N°26 del 13/07/2007
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N°26 del 13/07/2007
Ann o IX n°26 - www.unicosettimanale.it - 13 luglio 2007 € 1,00 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via della Repubblica, 177 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Dir. Com. Business Salerno - Abb. annuale 20,00€ CAPACCIO Marino dà lo sfratto ad Agorà Parco, è l’ora di uomini nuovi Carmine Cocozza* “Parco, nuovo gruppo dirigente o Tarallo per sempre!” Il titolo sul settimanale Unico è di quelli che fanno pensare, o almeno dovrebbero. Pone degli interrogativi, nomina persone, enuncia probabili soluzioni. Sembrerebbe una richiesta “tombale” sulla intera vicenda, come se, l’ente di cui si parla non fosse stato presentato come la “soluzione” ai mali atavici delle aree interne della nostra sconfinata provincia! Facciamo un poco di storia: all’inizio era il Parco più grande d’Europa e nonostante racchiudesse più territori, decisero di chiamarlo del Cilento e del Vallo di Diano, invano chiedemmo fosse aggiunto il toponimo “Alburni”, restammo inascoltati. Nel tempo, permisero al gruppo dirigente di utilizzare personale e sedi che nel tempo hanno sedimentato il toponimo di Parco del Cilento; molti si sono giustificati affermando che intendevano una area vasta comprensiva di tutto il perimetro! Tant’è! Dopo La Valva e i suoi professori ed insieme ai rappresentanti della comunità del Parco (Sindaci e Presidenti di Comunità Montane, Provincia e Regione Campania), e dopo la “pianificazione” delle ingenti risorse iniziali si è passati al “Presidente rappresentante del territorio con un consiglio di amministrazione anch’essi considerati locali…”. Da qui bisogna partire. Perché il “territorio” ha cominciato ha soffrire il parco? Perché si è stati contro il commissario di nomina del centro destra e si tace su questo di centro sinistra? Ad onor del vero al Professor Tarallo non si possono additare tutte le responsabilità, soprattutto non dovrebbero farlo quelle persone di sinistra e di destra che fin dall’inizio, bellamente, hanno partecipato a scelte programmatiche e gestionali di corto respiro, siamo tutti responsabili, ciascuno per le responsabilità ricoperte! In tutto c’è un inizio ed una fine, le non scelte hanno sempre fatto le fortune dei territori più popolosi, hanno impoverito di più i poveri ed il territorio. All’esterno, si può scorgere, una sorta di “regia” che mette in competizione uomini ed istituzioni di territori tutti interni al perimetro del parco: competizione tra poveri, Cilento contro Vallo di Diano, mentre altrove si giocano partite decisive. continua a pagina 9 EBOLI pagina 12 ROCCADASPIDE Litorale, un giorno di follia pagina 3 Trasferito il distretto sanitario pagina 10 AGROPOLI Domini e Giuliano: dove va l’opposizione pagina 5 C ONC ERT O PER LA ST ORIA 1 L UGLIO - 1 50° A NNIVERSARIO D ELLA SPEDIZIONE D I P ISACANE LA B ANDA D EI C ARABINIERI S I E SIBISCE NELLA C ERTOSA D I P ADULA A PAG. 2-8 AGROPOLI E CAPACCIO Mancato rispetto del mito C I L E N T O - E S TAT E Quando Annamaria Franzoni mise piede a Camerota Nel cercare di descrivere alcuni aspetti del presente dei due Comuni, trovo naturale andare a cercarmi spazio tra i racconti più antichi del nostro mondo, vale a dire i miti, nei cui confronti, è possibile, talvolta, nutrire uno strano e particolare interesse. I miti narrano storie fantastiche, nelle quali si muovono esseri immortali e mortali, eroi e semidei, animali reali e immaginari, esseri dalle sembianze in parte umane e in parte animali, forze della natura personificate. Ma, come si apprende anche da un delizioso libro scritto da un’ottima insegnante di “Diritto greco antico”. Quando Goethe e Shelley arrivarono in Cilento, a Paestum, quando Eugenio Montale scoprì “ Palinuro, come uno squalo smisurato, cariato d’oro”, quando Hemingway scrisse ad Acciaroli “ Il vecchio e il mare”, quando Alfonso Gatto trascorreva le sue estati a Palinuro, quando Ungaretti arrivò nelle “Terra Promessa” del Cilento, quando Bob Dylan fece un concerto tra i templi di Paestum Franco Battiato, quando De Andrè, De Gregori, Miles Davis, Gianna Nannini cantarono a Palinuro, quando a Pioppi è arrivata Valeria Golino, quando ad Agropoli è andato il tronista “ Costantino” ...quando Annamaria Franzoni mise piede a Camerota...Pagine di giornali e foto dedicate alla vacanza della Franzoni a Marina di Camerota. NICODEMO BASSI continua a pag. 12 continua a pag. 9 ’interno l’inserto 2 MEMORIE n°26 13 luglio 2007 “Pisacane fallì ma il suo sacrificio è stato utile” La banda dei carabinieri e Bassolino concludono le celebrazioni a Padula “Pisacane ha fallito con la sua sfortunata Spedizione, ma allo stesso tempo, il suo non è stato un sacrificio inutile. Con le sue gesta ha alimentato negli italiani il sentimento della patria. E’ questa l’eredità lasciata da Carlo Pisacane”. Lo ha detto il governatore della Campania Antonio Bassolino a conclusione della tre giorni delle Celebrazioni per il 150° anniversario della Spedizione di Carlo Pisacane, che si è tenuta nella Certosa di San Lorenzo a Padula. L’appuntamento, organizzato dalla Provincia di Salerno - Assessorato ai Beni e alle Attività Culturali e curato dall’Associazione Culturale Società Aperta, per tre giorni ha visto i massimi esperti e studiosi della Storia Risorgimentale confrontarsi sui temi principali della sfortunata spedizione, sul ruolo e la figura che Carlo Pisacane ha avuto nel percorso della storia risorgimentale del Meridione d’Italia. Prezioso l’apporto fornito dalle relazioni dei giovani ricercatori dell’Ateneo di Salerno che, nel corso delle loro ricerche, così come ha dichiarato Carmine Pinto, coordinatore del progetto, hanno aggiunto nuovi dettagli alla spedizione ricavati da archivi privati finora scono- di Padula, restaurato a cura dell’Ufficio Patrimonio Beni Culturali della Provincia di Salerno, accoglie i resti mortali di una novantina di patrioti della spedizione di Pisacane, che caddero nel comune di Padula. All’ingresso del sacrario su due laAlcuni sindaci del Vallo di Diano pidi il ricordo della parola d’ordine di sciuti come, solo per citarne qualcuno, Pisacane usata dalla Spedizione nel quello della famiglia Musolino in cui 1857 “L’Italia agli italiani” e la rispoesiste un carteggio inedito con Pisaca- sta alla parola d’ordine “Gli italiani per ne. Nel corso delle celebrazioni con essa”; lungo il percorso altre pietre seuna solenne cerimonia alla presenza di polcrali dove compaiono invece i nomi alte autorità civili e militari è stato ri- delle persone che parteciparono ed orconsegnato alla pubblica fruibilità il ganizzarono la spedizione a Genova, “Sacrario dei 300”, luogo di riflessio- Napoli e Salerno. Alla Banda dell’Arne – come lo ha definito l’assessore ma dei Carabinieri, nota in ogni parte provinciale alla cultura Gaetano Are- del mondo per la varietà del suo repernare – che conserva i resti di coloro che torio, per la perfezione formale delle caddero a Padula nel corso della spe- sue esecuzioni e per il fascino che sudizione. Il Sacrario sistemato in prossi- scitano i suoi orchestrali, il compito di mità della chiesa della SS. Annunziata far calare il sipario sulle celebrazioni Il Gover natore f er ito ma non domato dal potere Bassolino Antonio, il governatore arriva all’incontro in ritardo, come è “giusto” che sia all’appuntamento con la storia di Carlo Pisacane. Si spazientisce perfino Peppino Cacciatore, relatore sul tema. All’arrivo, i modi sono sbrigativi, i saluti appena accennati, la mano allungata per strette d’ordinanza, ma la mente divaga. Scarno il viso, stanchi gli occhi, pollice al mento, medio e indice tra il labbro superiore e il naso a nascondere pensieri. Piegata è la testa a sottolineare il doppio mento e sguardo lungo a scrutare la platea seduta nel refettorio della Certosa. In cartella gli appunti di un discorso non banale: “Pisacane ci ha lasciato un insegnamento attuale: farsi Stato e Nazione ritrovando le ragioni di un impegno.” Svanita è l’aureola del sindaco salvatore, oggi porta solo la croce del non fatto ma anche di qualche errore come la “nomina” a senatrice della sua compagna seduta in platea tra Andria e Paladino. È evidente la sofferenza di un uomo che ha saputo svoltare un territorio ma che è, oggi, costretto a segnare il passo per aver voluto sempre mediare contro natura. La spinta propulsiva si è esaurita, molti suoi estimatori ritirano le armi e fanno fatica a sostenere le sue ragioni. Ci vorrebbe una rivoluzione, ma manca il rivoluzio- Antonio Bassolino e Gaetano Arenare nario. S’illumina descrivendo i tratti del “patriota napoletano che puntò sulla povertà e sulla voglia sopita di rivoluzione del Cilento”. Forse è proprio il distacco che ha posto tra se stesso e la voglia di rivoluzione della gente moderna che lo ha reso irriconoscibile dai soggetti portatori di nuove povertà che, oggi, come successe a Pisacane, sono pronti a “giustiziarlo” politicamente, s’intende, sull’altare della restaurazione democristiana. Ma il politico è di razza, e sa bene che il suo futuro politico dipende da come si giocherà la partita del nuovo soggetto politico, il costituendo Partito Democratico. Possiamo star certi che non mancherà di far sentire il suo ruggito di combattente. biesse Nella foto sopra Antonio Bassolino e Gaetano Arenare per la ricorrenza del 150° anniversario della Spedizione di Pisacane. Il celebre complesso musicale bandistico diretto dal Maestro T. Col. Massimo Martinelli si è esibito presso la Corte esterna della Certosa di San Lorenzo di Padula. Oltre 1500 le persone che non si sono lasciate sfuggire la preziosa occasione e sono accorse numerose per ascoltare le note del celebre complesso musicale bandistico. La formazione composta da 102 orchestrali in uniforma nel suggestivo complesso certosino ha eseguito numerosi brani tratti dal vastissimo repertorio della Banda, tra cui I Vespri Siciliani Sinfonia di G. Verdi , la Farandòle di G. Bizet, la Norma (Fantasia) di Vincenzo Bellini, la Fedelissima (Marcia d´Ordinanza dell´Arma dei Carabinieri) e l’ Inno Nazionale Italiano di Michele Novaro. Lo straripante pubblico, entusiasta, ha chiesto a gran voce che i Maestri - militari dell’Arma continuassero a suonare. Anche in questo caso la Banda dei Carabinieri non li ha delusi eseguendo, fuori programma, ulteriori brani del proprio repertorio classico napoletano. Antonella Citro La banda dei Carabinieri in concerto per Pisacane La Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri ha concluso in maniera superba, nella corte esterna della Certosa di Padula, con un’esibizione eccezionale, le manifestazioni collegate al 150° anniversario della Spedizione di Carlo Pisacane. Nell’incantevole scenario di questa grande piazza circa mille persone hanno assistito al concerto diretto dal maestro tenente colonnello Massimo Martinelli. Le note suggestive dei 102 orchestrali, dal capiente palco preparato per l’occasione, hanno invaso il grande teatro all’aperto, facendo vibrare i muri della foresteria della Certosa, deliziando i presenti e dileguandosi poi verso l’immensa volta celeste. I brani proposti di genere diverso: l’impeto melodico della sinfonia de “I vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi, “La Farandole” , danza popolare provenzale di Geoges Bizet, un assaggio del mondo magico e avventuroso di “Tom Sawyer Suite” di Franco Cesarini, la “Norma” di Vincenzo Bellini, un eccezionale medley “Glenn Miller Story” di Glenn Miller, “La Fedelissima” Marcia d’ordinanza dell’arma dei Carabinieri di Luigi Cirenei e per concludere L’Inno Nazionale Italiano “Fratelli d’Italia” scritto da Goffredo Mameli e musicato da Michele Novarro. È noto che la Banda Musicale dell’Ar- Massimo Martinelli ma dei Carabinieri è in grado di interpretare un repertorio molto vasto, dalle tradizionali marce militari ai brani classici e moderni. Le sue esecuzioni, per la perfezione formale, per il fascino che suscitano i suoi orchestrali con le loro splendide uniformi, per la loro magnifica compostezza e la regale esibizione musicale offrono uno spettacolo unico. Il maestro d’orchestra, Massimo Martinelli (nella foto) ha diretto i carabinieri musicisti con grande enfasi ed ogni parte del suo corpo era proteso verso i suoi “uomini”. Con gli occhi riusciva a coordinarli in modo magistrale, i suoi movimenti erano musica come le note che fuoriuscivano dai vari strumenti. E’ stato un vero piacere poter assistere dal vivo ad uno spettacolo unico nel suo genere. Gina Chiacchiaro n°26 13 luglio 2007 3 EBOLI Un giornata di follie al mare. Eboli o Milano Marittima? Viaggio tra gli spar tifuoco di Campolongo E’ nostra abitudine vestire, ogni estate, i panni del turista settentrionale, nato a Eboli, ma residente nella nebbiosa Padania. L’uomo che non deve chiedere mai. Faccia da pirla, lo chiama sulle Prealpi. Abituato a svegliarsi ogni mattina alle sette, a trovare le pantofole al punto giusto, la segretaria sempre truccata, gli appuntamenti tutti in ordine,l’autista sotto casa, l’amante in chat, eccetera eccetera. L’ebolitano nordico, come ogni estate, rientra nella sua città natale. Eboli 2007. Torna dagli amici, gli mostra il Suv nuovo, con sei airbag, otto casse stereo, aria condizionata da gelarti l’apparato urologo, dvd e ipod sudcoreani, navigatore satellitare con corso di autostima, antenna satellitare con Sky prima fila, Tim, Moggi e Tronchetti, tutto compreso. Lasciati gli amici davanti al bar del briscolone, l’ebolitano calato dal nord si complimenta con l’assessore Cicalese. Quest’anno il piano traffico non è cambiato. Acceso un cero al comune di Eboli, l’ebolitano padano arraffa la famiglia sonnecchiosa e si dirige a mare. “Sarà una giornata rilassante” pensa. Senza sapere che...giunto alla Marina di Eboli l’impatto è come un piatto di cipolle, la mattina appena svegli. Al primo spartifuoco, il turista lumbard ebolitano incontra sei parcheggiatori abusivi che si contendono 100 macchine parcheggiate sul lato destro e sinistro della pineta. In fondo al tunnel pinetato, s’accorge che il lido, metà cemento e metà legno, è ancora in costru- zione. Innestata la retromarcia con comando vocale, anche in versione vernacolare, l’ebolitano nordico si dirige al secondo spartifuoco. Altro scenario ingrato. Lato sinistro della pineta, tutto occupato dalle auto in sosta selvaggia. Sul lato destro, c’è giusto un metro e mezzo per far passare le macchine ferme da ore. Fila indiana solo andata. Per il ritorno, si prega di passare dopo le 13. Al terzo spartifuoco, il passaggio è bloccato da un gruppo di prostitute rumene, con tanto di dente dorato tra le gengive. Al quarto spartifuoco, ci sono le nigeriane e le senegalesi che si contendono spazi angusti e clienti sempre presenti. Al quinto spartifuoco compare un cartello: “Attenzione, esercitazione quad (si legge com’è scritto) dei vigili urbani. Si prega di tornare indie- L e p a g e l l e. . . Mario Trevisant, Dfc, voto 3: è la star del consiglio comunale sugli extracomuniatari. Trevisant versione duplice. La sera in aula perde le staffe, accusando l’opposizione: “state dando un pessimo spettacolo, vergognatevi”. Il problema vero lo spiega Vincenzo Clemente, Udc: “Caro Trevisant, ti agiti perchè non hai la maggioranza per approvare la delibera. Lo spettacolo indegno lo sta dando il centrosinistra”. Ottenuto il soccorso di Rifondazione e Socialisti, Trevisant è riuscito a far approvare la delibera di buoni propositi per gli extracomunitari. La questione vera, i 900 mila euro di fondi, si gioca a Napoli. Trevisant non l’hanno nemmeno invitato. La mattina dopo il consiglio comunale, Trevisant autocelebra la seduta, parlando di serata dai toni armoniosi: “e’ stata una seduta dall’alta discussione politica”. Alta nei toni, caro Trevisant, non certo nei contenuti. Al bluff del giorno dopo siamo abi- tuati. Occhio, dottor Trevisant, prima di bacchettare l’opposizione, guardi i problemi che ha nell’Unione. Travisante Trevisant. Antonio Corsetto, (Forza Italia), voto 7: molti lo davano per morto, politicamente. In tanti dicevano che si era assopito. I colleghi più cattivi, in aula, sostenevano che si era alienato a Prodi. Corsetto li ha smentiti. E da circa un mese si dimena e denuncia tutte le storture del Palazzo. Ottima risposta a chi gli dava del deceduto: “Il centrosinistra? Mentre in aula si parlava di fratellanza e accoglienza per gli extracomunitari, nei corridoi del comune altri esponenti del centrosinistra scherzavano sui forni crematori per i marocchini”. Ogni settimana, parte una letterina. A firma di [email protected] (è la sua mail). Corsetto scrive al sindaco Re Artù e alla corte dei suoi Lancillotti per denunciare le anomalie frequenti in Comune, come la nomina del prossi- tro”. Tornando indietro, spunta un altro cartello: “Ci avete creduto, eh? Era uno scherzo”. Dei quad, infatti, non c’è traccia. L’inseguimento delle prostitute in pineta e i salvataggi in riva al mare...erano una celia dell’assessore Cicalese, anno di (dis)grazia 2006”. Al settimo spartifuoco il bagnante incontra un altro cartello: “Attenzione, i quad dei vigili urbani sono stati sequestrati perchè il tesoriere non li ha pagati. Firmato, avvocato Franco Cardiello”. Chiamata la segretaria con l’ultimo palmare vivente, l’ebolitano imborghesito copre le spese dimenticate dal Lavorgna assessorato. Signori si nasce, è il pensiero dell’emigrato. Fess a chi paga, è la versione ebolitana. All’ottavo spartifuoco, l’ebolitano settentriunal si ritrova nel comune di Battipaglia. Ah...sospiro orgasmico, final- mo revisore dei conti. Corsetto dice che i giochi sono fatti. Aspettiamo a vedere chi ha ragione. Anche per la gara d’appalto pe il sito internet i giochi sembravano fatti. Ma la ditta che ha presentato il ribasso più vantaggioso per il comune...è stata scavalcata. Misteri di via Ripa. Attendendo lumi, registriamo con democratico piacere la rinascita di una costola dell’opposizione. Bentornato Corsetto. Mauro Vastola, (Margherita) 4: voto otto per la sincerità: “solo la Margherita ha votato compatta per gli extracomunitari. I Ds si sono dimezzati, lo Sdi si è liquefatto, l’Udeur perde pezzi”. Tutto vero. Se non fosse, che il segretario della Margherita manda in bestia l’ultimo alleato che gli è rimasto nel partito: Giuseppe Bisogno. “Siete dei pagliacci, mi dimetto”. Queste le parole dell’ex capogruppo Bisogno. A chi era indirizzato il suo insulto. Molti hanno pensato proprio a Vastola, che nell’ultima delibera si è divertito a disfare la tela tessuta da Bisogno. E’ finita a urla e insulti, in aula. Pessimo continua a pag. 9 mente un pò di organizzazione. Palme caraibiche, panchine in legno vero, lidi costruiti e completati, cabine dritte e sistemate, abusi tolleranti, illeciti condonati...qui, mi fermo qui, pensa gioioso e gajardo l’ebolitano stanco. Affittata la cabina Sony, l’ombrellone fashion, i lettini psichiatrici, la massaggiatrice panamense, il personal trainer e l’istruttrice di aerobica per la moglie, versato mezzo stipendio al proprietario del lido, l’ebolitano rientrato per le vacanze si getta in acqua. E cinque minuti dopo, peggio degli squali, se ne esce con un prurito da scuoiarsi vivo. Beccato dall’eritema. L’acqua è inquinata. Dall’idrovora e da tanti altri scarichi. Perchè i vigili non vigilano sui divieti di balneazione? si chiede il turista sopraffatto da un rossore sull’ottanta per cento del corpo. Resterà un mistero della costa ebolitano-battipagliese. Qualcuno una spiegazione ce l’ha. Anche i bambini senegalesi l’hanno capita. Decretati a 200 metri a destra e sinistra dell’idrovora e a 500 metri di entrambi i lati di foce Sele, i divieti di balneazione non vengono installati in spiaggia. E la gente si getta in acqua che è un piacere. Per gli operatori turistici che fanno soldi, non per il bagnante che finisce dal dermatologo. Nel frattempo, sul litorale ebolitano i turisti si contendono un parcheggio di sguincio, i lidi sono eternamente in costruzione, la spiaggia libera fa schifo pure ai napoletani del mappatella beach, i quad sono in esercitazione sul viale Amendola, il salvataggio pubblico non è stato predisposto: “costa troppo- dice il sindaco- non ce lo possiamo permettere” spiega Melchionda. Tra tante spese inutili, viene eliminata quella che dovrebbe salvare la vita umana degli avellinesi. Perchè loro? Perchè a Eboli è risaputo che sulla spiaggia libera i più spericolati sono gli avellinesi, seguiti a ruota dai russi, dagli ucraini e dai rumeni. Gli ebolitani? Tutti nuotatori provetti. Dicono loro. E se annegano? Sono nativi di Battipaglia. Colpito da eritema plurimo su tutta la pelle, l’ebolitano emigrato a nord chiede ai politici una spiegazione: “ma che schif è...ne...mi spiegat nu poc sta situazion???”. Rosania, ex sindaco, se la ride sotto i baffi (che non ha): “Un sindaco che non trova i soldi per pulire la spiaggia libera e salvare i bagnanti...ma che assume 4 addetti stampa...la dice tutta sullo stato politico confusionario di Eboli”. Il sindaco serafico risponde: “quello che non ha fatto Rosania, l’abbiamo fatto noi”. Di cosa parli Melchionda, è un mistero. “Parlo dei sette lidi nuovi aperti quest’anno”. In verità, di nuovo quest’anno ci sono solo due lidi. Che ancora si stanno chiedendo quale istinto suicida li abbia spinti a investire sulla spiaggia ebolitana. Sentite questa, è di un operatore turistico di Campolongo: “Ho partecipato alla gara d’appalto a dicembre, a marzo ho chiesto le carte, me le hanno date a giugno, l’8 giugno. Erano incomplete, ho dovuto fare i salti mortali, a metà giugno ho completato l’iter. Premesso che gli uffici comunali di Eboli sono totalmente impreparati, ho iniziato a montare cabine e rotonda dopo il 15 giugno, per non beccarmi una denuncia penale. Morale della favola, a inizio luglio è iniziata la nostra stagione balneare. A Battipaglia erano pronti già a fine maggio”. Giunti sul posto, però, altra sorpresa: “abbiamo pagato, cari e amari, gli oneri di urbanizzazione. Quando abbiamo montato la rotonda, non c’era niente. Corrente elettrica, assente. Acqua, assente. Fogne e altri servizi, niente di niente”. A fine settembre dovete smontare tutto, lo sapete? “Un corno (versione italiana di altre cinque lettere più dirette e volgari), noi non smontiamo proprio niente. Abbiamo una concessione di sei anni, valida per tutto l’anno. Se il comune ci vuol far smontare, ce lo dica, paghiamo la concessione solo per due mesi”. Sarà un altro braccio di ferro, il piano spiagge prevede che si smonti tutto: “allora cambiatelo, sto piano spiagge”. Nel frattempo, il turista ebolitano-padano, semi impazzito nel caos, si ritrova il lido Holiday spostato di 100 metri, appoggiato a un lido nuovo di salernitani e napoletani, senza spazio per passare con la macchina, senza posto per parcheggiare per due minuti. Si ritrova le carcasse di alcuni lidi in cemento morti e sepolti (Bianco). Altre rotonde in cemento, il Le Ninfe che sta montando le cabine mentre scriviamo, il Grazia che si è adeguato al piano spiagge, ciuffi d’erba, montagne di spazzatura e plastica sull’arenile libero. Nella disperazione, ci si ri-getta a mare a Eboli. Ma anche qui, acqua torbida e già sporca a fine giugno. Di chi è la colpa? Pare che la Procura di Salerno abbia aperto un’inchiesta. Contro ignoti. Speriamo che nel dimenticatoio non finisca. Estate 2007, Marina di Eboli, in attesa dei quad, pignorati o meno, i vigili urbani hanno denunciato tre gestori per occupazione di demanio pubblico. Il sindaco ha promesso che li chiuderà i lidi abusivi. “Noi aspettiamo quest’evento, nel frattempo è passata già metà estate senza che nessuno fiatasse sui lidi abusivi”...conclude Rosania. Le conclusioni del turista ebolitano? “L’anno prossimo, amici miei, tre mesi a Milano Marittima, nessuno me li leva. Adios”. Francesco Faenza SELE 4 n°26 13 luglio 2007 FI inaugura un Circolo al Quadrivio Gli oppositori di Luongo si organizzano Grande movimento a Campagna in vista delle prossime Elezioni Amministrative della Primavera 2008. Si sta costruendo l’opposizione al centrosinistra, che guida la città da giugno 2003. È legittimo che, chi non si riconosce in questo schieramento politico, lavori per candidarsi alla guida della città. Ed è proprio quello che sta facendo il centrodestra per costruire uno schieramento omogeneo alternativo. Gli “azzurri”, secondo voci di corridoio, avrebbero già il loro candidato a sindaco, che proporranno agli altri partiti della Casa della libertà. Si tratterebbe dell’ingegnere Attilio Busillo, impiegato al comune di Battipaglia, anche se non escludono le Primarie. Ma anche i “finiani” non segnano il passo. Infatti, Alleanza Nazionale ha già ufficializzato il proprio candidato da proporre alla Cdl. Si cercava un volto nuovo e volto nuovo è stato. Il nome è uscito, domenica sera, 24 giugno 2007, dopo l’Assemblea generale degli oltre ottanta iscritti, convocata dal presidente Peppino Viglione, è quello del professore Dario Luongo. Una lotta, per ora, tutta in famiglia, perché i due nomi fatti, quelli di Attilio Busillo e Dario Luongo, provengono dalla stessa famiglia, infatti uno è genero della figura, forse, più rappresentativa della destra locale, MSI prima ed AN oggi, e l’altro è figlio della sorella di quest’ultima. Molto critica, invece, Forza Italia verso l’attuale maggioranza. Infatti, evitando di parlare, però, delle cose fatte, dicono: “Da trenta anni amministrano sempre le stesse persone. Prima il sindaco era Gennaro Rizzo e il suo vice era Biagio Luongo, ora siamo, più o meno, a parti invertite, ma non é cambiato nulla. Luongo, poi, ha gravi colpe per non aver approvato il PUC. Facile costruire piazze e strade, ma quale prospettiva danno alla città?”. Domenica 24 giugno 2007, con inizio alle ore 11,30 alla frazione Quadrivio del comune di Campagna, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione della sede del circolo di Forza Italia. Hanno partecipato Pasquale Vessa, coordinatore organizzativo provinciale, l‘on. Mario Pepe, commissario provinciale del Partito, e gli onorevoli Gaetano Fasolino (ex socialista e già sindaco di Capaccio) e Franco Brusco (già sindaco di Vibonati). Ha dato forfait, invece, l’attesissima Mara Carfagna (showgirl e parlamentare di FI, nata a Salerno il 18 Dicembre 1976), forse più per la sua bellezza e che per le sue qualità politiche, tanto è vero che diversi cittadini sono andati via alla notizia della sua “forzata assenza”. Comunque grande entusiasmo tra gli iscritti e simpatizzanti di FI, mentre i dirigenti del circolo hanno illustrato progetti e sulle iniziative da intraprendere. Hanno detto alla fine dell’incontro: “Sicuramente l’apertura del circolo del partito di maggioranza relativa darà grande impulso alla politica della città, che si preparare a rinnovare la prossima primavera il sindaco e il consiglio comunale. Inoltre, il partito, dopo la benedizione e “Premio Perdifumo” ad Oreste Mottola Per la ricostruzione dell’estate cilentana del 1938 dello scienziato Majorana Targa “alla carriera giornalistica” per Oreste Mottola. Lo ha deliberato la giuria del VI° premio “Dario Prisciandaro Onlus” di Perdifumo. La premiazione avverrà nell’ambito del IV concorso internazionale di canto lirico riservato a giovanissimi cantanti. Mottola riceverà un artistico attestato del comune di Perdifumo e targa ricordo che saranno consegnate il 22 luglio prossimi presso il centro congresso dell’hotel “La Stella”. E’ quanto rende noto la professoressa Eugenia Morabito, presidentessa dell’Associa- zione. Nell’occasione il giornalista presenterà la sua ultima fatica, il libro “Il Paese delle ombre, al centro del quale c’è la ricostruzione dell’estate del 1938, quando per i boschi di Perdifumo venne attivamente ricercato lo scienziato Ettore Majorana. Mottola presenta alcune testimonianze con i protagonisti di quegli anni lontani. Alcuni di loro (gli avvocati Milone e Farzati, il pastore Andrea Amoresano) sono nel frattempo scomparsi. gli auguri dei vertici provinciali e dei suoi parlamentari, si é già attivato per preparare una nuova fase nella politica campagnese. Infatti, sono stati tenuti numerosi incontri con altre delegazioni di partito che si ispirano e si ritrovano nella Casa della libertà. Numerosi ed entusiasti i giovani che si riconoscono negli ideali e nei programmi del partito del Cavaliere. L’aria che si respira, dopo il successo del centro-destra alle recenti elezioni amministrative, ha già contagiato la città di Campagna, la quale crede fermamente in un cambio di rotta nella nostra comunità”. 6 - Patto Trasversale contro Luongo Ma in città, oltre all’ipotesi di centrodestra, si parla pure di un possibile “patto trasversale contro Luongo”. Già ci sarebbero stati incontri tra gli attuali consiglieri d’opposizione Cosimo Tommasiello (in FI, con Granito alle scorse elezioni), Germano De Chiara ed Enrico Tommasiello (Margherita) e Roberto Monaco (ex DS...?). Questi ultimi tre sono stati candidati nelle due liste a sostegno del candidato sindaco già due volte Primo Cittadino, nel 1993 e 1995 con relativo scioglimento anticipato delle Legislature, da quando è entrata in vigore l’elezione diretta. Come si è letto su qualche organo di stampa, il gruppo di minoranza a palazzo di città ha proposto “una grande coalizione trasversale e senza appartenenze di partito”. Diverse liste civiche, anche se sul candidato sindaco, per il momento non é stato stretto nessun accordo. Rimarrebbero alla porta gli ex due sindaci che hanno governato prima di quello attuale, ma, “a stretto giro di posta, anche loro potrebbero rompere gli indugi e aderire ad una coalizione che contrasterà Luongo”. Sull’altro fronte, quello del centrosinistra, intanto si continua a lavorare nell’interesse della città, dove è dato vedere, in barba alle chiacchiere e alle sterili polemiche, che hanno il tempo che trovano, tantissimi cantieri aperti, e già nei prossimi giorni ci potrebbero essere le prime uscite pubbliche. Incominceranno a fine mese le forze di sinistra (Sinistra Democratica, Verdi, Rifondazione), ma, poi, certamente sarà la volta del nascente partito democratico. Col passare dei mesi la temperatura aumenterà di certo. Staremo a vedere. Mario Onesti STORIE… di Ornella Trotta “L’estate è bella perché viene la sera” – pensò Rosellina mentre si fermava ad osservare le stelle. Le osservava tutte, in esse ritrovava i suoi pensieri, le sue idee, le sue fantasie. “Le sere d’estate sono davvero belle – si disse. I cipressi del cimitero del paese non le avevano mai fatto paura, le facevano compagnia. Rosellina amava i miti, quelli più antichi, assecondavano la sua parte più semplice, amava le storie di uomini e donne, quelle vincenti, più forti delle divinità, del caso, del dolore. Rosellina un giorno aveva chiesto al Capitano: “Raccontami una storia, una bella storia, voglio sognare con te, voglio starti accanto, voglio ascoltare il battito del tuo cuore, contarne i colpi per sentire che sono proprio uguali ai miei”. Il capitano non aveva risposto.Tutto ciò che era stato sogno all’improvviso si era tramutato in realtà, dura, quotidiana. Il Capitano non amava parlare molto, si limitava ad osservarla. Parlava con gli occhi, un tempo l’avevano accarezzata. Carezze dolci, calde, ristoratrici. Ora era sceso il silenzio, cupo, nervoso, evitante, anche gli occhi tacevano.“Sono geloso – le aveva detto – di tutto, di tutto”. Rosellina ritornò a guardare le stelle, ebbe voglia di qualcosa di fresco, aprì il frigo, bevve una bibita ghiacciata e riportò gli occhi al cielo stellato. Michele era un suo vecchio professore, le inviò un sms, raccontava di suo padre, di sentieri montani, del dolore per la sua scomparsa. Provò compassione per il vecchio professore, aveva perso il padre da tempo e non riusciva ancora a farsene una ragione. Le venne in mente che del padre del Capitano non aveva mai saputo nulla. Chi era, cosa facesse, quanto amasse i figli, perché era morto e quanto la sua assenza avesse pesato sul Capitano, sui suoi silenzi, sui suoi umori cangianti, sulle sue insicurezze, sulle sue improvvise e fragorose allegrie. “Glielo chiederò – si ripromise – ho tante cose da chiedergli, ho tante cose da raccontargli”. Provò a scrivere un testo di cronaca ma, era stanca, si sdraiò in poltrona, gli occhi puntati al cielo, alle colline, alle punte danzanti dei cipressi, dal profondo emerse una voce leggera: “Parlami ancora, Capitano, esci dal silenzio, ho bisogno di te”. Notti d’ e s t a t e Resa dei conti in Forza Italia: Giuliano all’attacco di Malandrino e Pesca Quella che, nelle intenzioni di chi scrive, doveva essere una semplice chiacchierata sulle prospettive dell’opposizione ad Agropoli, s è rivelata d’improvviso come una vera e propria resa dei conti all’interno di Forza Italia. Gianluigi Giuliano, neo capogruppo del partito in consiglio comunale, si lascia andare a briglie sciolte ad un’analisi impietosa della situazione politica del suo partito, riservando parole di stima soltanto per il candidato sindaco della Casa delle libertà, professor Vincenzo Sarnicola, che si è dimesso dal consiglio permettendo il subentro proprio di Giuliano. “Non si poteva pretendere da uno scienziato del livello di Sarnicola che rimanesse a fare il consigliere comunale, la gente ha avuto la possibilità di votarlo come sindaco ma ha preferito altro”. Tutt’altro che tenero il suo commento anche nei confronti del clima disteso che si è registrato nel corso del consiglio comunale di insediamento “non si può giudicare il clima dal primo consiglio, certamente farò un’opposizione costruttiva come è mio costume, ma incalzerò l’Amministrazione su quelle che ritengo delle priorità: vigilanza, sicurezza e viabilità”. Giudizio duro anche sulla scelta del sindaco Alfieri di trasformare il Landolfi in parcheggio “anche se la maggioranza dei cittadini sembra d’accordo con questa scelta, io resto dell’idea che l’impianto andava sistemato e potenziato, certamente non riconvertito”. La sconfitta del 28 maggio sembra aver lasciato aperte ancora tutte le ferite “per me è incomprensibile – afferma Giuliano – come mai l’elettorato dopo aver sposato in pieno un anno fa le battaglie di Berlusconi, per l’ennesima volta si sia orientato a confermare il proprio sostegno amministrativo al centrosinistra. Certamente una grandissima responsabilità va attribuita ai vertici provinciali e regionali del partito: mentre Alfieri è sceso in campo già ad ottobre noi abbiamo dovuto aspettare Pasqua. Abbiamo lasciato per cinque mesi Alfieri a correre da solo, chissà come sarebbe andata se anche la CDL fosse stata in corsa da subito”. Quando si accenna al ruolo di Malandrino, eletto vice-presidente del Consiglio Comunale, Giuliano diventa un vero e proprio fiume in piena: “al suo posto non avrei accettato. I leader veri non si accontentano di mezze posizioni e soprattutto non si ritirano dalla corsa più importante”. Giuliano spiega così i retroscena delle strategie politiche portate avanti dal suo schieramento “Malandrino era da mesi il candidato designato della CDL, quando poi è sceso in campo Alfieri, non se l’è più sentita di candidarsi ma, cosa ancora più grave, ha impedito che tanti esponenti autorevoli e radicati sul territorio, tanto di Forza Italia quanto di Alleanza Nazionale potessero candidarsi al suo posto. Ha bloccato con il suo veto sia la mia candidatura che quella di Capo che quella di altri esponenti del centrodestra, costringendo il partito a ricorrere ad una persona del prestigio di Sarnicola per buttarla in pasto ad una campagna elettorale ormai compromessa”. Lecito a questo punto chiedere un’opinione sull’altro suo collega consigliere Mario Pesca. “La politica della destra non può essere quella di chi va stringendo le mani a destra e a manca, serve uno stile diverso se si ha intenzione di rappresentare veramente il nostro elettorato”. E se gli si ricorda che, comunque, i suoi colleghi l’hanno scelto come capogruppo risponde seccato: “l’ho chiesto e dopo quattro consiliature vissute – ahimè - sempre dal lato dell’opposizione, ritengo che fosse quasi una scelta obbligata da parte loro”. Vito Rizzo Referendum elettorale: la carica dei 1000 La carica dei 1000. Questo il dato parziale che circola tra i promotori del Comitato per il Referendum elettorale, attivo già da qualche settimana nel Cilento. Mille, questa volta senza giubba di alcun colore, ma rigorosamente bipartisan, pronti a sottoscrivere i Quesiti referendari proposti dal Prof. Guzzetta, per semplificare il sistema politico italiano con l’introduzione delle soglie di sbarramento del 4% e dell’8% rispettivamente alla Camera e al Senato e impedire la presentazione di candidature multiple, ossia di quelle candidature presentate contestualmente in più circoscrizioni elettorali. Animatori dell’iniziativa a livello provinciale l’Avv. Giovanni Celenta e nel nostro territorio il Dott. Carmine Del Galdo e il Prof. Michele Siano. Confortanti sino ad oggi i dati delle sottoscrizioni: quasi 400 ad Agropoli, 150 ad Ogliastro, 200 a Capaccio, altrettanti tra Cicerale, Rutino, Torchiara e Trentinara, rallentati soltanto dalla difficoltà di recuperare Consiglieri comunali disponibili a presenziare all’autentica delle firme. Alcuni Comuni, tra cui Agropoli, hanno demandato i propri uffici elettorali ad assicurare ai cittadini la possibilità di sottoscrizione nei normali orari di apertura al pubblico. <<Dobbiamo ringraziare quanti si stanno mettendo a disposizione per permettere ai cittadini di partecipare a questo importante strumento di democrazia diretta – afferma 5 AGROPOLI n°26 13 luglio 2007 il dott. Del Galdo - Purtroppo gli impegni sono tanti per tutti e stiamo riuscendo ad assicurare la nostra presenza proprio grazie alla turnazione degli autenticatori.>> Gli fa eco il Prof. Siano <<è importante vedere come tante persone si avvicinino ai nostri punti di raccolta firme con profonda convinzione ed entusiasmo. La gente è stanca dei tanti partiti e partitini che non rappresentano alcunché se non le rendite di posizione dei propri leader nazionali.>> Nell’assenza totale di comunicazione da parte dei MassMedia nazionali, il Comitato promotore sta intensificando gli sforzi per raggiungere entro fine luglio la soglia delle 500.000 firme necessarie alla convocazione dei Referendum abrogativi della legge elettorale, anche se non va trascurato l’importante opera di stimolo al parlamento che proprio il movimento referendario sta portando avanti allo scopo di modificare l’attuale legge elettorale e ridare ai cittadini, magari attraverso il ritorno al sistema maggioritario, la possibilità di scegliere i propri rappresentanti istituzionali, senza deleghe in bianco alle segreterie di partito. L’appuntamento ad Agropoli è in Piazza Vittorio Veneto, ogni sabato e domenica a partire dalle ore 19,30, all’insegna dello slogan “meno partiti, più riforme. Ci metto la firma!”. La mia c’è. Vito Rizzo Domini: un passo indietro in politica e un passo avanti nella tranquillità “Voglio dedicarmi a me stesso e alla mia famiglia.” Afferma Antonio Domini in una piacevole chiacchierata a margine di un festa di nozze celebrata a Roccadaspide e conclusasi a in una bella villa (Le Ginestre) sulla collina di Capaccio. Si sente svuotato dentro a causa dell’ingenerosità dei suoi concittadini che “hanno consegnato la città, e il loro futuro, a soggetti estranei che non vivono ad Agropoli e fanno perfino il bagno in acque forestiere (Santa Maria di Castellabate)”. Le luci della piana, tra il Solofrone e il Sele, riflettono come la tranquilla voglia di vacanza dell’ex Sindaco ciclista. Domini è rilassato come può esserlo un uomo che ha attraversato tre campagne elettorali in poco più di tre anni. Per il suo futuro di amministratore di minoranza ha scelto un profilo basso: “Non sarà più in prima fila a trascinare, sarò nelle retrovie a spingere e ad accompagnare chi vorrà impegnarsi per migliorare Agropoli”. Ma la lingua batte dove il dente duole: “la vicenda di Alfieri si concluderà il 2010, in occasione delle elezioni regionali per le quali ha prenotato un posto in prima fila. È quello l’obiettivo, nemmeno troppo nascosto. Una volta raggiunto tornerà a guardare la nostra città dall’alto di Torchiara”. Il “domini-pensiero” si dibatte anche sulle sue future scelte politiche:“Sto meditando se seguire il mio partito, i Ds, nella transumanza verso il Partito Democratico.” In questo caso sarebbe difficile convivere nello stesso partito ci chi lo ha “pugnalato alle spalle”. L’alternativa potrebbe essere quella di aderire alla Sinistra Europea seguendo Mussi nell’aggregazione della sinistra radicale. “Deciderò a settembre, dopo aver consultato e confrontato tutti gli aspetti con i miei amici e compagni. Ora mi godo questa tranquilla estate impegnandomi nel lavoro, stando vicino ai figli e praticando il mio sport di sempre: il ciclismo”. Bartolo Scandizzo RIVERBERI aforismi di Germano Bonora - La ragione ci richiama alla realtà delle cose, facendoci tenere i piedi a terra. La poesia ci fa volare al di sopra delle nuvole. Ma soltanto la fede ci eleva fino a Dio. La fede ci fa intuire il senso della vita, innalzandoci fino a Dio, la Verità assoluta. - Il credente non sta mai solo, perché è sempre in comunione con Dio. - Chi sostiene di aver perduto la fede per colpa del prete, vuol dire che credeva nel prete, non in Dio. - I cattolici credono al libero arbitrio, i protestanti al servo arbitrio. Per i primi Cristo è tanto democratico da lasciare gli uomini liberi perfino di catturarlo e metterlo in croce. Gli altri credono di essere predestinati e soltanto la fede in Dio potrà salvarli. Se così fosse, gli uomini non sarebbero responsabili né dei peccati né dei delitti e perfino Giuda sarebbe giustificato, come molti sostengono. - Se è vero che Gesù con la volontaria accettazione della cattura, della condanna e della morte di croce salva gli uomini, non per questo giustifica i suoi assassini. In verità non è soltanto la passione e la crocifissione a salvare gli uomini, ma tutta la vita del Messia, dalla Incarnazione alla Risurrezione. - Molti preferiscono fare ciò che gli piace, anziché ciò che dovrebbero. Soltanto la fede in Dio per i credenti e gli ideali per i laici possono rendere piacevole il dovere per il dovere. - Il perdono nobilita chi lo concede, ma non assolve automaticamente chi lo riceve, se non è pentito. - Il perdono facile provoca la pretesa del perdono, senza il necessario ravvedimento. - Il perdonismo è la malattia del perdono. Come il buonismo è la malattia della bontà. - Il pentimento sincero desidera l’espiazione della pena prima ancora del perdono. - Il perdono è ammirevole sia in ambito laico sia in ambito religioso. Ma, per acquisire anche valenza educativa, occorre concederlo soltanto ai pentiti veri. - Il padre buono sa aspettare pazientemente il figlio contestatore che si ravvede. - Si vis amari, ama: ama, se vuoi essere amato. Pochi decenni dopo Seneca, Gesù esortava ad amare non soltanto chi ci ama, ma anche i nostri nemici. 6 L’INCHIESTA n°26 13 luglio 2007 Il bel gesto di Villani, Lubritto, Paladino ed Iosca Niente stipendio per gli incarichi accessori. Un esempio non seguito da… Nessuno oggi, nell’estate del 2007 sotto il segno di Corona e vallettopoli, Gomorra e monnezza bassoliniana, pretende il doppio, triplo, atto d’eroismo del quale fu capace Filippo Matonti, nato nel 1908 a Capizzo bel borgo di Magliano Vetere. Nel 1931, quando aveva appena 23 anni era già tenente e pilota dell‘aeronautica. Indispettito da un procedimento disciplinare che riteneva ingiusto, emigrò a Parigi. Nella città francese, in un primo momento se ne stette calmo e tranquillo senza svolgere alcuna attività politica, che era l’ultimo dei suoi pensieri. Nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola. Filippo Matonti è ingaggiato dai repubblicani a “contratto politico”, vale a dire percependo 3.000 franchi di stipendio, quando ai piloti francesi coinvolti nella stessa causa, andavano 50mila franchi al mese. Ad “ingaggiare” Matonti sono quelli di “Giustizia e Libertà”. In età avanzata, Filippo Matonti, tornerà a vivere nel suo paese natale e non racconterà a nessuno questa sua avventura spagnola contribuendo a tenere nel mistero questa sua avventura da romanzo hemingwayano. Maginot Matonti. Sulla “linea Matonti”, ovvero della passione che non guarda al portafogli, sono Villani, Paladino, Lubritto e Iosca (nella foto a destra). Il presidente della Provincia non riceve alcuna retribuzione come consigliere in Agro Invest, come presidente della società “Ospitalità da Favola” che si dedica allo sviluppo di centri storici e nuclei rurali del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed è stretta in inizi e reinizi, e come consigliere nel Patto territoriale dell’Agro. Senza stipendio anche l’assessore provinciale Angelo Paladino, consigliere del Consorzio aeroporto Salerno-Pontecagnano, il consigliere provinciale Renato Iosca presidente del cda di Magna Graecia Sviluppo di Capaccio, così come il consigliere provinciale Antonio Lubritto consigliere del Consorzio Ortoflorofrutticolo di Paestum. Rinunciano al cachet solo per queste cariche accessorie, ovviamente. La misera busta paga di Tarallo. Sarà anche nella prima fascia del manuale Cencelli della lottizzazione campana ma, ma raccontò Giuseppe Tarallo che il presidente del Parco del Cilento non nuota nel lusso: “Il presidente se è già un dipendente pubblico scenderà a 1800 euro e per effetto d’altre decurtazioni arriverà a 1300. Questo non consente a nessuno di lavorare per bene. Il presidente del Parco non ha diritto a permessi ed aspettative. Io mi sono messo in pensione dalla mia precedente attività di docente. Sono cinque anni che non vado in ferie”. Sarà per questo che il ministro dell’ambiente non riesce a rinnovargli il mandato o a trovare un nuovo presidente?. Carmelo Pizzolante, invece, direttore generale di Sviluppo Sele Tanagro denuncia 109.530 euro di emolumenti. Tirano la cinghia almeno il settanta per cento degli amministratori dei Piccoli Comuni salernitani (da mille fino a 5 mila abitanti) la maggior parte dei quali sono concentrati proprio nell’area del Parco Nazionale. Percepiscono metà dell’indennità di funzione che dovrebbero avere in qualità di sindaco, assessore o presidente del consiglio comunale. Vi sono poi casi in cui il sindaco ed anche l’intera giunta rinuncia all’indennità per non pesare sui bilanci già magri delle piccole comunità. È il caso di Piaggine, in provincia di Salerno dove il sindaco ha rinunciato, oppure di Agnone dove il primo cittadino ha fatto lo stesso. Il gettone di presenza, nei piccoli comuni è un optional e così pure i rimborsi per le trasferte. Le indennità non dimezzate vanno da un minimo di 1162,03 euro per i sindaci di comuni fino a mille abitanti, ad un massimo di 1952,21 euro per il primo cittadino di comuni da 3 a 5 mila abitanti; il presidente del consiglio comunale prende nella stessa realtà 195,22 euro, sempre tariffa intera, e un assessore 292,83 euro, che dimezzata diventa 146,41 euro. Anche a Colliano Lettieri ed i suoi promettono di lavorare a gratis. Sette per Altavilla, sei per Capaccio. Uno pensa che i libri tipo “La casta” o la modesta eco di questi articoli smuovano qualcosa. Invece no. Per amministrare Altavilla Silentina, meno di 7mila abitanti serve una squadra di sette politici a carico delle casse comunali, a Capaccio – 7 volte più grande – Pasquale Marino, più sensibile al risparmio sui costi della politica, si è fermato a cinque assessori. Poi ognuno fa come vuole. Vedere, per credere, quello che è successo pochi mesi fa al Consorzio di bonifica di Paestum dove nonostante un milione di euro di debito si aumentarono i gettoni di presenza di presidente ed amministratori. I de- biti sono per i contributi previdenziali non versati ai dipendenti avventizi e per i diversi onerosi contenziosi in corso. Fino all’anno scorso per il presidente e tutti i componenti degli organi di gestione elettivi del consorzio bastavano, per l’intero anno, 18mila euro. Per gli ultimi 5 mesi di quest’anno si è reso necessaria una variazione al bilancio, con l’aggiunta di ulteriori 23.600 euro. I motivi? Si va dal rimborso spese forfettario di cinquanta euro al giorno da corrispondere al presidente, raddoppiando la somma che percepiva l’ex presidente. A seguire il gettone di presenza di 200 euro per i componenti del consiglio e della deputazione amministrativa. Vediamo le altre cifre pagate dalla Provincia di Salerno. Al presidente del consiglio provinciale Carmine Pignata va solo un gettone di presenza da cento euro per il ruolo di consigliere della società Sviluppo Sele Tanagro. Arriva a 20mila euro l’anno Gerardo Giordano presidente della società «Sviluppo Sele Picentino» di Eboli. Più consistente (circa 65mila euro) la retribuzione di Salvatore Aversano presidente della società mista di Palazzo Sant’Agostino «Salerno Manutenzione». Con lui ricevono 10mila euro in qualità di componenti del Cda Enzo Marrazzo, Domenico Sessa e Luciano Izzo. Stesso compenso per Beniamino Curcio amministratore delegato della «Vd & B.» di Padula che si occupa del coordinamento e dell’attuazione del Patto territoriale “Bussento-Vallo di Diano”. Infine Donato Pica presidente dell’Ato Ente di Ambito Sele raggiunge i 62mila euro. Colpisce il dato che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta d’ex sindacalisti o di politici trombati. E così, a vedere questi andazzi, è chiaro che la società civile si fa attrarre dalla discrezionalità clientelare. Ed allora salti chi può. Come nella Valle del Calore, meno di due anni fa. False invalidità pagate a caro prezzo, non solo versando mazzette minimo di sette-ottomila euro, ma anche rastrellando voti per il politico compiacente. Un meccanismo ben collaudato, che funzionava già da tempo ed era conosciuto in ambito locale. Andiamo oltre il prosciutto – il voto – la mazzetta per sfociare nella tecnologia. Prendi un cd- rom tra le mani, uno dei tanti che girano per casa, e leggi “ Sistema informativo territoriale.... Borsa di studio in pianificazione territoriale strategica”. Per quel compact- disc, come denunciò Peppe Rinaldi, su “Libero” sono stati sborsati oltre due milioni d’euro. Più di 2 milioni di euro di fondi del Por 2000- 2006 ( i fondi europei gestiti dalle Regioni) per dar vita ad una borsa di studio per formare sessanta specialisti di questa astrusa neo- disciplina dal sapore così politicamente corretto che... guai a chiedere in giro cosa sia. Siamo nel Vallo di Diano, nel cuore di un Parco nazionale del Cilento: inutile dire che a seguito di queste scelte tracce di cambiamenti delle condizioni di vita delle popolazioni locali non se ne trovano… Lo inserisci nel computer, navighi un po’ e ci trovi – racconta Rinaldi - dentro un percorso culturale e naturalistico che trovi su qualsiasi guida turistica; un po’ di grafici e diagrammi per il bla- bla sul territorio, l’economia, l’utilizzo delle risorse e, su tutti, Bassolino in persona che stringe qualche mano durante la presentazione del progetto con una tremula voce narrante in sottofondo che descrive la meraviglia dell’opera in corso e di come le magnifiche sorti e progressive della zona cambieranno volto di lì a poco. A leggere le note di presentazione del progetto stesso si scopre che “ Il Sistema Informativo Territoriale nasce da un’iniziativa della comunità montana Vallo di Diano nell’intento di avvicinare ancora maggiormente le realtà locali su cui essa esercita la propria competenza”. Vabbè, chiudiamo questa puntata. Alla prossima. Oreste Mottola [email protected] 2/Continua Chi cerca... trova! FITTASI - Roccadaspide via C. D’angelo Palazzo Gorrasi, nei pressi dell’ospedale, fittasi locale di mq 60 uso ufficio o commerciale per contatti telefonare: 0828 941460 VENDESI -Vendesi a Casalvelino Scalo a 10 minuti dal mare appartamento 140 mq in parco condominio dei pini via tempone chiarasso n 26 composto da tre camere: cucina salone bagno box auto tavernetta con accessori e posto auto prezzo 140.000 euro Tel 0974/62829 chiamare in ore serali -Vendo Gommone LOMAC 5,20 no patente Anno 1999 Motore Mariner 40 cavalli trim elettronico scaletta tendalino. Prezzo 5000 euro. 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E’ soddisfatto Gianfranco Mascazzini, il monumentale direttore del ministero dell’ambiente, in maniche di camicia e sotto un sole che non perdona corre da un lato all’altro di Macchia Soprana, ed abbraccia ora il sindaco Palmiro Cornetta, e poi va via, in un altro lato, insieme con Dario Barbirotti e Mena Arcieri presidente e direttore del consorzio di bacino Sa2. La sua parola d’ordine è “idea intelligente di mitigazione degli effetti ambientali” della discarica e del sito di stoccaggio. Traduce così : “Non ci dimentichiamo che qui ammassiamo m…e bisogna evitare di farne sentire l’odore anche in futuro”. Pierangelo Cardalesi, assessore provinciale allo sport, è più ottimista e razionale. “Partecipiamo alla sfida per un modello di grande tenuta ecologica che produrrà energia e ri- composizione naturalistica in un contesto dove dominano disordine e degrado”. Tutto è quasi pronto, mancano pochissimi dettagli. Il consorzio di bacino Sa2 che contemporaneamente lavora per bonificare le due vecchie discariche, quelle delle precedenti emergenze, rimaste lì a fare da bomba ecologica in quei boschi. Questa mattina della partita dovevano essere anche i rappresentanti del commissariato per l’emergenza rifiuti. A Macchia Soprana però non si vedono, si spera che parteciperanno alla successiva riunione che si terrà presso la Prefettura. Ora c’è da definire il protocollo d’intesa, l’elenco del dare ed avere, fra il comune di Serre ed il resto delle istituzioni. “Perequazione arborea” è l’altro termine che ricorre nelle conversazioni fra i tecnici e gli amministratori comunali di Serre. Significa che al posto dei quasi 6 ettari di bosco abbattuto se L’INGEGNERE ALESSIO CAGGIANO E ne ripianteranno 20 IL GEOMETRA MAURIZIO BUCCELLA ettari e saranno di- stribuiti in diversi punti del territorio comunale. “Almeno un ettaro del bosco è andato perduto perché il percolato non raccolto è andato a bruciare la matrice inferiore degli alberi. L’ho fatto presente, quando ero un semplice cittadino, con un esposto all’autorità giudiziaria”. Cornetta racconta perché non accetta il ruolo di “vandalo in casa” che da Postiglione alla sua opposizione consiliare gli vogliono appioppare. “Qui il Ministero ci ha messo più di 3 milioni e mezzo di euro”, aggiunge Mascazzini. “Molto meno degli otto milioni di euro che ci volevano per espropriare l’intera Valle della Masseria”, ribadisce il sindaco. La vicenda ha lasciato l’amaro in bocca alla popolazione e giovedì 5 luglio se ne discu- terà in un’assemblea popolare nella palestra comunale. L’11 luglio invece si chiuderà il terzo lotto dei lavori a gestione provinciale e si darà il via, dopo una conferenza dei servizi, all’attuazione della bonifica dell’immondizia “vecchia” che è già a Macchia Soprana. I LAVORI Hanno lavorato in due turni da 14 ore. Di più non si poteva fare. I lavori a Macchia Soprana sono risultati più difficili del previsto e sono stati portati avanti a ritmi da record. A dare ordine all’intera organizzazione sono stati due salernitani: il geometra Maurizio Buccella e l’ingegnere Alessio Caggiano. L’operazione più difficile è risultata quella della messa in sicurezza dei costoni esterni alla grande area dove oltre 700mila quintali di rifiuti saranno prima stoccati provvisoriamente e poi seppelliti per sempre. Della dislocazione degli impianti che serviranno ad estrarre il biogas, i reflui e l’estrazione del percolato è l’ambito dell’agronomo Michele Marino, responsabile tecnico del consorzio di bacino Sa2, e residente a Capaccio. Oreste Mottola Claudia Cardinale e Jean-Michel Jarre ad Albanella Dal 26 al 28 luglio, nella cornice “alternativa” del Parco eolico di Albanella, si terrà il “Powerstock Festival”, un festival di musica elettronica che sarà svolto nel pieno rispetto dei criteri di sostenibilità energetica e inteso a divenire un grande momento di sensibilizzazione, oltre che di spettacolo. L’evento è nato da un’idea originale di una giovane agenzia di organizzazione eventi romana, la ‘AAAvanti’, si avvarrà della collaborazione dell’ UNESCO IHP (Programma idrogeologico) e contribuirà alla costituzione della Biblioteca dell’Acqua e della Civiltà. Sarà madrina d’eccezione Claudia Cardinale, Ambasciatrice di Buona Volontà UNESCO per i Diritti della Donna. Si tratta della prima rassegna musicale internazionale dedicata allo sviluppo sostenibile. In quanto tale, l’evento è entrato a far parte del Decennio ONU dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (DESS) in quanto, come dichiarato dalla Commissione Nazionale Italiana UNESCO, che coordina il Decennio, “contribuisce a diffonderne i principi e realizzarne gli obiettivi”. Powerstock ha riscosso l’interesse delle maggiori organizzazioni ambientaliste quali “Green Cross Italia” e “Le- gambiente” e utilizzerà la consulenza tecnico-scientifica di “Kyoto Club” per quanto riguarda la sostenibilità dell’evento. Tra i partner principali, inoltre, la “K Events” del Gruppo Filmmaster (organizzatori dell’evento inaugurale delle scorse Olimpiadi di Torino 2006) e la “Hill & Knowlton Gaia” (prima agenzia di comunicazione ambientale italiana). Numerose le iniziative ambientali previste durante il Festival: oltre all’azzeramento delle emissioni di CO2 del pubblico, verrà predisposta la raccolta differenziata dei rifiuti. Curiosità: si utilizzerà una moneta ufficiale chiamata “Powercash” (raffigurante Aristotele) con la quale si potrà mangiare cibo biologico (in collaborazione con l’Istituto Nazionale per la Dieta Mediterranea) e acquistare prodotti eco-compatibili. Le strutture e gli stand saranno progettati secondo le regole della bio-architettura. Per la comunicazione è previsto l’utilizzo di carta riciclata. L’evento vuole sensibilizzare i giovani al tema dell’ambiente in chiave nuova facendolo diventare un concetto “moderno e trendy”, come dichiarano gli organizzatori, convinti che “per arrivare ai giovani, oggi, bisogna inventar- si strumenti di comunicazione innovativi che sfruttino canali già consolidati nell’immaginario collettivo quali la musica e l’arte”. “Siamo molto contenti. Speravamo davvero di coinvolgere realtà così importanti nel progetto e ci siamo riusciti. Il cambiamento climatico sta diventando un problema molto serio ed è un segnale che anche le più grandi organizzazioni internazionali inizino a sfruttare canali di comunicazione innovativi vicini ai giovani per sensibilizzarli a queste tematiche.” ha dichiarato Carlo Brancati, ideatore e capo progetto dell’iniziativa. “Powerstock è solo un esempio, ma speriamo che lo diventi anche per altre iniziative volte a far diventare la sostenibilità ambientale qualcosa di mainstream ma sopratutto di moderno, trendy e sexy. Perché questo è il nostro obiettivo principale”. Dopo una lunga attesa, è stata da poco confermata ufficialmente la presenza di Jean-Michel Jarre, pioniere e icona della musica elettronica, attivo da più di trent’anni e apprezzato a livello mondiale. Ambasciatore di Buona Volontà UNESCO per i giovani, l’artista francese ha dichiarato che “Powerstock rappresenta un’adeguata risposta ai bisogni di una società sempre meno cosciente di come e cosa consuma”. E’ stata aggiunta un’intera serata, quella di giovedì 26 Luglio, interamente dedicata all’artista. I suoi appuntamenti dal vivo non sono molto frequenti, dato il costo delle apparecchiature e delle installazioni utilizzate. Basti pensare che l’artista non organizza tour, ma soltanto faraonici singoli spettacoli in diversi paesi del mondo. Jarre, a differenza delle due serate successive, a base di dj-set, si esibirà in un concerto live del quale si sa già che si tratterà di uno spettacolo di grandiosità pari ai suoi concerti più recenti (come quelli in Marocco e Danzica), dato che per l’evento è stata appositamente richiesta l’installazione di 2 schermi da 28mq, 1 schermo da 40mq, 1 colorweb da 144mq, 10 schermi al plasma da 42” e dei mega-proiettori, nonché la preparazione di fuochi d’artificio e di fiamme alte dieci metri. La serata verrà aperta e chiusa da gruppi di grande fama nel panorama musicale elettronico. Sono poi previsti altri nomi di spicco del settore della musica elettronica e pop internazionale: per il 27 luglio, Moby, Klaxons, Almamegretta, Black Strobe, Fennesz e Giuseppe La Spada, Claudio Fabrianesi, Sid Le Rock, Metope; per il 28 luglio, Mr Oizo, The MFA, Planet Funk, Alex Kid, Deelay, Jake Fairley, Frank Martinig, René Breibarth. Le prevendite dei biglietti, il cui costo oscilla tra i 35 e i 45 euro per serata, sono aperte nei negozi e su internet. Diomira Cennamo Nella foto, Claudia Cardinale DIANO 8 n°26 13 luglio 2007 “Tra il cielo e la terra”, per guardarsi indietro Il professor Curcio riordina la storia del Vallo di Diano in un percorso corale Mancava un libro che permettesse di generare una lettura più ampia di una storia personale, che al tempo stesso consentisse di approfondire una vicenda comune: “Tra il cielo e la terra Scritti sparsi e diversi”, raccolta di articoli ed impressioni del professor Vincenzo Curcio (Zaccara, 333 pagine con illustrazioni, € 18), colma un’emozione fino ad ora inespressa, o comunque freddamente conosciuta da lettori ed appassionati. Il titolo è ispirato a “Il cantico del gallo silvestre”, tratto dalle “Operette Morali” di Giacomo Leopardi, che ci mostra la dimensione aerea e terrestre della specie animale. Le tappe sono vivide e sinceramente (auto)biografiche: Luigi Pica, Gerardo Ritorto, Enrico Quaranta, Vittorio Bracco, Pasquale Petrizzo, Adolfo Manzione. La storia politica e culturale del Vallo di Diano scaturisce da queste visioni che fedelmente ricalcano la formazione, il viaggio di vita perpetuo, un sogno sontuoso, la cui vetta è l’incompiuta “Città Vallo”, aura avvolgente e chimerica nella predisposizione dei testi. Ogni traccia è maestoso sogno, che passa per le letture del docente: Tolstoj e Giovanni Raboni, Manzoni e Leonardo Sinisgalli, Scotellaro e i lirici greci. Si può parlare di biografia intellettuale? E’ sicuramente l’ascesa ideale che può trovare la sua sublimazione nel Monte Carmelo, il cui impatto è simile alla scalata del Ventoux descritta da Petrarca. E non è un caso che Luigi Pica riecheggi in questi testi, come se esistesse nella sua genialità l’inespressa beatitudine della caducità della vita. Certamente, l’energia di queste parole è contemporaneamente pacata ma brillante operazione di recupero della dignità di ogni luogo, sia esso letterario o culturale, nell’igneo tumulto che la piazza valdianese accoglie. La nostra terra è raccontata per immagini, icone, simulacri virtuosi: la sintesi è un’antologica magia, che in un’ode collettiva ci restituisce disincanto e passione per storie e memorie che potevano risultare soltanto fragile ed infecondo passato. Questa ricerca ci restituisce la gestazione e la crescita di un irripetibile laboratorio culturale, aperto all’intervento civile, lontano dalle voci flebili ed indifferenti della cultura attuale. Chi scrive questa pagina di letteratura - che ricorda, nell’effervescenza e nell’impostazione nobile, arguta e ficcante le pagine (o gli stessi commenti televisivi) di Mario Soldati - cerca di porre il giusto distacco tra lo spirito fuggente del momento storico, e la riflessione sugli stessi argomenti che instillano suggestione e compianto. Ciò contribuisce a costruire il giusto ed equanime giudizio sulla singola esperienza, di modo che ognuno possa trarne le proprie considerazioni. Vincenzo Curcio è consapevole di vivere tra cronaca e storia, tra immaginario ed aspirazioni, memoria e coscienza, cercando di livellare questi elementi di raccordo, affinché sia la misura - e non la retorica - a prevalere nella circolazione di affetti, parole ed emotività. L’autore è un messaggero, che corre come Filippide, ad annunciare al popolo una vittoria ed un successo che si consumano contro la tenebra, che ha rischiato di inghiottire il recente, mirabile flusso di idee sulle quali fu costruito il (non sempre perseguito) tracciato passionale ed ambizioso del Vallo. Cosa rimane dopo la lettura di questo testo? L’idea del rimpianto per quel che poteva essere, e che, purtroppo, non sarà mai. Carmine Marino Parco Cilento: ripar te “Ospitalità da Favola” La Regione Campania decide di emanare l’avviso pubblico Al via le procedure per l’attuazione di “Ospitalità da favola”, il contratto di investimento promosso dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano nell’ambito del Progetto Integrato “La rete ecologica del Parco” di cui l’Ente stesso è capofila. Nei giorni scorsi, la Giunta regionale della Campania ha assunto la decisione di emanare l’avviso pubblico per la manifestazione di interesse ed il relativo bando per la presentazione, da parte di consorzi, delle domande di accesso al contratto di investimento. Le istanze dovranno essere inoltrate entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del bando sul Burc. “Ospitalità da favola” è un contratto di investimento del valore di 25 milioni di Euro, di cui 15 milioni a valere sulla misura 1.10 del Por Campania 20002006, e la restante quota a carico del cofinanziamento da parte di soggetti privati. “Le azioni previste da ‘Ospitalità da favola’ vanno ad aggiungersi agli altri interventi che il nostro Ente sta attuando, sempre nell’ambito del Progetto Integrato, per rendere più articolata e, soprattutto, marketing oriented l’offerta turistica delle aree interne del Parco. Intendiamo intercettare la domanda turistica rivolta alle tipologie ricettive non alberghiere, che registra un tasso di crescita medio annuo del 6,5 per cento – dichiara Angelo De Vita, direttore dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Gli operatori turistici hanno colto l’importanza di questa opportunità, come dimostrano le 733 domande presentate per accedere al regime di aiuti previsti dal bando “de mini- mis” per la micro-filiera del turismo ambientale, giunto alla fase di erogazione dei contributi. Abbiamo finanziato 115 micro-imprese turistiche, cui vanno aggiunte le 128 PMI del comparto dell’artigianato tradizionale, erogando contributi per un importo complessivo di circa 21 milioni di Euro”. “In particolare va ricordato che, nei mesi scorsi, la Regione Campania ha accolto l’istanza promossa dall’Ente Parco, anche su mandato del tavolo di concertazione del PI, di portare la dotazione per ‘Ospitalità da favola’ dagli originari 5 milioni di Euro agli attuali 15 milioni. Questa decisione dell’Ente Regione, insieme con quella più recente di emanare il bando, è la testimonianza più evidente del proficuo e costante rapporto di collaborazione che intercorre tra il Parco e le Istituzioni, in primis la Giunta regionale, l’Autorità di Gestione del Por, l’A.G.C. 01 ed il Responsabile della Misura 1.10” afferma Giuseppe Tarallo, commissario straor- dinario dell’Ente Parco. Il consorzio vincitore del bando regionale, di imminente emanazione come assicurato dal responsabile regionale della Misura 1.10, Ettore Zucaro, avrà il compito, fra l’altro, di realizzare e gestire un sistema integrato di residenze turistiche nonché di creare e sviluppare, in coerenza con l’idea forza del PI, un’offerta turistica che valorizzi i principali attrattori a forte vocazione ambientale che l’area possiede: importanti siti archeologici, impagabili risorse naturali, significative testimonianze storico-culturali. Overdose da farmaci nei bambini I farmaci per il trattamento della tosse e del raffreddore che contengono decongestionanti nasali, antistaminici, sedativi della tosse ed espettoranti spesso usati negli adulti non devono assolutamente essere utilizzati nei bambini di età inferiore a 2 anni, allo scopo di alleviare temporaneamente i sintomi delle infezioni del tratto respiratorio superiore. Nel periodo 2004-2005, negli USA 1519 bambini di età inferiore a 2 anni sono stati trattati al pronto soccorso per eventi avversi, compresa l’overdose, associati a farmaci impiegati per il trattamento della tosse e del raffreddore. Inoltre anche, recentemente negli Stati Uniti, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) dell’FDA (12 gennaio 2007) ha descritto 3 decessi di bambini con meno di 1 anno di età associati ad assunzione di farmaci per la tosse e il raffreddore. L’età dei tre bambini variava da 1 a 6 mesi; due erano maschi. Tutti e tre i bambini presentavano livelli elevati di pseudoefedrina (un decongestionante nasale) e dall’autopsia sono emerse nel sangue anche tracce di paracetamolo (antipiretico), carbinoxamina (antisaminico) e/o destrometorfano (sedativo della tosse). Tutti e tre i bambini erano stati trovati morti in casa. Non esistono raccomandazioni sul dosaggio per la somministrazione di farmaci da banco per la tosse e il raffreddore in bambini con età inferiore a 2 anni di età, e non sono state studiate dosi appropriate per bambini di questa fascia di età. Le istruzioni nei farmaci da banco consigliano ai consumatori di “consultare un medico” nei bambini in questa fascia d’età. I medici di solito estrapolano la dose da somministrare ai bambini con età inferiore ai 2 anni dalle linee guida delle dosi per adulti o per bambini più grandi.Tale estrapolazione si basa sulla presunzione che la fisiopatologia della malattia e gli effetti del farmaco siano simili negli adulti e nei bambini. I genitori e chi assiste i bambini non devono somministrare farmaci per la tosse e il raffreddore in questa fascia di età senza aver consultato prima un operatore sanitario e devono seguire precisamente le sue istruzioni. Alberto Di Muria [email protected] n°26 13 luglio 2007 VALLO DELLA LUCANIA Rifiuti e Campania: come ti penalizzo il Cilento Chiera: “Si consolida il buco finanziario di Yele e Corisa 4” Alla fine l’unica soluzione sembra quella di andarsene con la Basilicata. Di fronte agli ammalianti inviti che provengono dalla terra lucana e alla sempre più difficile coabitazione con la “corazzata” costituita da Napoli e provincia, l’esile Diano-Cilento, anche in tema rifiuti, sembra davvero non avere voce in capitolo. Lo si ricava da quanto ha affermato l’assessore provinciale all’Ambiente Angelo Paladino nell’incontro tenuto ad Ascea il 28 giugno su tariffazione e ambiente. “La nostra immagine viene sempre più assimilata a quella di Napoli e questo, in tema di gestione rifiuti, ci penalizza non di poco, poiché in questa stagione sono calate le prenotazioni in hotel e strutture turistiche. In un territorio in cui la voce turismo estivo ha una sua consistenza, un calo del 15% è notevole”, afferma il politico. I vacanzieri certo non hanno voglia di trascorrere le ferie tra la sporcizia e puzze varie, cioè quello che fanno vedere in tv: cumuli di spazzatura che brucia alimentando diossina su marciapiedi e piazze. È la cartolina della Campania in Italia e all’estero. “Da noi, invece, ci sono alti tassi di raccolta differenziata, dal 40, sino all’80%, ed essere assimiliati ad aree dove la raccolta è assente è una grave penalizzazione, politica, economica e di immagine!”. Essere un comune Riciclone non vale un granché se il resto, altamente popoloso della regione, vive su altre sfere, di consumo e imbarbarimento ecologico. Dove sono le discariche e gli impianti nella parte più abitata e consumatrice della Campania? L’incontro, organizzato dal Cori- dalla prima sa4 e dalla seconda fase del corso di formazione sul lavoro Pic Equal, ha fornito molti – amari – spunti di riflessione. Anche la proposta di istituire un sub-Ato, cioè un ambito di gestione in tema rifiuti autonomo dalla parte nord della provincia, è stato bocciato. Sempre il “guerriero” Paladino dichiarava che nel disegno degli enti che dovranno gestire in tema rifiuti, ci saranno solo ambiti territoriali a livello provinciale (Ato): in soldoni pagheremo i nostri rifiuti con le tariffe di Pagani o Nocera, territori che non hanno un livello di raccolta sviluppato e dinamico come il nostro, e quindi cacceremo più soldi. Oltre a questo anche la gestione politica dei servizi non sarà più autonoma. Al meeting Enzo Chiera, della società Yele, denunciava oramai il consolidato buco finanziario delle casse di Yele e Corisa causato dalle inadempienze dei Comuni. Non dolce con la provincia è stato il direttore del Corisa4, Gerardo Spira, che ha delineato un quadro certo non di collaborazione tra gli enti. “Il Consorzio Sa/4, con enorme impegno istituzionale, ha fatto di tutto per superare le crisi, dotandosi di un proprio piano territoriale realizzandone alcuni per cercare di far fronte almeno alla propria emergenza. L’impianto di Vallo Scalo ritarda nel collaudo per qualche opinione amministrativa sulla natura del terreno e questo, nella fase di conclusione della struttura, finita, che potrebbe risolvere il problema della raccolta differenziata. L’impianto di Ogliastro Cilento, utilissimo per organizzarvi la raccolta degli ingombranti poi, ritarda nelle autorizzazioni or- dinarie, mentre per quelle in deroga, è ancora nella fase di interpretazione, per un improprio, sprovveduto o volontario intervento dell’amministrazione Provinciale, che è giunta perfino ad inviare propri agenti di Polizia, per accertamenti e indagini”. Daniele Fortini, presidente di Ferderambiente, l’associazione che riunisce soggetti in qualsiasi forma costituiti che gestiscono pubblici servizi di igiene e risanamento ambientale, poneva l’accento sulle politiche ambientali degli Ato, evidenziando una contraddizione: che i nascenti Ato non hanno personalità giuridica e, pertanto, i comuni, come componenti dei consorzi, sono quelli che fanno le regole e sono loro stessi i responsabili della gestione. Da qui nasce una situazione di confusione nel passaggio ad un ambito provinciale. “Ai comuni non resta che concorrere alla definizione dei progetti. Ci sono 2 cose fondamentali per il passaggio alla tariffa: capire chi ha gli impianti, per poterli offrire a terzi e implementare le conoscenze Parco, è l’ora di uomini nuovi Nel parco si perdono collegamenti ferroviari, si perde l’ospitalità diffusa di circa 1200 posti letto, molti dei quali in zone sprovviste di aziende ricettive; altra “guerra tra poveri” il mare contro le aree interne, il parco doveva far interagire tutto il territorio? Pensiamo di sì, lo pensiamo a tal punto che invano da anni chiediamo una segnaletica che consenta ai “turisti” e agli indigeni di recarsi dal mare all’interno e viceversa… Si possono mettere insieme le autolinee presenti nel parco e costituire un consorzio a cui affidare più corse da e per il parco, la gestione delle tratte ferroviarie dimesse e non, in definitiva si può decidere un destino condiviso di sviluppo? Anche in questo caso penso di sì, uniti, con un unico progetto di sviluppo si potrà realizzare la “Città Parco” fatta di attività sostenibili, di attività culturali, (Noi da anni ostinatamente, da asini, portiamo avanti un progetto “la cultura quale occasione di sviluppo delle aree interne del mezzogiorno d’Italia”), perché non diventa patrimonio di tutti? Il parco questo dovrebbe fare! Mettere a sistema tutti gli attori locali, Comuni, enti pubblici, enti di ricerca, aggiungiamo fondazioni bancarie. Non è nostro costume sfuggire alla bella provocazione di Bartolo Scandizzo, come ne usciamo? Assumendoci le nostre responsabilità, senza congiure di baroni, perché non c’è un imperatore! Ci sono tante donne ed uomini giovani a cui va data una speranza, quella di restare in questo territorio, mettendo a frutto i propri studi e conoscenze! Infine, lo ricordo a me, lo ricordo a tutti, c’è l’istituto delle dimissioni, da subito va dato un governo all’ente, lo volevamo già fare, una “regia” ce lo ha impedi- to, questa “regia” ha il fiato corto! Non occorrono uomini nuovi, occorrono uomini che fino ad ora non hanno gestito. Ci sono, la classe amministrativa è di primordine, si faccia largo a questa. Ciascuno faccia la sua parte! Carmine Cocozza *Vice sindaco di Auletta tecniche riferite ai cittadini (perciò l’esigenza della tariffa). Altra emergenza sottolineata è relativa alla carenza attuale di impiantistica. Ha poi concluso con riferimento al passaggio da Tarsu a Tia spiegando che “La tariffa spinge l’azienda a dotarsi di capacità, di preparazione, di documentazione, in quanto costretta al rapporto con il pubblico. In un territorio come il nostro personalizzare i servizi tramite il progetto Equal può dare una caratterizzazione”. Nicola Nicoletti continua da pag.3 Pagelle... spettaccolo, per la Margherita. Una misera pagliacciata, proprio come ha detto Bisogno. Si fosse fermato alle bacchettate per i suoi alleati, Vastola, un dieci e lode nessuno glielo avrebbe negato. Poi ha voluto strafare. Ed è finito in derapage. Damiano Capaccio, assessore alla cultura, voto 3: “signori e signori, per la serata di gala di Vissi d’Arte, abbiamo invitato a Eboli, nientepopodimenoche...Gi-gi Sa-ba-niiii”. Nel vedere i manifesti, Donato Santimone ha chiuso la concessionaria e se n’è tornato a Bellizzi, Gerardo Rosania si è iscritto all’Msi, al posto di Paolo Polito, Cosimo Cicia ha invitato Fabrizio Corona al Piano di Zona. Aspettando la revoca dei domiciliari per Corona, il matrimonio bis con la Moric, una domanda alla Di Pietro assilla gli ebolitani amanti della lirica: ma Sabani, che c’azzecca con Vissi d’Arte? Dovesse imitare Pavarotti e friends lo invitiamo automaticamente a Cabareboli. Altri motivi, non ne troviamo. A Capaccio, ma perchè...? Cariello friends, voto 4: Massimo, l’assessore, va all’incontro con il centrosinistra alternativo a Melchionda...e fa l’agiografia del sindaco: “ricuciamo con lui”. Voce nel deserto. Pasquale, il capogruppo in consiglio comunale di Rc, è diventato improvvisamente muto e sfatto. Molti preconizzano le sue dimissioni, ma lui si presenta puntuale. In consiglio. E in commissione. Non da battaglia, non fa fuochi e fiamme più su niente. Qualcosa è cambiato nel giro di due anni. Pasquale smunto. Cariello primo si è diplomatizzato. Cariello secondo si è abbacchiato. Sarà la vigilia dei quarant’anni? Aspettiamo fiduciosi un battito d’ali. Fra.Fae. 9 DALLA PRIMA Quando Annamaria Franzoni... E’ un evento? un evento culturale, musicale ?. La Franzoni è una diva, una musa della musica, una poetessa, un’attrice, una tronista di “Uomini e Donne” ? E’ una nuova attrattiva turistica che porta più gente sulle spiagge del Cilento? Chi è AnnaMaria Franzoni ? Semplicemente...una donna che ha perso un figlio in circostanze terribili, che porta con sé il dolore: il sentimento più intimo degli esseri umani. Per questo va fotografa ? Per questo motivo è essenziale sapere quale sia la meta della sua estate? Certo, è una donna che davanti alle telecamere e con la stampa scandalistica mostra disinvoltura, non lesina pianti e sorrisi. Non ha lesinato neanche nell’arte della scrittura, mettendo sul banco delle librerie un suo libro, “ La verità”, tutto “ispirato” alla morte del figlio Samuele. Insomma è una donna che non è caduta nel dimenticatio dopo la disgrazia avvenuta nella sua casa di Cogne. Ma è pur sempre una madre di un bambino morto per omicidio. E questa atroce certezza - nel dubbio sulla sua colpevolezza- dovrebbe essere assolutamente sufficiente per smetterla di fare gossip sulla sua vita, sul suo fisico in costume, sulla caletta dove sceglie di andare a mare, sui motivi per cui ha scelto Marina Camerota per le sue vacanze estive. La Franzoni non è una donna qualunque, ora è un personaggio e di pubblico ne ha tanto. Ma quel pubblico può finalmente guardare da un’altra parte ed evitare di tenere viva lì l’attenzione sugli optionals della sua sofferenza, che pretende, per la sua grandezza, solo silenzio e non le luci della ribalta ? Non dimentichiamo mai i versi di Ungaretti, amante del Cilento, che pure perse un figlio: “Da Giorno per giorno”. Passa la rondine e con essa estate, E anch’io, mi dico, passerò… Ma resti dell’amore che mi strazia Non solo segno un breve appannamento Se dall’inferno arrivo a qualche quiete. Marianna Bassi 10 ROCCADASPIDE n°26 13 luglio 2007 La sfida è quella di dare un futuro alla nostra sanità Mucciolo racconta degli sfottò di Montemarano se non gli ricorda di Roccadaspide Come s’inserisce nel contesto regionale l’ospedale di Roccadaspide? Quali sono le sue emergenze e quali sono i picchi di sanità, cosiddetta di qualità, sono stati gli argomenti dell’ultimo incontro sulla questione sanità. Il sindaco di Roccadaspide, con la sua passionalità dove è forte l’impegno per l’ospedale, nel mentre ha ringraziato gli ospiti, si è scusato per la disorganizzazione nel ricevimento degli inviti per disguidi postali: “Nonostante l’enorme situazione deficitaria della Regione Campania in materia di sanità, grazie ai suoi sacrifici, ha saputo far rientrare il tutto nella norma, anche grazie al contributo della Regione. Tuttavia, un problema c’è e resta, ed è quello dei dipendenti, in quanto vi è una norma del 2007 che non consente le assunzioni. Intanto i reparti sono carenti. In quest’ospedale vi lavorano primari, medici e paramedici eccezionali. L’occupazione dei posti letto è al massimo. Esiste tuttavia il problema annoso della mancanza della Rianimazione. Per ogni intervento chirurgico occorre far riferimento alla rianimazione dell’ospeda- le di Agropoli. Intendo fare un appello ai tecnici dell’ASL, ai nostri politici e ai nostri rappresentanti regionali, di farsi carico del problema e di consentire l’apertura della rianimazione in quest’ospedale. I comuni viciniori sono stati sempre vicini all’ospedale. Le risposte del Direttore Sanitario e del direttore generale sono state sempre convincenti”. Il direttore generale Donato Saracino nel suo intervento, ha spiegato perché l’ospedale di Roccadaspide va difeso ad oltranza, prima per la caratteristica del territorio con l’annessa viabilità che non ne facilita la percorribilità e le distanze tra i paesi, che sono enormi, poi, per la qualità dei servizi erogati. Va affrontato innanzitutto il problema delle emergenze ed ha assicurato il suo impegno per l’attivazione della terapia intensiva. Gennaro Mucciolo, nel suo intervento, ha difeso il suo operato e ne ha rimarcato l’alta professionalità dei primari e di tutti gli operatori che lavorano nell’ospedale che “in altre realtà c’invidiano. È responsabilità di tutti far superare momenti difficili come questi, perché è inutile che ce lo ripetiamo, la Regione Campania, per quanto riguarda la sanità attraversa momenti non buoni. Le realtà interne debbono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri delle realtà metropolitane. I cittadini sono tutti di serie A. Non possiamo considerare che ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B. Le realtà interne vivono disagi che non vivono le realtà di pianura. Qui occorre uno sforzo in più. Per quanto mi riguarda, sto facendo da tempo la guardia, anzi qualche volta, c’è anche la favola tra i colleghi (consiglieri regionali, ndr.), che dicono: -Oggi non parli di Roccadaspide? Lo stesso Assessore Montemarano, mi dice: - Come mai non parli di Roccadaspide, oggi? Per dire, che questa è una realtà, mi rendo conto, che deve essere difesa e sostenuta. Ricono- Le incongruenze delle quali soffre l’ortopedia Manca del materiale chirurgico di osteosintesi e di sala gessi L’atto aziendale prevede per il biennio 2007-2009 l’attivazione di 10 posti letto in ortopedia che sono tali solo sulla carta. Nonostante il trasferimento del reparto, infatti, permangono 6 posti letto, mentre le altre stanze sono chiuse. Queste sono le disposizioni della direzione sanitaria, ma nei giorni scorsi, il reparto ha ricoverato nove persone per venire incontro alle richieste dell’utenza. Il tasso di occupazione dei posti letto è del 120%. Manca, inoltre, il necessario per affrontare le urgenze. In un reparto dove si effettuano interventi di alta chirurgia ortopedica, mancano i chiodi, le fasce, i contenitori per il gesso. La professionalità del personale medico e paramedico è mortificato da gravi carenze. Non si può effettuare un elettrocardiogramma per l’assenza della relativa apparecchiatura. I letti si prendono da altri reparti, mancano i comodini nelle stanze e le suppellettili per la divisione si raccattano altrove. Come accennato, manca del materiale chirurgico di osteosintesi (chiodi) e di sala gessi. Sono state inoltrate, a riguardo, diverse richieste alla direzione sanitaria, tuttora disattese. «Si comunica che detto materiale è in fase di esaurimento. Da oggi possiamo trattare solo una frattura pertrocanterica di femore 125/11 nel prossimo futuro, mentre la media è di tre al mese. Il materiale è necessario per fronteggiare le necessità traumatologiche e d’urgenza e chirurgiche. Si corre il rischio, dato l’incremento di richieste nel periodo estivo, di non poter intervenire», recita una richiesta del personale medico del 18 giugno, cui ne segue un’altra. «Si precisa che l’ultimo chiodo endomidollare è stato utilizzato. Senza il reintegro del materiale verranno sospesi alcuni trattamenti come le fratture femorali». Con la conseguenza di spostare un paziente affetto da frattura femorale con i relativi rischi e sofferenze. La divisione, inoltre, deve fronteggiare il caldo con il guasto dell’impianto di condizionamento, la cui riparazione è prevista per la prossima settimana. Già da febbraio, però, i motori dell’impianto avevano dato segno di cattivo funzionamento. Alcuni pazienti sono stati dimessi per il troppo caldo. Per ovviare, sono stati sistemati alcuni condizionatori nel corridoio della divisione ortopedica. Per cui, nei giorni scorsi, i pazienti venivano spostati con i letti nei corridoi come degli accampati. Ma dopo hanno preso il raffreddore per lo sbalzo di temperatura tra la stanza e il corridoio. Questo è il doppio volto della sanità: carenza organizzativa dell’Asl e professionalità del personale medico e paramedico. Francesca Pazzanese sciamo sul piano della qualità professionale la valenza di quest’ospedale. Non possiamo consentire a chi dirige la chirurgia di vivere in condizioni di disagio, perché non c’è la rianimazione. Occorre ridurre, infine, i tempi per organizzare la lungo degenza”. Antonio Valiante ha parlato di servizi adeguati nella sanità. “La Regione deve avviare dei processi di risanamento. È necessario razionalizzare, non si può fare contenimento della spesa pubblica senza una programmazione. Non si può governare un servizio come quello della sanità, senza organizzare la spesa. Fare in modo che i flussi ordinari della spesa corrente siano costanti e puntuali. La qualità dei servizi erogati sono il termometro della situazione. Deve essere una sanità delle prestazioni. 273 mila abitanti, sono un quartiere di Napoli, diceva il Direttore generale (dell’ASL SA3 Donato Saracino). Se nell’ASL SA3 vi sono 5 ospedali, qualche motivazione ci sarà pure. Ne sono una costante, il territorio, la popolazione, la viabilità. L’emergenza si fa dove nasce l’esigenza. Un infartuato di Roccadaspide se è costretto ad andare a Salerno o a Napoli deve affidarsi solo al Padreterno… ” Cosmo Guazzo Le voci: “Si inaugurano reparti già esistenti” «Qui si inaugurano reparti già esistenti come l’ortopedia e non si apre la rianimazione», sostiene Mario Cammarota. Il 28 giugno sono state inaugurate le nuove sedi del distretto sanitario e del reparto di ortopedia. Il distretto è passato al primo piano del Palazzo di giustizia, presso gli ex uffici dei giudici di pace. La divisione ortopedica, invece, si è trasferita dal primo al terzo piano dell’ospedale. Per il sindaco Auricchio: «Oggi si concretizza un momento bellissimo per il territorio. Se l’ospedale è a questi livelli è per la dedizione dei primari. Tuttavia, gli infermieri per una norma che blocca le assunzioni, fanno turni massacranti in Cardiologia e Radiologia. Noi sindaci dobbiamo sensibilizzare i vertici aziendali affinché la situazione migliori. L’assessore Montemarano ha affermato che l’ospedale non si tocca perché non è possibile negare la sanità al territorio. I pazienti, però, vengono trasferiti presso la rianimazione di Agropoli e questo non lo meritiamo». Il direttore di Fluri ha auspicato:«Di festeggiare, a breve, l’attivazione della Rianimazione. Grazie all’incremento della qualità e della quantità delle prestazioni, stanno diminuendo i viaggi della speranza». AGROPOLI/CAPACCIO 12 n°26 13 luglio 2007 La cultura sfrattata a Capaccio-Paestum L’amministrazione Marino impone all’associazione “Agorà dei liberi di Capaccio-Paestum” di sgombrare Primo provvedimento più impellente dell’amministrazione Marino è quello di togliere la sede all’unica associazione culturale che, oltre a organizzare manifestazioni, ed essere un luogo di incontro e confronto sta raccogliendo, grazie al contributo di tanti cittadini, un patrimonio di foto, documenti, libri che permettono di non disperdere la storia del passato del territorio di Capaccio-Paestum. Il 22 giugno 2007, Pasquale Marino, sindaco, Lorenzo Gerardo Tarallo, vice-sindaco, gli assessori Roberto Ciuccio, Vincenzo Di Lucia, Eugenio Guglielmotti, Salvatore Nacarlo con delibera di giunta hanno “ritenuto di revocare le deliberazioni di G.C. n. 58 del 27/02/2004 e n.107 del 30/03/04 e, pertanto, la concessione in comodato d’uso a titolo gratuito all’associazione “Agorà dei liberi di Capaccio-Paestum” onlus, di parte del fabbricato con relativo giardino dell’ex asilo in Capaccio Capoluogo”. La motivazione è quella di sopperire a grosse carenze di spazi e, quindi, adibire il fabbricato non più a “centro sociale” ma ad uffici comunali. “con opportuni interventi di manutenzione straordinaria” L’Associazione Culturale “Agorà” indipendente, aconfessionale e apartitica nasceva l’1 giugno 2002, con i primi dalla prima cento aderenti, oggi 140, con lo scopo di “creare, attuare e perseguire progetti che abbiano esclusivamente finalità di solidarietà, sviluppo economico e sociale; promuovere il turismo e le attività culturali legate alla salvaguardia e valorizzazione dei valori antropologici, archeologici, architettonici, storici, musicali e tradizionali; arrecare benefici a persone sole, svantaggiate in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali e familiari”. Le sedi erano due una in via Carducci, l’altra “la bottega della memoria” in due locali concessi gratuitamente da Emilio Fermentino. Mercoledì 2 giugno 2004 ore 18.00 il comune di Capaccio e l’associazione Agorà dei liberi di Capaccio Paestum inauguravano il Centro sociale “La bottega della memoria” nell’ex asilo infantile Beatrice Bellelli a Capaccio – Capoluogo in via M. Bellelli, 3 (ex via Lauro). Il luogo era degradato e abbandonato ora è divenuto luogo di incontro tra anziani e giovani, ha un punto internet con connessione veloce permette ai giovani di poter studiare, collegarsi, e, incontrandosi, crescere socialmente e culturalmente. Periodicamente ci sono incontri e confronti con personalità del mondo della cultura, ha realizzato mostre su tradizione, pubblicato un libro dedicato a Vincenzo Palumbo, uno dei primi fotografi, con foto degli anni 20 e 30. Ben 600 lastre ritrovate dal nipote in uno scantinato sono state pulite, scannerizzate e sono divenute un patrimonio storico. Libri, documenti e foto sono esposte in vetrinette e custodite. L’imposizione di lasciare la sede è avvenuta in modo tale da non lasciare dubbi sulla vera volontà dell’amministrazione, senza discuterne con i soci, senza preoccuparsi di trovare una sede altrettanto adatta allo scopo. Dove troveranno posto i libri, le foto e i documenti che persone anziane e uomini di cultura hanno dato all’associazione con la ferma volontà di “lasciare una testimonianza del passato?” Dove passeranno il loro tempo i ragazzi che ora sono lì impegnati? Già in campagna elettorale Giuseppe Castaldo aveva ricordato il suo impegno nel dare una sede all’associazione ora casa di qualcuno. Certamente è casa di libertà e di cultura. Ora, repentinamente, avviene lo sfratto. Qual è il vero scopo? Nei mesi precedenti le elezioni le attività di incontri confronti erano state sospese. Ben quindici erano i soci candidati nelle varie liste. Dovevano forse essere tutti schierati per chi avrebbe vinto? Eppure già domenica 3 giugno Luigi Ricci, socio, ora consigliere di maggioranza, chiedeva la chiave a nome del sindaco per un sopralluogo. Il lunedì il sindaco Pasquale Marino, il direttore generale Pasquale Silenzio, l’ingegnere Greco e il consigliere Luigi Ricci con il presidente facevano un sopralluogo. Si parlò di una sede alternativa. Ora all’albo del comune la delibera di sfratto… Ma i cittadini elettori, cosa ne pensano? Bartolo Scandizzo I commenti a pag 13 Agropoli e Capaccio, nel mancato rispetto del mito Come Eva Cantarella, i miti non sono semplici favole: sono racconti tradizionali (mythos significa appunto “parola”, “racconto”), trasmessi in origine oralmente e depositati nella memoria collettiva, ai quali era affidata una funzione istruttiva di fondamentale importanza. La ripetizione di questi racconti, difatti, contribuiva a creare e consolidare l’identità dei greci, trasmettendo l’insieme delle credenze, dei riti, delle istituzioni religiose che costituiva il loro patrimonio culturale. Il mito, inoltre, non era narrazione fissa e immutabile: al contrario esso poteva cambiare ogni qualvolta veniva narrato. Il mito era, al contempo, racconto e creazione. Motivo per cui dello stesso mito ci sono giunte numerose versioni, che a volte si discostano solo in irrilevanti particolari, a volte sono radicalmente diverse e addirittura contrastanti fra loro. Tanto Capaccio-Paestum, quanto Agropoli, costituiscono terra di miti. Per cui, da queste parti l’abitudine di convivere con le storie di cultura antica è ben radicata. La premessa, a questo punto, è tale che l’argomento che ne consegue entra a far parte della lettura trovando l’accesso ideale. Ora si può comodamente tenere in mente che il mito, in questa parte di Cilento, è tutto rivolto al femminile: la grande madre ellenica Hera Argiva, la Madonna del Granato e quella di Costantinopoli esercitano un potere spirituale le cui radici antropologiche hanno a che fare con la storia stessa della cultura dell’umanità. In questa parte di Cilento, dove l’odore della Grecia antica e il sentore dell’Oriente dei Saraceni hanno fortemente condizionato le trasformazioni e l’evoluzione della popolazione locale, la figura femminile è sempre stata e continua ad essere oggetto di culto. Ma le contraddizioni umane sono una costante della vita e del mondo, con il presente che sembra non essere mai all’altezza del passato; mentre l’antico pare smentisca severamente il moderno. Ecco perché ci si chiede come può, ciò che viene divinizzato, essere preso sotto gamba. Come può, in pratica, la figura femminile, ergersi a protezione delle anime di tutti e, contemporaneamente, essere vittima, in ambito sociale, della presunzione e dell’alterigia di una sotto cultura di stampo maschilista? Davvero il potere spirituale è così lontano e diverso da quello politico? Gli Dei pagani premiavano l’intraprendenza dei coraggiosi e stavano ben attenti a distinguere le cause giuste da quelle illecite; Gesù, il nazareno, risulta, dalle scritture, che sia stato non solo un maestro di bontà ma anche di diplomazia. In entrambi i casi, potere spirituale e potere politico quasi coincidono. E allora, se una donna è idonea per essere venerata, a maggior ragione lo è per governare. Ma non per gli agropolesi e i capaccesi. Difatti, nei Consigli Comunali di Capaccio e di Agropoli non c’è traccia di donna: la realtà politica dei due centri non contempla l’uso dell’intelligenza, dell’intuizione e della sensibilità femminili. Questo è un dato che relega agli ultimi posti di una classifica mondiale la condizione culturale di due luoghi che tendono, sempre più, a detenere primati negativi. Non avere tra gli amministratori nessuna donna non costituisce una condizione che offende il genere femminile, ma un dato di fatto che umilia, oltre misura, la storia politica di Comuni simili. Non conosco, se non in qualche eccezione, le personalità di coloro che formano le due Aule Consiliari, ma non mi meraviglierei se tanta parte di loro mettesse in evidenza peculiarità frivole e leggiadre che, comunemente e banalmente, uomini culturalmente trascurati attribuiscono alle donne. Conosco pettegoli maschi che fanno invidia alla più aggiornata delle comari di borgata: qualcuno fa parte della “classe dirigente”, qualcun altro si conta tra la “classe intellettuale”. Donne, abbiate compassione di noi, della inadeguatezza che tutto intorno ci circonda, della nostra scarsa attenzione nei riguardi dell’autentica bellezza e del puro talento, della limitatezza che diffondiamo, grossolanamente, dappertutto, forse anche tra queste pagine, e perché no, in questo pezzo, sebbene vi sia diffuso un discreto impegno e un buon proposito. Oscar Nicodemo n°26 13 luglio 2007 13 CAPACCIO Consiglio comunale del 3 luglio dibattito tra Di Lascio e Paolino Troncone: “Cittadini da ser vire, non da gover nare” Il sindaco Pasquale Marino tace per tutto lo svolgimento del Consiglio. E’ Paolo Paolino che come presidente del Consiglio conduce l’assemblea. Giuseppe Troncone chiarisce il suo ruolo di consigliere di opposizione con un’interrogazione preliminare. Al sindaco, che aveva affermato di non accettare lezioni di morale da nessuno, precisa che “chi in campagna elettorale offende ha bisogno di lezione di morale” e “se lei ritiene che i cittadini siano da governare, io ritengo che siano da servire”. Intende inoltre avere chiarimenti sulle modalità delle elezioni del presidente del consiglio. Paolo Paolino risponde all’interrogazione riferendo articoli di legge. Il sindaco non risponde. La discussione dei punti all’ordine del giorno diventa un dibattito tra il consigliere di opposizione Luigi Di Lascio e il presidente del consiglio Paolo Paolino. Luigi Di Lascio chiede che venga prima informato il consiglio su quanti e quali siano gli enti per i quali il consiglio deve dettare i criteri di scelta per la nomina di non consiglieri, in modo che il consiglio possa svolgere il suo compito, affidando scopi ben definiti, rendendo così possibile anche una verifica semestrale. Ribadisce il presidente del Consiglio citando l’articolo di legge per cui il consiglio dà solo dei criteri generali e spetta al sindaco la no- ALTER mina dei non consiglieri rappresentanti del comune presso gli enti. “Quanti sono? Quali sono? Più di dieci?” ribatte Di Lascio. La votazione nominale mette fine alla discussione. 15 sì, due no: Di Lascio e Troncone, due astenuti. Anche il punto successivo per la nomina dei consiglieri e la costituzione delle commissioni diventa un dibattito fra i due, anche se un consigliere di maggioranza afferma che gli interventi del consigliere Di Lascio sono una perdita di tempo, perché i punti all’ordine del giorno sono già regolati dalla legge. Non si capisce allora perché debba essere riunito il consiglio. Luigi Di Lascio propone di ridistribuire le commissioni in modo che le persone si trovino a discutere e decidere su mate- rie che siano più attinenti e legate fra loro. Le commissioni proposte sono le cinque corrispondenti ai cinque assessorati. Di Lascio propone: Ambiente con pianificazione territoriale e lavori pubblici – Bilancio, finanze e demanio – Turismo e agricoltura con attività produttive - Cultura beni archeologici e spettacoli – Politiche sociali, scuola e formazione. L’emendamento viene votato: 15 no, a partire dal no del sindaco, cinque sì: Troncone e il suo gruppo e Di Lascio.Viene votata la proposta della maggioranza. Il consiglio termina con una mozione contro la pena di morte proposta da Francesco Longo, votata all’unanimità. Enza Marandino Agorà, prime reazioni: è una vendetta politica Troncone: ora Marino dimostri che non c’era nessun intento persecutorio Da Salerno: Paolo Apolito antropologo, Tina Carrozzo, dirigente scolastico Salerno, Giovanni Di Canto, artista: “Siamo solidali e vicini all’Agorà- che abbiamo ben conosciuto - e riteniamo ingiusto il provvedimento del comune adottato nei loro confronti”. Nicola Ragni, imprenditore: “Invece dello sfratto l’ideale sarebbe che il comune potesse trovare ancora altri locali perché l’Agorà ha svolto un’opera interessante in questi anni ”. Giuseppe Troncone, ex generale consigliere comunale: “La delibera parla chiaro, non ci sono errori. Le esigenze dell’ufficio tecnico sono state anteposte a quelle della cultura. L’amministrazione dimostri ora che questa non è una vendetta politica. Perché l’ufficio tecnico che in precedenza è stato spostato in via vittorio Emanuele, deve ritornare alla vecchia sede? Per ora attendiamo l’esito della riunione presso l’asilo infantile di Capaccio; le soluzioni sono varie: lascia- re in standby fino alla festa delle nostre origini, o un trasferimento al piano inferiore, nell’ex refettorio dell’asilo. Riconosco che attualmente l’ufficio abbia problemi di spazio, ma bisognava prima trovare una soluzione per l’Agorà. Così è un attentato alla cultura e all’economia di Capaccio capoluogo”. Cristina Di Geronimo, dirigente scolastico: “L’amministrazione comunale ha commesso un grave errore: colpire la migliore cultura che si è prodotta in questi anni a Capaccio, attraverso il lavoro di persone che si muovono con la passione della ricerca, delle tracce, dell’identità di questi luoghi. Il metodo unilaterale della giunta che procede, senza convocare il presidente dell’associazione, riguardo lo sfrat- to imminente, dimostra un atteggiamento di arroganza e disprezzo nei confronti dei cittadini di Capaccio”. Mauro Gnazzo, operatore turistico e segretario provinciale del Pdci: “Non conosco i fatti e perché il Comune abbia assunto queste decisioni. M’informerò e vi farò sapere”. Peppantonio Taddeo: costruttore. “E’ una vergogna. Non ho altre parole. Non si amministra un comune cominciando con il perseguitare chi promuove cultura. Ognuno ha il diritto di pensarla diversamente da chi comanda. Angelo Fasano, lo sanno tutti, è all’opposto delle mie idee politiche. Io penso al danno che sarà fatto ai i tanti giovani che dentro l’Agorà hanno potuto servirsi di un computer che le loro famiglie non potevano acquistargli. A cura di Giusy Puca Ego – Ti trovo in forma.Tonico. Insomma, la stagione elettorale sembra ti abbia rinvigorito ... Alter – Speriamo che gli “eletti” siano capaci di capire che il momento è difficile e che bisogna lavorare per dopodomani. Tanto l’immediato è ormai compromesso. Ego – ma qualcosa si deve pur fare per la stagione che entra! Alter – Sì! Si occupino dell’ordinaria amministrazione. Evitino che l’immagine di Paestum sia ulteriormente ridotta a pezzi e si organizzino per dare risposte ai problemi. Ego – Indica un problema che dà veramente fastidio ai cittadini. Alter – Te ne indico uno che dà fastidio a me come a tanti altri: pensa che per realizzare una recinzione c’è bisogno del “piano acustico”. L’ufficio tecnico non si accontenta della relazione di un tecnico di fiducia, ma impone un ulteriore passaggio presso un tecnico convenzionato dal comune che opera a Napoli. È un’altra soprintendenza! Ego – C’è qualche speranza che qualcosa può cambiare? Alter – Siamo nelle mani dei due “Pasquali”. Ego – Ma tra quelli di prima e questi di oggi, il paese ci ha guadagnato? Alter – Credo di sì. Sarebbe tragico così non fosse. Ego – Oggi mi chiedo: come è stato possibile mandare a casa Enzo Sica senza prevedere un candidato alternativo? Alter – Si è trattato di una demenza senza un progetto. Oggi sono lì a mangiarsi le mani. Ego – Però, hai sempre sostenuto che l’amministrazione Sica era incapace di gestire il paese. Pertanto ritieni che un cambiamento, anche se di poco, c’è stato. Alter – Rispetto al nulla sì! Ego – Tu dice che i due “Pasquali” devono gestire la normalità. Loro, invece hanno l’ambizione di elaborare ed approvare il nuovo Piano Urbanistico Comunale, il Puc. Alter – Spero che lo si faccia nell’interesse generale... Ego – Sì! Ma Marino ha preso degli impegni che sono sulla bocca di tutti. E poi, c’è il vecchio Puc di Forte. Non può certo buttarlo a mare! Alter – Il Comune ha il potere di spazzare via tutti gli interessi che si frapponessero tra gli interessi privati e quelli generali. Pertanto se non si facessero bene le cose, la responsabilità sarebbe tutta dei politici. Ego – Rimane il problema del mercato EGO ortofrutticolo conteso tra il Consorzio di Bonifica, il demanio e i titolari delle aziende che vi operano. Alter – Ripeto. Il Comune può, nell’interesse generale, espropriare tutto e consegnare quegli spazi all’interesse generale. Ego – Un altro argomento d’interesse generale è la banca. Come giudichi gli ultimi avvenimenti e la scelta del nuovo regolamento? Alter – Siamo di fronte ad un disastro. Il nuovo regolamento privilegia chi governa perché può essere confermato nella gestione all’infinito. Ego – Ma è un sistema che in altre banche funziona. Dà univocità d’indirizzo all’azione amministrativa ed evita forti contrapposizioni all’interno del consiglio di amministrazione. Alter- Invece è un paradosso perché chi più sbaglia più è premiato. Considera che se un socio non ha problemi di affidamenti è libero di scegliere chi vuole. Al contrario, chi vive sotto la spada di Damocle di un fido o di un incaglio, deve per forza trovarsi un “santo” protettore. Pertanto la situazione s’incancrenisce e diventa stagnante. Ego – Intanto si preannuncia un cambiamento alla presidenza: Enrico Di Lascio al posto di Antonio Vecchio. Alter – Sarà di nuovo Antonio Vecchio il presidente. Su questo non ho dubbi e sono pronto a scommettere. Ego – Parliamo di politica. Walter Veltroni ha lanciato il Partito Democratico. Cosa ne pensi? Alter – Il centro-sinistra è spaccato su tutto. Sono l’uno contro l’altro armato. Pertanto penso che sarà difficile che Veltroni possa ricucire tutto in un unico soggetto. Non può fare miracoli anche se è uno bravo. Ego – Sembra, però, che abbia una buona capacità d’attrazione, soprattutto tra i giovani. Alter – Ma sono i vecchi “padroni” dei partiti che oggi hanno in mano le chiavi del vapore. Per cui, la tendenza sarà quella di chi tende a preservare il potere d’interdizione per preservare se stessi. Ego – Quindi si giocherà tutto sulla nuova riforma elettorale? Alter – Se Silvio Berlusconi avrà interesse ad accentuare il bipolarismo, aderirà al referendum e i piccoli saranno fatti fuori. Se invece riterrà che è più conveniente la riforma elettorale alla tedesca, allora crescerà la prospettiva di un centro moderato che aggregherà Mastella, Casini ed altri soggetti in cerca d’autore. SPORT 14 n°26 13 luglio 2007 Dalla piscina di Roccadaspide arriva il primo titolo nazionale Aquilone campione d’Italia di nuoto pinnato Ancora una volta la Coop. Soc. Nova Social Club L’AQUILONE, società di Altavilla Silentina che opera presso la PISCINA del Centro Sportivo di Serra di ROCCADASPIDE sale alla ribalta dello sport nazionale dando lustro alle due città cilentane e a tutto il nostro territorio. Infatti, dopo il TITOLO ITALIANO conquistato lo scorso anno dalla fantastica Iolanda Bilancieri, che conquistò prima il posto tra le quattro della rappresentativa campana per andare ai Campionati Italiani di nuoto di Gubbio e poi due Titoli Italiani e due di vice Campionessa Italiana, arriva per la prima volta, dai CAMPIONATI ITALIANI ESTIVI di VELOCITA’, svoltisi a Roma nell’ultimo week end di Giugno, anche il TITOLO ITALIANO di Nuoto Pinnato, disciplina tanto bella quanto faticosa. La società, che svolge l’attività di scuola nuoto ed agonistica presso la piscina coperta di Roccadaspide, torna da Roma con quattro CAMPIONESSE ITALIANE nella staffetta 4x100 I ctg (94-95) ed una medaglia di Bronzo in quella maschile. Un Titolo che era nell’aria ma, nello sport come nella vita, basta un banalissimo errore fatalità per giocarsi tutto in un solo attimo. La compagine del presidente e responsabile tecnico Antonio Molinara, ben guidata dal tecnico Peter Zambrano coadiuvato da Michele Iuliano, e coordinata da Angela Lucia Capozzoli e Gianni Fraiese, non ha lasciato spazio a nessun inconveniente riuscendo a dare il massimo e a conquistare davanti ad oltre 1000 persone il gradino più alto del podio. E’ stata un’emozione unica per i genitori, i tecnici, dirigenti e compagni presenti perché il titolo è stato in gioco sino agli ultimi metri per l’agguerrita concorrenza del sodalizio romano delle Belle Arti. Dopo una gara indimenticabile, risultano essere CAMPIONESSE D’ITALIA, così come citato dallo speaker della manifestazione, BILANCIERI IOLANDA, FRANCO ANGELA, VERLOTTA ROBERTA e VESSA LUCIA. Le quattro atlete che nuotano durante tutto l’anno a Roccadaspide, nella bellissima ed accogliente piscina del Centro L’AQUILONE, provengono da quattro realtà diverse. Bilancieri è di Roccadspide, Franco da Capaccio, Verlotta da Castelcivita e Vessa da Castel S.Lorenzo. Ecco perché, prima, è stato detto che questo Titolo è orgoglio di tutto il nostro territorio. Ma la trasferta di Roma ha riservato una grande sorpresa: la medaglia di Bronzo per quattro atleti che non avrebbero mai immaginato di salire sul podio: ACITO PAOLO, AVALLONE PASQUALE, DANGELO LUCIANO e PAZZANESE LUCA. Una Sabato 14 luglio 2007 ore 18.45 soddisfazione inaspetCORRIROCCADASPIDE tata che però realizza Trofeo S.Sinforosa in questi atleti un granXIV edizione Gara di corsa su strada di km 8, a Roccadaspide (Sa), circuito cittadino, riservata alle categorie amatori e master maschili/femminili, in regola con il tesseramento FIDAL 2007. Organizzazione a cura dell’associazione sportiva “Sporting Calore” con il patrocinio e il contributo del comune di Roccadaspide Raduno: piazza xx settembre ore 17.45 Partenza: via Giuliani (antistante il palazzo municipale) Iscrizioni Gratuite entro le ore 18,00 di venerdi 13 luglio 2007 ai seguenti numeri: 0828/941620 (anche fax) 3409387531 3,00 euro Premi: cestini di prodotti del parco del Cilento e Vallo di Diano Alle società artistici del valore di: 150,00 EURO alla prima classificata 100,00 EURO alla seconda classificata 50,00 EURO alla terza classificata I primi trenta ritireranno il premio immediatamente dopo l’arrivo, presso la segreteria organizzativa, mentre i classificati delle categorie MM50 MM55 MM60 MM65 ed oltre, trascorsi 30 minuti dall’ultimo arrivato. Al TERMINE DELLA MANIFESTAZIONE “COCOMERATA” E BOCCONCINI DI BUFALA CAMPANA, FESTIVAL DELL’ORGANETTO A CURA DELL’ASSOCIAZIONE IL BIANCOSPINO DI ALBANELLA, OSPITE DON DONATO ROMANO, PARROCO DI AQUARA de sogno. Ma il sodalizio della piscina di Roccadaspide, è salito agli onori della cronache sportiva nazionale grazie anche a ANTONELLA TOMMASINI, VALENTINA ABBIENTO e VALENTINA PEDUTO per le femmine e ALESSIO COCCARO, DAVIDE MUCCIOLO, EMANUELE BELLIGNO, MICHELE AMENDOLA e VINCENZO ROMANO per i maschi. Anche loro erano a Roma ed hanno offerto delle belle prestazioni che non sono sfociate in medaglie solo per pochissimo. E’ utile però ricordare, che per partecipare ai Campionati Italiani è necessario ottenere il Tempo Limite per ogni gara e distanza prevista dal regolamento. Questo fa capire che già esserci è una grande impresa e se poi si ottengono medaglie o buone posizioni gareggiando con Campioni Mondiali come Rampazzo o tantissimi atleti della Nazionale Italiana, il tutto diventa davvero un sogno realizzato. Dunque, dopo solo pochissimi anni di attività, dalla scuola nuoto di Roccadaspide, arrivano trionfi che devono far pensare alle grandi risorse anche sportive che abbiamo nel nostro territorio ma che, purtroppo, non sempre vengono messe in condizione di poter emergere. A Roccadaspide è sorta questa struttura natatoria che nel motto “ DIVERTENDOSI NUOTANDO” ha trovato la giusta motivazione in tutti i suoi collaboratori. La valenza sociale di questa “SCUOLA” nuoto è un fatto ineccepibile perché tantissimi sono i ragazzi che imparando a nuotare acquisiscono la mentalità e la cultura che tutto si può fare con l’impegno, la volontà ed il sacrifico nel pieno rispetto delle regole, degli altri e degli ambienti; alimentano un processo di socializzazione che negli ultimi anni sta venendo meno e, soprattutto, continuano a far diminuire il rischio di mortalità marina già notevolmente e visibilmente diminuito negli ultimi 6-7 anni. Se poi, a questo aggiungiamo un TITOLO ITALIANO ed un podio ai Campionati Italiani, allora il futuro si presenta nel suo abito migliore. Antonio Molinara Popoli & Sport a San Giovanni a Piro Termina nel Comune di San Giovanni a Piro la Rassegna Internazionale itinerante “Popoli & Sport – pulsazioni dal cuore del Mediterraneo” ideata da Pasquale Sorrentino. Dopo gli eventi di Roccagloriosa e Celle di Bulgheria, impreziositi dalla partecipazione degli ex atleti professionisti Roberto Breda e Nando de Napoli (a cui è stato conferito il 1° Premio Sport & People) da Autorità politiche e religiose. Spettacolo, sano agonismo e messaggi di solidarietà si sono articolati tra il 24 Giugno e il 2 Luglio e in partenariato con il prestigioso Torneo Internazionale “Città del Golfo di Policastro”, si è sviluppato un ambizioso progetto di integrazione socio-culturale tra giovani atleti di diversa nazionalità (est europeo,nord mediterraneo,ecc) che sono stati ospitati presso le famiglie di San Giovanni a Piro, Scario e Bosco. L’arrivo delle squadre internazionali (Svezia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria e Grecia) nella giornata di Domenica 24 Giugno è stato salutato dall’entusiasmo di Scuole e Associazioni, favorendo l’evoluzione di uno spirito europeo e multietnico che ha orientato una cooperazione internazionale tra i popoli ponendosi come un valido strumento di concertazione e di animosità territoriale. L’ obiettivo principale di “Popoli & Sport” è stato quello di raggiungere un equilibrio tra riscoperta delle proprie origini e raggiungimento di una mentalità finalmen- te europea, internazionale, mediterranea attraverso le trepidazioni e le sensazioni che solo la sana competizione riesce ad innescare in un contesto di opportunità sportive per atleti normodotati e disabili. Nel corso della Rassegna (mercoledì 27 Giugno) si è tenuto un Triangolare di Calcio nel pomeriggio tra le squadre S.S. Sangiovannese Calcio, Sporting Celle e F.C. Roccagloriosa senza finalità agonistiche, bensì di promozione e divulgazione della “Carta del Diritto allo Sport” che è stata sottoscritta da tutti i calciatori e i tecnici presenti e presto sarà oltre oceano per la controfirma degli atleti del Villaggio di Santa Teresa Libre di Coban in Guatemala, altra nazione protagonista del Progetto di Cooperazione Internazionale. Giovedi 28 Giugno a San Giovanni a Piro, Piazza Giovanni Paolo II, l’European World Challenge, (sport per disabili - Basket in carrozzina – handy bike) presentati dagli atleti della Crazyghosts di Vincenzo Spinelli (Battipaglia), compagine che milita in Serie A2 ctg. (Basket in carrozzina), unitamente all’esibizione di Karate a cura dell’A.S. Karate Club Centola dei Maestri Alfonso D’Angelo e Vincenzo Guzzo; di grande effetto anche la partecipazione della Pol. Volley Basket Marina diretta dal Prof. Enzo Colarusso. In particolare rilevanza il Forum tematico denominato “Disabilità e Sport” presieduto da svariate Associazioni che operano nel settore del volontariato e dell’assistenza. n°26 13 luglio 2007 15 CALORE Il prete “scomodo” di Forcella a Valle dell’Angelo “Allont anare i ragazzi dalla strada è un dovere” Il successo riscontrato della presentazione del libro di Don Luigi Merola “Forcella tra inclusione ed esclusione sociale”, è da attribuirsi, in gran parte, alla notorietà dell’autore, un prete “scomodo” per la sua opera pastorale contrassegnata da un forte impegno sociale di promozione e di riscatto di una delle zone a più alto rischio della città di Napoli, ma anche all’importanza del tema della legalità in una società difficile e complessa come quella odierna, su cui inevitabilmente è scivolato il discorso. Pur trovandoci in una zona ancora, fortunatamente, a basso rischio criminalità, il tema dell’inclusione e dell’esclusione sociale è ampiamente avvertito per la presenza sempre più consistente di persone provenienti dai paesi dell’est europeo. Il sindaco Salvatore Iannuzzi nell’avviare i lavori ha spiegato i motivi della manifestazione, evidenziandone l’importanza “ai fini della conoscenza dei meccanismi e dei processi che portano all’illegalità”, nonché per conoscere “ciò che Don Luigi ha rappresentato e rappresenta per un’efficace lotta alla criminalità, che non voglia essere vuota retorica, e trasferirne l’insegnamento nella Valle del Calore” E’ seguito l’intervento, assai forte, dallo stesso definito “sopra le righe”, del Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, che, richiamando l’intervista di Don Luigi al quotidiano La Repubblica dello stesso giorno, ricorda come egli abbia ribaltato quella che voleva essere una punizione, “il suo trasferimento a Forcella per aver aiutato una famiglia vittima dell’usura”, in un’opera di alto impegno sociale e culturale con il recupero di tante coscienze alla legalità ed all’inclusione nei processi sociali dell’educazione e della formazione. Il suo, ha continuato, è un dito “puntato sulle istituzioni” per quello che non hanno saputo fare e per quello che potrebbe determinarsi in seguito al suo trasferimento da Forcella, proprio in mattinata annunciato. Dove lo Stato è assente, ha ripreso il Capitano dei Carabinieri di Vallo della Lucania, Daniele Campa, lo spazio, lasciato libero dalle istituzioni, viene riempito dalla criminalità, che offrendo, oltre che illeciti guadagni, anche assistenza e protezione crea omertà più o meno diffusa. A sua volta il Provveditore agli studi di Salerno Luca Iannuzzi mette in evidenza l’importanza della scuola e del suo radicarsi nel territorio per soddisfarne le esigenze culturali, come mezzo di prevenzione e di superamento del crimine, come ha saputo ben fare Don Luigi e come la sua opera in un quartiere difficile come Forcella dimostra. Più articolato ed intessuto di spunti sociologici l’intervento di Michele Cesaro. Plaude al fatto che la presentazione di un libro offra l’occasione ad una comunità di incontrasi e, rifacendosi alla conclusione del libro di Don Merola, come questi, ritiene che una rete stabile di organizzazione aiuta a passare dalla fase dell’emergenza ad una di normalità. La politica ha smesso di costruire progetti per il recupero della normalità ed è, invece necessario, come Don Merola ha dimostrato con la sua opera, ricostruire il senso di cittadinanza nella normalità della realtà urbana e non attraverso la televisione come avviene sempre più di frequente. Evitare le esclusioni e l’emarginazione contribuisce a creare cittadinanza in quanto si offre ai soggetti coinvolti la possibilità di fare esperienze attraverso relazioni interpersonali. Don Merola dimostra questa necessità attraverso una metodologia che parla con immediatezza alla gente con l’immissione diretta dei protagonisti che raccontano le loro storie. Seguendoli nel loro racconto scopriremo il senso profondo di esse e, provando a fermarci per qualche tempo, daremo all’anima la possibilità di arrivare al raggiungimento del loro più vivo senso. A sua volta il giudice costituzionale Prof. Giuseppe Tesauro, dopo aver ricordato due interviste riportate in “Appendice” nel libro di Don Merola, che denotano storie di degrado e di povertà, mette in evidenza che questi aspetti della realtà di Forcella sono presenti in tante parti del mondo, ma non in tutte queste si sviluppano illegalità diffusa e delinquenza. E’ necessario, allora, recuperare, attraverso un processo di ricostruzione delle istituzioni a base della società, famiglia e scuola, adeguatamente supportate nei loro bisogni, il senso della legalità come acquisizione di comportamenti quotidiani. Dopo un breve intervento della Rosa Masullo, che ricorda l’importanza dei piani di zona come concertazione e sviluppo delle politiche sociali e la loro importanza ai fini della conservazione e della creazioni di comunità per evitare il rischio di perdita dell’identità, ha preso la parola Tino Iannuzzi. Questi, dopo aver messo in evidenza l’apostolato di Don Merola attraverso due direttrici, l’amore per la propria opera e quella non meno importante per la sua missione, ricordando Moro, ribadisce che il paese nel suo complesso non si salverà se non riscoprirà un nuovo senso del dovere e se tutti verso questo obiettivo non indirizzeranno la loro opera, come ha saputo ben fare Don Luigi. Ad bene agendum nati sumus (siamo nati per fare il bene), come ricorda Don Luigi nel suo libro, recita lo stemma davanti alla Chiesa di S. Maria a Piazza in Forcella, e verso questo obiettivo di vita ciascuno nel proprio ambito deve indirizzare il suo impegno. Prende alla fine la parola Don Merola, che, dopo aver ringraziato gli oratori intervenuti per le parole con cui hanno tratteggiato la sua figura e la sua opera, ricorda le varie tappe del suo impegno di educatore e di sacerdote. Arrivato a Forcella, come sopra ricordato per punizione nell’ormai lontano 2000, celebra la sua prima Messa con la presenza di solo tre fedeli. Di qui abbattimento e sconforto, ma non rassegnazione ed impegno costante e continuativo nel recupero dei ragazzi del quartiere per sottrarli alla criminalità. Ripetere, come si sente fare, che i ragazzi sono il futuro è un falso assunto in quanto questi sono prima di tutto il presente e in questo presente bisogna salvarli per non perderli definitivamente. I giudici, scandisce, intervengono alla fine di un processo che, giudicando chi delinque, mette sotto accusa la società, in quanto non è stata capace, attraverso le sue istituzioni, a cominciare dalla famiglia, di creare un’etica della responsabilità per salvaguardarlo. Allontanare i ragazzi dalla strada dovrebbe essere un dovere non solo delle istituzioni, ma di tutti, essendo ormai chiaro che o ci salveremo o ci perderemo tutti insieme. Conclude manifestando il dolore per dover lasciare la parrocchia e ricordando Don Mazzolari precisa “che l’obbedienza è una virtù”. Lo sorregge però, quel messaggio che con il suo libro ha cercato e cerca di infondere a tutti: che il suo, come quello di tutti noi, è il cammino della speranza e che questa non è un sogno riposto nel cassetto, ma un indirizzo di vita. A sorreggere questo cammino contribuirà, annuncia, la creazione di una fondazione, che intende promuovere, perché la sua opera possa continuare nel tempo e scuotere le coscienze “Ad bene agendum”, come ci indica la nostra nascita. Pasqualino Caputi L A LETTERA Villa Littorio, la rotonda diventa quadrata e pericolosa Il forestiero che arriva a Laurino rimane meravigliato nell’ammirare le bellissime opere ristrutturate e riportate agli antichi splendori. Ne annovero alcune: il Convento, il Palazzo Ducale, la Piazza, la via Collegiata, le mura inframmezzate da artistiche inferriate e tante, tante altre opere. Ciò che colpisce la visione ottica è di sera. Entrando in Laurino si vedono saggi di luce che da terra si ergono verso il cielo intersecandosi tra i rami degli alberi come tantissimi fili d’oro. Si potrebbe definire immaginaria visione di paesaggio da favola, invece è realtà visibile tangibile. Di tutto questo, come abitanti della frazione (considerati marginali sociali) ne siamo orgogliosi. Parimenti ammiriamo i progressi fatti nei comuni limitrofi per l’impegno e la dedizione degli amministratori. A questo punto non posso che osannare e dire: viva l’economia di D’Annunzio che non si lasciava togliere il superfluo. Passo ora a presentare la realtà del mio paese, Villa Littorio ex Fogna, ove ancora il periodo dell’autarchia di Mussolini è imperante. Qualcosa è stata fatta, basandosi però sul sistema del “rattoppamento”. La vecchia piazza Costantinopoli detta “La Rotonda” ora è diventata quadrata. Un pezzo della piazza pavimentato con una “sottospecie” di pietre nere ed una striscia come un budello con i vecchi “cubetti”; metà recinzione con pilastri e ferro (e sempre per motivi di economia); l’altra metà lasciato il vecchio muro sul quale sono state appoggiate delle pietre ed a completamento di costante architettonica opera è stata messa come in gabbia la statua di un Cristo, imbrattata da più strati di colore che cola da tutte le parti. La mia osservazione non vuole essere vilipendio alla fede, tant’è che neanche la Chiesa ha ritenuto opportuno benedirlo e conacrarlo al culto. (…) Per il lavoro di pavimentazione fatta in quel pezzo di vicolo, nessun demerito alla ditta. Come cittadina fognese (…) esprimo delle osservazioni: Pur sapendo che la delibera di pavimentazione fu fatta dalla passata amministrazione, ora riconfermatasi, i fognesi desiderano anzi vogliono sapere se nella delibera è sancito l’uso di materiale di risulta che dei consiglieri fognesi firmò la delibera. Chiediamo all’amministrazione come sia possibile fare un lavoro del genere facendo rimettere i vecchi storti e smussati cubetti. (…). Di certo a Laurino capoluogo questo non si sarebbe giammai verificato. Rendo merito alla ditta che ha lavorato con professionalità e coscienza ha fatto soltanto mettere in opera il materiale fornito dal Comune. Noi avremmo voluto, non marmi costosi , ma almeno del materiale sul quale non inciampare. Sarebbe stato preferibile un manto di asfalto come sono state asfalte le strade di campagna e le tante inutili tangenziali. Civis fognese sum Olimpia Nicoletti CILENTO 16 IMPRONTE n°26 13 luglio 2007 Storie di Cilentani a Salerno Giovanni Sof ia, un nome, una stor ia John F. Kennedy recitava: “Dobbiamo decidere di essere i padroni, non le vittime, della nostra storia, controllando il nostro destino senza abbandonarci ciecamente alle emozioni o al sospetto”. Ci sembra un’affermazione che possa fare al caso dell’incontro con il personaggio che andremo a presentare, che è soprattutto un incontro con la storia, ovvero la scena madre atta a costruire situazioni, epoche e autori. Esistono uomini illustri che fondono erudizione e impegno civile, che conoscono bene il passato dei loro antenati, portandosi dietro radici e rispetto; esistono uomini che fanno sentire la loro voce che riecheggia sulle nostre terre e arriva alla gente. Sono uomini che difficilmente si dimenticano perché hanno appunto lasciato un’impronta indelebile nella memoria dei loro cari e della gente tutta. Parliamo dell’illustre avvocato Giovanni Sofia venuto a mancare nel 1997, un Avvocato di grande spessore che ha fatto la storia del nostro territorio e che tutti hanno avuto modo di conoscere e apprezzarne le grandi doti e la professionalità. Nello studio di Piazza della Concordia, a Salerno, aleggia un’aria carica di protagonismo dettata dal fascino di fotografie in bianco e nero degli anni ’60 che campeggiano sui muri e che riguardano convegni nazionali degli avvocati di Diritto penale comparato, insieme a manifesti congressuali che scandiscono le tappe di impegni legati al mondo della giurisprudenza. In tale atmosfera, abbiamo incontrato il nipote del grande avvocato, Giovanni Sofia, che porta il nome di suo zio con rispetto, stima incondizionata e gratitudine, come se portasse sul petto una medaglia incisa dagli anni e dai ricordi, dai preziosi insegnamenti e dalle scoperte illuminanti in materia. Il nostro avvocato-personaggio, tra l’altro cilentano d.o.c. perché nativo di Rofrano, sembra specchiarsi nell’immagine personale che ha di sé frammista all’immagine di suo zio Giovanni che pare seguirlo in ogni suo passo o scelta, perché, come egli afferma: “La vita dell’avvocato è una vita tormentata, fatta di vorticosi alti e bassi, di delusioni come di esaltazioni, ma mi ritengo fortunato perché ho avuto dalla mia un grande maestro…”. E’proprio vero: i grandi uomini non muoiono mai, sono coloro che hanno avuto il coraggio di fermare una tacca di tempo e lavorarlo bene, con consapevolezza e rettitudine. “Non perché era mio zio ma uomini così non esistono più…!” Che cosa avrebbe voluto fare da grande? “L’avvocato… Ho scelto di fare l’avvocato perché sono essenzialmente un uomo libero…E’stata una mia scelta, anche se contrassegnata dal carisma di mio zio Giovannino, da cui ho appreso tanto in termini di insegnamenti di vita e di professione. Mio zio, don Giovanni, come in molti lo chiamavano, fu definito, da una rivista dell’epoca “Il pungolo”, il “Demostene” di Vallo della Lucania… Tornando a me, appena terminata la maturità scientifica, decisi di seguirlo al suo studio in Via Leopoldo Cassese, in Salerno…Allora la Corte d’Appello si trovava a Napoli… Nello studio di mio zio Giovanni, ho visto passare i più grandi avvocati penalisti del calibro di Botti e De Marsico, il quale definì mio zio suo “figlio spirituale”… Era inevitabile che respirassi quell’aria e che mi iniziassi a tale professione! Mi laureai nell’’82, esercitando prima ancora la pratica forense. Superai l’esame di procuratore legale, che adesso si surclassa, ma allora era di grande importanza per chi scegliesse di diventare un buon avvocato. Prima, dunque, sussisteva un praticantato, poi si diventava procuratore ma non si poteva ancora difendere in Corte d’Appello e d’Assise. Per anni il procuratore legale era costretto a seguire il proprio maestro… Soltanto successivamente, dopo quattro anni, poteva definirsi avvocato! Era una prassi sicuramente imposta ma dava i suoi frutti: erano quattro anni seri in cui si imparava a stare a contatto con i clienti, i cancellieri…respiravi una vera e propria deontologia e ti si offriva l’opportunità di conoscere questo mondo più da vicino, maturare nel tempo e diventare un avvocato che si sapeva imporre! Dopo la morte di mio zio, nel ’97, il Presidente della Camera Penale saler- nitana, Dario Incutti, mi spinse a fondare una sede della stessa a Vallo della Lucania, dove sono rimasto fino al 2002, quando l’avvocato Ettore Randazzo mi chiamò a far parte della Giuria… Fui eletto, così, componente della Giunta della Camera penale fino all’ottobre 2006. Dal novembre 2006 a tutt’oggi, sono Presidente dell’Organismo di Controllo-Unione Camere penali. Quest’anno, poi, compie cinquant’anni la Camera Penale di Vallo della Lucania…”. Come è cambiata la figura dell’avvocato, dando oramai per scontato che sia cambiata rispetto al passato? “Sì, purtroppo è cambiata e anche vistosamente…Il ceto dell’avvocatura ha perso la luce che aveva nel passato. Manca, ora come ora, la professionalità, il concetto di umiltà e di rispetto per l’“anzianità”…Oggi occorre necessariamente seguire le udienze. Una volta disse un noto avvocato: “C’è un tempo nella vita dell’avvocato in cui non hai i soldi per pagarti nemmeno l’olio della lucerna…” , un’affermazione che, col senno di poi, veniva a significare che un vero avvocato deve andare oltre ogni ostacolo, facendo grossi sacrifici, se vuole diventare qualcuno…”. Quali sono i sentimenti che ha provato e continua a provare durante il suo cammino professionale? “Sono sempre emozioni diverse come se fossero le prime…Devi avere sicuramente molta elasticità mentale e rafforzarti interiormente perché la vita dell’avvocato è caratterizzata da sentimenti contrastanti fra loro…Un giorno ricevi una delusione, magari anche da un tuo collega, poi vinci una causa e ti esalti; hai gratificazioni persino dal cliente di un tuo avversario, che viene a complimentarsi con te e chiede di essere seguito… Intanto l’onorario, per quanto al contrario se ne dica, non ha alcun equivalente in termini di emozioni e sentimenti che si vivono interiormente. L’avvocato, che ha il compito di difendere l’“ammalato sociale”, prima di fare politica, un tempo era solo avvocato: oggi si verifica il contrario. Un noto avvocato della Corte d’Appello di Torino parlava di “solitudine dell’avvocato” : è proprio così: sia che vada bene o vada male, è una figura sempre bistrattata e lasciata sola…”. Quali sono i valori che dovrebbero costellare la vita professionale dell’avvocato? “L’aggiornamento, la professionalità, l’umiltà, l’onestà, il sacrificio… Mio zio, per esempio, scindeva la professionalità dall’amicizia, tant’è che una volta, andando a pranzo con un magistrato, non volle chiedere l’esito della causa che lo riguardava, spiegandomi che l’avrebbe conosciuto nella sede opportuna…L’avvocato deve compenetrarsi nell’aspetto umano ma non deve essere connivente con il cliente. Deve creare distacco. Potrebbe sembrare un paradosso, ma quando si erge a giudice del proprio cliente, non fa bene l’avvocato…C’era un vecchio avvocato civilista di Napoli che aveva sulla propria scrivania tanti pupazzetti sistemati in fila, a evidenziare una linea di confine che il cliente non doveva assolutamente superare…Oggi, poi, dobbiamo andare verso un’avvocatura specializzata: cresce il numero degli avvocati ma ne diminuisce la qualità. I veri avvocati sono coloro che a ottanta anni portano ancora la toga…Si dà il massimo verso i sessanta anni, quando si è raggiunta la più alta vetta di esperienza…”. Oltre a suo zio, da chi altri ha ricevuto preziosi insegnamenti? “Ho ammirato personaggi come Orefice, Botti, Pesce, il magistrato Nicola Lupo…”. Passati e prossimi appuntamenti e manifestazioni? “A settembre prossimo sarà presentato il libro dell’avvocato Ettore Randazzo “La giustizia nonostante”(Ediz.Sellerio) di cui sarò relatore…Tra le scorse manifestazioni, possiamo certamente ricordare “La cerimonia in onore dell’avvocato Giovanni Sofia” avvenuta a ottobre 2005, presso il Palazzo di giustizia di Vallo della Lucania, corredata da un libro in suo onore “Giovanni Sofia-L’attualità e le modernità di un grande Avvocato”, da interventi autorevoli e dallo scoprimento di un busto che lo rappresenta, dall’inaugurazione della nuova sede della Camera Penale di Vallo della Lucania e dall’intitolazione dell’Aula Magna del Consiglio dell’Ordine”. Quali sono i luoghi di villeggiatura dove è solito recarsi d’estate? “I miei luoghi si alternano fra mare e monti… Di solito la mia pausa estiva si snoda tra Scario e Rofrano…”. Antiche suggestioni rofranesi? “Rofrano è chiuso tra il Monte Bulgheria e il Monte di Novi… Ricordo i pellegrini, che, per andare a Novi, passavano per Rofrano, bivaccavano e poi proseguivano…mi è rimasta impressa la loro gioia di vivere, il gustare cibi semplici…Nel periodo della mietitura del grano, poi, si mangiava tutti insieme la pasta da una specie di bacinella e i più furbi allargavano i denti delle forchette per prenderne di più…C’era tanta povertà ma si era certamente più felici…”. Rossella Oricchio n°26 13 luglio 2007 CULTURA 17 La mia solidarietà per chi vive nell’infer no urbano Auguri per un’estate senza monnezza E’ estate signori. In autostrada catrame e cemento, si parla di donne e motori ( in avaria), nei distributori di benzina una breve sosta, un pò di refrigerio in canottiera: riparte la corsa verso l’agognata meta. Una topaia al mare, condono edilizio o un albergo, nelle coste incontaminate e violate del mito. E’ giù paroloni e descrizioni poetiche del paesaggio. Arrivano sagre, festival, eventi, occorre essere in forma, premi di poesia ( anche invernacolo) e di pittura, concerti, processioni, che fatica! Alla fine si raggiunge il luogo della vacanza, si scaricano i bagagli, salvagente, computer portatili, gel e fotoromanzi. Ci si isola per una settimana o per quindici giorni dal mondo,per modo di dire, abbiamo pagato l’ici il gas e la luce. Il cane lo disperdiamo nella pineta o nei boschi del parco del cilento. Intrecciamo relazioni in discoteca, nuovi incontri per combattere la noia, per rigenerare le nostre batterie scariche. Nuovi amori tra l’ombra dei pini, grigliate di pesce findus nelle serate di gala. Angurie, vino locale oppure quello doc, a seconda delle tasche e bambini già viziati che giocano nei parchi, in fila per dieci, e mangiano gelati e pizzette croccanti a tutte le ore. E’ estate troicale, ci si azzuffa per un ombrellone, per un posto in prima fila del lido, per un sorpasso azzardato ma poi, dopo qualche cazzotto e querela si fa pace. Tutti al concerto in piazza oppure a quello in cui si paga, c’è la star della televisione e tante veline abbronzate con un orecchino sull’ombelico e un tatuaggio sulle natiche. Tiriamo l’alba come se nulla fosse, ci tingiamo i capelli per non invecchiare, creme abbronzanti e anticellulite per essere giovani e ottimisti. Sulla barca a motore senza tasse ospitiamo gli amici, le cicche e gli avanzi di cibo li buttiamo a mare, è tutto speciale. L’importante è guardare al futuro, il futuro è l’informatica, chi ne è al di fuori è sfottuto per sempre non vale due voti, ex-lire. In queste notti d’estate in cui è obbligatorio divertirsi chi non salta d’estate è .., ognuno conosce un luogo segreto dove attraversare in un azzurro mare di lenticchie purchè non si debba camminare. Di domenica\ sabato, da Napoli, salerno e palinuro è una processione di carni in scatola di esserei umani e di notte, al ritorno, un rosario di auto cariche di mozzarelle e conchiglie usate. A questa estate manca il profumo delle dune da scoprire, l’odore dei fiori dell’innocenza e il dolce rumore del silenzio che ti inebria. A questa estate, come nelle estati precedenti Centro Internazionale per le Conoscenze Tradizionali dell’ONU: HISPA tra le Istituzioni partecipanti Nasce lo scorso 29 giugno 2007, in Italia a Firenze il Centro Internazionale per le Conoscenze Tradizionali dell’ONU, voluto fortemente dall’UNESCO per affrontare i grandi temi del cambiamenti climatici e la desertificazione. “Le conoscenze tradizionali racchiudono quel sapere antico che ha contribuito a plasmare i nostri paesaggi e i nostri centri storici offrendo soluzioni sempre rinnovabili per affrontare le sfide del futuro sostenibile del pianeta” ha affermato il Presidente della Regione Toscana accogliendo Hama Arba Diallo segretario generale dell’UNCCD al battesimo del Centro Internazionale per le Conoscenze Tradizionali presso la sede della Presidenza della Regione. Hispa la Scuola di Alta Formazione per la P.A. delle Aree Protette voluta dalla C-M. Lambro e Mingardo (SA) , è partner del Centro Internazionale e il Direttore Arch. Domenico Nicoletti è tra i 30 esperti internazionali del Cen- tro. “Questo riconoscimento vede coronare l’impegno di tanti anni della Scuola che in silenzio e passione si è dedicata ai temi d’interesse territoriale e delle comunità locali riconosciuti dal Centro Internazionale nel quadro dello sviluppo sostenibile e duraturo” ha affermato Nicoletti aggiungendo, “paesaggio, conoscenze tradizionali e valori identitari hanno sempre pervaso le attività della Scuola HISPA dando un costante contributo alla conoscenza e alla diffusione della cultura locale per un nuovo modello di crescita fortemente legata alle peculiarità tradizionali, alla storia e alla cultura del territorio”. Alla luce dei recenti sconvolgimenti climatici è ormai certo che dobbiamo ripensare i modelli della crescita e dello sviluppo e per questo è utile partire dalle conoscenze tradizionali passate al vaglio di millenni di storia che si rinnova e ci fa condividere strumenti e mezzi che utilizzano al meglio le nostre risorse rinnovabili. manca un progetto che non sia solo catrame, benzina e casino. Manca un’idea che non sia soltanto clientelare e balneare. Un’idea collettiva che non sia soltanto un concerto ma che nasca dall’anima di ognuno di noi. Auguro a tutti, a partire da me stesso, un’estate senza spazzatura e immondizia tra le ville abusive e le ville autorizzate e tra gli alberghi a quraranta stelle e a quelli da due lire. Nella munnezza mi auguro la democrazia. Non so dove Bassolino trascorrerà le sue (meritate) vacanze. Certamente non a Scampia, Miano, S. Giovanni a peduccio, Afragola (dove è nato), a Terzino, a Serre o in qualche casa della litoranea salerno\eboli. La mia solidarietà è per chi vive nell’inferno non solo dell’emergenza del quotidiano tra scippi, furti che costituiscono un’abitudine per quei luoghi e abitanti a cui se non bastasse, a questa emergenza, nel 2007, in epoca di informatica e computer ma anche prima, devono convivere con spazzatura e immondizia. Nell’epoca della modernità, della trasparenza, della onestà, della civiltà la regione deve dare, su questi temi, risposte serie, concrete e definitive. Non passerelle estive tra miss, festival, capri e altre stronzate varie.. Sergio Vecchio Asso G.I.P.S per lo sviluppo dell’artigianato Ha riscosso interesse il convegno “I nuovi incentivi alle imprese artigiane”, organizzato dall’Associazione Giovani Imprenditori della Piana del Sele in collaborazione con Unimpresa, che si è tenuto presso “La Fabbrica dei Sapori” di Via Spineta a Battipaglia. Soddisfazione hanno espresso i due giovani imprenditori battipagliesi, presenti negli organi direttivi dell’ ASSO.G.I.P.S., Amedeo Pesce (Consigliere Industria ed Artigianato) e Donato Ciociola (vice-Presidente e Consigliere Servizi e Commercio). Notevole infatti è stato l’afflusso di rappresentanti del mondo produttivo locale, giovani e meno giovani, interessati al tema ma ancora di più a dare l’adesione a questa nuova realtà associativa che conta quasi 200 imprese. L’incontro è servito ad informare la vasta platea sulle op- portunità offerte dal bando pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania di martedì 26 giugno 2007 destinato alle piccole e medie imprese campane del settore artigiano. Molto puntuali sono stati gli interventi dell’Amministratore di Master Project Antonio Picone, sulle modalità di presentazione del bando, e quello del Vice-Presidente ASSO.G.I.P.S. Donato Ciociola, che si è soffermato su alcuni aspetti della comunicazione di impresa finanziati dal bando ed in modo particolare sull’ecommerce. Incisivo come sempre l’intervento del Direttore Generale ASSO.G.I.P.S. , che ha evidenziato però la esiguità dei fondi messi a disposizione rispetto al numero di imprese artigiane presenti in Campania. Tel 0828.720114 Fax 0828.720859 e-mail: [email protected] url: www.unicosettimanale.it Direttore Responsabile Bartolo Scandizzo Condirettore Oreste Mottola [email protected] In Redazione Vincenzo Cuoco, Enza Marandino Segreteria di Redazione Gina Chiacchiaro Tiratura: 5000 copie Grafica ed Impaginazione Grafica fBasile Designer grafico Stampa Grafiche Letizia - Capaccio (Sa) Iscritto nel Registro della Stampa periodica del Tribunale di Vallo della Lucania al n.119 Responsabile Trattamento Dati Bartolo Scandizzo Abbonamento annuale 20,00 Euro Conto corrente postale num. 53071494 intestato a Calore s.r.l. Inscritto all’Unione Stanpa Periodica Italiana n°26 13 luglio 2007 Le r icette d ell’estate d egli c hef, maîtres e p asticcieri d i P aestum L’estate è arrivata. I primi caldi iniziano a farsi sentire con molta vivacità. I turisti, mai come quest’anno, scarseggiano. Cominciamo a pagare l’emergenza “spazzatura” che da qualche anno riscontriamo nella nostra regione. Con tanta buona fede, aspettiamo che le cose cambino. Intanto abbiamo chiesto ad alcuni chef e maîtres che operano nella città dei templi di darci qualche proposta gastronomica per l’estate. A collaborare con noi abbiamo: Giovanni Ripa di Torre del Greco, da quest’anno chef all’Hotel Esplanade; Franco Napoleone, maître del ristorante Oasi; Marco Noce, chef del Domus Hermanos; Maurizio Calabrese, maître del ristorante Le Trabe e Silvio Cirillo, chef pasticciere del Savoy Beach Hotel. Gli abbinamenti del vino sono stati curati dall’Amira Paestum. ECCO LE LORO PROPOSTE: Piccoli cannelloni di pasta all’uovo con tocchetti di ricciola, mozzarella di bufala e finocchi canditi adagiati su salsa di cannolicchi Di Giovanni Ripa, chef dell’Hotel Esplanade di Paestum Ingredienti per 4 persone: 8 sfoglie di cannelloni, 400 g di polpa di ricciola, 200 g di mozzarella di bufala, 400 g di cannolicchi, 1 kg di finocchi, 50 g di burro, 150 g di parmigiano grattugiato, 1 spicchio di aglio, olio extra vergine di oliva, sale q.b., peperoncino q.b., buccia di un’arancia e di un limone, prezzemolo q.b. Tempo di esecuzione 20 minuti – cottura 10 min a 180° Per la salsa di cannolicchi: soffriggere dell’aglio tritato e del peperoncino, unire i cannolicchi e cuocere per circa 5 minuti a fuoco alto. Sgusciare i cannolicchi, privarli della sacca nera, filtrare il liquido di cottura con uno “chinoise” e unire del prezzemolo tritato e l’erbetta dei finocchi. Procedimento: in acqua bollente cuocere le sfoglie, raffreddarle in acqua fredda ed asciugarle sopra un canovaccio. Tagliare a piccoli tocchetti la ricciola, la mozzarella di bufala, unire il sale, i finocchi conditi con peperoncino, olio extra vergine di oliva, buccia di arancia e limone, precedentemente tagliati a julienne e passarli al forno per circa 10 min a 180°. Quando gli ingredienti sono ben freddi, amalgamare tutto in un recipiente e farcire i cannelloni. Composizione del piatto: imburrare una teglia, disporre i cannelloni, spolverare con del formaggio e burro fuso. Appena terminata la cottura, servirli in un piatto fondo con della salsa di cannolicchi; adagiare i cannelloni e decorare con erbetta di finocchio. Vino consigliato: Valentina Fiano Paestum Igt, Alfonso Rotolo di Rutino Cilento *** Farfalle “OASI” Di Franco Napoleone, maître del Ristorante Oasi di Paestum Ingredienti per 4 persone: 400 g di farfalle, 400 g di seppioline già sbollentate e tagliate a julienne, 3 mazzetti di rucola, 300 g di pomodorini, olio extravergine d’oliva q.b., sale q.b., 200 g di provolone a scaglie. Procedimento: in abbondante acqua salata, far cuocere le farfalle, scolarle e lasciarle raffreddare per 10 minuti. Preparare in una terrina un’insalata di pomodorini, rucola e seppie, il tutto ben condito con olio extravergine di oliva e sale; aggiungere le farfalle e amalgamare il tutto. Guarnire con le scaglie di provolone. Vino consigliato: Cilento rosato Doc, Marino di Agropoli *** Sovrapposizione di spatola con caponatina di verdure alla menta Di Marco Noce, chef al Domus Hermanos di Paestum zucca pastellati. Decorare il piatto con dell’olio profumato alla menta. Vino consigliato: Fiix Paestum Rosso Igt, Cantina Rizzo di Felitto *** Tocchetti di ananas al pepe nero su passatina di fragoline Di Maurizio Calabrese, maître del Ristorante Le Trabe di Paestum Ingredienti per 4 persone. Per la sovrapposizione: 600 g di filetti di pesce spatola, 200 g di provola di bufala. Per la caponata: 2 melanzane, 2 zucchine, 2 mezzi peperoni rossi e gialli, 2 patate medie, 8 fiori di zucca grandi, olio di oliva q.b., acqua gasata q.b., farina di riso q.b., sale, foglia di menta. Procedimento: lavare e mondare le verdure, tagliare a fette non troppo spesse le patate e a cubetti non troppo grandi le restanti verdure. Dopo di che friggere le fette di patate e spadellare le verdure separatamente. Far raffreddare e condire con una spruzzatina di aceto, sale e le foglioline di menta. Dare una forma alla caponata in degli stampini di alluminio, come base utilizzare le fette di patate. Preparare una pastella con la farina di riso e l’acqua, pastellarvi i fiori di zucca e friggerli in abbondante olio di semi. Su di una piastra scottare da ambo i lati i filetti di spatola e la provola precedentemente similmente tagliati. A cottura ultimata sovrapporli. Predisporre nel piatto lo sformato di caponata, affiancarvi la sovrapposizione e centralmente i fiori di Ingredienti per 4 persone: 1 ananas di circa 1,5 kg tagliato a tocchetti – scorzette di agrumi – 5 cucchiai di zucchero semolato – 300 g di fragoline frullate con zucchero e limone – pepe nero q.b. – foglia di menta – granella di mandorle – 30 g di burro – succo di un limone – succo di 3 arance – succo di 2 mandarini – Grand Marnier – Grappa Nonino Procedimento: sciogliere lo zucchero nella padella. Aggiungere il burro, lasciar sciogliere e successivamente mettere i succhi degli agrumi, il Grand Marnier, l’ananas, le scorzette di agrumi tagliate a julienne e lasciar cuocere qualche minuto e flambare con la grappa. Servire in un piatto fondo adagiando l’ananas sulla passatina di fragoline, una macinata di pepe nero, la granella di mandorle guarnendo con foglioline di menta. Nozze d’oro Corsetto Rosanna Corsetto hanno festeggiato il 50esimo anniversario del loro matrimonio circondati dalla felicità dei figli Rosanna,Vincenzo e Antonio e dai sorrisi del nipotino Umberto. A loro vanno gli auguri della redazione di Unico. Franco Martino, sindaco di Aquara, ha coronato il suo sogno d’amore sposando Giusy. Ad entrambi gli auguri della redazione. Paola Gorrasi e Antonio Dotoli si sono detti si sabato 30 giugno. Tanti auguri dai familiari e dalla redazione di Unico. Crostata di pasta frolla con crema al limone e frutta d’estate Di Silvio Cirillo, Chef pasticciere al Savoy Beach Hotel di Paestum Ingredienti e preparazione per la pasta frolla: 500 g farina, 300 g burro, 180 g zucchero a velo, 60 g farina di mandorle, 100 g uova, 1 g sale, ½ baccello di vaniglia, ½ limone. Lavorare burro e zucchero, unire le uova, incorporare tutti gli altri ingredienti, foderare una tortiera da 22 cm e cuocere in forno a 180° per 10-15 minuti. Ingredienti e preparazione per la crema al limone: 3 dl succo di limone, 600 g zucchero, 600 g uova intere (circa 12), 400 g burro, zeste di 4 limoni. Scaldare il succo di limone con 300 g di zucchero e le zeste di limone. A parte bianchire le uova con il restante zucchero, unire le masse e cuocere alla rosa (85°). Lasciar raggiungere la temperatura di 40°, unire il burro precedentemente ammorbidito. Ingredienti e preparazione per il savoiardo: 250 g albume, 230 g zucchero, 160 g tuorli, 230 g farina. Montare gli albumi con lo zucchero. Sbiancare i tuorli ed unire al primo composto. Aggiungere la farina con delicatezza. Cuocere in forno a 180° per 7-10 minuti. Altri ingredienti: 40 g marmellata di albicocche, 100 g mirtilli, frutta fresca di stagione ( pesche gialle, kiwi, melone, ananas e fragoline), maraschino. Montaggio: stendere un leggero strato di marmellata di albicocca sul fondo di frolla. Aggiungere un primo strato di crema al limone e cospargere di mirtilli. Adagiare il savoiardo sulla crema e bagnare con il maraschino. Aggiungere altra crema e decorare con fettine di frutta fresca. Vino consigliato: Lambiccato moscato, Longo di Bellizzi
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