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Economia mercoledì 16 marzo 2016 7 L’industria perderà ancora posti di lavoro Secondo il Credit Suisse quest’anno spariranno almeno 7’800 impieghi Zurigo – Taglio di 7’800 posti di lavoro nell’industria, stabilizzazione del commercio al dettaglio, rallentamento del calo dei pernottamenti: queste le previsioni degli economisti di Credit Suisse in tre comparti ‘caldi’ dell’economia svizzera, tutti particolarmente a rischio a causa del franco forte. In gennaio erano circa 23mila i disoccupati nel settore industriale, 3’700 in più dell’anno precedente (+19%), si legge nel- la pubblicazione trimestrale ‘Monitor Svizzera’. Quasi tre quinti dell’aumento della disoccupazione sono riconducibili all’industria metalmeccanica ed elettronica (Mem) nonché a quella orologiera. Per i prossimi trimestri gli specialisti di Credit Suisse prevedono un ulteriore taglio di posti di lavoro nelll’industria: la flessione dell’occupazione dovrebbe attestarsi all’1,2%, pari a 7’800 posti. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, nel 2015 i fatturati nominali e i prezzi sono stati inferiori dell’1,5% rispetto ai dodici mesi precedenti. Nel quarto trimestre si è registrata una certa distensione, che non ha però interessato il seg- mento dell’abbigliamento (fatturato -4,2%), penalizzato dalle temperature miti. Supponendo un tasso di cambio euro/franco di 1,10, Credit Suisse si aspetta per il 2016, nonostante un probabile lieve aumento della disoccupazione e il difficile inizio d’anno, una stabilizzazione dei fatturati nominali. Le vendite aumenteranno nel settore alimentare, mentre diminuiranno in quelle non food. Sul fronte turistico, nel 2015 l’industria alberghiera elvetica ha registrato una riduzione dei pernottamenti dello 0,8% rispetto all’anno precedente, con punte del rispettivamente -14 e -12% per gli ospiti provenienti da Olanda e Germania. Gra- zie a un’ulteriore ripresa economica in Europa, il calo dei pernottamenti dovrebbe però rallentare nel 2016, affermano gli analisti di Credit Suisse. Credit Suisse lascia invariata all’1% la sua previsione di crescita dell’economia svizzera per il 2016, mentre per il prossimo anno viene avanzata per la prima volta la stima di +1,5%. Su base pro capite la performance economica è però diminuita nel 2015 e dovrebbe calare anche nel 2016, affermano gli economisti della grande banca. La Svizzera ha saputo evitare una recessione l’anno scorso, ma l’espansione dello 0,9% resa nota dalla Seco fa apparire il 2015 migliore di quan- to non sia effettivamente stato, si legge ancora nella pubblicazione trimestrale ‘Monitor Svizzera’. Gran parte della crescita si è infatti compiuta prima dello shock dell’apprezzamento del franco: tecnicamente il 2015 si è quindi aperto con un “residuo statistico” ereditato dall’anno precedente di circa 0,9 punti percentuali. Quest’anno il panorama non cambierà molto. Il calo degli utili aziendali grava sul comportamento di investimento: di conseguenza, secondo gli economisti di Credit Suisse, il tasso di disoccupazione dovrebbe crescere ulteriormente, raggiungendo a fine anno un livello del 3,8 per cento. ATS/RED Le politiche monetarie espansive spingono al ribasso i rendimenti e turbano gli investitori Risparmiare a tassi negativi I mercati finanziari sono sull’ottovolante da mesi e molte obbligazioni pubbliche non pagano interessi. Come districarsi in questo periodo? I CONSIGLI DELL’ESPERTO ‘Diversificare gli investimenti con gli specialisti’ Massimo Pedrini, responsabile dell’advisory a BancaStato di Generoso Chiaradonna Nelle scorse settimane l’‘Economist’ ha dedicato un approfondimento al tema dei tassi negativi. Una stagione che – stando alle parole, la scorsa settimana, del governatore della Banca centrale europea Mario Draghi – potrebbe durare a lungo. Ricordiamo che il club delle banche centrali con remunerazione negativa (una sorta di tassa a carico delle banche commerciali che parcheggiano temporaneamente le loro eccedenze di liquidità presso l’istituto di emissione) dopo l’abbassamento del tasso ‘remuneratore’ al -0,75% della Banca nazionale svizzera di un anno fa, si è allargato a Giappone, Danimarca, Svezia e ora anche alla Bce. Se invece allarghiamo lo sguardo al variegato mondo delle obbligazioni statali (i titoli del debito pubblico, per intenderci), il panorama dei tassi negativi non è una novità dell’ultimo anno. I rendimenti sono sotto lo zero (si prestano soldi per ricevere un capitale nominale ridotto alla scadenza, ndr) per i titoli pubblici a due anni di Belgio, Francia, Germania, Olanda, Finlandia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Austria, Slovacchia. In territorio negativo anche i rendimenti delle obbligazioni pubbliche con scadenza a cinque anni di Austria, Slovacchia, Germania, Olanda, Finlandia, Danimarca. La Svizzera ha un record tutto suo. Addirittura i rendimenti delle obbligazioni della Confederazione a 10 anni sono negativi. Distorsione concettuale Siamo quindi di fronte a una bizzarra distorsione di una delle più intuitive leggi finanziarie: prestare denaro per non ricevere nessuna remunerazione. A meno di cambiamenti in positivo dello stato di salute dell’economia europea, attualmente molto improbabile, è possibile che i tassi negativi, o al più prossimi allo zero, continuino a essere la norma ancora per alcuni Le politiche monetarie delle banche centrali (Bns compresa) rimarranno espansive ancora a lungo. Questo vuol dire, in poche parole, privilegiare i debitori e reprimere i creditori (risparmiatori). Come investire i propri risparmi visto che le obbligazioni (pubbliche e private) hanno rendimenti nulli, se non negativi? Non è semplice rispondere in quanto l’argomento è complesso. In generale noi non consigliamo di effettuare investimenti diretti in obbligazioni e questo poiché per ottenere rendimenti interessanti occorrerebbe puntare su debitori ad alto rischio. Molto meglio investire in fondi d’investimento che offrono una maggiore diversificazione del rischio e che dovrebbero poter generare rendimenti positivi nel medio e lungo termine. Le leggi finanziarie sono ribaltate anni. L’inondazione di liquidità decisa la scorsa settimana dalla Banca centrale europea per i prossimi mesi con il Quantitative easing, sarà la forza che li spingerà ulteriormente verso il basso. Cosa può fare un risparmiatore per cercare di non erodere il proprio patrimonio accumulato in anni di lavoro? Per prima cosa – come consiglia Massimo Pedrini (cfr. intervista a lato), responsabile dell’advisory a BancaStato, servizio che monitora e analizza i mercati finanziari, bisogna diversificare i propri investimenti affidandosi comunque a uno specialista. Il ‘fai da te’, tanto di moda in questi ultimi anni con l’avvento della digitalizzazione e l’accesso facilitato a piattaforme di negoziazione online su vari mercati (valute e altri TI-PRESS strumenti finanziari con effetto leva), è sconsigliato vivamente. Il rischio di perdere tutto il capitale è molto elevato. Uno dei timori dell’avvento dei tassi negativi era che i depositi in conto corrente si trasformassero in contante, che è vero che non genera rendimenti positivi, ma nemmeno negativi. Quindi l’idea di mantenere per un po’ di tempo i propri risparmi in una cassetta di sicurezza – dedotti i costi di affitto – non è così balzana come potrebbe apparire a prima vista. Ma le banche hanno fatto di tutto per non penalizzare la propria clientela preferendo abbassare i propri margini di guadagno piuttosto che ‘tassare’ i risparmi non investiti dei correntisti. Tanto è vero che i depositi bancari (dati europei) nell’ultimo anno non sono diminuiti. I mercati azionari fanno le bizze. Chi è entrato qualche anno fa (dopo il 2008) ha visto il proprio portafoglio crescere, ma cosa consiglia a un risparmiatore non avvezzo al rischio? Per un investitore è fondamentale avere le idee in chiaro sul proprio appetito al rischio. Per coloro poco avvezzi al rischio il comparto azionario dovrebbe rappresentare solo una piccola parte del portafoglio e in questo momento, viste le incertezze, dovrebbe essere addirittura evitato. A chi volesse comunque beneficiare di un eventuale rialzo azionario senza correre troppi rischi, potremmo consigliare di investire in fondi di investimento capaci di adeguare le loro esposizioni a seconda delle situazioni di mercato. Vale ancora la vecchia regola di investire un terzo in obbligazioni, un terzo in azioni, un terzo in metalli preziosi e il rimanente in liquidità? Come detto, tutto dipende dal profilo di rischio del risparmiatore e non esiste quindi una regola che va bene per tutti. L’allocazione per queste semplici asset class è poi ormai diventata desueta e le più moderne strategie considerano anche altre classi d’investimento come gli strumenti alternativi e tengono conto dei rischi dei segmenti di investimento e delle correlazioni fra di esse. I dilemmi con cui si trova confrontato il risparmiatore sono ulteriormente amplificati per gli investitori istituzionali (casse pensioni). Anche in questo caso cosa consigliate? Ci dobbiamo aspettare un calo di rendite e capitale di vecchiaia? Purtroppo potrebbe accadere. In generale i rendimenti attesi dei fondi pensionistici saranno alquanto bassi nei prossimi anni. Questo potrebbe avere un impatto anche sulle rendite. Ciò è dovuto al fatto che gli investimenti delle casse pensioni sono profilati in maniera tale da generare poco – o nessun – reddito. Per ovviare a questa situazione occorrerebbe puntare su una maggiore diversificazione degli asset, scegliendone anche altri poco correlati con quelli tradizionali. Con l’avvento della digitalizzazione è nato anche un mercato ‘fai da te’ sempre più importante. Online si contano a centinaia le piattaforme più o meno serie che offrono la possibilità di negoziare in valuta (forex) oltre ai più svariati strumenti finanziari con effetto leva. Sempre più persone, quindi, si avvicinano ai mercati finanziari con la logica della scommessa e non dell’investimento a lungo termine. È vero, molti cercano di speculare o investire tramite le piattaforme da lei descritte. Credo siano in pochi a portare a casa un guadagno reale. Quando ad esempio la Bns ha abbandonato il tasso di cambio fisso, non sono mancati investitori che hanno subito grosse perdite. I risparmiatori che fanno capo a queste piattaforme non sempre si rendono conto della complessità dell’argomento e dei relativi pericoli. Il che conferma che è meglio affidarsi agli specialisti del settore. GENE La Finma non giudica, ma è soddisfatta Tamedia raddoppia gli utili e distribuirà bonus straordinari a tutti i dipendenti del gruppo dei ‘piani credibili per il futuro di Bsi’ La Finma è soddisfatta che “ci siano piani credibili per il futuro della Bsi perché il nostro ruolo è proteggerne i clienti”: così, ai microfoni della Rsi, il direttore dell’autorità di vigilanza dei mercati finanziari, Mark Branson, che ieri ha incontrato i rappresentanti della piazza finanziaria ticinese al Centro di studi bancari di Vezia. Branson non ha voluto però entrare nel merito della soluzione maturata per l’istituto, quella dell’acquisizione da parte della Efg: “Non è e non deve essere nostro compito dire che l’acquirente A è meglio dell’acquirente B”. Il faccia a faccia ha fatto emergere per la prima volta una reale sensibilità nei confronti delle difficoltà che il settore incontra in Ticino. Si intravede un cambiamento di atteggiamento, secondo Giovanna Masoni Brenni, vicepresidente del Cda della Banca del Ceresio, sempre citata dalla Rsi. Le banche ticinesi chiedono in particolare – con l’arrivo dello scambio automatico d’informazioni – l’allentamento di alcune norme che hanno spinto diversi piccoli istituti a chiudere. Zurigo – Il gruppo mediatico zurighese Tamedia ha realizzato nel 2015 un giro d’affari di 1,06 miliardi di franchi, in calo del 4,5% rispetto all’anno prima. Grazie alla fusione di search.ch e local.ch, l’utile netto è cresciuto del 109%, attestandosi a 334 milioni di franchi. Il calo del fatturato è stato determinato dalla situazione congiunturale e dai mutamenti strutturali in atto, indica Tamedia in una nota. A livello operativo, l’Ebit è sceso del 23% a 130 milioni di franchi. L’Ebitda ha subito una flessione dell’1,2% e ha raggiunto 243 mi- lioni di franchi. Il raddoppio dell’utile si spiega invece con effetti straordinari della rivalutazione conseguente alla fusione fra search.ch e l’annuario elettronico di Swisscom local.ch. La rivalutazione ha migliorato il risultato di 210,2 milioni di franchi. Un risultato straordinario di cui approfitteranno tutti i collaboratori di Tamedia: il gruppo ha deciso di destinare 14,9 milioni di franchi per un bonus che corrisponde a 6’200 franchi per ogni dipendente a tempo pieno. Il dividendo versato agli azionisti rimarrà a 4,50 fran- chi per azione. Il Ceo di Tamedia, Christoph Tonini, vede il suo bonus raddoppiare, con una somma di 6,1 milioni di franchi. “Un versamento destinato a rimanere un’eccezione”, ha dichiarato il presidente del Cda Pietro Supino. Il calo delle inserzioni, con un fatturato sceso del 9% l’anno scorso, continua invece a determinare il risultato dei comparti legati alla carta stampata. Le pubblicazioni regionali hanno registrato un fatturato di 530 milioni di franchi (-7,2%), quelle nazionali a 376 milioni di franchi (-7%).