Santana, un grande
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Santana, un grande
Santana, un grande Poche note (spesso lunghe) di chitarra elettrica su uno stuolo di percussioni, qualche motivo accattivante, un organo Hammond e ritmi latino-americani rockeggianti bastano a spiegare un successo che, seppur a fasi alterne, dura da più di 33 anni? E qui, quando si parla di successo, s'intende quello vero, di massa, e non quello di qualche migliaio d'appassionati di settore, sparsi nel mondo, che alcuni chitarristi tra i più apprezzati negli anni '80-'90 riescono a ottenere nel corso della loro bella carriera, due nomi su tutti. Santana ha riempito e riempie stadi, ha venduto e vende milioni di dischi! Sì, ma lui fa musica cantata, commerciale, si potrebbe rispondere; ma non è così preponderante, almeno fino a qualche CD fa. Anzi nell'età aurea della sua prima decina di dischi, i brani strumentali erano la maggioranza. In genere, e soprattutto a lui, le antologie, i vari "meglio del meglio" contenenti alcuni dei brani più facili e accattivanti, hanno svolto un cattivo servizio al vero Santana, quello che ha dato alla musica e alla chitarra elettrica un contributo tanto straordinario quanto poco conosciuto (e riconosciuto). La maggior parte delle persone (e non intendiamo solo le massaie), lo conoscono attraverso Black Magic Woman, Oye Como Va, Samba Pa Ti, Europa, Flor d'Luna e pochissimi altri titoli: ci si potrebbe fare a malapena un CD (e, infatti, così fanno con le pessime antologie). Carlos Santana, come pochissimi altri, ha saputo coniugare qualità e facilità d'ascolto. La qualità è espressa sia con la sua chitarra sia con la sua musica, spesso fuse insieme in un alchemico ed esoterico pentolone che lo sciamano ha cucinato per le nostre orecchie e il nostro cervello e che ci fanno oltre tutto battere il piede, trascinati dalla sua passione ragionata, pianificata, ma pure suonata con il sangue che ribolle per gli ardori giovanili e l'anima che vibra come le corde della sua chitarra. La discografia di Santana si può dividere rozzamente in tre grandi capitoli: '69-'71, con la prima storica trilogia del cosiddetto latin- 24 axe gennaio 2003 rock; '72-'74, l'era più sperimentale e jazzistica; dal '76 a oggi, con il ritorno alle radici ma con un occhio prima, poi con tutt'e due, al successo commerciale. Ci saranno dal '76 dei sottocapitoli importanti, dischi solisti molto belli che suonano un po' come valvole di sfogo della creatività e musicalità compressa di Carlos. Dai riti vudu alle preghiere e alle meditazioni fino ai più laici conti con la calcolatrice! C o r r e v a l'anno 1969 Santana a 22 anni ha registrato il suo primo disco e suonato davanti alla sterminata platea di Woodstock. Correva l'anno 1969, ma ovviamente Carlos aveva iniziato ben prima la gavetta, all'inizio suonando con il violino melodie mariachi per le strade messicane, poi, trasferitosi a San Francisco con la chitarra nella valigia, con vari gruppi, appassionandosi al soul, al rhythm'n'blues e naturalmente al rock. Con il tastierista Gregg Rolie forma la Santana Blues Band (anche se l'idea venne a tal Tom Frazier che suonava la chitarra ritmica); era il 1967. Dopo varie peripezie e cambiamenti d'organico, la Santana Blues Band cominciò a farsi conoscere e apprezzare, ottenendo ingaggi nei locali più importanti dell'area di San Francisco (come il Fillmore), ma soprattutto mettendo a fuoco una formula vincente, fatta di chitarra elettrica, Hammond e percussioni, di accattivanti canzoni insieme a infuocate e lunghe improvvisazioni di tutti gli strumenti che formavano il gruppo. Fallito il primo appuntamento discografico con la Columbia, poiché il materiale registrato dal vivo proprio al Fillmore non era stato ritenuto all'altezza (fu pubblicato nel '97 con il titolo foto Carlo Adamoli axe gennaio 2003 25 Live At The Fillmore 1968), il grande salto avvenne nel '69 a Woodstock, capitalizzando il successo di popolarità ottenuto a livello locale, facendosi conoscere in breve tempo da mezzo mondo. Liberatosi dalle parole Blues Band, il nome del gruppo divenne Santana. Il primo omonimo disco racchiude una miscela di mondi latini, africani e rock unitamente alla chitarra del leader che come timbro (saturo ma piuttosto pulito) ricorda più i maestri del blues, soprattutto bianchi come Mike Bloomfield e Peter Green, che l'icona rock per eccellenza: Jimi Hendrix. Il gruppo si era stabilizzato con Carlos alla chitarra, Gregg Rolie all'organo e piano, Mike Shrieve alla batteria, José Areas alle percussioni insieme con Mike Carabello, David Brown al basso. Tra l'altro i gusti musicali di questi sei ragazzi differivano: a Santana piaceva il blues e la black music, a Rolie i Beatles e Jimmy Smith, a Shrieve il jazz, a Brown il rock, ad Areas la musica afro-cubana e latina, mentre Carabello era più estemporaneo e di gusti hippy. Il tutto in brani che vanno dalla forma canzone (Evil Ways, Shades Of Time) alle dilatazioni della famosissima Soul Sacrifice o al pezzo introduttivo proprio del gruppo anche nelle esibizioni dal vivo, Waiting: formidabile nelle sua sintesi, incrocio di pattern ritmici tra le congas e la sezione basso-batteria, con l'innesto degli assoli di Hammond e chitarra. Si tratta di un ritmo basato sulla clave (3-2) del guaguancó (stile di rumba), espresso da conga e basso e da batteria e chitarra (che sottolinea gli eventi sulla battuta insieme con il charleston). Un'altra novità è Savor, meno strutturata di Waiting, ma con riff e assoli di percussioni che la rendono più calda e trascinante, per poi sfumare nella celebre Jingo, con la chitarra doppiata e aperta stereofonicamente, che espone un temino solo apparentemente semplice; in realtà per una buona resa è necessaria un'espressività e quindi un'intenzione fuori dal comune. La minimale melodia infatti è tesa e articolata nelle sfumature proprie della chitarra elettrica (bending, note lunghe e vibrati) ma non necessariamente urlate e strepitate, come siamo abituati ad ascoltare 26 axe gennaio 2003 Parlando di Carlos Santana, occorre fare una premessa fredda e misurata: in pochi lo sanno, ma il chitarrista messicano è un bluesman della malora! Moderno, ispirato, melodico, con un timing senza precedenti (siamo nella seconda metà degli anni '60) e tutta la tradizione nelle dita: ascoltare per credere Travelin' Blues, dalla compilation Acapulco Sunrise (Saludos Amigos), reperibile in... supermercato. Dal brano, un blues in LAb che risale ai tempi della Santana Blues Band, abbiamo tratto un esempio ove Carlos si trasforma temporaneamente in... Alberto Rey (Albert King, per gli amici). A rivelare l'ispirazione sono i bending reiterati, che culminano nell'urletto a corda doppia fra terzo e quarto tempo; siamo nella quarta battuta del chorus, perciò l'incisiva frasetta serve perfettamente a lanciare l'accordo sul IV grado (Reb7). Dopo tali illustri trascorsi, eccoci all'album d'esordio; a balzare subito al timpano sono quelli che, a seconda della propria affinità col mondo santaniano, possono essere etichettati da definizioni quali "i due accordi sacrali" (i fan) fino a "la solita solfa" (i denigratori); ma ricordiamo anche l'ironia zappiana con Carlos Santana's Secret Chord Progression. Parliamo del giretto dorico Im IV (per esempio, Lam Re): siamo sinceri, la cosa più divertente su cui si possa improvvisare. Ecco un esempio di chitarra ritmica da Waiting (Santana), ove la formula è proposta in SOLm. Ma una volta sola non basta, perciò la progressione segreta torna prontamente sulla bella Evil Ways (S.Henry). L'esempio mostra una classica e immortale soluzione chitarristica, fra latin e beat.
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