Ecco come si svolse la grande Battaglia
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10 PRIMO PIANO Ecco come si svolse la grande Battaglia IL piccolo villaggio egiziano di El Alamein, in arabo “due bandiere”, a 80 km a ovest di Alessandria, è entrato a pieno titolo nella storia della seconda guerra mondiale per le tre battaglie che si combatterono nei sui dintorni e che segnarono una tappa fondamentale per le sorti del conflitto nello scacchiere dell’Africa settentrionale. Ultimo avamposto inglese in Egitto, El Alamein era circondato da un ambiente naturale proibitivo che metteva a dura prova la resistenza fisica e il morale dei soldati: un assolato e arido deserto, mitigato solo a tratti dalla presenza di alcune oasi, piccole isole verdi in un mare sterminato di sabbia rovente. La sua difesa per gli inglesi e, per contro, la sua conquista per le truppe italotedesche dell’Asse rivestiva un’importanza tattica di primo piano nel contesto della Campagna d’Africa. A dirigere le operazioni furono quindi designati due grandi strateghi: il generale britannico Bernard Law Montgomery e il feldmaresciallo tedesco Erwin Rommel, che proprio per la grande perizia dimostrata ad El Alamein si guadagnò l’appellativo di “volpe del deserto”. Nel suo diario Rommel scrive: “…ero stato indicato al Führer come elemento capace di adattarsi rapidamente alle condizioni particolarissime della guerra in Africa”. In effetti Rommel fu scelto da Hitler per comandare in Africa settentrionale le truppe dell’Asse in virtù della sua prestigiosa carriera militare. All’inizio della seconda guerra mondiale, nell’invasione della Francia, si era poi rivelato un formidabile stratega della guerra lampo condotta con i carri armati, tanto che, per la straordinaria rapidità della sua avanzata, l’unità corazzata da lui comandata fu chiamata la “divisione fantasma”. Sebbene la navi della Royal Navy causassero gravi perdite nei convogli di rifornimento, Rommel riuscì a portare in aiuto delle forze italiane di stanza in Libia un ingente corpo di spedizione, il famoso Afrikakorps, che arrivò a comprendere due divisioni corazzate, una divisione di fanteria, e una brigata di paracadutisti, oltre a vari reparti ausiliari. Grazie agli ingenti rinforzi messi a Nuovo Oggi Venerdì 24 Novembre 2006 RUSPOLI PRINCIPE DI POGGIO SUASA COSTANTINO CAPITANO CPL. CAVALLERIA, 187° RGT. PARACADUTISTI "FOLGORE" disposizione dalla potente macchina bellica germanica, le truppe italotedesche si prepararono, fiduciose nella vittoria, alla controffensiva contro le linee di difesa nemiche di El Alamein. Il carisma di Rommel galvanizzava le truppe e la sua energia inesauribile gli consentiva di essere sempre in movimento su tutto il fronte per dirigere in prima persona le operazioni belliche. Ma dopo i successi iniziali, nella prima battaglia di El Alamein (1-31 luglio 1942), le truppe britanniche al comando di Montgomery riuscirono ad arrestare l’avanzata di Rommel. Anche nella seconda battaglia (31 agosto - 6 settembre 1942) gli inglesi arrestarono l’avanzata delle forze di Rommel, che invano tentarono di aggirarli a Sud. La terza battaglia di El Alamein iniziò il 23 ottobre 1942, quando l’VIII armata britannica di Montgomery scatenò una serie di attacchi, sostenuti da una netta superiorità di forze dovuta alla maggior facilità di rifornimenti (circa 200.000 uomini contro 100.000, 1500 cannoni contro 500, 1100 carri armati contro 500, 1200 aerei contro 500). Progressivamente i capisaldi italo-tedeschi vennero soverchiati e il 4 novembre gli inglesi ebbero definitivamente ragione del sistema difensivo italotedesco. Rommel ordinò la ritirata, che però fu ritardata di due giorni per l’ingerenza di Hitler. Nel settore italiano gli inglesi avevano una superiorità schiacciante: i rapporti di forza erano di 1 a 13 per gli uomini, 1 a 5 per le artiglierie, 1 a 70 per i carri. Ciò nonostante le truppe italiane si segnalarono per la strenua resistenza opposta all’avanzata britannica, ma alla fine la maggior parte dei militari italiani morì in combattimento o cadde prigioniera. Tra i reparti italiani che si distinsero maggiormente vanno ricordate la divisione corazzata Ariete e la divisione paracadutisti Folgore, che alla resa ebbe l’onore delle armi. Il valore dei soldati italiani fu inequivocabilmente riconosciuto dal Primo Ministro britannico Winston Churchill, che in un discorso alla Camera dei Comuni affermò: “Dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore”. Donna Giada Ruspoli con il Comandante Sandro Itro alla guida del centro addestramento speciale di Orvieto della Guardia di Finanza C omandante di compagnia paracadutisti impiegata come fanteria nella difesa di un importante caposaldo isolato nel deserto, benché ammalato, sosteneva una poderosa preparazione di artiglieria e poi l'attacco di forze corazzate nemiche soverchianti che contrattaccava con indomito coraggio. Mentre il nemico sorpreso da tanta bravura ripiegava coi suoi carri, non avendo potuto né sopraffare e neppure fiaccare l'eroica resistenza dei difensori, il prode comandante alla testa della compagnia decimata cadeva nel contrassalto colpito al petto da una raffica di mitragliatrice e trovava ancora la forza di gridare ai suoi uomini "Evviva l'Italia". Fierissimo comandante ed esemplare soldato contribuiva a formare intorno al nome della Divisione "Folgore" un alone leggendario di gloria. Deir El Munassib (Ei Alamein), 26-27 ottobre 1942. NOn potevano mancare le crocerossine
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