7 - HARROD E DOMAR
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7 - HARROD E DOMAR
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 7 - LE ORIGINI KEYNESIANE DELLE MODERNE TEORIE DELLA CRESCITA Sir Roy F. Harrod (1900-1978), è stato “prima discepolo di Keynes, poi collega ed amico, ed infine biografo ufficiale” (Pugno, 1992). Nel 1928 egli introduce nella teoria economica il concetto di ricavo marginale; nel 1933 elabora il concetto di moltiplicatore statico del commercio estero e tra il 1936 e il 1939 formula la sua teoria dinamica del ciclo e della crescita economica. Profondo conoscitore della Teoria Generale keynesiana, Harrod ha fornito un’efficace sintesi di quella teoria basata sulla distinzione di tre concetti di reddito: quello deducibile dalla contabilità nazionale, quello di equilibrio (basato sul principio della domanda effettiva e sulle teorie della domanda effettiva) e quello di piena occupazione (stimabile con metodi statistici). Harrod nella sua teoria macro dinamica individua, in analogia allo schema analitico keynesiano, per ciascun livello di reddito il corrispondente tasso di crescita. Ciò gli ha consentito di mettere in luce la natura intrinsecamente instabile del sistema economico. C) LE RELAZIONI FONDAMENTALI DELLA TEORIA DINAMICA DI HARROD Le identità fondamentali della contabilità nazionale Sappiamo dalla Contabilità nazionale che il valore del PIL e del reddito interno lordo coincidono poiché sono misurati entrambi dal Valore aggiunto. Da questa prima identità fondamentale della Contabilità nazionale ne discende una seconda che riguarda l’identità tra l’investimento e il risparmio I ex − post ≡ S ex − post La condizione di equilibrio del reddito Nella definizione del concetto di reddito di equilibrio (YEQ) è implicita invece una condizione di equilibrio, vale a dire l’uguaglianza tra l’investimento programmato (Ia) ed il risparmio programmato: I ex − ante = S ex − ante Il reddito potenziale Il reddito di piena occupazione (Yp) (un concetto teorico) può essere stimato, ad esempio, moltiplicando il prodotto per addetto (Z) per dell’occupazione potenziale (Lp), la quale può essere fatta coincidere con le forze di lavoro: Y P = Z P * LP Ora, la possibilità che si verifichi l’uguaglianza tra tutti e tre questi livelli ( Y = Y EQ = Y p ), è del tutto casuale. 1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 Posto che valga il principio della domanda effettiva, l’offerta aggregata tenderà a convergere sul valore del reddito di equilibrio, in corrispondenza del quale l’offerta aggregata e la domanda aggregata coincidono. In questo contesto, il raggiungimento della piena occupazione è legato al fatto che nel sistema economico si formi una domanda effettiva di livello pari al reddito potenziale. Qualora ciò non avvenisse il principio della domanda effettiva farà sì che nel sistema economico si formi un gap di domanda (dato dalla differenza tra il reddito potenziale e quello di equilibrio), al quale corrisponderà un certo ammontare di disoccupazione involontaria. In quest’ottica, la politica economica keynesiana suggerisce l’opportunità di colmare tale gap mediante opportune misura di politica monetaria e fiscale. Sir Roy Harrod, nell’ultima versione della sua teoria dinamica (Economic Dynamics, Macmillan 1973), ha efficacemente sintetizzato la sua teoria nella maniera seguente: dal momento che la macroeconomia keynesiana prevede tre distinti livelli di reddito, a ciascuno di essi si potrà far corrispondere una relazione fondamentale che ne definisce il tasso di crescita: La prima relazione identifica il tasso di crescita dell’offerta aggregata (il PIL o reddito effettivo) come rapporto tra la propensione media al risparmio (supposta uguale a quella marginale) ed il rapporto incrementale capitale prodotto: Il significato della Politica economica keynesiana La teoria dinamica di Harrod: dai livelli ai tassi di crescita (costanti) Il tasso di crescita effettivo y≡ 1 I 1 S ∆Y ∆K ∆Y ∆K s ≡ = = = Y ∆K ∆K Y ICOR Y ICOR Y ICOR La seconda relazione definisce il tasso di crescita garantito (il cui significato diverrà chiaro tra poco) come rapporto tra la propensione media al risparmio (desiderata) e l’Incremental Capital Output Ratio desiderato (ICORD). Rammentando la condizione che definisce il reddito di equilibrio (l’uguaglianza, non l’identità tra l’investimento ex-ante ed il risparmio ex-ante), il valore di quel tasso potrà essere individuato sostituendo alla teoria keynesiana dell’investimento (che fa dipendere quest’ultimo dal tasso d’interesse) la teoria dell’acceleratore, che fa dipendere l’investimento ex-ante dalle aspettative di crescita del reddito. Sappiamo infatti che il risparmio ex- ante sarà dato dalla relazione S a = sY , e l’investimento ex-ante D dalla teoria dell’acceleratore 1 I a4 =4 ICOR ∆3 Y. 244 teoria − dell 'acceleratore Il tasso di crescita del reddito “garantito” Uguagliando i secondi membri di queste due relazioni, rammentando che in condizioni di crescita (quasi) uniforme l’ICOR coinciderà con il coefficiente capitale prodotto, e con qualche semplice manipolazione si otterrà che: ∆Y sd sd y = = = Y ICOR D v g g 2 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 Pertanto, con le ipotesi poste da Harrod il tasso di crescita del reddito che egli chiama garantito si potrà esprimere come il rapporto tra la propensione media al risparmio desiderata ed il coefficiente v desiderato. La terza relazione, infine, definisce il tasso di crescita potenziale (che Harrod chiama naturale) come somma dei tassi di crescita del prodotto per addetto e dell’occupazione: Il tasso di crescita del reddito potenziale tasso − di − crescita della − popolazion e π{ yp = z +l = + } p tasso − di − crescita del − progresso −tecnico Ora, poiché sotto certe ipotesi (che Harrod ha solo avanzato e che verranno dimostrate in seguito illustrando la teoria della funzione di produzione aggregata) il tasso di crescita del prodotto per addetto coinciderà con il tasso di crescita del progresso tecnico e il tasso di crescita dell’occupazione coinciderà (posto che il tasso di occupazione si mantenga costante) con quello della popolazione, il tasso di crescita naturale si potrà intendere come esogenamente determinato. Il valore di questo tasso si potrà esprimere infatti come la somma tra il tasso di crescita del progresso tecnico e quello della popolazione. B) ALCUNE IMPLICAZIONI DELLA TEORIA MACRO DINAMICA DI HARROD La versione dinamica dell’identità contabile tra risparmio e investimento Dalla prima relazione si ottiene quella che Harrod chiama la versione dinamica dell’identità contabile tra investimento e risparmio: y≡ s ⇔ {s ≡ vy { v S I Y La versione dinamica della condizione di equilibrio del reddito Dalla seconda relazione si ottiene invece quella che Harrod chiama la versione dinamica della condizione di equilibrio del reddito: sd = vd y g ⇔ Y I ex −ante S ex −ante = Y Y Quest’ultima sta ad indicare quella situazione nella quale “i produttori (e i consumatori) sono soddisfatti di quello che stanno facendo”. In essa, il tasso di crescita garantito (yg) assume il ruolo (analogo a quello ricoperto dal reddito di equilibrio nel contesto della teoria keynesiana), di far sì che nel sistema economico si formi proprio quella quota di risparmio desiderato in grado di eguagliare la quota dell’investimento desiderato. 3 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 Si noti la sorprendente analogia con lo schema keynesiano: a fronte di tre distinti livelli di reddito, Harrod contrappone tre distinti tassi di crescita dello stesso. Pertanto, anche nella teoria macro dinamica di Harrod il fatto che il sistema economico possa trovarsi in una situazione di equilibrio dinamico (con tutti e tre i tassi di crescita uguali) è del tutto casuale: essendo determinati da fattori diversi, non è affatto detto che i tre tassi di crescita debbano risultare uguali tra di loro, anzi normalmente non lo saranno, per cui si avrà che y ≠ y g ≤ y p . L’analogia tra le due formulazioni della teoria keynesiana, quella macro statica di Keynes e quella macro dinamica di Harrod è tuttavia soltanto apparente; infatti, mentre nella teoria statica keynesiana il principio della domanda effettiva assicurava la convergenza del livello del reddito effettivo su quello di equilibrio, nella teoria macro dinamica di Harrod una eventuale diversità tra i tassi di crescita costanti renderebbe la situazione instabile, in quanto in questa teoria il tasso di crescita garantito è intrinsecamente instabile. Nella teoria macro dinamica di Harrod, quindi, la situazione particolare che la crescita possa essere, al tempo stesso equilibrata e appropriata ( y = yg = yp ) è del tutto casuale. 142 4 43 4 La casualità della crescita equilibrata e appropriata crescita − equilibrata − e − appropriata y = yg ≠ y p 142 4 43 4 La crescita equilibrata ma non appropriata . crescita − equilibrata − ma − non − appropriata La crescita non equilibrata e non appropriata La crescita, infine, potrebbe non essere né equilibrata né appropriata, vale a dire: y ≠ yg < yp 142 4 43 4 . crescita − non − equilibrata − e − non − appropriata Il principio di instabilità E’, infatti, assai probabile che quand’anche la crescita fosse equilibrata (vale a dire stabile lungo il sentiero di crescita del reddito di equilibrio), essa possa non essere appropriata (vale a dire stabile lungo il sentiero di crescita del reddito potenziale). In tal caso si avrebbe che In questa teoria, inoltre, il principio della domanda effettiva, che prevede la convergenza del reddito effettivo su quello di equilibrio, viene ad essere sostituito dal principio di instabilità, secondo il quale, “uno scostamento dal sentiero garantito induce un ulteriore allontanamento da esso”. Secondo Harrod, quindi, il processo di crescita è intrinsecamente instabile. 4 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 I due problemi dell’economia dinamica secondo Harrod In sintesi, secondo Harrod, in un’economia dinamica “vi sono due insiemi distinti di problemi, sia per l’analisi teorica che per la politica economica, vale a dire: 1) la divergenza tra il tasso di crescita garantito e quello naturale, e 2) la tendenza del tasso di crescita effettivo ad allontanarsi da quello garantito. Il primo è il problema della disoccupazione cronica, il secondo è il problema del ciclo economico” [Harrod (1948)]. C) AFFINITA’ E DIFFERENZE TRA KEYNES E HARROD Affinità e differenze tra Keynes e Harrod Nonostante le apparenze, tra Keynes e Harrod vi sono affinità e differenze significative: 1. entrambi ritengono che i meccanismi di mercato siano inadeguati ad assicurare e il raggiungimento della piena occupazione ed il suo mantenimento nel corso del tempo; 2. questo fatto giustifica per entrambi la necessità dell’intervento pubblico correttivo (la Politica economica); 3. diversa è invece la concezione della Politica economica: secondo Keynes essa dovrebbe avere lo scopo di sopperire alla cronica carenza di domanda effettiva; secondo Harrod, essa dovrebbe, da un lato, fronteggiare l’instabilità ciclica e, dall’altro, conciliare la crescita equilibrata con quella appropriata; 4. infine, mentre nella teoria macrostatica keynesiana gli investimenti sono autonomi (nel modello reddito-spesa) e/o dipendono dal tasso d’interesse (nel modello IS-LM), nella teoria dinamica di Harrod gli investimenti dipendono dalle variazioni del reddito (via teoria dell’acceleratore). D) LA NATURA DICOTOMICA DEGLI INVESTIMENTI: IL MODELLO DI DOMAR Il problema di Domar Mentre Roy Harrod si proponeva di elaborare una versione dinamica della Teoria Generale keynesiana, l’obiettivo di Evsey D. Domar (1914-1997) era molto meno ambizioso. Egli si proponeva, infatti, di “colmare o comunque ridurre il gap lasciato nella teoria del reddito e dell’occupazione dal modo particolare con cui Keynes ha trattato l’investimento” [Domar (1957)]. Per Domar, infatti, l’attività di investimento ha una natura dicotomica, in quanto “la costruzione di una nuova fabbrica ha un effetto duale: essa aumenta la capacità produttiva e genera reddito” [Domar (1947)]. Il problema di Domar consisteva dunque nell’individuare a quale tasso gli investimenti avrebbero dovuto crescere “al fine di far sì che l’incremento del reddito eguagliasse quello della capacità produttiva”. La risposta a quel problema è fornita dalla soluzione di un’equazione fondamentale, quella che individua “il tasso di crescita dell’investimento e/o del reddito nazionale che è necessario affinché siano mantenuti in equilibrio questi due effetti dell’investimento”. 5 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 Le ipotesi su cui si basa il modello di Domar sono le seguenti: 1. l’ assenza di inflazione; 2. l’ assenza di ritardi temporali; 3. gli ammortamenti considerati al costo di sostituzione; 4. l’esistenza di una piena capacità produttiva; 5. l’equilibrio inteso come capacità produttiva uguale reddito; Sotto queste condizioni l’equazione fondamentale si riduce ∆Q all’espressione riportata di seguito, dalla quale, ponendo = σ si ∆K ricava agevolmente il tasso di crescita (costante) degli investimenti: Le ipotesi del modello di Domar 1 ∆I s { L’effetto duale dell’investimento effetto − sul − reddito ∆Q I ∆2 K3 1 = effetto − sulla − capacità − produttiva Considerato che con il pieno utilizzo della capacità produttiva quest’ultima è uguale al reddito, il coefficiente σ altro non è che il reciproco dell’ICOR. Il tasso di crescita degli investimenti, vale a dire la soluzione del problema di Domar, coincide quindi con il tasso di crescita del reddito che, nella teoria di Harrod, consente la crescita equilibrata: ∆Q S ∆Y ∆I s = σs = = s= =y I ∆K Y ∆K ICOR La soluzione del problema di Domar sostanzialmente identica (ma con diverso significato e partendo da ipotesi differenti) alla formula che identifica il tasso di crescita del reddito nella teoria di Harrod. Domar introduce poi il concetto di “grado di capacità produttiva utilizzata”, intendendo con questa espressione il rapporto tra la produzione (reddito) e la massima capacità produttiva esistente: produzione−effettiva Il grado di utilizzazione della capacità produttiva } Yt Q {t χt = = Y0 (σs − q )t e Q0 capacità − massima Il mantenimento della piena occupazione richiede che gli investimenti e la capacità produttiva crescano allo stesso tasso Partendo sempre da una situazione di piena utilizzazione della capacità produttiva, affinché nel corso del tempo la stessa rimanga sempre pienamente utilizzata occorre che gli investimenti (e quindi il reddito) crescano allo stesso tasso della capacità produttiva: σ1s2 (= 3 y) < crescita equilibrata 6 q{ crescita potenziale ⇔ χ t ↓ nel − tempo 14 4244 3 disoccupazione cronica UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA CORSO DI ECONOMIA DELLO SVILUPPO a.a. 2012-2013 In caso contrario, infatti, si avrà “capacità produttiva inutilizzata e disoccupazione”. Il problema della instabilità presente sia nella teoria di Harrod che nel modello di Domar troverà una prima (ancorché non definitiva) soluzione con le ipotesi adottate dal Premio Nobel Robert Solow, il quale farà riferimento ad una «funzione di produzione aggregata», una teoria che richiede uno specifico approfondimento e che verrà illustrata nelle lezioni successive. 7
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