NOI SIAMO INFINITO (The Perks of Being a Wallflower) di Stephen
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NOI SIAMO INFINITO (The Perks of Being a Wallflower) di Stephen
NOI SIAMO INFINITO (The Perks of Being a Wallflower) di Stephen Chbosky Produzione: Usa 2013 – Soggetto e Sceneggiatura: Stephen Chbosky dal proprio romanzo omonimo edito in Italia da Frassinelli con il titolo “Ragazzo da parete” e rieditato in una nuova versione dalla casa editrice (Sperling & Kupfer) – Fotografia: Andrew Dunn – Montaggio: Mary Jo Markey - Musica: Alexandra Patsavas - Scenografia: Inbal Weinberg – Costumi: David C. Robinson - Interpreti e Personaggi: Logan Lerman (Charlie); Emma Watson (Sam); Ezra Miller (Patrick); Mae Whitman (Mary Elizabeth); Dylan McDermott (il padre di Charlie); Kate Walsh (la madre di Charlie); Erin Wilhelmi (Alice); Melanie Lynskey (zia Helen); Nina Dobrev (Candace); Johnny Simmons (Brad); Paul Rudd (professor Anderson); Nicholas Braun (Derek); Alice (Erin Wilhelmi); Reece Thompson (Craig); Adam Hagenbuch (Bob); Tom Savini (professor Callahan); Zane Holtz (Chris); Julia Garner (Susan); Leo Miles Farmerie (Charlie bambino) – Durata: 103’ – Distribuzione: M2 Pictures. LA STORIA Charlie ha davanti a sé milletrecentottantacinque giorni di liceo. Domani sarà il primo. Scrivere è la sua unica valvola di sfogo, lo aiuta a tenere a bada l’inestricabile groviglio di ansie, angosce, inquietudini che ha dentro. Il senso di colpa, che lo perseguita da anni, nei confronti dell’adorata zia Helen, morta in un incidente stradale in un lontano Natale della sua infanzia, mentre stava andando a comprargli il regalo. L’inspiegabile suicidio del suo unico amico, avvenuto l’anno precedente, senza nessuna spiegazione. L’obiettivo principale di Charlie, per il momento, è sopravvivere al primo anno di liceo. Sua sorella Candace, che frequenta l’ultimo, non ci pensa nemmeno a spianargli un terreno che tutti hanno dovuto attraversare. Neppure la fama di Chris, il fratello maggiore, che ora è al college per meriti sportivi, serve a preservarlo dalle prese in giro e dalle beffe riservate agli studenti del primo anno. Charlie trova sostegno e comprensione soltanto nel professor Anderson, docente di letteratura, che ne coglie fin dalla prima lezione lo spessore interiore e l’intelligenza, sotto la timidezza e il fare introverso. A una partita di football Charlie conosce Patrick e Sam, coetanei e fratelli acquisiti (il padre di lui è sposato con la madre di lei), che frequentano l’ultimo anno, e la vita di Charlie prende una piega imprevedibile. Essendo loro stessi isolati e continuamente giudicati (lei è considerata una ragazza "facile" e strana, lui è gay) capiscono bene la condizione del ragazzo e lo prendono sotto la loro ala protettrice. “Benvenuto sull’isola dei giocattoli difettosi”, è il saluto con cui Sam, di cui Charlie si è immediatamente innamorato, senza speranza, visto che lei sta insieme, senza troppa convinzione, con un certo Craig, lo introduce nel suo gruppo di amici. Charlie scopre che Patrick ha una relazione segreta con Brad, stella della squadra di football della scuola. Patrick non ha alcuna difficoltà ad ammettere la propria omosessualità, mentre per Brad lo è eccome, terrorizzato che si venga a sapere in giro, soprattutto il padre, per questo gli viene chiesto di non farne parola con nessuno. Charlie confessa a Sam il suo desiderio di diventare scrittore: “Scrivi di noi”, suggerisce allora la ragazza, che per Natale gli regala una macchina da scrivere e rivela di essere stata molestata a undici anni da un adulto. Anche zia Helen aveva subito la stessa esperienza, replica Charlie, che sta aiutando l’amica a preparare l’esame di ammissione al college al quale tiene particolarmente. Dopo le vacanze natalizie, in cui è stato come al solito male, avendo rivissuto le circostanze della morte della zia, il ragazzo si ritrova, senza neppure capire come, incastrato con Mary Elizabeth, una delle amiche di Sam, che lo aveva adocchiato dopo la sua esibizione come Rocky del celebre “Rocky Horror Picture Show”, di cui tutto il gruppo è fan sfegatato. Charlie non è innamorato di Mary Elizabeth, ma non sa come liberarsi di lei, finché una sera, durante il gioco “obbligo o verità?”, invitato a baciare quella che secondo lui è la ragazza più bella presente nella stanza, Charlie sceglie Sam, e naturalmente, Mary Elizabeth, offesa a morte, lo pianta. Anche Sam è rimasta profondamente turbata dall’accaduto, perciò Patrick gli consiglia di stare lontano dal gruppo fino a quando le acque non si saranno calmate. Un giorno Brad arriva a scuola con un vistoso livido sul volto, che afferma essere conseguenza di un incidente, mentre in realtà glielo ha fatto suo padre, che ha scoperto la sua omosessualità. Per mettere a tacere le voci, più tardi, in mensa, Brad provoca Patrick davanti a tutti, dandogli del “frocio”. I due vengono alle mani, e Patrick ha la peggio perché gli amici di Brad, accorsi a dargli man forte, lo picchiano di brutto fino a quando Charlie interviene, con un’insospettabile forza fisica, per porre fine alla rissa. Ciò gli fa guadagnare la riammissione nel gruppo, tanto più che ora Mary Elizabeth ha un nuovo ragazzo, e Patrick ha bisogno di una spalla su cui piangere. Verso la fine dell’anno scolastico Sam apprende di essere stata ammessa al college e rompe con Craig, dopo averne scoperto l’infedeltà. Charlie le piace, ma quando lei, dopo un primo bacio, compie un gesto più intimo, egli di colpo si sottrae, fuggendo via. L'indomani, in preda all’ansia e in pieno stato confusionale, telefona a Candace farfugliando frasi sconnesse. La ragazza, allarmata, chiama la polizia per impedire che il fratello commetta qualche sciocchezza. Charlie si risveglierà in ospedale. La dottoressa Burton, spiega agli sconvolti e increduli genitori, che zia Helen aveva abusato sessualmente del figlio, il quale ne aveva represso il trauma nel corso degli anni, sublimandolo nel senso di colpa per l’incidente che ne aveva causato la morte. Poche settimane più tardi Charlie viene dimesso e, per festeggiare, Sam e Patrick lo portano al loro ristorante preferito. Al ritorno in macchina, attraversando il solito tunnel, ascoltando a tutto volume la loro canzone preferita, Charlie bacia Sam. Ora, finalmente, si sente bene, vivo e “infinito”. ANALISI CRITICA Il titolo originale del film, "The Perks Of Being A Wallflower", significa letteralmente "I vantaggi del fare da tappezzeria", che suona come qualcosa di negativo, da sfigati. E invece no. È Patrick a connotare il suo protagonista, Charlie, come un “ragazzo da parete che osserva le cose” in senso positivo, come di qualcuno capace di stare a guardare come si comportano gli altri e trarne pensieri e riflessioni. E “Ragazzo da parete” è anche il titolo del romanzo epistolare che Stephen Chbosky scrisse nel 1999, ripubblicato con il titolo più evocativo e trascendentale di “Noi siamo infinito” del film omonimo a esso ispirato, che egli stesso ha sceneggiato e diretto a tredici anni di distanza. Colpì, alla sua uscita, soprattutto il modo diretto, sincero e senza alcuna idealizzazione, con cui il giovane autore affrontava l’adolescenza dal punto di vista dell’estremismo emotivo che ne caratterizza le esperienze, presentandola anche nei suoi risvolti più pericolosi e inquietanti, non per il gusto della trasgressione o per fare colpo, bensì con l’autentico desiderio di scavare nel cuore e nella testa di chi sta vivendo un momento di passaggio delicato della propria vita. Nonostante sia ambientato nel 1991, quando computer e telefonini non erano alla portata di tutti, l’inventore di Facebook frequentava ancora le elementari, la musica si registrava su audiocassette e il cinema era la sala buia dove si poteva celebrare “The Rocky Horror Picture Show” come rito collettivo, il libro continua a essere amato dagli adolescenti di tutto il mondo, e il film si sta guadagnando poco per volta lo status di “cult” (le sue frasi si leggono a caratteri cubitali sui muri delle città e ricorrono in dediche e messaggi), per quel quid in più che, pur trattando l’età forse più raccontata dal cinema, sembra possedere rispetto ad altre opere. Di certo tocca le corde più profonde dell'animo e del cuore, ed è uno di quei film che restano dentro perché capace di trasmettere qualcosa di diverso a ciascuno, sia esso lo spettatore più giovane, che s’identifica nelle vicende e situazioni narrate, sia quello adulto, che rivive sensazioni forse dimenticate. Durante il lungo arco di tempo che separano libro e film, il loro autore si è fatto le ossa lavorando per cinema e televisione, sentendosi finalmente pronto per una trasposizione di cui aveva avuto sempre in mente le immagini dei luoghi e i volti dei personaggi fin da quando scriveva il libro. E che il suo sia un lavoro profondamente pensato e maturato interiormente, lo si capisce dal risultato. In contrasto con i temi forti che tratta, la regia è volutamente sobria, discreta e partecipe, tutta centrata sull’evoluzione dei personaggi, delicata e affettuosa nella loro descrizione. La formula epistolare della pagina letteraria viene tradotta con la voce fuori campo di Charlie, narratore in prima persona e punto di vista unico dell’intera vicenda, le cui parole, rivolte a un non meglio identificato amico di penna, ci svelano l’universo interiore di questo adolescente tormentato, sospeso tra riserbo e voglia di uscire allo scoperto, a volte sull'orlo del tracollo psicologico, altre coraggioso e determinato, capace anche di una spietata sincerità. Lo spettatore vede solo quello che Charlie vive e percepisce fino allo svelamento finale: i suoi vuoti e buchi di memoria, i ricordi del passato, nebulosi e incomprensibili, l’improvvisa e inspiegabile carica aggressiva con cui mette a terra i bulli che stavano picchiando Patrick, sulla quale cala un sipario nero. Il racconto esplora e focalizza un malessere interiore originato da un trauma infantile che esplode nell’adolescenza, quando ormai si cominciano a prendere le distanze dalla fanciullezza, dall’infallibilità del mondo degli adulti e si intraprende il proprio cammino di scoperta e iniziazione alla vita. Un personaggio al quale ci si affeziona immediatamente e senza riserve, e che ci porta dentro al mondo meraviglioso e sconosciuto, anche se comune a ogni essere umano, dell’adolescenza, con i suoi alti e bassi, cadute e risalite, coraggio e fragilità, amori, amicizie, legami e tormenti, tutto ingigantito e amplificato come solo a sedici, diciassette anni è possibile. Non c’è un solo personaggio che non compia un processo di crescita e maturazione, che non sia in cerca della propria identità, di un posto nel mondo e di un senso da dare all’esistenza, all’interno di un racconto che scava in profondità e non edulcora in alcun modo le difficoltà che ciascuno incontra. Charlie, Sam e Patrick sono tre anime vulnerabili e smarrite in un periodo della vita fatto tutto di sperimentazione, dove nulla è ancora stato digerito dalla consuetudine e dall’esperienza, e tutto rappresenta un potenziale rischio. Sia Charlie che Sam condividono una perdita dell’innocenza per colpa di adulti che li hanno irretiti e ingannati, carpendo loro la fiducia, rendendoli insicuri, facendoli sentire “sporchi” dentro, incapaci di credere in se stessi. Ragazza molestata sessualmente da un amico di famiglia a soli undici anni, Sam si è fatta usare dai ragazzi non sentendosi più degna, e trova motivo di riscatto nello studio. Conquistare l’ammissione al College vale per lei ben più di un normale passaggio scolastico, perché rappresenta la rottura con il passato e la possibilità di recuperare autostima e fiducia. L’infanzia di Charlie è stata invece segnata in maniera indelebile dal rapporto con la zia Helen. Una zona oscura, che il film racconta come tale, per farcene avvertire maggiormente l’oppressione. Attraverso veloci flash back, capiamo che la zia, sorella della madre del ragazzo, abitava con la sua famiglia perché reduce da una violenza sessuale che l’aveva resa particolarmente vulnerabile e ne aveva definitivamente compromesso l’equilibrio. Il legame “speciale” creato con il piccolo Charlie, insospettabile agli occhi dei familiari, ne ha fatto il ragazzo insicuro e nevrotico che conosciamo all’inizio, cresciuto insieme al suo segreto senza averne piena coscienza, ma istintivamente sempre sulle difensive verso ogni contatto fisico non voluto. Non è un caso che sarà proprio Sam, la ragazza amata, a portare alla luce le sue paure, per potersene finalmente liberare e vivere insieme quell’amore sano e pulito che entrambi meritano. Quello di Patrick è uno dei più bei personaggi visti in un film adolescenziale. Luminoso, positivo, generoso, altruista, carismatico, capace di sopportare di essere chiamato “niente” e riderci su, di vivere la propria omosessualità con coraggio e orgoglio in un ambiente, come quello scolastico, spesso crudele. Certo di batoste ne prende, e per un po’ temiamo che potrebbero spegnere la sua forza e solarità, e invece no, ce la farà anche lui, perché, a differenza di Brad, ha deciso di vivere alla luce del sole. Tre ragazzi speciali interpretati da tre giovani attori speciali, che si sono immedesimati in maniera autentica, struggente e sincera nei loro ruoli. Il “Percy Jackson” dell’omonima saga, Logan Lerman, ci restituisce con grande maturità e sensibilità tutta l’insicurezza e le problematiche di Charlie; modello oltre che attore, Ezra Miller, smette i panni dell’adolescente assassino del titolo, in “E ora parliamo di Kevin” (“We Need to Talk About Kevin”, di Lynne Ramsay), per indossare quelli teneri e ironici di Patrick, mentre Emma Watson, liberatasi del ruolo di Hermione Granger con il quale è cresciuta, beh, lei è semplicemente Sam! E una mano a Charlie la danno anche gli adulti, ai quali alla fine il ragazzo si affida: il professor Anderson, che in lui intravede il talento, incoraggiandolo nella sua vocazione alla scrittura. L’amore per i libri, per l’arte, la scrittura e la cultura in generale risulteranno fondamentali nella formazione di Charlie (sono molti i romanzi che l’accompagnano lungo il suo cammino, e su tutti svetta l’immancabile “Il giovane Holden” di J. D. Salinger), la carta vincente per Sam, un’ancora di salvezza per Patrick, come mezzi straordinari con cui comprendere meglio se stessi e la realtà circostante. Charlie è circondato inoltre da una famiglia amorevole, mostrata sullo sfondo, ma non per questo meno presente, e da una brava terapeuta che ha saputo toccare le corde giuste per liberarlo dal peso che si portava dentro da troppo tempo. Dobbiamo imparare a vivere fino in fondo le nostre storie, non a esserne spettatori passivi, e non dobbiamo accontentarci di ricevere “l’amore che crediamo di meritare”, perché possiamo osare di più. Questo sembra essere il messaggio che il film ci regala in un finale strepitoso: ciascuno di noi ha diritto di sentirsi un eroe, come nel brano di David Bowie, ascoltato in un momento magico e perfetto, a contatto con l’infinito, sentendosi infiniti, in una notte dove tutti i sogni sembrano avverarsi. Un momento che si fisserà per sempre nella memoria di Charlie, Sam e Patrick. D’ora in poi tutto andrà per il meglio, e loro lo sanno. SPUNTI DІ RIFLESSIONE E APPROFONDIMENTO -Quasi tutta la critica e il pubblico concordano nel riconoscere che “Noi siamo infinito” è un film “diverso” dagli altri sulle tematiche adolescenziali. In che cosa risiede, a vostro parere, questa diversità? -“Nei tredici anni dalla pubblicazione del romanzo, ho ricevuto centinaia di lettere ed email, alcune delle quali facevano spezzare il cuore. Ti rendi conto che davvero tanti ragazzi si sentono terribilmente soli. Pensano che nessuno li stia ascoltando, che a nessuno importi di loro. Alcuni dicevano che pensavano di farla finita, ma dopo aver letto il libro hanno deciso di non farlo. Quando succede questo, vieni cambiato, e ti rendi conto della responsabilità che hai” (Stephen Chbosky, dal Pressbook del film). Quali fra le tematiche affrontate avete sentito come particolarmente vicino alle vostre? Quali emozioni avete vissuto durante la sua visione? -“Il mio personaggio, Charlie, è quanto mai emblematico: diventa quasi il simbolo di una generazione timida e allo stesso tempo aggressiva che si confronta con l’amore, l’amicizia e le prime dolorose perdite” (da un’intervista a Logan Lerman - Giovanna Grassi Corriere della Sera – 23 luglio 2013). Vi sentite parte della gioventù raccontata nel film? Vi ritrovate in personaggi, luoghi ed esperienze, anche se appartenenti a un’altra generazione? -Che opinione vi siete fatti di un personaggio così particolare come Charlie, dei suoi problemi e comportamenti, della sua personalità, dell’apparente tranquillità esteriore e il subbuglio interiore? - “Ho tenuto l’immagine di quei ragazzi che volano attraverso il tunnel per circa diciotto anni e poterlo finalmente filmare è stato fantastico. L’immagine dei ragazzi “in volo” è ciò che voglio lasciare agli spettatori” (Stephen Chbosky, dal Pressbook del film). Che cosa vi ha trasmesso quella sequenza dal punto di vista emozionale e simbolico? -““Accettiamo l’amore che pensiamo di meritare”, divenne il tema centrale dell’intero libro e poi del film. Non si parla solo di amore romantico. Può riferirsi a quello tra amici. Può essere come noi trattiamo noi stessi. Si tratta di avere una vita fantastica semplicemente aprendosi di più al mondo” (Stephen Chbosky, dal Pressbook del film). Vi ricordate a chi appartiene quella frase e in quale occasione viene pronunciata? Quand’è che Charlie la regala a Sam? In quale modo si può interpretare? -“L’adolescenza è un periodo nel quale è quasi impossibile capire cosa sta succedendo. Viene a crearsi un vuoto immenso dove prima risiedevano l’innocenza e la magia dell’infanzia. Ci sono lezioni che tutti dobbiamo imparare e sono davvero dure. Gran parte del tempo sembra una lotta senza senso. Ma, se riusciamo a mantenere la dignità nonostante il dolore, questo ci darà potere per il resto della nostra vita” (Ezra Miller, dal Pressbook del film). Condividete le parole del giovane interprete di Patrick? Quale fra i personaggi dei ragazzi vi è piaciuto di più, e quale invece di meno? Ce n’è qualcuno in particolare che vi somiglia? -Perché a vostro parere Sam definisce se stessa, il fratello e la propria cerchia di amici “il club dei giocattoli rotti”? - Stare insieme a Sam fa sentire Charlie “infinito”. Secondo voi, che cosa intende dire? -Come giudicate l’atteggiamento di Brad che, per non svelare al mondo di essere omosessuale, assume addirittura un atteggiamento di eccessivo machismo, pur di salvare le apparenze? Come si può arrivare al punto di insultare e veder picchiare la persona amata? - “Ho scritto il libro per motivi molto personali. Stavo attraversando un momento difficile nella mia vita privata, ma ero anche arrivato a un punto in cui ero pronto a scrivere sul perché brave persone a volte vivano cose tremende e su come una famiglia di amici possa aiutarti a superare tutto. Avevo davvero bisogno di risposte per me stesso ed è stato come se Charlie mi toccasse sulla spalla e mi dicesse “Sono pronto a raccontare la mia storia”. Non stavo cercando di ottenere consenso da tutti o di arrivare a tutti. Stavo solo cercando di raccontare la mia verità. Non ho mai pensato di allietare un grande pubblico. Ho raccontato autenticamente la mia storia e credo che la gente rispetti questo”(Stephen Chbosky, dal Pressbook del film). La scrittura come terapia e catarsi. Il film insiste sull’importanza dell’arte non solo come conoscenza generale, ma come modo per capire meglio se stessi e il mondo che ci circonda, quasi un antidoto a una realtà spesso ingannevole e limitante. Cosa ne pensate in proposito? Scheda realizzata da: Lucia Caratti Progetto: “Educare alla sessualità – Schermi del cuore” – Usl 9 Treviso – Responsabile dott.ssa Teresa Rando
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