programma di sala - Società del Quartetto di Milano
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programma di sala - Società del Quartetto di Milano
Martedì 23 febbraio 2016, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio 12 Gli Angeli Genève Stephan MacLeod direttore e basso Alexsandra Lewandowska soprano Alex Potter alto Samuel Boden tenore Bach - Le Cantate di Mühlhausen Cantata “Aus der Tiefen rufe ich, Herr, zu dir” BWV 131 Cantata “Christ lag in Todesbanden” BWV 4 Cantata “Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit” BWV 106 (Actus Tragicus) Cantata “Gott ist mein König” BWV 71 2015 2016 1 5 1 a S TA G I O N E Di turno Di turno Antonio Antonio Magnocavallo Magnocavallo Salvatore Carrubba MarioAlberto Mario Bassani Bassani Conti Consulente Consulente Artistico Artistico Consulente Artistico Paolo Paolo ArcàArcà Paolo I concerti sono preceduti da una breve introduzione di Gaia Varon o Oreste Bossini Sponsor Sponsor istituzionali istituzionali Con il Con contributo il contributo di di patrocinio e il contributo di Con ilil patrocinio Con il patrocinio SoggettoSoggetto riconosciuto riconosciuto di rilevanza di rilevanza regionaleregionale La Società La Società del Quartetto del Quartetto partecipa partecipa a a Media Media partnerpartner In collaborazione con con In collaborazione È vietato, È vietato, senza senza il consenso il consenso dell’artista, dell’artista, fare fotografie fare fotografie e registrazioni, e registrazioni, audio audio o video, o video, ancheanche con il con cellulare. il cellulare. IniziatoIniziato il concerto, il concerto, si puòsientrare può entrare in salainsolo salaalla solo fine alladifine ognidicomposizione. ogni composizione. Si raccomanda Si raccomanda di: di: • disattivare • disattivare le suonerie le suonerie dei telefoni dei telefoni e ogniealtro ogniapparecchio altro apparecchio con dispositivi con dispositivi acustici; acustici; • evitare • evitare colpi di colpi tosse di tosse e fruscii e fruscii del programma; del programma; • non lasciare • non lasciare la salalafino salaalfino congedo al congedo dell’artista. dell’artista. Il programma Il programma è pubblicato è pubblicato sul nostro sul nostro sito web sitoil web venerdì il venerdì precedente precedente il concerto. il concerto. Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750) Cantata “Aus der Tiefe rufe ich, Herr, zu dir” BWV 131 (ca. 22’) S,A,T,B, ob, fg, vl, 2vle, basso continuo l Anno di composizione: 1707/1708 l Anno di pubblicazione: 1881 Cantata “Christ lag in Todesbanden” BWV 4 (ca. 19’) (versione originale) S,A,T,B, 2vl, 2vle, basso continuo l Anno di composizione: 1707 (II versione, 1725) l Anno di pubblicazione: 1851 Cantata “Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit” BWV 106 (ca. 20’) (Actus Tragicus) S,A,T,B, 2fl, 2vle da gamba, basso continuo l Anno di composizione:1707/1708 l Anno di pubblicazione: 1831 Cantata “Gott ist mein König” BWV 71 (ca. 19’) S,A,T,B, 2fl, 2ob, fg, 3trb, tp, 2vl, vla, vc, violone, organo l Anno di composizione: 1708 l Prima esecuzione: Mühlhausen, 4 febbraio 1708 Il giovane Bach lavorò a Mühlhausen per poco più di un anno, tra il luglio del 1707 e il luglio successivo, come organista dell’antica chiesa intitolata a San Biagio, la Divi-Blasii-Kirche, il principale edificio religioso della città vecchia. Il breve soggiorno nella capitale della Turingia fu fortunato, malgrado nella lettera di dimissioni si parli di ostilità e di una vita piena di stenti. Bach trovò tutto sommato un ambiente favorevole, in grado di apprezzare le sue qualità musicali e anche di tenere in considerazione le sue competenze tecniche nell’arte organaria, tanto che le autorità municipali gli affidarono il delicato compito di sovrintendere al restauro dello strumento nella chiesa di San Biagio. A Mühlhausen prese anche in moglie la cugina Maria Barbara Bach e strinse cordiali rapporti di amicizia con personaggi influenti, come Georg Christian Eilmar, pastore dell’altra grande chiesa cittadina, la Marienkirche. L’intesa personale e intellettuale con Eilmar è testimoniata per esempio dall’intestazione autografa del manoscritto della cantata “Aus der Tiefe rufe ich, Herr, zu dir” BWV 131, che dichiara in maniera esplicita l’incarico ricevuto dall’arcidiacono della Marienkirche. La situazione era delicata, perché Eilmar, custode dell’ortodossia luterana, era stato in contrasto proprio con il superiore di Bach, il pastore della Divi-Blasii Johann Adolf Frohne, incline al movimento di riforma avviato da Jakob Spener conosciuto come Pietismo. Le autorità avevano dovuto addirittura emanare un decreto, nel 1700, per mettere fine alle dispute teologiche tra i due pastori, che stavano seminando discordia tra i fedeli. All’epoca di Bach i contrasti si erano molto attenuati, ma non avevano del tutto cancellato le discrepanze sull’interpretazione dei testi sacri e l’abitudine di esprimere con sfumature diverse la sensibilità religiosa. Gli studiosi non sono in grado di stabilire con certezza quando venne eseguita la Cantata, anche se sono state avanzate alcune ipotesi plausibili. Una congettura attendibile, per via della presenza di alcune strofe di un inno cinquecentesco di Bartholomäus Ringwaldt, vuole che il lavoro fosse una Cantata commissionata in seguito a un incendio che aveva devastato la città bassa. Il carattere penitenziale della Cantata è in effetti adombrato nella sequenza dei tre cori che formano la spina dorsale del lavoro. Essi configurano un percorso spirituale che parte dalla presa di coscienza del peccato e giunge alla redenzione finale, passando per la speranza del perdono. In questa struttura s’inseriscono in maniera simmetrica, interpolate tra i cori, due arie elaborate sulla melodia del corale “Herr Jesu Christ, du höchstes Gut”. La scrittura di questa splendida Cantata giovanile è un esempio della perfetta padronanza di Bach dello stile arcaico e della sua capacità di infondere nuova vita all’antica forma del mottetto. Il primo coro è articolato in due parti, un poetico adagio in sol minore e un vivace in si bemolle maggiore, che culmina con slancio virtuosistico sulla parola “Flehen”, supplica. La scrittura polifonica trapassa senza interruzioni nella prima aria, affidata al basso, in tempo andante. La voce intreccia un dialogo con l’oboe sulla figura connotata dalle parole “so Du willst”, così tu vuoi. Il soprano nel frattempo intona a note lunghe la melodia del corale, ben noto all’assemblea dei fedeli, sfruttando un espediente sperimentato nella letteratura organistica. Il coro successivo torna al tempo adagio e si apre sulla ferma dichiarazione “Ich harre des Herrn”, attendo il Signore, scolpita in maniera omoritmica in un chiaro mi bemolle maggiore, che lascia subito il posto a un nuovo episodio velato di melanconia nel largo successivo in fa minore. La scrittura polifonica ricca di imitazioni sulla patetica figura del tetracordo discendente legato alla parola “harret” mette in luce l’influsso dello stile mottettistico, così come l’antiquata cadenza piccarda in conclusione del coro. La successiva aria del tenore, in do minore e nel metro di 12/8, questa volta è in contrappunto soltanto con la melodia del corale intonata dal contralto, in una veste strumentale spoglia e severa. Quest’angosciosa attesa forma un netto contrasto con il giubilo finale dell’ultimo coro, preceduto da una triplice invocazione di “Israel”. La musica raffigura l’anima colma di speranza per la visione della terra promessa coi limitati mezzi a disposizione, sfruttando al massimo il virtuosismo dei vari strumenti e il chiaroscuro del dialogo tra il coro e l’orchestra. La scrittura polifonica raggiunge il vertice nella splendida fuga a più soggetti conclusiva di chiara matrice organistica, che prefigura i futuri sviluppi dell’arte di Bach. “Christ lag in Todesbanden” BWV 4 rappresenta un caso speciale. La Cantata infatti è interamente costruita su un corale di Lutero, di cui vengono musicate tutte le sette strofe a partire dalla melodia originale. Questo sfoggio di virtuosismo ha indotto a ritenere che Bach abbia presentato il lavoro all’audizione per il posto da organista, durante la Pasqua del 1707. La Cantata fu ripresa a Lipsia nel 1725 in una nuova versione più sfarzosa dal punto di vista strumentale. L’organico originale, che conferisce al lavoro una tinta dolce e melanconica, è ridotto all’osso con due violini, due viole e il basso continuo. La Cantata si apre con una pagina strumentale che prepara il terreno per il primo “Versus” corale in tempo allegro, con una coda più brillante per l’Alleluja. Il corale è intonato dal soprano, mentre le altre voci sviluppano un tipo di scrittura mottettistica con entrate a canone e imitazioni, sia nella parte vocale che in quella strumentale. La seconda strofa è un duetto tra soprano e contralto accompagnato solo dal basso continuo. L’immagine della morte vittoriosa sull’uomo a causa dei suoi peccati è resa in maniera plastica dal cozzo delle dissonanze provocate dalle entrate sfasate delle due voci e dal cromatismo della linea melodica. La terza strofa presenta una nuova forma, l’aria con strumento obbligato. La voce del tenore infatti è avvolta da una vorticosa decorazione dei violini all’unisono, in omaggio al significato del testo che esalta la figura salvifica di Cristo. La scrittura violinistica sale d’intensità con l’introduzione delle corde doppie per preparare il momento culminante dell’aria, il verso del tenore che recita “e non resta altro che l’immagine della morte”. Due battute in tempo adagio interrompono infatti il flusso dell’allegro per sottolineare la cadenza nel registro vocale più acuto, prima della ripresa e dell’Alleluja conclusivo. Il coro seguente rappresenta il perno della forma, che nella seconda parte rovescia l’architettura della prima. La quarta strofa celebra infatti la vittoria della vita sulla morte, ridotta a zimbello della propria potenza. Il tema del corale viene esposto dal contralto, mentre le altre voci animano il testo con una variopinta polifonia. L’accompagnamento strumentale è limitato al basso continuo, per far risaltare gli effetti coloristici della scrittura vocale, specie laddove si parla della disfatta della morte. Riavvolgendo il nastro della forma, troviamo adesso un’altra aria accompagnata, affidata alla voce del basso. Il solista prende spunto dalla melodia di Lutero, ma in una luce dolente segnata dal sacrificio del figlio di Dio. Il basso continuo infatti introduce la strofa con una discesa cromatica di quattro note che rappresenta il filo conduttore di tutto il movimento, imperniato sul virtuosismo vocale e strumentale. Il punto culminante sono i due grandi salti verso il basso e verso l’alto sulle parole “Tode” e “Würger”, strangolatore, che coprono un’estensione di quasi due ottave. Il secondo duetto tra soprano e tenore esprime la gioia serena della vista del Salvatore e della sua luce risplendente, che dissipa le tenebre notturne del peccato. È un giubilo stilizzato, privo di orpelli, che si limita a decorare con qualche fioritura la melodia luterana. La Cantata si chiude infine con il corale armonizzato con fine eleganza a quattro parti, nel segno della massima semplicità e dell’assoluto rispetto per la parola di Lutero, a coronamento di una grandiosa parafrasi musicale. Al nebuloso periodo di Mühlhausen sembra appartenere anche la Cantata “Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit” BWV 106, pervenuta soltanto grazie a una copia manoscritta redatta nel 1768 a Lipsia. Da questa fonte viene anche la dicitura “Actus tragicus”, che indica la destinazione solenne e lo stile severo della Cantata. In mancanza di notizie e documenti, si possono avanzare soltanto delle ipotesi sull’origine di uno dei lavori più amati di Bach sin dal primo Ottocento. Si è pensato per esempio a una Cantata scritta per un’occasione funebre importante, forse la scomparsa della sorella di Eilmar o del borgomastro Adolph Strecker, ma potrebbe trattarsi anche di un lavoro di carattere penitenziale svincolato da un ufficio funebre specifico. Il testo è un florilegio di citazioni bibliche, selezionate probabilmente da un teologo collaboratore di Bach, forse quello stesso Eilmar che abbiamo già incontrato nella prima Cantata, alle quali si aggiungono due corali cinquecenteschi, uno di Lutero e l’ultimo di Adam Reusner, un poeta soldato della prima ora che aveva anche partecipato al famigerato sacco di Roma del 1527. Il lavoro si apre con una “Sonatina” strumentale che definisce subito lo spazio sonoro, formato da una coppia di flauti a becco e una di viole da gamba più il basso continuo. L’organico rivela un legame con il mondo musicale del secolo precedente, conferendo alla Cantata una sonorità arcaica che contrasta però con lo stile vocale, soprattutto delle arie solistiche. Il primo arioso del tenore, dopo il magnifico coro d’apertura di stile antico, trova infatti un’inflessione più moderna e modellata sul testo, grazie anche alla ricca ed espressiva veste strumentale, cosa che vale ancor di più per la successiva aria del basso, sempre in do minore ma nel vivace ritmo di 3/8. Il coro che intona il versetto dell’Ecclesiastico “ricordati che devi morire”, con al centro l’invocazione a Cristo del soprano, rappresenta il baricentro poetico e musicale della Cantata. Immersa nella luce livida di fa minore, la trama polifonica prende spunto da un tema imperniato sull’intervallo di tritono per illustrare le parole “Es ist der alte Bund”, questa è l’antica legge, che forse Bach intende anche come metafora musicale. La Cantata segna infatti un’epoca di transizione nella produzione di Bach, che si stava avviando verso una fase nuova del suo stile. L’ultima Cantata in programma, “Gott ist mein König” BWV 71, si distingue in maniera netta dalle precedenti. A differenza del carattere meditativo e raccolto dei lavori precedenti, la Cantata sfoggia un’energia e una tempra di voce squillante in sintonia con la sua origine. Bach infatti venne incaricato di comporre la musica per la cerimonia d’insediamento del nuovo Consiglio municipale prevista per il 4 febbraio 1708 nella principale chiesa della città, la Marienkirche del suo sostenitore Eilmar. Per il giovane organista di San Biagio era la circostanza più favorevole per mettersi in vista e Bach non si fece scappare l’occasione, scrivendo una Cantata di vasto respiro e di grande effetto. Il lavoro ebbe ampia risonanza, tanto da meritare l’onore della pubblicazione, assieme a un’altra Cantata andata perduta. Questa Cantata dunque vanta il primato di essere l’unico lavoro vocale di Bach a essere stato pubblicato durante la vita dell’autore. Per celebrare degnamente l’importante atto politico e istituzionale Bach riveste il testo con una sontuosa livrea sonora, formata da ben quattro cori strumentali: 3 trombe e timpani, 2 flauti a becco e violoncello, 2 oboi e fagotto, 2 violini viola e violone e infine l’organo. Non sarà difficile immaginare l’oculata disposizione di questa massa strumentale nel vasto edificio religioso della Marienkirche per ottenere il massimo effetto nel corso della complessa cerimonia. La Cantata rinuncia alla tradizionale introduzione strumentale e presenta subito il coro, che afferma in maniera inequivocabile il proprio credo politico-religioso nella luminosa tonalità di do maggiore. Bach riesce a giostrarsi al meglio tra le alchimie sonore dei vari gruppi orchestrali e soprattutto evita di ricorrere a volgari enfasi trionfalistiche, tanto da chiudere il primo capitolo della celebrazione con un sottile arpeggio dei flauti. Il successivo duetto tra soprano e tenore, accompagnato dal solo organo, configura una poetica riflessione sul tempo e sulla vecchiaia, punteggiata dall’espressiva domanda “warum”, perché, che riecheggia nella parte del tenore. Dopo un coro senza ripieni, notevole soprattutto per il carattere melismatico della scrittura, l’arioso del basso offre una splendida pagina cameristica, con i due gruppi strumentali guidati dai flauti e dagli oboi intenti a dipingere una delicata scena pastorale in fa maggiore, che incornicia un virtuosistico episodio vocale di carattere contrastante. Tuttavia il vero gioiello della Cantata è racchiuso nel coro finale, che incorona la splendida scrittura polifonica sciorinata nel corso del lavoro con una sfolgorante fuga a quattro voci in omaggio all’imperatore Giuseppe I. Poco alla volta tutti i gruppi strumentali vengono trascinati dentro il contrappunto, la forza di gravità che governa l’universo bachiano, fino a sfociare nel trionfante do maggiore finale, anche in questo caso enigmaticamente suggellato dall’esile soffio della coppia di flauti. Oreste Bossini Il giovane Bach a Mühlhausen Il 14 settembre 1707 il ventiduenne J.S. Bach chiudeva il suo rapporto contrattuale con la città di Arnstadt. La commissione dei consiglieri di Mühlhausen, purché egli divenisse organista presso la Blasiuskirche, era disposta infatti a concedere gli 85 gulden annui da lui richiesti (ben più della cifra percepita dal defunto organista J.G. Ahle). Tante erano le novità per il giovane compositore: il nuovo incarico, il matrimonio con la cugina Maria Barbara celebrato il 17 ottobre 1707, il lascito testamentario di 50 fiorini da parte dello zio materno. Eppure l’idillio non era destinato a durare e la rottura definitiva con la cittadina turingia fu siglata da Bach con una lettera del 25 giugno 1708 non priva di rancori. Tra i motivi di rammarico c’era il mancato apprezzamento dei suoi continui sforzi di soddisfare la richiesta di una musica sacra “regolare”. All’origine dell’incomprensione erano le differenti interpretazioni del concetto di “regolare”: per i membri del conventus parochianus e per le autorità cittadine questo indicava l’uso di una musica aderente alle regole e alle forme della tradizione locale, per Bach invece si identificava più in generale in uno stile che permettesse di esplicare la profonda spiritualità necessaria alla realizzazione di un’autentica musica sacra. Per un giovane all’inizio della sua carriera, entusiasta e desideroso di sperimentare il proprio talento, risultava mortificante doversi uniformare ai modelli del precedente organista Ahle, ultimo esponente di una piatta e conservatrice tradizione locale, insensibile alle innovazioni del linguaggio musicale ormai affermate in centri più importanti come Amburgo, Lubecca, Lipsia, Dresda, Stoccarda e Monaco. Il progetto di Bach era invece quello di fornire alla città un servizio musicale nell’ambito del quale, pur nel rispetto del fine edificante e dell’ortodossia liturgica luterana, poter affermare anche la propria personalità inventiva. Un ulteriore motivo di tensione potrebbe essere derivato dall’ostilità tra il pastore della Marienkirche e quello della Blasiuskirche. Il primo, G.Ch. Eilmar, studioso e storico, era infatti rappresentante di una spiritualità più rigida e ortodossa, mentre il secondo, J.A. Frohne, era più vicino agli ideali pietisti, contrari a un’interpretazione troppo rigida del luteranesimo. Il giovane Bach, infatti, non nascose le sue preferenze per Eilmar, che ne condivise la stima, battezzandone la primogenita Catharina Dorothea. Fu probabilmente costui ad assemblare i vari testi della Cantata BWV 71, composta per il rinnovo del Consiglio Municipale. Come si evince dall’ampio organico, la circostanza era molto sentita: tale istituzione rappresentava infatti un punto di riferimento per la città e, a dimostrazione di quanto potere e religione fossero intrecciati, la sede era proprio la Marienkirche. Vi sono contenuti continui rimandi politici. Così nell’aria del tenore l’immagine dell’uomo anziano che vuol fare ritorno a casa diviene un chiaro riferimento al vecchio consiglio dimissionario. Timpani e trombe accompagnano l’aria del contralto, per sottolineare i concetti di forza e salvezza. Il riferimento all’imperatore Giuseppe I, diviene esplicito nel numero conclusivo, il più articolato. L’augurio di “fortuna, salute e grandi vittorie” al sovrano rappresenta il momento di maggiore complessità di tutta la cantata, dando origine ad una grandiosa Permutationsfuge. A meno di tre settimane dall’esecuzione di questo componimento Bach si rivolse alle autorità municipali per chiedere che fosse restaurato l’organo della Blasiuskirche, ma anche in questo caso trovò solo ostilità. Solo un anno e mezzo dopo lo strumento sarebbe stato riparato secondo le dettagliate indicazioni del compositore, ma egli ormai aveva abbandonato la provinciale Mühlhausen per Weimar. La traccia che aveva lasciato era però ormai indelebile. Il processo di riforma e di rinnovamento da lui iniziato sarebbe stato proseguito dai due successivi organisti di San Biagio, entrambi appartenenti alla famiglia Bach. Tra le «scelte composizioni sacre» che, nella sua lettera di congedo, egli dichiarò di aver prodotto allo scopo di migliorare la qualità della locale Kirchenmusik «con l’impiego di un’armonia più attraente», sono anche le quattro cantate in programma. In esse il compositore, anziché limitarsi alle usanze locali, fuse le influenze della “cantata motetto” nordica tedesca di Tunder, Böhm, Buxtehude e altri contemporanei, con quelle dei lavori dei parenti J. Christoph e J.M. Bach, cui si aggiunsero elementi dello stile francese e italiano, anche se non vi sono ancora trattate le forme operistiche del recitativo e dell’aria col da capo. Vi si alternano brani strumentali, episodi mottettistici, arie e duetti, fughe e corali accompagnati da ricchi organici di archi e fiati cui si deve la varietà di impasti timbrici creata a scopo espressivo. Anche all’organo, nella Cantata BWV 71, è conferito un ruolo rilevante e autonomo. Grande è anche la varietà nell’uso di tempi, metri e tonalità, combinazioni armoniche; notevole la perizia contrappuntistica nel trattamento della scrittura corale e policorale. I testi, alcuni liberi, ma per la maggior parte biblici o tratti da inni luterani, sono ricollegabili tramite simboli, allegorie ed espedienti della retorica, alle circoscritte occasioni di natura politica (BWV 71), religiosa (BWV 4), funebre (BWV 106) o commemorativa (BWV 131) per le quali i componimenti furono commissionati, fornendo al giovane musicista l’opportunità di cimentarsi e affermarsi con i primi, ma già significativi contributi, nel genere per il quale avrebbe prodotto in seguito alcuni dei suoi principali capolavori. Sembra quasi che, anziché tarpare le ali della sua libera fantasia e creatività, gli ostacoli e le ostilità ricevuti nel chiuso e ristretto ambiente della “libera” cittadina imperiale lo avessero invece stimolato al raggiungimento di nuovi orizzonti musicali perseguiti con stupefacente ostinazione, lucidità e consapevolezza critica. Lorenzo Paparazzo Allievo del Conservatorio “G. Verdi” di Milano CANTATA BWV 131 Aus der Tiefen rufe ich, Herr, zu dir 1. CORO “Aus der Tiefen rufe ich, Herr, zu dir, Herr, höre meine Stimme, laß deine Ohren merken auf die Stimme meines Flehens!” 2. ARIOSO E CORALE Sopran / Baß “So du willst, Herr, Sünde zurechnen, Herr, wer wird bestehen? Denn bei dir ist die Vergebung, daß man dich fürchte.” Erbarm dich mein in solcher Last, Nimm sie aus meinem Herzen, Dieweil du sie gebüßet hast Am Holz mit Todesschmerzen, Auf daß ich nicht mit großen Weh In meinen Sünden untergeh, Noch ewiglich verzage. 3. CORO “Ich harre des Herrn, meine Seele harret, und ich hoffe auf sein Wort.” 4. ARIA E CORALE Alt, Tenor “Meine Seele wartet auf den Herrn von einer Morgenwache bis zu der andern.“ Und weil ich denn in meinem Sinn Wie ich zuvor geklaget, Auch ein betrübter Sünder bin, Den sein Gewissen naget, Und wollte gern im Blute dein Von Sünden abgewaschen sein Wie David und Manasse. Dal profondo t’invoco, Signore Traduzione di Olimpio Cescatti “Dal profondo t’invoco, Signore. Signore, odi la mia voce, fà che le tue orecchie ascoltino la voce del mio pianto!” Soprano / Basso “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi resisterà? Nelle tue mani è il perdono, così ognuno ti teme.” Abbi pietà del mio peccato, estirpalo dal mio cuore, perché tu l’hai pagato sul legno con dolori di morte, così che con grande tormento io non soccomba nelle mie colpe, Né io sia disperato in eterno. “Attendo il Signore, la mia anima attende, e io spero nella sua parola.” Contralto / Tenore “La mia anima attende il Signore da una veglia mattutina all’altra.” E poiché nel mio cuore, come ho già lamentato, sto soffrendo, misero peccatore roso alla mia coscienza, bramo dai peccati lavarmi nel tuo sangue Come David e Manasse. 5. CORO “Israel hoffe auf den Herrn: denn bei dem Herrn ist die Gnade und viel Erlösung bei ihm. Und er wird Israel erlösen aus allen seinen Sünden.” CANTATA BWV 4 Christ lag in Todesbanden “Israele speri nel Signore; è nelle mani del Signore la grazia, e copiosa redenzione. Egli redimerà Israele da tutti i suoi peccati.” Cristo giaceva nei lacci di morte Traduzione di Olimpio Cescatti 1. SINFONIA 2. VERSUS 1 Sopran / Alt / Tenor / Baß Christ lag in Todes Banden Für unsre Sünd gegeben, Er ist wieder erstanden Und hat uns bracht das Leben. Des wir sollen fröhlich sein, Gott loben und ihm dankbar sein Und singen halleluja, Halleluja. Soprano / Contralto / Tenore / Basso Cristo giaceva nei lacci di morte, vittima del nostro peccato; egli è risuscitato e ci ha portato la vita; perciò dobbiamo far festa, lodare Dio ed essergli riconoscenti e cantare alleluia, alleluia. 3. VERSUS 2 Sopran / Alt Den Tod niemand zwingen kunnt Bei allen Menschenkindern; Das macht alles unsre Sünd, Kein Unschuld war zu finden. Davon kam der Tod so bald Und nahm über uns Gewalt, Hielt uns in seinem Reich gefangen. Halleluja. Soprano / Contralto Nessuno può fermare la morte fra tutti i figli dell’uomo; è tutta colpa dei nostri peccati, nessuno si è rivelato innocente. Così veloce è arrivata la morte, e s’impossessò di noi, ci tenne prigionieri nel suo regno. Alleluia. 4. VERSUS 3 Tenore Tenor Jesus Christus, Gottes Sohn, Gesù Cristo, figlio di Dio, An unser Statt ist kommen è venuto a prendere il nostro posto Und hat die Sünde weggetan, e ha scacciato la colpa, Damit den Tod genommen sottraendo così alla morte All sein Recht und sein Gewalt; Da bleibet nichts denn Tods Gestalt Den Stachel hat er verloren. Halleluja. ogni suo diritto e potere; resta solo l’immagine della morte che ha perduto il suo pungiglione. Alleluia. 5. VERSUS 4 Sopran / Alt / Tenor / Baß Es war ein wunderlicher Krieg, Da Tod und Leben rungen, Das Leben behielt den Sieg, Es hat den Tod verschlungen. Die Schrift hat verkündigt das, Wie ein Tod den andern fraß, Ein Spott aus dem Tod ist worden. Halleluja. Soprano / Contralto / Tenore / Basso Vi fu una mirabile guerra in cui duellarono morte e vita; la vita riportò la vittoria, e ha annientato la morte. La Scrittura ha annunciato che una morte divorerà l’altra, la morte è stata beffata. Alleluia. 6. VERSUS 5 Baß Basso Hie ist das rechte Osterlamm, Ecco il giusto, l’agnello pasquale Davon Gott hat geboten, offerto da Dio; Das ist hoch an des Kreuzes Stamm alto sul tronco della croce In heißer Lieb gebraten, è stato immolato con fervente amore. Das Blut zeichnet unser Tür, Il sangue segna la nostra porta, Das hält der Glaub dem Tode für, la fede dà scacco alla morte, Der Würger kann uns nicht mehr il carnefice non può più ferirci. schaden. Halleluja. Alleluia. 7. VERSUS 6 Sopran, Tenor So feiern wir das hohe Fest Mit Herzensfreud und Wonne, Das uns der Herr ercheinen läßt. Er ist selber die Sonne, Der durch seiner Gnaden Glanz Erleuchtet unsre Herzen ganz, Der Sünden Nacht ist verschwunden. Halleluja. Soprano, tenore Celebriamo dunque la grande festa con l’allegrezza e la gioia in cuore che il Signore ci dispensa. Egli stesso è il sole, e illumina con lo splendore della sua grazia i nostri cuori. La notte del peccato è svanita. Alleluia. 8. VERSUS 7 Coro Chor Wir essen und leben wohl Mangiamo e viviamo In rechten Osterfladen, del dolce pasquale, con giustizia. Der alte Sauerteig nicht soll Il vecchio lievito non deve Sein bei dem Wort der Gnaden, unirsi alla parola della grazia. Christus will die Koste sein Cristo ci nutrirà, Und speisen die Seel allein, di lui soltanto l’anima sarà sazia. Der Glaub will keins andern leben. Di null’altro la fede vivrà. Alleluia. Halleluja. CANTATA BWV 106 Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit (Actus tragicus) Il tempo migliore è il tempo di Dio Traduzione di Quirino Principe 1. SONATINA 2a. CORO Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit. “In ihm leben, weben und sind wir,” solange er will. In ihm sterben wir zur rechten Zeit, wenn er will. b. ARIOSO Tenor Ach Herr, “lehre uns bedenken, daß wir sterben müssen, auf daß wir klug werden.” c. ARIA Baß “Bestelle dein Haus; denn du wirst sterben und nicht lebendig bleiben!” Il tempo migliore è il tempo di Dio. “In lui viviamo, in lui palpitiamo, in lui siamo”, finché egli lo vuole. In lui moriamo al tempo stabilito, quando egli lo vuole. Tenore Ah, Signore, “insegnaci a riflettere sul fatto che dobbiamo morire; attraverso questa meditazione acquisteremo la saggezza”. Basso “Fai ordine in casa tua, poiché morirai e non ti rimarrà tempo di vita”. d. CORO E ARIOSO “Es ist der alte Bund:” Mensch, “du mußt sterben!” Sopran “Ja, komm, Herr Jesu!” Dice l’Antico testamento: “Uomo, tu devi morire!”. Soprano “Sì, vieni, Signore Gesù!” Contralto 3a. ARIA “Nelle tue mani raccomando Alto il mio spirito; “In deine Hände befehl ich meinen Geist; Tu mi hai redento, Signore, Dio di verità”. du hast mich erlöset, Herr, du getreuer Gott.” b. ARIOSO Basso Baß “Oggi sarai con me in Paradiso”. “Heute wirst du mit mir im Paradies sein.” Contralto Alt Con pace e nella gioia m’incammino; Mit Fried und Freud ich fahr dahin la volontà di Dio è la mia meta. In Gottes Willen, han conforto il mio cuore e la mia mente, Getrost ist mir mein Herz und Sinn, dolce e sereno. Sanft und stille. Come Dio mi ha promesso: Wie Gott mir verheißen hat: per me la morte è un lieve Der Tod ist mein Schlaf worden. addormentarsi. 4. CORO Glorie, Lob, Ehr und Herrlichkeit Sei dir, Gott Vater und Sohn bereit’, Dem Heilgen Geist mit Namen! Die göttlich Kraft Macht uns sieghaft Durch Jesum Christum, amen. Gloria, lode, onore e splendore, Dio Padre e Figlio, s’innalzino a Te allo Spirito Santo ed al Suo nome! La forza divina ci dà la vittoria in Gesù Cristo, amen. CANTATA BWV 71 Gott ist mein König Dio è il mio re Traduzione di Quirino Principe 1. CORO “Gott ist mein König von altersher, der alle Hülfe tut, so auf Erden geschicht.” “Dio è il mio re dalla notte dei tempi, ha compiuto prodigi di salvezza su tutta la terra”. 2. ARIA Tenor / Sopran “Ich bin nun achtzig Jahr,” warüm soll dein Knecht sich mehr beschweren? Ich will “ümkehren, daß ich sterbe in meiner Stadt, bei meines Vaters und meiner Mutter Grab.” Soll ich auf dieser Welt mein Leben höher bringen, Durch manchen sauren Tritt hindurch ins Alter dringen, So gib Geduld, für Sünd und Schanden mich bewahr, Auf daß ich tragen mag mit Ehren graues Haar. Tenore / Soprano “La mia età è di ottant’anni”; perché dovrebbe continuare a lamentarsi il Tuo servo? Voglio “ritornare in patria e morire nella mia città, per esservi sepolto accanto a mio padre e a mia madre”. Se in questo mondo devo altri anni di vita sopportare. se in tarda vecchiaia devo con passi amari penetrare, donami la pazienza, difendimi dall’infamia e dal vizio, sì ch’io possa con onore portare la mia canizie. 3. CORO Sopran / Alt / Tenor / Baß “Dein Alter sei wie deine Jugend. Und Gott ist mit dir in allem, das du tust.” 4. ARIOSO Baß “Tag und Nacht ist dein. Du machest, daß beide, Sonn und Gestirn, ihren gewissen Lauf haben. Du setzest einem jeglichen Lande seine Grenze. Soprano / Contralto / Tenore / Basso “Sia la tua vecchiaia simile alla tua giovinezza. E Dio è con te in tutto ciò che fai”. Basso “Tuoi sono il giorno e la notte. Tu fai sì che il sole e le stelle, nei loro diversi spazi, abbiano segnato il proprio corso. Ad ogni terra tu fissi i suoi confini”. 5. ARIA Alt Durch mächtige Kraft Erhältst du unsre Grenzen, Hier muß der Friede glänzen, Wenn Mord und Kriegessturm sich allerort erhebt. Wenn Kron und Zepter bebt, Hast du das Heil geschafft Durch mächtige Kraft! Contralto Con forza possente conservi intatti i nostri confini; qui risplende la pace ma delitto e turbine di guerra in ogni altro luogo imperversano. Se la corona e lo scettro vacillano, sei Tu che restituisci la salvezza con forza possente. 6. CORO “Du wollest dem Feinde nicht geben die Seele deiner Turteltauben. ” “Non hai voluto abbandonare al nemico l’anima delle Tue tortore fedeli”. 7. CORO Das neue Regiment Auf jeglichen Wegen Bekröne mit Segen! Friede, Ruh und Wohlergehen Müsse stets zur Seiten stehen Dem neuen Regiment. Il nuovo governo di questa città in tutti modi incorona con ogni benedizione! Pace, benessere, serenità sono la norma che guiderà questo nuovo governo. Glück, Heil und großer Sieg Muß täglich von neuen Dich, Joseph, erfreuen, Daß an allen Ort und Landen Ganz beständig sei vorhanden Glück, Heil und großer Sieg! Felicità, salute e gran vittoria ti diano gioia quotidiana, e ognora ti allietino, Giuseppe imperatore, sì che in ogni città e regione, sia la tua mano quella che ci dona felicità, salute e gran vittoria! Gli Angeli Genève L’ensemble Gli Angeli Genève è stato fondato da Stephan MacLeod nel 2005 a Ginevra. Formato da strumentisti di diverse nazionalità, si esibisce con strumenti antichi e si dedica esclusivamente al repertorio rinascimentale, barocco e classico. A Ginevra è protagonista dell’integrale delle Cantate bachiane ed è ospite regolare della Victoria Hall; parallelamente è sempre più frequentemente ospite di prestigiose sale da concerto e festival europei. Nel 2015, Gli Angeli sono stati invitati dai festival di Saintes, Bremen Musikfest e Oudemuziek a Utrecht dove nel 2016 sono ensemble in residence. Sempre per il 2016 l’ensemble ha in programma concerti a Lutry, Bruxelles, una residenza alle Thüringer Bachwochen e la registrazione di un CD in Polonia. È per la prima volta ospite della nostra Società. Juliet Fraser soprano Christelle Monney alto Nicolas Savoy tenore Frederik Sjollema basso Leila Schayegh, Birgit Goris violini Martine Schnorhk viola Romina Lischka, Kaori Terakado viole da gamba Hager Hanana violoncello Benoît Vanden Bemden violone Guy Ferber, Krisztian Kovats, Emmanuel Allemany trombe Alexis Kossenko, Bart Coen flauti a becco Meike Güldenhaupt, Gilles Vanssons oboi Philippe Miqueu fagotto Thomas Holzinger timpani François Guerrier clavicembalo Francis Jacob organo Stephan MacLeod direttore e basso Stephan MacLeod, nato a Ginevra nel 1971, ha studiato canto nella sua città, a Colonia con Kurt Moll e a Losanna con Gary Magby. La sua carriera di concertista è cominciata nel 1992 con una fruttuosa collaborazione con Reinhard Goebel e Musica Antiqua Köln. In seguito ha collaborato regolarmente con Gustav Leonhardt, Philippe Herreweghe, Jordi Savall, Sigiswald Kuijken, Michel Corboz, Daniel Harding, Konrad Junghänel (Cantus Cölln), Jos van Van Immerseel (Anima Aeterna), Masaaki Suzuki (Bach Collegium Japan), Christophe Coin, Philippe Pierlot (Ricercar Consort), Stephen Stubbs (Tragicomedia), Helmuth Rilling, Frieder Bernius, Jesus Lopez-Cobos e con l’Ensemble Huelgas di cui è stato primo basso per cinque anni. Più di 65 CD, che hanno meritato numerosi riconoscimenti internazionali, documentano il suo lavoro. All’attività solistica affianca quella di direttore sia in Svizzera che all’estero. Dal 2013 è docente di canto alla Haute École de Musique de Lausanne. È stato ospite delle Settimane Bach nel 2000 (14º ciclo) e 2003 (20° ciclo). Aleksandra Lewandowska soprano Nata in Polonia, Aleksandra Lewandowska ha studiato violino e pianoforte prima di dedicarsi al canto sotto la guida di Wojtek Drabowicz a Poznan e al Conservatorio di Weimar. Ha inoltre seguito le master class di Evelyn Tubb e Barbara Schlick. In campo operistico ha debuttato a Poznan nell’Aurora di E.T.A Hoffmann. Ha inoltre interpretato il ruolo di Papagena nel Flauto magico di Mozart, molti ruoli rossiniani, il ruolo del fuoco e dell’usignolo ne L’Enfant et les Sortilèges di Ravel e il ruolo principale in Lakmé di Delibes. In ambito oratoriale collabora con direttori ed ensemble di primo piano quali Herreweghe, Parrott, Ivan Fischer, Arte dei Suonatori, Orchestra della Radio Polacca e l’Accademia dell’Arcadia. È per la prima volta ospite della nostra Società. Alex Potter alto Alex Potter ha iniziato la sua carriera nel mondo della musica nel coro di voci bianche della cattedrale di Southwark prima di iniziare gli studi professionali al New College di Oxford che ha poi proseguito alla Schola Cantorum di Basilea con Gerd Türk. Da allora è residente in Svizzera e collabora stabilmente con direttori di primo piano quali Herreweghe, Savall, Hengelbrock, Mortensen, Bernius e Pierlot dedicandosi principalmente al repertorio barocco tedesco e inglese. Della sua ampia discografia ricordiamo Schwanengesang di Schütz con Herreweghe e un recital solistico dedicato all’opera di Rosenmüller. È per la prima volta ospite della nostra Società. Samuel Boden tenore Il tenore inglese Samuel Boden ha incominciato la carriera di chef per poi dedicarsi nel 2006 al canto studiando con John Wakefield al Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance dove si è diplomato con il massimo dei voti. In ambito operistico ha cantato nell’Ormindo di Cavalli per la Royal Opera, Orfeo ed Euridice di Gluck alla Nationale Reisopera, The Fairy Queen a Glyndebourne, The Return of Ulysses per la English National Opera, The Turn of the Screw con The Koenig Ensemble in Messico, Actéon di Charpentier all’Opéra de Dijon e Lille, Hippolyte et Aricie con l’Ensemble Pygmalion e Raphaël Pichon, Les Boréades al Festival di Aix-en-Provence con Les Musiciens du Louvre e Marc Minkowski, Castor et Pollux con Early Opera Company e The Indian Queen all’Opéra Théâtre de Métropole di Metz. In concerto ha collaborato con BBC Symphony Orchestra, Hallé Orchestra, Royal Northern Sinfonia, Bournemouth Symphony Orchestra, Bilbao Symphony Orchestra, Orchestra della Radio di Francoforte, The Monteverdi Choir e Sir John Eliot Gardiner, Collegium Vocale Gent e Philippe Herreweghe, Le Concert d’Astrée e Emmanuelle Haïm. Specialista nel repertorio barocco, il suo repertorio comprende opera di Monteverdi, Purcell, Bach, Händel, Mozart, ma anche Britten e compositori contemporanei. Tra i progetti futuri Romeo e Giulietta di Berlioz con la BBC Symphony Orchestra e Sir Andrew Davis, Händel alla Mozart Woche di Salisburgo con Minkowski e Bach (Passione secondo Matteo) con la Wiener Akademie e Haselböck. Si esiberà inoltre con Les Arts Florissants (Händel), Rotterdam Philharmonic (Bach) e al Covent Garden. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimo concerto: Martedì 1 marzo 2016, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Quartetto di Cremona L’integrale cronologica dei Quartetti di Mozart prosegue con il secondo concerto del Quartetto di Cremona. Dopo la scoperta a Milano del nascente mondo del quartetto d’archi, il giovane Mozart ritorna a occuparsi di questa forma nel 1773, a Vienna, con un nuovo ciclo di sei lavori, secondo un canone da tempo stabilito per la musica strumentale. Mozart assorbe come una spugna gli stimoli e le novità in fermento nel linguaggio musicale dell’epoca, che ribolle di esperienze ed esperimenti. Inevitabilmente s’imbatte nelle ricerche portate avanti da Haydn in questo nuovo genere e risponde con la facilità di scrittura caratteristica di questa fase giovanile della sua produzione. Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 20122 Milano - tel. 02.795.393 www.quartettomilano.it - [email protected]