dal sol levante: il teatro giapponese
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«Se dai un pesce a un uomo, egli si ciberà una volta sola. Ma se tu gli insegni a pescare, egli si nutrirà per tutta la vita. Se fai progetti per un anno, semina il grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, pianta un albero. Se i progetti abbracciano cento anni, istruisci un popolo. Seminando un grano alla volta, ti assicuri un raccolto». Kuang-Tsen Giornale gratuito autoprodotto senza scopo di lucro. Etnomondi Luglio/Agosto 2010, Anno 14, n° 33/ Mondi lontani Ed. Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti. Redazione: Mamdouh e Willy SOMMARIO: EDITORIALE - 3 LE PORTE DELL’ORIENTE: MALESIA – 35 NEWS FROM…EL ALAM - 5 METROPOLI MULTIETNICA – 37 ARRIVANO I CARTOON UMANI “TOKUSATSU”! - 8 MOSTRE E RASSEGNE – 38 TRACCE SULLA SABBIA - 10 IL FASCINO DEL MISTERO: POPO BAWA – 39 SUDAFRICA 2010 - 13 SUNMUDO – 39 L’INCUBO VUVUZELAS! - 15 VOCI DAL NILO – 40 MARADONA: GENIO E SREGOLATEZZA – 16 SA DINGDING – 42 AL HEJR: LA ROCCIA - 17 IL RICETTARIO – 43 IL TERMINE “MAOMETTO” - 18 IL MELOGRANO- 43 MUJAHID BULBUL- 18 FIUMI DI VITA: GIORDANO – 44 RADIO TROPICAL - 19 DAL SOL LEVANTE: IL TEATRO GIAPPONESE - 45 RISTORANTI ETNICI - 20 La copertina “Mille persone, un solo spirito” è di: Willy IL RISO - 22 LA PIU’ GRANDE MOSCHEA DELL’ASIA CENTRALE– 23 BUKHARI - 24 IL PAPPAGALLO – 25 GO NAGAI - 26 HIROSHI TANAHASHI – 28 ANIME: GENERE SPORTIVO - 29 IL TANTRISMO - 32 ETNOSITI – 32 RITI FUNEBRI ISLAMICI – 33 DENTRO AL DRAGONE: CHINATOWN – 34 http://etnomondi1.splinder.com [email protected] 3 EDITORIALE Carissimi, rieccoci in piena estate con questo numero davvero ricco, strapieno di idee con argomenti vari: dai mondiali di calcio, alla più grande moschea dell’Asia Centrale; dal pappagallo, al riso; dagli anime giapponesi, al tantrismo; dal teatro giapponese, ai riti funebri islamici, insomma, ce né per tutti i gusti. Vi racconteremo dei Tonkusatsu e dei loro movimenti a scatti, che cosa sono? Per scoprirlo adante a leggere a pag. 8, per capire chi è e cosa fa Sa Dingding dovete andare a pag. 42, al contrario, sapete già cosa sono le vuvuzelas, vedi a pag. 15, sono stati un vero incubo per noi, ricordano il ronzio di uno sciame d’api. E poi vi spiegheremo il termine “Maometto”, usato per indicare Muhammad il Profeta dell’Islam, vi racconteremo di Go Nagai, il “padre” di robot come Mazinga, e soddisferemo i fans del lottatore di wrestling Hiroshi Tanahashi, gli abbiamo dedicato un intero articolo. La Malesia è la protagonista di “Le Porte dell’Oriente”, citata anche nel libro “Bab Zuweila”, il Giordano in “Fiumi di Vita”, Popo Bawa in “Il Fascino del mistero”, la chinatown milanese in “Dentro al dragone” e tanti altri articoli come la storia del campione Maradona, per la prima volta nelle pagine di “Etnomondi”. Siamo davvero soddisfatti con questo numero 33, auguriamo a tutti voi Buona lettura ed un Buon Ramadan ai nostri lettori musulmani –sono tanti-, che iniziano a digiunare circa una settimana prima di ferragosto. La Redazione 5 N O T I Z I E E C U R I O S I T A’ D A L M O N D O Novità per gli immigrati in Italia – Al Policlinico di Siena apre un nuovo ambulatorio per malattie infettive tropicali per immigrati. - Alla Rinascente di Milano è già attivo il primo bancomat cinese della China Union Pay (CUP), unico gestore di carte di credito cinese. - L’Extrabanca è invece la prima banca per immigrati, ha aperto sempre a Milano. Han Han votato tra i personaggi più influenti dell’anno – Lo scrittore-blogger cinese è risultato votatissimo nel sondaggio on line del settimanale Time Magazine. Uganda: incoronato il re più giovane del mondo - Si tratta di Nyimba Kabamba Iguru Rukidi IV di 18 anni, sovrano di Tooro, uno dei regni del Paese. Vivono in Cina le più longeve gemelle in vita al mondo – Cao Daqiao e Cao Xiaoqiao, di 104 anni, sono infatti nate il 3 ottobre 1905 e vivono in piena salute nella provincia di Shandong, complimenti! Il krav maga - è sorta di jujitsu israeliano utilizzato dalle Forze di Difesa d'Israele. Ptahhotep - è considerato il libro più antico del mondo, un papiro egizio che l’omonimo visir ha scritto per raccogliere i consigli per il figlio; ne esiste una copia che risale al 2000 a.C. Gli Studi Atlas di Ouarzazate (Marocco) - sono serviti per le riprese di moltissimi film recenti e del passato come Kundun (vedi N.4,6 e ristampa 5-8), Lawrence d’Arabia, I giardini dell’Eden, Il tè nel deserto (vedi N. 18) e La Bibbia televisiva. Preoccupante aumento del consumo di narghilè per i giovani occidentali. Che pensano faccia meno male del tabacco, in realtà è il contrario: fumarne una sessione vale…100 sigarette! La Volvo diventa…cinese – La casa automobilistica svedese è stata infatti acquistata dalla giovane Geely, la maggior casa produttrice privata cinese, controllata dal milionario Li Shufu. Bill Goldberg entra nella Hall Of Fame degli sportivi ebrei - Prestigioso riconoscimento per il popolare ex wrestler Bill Goldberg, introdotto nella National Jewish Sports Hall of Fame, non per la carriera di wrestler, ma per quella, precedente, di giocatore di football. Anthony Hopkins stregone arabo! Il popolare attore interpreterà il cattivo Phartou nella produzione hollywoodiana “Arabian Nights”, ispirata al capolavoro letterario persiano “Le mille e una notte”, film con l’intenzione di mantenere le atmosfere e i personaggi reinventandone liberamente la storia. Se la vedrà con Sinbad, Ali Babà e il Genio della Lampada. 6 Escrima o Eskrima conosciuto anche come Kali o Arnis de Mano, o ancora come FMA (Filipino Martial Arts), è un antico sistema di combattimento di origine filippina. In aumento il consumo di cibo etnico! Gli italiani lo adorano, l’aumento è cresciuto del 60% con i vari sushi, nachos, kebab, noodles… Invece gli stranieri sono in difficoltà col consumo di pasta: la differenza alimentare li porta infatti all’obesità. Mondiali in Sudafrica Per la prima volta i mondiali di calcio si svolgono quest’anno in Africa; vedi articolo su questo numero. Le tonghe i tipici carretti trainati da cavalli usati per persone e merci che da secoli percorrono New Delhi, sono stati recentemente banditi dalle autorità indiane perché ostacolano la circolazione stradale e violano le norme igieniche: ne erano rimasti 232. Lamanai è un sito archeologico del Belize, non ancora del tutto riportato alla luce. Abitato sin dal 1500 a.C., era uno dei più antichi insediamenti Maya. Prete-robot! Non c’è limite al ridicolo in Giappone, dove una coppia che lavora in un’industria cibernetica si è fatta sposare da I-Fairy, un robot collegato ad un computer in cui un operatore inseriva i comandi appropriati alla cerimonia! Caos Thailandia Proseguono da mesi i disordini per le proteste di massa contro il governo: stato di emergenza in molte province. Il Kimberley è un aspro territorio all’estremità nord dell’Australia occidentale, sperduta regione dai grandi fiumi e dai magnifici scenari con paesaggi fantastici fatti di terra rossa, roccia ed eucalipti. Calendario aymara: buon 5518 ! È iniziato l’anno nuovo per migliaia di boliviani, che hanno festeggiato in 40mila con il presidente Evo Morales e cerimonie con riti ancestrali. Palma…thailandese Inedita Palma d’Oro al festival del cinema di Cannes che va al thailandese “Boonmee Who Can Recall His Past Lives” di Apichatpong Weerasethakul: "Siamo emozionati, essere qui è un po' surreale per uno come me che viene dalla giungla - dice il regista-. Metal e kabuki! Lo sapevate che sia Eddie T. H. - la mascotte degli Iron Maiden – sia il trucco utilizzato dai Kiss traggono ispirazione dalle maschere giapponesi del teatro kabuki? Donne in politica: Naha Mint Mouknass, 40 anni, ministro degli esteri della Mauritania, è la prima donna ad occupare questo posto in un paese arabo. Renho Lian-Fang è invece il nuovo ministro per le riforme in Giappone: è il primo caso nella storia del paese che una nippo-cinese ricopra un ruolo così importante: la madre è giapponese come il nome, il padre di Taiwan come il cognome, formato da due parole. Turpan è il luogo più caldo della Cina in una depressione a circa 154m sotto il livello del mare, la seconda del mondo dopo quella israeliana del Mar Morto. Il Kuduro è un genere popolare nato nelle favelas dell’Angola che si è diffuso in tutta l’Africa e poi in Portogallo e Francia. Mescola percussioni elettroniche, voci e suoni techno. 7 Grattacielo…pendente! Si tratta del Capital Gate in costruzione ad Abu Dhabi (Emirati Arabi) che ospiterà uffici e un hotel. Con i suoi 18 gradi ha addirittura battuto il primato di pendenza della Torre di Pisa! Un cimitero ecologico È quello cattolico di Kemps Creek nella periferia ovest di Sydney (Australia). Può ospitare fino a 300 defunti in bare biodegradabili, senza uso di sostanze chimiche. Olanda: poliziotti in kippà. Poliziotti in abiti civili e kippa' (il copricapo ebreo) potrebbero essere utilizzati per pattugliare zone dove si sono manifestati fenomeni di antisemitismo. La proposta di legge è stata presentata da un deputato laburista di origine marocchina e giudicata “un'opzione possibile” dal ministero della giustizia. Surena: il primo robot iraniano! Non sono così indietro come pensiamo in Iran, dove hanno fabbricato il primo umanoide che cammina come un uomo. Il nome viene da un antico condottiero vincitore sui Romani. Un cinese per due mesi in equilibrio sulla fune! Record per Adili Wuxor, al sesto Guinness, dopo aver vissuto per 60 giorni a più di 50 metri d'altezza, sulle corde tese allo stadio "Nido d'uccello" di Pechino! 8 Arrivano i cartoon umani “Tokusatsu”! Tra la fine degli anni ‘70 ed inizio anni ‘80 in Italia, cavalcando l’onda del successo degli Anime giapponesi, arrivarono sempre dal Sol Levante i telefilm con supereroi-androidi interpretati da attori in carne ed ossa, una specie di fumettoni umani. Il risultato era secondo noi, una brutta copia degli eroi degli Anime, insomma, come potevano eguagliare, se non addirittura superare i mitici Kyashan, Polimar o Tekkaman? Impossibile. Sarebbe stato come proporre Mazinga con personaggi umani, risultato ridicolo. Persino le movenze degli attori, un misto tra le facce buffe di Bruce Lee e i movimenti goffi di Boss Robot, rendevano il risultato non credibile, erano più veri i vari Tetsuya di Mazinga o Actarus di Goldrake che i supereroi proposti da questi attori. I telefilm o come li chiamavamo noi “cartoon umani” si chiamavano in realtà “Tokusatsu” che significa “effetti speciali”, da non confondere con “Tonkatsu” come è successo a noi, che è in realtà un piatto giapponese, una specie di braciola di maiale impanata e fritta, quindi nulla a che fare con i “cartoon umani”. Questo genere “Tokusatsu” è ispirato ai vari film di serie “kaiju” come Godzilla (vedi N.21) reinventando nuovi eroi, spesso provenienti da pianeti lontani e vestiti in gomma e calzamaglia in lotta con mostruosi alieni giganti in città di cartapesta! Da qui sono nati i vari “Megaloman”, “Ultraman”, “Ultralion”, “Zaborger”, “Spectraman” ecc… 9 Ricordate i “Power Rangers” negli anni successivi ? prodotto originariamente nipponico (“The Super Sentai Series”), poi rifatto negli U.S.A., una brutta copia americanizzata dei loro predecessori. “Megaloman” è creato da Tetsu Kariya ed è stato trasmesso in Giappone nel 1979, gli episodi sono 31. “Ultraman” è ancora più vecchio, la prima serie risale addirittura al 1967, più di 40 anni fa, con 40 episodi, seguono i successori Ultraman Ace, Ultraman Taro, Ultraman Leo e i più recenti Ultraman The Next (2004), Ultraman Max (2005) e Ultraman Moebius (2007). “Kamen Rider” altra serie interminabile, quella del motociclista mascherato da insetto, che dal 1971 ad oggi imperversa in tv e al cinema. Poi ci sono anche gli eroi Made in China come “Inframan” o “Aoteman”, quest’ultimo scoperto in una libreria cinese che teneva esposti i vari volumi patinati a colori dei “fumettoni umani”. Pensavamo fosse un eroe giapponese tradotto in cinese ma in realtà, cercando su internet sembrerebbe che sia proprio …cinese. Abbiamo subito acquistato una copia, non poteva mancare nella nostra collezione! Sotto “Aoteman”. 10 TRACCE SULLA SABBIA FRAMMENTI DI CINEMATOGRAFIA ETNICA ESTÔMAGO (Estômago) di Marcos Jorge, dramm., Brasile/Italia, 2007, dur.: 113’. Con: João Miguel, Fabiula Nascimento, Babu Santana. Distr.: Downtown Filmes. La prima collaborazione governativa, italo-brasiliana è una storia pluripremiata al Festival di Rio 2007. Il sempliciotto Raimundo arriva in città: la sua evoluzione e ascesa al potere andranno di pari passo con la sua scoperta dell’arte culinaria. VENDICAMI (復仇/Fuk sau/Vengeance) di Johnnie To, thriller, Hong Kong/Francia, 2009, dur.: 108’. Con: Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang. Distr.: Fandango. Johnnie To sceglie Johnny Hallyday, il cantante più famoso in Francia, per fargli interpretare un gangster smemorato che cerca vendetta in Cina. Realizzato con lo stile tipico del cinema cinese, una storia di vendetta definita di genere “neo noir”, dal ritmo incalzante e dal tono estremo. Frank Yuma è un killer in forza presso un sindacato del crimine organizzato, sospettato di essere divenuto un informatore dell’F.B.I. Il sindacato ordina di eliminarlo ai suoi stessi uomini, ma sfortunatamente per loro sopravvive…Halliday ha dichiarato che era la prima volta in Cina e si sentiva completamente perso. THE WANDERER (Ha`meshotet) di Avishai Sivan, dramm., Israele, 2010, durata: 86’. Con: Omri Fuhrer, Ali Nassar, Ronit Peled. Distr.: Mouth Agape. Primo lungometraggio di finzione del trentatreenne regista israeliano Avishai Sivan, visto al recente Festival di Cannes. La vita di Isaac, un giovane studente del centro studi Yeshiva, figlio unico di genitori ebrei ortodossi, intrappolato in una famiglia problematica e tormentato dalla sterilità appena scoperta. Il ragazzo trova un proprio rifugio mentale vagabondando per i vicoli della città. AFFETTI E DISPETTI (La nana) di Sebastián Silva, dramm., Cile, 2010, dur.: 95’. Con: Catalina Saavedra, Claudia Celedón, Alejandro Goic. Distr.: Bolero Film. Dal Cile, un ironico film su una guerra tra tate, distribuito anche da noi. Raquel lavora presso la famiglia Valdes da molti anni, ma, a causa di forti mal di testa deve lasciare l’impiego. Al suo posto arriva l’allegra Lucy, che sembra conquistare tutti. Ma non appena si rimette in forze, Raquel inizia la sua personale battaglia contro la nuova arrivata, che reagisce ai suoi attacchi con ironia e gentilezza. REBELS OF THE NEON GOD (青少年哪吒/Qing shao nian nuo zha) di Tsai Ming-Liang, dramm., Taiwan, 1992, dur.: 106’. Con: Chen Chao-jung, Jen Chang-bin, Lee Kang-sheng. Distr.: CMPC. Girato in mandarino e taiwanese, l’opera prima di T.Ming-liang (vedi N.30) inizia a proporre il tema dello straniamento culturale della gioventù orientale, annoiata e alla deriva in megalopoli rumorose. I quattro protagonisti, tra pochi dialoghi e momenti sospesi, si arrangiano e sopravvivono in un mondo che non sembra appartenergli. LA NIÑA SANTA (La niña santa) di Lucrecia Martel, dramm., Argentina, 2004, dur.: 106’. Con: Mercedes Moran, Carlos Belloso, Alejandro Urdapilletta. Distr.: Teodora Film. Interessante film argentino presentato al Festival di Cannes 2004: in una città di provincia un gruppo di adolescenti mistici si interroga sul proprio ruolo nel progetto divino. Un congresso di otorinolaringoiatria fa arrivare un medico famoso che casualmente incontra una di loro, Amali. Forse l’ha chiamata Dio per salvare quest'uomo? 11 ACACIA (Acacia) di Jinsei Tsuji, dramm., Giappone, 2009, dur.: 100’. Con: Antonio Inoki, Ryôga Hayashi. Distr.: Bitters End. Presentato in anteprima al Tokyo International Film, ci incuriosisce il debutto del grande Inoki come attore drammatico, che avviene nei panni che più gli sono congegnali, quelli di un vecchio e disilluso ex wrestler: la trama e il film saranno un po’ scontati ma vincono la curiosità e il fascino di vedere l’amatissimo campione sul grande schermo. Uscito il 12 giugno in Giappone, racconta l'amicizia tra Daimajin, un vecchio, rude, solitario e disilluso ex-wrestler che fa il custode in un complesso di appartamenti, e Takuro, un ragazzino problematico. Riusciranno ad essere d’aiuto l’uno all’altro. Il film è stato girato ad Hakodate, nell’isola di Hokkaido. GIALLO A MILANO (Giallo a Milano) di Sergio Basso, documentario, Italia, 2009, dur.: 75’. Con: Wen Zhang, Jessica e Cristiano Pattuglio, David Chao. Distr.: La Sarraz Pictures. Ha avuto un grande successo questo documentario su una delle più antiche chinatown d’Europa, quella milanese, attraverso immagini e filmati d'epoca alternati ai racconti sulle problematiche di 20 cinesi e della loro quotidianità. Istruttivo ed autoironico, realizzato in modo moderno in 15 piccoli capitoli e un bell’inserto animato. Da fare vedere alle scuole! IL CANTO DI PALOMA (La teta asustada) di Claudia Llosa, dramm., Perù/Spagna, 2008, dur.: 103’. Con: Magaly Solier, Susi Sánchez, Efraín Solísella. Distr.: Archibald. Vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino, la particolare vicenda di Fausta, una ragazza chiusa alla vita che dovrà affrontare le sue paure dopo la morte della madre. Il film è basato sulla credenza che il dolore può infettare il latte materno ed essere trasmesso come una malattia al feto. DEPARTURES (おくりびと/ Okuribito) di Yōjirō Takita, dramm., Giappone, 2008, dur.: 130’. Con: Masahiro Motoki, Tsutomu Yamazaki, Ryoko Hirosue, Kazuko Yoshiyuki, Kimiko Yo. Distr.: Tucker Film. Sconosciuto fino all’inaspettata vittoria del premio Oscar 2009 per il migliore film straniero, questa commovente e ironica pellicola sui bilanci affettivi è una delle sorprese della stagione. Il giovane Daigo perde il lavoro di violoncellista in seguito allo scioglimento dell’orchestra dove lavorava, torna nel paesino natale con la moglie e finisce per ritrovare se stesso quando è assunto come cerimoniere funebre, nonostante il contrasto dei parenti. Il tanatoesteta, in Giappone, è un lavoro dall’antica tradizione fatto di gesti e rituali delicati e poetici. LO STRANIERO (Agantuk) di Satyajit Ray, dramm., India/Francia, 1991, dur.: 120’. Con: Utpal Dutt, Bikramjit, Mamata Shankar. Distr.: National Film Development Corp. Storia di un uomo che, dopo molti viaggi, torna in patria, a Calcutta, per rivendicare un’eredità paterna. Si confronterà tra la sua coscienza cosmopolita e quella dei parenti e degli avvocati con cui viene a contatto. Il film è girato in bangla e il titolo originale significa “il visitatore”. SHIRLEY ADAMS (Shirley Adams) di Oliver Hermanus, dramm., Sud Africa/U.S.A./G.B., 2009, dur.: 92’. Con: Denise Newman, Keenan Arrison, Emily Child, Theresa Sedras. Distr.: DV8 Films. Madre e figlio invalido sopravvivono a fatica a Città del Capo tra mille amarezze. Lungometraggio d’esordio di un giovane e promettente regista sudafricano, amara metafora sociale della relazione tra povertà e violenza. BOILING POINT – I NUOVI GANGSTER (3-4×10月/ 3-4 x jûgatsu) di Takeshi Kitano, dramm., Giappone, 1990, dur.: 96’. Con: Takeshi Kitano, Yûrei Yanagi, Yuriko Ishida. Distr.: Storm Video. Il titolo originale di questo insolito film, il secondo di Kitano (traducibile in “3 a 4 in ottobre”) è un rimando al punteggio nel gioco del baseball e a una nota temporale…come al solito il titolo italiano non c’entra niente! Il garzone Masaki è un ragazzo non molto sveglio appassionato di baseball che si mette nei guai con una banda di 12 yakuza. Gli darà una mano il folle Uehara, in procinto di recarsi ad Okinawa per un regolamento di conti personale nell’organizzazione. IN NOME DEL DENARO (Money Power) di Ola Balogun, dramm., Nigeria, 1984, dur.: ?. Con: Clarion Chukwura-Abiola. Una madre spinge la figlia nelle mani di un uomo per soldi, come dice il titolo della pellicola. Un film sociale sulla corruzione degli ambienti politici. In Nigeria i film vengono noleggiati o aquistati per pochi naìra sulle bancarelle dei mercati affollati di Lagos (vedi N.31). GUELWAAR di Sembène Ousmane, dramm., Senegal, 1992 dur.: 113’. Con: Abou Camara, Marie Augustine Diatta, Mame Ndoumbé Diop. Distr.: Channel IV. Girato in wolof, un film che consente al regista di denunciare un'Africa che venera i doni dei benefattori stranieri col rischio di essere portata ad uno stato di mendicante. Un importante difensore dell'Africa incorrotta e libera viene ucciso, ma, per un errore amministrativo, il suo cadavere, anziché sepolto nel cimitero cattolico, viene sepolto in quello musulmano. Scoppia una disputa tra i due gruppi sociali che sottolinea l'importanza ancora considerevole del rito. MONSTER X STRIKES BACK: ATTACK THE G8 SUMMIT (ギララの逆襲/洞爺湖サミット危機一発/Girara no gyakushû: Tôya-ko Samitto kikiippatsu) di Minoru Kawasaki, fantascienza/commedia, Giappone, 2008, dur.: 98’. Con: Niclas Ericsson, Lily Franky, Hide Fukumoto. Distr.: Media Blasters. Satira a tratti delirante dei soliti giapponesi: i grandi della Terra impegnati al G8 devono fronteggiare e sconfiggere con l’intelligenza un Godzilla cinese venuto dallo spazio! Questo film indipendente è il seguito di “The X from outer space” del 1967. MORO NO BRASIL (Moro no Brasil) di Mika Kaurismäki, documentario, Brasile/Finlandia/Germania, 2002, dur.: 105’. Con: Mika Kaurismäki, Seu Jorge. Distr.: Sharada. Un viaggio-documentario nella musica brasiliana per un road movie lungo 4000 chilometri, in cui le principali fermate sono dettate dai ritmi e dalle melodie che il Brasile ha sempre saputo offrire: dalla samba alla bossa nova, dal canto alle percussioni, dalla gioia al dolore. PIÈCES D’IDENTITÉS di Mweze Ngangura, comm., Rep.Democ.del Congo/Fra/Bel, 1998, dur.: 97’. Con: Gérard Essomba, Dominique Mesa. Distr.: Films Sud. Un vecchio re del Congo parte per il Belgio alla ricerca della figlia di cui non ha più notizie, indossando i suoi simboli reali che in Europa appaiono “folkloristici”. Il ritrovamento della figlia, diventata ballerina di night, gli svela improvvisamente i grandi e rivoluzionari mutamenti della società. Fatta lezione di questa esperienza ipotizza una nuova identità per sè e per il suo popolo. Girato in francese e wolof. YATTÂMAN (ヤッターマン/ Yatterman) di Takashi Miike, azione/fantastico, Giappone, 2009, dur.: 111’. Con: Yoko Fukada, Shô Sakurai. Distr.: Nikkatsu. Visto al Far East Festival di Udine 2009, c’era grande cusiosità per questa trasposizione live action della celebre serie di cartoni degli anni ’70 prodotta dalla Tatsunoko. Nonostante critiche contrastanti, il film è diventato un campione d’incassi: chissà se verrà distribuito da noi? Il risultato è kitsch ma piuttosto fedele all’originale: il duo composto da Takada - meglio conosciuto come Yatterman, costruttore di robot e dedito al bene dell’umanità - e la sua dolce metà sono contrapposti ad un malvagio trio di goffi ladri, capitanato dalla sensuale Dronjo. Entrambi sono alla ricerca della Skull-Stone, la pietra del teschio, con la quale è possibile esaudire qualunque desiderio. La protagonista femminile, Yoko Fukada, è una cantante e attrice (Dolls di Kitano, Kamikaze girls e Ring 2, tra gli altri). 13 IL VIALE DELLA FOLLIA (Darb al-mahabil) di Tewfik Saleh, dramm., Egitto, 1955, dur.: 89’. Con: Berlanty Abdel Hamid, Tewfik El Dekn. Distr.: Il Nagah Films. Opera prima di T.Saleh, (Gli ingannati, vedi N.11 e Ristampa 9-11) che qui collabora con la sceneggiatura con N.Mahfuz, dal cui romanzo “Il vicolo dei pazzi” è tratta l’opera, che racconta le vicende di un giovane operaio di un quartiere popolare del Cairo. Accolto dalla tiepida accoglienza in patria e osteggiato dalla censura politica, sorte comune a tutti i film politicamente e socialmente impegnati del regista, il film non ha incassato e ha costretto Saleh all’esilio in Giordania,Siria e Iraq. Oggi è un classico. STORIA DI FANTASMI CINESI 2 (倩女幽魂 II:人間道/Sien nui yau wan II yan gaan do) di Siu-Tung Ching, fantasy/horror, Hong Kong, 1990, dur.: 98’. Con: Leslie Cheung, Joey Wang, Ma Wu. Distr.:Eagle. Vi ricordate le lotte con gli improbabili demoni del primo capitolo (vedi lontano N.6 e Ristampa 5-8)? Il primo film della trilogia -che avevamo visto al defunto Cinema Durini più di 20 anni fa- ci aveva affascinato: oggi è possibile reperire tutti e tre i film in cofanetto. Tra scenografie e costumi ineccepibili, mostri ridicoli, voli tra gli alberi, incantesimi e apparizioni di Buddha, ritornano con la consueta ironia le avventure del timido esattore Ning, sempre innamorato dello spirito di Nieh. Prima viene imprigionato ingiustamente, poi scambiato per un saggio da un gruppo di ribelli, per poi finire con loro in un tempio infestato dai demoni. TETSUO: THE BULLET MAN (Tetsuo:the bullet man) di Shinya Tsukamoto, fantastico, Giappone, 2009, dur.: 71’. Con: Eric Bossick, Akiko Monou, Shinya Tsukamoto. Distr.:Asmik. Altro ritorno! a sorpresa, dopo anni arriva il terzo capitolo del mitico Tetsuo (vedi N. 6,7 e Ristampa 5-8) realizzato per il mercato americano (e qui il regista si perde un po’ per adattarsi a quel pubblico, svelando un po’ troppo). Montato in modo geniale dal regista stesso, non deluderà completamente i fans, mantenendo il suo stile tipico cyberpunk da videoclip impazzito, disturbante, aggressivo e deframmentato. L’uomo-proiettile stavolta è Anthony Ride, impegnato in una spietata vendetta dopo essere stato colpito da una serie di eventi drammatici SUDAFRICA 2010: curiosità e notizie dai mondiali *È la prima volta che la fase finale di un Mondiale di calcio si è svolta nel continente nero, quest’ultimo ha schierato 6 squadre. C’è stata in generale grande aspettativa, anche se questi mondiali ci sembrano passati un po’ in sordina, e non solo per la figuraccia dell’Italia. *Grande biglietto da visita per il paese, questo è stato il Mondiale della multietnicità e dell’accoglienza tanto voluto dal presidente Nelson Mandela, che ha bissato il mondiale di rugby che aveva organizzato sempre qui nel 1995, quando fu proprio il Sudafrica a vincere. *Mondiali inizialmente dominati dalle solite squadre sudamericane con alcune sorprese soprattutto da Africa e Asia, ma nella fase finale si è vista solo Europa o quasi: a vincere è stata poi Spagna, per la prima volta sul podio. *Incredibile ma vero: l’unica nazione a non uscire sconfitta è stata la...Nuova Zelanda! Tre pareggi che pero’ hanno decretato l’eliminazione ma che hanno stabilito un record! 14 * Bafana bafana: niente a che fare con la nostra Befana, è il nomignolo della squadra di casa, purtroppo per i tifosi sudafricani eliminata al primo turno. *L’ inno ufficiale scelto è stato “Waka Waka (this time for Africa)” di Shakira, che unisce strumenti e musicalità afro-colombiani con un crescente ritmo Soca. Tra l’altro, la cantante colombiana di origine libanese (nome completo Shakira Isabel Mebarak Ripoll), presto interpreterà a Bollywood un vibrante ritmo di danza in un videoclip con la modella sudafricana Candice Boucher. *La mascotte è stata Zakumi, un simpatico leopardo dai capelli verdi. Da sinistra: tifoso sudafricano, logo della manifestazione, tifoso giapponese e Kalu Uche (Nigeria) *Le vuvuzelas sono invece state elette a simbolo del mondiale: sono le caratteristiche trombette colorate dal suono ronzante e assordante. Abbiamo dovuto dedicare loro un articolo su questo numero! * addirittura La squadra più misteriosa e chiacchierata è stata la nazionale della Corea del Nord, con un solo gionalista accreditato al seguito! Tornati al Mondiale dopo ben 44 anni e definiti all’epoca dei “Ridolini”, ricordiamo i nordcoreani per la ben nota sconfitta rifilata all’Italia col gol di Pak Doo Ik proprio nel 1966 e per aver fatto faticare parecchio anche il Brasile nella prima partita di quest’edizione. Si erano diffuse voci sulla scomparsa di quattro giocatori, possibili protagonisti di una fuga per motivi politici, in realtà chiarite dopo poche ore con la Fifa che smentiva, parlando di errori di trascrizione. A causa dei pochi fondi a disposizione della squadra, prima della partita con il Brasile, i giocatori si sono allenati in una qualsiasi palestra pubblica di Johannesburg!La star della squadra è l'attaccante Jong Tae-se, soprannominato "il Wayne Rooney del popolo" che ha sorpreso il mondo piangendo a dirotto durante l'esecuzione dell' inno nazionale nella partita d'esordio ma il colmo è che è l’unico non coreano puro: non ha mai vissuto in Corea del Nord, è nato in Giappone ed è cresciuto nell'altra Corea, quella del Sud. Tre passaporti e un'unica, grande fede: quella verso il comunismo, che l'ha spinto a scegliere di giocare lì. Ma il colmo dei colmi è quello dei...”tifosi finti”! In realtà non c’erano tifosi nordcoreani, sono poche le persone che potrebbero permettersi un viaggio così lungo e costoso come quello in Sudafrica per i Mondiali. Allora è stato assoldato un gruppo di 15 “attori” cinesi, pagati per recitare la parte dei tifosi nordcoreani per poter portare un po' di sostegno a una squadra che, altrimenti, di sostegno non ne avrebbe avuto per nulla. Eliminati, i poveri nordcoreani, sono però rientrati a Pyongyang senza nessuno che li abbia accolti a casa. *C’era anche la rivale Corea del Sud, arrivata 4a nel 2002 quando la competizione si è svolta in Corea del Sud e Giappone. Ma i tifosi nordcoreani (quelli veri), a sorpresa dicono di tifare anche per i fratelli del nord. *Ci sono anche storie di tragedie e follie dopo l'eliminazione del Brasile dai Mondiali: due tifosi haitiani della Seleçao si sono suicidati sotto un'auto, mentre un altro è morto accoltellato. Un quarto non ha retto alla rabbia e all'emozione ed è morto per un infarto. Scene d’isterismo anche per la clamorosa eliminazione dell’Argentina guidata nientemeno che da Maradona, data per favorita. *Sono andati bene Paraguay e Ghana (giunti ai quarti di finale), Corea del Sud e Giappone (arrivati agli ottavi di finale, risultato notevole). Il Giappone è stato trascinato da Honda, definito il “nuovo Nakata” non solo per la capigliatura, all’occorrenza bionda o rossa. *Ci rivedremo tra 4 anni, i prossimi Mondiali saranno nientemeno che...in Brasile! * L’INCUBO VUVUZELAS ! Questo oggetto insopportabile è diventato l’ennesima moda stupida, andato a ruba anche in Italia, a causa della grande rischiesta, addirittura distribuito gratuitamente dall’Ente del Turismo Sudafricano di Milano. E i tarocchi cinesi e napoletani? Erano dietro l’angolo a pochi centesimi al pezzo...In realtà si è scoperto che il 90% di queste trombette ad aria sul mercato, è prodotto dalla ditta cinese di Yiwu, che ne sforna più di 20mila al giorno, Ma tanto, passato il mondiale, andranno dimenticate... Altro che “strumento da stadio”, e pensare che erano nate come giocattolo per bambini e poi potenziate per l’uso allo stadio con un modello smontabile diventato l’assordante simbolo di Sudafrica 2010. Quelle che si sono viste e sentite finora sono lunghe un metro, la nuova versione è scomponibile in tre pezzi e del 10 per cento meno rumorosa rispetto ai 150 decibel di quelle diventate l’incubo di giocatori, allenatori e telespettatori di tutto il mondo. La vuvuzela classica è lunga circa 13 centimetri, pesa 120 grammi e produce 16 un suono pari a 150 decibel. I negozi online la vendono a 8 euro circa ma comprandola direttamente in Sudafrica si può risparmiare molto, con la moneta locale, infatti, si acquista una vuvuzela a soli 2 euro e 50 centesimi. Per ottenere quel suono "infernale" che la contraddistingue è necessario appoggiare le labbra all'imboccatura in modo che possano vibrare e soffiare a più non posso. Le vuvuzelas sono diventate anche il software più scaricato sull’I-phone e gli ambientalisti hanno protestato davanti alla sede del Consiglio abruzzese, contro le trivelle nell'Adriatico. Il suo nome deriverebbe dallo zulu, suono onomatopeico per dire “fare vuvu”, dalla forma che ricorderebbe una doccia oppure "ronzio di uno sciame d'api". Questa “molestia sonora” di plastica a metà tra la trombetta e il verso di una papera è stata vietata dalla Fifa e poi riammessa, ricordiamo che in lingua tswana viene chiamata anche lepatata. MARADONA: GENIO E SREGOLATEZZA Non avevamo ancora parlato di Diego Armando Maradona sulle pagine di Etnomondi, a differenza di Pelè (vedi N. 15 e Speciale 1999-2006): anni fa il personaggio ci sembrava sopravvalutato e di moda, senza nulla togliere al campione che rimane. Cogliamo l’occasione dei Campionati Mondiali per occuparcene: nato povero a Lanús nel 1960, è considerato il migliore calciatore argentino di sempre e uno dei migliori del mondo: attualmente è l’allenatore della sua nazionale e come giocatore ha partecipato a 4 mondiali vincendo quello del 1986. Amatissimo in patria e in Italia: è addirittura idolatrato e gli è stata dedicata una pseudoreligione (vedi News... N.23), a Napoli è considerato una sorta di Santo con tanto di teca votiva con un capello del calciatore...a dir poco tutto ciò sono delle esagerazioni. Nella città partenopea ha giocato dal 1984 al 1991: dopo un anno stentato ha portato la squadra ai vertici, con tanti successi e trofei prestigiosi. Ha giocato in seguito col Siviglia e poi è tornato in Argentina. Allena la Nazionale che ha fatto bene nel Mondiale 2010 fino all’ultima partita, persa sonoramente per 4-0 ma dovrebbe rimanerne alla guida, sorretto dalla fiducia dei tifosi. Si è presentato alla manifestazione con un’inedita barba in stile Fidel Castro, suo idolo. Controverso e ribelle, ha avuto molti problemi di droga, di giustizia e per le sue idee politiche. Molti i suoi vizi, le sue bizzarrie, le aggressioni, specialmente ai giornalisti, i figli non riconosciuti, le evasioni fiscali e le ricadute varie, nonché la rivalità con Pelè che contende a “Dieguito” il titolo di miglior calciatore del mondo. Preferiamo ricordarlo per la sua straordinaria carriera piena di record nel ruolo di centrocampista offensivo ed attaccante, con centinaia di reti segnate e una figura che rappresenta la nazione argentina. Ha fatto anche il presentatore e la sua storia è apparsa su molti libri e film. 17 AL HEJR: LA ROCCIA Al-Hejr è una città antica dal periodo del popolo dei Thamud, scomparso alcuni secoli dopo dal Diluvio Universale. La storia dei Thamud è presente nel Corano, ed era un popolo forte, feroce ed ostile al Profeta Salih, il secondo Profeta arabo, dopo Hud, esclusi dalla Bibbia ebraica e cristiana. Anche la 15esima Sura del Corano si chiama “Al Hejr” di 99 ayàt (versetti). Al Hejr, significa “la roccia”, e secondo alcune fonti si trovava a circa 150 chilometri da Medina. Questa zona di Madaen Salah –nel nord di Al Jazira al ‘Arabeya- è ancora nota. In questo posto viveva il Profeta Salih, un suo antenato si chiamava proprio Thamùd –“Al Thamad”, detta anche “Al Hejr”-, ed era figlio di ‘Ad e il bisnonno di quest’ultimo era Sam, figlio di Noè. Al Jazira al Arabeya, adesso è deserta, non c’è traccia di vita. Anche i Thamùd erano forti -non come gli ‘Ad, popolo del Profeta Hud-, scavavano nelle montagne per abitarci dentro, prendevano le rocce e costruivano, era una civiltà avanzata. Il Profeta Muhammad (Maometto) quando passò secoli dopo sulla terra Hejr disse alla sua gente: “Non entrate in questa terra senza piangere prima, perché arrivò – ai tempi di Salih- il castigo. Ho paura che arriverà questo anche a voi”. Al Hejr comprende 131 tombe, ben conservate, muri, torri, condotti d'acqua e cisterne. All'interno vi sono nicchie funerarie, alcune sculture, ecc. Qasr Farad è particolarmente impressionante, è scolpito in un unico sperone di roccia. La maggior parte delle tombe riportano scritte in arabo e in inglese che spiegano la storia. La mitologia: Secondo certe credenze antiche, è maledetto chi vende, compra in questo luogo, o tira fuori cadaveri o le ossa dalle tombe, chi ignora tutto questo è maledetto 5 volte dalla dea Dushara e deve pagare al sacerdote una multa di 1.000 Haritha! Naturalmente questi sono solo racconti inventati nel corso dei secoli, mitologie, quello che è accaduto realmente si trova nel Corano e l’abbiamo già descritto più sopra. Charles Montague Doughty che ha scritto "Viaggi nell’Arabia Deserta" è stato, a quanto sembra, il primo europeo a visitare questi luoghi nel 1880. A fianco l’albero dei Profeti: da Noè proviene Hud e Salih; da Ismaele proviene Muhammad (Maometto). 18 Il termine “Maometto” Perchè il Profeta dell’Islam viene chiamato da secoli in Occidente “Maometto” e mai con il suo vero nome che è Muhammad? Tutto è iniziato nel Medioevo quando il Profeta Muhammad era considerato un eretico e malfattore, quindi da “Mal commetto” è nato “Maometto”, una storpiatura del vero nome che significa in realtà “il Lodevole”, molto più bello del termine italiano nato per disprezzo verso un Profeta e Messaggero di Dio, considerato dai musulmani come “Il Sigillo dei Profeti” e “L’ultimo Profeta”, come dice appunto il Corano. Molti musulmani in Italia commettono l’errore involontario ed in buona fede, nel ripetere la così detta traduzione in italiano del nome quando vogliono parlare del Profeta Muhammad, ignorando il vero significato. Forse spinti dal fatto che molti italiani sanno di chi stai parlando solo se pronunci il nome “Maometto”, tra l’altro, in un noto dizionario sotto la parola “maomettano” sono riportate le definizioni “lussurioso”, “persona lussuriosa”, anche se è specificato che è desueta. I “maomettani” erano i “musulmani” chiamati così fino a pochi decenni fa con disprezzo, un po’ come si usa adesso il termine “islamici”. In francese si usava –forse ancora oggi- il termine “Mahomet” e in Italia prima di “Maometto” si chiamava il Profeta dell’Islam nel 1141 “Machumet”, poi “Macometto” ed infine “Maometto”. Mujahid Bulbul Non è la prima volta che ci occupiamo di munshìd (cantanti islamici) dal Bangladesh questo ragazzo è dotato di una bella voce, come non dedicargli un articolo? È tra i più famosi nel suo paese e la sua voce melodiosa cattura l’attenzione al primo ascolto. Ha cominciato a muovere i primi passi più di 10 anni fa, nel 1998, anche se noi di “Etnomondi” ne veniamo a conoscenza solo adesso, il suo primo album risale a quell’anno e si intitola “Kamliwala”. Mujahid è convinto che i nasheed siano un modo per rimanere in contatto con Allah e il Profeta Muhammad. Tra i suoi album “Prohori”, “Poroshmoni” e “Balai Hawor”. Ecco il suo sito ufficiale: http://www.mujahidbulbul.com 19 RADIO TROPICAL Hiromi “Place to be” (Telarc) Torna la pianista giapponese Hiromi con un nuovo album (vedi N.30): tra tenerezza e solitudine, una sorta di diario di viaggio in giro per il mondo. Dice l’artista: “Credo che la vita sia un lungo viaggio, alla ricerca di un luogo in cui stare” (“place to be”, per l’appunto, che dà il titolo all’album). G-Town “Darrdakeh” (Entre les Oreilles) Hip hop dalla Palestina per questo giovane trio proveniente dal ghetto. Sono: Muhammad Mughrabi, Muhammad Abu Oun e Alaa Barhamiyeh e recentemente si sono esibiti anche in Italia. Il loro rap canta del Ghetto Town (da qui il nome) e nasce all’ombra del muro di cemento eretto da Israele per separare Gerusalemme dalla Cisgiordania, dove si trova il campo per rifugiati di Shufat. Tra i pezzi, in arabo, “Roads”, “Sharq Awsat Jadeed” e “Arab misery capital”. Mamdouh “Fiero di essere Muslim: 2006-2010” (Canti Islam) A breve distanza da “I primi nasheed: 2001-2005” esce questa seconda raccolta che racchiude i brani di Mamdouh dal 2006 ad oggi, tratti dai suoi cd, ristampati di recente (vedi n. 32). Tra i brani l’inedito “L’Islam è Verità”, incluso nel nuovo cd omonimo “L’Islam è Verità”, che contiene altri 7 brani, fra questi due in pakistano cantanti da Ikrimah Iqbal ed uno dallo stesso Mamdouh, dal titolo “Mere Allah”. Molto interessante il nasheed solo in inglese dal titolo “I’m proud to be a muslim”. Per l’ordinazione: [email protected] Sa Dingding “Harmony” (Wrasse) Esce il secondo album di Sa Dingding (薩頂頂),bravissima popstar sperimentale (vedi N.29), una sorta di Björk cinese che ci porta i suoni del sud ovest del suo grande paese. In questi giorni si è esibita anche in Italia. Canzoni dalle sonorità misticheggianti orientali, tra elettronica, chill out e antichi mantra buddhisti. Canta in mandarino, sanscrito, tibetano e una lingua di sua invenzione, e suona diversi strumenti. Una musica emozionante, rilassante ed espressiva, una delle artiste che più ci hanno colpito in tutti questi anni di ascolti! The Temper Trap “Condition” (Liberation Music) Da Melbourne, Australia, hanno fatto centro i Temper Trap col loro esordio ed il singolo di successo “Sweet disposition” un indie-pop elettronico accattivante, che ricorda spesso gli U2. Le loro canzoni sono state sovente usate per pubblicità, cinema e videogiochi. Se volete una musica allegra ma anche vagamente malinconica e anche un po’ retrò i Temper Trap fanno per voi. Willy Chirino “Son del Alma” (Sony) Artista di salsa cubana ballato sulle piste tropicali, ben 28 gli album pubblicati, molti di platino. Non è però amato in patria in quanto anticastrista. Il suo ultimo album con 13 brani e alcune influenze rap non tradisce le aspettative dei suoi fans.Dadawa “Seven Days” (Wind Records) Vi ricordate di Dadawa (vero nome Zhu Zheqin - 朱哲琴 -vedi N.12)? Alla faccia di chi pensa che in Cina esista solo il solito pop smielato, ecco un’altra artista (vedi sopra Sa Dingding) dalla voce incredibile che sperimenta: la cantante di Guangzhou (Guangdong) definita la “Enya cinese” in questi anni ha prodotto pochi album, ma sempre di qualità e ha ricevuto molti premi e riconoscimenti. Mistico e all’avanguardia, l’ascolto a questo album è un’esperienza unica; composto da 7 brani, ognuno di essi rappresenta un giorno della settimana. Death By Stereo “Resureksyon” (DBS) I Death By Stereo, da non confondere con l’omonima punk band californiana, sono filippini e si sono formati nei primi anni ’90 e ripropongono il loro thrash/groove metal in quest’album recente che ha decretato la loro reunion: è del 2006 ma già fuori catalogo. Nella loro musica anche elementi progressive; il loro genere in patria viene definito pinoy bato. Bhundu Boys “The Shed Sessions” (Sadza) Dallo Zimbabwe un interessante gruppo di genere chimurenga mescolato ai generi americani (country, pop, rock’n’roll e disco music). Il gruppo ha lavorato spesso in Gran Bretagna e il nome si può tradurre come “i ragazzi della giungla”. Quest’album è un doppio cd che raccoglie i brani registrati in patria. Raiss Ahmed “Outaleb Amzoudi” (Mzouda) Eccoci con in mano la cassetta (ancora?) del solito artista baffone arabo di cui non sappiamo nulla, forse è tunisino e dalla copertina (veramente orrenda) inizialmente pensavamo fosse un autodemolitore con la passione del canto, , invece, tra macerie e auto distrutte, abbiamo scoperto che è un artista impegnato che canta contro la guerra e le inondazioni. Voce particolare, vagamente femminile, e solite sonorità arabe tradizionali. 20 RISTORANTI ETNICI SAKURA Non un ristorante (si può mangiare su sgabelli) ma un piccolo e algido take away giapponese periferico. I ragazzi cinesi che ci lavorano ci sanno fare e propongono piatti e menù coi vari sushi, maki e una gran scelta di uramaki. Forse è un po’ più caro della media. Chiude solo la domenica mattina e fa consegna a domicilio oltre i 25 € di spesa minima. Milano, Via F.Baldinucci, 102 (zona Bovisa) www.sakurasushi.it HORAS KEBAB Va per la maggiore a Torino questo Horas Kebab, c’è chi dice il migliore. Gestito da egiziani che ci hanno visto giusto, pulito e sempre affollatissimo, anche di notte, si è creato una certa fama in città. Oltre al kebab ci sono il riso all’egiziana, le salsine, le falafel, le pizze, le polpette di verdure ecc. Torino, Via Berthollet, 24. MONG KOK Vi ricordate i gentili camerieri cino-jap del Tokyo (vedi N. 23 e 26)? Il locale di zona Loreto rimane con lo stesso personale ma si rinnova e decide una svolta…controcorrente: da giapponese a cino-jap specializzato in piatti di Hong Kong, più abbondanti alla sera, mentre a pranzo ci sono vari menù economici con piatti di pesce, pasta, sushi-sashimi, ecc. Ritroviamo il locale meno in penombra e più solare: il nero è stato eliminato e le pareti sono state dipinte di giallo: il tutto ricorda più una trattoria cinese che un ristorante giapponese. Chiuso la domenica a pranzo. Milano, Via Padova, 3. TOKYO Tokyo che va..Tokyo che viene, sarebbe da dire! Ecco un grande locale giapponese sempre pieno gestito da cinesi (prima era il solito ristorante solo China): anche qui hanno colto al volo la moda del momento. Si mangia abbastanza bene con spesa nella media. Chiude al lunedì. Napoli, Via S.Maria della Neve, 26. TAJ MAHAL Prende il nome dal mausoleo indiano (vedi N.28) ed esiste da diversi anni questo ristorante che propone cucina tradizionale del Punjab. Elegante e un po’ modaiolo, non delude ma necessita di prenotazione. Da non confondere coi due omonimi del N. 14 di Genova e Bologna. Milano, Via Porro Lambertenghi, 23 (zona Isola). LA PERGOLA Eccoci nel solito ristorante gestito da cinesi che offre la doppia scelta di menù italiano o cinese o entrambi, alla carta. Il costo è fisso e veramente contenuto, forse il più basso di Milano, qualsiasi giorno dell’anno; il locale può contare su 100 coperti ed è sempre pieno, un po’ troppo solerte il servizio, del resto quando si paga poco e si mangia bene e abbondante è così. Niente di eccezionale, il tutto è alla buona e la collocazione periferica ma è da provare. Milano, Via Gallarate, 411 (zona S.Leonardo/Molino Dorino). www.trattorialapergola.it BAMBU’ HU Intristiti per la chiusura del minuscolo indiano-pakistano Himalaya (vedi N. 25 e Speciale 2006-08) avevamo deciso di non andare all’ennesimo giapponese-sushi bar con gestione cinese che ne ha preso il posto. Costretti da un lunedì in cui tutti gli altri locali della zona erano chiusi, scopriamo che la cucina non è poi così male, fresca (in aggiunta alla giapponese c’è anche quella cinese con alcuni piatti di 21 Singapore). Oltre al pesce, ai sushi, ai menù fissi, diversi piatti di carne. Nota dolente: è più adatto al take away: il poco spazio e i pochissimi tavoli costringono a mangiare incollati ad altre persone, e con gli occhi e le orecchie del personale sempre addosso. Sempre aperti, fanno take away e consegna a domicilio con sconti per i clienti più affezionati. Milano, Via A.T. Trivulzio (zona Gambara). IZUMI Dal nome tipicamente giapponese, un nuovo ristorante che si autodefinisce “cucina italo & Japan’s”. La sera si mangia illimitato a prezzo contenuto – ormai d’obbligo per contrastare la crisi -. Per il resto, vari menù di sushi, sashimi, tempura, pesce, ecc e alcuni “piatti speciali” come il pesce misto fritto in agrodolce e il riso con gamberetti e ananas. Milano, Via Arconati, 20 (vicino a P.le Martini/V.le Umbria). YOYO Peccato, l’avevamo sopravvalutato ma purtroppo è già scaduto… Il giapponese Yoyo di P.ta Venezia (vedi N.31), gestito da ragazzi cinesi, forse un po’ troppo giovani e inadatti a questo lavoro, dopo l’entusiasmo iniziale si presenta trascurato nel locale e nel servizio, e, nonostante si mangi anche a prezzo fisso alla sera, rimaniamo delusi dalla qualità e dalla scarsezza dei piatti, è evidente che ci vogliono spremere e mandare via perché siamo gli ultimi clienti. Non fidatevi delle foto del menù e guardate qui di fianco cosa ci hanno portato invece di un ricco carpaccio di pesce! Della pizza che proponevano all’apertura non c’è più traccia. Milano, Via P.Castaldi, 19. SHAYINI Si tratta di un piccolo ristorante-take away cingalese, indiano e italiano (!). Un po’ alla buona, ma con piatti gustosi da provare. Milano, P.zza Pasolini, 2 (zona Farini). SUSHINEMA Non propriamente un ristorante, ma citiamo questa curiosa idea del Cinema Plinius, che al sabato propone un servizio di sushi take away (gli altri giorni su prenotazione almeno un giorno prima). Si sceglie al bancone tra una discreta scelta di barche, cirashi, maki vari, sushi, sashimi e si mangia direttamente in sala mentre si guarda il film!L’iniziativa sembra avere successo,i prezzi sono leggermente più alti rispetto ai take away, ma è normale. Un unico appunto, ma cosa c’entra il Bruce Lee disegnato sul volantino? I soliti pastrocchi all’italiana: diteglielo che lui è cinese!!! Milano, V.le Abruzzi 28/30 presso Multisala Plinius. www.multisalaplinius.net MEXICALI Da non confondere con l’omonimo milanese del N.27, ecco un nuovo tex mex veronese con happy hour dalle 18 alle 21 e cucina aperta fino a mezzanotte. Fajitas, t-bone steak, filetti, chicken salad, gamberi ecc ecc, c’è l’imbarazzo della scelta tra sombreri, cactus e bevande messicane. Chiuso al lunedì. Verona, Via del Pontiere, 3/a. KA-KAO L’avevamo già provato sul N. 28 ma lo sconsigliamo alla sera, si spende un po’ troppo (ma d’altra parte è il trend dei giapponesi): il locale è molto carino, il menù offre le solite pietanze giapponesi; forse il fusion si riferisce ai piatti del mezzogiorno. Chiuso la domenica. Milano,P.le Cantore, 3 (zona Porta Genova) www.ka-kao.it BAGUNÇA Cosa ci fa un ristorante brasiliano nelle colline tra il Monferrato e l’Oltrepo’ Pavese? La scelta è coraggiosa e il ristorante merita: una churrascaria dove gustare le carni brasiliane e provare la birra della fabbrica artigianale. Fine settimana con aperitivi e disco pub con il dehors Bagunça Beach. Volpeglino (AL), S.P. per Sebastiano Curone 100. www.bagunca.it 22 IL RISO Amici e amiche ecco a voi… IL RISO! Il riso cucinato in modi differenti e in diversi tipi, proveniente da luoghi lontani o vicini. Pensate, è il cereale più consumato al mondo. Nei paesi arabi per esempio, come in Egitto è molto usato: si consuma come primo piatto; nei mashi, avvolto nelle foglie di uva, zucchine; dentro al piccione hamam; nei dolci “ros laban” cioè riso e latte, o nei budini “mallabeya”. In India, Bangladesh e Pakistan c’è il riso basmati, servito in un piatto da consumare con verdure, pesce o carne, può essere bianco, giallo o di altri colori. Il riso basmati ha il chicco lungo e un profumo particolare, invitante. Il nome “basmati”in lingua hindi significa “regina di fragranza”. In Cina il riso è strausato, i cinesi quando si incontrano dicono di solito “Hai mangiato il tuo riso?". C’è il riso in bianco, riso alla cantonese o cucinato in altri modi. Il riso alla cantonese ha come ingrediente i piselli, prosciutto, cipolla, uova strapazzate e salsa di soia. C’è il riso rosso, come in Thailandia, che si mangia a colazione e sostituisce i nostri dolci. Per non dimenticare il riso per il sushi in Giappone. Per il sushi il riso è cotto e condito con aceto di riso, zucchero e sale. Molti sono i tipi di sushi dove il riso ha un ruolo fondamentale, come per il “Temaki”, si usa fogli “nori” a forma di cono di alga seccato, con dentro il riso ed altro. Poi ci sono gli “Uramaki”, i “Mazibushi” ecc… Anche in Italia il riso ha un ruolo importante, conoscete il risotto alla milanese? è giallo per lo zafferano e ha il midollo di bue. 19 sono in tutto le specie di piante erbacee. Ma com’è la lavorazione del riso? Fase di pulitura, eliminazione di tutte le sostanze estranee, sbramatura che consiste nella privazione dalle cariossidi del glume. Si ottiene così un riso integrale che necessita lunghi tempi di cottura. Il riso integrale viene sottoposta ad una sbiancatura. 23 La più grande moschea dell’ Asia Centrale Nel numero scorso abbiamo dedicato un articolo a Samarcanda, la Moschea di Bibi Khanum, si trova proprio a Samarcanda in Uzbekistan. Vi abbiamo già spiegato che è la più grande moschea dell’Asia Centrale, di colore blu e turchese. Perché è stata costruita? Sembrerebbe che sia stata la moglie del mongolo-turco Tamerlano a farla costruire in attesa che tornasse il marito da un viaggio con tantissime opere d’arte, pare portate da diecimila muli. Secondo un’altra leggenda, Tamerlano aveva nove mogli e tra queste c’era una principessa mongola dal nome Bibi Khanum, in suo onore l’uomo decise di far costruire la grande moschea. La moschea attualmente è stupenda, con tanto di archi alti 30 metri, ben quattro minareti, decine di cupole e centinaia di colonne di marmo bianco, però all’inizio fu progettata male. La moschea perdeva i pezzi e Tamerlano furibondo ordinò di tagliare la testa agli architetti, uno di questi per non subire la tortura ed umiliazione preferì buttarsi da uno dei minareti. Questi sono i racconti, secondo le fonti antiche, non sappiamo però quanto c’è di vero in tutto questo, è certo che la moschea resiste ancora oggi magnificamente, pensate, sarebbe dovuta diventare la moschea più grande dell’Islam, naturalmente non è così. Si spera a questo punto che sia la moschea della Mecca ad essere la più grande, visto l’importanza nell’Islam. Sembrerebbe che la moschea che siamo abituati a conoscere come Bibi Khanum non sia l’originale, e che quella vera si trova chiusa tra le inferriate. Il Mausoleo di Bibi Khanum è l’unico ad essere esposto al pubblico. Al centro del cortile della moschea, si trovava su un leggio enorme, forse di marmo, una copia enorme del Corano, pare di 300 chili e rivestito di oro e argento. 24 Bukhari Il nome Bukhari è molto noto nel mondo islamico, poiché è uno dei massimi trasmettitori di Hadith “detti del Profeta Muhammad” e quindi tradizionista musulmano, che significa –come vi abbiamo spiegato nel numero scorso nell’articolo “Samarcanda”- , “colui che si fa latore di informazioni che riguardano la religione, la storia il diritto islamico”. Nacque a… Bukhara in Uzbekistan il 20 luglio del 810 e morì l’1 settembre 870 a Khartank. Il suo nome completo è Abu AbdAllah Muhammad ibn Ismaìl ibn Ibrahìm ibn al Mughira al Bukhari al Ju’fi. Chi conosce la lingua araba avrà subito notato che per citare il nome completo di Bukhari si nominano i nomi dei figli e dei padri, infatti il suo nome significa “padre di AbdAllah, Muhammad figlio di Ismaìl, figlio di Ibrahìm, figlio di al Mughira…”, come del resto i nomi di molti musulmani. Cercheremo brevemente di percorrere la sua storia. Legato all’Islam sin dall’infanzia, a soli 10 anni cominciò a studiare gli hadith, da ragazzo fece il suo Pellegrinaggio alla Mecca con la madre e il fratello. Nel corso degli anni, dopo studi approfonditi cominciò a raccogliere gli hadith autentici in volumi come “Al Jami al Sahih”. Fu espulso da Samarcanda dal governatore che pretendeva che Bukhari gli leggesse i suoi capolavori, dopo il suo rifiuto –l’avrebbe fatto solo nella sua abitazione o in moschea e non nella residenza del governatore- , Bukhari fu costretto a vivere in esilio sino alla sua morte nel villaggio Khwaja Sahib, oggi esiste un mausoleo a lui dedicato, visitato da moltissimi musulmani. 25 Il pappagallo Questo volatile sicuramente ha avuto un ruolo importante nell’infanzia di ognuno di noi. Protagonista di cartoni animati, telefilm, film ecc. Eppure “Etnomondi” solo ora prova a dedicargli un articolo, forse troppo poco per descrivere questo simpatico volatile con ben… 340 specie. Le dimensioni del pappagallo variano, a secondo della zona di provenienza, la maggior parte è di colore verde, ma anche blu, gialli o con pennellate rosse. È molto intelligente e sa imitare la voce umana, soprattutto il cenerino, noto ed amato anche per questo. Fra i più conosciuti, di questa famiglia dei psittacidi ci sono i pappagalli cacatua, i tricoglossi, gli inseparabili, le are e i parrocchetti. Diffusi soprattutto in America Latina, India, Australia e Nuova Guinea. Hanno il becco ricurvo come un uncino, che permette loro di sollevarsi su rami sempre più alti, zampe corte e piedi con due dita che puntano in avanti e due indietro, sono molto veloci nel camminare, anche se un po’ goffi nei movimenti. La maggior parte di loro sono granivori, mangiano molto volentieri i semi germinati pieni di vitamine e digeribili, la frutta, verdura e legumi. Frutta come: la mela, pera, albicocca, banana… Non disdegnano i piselli, i ceci, la soia, i fagioli e i fagiolini (crudi). Poi amano molto le noci e, le mandorle. La femmina depone da 2 a 4 uova, ed è molto difficile distinguere il maschio dalla femmina, soprattutto con il cenerino. Il cenerino non solo riesce a riprodurre la voce umana, anche qualsiasi rumore, in modo quasi perfetto, il loro vocabolario consiste di ben 2000 parole. Il pappagallo è un ottima compagnia per l’uomo, peccato che stia per estinguersi a causa della distruzione del loro habitat perché esportati spesso all’estero, appunto per diventare un animale domestico da compagnia. 26 GO NAGAI Come non dedicare un articolo a questo grande autore di Manga? “Etnomondi” lo ha omaggiato più volte con i suoi capolavori, come con “La Saga di Mazinga” nel n. 14 e 15. Go Nagai, vero nome Kiyoshi Nagai, nato a Wajima in Giappone il 6 Settembre 1945, ha cominciato nel mondo dei fumetti “Manga” nel 1965, collaborando con Shotaro Ishinomori, il quale notò immediatamente il ventenne Nagai, apprezzando il suo stile per il primo lavoro “Black Lion” – foto sopra-, così due anni più tardi, nel 1967 Nagai crea il manga dal titolo “Meakashi Porikiki”. Avete presente la famosa Dynamic Production? L’ha fondata lui nel 1970. L’anno successivo pubblica il manga “Mao Dante”, ispirato alla “Divina Commedia” di Dante, che nel 2002 diventerà un cartoon “Anime” trasmesso in Tv. L’illustrazione del pittore ed incisore francese Gustave Dorè per la “Divina Commedia” ispirerà Go Nagai anche per il suo primo anime, stiamo parlando di “Devilman”, creato per un pubblico adulto. Dopo l’anime arriva il manga. L’anno 1972 è fondamentale per Nagai, crea la ragazza androide “Cutie Honey” per l’anime e manga, non solo… il mitico “Mazinga Z”! Da lì esplode la robotmania. Tra un robot e un altro, Nagai crea il suo manga più impegnativo e maturo “Violence Jack”, 17 anni di duro lavoro per concluderlo, dal 1973 al 1990. Seguono dal 1974 al 1976: Il Grange Mazinga, Space Robot, Jet Robot, Jeeg Robot d’acciaio, Ufo Robot Goldrake, Gaiking il robot guerriero e Ken Falco, l’unico a non essere un robot, ma un pilota di formula uno. Da non dimenticare i vari remake dei suoi capolavori, i film OAV in cui i robot più amati si uniranno per combattere contro i nemici. Il personaggio al quale è più legato è proprio Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z, che apparirà anche nella serie del Grande Mazinga e Ufo robot Goldrake, al fianco di Actarus, nei panni di Alcor –nome utilizzato solo in Europa-. 27 28 HIROSHI TANAHASHI棚橋 弘至 Chi è Hiroshi Tanahashi? Ma il “bellone” del wrestling giapponese, l’idolo delle donne, il supereroe in carne ed ossa che va per la maggiore ultimamente. Amatissimo, questo ragazzo non sembra neanche vero: l’eroe buono che interviene contro i soprusi degli scorretti e che combatte contro i cattivi di turno. Muscoloso, coi suoi lunghi capelli castani con strisce tinte di biondo, fa impazzire le donne e fa invidia agli uomini. Nato nel 1976 a Ogaki, Gifu, è diventato un ottimo wrestler, l’Inoki dei tempi moderni, perdonateci il paragone. La sua mossa finale preferita è la High Fly Flow (o frog splash, il “salto della rana”, quella di Eddie Guerrero). Tra i suoi match migliori, quelli contro Giant Bernard, Kurt Angle, AJ Styles, Shinsuke Nakamura e il rivale del momento, il becero e cattivissimo Toru Yano che tenta sempre di tagliargli i capelli, ma che ha finito per soccombere nel recente e decisivo “hair vs hair match”…chi perdeva veniva rasato a zero, e ad avere la meglio è stato ancora una volta il nostro eroe! È un Tetsuya (Mazinga), un cavaliere dello Zodiaco, sembra una rockstar e arriva sul ring con una calzamaglia e una musica d’ingresso che fanno tanto eroe anime. In Giappone non si perde tempo e anche i cartoon vengono umanizzati (o gli uomini “cartoonizzati”?). Ha iniziato col baseball – sport molto popolare in Giappone – per poi venire scoperto nel wrestling dove ha iniziato una straordinaria carriera, culminata con la vittoria (dal 2006 al 2009) di ben 4 titoli assoluti IWGP della New Japan Pro Wrestling. È stato vittima in passato di un episodio reale di stalking da parte di un’ex fidanzata che l’ha colpito alla schiena e costretto a tre mesi di ospedale; questo ha però finito per suscitare più interesse verso di lui. Ha combattuto un po’ in tutto il mondo, è molto apprezzato in Messico e Stati Uniti, dove ritorna di tanto in tanto. Con il suo metro e ottanta è alto quando combatte contro i giapponesi, ma sembra piccolino di fronte ai colossi messicani e soprattutto americani! 29 ANIME: genere SPRTIVO Da questo numero dedicheremo un articolo per ogni genere di Anime, sarebbe scontato cominciare con quello robotico, o shojo per un pubblico prevalentemente femminile, quindi cominceremo con quello sportivo, denominato “spokon”, o “supokon”, contrazione di “supotsu konji” che significa “tenacia sportiva”. Vi ricordiamo che nel n. 30 di “Etnomondi” c’è allegato il libro “Anime Giapponesi” in regalo, che raccoglie gli articoli dedicati ai nostri beniamini del mondo degli Anime, la rubrica ormai la conoscete, si chiama appunto “Anime Giapponesi” come il libro, nata nel n. 14. Nel genere sportivo si trovano Anime sia per ragazze “shoujo”, sia per ragazzi “shònen”. Nel n. 26 abbiamo dedicato un articolo a “Ken Falco” o “ “Falco il Super bolide”, titolo originale “Machine Hayabusa”, del 1976. Disegnato da Go Nagai –vedi articolo dedicato interamente a lui in questo numero-, per la Toei Animation, di 21 puntate. L’Hayabusa Special è la macchina in stile futurista guidata da Ken. Nel numero precedente 25 un articolone per le due serie dell’Uomo Tigre, conosciuto anche come “Tiger Mask” o “L’uomo tigre il campione”. L’Anime è della Toei Animation e diretto da Takeshi Tamiya. La prima serie (1969-1971) è di 105 episodi disegnati da Keiichiro Kimura con Naoto Date come protagonista, la seconda è di 33 episodi con Tommy Haku al posto di Naoto. Il titolo originale è “Tiger Mask Nisei/ Tiger Mask II”. Ken era impegnato nelle gare automobilistiche e l’Uomo Tigre nei combattimenti di Wrestling, sport diventato noto in questi ultimi decenni, in Giappone subito dopo la programmazione dell’Anime. Non sono solo questi due gli eroi del piccolo schermo, ce ne sono molti altri, come… “Grand prix e il campionissimo” alternativa a “Ken Falco”. Creato da Kougo Hotomi e prodotto dalla solita Toe Animation. La Todoroki Special è la macchina pilotata da Takaya Todoroki per la scuderia Katori Motors, l’Anime è del 1977 e di 44 episodi. Dall’Anime vicino alla realtà, ad un altro più inverosimile. Questa volta è un veicolo ad energia solare che diventa efficiente solo con l’unione di cinque auto, stiamo parlando di “Supercar Gattiger”. È del 1977, di 25 episodi, nato da un’idea di Hitoshi Chiaki. Il titolo originale è “Cho Supercar Gattiger” e i cinque piloti sono: Joe Kabuki, Hiroki, Sakio, Ken e Kajumi. Tra le curiosità: il mitico Tony Fusaro si occupa del doppiaggio italiano, è stato il primo cronista del Wrestling inizio anni 80, quando si chiamava ancora “Catch”, tra i doppiatori nientepocodimenochè… Anna Merchesini e Massimo Lopez, del trio Marchesini-SolengiLopez! 30 E non finisce qui! Dal mondo dello Judo arriva “Judo Boy”, creato da Tatsuo Yoshida nel lontano 1969, l’Anime ha 26 episodi, il titolo originale è “Kurenai Sanshiro”, che sarebbe il nome del protagonista, pronto a vendicare la morte del padre, grande maestro di judo. Infatti il testo della sigla italiana dice: “Sulla mia moto corro presto, lo troverò quel maledetto, e con un colpo mio mortale, vedrai gliela farò pagare. Ragazzo tu non mi seguire, rispetta questo mio dolore”. Per non diventare un modello negativo il ritornello dice anche: “Judo boy, judo boy, sappiamo che per te è importanza, ma non usare la violenza, il tuo dolore ti ha accecato , non diventare come lui”. Altro sport violento è la boxe, e l’Anime non è da meno, dal Sol Levante giunge… “Rocky Joe”. Titolo originale “Ashita no Jo” che significa “Joe del domani”. Il primo Anime è del 1970 di 79 episodi, il secondo è del 1980, di 47 episodi. Anche questo Anime, come per molti altri, è tratto dal manga, ed è stato trasmesso in Italia tra la fine degli anni 70 ed inizio anni 80 in emittenti private. Il protagonista è lo sfortunato Joe Yabuki, orfano, senza una casa dove vivere, si trova a lottare sul ring giovanissimo, all’inizio della serie ha solo 15 anni. Non è stato mai amato e sfogherà tutta la sua rabbia con la boxe. Ucciderà il suo unico amico e alla fine della serie… morirà dopo il suo ultimo scontro. Storia molto triste di un personaggio anti-eroe. Scritto da Asao Takamori, disegnato da Tetsuya Chiba, regia di Osamu Dezaki, lo stesso di “Lady Oscar”, “Lupin” e “Jenny la tennista”. Curiosità: qui in Italia, nella versione Fininvest, Joe non muore ed addirittura vince l’incontro. Lo sport più popolare ed amato resta il football, “Arrivano i Superboys” è il primo, o uno dei primissimi Anime dedicati al calcio. Titolo originale “Akakichi No Eleven” , che significa “Gli undici rosso sangue”, diretto da Takeshi Yamada, del 1970, di 52 episodi. Shingo Tamai è il protagonista della serie. Anche questo anime è piuttosto violento, con pugni, gomitate e schizzi di sangue, ha una concezione nipponica, i protagonisti sembrano più samurai che calciatori. Quindi veri lottatori, che sudavano davvero per dare il meglio di se stessi. La cosa che fa sorridere sono i lanci impossibili del pallone, la forma ovale durante il lancio, possente fino al punto da bucare la rete. I più attuali “Holly e Benji” naturalmente sono solo dei “pivellini” a confronto. Arrivato in Italia nel 1986, l’anime è del 1983, ideato da Yoichi Takahashi. La prima serie – titolo originale “Capitan Tsubasa”-, ha 128 episodi, la seconda ha 46 episodi, ed è del 1994. Nel 2001 è la volta della serie dal titolo “Road to 2002” di 52 episodi, trasmessa in Italia nel 2004 con il titolo “Holly e Benji forever”. Oltre al Manga e all’Anime, esistono gli special, i film, i videogiochi, insomma, un fenomeno di massa, come è avvenuto con “Lupin III” o il più recente “Naruto”. 31 Ed arriviamo alle beniamine sportive. Ci vengono in mente tre nomi in questo momento: Jenny, Mimì e Mila, rappresentati del tennis e della pallavolo. “Jenny la tennista” è addirittura del 1973, arrivato in Italia 10 anni dopo, ed ha 26 episodi. Il titolo originale è “Ace wo Nerae!”, con protagonista la nostra Jenny, che in realtà si chiama nella versione originale “Hiromi”. Ci risulta l’unica serie trasmessa qui da noi, di Sumika Yamamoto, regia di Osamu Dezaki – la stessa di “Lady Oscar”… e si vede-. In Giappone è stata trasmessa la seconda serie di 25 episodi nel 1978, dal titolo “Shin Ace wo Nerae!”. Non si tratta di un seguito, ma del remake delle prime avventure di Jenny. Se dobbiamo parlare di Mimì, quale delle due? Si perché due sono le Mimì che conosciamo, entrambi giocatrici di pallavolo, ennesimo scherzo del doppiaggio italiano?, -vedi Alcor e Rio Kabuto, che in realtà si tratta della stessa persona, il mitico Koji Kabuto-. Non sono la stessa persona, anche se hanno lo stesso nome e lo stesso ruolo. La prima e più conosciuta è Mimì Ayuhara di “Mimì e la nazionale di pallavolo” del 1969, così vecchio? Non sembra-, di 104 episodi. Il titolo originale è “Attack number 1”, di Urano Chikako, regia di Okabe Eiji e Kurokawa Fumio. La seconda è Mimì Miceri – Mimì Hijiiri nella versione originale-, di “Mimì e le ragazze della pallavolo” del 1977, di 23 episodi. Nonostante fosse più recente, sembra più vecchio del precedente, per la grafica. Il titolo originale è “Ashita e Attack!”, di Shiroh Jinbo, regia Fumio Kurokawa. Il seguito di “Mimì e la nazionale di pallavolo” dovrebbe essere “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo”, poiché nella versione italiana è stato creato un legame di parentela tra Mila e Mimì, in realtà è un legame inesistente, nella versione originale Mimì non viene mai nominata nella serie, quindi…niente cugine. Il titolo originale è “Attacker you!”, di Jun Makimura e Shizuo Koizumi, del 1984, di 58 episodi. Sotto Mila e le due Mimì 32 Il tantrismo Il tantrismo - così detto dai libri canonici Tantra, redatti nel VI secolo d.c. – è una corrente religiosa dell’Induismo e del Buddhismo Mahayanico. La si può definire un’interpretazione magica e occulta della religione induista, pare infatti che sia stata originata dalle correnti sciamaniche dei guru o degli yogi induisti e buddhisti che nel VI secolo d.C. incominciarono ad opporsi alle pratiche rivendicando una totale compartecipazione dell’uomo alla natura. Nacque nell’India del sud e del nord-ovest nel corso del IV sec. d.C. e il suo scopo è conseguire uno stato di illuminazione attraverso metodi iniziatici. Tantra in sanscrito significa “trama di un tessuto” e per estensione “dottrina”, “regola”. Il nome “tantra” è dato a particolari testi ritualistici a carattere inizatico ed è uno degli atteggiamenti religiosi indiani che più ha interessato il mondo occidentale, anche se qui è trattato piuttosto superficialmente. Nel tantrismo si ha il ritorno alla dea madre Aditi, adorata sotto forma di pura potenza femminile nella dea Kali e in Durga “dalle cento braccia”, e del consorte Shiva, la figura maschile più importante di questa corrente. Secondo il pensiero dei Tantra, tutta la natura deriva da una dea: dalla dea dell’abbondanza ad Annapurna, dea dei monti, da Laksmi consorte di Visnù a Maryammei, dea del vaiolo e della morte. Il tantrismo è piuttosto complesso e la sua arte rappresenta il dio Shiva nella forma androgina di Ardhanarisvara, divinità per metà vestita con abbigliamento maschile e per metà femminile. Il fedele tantrico deve percorrere le stesse tappe del dio per conquistare quell’equilibrio metafisico che consente di raggiungere l’armonia dei due principi polari; per ottenere la propria illuminazione, poichè il corpo viene considerato parte integrante del cosmo, deve seguire spontaneamente gli impulsi fisici utilizzando particolari formule rituali (i mantram) e alcune tecniche di meditazione (i dharana). Il tantrismo si divide in due scuole: quella della “mano destra” o Daksinatantra, simile alle scuole yoga, e quella esoterica della “mano sinistra” o Vamatantra, praticata da un ristretto numero di fedeli con un rito che risvegli l’energia vitale: la pratica del mithuna, accoppiamento sessuale senza il seme che esprime la congiunzione tra il dio Shiva e la dea Shakti, il principio maschile e quello femminile. *Learn Arabic with Maha lo trovate su You Tube, qui, a puntate, la giovane Maha insegna la lingua araba: http://www.youtube.com/user/LearnArabicwithMaha *Burning China è un negozio on line cinese dove si possono acquistare cd di gruppi rock cinesi: http://stores.ebay.it/BURNINGCHINA *Museo Egizio Di Torino Il sito di uno dei più importanti musei egizi al mondo. www.museoegizio.it *Ancient Egypt Un sito ricco di informazioni e immagini sul mondo degli antichi Egizi. www.ancient-egypt.org *Zahi Hawass Il sito di Zahi Hawass, uno dei maggiori egittologi del mondo e grande esperto del complesso monumentale di Giza. www.zahihawass.com *Faces of Hong Kong è un sito dove alcuni personaggi raccontano Hong Kong attraverso brevi video. www.facesofhongkong.com/en/ 33 Riti funebri islamici In diversi numeri precedenti avevamo trattato l’argomento dei riti funebri nelle diverse religioni, soprattutto nei primissimi numeri del giornale, come ad esempio nel n. 9 in “News from…” uscito tra Novembre e Dicembre del 1998: “Paese che vai, funerale che trovi…non tutti sanno di particolari usanze funebri nel mondo… per i musulmani ad esempio, c’è una direttiva che da sempre devono rispettare quando seppelliscono i loro cari: controllare che questi abbiano la testa rivolta verso la Mecca, città Santa dell’Islam. La bara non serve, basta un sudario candido che si può acquistare in uno dei tanti negozi”. C’è molto di più da sapere, che i stessi musulmani non sanno. I primi sintomi di una persona che sta per lasciare questa vita, sono naturalmente la difficoltà a respirare, i piedi freddi ecc. Prima che la persona faccia la sua dipartita da questo mondo verso l’Altra vita, la prima cosa da fare è girare il volto verso il lato destro, nella direzione della Qibla, cioè la Mecca. Il braccio destro deve essere appoggiato davanti al corpo, i piedi devono essere rivolti verso la Qibla, in modo che la persona possa guardare la Qibla alzando un po’ il capo. La persona che sta accanto deve ricordagli la Shahada che sarebbe la Testimonianza di Fede: “Attesto che non c’è altra divinità all’infuori di Allah e che Muhammad è il Suo Messaggero e Profeta”. Il tutto in modo dolce, senza mettere agitazione al morente, anche perché il più delle volte la persona in questione potrebbe non essere in lucidità per via delle sofferenze. Chiunque muore pronunciando la Shahada andrà in Paradiso, come disse il Profeta Muhammad. Chiudere subito gli occhi del morto, coprire il suo corpo, e da sotto la copertura svestirlo completamente, la persona che sveste il morto in questo modo non guarderà le parti intime ed userà un paio di guanti per lavare l’intero corpo. Al termine si riveste il corpo del defunto con sette veli bianchi. Il lavaggio è consigliato che lo faccia un parente del morto, il Profeta Muhammad è stato lavato da suo nipote Ali, come il Profeta stesso aveva espresso. Per la sepoltura non si deve lasciar passare giorni, come avviene nel cristianesimo ad esempio, ma viene fatta in modo tempestivo e deve essere sepolto nel luogo in cui muore. Infine si fa la preghiera funebre in piedi composta da 4 parti: si recita dopo aver detto “Allahu Akbar/ Allah è il più Grande” la Sura Al Fatiha /L’Aprente, che si recita ogni volta durante le normali cinque preghiere; “Allahu Akbar” accompagnata dall’invocazione per il Profeta Muhammad e Abramo che si chiama “Ibrahimia; “Allahu Akbar” accompagnata dall’invocazione per il morto; ed infine “Allahu Akbar” con invocazione per tutti i musulmani e per chi prega. Si chiude come per le altre preghiere con “Assalamu aleikum” guardando la spalla destra e poi quella sinistra. In questo modo si augura la Pace sull’angelo a destra che scrive le buone azioni e quello sulla sinistra che scrive quelle negative. 34 Dentro il Dragone: Chinatown Milano. Facciamo quattro passi a Chinatown in un giorno d’estate e vediamo cosa scopriamo…Ma cos’è una Chinatown? Tipico luogo dall’esotismo frenetico e misterioso, è una comunità cinese che pian piano si è insediata in una grande città al di fuori della Cina, mantenendo un microcosmo tutto particolare. Spesso quasi tutti arrivano da una stessa regione portandosi pian piano amici e parenti! Il quartiere Chinatown, città nella città, diventa un’ attrazione turisticocommerciale, si caratterizza per le scritte in ideogrammi, per la vendita di prodotti a prezzi stracciati e per la presenza di negozi e attività locali acquistate dai cinesi e riaperte per dedicarle a loro ma non solo. Il quartiere cinese di Milano è uno dei più vecchi d’Europa e molti attribuiscono la sua “fondazione” a un certo Wang Sang detto “Romanino”, che fu il primo immigrato dalla Cina a Milano in questa zona. Deceduto nell’ottobre scorso a 91 anni, è stato rimpianto da tutti, amatissimo, ha vissuto in Italia per più di 70 anni e ha sposato un’italiana da cui ha avuto un figlio. Un vero pioniere e un punto di riferimento, arrivò qui nel lontano 1937 avviando il commercio al dettaglio cinese nella zona. Egli fu seguito da altri connazionali che aprirono i primi laboratori di pelletteria nel quartiere tra Via Paolo Sarpi e Via Canonica, vecchio quartiere storico dei milanesi, e rendendo l’area come il riferimento per il commercio dell’intera comunità orientale nel capoluogo lombardo. Anche se la nostra Chinatown sembra un po’ “povera” e trascurata, oggi è in fase di ammodernamento e sta per essere resa pedonale; nei vecchi palazzi ormai abita solo qualche anziano italiano, per il resto quasi tutti stranieri, specialmente cinesi. Sono scomparse le nostre vecchie botteghe e un paio di cinema per fare spazio a negozi, ristoranti tipici (spesso in stile trattoria), bar, ma anche agenzie immobiliari, di viaggi e matrimoniali con scritte rigorosamente in cinese. Per le strade si vedono gli immancabili carrellini e biciclette, molti africani che acquistano al dettaglio, qualche tipo stravagante, molti arabi e russi in cerca di affari e anche italiani che, come noi, amano i tipici negozietti e supermercati orientali dove si trova un po’ di tutto. Non mancano le librerie-videoteche che vendono anche qualche fumetto e cd (pochi), gli immancabili centri massaggi per il relax e molti negozi tecnologici dove riparano velocemente computer e telefonini a poco prezzo. I negozi di abbigliamento e bigiotteria poi sono davvero tantissimi! Non mancano i retrobottega-dormitorio e le sale da gioco clandestine che purtroppo, puntualmente vengono alla ribalta, ma Chinatown non è certo solo illegalità, la comunità cinese, per la maggior parte, è qui per lavorare sodo e, dopo i problemi dei mesi scorsi con la famosa rivolta e il problema della criminalità delle Triadi (vedi N.31), speriamo che questa zona possa finalmente trovare la tranquillità che italiani e cinesi hanno sempre cercato, in amicizia e cooperazione. 35 L E P O R T E D E L L 'O R I E N T E : M A L ESIA La Malesia (o Malaysia / )م ل ي س ياè una penisola dove si trova l’omonimo stato federale dell’Asia Sud-orientale costituito dalla Malesia Occidentale o Peninsulare (Malacca) e da quella Orientale (Borneo) , ognuna con diversi stati. Prevalentemente montuosa, è conosciuta per la fauna e la ricca flora del Borneo, con una giungla in parte inesplorata considerata la più antica del mondo, ma anche per i parchi marini e le spiagge dall’acqua turchese. Famosa per noi occidentali per essere stata descritta da Emilio Salgari nei suoi romanzi (che però non ci è mai stato ma si è basato sui racconti degli esploratori), è sinonimo di puro esotismo, patria di Sandokan e delle famose tigri, luogo fiabesco di pirati, foreste e natura incontaminata con le ancestrali etnie di Sabah e Sarawak. Oggi è un contrasto tra foresta tropicale selvaggia, tradizione, grattacieli e città ultramoderne, paese spirituale ma anche tecnologicamente all’avanguardia. La parte peninsulare confina a nord con la Thailandia ed a sud con la città-stato di Singapore. La componente insulare del Borneo, confina con Brunei e con il Kalimantan indonesiano. La capitale è Kuala Lumpur, città di luci e giardini che rappresenta la modernità e il progresso dell’Asia. Negli ultimi trent’anni la Malesia ha conosciuto un grande sviluppo economico diventando uno dei paesi più ricchi del sud est asiatico. Terra di passaggio dove già nel II sec. d.C. si sono instaurati i primi regni indigeni, la Malesia è stata oggetto di conquista coloniale (Inglesi e Olandesi prima, Giapponesi poi) che hanno portato allo sviluppo economico. Dopo la sconfitta giapponese della II Guerra Mondiale venne creata l’Unione Malese, un protettorato britannico. La completa indipendenza venne raggiunta nel 1957, e sei anni dopo si unì a Singapore inglobando le ex colonie di Sabah e Sarawak. Nel 1965 Singapore si staccò dall’Unione per ritornare stato indipendente. Oggi gli stati della Federazione sono 13, più i territori federali di Kuala Lumpur e l’Isola di Labuan. La moneta è il ringgit. Il clima è tropicale, caldo e umido con temperature elevate tutto l’anno. Si parla il malay (bahasa melayu), è diffuso il cinese, e l’inglese è parlato e capito ovunque. La cucina malese è ricchissima di sapori e profumi indiani e cinesi, grazie alla varietà di etnie, razze e influenze culturali malay, cinese e indiana; si puo’ mangiare spendendo poco ovunque. In Malesia si possono acquistare oggetti di vario artigianato locale in legno bambù e batik. 36 La Malesia è un altro dei paesi asiatici dei contrasti, e rappresenta la fusione dell’incontro di culture ed etnie con tradizioni cinesi, indiane, inglesi, portoghesi e locali. Molte sono le feste e le manifestazioni religiose (Natale cristiano, Hari Raya musulmano, Deepavali e Taipusam induisti, Capodanno Cinese). Kuala Lumpur è nata come villaggio di capanne di minatori alla fine dell’ 800, oggi è una meraviglia della modernità con due milioni di abitanti sospesa tra il passato coloniale inglese e il futuro, e una delle “tigri asiatiche” che hanno trainato lo sviluppo economico del continente. Centri commerciali, strade veloci e grattacieli, che contrastano con la periferia che diventa ben presto giungla tropicale. Da vedere il Palazzo Reale, le torri gemelle Petronas Towers, fino a poco tempo fa il più alto grattacielo del mondo, la Torre Menara (la più alta d’Asia), la Torre del Sultano, i parchi e i giardini pubblici, i parchi faunistici, la Chinatown e le moschee malesi in stile moresco, ricchi templi cinesi ma anche palazzi stravaganti e i grandi centri commerciali. I suoi abitanti la chiamano semplicemente KL. Penang è una regione, primo insediamento inglese nel sud est asiatico, capitale è l’antica Georgetown. Qui spesso la balneazione è resa difficile dal fenomeno dell’alta e bassa marea. Alla sera sono aperti i caratteristici “pasar malam”, mercati serali dai prezzi bassi dove è assolutamente necessaria la contrattazione. Malacca è un antico e importante porto portoghese con architettura moresca e cinese: qui si trovano la Fortezza A Famosa, il Museo Islamico, il piccolo tempio induista di Sri-Mahariamman, la Chinatown e interessanti palazzi. Langkawi è un arcipelago leggendario e paradisiaco formato da 104 isole, solo 4 di esse abitate. Kota Kinabalu è indicata per escursioni all’insegna della natura. Da vedere anche le isole di Tioman, di Pangkor, di Perhentian e di Redang e le stupende spiagge del Sabah. L’Isola di Tioman, al largo della costa orientale della Malaysia peninsulare, vanta bellissime spiagge e fondali decorati da barriere coralline e pesci variopinti. Il Taman Negara è uno dei parchi più antichi con 4.300 km² e 30 milioni di anni, con un ponte su corde considerato il più lungo del mondo. Gli altri due parchi nazionali sono quelli di Gunung Mulu e di Kinabalu. Cameron Highlands è un altopiano, importante centro agricolo con coltivazioni di tè.La longhouse è l’abitazione tradizionale della Malesia, una sorta di casa-villaggio dove molte comunità abitano sotto un unico lungo tetto nella giungla con antichi stili di vita fatti di danze, riti tradizionali e l’ospitalità tipica delle genti del Sarawak. Ancor oggi è una scelta di vita per gran parte della popolazione rurale, soprattutto di etnia Iban, Bidayuh e Orang Ulu. a Sopra, da sinistra: una longhouse,villaggio del Borneo,Malesia selvaggia 37 METROPOLI MULTIETNICA NEGOZI Segnaliamo AOC – Africal Oriental Craft (Via Confalonieri, 34 www.africanorientalcraft.com) dove si trova un po’ di tutto dall’Oriente all’Africa: mobili, complementi d’arredo, gioielli ecc. LOCALI & DISCOTECHE C’è un ritorno della moda brasiliana a Milano con diverse serate: il Bambù (Via Crispi, 2) è un lounge bar che propone “Mundu Brasil” un giovedì notte con musica (dal vivo e non), balli, buffet e cocktail tipici. Allo Zythum (Via Rutilia, 16, vedi N.27) cene brasiliane, musica dal vivo e balli, oltre alla nuova serata “Secunda da ressaca” del lunedì. All’ Ondanomala Beach Cafè (Via Lampugnano, 109) con le serate “Forrò do onda” (venerdì) e Onda do Brasil” (domenica) con aperitivi, balli, buffet e spettacoli. Al nuovo Revolver (P.zza Cantore, 3) al sabato sera c’è “Favela Shanti” con musica elettronica brasiliana. Concerti in casa (Via Malaga, 4) è una nuova iniziativa “intimista” su prenotazione ad ingresso libero con concerti (anche etnici) in scena in un loft privato. El Refugio (Via Don G.Minzoni, 11) è una discoteca latinoamericana in zona Bovisa appena rinnovata (prima si chiamava Huequito). Sempre ritmi sudamericani al Copacabana (Cinisello Balsamo, Largo Milano, 10) discoteca di 1000 posti aperta al sabato. RADIO Radio Waumini opera in Kenya raggiungendo la capitale Nairobi e molti villaggi rurali. La programmazione di 24h, va dall’informazione, all’intrattenimento, ai canti religiosi. È stata creata dal lavoro appassionato del legnanese Marco Camozzi, creatore anche di Radio Bahkita, il primo network radiofonico del Sudan meridionale. RIVISTE Its China è un periodico gratuito bilingue (cinese/italiano) di affari, economia, cultura e società per la comunità cinese in Italia. Lo trovate anche su internet: www.itschina.it Fusion, dal curioso logo futuristico, è un periodico che esce da 4 anni per le comunità latinoamericane a Milano. Disegna Manga e Anime: viene riproposto in edicola questo corso a fascicoli della De Agostini per diventare un mangaka! ASSOCIAZIONI & CENTRI Survival è un’associazione che dal 1969 si occupa della difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni. www.survival.it TV Dal 1°luglio è nato Man-ga, il primo canale (il 149 di Sky) interamente dedicato all’animazione giapponese, con le serie storiche e quelle nuove e inedite…era ora! Sempre a proposito di anime, MTV trasmette ancora la serie di successo Full Metal Alchemist (due stagioni e un film). La zampata del dragone è un reportage trasmesso da Canale 5 attraverso la Cina di oggi, con le sue contraddizioni, i velocissimi cambiamenti e i suoi grandi numeri. RADIO & MUSICA Consigliamo la Biblioteca Venezia (Via Frisi 2/4 ang.Via Melzo) che ha una buona collezione di cd di world music che si possono ascoltare in loco con cd portatili. GIOCHI Mondiali Fifa Sudafrica 2010 (per PSP, PS3, Wii, XBOX 360) per vivere in prima persona le partite del Mondiale di calcio appena concluso. Prince of Persia – Le sabbie dimenticate (per ps3 e xbox 360) è l’ultimo di una vecchia serie nata nel 1989: le avventure si svolgono nell'antica città di re Salomone tra superpoteri, amuleti, deserto e combattimenti. Super Street Fighter IV (per ps3 e xbox 360) è un classico “picchiaduro” con nuove tecniche di combattimento. Giochi ambientati in Cina? Abbiamo trovato True Crime – Hong Kong (per pc,ps3 e xbox 360) dove s’impersona il detective Wei Shen in incognito nella Triade, tra combattimenti di arti marziali, esplosioni, sparatorie e inseguimenti acrobatici; Kane & Lynch 2 – Dog Days (per pc,ps3 e xbox 360) è invece una fedele ricostruzione dei bassifondi di Shanghai, in un’atmosfera thriller con le avventure dello psicopatico Lynch. 38 MOSTRE E RASSEGNE MITO – Da seguire, anche quest’anno, la grande manifestazione a carattere musicale che si svolgerà tra Milano e Torino in luoghi vari dal 3 al 24 settembre. Tante le proposte etniche, come Focus Turchia o la giornata dell’Africa. Expo di Shanghai 2010 – Grande successo per l’esposizione internazionale (si svolge a Shanghai, Cina, dall’ 1-5 al 31-10 sulle due sponde del fiume Huangpu) dedicata alla sostenibilità della vita urbana. Il tema scelto è stato Better city, better life (Città migliore, vita migliore). www.expo2010china.com MOAC – La Mostra mercato dell’Artigianto Nazionale, classico appuntamento dell’estate sanremese, torna per il pubblico dal 20 al 29 agosto al Mercato dei Fiori in Valle Armea, Sanremo (IM). Molti gli stand con artigianato etnico. Non mancano i manga e gli anime giapponesi! Cheung Chau Bun Festival è una festa popolare piena di colori in cui si svolge una gara con i concorrenti che scalano alte torri ricoperte di pagnottelle. Isola di Cheung Chau (Hong Kong) 21/5. I due imperi: l’aquila e il dragone è una mostra che mette a confronto, per la prima volta, l’Impero Romano e le dinastie cinesi Qin e Han, nel periodo che va dal II sec. a.C. al II sec. d.C., alle radici di Oriente e Occidente. Milano, Palazzo Reale, dal 16/4 al 5/9. Art HK 10 è la fiera d’arte contemporanea più importante d’Asia con 140 gallerie invitate da tutto il mondo, con un occhio di riguardo ai paesi emergenti (Cina e India) ma anche Taiwan, Pakistan e Indonesia. Hong Kong, Hong Kong Convention and Exhibition Centre, dal 27 al 31/5. Estasi e Memorie è la mostra curata da Giuliana Scimè, dedicata al fotografo giapponese Eikoh Hosoe con 6 progetti realizzati dal 1960 a oggi e una serie di scrools, rotoli composti da una lunghissima sequenza di immagini. Milano, Galleria Carla Sozzani, Corso Como, 10. Dal 17/6 all’ 1/8. Birthday of Lord Buddha si svolge in un tempio raggiungibile con una lunghissima scalinata o con una funivia, per festeggiare il compleanno di Buddha. Tempio di Ngong Ping, Isola di Ngong Ping (Hong Kong) 21/5. Viviane Sassen – Flamboya è una mostra che presenta una selezione di foto realizzate dalla fotografa olandese durante i suoi viaggi in Africa. Milano, Forma-Centro Internazionale di Fotografia, dal 21-4 al 2-6. Seoul International Cartoon & Animation Festival è una grande selezione di cartoni animati sudcoreani con grande attenzione alle nuove tecnologie. Seoul (Corea del Sud), The Coex Center dal 21 al 25 luglio. www.sicaf.org SoleLuna – Un ponte tra le culture è una rassegna cinematografica di documentari sul Mediterraneo e sull’Islam, creata dall’associazione omonima. Nella splendida cornice del complesso monumentale di Sant’Anna, Galleria d’Arte Moderna di Palermo dal 18 al 25/7. www.solelunaunpontetraleculture.com/ Robocup World Championships è il campionato di calcio dei robot che si sono sfidati a Singapore dal 19 al 25 giugno. Futebol: paixão do Brasil/Calcio: passione brasiliana è una mostra fotografica di Alexandro Texeira con scatti dedicati al calcio brasiliano e ricavato devoluto in beneficienza. Milano, Galleria Belvedere, dal 17/6 al 10/7. The Kabuki In occasione della 700ª rappresentazione all’estero dello spettacolo del Tokyo Ballet con coreografia di Maurice Béjat, è arrivato in Italia il prestigioso show sull’antica forma d’arte teatrale giapponese. Milano, Teatro alla Scala, 11-7-2010. Zhang Huan - Ashiman In mostra 42 opere tra fotografie, installazioni, video e scultura per scoprire l’artista contemporaneo cinese Zhang Huan, noto per le performances di grande impatto in cui utilizza il proprio corpo ai limiti della sopportazione fisica. Non mancano gli “ash paintings” e le “ash sculptures”, creati con la cenere dell’incenso bruciato nei templi buddhisti, e le “memory door”, tavole della memoria che raccontano la storia della Cina. Milano, PAC dal 7/7 al 12/9. Sguardi d’Autore sull’Africa Una collettiva di grandi autori racconta l’emozionante Africa. Sala Consiliare del Municipio, San Vito al Tagliamento (PN) dal 26/6 al 31/10. 39 IL FASCINO DEL MISTERO: POPOBAWA Chi è Popo Bawa? Oggi ci occupiamo di lui, in swahili queste parole significano “pipistrello” e “ala”, e, secondo la leggenda è un malvagio demone africano originario della Tanzania che abita e semina il panico sull’Isola di Pemba (Zanzibar). Fa parte degli sheitan o jinn (vedi N.12), demoni africani e mediorientali. Descritto come una sorta di pipistrello-ciclope che assoggetta, strupra e a volte uccide le sue vittime mentre dormono, la sua presenza è annunciata da un odore acre e da una nuvola di fumo e a volte è invisibile alla sua vittima, mentre si manifesta alle altre persone presenti. Durante il giorno assumerebbe forma umana. Si ha notizia delle sue nefandezze dal 1972, che avvengono sempre in periodi politici delicati. Solo suggestione, opera di umani, o fatti riconducibili alle leggende medievali presenti anche in Occidente relative ai succubi (spiriti femminili) e agli incubi (spiriti maschili) che molestano sessualmente le loro vittime di notte durante il sonno? Recentemente stanno anche girando un film horror italiano sul tema. SUNMUDO 선무도 Dalla Corea, ecco il Sunmudo…di cosa si tratta? È una disciplina marziale legata allo zen e al buddhismo che si è diffusa a partire dagli anni ’70 e ‘ 80. I monaci buddhisti in tempi antichi erano incoraggiati a praticare arti marziali zen come pratica di meditazione dinamica, ecco perché queste discipline spesso nascono per opera loro, vengono dichiarate illegali e vengono successivamente studiate e ripristinate ed approdano anche nelle nostre palestre. Il Sunmudo ha preso questo nome nel 1984 per opera del monaco buddhista Jeog Un, ma il suo nome ufficiale è Bulgyo Geumgang Yeong Gwan Nell’agosto del 2009 si sono tenuti anche i mondiali e gli italiani si sono dimostrati forti in questa disciplina, non ancora riconosciuta come olimpica ma sicura, adatta a tutte le età, anche alle donne, e con molti proseliti. Si possono utilizzare forbici e anche armi. 40 VOCI DAL NILO – I LIBRI CONSIGLIATI Un cammello tra i canguri di Cristina Cappa Legora, De Agostini, pagg. 192, € 14,90. Adatto ai bambini dai 6 ai 10 anni, un libro divertente per far loro conoscere il continente australiano. Flaminia è una bimba di origini italiane dalla bizzarra famiglia e con l’idea di portare a Port Douglas un cammello per attirare i turisti. In fuga dalla mia terra di Emiliano Bos, Altraeconomia Edizioni, pagg. 144, € 13. Reportage del giornalista Emiliano Bos sugli emigranti e profughi che non si fermano davanti a nulla, fuggendo da guerre, carestie e miseria, dal Senegal alla Moldavia, dall’Iraq all’Afghanistan… L’apparenza della vita terrena di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 63. Questo libro approfondisce molti argomenti presenti nel Corano che riguardano la scienza, l’astrologia, l’Adilà ecc. L’introduzione dice “Molte persone si affidano alla lettura di libri più o meno recenti, che spiegano il destino del mondo, degli uomini, ignorando che tutto era stato già spiegato in un Libro (il Corano) più di 1400 anni fa. Non soffermatevi sulle apparenze, ma cercate di andare oltre a quello che vedete e sentite. Come la vita”. Si scarica gratuitamente da internet: http://islamvero.splinder.com Non è tempo di eroi – Il cinema di Johnnie To di Matteo Di Giulio e Fabio Zanello, Il Foglio, pagg. 260, € 15. Non poteva essere ignorato in Italia il talento di Johnnie To, spesso presente sul nostro “Tracce sulla sabbia”, con un saggio che ripercorre la carriera del prolifico regista di Hong Kong. Asia al bivio di Michael Edwardes, Feltrinelli, pagg. 270. Da tempo fuori catalogo e fuori tempo, è comunque interessante rileggere questo saggio paragonando l’Asia del 1962 a tutti i passi in avanti fatti oggi. Bibbia masai di Katharina Kraus, Jaca Book, pagg. 162, € 75,90. Monumentale volume pubblicato nel 1985: una Bibbia illustrata nata in Africa, proposta al gusto europeo con immagini coloratissime. Forse non tutti sanno che… di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo, El Dìn Ed, pagg. 20. Con questo libro conoscerete meglio la storia di Israele e Palestina, dell’ebraismo e del conflitto tra palestinesi e israeliani. L’intenzione di questo libro è di affrontare certi argomenti delicati in modo equilibrato. Incominciate a leggere questo libro, a lasciare da parte i pregiudizi sugli ebrei o musulmani, forse è un passo avanti verso la pace. Per ottenere la pace del mondo bisogna cominciare ad avere la pace interiore nei vostri animi, come suggerisce l’autore nell’introduzione. Si scarica gratuitamente da internet: http://islamvero.splinder.com 41 L’arte di dimenticare di Anita Nair, Guanda, pagg. 384, € 18. Il percorso con cui riconquistare la propria vita nel libro di questa narratrice indiana contemporanea. L’autrice ha anche un proprio sito in inglese: www.anitanair.net Yin Yang marketing di Roberto Tiby, Il Punto d’incontro, pagg. 160, € 11,90. Curioso questo libro che applica gli antichi principi della filosofia cinese alle strategie commericali regolate dall’alternanza continua tra i poli Yin e Yang. I giorni dell’amore e della guerra di Tahmima Anam, Garzanti, pagg. 330, € 18,60. Esordio letterario in questo libro ambientato sullo sfondo della sanguinosa guerra d’indipendenza che nel 1971 ha portato il Bangladesh alla separazione dal Pakistan dall’altra parte dell’India, dal punto di vista delle donne con la loro caparbia volontà di sopravvivenza. Il ragazzo che parlava col vento di Pascal Khoo Thwe, Piemme, pagg. 400, € 11. L’emozionante storia autobiografica di un ragazzo Birmano nato a Phekhon nella piccola tribù dei Kayan Padaung, tra conversione al cattolicesimo, studi e ribellione al regime. Manga Kamishibai – The art of japanese paper theater di Eric P.Nash, Harry N. Abrams Inc., pagg. 304, € 28,36. Alle origini dei manga e degli anime con questo volume in inglese che tratta dell’affascinante mondo del fumetto giapponese. Il ristorante dell’amore ritrovato di Ito Ogawa, Neri Pozza, pagg. 192, € 15. Ringo è una ragazza lasciata dal fidanzato che ritorna nel villaggio natio per aprire il ristorante del titolo, un luogo dove si possono gustare prelibatezze che fanno bene al cuore. Cibo, amore e rapporto madre-figlia in questo nuovissimo romanzo giapponese. La bambina con i sandali bianchi di Malika Bellaribi, Piemme, pagg. 224, € 10. La storia di Malika (“regina”, in arabo) la settima di nove figli di genitori algerini emigrati nella bidonville di Nanterre, in Francia. Un’esistenza difficile con una nuova speranza all’orizzonte. La profezia della curandera e Negli occhi dello sciamano di Hernán Huarache Mamani, Piemme, pagg. 368 e 288, € 11 e 10. Autore vendutissimo anche da noi, il peruviano Huarache con due romanzi: nel primo la giovane Kantu intraprende un difficile cammino nella realtà a lei sconosciuta delle tradizioni andine; il secondo è un racconto autobiografico dell’autore, diventato curandero ed erede delle antiche tradizioni sciamaniche spirituali inca. Il paese delle stelle nascoste di Sara Yalda, Piemme, pagg. 192, € 9,50. La protagonista Sara, alla ricerca del suo passato e in perenne fuga, in un Iran, terra dura e bellissima che cerca di decifrare. Tai-Pan di James Clavell, Bompiani, pagg. 692, € 11. Romanzo d’avventura del 1966 dell’australiano Clavell, un grande successo che generò anche un film nel 1986. Storia di Tai-Pan (“padrone assoluto”) vero nome dello scozzese Dirk Struan, uomo d'affari che lavora a Canton e che gestisce la Nobile Casa nella metà del XIX secolo. Il poeta di Yi Munyŏl, Giunti, pagg. 220, € 5,16. Interessante romanzo che si ispira alle poche notizie disponibili su un popolare poeta nella Corea semifeudale del primo Ottocento, Kim Sakkat, la cui vita è avvolta dalla leggenda. 42 SA DINGDING ARENA CIVICA, MILANO, 2-8-2010 Non potevamo mancare a questo appuntamento unico: Sa Dingding arriva per la prima volta in Italia: dopo il concerto del 29 luglio a Roma alla rassegna “Villa Ada - Roma incontra il mondo”, il 2 agosto è la volta del Milano Jazzin’Festival che si svolge, come ogni anno, all’aperto nella stupenda Arena Civica della nostra città. Ma chi è questa cantante pressochè sconosciuta da noi e definita “la Björk cinese”? Il soprannome deriva dall’uso originale della voce e dall’abbigliamento scenografico che indossa sul palco, ma questa definizione è limitante, non la amiamo molto. Nel suo paese è molto famosa e ha venduto 25 milioni di dischi, una cantante pluripremiata che si è esibita in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008, ma che è anche ballerina, compositrice, coreografa e polistrumentista. Nata nel 1983 nella regione della Mongolia cinese, da dove si è spostata con la famiglia nomade all'interno della Cina orientale fino ad arrivare a Pechino nel 2000; qui ha studiato al Conservatorio Musicale e a 18 anni ha inciso il suo primo disco, “Dong Ba La (咚巴啦)” che nel 2001 le ha procurato un premio come migliore cantante-musicista della Cina. Si è formata musicalmente tra la Cina e la Gran Bretagna. Da allora è un crescendo di successi finché la sua carriera ha una svolta anche in Occidente quando Sa Dingding ha vinto, nel 2008, il BBC World Music Award per la regione Asia-Pacifico con il suo disco “Alive (万物生)”. All’Arena promuove il nuovo disco “Harmony (天地合)” in poco più di un’ora di concerto reso incerto fino all’ultimo da un incombente temporale che si limiterà –fortunatamente- a poche gocce. Arriviamo molto in anticipo e con il biglietto già acquistato da tempo…non sapendo cosa aspettarci siamo previdenti; all’apertura sono pochissime le persone presenti, facendo temere un flop, invece tutti arrivano all’ultimo momento, c’è molta aspettativa e il pubblico è di appassionati ma soprattutto di curiosi; non mancano i cinesi della vicina Chinatown, alcuni anche molto giovani, con tanto di improponibili zazzere bionde e nere. Al concerto si assiste seduti, il biglietto è economicissimo con posto libero e noi ci accaparriamo i posti nelle primissime file. La bellissima Sa Dingding esce in scena ed è molto emozionata per la sua prima volta in Italia. E’ accompagnata da quattro giovani musicisti: un bassista, un tastierista, un batterista e un suonatore di guzheng e pipa. La sua musica è uno stile unico di esotismo, romanticismo, musica fusion-chillout, di rock e di pop elettronico sperimentale che si fonde con la musica tradizionale cinese, ma non mancano la danza e l’arte performativa, che trasmettono mistero ed eleganza. Qualcosa di nuovo, di profondo ed espressivo proposto da una cantante differente dalle altre perché capace di vedere le cose con una prospettiva completamente diversa. Sa Dingding utilizza una voce squillante e aggraziata, spesso ispirata ai mantra e ai canti religiosi buddhisti, accompagnata da cori maschili. Riesce ad evocare simultaneamente i canti popolari e i suoni ambient-electro. Percepiamo molta religiosità e spiritualità e in alcuni tratti ci ricorda vagamente sia le sperimentazioni di Björk che lo stile della ben più nota Faye Wong (vedi N.28). Sempre sorridente, nel suo abito coloratissimo, parla spesso tra un brano e l’altro, dolcemente, in un inglese un po’ stentato e ci spiega che la musica è la sua vita e salendo sul palco si lascia tutti i problemi alle spalle, lì tutto diventa positivo; la sua è una musica che segue la sua immaginazione. Canta in cinese, mongolo, inglese, tibetano, sanscrito e in una lingua inventata da bambina da lei e da sua nonna, un linguaggio universale che utilizza per esprimere vocalmente le proprie emozioni. Due canzoni sono particolarmente commoventi, “Little tree and big tree” è dedicata all’infanzia, molto vivida nei ricordi dell’artista: tutti rimaniamo bambini dentro, nessuno vuole crescere; “Pomegranate woman” è invece ispirata dalle donne della provincia dello Yunnan e dedicata alla loro forza perché in quelle comunità hanno tutto sulle spalle e si prendono cura di tutti e di ogni cosa; sono “donne melograno” perché all’esterno sono dure, la loro pelle è una scorza ma sono dolci e delicate dentro. Il concerto si conclude dopo un acclamato bis, sia il pubblico sia gli artisti sono entusiasti, molti corrono emozionati e commossi verso il palco per salutarli e scattare una foto –noi compresi-. Speriamo di risentire presto dal vivo la sua musica soft, evocativa, orientaleggiante e rilassante, accontentandoci di sentire i suoi album, ancora difficilmente reperibili in Italia (vedi Radio Tropical N. 29 e 33). 43 IL RICETTARIO Zuppa di tofu (cucina giapponese) Ingredienti per 4 persone: una dozzina di cucchiai di brodo Dashi, 125 g di tofu, 4 pezzi di alga wakame (ognuno di circa 5x5 cm.), 2 cucchiai di salsa di soia. Preparazione: mettere a bagno i pezzi di alga wakame per 3/5 minuti, immergere il tofu in acqua fredda per pochi secondi, sgocciolarlo poi tagliarlo a cubetti di circa un centimetro per lato. Intanto portare ad ebollizione il brodo dashi senza coprirlo, unire la salsa di soia, mescolare, coprire e togliere dal fuoco. Sistemare i pezzetti di tofu in ciotole larghe e unire col brodo anche l’alga strizzata tra le mani. Se volete un piatto più piccante, spolveratelo con dello hishimi togarashi , un mix di 7 spezie. Babaganoush (cucina libica) Ingredienti: 4 grosse melanzane ovali, 250g di tahini, 1/2 bicchiere d'aceto bianco, 4 spicchi d'aglio, 1 limone, 4 cucchiai d'olio, 1 manciata di prezzemolo, sale e pepe, 1 cucchiaio di semi di cumino. Preparazione di questo puré aromatico di melanzane: tagliate le melanzane in 2 metà eliminando il picciolo, mettetele in forno con le cipolle non sbucciate e cuocetele finché non diventeranno tenere. Appena saranno cotte, sbucciate entrambe le verdure e setacciatele. Raccogliete la purea in una fondina e mescolatela ai tahini e all'aceto, bagnate il tutto con un po' d'acqua tiepida, fino a ridurlo in una crema omogenea. A questo punto l'aglio tritato, un pizzico di sale, un po' di pepe e i semi di cumino schiacciati vanno uniti al composto con l'olio, rimestando il preparato, perché possa assimilarlo perfettamente, poi amalgamete il tutto con il prezzemolo tritato finemente, usando solo le foglie, e poca buccia di limone grattugiato. IL MELOGRANO Il melograno è una pianta di antichissima coltura che ha origine nell’Asia sud-occidentale (Caucaso) e si è diffusa nel bacino del Mediterraneo, in Iran e nella regione Himalayana dell’India del Nord. È stata diffusa nel Mediterraneo dai Fenici, dai Greci e dagli Arabi. Oggi si trova anche in Africa e in varie zone asiatiche, nonché in America centrale. Il suo nome scientifico è punica granatum e fa parte della famiglia delle Punicaceae o Lythraceae. Comprende poche varietà ed è molto particolare, il frutto produce bacche racchiuse in una scorza dura. Il sapore è acidulo e dolciastro e i fiori carnosi, in genere di colore rosso. Un gusto non per tutti, ma molti ne vanno golosi. Viene considerato importante nelle principali religioni che spesso lo citano o rappresentano fin dall’antichità come simbolo di fertilità. Nella medicina indiana ayurvedica viene utilizzata ogni parte della pianta. Vengono anche usate la sua polvere e il suo succo, e inoltre è una pianta ornamentale. 44 FIUMI DI VITA: GIORDANO Il Giordano è un fiume di 360 Km di lunghezza che attraversa 5 stati: Libano, Giordania, Siria, Israele e Palestina. Il suo nome in arabo è Nahr al-urdun - األرد ن ن هر, in ebraico Nehar hayarden - ( הירדן נהרcioè scendere, andare giù). Nasce dalla congiunzione dei fiumi Hasbani, Banyas e Dan dal versante occidentale del massiccio dell’Hermon (2700 m), in Libano, entra in Israele, dove formava il lago (oggi prosciugato) di Hule, e raggiunge il Lago di Tiberiade. Va a sfociare nel Mar Morto, a 392m sotto il livello del mare. Yarmuk è il nome del fiume suo più importante tributario. Le acque del Giordano sono salate ma vengono molto utilizzate per irrigare i campi. Oggi appare molto sfruttato e anche inquinato. Il Giordano è mèta di pellegrinaggi e di battesimi in quanto ha un’importanza biblica perché nelle sue acque Gesù ricevette il battesimo da San Giovanni Battista, prima di iniziare la suo itinerario per i villaggi della Galilea, infatti su queste rive e nelle zone circostanti, citate più volte nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Gesù svolse gran parte della propria missione. 45 DAL SOL LEVANTE: IL TEATRO GIAPPONESE Il teatro giapponese è complesso e racchiude diversi stili, vediamone brevemente i principali. Nato inizialmente come “teatro di figura”, cioè rappresentato con burattini, marionette, pupazzi, ombre e oggetti, ha poi generato forme teatrali originalissime. Nō o Noh (能) è un genere teatrale perfezionato 600 anni fa, che ha radici che affondano nel mito. Nacque nel XIV sec. La parola Nō significa capacità, abilità. A differenza del Kabuki, è un teatro più popolare e volgare. Al canto e alla danza, propri di questa disciplina, si attribuisce il potere di influire sul corso delle stagioni, di riportare alla luce le energie nascoste e di propiziare gli dei. Nato dai riti agrari e dalle feste stagionali, il Nō è una combinazione di lentezza e grazia spartana in cui si trovano: canto, danza, poesia e musica percussiva (ōtsuzumi, kotsuzumi, tamburi) e di flauto, in cui gli attori si muovono con movimenti essenziali e stilizzati, spesso portando caratteristiche maschere. Si è trasmesso oralmente da padre in figlio solo all'interno delle famiglie di attori fino al secolo scorso, poi l'insegnamento è stato esteso fuori dalle famiglie e anche alle donne. I testi sono costruiti in modo da poter essere interpretati liberamente dallo spettatore. Il teatro kabuki(歌舞伎), fenomeno unico fra le arti teatrali, è nato dalla danza durante il XVII secolo, si è ampiamente sviluppato nel XVIII e resta un’inesauribile fonte d’ispirazione nel teatro moderno. La parola è formata da tre ideogrammi: 歌 ka (canto), 舞 bu (danza), 伎 ki (abilità) ma si riferisce anche a kabuku ("essere fuori dall'ordinario"). Si tratta di un teatro popolare dove anche i personaggi femminili erano e sono interpretati da attori maschili per motivi morali, con uno stile unico e singolare. Legato al teatro dei burattini Jōruri (poi Bunraku) è di difficile comprensione per gli Occidentali, anche se spesso viene proposto nelle tournée di compagnie nipponiche. Il kyōgen (狂言), solitamente tradotto come “parole folli” è composto dal carattere 狂 [kyō] che vuol dire ‘pazzo’ e dal carattere 言 [gen] che significa “parole”. Si tratta di un’altra forma teatrale comica e farsistica del teatro tradizionale giapponese che, da circa seicento anni è stata tramandata per generazioni aggiornandosi e inglobando altre forme teatrali. Abbiamo poi il Butoh, di cui parleremo più specificamente nei prossimi numeri, una forma di danza teatrale contemporanea sorta negli anni ’50.
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