Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno

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Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti della Provincia di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 21/05/2016
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INDICE
IN PRIMO PIANO
21/05/2016 La Sicilia - Nazionale - Catania
SICILIA, CRESCE LA DOMANDA DI FARMACI GALENICI
5
21/05/2016 Unione Sarda
Il malessere del Brotzu
6
20/05/2016 QS - QuotidianoSanita.it
Ddl Lorenzin. Bianco (Pd): "Ordini regionali? Norma è aperta e consente fusioni,
ma prevederlo per tutti è un problema"
8
20/05/2016 QS - QuotidianoSanita.it
Ddl Lorenzin. Bianco (Pd): "Ordini regionali? Norma è aperta e consente fusioni,
ma prevederlo per tutti è un problema"
9
20/05/2016 QS - QuotidianoSanita.it
Farmacisti. Federfarma Palermo: "Cresce la richiesta di farmaci galenici.
Un'opportunità in più per i giovani laureati"
10
SANITÀ NAZIONALE
21/05/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Se il Bonus bebè diventa disincentivo
12
21/05/2016 La Repubblica - Nazionale
Morti in ospedale "Nessuna prova contro l'infermiera"
13
21/05/2016 Il Messaggero - Nazionale
Le vaccinazioni, necessità globale
15
21/05/2016 ItaliaOggi
Parafarmacie, insegna a bandiera
16
21/05/2016 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale
Rapina alla farmacia Busacchi «Ottavo colpo, non ne possiamo più»
17
VITA IN FARMACIA
21/05/2016 Corriere della Sera - Roma
Farmacap, appalti e affari sotto inchiesta Nel mirino la gestione degli asili nido
19
21/05/2016 La Repubblica - Napoli
Bianchi, polemiche sulla gestione
21
21/05/2016 La Repubblica - Napoli
Rispoli: "Ma noi stiamo salvando un patrimonio e lavoriamo gratis"
22
21/05/2016 QN - Il Resto del Carlino - Ferrara
«Nello spazio per disabili bancarelle di frutta»
24
21/05/2016 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
Addio a Giovanni Masini, storico farmacista
25
21/05/2016 QN - La Nazione - Lucca
Padre e figlio rapinano la farmacia ma vengono presi dai poliziotti
26
PROFESSIONI
21/05/2016 ItaliaOggi
No+Vello, il centro epilazione in palestra e nelle parafarmacie
28
PERSONAGGI
21/05/2016 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari
D'Ambrosio Lettieri (Cor): dove sono i fondi del Fug La denuncia di Volpe approda
in Senato
30
21/05/2016 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Lecce
«Basta orari da stress negli ospedali» Nel Salento 83 ricorsi
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IN PRIMO PIANO
5 articoli
21/05/2016
Pag. 41
diffusione:20597
tiratura:33792
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Farmacisti : domani l ' attestato ai primi 60 tecnici preparatori
SICILIA, CRESCE LA DOMANDA DI FARMACI GALENICI
P ALERMO . Oggi le moderne esigenze della medicina hanno fatto aumentare la richiesta di farmaci
galenici e si è di conseguenza rivalutato il ruolo del farmacista preparatore tecnico. In ogni farmacia può
operare un laboratorio in cui allestire farmaci o rimedi che non siano protetti da brevetto o non prodotti dall '
industria, in alcuni casi perché antieconomici. Questi farmaci sono ugualmente necessari e, in particolari
situazioni, persino insostituibili, in quanto prescritti dagli specialisti e dai medici di medicina generale per
curare determinate patologie o ancora quali supporti di regimi dietetici consigliati da dietologi, nutrizionisti e
dietisti. L ' accresciuta considerazione delle tante potenzialità del laboratorio galenico è un fenomeno
importante e in tal senso il ruolo del farmacista preparatore assume maggiore rilievo nell ' attività delle
farmacie e anche sotto il profilo occupazionale. A Palermo, su iniziativa dell ' Ordine dei farmacisti, di
Federfarma Palermo e dell ' Utifar, in collaborazione con docenti dell ' Uni versità, è nata, un anno fa, la
Scuola permanente di galenica, diretta da Italo Giannola e coordinata da Mario Bilardo. È rivolta soprattutto
a giovani laureati in Farmacia: obiettivi fornire un più completo servizio sul territorio e dare una marcia
occupazionale in più ai giovani laureati in un mercato del lavoro asfittico. Domani, alle 9, presso la Sala
delle Capriate di Palazzo Steri, a conclusione del primo anno di attività saranno consegnati gli attestati di
frequenza ai circa 60 farmacisti, giovanissimi e non, che stanno seguendo con successo il neonato
percorso di formazione e specializzazione e che potranno, al termine dell ' iter formativo, aspirare con
maggiore speranza ad un inserimento nel mondo del lavoro.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/05/2016
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21/05/2016
Pag. 22
diffusione:40180
tiratura:48713
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. Eliminati i segni di degrado: nuova porta e via gli ambulanti SANITÀ
Il malessere del Brotzu
Assistenza e disagi, denuncia di 18 intellettuali
8 Spariti i venditori ambulanti che proponevano frutta, verdura e perfino pesce a pochi metri dagli ingressi.
Installata, finalmente, una nuova porta scorrevole al posto dell'orrendo telaio con fogli di plastica che per
quasi due anni ha tenuto il posto della vecchia porta girevole. Certo, un'imbiancatura agli interni non
guasterebbe, e nemmeno un divieto di affissioni selvagge alle pareti della hall. Tutto sommato, però, il
Brotzu, visitato ieri, in una mattina di maggio, non si mostra in uno dei suoi aspetti peggiori. Anzi, rispetto ai
mesi scorsi, l'aria è sicuramente più decorosa. L ETTERA . Eppure proprio ora arriva la lettera sottoscritta
da 18 personaggi di rilievo della cultura isolana, una lettera in cui si denuncia lo scadimento della qualità
dell'assistenza e si lancia un appello al presidente della Regione, Francesco Pigliaru, affinché «restituisca
al Brotzu la dignità e il ruolo che merita». A firmarla, come «cittadini e pazienti», sono il farmacologo Gian
Luigi Gessa, l'archeologa presidente regionale del Fai (ed ex assessora regionale alla Cultura, Giunta
Soru) Maria Antonietta Mongiu, il presidente dell'Ordine dei farmacisti provinciale, Paolo Diana, l'avvocato
Luigi Concas, il cantautore Piero Marras. E ancora insegnanti (Doralice Simbula, Franca Fois, Paola
Carreras), giornalisti (Romano Cannas, Umberto Cocco, Giorgio Pisano), il sociologo Nicola Migheli, lo
storico dell'arte Franco Masala, il geologo Sergio Vacca, l'artista Anna Saba, il fisico Franco Meloni,
l'antropologo Benedetto Caltagirone. D ISSERVIZI . I disservizi denunciati sono, in parte, quelli raccontati
dalle cronache degli ultimi mesi: furti e danneggiamenti degli armadietti degli infermieri, «liste d'attesa
interminabili», «interventi chirurgici su pazienti cancerosi rinviati per l'impossibilità di operare anche nel
pomeriggio». Il riferimento, nell'ultimo caso, è all'Urologia, uno dei reparti (fra gli altri: Cardiologia,
Cardiochirurgia, Emodinamica) che attraggono pazienti da tutta l'Isola: nei mesi scorsi, nonostante
centinaia di pazienti aspettassero di essere operati, l'Urologia aveva dovuto limitare l'attività chirurgica al
mattino; in marzo, però, sono state autorizzate anche due sessioni pomeridiane, una delle quali con la
chirurgia robotica (molto richiesta perché garantisce ai pazienti operati di prostata un'alta probabilità di
continuare ad avere una vita sessuale). P ERSONALE . La lettera sottolinea anche i bagni «sporchi» e, a
voce, alcuni dei firmatari rincarano la dose: stanze di degenza chiuse per colpa di sciacquoni fuori uso,
materassi sfondati, difficoltà a reperire infermieri e operatori socio-sanitari in caso di necessità, pazienti non
autosufficienti che non vengono lavati «anche per 48 ore» o sono accuditi dai compagni di stanza. La
carenza di personale, a seguito del blocco del turn over disposto dalla Regione, è un tasto su cui i sindacati
battono da mesi. L'età media di chi è rimasto in servizio è alta: di conseguenza sono frequenti le assenze
per malattia e i congedi per la legge 104. Ieri alle 13,30, orario di visite, con gli ascensori presi d'assalto e i
reparti affollati di parenti dei ricoverati, gli operatori si mostravano sorridenti e cordiali. Si sa: la foresta che
cresce non fa notizia quanto l'albero che cade, nessuno perde tempo a parlar bene di ciò che funziona
mentre ci lamentiamo con forza di ciò che non funziona. Tuttavia è nell'esperienza quotidiana dei pazienti
che si misura la qualità della vita in ospedale. E sarebbe questa, secondo i 18, a essere precipitata «negli
ultimi due anni», quelli successivi all'epoca targata Tonino Garau (nominato dal centrodestra), quelli della
commissaria straordinaria Graziella Pintus (indicata dal centrosinistra): «La gestione complessiva - scrivono
- appare fragile e incerta, i segni dell'efficienza sono pressoché scomparsi. Dell'ospedale un tempo
segnalato tra le eccellenze italiane ed europee è rimasto poco». Un j'accuse senza sconti. Marco Noce
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: N UMERI
Foto: Nella foto, l'ingresso per il centro unico di prenotazione e l'ufficio ticket. Dal primo luglio scorso
l'azienda ospedaliera Brotzu ha in carico circa 3.000 dipendenti
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diffusione:40180
tiratura:48713
21/05/2016
Pag. 22
Foto: Il cantiere all'ingresso
20/05/2016
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
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Governo e Parlamento
Ddl Lorenzin. Bianco (Pd): "Ordini regionali? Norma è aperta e consente
fusioni, ma prevederlo per tutti è un problema"
Il senatore del Pd a margine della III Conferenza nazionale Fnomceo replica ai dubbi del senatore Andrea
Mandelli sul fatto se abbia senso mantenere ordini provinciali. "La norma è aperta e se avessimo accettato
l'idea del senatore Mandelli avremo fatto una norma chiusa. Capisco il problema dei farmacisti ma lui deve
capire anche il problema dei medici".
20 MAG - "Le letture sono diverse, i farmacisti saranno 55mila probabilmente in alcune province hanno
delle presenze molto limitate e quindi si pongono un problema di sostegno. Ma sia legge istitutiva che
questo provvedimento (Ddl Lorenzin) contiene una norma aperta che dice che gli Ordini confinanti possono
fondersi in strutture più grandi. Ecco, quindi la possibilità di mettersi insieme c'è. Prevederlo per tutti poteva
essere un po' complicato, per esempio nel caso degli ordini dei medici o del collegio degli infermieri che
diventerà ordine, gli Ordini più piccoli raggiugono i 1.000 iscritti e possono svolgere la loro funzione
capillarmente sul territorio". È quanto prevede Amedeo Bianco senatore PD a margine della III Conferenza
nazionale Fnomceo in merito al Ddl Lorenzin e alle perplessità sollevate dal senatore di FI e presidente Fofi
Andrea Mandelli sulla possibilità di creare ordini regionali e non più provinciali anche alla luce, ma non
solo, della riforma costituzionale. "La norma è aperta - ha poi ribadito Bianco - , e se avessimo accettato
l'idea del senatore Mandelli avremo fatto una norma chiusa. Capisco il problema di Mandelli ma lui deve
capire anche il problema dei medici".
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20/05/2016
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
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Governo e Parlamento
Ddl Lorenzin. Bianco (Pd): "Ordini regionali? Norma è aperta e consente
fusioni, ma prevederlo per tutti è un problema"
Il senatore del Pd a margine della III Conferenza nazionale Fnomceo replica ai dubbi del senatore Andrea
Mandelli sul fatto se abbia senso mantenere ordini provinciali. "La norma è aperta e se avessimo accettato
l'idea del senatore Mandelli avremo fatto una norma chiusa. Capisco il problema dei farmacisti ma lui deve
capire anche il problema dei medici".
20 MAG - "Le letture sono diverse, i farmacisti saranno 55mila probabilmente in alcune province hanno
delle presenze molto limitate e quindi si pongono un problema di sostegno. Ma sia la legge istitutiva che
questo provvedimento (Ddl Lorenzin) contiene una norma aperta che dice che gli Ordini confinanti possono
fondersi in strutture più grandi. Ecco, quindi la possibilità di mettersi insieme c'è. Prevederlo per tutti poteva
essere un po' complicato, per esempio nel caso degli ordini dei medici o del collegio degli infermieri che
diventerà ordine, gli Ordini più piccoli raggiugono i 1.000 iscritti e possono svolgere la loro funzione
capillarmente sul territorio". È quanto sostiene Amedeo Bianco senatore PD a margine della III Conferenza
nazionale Fnomceo in merito al Ddl Lorenzin e alle perplessità sollevate dal senatore di FI e presidente Fofi
Andrea Mandelli sulla possibilità di creare ordini regionali e non più provinciali anche alla luce, ma non
solo, della riforma costituzionale. "La norma è aperta - ha poi ribadito Bianco - , e se avessimo accettato
l'idea del senatore Mandelli avremo fatto una norma chiusa. Capisco il problema di Mandelli ma lui deve
capire anche il problema dei medici".
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20/05/2016
Sito Web
QS - QuotidianoSanita.it
Farmacisti . Federfarma Palermo: "Cresce la richiesta di farmaci galenici.
Un'opportunità in più per i giovani laureati"
Domenica prossima Federfarma Palermo, l' Ordine dei farmacisti di Palermo e Utifar consegneranno gli
attestati ai primi farmacisti diplomati alla Scuola permanente di galenica creata un anno fa in collaborazione
con docenti dell'Università di Palermo.
20 MAG - "Oggi le moderne esigenze della medicina hanno fatto aumentare la richiesta di farmaci galenici
e si è di conseguenza rivalutato il ruolo del farmacista preparatore tecnico". Si tratta di "un fenomeno
importante" perché "il ruolo del farmacista preparatore assume maggiore rilievo nell'attività delle farmacie e
anche sotto il profilo occupazionale". A rilevarlo è Federfarma Palermo in occasione della consegna,
domenica prossima, 22 maggio, alle ore 9, presso la Sala delle Capriate di Palazzo Steri, a Palermo, degli
attestati di frequenza ai circa 60 farmacisti iscritti alla Scuola permanente di galenica, diretta da Italo
Giannola dell'Università di Palermo e coordinata da Mario Bilardo per l'Ordine dei farmacisti, nata un anno
fa su iniziativa congiunta dell'Ordine dei farmacisti di Palermo, di Federfarma Palermo-Utifarma e dell'Utifar,
in stretta collaborazione con docenti dell'Università di Palermo. La Scuola ha ricevuto il patrocinio
dall'Assessorato regionale alla Salute, dall'Ateneo palermitano, dal Comune di Palermo, dalla Federazione
nazionale degli Ordini dei farmacisti e da Federfarma nazionale.
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Lavoro e Professioni
SANITÀ NAZIONALE
5 articoli
21/05/2016
Pag. 9
diffusione:305863
tiratura:387811
Se il Bonus bebè diventa disincentivo
Rita Querzé
C'è una questione femminile aperta nel nostro Paese. E non è solo l'Istat a sottolinearlo. Vale la pena di
riportare qui uno stralcio delle raccomandazioni della Commissione europea di mercoledì scorso: «Il tasso
di partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Italia è fra i piu bassi dell'Ue. La presenza femminile
è preponderante nei lavori atipici e precari; l'effetto combinato del sistema tributario e del sistema
assistenziale scoraggia dal lavorare le persone che costituirebbero la seconda fonte di reddito, problema
che il Jobs act non affronta efficacemente. Anche la penuria di servizi di assistenza alla persona a prezzi
accessibili ostacola la partecipazione al lavoro delle donne».
L'Ue ci chiede di invertire la rotta e attivare politiche che aiutino le donne a lavorare. E a mettere in moto un
circolo virtuoso: più produzione, più ricchezza, più figli. Quindi più consumi e pensioni per gli anziani di
domani. La proposta del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di raddoppiare il bonus bebè ha avuto il
merito di rimettere al centro la questione. Ma quanto ha speso lo Stato per finanziare il bonus bebè? E chi
lo ha ottenuto? Le risposte arrivano dall'Inps. Per i bimbi nati dal primo gennaio 2015 al 31 marzo 2016
sono stati mobilitati 196,5 milioni di euro. Riparametrando la cifra sui 12 mesi, si tratterebbe di 157,2 milioni
l'anno. Raddoppiare la copertura vuole dire «investire» oltre 300 milioni. Poco? Tanto? Dipende dai punti di
vista. La misura più onerosa del Jobs act a favore dei genitori lavoratori (l'aumento dell'età dei figli entro cui
prendere il congedo) vale 100 milioni l'anno. I costi aggiuntivi per la reversibilità dovuta alle unioni civili
costerà, spiega il presidente Inps Tito Boeri, «qualche centinaio di milioni di euro».
Il bonus bebè, però, disincentiva il lavoro delle donne. La misura consiste in 80 euro al mese per i bimbi
nati in famiglie con Isee non superiore a 25 mila euro lordi l'anno. Oppure in 160 euro al mese dove il
reddito Isee è sotto i 7 mila euro lordi. Bene: i piccoli con la dote da 960 o 1.920 euro l'anno sono stati
262.294 in 15 mesi. Che poi vorrebbe dire 210 mila l'anno sui 488 mila nati nel 2015. Premiato soprattutto il
Sud. Campania e Sicilia si portano a casa entrambe oltre il 14% delle risorse con, rispettivamente, il 9,6 e
l'8,3% della popolazione. La Lombardia che ha il 16,5% degli abitanti si accontenta dell'11,9% delle risorse.
D'altra parte i redditi al Sud sono più bassi e le donne lavorano meno che al Nord. Perché il nodo è proprio
questo: dove le donne lavorano - e quindi c'è un secondo reddito familiare come incoraggia la Ue - il limite
dei 25 mila euro di reddito Isee per nucleo familiare si supera quasi sempre. E così il bonus bebè finisce
per disincentivare il lavoro femminile.
Che cosa ne pensa il governo? «Non si può prescindere da un atteggiamento pragmatico, vanno messe in
relazione efficacia delle misure e risorse mobilitate - dà un'idea del modo di procedere Marco Leonardi,
consigliere economico di Palazzo Chigi -. Welfare aziendale e lavoro agile costano poco e fanno miracoli
perché cambiano la cultura. Bisogna studiare con attenzione le leve da mettere in campo». In tutto questo,
c'è una questione ancora trascurata: rendere più accessibili e meno costosi nidi e babysitter. Ma su
interventi come questi non si bara. Servono risorse. E consistenti.
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Il lavoro delle donne
21/05/2016
Pag. 20
diffusione:234691
tiratura:339543
Morti in ospedale "Nessuna prova contro l'infermiera"
Piombino, le motivazioni dei giudici del riesame "Le frasi intercettate erano sfoghi, non ammissioni"
MICHELE BOCCI
FIRENZE. Intercettazioni non rilevanti, nessuna certezza sui tempi di somministrazione dell'eparina,
assenza di una consulenza tecnica.
Ci si aspettava una stroncatura dell'indagine della procura e dei Nas di Livorno sui morti all'ospedale di
Piombino da parte del Tribunale del riesame di Firenze, visto che l'unica sospettata era stata rimessa in
libertà. Ma a leggere le motivazioni nero su bianco il provvedimento appare ancora più duro. I giudici
smontano le conclusioni degli investigatori pezzo dopo pezzo per arrivare a dire che gli elementi indiziari
raccolti «non sono connotati da gravità, precisione e concordanza». Per questo Fausta Bonino è stata
rimessa in libertà dopo la custodia cautelare in carcere. Il tribunale fiorentino ci ha messo tutti i trenta giorni
di legge per scrivere e rileggere le quindici pagine dell'ordinanza, notificata ieri.
Non ci sono ragioni, al momento, perché Bonino resti in carcere ma è assodato che ci sia stata «una
somministrazione volontaria di eparina». Non c'è malasanità dietro alle 13 morti dovute ad emorragie
provocate da uno scompenso della coagulazione nel piccolo ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015. È
stato un fatto doloso, almeno, sottolineano i giudici, per quattro casi, quelli dell'anno scorso, cioè quando la
Asl si era insospettita e sono state fatte le analisi del sangue ai pazienti. E in un passaggio, riferendosi a un
caso del 2014, il tribunale chiede: «Perché l'iniezione letale dovrebbe averla fatta Bonino e non altri?».
Il Riesame ricapitola le accuse, basate intanto sul presupposto che Bonino era l'unica sempre presente in
orari compatibili con il manifestarsi dei primi sintomi dello scoagulamento. «La somministrazione di eparina
sarebbe sempre avvenuta nel turno pomeridiano e la Bonino effettua da sempre turni su 5 giorni rispetto ai
3 dei colleghi. Durante le sue assenze dal servizio per ferie o malattia non si era verificato alcun decesso e
così è stato anche dopo il suo allontanamento dal reparto il 24 novembre 2015». Ma il tribunale ha
ricostruito uno a uno tutti i casi rilevando come, ad esempio per Angelo Ceccanti, uno dei morti dell'anno
scorso, «allo stato non è appurato con ragionevole certezza il tempo di somministrazione dell'eparina».
Più o meno la stessa formula si ripete per altri tre decessi del 2015, mentre gli 8 del 2014 sono passati
brevemente in rassegna. Allora non furono fatti esami del sangue ai malati poi morti di emorragia.
Per questo il nesso tra la presenza di Bonino e i decessi è molto più labile. Talvolta, come per Terside
Miliani, caso che risale al giugno del 2014, i problemi di incoagulabilità sorgerebbero prima dell'inizio del
turno dell'infermiera sotto accusa.
Infine c'è un decesso, quello di Marcella Ferri, certamente non provocato dall'eparina, ma forse nemmeno
connesso all'iniezione fatta dall'infermiera di fronte al figlio della paziente, visto che la donna è morta di
infarto. Le incertezze sugli orari di iniezione del farmaco, sulla tipologia di pazienti, sul sorgere dei primi
sintomi e sull'arrivo delle morti per emorragia sono tali che i giudici sostengono la necessità di una
consulenza medico legale, che tra l'altro risulta essere già disposta. Poi ci sono le intercettazioni, che
secondo il gip completerebbero l'accusa «rivelando un soggetto volto a capire gli esiti delle indagini e
anche a condizionarle. In realtà - è la lettura del Riesame - da tali intercettazioni traspare a momenti un
senso di impotenza, la sensazione di accerchiamento, la rabbia per essere stata sacrificata dalle colleghe e
comunque non sono in alcun modo rilevanti posto che la Bonino era consapevole di essere intercettata».
Durante le indagini, infatti, l'infermiera è stata sentita varie volte dai carabinieri.
Nell'ordinanza c'è anche un passaggio inquietante, la cui importanza dovrà essere valutata. I giudici
ricordano come l'inchiesta citi una dottoressa del policlinico di Careggi di Firenze esperta di coagulazione
alla quale già 3 o 4 anni fa un collega di Piombino aveva confidato di essere preoccupato «per la ricorrenza
di inspiegabili scoagulamenti».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'inchiesta
21/05/2016
Pag. 20
diffusione:234691
tiratura:339543
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA STRONCATURA
Perché l'iniezione letale avrebbe dovuto somministrarla Fausta Bonino e non altri?
LE TAPPE I DECESSI Quelli contestati a Fausta Bonino sono 13, dei quali 5 avvenuti nel 2015, gli altri nel
2014. In tutti i casi tranne uno ci sarebbe stata una scoagulazione dovuta all'eparina L'ARRESTO
L'infermiera dell'ospedale di Piombino Fausta Bonino è stata fermata la sera del 30 marzo all'aeroporto di
Pisa, al rientro da un viaggio in Francia LA SCARCERAZIONE Bonino è stata scarcerata su decisione del
Tribunale del Riesame di Firenze il 20 aprile.
Ieri sono arrivate le motivazioni di quella decisione firenze.repubblica.it www.difesa.it PER SAPERNE DI
PIÙ
21/05/2016
Pag. 22
diffusione:113520
tiratura:152577
Le vaccinazioni, necessità globale
Fernando Aiuti*
Il dibattito tra scienziati e parte dell'opinione pubblica rappresentata dalle star dello mondo dello spettacolo
sui possibili danni da vaccini viene alimentato non solo da alcune trasmissioni Tv male organizzate, ma
anche da alcune verità negate da entrambe le parti. La Scienza deve ammettere che in passato ci sono
state persone con gravi effetti collaterali da vaccini. La vaccinazione antitetanica e antidifterica prima del
secondo conflitto mondiale, le paralisi e le morti causate da vaccino antipolio orale negli anni 80 e 90 o le
gravi lesioni nervose dopo vaccino antinfluenzale negli anni 70 (Sindrome di Guillaim-Barré), sono solo
alcuni esempi. Oggi questi eventi sono molto diminuiti grazie al miglioramento tecnologico sia nella
preparazione degli antigeni vaccinali, sia degli adiuvanti. Bisogna ammettere però che il rischio zero ancora
non c'è. Il vaccino non è tutto infatti, c'è la reazione dell'ospite che in casi particolari e rari può condizionare
la mancata o esagerata risposta immunitaria con gravi conseguenze. Faccio solo esempi rari: le persone
con allergie alle proteine dell'uovo che sviluppano reazioni anafilattiche dopo vaccino antinfluenzale e le
gravi complicanze a vaccini virali vivi attenuati come quelli contro la varicella-herpes zoster, il morbillo, o la
rosolia. Queste accadono perché alcuni neonati nascono con gravi immunodeficienze primitive che li
espongono a questi rischi. Dobbiamo però con forza sostenere che questi eventi gravi sono circa uno per
ogni milione di vaccinati e quindi di gran lunga inferiori ai danni causati dalle malattie infettive nei non
vaccinati. Ricordo che nel morbillo le gravi complicanze avvengono in un caso su mille colpiti dall'infezione
e nell'epatite B fino al 5% dei casi, con sequele anche a distanza di anni. E inoltre se queste infezioni
colpissero soggetti non vaccinati con immunodeficienze primitive o secondarie (persone con tumori o
immunosoppressi dai farmaci) sarebbero fatali in oltre il 90% dei casi. Il messaggio che ancora non passa
nell'opinione pubblica è di sostenere che bisogna vaccinarsi nell'interesse globale della comunità. È utile
allo Stato e alla globalità dei cittadini, ma non è capito dall'egoismo dei singoli che vogliono solo proteggere
i loro familiari da ipotetici e rarissimi eventi da vaccini e sperano nella buona sorte per non essere colpiti
dalla malattia infettiva. Quando in un Paese iniziano le morti o i casi gravi di malattie infettive bisognerebbe
sostenere la verità e non nasconderla con la scusa di non creare allarme. Io invece credo che
l'informazione corretta vada sempre data come per le recenti epidemie: quella di morbillo in Usa, di difterite
in Russia, di meningite in Toscana. Dopo queste informazioni c'è sempre la corsa alla vaccinazione ed è un
bene che sia così. Mentre dopo rarissimi e dubbi casi di eventi collaterali da vaccino c'è la diminuzione
delle vaccinazioni ed è un male. Bisogna anche ricordare i milioni di morti per le malattie infettive per le
quali non sono ancora disponibili i vaccini come la tubercolosi, la malaria o l'epatite C, che oggi mietono
tante vittime nel mondo. Speriamo che si trovino i vaccini efficaci anche per queste malattie e che intanto
diminuisca la tendenza italiana a vaccinarsi sempre meno. Bene hanno fatto le Regioni Toscana ed Emilia
Romagna a escludere bambini dall'attività scolastica se non hanno i certificati vaccinali. Ma non basta! Una
campagna capillare a favore dei vaccini con obbligo alle vaccinazioni andrebbe fatta anche in tutte le
persone immigrate e in quelle dei campi nomadi sui quali non ci sono dati sicuri di vaccinazioni pregresse.
L'aumento dei non vaccinati mette a rischio l'intera popolazione per possibili recrudescenze di epidemie di
malattie infettive. * Professore Emerito "Sapienza", Università di Roma
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
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La lettera
21/05/2016
Pag. 23
diffusione:37200
tiratura:76141
Dario Ferrara
La parafarmacia ben può installare l'insegna a bandiera all'esterno del negozio, esattamente come la
farmacia, anche nel centro storico della città. Solo che la croce nel primo caso è blu e nel secondo verde.
Nessuna discriminazione è possibile nel regolamento comunale che disciplina il commercio perché anche
la parafarmacia svolge un servizio di pubblica utilità vendendo le medicine disponibili senza ricetta sanitaria
e dunque deve potersi segnalare agli utenti al pari di altre strutture come ospedali e ambulatori. È quanto
emerge dalla sentenza 520/16, pubblicata dalla terza sezione del Tar Toscana. Libera concorrenza Accolto
il ricorso di un imprenditore con la croce blu. È vero: la Corte di giustizia Ue ha considerato eurocompatibile
la normativa italiana che impedisce alle parafarmacie la vendita di medicinali di fascia C che implicano della
prescrizione del medico ma con onere a carico dell'utente. E ciò perché potrebbe danneggiare le farmacie
che non operano in provincia o in zone centrali. Ma l'Antitrust e gli stessi giudici amministrativi hanno
bocciato forme di discriminazione a danno delle parafarmacie laddove la disparità di trattamento non risulta
fondata sul regime di vincoli cui sono sottoposti negozi con insegna a croce verde. E dopo le
liberalizzazioni del 2012 ogni restrizione imposta dall'amministrazione impone al giudice di controllare se il
veto è adeguato allo scopo e non rischia invece di alterare il libero gioco della concorrenza e soffocare
l'iniziativa economica delle imprese. Spese di lite compensare per la novità della questione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Parafarmacie, insegna a bandiera
21/05/2016
Pag. 15
diffusione:108667
tiratura:140151
di NICOLETTA TEMPERA E SIAMO a otto. La farmacia Busacchi di via Emilia Ponente si conferma il luogo
più amato dai rapinatori bolognesi. Ieri sera, per la seconda volta dall'inizio dell'anno e, come detto, l'ottava
in dieci anni di attività, la farmacia è stata visitata da un uomo armato di coltello che, dopo aver minacciato
con la lama una dipendente, è fuggito verso i Prati di Caprara in bicicletta, abbandonando per strada il
coltello. È successo intorno alle 19,30, ma la fuga del rapinatore è stata breve. «Quell'uomo aveva una
bandana, il cappuccio della felpa calato sul volto e brandiva un coltello enorme. Siamo rimasti impietriti,
anche perché ancora scossi da quanto accaduto due mesi fa - racconta Enrico Cevolani, candidato per il
centrodestra al quartiere Saragozza -. Lui ha arraffato quanto è riuscito dalla cassa ed è scappato in bici. A
quel punto - continua - non ci ho visto più. Sarà stata la rabbia... L'ho inseguito. Due ragazze mi hanno
sentito urlare e mi hanno prestato la loro bicicletta per inseguirlo. Intanto, al telefono, dicevo alla polizia
dove si dirigeva. Gli agenti sono stati bravissimi e l'hanno preso». LE VOLANTI, infatti, lo hanno rintracciato
poco distante, in via Giorgione. Si tratta di un bolognese di 33 anni, che ha confessato il colpo. Una
consolazione, seppur mite, per i proprietari della farmacia, ormai arrivati all'esasperazione. «È il terzo
rapinatore che facciamo prendere - racconta, ancora scossa, Maria Pia Busacchi -. La polizia è stata brava.
Come sempre. Il problema è che qui il Comune ci ha isolato. Da quando è stata installata la nuova
telecamera Rita non passano più neanche gli scooter. E i delinquenti ci vanno a nozze. L'ultima rapina è
stata il 9 marzo e anche quella volta la polizia ha arrestato il responsabile subito dopo il colpo». SE LA
RISPOSTA delle forze dell'ordine c'è, per la farmacista quello che manca è un riscontro da parte delle
istituzioni: «Io voglio incontrarmi con l'assessore Andrea Colombo - dice -. Da quando hanno messo quella
telecamera qui la situazione è degenerata. Noi paghiamo il Comune anche per le locandine esposte in
vetrina, ma cosa abbiamo in cambio? Solo insicurezza».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Rapina alla farmacia Busacchi «Ottavo colpo, non ne possiamo più»
VITA IN FARMACIA
6 articoli
21/05/2016
Pag. 5 Ed. Roma
diffusione:305863
tiratura:387811
La Procura procede per abuso d'ufficio. I carabinieri del Nas a caccia di documenti Nessuna iscrizione
Sentita come teste Simona Laing direttore da agosto 2015 Le accuse Denuncia depositata anche all'Anac e
alla Corte dei Conti
Ilaria Sacchettoni
S'indaga su una gara sospetta ma l'ambizione è di ricostruire la cattiva gestione degli ultimi anni. Non sarà
Mafia Capitale ma anche la partecipata capitolina Farmacap (unica impresa farmaceutica in perdita in Italia
probabilmente e ciclicamente sulla via della privatizzazione) avrebbe inciampato sull'appalto vinto da una
coop.
La «Servizi Dragona srl» l'estate scorsa ha spinto la consigliera capitolina Virginia Raggi a fare verifiche in
proprio e a presentare un esposto in procura. È dalla sua denuncia, in effetti, che ha preso il via l'inchiesta
del pubblico ministero Nadia Plastina e dell'aggiunto Paolo Ielo. Il fascicolo è senza indagati ma gli
investigatori ipotizzano il reato di abuso d'ufficio. Il sospetto è che la coop abbia vinto l'appalto per l' affitto e
la sub - gestione di 3 dei 18 asili nido in gestione alla Farmacap senza neppure gareggiare. Favorita dai
vertici della stessa partecipata. Per una delle tre strutture, 400 metri quadri in via Bossi, fra Eataly e la
Piramide, già è stata stipulata la convenzione.
I fatti risalgono a giugno 2015 e quell'aggiudicazione sembra oggi un ottimo affare, considerato che la coop
verserà 96mila euro l'anno per ambienti che, da perizia, ne varrebbero 210mila. La pm ha delegato alcuni
approfondimenti ai carabinieri del Nas, che hanno già acquisito le prime informazioni. Fra le persone
ascoltate dagli investigatori c'è anche la nuova direttrice generale Simona Laing (da agosto 2015) che, pur
vantando conti in ripresa (incluso l'ultimo annunciato bilancio) è osteggiata all'interno dal suo stesso
commissario. Il settantaseienne Francesco Alvaro, sulla breccia a dispetto della circolare Madia che
obbligherebbe i dipendenti pubblici a lasciare il posto di comando a 65 anni. Le anomalie evidenziate nella
denuncia, depositata in parallelo anche all'Anac e alla Corte dei Conti, riguarda diversi aspetti. La gara
risulta bandita il 12 giugno ma il 10, durante un sopralluogo nei locali di via Bossi, il commissario si sarebbe
presentato in compagnia dei vertici della «Servizi Dragona» annunciandone la presa in carico per l'anno
scolastico 2015-2016. Malgrado la gara bandita non vi sono tracce di una commissione esaminatrice nè di
verbali redatti. La documentazione presentata dalla coop Dragona sarebbe lacunosa. Fra le altre cose,
mancherebbe perfino il codice identificativo di gara prescritto da Anac e richiesto dalla normativa antimafia.
La perplessità a questo punto riguarda i metodi generalmente in vigore a Farmacap. Gli asili in gestione
sono 18 in tutto. Viene da chiedersi quante deroghe si sia concessa la partecipata capitolina e come
gestisca le singole voci di spesa fra consulenze e incarichi aziendali.
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18 Le strutture adibite
ad asili nido gestite
dalla Farmacap
3 I complessi
trasformati
in asili nido
di cui si occupa
la Farmacap
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Farmacap , appalti e affari sotto inchiesta Nel mirino la gestione degli
asili nido
21/05/2016
Pag. 5 Ed. Roma
diffusione:305863
tiratura:387811
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Foto: Protesta
Una manifestazione dei lavoratori della Farmacap sotto il Campidoglio, nel momento di maggiore difficoltà
dei conti
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
20
21/05/2016
Pag. 9 Ed. Napoli
diffusione:234691
tiratura:339543
Bianchi, polemiche sulla gestione
La Regione affida i beni culturali dell'ex ospedale ad una sola associazione: ed è lite
(stella cervasio)
DUE interrogazioni, una in Regione e una in Parlamento, e tante polemiche. Con una delibera del 14 marzo
la Regione ha affidato a un'associazione che si chiama "Il Faro d'Ippocrate", presieduta da un medico degli
Incurabili, Gennaro Rispoli, la gestione dei beni «culturali e del patrimonio storico-sanitario» delle Asl di
Napoli. Rispoli ha fondato un museo delle arti sanitarie diventato con la giunta Caldoro nel 2011 di
interesse regionale, e con i suoi volontari consente la fruizione della storica Farmacia degli Incurabili. Dopo
la pubblicazione della delibera, il 22 aprile il commissario straordinario dell'Asl, Renato Pizzuti, dispone il
trasferimento dei dipendenti del Polo archivistico dell'ex manicomio Bianchi di Capodichino. Con una
successiva delibera di maggio dello stesso commissario, i beni archivistici del manicomio, chiuso 38 anni
fa, vengono affidati a una struttura Asl di cui è responsabile lo stesso Rispoli : 60 mila cartelle cliniche, la
storia dei pazienti dell'ospedale psichiatrico. L'archivio ad oggi è chiuso. A dicembre 2015 era stata siglata
una convenzione tra l'Università Suor Orsola e il Polo archivistico sanitario, che aveva avviato un progetto
di ricerca e valorizzazione proprio di quelle cartelle cliniche. Il primo momento del progetto è stato
un'iniziativa nazionale alla quale hanno partecipato la Fondazione Basaglia e il ministero dei beni e delle
attività culturali, ministero che per la valorizzazione degli archivi manicomiali ha in corso il progetto "Carte
da legare" e che, saputo della delibera, ha avviato un'istruttoria. Il 6 maggio il consigliere regionale M5S
Vincenzo Viglione deposita in Regione un'interrogazione al presidente De Luca e al commissario ad acta
per la sanità Polimeni: «All'associazione Faro di Ippocrate - dice Viglione - De Luca affida le attività di
conoscenza, promozione, mappatura, inventariazione, catalogazione e valorizzazione di tutto il patrimonio
delle Asl napoletane, prevedendone la conservazione presso gli Incurabili e dando vita di fatto alla gestione
privatistica di un bene pubblico che è patrimonio non della Regione, ma dell'Asl. Un'operazione che non ha
visto neppure coinvolte le soprintendenze e i ministeri competenti». Il 17 maggio il senatore di SInistra
italiana Giuseppe De Cristofaro presenta un'interrogazione parlamentare: «La delibera con cui la giunta
regionale affida, senza alcuna evidenza pubblica, la gestione dell'intero patrimonio storico-culturale delle
Asl a un'associazione privata è contraria a ogni previsione normativa». De Cristofaro, riferendosi al
passaggio della delibera nel quale si legge che "l'indicata attività sarà svolta a titolo gratuito, salvo l'accesso
ai contributi pubblici", esprime preoccupazione: «Non vorremmo che il vero obiettivo non sia tanto la tutela
e la valorizzazione dei beni, quanto la possibilità di far accedere, senza bandi, enti privati a finanziamenti e
sovvenzioni pubbliche».
www.napoli.repubblica.it www.repubblica.it PER SAPERNE DI PIÙ
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Il caso
21/05/2016
Pag. 9 Ed. Napoli
diffusione:234691
tiratura:339543
"Non capisco le accuse che ci vengono rivolte, mi occupo come volontario della tutela di questi beni"
GIUSEPPE DEL BELLO
TRA polemiche e polveroni continua a far discutere il cambio della guardia.
La decisione del commissario dell'Asl di affidare la cura del patrimonio archivistico a Gennaro Rispoli,
chirurgo, storiografo della medicina e fondatore del Museo delle arti sanitarie, non va giù.
Rispoli, la sua nomina ha suscitato un vespaio, come mai? «Mi dispiace. Un inutile polverone e sgradevoli
polemiche di basso conio, ma non c'è nulla di strano e tantomeno di scorretto in quello che è accaduto».
Ovvero? «Semplicemente è accaduto che il responsabile dell'Asl ha ritenuto opportuno, per ragioni
squisitamente aziendali e per il bene del Bianchi, far trasferire alcuni dipendenti in un'altra struttura. Niente
di scandaloso, di irregolare o di illecito. Contestualmente ha affidato l'incarico di inventariare e catalogare i
beni storico-artistici del Bianchi a me».
E perché proprio a lei? «Perché da anni seguo per passione i beni artistici e storico-sanitari, e nel 2011, a
titolo gratuito, sono stato nominato referente di questi beni, senza risorse e senza organico. E anche
perché in questi anni mi sono occupato della loro salvaguardia e valorizzazione. Lo dimostra l'attività svolta,
sempre a titolo gratuito, agli Incurabili, come sa bene chi conosce il Museo».
Cosa dovrebbe fare al Bianchi? «Si parte da una verifica sulla situazione dei beni, in primis quelli a
maggior rischio dispersione. L'obiettivo è anche fare chiarezza su tutte le attività mai completate e sullo
stato di confusione anche di carattere patrimoniale».
E cosa sta venendo fuori? «Innanzitutto stiamo procedendo a un'operazione di riordino e di archiviazione.
Non esisteva un libro di registrazione di entrata e uscita delle opere. E le uniche notizie di cui dispongo
sono quelle parziali detratte da altre istituzioni, le ispezioni di altri organismi».
Ma sinora cosa è emerso? «A un primo esame sembrerebbe che non siano state espletate correttamente
le procedure amministrative. Inoltre stiamo documentando un palese degrado e nocumento dei beni
custoditi. Per quanto riguarda la quadreria sono già partite indagini incrociate - con Soprintendenza alle
Belle arti e Città metropolitana - tese a una verifica e anche alla creazione di un registro». Sta dicendo che
alcune opere mancano all'appello? «Purtroppo sì, ce ne siamo accorti confrontando gli elenchi. Non quelli
del Bianchi, perché inconsistenti, ma i cataloghi di mostre e altri documenti. È in corso una verifica generale
anche attraverso rilievi fotografici. A breve sarà valutato il lavoro svolto dalle associazioni che in comodato
hanno parzialmente inventariato cartelle cliniche, biblioteca e archivio storico. Intanto, è stata richiesta la
restituzione di un'importante tela prestata anni fa per una mostra e mai restituita».
Altre emergenze? «Si deve provvedere a mettere in sicurezza il patrimonio e alla corretta tenuta dei libri
custoditi nell'ex psichiatrico. Come pure si sta provvedendo al riordino delle carte di altri ex manicomi.
L'obiettivo finale, ovviamente, oltre a una corretta conservazione della memoria dell'ospedale, è arrivare
alla fruizione del bene artistico, storico-sanitario per tutta la cittadinanza». La accusano di presiedere
un'associazione, Il faro di Ippocrate, a cui è stata affidata la catalogazione dei beni Asl.
«L'associazione non c'entra nulla con le carte del Bianchi, si occupa infatti del Museo delle arti sanitarie,
che abbiamo creato sulla collina di Caponapoli grazie agli sforzi dei volontari, perlopiù medici e storici
dell'arte, e basandoci anche su collezioni di appassionati. Uno sforzo immane che è stato riconosciuto dalle
istituzioni. Ma, ripeto, la questione del Bianchi è un'altra, anche se ovviamente parliamo sempre di beni
storico-artistici».
E la delibera regionale che ha fatto scattare la protesta dei Cinquestelle? «L'associazione che ho fondato
con illustri amici dieci anni fa, a titolo gratuito e senza scopo di lucro, sta fotografando il degrado,
architettonico e strumentale del patrimonio storico-sanitario, con l'obiettivo di tutelare, salvaguardare,
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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Rispoli: "Ma noi stiamo salvando un patrimonio e lavoriamo gratis"
21/05/2016
Pag. 9 Ed. Napoli
diffusione:234691
tiratura:339543
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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valorizzare e promuovere la memoria della Scuola medica napoletana e delle arti sanitarie. Un percorso in
salita che ci ha permesso di aprire alla città spazi chiusi da decenni e di arricchire la cultura scientifica e la
storia della città capitale. La Regione ha riconosciuto questi sforzi e ci ha chiesto di continuare». Perché
tante accuse, allora? «C'è chi preferisce che le cose restino abbandonate al degrado, c'è chi mette i suoi
interessi sopra a quelli della città, c'è chi ha interesse a far fallire gli sforzi di crescita di Napoli. E c'è chi
spera nell'oblio, magari lamentandosene».
Foto: SPAZI MUSEALI Il complesso dell'ex ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi a Calata Capodichino
Foto: FOTO: ©
Foto: ARCHIVI Faldoni conservati al Leonardo Bianchi, documenti oggetto di una prima schedatura
Foto: CULTORE Il chirurgo Gennaro Rispoli, storiografo della medicina e fondatore del Museo di arti
sanitarie all'Ospedale degli Incurabili
21/05/2016
Pag. 29 Ed. Ferrara
diffusione:108667
tiratura:140151
ANCHE QUESTA mattina, come succede ormai dallo scorso settembre, mese in cui è stata inaugurata
dopo i lavori di riqualificazione la nuova piazza Matteotti, bancarelle che vendono frutta e verdura prendono
(temporaneamente) il posto degli spazi destinati ai disabili, oltretutto occupati proprio di fronte alla farmacia
Bornazzini, che ogni due settimane è l'unica aperta di sabato a Codigoro. È QUANTO denuncia un
«cittadino indignato» che ha inviato una lettera al Carlino, ma anche alla Regione, a Striscia la notizia, all
Iene, all'Associazione disabili italiani e naturalmente al Comune e alla Polizia municipale. «Sono un
portatore di handicap residente a Codigoro munito di regolare contrassegno per la sosta negli appositi
parcheggi per disabili - scrive nella sua missiva - e voglio segnalare il disagio arrecato a tutti quelli che si
trovano nelle mie condizioni da una bancarella di venditori ambulanti che vendono frutta e verdura per due
mattine settimanali». Infatti i disagi oltre che nella mattinata odierna si ripetono anche il martedì mattina. LA
BANCARELLA è «autorizzata dal Comune a sostare nella piazzola riservata ai disabili di piazza Matteotti e
sullo scivolo per carrozzine per l'accesso alla farmacia». Il cittadino spiega di essersi documentato sul
Codice della strada e di aver letto che «questi posteggi non possono essere assolutamente utilizzati o
occupati da chi non ne ha diritto» e che sono previste «sanzioni per chi ne abusa non essendo disabile».
Poi l'amara domanda: «Mi chiedo se il sindaco Rita Cinti Luciani e il suo vice Sabina Zanardi e l'assessore
alle Pari opportunità Graziella Ferretti, che tanto promuovono la solidarietà sociale e la gentilezza, non si
siano accorte di questa indecente situazione». Dunque si tratta di cassoni veri, cassette di arance e di un
banco con frutta e verdura che inibiscono la legittima fruizione a coloro che sono costretti a muoversi su
una sedia a rotelle. Un malessere, scrive sempre il cittadino, acuito dalla segnaletica che indica come quel
posto sia riservato agli invalidi. Infine l'invito agli amministratori a «svegliarsi, perché se non ci saranno fatti
concreti» anche la Procura della Repubblica verrà coinvolta sulla delicata ed incomprensibile situazione
che si è venuta a creare in piazza Matteotti».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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«Nello spazio per disabili bancarelle di frutta»
21/05/2016
Pag. 9 Ed. Reggio Emilia
diffusione:108667
tiratura:140151
Addio a Giovanni Masini, storico farmacista
E' MORTO nella notte scorsa, all'età di 84 anni, il farmacista Giovanni Masini. Masini, figura molto
conosciuta e stimata a Reggio, da un paio di mesi era ricoverato all'ospedale di Modena per problemi
cardio-respitarori. Lascia la moglie Flora e il figlio Giuseppe. L'uomo, anni fa, aveva anche ricoperto
l'incarico di presidente regionale di Federfarma. Era titolare di una storica farmacia a Piumazzo di
Castelfranco Emilia, fondata dal padre Giuseppe, nel 1916. Pochi giorni fa aveva tagliato il traguardo dei
100 anni di attività. NEL FEBBRAIO del 2015, si era verificato un altro sconvolgente lutto. Giovanni aveva
subito la prematura scomparsa dell'altro suo figlio Marco, che lavorava anch'egli come farmacista
nell'attività di famiglia. Marco Masini era morto a 46 anni, stroncato da un malore mentre stava sciando,
sulle piste della Val Badia, a Corvara, in provincia di Bolzano. L'uomo abitava in centro storico a Reggio
con la famiglia. Era il marito di Maria Cecilia Spallanzani, figlia dell'imprenditore, banchiere ed editore
proprietario di Rtr7, società a cui fanno capo le emittenti Teletricolore di Reggio, Antenna1 di Modena ed
Ètv di Bologna. I FUNERALI di Giovanni Masini si svolgeranno oggi alle 14.30 nella chiesa di Piumazzo,
paese del quale l'uomo era originario.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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LUTTO
21/05/2016
Pag. 5 Ed. Lucca
diffusione:83607
tiratura:112166
RAPINANO la farmacia in pieno giorno, fuggono in moto, ma vengono catturati dopo pochi minuti dai
poliziotti. Si tratta di un 45ernne e del figlio di 17 anni. L'episodio è accaduto ieri pomeriggio intorno alle
16,15 a Nozzano. I due sono arrivati in sella a uno scooter Typhoon 50 risultato poi rubato. Il padre, con il
volto travisato da un casco, è entrato nella farmacia comunale n via di Balbano e ha minacciato con un
coltello da cucina il titolare, intimandogli di consegnare l'incasso. IL FARMACISTA Antonio Cordoni, ha
reagito cercando di allontanare il malvivente. «Non ti do proprio nulla, vattene via...». Ma il rapinatore ha
insistito e l'ha minacciato: «Spostati o ti ammazzo...!». Detto questo, è saltato dietro al bancone e ha
arraffato l'incasso, circa 500 euro. La commessa, che era in magazzino, attirata dalle grida, è arrivata
mentre il bandito teneva in pugno l'arma da taglio. UNA VOLTA presi i soldi, il rapinatore è fuggito con la
complciità del figlio minorenne che l'attendeva sullo scooter. Entrambi, come gesto di scherno, hanno
anche alzato il dito medio all'indirizzo del farmacista, che si era affacciato sulla porta per chiedere aiuto. Ma
l'umore baldanzoso dei rapinatori è durato poco. Due poliziotti della Squadra mobile, che erano in zona e
avevano notato i loro movimenti sospetti in scooter, appena hanno sentito le grida del farmacista, li hanno
subito inseguiti e li hanno acciuffati in via di Poggio, all'altezza della Casina Rossa. LA QUESTURA ha
avvisato il pubblico ministero di turno, Giuseppe Amodeo. Per il rapinatore 45enne si attende la convalida
dell'arresto nell'udienza che si terrà probabilmente oggi davanti al giudice, mentre il figlio di diciassette anni
verrà affidato a una struttura per minori, in attesa che sulla sua posizione si pronunci il tribunale dei Minori
di Firenze.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 21/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Padre e figlio rapinano la farmacia ma vengono presi dai poliziotti
PROFESSIONI
1 articolo
21/05/2016
Pag. 2
diffusione:37200
tiratura:76141
No+Vello, il centro epilazione in palestra e nelle parafarmacie
IRENE GREGUOLI VENINI
No+Vello si espande in Italia. Il franchising specializzato nella depilazione permanente con luce pulsata
conta di sviluppare la sua rete di centri, aprendone altri 30 quest'anno e lanciando una nuova formula
(No+Vello Point), ovvero una cabina attrezzata per i trattamenti da inserire in strutture già esistenti, come
palestre, saloni di bellezza e parafarmacie, pensata per le piccole città. Nel 2016 l'azienda prevede di
confermare il trend di crescita del 2015, chiuso nella Penisola con un fatturato di 3 milioni di euro (+30%) e
un giro d'affari di oltre 20 milioni. La formula dei Point, che sono stanze attrezzate per i trattamenti già
offerti dai centri No+Vello, nasce «dalle tantissime richieste che arrivavano da zone in cui non siamo
presenti, soprattutto in città piccole», spiega Antonello Marrocco, direttore generale di No+Vello Italy,
braccio italiano del gruppo nato in Spagna nel 2007 e oggi presente in 15 paesi. «Abbiamo fatto
esperimenti in tre strutture, con ottimi risultati. Quindi abbiamo deciso di vendere il format in città sotto i 25
mila abitanti a realtà legate al settore del benessere come centri estetici, palestre, parafarmacie ed
erboristerie. Chiaramente i Point non verranno installati nelle immediate vicinanze dei centri No+Vello già
esistenti». La nuova soluzione si inserisce nella strategia di espansione dell'azienda, arrivata in Italia alla fi
ne del 2010, per iniziativa di Marrocco, che ha importato nella Penisola il brand, sviluppato poi in
franchising, con 160 centri in tutta Italia, di cui 22 aperti nel 2015 e 9 già inaugurati nel 2016. «Abbiamo
appena iniziato una campagna di ricerca affi liati in una serie di città dove abbiamo più persone interessate
a fare i trattamenti. Solo a livello di prodotti complementari nei primi tre mesi dell'anno siamo cresciuti
dell'82%», osserva il direttore generale. La proposta del brand si focalizza sulla depilazione permanente
con luce pulsata che, a differenza del laser, lavora con una lunghezza d'onda fi ssa. A questo si sono affi
ancati anche altri servizi estetici, come la possibilità di effettuare la pulizia del viso attraverso il metodo
Proskin, che si avvale di una stimolazione meccanica a ultrasuoni, in grado di favorire la formazione di
nuovo collagene e la rigenerazione cellulare in 10 minuti. «Ciò che ci distingue è la tariffa unica per la
depilazione, ovvero 36 euro a zona, con singole sedute, a differenza della concorrenza che vende i
pacchetti», spiega l'imprenditore. «Puntiamo innanzitutto sulla sicurezza del cliente grazie a protocolli
messi a punto da medici dermatologi. Poi per un discorso di eticità non parliamo mai di depilazione defi
nitiva, perché non è possibile oggi, ma permanente, visto che per far sì che si mantenga occorre fare due
richiami all'anno». Per quanto riguarda la comunicazione, l'azienda si muove principalmente sul web, oltre
alle operazioni portate avanti a livello locale dagli affiliati, cui sono dedicati anche incontri di formazione.
Per aprire un centro targato No+Vello occorre un investimento iniziale di 30 mila euro, con 700 euro al
mese di royalties; gli affi liati registrano un fatturato stimato medio annuo di 140 mila euro, che al netto delle
spese e delle tasse permette un ritorno dell'investimento in circa 12-18 mesi. Costi più contenuti, 21 mila
euro, ha invece l'apertura di un No+Vello Point in una struttura già avviata. © Riproduzione riservata
Foto: Antonello Marrocco
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 21/05/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'insegna in franchising prepara 30 aperture. Al via il nuovo format per le piccole città
PERSONAGGI
2 articoli
21/05/2016
Pag. 38 Ed. Bari
diffusione:24180
tiratura:31985
.
La denuncia avanzata dal capo della Procura barese Giuseppe Volpe, in una lettera aperta al Ministro della
Giustizia, relativa alla situazione ormai al collasso della Procura Distrettuale per carenza di personale
amministrativo e alla corrispondente, inadeguata risposta del Governo, approda in Senato con una
interrogazione urgente del sen. Luigi d'Ambrosio Lettieri (CoR). Il senatore avanza al ministro Orlando una
serie di richieste, come modificare le misure adottate in tema di turn over del personale e intervenire per
eliminare i ritardi cronici fin qui registrati nella liquidazione dei compensi. Ma D'Ambrosio Lettieri incalza
soprattutto sull'uso dei soldi del Fondo Unico di Giustizia auspicando l'uso «come da tutti auspicato, anche
dal Presidente del Consiglio, stante l'insufficienza conclamata di risorse, di parte delle somme sequestrate
o confiscate che affluiscono nel Fondo Unico di Giustizia e destinate al Ministero della giustizia per risolvere
le criticità in cui versa l'amministrazione giudiziaria con particolare riferimento agli uffici giudiziari baresi». Si
chiede pertanto quale sia l'ammontare e quale la ripartizione delle quote del Fug per gli anni 2015 e 2016.
«Mi auguro che la risposta del governo sia celere e, soprattutto, convincente - afferma d'Ambrosio Lettieri considerato che lo stesso Procuratore di Bari definisce "espedienti" le misure adottate dal Governo per
garantire i servizi inerenti la giustizia».
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D'Ambrosio Lettieri (Cor): dove sono i fondi del Fug La denuncia di Volpe
approda in Senato
21/05/2016
Pag. 12 Ed. Lecce
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tiratura:15055
«Basta orari da stress negli ospedali» Nel Salento 83 ricorsi
Effetto retroattivo: richieste fino a 80mila euro
di Maddalena MONGIO' Turni di riposo non rispettati e scattano le richieste di risarcimento a sei zeri da
parte di 83 medici ospedalieri salentini. Arrivano dal Fazzi di Lecce, ma anche da Copertino, Galatina,
Gallipoli e Casarano. Destinatario lo Stato che, tra il 2008 e il 25 novembre 2015 (data di approvazione del
nuovo provvedimento in Italia), non ha provveduto ad adempiere all'applicazione della direttiva europea
numero 2003 del 1988. Quella che, appunto, regola gli orari di lavoro di tutti i lavoratori nell'Unione
europea. A mettere insieme i ricorsi è Consulcesi, la società che tutela i diritti legali dei medici che
snocciola i numeri: in tutto 7mila ricorsi (su base nazionale) iscritti a ruolo nel Tribunale di Roma che è
competente per le cause contro lo Stato. Il fatto che non ci sia stata una puntuale legiferazione per il
rispetto della norma europea ha escluso dall'azione legale le Regioni che pure hanno autonomia nel
governo del sistema sanitario. Estrapolando dal dato nazionale quello regionale troviamo 430 medici
ospedalieri pugliesi distribuiti: 83 appunto nella sola provincia di Lecce, 185 a Bari, 21 a Brindisi, 17 alla
Bat, 32 a Foggia, 92 a Taranto. Come si arriva al risarcimento milionario? Mediamente ogni medico ha
chiesto 40mila euro di risarcimento (il massimo è di 80mila euro) e così i camici bianchi salentini - se le loro
richieste saranno accolte pienamente dalla sentenza - hanno la possibilità di portare a casa in tutto 3 milioni
e 320mila euro. Non poco. La richiesta è stata supportata da precise violazioni che sono state messe in
evidenza. Precisamente: un monte ore settimanale superiore alle 48 ore senza alcuna compensazione e
senza il riposo di 11 ore di riposo tra un turno e l'altro. È il pezzo forte delle azioni legali avviate perché la
carenza del personale - fatto arcinoto - non ha dato possibilità ai medici di godersi il meritato riposo.
Secondo il presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella, la legge non ha risolto tutti i problemi e serve un
"ritocco" della norma. «L'intervento normativo appare necessario - puntualizza Tortorella - alla luce del fatto
che l'entrata in vigore della legge 161 del 2014, senza lo sblocco del turnover, non ha risolto il problema dei
turni massacranti. Già lo scorso anno, prima dell'entrata in vigore della legge, il senatore Luigi D'Ambrosio
Lettieri aveva presentato una interrogazione al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e a quello
dell'Economia, Pier Carlo Padoan, preannunciando nuove iniziative parlamentari». Cosa accadrà,
insomma? «L'intervento normativo potrebbe servire solo per chi avrà precedentemente avviato un ricorso ribadisce Tortorella - per chiudere il contenzioso che sta maturando tra medici e Stato prima che diventi
troppo oneroso. Un caso che ricorda da vicino quello degli ex specializzandi a cui sono state negate borse
di studio tra il 1978 ed il 2006. Attraverso i ricorsi di Consulcesi sono stati ad oggi riconosciuti oltre 400
milioni di euro e l'esborso per lo Stato potrebbe superare i 5 miliardi di euro. In ParlaFoto: Silvana Melli, direttore generale dell'Asl di Lecce: quello del rispetto dei turni di riposo è un problema
anche per gli ospedali salentini
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