Bollettino 36 1997 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
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Bollettino 36 1997 - AAA Associazione Acquariofili Abruzzese
REDAZIONALE IN QUESTO NUMERO Redazionale La posta pag. 3 pag. 3 pag. 3 pag. 3 Sotto i diciotto ... pag. 1 pag. 2 pag. 4 Dal rene o dalle branchie? pag. 5 Un "nuovo Bollettino" pag. 6 Acquario olandese pag. 8 Apistogramma nijsseni pag. 11 Ancora ... Lernaea pag. 13 Ampullarie pag. 15 Rassegna stampa pag. 19 Bollettino A.A.A. n.36 Pag . 1 LA POSTA L'ALIMENTAZIONE DELLE TARTARUGHE DALLE ORECCHIE ROSSE. Ho letto qualche settimana fa su un periodico femminile un servizio dedicato alla tartarughina dalle orecchie rosse, nel quale si consigliava di nutrirle utilizzando anche "striscioline di insalata". Il negoziante dice invece che devo dare solo cibi di preparazione commerciale e carne. Voi che dite? A.D. Ortona Che la dieta delle testuggini palustri possa essere integrata anche con alimenti di origine vegetale è un dato di fatto oramai consolidato. Ci sono esemplari che appetiscono fettine di banana, altre ciliege, altre ancora (molte) gradiscono fichi maturi e così via. Della fogliolina di lattuga non ci è francamente mai capitato di legere né sentire nulla. La rivista che dà simili consigli è in torto ed il commerciante ha invece ragione, ma non del tutto né l'una, né l'altro. La dieta base della gran parte delle testuggini palustri -e quella dalle orecchie rosse non fa, in tal senso, Pag . 2 Bollettino A.A.A. n. 36 eccezione- deve prevedere alimenti di origine animale, e quindi carne, lombrichi, insetti eccetra oltre a cibi di produzione industriale studiati ad hoc per questi animali. Non sarà tuttavia un errore cercare di variare il menù offrendo qualche cosa di diverso, lattuga compresa. Non tutti gli esemplari accetranno la variazioni, ma parecchi lo faranno e non ne avranno svantaggi. Anzi ... Se però i vegetali vengono usati come alimento base (e questo ci pare sia il "consiglio" dato dalla rivista in questione) allora sì che l'errore è grave e potrebbe arrecare seri danni agli animali. Sarebbe un po' come pretendere di nutrire un grosso cane dandogli solo insalata e zucchine. ASSEMBLEA SOCI ZOOMARK Bollettino A.A.A. n.36 Pag . 3 SOTTO I DICIOTTO ... Finalmente qualcosa si muove!! In risposta al redazionale del bollettino precedente Marco Pelagatti ha deciso di prender carta e penna ed ha espresso le sue considerazioni sulla situazione della nostra Associazione, lanciando una prima proposta operativa. Speriamo che spronati da queste considerazioni anche altri soci si degnino di far sapere come la pensano, cosa si aspettano dall'Associazione, eccetera eccetera. In attesa di altri interventi e di altre proposte lascio la parola a Marco. Rigiro il bollettino, c’è qualche cosa che attira la mia attenzione; conto 30, solo 30 iscritti all’A.A.A. Come è possibile !?! Incontro l’amico Maurizio e chiedo: “Ma la campagna per associare nuovi acquariofili ?” Mi risponde: “Fino ad oggi solo 3” (siamo al 10 giugno 1997). Ma come l’associazione più vecchia d’Italia, con nomi così prestigiosi? Il Direttivo si lamenta: nessuno va alle riunioni, tutto ricade sulle spalle del segretario, nessuno o quasi che abbia voglia perfino di partecipare a visite organizzate o cene di associazione. Apatia totale? A guardare bene nell’elenco degli associati, tranne alcune eccezioni, tutti hanno impegni di lavoro e di famiglia (me compreso) che effettivamente lasciano poco tempo da dedicare all’A.A.A., ma non è una ragione sufficiente. Apatia dicevo prima, oppure mancanza di coscienza di cosa deve essere l’A.A.A.? Nodo cruciale a mio avviso; non si sarà mica imposta la mentalità secondo cui pure l’A.A.A. sia un qualche cosa da cui prendere, un mezzo per avere più possibilità di altri acquariofili entrando in Pag . 4 Bollettino A.A.A. n. 36 uno stretto giro di conoscenze da cui si potrebbe avere vantaggio e magari in fondo in fondo dove ognuno cerca di tenerselo per se? Un aspetto su cui ogni associato può riflettere (immagino già sdegnosamente). Comunque, anche mettendo insieme una percentuale di questo punto con il primo (fattore tempo), pur venendo fuori un’A.A.A. chiusa su se stessa, non si giustifica la così scarsa adesione di nuove leve. Perché bisogna dirlo, almeno il Direttivo, avendo avviato una campagna piuttosto importante per le nuove adesioni, dimostra proprio il contrario. A questo punto però è doverosa una riflessione, dobbiamo alzare lo sguardo dai vetri frontali delle nostre vasche e guardare un po’ oltre. Chi si associa non può curarsi solo il proprio giardinetto; questa pratica deve essere assolutamente eliminata perché crea replicanti con la stessa mentalità, mentre l’associazione è qualcosa a cui dare; ci si associa perché insieme si possono fare cose che singolarmente non sarebbe possibile fare. Altrimenti per che cosa ci associamo? B i s o g n a cambiare mentalità e obiettivi. Certo le riunioni mensili giustamente sono state soppresse poiché a cosa potevano servire inserite in una situazione di questo tipo. Allora proviamo a spaziare un po’ con lo sguardo; immaginiamoci un’A.A.A. che possa diventare, come sarebbe giusto, per prima cosa un punto di aggregazione. Certamente, ma non strettamente, accomunati da uno spirito acquariofilo. Immaginiamo che l’A.A.A. essendo associazione possa operare sul territorio come struttura anche pedagogica (intesa nel senso che sia portatrice di valori ad esempio legati all’ambiente e quant’altro possa legare il nostro hobby ai valori della vita). Già questo aprirebbe una serie di possibili iniziative oltre a quelle più propriamente acquariofile che potrebbero spaziare ad esempio dal partecipare come associazione alla raccolta dei rifiuti sulle spiagge, fino alla possibilità di coinvolgere delle classi scolastiche in esperienze ampiamente riconosciute educative, per non parlare poi del lavoro che si potrebbe fare sul bollettino. Sono solo idee buttate così, tra l’altro nemmeno originali, ma chi più ne ha più ne metta. Il problema iniziale però rimane, siamo pochi e troppo impegnati. Non avremo mai la forza di fare queste cose che darebbero motivazioni per coinvolgere altre persone, innescando una spirale virtuosa. Ci vogliono soci motivati, con tempo a disposizione e pieni di energia. Ci vogliono i giovani, ragazzi e ragazze che al di là dei loro acquari o bocce di per sé, hanno un forte senso di DAL RENE O DALLE BRANCHIE ? Tutti coloro che h a n n o preparato dei pesci prima di cucinarli hanno visto il rene dei pesci. Di forma m o l t o allungata, spesso rosso scuro, sono situati in fondo alle viscere giusto al di sotto della colonna vertebrale. E' il progenitore del nostro rene, incaricato anche lui di filtrare il sangue e di riassorbire l'acqua o il sale al fine di assicurare l'equilibrio osmotico e di evacuare i residui. Nell'uomo i residui azotati sono evacuati quasi interamente nelle urine sotto forma di urea. Nei pesci non sono affatto eliminati dalle reni, ma tra l'80 ed il 90 % dalle branchie sotto forma di ammoniaca che presto si dissolve nell'acqua. Questa ammoniaca può diventare tossica -specialmente se la temperatura ed il pH sono elevati- in un acquario appena allestito, poiché possono accumularsi se la trasformazione in nitriti e poi in nitrati non è veloce. Tratto da: Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 5 UN NUOVO BOLLETTINO di Luciano Di Tizio Il nostro bollettino cambierà volto e, ci auguriamo, sarà anche di ben altro “spessore", fatto in modo da interessare i nostri soci e d a r a p p r e s e n ta r e d i p e r s é u n buon motivo per iscriversi. Questa decisione assunta dal Consiglio Direttivo nella sua ultima riunione, fa sì che il notiziario della Associazione Acquariofili Abruz-zese diventi una piccola rivista, organizzata e scritta come una rivista, ma dai nostri soci per gli altri soci. Una trasformazione importante, che verrà attuata per piccoli passi ma con obiettivi e strategie già ben definite e con il coinvolgimento di tutti i soci, ciascuno per le proprie competenze, capacità e tempo libero. Vediamo, punto per punto, la “strategia” disegnata dal Direttivo per attuare questa trastormazi one. TEMPI Si è pensato di concedersi alcuni mesi prima di cambiare in toto la struttura del notiziario, perché ci è sembrato troppo complicato e di esiti incerti Pag . 6 Bollettino A.A.A. n. 36 operare una “rivoluzione” complessiva. Meglio concludere l’anno 1997 con la vecchia formula, arricchendo però il contenuto del bollettino-rivista, in modo da rodarci, tutti insieme, e da offrire qualcosa di veramente nuovo e (speriamo) maggiormente apprezzabile, col primo numero del 1998. LA PERIODICITA E LE PAGINE Per il momento la nostra “voce” resterà bimestrale, con sei numeri l’anno. Il numero delle pagine sarà invece gradualmente a u m e n ta t o . A n c h e p e r ò i n b a s e all’... offerta di articoli che arriverà dai soci. LA TESTATA Si è pensato a qualcosa di meno riduttivo di “Bollettino AAA”: ci vorrebbe una vera e propria “ t e s ta ta ” , u n n o m e i n s o m m a c h e possa caratterizzare la nostra pubblicazione. La scelta in tal s e n s o ( s c e l ta d i u n n o m e ) è g i à fatta, quale nome scegliere è invece da definire: proposte e idee in tal senso sono bene accette. COORDINATORI E COMITATO Dl REDAZIONE Il Consiglio Direttivo ha già nomitato, all’unanimità, due coordinatori. Si tratta di Lorenzo Marcucci e di Maurizio Pavone. Si occuperanno del “nuovo bollettino” sia coordinando il lavoro dei soci, sia scegliendo e impaginando i testi, sia provvedendo alla materiale stesura e alle necessarie fotocopie. Un po’ “direttori” e un po' “tipografi”, insomma, con la collaborazione però di tutti ed in particolare di un gruppetto di soci che dovranno impegnarsi piu degli altri. S a r à f o r m a t o i n f a t t i u n “ c o m i ta t o di redazione”, con alcuni soci attivamente coinvolti. Il comitato è stato già definito in embrione: per il momento ne fa parte il Direttivo nel suo complesso ed il socio Amedeo Pardi, che ha già offerto un notevole contributo di idee per la trasformazione. ll comitato di redazione è tuttava aperto alla volontaria collaborazione di chiunque voglia impegnarsi in tal senso. Penso, ad esempio, a Renato Di Loreto (ex membro del Direttivo, che ha negli ultimi mesi dimostrato nei fatti la sua buona volontà nei confronti della rivista sociale), ma non solo a lui. I CONTENUTI Ultimo argomento, ma non certo il meno importante: i contenuti del bollettino-rivista. Si cercherà, questa l’idea di base, di trattare in ogni numero un po’ tutti i settori del nostro vastissimo hobby: le piante, i pesci, gli anfibi, i rettili, l’acquario tropicale e quello nostrano, il marino e quello d’acqua dolce, oltre ad argomenti di attualità e curiosità varie. L’obiettivo è quello di privilegiare, naturalmente, gli argomenti che sappiamo - per le inchieste già svolte tra i soci e per le indicazioni che ci arriveranno godere di maggiore interesse tra i soci. Se questa elencazione di argomenti vi sembra varia e poco precisa, ebbene... avete ragione: qualche idea già l’abbiamo, ma preferiamo tenerla per noi. Un po' per scaramanzia (alla “trasformazione” del bollettino noi del comitato di redazione provvisorio ci teniamo parecchio), un po' per non bruciare le proposte, quelle nostre già memorizzate sul taccuino, e quelle che ci arriveranno. Vi aspettiamo... LA NUOVA STRUTTURA -Coordinatori Bollettino AAA: Lorenzo Marcucci Maurizio Pavone - Comitato provvisorio: di redazione Bollettino A.A.A. n. 36 A.A.A. Pag . 7 ACQUARIO OLANDESE di Amedeo Pardi In questo primo appuntamento cercherò di spiegarvi lo scopo di questa rubrica. PREMESSA La maggior parte di noi, si è avvicinata all’hobby dell’acquario dopo aver visto in esposizione presso alcuni negozianti dei bellissimi acquari ricchi di piante, con piccoli branchi di pesci variopinti che scorrazzavano nella vasca. Personalmente ho questo ricordo che và indietro negli anni 70 quando, allora diciottenne, nelle “vasche" serali convincevo i miei amici a passare sempre davanti ad un negozio di Chieti Scalo che aveva delle vasche ben arredate e ricche di piante che ai miei occhi sembravano dei quadri viventi. Allora i prezzi erano proibitivi per le mie tasche e quindi mi accontentavo di quella visione. Devo dire che a tuttoggi un’acquario ricco di piante che si avvicini ad un acquario Olandese è ancora nei miei sogni: confesso i miei fallimenti. Negli ultimi tempi sfogliando alcune riviste del settore e rimanendo affascinato dalle splendide immagini di acquari Olandesi mi è tornata la voglia di tentare o quantomeno di parlarne. Da quì l’idea della rubrica fissa su Pag . 8 Bollettino A.A.A. n. 36 questa tematica. La rubrica la voglio intendere aperta alle discussioni, alle proposte, alle esperienze fatte dai soci. Io non sono un esperto, quello che posso darvi è l’impegno ad effettuare delle ricerche su questa tematica, su riviste e i libri della nostra biblioteca, cominciando dagli anni passati, quando non esistevano gli accessori ultramoderni, eppure gli acquari Olandesi c’erano! INIZIO RICERCA Da Aquarium 78 : in questo articolo l’autore racconta la sua esperienza che và dalla costruzione dell’acquario, usando un telaio in ferro ed il mastice per acquari, alla conduzione dello stesso. Le misure prima vasca: 194cm lunghezza, 47cm altezza, 55 cm profondità. Iilluminazione: 1 lampada Philips TL 29 da 65w e 2 lampade General Eletric Power Proof di 165w (!!) cadauna, accese per 12 ore al giorno. Misure di una seconda vasca: 160cm kungheza, 62cm altezza, 40 cm profondità. Illuminazione : 1 Gro-lux 40w, 1 Gro-lux 20w accese 12 ore al giorno; Per entrambe le vasche: materiali filtranti : lana, cannolicchi ceramica, carbone neutro, lava; materiali di fondo : argilla, terra di torbiera, Hilena Initial ricoperti di sabbia di quarzo e Aqualit; valori dell’acqua : pH 6,9 ; durezza 9° dGH; nessuna concimazione con CO2; ricambio periodico di 60 litri d’acqua ogni 2/3 mesi, l’acqua del cambio (distillata o sorgiva) ha i seguenti valori: pH 6,5; durezza 2°- 4° dGH aggiunta di Aquasafe e ToruMin . L’autore inizia con una prima esperienza negativa dovuta, secondo lui, all’esaurimento del materiale del sottofondo. Racconta infatti: “Il fondo dell’ acquario, per quanto realizzato di volta in volta con materiale ricco di nutrimento, non rimaneva fertile per un periodo soddisfacente". Tanto per intenderci , dopo circa un anno le piante non si sviluppavano più rigogliosamente e le aggiunte di fertilizzanti liquidi o in pastiglie non davano i risultati sperati.” Così era in pratica costretto a rifare il fondo della vasca almeno una volta all’anno. Da quì la sua geniale intuizione: creare un sistema di fertilizzazione freatica del sottofondo dell'acquario. spezzoni), si chiude l’estremità di ognuno con del silicone e si effettuano i fori con il trapano ad una distanza di 4cm tra loro. Il tubo flessibile và prima scaldato sulla fiamma e poi quando è ancora caldo và applicato sul tubo rigido. La lunghezza del tubo flessibile va calcolata tenendo conto che lo stesso deve emergere dal pelo dell’acqua di alcuni cm. Predisposti almeno 4 tubi si passa alla sistemazione sul fondo della vasca . Il ghiaietto da usare deve essere di grana tale da non occludere i fori, i tubi MATERIALE OCCORRENTE Tubo di plastica rigida (alcuni spezzoni), tubo flessibile (circa 2m), trapano con punta da 4mm, silicone, vetro scuro per laterale, mattoncini di torba, imbuto di piccolo diametro. ESECUZIONE Si tagliano i tubi rigidi nella misura di circa 40cm (bastano 4 Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 9 saranno sistemati in modo da essere a contatto con le radici delle piante. Il peso del ghiaietto e le eventuali rocce garantiranno il posizionamento dei tubi in pianta stabile. I terminali flessibili saranno raggruppati in un angolo e mascherati con rocce e sughero. Per i più intraprendenti consiglio di realizzare all’interno della vasca una falsa parete laterale con un vetro incollato con il silicone, sospeso dal fondo quanto basta per far passare i tubi. E' opportuno usare un vetro scuro sul quale andranno incollati con il silicone diversi mattoncini di torba , reperibili nei negozi di acquari. PREPARAZIONE DEL LIQUIDO CONCIMANTE Riempire una bottiglia da 2 l. con acqua dell’acquario , versarvi dentro 3 manciate di terra e agitare violentemente, lasciare decantare la parte grossolana poi versare in un’altra bottiglia l’acqua con l’argilla in sospensione. Ripetere l’operazione diverse volte sempre con l’aggiunta Pag . 10 Bollettino A.A.A. n. 36 della terra, alla fine aggiungere un cuchiaino da caffè di solfato di ferro. Una volta l’anno preparare la miscela con l’aggiunta di Hilena Initial poi setacciare con un colino, quindi versare il tutto nei tubi in parti uguali. CONSIDERAZIONI FINALI Nonostante il tutto potrà apparire macchinoso, superate le difficoltà iniziali per la realizzazione, gli interventi si ridurranno ad una volta ogni 2 o 3 mesi per il tempo di un’ora al massimo. Il costo è irrisorio, allunga di molto l’intervento di rifacimento del fondo, non modifica le caratteristiche dell’acqua, e rende più efficace la concimazione poiché è mirata. Quì finisce la mia ricerca, questa parte finale consideratela come un capitolo a parte da inserire nella nuova rubrica "Far da se" da me curata. Vi invito a cominciare questo esperimento. Fatemi sapere anche per telefono se vi piace l’idea di affrontare questa tematica. Intervenite in questa rubrica ed utilizzatela come pagina di discussione tra noi , se volete , potete scrivere alla redazione all’indirizzo indicato nel bollettino, oppure telefonatemi nelle ore serali, nei limiti del mio tempo libaro inserirò in questa rubrica sia la posta che le telefonate. Attraverso queste pagine potrebbe nascere e svilupparsi un dibattito con il risultato di ottenere un nuovo modo di vivere l’Associazione . Nel prossimo numero vi anticipo A.A.A. APISTOGRAMMA NIJSSENI di Maurizio Della Marca Questa specie, catturata per la prima volta nel 1979, è senza dubbio la più bella tra i Ciclidi nani del Sud America scoperta negli ultimi anni. Per esempio non esiste nessun’ altra femmina del genere Apistrogramma con un aspetto così appariscente come quella sessualmente matura di A. nilsseni, ( pronunciato neisseni). Morfologia Le macchie nero carico presenti sul corpo della femmina possono temporaneamente mutare di colore durante i giochi amorosi ed assumere una tonalità verde chiaro luminoso. Le femmine adulte raggiungono una lunghezza totale di 5 cm., mentre i maschi arrivano anche ad 8 cm. e sono molto massicci. I pesci presentano una bella colorazione giallastra nella regione del petto e del ventre. La pinna caudale è rotonda con un bordo rosso fuoco. Il resto del corpo ha una colorazione celeste. La determinazione del sesso è difficoltosa negli esemplari in fase di crescita. Segno sicuro di una femmina è l’intensa colorazione nera nella parte anteriore delle pinne ventrali. Caratteristica tipica della specie. oltre alla livrea è l’orlo rosso, di differente intensità a seconda del sesso, che si trova sul bordo esterno della pinna anale. L’unico biotopo finora conosciuto si trova nella zona del Rio Ucayali, un posto di frontiera tra Perù e Brasile. Allevamento Per l’allevamento in acquario, l’A. nijsseni, abbisogna di acque tenere ed acide. Un’acqua di media durezza con pH leggermente alcalino, non crea comunque problemi. Necessita, come le altre specie del suo genere, di acquari ben arredati con molte piante, materiale di fondo fine, qualche anfratto, nonché legni di torbiera. La qualità dell’acqua è molto importante. Inoltre si dovrebbe fornire una dieta assai varia. Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 11 Riproduzione La riproduzione di questa specie si è inaspettatamente rilevata priva di problemi. Si sono potuti ottenere eccellenti risultati in acqua molto tenera e acida ma, sorprendentemente, anche con durezza media ed un pH leggermente alcalino. In quest’ultimo caso il successo non è ottimale. La femmina cura da sola le uova che vengono generalmente deposte sulla volta di un anfratto, ma anche sotto robuste foglie oppure sotto rami o radici di torbiera. Gli embrioni si schiudono ad una temperatura media di 27,5 gradi centigradi, dopo circa 48 ore. Dopo altri 4 giorni gli avannotti nuotano liberamente e dal quel momento possono essere nutriti con naupli di Artemia appena schiusi. Per ottenere il maggior numero di avannotti bisognerebbe utilizzare un’acqua molto tenera con un pH tra 5 e 5,5 ed una conduttività fino a 80 microS. Un filtraggio attraverso torba si rivela utile, come del resto per molte altre specie del genere Apistogramma. Un sostanzioso cambio parziale dell’acqua può spesso stimolare l’inizio della riproduzione. In condizioni ottimali la specie si rivela abbastanza prolifica e da una riproduzione si possono ottenere mediamente 60 avannotti. Particolarità Purtroppo, accanto alle note positive, dobbiamo citare anche qualche Pag . 12 Bollettino A.A.A. n. 36 aspetto negativo. La pesca nei biotopi naturali ha evidenziato che nella rete finivano più maschi che femmine. in un rapporto di 2:1. Ciò poteva essere una coincidenza. Con una conduttivita di 120 microS, pH 5.3 ed una temperatura di 27.6 gradi cent., al momento della deposizione, è stato constatato, anche in cattività, tra gli avannotti il 90% di maschi. Si tratta di un fenomeno conosciuto anche in altri Apistogramma e soprattutto nei ciclidi nani dell ‘Africa occidentale. Per il resto l’allevamento dei piccoli non presenta problemi. Conclusioni Si tratta pertanto di una specie che può offrire molte soddisfazioni agli acquariofili anche perché si tratta del Ciclide nano più bello finora conosciuto. Mi auguro che trovi una grande diffusione tra gli appassionati dei Ciclidi e non scompaia come altre specie ittiche dopo poco tempo. Attualmente si tratta ancora di una specie abbastanza rara, ma comunque reperibile. Chi scrive, in atto, ne alleva un gruppetto con la speranza di poterli riprodurre all’atto della loro maturazione sessuale sperando anche, (cosa già accaduta), che non siano tutti A.A.A. Approfittando di questo spazio comunico, a chi ne fosse interessato, che ho riprodotto, per la seconda volta, i Papiliochromis Ramirezi. Gli avannotti hanno tre mesi e sono in piena salute. Come avete certamente capito sono un appassionato di Ciclidi, in particolar modo di quelli nani del Sud America. Malattie ANCORA ...LERNAEA di Lorenzo Marcucci Chi ha letto il precedente bolletino ricorderà che nella rubrica posta si parlava di questa malattia;certo non molto diffusa, ma non per questo non degna di attenzione. La cosa comica è che, dopo alcuni giorni dalla spedizione del bollettino sono andato a casa di mio suocero che mi aveva segnalato una strana moria dei pesci (I più fedeli lettori ricorderanno le brevi note "Acquario o fognario?") ed ho scoperto che, come si dice: "Parli del diavolo e gli spunta la coda". E sì, tutti e tre i Baciucchioni (Helostoma per i più pignoli) erano colpiti da questi parassiti che li avevano attaccati principalmente sulle pinne dorsali e ventrali. Sulle prime mi è venuto un po' da ridere, ma purtroppo con questi parassiti c'è poco da ridere! Un'altra esperienza con Lernaea la ebbi molti anni fa sempre nello stesso acquario e sempre con gli stessi pesci. Avevo acquistato presso un negozio, che oramai non esiste più, dei giovani Helostoma sempre per mio suocero. A distanza di pochi giorni dall'acquisto ho scoperto che degli strani bastoncelli terminanti a V pendevano dalla loro pelle. Senza farmi grossi problemi prelevai alcuni pesci e tentai un'operazione chirurgica che -se ricordate bene- è stata invece sconsigliata nella risposta alla lettera di Tratto da Sani come un pesce? Primaris Delbrassinne. In effetti ricordo che insieme al parassita venne asportata una buona parte di carne del pesce e che rimasero delle ferite che curai con del disinfettante generico per acquari. Ricordo anche che non potei estirpare un parassita in quanto era attaccato molto vicino all'occhio del pesce e mentre lo tiravo con le pinzette il bulbo oculare del pesce accennava quasi ad uscirsene dall'orbita. Dopo tale trattamento fotografai il parassita e spedii le foto alla rivista aquarium chiedendo lumi sul tipo di malattia. La risposta pubblicata nella rubrica "La posta" pur non confermandomi al 100% che si trattava di Lernaea, mi disse che c'erano ottime probabilità che si trattasse di lei. Se devo essere del tutto sincero non ricordo bene quanti esemplari sopravvissero alla malattia, ma ricordo Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 13 con certezza che alcuni lo fecero, ma comunque che i Baciucchioni che poi sono sopravvissuti oltre 12 anni in quella vasca non erano loro! Un secondo incontro con questi parassiti lo ebbi in un acquario pubblico. Per l'esattezza quello che una volta si trovava a Roma presso la stazione Termini. Lì ad esserne affetti erano degli Elettro-forus electricus e ricordo che quando consigliai la cura ad uno degli addetti alla manutenzione mi disse che Tratto da Sani come un pesce? Primaris certamente non avrebbe tentato di estirparli col rischio di prendersi delle scariche elettriche!! Aneddoti a parte, torniamo ai giorni nostri ed alla nostra infestazione. Non so come sia avvenuta dal momento che i pesci oramai, come detto, vivevano in quella vasca da oltre dieci anni. L'unica possibile contaminazione potrebbe essere avvenuta per mezzo di un paio di Guppy che avevo acquistato negli ultimi tempi, ma a dire il vero tutti e due non presentavano segni di infezione e -al contrario di molti loro simili- sono sopravvissuti senza problemi. Una volta scoperta l'infestazione, Pag . 14 Bollettino A.A.A. n. 36 avendo appena scritto quale poteva essere il rimedio non mi è rimasto che cercare di applicarlo. Prima di farlo ho consultato anche il libro della casa editrice Primaris "Malattie dei pesci d'acquario" e quindi mi sono procurato del Neguvon. Il medicinale è stato utilizzato nel seguente modo. Ho disciolto 1gr di Neguvon in un litro di acqua e poi ho immesso 1ml di soluzione per ogni litro di acqua dell'acquario, come consigliato nel libro citato. Poi come previsto ho ripetuto il trattamento per tre giorni di seguito, senza però ripreparare la soluzione nei giorni successivi come consigliato dai testi (in pratica ho usato la stessa soluzione per tutti e tre i giorni). Al termine del trattamento ho effettuato un sostanzioso cambio di acqua e poi ... sono dovuto partire per lavoro. Così mi sono scordato dei pesci e della loro malattia. Solo ieri sono tornato a casa di mio suocero e ... 'miracolo' i pesci non presentavano più alcun sintomo di malattia. Né di questa né di altre. Non esistevano tracce dei parassiti né di eventuali ferite nei punti in cui erano ancorati. Non è stato necessario ripetere alcun trattamento. Ancora una volta l'esperienza ci insegna che se si lasciano maturare le cose ... non c'è da pentirsene. Certo se avessi avuto più tempo trascorsi i giorni previsti avrei senza dubbio ripetuto il trattamento e poi avrei cercato di estirpare i parassiti e poi avrei disinfettato le ferite e poi ..... Meno male che non è stato così. I A.A.A. AMPULLARIE di Catherine David A fianco degli ospiti vertebrati dei nostri acquari di acqua dolce, si possono trovare degli ospiti molto interessanti tra gli invertebrati, come le ampullarie. Contrariamente alle planorbe questi Gasteropodi non arrivano "spontaneamente "nei nostri acquari. E’ l’acquariofilo a sceglierli per approfittare, tra l’altro, della loro virtù di grandi mangiatori di alghe. Le ampullarie sono dei Gasteropodi muniti di branchie come i Melanoidi dei nostri acquari di acqua dolce. Queste lumache appartengono al genere dei Prosobranchi. Ma le ampullarie si distinguono poiché possiedono in più, una tasca che gioca il ruolo di polmone e che si apre per mezzo di un sifone. Questa specie di canale permette loro di respirare l’aria quando l’acqua è troppo povera di ossigeno. Così, se li vedete srotolare il sifone, potete trarre le vostre conseguenze sull’ossigenazione del vostro acquario. In tempi normali, il sifone è piegato a sinistra della testa e non misura che pochi millimetri, mentre in estensione può misurare fino a 6 centimetri. Subito a fianco si trovano un paio di tentacoli con funzioni tattili. Quando la lumaca si sposta, sono distese e toccano il suolo alternativamente. Le ampullarie sono provviste di un opercolo corneo che, una v o l ta c h i u s o , l e p r o t e g g o n o d a g l i importuni. Per sapere se un’ampullaria è in buona salute, si può appoggiare il pollice su questo opercolo quando è chiuso. Si deve sentire una certa resistenza. A volte alcune bolle ne fuoriescono. E’ normale che la lumaca si fermi spontaneamente. Ha bisogno di alternare dei momenti di riposo a periodi di intensa attività alimentare. E’ allora un regalo vederla effettuare delle vere Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 15 a c r o b a z i e p e r s a z i a r s i . Sp e s s o finisce per ruzzolare dal supporto e poi ricomincia incessantemente. E’ aiutata dal suo piede che sposa perfettamente tutti i rilievi. E, quando un’ampullaria si sposta su un vetro si po’ vedere la sua radula. Questa piccola raspa le permette di alimentarsi raschiando i vegetali ATTIRATA DAL VERDE Per la felicità o per la disperazione dell’acquariofilo, l’ampullaria è un insaziabile mangiatrice di alghe e di tutte le v a r i e t à d i v e g e ta l i ; l e p r e f e r e n z e alimentari variano da esemplare ad esemplare. Certe sono grandi amatori delle alghe filamentose. In pochi giorni, un acquario può essere veramente tosato e le piante possono iniziare una nuova vita. Altre, per contro, distruggono Pag . 16 Bollettino A.A.A. n. 36 PROBLEMI DI ALGHE Esistono tante alghe quanti ambienti acquatici e questa forma primitiva di vita non sparirà mai dai nostri acquari. A noi non resta che operare per regolarizzarne la crescita e rendere possibile la coabitazione. Senza volere entrare nei parametri dell’illuminazione e dell’eutrofizzazione dell’acqua, la gestione delle alghe passa per i loro consumatori. Tra loro, i pesci e le lumache. Le alghe verdi, che siano piumose, filamentose o muschiose, sono ben appetite da Epalzeorhynchus e Ancistrus. Le piccole lumache che sono le planorbe forniscono un lavoro di fondo attaccandosi alla “radice” del problema. Così le alghe non invadono l’acquario e possono anche contribuire a migliorare la sua estetica. Là dove queste diventano un problema è quando appaiono le alghe blu. Queste alghe a differenza delle altre, sono vicine ai batteri. Non sono consumate dagli alghivori abituali. Molto spesso solo le ampullarie le apprezzano. Ma se queste lumache costituiscono un rimedio provvisorio, non risolvono il problema alla radice. Ricordiamo che la presenza di queste alghe è il sintomo di uno squilibrio nell’acquario. Le alghe dette a barba sono ugualmente un problema reale in acquariofilia. Sono molto vicine alle filamentose, pur essendo più solide ed impossibili ad eliminare senza rovinare le piante. Le ampullarie sono allora un grande aiuto: puliscono le foglie delle tutte le piante di un acquario non lasciando che radici. Acquariofilo avvisato mezzo salvato! Le ampullarie sono pronte a tutte le fantasie per ottenere l’oggetto dei loro desideri: - I fusti fragili si piegano sotto il loro peso e si rompono alla base. - Le piante a foglie dure sono tosate delle loro giovani foglie. - Certe non esitano a lanciarsi nel vuoto per riuscire a catturare le lenticchie d’acqua. nutrimento distribuito in eccesso. Sono dei buoni spazzini. Ma se i l o r o e c c e s s i a l i m e n ta r i f i n i s c o n o per irritarvi oltremodo, è facile toglierle dalla vasca e farne regalo ad un altro acquariofilo disperato per problemi di alghe. Ben inteso per allevare questi Gasteropodi in un acquairo, bisogna che i pesci siano indifferenti alla loro presenza. Cosa non sempre vera: - I Barbus mordicchiano spesso i loro tentacoli. - Ho visto anche dei Betta desiderosi di intraprendere una partita di football prendendo una povera ampullaria come pallone. - Infine certi pesci si nutrono di lumache some le Botia e i Tetraodon. ALLEVARE LE PROPRIE LUMACHE. Bisogna dirlo, le ampullarie possono essere una vera piaga per l’acquariofilo. Anche se, prima di attaccare le piante, generalmente ripuliscono l’acquario. In effetti sono degli ospiti perfetti per acquari non piantati. Dal lato cadaveri, non li disdegano, ma raramente li finiscono. Mangiano ugualmente il E’ difficile parlare delle malattie specifiche delle ampullarie o dei Gasteropodi in generale. Ciononostante questi animali muoiono come gli altri. Bisogna dunque rispettare certi parametri. Innanzitutto evitate i bruschi cambiamenti di temperatura, le cadute di pH e una eccessiva mineralizzazione dell’acqua. Nei luoghi naturali si trovano delle ampullarie anche in acque molto acide e poco mineralizzate. I n a c q u a r i o b i s o g n a a c c l i m a ta r l e progressivamente quando il pH non è prossimo a 7. La durezza totale non deve superare il 15ø francesi. Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 17 GLI AMPULLARIDI Sotto il nome di ampullarie, si designano sia le lumache del genere Ampullaria che tutte quelle appartenenti alla famiglia degli ampullaridi. Sapendo che anche in tale campo ci sono problemi di sistematica che fanno si che una specie classificata tra le Ampullaria da un sistematico si possono ritrovare in un genere differente di un altro. In fin dei conti la denominazione “ampullaria” è sì pratica, ma necessariamente un po’ vaga... In questo articolo sono unicamente le “ampullarie” comunemente commercializzate ad essere prese in esame. Le condizioni dell’acqua quindi possono differire per altre specie suscettibili di arrivare nelle nostre vasche. Per fortuna tutti gli Ampullaridi sono considerati come a sessi separati. Ossia, al contrario delle planorbe, non sono ermafrodite. Comunque, come tra i Melanoidi, sembra impossibile distinguere i sessi. A meno di procurarsi una femmina già fecondata, è quindi necessario procurarsi più esemplari se si vuole Oltre tale valore le ampullarie finiscono per morire, anche se la loro capacità di adattamento è grande. La temperatura di un acquario tropicale si adatta benissimo alle loro esigenze. Come temperatura minima tollerano i 20ø C. Un forte movimento dell’acqua può dispiacere loro. A volte, un’ampullaria staccata fluttua presso la superficie dell’acqua ed ha problemi a riattaccarsi. Se questo dura troppo a lungo bisogna Pag . 18 Bollettino A.A.A. n. 36 v e r i f i c a r e s e è a n c o r a i n v i ta , i n quanto rischia di diventare una fonte di inquinamento. Se l’acquario deve essere trattato con medicinali, occorre verificare la compatibilità del prodotto con la presenza di invertebrati. A questo proposito il rame deve essere evitato. Le ampullarie sono altresì sensibili agli agenti inquinanti atmosferici. Attenzione agli insetticidi in bombole ed ai prodotti di per la pulizia domestica. Se le vostre ampullarie sono tenute in un acquaterrario, o semplicemente in un acquario con uno spazio sufficiente tra la superficie dell’acqua e le lampade avrete certamente la possibilità di vederle deporre. Le uova, agglomerate in forma di bozzolo bianco e gelatinoso, sono deposte sui vetri o su qualsiasi altro supporto emerso. Se non volete essere invasi da questi animali molto prolifici, è meglio distruggere le uova. Altrimenti, dopo una decina di giorni, le piccole lumache schiudono. Sono in tutto e per tutto simili ai genitori, eccetto la dimensione, e divorano anche le piante più coriacee. A.A.A. Tratto da CURIOSITA' Nel Guadalupe è stata rinvenuta una bella conchiglia di una ampullaria che pesava ben 175 gr RASSEGNA STAMPA dalla rivista: aquarium mag/97 -------------------------------------Telmatherina ladigesi -A pesca di Botia -Pesci vivipari:i Goodeidi -Riproduzione di Apistogramma borelli -Ecologia microbiologica in acquario (I) -piante:Microsorum pteropus -Il mondo dell'acquairo naturale -La primavera nel Mediterraneo -Agguato...sul fondo:Matamata -Il pesce bandiera:Heniochus acuminatus -Il pesce gatto dalla rivista francese: Aquarium magazine mag/97 ------------------------------------Gasteropelecus sternicia -Hypancistrus zebra -Aequidens metae -marino:Ancanthurus achilles -Un acquario da 600 litri per Discus -Piantate il vostro laghetto -Le ampullarie -I legni in acquario -Verso l'acquario di barriera naturale -Expozoo 97 dalla rivista: aquarium giu/97 -------------------------------------La rana pescatrice -Chanda e affini -Arcobaleni pinnuti: Melanotenie -Il mondo dell'acquario naturale -"Lo specchio":gli acquari degli italiani -Conoscere il Mar Baltico -Vetro sinterizzato,ceramica vacuolata... -La barriera corallina in casa dalla rivista francese: Aquarium magazine giu/97 ------------------------------------Pseutdotropheus lombardoi -Aphyosemion amieti -Pesci giapponesi -marino:Salarias fasciatus -piante: Gli Echinodorus -laghetto:Sappiatelo popolare -Carpe Koi: un buon allevamento -Misurazioni nell'acquario di barriera -marino: Le murene -Passione pesci:di padre in figlio dalla rivista americana: Tropical Fish hobbyist: feb/97 ---------------------------------Apistogramma borellii -Amphilophus urophthalmus -L'acquario secondo natura -marino:Symphorichthys spilurus -marino: Nautilus -Progetto per un acquario marino -marino:Pesci grilletto -Tateurndina ocellicauda -Apistogramma nijsseni -Allevamenti di pesci a Singapore -Pesci Tetra in miniatura dalla rivista : HobbyZoo giu/97 ------------------------------------I numeri di Zoomark -Ma cos'è questa UVAC -Il cuore del filtro -La scoperta dell'acqua calda -Studiando le malattie dei pesci -Bulbi in acquario Bollettino A.A.A. n. 36 Pag . 19 dalla rivista: aquarium oggi 2/97 -------------------------------------Incroci tra specie diverse:è contro natura? -I pesci del lago Manyara in Tanzania -I pesci più amati: Tateurndina ocellicauda -Riproduzione di Episemion spec. -Un piccolo impianto di riproduzione per Corydoras -Allevamento e riproduzione di Nothobranchius -Mediterraneo:Stenopus spinosus e Lysmata seticaudata -Marino: Sistemi di filtraggio (I parte) -Ludwigia helminthorrhiza -Piante a fusto dalle foglie rosse (II parte) -Le vitamine nell'alimentazione dei pesci -Microrganismi coltivati per l'acquario -Paludario oggi (VIII parte) -Un acquario particolare:Marinarium di Ultrecht -Analitica per principianti: il ferro dalla rivista : HobbyZoo mag/97 ------------------------------------L'acquario va a scuola -Problemi con le alghe? -Pesci tropicali made in Italy -Primo riconoscimento ISO per pesci dalla rivista inglese: Aquarist & Pondkeeper apr/97 ---------------------------------Melanotenia praecox -Implicazione dell'allevamento di Koi -marino:Un cocktail di gamberetti -Speciale laghetto:disegno e installazione: -Pianificazione del laghetto -Installazione di un laghetto -Piante per laghetto -Koi o pesci rossi da laghetto? -Rane -Gli ingredienti vitali dalla rivista inglese: Aquarist & Pondkeeper mag/97 ---------------------------------Pesci del Sarawak (I parte) -Chances genetiche -Allevamento di Killi -Cosa comperare per il mio laghetto? -Allevando Koi -marino: Pesci caldi! -Koi di quattro colori -laghetto:Controllo delle alghe -Ricreare un ambiente acquatico dalla rivista francese: Aquarama n. 154 mar-apr/97 --------------------------------------dalla rivista francese: -Le Rasbore Aquarama n. 155 mag-giu/97 -Aphyosemio cauveti ---------------------------------------I Macropodi -Expozoo 97 -Il lago Malawi -Colisa sota -I ciprinodontidi del bacino mediterraneo -Riproduzione di Ancistrus sp. -Due occhi per vedere in acqua -Astronotus ocellatus -Le forme di allevamento di Xiphophorus -I pesci di acque in altitudine -La realizzazione di un laghetto -piante:Le Vallisneria -La luce a poco prezzo -L'alimentazione dei pesci del laghetto -marino:Nemenzophilla turbida -L'acquariofilia di barriera -marino:Calloplesiops altivelis -marino:Il giardino di corallo -marino:Chaetodon ulietensis -marino:Parupeneus cyclostomus Pag. 20 Bollettino A.A.A. n. 36
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