Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510) – Le Allegorie: La nascita di
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Sandro Botticelli (Firenze 1445-1510) – Le Allegorie: La nascita di Venere (1483-85) - La Primavera (1482 circa) A Firenze il mecenatismo dei Medici e la committenza della borghesia colta stimolano la concorrenza fra gli artisti. In pittura, sulla scia di Masaccio si sviluppano varie scuole di artisti: dalla bottega del Verrocchio, in rivalità con quella del Pollaiolo, emergono Botticelli, Ghirlandaio e Perugino. Botticelli (già allievo di Filippo Lippi) è sicuramente il pittore più colto e raffinato, con l’eleganza del disegno e la sinuosità della linea appresa proprio dal Verrocchio. Con le sue scene mitologiche interpreta perfettamente la cultura neoplatonica ( > che cosa significa? teoria per cui l’uomo può attingere a una dimensione ideale, pura e perfetta, trascendendo la realtà mediocre e materiale) che Sandro rappresenta con personificazioni delle divinità quali simboli etici, guide per il cammino dell’uomo verso Dio e il Paradiso, che si ambientano in favole spirituali in cui non c’è posto per ciò che è brutto, mortale, scomodo, anche a costo di non risultare verosimili. Non mirano a questo ma a creare un mondo di sogno, magico, perfetto e assoluto. La nascita di Venere, di cui non si sa la collocazione originaria (la Villa di Castello, ora sede dell’Accademia della Crusca) ne il motivo della committenza, è più un arrivo di questa sulla terraferma dal mare sospinta dai venti (Zefiro e Aura). Accanto una giovane donna (una delle grazie/l’Ora della Primavera/la Maternità) con la veste ricamata con tralci di rosa e rami di mirto (sacri a Venere) si accinge a coprire Venere. Il dipinto pur con figure in movimento sembra però immobile, immerso in una quiete eterna, come fosse un rituale religioso solenne, anche se pagano > che significa? . Ci sono numerose citazioni di opere antiche: la scultura della Venere Pudica, i geni alati sulla Tazza Farnese (cammeo in agata sardonica del II sec. a.c.) così come riferimenti letterari a fonti classiche (un inno omerico alla dea Afrodite, versi di Ovidio e Esiodo) che la cerchia umanistica di Lorenzo il Magnifico conosceva e rielaborava: la filosofia sottostante rivela un atteggiamento verso la vita misticheggiante > che significa? (vedi dizionario), preferendo la contemplazione piuttosto che la vita attiva. La venere potrebbe rappresentare quindi quell’ideale di bellezza superiore e virtuosa > che significa? Come detto non si conosce la ragione per cui Botticelli abbia dipinto la tela, forse per la nascita di una piccola Medici (Maria Margherita, 1484) a vedere i fiori d’arancio (il nome latino, citrus medica, richiamerebbe il cognome) e le margherite sul manto rosa, il mare (assonante a Maria). Infine “Margarita” è la traduzione latina di perla. La primavera deve questo nome al Vasari, è uno dei quadri se non il quadro emblematico del Rinascimento, ed è la prima raffigurazione di divinità pagane a grandezza naturale del mondo postclassico, evoluzione degli arazzi francesi e fiamminghi, posseduti a Firenze. E’ infatti una sorta di tappezzeria vegetale, senza prospettiva ne profondità. Era destinata a una elite> che significa?, capace di capire i complessi riferimenti letterari, filosofici e iconografici. E’ infatti ancora incerto il senso e il motivo della rappresentazione, che ci appare ancor’oggi come un messaggio cifrato. Fonti possibili per questa scena sono l’Asino d’oro di Apuleio e la Metamorfosi di Ovidio, ma anche una lettera del letterato Marsilio Ficino che esortava Lorenzo di Pierfrancesco (cugino del Lorenzo Magnifico) a contemplare la Venere come Humanitas (carattere relativo alle attività spirituali dell’uomo), bellezza virtuosa e intellettuale. Nel giardino delle Esperidi, (giardino degli dei ideale e eterno dove crescono i pomi d’oro, nel Rinascimento identificati con i limoni e le arance, ma in tutto il dipinto sono stati riconosciute cinquecento specie vegetali) le tre grazie sono interpretate come tre forme di amore: saper dare, saper ricevere, saper restituire, Zefiro che soffia il vento di Marzo e rapisce la ninfa Clori che accetta di sposarlo e viene trasformata in Flora, che manda i fiori in terra dal suo grembo. Infine Mercurio/Hermes che tiene lontane le nubi col caduceo, bastone alato con due serpenti attorcigliati. Tecnicamente le figure di Botticelli sono meno solide e verosimili di quelle di Masaccio, però più aggraziate, quasi sospese con i piedi che sembrano neanche poggiare ma sfiorare il prato. I volumi non sono costruiti plasticamente dalle ombreggiature, che Botticelli accenna appena, ma modellati da una linea di contorno netta ma morbida e flessuosa. Il colore è brillante e trasparente (vedi i veli delle tre grazie), grazie all’uso della tempera grassa: tempera con l’aggiunta di olio.
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