Contesto storico
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Contesto storico Il governo e le politiche discriminatorie adottate dal Pakistan Occidentale, che degradarono la nuova provincia a semi-colonia, fecero nascere nella popolazione del Pakistan Orientale un forte desiderio d’autonomia. Nel 1971, infatti, la popolazione della provincia orientale, sotto il governo della Awami League (AL), partito di matrice nazionalista, diede inizio a manifestazioni e agitazioni anti-pakistane che sfociarono in una vera e propria guerriglia. Il 16 dicembre dello stesso anno, grazie all’intervento delle milizie indiane che supportarono la causa del Pakistan Orientale, la guerra civile si concluse e la popolazione ottenne il proprio obiettivo secessionista dando vita allo Stato del “Bengala Libero” ovvero del Bangladesh. Sheikh Mujibur Rahman, leader della Lega Awami, fu il primo Presidente del Bangladesh e venne assassinato, insieme alla sua famiglia, nel 1975. Dopo la sua morte seguirono numerosi colpi di Stato, che cessarono nel 1977 con la nomina a Presidente del generale Ziaur Rahman, fondatore del Bangladesh National Party (BNP). Ziaur Rahman fu, tuttavia, anch’egli assassinato nel 1981. Dal 1982, come sostenuto da UNHCR, il paese cadde sotto un regime dittatoriale nel quale lo stato d’emergenza e la legge marziale divennero la norma ( The fall of President Ershad ). Quando il dittatore, Hossain Mohammed Hershad, perse il sostegno dei militari, una sollevazione popolare rovesciò il regime e nel 1991 fu ristabilito un governo costituzionale guidato dal Bangladesh National Party, il cui mandato fu ereditato da Khaleda Zia, vedova del generale Ziaur Rahman. Da questo momento in poi la storia politica del Bangladesh e la sua instabilità, coincidono con l’alternarsi al governo di due figure antagoniste, la già citata Khaleda Zia e Sheikh Hasina Wajed, figlia di Mujibur Rahaman. Fino al 2001 Khaleda Zia e Sheikh Hasina si sono alternate al governo del Bangladesh: Sheik Hasina grazie alle sue politiche avverse al fondamentalismo islamico, prima causa dell’instabilità sociale, nemico che Khaleda Zia non riuscì a gestire, vinse le elezioni del 1996. Durante il suo mandato, tuttavia, mise in atto una politica eccessivamente repressiva e dopo l’approvazione della legge sulla sicurezza pubblica, che fu oggetto di critica da parte dell’opposizione, nelle elezioni del 2001 perse in favore della rivale Khaleda Zia ( Le due Begum - Le monde diplomatique). Il Bangladesh governato da Khaleda Zia, nel 2004 e nel 2005, fu vittima di numerosi attacchi terroristici, che attestarono una crescente influenza del fondamentalismo islamico nella società bengalese; a questo fenomeno si aggiunsero gli scioperi generali e le pesanti proteste da parte della popolazione, che accusò l’intera élite politica di corruzione e nepotismo. A queste condizioni d’instabilità fece seguito l’intervento dei militari e l’istituzione di un governo provvisorio che posticipò le elezioni previste per il 2006 e che ebbe come primari obiettivi quelli di eliminare il problema della corruzione e di ristabilire le condizioni per indire nuove elezioni. 1/2 Contesto storico Le elezioni si tennero il 29 dicembre 2008 e furono vinte, nuovamente, dalla Lega Awami guidata da Sheikh Hasina, che ottenne più dei due terzi dei seggi del parlamento. In base alla Costituzione del 1972 e ai successivi emendamenti, come quello del 1991 che diede più potere al Parlamento, il Bangladesh a livello istituzionale è una repubblica democratica indipendente del Commonwealth. Il potere esecutivo spetta al Presidente, al Capo del Governo e al Gabinetto. Il Presidente è eletto dal parlamento, ha un mandato di cinque anni e ha il potere di nominare il Capo del Governo tra i membri del parlamento, l’attuale carica di presidente è ricoperta da Zillur Rahman. I membri del Gabinetto sono nominati dal Primo Ministro e, in seguito, la loro nomina è approvata dal Presidente. Il potere legislativo è affidato al parlamento unicamerale, composto da 300 membri aventi un mandato quinquennale. Nelle ultime elezioni del 29 dicembre 2008 la Awami League ha ottenuto 230 seggi, 29 seggi sono andati al Bangladesh National Party, 27 al Jatiya Party dell’ex-presidente Muhammad Ershad, tre al Jatiya Samajtantric Dal-Jasad, due al Bangladesh Workers Party e al Bangladesh Jamaytee Islami, uno al Liberal Democratic Party e al Bangladesh Jatiya Party e, infine, quattro a candidati indipendenti. 2/2
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