ERWIN ROMMEL - CAI - Sezione "Monte Nero"
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CLUB ALPINO ITALIANO Sottosezione “VAL NATISONE” ERWIN ROMMEL Biografia di un condottiero di Mariano Moro Erwin Johannes Eugen Rommel nacque a Heidenheim, vicino a Ulm, sul Danubio il 15 novembre 1891 da una borghese famiglia sveva. Il padre, che portava lo stesso nome, era un maestro, anch’egli figlio di un maestro. 1 La sua infanzia trascorse tra la casa (egli ebbe quattro fratelli: Helena, Karl, Gerhardt e Manfred che morirà giovanissimo) e lo studio al quale si dedicò con scarso impegno. La sua aspirazione era quella di diventare ingegnere aeronautico ma, in seguito all’opposizione del padre, il giovane Erwin scelse la carriera militare. Nel giugno del 1910, a diciannove anni, si arruolò nel 124° Reggimento di fanteria a Weingarten con il grado di aspirante. Nel marzo dell’anno successivo entrò nell’accademia di guerra di Danzica (Kriegsschule). Durante questo conobbe Lucie Maria Molin1, cugina di un suo collega di corso e figlia di un proprietario terriero della Prussia occidentale, che diventerà in seguito sua moglie (si sposarono a Danzica il 27 novembre 1916). Allo scoppio della Grande Guerra, il giovane sottotenente Rommel inquadrato nel suo 124° Reggimento di fanteria fu inviato sul fronte francese a Verennes ed al suo battesimo del fuoco ebbe la sua prima ferita. In guerra egli si rivelò combattente freddo, instancabile, inflessibile, rapido nelle decisioni e incredibilmente valoroso (nel settembre del 1914 fu decorato con la Croce di Ferro di seconda classe e nel 1915 quella di prima classe). Nel 1915 promosso Tenente fu nuovamente ferito sulle Argonne. Trasferito al battaglione alpino (Wurttembergische Gebirgsbataillon) fu inviato sul fronte Rumeno. Nel 1917 venne assegnato al fronte dell’Isonzo dove nell’agosto del 1917 fu ferito per la terza volta (una pallottola vagante lo colpì ad un braccio). Il 24 ottobre 1917 egli fu nuovamente in linea al comando di un distaccamento del Wurttembreg, con il quale partecipò alla 12a Battaglia dell’Isonzo (battaglia di Caporetto). Durante l’offensiva Rommel ebbe modo ancora di mettersi in luce per le proprie doti di comandante applicando alla perfezione con il proprio reparto la tattica dell’infiltrazione (già peraltro sperimentata con successo contro i Russi sul fronte orientale). Per tali azioni ottenne la promozione a capitano e la più alta onorificenza prevista nell’esercito tedesco ovvero la medaglia “Pour le Mérite”2. In seguito trasferito allo Stato Maggiore, vi rimarrà fino alla conclusione della Prima Guerra Mondiale. Nel 1918, terminata la guerra con la sconfitta della Germania, Erwin Rommel rimase senza professione. Ormai convinto che ormai non vi fosse più posto per lui nell’esercito pensò di abbandonar e la carriera militare iscrivendosi alla Scuola Tecnica Superiore di Turingia. 1 La futura signora Rommel, di lontane discendenze italiane, andò in seguito a Longarore dove risiedettero i Molino a visitare il cimitero del paesino bellunese alla ricerca dei sui antenati. 2 Le vicende riguardanti si vedano le note storiche relative alle escursioni sul Colovrat (anno 2010), Matajur (anno 2010 e Monte Lodina (2011). 2 Ma la rapida carriera e le prestigiose decorazioni ricevute da Rommel durante la Grande Guerra non passarono inosservate al Generale von Epp3, il quale lo inserì tra i 4.000 ufficiali consentiti dal trattato di Versailles nel nuovo esercito tedesco. Nel 1919, a Friedrichshafen ebbe prima il comando di una compagnia di marinai e dopo sei mesi quello di una compagnia del 13° Reggimento di fanteria a Stoccarda, incarico che mantenne fino al 1928 quando diventò istruttore alla Scuola di Fanteria di Dresda. E’ in questo periodo che egli portò a termine il libro “Infanterie Greift”4 che suscitò l’interesse di Adolf Hitler. Il 24 dicembre del 1928, dopo dodici anni di matrimonio, nacque il suo unico figlio Manfred. Il 10 ottobre 1933 promosso maggiore gli fu assegnato il comando di un Battaglione del 17° Reggimento da montagna di stanza a Goslar. Nell’autunno del 1935 Rommel, promosso tenente colonnello, entrò in servizio nell’Aeronautica Militare di Potsdam, vicino a Berlino. Nel 1937 quando il generale von Brauchitsch visitò la Libia, Rommel, che era al suo seguito, stilò un dettagliato rapporto per Hitler nel quale descrisse la “mediocre preparazione militare italiana, sia nella Penisola che in Libia”. Al rientro in Germania al giovane colonnello Erwin Rommel fu assegnato un singolare quanto prestigioso incarico: la direzione dei quartieri generali del Fuhrer (ferroviario ed aereo). Nel 1939 allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, durante la campagna polacca, fu in servizio presso il quartier generale del Fuhrer. Ottenne il comando della 7a Panzerdivision (divisione corazzata) sul fronte occidentale (chiamata anche la “divisione fantasma”), con la quale sfondò le difese nemiche a St.Valery-enCaux e successivamente combatte sulla Mosa, ad Arras, a Lilla, sulla Somme e per primo raggiunse La Manica. Le sue imprese sul fronte francese gli valsero la croce di “Cavaliere della Croce di Ferro” e la promozione a generale di corpo d’armata. Sul finire del 1940 Hitler convocò Rommel per affidargli il comando di due divisioni della Wehrmacht da inviare in Africa in soccorso delle unità italiane in difficoltà nei confronti delle truppe inglesi del generale Wavell, che avanzando lungo tutta la Cirenaica avevano ricacciato gli italiani prima a Derna e poi a Bengasi. Nei primi mesi del 1941 i tedeschi dell’“Afrikakorps” sbarcarono in Libia; il 15 febbraio vi giunse anche Rommel e il 1° aprile egli diede il via all’attacco contro gli inglesi. Egli grazie alle sue strategie ed ai suoi piani ingegnosi riuscì a raccogliere numerose vittorie ed a ribaltare la situazione sul fronte africano a favore dell’Asse (per questo si meritò il soprannome di 3 4 L’alto ufficile, ex governatore delle colonie germaniche in Africa, dopo la resa della Germania ebbe incarico di ricostruire i Corpi Franchi tedeschi. “La fanteria attacca” 3 “Volpe del Deserto”). Cominciò così il mito del condottiero Rommel, che divideva il rancio con i soldati in prima linea, che decollava in “Cicogna” o girava nel deserto in Volkswagen e col Mammuth (un carro blindato britannico che gli serviva da sede di comando). Egli esercitò la sua azione di comando sui reparti direttamente: “ nessun ammiraglio ha mai vinto una battaglia navale standosene in un comando costiero ” diceva al suo aiutante, capitano Aldinger. Il 6 aprile 1941 riconquistò Derna catturando il generale inglese O’Connor, che aveva condotto la precedente offensiva britannica a capo della “Western Desert Force”. Il 28 giugno 1942, un anno dopo il suo arrivo in Libia, nella sua corsa incredibile verso l’Egitto, espugnò il campo trincerato di Marsa Matrut. Hitler per questa impresa lo nominò feldmaresciallo (aveva solo 50 anni). Questo fu però il massimo punto di avanzata delle truppe dell’Asse poiché ormai gli inglesi, avendo assunto il controllo del Mediterraneo, impedivano alle navi il trasporto dei vitali rifornimenti alle truppe italo-tedesche in Africa. Nel novembre 1942 dopo lo sbarco alleato in Nord-Africa, gli inglesi diedero inizio della cosiddetta “Operazione Crusader”, attaccando le truppe italo-tedesche e costringendole alla ritirata, anche perché ormai prive delle scorte di benzina per i carri armati. Durante la lenta ma inesorabile ritirata Rommel non seguì la sorte dei suoi soldati ma tornò con una licenza per malattia definitivamente in Germania, dove si dedicò alla progettazione dell’”Operazione Felix” (il piano per occupare Gibilterra). Nell’estate del 1943 caduto Mussolini fu inviato in Italia e dopo l’armistizio italiano (8 settembre) al comando del Gruppo Armate “B” contribuì a mettere fuori combattimento quello che rimaneva dell’esercito ex-alleato. Dopo le operazioni di disarmo dell’esercito italiano, poiché si dava per imminente uno sbarco alleato in Francia, Rommel fu destinato in Normandia quale ispettore del “Vallo Atlantico”5. Fu in questo periodo che Rommel ebbe i primi contatti con un autorevole antinazista, il dottor Karl Strolin, borgomastro di Stoccarda, il quale, come gli altri congiurati, videro in lui un generale di grande popolarità in grado di guidare un nuovo governo in grado di trattare un onorevole armistizio con gli Alleati per la salvezza del Paese. Dopo alcuni incontri alla fine del febbraio 1944 Rommel accettò di incontrarsi con Hitler per convincerlo a trattare con gli alleati la pace onorevole per la Germania. Un mese più tardi mentre Rommel tornava dal comando del 2° Corpo d’Armata, la sua auto fu mitragliata da un cacciabombardiere inglese lungo la strada della Normandia riportando gravi ferite 5 Il “Vallo Atlantico” fu un complesso e articolato sistema fortificato tedesco che si snodava dalla Norvegia ai Pirenei. 4 alla testa (un proiettile lo raggiunge alla tempia sinistra e allo zigomo) e venne ricoverato all’ospedale di Vesinet presso St-Germain dove i medici lo diedero per spacciato. Tre giorni dopo, mentre egli lottava contro la morte, scoppiò la bomba collocata da von Stauffenberg nel quartier generale di Hitler a Rastenburg. Il Fuhrer, fortunosamente, rimase incolume: ebbero così inizio le repressioni e le vendette nei confronti dei congiurati. Uno di essi, il generale Heinrich von Stulpnagel, tentò di suicidarsi con la propria pistola ma la pallottola non lo uccise. Nel delirio egli gridò il nome di Rommel. La Gestapo prima di impiccarlo lo fece curare e poi lo torturò per estorcergli preziose informazioni. Forse von Stulpnagel non rivelò nulla del complotto ma il nome del feldmaresciallo più volte pronunciato fu sufficiente a Hitler per condannare a morte Rommel. Superata contro le aspettative dei medici la crisi, il feldmaresciallo venne a conoscenza delle feroci repressioni in atto e capì che presto sarebbe toccata anche a lui . Il 14 ottobre 1944, mentre era ancora convalescente nella sua casa di Herrlingen, ebbe la visita dei Generali Wilhelm Burgdorf ed Ernst Maisel dell’Alto Comando dell’Esercito i quali gli comunicarono che molte testimonianze lo avevano indicato come partecipante alla congiura contro il Fuhrer ma, dati i suoi successi passati conseguiti sui vari fronti di guerra negli anni precedenti, Hitler voleva concedergli una morte onorevole mediante una capsula di cianuro e non tramite fucilazione o impiccagione. Nel caso egli non avesse accettato tale soluzione, i due ufficiali lo avvertirono che non avrebbero potuto garantire la sicurezza dei suoi familiari. Rommel non ebbe scelta, salì sull’auto dei due generali, schiacciò la capsula e morì praticamente all’istante. Nell’annuncio ufficiale la morte fu attribuita alle gravi ferite subite in Normandia. Il 18 ottobre 1944, a Ulm, furono celebrati i funerali di Stato e, il giorno dopo, la salma di Rommel fu cremata e le sue ceneri sepolte nel cimitero di Herrlingen. BIBLIOGRAFIA Per approfondire l’argomento: ENZO BIAGI, La Seconda Guerra Mondiale – Una Storia di Uomini – Rommel, un mito della guerra nel deserto, Vol.4 Gruppo Fabbri Editori , MILANO. 5
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