Tesina_4°_Dan_Bottalico_Francesco
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JUDO un’ intervista im-possibile Un cordiale colloquio virtuale sulla disciplina del JUDO . Candidato : “ Il JUDO ha la natura dell’acqua. L’acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene. E’ indomabile e penetra ovunque. E’ permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia, la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio, ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle cascate del Niagara, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d’estate “. Gunji Koizumi Shi-han ( 1886-1964 ) 8° Dan. Faccio subito ammenda con il gentile lettore se mi sono permesso di citare un grande Maestro del passato il quale, giunto in età avanzata, dichiarò che era ormai diventato un grande esperto di “kuchi Waza” ovvero la tecnica del…. parlare. Ho ritenuto questa la migliore introduzione per un modesto lavoro che vuol proprio parlare del JUDO usando una formula diversa, oserei dire “fuori schema “, ma con il solo obiettivo di rendere la lettura più leggera e magari (perché no) anche più piacevole. La formula è una “intervista virtuale”, nella quale il sig. “CONI” è un noto giornalista esperto di articoli inerenti il mondo dello sport il quale pone alcune domande a due esponenti fondamentali del JUDO : il sig. Randori e la sig.ra Kata. Con alcune domande, attraverso le risposte, proverò a parlare un po’ su questa meravigliosa disciplina. Arte che ormai da tanti anni ho il piacere e l’onore di praticare. Francesco Bottalico. 2 Il presentatore. Salve a tutti, mi chiamo Coni e sono qui negli studi della Fijlkam con i nostri gentili ospiti che vado subito a presentare : abbiamo qui il sig. Randori …….. e la sig.ra Kata. Il sig. Randori è noto a tutti i praticanti del Judo, ma anche di altre discipline orientali da combattimento, perchè offre la possibilità di praticare la disciplina, allenandosi senza rischi particolari ed è quindi adatto praticamente a tutti, uomini e donne, giovani e meno giovani e con i dovuti accorgimenti, anche ai bambini. E’ un libero comporre. La sig.ra Kata è nota soprattutto alle cinture nere, ma non disdegna praticanti neofiti o di tutte le cinture colorate in quanto rappresenta quella che definiamo la grammatica del JUDO. Molto interessata agli esercizi di forma, anch’essa offre una possibilità di pratica potremmo dire illimitata, perchè tutti possono allenarsi e trarre giovamento attraverso questa forma . Possiamo considerare il sig. Randori e la sig.ra Kata come gli elementi fondamentali per la comprensione dei principi del JUDO perché proprio attraverso la pratica di entrambe le forme, è possibile progredire e comprendere al meglio l’essenza di questa disciplina. L’uno non esclude l’altra in quanto proprio nel primo si mettono a frutto le capacità acquisite con la pratica dei KATA che a sua volta si giova dell’ abilità tecnica che si acquisisce con la pratica del RANDORI. Concludiamo dicendo che il JUDO è fatto di RANDORI e KATA : nel primo lo studio è ESTERIORE e bisogna dimostrare le proprie qualità in combattimento, nel secondo lo studio è INTERIORE e l’ avversario siamo noi stessi. Il tutto deve portare al MIGLIOR IMPIEGO DELL’ENERGIA. 3 Prima domanda: sig.ra KATA , stiamo parlando di JUDO, ma ci spiega cosa vuol dire questa parola? KATA: sono due parole, la parola JU vuole indicare l’essere flessibile, cedevole, ma soprattutto adattabile, mentre la parola DO esprime il concetto di “via” , una via da seguire per raggiungere un livello superiore. Nella natura solo le specie che hanno saputo adattarsi sono sopravissute. Quindi la capacità di adattamento è elemento fondamentale per la sopravvivenza. Il DO è il mezzo per raggiungere questa capacità, indica la via da seguire. Seguendo il giusto DO, raggiungiamo il JU. Seconda domanda: Sig. RANDORI, come è nato questo principio? In origine era il CHIKARA - KURABE ( FORZA- GARA,PROVA) e gli uomini si affrontavano sulla base della loro potenza fisica. Analogamente in occidente esisteva il PANCRAZIO ( PAN : TOTALE, TUTTO – KRATOS : FORZA, POTERE ). Quindi molto si basava sulla forza fisica, e poco sulla tecnica vera e propria. Poi la tecnica si è sempre più evoluta e giungiamo al JU_JUTSU arte marziale della quale ne facevano largo uso i SAMURAI e che letteralmente vuol dire TECNICA DELLA FLESSIBILITA’. Fu questa la prima arte marziale praticata dal prof. JIGORO KANO, nato a Mikage ( Giappone ) il 28 Ottobre 1860, il quale giunse a Tokyo nel 1870 per motivi di formazione scolastica. Piccolo e gracile fisicamente, praticò inizialmente il baseball, ma nel 1877 stanco di subire le angherie dei compagni si decise a prendere lezioni di JU-JUTSU nella scuola di TENJIN SHINYO RYU del maestro Hachinosuke Fukuda ( nota: nonno di Keiko Fukuda recentemente scomparsa) e Iso Masamoto. Studiando ROPPO NO KUZUSHI ( le sei direzioni dello squilibrio ) comprese che per battere un avversario fisicamente più possente, non era possibile applicare un principio di forzacontro-forza, ma bisognava sfruttare quella dell’avversario stesso riportandola contro se stesso. L’arte di saper sfruttare la forza dell’avversario, è appunto l’arte della cedevolezza e dell’adattabilità. Da questa forma il prof. KANO trasse le basi per creare il nuovo metodo che chiamò JUDO KODOKAN. Terza domanda: Sig,ra KATA, ma allora cosa distingue il JUDO dal JU JUTSU ? La differenza è sostanziale e la spiegazione un po’ complessa, ma proverò ad essere sintetica. Innanzitutto, il concetto di “ VIA “ non è estraneo ad altre culture. Anche nel Cristianesimo, ns. Signore Gesù disse : Io Sono la VIA la Verità e la Vita. Il Giappone ha mosso molte guerre nella sua lunga storia e quindi ha preparato tantissimi soldati ad affrontarle. Per questo motivo, quando parliamo di ARTI MARZIALI, parliamo sostanzialmente di preparare uomini ad affrontare il momento nel quale potrebbero andare a morire. La pratica del JU JUTSU rappresentava appunto la formazione degli uomini che andavano a morire. 4 Ma queste Arti Marziali, non erano per tutti, ma erano riservate alla casta dei cavalieri, cioè a coloro che avevano quella determinata formazione mentale per accettare la possibilità di andare a morire per la Nazione, la famiglia, un ideale. Quando il Giappone cominciò ad aprirsi all’occidente nel 1853, a seguito della restaurazione MEIJI ( 1868-1912 ) le classi dei samurai conobbero una grande crisi e la nazione cominciò a dotarsi un vero e proprio esercito nazionale con le nuove armi da fuoco. In questa situazione, il JU JUTSU cominciò a declinare e i Samurai che avevano un po’ di cultura aprirono le famose RYU ( scuole ) mentre quelli che non ne avevano divennero RONIN ovvero Samurai senza padrone. Questa decadenza del JU JUTSU non fu compresa. Solo il prof. Kano intravide una opportunità e capì che era giunto il momento per una grande svolta. Il JU JUTSU e le arti marziali, preparavano per affrontare un combattimento in guerra e non erano per tutti, il JUDO era un nuovo metodo formativo che però poteva essere utile a tutta la società. Questo principio fu sostenuto con forza dal Prof. Kano il quale nel 1915 intervenne presso SASABURO TAKANO grande maestro di spada ( KEN JUTSU ) e ministro dell’istruzione dicendo che era ormai inutile preparare i giovani per “quando andare a morire” ma era importante insegnargli “COME VIVERE “ e non con qualcosa che era riservato solo ad alcuni, ma con un metodo utile e adatto a tutti. Per questo fece introdurre il JUDO e il KENDO nella scuola. Quindi possiamo concludere che mentre il JUTSU, che rappresenta la tecnica, era il preparare per una situazione nella quale si poteva anche morire, il DO rappresenta la VIA che tutti possono percorrere per migliorare la VITA. Sig. CONI : molto interessante e da approfondire. Quarta domanda : Sig. RANDORI abbiamo visto la grandezza del JUDO nei suoi principi di vita, ma come li colleghiamo all’attività sportiva tra randori e shiai dove comunque si deve vincere un avversario? Specifichiamo che nel randori si svolge attività di pratica senza regole particolari su tecniche, tempi e pesi, mentre lo SHIAI rappresenta un “randori regolamentato” ovvero bisogna rispettare i regolamenti su tecniche, pesi, categorie ecc. Ed è proprio questa forma di regolamentazione unita ai principi sportivi, etici e morali della disciplina che fa del JUDO una “nobile Arte” adatta a tutti ed in particolar modo ai bambini che possono trarre grandi vantaggi dalla pratica di questa disciplina altamente educativa e formativa. Nelle competizioni di JUDO viene richiesta grande educazione, compostezza e rispetto per il proprio avversario ed è sovente vedere i due contendenti salutarsi prima o abbracciarsi dopo un incontro. Sono segnali forti e positivi in una società che purtroppo è sempre più carente di valori umani. Vincere una competizione su un avversario, non significa umiliarlo o sconfiggerlo nella vita. Significa essersi messi al banco di prova per saggiare le proprie qualità tecniche e verificare se si sta seguendo la giusta …..Via. Se sarò più bravo di te, imparerai da me, se Tu sarai più bravo di me, io imparerò da Te. E’ questo lo spirito. Null’altro ci deve toccare. 5 Negli aforismi del JUDO il prof. Jigoro Kano scrive : SEI RYOKU ZEN YO : IL MIGLIOR IMPIEGO DELL’ENERGIA JITA KYO EI : AMICIZIA E MUTUA PROSPERITA’ Il miglior impiego dell’energia che si può ottenere attraverso l’amicizia e la mutua prosperità. CONI: mi permetto di aggiungere : IO E TE INSIEME PER PROGREDIRE . KATA : Certamente, è un principio che troviamo nei Kata. RANDORI : Condivido e aggiungo che lo ritroviamo nella pratica quotidiana. CONI: Si conclude con queste belle parole questa breve intervista sul JUDO e a tutti rivolgo un sincero augurio di AMICIZIA E MUTUA PROSPERITA’. Ringraziamo la sig.ra KATA ed il sig. RANDORI per aver accettato l’invito e gli studi della FIJLKAM per averci ospitato con la professionalità e la cordialità che l’ha sempre contraddistinta. Autore : Ringrazio tutti coloro che avranno avuto la pazienza ed il coraggio di leggere fino a questo punto. Mi complimento per la vostra tenacia. Spero di aver contribuito anche se modestamente, a parlare un po’ della disciplina che ci interessa e magari a vederla anche sotto altre luci. Jigoro Kano diceva che il principio è uno, ma le conseguenze sono multiformi, sta a noi sviluppare sempre nuove forme affinchè questa meravigliosa disciplina resti sempre viva nella tradizione e sempre moderna nella sua evoluzione. Francesco Bottalico Fonti : Tommaso Betti Berutto – Da cintura bianca a cintura nera Autori Vari - Judo Kodokan – Supermanuali Oscar Mondadori 6 7
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