste. Questa cospicua categoria di film sembra l’unica (purtroppo!) a richiamare orde di pubblico pagante. E mentre le poche pellicole dei nostri autori italiani e dei nostri registi emergenti rasentano il fiasco economico, tali commedie scollacciate e puerili divengono, nel giro di un week end, campioni d’incasso al box office. Quest’ anno, per molti spettatori deve essere stata particolarmente dura la scelta, avendo a disposizione non uno, bensì tre cinepanettoni. Un Natale veramente ghiotto. Ma dopo venti anni di longevità del genere, il pubblico italico ancora non si oppone ad un’esternazione così esplicita della volgarità e della cafonaggine? Ormai si è giunti, si spera, alla fine di tale farse in cui le gag sono sempre le stesse e si riesce a strappare una risata, solo facendo allusioni sessuali. E vorrebbero spacciare questi film per i degni epigoni di un genere quale quello della commedia italiana, un genere che ha raggiunto le sue vette grazie a Totò, Sordi, Tognazzi, Manfredi e tanti altri nomi illustri? Ma ci facciano il piacere! Dopo questa filippica, circoscriviamo il nostro discorso ad Olè, l’ultima fatica (si fa per dire) dei Vanzina Brothers. Rotto il ventennale sodalizio artistico con De Sica, Massimo Boldi tenta di intraprendere una nuova carriera artistica, proprio a partire da questa pellicola. E per rappresentare tutte le sfaccettature dell’italiano medio, al comico milanese vengono affiancati un partenopeo doc (Vincenzo Salemme) e la classica macchietta del romano coatto (er Cipolla, al secolo Enzo Salvi). Ma certo non poteva mancare un cast femminile all’altezza, ed ecco che lo schermo si satura di bellone da capogiro: Natalia Estrada, Francesca Lodo, Brigitta Boccoli e l’americana Daryl Hannah, fuor d’acqua come la sua sirena a Manatthan. La trama è particolarmente adatta per il target adolescenziale, a cui il film si rivolge. Archimede Formigoni, professore di matematica, e Salvatore Rondinella, insegnante di lettere napoletano, si ritrovano in pieno agosto ad accompagnare una scalmanata folla di studenti liceali, nella penisola iberica (la gita scolastica ad agosto?mah!). Fra i due docenti non scorre buon sangue, a causa di una vecchia fiamma condivisa, e sono quindi sempre pronti ad imbeccarsi fra di loro. In seguito ad una sciarada di rocamboleschi avvenimenti, equivoci e fughe, i due riusciranno sia a cementare la loro amicizia sia a portare sull’altare le donne della loro vita. Alcune sequenze del film citano alcuni classici, come ad esempio l’epilogo del Laureato di Mike Nichols o Il Figaro di Gioacchino Rossini e un sorriso ci scappa. Ma quasi due ore di film sono lunghe da passare…Giunti al più classico dei the end, il pubblico abbandona la sala abbastanza scettico, chiedendosi se n’è valsa veramente la pena di acquistare il biglietto. 21 Campo de’ fiori 22 a i l E ’ t n Le a S l Caste STORIA Il paese di Castel Sant’Elia ha delle coordinate geografiche che permettono una sua facile individuazione. Esso è collocato, infatti, a metà strada tra di Ermelinda Benedetti Viterbo e Roma, foto Mauro Topini dove si incrociano la Cassia e la Flaminia, in quella che è conosciuta con il nome di Valle Suppentonia. Esso occupa gran parte dell’antica regione Falisca, tra il fosso Rio Vicano e il fosso della Ferriera, o Mola Vecchia, per una superficie di 23,99 kmq, attualmente occupata da 1.418 abitanti. Come tutta la zona circostante, anche Santuario Santa Maria ad Rupes questa fu abitata, prima che dai Falisci, provenienti dalla vicinissima Civita Castellana, antica Falerii, dagli Etruschi, che si insediarono con i loro caratteristici Pagus, cioè villaggi con piccole grotte abitative, collegati da percorrimenti lungo le vallate, nitidamente individuabili in tre Basilica Sant’Elia diversi siti: Pizzo Jella, Castel d’Ischi o Castellaccio e Pizzo Sant’Anna. Questi primitivi centri urbani, abbandonati in età romana perché tagliati fuori dalle più importanti vie di comunicazione dell’epoca, furono invece ripresi nel periodo medievale ed uno di essi, Pizzo Sant’Anna, costituisce, tutt’oggi, il nucleo più antico del paese, che si è notevolmente ampliato, sia verso Civita Castellana, sia verso Nepi. Ma, in realtà, Castel Sant’Elia, come noi lo vediamo oggi, deve il suo nome ad una basilica romanica situata nelle immediate vicinanze e intitolata proprio a tale santo e la sua origine è da collocare tra il 590 e il 604 d.C., con il Pontefice San Gregorio Magno, che ne fece un avamposto difensivo per le invasioni barbariche ed é ricordato, in particolare, perché si incontrò con Teodolinda, regina dei Longobardi, in una chiesa rupestre di questo luogo, la Grotta di San Leonardo. Il paese fu, per lungo tempo, sotto le dipendenze dei Pontefici, fino a che non divenne feudo e fu governato dalle diverse famiglie che si contendevano il potere della zona, a partire dai Colonna, per passare agli Orsini, per finire poi con la più importante, quella dei Farnese, che promosse lo sviluppo del feudo, creando un efficiente apparato giuridico e amministrativo. Apportò miglioramenti anche per quanto riguarda l’assetto urbano, costruendo il nuovo castello, con le mura e i torrioni, nel 1540. La famiglia Farnese, però, nel 1663, fu costretta a vendere il feudo al Papa allora in carica, Innocenzo X, per cancellare i forti debiti contratti proprio con lo Stato Pontificio. Nel frattempo la popolazione era notevolmente aumentata e sopraggiunse la necessità di costruire anche fuori delle mura, mentre il marchese Lez-zani aveva preso in mano il governo del paese. guide di C A partire dalla fine dell’800, l’economia cambia radicalmente e Castel Sant’ Elia da agricolo diventa industrializzato, soprattutto grazie alla lavorazione del tufo, materiale naturale di cui questo territorio è molto ricco, destinato all’edilizia e allo stesso periodo è da far risalire la costruzione della torre d’ingresso con i due stemmi farnesi, a richiamare quella nobile famiglia che tanto bene aveva fatto al paese, eretta ad opera dell’ingegner Gherardi su ordine del Municipio. ITINERARIO TURISTICO Castel Sant’Elia è conosciuto come il luogo delle quindici chiese, la maggior parte delle quali dedicate alla Madonna. Tra esse spicca il Santuario della Madonna ad Rupes, fortemente voluto da un eremita, Fra Rodio, che con grande fede e tenacia scavò centocinquanta scalini nel tufo, che avrebbero condotto alla futura “Grotta della Madonna”. Attualmente è costituito dalla Chiesa di San Giuseppe e dalla Cappella di Maria SS. ad Rupes, dove è possibile ammirare la tela che raffigura la miracolosa immagine della Madonna assisa in trono con le mani giunte, che tiene sulle ginocchia il piccolo Figlio dormiente. Il Santuario fu gestito, inizialmente, dai Padri Francescani Irlandesi, poi da quelli di Sassonia e, oggi, da una comunità di Padri Polacchi. È divenuto il più importante luogo di Pellegrinaggio di tutta la provincia di Viterbo e, tra le numerose visite di importanti personalità, annovera quella del Santo Padre Giovanni Paolo II, nel 1988. Accanto alla Grotta della Madonna sono conservati paramenti e oggetti liturgici antichi, risalenti al XII-XIII secolo, e unici nel loro genere, provenienti, probabilmente, dalla vicina Basilica di Sant’Elia, dell’VIII secolo, costruita su un preesistente monastero benedettino. La tradizione vuole che la basilica sorga nel punto in cui l’imperatore Nerone fece innalzare un tempio a Diana Cacciatrice e che già nel perio- Campo de’ fiori 23 Campo de ’ fiori do etrusco qui sorgesse un Delubro dedicato a Plico Marzio. Ai “Dialoghi di Gregorio Magno” sono da far risalire le prime notizie relative alla chiesa, la cui storia si può ricostruire tramite varie bolle papali, fino a quella del 1540 con la Santa Maria quale Papa Paolo ad Rupes III dona la Basilica al nipote Pier Luigi Farnese, dando in cambio ai Canonoci di San Pietro in Sassia, proprietari precedenti per volere del Papa Alessandro IV, la tenuta di Santa Marinella. Proprio con i Farnese furono riparati i numerosi danni provocati dal tempo, prima dell’abbandono, a causa dell’apertura della nuova chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate e al passaggio della Basilica alla Camera Apostolica, durato fino alla seconda metà del XIX secolo. A seguito della caduta del campanile, nel 1855, infatti, la popolazione stessa, fortemente dispiaciuta per lo stato in cui versava un così importante ed antico luogo sacro, incaricò l’Accademia Cristiana di Archeologia di provvedere ai lavori di restauro e ristrutturazione necessari, protrattisi per quasi tutto il ‘900, fino a farle raggiungere lo splendido stato attuale. Tra le altre chiese, la chiesetta di San Michele Arcangelo, edificata, con tutta probabilità, tra l’VIII e il IX secolo, dai monaci Benedettini, inglobata dal Santuario; la chiesetta della Madonna dell’Immagine, costruita fra il XIII e il XIV secolo, interamente affrescata, presenta oggi solo qualche dipinto meglio conservato, come una Madonna in trono che sorregge il Bambino sulle ginocchia, la figura del Padre eterno, il Salvatore e i SS. Pietro e Paolo, risalenti ai due secoli successivi alla sua edificazione; la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio Abate, eretta nel 1700 sulle fondamenta di una precedente chiesa del XVI secolo, che conserva, al suo interno, la reliquia della Santa Croce, l’urna contenente i resti dei SS. Anastasio e Nonnoso, oltre che a un fonte battesimale del XVI secolo, il trittico del S. Salvatore del XV secolo, tre pulpiti di legno e affreschi del Settecento. TRADIZIONI E FESTE Festa di Sant’Antonio Abate Festeggiamenti in onore del Santo protettore degli armenti, con solenne processione e tradizionale benedizione degli animali, il 17 gennaio. Infiorata del Corpus Domini Un tappeto variopinto di fiori sarà percorso dal Corpo di Cristo, portato processionalmente per le vie del paese, seguendo il tragitto tracciato dai fiori. Festa di Sant’Anastasio e San Nonnoso Festeggiamenti in onore dei Santi Patroni del paese. Festa della Madonna ad Rupes Grandi festeggiamenti religiosi in onore della Madonna cui è dedicato il Santuario e che è la Protettrice della Diocesi di Civita Castellana, alla quale appartiene Castel Sant’Elia. Festa del borgo Stupenda rievocazione storica dell’incontro tra la Regina dei Longobardi Teodolinda e il Papa Gregorio Magno, contornata da un bellissimo corteo in costumi d’epoca e sfilata di cavalieri in abiti originali che si scontreranno nel Palio dei Longobardi. Scorcio del centro storico SAPORI TIPICI Castel Sant’Elia non ha conservato una particolare tradizione culinaria, ma si rifà ai piatti poveri della zona, di un tempo, come l’acquacotta, per citarne uno, o ai tipici dolcetti con le nocciole, tozzetti e cazzotti, del viterbese. CURIOSITA’: Ma lo sapevate che a Castel Sant’Elia… Il numero degli abitanti è di 1.418, distribuiti in 946 nuclei familiari. Ci sono due convivenze: presso il Santuario, gestito da Padri Polacchi alle porte del paese, e presso le suore locali. Caratteristico percorso per la grotta del Santuario Santa Maria ad Rupes 01100 Viterbo P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] 01030 Vallerano (VT) Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] 01033 Civita Castellana (VT) Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] 00169 Roma Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Torresina - Via A. Barbato, 31 Tel. 06.61663133 63037 Porto D’Ascoli (AP) Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio, 144 - Tel./Fax 0735.753665 e-mail: [email protected] Campo de’ fiori 25 Il petrolio e le sue dinamiche future di Giovanni Francola Ringrazio di cuore il direttore Sandro Anselmi, e tutta la redazione di Campo de’ fiori, per avermi dato l’opportunità di parlare di tematiche ambientali. Prima desidero fare una sintesi di presentazione: Il mio nome è Giovanni Francola, vivo a Fabrica di Roma dove, da alcuni anni, ho formato un gruppo di ricerca con lo scopo di dare un contributo al problema “Mobilità” e per mettere a punto dei sistemi energetici innovativi, al fine di rendere l’ambiente più sano e, soprattutto, più accettabile per le generazioni che verranno. Per fare questo occorre non solo dedizione alla ricerca e un duro lavoro di squadra, ma è necessario avere come priorità il valore dell’ambiente come “bene comune”, punto fondamentale da cui partire. Così nel 2006 l’idea prende forma, inizia la storia del Sunny il primo scooter solare. Giovanni Francola e “Sunny” lo scooter a pannelli solari Fino al 1800 le principali fonti energetiche erano costituite dalle biomasse e dalla forza muscolare animale ed umana, mentre, con l’inizio della rivoluzione industriale, l’energia di origine fossile prese sempre più piede, affermandosi in vari settori lavorativi. Il carbon fossile ha segnato una vera innovazione nelle macchine a vapore, mentre, nel secolo appena trascorso, l’estrazione del petrolio segnava il grande cambiamento al punto di superare l’importanza del carbone, grazie alle sue facilità di estrazione, trasportabilità e per l’elevata qualità energetica, fornendo così fino ai giorni nostri il 35% dei consumi mondiali, contro il 23% del carbone. Per dare solo un dato significativo: in questa bella Italia si consumano circa 1,8 milioni di barili al giorno (un solo barile contiene 159 litri). Ora però c’è un punto da affrontare: fino a quando questa energia è in grado di soddisfare il fabbisogno mondiale? Non più di 40 anni… Se torniamo indietro nel tempo, circa 40 anni fa, sulle strade si vedevano ancora circolare carretti trainati da animali, erano dei veri mezzi di trasporto e in alcune parti d’Italia, ad esempio in Sicilia, possedere un carretto era simbolo di orgoglio, sia per il ricco massaro che per il semplice carrettiere. Avveniva spesso che un marito, pur di avere un carretto, era disposto ad impegnare tutto l’oro portato in dote dalla moglie. Anche Guy de Manpassant definì il carretto “le rebus qui marche” (ossia un affascinante mistero che cammina). Ora, a distanza di anni, non è cambiato poi molto, invece di impegnarsi l’oro, ci si impegna una parte del proprio salario per acquistare una autovettura e, una volta acquistata, sarà lei a chiederci ogni giorno dell’oro, un oro particolare “l’oro nero”. Così l’ambiente si riempie di polveri sottili e di veleni, ma poco importa di fronte alle nostre necessità quotidiane, si preferisce sostenere l’enormi spese sanitarie per cause collegabili al 70% all’inquinamento veicolare, l’importante è che noi viaggiamo comodi all’interno di essi… Secondo me dovremmo ben presto rivedere le nostre abitudini e dare più ascolto ai nostri buoni propositi racchiusi in noi, l’ambiente, in fondo, non ha bisogno di alterazioni, di moltiplicazioni, di sottrazioni o di negazioni, ma di semplici gesti d’amore. Info pubb. 0761.513117 [email protected] Campo de’ fiori 27 CENTRO DI CONSULENZA Neuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica Via Tasso 6/A - Civita Castellana (VT) T. 0761.517522 Cell. 335.6984281-284 www.centroceral.com [email protected] Quando i bambini odiano la matematica forse i “conti non tornano” Dott.ssa Sandra Falzone Si chiama “Discalculia Evolutiva”. E’ classificata fra i cosiddetti “Disturbi Specifici di Apprendimento”: dislessia, disgrafia, disortografia. I disturbi dell’apprendimento colpiscono il 4% della popolazione scola- stica. Un bambino con Discalculia è in difficoltà nel calcolo scritto e orale e, spesso, questo disturbo può associarsi anche ad una Dislessia e/o Disortografia. Il bambino discalculico è un bambino con intelligenza nella norma e quindi può non aver problemi di logica. Le difficoltà di apprendimento non sono da attribuire a errori di insegnanti o genitori, o a difficoltà emotivo-relazionali. E’ un vero e proprio disturbo che ha base organica ed è più diffuso tra i maschi (rapporto 3 a 1). Quali possono essere le difficoltà di un bambino con discalculia? Il conteggio: numerare in avanti e all’indietro con riferimento alle quantità; passaggio dalla decina precedente a quella successiva e viceversa. Processi lessicali: imparare il nome dei numeri, leggerli e scriverli correttamente nel 10 ed oltre; denominare i simboli < > + - : x Processi semantici e sintattici: la stima delle quantità; l’uguaglianza fra quantità; il concetto di 0; il valore posizionale delle cifre (111 i numeri nel codice arabico sono uguali ma il loro valore è diverso); comprendere le diverse operazioni e applicarle ai vari contesti “problema”. Il calcolo a mente: elaborare strategie che in modo “economico” aiutino il calcolo; intuizione dei processi di calcolo; imparare le tabelline. Calcolo scritto: imparare le regole procedurali nelle varie operazioni (incolonnare, partire dalle unità l’uso del riporto e del prestito) e tenerle in memoria. QUALE INTERVENTO TERAPEUTICO? I modelli di intervento su un bambino con difficoltà nel calcolo, dipendono da vari fattori. La valutazione neuropsicologica delle diverse competenze relative a numeri e calcoli, permette di pianificare le proposte di lavoro più rispondenti alle abilità di base del bambino. Due sono i tipi di intervento: un primo training ha soprattutto carattere preventivo, l’altro è destinato a bambini o ragazzi per i quali si interviene sul sistema del numero e del calcolo. GLI OSTACOLI MAGGIORI? La demotivazione. Questi bambini hanno percorsi scolastici difficili e hanno perso la fiducia nella possibilità di imparare. Non diagnosticati, hanno sviluppato l’idea di non essere “bravi” o intelligenti e, spesso, evitano anche, in contesti extrascolastici, di confrontarsi con il mondo dei numeri, del calcolo e delle operazioni (leggere l’orologio, contare i soldi e sapere operare con il resto, ecc.). Campo de’ fiori 28 Come eravamo o r e v o l l e u q . . . o d d e r f a v e c a f Quando Che le stagioni siano cambiate ormai da qualche anno, è cosa evidente. Gli scienziati cercano di spiegarci il perché, tirando in ballo l’effetto serra, gli uragani, il buco dell’ozono, ed altri degradi ecologici, accudi Alessandro Soli sando l’umanità che mentre cavalca l’inarrestabile progresso, distrugge le bellezze del nostro pianeta. Prendo spunto da questo inverno così “anomalo”, per ricordare le sensazioni che insieme alle passate generazioni abbiamo vissuto, quando d’inverno “faceva freddo, quello vero”. Chi non ricorda quei giorni di tramontana: qui a Civita Castellana, in modo particolare, tirava quasi come una “piccola bora”, e riusciva ad ostacolare i tuoi passi, spingendoti in modo irregolare, mentre ti stringevi nel tuo “montgomery” che purtroppo ti riparava fino al ginocchio. Il ghiaccio, che lastricava il percorso che ti accompagnava giovane studente, verso la stazione della Roma Nord, dove salivi sul treno coi vagoni luccicanti per la brina. Poi, durante il viaggio sbirciando attraverso il finestrino “grattato,” vedevi i campi bianchi, frutto della gelata notturna, allora ti rannicchiavi sempre più, protestando con il capotreno, perché il riscaldamento non funzionava mai. Poi, pian piano il treno si affollava di studenti e lavoratori che si recavano verso il capoluogo, allora si sentiva a “pelle” proprio il calore umano, quello sprigionato dal parlare, che riempiva l’aria di nuvole tipo “fumetti” con le parole dentro. Un’altra immagine del freddo l’avevamo quando, giunti a Viterbo ci imbattevamo nelle sue monumentali fontane, quali quella di Piazza delle Erbe o Piazza della Rocca, con gli spettacolari “ghiaccioli” formatisi alla base delle cannelle. Che bello! Chissà, se riusciremo ancora ad assistere a scene di questo tipo, vista la premessa che ho fatto all’inizio. Discorso a parte riguarda la neve; noi a Civita Castellana siamo penalizzati, rispetto ai nostri conterranei dei Cimini, dove l’altitudine fa la differenza, e i pochi fiocchi che cadono qui si dissolvono subito. Ma ci sono state (sottolineo ci sono state) circostanze eccezionali, quando la neve è rimasta per più di un mese: l’indimenticabile nevicata del 1956! E chi la dimentica, avevo nove anni, ne sono passati ben cinquantuno, eppure credetemi, ne ricordo addirittura il sapore, perché l’avevamo raccolta in una bacinella e dopo averla condita con liquori dolci (tipo Alchermes), la gustavamo felici col cucchiaio (allora non c’erano le cosiddette piogge acide, e la neve era candida e pura). Ricordo le megascivolate fatte con slitte di fortuna, per lo più tavole legate, così diverse dagli slittini in plastica e materiali moderni, ma le sensazioni erano ieri come oggi uniche. Con gli amici del quartiere “Catamello”, qui a Civita Castellana, avevamo a disposizione tre discese, quella larga e ripida che partiva dal punto dove sarebbe sorta la pesa pubblica per arriva- re a Via della Repubblica, una che degradava appunto da Via della Repubblica fino all’inizio del ponte Clementino, dopo aver superato le rotaie del passaggio a livello della Ferrovia Roma - Viterbo, e quella più ripida e stretta di Via Falisca, che si immetteva direttamente in Via della Repubblica. Un momento, stavo dimenticando la discesa dei Villini (l’attuale Via Don Morosini), che anch’essa scende verso il ponte Clementino, ma sinceramente non mi ci sono mai avventurato, non me ne vogliano i coetanei che abitavano lì e che, sicuramente, avranno lanciato i loro bolidi tra quei pini che la rendevano tortuosa e pericolosa. Una cosa è certa: ogni tempo vuole le sue stagioni, e ogni stagione vuole il suo tempo, la vita non può stravolgere la natura, la natura non può stravolgere la vita. Programma di approfondimenti di studio Gennaio 2007 Lezione di Passo a Due Moderno classi intermedio - avanzato Lezione di Passo a Due Classico Lezione di Passo a Due Classico Classe principianti mezze punte punte Inizia il corso di FLAMENCO Il Flamenco è l’affascinante ballo spagnolo in cui si fondono bellezza, eleganza, ritmo, energia, attrazione, sensualità, grazia, fierezza e soprattutto passione. E’ come un fuoco in cui arde forza e vitalità. Ha origini nel folclore Andaluso, unitosi al folclore degli zingari spagnoli e, nel tempo, ha arricchito i suoi fondamentali elementi con altri stili musicali provenienti da diverse culture: araba, indiana, ebrea. Campo de’ fiori 31 Le Majorettes di Corchiano (seconda parte) di Ermelinda Benedetti Dopo un breve ma intenso periodo di prove, che vengono, originariamente, fatte in Via Borgo Umberto, dove si trovano oggi le scuole medie, il presidente decide che é il momento della prima uscita in pubblico, per le vie del paese, in occasione della festa della Madonna delle Grazie, il 15 settembre 1984. “Partimmo dal bivio di Via Civita Castellana, marciando al tempo dei tamburi, suonati da cinque delle nostre ragazzine, perché i “tamburini” maschi furono introdotti successivamente, – mi racconta Peppino – e arrivammo in Piazza del Comune, dove ci attendeva la banda musicale. Da lì ci avviammo tutti insieme a percorrere le vie del paese. È stata sicuramente l’esperienza più emozionante, da “pelle di gallina”. Avevo realizzato un sogno al quale nessuno aveva dato fidu- cia”. Una volta superata la prova generale, iniziano ad arrivare i primi inviti dai paesi limitrofi. La prima uscita fuori porta é quella di Capena, durante la Sagra del vino, poi subito il Carnevale di Nepi e di Ronciglione. Ma la prima grande memorabile uscita ufficiale é a Roma, in occasione di un grande raduno di gruppi folcloristici del Lazio, dove ricevono il primo vero riconoscimento, come gruppo più numeroso, contando più di centodieci elementi, tra majorettes e componenti della banda. In poco tempo si diffonde la fama del gruppo e nel febbraio dell’ ’86 vengono chiamate per esibirsi tra i meravigliosi carri allegorici del Carnevale di Viareggio, uno tra i più importanti e suggestivi di tutta Italia, del quale saranno ospiti per qualche altro anno successivo. Tra le numerosissime uscite collezionate, più o meno importanti, sono da ricordare i viaggi di Bari, Nola e Lecce, dove sono accompagnate da bande musicali locali, e a Piazza San Pietro, a Roma, nel giorno dell’Epifania, in omaggio al Santo Padre Giovanni Paolo II. Siamo già ai primi anni ’90, il gruppo è ormai diventato forte e compatto, si è anche innalzata l’età delle ragazze, che si esibiscono non più solo con le bacchette ma anche con i pon pon. Dopo tanto impegno, Peppino il fondatore, maestro, presidente, deve lasciare la direzione della compagnia per problemi famigliari, nominando come suo successore Roberta Silveri, l’attuale capo gruppo. Ma di lei e di come il gruppo è arrivato ad oggi, vi parlerò sul prossimo numero. Campo de’ fiori 33 a Civita Castellana Impegno e Solidarietà di Alessandro Soli L’appuntamento con la solidarietà è divenuto una tradizione anche qui a Civita Castellana. Infatti nell’ambito della Settimana Telethon, le iniziative e gli avvenimenti si sono susseguiti con ritmo incalzante e frenetico. La B.N.L. gruppo BNP Paris Bas, agenzia di Civita Castellana, in collaborazione con la Compagnia Teatrale Parrocchiale “La Bottega delle Chiacchiere” e la Scuola Media Statale Dante Alighieri di Civita Castellana (unitamente alle sedi di Faleria e Corchiano) hanno realizzato e portato in scena due spettacoli teatrali e un concerto. Ma procediamo con stretto ordine cronologico. Lunedì 11 Dicembre u.s., al cine teatro Florida, la Bottega delle Chiacchiere ha riproposto un ottimo “Rugantino”, la commedia che ha dato lustro al binomio Garinei-Giovannini, con le indimenticabili musiche di Armando Trovajoli e nel corso degli anni è stata rappresentata in tutto il mondo. Un lavoro accurato che ha messo in evidenza la regia di Meri Formichetti e Domenica Massari, le coreografie di Eleonora Formichetti, i costumi disegnati da Letizia Zallocco, le scenografie di Mauro Angeletti, Amalia Cesarini e Marcello Silveri, le acconciature e trucco di Palma Bassanelli. Tralasciamo volutamente la trama arcinota del Rugantino, magistralmente interpretato da Stefano Crescenzi, e senza nulla togliere agli altri interpreti, qui non menzionati, citiamo la fresca Rosetta, alias Paola Finucci, il corpulento Mastro Titta Leonardo Bochicchio, il sorprendente Gnecco, interpretato dall’imprevedibile Don Luigi Romano. Parte integrante e preziosa di questo musical il coro, che ha accompagnato con maestria gli attori sul palco. Infine il corpo di ballo, che si è esibito in figure e saltarelli tipici della Roma ottocentesca. Un “bravò”, con l’accento sulla “o”, alla francese, a questi ragazzi della Parrocchia San Luigi ai Sassacci di Civita Castellana, per l’impegno profuso e la disponibilità al proget- to Telethon. Giovedì 14 Dicembre u.s. entrano in scena i ragazzi della Dante Alighieri classi III° A, III° B, III° C, che nel nuovissimo Teatro Tenda di Fabrica di Roma, portano in scena un’altra pietra miliare del musical italiano: quell’ “Aggiungi un posto a tavola” che negli anni ’70 dimostrò al mondo che gli italiani sanno fare ben altro che “pizza e maccaroni”. Le musiche sono ancora di Armando Trovajoli, la regia, direzione artistica e sceneggiatura, rivisitata e corretta, è opera della Prof.ssa Mariella Baldoffei, le scenografie (originale quella dell’ingresso sull’arca, quando gli alunni entrano portando sulla testa le sagome in polistirolo dei vari animali) sono state ideate dalle Prof.sse Maria Grazia Salerno, Alessandra Gostoli, Fausta Natale, gli effetti sonori del Prof. Totonelli, le coreografie di Ester Carabelli, il tutto mixato con il server del Gruppo GIAD di Carbognano. Certamente la costanza dei docenti e l’impegno di tutti gli alunni sono alla base della riuscita di questo musical. Fa effetto vedere che una Scuola Media, come la “Dante Alighieri”, da sempre all’avanguardia nell’applicazione dei programmi didattici dettati dal Ministero della Pubblica Istruzione, riesca ogni anno a produrre delle “perle”. Queste perle sono ormai divenute “collana”, grazie a pubblicazioni di gruppo che spaziano dalla poesia dialettale a piccoli trattati di architettura, o, come in questa circostanza, a rappresentazioni teatrali. Sempre nell’ambito Telethon 2006, venerdì 16 Dicembre u.s., ancora al Pala Tenda di Fabrica di Roma, ben 180 alunni della Media Dante Alighieri di Civita Castellana Faleria e Corchiano, hanno dato vita al Concerto di Natale, eseguendo brani di vari autori alle “diamoniche” (piccole tastiere). Il Dr. Orlando Pierini, preside della Dante Alighieri, ha ribadito che la scuola ha aderito al programma Telethon con due obiettivi: educare e sensibilizzare alla solidarietà attraverso azioni concrete e coinvolgenti, raccogliere più fondi possibili per la ricerca scientifica. Ebbene, oggi si può dire che questi obiettivi sono stati raggiunti, perché abbiamo visto sul palco tanti ragazzi uniti e impegnati nel dare il meglio di sé, aiutandosi l’un l’altro e nel “salvadanaio” Telethon sono affluiti ben 2.227 euro. Bravissimi tutti … “AD MAIORA”. Il Preside della scuola media Dante Alighieri Orlando Pierini La Compagnia Teatrale “La Bottega delle Chiacchiere” La redazione di Campo de’ La redazione di Campo de’ fiori formula, al collaboratore Enea Cisbani e alla sua famiglia, i più fervidi auguri per la nascita del piccolo Marco Tantissimi auguri a Marcello Clementi che il 27 Gennaio ha compiuto i suoi 4 anni. Da mamma Sonia, papà Giuseppe e i suoi nonni. Tanti Auguri a Asia e Mario Cima che il 23 e il 27 Gennaio hanno compiuto 5 e 1 anno. Auguri da mamma Marina, papà Roberto e nonna Ombretta. Buon compleanno a Valentina Bacchiocchi di Corchiano che il Tanti auguri alle dottores7 gennaio ha compuito 23 se Laura Brizi di Tarquinia anni. Tanti auguri da Maria e Chiara Cecchini di Roma, Cristina e Massimo che si sono laureate a D.A.M.S. rispettivamente il 4 e 5 dicembre 2006. Tanti auguri da Cristina, Massimo e Vera. Tanti Auguri a Simone Micheli per il suo primo anno, con tanto affetto e amore da mamma Cristiana, papà Giulio, i nonni e gli zii. Ha spento la seconda candelina il piccolo Edoardo Vettori di Ronciglione. Auguri dal papà Maurizio, dalla mamma Caterina, dai nonni paterni Stefano e Edda, da quelli materni Mario e Franca, dagli zii Carmine e Monica, dalla cuginetta Elettra e dai parenti tutti. fiori si associa agli auguri Tanti auguri a Daniela di Fabrica di Roma che ha compiuto gli anni il 26 Gennaio da tutta la sua famiglia. Tanti auguri di buon compleanno a Daniela Proietti che il 26 gennaio ha festeggiato gli anni. Gli auguri più sentiti da parte della sorella Gloria e degli amici Emanuele, Cristina e Noemi Tantissimi auguri per il suo compleanno alla piccola Valeria Carrisi, dai nonni Edoardo e Silvia, Mario e Franca, dagli zii Valentina, Gianluca e Alessio, da mamma Tania, papà Fabio e dal cuginetto Lorenzo. Tanti auguri alla piccola Valentina Cencelli che il 2 Febbraio ha compiuto due anni; da mamma Katia, da papà Massimo, dai nonni, gli zii, parenti e amici tutti. Tanti auguri di buon compleanno ad Orazio Monaco che il 1 gennaio ha festeggiato il suo compleanno. un caloroso abbraccio da Massimo e Cristina Tantissimi auguri di Buon Compleanno a Stefano Febo, che il 13 Gennaio ha compiuto gli anni, dal suo amore Angelica, dai suoceri Donato e Tanti auguri a Donato e Annita per il loro 26° anni- Annita e dal versario di nozze, festeggiato il 27 Dicembre. cognato Con affetto i figli Angelica e Davide. Davide. La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri Tanti Auguri a Tantissimi Mattia Pilera auguri a Ilaria che ha compiuto Magnanti che 3 anni il 4 il 13 Gennaio Gennaio. Auguri da ha compiuto mamma Katia, 18 anni!!! papà Maurizio, Dalle tue amidai nonni Arnaldo, che: Claudia, Maria Rita, Carla, Martina, Sergio, dagli zii Arianna e Loretta, Tomas e Maila Romina e dal bisnonno Elettro. Sincere congratulazioni a Marco Pegoraro e Martina Rizzo per l’ottimo risultato raggiunto al campionato Tanti auguri di buon italiano compleanno di danza. Tanti auguri a Enrico Gastaldo Un ringraziamen- a Beatrice per i suoi che il 16 gennaio ha to speciale 18 anni da mamma compiuto 23 anni ai maestri Elena Stefania, papà da Cristina e Massimo. e Valter Sugoni. Alberto, Gabriele, I genitori. parenti, amici e da Mauro. Tanti auguri a Maria Tanti auguri di Buon Francesca Iengo Compleanno a Marco e Lorenzo Oliverio che ha Sansonetti, compiuto 27 anni il 30 che il 23 e 29 Gennaio, da mamma, Gennaio papà, il fratello, la hanno compiuto cognata, la nonna e il gli anni. Auguri nipotino Cristian dai genitori, i nonni, Eleonora e Francesco. Tanti auguri di Buon Compleanno a Luigi Oliverio che ha compiuto 55 anni il 15 Gennaio e alla suocera Vincenza Giorgi che ha compiuto 72 anni il 26 Gennaio, da Maria Antonia, Marco, Luca, Daniela e Cristian Campo de’ fiori 38 ATI NA MATRIMONI Civita Castellana 05 Dicembre - Matteo Marini 06 Dicembre - Sophia Mignogna 08 Dicembre - Leonardo Santini 09 Dicembre - Giulia Vaccarotti 11 Dicembre - Anna Lisa Belloni 11 Dicembre - Jasmine Jeridi 12 Dicembre - Ludovico Orlando 17 Dicembre - Alo Hawladar 20 Dicembre - Elias Pazielli 22 Dicembre - Andrea Franco 25 Dicembre - Filippo Plaja 23 Dicembre - Siria Capanna 27 Dicembre - Bemnet Di Crescenzio 31 Dicembre - Ludovica Colantoni 31 Dicembre - Beatrice Fantera 02 Gennaio - Lejla Saracevik 09 Gennaio - Diego Marra 20 Gennaio - Marco Cisbani 23 Gennaio - Alessandro Racioppa DECEDUTI Civita Castellana Civita Castellana 08 Dicembre Di Niccola Serena / Rossini Lorenzo 18 Dicembre / Buleandra Valentin Mihala Buleandra 06 Dicembre - Daniele Biondi 13 Dicembre - Irna Bongarzone 18 Dicembre - Rina De Luca 19 Dicembre - Dismo Cesarini 20 Dicembre - Anna Marinelli 22 Dicembre - Valeria Catinari 22 Dicembre - Adalgisa Rosa Troiani 26 Dicembre - Giovanni Spinilli 29 Dicembre - Annunziata Mazzafoglia 02 Gennaio - Ernesto Raponi 13 Gennaio - Alvaro Zenoni 13 Gennaio - Luisa Angelozzi 18 Gennaio - Alberto Di Clemente 18 Gennaio - Maria Ricci OPINIONI Il sondaggio di opinioni pubblicato sul precedente numero di Campo de’ fiori ha evidenziato la volontà dei più nel denunciare i mass media, e maggiormente la TV, quale causa della escalation della violenza, specialmente fra i giovani. OGGI VI CHIEDIAMO Siete d’accordo che i sacerdoti contraggano matrimonio? esprimete la vostra opinione inviando un SMS al numero 329.1971400 o una e-mail all’indirizzo [email protected] le vostre migliori risposte saranno premiate con un simpatico omaggio Indovina L’Artista Di lato è riportato il particolare del famoso quadro “Ballo al Moulin de la Gelette”. Sai dire chi l’ha dipinto? I primi tre che indovineranno e si recheranno presso la redazione, riceveranno un simpatico omaggio offerto dal Centro Parati Selli. Campo de’ fiori Duilio Cambellotti 39 e Civita Castellana di Enea Cisbani Silvio Canevari, Sante Ciani, Rosato Rosati, Guido Calori, Luigi Montanarini, Renato Guttuso, Assen Pejkov, Giulio Francesconi: dal 1906 al 1954 questi celebrati Artisti Italiani arrivano a Civita Castellana con il loro inestimabile bagaglio artistico e culturale, chiamati dai proprietari delle manifatture ceramiche del tempo, come Casimiro Marcantoni o Alessandro Sbordoni, per assurgere al ruolo di designer o di direttori artistici, lasciando la loro impronta e firma in varie opere in ceramica, tuttora esposte nel Museo della Ceramica in Via Roma a Civita Castellana. Civita Castellana, agli inizi del ‘900 è, dunque, un centro culturale di notevole eccellenza con un vasto e multiforme repertorio di forme e soluzioni artistiche e centro prediletto dagli artisti del tempo, perché attraverso la ceramica d’arte possono sperimentare le forme e le soluzioni formali più ardite. Le ragioni di questo grande sviluppo produttivo ed artistico sono molteplici: presenza di una committenza e proprietà “Illuminata”, Vincenti – Sbordoni – Marcantoni, professionisti e dirigenti politici di grande valore come il notaio Ulderico Midossi e l’avvocato Bruno Flamini o come l’ingegnere Ugo Favalli, una scuola d’arte che formava e preparava i decoratori e i modellisti e, non ultimo, la presenza di un tessuto lavorativo formato da operai, semplici e specializzati, che garantiscono il funzionamento dell’apparato produttivo, in contesti come le fabbriche del tempo dove il lavoro si svolgeva in condizioni ambientali e tecniche, certamente non agevoli e dove non esistevano le più elementari norme di sicurezza. Il 26 Settembre 1926, ANGELO FLAMINI e ROSA MAGGIORI, illustri concittadini e stimati maestri presso la Regia Scuola Elementare “Tommaso Tittoni” posta nell’attuale Via Gramsci, chiamano a Civita Castellana il più importante autore ed artista del “Liberty” Italiano: DUILIO CAMBELLOTTI, in quegli anni al culmine della sua fama ed importanza artistica. Duilio Cambellotti, eccelso grafico e disegnatore, realizza, per volere della famiglia Flamini, il Frontespizio di una rara pubblicazione, prodotta in pochi esemplari, per ricordare la prematura morte, nella Prima Guerra Mondiale, del loro figlio l’avvocato Bruno Flamini. Nella prefazione si legge: “….Altro speciale ringraziamento dobbiamo al valente artista Prof. DUILIO CAMBELLOTTI, per il suggestivo frontespizio; al Prof. ENEA ANTONELLI e al Prof. ROBERTO ROSATI, il primo per i fregi e il secondo per il disegno dei luoghi ove il nostro Bruno combattè e Il Frontespizio della pubblicazione realizzata per volere della Famiglia Flamini cadde…..”. La presenza di Cambellotti è un fatto epocale per Civita Castellana e di grande importanza culturale per un artista allora impegnato in grandi esposizioni di pittura e in altri progetti decorativi. Il Frontespizio riprodotto in queste pagine, rappresenta un guerriero che, cessata la battaglia, si sveste delle sue armi, lo scudo circolare – la lorica – l’elmo e, in una posa plastica dall’intenso modellato, sembra quasi appoggiarsi ad un cippo marmoreo recante una iscrizione composta da numeri romani. Non vi è pathos o tragedia nell’intera scena: quasi un senso di voluta calma e pace domina l’intera raffigurazione. Notevoli e profonde le analogie formali e figurative con il guerriero che Silvio Canevari riproduce mirabilmente nel suo Monumento ai Caduti in Via Gramsci. DUILIO CAMBELLOTTI, nasce a Roma nel 1876. Allievo di ALESSANDRO MORANI, importante artista del Liberty Italiano, si forma presso la scuola d’Arte del Museo Artistico Industriale di Roma. Nel 1896, opera come grafico e disegnatore presso le più importanti tipografie della Capitale, dove emerge per le sue innegabili doto rappresentative come la chiarezza del segno e dei colori. Nel 1900 collabora con importanti riviste, nelle quali operano artisti come Dudovich e Balla, importanti esponenti della corrente futurista. Nel 1905, collabora come scenografo e costumista con il Teatro Stabile di Roma, con il Teatro di Siracusa e con l’Opera di Roma. Nel 1912 riscuote l’ampio consenso della critica specializzata in occasione della prima Mostra della Vetrata. Nel 1921 progetta e realizza il Monumento ai Caduti, a Terracina. Dal 1923 al 1927, partecipa alle più importanti mostre internazionali di Arte Decorativa di Milano, Roma e Parigi. Nel 1960 muore a Roma. Architetto, grafico, designer: Duilio Cambellotti fu un genio multiforme, grafico di notevole importanza e, in estrema sintesi, un audace sperimentatore artistico. La realizzazione del Frontespizio per il libro edito a Civita Castellana nel 1926 è, forse, un episodio marginale se rapportato al vasto repertorio e curriculum dell’autore, ma per la storia artistica di Civita Castellana segna l’indelebile passaggio di un grande autore celebrato nelle pubblicazioni d’arte specializzate. 40 Campo de’ fiori Cari amici la storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure. Conservate gli inserti e... buona lettura dai vostri Cecilia e Federico soggetto e testo Sandro Anselmi continua sul prossimo numero... Campo de’ fiori 41 Coppa Italia resta il sogno Gli ingredienti per realizzare quel sogno inseguito per sette anni (finale persa 1-0 al Tre Fontane contro il Ferentino), c’erano tutti. Dal magnifico impianto dello stadio Flaminio di Roma, alla meravigliosa cornice di pubblico, dalla splendida giornata di sole, alla consapevolezza di avere un organico, sulla carta, superiore a quello dell’altra finalista. Purtroppo il sogno è restato tale, con un risveglio amaro per la Flaminia Calcio di Civita Castellana sconfitta per 1-0 dal Formia nella finale regionale della Coppa Italia di Eccellenza il 3 Gennaio u.s.. Non ci resta che ammirare le foto di questo avvenimento, con Cesarini capitano della squadra civitonica, che mestamente riceve la coppa assegnata alla seconda classificata. Certo l’occasione era ghiotta, speriamo che il sogno continui. Al.So. (foto Mauro Topini) 42 IL KARATE e i BAMBINI Il Karate-Do offre al bambino l’opportunità di raggiungere un armonico equilibrio tra corpo e mente. In esso infatti ritroviamo tutte le componenti psicomotorie essenziali. Il bambino che pratica Karate percepisce gli aspetti esteriori attraverso il gioco, per cui il Karate diventa lo strumento per fargli acquisire una perfetta padronanza del corpo, sviluppando la percezione di se stesso, le capacità coordinative, ma soprattutto favorendo il rapporto con gli altri e lo sviluppo della capacità di socializzazione. La lezione per bambini, si svolgerà in un clima in cui tutte le opportunità di apprendimento sono inserite in un contesto di gioco e di divertimento; il bambino in tal modo non è forzato ad acquisire comportamenti che non siano quelli propri della sua età, per cui l’apprendimento è gioioso e solo in minima parte indirizzato ad un fine strettamente specifico. Il Karate è dimostrato da tempo che allena le doti di autocontrollo, di volontà e di correttezza. E’ una disciplina che valorizza i principi morali e fisici, affina l’educazione, l’irrobustimento del corpo e sviluppa le capacità di concentrazione e Campo de’ fiori volontà. Ai bambini viene insegnata, la corretta postura del tronco, che previene e cura processi di deformazione della colonna vertebrale; non vengono forzate le articolazioni e, nonostante l’acquisizione di un’ottima elasticità, non vi è mai prevalenza di alcuni gruppi muscolari su altri (premessa indispensabile per una crescita fisica corretta). Dal momento che le capacità di coordinazione e la rapidità si sviluppano fortemente in questo primo periodo di vita, risulta di fondamentale importanza favorirne lo sviluppo con programmi adeguati. Ciò acquista un significato educativo primario poiché è stato dimostrato che un bambino ben coordinato ha un rapporto con l’ambiente molto più sereno ed equilibrato ed una sicurezza e fiducia in se stesso che l’accompagneranno per tutta la vita. KARATE ADULTI AMATORI Il Karate è un percorso di vita che accompagna il praticante nel corso degli anni fornendo continui stimoli, fisici e spirituali, che permettono il progredire della crescita corpo e mente in un connubio armonico. Per cui non vi sono vincoli né di età né di sesso che possano impedirne la pratica e l’apprendimento dei principi. Il corso amatori in particolare è studiato per favorire la pratica e l’apprendimento di persone adulte che desiderano beneficiare dei miglioramenti fisici e mentali che una costante pratica del Karate permette di raggiungere. Il Maestro Mercuri ed i suoi collaboratori hanno ideato numerosi corsi di KARATE adatti alle diverse esigenze, perché il KARATE è un’ arte che permette una crescita fisica e spirituale che può durare tutta la vita. I corsi attivati presso l'Okinawa sporting club sono: bambini dai 5 ai 7 anni; ragazzi; agonisti; adulti amatori. Per tutti gli over trenta anni che vogliono intraprendere la pratica del KARATE le prime due lezioni sono gratuite. I ragazzi del turno di cardio kick boxig, che sta riscuotendo molto successo Info pubb. 0761.513117 [email protected] Campo de’ fiori 43 Borse di studio di danza Sabato 13 Gennaio si è tenuto il corso di danza diretto dagli insegnanti della Scuola Blu Life e sponsorizzato dalla ditta Erica Ceramiche. Il provino per l’assegnazione delle borse di studio è iniziato alle 14,30 e, le partecipanti, hanno dato prova, dopo il riscaldamento collettivo, delle loro capacità tecniche, attitudinali ed artistiche, eseguendo brevi coreografie sia di danza classica, che moderna, diagonali, esercizi accademici ed ideazioni coreografiche libere. Alle 17,30 la prova è terminata e la commissione ha espresso il suo parere, assegnando due premi per il livello intermedio a Giulia De Stefano di Rignano Flaminio e a Sabrina Campari di Ronciglione, e due per il livello avanzato a Paola Martellini e a Francesca Lelli di Gallese. Il premio permetterà a queste ragazze di perfezionarsi, del tutto gratuitamente, nelle diverse discipline della danza accademica per tutto l’anno 2007. foto Ludovica Cenci Chi si è riconosciuto? 17 6 10 15 In questa foto pubblicata sul n. 32 di Campo de’ fiori sono stati riconosciuti: 1- Francesco Cassandra 2- Maurizio Bianchini 3- Renato Surano 4- Sergio Tabacchini 5- Sergio Cofferati 6- Renato Di Giovanale 7- Enrico Adelli 8- Giovanni Bartone 9- Pietro Soldini 10- Michele Cammarano 11- Sandro Ceccarelli 12- Gino Guidi 13- Franco Angeletti 14- Sergio Piano 15- Amerigo Capitoni 16- Quinto Passini 17- Elvio Mechelli Campo de’ fiori 44 Poesia e Prosa tra fantasia e realtà “Cavalcando l’Ippogrifo” No! Non è “ La Storia Infinita” anche se può sembrare; ma questa è un’antologia nata “poetando”: Quando Ariosto abbiam studiato l’ippogrifo ci ha affascinato. Sulle ali del cavallo fantasioso abbiam intrapreso un viaggio assai “curioso”; addirittura sulla luna siamo andati e tanti “senni” umani abbiam trovati. Così “Cavalcando l’Ippogrifo”... ... si è realizzata un’opera che i ragazzi dell’Istituto d’Arte di Civita Castellana (classi 2^b-3^c-4^c e 4^b, a.s. 2005/06), guidati e coordinati dalla loro insegnante prof.ssa Sabbatini Maria Loretana, hanno voluto, come già precedentemente fatto per la raccolta di poesie “Scrittori per caso”, presentare pubblicamente il 15 dicembre 2006 nella sala “Alberto Trocchi” presso la Curia vescovile di Civita Castellana. Ha introdotto l’argomento l’insegnante, che ha illustrato l’iter del progetto e l’organizzazione dei lavori. Un elogio particolare è stato rivolto ad alcuni ragazzi (Valentina Mozzicarelli, Vincenzini Giulia, Riganelli Debora, Patrizi Federica, Sciarrini Davide, Fidaleo Paolo, Fusaro Gioele) per l’impegno ed il sacrificio dimostrato, tornando a scuola anche di pomeriggio. Alcune poesie, riflessioni, storie e rime in dialetto civitonico sono state magistralmente interpretate e recitate dal sig. Alfredo Romano, responsabile della biblioteca comunale, deliziando, commovendo e divertendo ….tutti i presenti. Il Dirigente Scolastico prof. Franco Chiriconi, nel ringraziare i presenti ed in particolare i ragazzi ed i genitori, ha espresso soddisfazione per l’iniziativa del libro e per tutte le altre varie attività artistiche che si svolgono all’I.S.A.. Non sono poi mancati gli elogi da parte di S.E. Mons. Divo ZADI, nei confronti del lavoro degli alunni e della loro insegnante. Durante l’intervento S.E. ha messo in risalto l’importanza della famiglia come guida morale e materiale, esempio di coerenza e d’amore, soprattutto in una società in cui tanti valori stanno perdendo consistenza. A conclusione della cerimonia è stata donata a tutti gli studenti che hanno partecipato con i loro elaborati, una medaglia ricordo. I volumi, messi a disposizione del pubblico ad offerta libera, hanno consentito la partecipazione alla maratona Telethon, devol- vendo l’incasso in beneficenza. Anche i ragazzi dell’I.S.A. hanno voluto dimostrare sensibilità e fiducia nei confronti della ricerca scientifica, donando volontariamente e responsabilmente “il frutto del loro lavoro”. I libri, fino ad esaurimento delle scorte, possono essere ritirati e/o consultati presso la biblioteca comunale. Paolo Fidaleo Campo de’ fiori 47 I primi 5 lettori che avranno dato la risposta esatta, riceveranno un simpatico omaggio ed i loro nomi verranno pubblicati sul prossimo numero. Potete rispondere direttamente in redazione via e-mail all’indirizzo: [email protected] con un sms al numero: 329.1971400 48 Campo de’ fiori RESISTENZA Non che fosse il suo sport preferito, ma “correre” era l’unica attività fisica che potesse permettersi per ragioni di tempo e di età. Il sig. G si riteneva di troppo “anziano” per Gianni Bracci tornare a giocare a pallone, mentre gli impegni lavorativi non gli consentivano di dedicarsi ad altro. Mettersi scarpette e tuta per fare il giro dell’isolato in “footing” rappresentava per lui un semplice ed immediato esercizio fisico. Fu così che, conoscendo questa sua abitudine, quando a scuola promossero l’iniziativa benefica de “La Grande Maratona di Capodanno”, i suoi bambini non se lo fecero ripetere due volte iscrivendolo immediatamente tra i concorrenti. Tornarono a casa entusiasti e orgogliosi di poter vedere il loro papà tra gli atleti in gara anche se G, a dire il vero, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Quella sera, a cena, attaccò, serio, la sua arringa difensiva: “Ragazzi, cercate di capirmi, non sono assolutamente allenato per un evento simile. Ho pure una certa età e queste sono imprese che si intraprendono in gioventù…. Insomma, facciamo finta che abbiamo scherzato, suvvia !”. Il ragionamento lì per lì poteva sembrare pure condivisibile, ma crollò sotto lo sguardo torvo della signora D che fulminò il marito: “Non fare il sempliciotto, lo dici sempre anche tu: quello che non si sa si impara! Ti alleni e vai a correre come fanno tanti altri pappemolle come te !” Come al solito la signora D aveva ragione: non poteva deludere i bambini, e poi alla maratona di beneficenza partecipava mezza città: l’importante era partecipare, non vincere. G cercò di allenarsi come poteva, anche se il peso degli anni e della pancetta si facevano sentire inesorabilmente, finché arrivò il gran giorno. La gara partiva da un grande piazzale, nel quale era riunita una folla immensa; giovani e vecchi, maschi e femmine, atleti di ogni razza e di ogni età erano pronti a partecipare alla Grande Maratona di Capodanno. G si sentiva parte di una grande avventura… e il fatto di poterla condividere con tante altre persone lo emozionava ancora di più anche se non poteva dimenticare che lo attendeva uno sforzo sovraumano: quarantadue chilometri a piedi, fiatone, vesciche ai piedi, freddo e crampi….. Chi cavolo glielo faceva fare? E poi… ce l’avrebbe fatta… chissà? Quaranta chilometri gli sembravano tanti anche in macchina, figuriamoci a piedi, ma doveva provarci, soprattutto per non delu- dere i suoi bambini, che lo accompagnarono sul luogo di partenza pieni di aspettative. Promise a sé stesso che non importava quanto ci avrebbe messo, ma sarebbe arrivato alla fine del percorso, ad ogni costo. Poco prima dell’inizio un vecchietto dal fisico scheletrico, incredibilmente arzillo per la sua età, gli si avvicinò: “Ehilà, giovanotto! Bella giornata per correre, eh?” esclamò mentre saltellava per scaldarsi, agile come un grillo. Era un veterano delle corse a piedi, gli strizzò l’occhio con uno sguardo complice: “Hai fifa, eh? Confessa! E’ la tua prima maratona? Coraggio, andrà tutto bene! Io ho partecipato a ventiquattro, dico ven-tiquat-tro, maratone !” G non aveva voglia di parlare, inebetito dal freddo e dal pensiero dell’immane sforzo che lo attendeva. Mentre si massaggiava le parti scoperte del corpo con una specie di olio canforato, quello strano signore gli sussurrò all’orecchio, a bassissima voce come quando si confida un informazione di vitale importanza: “Figliolo, ti rivelo un segreto per arrivare fino in fondo alla maratona: non devi arrenderti. Devi anda- re sempre avanti. Sempre. Un passo dopo l’altro…. Senza mai perdere la fiducia in te stesso ! Ricorda le mie parole quando sentirai il cuore in gola: un passo dopo l’altro!” “Come nella vita !” affermò G. “Già… come nella vita!” rispose lui accennando un sorriso sornione . L’altoparlante annunciò l’imminente partenza, il vecchietto si congedò facendo risuonare quelle parole: “Un passo dopo l’altro, figliolo ! Ricorda!” La gara cominciò. G si sentiva smarrito, perso, confuso in mezzo a quella fiumana tumultuosa di gente che si muoveva nel freddo. Si limitò a seguirne la scia come un automa, cercando di concentrarsi sullo sforzo da compiere mentre, ai lati della strada, ali di persone urlanti acclamavano gli intrepidi partecipanti alla Grande Maratona. Lungo il percorso, la scia dei concorrenti cominciò a snellirsi, e i più giovani staccarono il grosso del gruppo, nel quale riusciva, comunque, a mantenersi G anche se la fatica cominciava a farsi sentire. Il freddo umido sembrava ghermire i muscoli del corpo e le ossa: si muoveva sempre più stancamente. G conosceva bene quella sensazione di spossatezza alla quale sapeva di non dover cedere: nò, non poteva fermarsi, anche se sentiva il cuore scoppiare, doveva tener duro! In quei momenti non bisognava pensare ai chilometri percorsi o da percorrere, bisognava solo preoccuparsi di continuare a correre:<< Un passo dopo l’altro, senza arrendersi mai !>> pensò. E così continuò la sfida contro sé stesso e vincendo la fatica arrivò al traguardo, accolto dall’abbraccio caloroso di moglie e figli. Stremato ma felice, indossò la tuta e si godette la premiazione, perché, incredibile a dirsi, era addirittura arrivato tra i primi nella sua categoria, al di là di ogni più rosea previsione. Anche il vecchietto andò a congratularsi con lui: “Sei stato grande! Te lo avevo detto: un passo dopo l’altro…. senza arrendersi mai !” “Come nella vita !” ribattè G. “Già…. Come nella vita!” Campo de’ fiori L’angolo ... cin cin 49 di Letizia Chilelli “DESCRIZIONE OLFATTIVA” Nel corso del nostro viaggio nel vocabolario del vino, arriviamo a parlare della “DESCRIZIONE OLFATTIVA” che si avvale dei seguenti aggettivi: -Aromatico -Vinoso -Floreale -Fruttato -Franco -Fragrante -Erbaceo -Speziato -Etereo -Ampio AROMATICO È il profumo specifico del vitigno, e lo si riscontra nelle uve aromatiche: Moscati, Malvasie e poche altre. VINOSO È il profumo del vino molto giovane, che ci ricorda la vinificazione. Richiama il tipico profumo che si avverte nelle cantine al momento della svinatura, lo si riscontra particolarmente nei vini rossi. FLOREALE Si riscontra nei vini bianchi che emanano sentori di fiori in questo caso bianchi o nei vini rossi meno giovani che ci regalano sentori di fiori rossi appassiti. FRUTTATO Questo profumo ci ricorda i più svariati tipi di frutta e nel vino li ritroviamo in rapporto alla sua evoluzione e alla sua tipologia: ad esempio in alcune bottiglie si riscontrano sentori di frutta a polpa bianca o rossa, la frutta molto matura e quella esotica o sentore di confettura di frutta o frutta secca. FRANCO È un profumo pulito, netto che non lascia dubbi sulla tipologia del vino che abbiamo in esame. Protegge i tuoi valori ETEREO Ci riconduce al bouquet del vino, derivante da diversi periodi di invecchiamento. AMPIO È il profumo che abbraccia varie sensazioni che appartengono ai profumi primari, secondari e terziari. Prendiamo ora in considerazione l’esame gustativo, iniziamo parlando in modo specifico della quantità degli zuccheri contenuta nella bottiglia. Per questa descrizione useremo i seguenti aggettivi: -Secco -Abboccato -Amabile -Dolce -Stucchevole SECCO Si usa questo aggettivo quando nella nostra bottiglia non si percepisce la sensazione di dolcezza. ABBOCCATO Si dice di un vino in cui si percepisce una leggerissima sensazione di dolcezza. FRAGRANTE Questo profumo ci ricorda la freschezza delle essenze floreali e fruttate. AMABILE In questo caso la sensazione dolce non è predominante anche se chiaramente si percepisce. ERBACEO Questo profumo ci ricorda sensazioni di erba tagliata e di essenze vegetali verdi. È tipico di vini come: Cabernet Franc, Sauvignon blanc, Lagrein… DOLCE Si usa questo aggettivo quando la sensazione dolce predomina. SPEZIATO Questo profumo ci evoca sentori di spezie, come pepe, cannella, noce Silvia Malatesta - Via S. Felicissima, 25 01033 Civita Castellana (VT) Tel.0761.599444 Fax 0761.599369 [email protected] moscata, tipici dell’affinamento in botte. STUCCHEVOLE In questo caso la predominanza dolce è forte ma non è ben supportata da altri elementi, infatti in questo caso ci troviamo davanti ad una componente negativa del nostro vino. (Bibliografia “Tecnica della degustazione”A.I.S edizione 2001). Continua sul prossimo numero. 50 Campo de’ fiori Album d Civita Castellana 1959, I elementare. Foto del Signor Mauro Chiodi Sono stati riconosciuti: 1- Mauro Cerri, 2- Arsenio Magnanti, 3- Vasco Menichelli, 4- Mauro Pupi, 5- Alberto Gioacchini, 6- Mauro Chiodi, 7- Mario Piatesi. Bersaglieri a Fabrica di Roma nel 1924, foto della Signora Verena Baldassi Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere dei ricordi Campo de’ fiori 51 Fabrica di Roma 11 Giugno 1946 incontro delle quinte elementari di Fabrica di Roma e Orte. Insegnanti Anna Camuri e Mario Pucci. Foto della Signora Verena Baldassi e pubblicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno subito restituite. Civita Castellana inizi del 1900 famiglia Argelli Mezzanotte Giulia 52 Campo de’ fiori Farmacie Civita Castellana aperte nei giorni festivi di Febbraio 2007 4 Febbraio: Municipale Via Ferretti 11 Febbraio: Municipale Via Santa Felicissima 18 Febbraio: Filizzola Corso Bruno Buozzi 25 Febbraio: Municipale Via Ferretti Farmacie Corchiano e Fabrica aperte nei giorni festivi 4 Febbraio: Farmacia Minelli di Corchiano 25 Febbraio: Farmacia Liberati di Fabrica di Roma Benzinai Civita Castellana aperti nei giorni festivi di Febbraio 2007 4 Febbraio: Tamoil Via Flaminia - IP Circonvallazione - Erg Via Nepesina - Q8 Via Terni 11 Febbraio: Api Via Flaminia (Borghetto) - Enerpetroli S.S. 311 Nepesina - Total Via Terni 18 Febbraio: Schell Via Flaminia - Agip Via Belvedere Falerii Veteres 25 Febbraio: Esso Via Flaminia - Api Via Corchiano Campo de’ fiori 53 Una “Fabrica” di ricordi di Sandro Anselmi Storie e immagini di Fabrica di Roma Ruggero e la statua etrusca lasciammo i mezzi e ci avviammo a piedi verso un camminamento terrazzato, che correva davanti alle aperture di tombe a camera, scavate su una parete a strapiombo sul fosso sottostante. Procedevamo in fila indiana e, Ruggero, avanti, spiegava la storia e le leggende di quei luoghi. Io chiudevo la tessera di appartenenza all’ordine ecclesiastico fila camminando Non conoscevo Ruggero se non di fama, guardingo su un tappeto di cocci e di ma quella mattina, all’appuntamento con i minuti blocchi di tufo, risultanze di antiche miei amici, arrivò per primo. devastazioni vandaliche. Avevamo deciso, da qualche tempo, di Quasi alla fine del lungo tratturo, il mio fare una gita alla necropoli di Falerii Novi occhio si posò su un pezzetto di marmo e, non vi sarebbe stata guida migliore di che, malcelato, biancheggiava appena nellui. l’informe ciottolato. Quando il gruppo finalmente si costituì, D’istinto mi fermai, ma Ruggero, eccellenpartimmo utilizzando tutti i mezzi a dispote e vigile guida, mentre raccontava della sizione, dalle biciclette, alla vespa, oltre la Valle dei Principi, della Tomba della mia vecchia Fiat 600 Abarth, che prese a Regina, del Salto di Adamo… si girò bordo l’esperto ospite. improvvisamente e mi chiese cosa avessi Durante il breve viaggio, simpatizzammo scoperto. Io, pieno di emozione, lo invitai subito e, di lui, mi colpì la pacatezza, l’ea controllare e, con l’ansia di chi scopre un ducazione, la modestia. tesoro, ci mettemmo entrambi a scavare Capii che era un uomo di grande cultura e con le mani per dissotterrare l’oggetto. con un gusto spiccato per l’arte in genere Quasi subito ci accorgemmo che si trattae si proponeva con un modo di parlare va di una enorme statua di marmo, sdraiachiaro ed intelligente. ta sotto appena cinquanta centimetri di Arrivati davanti alla Porta di Giove, detriti! Ruggero scultore Era mancante della testa ed il panneggio, ancora ben conservato, faceva presumere che si trattasse di una scultura rappresentante un togato: perciò un patrizio o un soldato. Tra lo stupore di tutti, Ruggero ricoprì immediatamente il reperto, perché disse che se lo avessero scoperto i “tombaroli”, lo avrebbero trafugato in un attimo. Così, noi vedemmo per l’ultima volta la “nostra statua”. E sì, perché, ritornati dopo qualche tempo a controllare il nostro tesoro dormiente, avemmo l’amara sorpresa che s’era “svegliato e se n’era andato”……. Qualcuno disse che era stato portato nel museo archeologico del Forte Sangallo di Civita Castellana ed io, ancora oggi, mi illudo di riconoscerlo fra le tante statue che lì sono esposte. Ma la loro espressione enigmatica sfida la chiarezza dei miei ricordi, forse troppo lontani, e così mi confondo fra reale ed immaginario, per qualcosa che resta comunque una bella avventura di gioventù. Note biografiche Ruggero Cencelli nasce a Fabrica di Roma il 29.09.1914 e, dopo una carriera ecclesiastica interrotta (da cui Ruggeretto ‘o smonacato), dedica tutta la vita alla filosofia, alla poesia ed alla scultura. Campo de’ fiori 54 Album d 10 Marzo 1975 IV elementare di Civita Castellana - nati nel 1966 hanno festeggiato 40 anni nel 2006 sono presenti: 1- Marisa Orizio, 2- Emanuela Tronti, 3- Daniela Piunti, 4- Cecilia Carpenti, 5- Anna Rita Albertini 6- Maria Letizia Cima, 7- Vittoria Scopetti, 8- la maestra Caterina Delle Chiaie, 9- Roberta Riganelli, 10- Elisabetta Neri, 11- Valentina Chilini, 12- Mauro Zezza, 13- Roberto Costantini, 14- Rita Mariani, 15- Antonio Lucidi, 16- Carla Biccheri, 17- Stefano Corsi, 18- Marco Tontoni, 19- Mauro Federici, 20- Nello Profili, 21- Davide Lanzi, 22- Gian Paolo Di Marco, 23- Roberto De Angelis (venuto a mancare all’età di 21 anni e che tutti i suoi compagni ricordano con tanto affetto), 24- Fabrizio Palamides, 25- Marco Frausilli INDOVINELLO Lavo i bimbi e le bambine corro sempre senza fine e a finirla vo’ nel mare: chi sa ben indovinare? Avete risolto l’indovinello ?? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla GIOIELLERIA SPERANDIO Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb Campo de’ fiori dei ricordi Civita Castellana anno scolastico 1982-83 foto del Signor Francesco Barboni blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite. 55 Campo de’ fiori 56 Associazione Accademia Internazionale D’Italia (A.I.D.I.) www.campodefiori.biz www.campodefiorionline.it www.accademiainternazionaleditalia.it ATTENZIONE ci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere stati contattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che le persone incaricate a qualsiasi titolo, da Campo dè fiori, dovranno essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firmata dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato stesso. L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento. Campo de’ fiori è la più grande vetrina per i tuoi affari. La pubblicità su Campo dè fiori arriva e “porta bene” ed entra nelle case di milioni di lettori. TEL. 0761/513117 [email protected] Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT) SOSTENETE CAMPO DE’ FIORI CON IL VOSTRO ABBONAMENTO CARTOLINA DI ABBONAMENTO ANNUALE SI desidero abbonarmi a : Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 I miei dati Nome___ ____ __________________________________ Cognome________________________________________________ data di nascita_______________ __________Città________________________________________________________Prov._______ Via_______________________________________________________________Telefono____________________________________ Desidero regalare l’abbonamento a: Campo de’ fiori (12 numeri) a € 25,00 Il regalo è per: Nome_______________________________Cognome_________________________________________________________________ data di nascita___________________________Città______________________________________________________Prov.________ Via_________________________________________________________________Telefono__________________________________ effettuerò il pagamento con c/c postale n. 42315580 intestato alla Associazione Accademia Internazionale D’Italia - P.za della Liberazione n. 2 - Civita Castellana Data______________Firma__________________________________ Autorizzo il trattamento dei miei dati personali secondo quanto disposto dalla legge n. 675 del 31.12.1996 in materia di “Tutela dei dati personali”. Titolare del trattamento dei dati è Campo de’ fiori - P.za della Liberazione,2 - 01033 Civita Castellana (VT) Data______________Firma__________________________________ Per abbonarti puoi spedire questa cartolina a Campo de’ fiori - P.za della Liberazione, 2 - 01033 Civita Castellana (VT) o puoi trasmetterla per fax allo 0761 . 513117 Campo de’ fiori 57 La rubrica dei perchè Perchè la bandiera USA è così ? L’evoluzione grafica della bandiera americana che ha portato all’attuale versione è di Arnaldo Ricci complessa ed è strettamente legata a fatti storici ben precisi. Tutti sappiamo che la maggior parte dei territori che attualmente costituiscono gli USA erano nient’altro che colonie dellIimpero Britannico; sappiamo anche che, per svariati motivi, che non sono oggetto di questo articolo, 13 di queste colonie si ribellarono alla madre patria, dando il via a quella che fu chiamata la rivoluzione americana, capeggiata da George Washington, che dichiarò l’indipendenza dalla madrepatria il 04.07.1776. Si era appena all’inizio di una guerra lunga e sanguinosa che si concluse solo nel 1783 con la rinuncia della Gran Bretagna al proprio dominio. Ebbene, per il primo anno di guerra, gli americani ribelli adottarono come bandiera quella con tredici strisce orizzontali rosse e bianche ( 13 perché le colonie ribelli erano 13) ed un riquadro in alto a sinistra raffigurante la bandiera della Gran Bretagna (fig. 1). A mio avviso, questa versione di bandiera rifletteva forse lo stato d’animo di questi coloni che nel profondo del loro cuore non pensavano di potersi distaccare definitivamente dalla madre patria inglese. A circa un anno dalla proclamazione dell’indipendenza, ed esattamente il 14.06.1977, il congresso da poco costituito, adottò come bandiera della Confederazione degli Stati Americani ( a quel tempo non avevano ancora adottato la denominazione USA ) quella che vedete in fig.2, con tredici strisce e tredici stelle. Prima di prendere questa decisione, vi furono numerose proposte da parte di vari esponenti politici; una di queste proposte venne addirittura immortalata in un quadro raffigurante G. Washington mentre esamina un campione. Come detto precedentemente, venne però scelta quella di fig. 2 , essa venne poi appellata ovviamente in inglese “stars and stripes flag”. Negli anni successivi, come tutti sappiamo, si verificarono grandi mutamenti politici e territoriali che portarono passo dopo passo a nuove annessioni territoriali di quella realtà definita poi USA. Non posso descrivere tutti questi eventi ma citerò i più salienti; per esempio la guerra contro il Messico, vinta dagli USA e che portò all’annessione della California e del Texas. Non sempre però gli eventi furono bellici; la Louisiana infatti venne acquistata pagando fior di dollari alla Francia. Ogni volta che un nuovo territorio, definito successivamente Stato, veniva annesso agli USA, si aggiungeva una stella sul lato superiore sinistro della bandiera; le strisce invece rimasero sempre 13, anche nella bandiera attuale. Questo per continuare ad indicare che gli stati fondatori erano 13. Secondo questo concetto, si è arrivati alla bandiera attuale con 50 stelle, adottata ufficialmente il giorno 11. 04 .1960 con l’ingresso negli USA dello stato delle Hawaii (fig.3). Debbo segnalare una particolarità: a partire dal 04.07.1818 si decise che ogni volta che veniva ad aggiungersi un nuovo stato, per aggiornare ufficialmente il numero delle stelle sulla bandiera, si doveva comunque aspettare la data del quattro luglio successivo. Soprannomi fabrichesi Bomma Stridò Terremoto Schioppo Spanò Spallona Catanò Biferò Gesù Maria Totore Gommele Micio Micetto Miciotto Bruscaceci Preciso Metifame Favarino (fig.1) bandiera utilizzata durante la prima fase della rivoluzione (fig.2) prima bandiera ufficiale degli USA (fig.3) bandiera attuale USA Proverbio Corchianese Chi và per sceglitura sceglie gioia e conciatura BANDIERE DAL MONDO Sapresti dirci a quale nazione appartiene questa bandiera? Il primo che indovinerà e ne darà comunicazione in redazione, riceverà un simpatico omaggio offerto dalla gioielleria PONTE VECCHIO 58 Campo de’ fiori Annunci LAVORO -ESEGUO LAVORI di ricamo a punto croce, uncinetto e filet per: bomboniere, articoli per bambini e per la casa - anche con materiali forniti dal cliente. Tel. 335.6308356. -RAGAZZA 26enne cerca lavoro come commessa o baby sitter, pulizie casa, ottima esperienza nello stirare, solo zona Civita Castellana. Tel. 338.4912768. -RAGAZZO 29enne cerca lavoro come autista o corriere, solo zona Civita Castellana o provincia di Viterbo, a pieno contratto. Tel. 338.4912768. -SIGNORA 30enne di Civita Castellana cerca lavoro a ore come baby sitter, pulizia casa, stiratura. Disponibile dalle ore 09:00 alle ore 16:00. Max serietà. 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