Scarica il - Rivista Politecnico
Transcript
Scarica il - Rivista Politecnico
POLITECNICO RIVISTA DEL P O L I T E C N I C O D I M I L A N O Numero 2 Direttore responsabile Adriano De Maio Comitato scientifico e di redazione Adriano De Maio Rettore del Politeciiico Maria Cristina Treu Piarettore Vicario Giampio Bracchi Prorettore Delegcito Maria Licia Zuzzaro 3 21 Direttore editoriale Cesare Maria Casati Editing Elena Cardani Fotolito Litofilms Italia, Berganio Stampa Poligrafiche Bolis, Berganio Milano, luglio 1999 Registrata presso il Tribunale di Milano con il n. 813 del 13/1111987 Questa edizione é stata realizzata con il contributo di: Mapei e della Fondazione Cariplo che ha partecipato anche alla realizzazione del numero 1. Iniiovazione e competitivita Giuseppe Tognon 23 Quale lo scopo dell'università? Nicola Signorelli 24 La modellistica matematica: una sintesi tra teoremi e mondo reale Alfio Quarteroni Progetto grafico Paola Polaslri Redazione e realizzazione l'Arca Edizioni via Valca\w 6 Tel. (02) 325246 Fax (02) 325481 20155 Milano [email protected] iww.arcadata.it Relazione del Magnifico Rettore Adriano D e Maio 31 Convegno internazionale Humaii Motor Performance in microgravità EVENTI] POLITECNICO 8PLms - kkfwno O e , m &.W@, 92 241% MRma WL p2m'I b ixw%!w- Prorettore Vicario: Prof. Maria Cristina Treu Prorettore Delegato: Prof. Giampio Bracchi D l r e t t o r e ~mmi&trativo: Dr. Piero Zanello kpSYwwwa@Inilk Consiglio di amminis;~-ione del P o l i i ~ ~ , , i cdoi Milano quadriennio 199612000 Prof Adriano De Maio (Presidente) - Profssa Maria Cristina Treu (Prorettore Vicario) - Dott. Piero Zanello (Direttore Amministrativo) - Ing. Vico Valassi (Rappresentante del Governo) - Dott. Antonio Caso (Delegato del Direttore Regionale delle Entrate per la Lombardia) - Dott. Piero Bassetti (Esperto Designato dalla Unioncamere della Lombardia) - Pro[ Giulio Ballio (Professore di niolo) - Profssa Adriana Baglioni (Professore di molo) - Prof Giancesare Belli (Professore di ruolo) - Prof. Bmno Mazza (Professore di ruolo) - Ing. Fabrizio Pizzutilo (Ricercatore Confermato) Geom. Vittorio Luise (Rappresentante del Personale Tecnico-Amministrativo) - Sig. Simone Radovan (Rappresentante degli studenti) - Sig. Andrea Roscetti (Rappresentante degli studenti) - Sig. Andrea Uccelli (Rappresentante degli studenti) Composizione del Senato Accademico quadriennio 199812002 Prof. Adriano De Maio (Rettore del Politecnico) - Profssa Maria Cristina Treu (Prorettore Vicario) - Prof. Osvaldo De Donato (Preside della Facoltà di Ingegneria Milano Leonardo) - Prof. Cesare Stevan (Preside della Facoltà di Architettura Milano Leonardo) - Prof Pieriuigi Della Vigna (Preside della Facoltà di Ingegneria Como) - Prof. Michele Gasparetto (Preside della Facoità di Ingegneria Lecco) - Prof. Luigi Puccinelli (Preside della Facoità di Ingegneria Milano Bovisa) - Prof. Antonio Acuto (Preside della Facoltà di Architettura Milano Bovisa) - Dr. Piero Zanello (Direttore Amministrativo) - Prof. Claudio Molinari (Rappresentante dei Professori di Ruolo della prima Area) - Pro[ Marco Deni Bardeschi (Rappresentante dei Professori di Ruolo della seconda Area) - Prof Giuseppe Turchini (Rappresentante dei Professori di Ruolo della terza Area) - Prof. Giorgio Diana (Rappresentante dei Professori di Ruolo della quarta Area) - Prof. Giuseppe Allegra (Rappresentante dei Professori di Ruolo della quinta Area) - Prof. Rinaldo Cubeddu (Rappresentante dei Professori di Ruolo della sesta Area) - Prof. Carlo Gheni (Rappresentante dei Professori di Ruolo della settima Area) - Prof. Amando Brandolese (Rappresentante dei Professori di Ruolo della ottava Area) - Ing. Marco E. Ricotti e Ing. Alessandro Gandelli (Rappresentanti dei Ricercatori) - Sig. Filippo Manzone e Sig. Michele Fachin (Rappresentanti del Personale TecnicoAmministrativo) - Nicola Signorelli e Daniele Fabrizio Bignami (Rappresentanti degli Studenti) Senato Accademico integrato Prof Sergio Cova e Profssa Matilde Baffa (Rappresentanti dei Professori di Ruolo) - Arch. Gennaro Postigliene e Ing. Luigi Zanzi (Rappresentanti dei Ricercatori) - Giulio Padovani e Edoardo Bianchi Carnevale (Rappresentanti degli Studenti) - ' I - MILANO LEONARDO FACOLTÀ DI ARCHITETTURA Via Bonardi 3, Milano tel. 02.239926 15 - fax 02.2399261 O Preside Professor Cesare Stevan tel. 02.23992500 - fax 02.23992502 Preside Professor Osvaldo D e Donato SEDE DISTACCATA: MANTOVA SEDE DISTACCATA: CREMONA v ,-.+.v-.i C , . - MILANO B m S . A - MILANO BOVISA FACOLTÀ DI INGEGNERIA via La Masa 34, 20 156 Milano tel. 02.23998007 - fax 02.23998099 Preside Professor Luigi Puccinelli Preside Professor Antonio Acuto SEDE DISTACCATA: PIACENZA FACOLTÀ DI INGEGNERIA Presidenza piazzale Gerbetto, 6 - 22 1 00 Corno tel. 02.23997305 - fax 02.2399732 1 Segreteria via Castelnuovo 7, 22 100 Corno tel. 02.23997401 - fax 02.23997321 Preside Professor Pierluigi Della Vigna corso Matteotti 3 - 22053 Lecco tel. 034 1.361706 - fax 034 1.286 159 1 Preside Professor Michele Gasparetto Relazione del Magnifico Rettore ADRIANO DE MAIO Renore del Politecnico di Milono 1. Il bilancio 2. La didattica 3. La ricerca 4. 1 servizi verso l'esterno 5. I1 personale 6 . I1 modello organizzativo 7. Gli spazi 8. I1 ruolo nella società 9. Competitività e alleanze I llustre signor Sottosegretario al Ministero dell'università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, Magnifici Rettori, autorità civili, militari e religiose, colleghi, personale tecnicoamministrativo, studenti, signore e signori. L'ampia conferma avuta qualche mese fa del mandato per un altro quadriennio mi ha fatto ritenere che fosse preferibile svolgere una relazione non già di conclusione ma di apertura, guardando cioè il prossimo quadriennio e non quello appena concluso. La fiducia espressa dagli elettori nella squadra che ho il privilegio, l'onore e il piacere di coordinare può essere interpretata come un giudizio positivo espresso su quanto fatto finora, ma anche come una attesa della realizzazione concreta di una parte significativa della nostra strategia: di espansione, di rafforzamento e di più ampio ed efficace inserimento nel contesto produttivo e sociale, di decentramento territoriale, di internazionalizzazione, di miglioramento ulteriore nella qualità didattica e scientifica, di aumento di reputazione e di visibilità in Italia e nel mondo, di benefici economici al personale meritevole, di estensione della provenienza territoriale e di eliminazione delle barriere di censo per gli studenti, selezionati solo in base alla loro qualità, di aumento degli standard di servizi complementari con l'obiettivo di portarli a un livello confrontabile con la media europea. Per questo, prima di dare inizio alla relazione, voglio fare un appello. L'appello è innanzitutto rivolto all'iiitei-no: la "squadra" di governo si è inolto rafforzata in questi ultimi tempi. Tutto quello che è stato fatto non sarebbe stato possibile senza la dedizione e il sacrificio di molti colleghi e di molti collaboratori del personale tecnicoamininistrativo. Dedizione e sacrificio non sono in questo caso parole vuote né rituali: corrispondono alla realtà. Sono stati sacrificati da molti interessi di lavoro, didattici e scientifici per esempio, economici, perfino famigliari. Li ringrazio tutti io a nome del Politecnico. L'appello è rivolto innanzitutto a loro: che resistano ancora, che si creino loro stessi i ricambi perché abbiamo bisogno d'una nuova e giovane classe dirigente dell'Ateneo. Se la strategia è giusta, come riteniamo, i benefici più consistenti ricadranno sulla prossima generazione. Figure l e 2 Bilancio: principali entrate (al netto delle enirate p r I'edillzta) m-- - -. n mm-- .- 1s- I - dsBhmM8Ln 19% 13% lS97 ~iismdo:princlpall uscite (al netto d d ~ LISCIE e per I'edHlzia) .wm Enm - - P - E 1 - im - tmm - Nelle Figure 1 e 2 sono rappresentati gli andamenti, negli ultimi anni, rispettivamente delle entrate e delle uscite. Da un breve esame si può notare innanzitutto come il FFO (Fondo di Funzionamento Ordinario) assegnato dal Ministero abbia registrato un aumento che, vista l'attuale situazione e tendenza dell'inflazione, può essere considerato rilevante. Questo potrebbe indurci a gioire e in effetti siamo soddisfatti del segnale, in quanto dimostra un'inversione di tendenza rispetto alla storia precedente, ma se passiamo dalla tendenza ai valori assoluti, allora la soddisfazione si riduce di molto e, anzi, ad un esame più accurato, si tramuta in profonda insoddisfazione. Per capirne il motivo basta osservare quanto riportato in Figura 3. Dopo tanto pensare, tante discussioni, tante tensioni nel mondo universitario, alla fine il risultato è quasi invisibile. Allora appare chiaro quanto più volte affermato dalla Conferenza dei Rettori e, sembra, condiviso dal nostro Ministero. O si procede, rapidamente, con risorse aggiuntive in quantità apprezzabili, o il "riequilibrio" rimarrà solo una pia illusione. Ma questo è ancora insufficiente perché non pare che sia stata capita ( o voluta capire) fino in fondo la situazione. Poichk lo squilibrio nella ripartizione di risorse non è avvenuto negli ultimi anni, anzi, ha radici profonde nella storia, bisogna necessariamente considerare lo "squilibrio accumulato". Quando verrà finalmente raggiunta la cosiddetta "ripartizione equilibrata", questo significherà soltanto che noli verrà più aumentato lo "squilibrio accumulato" che fino a quel momento, al contrario, ogni anno continuerà ad aumentare. Quindi, anche quest'anno, aumenterà lo squilibrio fra le diverse Università e diminuirà semplicemente l'entità dell'aumento della forbice. I1 tutto, ripetiamo, senza nessun sistema di valutazione dei risultati. Siamo peraltro in buona compagnia se consideriamo la maggior parte delle università statali in Lombardia ma questo non ci rallegra affitto, anzi vieppiù ci intristisee. Richiediamo pertanto al Governo, e al Parlamento, non tanto al Ministro deil'universith che più volte ha avuto occasione di ribadire il suo appoggio a tale proposta, che venga stanziata per i prossimi ami una cifra consistente per tentare di azzerare o comun- .m7m-smr-eummrrr - =W . l O4 19% dalhmEmdUa 1-1 È giusto che sia così, anche perché l'universith è, per sua vocazione, rivolta al futuro, a innovare, a migliorare e perché noi godiamo di quanto hanno saputo fare le generazioni precedenti. E allora che le nuove generazioni comincino a prepararsi. Un appello infine agli studenti perché tengano conto degli sforzi, si collochino in una posizione di critica costruttiva e di proposta, tenendo conto anche loro che non B possibile fare tutto subito e che è facile distruggere ma t da adulti saper costruire; siamo consapevoli che quello che facciamo, i sacrifici che anche a essi chiediamo, l'impegno notevole che esigiamo è rivolto a loro, perché siano professionisti di alto livello e ai loro successori; tengano conto che anche dei loro successori ci dobbiamo sempre occupare. Agli altri attori - forze politiche, economiche, sociali, culturali - Ikppello verrà rivolto alla fine di questa relazione. A tutti un grazie per la partecipazione. 1.Il bilancio Per poter realizzare progetti, per mettere in pratica disegni strategici, ma anche semplicemente per gestire il corrente e per migliorare le prestazioni e i servizi occorrono risorse. Per questo la relazione prenderà I'awio dal bilancio, in quanto le risorse monetarie sono quelle più fiingibili e, quindi, pongono meno vincoli, per passare poi alle altre risorse e ai progetti e alle strategie. que ridurre lo svantaggio e l'ineguaglianza accumulata per un certo numero di anni, da concordarsi. La storia non può essere cancellata. Soltanto due esempi. La politica adottata dal Ministero sul "cofinanziamento" è assolutamente e totalmente condivisibile, a tal punto che da noi è stata seguita come regola generale anche per la ripartizione al nostro interno delle risorse. Noi vediamo il cofinanziamento non solo come una riduzione di impegno finanziario dell'ente o organismo erogatore - il Ministero nei confronti delle singole università o l'Atene0 nei confronti dei singoli dipartimenti - quanto, soprattutto, come meccanismo che aumenta l'attenzione nell'assumersi impegni e la respoiisabilizzazione del proponentelrichiedente. Ma, se la situazione di partenza è fortemente squilibrata senza "colpa" specifica, allora di questo bisogna tener conto. Altrimenti perché gli interventi, giusti, di sostegno alle attività, anche universitarie, nelle aree depresse? Per esempio la percentuale di cofinanziamento, per tutti gli interventi cofinanziati, potrebbe variare a seconda dello squilibrio. Un secondo esempio riguarda le "incentivazioni di risultato". Nella formula recentemente proposta di distribuzione delle risorse aggiuntive, una parte riguarda il riequilibrio e l'altra un "prenlio" legato al raggiungimento di risultati. A parte il fatto che è dubbio che alcuni parametri siano buoni indicatori dei risultati - per esenipio premiare quanto è stato autonomamente destinato, da ciascun ateneo, alla ricerca non è detto che sia correlato alla qualità della ricerca stessa - il problema è che qtiasi tutti sono fortemente iafluenzati dalle risorse totali disponibili, cioè da quanto si è potuto acciimulare nel tempo. La percentuale di abbandoni degli studenti ovvero la percentuale di laureati in corso sul totale studenti dipende, in modo non marginale, dal "livello di servizio" didattico, quale la numerosità delle classi, le risorse disponibili in termini di docenti e di tutor che possono essere destinati a una singola classe, lo spazio di studio, e anche, in alcuni casi, la "vivibilità" complessiva all'interno dell'università. Ebbene tutti questi fattori sono fortemente dipendenti dalle risorse che storicamente sono state disponibili. Si corre il rischio quindi, partendo da una idea di fondo giusta, di ottenere un effetto fortemente ingiusto. Si premia in un certo senso la "ricchezza pregressa" e non gli effettivi risultati (di efficacia e di efficienza). Sui fondi "uubblici" rinnoviamo uoi un'istanza a cui non si è mai data finora risposta. Così come finalmente è stato fatto da qualche anno per i fondi di finanziamento ordinari erogati dal Ministero, così è giusto e importante che vengano rese note tutte le risorse "pubbliche", date a qualsiasi titolo. Tutto questo è ancora inolto opaco e leggi e leggine che inseriscono finanziamenti rrd Iloc non sono fatte certamente per chiarire. È lecito, agli spiriti malpensanti, ritenere che si perpetui il costume del favore e del clientelismo, h a i sopito nella nostra ciiltura. Non diritti ma favori, non sistemi di valutazione chiari ma amicizie e privilegi. Ma se la scuola e l'università che, oltre al sapere, dovrebbero anche trasmettere esempi di comportamento operano secondo queste regole, come si può pretendere che cambi, in meglio, la nostra società e che migliori il senso dello Stato? Un'altra fonte considerevole di entrate è data dalle tasse e contributi degli - studenti. La polemica attorno a tale voce di entrata stenterà a esaurirsi. Fintantoché non sia decisa la gratuità dell'istruzione universitaria, come awiene in altri paesi, è dovere di chi governa un'università riuscire a ottenere le risorse da chi utilizza direttamente il servizio e che quindi può ritenere che sia conveniente fornirle. Poiclié lo Stato ha pensato bene di dare finanziainenti al Politecnico Figura 3 Figura 4 STUDENTI IBCRll-il Al CORSIDI LAUR€4 E M DIPLOMA molto scarsi, noi abbiamo dovuto ricorrere alle famiglie, peraltro in modo contenuto, soprattutto se paragonato a altre Università operanti in Lombardia, con cui è facile fare confronti all'interno talvolta della stessa famiglia. I contributi studenteschi nelle università non statali sono legati a un valore di mercato, proprio perché lo Stato eroga contributi minimi e quindi il servizio va pagato direttamente, almeno in buona misura, dall'utente. Ma lo stesso vale per quelle università statali che ricevono risorse dallo Stato molto inferiori al valore medio. Non c'è da scandalizzarsi né da inveire contro le decisioni dell'università, ma semmai, contro il comportamento del Governo. Non ci si deve far fuorviare dal valore percentuale: è vero, siamo forse l'Atene0 che ha la percentuale più elevata delle tasse e contributi studenteschi rispetto al fondo di funzionamento datoci dallo Stato, ma la percentuale può essere subito ridotta, basta appunto che lo Stato ci dia il dovuto! Peraltro i contributi degli studenti sono stati sempre utilizzati per il miglioramento del servizio didattico. A tal riguardo stiamo tentando di porre in essere una politica di aiuto ai bisognosi e meritevoli: abbiamo recentemente assegnato un fondo di 1 miliardo per 1000 borse di studio ai più bisognosi, purché sopra un certo valore di merito. Stiamo cominciando a cercare poi banche che attivino in misura ampia i "prestiti d'onore" che ci sembra una via giusta, scarsamente utilizzata finora, per evitare che i meno fortunati siano penalizzati. La terza principale fonte di entrate è quella proveniente da prestazioni - di ricerca, di servizi, di consiilenza, di formazione - forniti a terzi. Da parte nostra stiamo mettendo a punto, attraverso aggiustamenti successivi, meccanismi che facilitino tale entrata e stiamo cominciando ad avvertire i primi segnali positivi. Dobbiamo però mettere in evidenza due aspetti, legati a normative generali, il primo relativo al sistema di tassazione che ha inciso non poco in senso negativo, il secondo riguardante facilitazioni fiscali per i committenti su cui il governo sta procedendo a nostro avviso in modo positivo ma che sarebbe opportuno estendesse e ampliasse. La quarta fonte di entrata è esigua in quanto i "benefattori" diretti si riducono a pochi (Fondazione CARIPLO, Camera di Commercio di Milano) e quelli "indiretti", peraltro per noi fondamentali per attuare la politica di decentramento (Univercomo, Univerlecco, ACSU, CUM, EPIS) si limitano, correttamente, al sostegno delle iniziative locali. Peraltro la mancanza di questa fonte di entrata è un punto debole che accomuna la gran parte delle università europee e le distingue da quelle statunitensi, per le quali la raccolta di fondi sia da parte di fondazioni sia da parte di ex-alunni è una fonte rilevante di finanziamento. Per quanto riguarda le uscite alcuni cenni sintetici. Abbiamo molto ridotto i costi unitari delle spese generali ma il valore assoluto è aumentato, tenuto conto del notevole aumento degli spazi avvenuti in questi ultimi anni. Abbiamo contenuto l'aumento necessario delle spese per il personale in organico, nonostante la storica sofferenza riscontrabile dai dati nazionali, mentre abbiamo notevolmente incrementato la voce delle supplenze e dei contratti didattici, tenuto conto dei nuovi progetti didattici attivati. Sono stati stanziati fondi di entità per noi notevole sia per la ricerca, sia per un'iniziativa chiamata "progetti di sviluppo imprenditoriale dei dipartimenti"; sono state poi incrementate le spese, di investimento e di gestione, per i servizi ausiliari didattici e di ricerca. Per quanto riguarda la gestione di cassa non possiamo esimerci dal mostrare anche in questa sede tutta la nostra indignazione per come, concretamente, viene gestita a livello governativo la politica di contenimento delle uscite. I vincoli posti sono gestiti senza guardare e senza distinguere le differenti situazioni di partenza. Limiti di spesa rispetto all'anno precedente forse sono fin troppo permissivi in tutti quei casi in cui si disponeva di risorse relativamente abbondanti, mentre sono un freno inaccettabile a chi può e deve svilupparsi. Riteniamo poi assurdo che vi siano limitazioni all'uso di "risorse proprie" pur conferite, come d'obbligo, alla tesoreria unica. Non è pensabile avere competenza e disponibilità teorica di fondi e non poterli spendere. Per un anno si può rinviare e ritardare l'erogazione, per due anni si ha ancora qualche margine, ma poi si collassa. Questo modo di operare, in cui è necessario chiedere "deroghe", è a nostro avviso tipico da un lato di una mentalità "contabile" in cui non si tiene conto della fattispecie concreta e, dall'altro, di una incapacità a valutare e a far assumere responsabilità. E inutile parlare di autonomia se poi vengono posti vincoli come questi. Sugli accantonamenti e sulle competenze vi deve essere la massima libertà, altrimenti gli organi di governo non sono più messi in grado di governare. 2. La Didattica Si può notare (Figure 4-5) che non abbiamo risentito, come immatricolazioni, del calo demografico che, viceversa, comincia su più università, a farsi sentire. Possiamo vedere, invece, che il calo complessivo degli studenti è dovuto a tre fattori: il primo è il numero programmato soprattutto nei corsi di laurea facenti capo alle facoltà di architettura, che ha portato a una diminuzione che si è fatta sentire, owiamente, con un certo ritardo; il secondo è l'aumento percentuale nei corsi di ingegneria, degli studenti di diploma rispetto a quelli iscritti alla laurea; quest'anno ha toccato il 22,1% del totale immatricolati; il terzo a uno sforzo considerevole che è stato fatto per aumentare il numero di laureati e ridurre cosi lo stock dei fuori corso. Viceversa non sta ancora dando risultati, almeno in modo quantitativainente apprezzabile, la strategia che è stata indicata dal Senato Accademico, tesa a ridurre il divario fra durata reale e durata legale degli studi che, allo stato attuale, è decisamente superiore a quanto vorremmo e che, una volta realizzata, porterà a una riduzione del numero totale di studenti, a pari valore delle immatricolazioni. D'altro lato un ulteriore obiettivo che ci siamo posti, anche questo senza effetti visibili finora, è quello di ridurre drasticamente la percentuale di abbandoni. Così dovrebbe portare a un aumento degli studenti il quale però, riteniamo, verrà più che compensato dai fenomeni prima individuati. Nel complesso possiamo prevedere un calo consistente - dal 10% al 20% - rispetto al numero totale di iscritti attuali - in corso, ripetenti, e fuori corsi - sempre viceversa mantenendo un valore pressoché costante di immatricolati. Questo potrebbe indurre a pensare che le neces- sità di risorse dovrebbero risultare inferiori alle nostre pluriennali richieste e che, di conseguenza, gli investimenti stessi e il piano di sviluppo dovrebbero essere ridimensionati. Ma sarebbe una conclusione errata. Per dimostrare questo assunto bisogna fare alcune fondamentali osservazioni. Innanzitutto il problema didattico che stiamo affrontando con la massima attenzione è quello relativo al rapporto fra lauree e diplomi. È assai probabile prevedere che, con l'eccezione almeno temporanea della laurea in architettura che soggiace a stringenti normative europee, così come la eventuale laurea in ingegneria edile-architettura, per tutti gli altri corsi si andrà ad una integrazione, molto più profonda di quella attuale, fra diploma e laurea. Uno dei punti di successo del diploma, dal punto di vista di accoglimento dei diplomati da parte del mondo del lavoro è dovuto fondamentalmente alla limitata consistenza numerica delle singole classi. Solo cosi si è in grado di assicurare contemporaneamente una preparazione a livello universitario di qualità, il che significa permettere di avere una forte base metodologica congiunta a una di contenuto professionale spendibile con una elevata immediatezza. Prendendo come ipotesi di lavoro che almeno il primo tratto di percorso sia comunque congiunto fra lauree e diplomi, la dimensione massima della classe, soprattutto per le esercitazioni dovrebbe essere contenuta, il che compor- ( Figura 5 l Diplomatis Laureati Laureali terà un notevole aumento delle risorse necessarie. Soltanto in questo modo si può pensare di raggiungere i due obiettivi di riduzione sia degli abbandoni che della durata reale senza diminuire la qualità della preparazione. Peraltro stiamo studiando contemporaneamente la possibilità di creare dei percorsi didattici per studenti di grande talento che possa per esempio portare a un completamento degli studi in tempi più brevi di quanto "legalmente previsto" oppure a un maggiore approfondimento e quindi a una più accurata preparazione, con una riduzione, quindi, del percorso di dottorato. In secondo luogo dobbiamo assolutamente migliorare la parte sperimentale della didattica, i1 che richiede laboratori attrezzati e personale qualificato, docente e non, di assistenza e di sostegno. Gli attuali interventi in Bovisa, per ingegneria, architettura, disegno industriale, nonché la recente acquisizione dell'area ex M-PPG vanno appunto in questa direzione. In terzo luogo, per rispondere in modo adeguato all'obiettivo di riduzione della durata reale degli studi dobbiamo prowedere a una semplificazione del curriculum, sia come peso del singolo insegnamento, sia come riduzione dell'attuale eccessiva disponibilità di opzioni, che talvolta rende impossibile allo studente la frequenza effettiva al singolo corso per il quale, viceversa, aumentando la "sperimentalità", verrà richiesta obbligatoriamente la frequenza. Questo singolo fattore, a prima vista sembrerebbe portare a una riduzione del numero di docenti il che è in parte vero ma è più che compensato dal fatto che sara richiesta una più ampia presenza di docenti per corso e l'impossibilità o quasi, per il docente, di coprire per supplenza altri corsi oltre al proprio. È necessario disporre di servizi collaterali adeguati, che stiamo decisamente migliorando - e rispetto ai quali vogliamo solo citare il METID come caso esemplare di investimento - ma che sono purtroppo ancora lontani dagli standard che riteniamo giusto assicurare. Infine si dovrà finalmente dar vita a una formazione di "dottore di ricerca" nel vero senso della parola. Finora il corso di dottorato è stato visto come dedicato esclusivamente o prevalentemente a chi aveva intenzione di fare carriera universita- ria per cui i posti erano - e sono - estremamente limitati e anche, spesso, l'attività formativa è inevitabilmente ridotta rispetto al lavoro di ricerca. Se, al contrario, si darà spazio ampio a questo livello formativo, come è auspicabile, allora le risorse da dedicare dovranno essere conseguenti. Ecco perché anche in un'ipotesi di riduzione complessiva del numero di studenti iscritti, non vi sara nessuna riduzione rispetto al piano di investimenti già a suo tempo ipotizzato, anzi, sarà richiesto un ulteriore aumento. Una consistente novità nel campo didattico è data dal fatto che abbiamo lanciato il "Servizio Orientamento", sia come sportello, molto frequentato peraltro, sia, soprattutto, come impostazione e gestione delle attività che permetteranno agli studenti delle scuole medie superiori, anche secondo le indicazioni ministeriali, di essere più consapevoli della scelta. L'orientamento ha però anche un altro obiettivo complementare ma non secondario: quello di diffondere in tutta Italia e all'estero una conoscenza più approfondita della nostra università per poter ampliare la provenienza degli studenti da tutto il territorio nazionale, così come era un tempo, e, nel futuro, speriamo prossimo, anche dall'estero. Puntiamo infatti a un reclutamento di studenti di alto potenziale. Siamo stati sempre contrari al concetto di bacino di utenza e stiamo cominciando concretamente a operare in tal senso. Sappiamo però che vi sono due ostacoli che si frappongono a tale politica e che è necessario rimuovere: il primo è quello della residenzialità e l'altro è quello complessivo della disponibilità di risorse. La residenzialità è un punto debole non solo del Politecnico di Milano ma di un'ampia generalità dell'università italiana. Su questo aspetto stiamo aprendo "tavoli di trattative" con tutti i Comuni in cui abbiamo sedi, con la Regione, con altri enti e istituzioni anche private. I1 secondo problema riguarda le risorse complessive. La prospettiva prima evidenziata può portare a un ampliamento del numero di studenti e a un incremento del numero di richieste di immatricolazione. E a questo punto scatta il problema della selezione e del numero programmato. Su questo aspetto è necessario essere chiari. I1 problema non è ideologico, né eccessivamente elitario anche se la valutazio- ne di standard qualitativi minimi è necessaria, né tanto meno di chiusura corporativa di tipo professionale. Si tratta soltanto di assicurare la giusta qualità della formazione in relazione ai diversi prodotti formativi - diplomi, lauree, percorsi di eccellenza, doppie lauree, dottorati di ricerca, formazione permanente - perché il nostro contratto, con gli studenti, le famiglie, la società, deve essere rispettato. Rispettato nel senso che dobbiamo assicurare che i nostri studenti siano almeno di pari livello nei confronti delle migliori scuole in Europa e nel mondo, che riescano a conseguire il titolo nei tempi previsti dal curriculum, che ci sia un ridotto numero di abbandoni. Per questo è necessario tenere sotto controllo la qualità del processo formativo, obiettivo per il quale ci stiamo impegnando ma che necessita di risorse adeguate. Che non riguardano solo spazi, servizi, attrezzature, ma anche docenti qualificati. L'adeguamento alla richiesta non può essere immediato: il sistema ha una inerzia intrinseca e, forse, da questo punto di vista, l'aspetto più critico è proprio quello legato ai docenti, che non si inventano da un giorno all'altro, che devono essere selezionati e valutati e che devono essere messi in grado di svolgere qualificata attività di ricerca. La limitazione al numero di accessi è quindi un obbligo, non un abuso né una discrezionalità e nemmeno un diritto. Rimane peraltro ancora da affrontare il problema della qualità. In un sistema formativo in uno stato di continuo e talvolta eccessivo cambiamento, è necessario ripensare alle modalità di valutazione e di accreditamento. Se, con il sistema dei crediti, si lascia alle singole università la responsabilità di decidere se e come tenere conto del percorso didattico dello studente all'interno dell'università, non si capisce perché questo non debba valere anche per l'accreditamento relativo alla scuola di provenienza. Su questo aspetto vale la pena riflettere prima di procedere a riforme che possono apparire solo nominalistiche e che devono essere innanzitutto valutate da un punto di vista di qualità raggiungibile e auspicabile, che almeno nei settori didattici di nostra competenza, rimane uno dei pochi aspetti su cui abbiamo dei vantaggi competitivi nei confronti degli U.S.A. Grande attenzione è stata data e continuerà a essere data agli scambi internazionali, che globalmente soddisfano molto ma che presentano alcuni aspetti critici. Innanzitutto lo scambio è ancora fortemente asirnrnetrico e rimami tale strutturalmente finché vi sarà il vincolo della lingua da un lato e finché non sarà risolto il problema dell'accoglienza dall'altro. In uscita la situazione è eccellente: possiaino peraltro continuare ad affermare che la qualità dei nostri studenti, a seguito della valutazione da parte delle università straniere, soprattutto nel caso di doppie lauree, è molto alta. La recente politica del Ministero sulla armonizzazione del sistema universitario europeo ci trova completamente d'accordo sulle finalità, un po' meno sul contenuto e molto meno sul metodo. I1 mondo del lavoro per i laureati e diplomati è ormai quello europeo e quindi la riconoscibilità dei titoli è fondamentale. Piace meno una adesione, nominale peraltro più che sostanziale, al sistema statunitense che è attualmente in discussione (vedi la recente presa di posizione di Cambridge). In terzo luogo piace ancora meno il metodo adottato di imposizione dall'alto: l'armonizzazione in molti casi già esiste di fatto (vedi ad esempio l'associazione TIME) e comunque, a mio awiso, deve essere generato dal basso, attraverso proposte delle università dei diversi Paesi. Ci auguriamo che il Ministero in tempi rapidi modifichi in questo senso il suo approccio. Stiamo cominciando a lavorare sui crediti, che è un tema di non poco conto, se non lo si vuole ridurre a un semplice meccanismo burocratico. I crediti sono uno dei pilastri fondamentali dell'autonomia, se a essa si vuole dare sostanza, e quindi del controllo e del governo della qualità della didattica, di un confronto e di una sana competizione fra università. Per questo è richiesta una grande attenzione e un approfondimento accurato. Sull'autonomia e sul processo di cambiamento in atto vi sono però alcune rilevanti preoccupazioni. I cambiamenti sono numerosi e radicali: bisogna stare attenti a verificare se sono tutte medicine efficaci e se la miscela non sia tale da abbattere qualsiasi paziente, anche il più robusto. La preoccupazione riguarda il metodo e il merito. I1 metodo in quanto se si è imboccata decisamente la strada dell'autonomia bisogna evitare di dare eccessivi vincoli. L'indicazione della strut- tura complessiva del sistema didattico ogni tanto appare procedere in tal senso. Come si 6 già detto l'armonizzazione europea è un atto dovuto: cominciamo allora da quello che è più semplice. Nel nostro caso i dottorati e le lauree, le quali sono riconosciute all'estero come "master" (all'inglese). Non cominciamo dal primo livello che è ancora da definire, da progettare, da sperimentare e che, molto probabilmente, richiederà soluzioni diverse a seconda della situazione specifica. Anche perché è contemporaneamente nato il nuovo progetto "FIS e IFTS" e sull'ampliamento di uno o due anni della formazione presso gli istituti tecnici dopo il diploma. A tal riguardo è opportuno esprimere alcune concordanze e alcune perplessità e osservazioni. La concordanza è sul fatto che sia opportuna una maggiore attenzione alla formazione e all'evoluzione delle figure professionali, così come l'accrescimento delle conoscenze sia un fattore fondamentale per il singolo e per la collettività in generale, così come penso che sia opporiuna una più elevata integrazione fra le scuole di differenti livelli e fra il mondo della scuola nel suo complesso e quello del lavoro. Le perplessità sono legate al fatto che questa formazione di fatto sia vissuta e promossa come un prolungamento della scuola secondaria, con una forte potenziale sovrapposizione ai diplomi universitari, che finalmente dopo un periodo di rodaggio stanno trovando una loro collocazione, con una inadeguata sperimentazione e senza una approfondita analisi di reale fattibilità. Anziché orientare efficacemente sembra che la scuola voglia prolungare il periodo della non scelta e posticipare anziché anticipare l'inserimento nel mondo del lavoro. Meglio sarebbe pensare a una formazione professionalizzante alla fine dei 16 anni, visti come termine del periodo dell'obbligo. O forse, più semplicemente, questi interventi sono motivati almeno parzialmente, dal calo demografico e dalla crisi occupazionale anche, o soprattutto, dei docenti? Come si può pensare infine di delegare buona parte della formazione cosiddetta professionalizzante a una classe di docenti della scuola superiore quasi mai sottoposta, negli ultimi anni, a serie verifiche? Su tutti questi temi ci sembra debole l'analisi e il dibattito. Tre ultime osservazioni. La prima riguarda la recente riforma sui dottorati. Adesso tocca a noi e al mondo esterno - le industrie, le amministrazioni pubbliche - verificare se siamo capaci di cogliere l'opportunità che ci è offerta dalla nuova normativa. Se cioè l'università sarà capace di dialogare con il mondo esterno e di coglierne le esigenze attuali e le prospettive future e se il mondo esterno avrà una sufficiente lungimiranza per capire il potenziale della ricerca. La seconda riguarda la nostra politica di potenziamento e sviluppo della formazione permanente. Il progetto Poliedra, pur con qualche difficoltà, legata soprattutto all'inerzia al cambiamento, si sta muovendo. Stanno aumentando le iniziative, sta incrementando la collaborazione fra aree disciplinari diverse e talvolta tradizionalmente distanti, sta notevolmente migliorando il rapporto con il mondo esterno. Infine, l'ultima osservazione riguarda il rapporto più generale con i nostri studenti. Sappiamo benissimo di avere risorse in quantità limitata e che quindi molto spesso i servizi sono inadeguati e molto lontani da ciò che si vorrebbe e s i dovrebbe fornire, anche se molti passi sono stati compiuti. Ma una cosa si può fare anche senza mezzi straordinari e consiste nel creare un clima e un ambiente tale da permettere e stimolare le iniziative autonome degli studenti da un lato e, dall'altro lato, nell'inventare occasioni e momenti in cui si accertino il senso d'appartenenza all'istituzione senza che ciò pregiudichi adesioni ad altri momenti di aggregazione (ideali, valoriali, religiosi, politici). È questo un obiettivo concreto e su questo dovrà essere verificato il consenso degli studenti innanzitutto, ma anche dei docenti e del personale tecnico-amministrativo. 3. La ricerca Più volte è stato affermato, ma è conveniente ribadirlo qui ancora una volta, che il prestigio e la valutazione di una università, e ciò è sicuramente vero per le università tecnico-scientifiche, si basa in gran parte sulla sua qualificazione e sul suo valore nel campo della ricerca. Ecco perché la rilevanza della ricerca nella complessiva strategia di Ateneo è stata e rimane estremamente alta. La ricerca però, per sua natura, è estrema- mente più rischiosa ed è più difficile prevederne i risultati, anche in campi fortemente applicativi quali sono molti di quelli in cui operiamo. Si può dire allora che il compito di chi governa l'Atene0 consiste nel fornire le condizioni e le opportunità affinché possa essere sviluppata un'attività di ricerca nei campi e nei settori in cui si sposano le competenze disponibili agli interessi sia delle comunità scientifiche di riferimento, sia dellYAteneoper il suo sviluppo, sia della società in cui l'Atene0 opera. Questo significa intervenire sui fattori seguenti: Risorse: che riguardano le disponibilità economiche e finanziarie, di spazi e attrezzature, di personale qualificato (ricercatori, tecnici, dottorandi, borsisti), e, aspetto che non sempre viene considerato, della disponibilità di tempo il che significa evitare ai professori e ai ricercatori, ma anche ai tecnici, un eccessivo impegno in altre attività - didattiche, soprattutto - ma anche gestionali. Valutazione: l'adozione di adeguati sistemi di valutazione è fondamentale per stimolare livelli qualitativamente elevati di ricerca e per incentivare anche, da parte dei dipartimenti, l'adozione di strategie di ricerca e di modalità di confronto con realtà, nazionali e internazionali, che possano essere prese come riferimento, nonché una elevata attenzione ai risultati. Modello organizzativo: mentre da un lato è necessario dare la massima autonomia e responsabilizzazione ai singoli dipartimenti, è opportuno contemporaneamente definire le linee-guida complessive di Ateneo e, soprattutto, creare le condizioni perché possano svilupparsi ricerche interdisciplinari. Da questo punto di vista si condivide una indicazione di fondo che è stata oggetto di analisi e discussioni, che è stata esaminata anche in un recente incontro fra università tecnologiche di alto livello di diversi Paesi e che è stata messa in evidenza anche in una conferenza al Politecnico dal premio Nobel Gell-Mann, relativamente all'aumento della complessità, tendenza che è presente allo stato attuale. Ciò significa due cose. Da un lato è sempre più necessario un approfondimento disciplinare e anzi, talvolta, una più stretta definizione delle discipline, ma dall'altro lato è necessario un sistema che incentivi e premi una forte interdisciplinarietà, richiesta per risolvere i problemi reali. La realtà non è disciplinare. Chi meglio riuscirà quindi a coniugare disciplinarietà e interdisciplinarietà sarà più competitivo. La tradizione accademica in quanto fortemente disciplinare è ancora molto lontana dal premiare questo approccio. La strategia adottata e su cui intendiamo proseguire si basa sulle seguenti linee: investire sempre di più sulla ricerca, puntando anche sulla acquisizione di un sempre maggior numero di contratti e di finanziamenti dall'esterno; premiare quel dipartimento che più riesce a ottenere riconoscimenti scientifici, nazionali ed internazionali e contratti di ricerca; assicurare comunque le condizioni perché vengano finanziati campi nuovi, non ancora quindi inseriti "nei titoli" ma giudicati interessanti; aumentare gli accordi e le convenzioni, in tutte le forme, dai contratti alle associazioni, ai consorzi con università, centri di ricerca, industrie e altre organizzazioni interessate alla ricerca; sviluppare sempre di più la logica del cofinanziamento interno che responsabilizza le diverse strutture di ricerca; attivare ricerche interdisciplinari attraverso strutture snelle e temporanee. La strategia di ricerca deve, tuttavia, fare i conti anche con il contesto esterno che, negli ultimi tempi, ha avuto cambiamenti notevoli. Si vogliono citare, fra i fatti più positivi, gli interventi del Ministero sull'aumento delle risorse attribuite ai dottorati di ricerca, la nuova normativa sui dottorati e sugli assegni di ricerca piuriennali, interventi a nostro avviso, particolarmente fruttuosi, il sistema di attribuzione dei fondi di ricerca (ex 40%), che ha costituito una vera eccellente rivoluzione. Ma anche la nuova normativa sul reclutamento dei professori può essere un fatto estremamente positivo. L'autonomia universitaria può essere giudicata in positivo in quanto può contribuire a rompere o a ridurre i vincoli "disciplinari" che limitano fortemente l'innovazione e la ricerca interdisciplinare. Rimane ovviamente la complessiva carenza di risorse, ma è quasi fastidioso continuare a ripetersi. L'attuale proposta di accorpamento del l Il Andamento dei PersonaleDocente n@ Anni I . : . . . E t l i 8 5 s f i g f f l i 8 l f Figure 6 e 7 MURST con MPI non è sicuramente una iniziativa che tranq~iillizzain questo senso e non tranquillizza nemmeno nella prospettiva di potenziamento del processo di autonomia e di responsabilizzazione dell'università, come è stato peraltro anche messo in evidenza dalla recente mozione dell'assemblea della CRUI. 4. I servizi verso l'esterno La politica dei servizi verso l'esterno rappresenta un fatto qualificante e importante e caratterizza e specifica la nostra strategia complessiva. L'attenzione ai servizi verso l'esterno ha un triplice significato: acquisire risorse gestire con efficacia un ruolo attivo nello sviluppo del contesto in cui si è inseriti ricevere dall'estemo stimoli e suggerimenti sia per le attività base sia per una sempre maggiore responsabilizzazione interna. Da qui la politica scelta finalizzata da un lato a creare le condizioni per facilitare le iniziative di fomitura di servizi, e, dall'altro, a incentivare e stimolare le idee provenienti sia dall'intemo sia dall'esterno dell'Ateneo. Le modalità e le strutture di erogazione dei servizi possono essere quindi le più varie, i campi di attività sono molteplici, le forme di incentivazione differenti. Ma in questo contesto complesso e articolato rimane comunque visibile la linea unitaria rivolta al raggiungimento degli obiettivi prima indicati. Soltanto qualche esempio. * Il progetto Poliedra per la formazione contin~ia che ha patrocinato campi nuovi di attività di notevole successo - un caso per tutti: il corso superiore in Industria1 Design. La neonata iniziativa sulla formazione in campo sanitario in collaborazione con altri centri (il campus Biomedico, Farmitalia). Il rafforzamento delle iniziative congiunte con altre università lombarde, specie con l'università di Pavia nel suo progetto di Scuole Europee di Studi Avanzati a cui collaboriamo in iniziative sia attivate nel 1998 (Scienza dei Materiali e Conservazione del patrimonio storico architettonico) sia per progetti nuovi nel campo della Bioingegneria e nell'informatica medica. I neonati progetti per il cosiddetto sistema FIS insieme con le altre università della Lombardia, altre università (Politecnico di Torino primo fra tutti), con la Regione, MURST e MPI, Istituti Tecnici e in accordo con strutture di altre regioni. I laboratori (crash, trasporti) sviluppati in collaborazione con altri centri, consorzi e aziende. I1 già citato programma di potenziamento delle iniziative imprenditoriali dei dipartimenti, singoli e collegati fra loro. Le iniziative di trasferimento tecnologico sostenute dall' Associazione Impresa Politecnico. Le convenzioni quadro con imprese e pubbliche amministrazioni (Comune di Milano innanzitutlo, fra queste ultime). Lo sviluppo di laboratori congiunti con imprese, da Pirelli a STM. 11 potenziamento e l'attenzione di fondazioni storiche e nuove: dalla Fondazione Lerici al Laboratorio Materie Plastiche, dalla Fondazione Falck alla Fondazione De Nora e altri. Tutta l'attività che si sta sempre più potenziando, di stage post laurea e post diploma alle stesse attività di potenziamento delle iniziative "curriculari" speciali, quali la doppia laurea nel campo degli idrocarburi con le 22 borse di studio pagate da ENi e Nuovo Pignone. Le iniziative culturali di grande respiro quale quella sviluppata con la Triennale per il Museo del Design, appoggiato fisicamente sia alla sede della Triennale sia al nostro insediamento in Bovisa, in cui speriamo di poter operare in una rete articolata con la nuova iniziativa della grande biblioteca sia con una istituzione storica consolidata quale il Museo della Scienza e della Tecnica. Gli accordi con istituzioni bancarie (è già firmata la convenzione con Mediocredito Regionale Lombardo) sia per fornire le nostre esperienze per la valutazione di progetti tecnologicamente innovativi sia per favorire la nascita di nuova imprenditorialità. Infine desidero chiudere questo lungo ma pur sempre parziale elenco con una nuova iniziativa potenzialmente molto importante: l'intervento del Politecnico nel campo della brevettazione e della partecipazione alla nascita e al sostegno di nuove imprese generate da idee e prodotti nati i l 1 all'interno dell'Ateneo. L'insediamento in Bovisa dovrà permettere anche questa nascita e sviluppo di niiove attività iiriprenditoriali - sia manifatturiere sia di servizi potenziando così il ruolo storico della Bovisa. 5. Il personale La politica del personale è condizioiiata dalla storia e dalle decisioni pregresse forse più che non altri campi. Soltanto infatti da qualche anno per il personale tecnico-amministrativo e da qualche mese per l'insieme del personale si è potuto cominciare a definire una politica che riguardasse tutte le varie fasi: dal reclutamento e selezione fino alla chiusura del rapporto di lavoro. Le decisioni poi, una volta prese hanno tempi lunghi di attuazione, sono fortemente condizionate da normative e vincoli non stabiliti né decisi e anche difficilmente governabili dall'università e sono fortemente limitate dalla situazione preesistente. L'autonomia ha fatto solo da poco i primi passi, i gradi di libertà sono ancora ridotti ma, soprattutto, la riconversione o il cambiamento della politica è estremamente difficile e lento. Docenti - r?cercator.i (Figiwe 6-7) Relativamente a questo settore si ha la massima differenza fia lo stato attuale e quello prospettico. Prima delle norme sull'autonomia il principio di comportamento di base della gran parte delle uiiiversità consisteva nel chiedere il maggior nuniero possibile di posti in organico, il rimpiazzo iinmediato di posti "liberati", il tutto motivato e sorretto, per i "nuovi posti" dal numero sia degli insegnamenti da coprire sia degli studenti, complessivi e per insegnamento e, nel caso di sostituzione e rimpiazzi, dalla necessità di mantenere la storia e la tradizione (la "proprietà disciplinare" del posto). L'autonomia ha innanzitutto significato una cosa: è stato necessario valutare la convenienza di destinare risorse per posti di professore, nelle varie fasce, piuttosto che di ricercatori, ma anche di altro personale e perfino di destinare le stesse risorse ad altri impieghi (laboratori, attrezzature, ricerche e quant'altro). Questo già a suo tempo ha portato a un comportamento "più virtuoso": nessun "diritto acquisito" per esempio, una valutazione più accurata delle effettive necessità didattiche, un'analisi di tipologie diverse di docenza. Ma adesso sono intervenute niiove leggi e nuove possibilità, di cui vogliamo citare le tre principali. La nuova normativa sui coiicorsi, che rende estremamente più agevole, per le singole università, tenere sotto controllo il processo coinplessivo di esigenze future comparate alla situazione presente, evitando così i "mega-concorsi" eccessivamente diluiti nel tempo e senza sicurezza né sulla loro frequenza né sul tempo di conclusione. La nuova normativa sui contratti di insegnamento che, di fatto, permette di recuperare la figura di "professore incaricato" che, in una scuola tecnologica come la nostra, è fondamentale per acquisire risorse di alta qualità. La normativa infuie sugli assegni di ricerca che permette fra l'altro di ricreare la piramide da cui selezionare e far fare carriera ai più meritevoli e di generare nel contempo un'alternativa fia I'assunzione stabile (ricercatore) e l'assoluta precarietà. Purtroppo queste normative sono capitate proprio al momento in cui erano stati già decisi sia i concorsi di associato sia una buona parte di concorsi di ricercatore. Molto probabiImente, se fossero state in vigore qualche anno fa, il nostro conlportamento sarebbe stato diverso. Tutto ciò significa che la politica per il personale "docente e ricercatore" potrà cambiare nei prossi- Personale Tecnico-Ammlnlstratlvo Figura 8 mi anni in maniera anche radicale portandoci nelle situazioni delle migliori università tecniche nel mondo. Una forte base di giovani che vengono selezionati e autoselezionati, un passaggio di carriera basato su credenziali scientifiche fortemente discriminanti, un dovere didattico indifferenziato (o quasi), e indipendente dal livello di carriera e dalla caratteristica dell'essere o no in "organico permanente". Tecnici - antnrit~istrativi Figura 5 La politica che si è decisa e si conferma si può così sintetizzare: (Figura 8) Aumento dell'organico, soprattutto di elevata qualità sia amministrativa sia per i tecnici, fondamentali in particolare per lo sviluppo della didattica sperimentale, per la ricerca, per l'offerta di servizi all'estemo. Potenziamento delle strutture tecniche di servizio interno, dall'ufficio tecnico all'informatica, con l'obiettivo di poter svolgere all'interno quanto meno tutta la parte "alta" - di impostazione, di progettazione, di controllo - e anche per coprire la base della necessità di attività correnti. Outsorrrcing, per la maggior parte delle attività operative non collegate direttamente all'attività "core" deI1'Ateneo. Forte mobilità in senso sia orizzontale sia verticale, uno dei difetti principali storici essendo quello di una eccessiva rigidità all'intemo della stessa struttura. Studenti Impegnati in aiiivilà di collaboratlone "15D ore" Meccanismi di valutazione e di incentivazione consistenti che permettano di premiare l'impegno, la qualità, i risultati ottenuti. Un ampio sistema di valorizzazione delle capacità e della potenzialità, da stimolare anche attraverso un sistema fotmativo interno non episodico ma stabile. Per attuare questa politica in inodo tale da poter essere considerata soddisfacente, occorre ancora procedere all'eliminazione di vincoli, al cambiamento di comportamenti nostri interni e di normative esterne. Le notizie che giungono dall'ARAN fanno ben sperare in un movimento secondo la direzione qui auspicata e, d'altra parte, l'inerzia al cambiamento di comportamento sta, giorno per giorno, riducendosi. Un cenno all'utilizzazione degli studenti nell'ambito della normativa delle 150 ore da un lato e degli obiettori di coscienza dall'altro. (Figura 9). Gli studenti hanno dato un ottimo risultato che in alcuni casi, vedi per esempio l'ufficio orientamento, e risultato superiore a ogni previsione. D'altra parte, da un'indagine per ora ancora som,maria, anche gli studenti sono soddisfatti. E anche questo un modo per vivere il Politecnico in modo più ampio e completo. Per quanto riguarda infine gli obiettori di coscienza, anch'essi da vedere sotto un'ottica di forza lavoro, dovremmo essere in dirittura d'arrivo con l'accordo con il Ministero della Difesa per cui entro il prossimo anno dovrebbero trovare spazio secondo il piano steso a suo tempo. 6. I1 modello organizzativo In questi ultimi anni si sono verificati avvenimenti e sono state prese decisioni che hanno alterato profondamente la struttura e l'organizzazione dell'Ateneo nel suo complesso. L'avvenimento più rilevante è costituito dal processo, che ormai si sta sviluppando, di autonomia dell'università: dalla gestione delle risorse economico-finanziarie, al reclutamento e, almeno parzialmente, allo sviluppo del personale tecnicoamministrativo e dei docenti, dalla definizione del progetto didattico complessivo e delle sue specificazioni, alla articolazione e alla strutturazione intema. Noi crediamo fortemente all'autonomia e dobbia- 1 mo essere quindi conseguenti, anche da un punto di vista di strutturazione e organizzazione intema. Le principali nostre decisioni hanno riguardato, a suo tempo, la definizione dei compiti e delle res~onsabilitàdel Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione e la completa dipartiinentalizzazione, così come riportato in Statuto. In tempi più recenti abbiamo deciso I'articolazione in sei facoltà, il decentramento territoriale (il Politecnico-rete), l'adozione di un sistema di controllo di gestione, nonché una serie di provvedimenti tali da favorire l'iniziativa "dal basso" e la responsabilizzazione. Si è in grado adesso di valutare quali sono le linee da riconfermare, dove e cosa accelerare, cosa modificare o comunque riesaminare. Innanzitutto è pienamente da confermare il modello di delega e autonomia che, dopo le prime difficoltà, dovrebbe radicarsi sempre più a fondo, maggiormente articolarsi, acquistare una maggiore diffusione. Il modello di autonomia e responsabilizzazione, che richiede una ampia delega controllabile e valutabile ed effettivamente controllata e valutata, non può essere applicato in modo limitato ma deve permeare l'organizzazione a tutti i livelli. Quindi in tanto in quanto il Politecnico rivendica una forte autonomia e responsabilizzazione verso il Ministero deve necessariamente, per poter essere coerentemente efficace, adottare lo stesso modello verso l'interno. Ciò significa: Avere organismi di governo centrale forti (S.A., C.d.A.) che siano in grado di fornire linee di indirizzo, ripartire le risorse, valutare e controllare le "articolazioni" di primo livello: facoltà, dipartimenti, centri di varia natura sia scientifici sia didattici sia di servizio, poli territoriali, strutture temporanee di progetto etc. ma che non intervengono nello specifico. Ciascuna articolazione di primo livello deve avere poi la massima autonomia, all'intemo delle linee e rispettando i vincoli definiti. In questo contesto deve essere ancora meglio chiarito, anche in base alla prassi che si sta consolidando e che può essere considerata globalmente soddisfacente, il rapporto fra i due organi centrali che, con una approssimazione utile per trasferire il concetto in poche parole, si possono assimilare rispettivamente il Senato a una assemblea legislativa e il C.d.A. al Governo. Deve poi ancora essere messo a punto un modo di operare interno del Senato Accademico la cui efficienza ed efficacia è largamente insoddisfacente nei confronti del tempo speso e dell'impegno dedicato. Una revisione deve essere fatta anche relativamente alla figura del "delegato del Rettore" in diversi campi, figura che sta diventando sempre più importante per poter gestire aspetti strategici, di rilevanza trasversale per tutto lYAteneo,per svolgere istruttorie relative ad attività o non completamente coperte da nessuna struttura o nuove, e per lanciare l'operatività per coordinare campi di estrema rilevanza per l'Atene0 e per coordinare strutture diverse. Una riflessione dovrà essere svolta anche sull'articolazione in Facoltà e sul decentramento territoriale. I1 sistema di controllo di gestione, che è coerente a un modello di aumento di responsabilità e di delega controllata, deve essere ulteriormente diffuso, con particolare attenzione anche alle altre articolazioni di primo livello, tipicamente le facoltà. Deve essere probabilmente esteso il modello delle strutture temporanee di progetto, fornendo loro anche strumenti e metodi gestionali appropriati. Anche su alcuni dipartimenti va fatta una riflessione. Come si è detto una università è visibile soprattutto per la qualità della sua ricerca. I dipartimenti sono la sede della ricerca e dello sviluppo del personale. La loro articolazione, il loro dimensionamento, la loro consistenza, la capacità di definire una strategia di sviluppo sono condizioni essenziali per il successo non solo del dipartimento ma anche dell'Ateneo. È opportuno riflettere sulla articolazione dei dipartimenti nel loro complesso. Ulteriore forte sviluppo va dato agli insediamenti territoriali che finora hanno dato risultati eccellenti, superiori alle più ottimistiche previsioni. E nello sviluppo vanno anche considerate le esigenze e le opportunita di tutto il territorio circostante al polo stesso. In questo senso ci stiamo muovendo e qui ho il piacere di comunicare ufficialmente l'adesione già awenuta della Camera Figura 10 di Commercio di Sondrio e quella più che probabile della Provincia di Sondrio a Univerlecco. Benvenuto fra noi ai presidenti della Provincia e della Camera di Commercio di Sondrio, che si affiancano ai loro corrispondenti, ai sindaci, alle unioni industriali e alle banche operanti negli altri poli: Corno, Lecco, Cremona, Mantova, Piacenza. Così come ormai profondi sono i legami con altre strutture territoriali, primo fra tutte voglio citare il raggruppamento della Brianza con cui stiamo lavorando al disegno di uno sviluppo tecnologico-scientifico della zona. Un aspetto su cui dovremo mettere mano in modo radicale è costituito dalla necessità di formulare un piano pluriennale. Fra l'altro, fra le prime università, l'avevamo messo a punto sette anni fa. La grande turbolenza di questi anni ha distolto la nostra attenzione e le nostre limitate forze sono state concentrate su altri aspetti prioritari. Adesso invece lo riproponiamo come strumento principale di sostegno della politica di sviluppo non solo per la sua validità intrinseca ma anche perché riteniamo di essere pronti a utilizzare questi strumenti anche ai livelli diversi di articolazione dell'Ateneo - dipartimenti, poli territoriali, facoltà, centri. Un ulteriore campo su cui ci siamo già in parte mossi ma che deve essere ancora approfondito ed esteso è il benclti,ra~.king.Finora utilizzato per confronti all'intemo, pensiamo non solo di estenderlo ad altre situazioni interne ma aiiclie di applicarlo nei confronti di altre università, nazionali e straniere, con cui abbiamo già cominciato una conversazione in tal senso. Discorso a parte merita il Nucleo di valutazione a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per il lavoro svolto, per le osservazioni acute e i commenti che ci sono serviti per correggere alcune azioni, per averci permesso di confrontare alcune decisioni e per averci dato stimoli su nuove possibilità. I1 Nucleo, passata questa fase, che potremmo ritenere sperimentale, avrà un sempre maggiore ruolo nella nostra vita e per questo pensiamo di potenziarlo sia attraverso l'immissione di figure di alto livello esterne al Politecnico sia incrementando le risorse alle strutture di sostegno per ora qualitativamente eccellenti ma quantitativamente un po' troppo scarse, affidandogli un ruolo di critica costruttiva verso la nostra strategia, lasciando a organi interni il controllo di routine. Un ragionamento a parte meritano i regolamenti e lo Statuto. E in corso la revisione del regolamento di Amministrazione Contabilità e Finanza. I regolamenti devono essere considerati struinenti di sostegno e non vincoli di irrigidimento: regolamenti per facilitare e non già per burocratizzare; devono quindi essere sperimentati e variati nel tempo. Siamo in difetto e in ritardo su alcuni regolamenti. I1 regolamento didattico non è ancora completato; la scusa, parziale, è legata alle difficoltà di lavoro del Senato prima accennate, ma quella più sostanziale è legata al continuo cambiamento delle regole. Nessuna scusa invece per il ritardo sul regolamento del personale (diritti e doveri dei docenti e del personale tecnico-amministrativo) degli studenti (diritti e doveri) e del codice deontologico, a cui attribuiamo un grande significato, codice che ritengo sia la base del contratto di una comunità come la nostra. Codice semplice ma qualificante. Anche sulla capacità di produrne questi regolamenti e il codice si verificherà il Senato e il Rettorato. 7. Gli spazi La politica degli spazi è sempre stata al centro della strategia di questi ultimi anni. I1 primo aspetto, quello quantitativo, può essere illustrato in modo semplice da un grafico. (Figura 10) L'illustrazione parla da sola. Voglio richiamare l'attenzione solo su due fatti: il primo è che i valori sono stati calcolati prevedendo una diminuzione complessiva della popolazione studentesca. L'ipotesi, ancora da perfezionare, prevede una riduzione in 10 anni del 20% rispetto all'attuale. Ebbene, anche con questa ipotesi, dopo il completamento del piano della grande Bovisa il valore di mqlstudente, dato rozzo ma molto significativo per un'università come la nostra, raggiungerà il valore del 1963, prima cioè della espansione in via Bonardi e in via Ponzio-Bassini-Golgi. Stiamo cercando di riportare il Politecnico, in tempi ragionevoli, a standard ragionevoli, ancora purtroppo lontani dall'ottimale. Questo è il motivo per cui continuiamo a insistere sulla possibilità di acquisire l'area confinante del Besta, probabilmente dismettendo alcuni insediainenti più lontani. Gestione degli spazi però non vuole dire soltanto costruire nuovi edifici ma anche assicurare altri spazi, di verde, di sport e per altre attività degli sh~dentie del personale. Anche questo è il significato del progetto Bovisa, che mostra come anche a Milano e in Italia si possano fare progetti di grande respiro culturale, che l'università vuol dire una grande oppoizunita per il quartiere, per la città, per l'attività industriale e per lo sviluppo economico e sociale oltreché ciilturale. Ma non operiamo solo in Bovisa, le nostra attività in edilizia in senso lato sono numerose. L'impegno professionale è elevatissimo, I'impegno economico e finanziario non è scarso. Non abbiaino una copertura finanziaria completa sii tutto il programma: però verifichiamo la concreta fattibilità di ogni passo prima di procedere oltre, convinti come siamo che la qualità del nostro lavoro porterà inan mano le risorse necessarie. Soltanto due ulteriori precisazioni: il piano di edilizia verrà prossiinamente arricchito di tutti gli aspetti di manutenzione preventiva all'interno dei quali verrà considerato anche l'aspetto della qualità e del decoro degli edifici nonché dell'utilizzo degli spazi verdi e stradali interni. L'altra osservazione riguarda il fatto che nel piano "edilizio" sono incluse, owiainente, le attrezzature. Per questo è rnolto iiiiportante definire come e da chi verranno utilizzati gli spazi. Attualmente è in attività una commissione di studio che sta elaborando diverse alternative per I'occupaziorie del primo lotto in Bovisa e quindi per tradurre operativainente le priorità già defiiiite sul trasferimento di alcuni dipartimenti. 8. I1 ruolo nella società La recente conferenza dei rettori delle Università europee tenutosi a Berlino alla fine di agosto ha avuto come titolo generale e Iia affrontato coine tema centrale del dibattito, il niolo dell'università nella società. Argomenti dominanti e oggetto di ampia discussione sono statiad esempio I'individuazione dei cosiddetti stakeliolders e il rapporto f?a questi e l'università, il ruolo integratore e in un certo senso "politico" dell'università nella società, la sua funzione nello sviluppo culturale, ma anche il ruolo di portatrice di valori e di eticità. Una parte di questi aspetti sono ben presenti nel Politecnico dal momento della sua fondazione, sii altri, in particolare relativainente al poteiiziale ruolo politico, di integrazione culturale, di portatore di valori etici bisognerà discutere in inodo approfondito. La storia del Politecnico è ricca di esempi e la strategia di questi ultiiiii anni, che intendiamo riconfermare, consiste in un ampliainento e rafforzamento dei legami con tutte le istituzioni che operano siil territorio. Tradizionalmente e molto forte e sentito il legame con il inondo industriale; 1'Associazione Impresa Politecnico dovrebbe rappresentare il momento esemplare in cui si esaminano e si sviluppano operativainente i rapporti con il inondo industriale. Molte altre attività sono sviluppate anche al di fuori di questa Associazione: dai consorzi misti alle convenzioni generali, dagli stnge alle borse di dottorato, dalla foi~nazionecontinua ai laboratori e centri di servizio. Ma anche il rapporto con la Pubblica Amministrazione locale, ai vari livelli, sta notevolmente aumentando, potendo noi portare contributi di qualche rilevanza sia nella formazione - si pensi ad esempio al nuovo corso di laurea in Pianificazione territoriale, urba~ustica,ambientale, ma anche a numerosi corsi di specializzazione - sia nella ricerca e nel sostegno a interventi sul territorio e sull'ambiente in inolti degli aspetti più importanti: dal sistema dei trasporti alla gestione delle acque, dalla decontaminazione dei suoli alla gestione e al recupero delle aree dismesse. In relazione al rapporto fra Politecnico e società in generale, si può fare riferin~entoa quanto recenteinente esposto nell'intervento fatto agli Stati Generali di Milano. Ci proponiamo innanzitutto come aiuto per affrontare e risolvere probleini riguardanti il territorio che, per loro natura, sono complessi e richiedono una forte interdisciplinarietà: si pensi, tipicamente, alle infrastiutture. Ma possiamo anche fornire un sostegno per migliorare l'efficacia e l'efficienza della stessa pubblica amministrazioiie. Desideriamo poi fornire un contributo per costituire, in tutii i siti in cui siamo presenti, centri di sapere scientifico e tec- nologico e di diffusione della tecnologia, aumentando la coinpetitività del tenitorio, per legare al territorio le iniziative imprenditoriali esistenti volte ad aumentarne le probabilità di successo, per attrarre investimenti e insediainenti da altre regioni, per contribuire a creare nuove iniziative imprenditoriali, non solo nel campo dei servizi ma anclie nelle attività manifatturiere che riteniamo fondamentali per lo sviluppo sul lungo temine e coerenti, fra l'altro, coli la tradizione e la vocazione storica di Milano e della Lombardia. I1 modello di Politecnico-rete e il progetto Bovisa hanno, fra gli altri, anche questi obiettivi fra le priorità. 9. Competitività e alleanze "I1 nuovo millennio si presenta a noi come una miscela di grandi promesse e grandi minacce. Da un lato le proniesse dell'evoluzione scientifica e tecnologica: dalla biomedica alle coinunicazioni, dalle tecnologie dell'informazione alle fonti di energia alternativa, dai nuovi materiali alla automazione. Dall'altro lato le minacce della balcanizzazione, del tribalismo, del terrorismo, dell'ineguaglianza nord-sud, del settarismo, della fame, del complesso bilanciamento fra popolazione, ambiente e risorse, la sfida dello sviluppo sostenibile e la relazione di questi problemi con il futuro dei tradizionali stati-nazione. Quello che è chiaro è che la chiave essenziale, anche se noli unica, del benessere uinano in questo nuovo e affascinante mondo è il sapere. Ma il sapere si acquista con fatica, non è un bene naturale. I1 sapere può essere fatto proprio solo da chi è preparato a riceverlo e ricliiede riflessione, scoperta, ricerca sofisticata ed esplorazione costosa. La soluzione dei problemi e il poter sfi-uttare le promesse dipende sempre di più dal sapere: il sapere scoperto, il sapere guadagnato, il sapere verificato, il sapere condiviso, il sapere applicato. E tutto richiede saggezza: il modo con cui il sapere è fatto proprio e utilizzato. I1 sapere è il "core business" dell'università. In ogni aspetto della sua scoperta, della sua verifica, della sua disseminazione e applicazione, I'università gioca un ruolo concreto. Ma in questo non è sola: fa parte di una grande rete: da tutto il sistema educativo all'industria, dagli istituti di ricerca alle organizzazioni internazionali. Il suo ruolo è essenziale: è il principale attore delle scoperte, il maggiore produttore della ricerca di base che costituisce le fondamenta delle nuove tecnologie e della salute, è il motore della crescita econon~ica,il custode e il trasmettitore del patrimonio culturale storico, il mentore di ogniiiuova generazione che entra in ogni professione, l'accreditatore delle competenze, l'agente della conoscenza individuale e della trasformazione della società." Questo è riportato all'inizio della "Dichiarazione di Glion " stesa nel maggio scorso dai rappresentanti del sistema uiiiversitario europeo e statunitense. Qualcuno potrebbe accusare questa dichiarazione di eccessiva parzialità, in quanto scritto esclusivamente da universitari, ma, al di là delle accentuazioni che ad alcuni potrebbero sembrare eccessivamente enfatiche, corrisponde a tutte le analisi sviluppate in differenti contesti che qualificano l'inizio del prossimo millennio come la "società della conoscenza". Ecco perché l'università è sempre più considerata come un fattore che aumenta la coinpetitività della regione in cui è inserita. Ma la competitività fra università è ben differente da quella che si genera in altri settori: potremmo chiamarla più appropriatamente emulazione a operare sempre meglio, il che comporta anche un forte scambio e interazione fra le università, senza frontiere e vincoli. E una competizione senza gelosie e senza vocazione a sconfiggere il concorrente. Ma tneiitre la "globalizzazione" e il confronto geiierale è un fattore da sempre presente nel sistema della ricerca, e anclie della fonnazione, pur tuttavia bisogna considerare che I'università singola è pur sempre localizzata in una specifica regione e quindi i1 suo modo di operare e il suo rilievo è un fattore che può generare implicazioni notevoli sullo sviluppo economico, produttivo, sociale e di qualità della vita in generale della comunità in c u i è inserita. Da qui due alleanze "naturali": da un lato con le altre università presenti sullo stesso territorio o almeno con una parte di esse con cui si ha maggiore affinità ovvero complementarietà e dall'altro lato con gli altri attori operanti sul territorio - quali la pubblica amministrazione, le associazioni imprenditoriali, sociali, culturali. 1 11 ~ ' ' 1 I Bisogna quindi definire non astrattamente ma con molta concretezza le diverse "regioni" in cui operiamo. Ne individuiamo tre. La prima è l'Europa, intesa anche in un'accezione più ampia dei confini amnlinistrativi-politici. In questa regione è già attiva una alleanza che riteniamo particolarmente significativa. E quella per esempio rappresentata, per gli aspetti formativi, da TIME, che raggruppa attualmente trentatre università tecniche europee, con rigidi criteri di selezione. Il programma principale di collaborazione riguarda finora la "doppia laurea" che è di assoluta eccellenza. Stiamo costruendo un ingegnere europeo. Di fatto la cosiddetta "armonizzazione" è già fatta, senza attendere accordi ~ninisteriali.Questa associazione rivendica il primato della formazione europea degli ingegneri a fronte di quella statunitense. Soltanto un provincialismo ciilturale può confondere il primato politico-produttivo con un primato in tutti i campi. Gli USA attingono dalla nostra scuola (europea) oltreché da quella asiatica di lunga tradizione: basta andare nelle migliori università statunitensi per accorgersi di questo fenomeno. Stiamo attenti, con mosse avventate, a perdere questa superiorità. Si tratta, al contrario, di sfruttarla meglio. Questo è solo il primo passo istituzionale. I prossimi riguardano da un lato l'allargamento dell'alleanza ad altri attori politici ed economici quali l'Unione Europea e le associazioni imprenditoriali di diversi Paesi e stiamo già facendo passi concreti in tale direzione sia nell'associazione TIME, di cui peraltro il Politecnico ha la vicepresideiiza, sia insieme ad altre università. Dall'altro lato si tratta di estendere l'alleanza formativa agli altri campi in cui operiamo oltre all'ingegneria. Su questo stiamo analizzando possibili alternative. La seconda è l'Italia. Il doppio livello di alleanze è, anche qui, con altre università da un lato e con il mondo politico, econon~ico,sociale dall'altro. Fra università si stanno creando, non senza difficoltà, reti di collegamento. Le difficoltà probabilmente sono legate soltanto alle abitudini, prevalendo da un lato una certa gelosia e dall'altro un più usuale rapporto fra singoli e fra gruppi senza però una visione di rapporti istituzionali. Al contrario un accreditamento reciproco potrebbe permettere uno scambio più intenso di studenti e docenti e l'individuazione di teailr misti di ricerca porterebbe a un potenziamento di punti di forza e allo sfruttamento delle complementarietà. Ma è necessaria anche una forte alleanza fra il mondo politico, economico e sociale e le università. La ormai perfino noiosa tanto ripetuta affermazione della scarsità di risorse data al sistema universitario, illustrata anche in occasione di incontri ufficiali con il Governo, che impedisce l'allineainento del nostro sistema a quello europeo, gli ancora eccessivamente timidi passi sulla via di un processo di valutazione e di recupero delle distorsioni passate e dei privilegi accumulati nel tempo, una mancanza di verifica di fattibilità di obiettivi generali teoricamente giusti quali il diritto allo studio che però spesso si traduce di fatto in punizione per i pii1 deboli che pagano l'impossibilità dell'università di fornire servizi e assistenza adeguati, rappresentano aspetti che devono essere affrontati con realismo e tempestivamente. Una ancora scarsa sensibilità alla ricerca, una scarsa consapevolezza di quanto la formazione di alto livello possa essere un fattore decisivo per la competitività e quindi la inarginale attenzione a tutto il processo formativo, sono distorsioni e debolezze che devono essere rapidamente superati. Infine l'ambito territoriale più vicino e che più immediatamente è influenzato - in senso positivo o negativo - dalla presenza delle politiclie delle università è quello regionale e, a mio avviso, è quello che più si presta a un cambiamento radicale anche nel breve tennine. Da un lato l'alleanza fra le università ha maggiori possibilità di concentrarsi e addirittura l'esistenza di un luogo formale di discussione e di confronto delle diverse strategie quale è il "coordinamento regionale" rende più facile, se in questo senso ci si decide, un'alleanza forte. Noi stiamo propugnando una linea coordinata e unitaria del sistema universitario lombardo e, per fortuna, non siamo soli. Senza iattanza e senza presunzione proponiamo un'alleanza che porti a una concentrazione, in differenti siti, di competenze specialistiche per raggiungere masse critiche di risorse, fondamentali per raggiungere livelli elevati nella ricerca e nella formazione. Ciascu~ioprobabilmente potrà "perdere" qualcosa ma alla fine tutto il sistema sarà più ricco: è iin gioco a somna fortemente positiva. Alcuni recenti passi, alcuni progetti comuni, lo stesso piccolo ma significativo esempio del lavoro congiunto, svolto coli il coordinamento importante della regione, sul FIS so110 segnali positivi. Da parte nostra ci sentiamo di affermare che non demorderemo da questa linea, coli la speranza che noil si dimostri essere velleitaria. Ma, a maggior ragione, poiché i risultati maggiori ricadono sul territorio regionale ci aspettiamo un grande sostegno da parte della pubblica amministrazione locale a tutti i livelli, delle associazioni, delle forze imprenditoriali, culhirali, sociali. Ci aspettiamo clie tutte le forze locali ci sostengano nella nostra richiesta di estendere l'accordo di programma, stipulato con il Ministero per il progetto Bovisa, anche agli altri nostri insediamenti in Regione, primi fra tutti Coino e Lecco e che poi partecipino direttamente agli accordi specifici. Altrimenti si rischia che ancora una volta, contro il parere della maggioranza, si destinino risorse alle nuove università, puneiido il progetto di Università rete che ha avuto grandi attenzioni di plauso. Iri occasioiie degli Stati Generali del Comune di Milano si è avanzata infine l'idea, in linea coli quanto appena detto, di costituire una Fondazioiie per il Politecnico coiiivolgendo, oltre allo Stato, le forze locali. E nella linea di quella "alleanza delle autonotnie" che insieme ad altre iiniversità stiamo fortemente sosteiiendo. La Fondazione non ci pare essere un'idea peregrina. Così come alla nascita i fondatori - locali decisero clie fosse opportlriio "offrire" allo Stato il Politecnico cosi forse, oggi, conviene ripensare il tutto in uno schema giuridico-istituzionale che affianchi allo Stato anche altri soci. Non è una provocazione, è solo una richiesta di considerare anclie alternative istituzionali nuove, tese semplicemente a favorire e a stimolare una ancora liligliore integrazione del Politecnico nella società. Nella già citata dichiarazione di Glion è presente questa affermazione: "L'università è una delle pii1 grandi invenzioni di questo nlillennio: sebbene sia stata creata pii1 di nove secoli fa, essa rimane una delle glorie delle aspirazioni umane e uno dei trionfi del potere dell'imniaginazione - Noi, come membri di questa comunità del sapere, la sfidiamo a giocare un ruolo di trasformazione nella società, trasformando cosi l'università stessa". Sta a chi crede a queste parole accettare questa sfida. Gli antii scorsi è stata citata l'etica delle responsabilità, la responsabilità che Iia I'università verso le future generazioni, la necessità della lungimiranza. In questa linea si può concludere quest'anno citando da Bertrand Russel: "senza consapevolezza dei fini, la vita diventa grigia ed opaca", mentre noi la vogliamo luminosa e splendente. Innovazione e competitività GIUSEPPE TOGNON Soiiosegretorio al Murst I 1 Rettore De Maio, nella sua relazione, ha parlato di tre cose: di soldi, di Europa e di cultura. Di soldi io ora non parlo.... pero' parlo di Europa e le due cose non sono comunque disgiunte. In questi due anni abbiamo condiviso dei vincoli di solidarietà, che non sono vincoli di semplice giustizia redistributiva, ma sono stati dei vincoli di solidarietà nazionale molto fosti per un progetto che noi non abbiamo subito, ma abbiamo voluto e costruito. Oggi possiamo parlare di soldi, di Europa, di cultura, con una prospettiva che va al di là di quella che è la contingenza politica e che è una prospettiva degna per questo Paese. 11 Goveino in queste circostanze entra sempre in punta di piedi, perché i nove secoli di Università rappresentano iin onore per chi ha responsabilità di Governo in materia ma rappresentano anche una grande rabbia perché non è possibile usare così male un patrimonio di così lunga storia, forte e potente quale è quello della intelligenza umana. Il problema fondamentale che dobbiamo affrontare, anche se i disaccordi siille strategie o sui metodi possono essere reali, è il seguente: noi abbiamo bisogno di governare l'innovazione per essere per l'innovazione il competitivi. È il nianage~~ier~t problema del governo dell'Università e della Ricerca Scientifica italiana. L'innovazione è completamente diversa dalla scoperta pura e semplice, l'innovazione richiede libertà, richiede semplicità, richiede meno leggi, richiede un potere politico molto semplice a fronte, però, di un potere legislativo e normativo a tutti i livelli molto sofisticato. Alla fine di questo secolo, noi vogliamo affermare che l'Europa della conoscenza, l'Europa della scienza, l'Europa dell'arte non è soltanto blrsi~less.Cu1tlrr.e iiot Bcrsitress: questo è il punto fondamentale. È solo affermando questo che noi possiamo far rientrare il btrsiness da tutte le parti, non come condizione che identifica, ma proprio come condizione che libera le risorse per la sua realizzazione. I1 sistema universitario italiano non lotta per la sopravvivenza, anche se, in molti casi, ha a che fare con problemi di sopravvivenza, di scantinati, di giovani ricercatori che operano in laboratori inadeguati, in una disperante incapacità di avere tecnologie di base o di processo che siano sufficientemente attuali e rapide per poter mandare avanti idee buone. Gli individui europei, l'Università europea, non lottano per la soprawivenza, ma lottano per l'identità, per la ricostri~zione di un modello ciilturale che non sia ovviamente qiiello che ha portato, con molti errori, al fallimento di quelli precedenti. L'innovazione rappresenta un processo per il popolo, non un processo per i tecnocrati. I1 problema di fondo è come fare i~inovazionein una realtà così sofisticata e complessa come l'università, dove componenti diverse pai-iecipano a ritualità diverse, dove le persone transitano, dove sostanzialmente i tneccanisnii di selezione sono meccanismi di cooptazione, dove gli interventi esterni si fermano là dove viene issata la bandiera del sapere. Allora la domanda è: dobbiamo innovare, Rettore? Andiamo avanti su questa strada che abbiamo tracciato? Qiiando ciascuno sostanzialmente passa la propria vita per resistere, per sbarcare il lunario, per cambiare il meno possibile, possianlo fare dell'Università un fattore di innovazione felice (coine ha concluso nella sila prolusione il Rettore)? Perché dobbiamo innovare? Per riconservare? È uii semplice adattarsi al cambiamento? I1 nodo è questo. Le domande vere sono queste. Noi dobbiamo innovare l'università non solo perché lo chiede l'organizzazione del sapere, perché ce lo chiedono le persone che vi transitano, ma perché, come ha detto il Rettore, la qualità della vita di tutti i nostri concittadini può migliorare. Quindi, l'innovazione, come vedete, non è una meta in quanto tale, l'innovazione è uno strumento. Le mete nell'nniversità, nella vita politica, ciascuno le individua in base alla propria coscienza, alle proprie convinzioni. Non spetta al Govemo. Io vi posso solo dire che, in due anni e quattro mesi di governo Prodi si è fatto un processo di innovazione normativa e legislativa che è superiore in tem~iniquantitativi, non so se qualitativi, a quello degli ultimi venti anni. Si sono introdotte nell'università italiana e soprattutto nel sistema della ricerca parole dimenticate, non parole nuove ma parole antiche: selezione preventiva, valutazione tra i pari, meccanismi oggettivi di i~iptrte di ozrpzrt per I'allocazione delle risorse, competizione alla pari tra professionalità. Si è mantenuto tutto questo all'interno di un quadro di valore legale del titolo di studio, all'intemo di un quadro di diritto allo studio che è quello della nostra Costituzione. E questi elementi non sono una costrizione, non sono da abbandonare prima che l'innovazione abbia dato pieiiamente i propri frutti. Per la ricerca si è cercato di usare le risorse che avevamo in maniera pii1 intelligente, si è proceduto, per la prima volta dal 1963, alla riforma radicale dei grandi enti di ricerca, attraverso i decreti legislativi in corso di discussione, I'ASI, I'ENEA, il CNR, che operava ancora sui decreti del 1945; si è cercato sostanzialmente di mettere in inovimento un'intera macchina. I risultati non li vedrò io, non li vedrete nemmeno tutti voi, ina sono risultati nelle possibilità di questa legislatura. Infine, segnalo che l'articolo 45 del Collegato a questa finanziaria introduce un altro tassello nell'architettura del sistema, un tassello non "ministeriale", ma promosso dal Ministero. Il Govemo si impegna con questa finanziaria a mettere in campo diecimila borse di ricerca di natura e misura variabile all'interno di scambi di reciprocità con Fondazioni e Istituzioni estere, nazionali, nell'arco del triennio 1999-2001. E lo fa non aprendo un ufficio al Ministero ma promuovendo la Fondazione Italiana per la Scienza. Vogliamo dirlo in inglese? Suona meglio Italian Science Foundation. Che cos'è? È il recupero di una dimensione di centralità a uno sforzo colletti- vo, che non si sostituisce alla dinamica della rete dei centri dellYUniversitànella loro grandissima autonomia, ma che segnala l'intenzione del Paese di costruire una Onlus con benefici fiscali molto forti a sostegno della mobilità e del recupero di tutte le risorse umane, nazionali e non solo nazionali. Questo è un modo di attrezzare il Paese a una competizione che ci ha visto in termini di organizzazione molto arretrati. È un modo perché tutti voi, tutti noi, quando si va in giro a partecipare a riunioni nelle sedi decisionali si sappia di andarci con una struttura ed un modello organizzativo che è una struttura equivalente a quella degli altri grandi Paesi colti. Si potrà andare al confronto con la consapevolezza di rappresentare un sistema formativo integrato e un modello libero, flessibile, audace di università. Quale lo scopo dell'università? NICOLA SIGNORELLI Yice Presidente del Consiglio degli Studenti B uon giorno a hitti e grazie della opportunità che mi è stata offerta di parlare oggi in occasione della inaugurazione del 136" Anno Accademico del Politecnico di Milano. Di fronte a un evento cosi importarite e rappresentativo nasce il desiderio di riscoprire le origini di questo luogo. Che cos'è e da dove nasce I'univers i tricorda ~s che la conosità? La parola ~ r r i i ~ r e ~ci scenza è un fattore che ha a che fare con I'universo cioè con la totalità della realtà, degli aspetti della vita e delle dimensioni della persona. Lo scopo della università è quindi lo studio della realtà tutta in relazione al significato che essa possiede, per questo l'università è la strada per la realizzazione delle esigenze di felicità di ogni persona che vi studia, vi insegna e vi ricerca. Tanto è vero che l'università è nata nel Medioevo per opera di studenti che unitisi hanno scelto docenti in grado di insegnare loro un metodo per introdursi alla conoscenza delle cose. Quest'ultimo è l'aspetto più affascinante e più avvincente per noi studenti: la possibilità di avere di fronte uomini che ci trasmettano il proprio sapere e la propria esperienza umana, cioè maestri che sappiano insegnare a partire dal proprio lavoro, dai propri shidi, in fondo dalla propria vita. La fatica dello studio, il seguire assiduamente le lezioni acquistano cosi un gusto e una curiosità che sono la linfa vitale di un vero apprendimento e della ricerca scientifica, cioè delle due dimensioni fondamentali della università. A noi studenti interessa questo tipo di università, ed è per questo clie ci impegniamo durante l'anno anche nei vari organi accademici affrontando e giudicando i probletiii che sorgono: a partire dalle riforme in atto fiiio ad arrivare ai problemi pii1 semplici che riguardano il singolo studente (piani di studio, corsi di lingua, borse di studio, alloggi. ..). Vorrei in pai-ticolare indicare due aspetti riguardanti l'attualità della vita universitaria rispetto ai quali a mio awiso questa visione dell'università ha un'incidenza significativa. I1 primo è la riforma universitaria. A mio parere comamo il rischio di voler arrivare troppo velocemente a una soluzione sostitutiva di quella attuale, sia da parte del ministero che degli organi accademici, perdendo l'occasione di riformulare realmente il sistema universitario. Occorre infatti tenere conto dell'esigenza di accorciare il percorso degli studi e di permettere quindi allo sh~dente di approdare al inondo del lavoro in tempi ragionevoli rispetto alla durata nominale dei corsi di laurea (che comunque vedono ancora una presenza massiccia dei fuori corso). A tale proposito sono coiivinto della importanza dell'apporto di noi studenti nel lavoro di verifica e ridistribuzione dei carichi didattici sia attraverso l'utilizzo dell'osservatorio della didattica (che sta ottenendo buoni risultati), sia attraverso presenza negli organi accademici (C.C.L., C.C.D., C.F.). Proprio perché l'università è una fonna di conoscenza aperta a tutti gli aspetti della realtà e della vita vorrei mettere a tema un punto siil quale abbiamo sempre insistito: favorire la libera iniziativa degli studenti nelle diverse fornie di associazione e aggregazione all'interno della università stessa. E essenziale a riguardo che si valorizzino e si incentivino le forme di iniziative culturali e sociali promosse da shidenti e docenti. A questo proposito uscirà prossimainente una nota di indirizzo niinisteriale avente come oggetto una normativa che agevoli e promuova la presenza di associazioni e cooperative formate da studenti all'interno dei vari atenei, ad esempio assicurando e incrementando la disponibilità di spazi per gli studenti, riconoscendo quindi il valore di presenza e la validità dei servizi offerti da tali soggetti. La nota di indirizzo sarà inoltre seguita da un decreto. Certo che anche questo sarà un fattore fondamentale per la crescitae lo sviluppo della università in Italia, colgo I'occasione per augurare un biion lavoro a tutti i presenti. La modellistica matematica: una sintesi t r a teoremi e mondo reale ALFIO QUARTERONI Ordinario di mfcofo numerico "Leforn~ecreate dal niatenrntico, conie qtrelle create àal pittore o h 1poeta, deiporio essere belle; le idee, coise i colori o le pcii-ole, deiporio legarsi ai7iiortiosai~terite.AI nionclo, non vi è lrn posto perenne per la niateniaticu bi*trttrr." G.H.Hardj> v orrei innanzitutto ringraziare il Magnifico Rettore e il Senato Accademico per aver~ n affidato i la prolusione che dà inizio al nuovo Anno Accademico. È un grande onore per me e per il dipartimento di cui faccio parte. I1 tema che mi propongo di analizzare è quello della modellistica matematica, del suo ruolo nella scienza in generale e nella cultura politecnica in particolare, nonché del suo interesse nel contesto extraaccademico. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un vertiginoso aumento dell'uso della matematica, sia nello sviluppo teorico di diverse discipline scientifiche, sia nelle applicazioni a svariati contesti nella vita quotidiana. Mezzo secolo fa, salvo sporadiche eccezioni, con il termine "matematica applicata" si intendeva essenzialmente l'applicazione della matematica alla meccanica. Oggi, la matematica può considerarsi, a buon diritto, un elemento fondamentale del processo cognitivo e descrittivo di intere discipline, quali, per esempio, la fisica, la chimica, la biologia, le scienze dell'ingegneria, la medicina e l'economia. Con il tennine modellistica matematica si intende il processo che si sviluppa attraverso l'interpretazione di un problema originato da tali discipline, la rappresentazione dello stesso problema mediante Figura I La modellistica matematica. il linguaggio e le equazioni della matematica, I'analisi di tali equazioni, nonché l'individuazione di metodi di simulazione numerica idonei ad approssimarle, e infine, I'implementazione di tali metodi su calcolatore tramite opportuni algoritmi (Fig. 1). Che cosa motiva l'interesse per la modellazione matematica, e quali sono i vantaggi che possono derivare dall'applicazione di una buona teoria matematica ai diversi aspetti del reale? Nelle scienze sperimentali, via via che una disciplina passa dallo stadio primordiale di ossei-vazione e descrizione empirica di fenomeni, a quello di stnittura logica organizzata, essa tende a servirsi di strumenti matematici sempre più raffinati. Per altre scienze, le motivazioni possono essere molteplici e di varia natura. Per esempio, si formulano modelli matematici quando si vogliono porre i presupposti per esercitare un controllo su dinamiche demografiche o sociali. Oppure, come awiene per molti problemi nelle scienze economiche, i modelli matematici consentono di desumere informazioni quantitative operando su un numero di variabili assai più grande di quelle che potrebbero essere considerate in un'analisi meramente qualitativa. Ciò avviene per quelle teorie che formulano ipotesi su agenti che non possono prendere decisioni indipendentemente uno dall'altro e che tendono a massimizzare determinati obiettivi con risorse limitate. In tale contesto, è cruciale riuscire a prevedere la risposta di sistemi fortemente interdipendenti al variare delle condizioni di riferimento (come le situazioni di mercato). È infine doveroso rilevare come un forte impulso alla modellazione matematica della realtà su scala sempre più vasta sia venuto dall'applicazione dell'analisi dei sistemi, attraverso la quale si amplia il campo di osservazione, concependo scenari su scala globale. A titolo di esempio, citiamo il modello elaborato nel periodo della guerra fredda sul comportamento dell'atmosfera dopo l'uso di armi atomiche, con la terrificante prospettiva dell'inverno nucleare. Oppure il cosiddetto modello di global change, che vede tuttora impegnati numerosi scienziati per la descrizione dell'interazione fra oceani, terra e atmosfera, al fine di predire in termini accurati variazioni climatiche dovute all'effetto serra. / La modellistica matematica nella cultura politecnica Qualunque ne sia la inotivazione, grazie alla modellistica matematica un problema del inondo reale viene trasferito dall'uiiiverso che gli è proprio in iin altro habitat in ciii può essere aiializzato pii1 convenientemente, risolto per via iiiimerica, indi ricondotto al suo a~iibitooriginario previa visualizzazioiie e interpretazione dei risiiltati ottenuti (Fig.2). 11 modello non esprime necessariamente l'intima e reale essenza del problema (la realtà è spesso così complessa da non lasciarsi rappresentare in modo esaustivo con formule matematiche), ma deve fominie una sintesi utile. I matematici hanno un ruolo peculiare in tale contesto. Essi sanno vedere e capire la natiira intrinseca di un problema, deteiminare quali caratteristiche sono rilevanti e quali non lo sono, e, di consegnenza, sviluppare una rappresentazione mateinatica che contiene l'essenza del problema stesso. Una caratteristica della sfera d'indagine matematica presente in questo processo è l'astrazione, ovvero la capacità di identificare caratteristiche comiini in campi differenti, così che idee generali possano essere elaborate a priori e applicate di conseguenza a situazioni fra loro assai diverse. I matematici hanno la consuetudine a trattare con l'astrazione, separandosi dal problema e sganciando la loro analisi da tecnologie specifiche e mutevoli; a fare emergere sottili divergenze e portare alla luce aiialogie a priori iinpensabili; a sviluppare modelli per sistemi astratti e diinostrame le proprietà fondamentali (coglie bene questa pulsione Eddiiigton quando scrive: "la dimostrazione è un idolo davanti al quale il matematico si toitu13"). L'ingegneria lia tradizionalinente beneficiato dell'uso di modelli matematici nelle varie fasi inerenti la progettazione, il coiitrollo, I'ottitnizzazione e la gestione di processi tecnologici e produttivi, nei settosi pii1 disparati quali quello aeronautico, meccanico-strutttiristico, chiinico, della microelettronica, dell'industria energetica e di processo, della bio-ingegneria e dell'ainbiente. Gli ingegneri sono sempre pii1 interessati a utilizzare in modo complementare l'analisi sperimentale e la simulazione numerica. La prima è insostituibile per acquisire una corretta sensibilità fisica nei confronti del fenomeno in esame, anclie se può avere costi elevati. Inoltre, in alcuni frangenti, come nel caso della galleria del vento per I'analisi di processi fluidodinamici, può essere affetta da fenomeni di interferenza, oltre a dovere far ricorso a modelli in scala ridotta. La modellistica matematica, unita alla siinulazione numerica, è più flessibile ed elastica nello studio della variabilità della risposta in rapporto al mutare dei paranietri di progetto o delle condizioni al contorno. Sempre nel caso fluidodinamico, essa consente di giungere a una descrizione completa del campo di moto, anche se, per regimi di flusso turbolenti, coine vedremo essa necessita l'introduzione di ulteriori ipotesi circa il meccanismo di trasferiinento di energia. La modellistica matematica è dunque elemento di congiunzione fra la modellistica sperimentale e la realizzazione progettuale. A monte, i modelli matematici traggono linfa vitale dall'analisi fenoinenologica e sperimentale (Fig.3). Le equazioni sono sempre ispirate da leggi fisiche fondamentali, quali le condizioni di equilibrio nella statica, o la conservazione della massa, dell'energia e del momento nella dinamica dei mezzi continui. In tali equazioni, gli aspetti inerenti la reologia dei materiali, l'individuazione delle condizioni al contorno, nonché la determinazione dimensioiiale dei coefficienti e dei parametri caratteristici, sono fornite dall'analisi ingegneristica. (E proverbiale l'idiosincrasia dei matematici verso l'analisi dimensionale delle eqiiazioni che essi trattano, preferendo di gran lunga I'ambientazione in spazi funzionali astratti in cui svanisce ogni riferimento 'tangibile' alla fisicità del problema originario. Essi sognano un moiido in Flgua 2. Interazioni fra mondo reale e modellistica. I rnodellistica matematica 1e1 rnodelllsilca numerica 1I Figuri 3 Analisi preliminare Figura 4 Dal design preliminare alla simuladone numerica. Figura 5 Analisi a posteriori. figura 6 Dall'avan-progetto al progetto. riaualizzazbne ed anallsi bei cui l'ingegnere dica: "questo è il problema, ecco le equazioni". Tuttavia, raramente un problema dell'ingegneria nasce già formulato in termini rigorosamente matematici, e lo sforzo congiunto deve mirare a far affiorare le informazioni rilevanti e i dati significativi per la costruzione completa di un modello). Ulteriore elemento distintivo dell'analisi preliminare è, in molti casi, la costruzione di un modello geometrico, owero la rappresentazione, attraverso modellatori solidi o strumenti di CAD, della regione tridimensionale entro cui le equazioni andranno risolte. Si pensi, per esempio, alla complessità del modello geometrico necessario a rappresentare un aereo in configurazione completa, partendo da un design preliminare, prima di intraprenderne la simulazione numerica (Fig.4). A valle del processo, la complessità dei risultati numerici ottenuti da un modello rende necessaria una loro analisi in forma logicamente organizzata, e una verifica alla luce delle prove sperimentali disponibili, ma, soprattutto, dell'intuizione dell'ingegnere. Quest'analisi retroattiva può a sua volta innescare un processo iterativo di modifica del modello (nelle equazioni e10 nei parametri che lo definiscono), sino a quando i risultati ottenuti su una classe significativa di casi di studio non siano ritenuti soddisfacenti da chi ha posto il problema (Fig.5). Un esempio, relativo alla progettazione aerodinamica di un veicolo o un velivolo, è illustrato in Fig. 6. Si noti come nella fase che intercorre fra il design preliminare (o avan-progetto) e il progetto definitivo si ricorra in modo interattivo della galleria del vento e della simulazione numerica. La modellistica matematica può, dunque, diventare uno degli elementi aggreganti (e qualificanti) della cultura politecnica. La presenza di laboratori sperimentali e di gallerie del vento, di specialisti nell'analisi teorica, nell'informatica, nelle scienze fondamentali quali la fisica e la chimica, e nei settori più spiccatamente tecnologici, e anche nell'architettura, nella grafica avanzata e nel design, è elemento distintivo di una scuola politecnica e può fungere da elemento catalizzatore e propulsivo per lo sviluppo di una disciplina intersettoriale quale è la modellistica matematica. La simulazione numerica L'obiettivo primario per un matematico applicato è la risoluzione effettiva del problema. I problemi matematici folmulati nell'ambito della modellistica non sono quasi mai risolubili per via analitica. I teoremi dell'analisi matematica e della geometria, seppur fondamentali per stabilire se il problema sia "ben posto" o meno, assai raramente haiino natura costruttiva atta a indicare un processo di rappresentazione esplicita della soluzione. E pertanto necessario sviluppare metodologie di approssimazione che, in ogni circostanza, conducano ad algoritmi che rendano possibile la risoluzione su calcolatore. I1 compito di trasformare una procedura matematica in un programma di calcolo corretto richiede attenzione alla struttura, efficienza, accuratezza e affidabilità. Per tale ragione, la scelta di un metodo numerico non può prescindere da una conoscenza adeguata delle proprietà qualitative della soluzione del modello matematico, del suo comportamento rispetto alle variabili spaziali e temporali, delle sue proprietà di regolarità e stabilità. È pertanto giustificato l'uso del tennine modellistica numerica che generalmente si adotta a tale riguardo. Essa è una scienza interdisciplinare, che si trova alla confluenza di vari settori, quali la matematica, l'informatica e le scienze applicate. Intrinseco al concetto di modello numerico vi è quello di approssimazione, e dunque di errore. La modellistica numerica mira a garantire che l'errore sia piccolo e controllabile e a sviluppare algoritmi di risoluzione efficienti. La controllabilità è un requisito ciuciale per un modello numerico: l'analisi numerica fornisce stime dell'errore che garantiscano che esso stia al di sotto di una soglia di precisione fissata a priori (la ben nota tolleranza percentuale accettabile dall'ingegnere). A tale scopo vengono progettati algoritmi adattivi, i quali, adottando una procedura di feedback a partire dai risultati già ottenuti, modificano i parametri della discretizzazione numerica e migliorano la qualità della soluzione. Ciò è reso possibile dalla analisi a posteriori (quella basata sulla conoscenza del residuo della soluzione calcolata), uno strumento supplementare (rispetto all'analisi a priori, o di Hadamard), di cui può giovarsi la modellistica numerica. Una misura dell'efficienza di un algoritmo è la sua complessità, ovvero la quantità di risorse (tempo di calcolo e occupazione di memoria) richieste per I'implementazione dell'algoritmo stesso. La convinzione che i supercalcolatori oggi disponibili consentano la risoluzione di problemi di arbitraria complessità è illusoria. Lo vedremo nel seguito, dove considererò alcuni esempi relativi a modelli deterministici, esprimibili tramite equazioni differenziali alle derivate parziali. In particolare, mi limiterò al caso delle equazioni della dinamica dei fluidi, per le quali esiste una consolidata tradizione di ricerca presso il nostro dipartimento di matematica. Personalmente, pur essendomi dedicato anche ad altre problematiche, quali l'analisi delle strutture, e dei fenomeni di propagazione di onde acustiche, elastiche ed elettromagnetiche, sono particolarmente attratto dalla dinamica dei fluidi, perché da un lato la si incontra in una amplissima gamma di problemi in diverse discipline scientifiche, dall'altro essa dà origine a una delle più difficili collezioni di problemi dell'intera matematica applicata. Un esempio impegnativo: la Modellistica in fluidodinamica I fluidi (liquidi o gas) hanno un ruolo pervasivo nella nostra vita quotidiana. La dinamica dell'atmosfera, la dispersione di agenti inquinanti nell'aria, la formazione di correnti e la circolazione di sedimenti nei corsi d'acqua, il fluire del sangue nel nostro sistema cardiovascolare, sono solo alcuni esempi che corroborano questa afferinazione. Altri processi, di natura apparentemente diversa, sono tuttavia riconducibili a modelli di fluido: per esempio (a livello microscopico), gli elettroni in un dispositivo a semiconduttore si comportano come un fluido che conduce corrente elettrica. Tutti questi esempi (e innumerevoli altri) sono modellabili attraverso un sistema di equazioni alle derivate parziali introdotte dall'ingegnere fiancese Louis Marie Henri Navier e dal fisico irlandese sir George Gabriel Stokes. Nonostante tali equazioni siano note da oltre un secolo, molte caratteristiche del moto dei fluidi continuano a eludere la nostra capacità di comprensione. Peraltro, i problemi intricati hanno sempre esercitato un sottile fascino sui matematici m;I ' %LC r '-@p'*: 5 6 Figura 7 Scale della turbolenza e spettro di energia. Figura 8 Vortici nella scia di un cilindro. nel caso in cui Re=200. (come puntualizza P.Hein, "un problema degno di essere attaccato si dimostra tale resistendo agli attacchi"). I metodi analitici non conducono praticamente mai a esplicitare la soluzione delle equazioni di Navier-Stokes, se non sotto ipotesi fisiche e geometriche cosi restrittive da svuotare le stesse equazioni di ogni interesse applicativo. La ragione di tale difficoltà è la naturale propensione dei fluidi a esibire comportamenti complessi, o, per meglio dire, turbolenti. La turbolenza, peraltro, non è una proprietà costitutiva di un fluido, ma piuttosto un regime specifico del flusso, che si manifesta quando un numero molto elevato di gradi di libertà prende parte attiva nella dinamica del fluido. La nonlinearità del modello fa sì che la fisica sia accoppiata a tutte le possibili scale del moto. Tale interazione fra le scale è la responsabile del coinportamento turbolento. Parafrasando U.Frisch e S.Orszag, dobbiamo ammettere che oggi si conosce meno delle scale fini della turbolenza (per esempio, di ciò che succede alla scala di lmm nell'atmosfera) di quanto non si conosca la struttura sub-atomica della materia, o quella di grande scala dell'universo. I1 parametro che misura il "livello di turbolenza" in modo sintetico è il cosiddetto numero di Reynolds, direttamente proporzionale alla velocità caratteristica del fluido e inversamente proporzionale alla sua viscosità molecolare. I1 numero di Reynolds misura l'importanza della convezione (che avviene alle scale macroscopiche) rispetto alla dissipazione (che si attiva invece a partire dal livello molecolare). Dall'analisi delle equazioni di Navier-Stokes si può inferire che il numero di gradi di libertà attivi in un flusso turbolento è dell'ordine di N=Re9/4 (per semplicità di ragionamento, si può pensare di dover trattare, a ogni istante temporale, una serie di Fourier con N frequenze attive). Essendo il numero di Reynolds di numerosi flussi (per esempio quelli intorno a un aereo) dell'ordine di lo6, il corrispondente numero di gradi di libertà attivi può tranquillamente superare IOt3, owero diecimila miliardi. L'energia che alimenta il fluido alle grandi scale (dovuta alle condizioni al contorno e alle forze di volume) viene trasferita a scale via via più piccole attraverso l'interazione nonlineare fra i gradi di libertà attivi nel fluido, con una sorta di cascata di energia che prosegue sino a raggiungere una scala cosi piccola al di sotto della quale l'energia stessa viene irreversibilmente dissipata in calore. La più piccola scala attiva nel fluido, che indicheremo con k, è nota conte scala di Kolmogorov e risulta essere direttamente proporzionale alla più grande scala L e inversamente proporzionale a Re3/4 (Fig.7). La conseguenza di una tale relazione è presto evidenziata. Per esempio, nella turbolenza atmosferica (quella che deve essere simulata ogni giorno per le previsioni meteorologiche) il numero di Reynolds è dell'ordine di IO8 (owero 100 milioni) e pertanto, l'energia immessa a una scala di un chilometro si può ritrovare a scale dell'ordine di un millimetro. Una caratteristica generale di un fluido turbolento è la presenza di regioni di flusso coerente, entro cui la turbolenza si organizza dando forma a moti regolari e non caotici, tipicamente strutture a spirale chiamate vortici. Un tornado ne costituisce un esempio su grande scala, cosi come gli anelli che si creano dal fumo di una sigaretta lo sono su piccola scala. In Fig. 8 sono illustrati i vortici generati nella scia di un cilindro, qui rappresentato dalla sua sezione circolare. Le strutture coerenti appaiono organizzate in forma gerarchica, in cui i grandi vortici danno origine ai piccoli vortici, questi ultimi generano a loro volta strutture ancora più piccole, e cosi via tino a un diametro k dell'ordine della scala di Kolmogorov, coine schematizzato in Fig.7. Per converso, ogni scala spaziale è influenzata in modo significativo da una scala pii1 piccola, e quest'ultima a sua volta da scale sempre inferiori, in un processo a catena che viene comunemente denominato enkanced transport. Per simulare numericamente un flusso turbolento, difficilmente si possono tenere in conto tutte le N scale attive, dalla macroscala L sino a quella di Kolmogorov k. Per esempio, nel caso della turbolenza atmosferica, per poter simulare lo scambio energetico sino alla scala di Kolmogorov, si dovrebbero usare metodi che abbiano una distribuzione di nodi (dove calcolare le variabili primarie, la velocità e la pressione) che distino fra loro meno di un millimetro. Ciò condurrebbe, per la sin~ulazionedi una porzione di fluido di un solo cliilometro di ampiezza, alla risoliizione di un sistema dinamico di 1018 variabili (ovvero un iniliardo di miliardi di incognite), che nessiiti calcolatore oggi esistente potrebbe affrontare. È pertanto giocoforza riniinciare alla cosiddetta simulazione diretta della turbolenza (o DNS) e ricorrere a metodi di riduzione che approssimiiio direttamente solo un numero limitato di scale del fluido, e modellino i l trasferimento energetico dalle scale piccole (quelle non considerate) a quelle "grandi", attraverso opportuni processi di media o di rinonnalizzazione (Fig. 9 per una rappresentazione schematica). Un iilteriore elemento di difficoltà si incontra nella modellistica e nella simulazione di flussi in presenza di reazioni chimiche, sia nel caso inonofase che in quello multifase. Per ragioni di tempo non svilupperò questo argomento, nonostante il notevole interesse che eiso riveste in numerosissiine applicazioni. Nella pratica industriale, l'uso esteso della speriinentazione ha costihiito a lungo il solo stnimento disponibile per l'analisi di fenomeni connessi al moto dei fluidi. In alcune circostanze, tuttavia, le temperature e le velocità in gioco sono così elevate che la speriinentazione in galleria del vento è ardua se non impossibile (si pensi per eseinpio alla fase di rientro dall'atinosfera di un veicolo spaziale). In aih'e situazioni, per esempio nello studio degli effetti fisio-patologici indotti dalla fluidodinatnica del sangue, la sperin~entazionein vivo, oltre a essere poco accurata e iiievitabilmente laciitiosa, non è esente da eleinenti di owia criticità per il paziente. La modellistica numerica del inoto dei fluidi, se iiiipostata con il giusto rigore matematico, può fornire risultati affidabili per la coinprensione di fenomeni complessi ed essere un valido stnirnento di supporto all'analisi sperimentale e alla progettazione industriale. Nahiralmente è necessario sviliippare metodologie numeriche adatte e predisporre algoritini che sappiano sfruttare in inodo ottimale le poteiuialità offerte dalle moderne architetture di calcolo vettoriale e parallelo. Ridurre per poter risolvere La coinplessità dei problemi da risolvere, tuttavia, può essere ancora troppo elevata in relazione al molo che la siinulazione nuinerica deve rivestire. Per esempio, nella fase di progettazione e ottiinizzazione di un veicolo, nell'industria automobilistica si ricorre alla utilizzazione di diversi codici di calcolo in inodo interattivo per l'analisi integrata delle diverse componenti progettuali. La Fig.10 mostra che i tempi di elaborazione richiesti per l'analisi di alcuni eleiiieiiti sono troppo elevati per consentire diverse simulazioni giornaliere. In tali casi, si impone un ripeiisainento del inodello e una sua opportuna riduzione dimensionale. Per esempio, il n~odelloridotto delle equazioni di Navier-Stokes in cui vengano trascurati gli sforzi viscosi dà origine alle cosiddette equazioni di Eulero, le quali bastano a predire accuratamente la pressione e la portaiiza nell'aerodinaFigura 9 Scale risolte e scale modellate nella simulazione di flussi turbolenti. Figura 1 O Complessità della simulazione numerica nell'industria automobilistica. ELLA SkYiLASUJ#IE NUWBXC.iD Ilf TREA AiUTQMQBYlSTEA# -l MI* "l- *- Figura I I Decomposizione del dominio e calcolo parallelo. Figura 12 Fattore di guadagno nel tempo di calcolo per la risoluzione di sistemi lineari Incremento delle prestazioni per la risoluzione di sistemi lineari - IO' 1 dovute UI metodi numerici dovute allo sviluppo dell'hardwere I I 1 mica esterna, e anche lo scambio di energia fra fluido e macchina in flussi interni. Una ulteriore riduzione porta alla cosiddetta equazione del potenziale non lineare, una singola equazione (non più un sistema di equazioni) che ben si presta a descrivere flussi irrotazionali e isentropici, ed è per tale ragione frequentemente utilizzata iiell'industria aeronautica per la simulazione di regimi non transonici. Naturalmente, l'adozione di modelli ridotti consente di abbassare drasticamente la complessità del problema, rendendo possibili simulazioni che altrimenti non lo sarebbero, ma tale riduzione deve essere giustificata. Dal punto di vista fisico non deve far perdere di significatività al problema in esame, da quello matematico deve conservare le proprietà teoriche fondamentali del modello originario. La sintesi fra queste due esigenze non è sempre facile e richiede uno sforzo congiunto di matematici e ingegneri. In un altro ambito, la riduzione della complessità si può anche ottenere ricorrendo alla partizione geometrica del problema, onde rendere efficace i1 ricorso al calcolo parallelo. In tale caso si nconduce il problema numerico originario a una successione di problemi di dimensione ridotta, ognuno dei quali può essere risolto con una procedura simultanea in un ambiente di calcolo multiprocessore. In Fig.1 l si illustra schematicainente questo processo relativamente alla simulazione del flusso intorno a un profilo alare di un aereo in assetto di atterraggio. In effetti, lo sviluppo delle architetture parallele ha stimolato i matematici a progettare nuovi metodi di calcolo, spesso basandosi su una rifonnulazione dello stesso n~odellomatematico. In Fig.12 viene mostrato come il fattore di abbattimento del tempo di calcolo dovuto a vent'anni di evoluzione nell'hardware sia addirittura superato da quello acquisito migliorando progressivamente i metodi numerici e adattandoli alle architetture vettoriali. La crescita simbiotica dell'hardware e del sofìware è uno dei presupposti per trattare con successo modelli matematici di complessità sempre maggiore. I1 nostro Rettore ha dimostrato in modo tangibile di condividere questo punto di vista, e di credere all'importanza che il calcolo scientifico ad alte prestazioni riveste per questa Scuola; di questo lo voglio personalmente ingraziare. Grazie per l'ascolto. Nella prefazione al suo capolavoro A Brief Hisfor:~!of Tirite, Stephen Hawking scrive che il suo editore lo amiiioni che ogni equazione iiitrodotta nel testo gli avrebbe fatto dimezzare le vendite. Hawking si limitò a incliidere la celeberriiiia equazione dell'energia di Einstein. Per tnsposizione, C fatte le debite proporzioni, ancli'io ho raccolto idealmente questo monito e non Iio inserito alcuna eqiiazioiie. Non sono certo che la coniprensione di qiiesie note ne risulti agevolata. Posso invece affeniiare con certezza che questa voloiitaria riiiiiiicia è stata molto sofferta: ogni matematico costretto a espriiiiersi senza equazioni conipie un gesto di autentico eroisiiio! Il Contributo del Politecnico di Milano alle ricerche spaziali Introduce il Rettore del Politecnico Prof. Adriano De Maio I1 Politecnico di Milano ha una grande tradizione di sviluppo e applicazione di tecnologie in campo spaziale. In particolare, i tre dipariimenti promotori di questo convegno rappresentano l'anima "spaziale" del nostro ateneo, essendo impegnati da tempo nell'ambito delle telecomunicazioni, dell'osservazione della Terra, della progettazione di strutture per moduli orbitanti e, più recentemente dell'analisi quantitativa del comportamento motorio dell'uomo durante l'esposizione prolungata alla microgravità. Questo convegno è stato organizzato nell'ambito di quest'ultimo settore ed è specificatamente dedicato allo studio del comportamento motorio dell'uomo in microgravità con la partecipazione di esperti nazionali ed internazionali del settore. Ringrazio il Professor Pedotti, Direttore del Dipartimento di Bioingegneria, per aver contribuito a far si che questo Convengo, di cui è principale promotore, sia anche un'occasione per presentare il ruolo che il Politecnico di Milano ha svolto nell'ambito del Programma Spaziale Internazionale. E un onore e un piacere avere con noi il Capitano Michael Baker, comandante dello Space Shuttle e veterano delle missioni spaziali. La sua visita è uii'opporiuniti unica per avere una diretta testimonianza delle attività dell'uoino nello spazio, che in questo caso, hanno riguardato l'ultima missione del comandane Baker, culminata con il quinto dockiiig della navetta Shuttle Atlantis alla Stazione Spaziale Mir, nell'ambito del programma congiunto russo-americano "Shuttle to Mi". Di seguito interverranno il Capitano Baker e quattro colleghi dei Dipartimenti di Bioingegneria, Elettronica e Aerospaziale, che illustreranno le diverse aniine dell'attività del Politecnico di Milano in campo spaziale. Ringrazio i relatori e i partecipanti a questo convegno e vi auguro un proficuo lavoro. "Human Performance" in microgravità Antonio Pedotti. Guido Baroni, Giancarlo Ferrigno Dipartimento di Bioingegneria Introduzione Dall'avvento dell'Era dell'esplorazione spaziale segnata dal lancio dello Sputnik 40 nel 1957 e in seguito dal volo di Juri Gagarin nel 1961, la ricerca scientifica e tecnologica in rnicrogravità ha assunto dimensioni ed importanza sempre crescenti. Per il mondo medico-scientifico delle Scienze della Vita, l'assenza di gravità è vista come una condizione sperimentale unica, in grado di far emergere in una diversa e spesso più illuminante prospettiva aspetti del- I iirtemi firiologiu pii initcrrati dagli oHem delreiporiuonr alla miuograviti Sistema xhelttrito listenta medare listema cardiorartolarc * lirtema rtrpiratorio * Sa imi wnrPnali Sistema rnnoro autonoirio * Sistema mnoso unink la fisiologia degli organismi biologici. I primi voli con equipagjo umano hanno dato il via allo studio degli effetti che l'esposizione alla microgmviti comporta sull'uomo. L'interesse si è sviluppato sotto l'aspetto dell'approfondimento delle conoscenze fisiologiche, ma anche più propriamente sulla prevenzione delle degenerazioni indotte dalla microgravità su molti sistemi dell'organismo di astronauti e cosmonauti. Accanto a fenomeni di degenerazione a carico del sistema muscolo-scheletrico,cardiovascolare e respiratorio, l'interesse primario del Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano è stato rivolto ad aspetti neurofisiolgici di adattamento dei meccanismi di integrazione seusori-motoria e delle strategie posturali au'ambiente rnicrogravitario. In questo senso, le tecnologie di analisi del movimento sviluppate presso il nostro Dipartimento hanno trovato un'iniportante applicazione in ambito spaziale, unendo all'interesse prettamente scientifico una stimolante sfida tecnologica. Analisi del movimento in microgravità L'analisi auantitativa tridiniensionale del movimento di soggetti in assenza di gravità rappresenta un'aiiività soerinientale di estremo interesse in anibito scientifico e tecnologico. In particolare, la caratterizzazione delle sirategie di movimento investe aspetti di approfondimento conoscitivo nel campo delle neuroscienze di base e pone obbiettivi più specificatamente di applicazione clinica e di ottimizzazione delle prestazione dell'uomo in ambiente microgravitario. La raccolta di informazioni di natura cinematica sul movimento dell'equipaggio di missioni spaziali è stata basata in esperienze precedenti sull'analisi di fotogmfie e di video acquisiti in volo. Metodiche di osservazione qualitativa o video digitalizzazione bidimensionale (una telecamera) non hanno tuttavia consentito di ottenere risultati ailidabili in termini di accuratezza e ripetibilità, precludendo ogni possibilità di osservare in modo quantitativo e sistematico l'attività motoria degli astronauti, sia durante attività lavorative di routine, sia durante l'esecuzione di specifici protocolli di movimento. Una possibile alternativa è la cosiddetta "tuta biomeccanica" ("raiige of i~ioiioiisirit ") che compare come facilif~,disponibile per attività sperimentali a bordo di ISSA. L'esperimento tecnologico T3 della missione ESAEUROMIR '95 basato proprio su uno strumento del genere (ANBRE), ha tuttavia evidenziato i limiti di tale tecnoloeia. " La costrizione dei movimenti, la necessità di sviluppare un modello HW specifico per ogni soggetto, una diilicile e poco stabile calibrazione del sistema ed una accuratezza che ammette errori anche di IO0 nella misura degli angoli articolari precludono la possibilità di raggiungere l'obbiettivo di una accurata e sistematica valutazione quantitativadelle performance motorie. qilnY m i r I I"'" Il sistema ELITE-S In configurazione di volo. 11ruolo del Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di M a n o Le tecnologie opto-elettronicheper l'analisi del movimento (sistema ELITE, Elaboratore di Analisi Televisive) sviluppate dal Dipartimento di Bioingegneria e dal Centro di Biongegneria della Politecnico di Milano e della Fondazione Pro Juventute Don Gnocchi, sono emerse come shumenii capaci di offrire consistente afidabilità, accuratezza e flessibilità opemionale per l'impiego su piattaforme orbitanti. I1 sistema ELITE consente di devare la presenza nell'ambiente di marcatori attivi o passivi, di registrarne le coordinate bidimensionali e, attraverso metodiche di stereofotogrammetria, di ricostruirne la posizione tridimensionale. I1 vantaggio operativo per l'installazione e l'impiego a bordo di moduli orbitanti consiste nel fatto che al conhaio di sttumentazionida calibrare sul soggetto("ratlge of tiiotios sirits") il sistema ELiTE è realizzato in modo da operare nell'ambito di uno specifico volume calibrato, senza alcun contatto con il soggetto e senza limitarne in alcun modo i movimenti. In questo senso, le tecnologie opto-elettronichesu cui è basato il sistema emergono come particolarmente adatte per la realizzazione di facilities per l''analisi quantitativa tidimensionale del movimento umano in microgravità,con specifiche finalità in campo seientifico e tecnologico: Iapprofondimento delle conoscenze sui meccanismi di controllo e apprendimento motorio, con risvolti sulla L'equipaggio della missione EUROMIR '95. Da sinistra a destra: Juri Gidzenko. comandante; Thomas Reiter ingegnere di bordo; Sergei Avdeev ingegnere di bordo. P014L md CiR00UD Iirn YIR Layout del sistema ELITE-S nel Core Module della Stazione orbitante MIR. La forma di calibrazlone & riportata in dettaglio. definizione delle shulture ed identificazione dei paramehi di modelli interpretativi dei sistemi fisiologici; W approfondimento della diagnostica di patologie selezionate, sulla base di una maggiore comprensione dei meccanismi di adattamento, e conseguentemente degli effetti che palologie a diversa uiologia possono indurre sul comportamento motono del paziente; 1trasferimentodelle conoscenze in riabilitazione per lo sviluppo di procedure innovative e pianificazione di specifici programmi per il recupero di mobilità in pazienti con deficit motori o sensoriali; progettazione ergonomica di veicoli spaziali, di componentistica e sistemi di intemione uomo-macchina destinati a moduli orbitauti abitati, che tenga conto delle prestazioni dell'astmnauta; W definizione di programmi di attività fisica come contromisura agli effetti della microgravità sull'uomo, in preparazione di missioni di lunga durata. La stazione orbitante russa MlR L'esperimento tecnologico T4 "Human Posture in Micmgraviiy" parte del programma sperimentale della missione EUROMIR'95 ha dimostrato la praticabilità d'impiego di una versione space-qiral$ed a quattro telecamere (ELITE-S) del siitema ELITE, installata a bordo del Modulo principale della stazione spaziale russa MIR ed utilizzato nell'arco dell'intera durata della missione (I 79 giorni). Olire alla raccolta di dati di riferimento prima del volo dopo il rientro a terra dell'equipaggio, sono state realizzateotto sessioni sperimentali in volo, che hanno consentito di acquisire 100 Mb di dati di movimento tridimensionali in microgravità su due soggetti. Il programma sperimentale dell'esperimento T4, articolato in diecio protocolli, è stato progeitato per lo studio di perJorn~ance motorie di estremo interesse (postura ed equilibrio, coordinamento occhi-testamano, coordinamento testa-tronco, movimenti assiali, respirazione, ergonomia). L'esperimento ha rappresentato la prima esperienza di installazione e ripetuto impiego di un siitema automatico di analisi del movimento durante una missione di lunga durata. I risultati ottenuti confermano la possibilità di impie gare con successo una tecnologia opto-elettronica di analisi del movimento a bordo di moduli orbitanti e hanno consentito di evidenziare una serie di interventi in campo tecnologico e metodologico volti alla valorizzazione dell'accuratezza dell'analisi cinematica, athxverso l'incremento dell'affidabilità e della semplicità d'impiego del sistema. La missione EUROMLR'BS La collaborazione tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano nasce in occasione della missione EUROMIR'95, realizzata dall'Ente Spaziale Europeo (ESA) e dalllAgenzia Spaziale Russa (RKA). La missione ha comportato la permanenza per 179 o Avdeev) e di giorni di un cosmonauta ~ s s (Sergiei un astronauta europeo (Thomas Reiter) a bordo della stazione spaziale russa MIR C la realizzazione di un denso programma sperimentale, articolato in due raggruppamenti principali: esperimenti medico-scientifici ed esperimenti tecnologici. VASI ha curato dinamente la pianificazione di tre esperimenti tecnologici, che prevedevano attività di implementazione di specitico hardware di volo e una conseguente attività sperimentale sia a terra prima e dopo il volo (BDC pregight e post-j'ight) sia durante la missione a bordo della stazione orbitante. Lo scheduledella missione si t. articolatosu alcune tappe fondamentali: nel Luglio 1995, la capsula cargo Pmgress, carica del materiale scientificoper gli espximenti di EUROMIR'95 partiva dal cosmodromo di Baykonour in Kazahstan. Nell'Agosto 1995 venivano realizzate le sessioni di trairiirig all'equipaggio e le acquisizioni sperimentali pre-fliglit (Baseline Data Collection) nella base di Start City, nei pressi di Mosca, alle quali ha partecipato il tema di ricercatori del Dipartimento di Bioingegneria, coiinvolti anche nella definizione di aspetti tecnici ed operativi dell'esperimento T4, simulando l'installazione, la calibrazion~ l'impiego del sistema ELITE-S all'intemo del inock-up della Stazione MIR. Il 3 Settembre 1995 l'equipaggio decollava da Baykonour a bordo di un vettore Soyuz. Dopo 179 giorni di permanenza nello spazio, il 29 feb braio 1996, gli uomini di ELIROMIR'95 rientravano felicemente a temi. Dal 29 febbraio al 5 Marzo venivano realizzate le acquisizioni post-flight presso Star City, con la diretta partecipazione di ricercatori del Dipartimentodi Bioingegneria. iì progetto "Human Posture in greak" L'esperimento T4 "Human Posture in Microgravity" ha coinvolto il Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano, in collaborazione con ALENIA Spazio Torino sia per la pianificazione scientifica dell'esperimento, sia per la progettazione e realizzazione dell'harhwre (ELITE-SI e del s o h a r e di volo. ii sistema ELÌTE-S, è iato adaiiato alle esigenze di peso ed ingombro richieste per I'uploading ed è stato realizzato con componentistica space-qualijied e secondo gli standard richiesti per soddisfare i requisiti di resistenza meccanica, termica e di EMC imposti per il funzionamentoa bordo della stazione MIR. La configurazione finale del sistema comprendeva quatiro TV camere, un box contenente I'eleitmnica dedicata del sistema, un Expansion Tray per I'interfacciamento con il computer di volo. Accessori fondamentali quali la forma di calibrazione, brackets per il fissaggio delle TV camere al modulo orbitante, marcatori ed adesivi per il loro fissaggio sul corpo del soggetto, completavano l'equipaggiamento sperimentale. Il s o h a r e di volo. realizzato oresso il Dioartimento di Bioingegneria ha consentito di impostare automaticamente i paramehi di acquisizione del sistema in hnzione di una predefinita sequenza di esperimenti per ogni sessione sperimentale La fase di installazione del sistema all'interno del Core Module della stazione MiR ha previsto il fissaggio delle TV camere in opportune posizioni in modo da assicurare la possibilità di definire un opportuno campo di vista per una conveniente visibilità del oggetto durante la realiazione degli esperimenti in programma. Il ridotto spazio a disposiiione e la necessità di semplificazione procedurale per gli operatori hanno imposto l'implementazione di una procedura di calibrazione del sistema non convenzionale, necessaria per la ricostruzione delle coordinate iridimensionali dei marcatori acquisiti durante uno specifico movimento. Tale metodica è stata basata sull'acquisiizione di un oggetto tridimensionaleportante 22 marcatori opportunamente dishibuiti sulla forma stessa. L'obbiettivo primario dell'esperimento è stato I'acquisizione delle coordinate di specifici punti di repere anatomici del soggetto, sui quali erano fissati i marcatori riconoscibili dal sistema, secondo opportuni modelli di specifici per ogni protocollo. A partire dalle coordinate tridimensionali dei marcatori, ottenute dopo un post-processi~igconvenzionale a terra, il movimento eseguito o la postura assunta è stata caratterizzata sia attraversouna analisi cinematica completa (stima della cinematica del baricentro corporeo, calcolo di angoli ira segmenti corporei, velocità ed accelerazioni angolari e lineari, quantità di moto totale, momento della quantità di moto) sia mediante metodi di analisi di covarianza (metodo delle componenti principali). L'intento è quelio di individuare opportuni parametri che consentano di descrivere quantitativamente il movimento o la postura in analisi, mettendo in luce modificazioni nelle strategie di controllo motorio e l'instaurarsi di processi di adattamento alla condizione di microgravità. L'esperimento nel suo complesso è stato organizzato in diversi raggnippamenti di protocolli specifici. Esperimenti di neurofisiologia: prevedono movimenti classici per i'analisi di pmmetri neurofisjologici di controllo e strategia di movimento. In particolare, movimento di perturbazione volontaria della postura eretta (movimenti assiali, sollevamento arto inferiore, osciljazioni del tronco) consentono di valutare il ruolo che i canali informativi rivestono nel quadra generale dell'organizmione del movimento nell'uomo e nell'apprendimento di nuove shategie motorie in assenza del riferimento gravitario. Esperimenti di analisi posturale: forniscono una descrizione posturale della percezione della verticalità del soggetto (esperimento di postura eretta) e della cosiddetta 'posizione indifferente" intesa come condizione di massimo rilassamento muscolare. Misurazioni antropometriche del soggetto a partire dalle posizioni dei marcatori acquisiti consentono di effettuare valutazioni sulle modificazioni anatomiche dovute all'assenza di sfom a carico degli arti inferiori e della colonna vertebrale, evidenziando una possibile correlazionetra tali modificazioni ed una ceda categw ria di sintomi da "spacesicRnRFs". L'awio dell'era della Siazione Spaziale internazionale richiede la progettazione e la realizzazione di sitemi intensi come veri e propri laboratori orbitanti. Questo deve necessariamente prevedere una attenta analisi quantitativa del comportamento motorio e posturale dei soggetti in micrograviià, condizione fondamentale per I'ottimizzazione ergonomica delle postazioni di lavoro e l'affuiamento delle contromisure agli effetti della micmgravità sull'uomo. L'obbiettivo dei protocolli di valutazione di posture di lavoro a bordo della stazione spaziale. ~s~erimento di respirazione: il protocollo di analisi cinematica dei movimenti respiratori, messo a punto in campo c l i c o come applicazione del sistema ELITE convenzionale, ha consentito di valutare modificazioni a breve e lungo termine di parametri fisiologici di respirazione. L'obbiettivo di tale protocollo è stata la valutazione della meccanica respiratoria dei soggetti nelle vari fasi della missione, evidenziando gli effetti del 'tJliiihshifE'sulla funzione respiratoria. Collaborazione con esperimento di l$ science 38-D: il sistema ELITE-S è stato utilizzato oltre che per le già citate acquisizioni proprie dell'esperimento T4, anche nell'ambito di una collaborazione con il Dipartimento di Neurologia del19UniversitàLudwig Maximilian di Monaco di Baviera (Prof. Thomas Brandt, Prof. Marianne Dietrich). I1 sistema è stato impiegato per l'acquisizione di dati cinematici dei soggetti a terra ed in volo durante I'esperimento tedesco di video oculografia e di stimolazione optocinetica. L'intento è stato quello di verificare se alcune disfunzioni di controllo motorio e posturale, riscontrate in pazienti con patologie a carico del tronco encefalico, possano essere indotte su soggetti sani dall'assenza di gravità e correlate con alcuni sintomi di disorientamento e mal di spazio accusati da alcuni astronauti . Risultati L'esperimento T4 "Human Posture in Mimgravity" ha rappresentato la prima esperienza in assoluto di analisi quantitativa tridimensionale del movimento umano a bordo di una stazione orbitante, durante una F missione di lunga durata. La sua realizzazione è stata resa possibile daUa particolare flessibilità del sistema di analisi preso in considerazione e dalle previste modalità di calibrazione ed esercizio. Dal ounto di vista tecnologico, l'esperimento ha riscosso un pieno successo: Hardware e Soiìware hanno funzionato seE za inconvenienti per tutta la durata della missione. Dal punto di vista delle procedure a bordo, l'esperienza di EUROMiRP5 ha evidenziato la necessità di snellire le attività sperimentali, sia in termini di tempo da allocare per ogni sessione sperimentale, sia in termini di impatto sulle attività a bordo deUa stazione, a causa della necessita di utilizzare completamente lo spazio disponibile all'interno del modulo prescelto per gli esperimenti. L'equipaggio della missione è stato comunque ampiamente all'altezza del compito e, nonostante le intrinseche difficoltà deil'esperimento, tutte le sessioni in programma sono state realizzate, acquisendo circa 50 minuti (2.986 sec) di acquisizioni in volo e 105.860 fotogrammi di posture dei soggetti, che si stanno rivelando del tutto sufficienti per il raggiungimentodegli obbienivi tecnico-scientifici dell'esperimento. Controllo posturale in microgravita il molo del vettore gravità per il corretto posizionamento corporeo è un argomento di attuale dibattito nell'ambito della neurofisiologia posturale. In questo ambito, i'ambiente microgravitario rappresenta una condizione sperimentale estremamente utile per isolare le variabili ritenute alla base dei meccanismi di regolazione posturale. Due ipotesi contrastanti vengono attualmente discusse. Secondo la prima, la postura eretta viene ottenuta allineando l'asse del tronco (asse Z) lungo la direzione verticale assoluta. L'ipotesi alternativa afferma invece che la postura eretta venga regolata posizionando la proiezione del centro di massa (CM) all'intemo della superficie di appoggio. Con la specifica finalità di verificare come le due variabili in questione fossero regolate nel corso di una prolungata esposizione alla microgravità, a partire dai dati cinematici raccolti sui due soggetti, sono stati verificati gli angoli articolai e la posiiione del centro di massa. L'evidenza di un controllo del CM anche in ambiente microgravitario avrebbe supportato l'ipotesi del CM come variabile controllata. I risultati moshano che l'inclinazione del tronco rimane consistentemente stabile e fornisce al Il cosmonauta russo Sergei Avdeev impegato neli'esecuzione del protocollo di movimenti assiali a bordo della stazione MIR. Sono evidenti le telecamere e i marcatori passivi di ELITE-S e la massa aggiuntiva prevista per causare una perturbazione artificiosa nella distribuzione delle masse corporee. I l I Posizione della proiezione del centro di massa sul piano di appoggio rispetto all'asse dell'articoiazione della caviglia (media e deviazione standard) in condizioni di visione normale (EO) e visione occlusa (EC). I dati sono relativi alle acquisizioni di riferimento pre-volo (F- 17) a 4 sessioni in volo (FD) e ad una sessione dopo il volo (R+5). Rappresentazione a stick-diagram della posizione indifferente (Neutra1 Body Posture). corrispondente al massimo rilassamento muscolo-articolare in microgravità, acquisita al 69 giorno di volo. L'accurag caratterizzazione quantitativa posturale in assenza di gravita assume una rilwanza particolare la progettazione ergonomica di moduli e sistemi destinati ad impiego in orbita. soggetto un riferimento posturale affidabile. La posizione del cenm di massa, invece, inizialmente sensibilmente al di fuori della superficie di appoggio, appare essere gradualmente recuperata, evidenziando il riemergere di strategie posturali più tipicamente terrestri organizzate su meccanismi di distribuzione delle mas se corporee nello spazio. Human Factors Engineering-Human Machine Interface: a partire dati relativi a posture di lavoro (t)ping, ivriting, traiislatioiis).L'intento è quello di costituire un database di movimenti, che possano essere di riferimento perla progettazione di componentistica e postazioni di lavoro per moduli orbitanti. Con questa finalità i dati tridimensionali acquisiti sono utilizzati come parametri nell'ambito di s o h a r e di simulazione del movimento umano (Robcad, Jack) e di rappresentazione grafica (SofiImage) in ambiente Unix, capaci di fomire indicazioni quantitative per la progettazione ergonomica. Prospettive future Il successo del sistema ELITE-S nell'ambito deUa missione EUROMIR '95, ha destato l'interesse di agenzie spaziali e di ricercatori impegnati in programmi di Life Science, soprattutto in riferimento alla aper- tura di una nuova era in campo spaziale, segnata dalVawento della Stazione Spaziale Internazionale(ISS). E innegabile che la disponibilità di un sistema di analisi tridimensionaledel movimento, validato per impieghi a bordo di moduli orbitanti, apra un vasto campo di possibili sperimentazioni tecnologiche e scientifiche. in questo senso, la sfida tecnologica e scientifica dell'immediato futuro è la progettazione e la realizzazione di un siitema di analisi quantitativa del movimento tridimensionale che possa essere installato permanentemente a bordo deUa Stazione Spaziale ed impie gato come faciity di analisi del movimento nell'ambito di sperimentazioniproposte dalla comunità scientifica internazionale. In questo ambito sono state awiate fattive collaborazioni tra il Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano ed istituzioni tecnico scientificheinternazionali ed agenzie spaziali: * Department of Aeronautics and Astronautics del Massachusetts Institute of Technology nella persona della Profssa Dava Newman, Principal Investigaior dell'esperimento Enhanced Dynamic Load Sensors (EDLS) già impiegato con successo a bordo della Stazione MIR. L'obbiettivo è quello di realiire un sistema integrato per effettuare un'analisi multiparametrica quantitativa di specifici taskmotori eseguiti da soggetti in microgravità. National Space Biomedical Research lnstitute (NSBRI) nell'ambito di un accordo quadro tra NSBRI e il Politecnico di Milano, finalizzato a ricerche biomediche per l'esplorazione umana nello spazio. ELITE42 su European Physiology Module; la versione avanzata del sistema ELITE-S, ELITE-S2,k stata proposta dall'Agenzia Spaziale Italiana comefacili@ nazionale in campo delle Life Science e accettata ufficialmente dall'Agenzia Spaziale Europea per far parte del modulo europeo European Physiology Module (EPM) che sarà a bordo del modulo europeo Columbus della Stazione Spaziale Internazionale. in questo quadro ASI sta finanziando uno studio di fattibilità per I'implementazionedel sistema. * Accordo CNES-ASI per ELITE-S2 neli'ambito degli accordi europei per lo sviluppo delle facility destinate alla Stazione Spaziale Internazionale, l'Agenzia Spaziale Italiana e il Centre National d'Etudes Spatiales (CNES) hanno raggiunto un accordo ufficiale per lo sviluppo congiunto di una sistema di analisi del movimento tridimensionale, in cui convergano le esperienze maturate dalle due agenzie e dalle università ed industre nazionali in seno ad EUROMIR'95 (ELITE-SZ : ASI e Politecnico di Milano con Alenia Spazio, Bioengiee~gtechnology and Systems) e più recentemente in seno a Neurolab (KinElite: CNES, Matra-Marconi). Conclusioni Lo scenario pdcolannente positivo a livello nazionale ed internazionale garantisce al Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano di assumere un molo da protagonista nello sviluppo di un sistema di analisi del movimento destinato ad impieghi in micmgravità sulla Stazione Spaziale Internazionale. Questo successo si deve principalmente alle caratteristiche delle tecnologie opto-elettroniche sviluppate in seno al Dipartimento che le rendono ideali candidate come faciliij~permanenti a bordo di moduli orbitanti. E nostro auspicio che le collaborazioniavviate a livello di Agenzie nazionali e sovranazionali, così come con Istituzioni tecnico-scientifichenell'ambito di progetti comuni di sviluppo tecnico-scientifico ottengano quel supporto necessario per la realimione e I1insta!lazione del sistema a bordo della Stazione Spaziale. E nostra convinzione che la disponibilità di un'adeguata tecnologia sia condizione necessaria per poter shttare appieno le opportunità di ricerca scientifica in ambiente microgravitario offerte dall'awento della Stazione Spaziale Internazionale, concretizzando finalità di e l e vato profilo in campo rtecnologicoe scientifico. BibliogaRa G. Andreoni, G. Ferrigno, G. Baroni, N Colford, V. Cotronei and A. Pedotti (1996) Postirral Modifications iri Micrograviiy, Proc. of VIth European Symp. On Life Sciences Research in Space, ESA SP-390,99-103 G. Baroni, G. Femgno, G. hdreoni, F. Bracciafem and A. Pedotti (1996) Acci~raqassessnient Ni microgravi01 hirriiaii iiioveineiit aiialysis, In Proceedings Vlth Eumpean Symposium on Life Sciences Research in Space. Tmndheim, Nonvay, ESA SP-390, pp.129-134. G. Fenigno and A. Pedotti (1985) ELITE: a Digital Dedicated Hardiilare Systeiitjir Moveiiient Aiialysis via Real-Tiiiie TV-Signal Processing, IEEE Trans. Biomed. Eng., BME 32,943-950 G. Ferrigno, P. Carnevali, G. Baroni, A. Pedotti, D. Negrini and G. Miserocchi (1996) Quantitative ano@sis of iirovenient contro1 in palonged mgraviy, In Proceedings VIth European Symposium on Life Sciences Research in Space. Trondheim, Norway, ESA SP-390, pp.361-364. Logo del programma di ricerca MICRO-G (Micrograiv and Crew Reactions in O-G) frutto della collaborazionetra Dipartimentodi Bioingegneriadel Politecnico di Milano e Dipartimento di Aeronautca ed Astronautica del Massachusetts Institute of Technology. G . Ferrigno, G . Baroni, A. Pedotti (1999) Methodological and technological iniplication o j quantitative hurnan niovenient analysis in lorig-teim spaceflghts. J Biomech 32(4) 431-436 Fifth docking mission continues U.S. work on Mir Capitano Michael Baker Asuonauio NASA STS-81 was the fifth Shuttle-Mir docking mission. The crew patch is shaped to represent the Roman numera1 V. The Shuttie Atlantis. OV-104. is launching toward a rendezvous with the Russlan Space Station Mir which is silhouetted in the background. Atlantis and the STS-81 crew spent several days docked to Mir during which time Astronaut Jerry Linenger replaced Astronaut John Blaha as the U.S. crew member on board the Russian Space Station. Scientific experimenu and logistics also were transferred between Atlantis and Mir. The U.S. and Russian flags are depicted along with the names of the shuttle crew members. Space Shutile Atlantis Jan~ary12-22,1997 Commander: Michael Baker Puoi: Brent Jen Mission: John Grunsfeld Specialists: Marsha Iviis, Jeff Wisoff, Jeny Linenger, John Blaha With John Blaha back on Earth the American presence on the Russian space outpost Mir continued 4 t h Jeny Linenger. Blaha amved back on terra firma after a total of 128 days in orbit, 118 of those spent-for al1 intents and purposes-in a foreign country. "Welcome! Welcome! Welcome!" Blaha said on Januaw 14. when the hatches between Atlantis and Mir ol;ened and a raucous round of greetiigs began. "Welcome to space station Mir, a truly intemational space station." Moments earlier, STS-81 Commander Mike Baker and Mir 22 Commander Valery Korzun had embraced in the docking adapter comecting the hvo spacecraft, and pilots, flight engineers and mission specialists reveled in each other's companionship. In addition to the exchange of crew members, Mission Specialist Marsha Ivins, Jeff Wisoff and the rest of the crew toted three tons of equipment, supplies and experiment samples back and forth between the two space- craft. Another 1,600 pounds of drinking water were transferred to Mir's tanks using contingency liquid containers. The supplies and equipment will be used by Linenger and his crew mates as they conduct research over the next several months. During a joint news conferente, the Mir commander said, "We have the greatest impression of the work we did together and the friendship \ve developed over the four months onboard." "I think this program is not only about space exploration but also about the relationship between our two counlries and that's ihe most important thiig," Blaha agreed. "In the course of ihis flight, our relationship among ourselves built up very well and 1 have the best of impressions of Russia and the Russians." As Blaha rode back to Euth in a special middeck seat designed to make his readaptation to Earth's gravity more comfortable, Linenger was unpackinghis gear and getiing used to his new orbita1 home. As of January 24, 1997, Americans had spent 306 consecutive days onboard Mir. Mission Events NASA's first shuttle mission of 1997 began with the Atlantis' launch at 3:27 a.m. CST, January 12. The first full day on orbit was spent activating the experiments in the Spacehab module, filling water As seen from the Space Shuttie Atlantis. this 35mm frame affords a full view of Russia's Mir complex during approach for docking. contàiers with drinking water and checking out the tools to be used during the rendezvous and docking operaiions. Prior to docking with Mir, the STS-81 crew activated a radiati00 monitor in addition to the Biorack multipurpose facility designed to investigate the effects of microgravity and radiation on plant, tissue, cell and hngw growth. In addition, a significant portion of flight day two was spent setting up and testing the onboard treadmill, which is designed for use in the Russian Service Module of the International Space Station (ISS). These tests evaluated the restraint system, motorization, mnning surface stability, and effectiveness in reducing diiiurbances to the microgravity environment during exercise. Commander Mike Baker and Pilot Brent Jett guided Atlantis to the fifth linkup with Mir at 955 p.m. CST, January 15. The hatches were opened two hours later at 1157 p.m. After an infomal welcoming ceremony in the Mir's core module, the crewmembers conducted a safety bnefing and went right to ivork, hauling top priority resupply items into the Russian station. Atlantis and Mir undocked at 8:15 p.m. CST, January 19. After the shuttle separated from Mi,Pilot Brent Jett initiated a two-revolution fly around of the Russian complex at a distance of about 560 feet. At - b Cosmonaut Valeri Korzun (second left), along with astronauts Michael Baker (second rlght) and Brent Jett. unstow a gyrodyne. a device used for attitude convol. for transfer to Mir. Astronaut Marsha Ivins lwks over a lengthy inventory of supplies to be msferred. As their respective roles are switched,jerty Linenger (left) partakes of one of his first meels of Mlr f w d while John Blaha has one of his final snacks aboard Russia's Mir space statlon. 10 p.m., Jett fired maneuvering jets to separate Atlantis h m Mir to begii the journey home. The fifih joint mission between the U.S. Space Shuttle and the Russian Space Station Mir concluded with a landing at Kennedy Space Center at 8:23 a.m. January 22, 1997. This ended 128 consecutive days in space for astronaut John Blaha, 118 of those were spent as a Mir crew member. I Payload Descriptions Fundamental biology: The micmgravity enviroment on a long duration mission pmvides an ideal oppominity to determine the role gravity plays in molecular mechanisms at a cellular level and in regulato~yand sensory mechanisms, and how this affects development and fundamental biologica1 growth. Fundamental biology also is responsible for characterizing the radiation of the Mir environment and determining how it may effect station-based science. Environmental Radiation Measurements: Exposure of crew, equipment, and experiments to the ambient space radiation envimnment in low Earth orbit posa one of the most significant problems to long-term space habitation. As part of the coilaborative NASAIMir Science program, a series of measurements is being compiid of ihe ionizing radiation levels aboard Mir. During the mission, radiation was measured in six separate locations thronghout the Mir using a varieiy of passive radiation detectors. This experiment will continue on later missions to measure and map the ionking radiation environment of Mir. These measurements wii yield detailed information on spacecraft shielding in the 51.6-degree-orbit of the Mir. Comparisons will be made with predictions h m space environment and mdiation transport models. Greenhouse-integmted Plant Experiments: The micm gravity envimnment of the Mir space station provides researchers an outstanding opporiuniiy to study the effects of gravity on plants, spifically dwadwheat. The greenhouse experiment detennines the effects of space flight on plant pwth, reproduction, metabolism, and pmduction. By studyiig the chemical, biochemical, and stniciural changes in plant tissues, researchers hope to understand how pmcesses such as photosynthesis, respiration, transpiration, stomatal conductance, and water use are affected by &e space station environment. This study is an important area of research, dire to the fact that plants could eventually be a major contributor to l i e support systems for space flight Plants produce oxygen and M,while eliminating carbon dioxide and excess humidity from the environment. These functioos are vital for sustaining life in a closed environment such as the Mir or the Intematiorni Space Station. Wheat is planted and grown in the "Svet," a Russian/Slovakian developed plant growth facility, wvhere photosynthesis, transpiration, and the physiological state of the plants are monitored. The plants are observed daily, and photographs and video images are taken. Samples are also collected at certain developmenta1 stages, fixed or dried, and returned to Earth for analysis. Human Life Sciences: The task of safely keeping men and women in space for long durations, whether they are doing research in Earth orbit or exploring other planets in our solar system, requires continued improvement in our understanding of the effects of space flight factors on the ways humans live and work. The Human Life Sciences (HLS) project has a set of investigations planned for the Mir 23NASA 4 mission to determine how the body adapts to weightlessness and other space flight factors, includ i g the psychological and micmbiological aspects of a confined environment and how they readapt to Earth's gravitational forces. The results of these inve stigations will guide the development of ways to minimize any negative effects so that crew members can remain healthy and efficient during long flights, as well as afier their return to Earth. Assessment of Humoral Immune Function During Long Duration Space Flight: Experiments concerned with the effects of space flight on the human immune system are important to protect the health of long duration crews. The human immune system involves both humotal (blood-bome) and cell-mediated responses to foreign substances known as antigeas. Humoml responses include the production of antibodies, which can be measured in samples of saliva and serum (blood component). The cell-mediated responses, which involve specialized white blood cells, appear to be suppressed during long duration space missions. Preflight, baseline saliva and blood sample are collected. While on Mir, the crew is administered a subeutaneous antigen injection. in flight and post flight, follow-up blood and saliva samples are collected to measure the white blood cell activation response to the antigen. Diffusion-Controlled Crystallization Apparatus for Microgravity: Protein crystals are used in basic biole gical research, phannacology and dnig development. Left n, Righc, astronautsjerry Linenger. Marsha Ivins and Peter Wisoff check out the treadrnill vibration isolarion stabillzation system (TVIS) onboard Atlantis. Eaith's gravity affects the purity and stnictural inte- gdy of crysials. The low gravity environment in space allows for the growth of larger, purer crystals of greater stnictural integrity. Therefore, the analyses of some protein crystals groivn in space have revealed more about a protein's molecular stnicture than crystals grown on Earth. During STS-Il, astmnauts will retrieve proteii samples that have been growing on Mir since the STS-79 docking on September 19 and replace them with new samples. h the experiment chamber called the Difision-controlled Crystallization Apparatus for Microgravity (DCAM), crew members will remove the "growing" samples and replace them with 162 new samples. The DCAM is designed to grow protein crystals in a microgravityenvironment. It uses the liquidniquid and dialysis methods in wvhicb a precipitant solution diffuses into a bulk solution. In the DCAM, a "button" eovered by a semi-permeable membrane holds a small protein sample but allows the precipitant solution to pass into the protein solution to initiate the crystallization process. The DCAM is a method to passively control the crystallization process over extended periods of time. The Principal Investigator is Dr. Daniel Carter of Marshall Space Flight Center in Huntsville, AL. Gaseous Nitrogen Dewar: Frozen protein samples will be transported to the Russian Mir space station in a gaseous niirogen Dewar (GN2 Dewar) on STS-81, and the existing protein crystals on board Mir from the STS-79 mission will be retumed to Earth for laboratoxy analysis. The Dewar is a vacuum jacketed container with an absorbent inner liner saturated with liquid nitrogen. The protein samples will remain h z e n for approximately hvo weeks, until the liquid nitrogen has completely boiled off. This pmvides ample time to transpori and transfer the Dewar to the Mir station. Afler the liquid nitrogen is completely discharged, the samples will thaw to ambient temperature and pmtein crystals will nucleate and start growing over the fourmonth duration of the mission. The Principal Investigator is the University of California - Riverside. Liquid Metal Diffusion (LMD) using MIM: Tbe LMD experiment will measure the ditlùsion rate of molten indium at approximately 392 degrees F. Diffision is the process by which indivi- dual atoms or molecules move as a result of random collisions with neighboring atoms and molecules. Diffusion is difficult to study on Earth because gravity masks the effect of the collisions, that is, hot poekets of liquid rise while the more dense, cooler area sink. Radiation detectors in the LMD hardware will measure the diffusive motions of a radioactive tracer in nonradioactive indiurn. The Microgravity Isolation Mount (MIM) will be used to isolate the experiment from vibrations which could disturb the liquid indium d u ~ the g experiment and induce motions which are not diffisive. The MIM also will be used io provide measured vibrations for some samples to determine how easily d i s i o n can be affected by these forces. A total of five samples wdl be processed. The information obtained from difhsion measurements can be used to determine the rate at which material travels behveen hvo bodies of fluids separated by a stagnant layer which the material must d i i e through. This is a common occurrence for some types of crystal growvth and aUoy processing on Earth. The Pnncipal Investigator is the University of Alabama - Huntmille. Optical Properties Monitor (OPM): OPM is the first experiment capable of relaying on-orbit data which will measure the effect of the space environment on optical pmperties like those of m i m used in telescopes, and structural eletnents like the coatings used on space hardware. OPM instniments will measure various optical properties of the overall experiment, shonring to what extent the samples deteriorate over the course of the experiment. Once aboard Mi, American astronauts and Russian cosmonauts mounted the monitor to the outside of the space station. This marked the first experiment deployed jointly by the U.S. and Russia. Information gathered was used to improve designs of optical and shuctural elements of spacecraft, particularly the Intemational Space Station. It also will be used to plan maintenance schedules for in-orbit satellite~,based on measured rates of degradation. OPM tvas developed by NASA's Marshall Space Flight Center and AZ Technology of Huntsville, AL. It is scheduled to be retrieved from Mir in Febmary 1998 during the STS-89 mission. The Principal Investigatorwas AZ Technologyin Huntmille, AL. KIDSAT The electric still cameras aboard Atlantis supported the second flight of KidSat, as part of NASA's threeyear pilot education program designed to bring the fiontiers of space exploration to 15 U.S. middle school classmms via the Intemet. The pilot program is a parinership between NASA's Jet Propulsion Laboratory (JPL), the University of California at San Diego (UCSD), and the Johns Hopkins University Institute for the Academic Advancement of Youth (JHU-IAAY). During the shuttle flight, the KidSat mission operations center at UCSD will be s t a M by undergraduate and high school students. The center has capabilities similar to those of Mission Control at NASA's Johnson Space Center (JSC) in Houston. The students receive telemetrv h m the shuttle on their comouter monitors and can iisten t0 and receive instructions fromNASA's flightcontro1lers aver direct channek t0 JSC. The KIDSAT mission operations team monitors the shuttle's progress around the clock and continually provides up-todate information to the middle schools, who are using the Intemet to send instructions to phe tograph specific regions of the Earth. S i c e any chan ge in the shuttle's orbit can affect stu&nts9 selections, UCSD constantly updates this information so that the middle schools may re-plan their photopph requests if necessary. This is done through a sophisticated web site that allows middle school students access to interactive maps of orbit ground tracks and other mources to aid in photo selection. When the image instructions have been verified by KidSat mission operations, they are compiled into a single camera control fde and fonvarded electronically to the KidSat representatives at JSC. They pass this fde on to flight controllers who uplink it to an 1BM Thinkpad comected to the KidSat camera. Software on the thinkpad, developed by students working at JPL, uses these commands to control the camera. These same students trained the asimnauts on the use of the sofiware and the installation of the KidSat camera in the shuttle's overhead window. After the photographs are taken, they are sent back down to the KidSat Data System at JPL, staffed by high school students during the mission, and posted on the wvorld wide web for the middle school students to study and analyze. The cumculum used by the middle school students and teachers was developed by the JHU-IAAY and UCSD. Teachers pariicipatiig in the mission leam to use the cumculum during summer training workshops. Biography Commander: Michael A. Baker (Capt., USN). Baker, 43, was born in Memphis, TN,but considers Lemoore, CA, to be his hometown. He graduated from Lemoore Union High School, and received a bachelor of science degree in aerospace engineering from the University of Texas. Baker completed flight training and eamed his Wings of Gold at Naval Air Station Chase Field, BeeviUe, TX. Baker was selected for the astronaut program in June 1985. He wvs a veteran of three space flights including, STS43 in 1991, STS-52 in 1992, and STS-68 in 1994, and with the completion of STS-81 has logged more than 964 hours in space. From March to October 1995, Baker was the Director of Operations for NASA at the Gagarin Cosmonaut Training Center in Star Ciiy, Russia, responsible for the coordination and implementation of mission ope rations activities in the Moscow region for the ShuttleMi pmgram. Crew in flighc Left t0 Right at bottom of frame. Peter Wisoff. John Blaha, Marsha Ivins. Aleksandr Kaleri. In the top half of Scene, from top leff Brentjett John Grunsfeld, Jerry Linenger. Michael Baker and Valeri Korzun. TabeUa 1 al) Equazione -=- PT i2) P~ PT - Limitato da: G ~ A ~ 4,l' c"xumcna di G ~ A ~ rnrrimaanniconh d u r r m i di .ntenoasbado 4,l' Appiicdone tipica Rapporto di trarmissione pimiamcnto oC ~ U r s aauotenadipmamerd a m a anni eonh dimmriardi mnnm dimemimedi a n i c m Introduzione Considerando le limitate capacità dei primi vettori di lancio, le comunicazioni satellitari sono cominciate con satelliti sperimentali LE0 (Low EartA Orbit)(Telstai e Rela~i). A questa fase segui una dimostrazione di fattibilità e una diffusa applicazione dei GEO (satelliti geosiazionari) i cui vantaggi, identificati chiaramente fin dall'iniziale proposta di Clarkel, si identificano nella loro capacità di definire un sistema "fisso" rispetto alla Terra. Ciò permette di richiedere unicamente la presenza di tre satelliti per ottenere una copertura globale (con esclusione delle regioni polari). Questo vantaggio è apparso così importante, da porre in secondo piano le perplessità riguardo la considerevole propagazione del ritardo che, nonostante fosse di un livello accenabile, produce effetti percettibili sulla velocità di comunicazione. Di. particolare rilievo tra le succitate applicazioni è stata la rete Intelsat, che realizzò il sogno di connettere tutti gli stati nel mondo, anche se isolati o in via di sviluppo. A causa delle limitazioni nella potenza e misura dei satelliti, erano tuttavia necessari imponenti terminali di terra, con antenne del diametro di 30 metri. Questo requisito è risultato accettabile anche se ben lontano da un'ottimiiione economica, perché queste stazioni potevano essere condivise a livello di un intero Stato. L'evoluzione dei sistemi satellitari ha portato comunque verso terminali più piccoli che potessero servire un'area più ristretta o addirittura un singolo utente. Inoltre, è cresciuta la tendenza verso l'uso di più alte frequenze, per ottenere maggiori capacità di comunicazione. A questo pmposito permettetemi di fare qualche considerazione. In Figura 3 Funzioni di accesso ed interconnessione in un sistema multisatellitare: il sistema corrisponde ad una rete terrestre in cui le stazioni di base, le stazioni di controllo e le reti di interconnessione sono state trasferite nello spazio. Una singola stazione gateway b sufficiente in linea di principio per connettere il sistema alla rete terrestre (ad esempio la soluzione IRIDIUM, vedi Tabella I). Tabella l sono riportate le maggiori caratteristiche concernenti alcuni sistemi GEO, ME0 e LE0 esistenti o proposti, che usano frequenze a partire dalla banda L (1-2 GHz) alla banda Ka (20-30 G~Z)~". in ciascuna delle categorie GEO, ME0 e LEO, le prime due colonne sono relative a sistemi mobili o mobili personali, dove il temine "mobile" indica operazioni con piccoli terminali di tetra capaci di essere montati e utilizzati su veicoli e di usare, moderatamente, antenne direzionali; il termine "mobile-personale" indica operazioni con terminali palmari che usano antenne omnidirezionali per evitare problemi di puntamento. L'ultima colonna relativa ai satelliti GEO e LE0 riguarda sistemi a larga banda che usano piccoli terminali da installarepresso siti predefiniti dall'utente. Copertura completa versus copertura "a spotn L'architettura dei sistemi satellitaripuò essere classificata, in principio (Figura 2) in due categorie concettualmente differenti: a) sistemi che usano un transponder trasparente ed un'antenna a copertura completa (cioè un'antenna che copra I'inera area di nutenza); b) sistemi cellulari che usano antenne multifascio e on-boardnvitchirig. Da notare è che sebbene i satelliti multifascio producono una copertura cellulare concettualmente identica alla copertura di sistemi cellulari terrestri, c'è una difirenza fondamentaleriguardo alla dimensione della cellula, che è molto più elevata nel caso dei satelliti. La soluzione a) è ottimale quando lo stesso segnale èinviato a tutti gli utenti connessi in "broadcastiiig". E tuttavia lontana dalla soluzione 0thmale quando segnali differenti sono inviati ad utenti differenti e, nel caso estremo, quando ogni segnale particolare è inviato ad un siigolo utente; questo chia- Figura 4 Funzione di accesso solo In sistema mutisatellitare: corrisponde ad una rete terrestre in cui le stazioni di base sono state trasierite nello spazio (ad esempio la soluzione Globestar. vedi Tabella I). ramente awiene in conversazioni bilaterali, cioè nei classici sistemi di telecomunicazioni. In effetti, inviando dappertuito un segnale che abbia una specifica destiiazione, si produce dispersione di potenza e di spettro di frequenza. In questo caso, la soluzione b) è più conveniente perché permette di: risparmiare potenza da satellite e da tetra concentrando e f o c a l i d o l'irradiazione e la captazione del segnale lungo la direzione di interesse, di riutilizzare le medesime frequenze su fasci non adiacenti. Questi vantaggi, tuttavia, vengono raggiunti a costo di una maggiore complessità e di una flessibilità molto ridotta. Con riferimento all'ultimo punto, si consideri ad esempio che la soluzione a), al contrario di b), consente di cambiare, in un determinatosistema satellitare anche se gia operativo, il metodo di modulazione e di accesso senza la necessità di variare il segmento di spazio. Broadcasting Sulla base delle considerazioni precedenti e valutando le potenzialità dei satelliti che posso essere costnllti e lanciati ai nostri giorni, è immediato concludere che i satelliti GEO sono particolarmente adatti ad ofire, con configurazioni semplici e flessibili, broadcastitig televisivi con l'impiego di terminali a ridotta apertura (antenne con diametri di pochi decimetri). La menzionata flessibilità permette oggi di variare in un deteminato satellite la trasmissione di segnali visivi da analogica a digitale, approfittandoin questo modo delle tecniche moderne ed avanzate di compressionea larghezza di banda. E possibile la allocazione di almeno cinque canali digitali in vece di un canale analogico. Comunicazionibilaterali Quando, contrariamenteal puro broadcasti~~g, è necessaria la trasmissione di ritorno da un piccolo terminale, nascono notevoli difficoltà a causa delle limitazioni di potenza nei terminale stesso. Casi estremi sono : Catiale di iitortio coli tiiolta riiiriore capacità rispelto al canale diretto Questa è una situazione che nasce ad esempio in sistemi di teleeducazione, quando un segnale video è trasmesso da un centro di insegnamento ad una comunità di utenti mentre un segnale audio è messo a disposizione per una comunicazione di ritorno (per domande, osservazioni etc.). ,Alcuni sistemi V-SAT, rientrano in questa categoria. E in effetti la modesta capacità del canale di ritorno che consente di mantenere entro limiti accettabili la potenza di trasmissione da piccoli terminali di terra. Un'ulteriore riduzione di tale potenza pub essere ottenuta usando un sistema multifascio sulI'irplink, a patto che tale riduzione sia così importante da giustificare l'incremento di complessità. Comirriicazioiii bilanciate bilaterali irtente-iriente Come già rilevato, questa soluzione è tipica di classiche telecomunicazioni per le quali la soluzione ottimale in termini di potenza e spettro di frequenza k un sistema multifascio (o cellulare). Daremo attenzione a questo aspetto nei prossimi paragrafi. in Figura 2, si fa riferimento a soluzioni che sono tipiche dei sistemi GEO e particolarmente di un satellite GEO che serve una determinata regione. Se si considerano sistemi multiisatellitari (e questo è sempre più il caso per sistemi ME0 e LEO) i collegamenti intersatellitari possono dare la possibilità di -hhlld Probabilitàdi raggiungimento per la quale la attenuazionetotnle non varia con la frequenza G H ~ 11.6 15 20 25 30 35 40 45 50 Figura 5 Distribuzionidi attenuazionea 1 1.6 GHz per diverse stazioni italiane (angolo di elevazione 33 gradi). - interconnettere utenti connessi a diversi satelliti (Figura 3). Questa è la soluzione adottata per la rete IRiDlUM, e i sistemi Spaceway e Teledesic. Funzioni di commutazione possono essere trasferite dallo spazio a terra in una stazione hirb attraverso la quale vengono allestite connessioni doppio-liop. In questo caso, come riportato in figura, anche le connessioni tra diversi satelliti possono essere reaiiiate attraverso la rete terrestre. Questa soluzione, che coinvolge le connessioni doppio-hop, non è adeguata per la trasmissionevocale in sistemi GEO a causa dell'elevata propagazione del ritardo; al contrario puii essere adottata per sistemi LEO, a patto che venga allestito un numero sufficientedi stazioni di terra. Lario 8 1U' 101 1.4IO-' 1.710' 1.9 10j 2 10' 2.2 10' 22 lo3 Genova 7 10-1 10' 1.5 10' 2 io-> 2.3 10' 2.6 10' 2.7 10' 2.7 10' ricezione. Per il caso a) devono essere considerati due sottocasi (al e a2). 1 casi a) e b) avevano o avranno applicazioni pratiche come indicato ;il caso C) sarà di interesse per futuri sistemi ad elevate capacità, come discusso più avanti. Consideriamo come la capacità di trasmissione cambia aumentando la Frequenza. La capacità di trasmissione Tabella 3 Fattori moltiplicativi a 11.6 GHz per scalhig in attenuazione di frequenza 30 45 SO Frequenza (GHz) 20 FattoreMoltipl 2.45 4.5 6.3 7.5 C su una certa area può essere definita come : dove B è la banda a disposizione e k è il numero di volte che viene riutiliita. Ricordiamo ora che, come regola di base : Roma Cagliari 5 lo' 7 lo' 9 10-1 1.1 10' 1.210' 1.4 10' 1.4 io3 1.45 le3 1.4 lU' 2 10-1 2.7 lff 3.4 lo< 3 lo-' 4 lo< 5.1 113' 5.2 10' che principali di tali distribuzioni dell'attenuazione da pioggia sono come segue : * il margine di potenza necessario aumenta sempre più rapidamente quanto più si decresce la probabilità di raggiungimento (da notare è, a questo proposito, che I'attenuazione da pioggia aggiuntiva è tremendamente differente dalla ben nota attenuazione aggiuntiva a causa della propagazione ~tiirltipatIi,sperimentata per esempio in relays radio terrestri, dove cresce con incremento costante di 10 dsldecade); * I'attenuazione è maggiore in regioni cliiaticamente sfavorevoli ; l'attenuazione aumenta con la hquenza: in Tabella 3 sono riportati i coeilicienti per i quali I'attenuazione (in dB) a 11.6 GHz deve essere moltiplicata per ottenere I'attenuazione ad altre frequenze; I'attenuazione varia con l'elevazione dell'aneolo del " satellite; per tempi di raggiungimento non troppo piccoli (diciamo >IO-3) ed angoli di elevazione g maggiori di lo0, l'attenuazione è più o meno proporzionale al cosec(g). I dati di figura e tutti i dati a cui si fari dove f è la frequenza centrale; inoltre k è inversamente propoiuonale all'area di cellula, cioè al quadrato dell'ampiezza angolare q dei fasci di antenna; per suo conto, q è, per una data dimensione di antenna, inversamente proporzionale a f così che : Figura 6 Differenze di sito. Questa è ad esempio la soluzione adottata nel sistema Globestar. E da rilevare che rispetto ai sistemi cellulan terrestri la soluzione di Figura 4 corrispondead inviare nello spazio la stazione base cosl che il satellite diventi trasparente e venga usato per realizzare l'accesso radio alla rete terrestre. Frequeoze In questo paragrafo, viene proposto di esaminare cid che awiene quando la frequenza di operazione del sistema satellitm viene aumentata per shttare nuove larghe bande di frequenza. Consideriamo innanzitutto il caso di libera propagazione ne10 spazio. La Tabella 2 mostra cosa awiene al rapporto di trasmissione, variando la frequenza di operazione, mentre si mantiene costante il guadagno G o l'area effettiva A delle antenne di trasmissione e ed in conclusione : CP 0 (4) L'equazione 4 mostra il grande vantaggio nel muoversi verso più alte frequenze quando si necessita di sistemi ad elevata ca~acità. Ad ogni modo, quando si arriva a frequenze oltre i 10 GHz, entra in gioco l'attenuazione da pioggia (da aggiungere all'atienuazione da spazio vuoto) Molti esperimenti ad elevate frequenze sono stati realizzati, alcuni dei quali presso il Politecnicodi Milano usano i satelliti Sino, OTS ed Italsat (21. Esempi di distribuzioni di attenuazione (ottenuti direttamente o per estrapolazione) sono riportati in figura 6 ; come ben noto, tali distribuzionidanno la probabilità che I'attenuazi~ ne sia più elevata del valore riportato in ascissa ;dal punto di vista ingegneristico, forniscono in ascissa il margine di potenza da introdurre le dimensionamento di link per assicurare che la probabilità di raggiungimento sia nei limiti riportati in ascissa. Le caratteristi- Figura 7 Copertura terrestre da parte di un satellite ad altitudine h (RE raggio terrestre). riferimento, sono relativi ad una angolo di elevazione di 33 gradi. Nella progettazione di sistemi a queste f i quenze, in presenza di una penalimione di potenza a causa della pioggia che aumenta con la frequenza, è importante evitare approcci che possano penalizzare le alte frequenze anche in una situazione di spazio vuoto. 11caso C)di Tabella 2, che mostra un guadagno all'aumentare della frequenza, è rilevante per tali applicazioni. Naturalmente tale approccio fa nascere problemi riguardo il puntamento del antenne ad alta diizionalità a onde millimetriche e riguardo la precisione p mehica delle strutture. Ad ogni modo, io ritengo che sia fondamentale che questi problemi vengano ridotti una probabilità di raggiungimento POL leggermente inferiore a 10'. Naturalmente il guadagno in probabilità produce a sua volta un guadagno in margine di potenza che può essere derivato dalla distribuzione di attenuazionee che diventa via via maggiore con la frequenza. Il fatto che con la diversità d sito possiamo ottenere un probabilità globale di raggiungimento minore di 10' usando due stazioni con una probabilità di raggiungimento WL leggermente inferiore a IO'ha come conseguenza che possiamo nuovamente raggiungere (vedi Tabella 4) le condizioni di non essere penalizzati da un incremento in frequenza, patto che si mantenga ostante la dimensioni dell'antenna, come nel caso C)di tabella 2. Un ulteriore metodo per guadagnare in probabilità è la diversità di freq~enzaj.~. Riguardo a metodi di guadagno in margine di potenza, possono essere ricordati 2 esempi: odapiive codi~ig, nel quale viene introdotto un'aumentata protezione error-correciiong-code (a spese della banda di frequenza) nella direzione soggetta a intense piogge; controllo di potenza, per la distribuzione della potenza a bordo lungo le varie direzioni in base alle necessità che emergono dall'attenuazione da pioggia. I1 guadagno in potenza che può essere raggiunto con tali procedure ha un limite indipendente dalla frequenza, per esempio intorno ai 10 dB. Ciò può esser adeguato a frequenze relativamente basse, ma perde di interesse molto rapidamente all'aumentare della frequenza. Per comunicazioni user-orieriied, può essere accettabile una probabilità di raggiungimento di poche unità nell'ordine di grandezza di 110'. Al contrario, per sistemi di intemmessione e connessione con stazioni di gatmlay di sistemi mobili (feedm) (vedi Tabella l), sono necessari valori intorno ai 10' o alle poche unità nell'ordinedi grandezza dei 10'. La località alla quale si è fatto riferimento finora (Genova in Tabella 4) appartiene alle regioni mondiale definite come regioni L dalla ITUIR (International TelecommunicationsUnion/Radiocommunications). Questa regione e regioni che mostrano condizioni migliori coprono gran parte del mondo, con eccezione delle regioni N (che includono la Florida ,i Caraibi, la costa Atlantica del Brasile, la penisola indiana, la penisola indocinese, parte delllAfrica equatoriale, Hong Kong eccetera) e delle regioni P (che includono località con eccezionali precipitazioni come I'hazzonia, parte dell'AFrica equatoriale, il Borneo, Ceylon eccetera). Per le regioni N la probabilità riportata in Tabella 4 rimane minore o uguale a IO3, mentre per le regioni P diventano maggiori di IO2per hquenze di 20 GHz o maggiori. Orbite Dopo 25 anni di operazioni di grande successo con satelliti di comunicazione GEO, negli ultimi 5 anni sono stati realizzati satelliti in orbite più basse. Vengono ora discussi alcuni vantaggi che provengono dall'abbassare l'orbita. Qualsiasi sia l'approccio adottato in tabella 1, il rapporto di potenza nello spazio libero risulta essere inversamente proporzionale a 12 ove 1è la distanza tra il satellite e il terminale di terra (figura 8). Questa distanza, quando q non è troppo piccolo, è maggiore rispetto all'altitudine h del satellite dalla terra e il rapporto 1M/h (con IM il massimo valcre di I) aumenta con il diminuire del minimo angolo di elevazione gmin e, per un dato angolo di elevazione, viene diminuita l'altitudine h7 (Figura 8). Inoltre, se tutti i fasci sono identici, la forma e la dimensione delle impronte cambia a passaggio dalle cellule centrali alle cellule periferiche; reciprocamente, per ottenere cellule identiche, è necessaria un'opportuna o m e intensità dei fasci. Dalla figura 8 è possibile derivare il guadagno in potenza trasmessa (sia dal satellite che a terra) che si può ottenere rispetto al comspondente valore in sistemi GEO. Questo guadagno è di pariice lare rilevanza quando la stazione di terra è costretta ad avere un'antenna molto ridotta e una potenza molto bassa di trasmissione; ancora di più quando, per evitare problemi di puntamento, l'antenna di terra deve essere omnidizionale, che è il caso di sistemi mobili e personali che usano terminali palmari (caso a2 o caso b in Tabella I). La citata riduzione di attenuazie ne di path è solo uno dei vantaggi che possono essere ottenuti abbassando l'orbita (vedi Tabella 5): un altro vantaggio importante è infatti la riduzione del ritardo di propagazione che nei LE0 raggiunge valori tipici di connessioni terrestri: bisogna comunque fare attenzie ne quando si introducono soiirce coders con elevaii rapporti di compressione di ampiezza di banda, perché introducono notevoli ritardi di per sé stessi. La riduzione del ritardo è importante non solo per le comunicazioni vocali ma anche per i dati, perché i protocolli sviluppati per la trasmissione dati non possono essere usati nei sistemi GEO, in particolare quei protocolli di correzione dell'errore che richiedono la rilevazione dell'errore e la ritrasmissione dei blocchi con mre. Tabella 5 Vantaed della riduzione dell'altitudine di orbita riduzione dell'attenuazione di path riduzione del ritardo di propagazione possibilità di incrementare l'angolo di elevazione possibilità di realizzare un reale sistema globale Un altro vantaggio elencato in Tabella 5 è la possibilità di operare con elevati angoli di elevazione, che facilitano il superamento di ostacoli come palazzi, alberi eccetera. Questo aspetto diventa via via pii rilevante, man mano che la Frequenza di trasmissione viene incrementata; si ricordi anche che a frequenze oltre i 10 GHz, l'attenuazione da pioggia decresce al diminuire dell'angolo di elevazione. In questo contesto si consideri che la copertura assicurata dai siitemi GEO sarebbe molto ridotta se fosse richiesto un elevato angolo di elevazione (Figura 9): la figura mostra ad esempio che un angolo di elevazione minimo gmin=lf restringerebbe la coperiura a latitudini di i65", mentre per un gmin=4O0 la coperiura sarebbe limitata a meno dei i45", escludendo dunque iutte le principali capitali europee. Allo stesso tempo, sarebbe richiesto un numero maggiore di satelliti. Con sistemi non GEO, è possibile ottenere facilmente un elevato angolo di elevazione, a patto che venga impiegato un maggiore numero di satelliti. (Figuralo). A questi vantaggi si oppongono tuttavia i seguenti svantaggi : * non appena il satellite si muove lungo I'orbita rispetto alla terra, l'altitudine decresce sempre più, vedi ad esempio I'ascissa in Figura 8, richiedendo p m d u r e di switch e handover da un satellite al seguente il numero di satelliti richiesto aumenta al decrescere dell'altitudine (vedi Figura IO), * mentre, usando satelliti GEO che sono fissi rispetto Fiira 8 Rapporto Ilh come funzione du h. L'altitudine di orbita può essere ridotta fina all'incirca 500 Km. ci06 di un valore sufficientemente elevato per evirare interferenze atmosferiche. È importante tuttavia. stare al di fuori della cintura di Van Allen (figura 10, ( che può danneggiare componenti elettronici e celle solari. Come conseguenza. sono disponibile due range di altitudine: 500 e 2000 Km che definiscono le orbite basse terrestri (Low-altitute Earch Orbitis. LEOs). m) Fiira 9 Angular haltidth of the swath width. ciob latitudini nord e sud che limitano la fascia raggiunta da sistemi GEO in funzione del numero di satelliti. Figura 10 Numero minimo di satelliti nel sistema in funzione dell'altitudine. alla terra, è possibile distribuire la capaciti di traffico dei satelliti, in funzione delle necessità delle varie patti della regione servita, i satelliti LE0 tendono a dishibuire evenly la loro capaciti di comunicazione sulla Terra, senza tenere conto che 2/3 della superficie terrestre b coperta da oceani. Secondo quanto esposto, i satelliti LE0 hanno come caratteristica positiva la capaciià di allestire un sistema globale vero, ma aUo stesso tempo necessitano di un accurato sistema di progetto per evitare un eccessivo spreco di capacità di comunicazione in regioni con modesto flusso di traffico e di sorgenti. Un concetto basilare appare essere che la loro capaciià di comunicazione deve essere scelta per essere ade- guata al massimo fabbisogno di regioni sostanzialmente non servite da altri mezzi, e di fornire una funzione complementare piuttosto che competitiva in regioni ad alto sviluppo. I satelliti ME0 sono, sotto questo punto di vista, in una posizione intermedia perché, viaggiando lungo l'orbita, possono puntare la loro antenna verso le regioni di interesse; questa è la soluzione adottata per Odissey (vedi Tabella 1). Considerazioni sui dimensionamento di poteoza Riferendosi nuovamente alla Tabella 1, due casi richiedono particolare attenzione: il caso personalmobile, in cui sono usati i terminali terrestri palmari con antenne omnidiizionali e limitata potenza di trasmissione (0.5 W); il caso personal-f~ed,in cui piccoli terminali terrestri usano un'antenna direzionale e una limitata potenza trasmessa, con una libertà di scelta rispetto al caso precedente. 7.1 ~e&nal-mobile L'equazione a2 di Tabella I si applica, con Gs=l e PT fisso. Per una data capacità di comunicazione a una determinata densità di rumore del ricevitore, anche Pr è fisso, così che è fissato il rapporto ASn2 indipendentemente dalla frequenza1'. Per esempio, per tra- II Direzionare i fasci per mantenere le cellule fisse a terra Figura smissioni vocali a 4.8 kbitls, ASn2 è dell'ordine di 1.6 104, cosa che implica DA=2 10-7, con D il diametro dell'antenna a bordo. Considerando la Figura 9, per un elevazione dell'angolo di 15", D deve essere 8 metri nel caso di satelliti GEO e 0.4 metri nel caso di sistemi LE0 a 800 Km di altezza. Per un angolo di elevazione di 40'71 valore di D diventa rispettivamente 7.6 e 0.22 metri. Da notare è che per elevati angoli di elevazione, le dimensioni delle cellule a terra tendono rimanere le stesse per ogni altitudine. Chiaramente, variano proporzionalmente con I, al variare della frequenza. I valori riportati delle dimensioni delle antenne satellitari,, corrispondono ad operazioni senza alcun margine rispetto alla propagazione nello spazio libero; se si introduce questo margine, l'antenna di un sistema GEO, può facilmente raggiungere i 15-30 metri di diametro. In effetti, i margini di p o t w sono necessari per supemre ostacoli, in particolare quando l'angolo di elevazione è piccolo; in sistemi satellitari mobili, può essere dificile adottare margini di potenza così elevati da assicurare le operazioni in ogni località del terminale: in questo caso, è richiesto un atteggiamento di cooperazione da parte dell'utente , nel senso che l'utente, quando si trova in una localith con difficoltà di propagazione, si deve muovere per cercare una posizione più favorevole. La situazione per i siitemi Geo diviene ancor più critica quando la potenzi ricewta deve essere incrementata per incrementare la capacità di comunicazione 7.2 Peisonal-fixd o mobili cooperativi Si applica l'equazione C) in tabella 1. Un piccola antenna di terra, diciamo 25x25 centimetri possiede un'apertura equivalentecirca 10 volte superiore dell'a pertura 1214p di un'antenna omnidirezionale a 1.5 GHz. Un terminale grande quanto una valigia, possibilmente con più potenza dei terminali palmari, può fornire comunicazione vocale anche con un sistema GEO senza necessità di una antenna a bordo troppo ampia. L'interesse a muoversi verso bande di frequenza più elevate, 20-30 GHz o 40-50 GHz, continua ad essere un aspetto importante, come detto precedentemente, a patto che siano assicurate condizione di diretta visibilità. Un confronto con quanto detto poc'anzi mostra chiaramente che nel caso di terminali palmari, sarebbe importante abbandonare il vicolo cieco in cui ci stiamo avventurando adottando antenne omnidirezionali : è necessario condurre ricerche sul possibile impiego di almeno una direzionaliili paaiale. Problemi di commutazione e relative soluzioni in sistemi non-GEO Un satellite non GEO, può essere usato in certe l w liti fmtanto che si trova nel rniige consentito di angoli di elevazione. Quando esce da questo range, è necessario commutare su un nuovo satellite. Questo è chiamatocommutazie ne a livello di copertura. Sistemi multifascio, comunque possono richiedere un maggior numero di commutazioni. infatti, nel caso che fasci multipli siano fissi al satellite, questi formano un insieme di cellule che scivola sopra la terra; la commutazone di un terminale deve essere eseguita ogni volta che questo lascia una cellula ed entra nella successiva. Questo processo può essere denominato commutazione a livello di cellula. In questo caso l'intervallo di commutazione è proporzionale al rapporto tra la dimensione della cellula e la velocità del satellite: concordemente, la situazione tende a diventare più critica con il decrescere della dimensionedella cellula (questo succede in particolare quando vengono impiegate frequenze più elevate) e con il crescere della velocità del satellite, cioè viene decrementata l'altitudine, per esempio passando da sistemi ME0 a sistemi LEO. La commutazione a livello di cellula può essere resa meno critica, utilizzando, invece di cellule circolari, celle allungate nella direzione dei moto (Globalstar) o può essere del tutto evitata mantenendo le cellule fisse rispetto alla Terra mentre il satellite si muove intorno all'arco di copertura: questo può essere ottenuto (Figura I I) usando fasci sieering. Teledesic presenta infatti un soluzione sofisticata in cui i fasci sono pilotati per m m di una matrice fasata (Figura 11). Ho menzionato precedentemente che in un sistema personal-mobile deve essere introdotto un margine di potenza per superare ostacoli lungo la traiettaria, specialmentenel caso di bassi angoli di ele vazione. in effetti è possibile alleviare questo proble- ma nel caso in cui più di un satellite siano siiultaneamente a disposizione e, atiraverso un'opportuna c o n mutazione, sia scelto il più favorevole ad ogni istante (diversitàdi satellite). Conclusioni Sono stati esaminati molteplici aspetti riguardanti l'impiego di nuove orbite e di nuove bande di ikquenza in sistemi avanzati di comunicazione satellitare. Parìicolareenfasi è stata data agli aspetti di radio engineering e di conseguenza non sono stati considerati molti altri problemi, particolarmentea livello di siste ma, come i metodi per l'accesso e il roirting, l'integrazione con la rete terrestre eccetera. Con riferimento agli aspetti tecnologici, appare chiaro che lo sviluppo di matrici di antenne attive sia un aspetto cruciale per sistemi efficienti che utilizzino nuove orbite e nuove bande di frequenza. In conclusione, è importante rilevare che , mentre le comunicazioni satellitari hanno cominciato a soddisfare il sogno di una comunicazione globale con soluzioni che hanno permesso di connettere stati e nazioni, I'impiego di tecnologie moderne consentirà di soddisfare il sogno$ una interconnessioneglobale a livello di individuo. E altresì evidente che sarebbe molto utile aver sistemi geostazionari LEO; questa è la ragione per cui ci sono proposte per I'impiego, anziché di satelliti, di piattaforme ad altitudini di decine di chilometri, alimentati e stabilizzati da terra attraverso fasci di onde millmetriche. Bibliografia I. A.C. Clarke, "Extraterrestrial relays", Wireless World, Oct. 1945, p. 305. 2. Alta frequenca, "Special Issue on the Sirio Programme in the tenth Year of Satellite Life", Alta Frequenca, LVI, 1-2,1987. 3. F. Carassa, "New satellite Systems and Higher Frequency Utilisation", Alta Frequenca, LVI, 1-2, 1987. 4. F. Carassa "Application of Millimeter Waves to Satellite Systems", Alta Frequenca, LVIII, 5-6, 1989, p. 405. 5. F. Carassa "Technical Aspects in the fuhue development of satellite communicationssystems with particular reference to the use of frequencies above 10 GHz." 19th Convegno Internazionale Scientifico sullo Spazio, Roma, 1979. 6. F. Carassa, "Adaptive Methods to Counteract Rh Attenuation Effects in the 20-30 GHz Band", Space Communication adn Broadcasting, 2,3,1984, p.253. Studi sul radar ad apertura sintetica (SAR) Gianni Ferretti. Andrea Monti Guarnieri. Claudio Prati, Fabio Rocca Diportimento di Oemnico ed Informazione Introduzione Lo scopo del SAR è fornire immagini elettromagnetiche (a frequenze comprese tra SOOMHz e IOGHZ) della superficie terrestre con risoluzione spaziale di qualche metro. Uno dei vantaggi di tale sistema di telerile vamento dallo spazio rispetto ai piii noti sistemi ottici è la possibilità di osservazione continua sia di giorno che di notte (essendo un sistema attivo) e anche in presenza di copertura nuvolosa (le frequenze utilizzate penetrano senza sensibili attenuazioni attraverso le nuvole). Il secondo vantaggio risiede nel fatto che, come tutti i sistemi di illuminazione coerente, anche le immagini SAR sono caratterizzateda un'ampiezza e da una fase. Proprio la fase dei dati consente al SAR di essere uno strumento molto utile per generare mappe digitali di elevazione del terreno con precisione di qualche metro e, soprattutto, di essere uno strumento unico per fornire misure di deformazioni crostali di vaste aree (centinaia di chilometri quadrati) con precisione centmetrica e con elevata densità (una misura ogni poche decine di metri a terra). 11 gruppo di elaborazione numerica dei segnali presso il Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano ha iniziato ad occupmi del problema dell'elaborazione di dati Radar ad Apertura Sintetica (SAR) nel 1985. Dal 1986, la ricerca del gruppo è proseguita di pari passo con la possibilità di avere a disposizione dati reali con i quali verificare quanto sviluppato in teoria. All'epoca l'unica piattaforma che avesse fornito dati SAR per uso civile era il satellite americano SEASAT (lanciato nel 1979 e spento dopo solo 78 giorni) operante alla frequenza di ciuca 1GHz e con banda di circa 20MHz. I dati del SEASAT sono stati utilizzati dal gruppo per mettere a punto nuove tecniche di focalizzazione dei dati e per studiare le possibilità offerte dall'interfemmetria SAR per generare mappe di elevazione digitale del terreno (DEM). Nel maggio 1991 veniva lanciato il primo SAR europeo a bordo del satellite ERS-1 (frequenza centrale di circa SGHz e banda di poco inferiore ai 20MHz). Per primo, nell'agosto dello stesso anno, il gruppo ne ha verificato le capacità interferometriche per conto dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), utih t o i dati per sviluppare nuove tecniche di elaborazione dei dati interferometrici che hanno portato poi ad un brevetto registrato dall'ESA negli USA, e ha poi valutato le capacità offerte dal sistema per misurare moti crostali con precisione centimetrica. Nel 1995 veniva lanciato il secondo satellite europeo ERS-2, gemello di ERS-I. Su suggerimentodel nostro gruppo i due satelliti vennero posti sulla stessa orbita in modo da poter operare sulla stessa zona a distanza di un giorno. Con questa disposizione (TANDEM) dei satelliti sono stati acquisiti ripetutamente dati di tutta la superficie terrestre che oggi costituiscono una base di dati unica al mondo e che consente di generare DEM di vaste zone della superficie terrestre. Prima di questa attività di ricerca sul SAR il gruppo si era occupato di trasmissione televisiva digitale da satellite. Questa attività di ricerca è culminata nel 1984 con il primo esperimento di trasmissione televisiva codificata a 2Mbls con il satellite SiRiO! Introduzione al SAR Il sistema. Il radar ad apemira sintetica (SAR) è uno strumento costituito da un radar di tipo convenzionale montato su una piattaforma mobile (un aeroplano o un satellite). L'antenna del radar è puntata verso terra ortogonalmente alla dizione di moto della piaitaforma con un angolo compreso tra 20 e 80 gradi rispetto alla direzione di Nadir (detto di off-nadir). Differenze rispetto alle immagini ottiche. I vantaggi del SAR rispetto ai consueti sistemi ottici sono legati alla capacità di operare di notte e in presenza di nuvole (ci sono aree della terra di cui non esistono immagini ottiche da satellite a causa della copertura nuvolosa perenne); ancora, il SAR può fornire immagini coerenti e ci& l'immagine contiene sia l'informazione d'intensità (legata alla rifleiiività degli oggetti) che I'informazione di fase (legata alla distanza tra bersaglio e radar). La coerenza del sistema SAR consente alcune applicazioni di grande interesse pratico, ma è causa del cosiddetto fenomeno di "speckle" visibile come una variazione casuale dell'intensità dell'immagine intorno al valor medio della retrodiffusione (lo stesso effetto di granulosità che si nota puntando un laser su una parete non perfettamente liscia). Questa vaiiazione è dovuta alla ricombinazione casuale dei ritorni radar dai vari retrodiffusoricontenuti nella cella di risoluzione dell'immagiie. Un esempio della diierenza visibile tra un'immagine ottica e una SAR è mostrato in figura 1. Figura I - Confronto tra un'immagine ottica (satellite SPOT) a desta e una SAR (satellite ERS-I) a sinistra dell'area dei Campi Flegrei (Napoli). L'immagine ottica B stata messa nella geometria SAR per rendere possibile il confronto. Deformazioni geomehiche. Le due dimensioni spaziali dell'immagiie SAR sono legate alla distanza degli oggetti dal sensore ("slarif range") e alla posizione della piattaforma lungo la direzione di moto ("azimuth"). A causa di questa rappresentazione l'immagine SAR è affetta da deformazioni geometricheeguali a quelle di un sistema ottico che osservasse la superficie terrestre con angolo di vista complementare. Gli oggetti disposti su un terreno con pendenza pari all'angolo di oflrtarlir (cioè parallela all'antenna del radar) risultano essere tutti alla stessa distanza dal radar e quindi rappresentati nella stessa cella di risoluzione (non c'é possibilità di discriminare oggetti anche molto distanti tra loro se contenuti nel piano con questa pendenza). Queste zone vengono dette di 'tforesliorteriirig". Nel caso ottico, al contrario, questa disposizione consente la miglior risoluzione spaziale. Esattamente l'opposto accade per terreni con pendenza opposta dove il SAR consente la miglior risoluzione e il sistema ottico "schiaccia" tutti gli oggetti in un solo punto deli'immagine (come in una cartolina vista di profilo). La f o c a l i i o n e . Durante il moto della piattaforma il radar emette impulsi di breve durata ad intervalli regolari. La risoluzione spaziale in distanza r (slaiit range) è proporzionale alla durata degli impulsi trasmessi t: - Figura 2 Immagine SAR ERS-I della parte orientale della Sicilia comprendente il monte Etna La fase interferomevica6 rappresentata a colori, mentre il modulo è rappresentato con l'intensità. La fase interferomeuica 6 stata ottenuta come differenza tra due passaggi ERS-I ed ERS-2 del 5 e 6 Settembre 1995 con un baseline di circa 1 10 metri. Si nota come le frange interferomeulcheseguono Bene le curve di livello. - Figura 3 Immaglne SAR ERS-I del Vesuvio (Napoli). La fase interferometrica 6 rappresentata a colori, mentre il modulo 6 rappresentato con i'intensitd. Il basellne b di circa I35 metri. Si nota come le frange interferomeuicheseguono bene le curve di livello. d 2 dove c'è la velocità della luce. Quindi per ottenere risoluzioni in distanza inferiori a 10 metri è necessario trasmettere impulsi di durata inferiore a 66 ns o, equivalentemente, utilizzare una banda maggiore di 15MHz. in pratica si trasmettono impulsi modulati linearmentein Frequenza di durata molto maggiore che poi vengono compressi con un filtro adattato nell'elabomione numerica dei dati. Per quanto riguarda inve ce la direzione di azimuth, si sfrutta il moto della piattaforma rispetto agli oggetti a terra per "sintetire" tramite calcolatore un'antenna di dimensioni molto maggiori rispetto a quella fisica. Infatti per avere una risoluzione di 10 metri alla frequenza di IGHz e alla dislanza di 8 0 0 h (la quota detle orbite generalmente utilizzate per il SAR da satellite) sarebbe necessaria un'antenna lunga più di 10 h,owiamente non realizzabile praticamente. 11 trattamento dei dati "grezzi" che consente di comprimere gli impulsi e di s i i t e t i i re l'antenna viene indicata con il termine di "focalizmione" SSAR L'atiivith del gruppo La nuova tecnica di focalizzazione. Da un punto di vista deli'elaborazione numerica dei dati, il problema della focalizzazione dei dati SAR è molto simile a quello della migrazione di dati sismici ottenuti con onde acustiche. L'esperienza del gruppo ha suggetito di modificare le tecniche sismiche (molto più avanzate di quelle radar sia perchè studiate da molto tempo con consistenti finanziamentida parte dell'industria petrolifera sia perchè il problema sismico richiede accuratezze più elevate di quello SAR) per renderle adatte alla focalinazione di dati SAR. Quindi, nel 1987 è stata messa a punto e verificata con i dati SEASAT una tecnica di focalizzazione che rispetto alle precedenti è risultata essere più efficiente computazionalmente, più semplice (il cuore dell'algoritmo occupava 20 righe di Fortan 77), più precisa e, soprattutto, esente da distorsionidi fase del dato (condizione essenziale per le applicazioni interferometriche)'. La nuova tecnica è diventata presto punto di riferimento per i nuovi prodotti software e la sua pubblicazione ha avuto come effetto non trascurabilequello di far uscire il settore da un regime di oligopolio con una conseguente radicale riduzione dei costi. L'interferometria e le sue applicazioni. Ad ogni pixel di un'immagine SAR è associato un numero complesso risultato della combinazione delle retmdiffusionidi tutti gli oggetti appartenenti ad una cella di risoluzione a terra e della rotazione di fase dovuta al percorso. In particolare la fase di ogni piiel è formata dalla somma di due termini: il primo legato ai retrodiffusori fs, il secondo dato da k=pr/I, dove r è la distanza piattaforma-cella di risoluzione e l è la lunghem d'onda del radar (pari alla velocità di propagazione divisa per la frequenza del radar). Dato che le lunghezze d'onda generalmente utilizzate sono di pochi centimetri e la distanza sensorecella di risoluzione è di qualche centinaio di chilometri (alme no nel caso di SAR da satellite) il secondo temine di fase contiene decine di milioni di angoli giro. Inoltre, il termine di fase legato ai retrodiffusori è casuale. In conclusione la fase di una siigola immagine SAR è assolutamente inutihbile. Se ora si considera la differenza di fase tra due immagini SAR riprese da angoli di vista leggermente differenti (generalmente viene indicata la distanza tra i due satelliti in direzione normale a quella di vista -baseline invece che la separazione angolare) il termine di fase dovuto ai retrodiffu" sori si cancella (almeno in prima approssimazione se la differenza d'angolo è molto piccola) e il termine di fase residuo è dato da j=ilpDr/I dove Dr è la differenza dei percorsi tra i sensori e la stessa cella di risoluzione a tena. La fase j contiene ancora un numem molto e l e vato di angoli giro (è quindi nota a meno di un elevato multiplo intero di 2p), tuttavia passando da una cella di risoluzione ad una contigua (pochi metri di distanza) la variazione di j è generalmente sufficientemente piccola da non presentare ambiguità di 2p. La fase j viene detta fase interferometrica e ad essa è legata l'informazione di variazione di Dr (misurata in frazioni di lunghezza d'onda 1) tra pixel dell'immagine SAR. Un esempio relativo alla zona dell'Etna è mostrato in Figura 2. Un altro esempio relativo al Vesuvio è mostrato in figura 3. Nota la posizione dei due satelliti, la misura di Dr può essere utilizzata per ricavare l'elevazione relativa tra i pixel dell'immagine e, quindi, generare una mappa numerica di elevazione pigital Elevation Model). Oppure, noto il DEM è possibile risali da Dr a eventuali deformazioni millimeiricbe della superficie terrestre intercorse tra due osservazioni successir ve. La precisionedella misura di Dr è legata al rumore di fase presente sulle immagini SAR. Se le immagini SAR utilizzate per calcolare la fase interferometrica sono riprese simultaneamente (e quindi il contributodi fase dei retrodiffusori si cancella) il rumore di fase è generalmente inferiore a 30 gradi e la precisione di misura di Dr migliore di V20 (pochi millimetri). DaUa misura di Dr e dalla parallasse si risale al DEM con una forte diiuzione di sensibilità,passando da errori di pochi millimetri su Dr a errori di vari metri sul DEM. Se invece le immagini SAR sono riprese con un certo intervallo temporale (questo è il caso dell'interferomehia da satellite sia nel caso SEASAT che ERSIIERS-2) il rumore di fase dipende essenzialmente dal cambiamento dei retrodiffusori sul terreno e la precisione di misura di Dr presenta una forte variabilità spaziale. Se per alcune applicazioni (come la generazione di DEM o la misura di deformazioni crostali) questa variabilità è un inconveniente, per la classificazione d'immagini e per l'estrazione di alcuni parametri geofisici può essere un vantaggio (per primo il gruppo ha proposto la generazione d'immagiii di coerenza per questo tipo di applicazioni). Per quanto riguarda le tecniche di elaborazione numerica per la generazione di immagini di fase interferometrica, il contributo innovativo del gruppo è conosciuto (e utilizzato) internazionalmente con il nome di "spectral shifi principle" o "common band filtering'u'. Consiste in un filtraggio spazio variante delle due immagini SAR al f i e di eliminare quel contributo di rumore causato dalla non completa cancellazione del termine di fase dovuto ai retrodiffusori (che in effetti cambia al cambiare dell'angolo di vista). Questo principio è stato poi applicato nella realizzazione di due pacchetti sohvare per conto dell'ESA: il primo per la generazione di immagini di fase a piena risoluzione (disponibile via rete tramite ESA-ESRiN), il secondo per la generazione di immagini di a m p i m , di fase e di coerenza a risoluzione intermedia (40 metri), ma con tempi di calcolo molto ridotti (l0 minuti su un PC per immagini 100x100km). Le immagini di coerenza Se i retrodifiori sul terreno cambiano tra un'osserva- - Figura 4 Immagine di coerenza della parte nord orientale della Sicilia. - - Figura 5 Mappa numerica di elevazione dell1Etna ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS-I ed ERS-2. Figura 6 Mappa numerica di elevazione dell'Etna ottenuta a partire da 7 coppie d'immagini ERS- I ed ERS-2 ascendenti e 3 discendenti. zione SAR e la successiva, la fase interferometrica risulta affetta da un rumore casuale. L'entità di questo rumore viene valutata attraverso le immagii di coeren2a cioè della stima del coeffciente di cmss-correlazione locale delle immagini SAR. In teoria ad ogni pixel delle immagini è legato un valore di coerenza differente, ma in pratica, avendo a disposizione solo due immagini per stimare la coerenza, si suppone che il segnale sia siazionario in un'area di qualche pixel. La risoluzione dell'immagine di coerenza è così ridotta rispetto a quella delle inimagini di partenza. La coerenza è compresa tra O (retrodiffusori completamente diversi nelle due immagii come, per esempio, nel caso del mare) e 1 (stessi retrodisori nelle due immagini come, per esempio, nel caso di rocce esposte). Un esempio di immagine di coerenza è mostrato in Figura 4. L'immagine mostra la parte nord orientale della Sicilia e la coerenza è rappresentata con una scala di grigi che va dal nero (coerenza nulia) al bianco (coerenza unitaria). I dati utilizzati sono stati ripresi dai satelliti ERSI ed ERS-2 a distanza di un giorno nel settembre del 1995. Si nota come il mare risulti totalmente incoerente, mentre sull'isola si notano diversi livelli di coerenza, scarsa nella parte nord più vegetata, elevata sulllEtna in corrispondenza delle colate di lava che vengono così chiaramente identificate. La coerenza varia anche in funzione della situazione climatica. In generale in aree vegetate la coerenza è più elevata nei periodi secchi (estivi alle nostre latiiudini) . immagini, si aumenta la percentuale di zone che hanno alta coerenza nell'una o nell'altra situazione e, conseguentemente, si riescono ad ottenere DEM di zone più estese. Una volta ottenuta una mappa di elevazione in coordinate SAR, questa deve essere posta in un sistema di riferimento convenzionale (generalmente UTM) tramite un'operazione di geocodifica. Un esempio di DEM della zona dell'Etna generato a partire da 7 c o p pie d'immagini SAR è mostrato in Figura 5. Owiamente a causa delle deformazioni geometriche delle immagini SAR, le zone difireslior~eiiirig risultano essere fortemente interpolate e di scarsa affidabiliti. Per ovviare a questo inconveniente sono state combinate mappe di elevazione ottenute con coppie d'immagini SAR riprese durante passaggi sia ascendenti (da Sud a Nord) sia discendenti (da Nord a Sud) dei satelliti ERS-1 ed ERS-2. Le deformazioni geome triche nei due casi sono quasi complemen!ari (nei passaggi ascendenti l'antenna è puntata verso Est, in quelli discendenti verso Ovest) quasi tutta la superficie di una zona montuosa come quella dell'Etna t rappresentata con buon dettaglio. La mappa di elevazione di Figura 6 mostra il risultato di questa combinazione. Nella stessa figura sono mostrate un'immagie SAR ascendente e una discendente per mettere in risalto le differenti deformazioni geometriche. L'accuratezza di elevazione valutata indipendentementedall'ESA è risultata essere di cima 8 metri. Un problema non trascurabile nella generazione dei DEM con immagini SAR non simultanee (come nel caso di ERS-1 ed ERS-2) è quello del cambiamento del contenuto di vapor d'acqua nella troposfera tra un'osservazione e I'altra e10 tra una zona e l'altra nella stessa osservazione. Questi fenomeni causano delle variazioni locali della lunghezza d'onda del sistema e, conseguentemente, degli artefatti topografici. Ancora una volta l'uso di più immagini interferometriche è d'aiuto per ridurre questi effetti. Il gruppo ha messo a punto una tecnica basata sull'elaborazione multi-risoluzione degli interferogrammi SAR (filiraggio wavelet bidimensionale)per stimare la potenza degli artefatti atmosferici sulle singole coppie interferomemche. In base a queste stime è possibile trovare la miglior combinazione lineare delle siigole coppie interferometriche per ridurre al minimo gli effetti atmosf&cis. Generazione di DEM Dalla fase interferometrica è possibile risalire alla mappa di elevazione (relativa) di tutti i pixel. Per ottenere questo risultato sono necessarie due operazioni: lo srotolamento della fase interferometrica ("pliase irriivrappi~ig")la geocodifica del DEM. La prima operazione si rende necessaria in quanto la fase interfeminetrica presenta dei salti di 2p che non sono legati ad un'effetiiva differenza di quota tra pixel, ma dipendono dalla rappresentazione della fase che è nota a meno di multipli di 2p. A partire dal 1987, il gruppo ha sviluppatozdelle tecniche originali di ')/las e un~~~rappilig" bidimensionali che sfruttano sia l'informazione di fase sia quella d'ampiezza delle immagini SAR. Più recentementes il gruppo ha individuato una tecnica di phase rrriwmpping più affidabile di quelle %adionali" perchè basata sull'informazione di fase di più immagini SAR. Inoltre, con più Misura di moti crostali Se la topografia è nota, il suo contributo alla fase interferomeirica può essere eliminato. Il residuo di fase interferomeirica può essere messo in relazione a piccoli sposiamenti relativi della superficie t m t r e nella d i zione del satellite. Nel caso dei satelliti ERS-I ed ERS2, per esempio, uno spostamento relativo di 2.8 cm (pari a meta della lunghezza d'onda del sistema) produrrebbe una variazione di fase interferomeirica di 2p. Se la coereuza nella zona d'interesse è sufficientemente elevata, si capisce come questa tecnica sia in grado di misurare movimenti di pochi millimetri. II gruppo ha verificato sperimentalmentequesta possibilità proponendo nel 1992 un esperimento controllato sulla'area di Bonn in collaborazionecon I'ESA per la pianificazione delle accensioni del satellite ERS-I e I'università di Stoccarda per la preparazione dell'esperimento a terra. Nell'espehento di Bonn il gruppo di Stoccarda ha collocato su un terreno agricolo diciannove riflettori molto brillanti (comer reflectors) e quindi ben identificabili sull'immagine SAR. La scena è stata ripresa dieci volte nel mese di Marzo del 1992 e nel Frattempo due riflettori sono stati spostati verticalmente di un centimetro. Dall'elaborazione delle dieci immagini SAR, il gruppo di Milano ha correttamenteidentificato quali riflettori erano stati mossi e di quanto con un errore di 2 millimetri. La tecnica è stata poi applicata dal gruppo per rilevare fenomeni naturali come nel caso delle grossa Frana di St. Etienne de Tinee poco a nord di Nim. in figura 7 è mostrata la singola immagine SAR ripresa da ERS-I; la zona interessata dalla Frana è evidenziata nel riquadro. In Figura 8 è invece - Figura 7 Immagine SAR ERS- I della zona interessata dalla frana di St. Etienne de Tinee. - Figura 8 Fase interferometricaottenuta da due immagini SAR ERS-I riprese a distanza di 9 giorni. Nei riquadro sono ben visibili le frange causate dalla deformazione superficiale awenuta in seguito al moto franoso. m1: i.r," i "s L i,ii.~L, I "q' -m -"-.-."-' .. ' i" t i- . %m W .,- - . . , . . . . . i i :, - - Figura 9 Immagine SAR ERS-I della Valle del Bove (ha). Figura 10 Mappa delle veloci6 del terreno (in cm all'anno) della Valle del Bove (Etna). mostrata la fase interferometrica ottenuta a distanza di nove giorni che evidenzia le rapide variazioni di fase in corrispondenza della frana. Questi dati sono stati analizzati dal gruppo IPGP di Parigi per ricavame un modello della frana. Avendo a disposizione più immagini è anche possibile seguire lo sviluppo temporale delle deformazioni. Se poi esiste un modello per questo sviluppo, è possibile misurare con precisione movimenti d a m molto modesti. Con questa tecnica abbiamo misurato gli spostamenti del terreno nella Valle del Bove suIl'Etna causati essenzialmente dal peso delle recenti colate di lava. L'immagine SAR della Valle del Bove è mostrata in Figura 9, menire la mappa deiie velocità del terreno (in cm all'anno) è mostrata in Figura 10. Come ulteriore esempio, si mostra come con I'interferometria SAR di ERS-I ed ERS-2 sia stato possib'ie individuare un fenomeno di subsidenza nell'area vicino ad Annifo in Umbria causato dal terremoto del 26 Settembre 1997. Il fenomeno di subsidenza è mostrato in Figura l l. L'abbassamento del terreno al centro dell'imrnagine stimato dalla fase interferometricaè di circa 8 cm rispetto ai bordi. Infine in Figura 12 si mostrano le h g e d'interferenza relative alla deformazione crostale causata dal terremoto del 1992 di Landers in Califomia. Tali frange sono state ottenute dalla differenza di due immagini ERS riprese prima e dopo il sisma. hterferometria con SCANSAR a bassa risoluzione. Nell'anno 2000 verrà messo in orbita il satellite europeo ENVISAT cbe avrà a bordo un sistema SAR di nuova generazione detto SCANSAR Questo sistema, a differenza di quelli pre cedenti consentirà di acquisire striscie d'immag'i larghe 500 km invece dei 100 attualmente disponibili. Il gruppo è stato incaricato da ESA-ESTEC di ottimizzare i parametri di questo strumento. Inolire il gruppo è stato incaricato d'investigare le possibili applicazioni d'interferometia SAR-SCANSAR. I dati SCANSAR sono stati simulati a partire dai dati della missione ERS e sono stati utilizzati per verificare la validità di tecniche d'interferometia innovative. Riferimenti bibliograllci 1. C. Cafforio, C. Prati, F. Rocca, 1991,SAR datafocusittg using seistttic ~ttigrationtecliniqlies, LEEE Transactionson AES, Vo1.27-2, pp194-207. Conclusioni Abbiamo riassunto i principali risultati di una ricerca durata più di 12 anni e fmanziata per un totale di circa 2.2 miliardi di lire principalmente dall'Agenzia Spaziale Europea @SRN e ESTEC), daUa Comunità Europea e dall'Agenzia Spaziale Italiana. Tale lavoro è stato reso possibile dal contributo di 48 studenti di Laurea e Dottorato (4) descritto in 37 tesi e progetti di laurea. I risultati principali di questa attività ricerca sono raccolti in 15 pubblicazioni su riviste htemazib nali e sono coperti da due brevetti. 2. C. Prati, F. Rocca,A. Monti Guarnieri, E. Damonti, 1990, Seisniic tttigration for SAR focirsittg: In~etferot~tetncal applications, IEEE Transactions on Geoscience and Remote Sensing, Vol.28, N.4, pp.627-640. 3. F. Gatelli, A. Monti Guarnieri, F. Parizzi, P. Pasquali, C. Prati, F. Rocca, 1994, Use of the spectral shifi i11 SAR intei$erottte~ry:applications lo ERS-I, IEEE Transactio~tson Geoscience and Reniote Sensing, Vol. 32, No 4, July 1994, pp.855-865. 4. C. Prati, F.Rocca, 1994, Process for generatirig Synthelic Aperture Radar Inte~frograms, U.S. Patent N.5,332,999, July 26,1994. 5. A. Ferreiii, C. Prati, F.Rocca, 1998, Multi-Baseline MSAR DEM reconstruction: b e wavelet approach, IEEE Transactions on Geoscience and Rettlote Sensing, in stampa. 6. S. Brofferio, C. Cafforio, F. Rocca, "Communication Experinents in the SIRIO program", Alta Frequenza ,Numero speciale sull'esperllnento SIRIO, 1984. - Flgura I 2 Faselnterfemrnetrica relativa al terremoto di Lan&rs in Californi& - Figura I I Fase interferometricarelativa alla subsidenza nella zona di Annlfo causata dal recente terremoto In Umbria. Space field research activities at the aerospace department of Politecnico di Milano Moon Exploration Since a new interest for lunar exploration and exploitation is risen up in recent years severa1 topics are under study to better design a mission to the Moon. Three are the main areas of interest: WSB Transfer Trajectories. Weak Stability Boundaries (WSB) are a new and inhiguing altemative to classica1 Hohmann transfers. Proposed for the Cst time by Belbmno, this kind of transfer trajectory exploits regions of transition between stable and unstable manifolds, providing a meaningful saving of propellant An efficient procedure to design an optimal transfer by WSB is under development along with a stability analysis of the designed trajectory. Orbit Maintenance. The non-uniform gravity field of the Moon yields strong periurbiig effects on low perilune orbits leadig to a hard landing a h r few revolutions. A siudy of long and medium term effects aimed Io identify periodic stable solutions and stabilising minimum Dv manoeuvres has been camed out. * Optimal Landing. Minimum mass homing trajectory to a desired target from a given coasting orbit is ofprimary for the actual reaiisation of the mission. Optiial control law and optimal initial conditions have been denved to perform the d e s i i landing trajectory keeping into account orbita1 and attitude dynamics and constraints. Figure I: Periodic solutions Figure 2: Optirnal thrust program Figure 3: w o link planar manipulator MicrosafeiiitesDesign: PalaMede Program PalaMede aims to put in a sun-synchronous polar orbit a micmsatellite entirely designed by students inside the Department of Aerospace Engineering of the Politecnico di Milano. PalaMede is an educati& nal program and is intended Io be an important chance for students to apply in practise what they have learned in theory. Furthermore PalaMede is designed to be a basic platform to test new concepts for future small and cheap satellites. In pariicularly N o basic ideas are lead i g the entire project: first of al1 the subsystems are made by standard components not design for space and second PalaMede will be a muhipurpose bus fora wide range of payloads. Two cameras repwmt present payload: one CCD colour camera, which shaU take pictures of the Earth, and an infrared wnera, which shaU take picture of the outer space. The prehmmy design of al1 the suhystems is complete, at present, and part of the power system and HDCS is going to be built and tested. Fiexible Manipdators Space robots will play an increasing important role in space missions of the Intemational Space Station era. Space robot arms are very light and slender: then the flexibility, causiig long period elastic vibration during maneuvering, is a critica1 issue to dea1 with. The foilowing arguments are being studied : * Path Optimiition. Different kind of optimization are beiig investigated, e.g. time and energy consumption minimintion. Flexibility Control. Both standard optimal control system, as LQR, and modern method, as Neural Networks, are applied to contml links and joints flexibili@. * Interaction between manipulator dynamics and base strutture. Experimental tests are earried out on a two rotational degrees-of-freedomplanar manipulator with highly flexible links, which has been purposely designed and set up in our laboratories. Active Control of h r g e Fìexible Struciures Space struciures must be characterized by a very higb efficiency, measured by the launch costs and the possibili@of being assembled directly on orbit. This calls for the adoption of modular tniss shuctures in al1 the cases where more functional elements must be wnnected but kept at a certaii relative distance. a force and a displacement transducer, wnnected to a local contro1 circuit far decentralized contro1 and topology, the mnsors and acl~atorsduptwl and the eventwlly to a global contro1 system for the coonliacontro1tdniquedl h i g d . ks expwienoe was gai- timofail theaeiuato~s.l'h activerod~ephandened,thetat&ucbmbecamemorecomplicatedan8 ment of the truss stiuctm, so it includes ihe screw a t p i e m t t h e m o s i a a $ M e a r e ~ ~ e m u l a - adapietsaad oftfie p i d c temiinril of the jwsive ting free fl& stiUdiires. M 1991, a Iarge element, in order to have globally the appropriate modular ttuss 8trncture has Been devebpd also at the le@. The proof mass actmtor is desiped as a voice coi1aciuator moving on a sled, including a servo acaDipartimento di Ingegneria Aerospaziale of PolitecmcodiMilaw.The~is19m~longand Immefer and a displacement trans8ucer b qmìent an mdepeadentunit.The a c w r is c o d using weigh only 75 kg. It is composed by 54 cubic bays made ofpiastic materiai. The suspion system is a eolocateddirect velocity feedbadc contro1law. composed of 6 mft aprings, which assure an acceptable decoupling of the rigid body pendulum rnodes from the elastic vibration modes (0.3 Hz agairist 1.1 Hz appmximately). For the activecontro1of ihe tniss smichirethe structure. is equipped with a system of electrovdves connected to a pressurized air system, emulating air jet thrus m . Another fareseen solution is the construction of dedicateti actuators, such as active rods capable of Figure 5: elernena of the adve member replacing any of the passive eìements of the shuchm or p m f mass actuatm. The shape and position contro1 of the stnicture will be performed by adopting s d different contro1strate gies, ninging fmm the most traditional linear robust controiiersto the non-conventionalprediciivdadaptive and h y eomllers, making use of hybrid acluation experiments re.lated to the active m t m l of LSS. The experha& differfor thed a l s used,the siructural m I Figure 4: TESS expreriment These stnictures, called Large Spiice S t r u c m (LSS), am b c k M by their high slendemess, low weight and high flexiiility. n e requirements on the pointig stability of LSS are vesy ofien so stringent that some mrt of active eonirol must be pmmt on the shucture. In this way the transient response to extemai disturbanees can decay d%ciently fast even in presence of maneuvers like docking and cmw movernenis. S i 1985 severa1 research centers bave undertakm W-. Design of Actuatm for Strochiml Contro1 Two kinds of actuatm have been studied in partioular: o f mass acniator. The core of the active mds and p adve rod may be eithe~a p i & ~ c or a magnetestrictive element, while the e m W sensors wiU be Figure 6: proof mass actuator Convegno Internazionale "Human Motor Performance in Reduced Gravity" Introduce il Professar Antonio Pedoni. Direttore del Dipartimento di Blolngegneria A seguito deila prima giornata di lavori dedicata alla presentazione delle attivita del Politecnico di Milano nelle ricerche spaziali, la seconda giornata di lavori & dedicata al tema specifico del comportamento motorio dell'uomo in microgravità. l'obbiettivo specifico è quelio cii discutere i risultati di programmi sperimentali gi8 realizzati ed, in particolare, definire una strategia tecnico-scientifica comune per affrontare l'era della sperimentazione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. In particolare, i diversi conhsbuti affrontano tematiche relative ad aspetti fisiologici di base; all'identificazionedi tecnologie di analisi del movimento qualificate per impiego spiale; alle neuroscienze di base, con riferimento a processi di adattamento a cm&zioni ambientali alterate (plasticità neuromotocia) all'apprendimento mobxio. Intervengono ah seconda giornata di lavori i seguenti relatori: a.G. Andreoni- Bioeugineering Dept.- Poiitecnìco di Milano - Milano Dr, G. Aotonuffo - Science and Biomedical Technology Dept - Univmitii di Udine - Udine Dr. G, Baroni - Bioengiineering Dept.- Politecnico di Milano - Milano Ing. D.B d i - hternational Space University ing. L. Binnchi - Human Physiology a d KiAesiology - Ciinica S. Lucia - IRCSS - Roma Iog. A.A. Borghese - Laboratofyof Human Motiin Study istituto Nemienze e Bioimmagini - CNR Milano Proi. G. Ferrigno- Bioengineering Dept- Potitecnico diMilaao-Mih Prof d. Ma&n- Leboratoire deN&logie et Mowement CiW - Mamille -Fm& M. G. Mkocchi- PhysiologyDept.- Univefsilh Statale di Milano Milano - - Dr. K. Money- Toronto - Canada Dr. L. Mooehnino - Laboratory of Movement and Perception - UNversiiy of the Meditemnean - Marseille Fmoce Prof. DJ. Newman- Dept. of keronauties and Astronautics - M.I.T. - Basbn, MA -U.S.A. Prof. M. Paiva- Biomedical Physics Laborabry, Unimitè Libre de Brwelles - Brussels, Belgium Dr. 'C. Pozzo- Groupe Analyse du Mouvement (G.A.M.), U.F.R. S.T.A.P.S., CampusUniversitaire, Universitè de Eourgogne Duon - F m e - Adesivi a rischio zero La tutela dell'ambiente indoor e l'attenzione sempre crescente verso la qualità e il comfort degli spazi abitativi costituiscono uno dei principali temi di ricerca e di sperimentazione delle più avanzate e attente realtà imprenditoriali nazionali e multinazionali. Tra queste Mapei, che si colloca tra le imprese principali nel settore dell'edilizia per la fabbricazione di adesivi per la posa di pavimentazioni, dimostra particolare attenzione alle problematiche ambientali avendo da tempo indirizzato la propria ricerca e la propria tecnologia verso il miglioramento della sicurezza e della salute di chi fabbrica e di chi fruisce dei suoi prodotti. I1 problema che nasce dall'uso di prodotti chimici organici in edilizia consiste nella possibile emissione di sostanze volatili inquinanti per gli ambienti abitativi e quindi con un tasso di rischio per la salute e i1 comfort degli abitanti. Coerentemente a una politica di tutela dell'ambiente e della qualità della vita, Mapei ha formulato una serie di prodotti a base di ~olimeriin dispersione acquosa - m- I L A nmq alternativi a quelli in solventi organici che consentono di affrontare e risolvere il problema dell'inquinamento domestico derivante dai prodotti chimici usati per le pavimentazioni in edilizia. Questa innovazione ha permesso di ridurre notevolmente l'emissione delle sostanze organiche volatili sia nell'immediato, sia a tempi lunghi. Per la realizzazione degli adesivi sono stati selezionati ingredienti a bassissima emissione di SOV (sostanze organiche volatili) quali leganti, agenti di appiccicosità iniziale (prodotti resinosi), regolatori di viscosità, flessibilizzanti o plastificanti, addittivi, alternativi a quelli tradizionali. Parallelamente è stata costruita una "camera ambientale" da laboratorio del volume di 350 litri per effettuare un controllo delle emissioni dell'adesivo nel tempo. I risultati di queste ricerche sono confluiti nella messa a punto della linea UltraIBond Eco, composta da diversi -- prodotti - superadesivi, adesivi, appretti e lisciature - a bassissima emissione di SOV che non presentano nessun rischio per gli utilizzatori e hanno un impatto minimo sugli ambienti nei quali vengono applicati. Lo sviluppo di questa linea è stato condotto garantendo l'assenza di possibili inquinanti durante il processo di produzione coerentemente alla bontà ambientale che caratterizza la politica produttiva dello stabilimento Mapei di Robbiano di Mediglia, certificata da Cartieco a fronte della norma ISO 14001. La produzione di adesivi a bassissima emissione di SOV è stata riconosciuta a Mapei con il premio per la Tutela dell'Ambiente consegnato i febbraio scorso a Venezia dal Consorzio Interuniversitario Nazionale La Chi-mica per l'Ambiente (Inca) che con Mapei, ha premiato Lonza e Solvay, tre aziende chimiche associate e Feder-chimica e aderenti al Programma Responsabile Care. In alto, lo stabilimento Mapei di Robbiano di Mediglia e, sotto, la linea di prodotti UltrdBond Eco a bassissima emissione di sostanze organiche volatili.
Documenti analoghi
Scarica il - Rivista Politecnico
moduli orbitanti e, più recentemente dell'analisi quantitativa del comportamento motorio
dell'uomo durante l'esposizione prolungata
alla microgravità.
Questo convegno è stato organizzato nell'ambit...