10 anni di storia
Transcript
10 anni di storia
C BI - 10 A N NI D I STO RIA 10 ANNI DI STORIA Molte cose sapranno gli uomini del domani che noi ignoriamo, molte cose sono riservate alle generazioni future quando di noi si sarà spento anche il ricordo. Piccola cosa sarebbe l’universo se ogni età non trovasse in esso qualcosa da indagare. Seneca - Naturales Quaestiones (Libro VII 30-5,30-33) Dieci anni di innovazione per il Paese Non capita spesso, soprattutto nel settore delle tecnologie, di trovare l’Italia in una posizione di leadership a livello internazionale. È il caso del Servizio di Corporate Banking Interbancario che, gestito dal Consorzio CBI con un’infrastruttura innovativa, è arrivato ad abilitare servizi interoperabili basati su standard condivisi per una community aperta di 670 istituti finanziari e oltre 850mila imprese. Un’idea nata negli anni ‘90 e che il 19 dicembre 2001, con la costituzione dell’Associazione per il Corporate Banking Interbancario (ACBI), decollò definitivamente. Da allora sono passati esattamente 10 anni e questo libro racconta come, con fantasia, progettualità e know how, il sistema bancario italiano sia riuscito a creare un importante asset per il Paese, capace non solo di generare valore per le banche stesse e per le aziende, ma anche di affermare un nuovo modello di relazione basato sul dialogo e la condivisione di dati e informazioni. Un percorso che non è ancora terminato. Il Consorzio CBI ha davanti a sé nuove sfide importanti, prima tra tutte il supporto ai processi di ammodernamento della Pubblica Amministrazione. L’esperienza dei servizi di Nodo CBI offerti alla PA Centrale (Ministero dell’Economia, Equitalia, Agenzia del Territorio), sono un esempio del ruolo chiave che le banche possono svolgere mettendo a disposizione del Sistema Paese infrastrutture e strumenti all’avanguardia, sicuri ed efficienti. Ulteriori traguardi da raggiungere sono l’offerta di servizi Business to Consumer, l’ampliamento del campo di azione sul piano internazionale, l’apertura a nuovi soggetti e mercati. Senza dimenticare che per larga parte del settore produttivo italiano, e sicuramente per le amministrazioni pubbliche, la dematerializzazione e l’uso della fattura elettronica rappresentano una rivoluzione in fieri che necessita ancora di attenzione e sostegno perché possa generare tutti i benefici attesi. Giovanni Sabatini Presidente Consorzio CBI Sommario UNA STORIA LUNGA DIECI ANNI • La nascita del Servizio CBI • La creazione dell’Associazione per il CBI • Il passaggio alla nuova architettura: il CBI2 • La trasformazione in Consorzio CBI • La creazione del servizio di Nodo e le attività internazionali • Le evoluzioni in corso e i prossimi passi I PROTAGONISTI RACCONTANO • Giovanni Sabatini Presidente Consorzio CBI, Direttore Generale ABI • Pierluigi Curcuruto Vice Presidente Consorzio CBI, Chief Operating Officer Gruppo Intesa Sanpaolo • Liliana Fratini Passi Direttore Generale Consorzio CBI • Domenico Santececca Vice Direttore Generale ICBPI, già Direttore Centrale ABI • Gabriella Alemanno Direttore Agenzia del Territorio • Massimo Castagnini Amministratore Delegato Consorzio Operativo MPS • Paolo Cederle Executive Vice President UniCredit • Pietro Celi Direttore Generale per le Politiche di Internazionalizzazione e la Promozione degli Scambi Ministero dello Sviluppo Economico • Marco di Capua Direttore Vicario e Direttore Centrale Amministrazione, Pianificazione e Controllo Agenzia delle Entrate • Bruno Frattasi Prefetto, Coordinatore Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere Ministero dell’Interno • Carlo Lassandro Amministratore Delegato Equitalia Giustizia • Franco Passacantando Direttore Centrale Banca d’Italia • Carlo Tresoldi Presidente SIA LA STORIA PER DOCUMENTI • Cronistoria Consiglio Direttivo e Board • Atto costitutivo ACBI • Atto notarile trasformazione in Consorzio CBI Note 9 13 21 29 35 43 48 51 54 57 59 61 62 63 68 70 72 74 77 81 88 93 101 Una storia lunga dieci anni La nascita del Servizio CBI L o scenario degli anni Novanta si configura come inequivocabilmente segnato dall’ascesa di internet, network globale, interattivo e multimediale di comunicazione che consente di ridurre, fino ad annullare, la distanza tra tutti gli attori di mercato e rendere immediatamente accessibile la conoscenza. Già nel 1991 il comparto bancario italiano, intuite le enormi potenzialità ed implicazioni della diffusione su scala planetaria della “rete”, si attivò per rendere disponibili strumenti di pagamento tramite electronic banking (sulla scorta del piano attivato dalle Nazioni Unite di concerto con l’allora Comunità Economica Europea) e per lo sviluppo di documenti elettronici (su standard UN/EDIFACT) in sostituzione di quelli cartacei tradizionali utilizzati negli scambi commerciali. Quel progetto, sviluppato da un gruppo di lavoro misto banche/imprese sotto la regia di Banca d’Italia/Abi/Confindustria, condusse all’introduzione sul mercato di servizi di incasso e pagamento quali ad esempio RID, Ri.Ba., MAV e bonifico, basati su un colloquio interbancario elettronico standardizzato, caratterizzato da tempi di esecuzione estremamente contenuti. Alle imprese fu inoltre data l’opportunità di adottare ulteriori standard specifici per rendere le proprie transazioni con la banca interamente elettroniche. 9 Come oggi appare evidente, l’electronic banking consentiva all’impresa di ottimizzare i tempi di utilizzo delle proprie disponibilità finanziarie riducendo al contempo sia i costi diretti (come le spese per il personale impiegato nella gestione degli incassi e pagamenti), sia quelli indiretti, conseguenti al ritardo con cui l’impresa veniva a conoscenza dell’esito dell’incasso di un proprio credito. L’adozione degli standard di colloquio elettronico per lo scambio di flussi di incasso e pagamento fu subito estremamente ampia da parte delle banche, sebbene al contrario limitata a poche pionieristiche imprese dal lato degli utenti; convinti della bontà della propria “visione”, gli istituti bancari attivarono tra il 1993 e il 1994 dei gruppi di lavoro incaricati di studiare e sviluppare servizi telematici ancora più “accattivanti” per attrarre ulteriori imprese e conquistare le opportunità di business che si affacciavano sul mercato. LE ESIGENZE DEL MERCATO In estrema sintesi, il sistema bancario assunse su di sé l’onere di riscontrare l’esigenza delle imprese di semplificare e razionalizzare la gestione dei rapporti di conto corrente intrattenuti dalla singola impresa con una pluralità di banche. La semplificazione si concretizzava nell’unificazione del colloquio e quindi nella 10 possibilità di operare con tutte le banche di cui la stessa impresa si avvaleva dialogando con una sola di esse, ovvero con soggetti a ciò appositamente delegati dalle banche, per inoltrare disposizioni di pagamento e di incasso e per riceverne gli esiti, per ottenere le informazioni di natura contabile indispensabili per la gestione di un efficace cash management e per dare ulteriori istruzioni operative alle proprie banche. La razionalizzazione doveva poter consentire una conoscenza costante e tempestiva dell’andamento dei flussi finanziari dell’impresa, un conseguente controllo dell’andamento dei rapporti commerciali sottostanti, reso possibile da una più veloce conoscenza degli incassi non andati a buon fine, un’efficace gestione della tesoreria aziendale ed una integrazione dei dati, sia informativi che contabili, provenienti dalle banche, con gli archivi e le procedure dell’impresa. In tale contesto, le banche, anche al fine di rispondere alle spinte concorrenziali e pertanto al rischio di disintermediazione derivante dall’offerta di servizi di corporate banking da parte di soggetti non bancari (principalmente GEIS ed Intesa Global Value) che si stavano frapponendo tra impresa e banca, svilupparono un servizio evoluto di Corporate Banking Interbancario (Servizio CBI) su base competitiva, utilizzando le proprie infrastrutture interbancarie efficienti ed affidabili, offrendo alla clientela un servizio ad alto valore aggiunto e riducendo, nel contempo, i propri costi di gestione. OBIETTIVO STANDARD DI SISTEMA Nel febbraio del 1995 l’ABI inviò a tutte le banche la versione definitiva dei contratti che disciplinavano i rapporti del cliente fruitore del Servizio CBI con la banca proponente e la banca passiva, evidenziando i ruoli e le responsabilità del cliente, generalmente impresa, delle banche, nonché degli altri soggetti che svolgevano attività funzionali alla fornitura del servizio (Centri Applicativi). Il servizio si fondava sui seguenti capisaldi: la banca proponente offriva, oltre alla stazione di lavoro (interfaccia dell’impresa), un servizio di accentramento e di smistamento di flussi elettronici e le banche passive eseguivano e fornivano, rispettivamente, le consuete operazioni ed informazioni sulla base di istruzioni date dal cliente mediante flussi elettronici. I flussi veicolati nell’ambito del servizio si distinguevano principalmente in due tipologie: • flussi dispositivi: originati dalla clientela e destinati alla banca detentrice del conto, costituiti dagli ordini di incasso (Ri.Ba., RID e MAV), ordini di pagamento (boni- fici, emolumenti, richiesta di emissione di assegni circolari e assegni di quietanza), ritiro effetti; • flussi informativi: originati dalla banca detentrice del conto e destinati alla clientela, costituiti dalle segnalazioni di esito di pagamento e di portafoglio (insoluti, pagati e storni), movimenti e saldi dei conti correnti in lire e in divisa e dei conti anticipi in divisa, saldi dossier titoli e situazione del portafoglio effetti. Per quanto riguarda il ruolo della banca proponente e della banca passiva era stato così normato: • “la banca proponente, oltre che dell’attività di promozione del servizio presso la clientela, si deve far carico di assistere, ove necessario, il singolo cliente nella realizzazione del collegamento telematico e nell’attivazione del conseguente colloquio; si tratta quindi di attività prevalentemente tecniche che possono essere affrontate dalle banche direttamente ovvero facendo ricorso alle cosiddette ‘strut11 ture tecniche delegate’ e cioè ad enti societari o consortili specializzati; • la banca passiva deve soltanto prendere in carico le istruzioni contenute nei flussi elettronici che le pervengono, operando quindi, ad esempio, come banca assuntrice di Ri.Ba., RID, MAV, ordinante di bonifici, emittente di assegni circolari, fornitrice di informazioni contabili, mentre, per quanto concerne l’esecuzione delle istruzioni contenute nei flussi presi in carico, la medesima banca passiva può operare secondo i consueti criteri di gestione del rapporto con la clientela. […] Conseguentemente, fatta salva la piena discrezionalità delle banche nella decisione di assumere il ruolo di banca proponente, sembra opportuno sottolineare che, per converso, l’eventuale rifiuto da parte della singola banca di assumere il ruolo di banca passiva nei confronti della clientela interessata al servizio, e quindi disposta a farsi carico degli eventuali costi ad esso connessi, non avrebbe giustificazione di natura formale o sostanziale”.1 Tale iniziativa di sistema fu accettata di buon grado dalle banche, anche da quelle di maggiore dimensione che avevano già sviluppato un proprio servizio di home banking/corporate banking secondo standard proprietari, in quanto da un lato potevano contare sull’approccio e sul supporto cooperativo in ambito ABI, che si impegnava 12 ad estendere il mercato di riferimento complessivo attivando un’adeguata campagna informativa, dall’altra potevano mantenere un approccio competitivo su un mercato più esteso, in cui fidelizzare la nuova clientela attraverso politiche di prodotto più flessibili. La gestione del Marchio CBI e del suo sviluppo fu affidata ad un apposito Comitato Guida, privo tuttavia di poteri decisionali autonomi, ma con solo funzione di supporto all’ABI, in quanto organo tecnico delegato dal Comitato Esecutivo della stessa ABI. Il successo dell’iniziativa e i limiti derivanti dalla strutturazione organizzativa del Comitato Guida e dalla sua ristretta autonomia, nonchè la possibilità di sviluppare servizi bancari a supporto dell’e-commerce Business-to-Business, portò nel 2001 alla creazione di un’entità giuridica ad hoc per la gestione del Marchio CBI: il 19 dicembre 2001 nacque l’Associazione per il Corporate Banking Interbancario (ACBI). ■ La creazione dell’Associazione per il CBI “L’anno 2001 il giorno diciannove del mese di dicembre in Roma, via delle Botteghe Oscure 46 presso gli uffici dell’Associazione Bancaria Italiana [...] è costituita […] ‘Associazione per il Corporate Banking Interbancario’. L’associazione ha sede in Roma (RM) Piazza del Gesù n. 49”.2 I l Comitato Esecutivo dell’ABI, accogliendo favorevolmente la decisione proposta dall’ex-Comitato Guida CBI, aveva pertanto deliberato la costituzione di un apposito organismo, denominato Associazione per il Corporate Banking Interbancario (ACBI), finalizzato alla gestione di sistema del Servizio CBI, preservando, nel contempo, le capacità concorrenziali delle singole banche. L’ACBI poteva così determinare autonomamente il giusto assetto da dare allo sviluppo del Servizio e del relativo Marchio CBI – marchio collettivo di proprietà dell’ABI la cui licenza d’uso era al tempo affidata a ciascuna banca – tale da rispondere a criteri imprenditoriali, sia sotto il profilo organizzativo che economico. La scelta di costituire un’apposita Associazione, preservando gli asset già esistenti, garantiva maggiore flessibilità di analisi per lo sviluppo del Servizio a livello nazionale ed internazionale, la manutenzione evolutiva degli standard, la definizione di una 13 nuova infrastruttura architetturale, nonché per l’avvio di attività di comunicazione volte a promuovere il Servizio CBI e a raggiungere nuovi utenti nel target di riferimento. Con queste premesse si iniziavano a delineare i vari filoni sviluppati negli anni a seguire. Importanti progetti e cambiamenti furono affrontati senza indugio già nel 2002, tra cui in primis la creazione del sito associativo (www.associazionecbi.it), che permetteva non solo di apprendere notizie sulle attività in corso, ma consentiva agli associati, e a tutti i soggetti interessati, di accedere alla documentazione tecnica e normativa del Servizio CBI. Si metteva così in pratica una delle maggiori opportunità dell’on-line: la diffusione della conoscenza e con essa la comprensione da parte del mercato dei vantaggi derivanti dall’adozione di standard condivisi e di un servizio, quello CBI, così flessibile ed importante per la gestione della tesoreria aziendale. 14 Nello stesso anno si procedette anche alla cessione, da parte dell’ABI, della licenza del Marchio CBI all’ACBI, assicurando a quest’ultima l’uso esclusivo del marchio con facoltà di sub-licenza a banche e/o ad Enti Capogruppo di Gruppi bancari nonché l’opportunità di disciplinare il Servizio Corporate Banking Interbancario in ogni suo aspetto, ivi compreso il Regolamento del marchio. In ambito di sviluppo si iniziarono inoltre ad approfondire le soluzioni tecnico-organizzative-normative, la definizione di una policy di sistema per l’introduzione della Firma Digitale in CBI, sia nella tratta Cliente – Banca Passiva che nella tratta Banca Passiva – Cliente, nonché l’istituzione dell’Elenco dei Certificatori che avrebbero operato nel canale CBI. L’estate dello stesso anno, nell’ambito delle modalità di riscossione delle imposte introdotte al tempo dalla Pubblica Amministrazione, l’ACBI lanciò il “Servizio Pagamento F24 Remote Banking – CBI” per l’invio telematico dei dati di pagamento alle banche, consentendo a ciascun contribuente dotato di un sistema informatico collegato con la propria banca, di eseguire i pagamenti tramite collegamento remoto e di ricevere, sempre in remoto, le attestazioni di conferma degli avvenuti pagamenti. Il Servizio portò un incremento immediato delle imprese utenti del servizio (a dicembre 2002, 772 banche – oltre il 38% in più rispetto al 1997 e l’11% in più rispetto al 2001 – erogavano il Servizio CBI a circa 350.000 imprese, con un tasso di crescita del 24% rispetto al 2001 e del 440% rispetto al 1997, quando circa 65.0003 imprese utilizzavano il Servizio CBI). L’offerta di tale funzionalità nell’ambito del Servizio CBI apportò notevoli vantaggi negli anni a seguire in termini di business. In particolare nel 2006, quando la legge n. 248/2006 introdusse l’obbligo per i soggetti titolari di partita IVA di utilizzare, anche tramite intermediari, modalità telematiche per il pagamento delle imposte, contributi e premi, ricompresi nel modello F24, già disponibile nel canale CBI da quattro anni, riconfermò quindi la capacità del sistema bancario di rispondere alle esigenze delle imprese tramite la creazione di standard di sistema. Tale obbligo comportò un repentino incremento degli utenti del Servizio CBI (circa 100.000 in più nel primo mese di entrata in vigore). Ad oggi sul canale CBI è veicolato circa il 70% dei pagamenti dei modelli F24 telematici. UN NUOVO MODELLO Oltre ai progetti “ereditati” dalla gestione ABI del Servizio CBI, si deve aggiungere una forte spinta innovativa derivante dall’avvio, nel mese di aprile 2002, di uno studio, in collaborazione con la Società di consulenza McKinsey, finalizzato alla realizzazione del “Nuovo Corporate Banking Interbancario”. Tale progetto era scaturito dalla necessità di verificare l’architettura logica e tecnologica del CBI al fine di ampliare la gamma dei servizi offerti, il ruolo del CBI in ambito della “payment initiation” internazionale (tenuto in particolare conto del profilarsi all’orizzonte di possibili scenari di cambiamento dopo anni di staticità), la risoluzione di importanti criticità quali la governance ed i meccanismi di controllo. Il progetto, denominato “Realizzare il Nuovo CBI-Fase 1”, subì una ulteriore ac15 celerazione con la successiva Fase 2, supportata da una nuova Società di consulenza, Arthur D. Little, finalizzata a definire, a partire da gennaio 2003, un nuovo modello di governance, lo sviluppo dei servizi esistenti e l’implementazione di nuovi, l’adeguamento tecnologico ed infrastrutturale nonché l’attivazione di iniziative speciali e l’avvio di uno studio per l’internazionalizzazione del CBI. Gli sviluppi del mercato del Corporate Banking Interbancario e le nuove dinamiche evolutive furono presentate nel corso del primo Convegno CBI che si tenne a Roma, presso Palazzo Altieri, nei giorni 30 e 31 gennaio 2003. Dando seguito alle attività intraprese nel corso del suo primo anno di vita, l’ACBI nel 2003 continuò l’opera di affinamento del Regolamento del marchio, attività questa finalizzata al miglioramento dell’efficienza e della trasparenza dei rapporti normativi tra i soggetti coinvolti. In tal senso il 1° ottobre 2003 entrò in vigore la nuova Sezione “Albo delle Strutture Tecniche Delegate”, volta ad identificare i requisiti necessari ad operare sulla rete CBI e a garantire la qualità dei processi informatici e dei relativi prodotti, sulla base di standard riconosciuti a livello internazionale. Nel contempo fu avviato uno specifico filone progettuale volto a sviluppare un sistema di performance management per il 16 monitoraggio dei livelli di servizio del sistema nonché per la creazione di efficaci meccanismi di sanzionamento e/o di incentivazione. In tal modo le banche associate sarebbero state maggiormente attente al mantenimento dell’elevata qualità dei servizi offerti, garantiti dalla stessa Associazione, essendo il CBI un marchio collettivo. La ricchezza delle attività normative dell’ACBI fu oggetto negli anni immediatamente a seguire di una complessa opera di revisione ed attualizzazione che portò alla realizzazione del “Testo coordinato della Normativa CBI”, che sin dalla sua prima stesura (terminata nel dicembre 2004) fu impostato in modo da consentire anche l’acquisizione di ulteriori contenuti normativi in sintonia con le linee di evoluzione del Servizio CBI. Ma il 2003 è stato anche l’anno in cui sono state gettate le basi per la realizzazione del Nuovo CBI, attraverso l’approfondimento delle tematiche inerenti a quattro filoni progettuali: • miglioramento dei servizi attuali e sviluppo di nuovi servizi, che avrebbero sfruttato le potenzialità della cosiddetta nuova architettura al fine di massimizzarne l’utilità e garantire la sicurezza delle transazioni; • sviluppo della nuova architettura tecnologica, mediante la valutazione delle al- ternative logiche e tecnologiche esistenti in ottica di innovazione sostenibile; • adeguamento dei meccanismi di governo e gestione del servizio, per lo sviluppo del nuovo modello di funding e di performance management; • sviluppo della strategia di posizionamento internazionale del CBI, con relativo monitoraggio dei trend di mercato a livello internazionale. Tali progetti furono ampiamente sviluppati negli anni immediatamente successivi anche attraverso la partecipazione a gruppi di lavoro internazionali, partendo dall’UN/CEFACT - United Nations Centre for Trade Facilitation and Electronic Business e dal CEN - European Committee for Standardization. In particolare, grazie a questi approfondimenti, furono definiti nuovi servizi a valore aggiunto che presentavano differenze significative rispetto a quelli disponibili sull’architettura utilizzata in quel periodo. I servizi furono classificati in quattro aree, in una catalogazione che in sostanza resiste ancora oggi: • Area Incassi e Pagamenti; • Area Informativa; • Area Gestione Documentale, in cui si diede avvio alla ancora attuale analisi dei servizi di “fatturazione elettronica”, complementari all’offerta al Cliente del servizio di “anticipo fatture”; • Servizi in altri ambiti: quest’ultima area era fondamentalmente dedicata a sviluppare i supporti tecnologici affinché i servizi erogati potessero migrare gradualmente sulla nuova architettura (c.d. procedura di “Porting”). COLLABORARE E COMUNICARE L’analisi e la modellazione di tali servizi avvenne non solo attraverso gli approfondimenti dei gruppi di lavoro bancari e le esperienze internazionali, ma anche attraverso un confronto diretto con il mercato, grazie alla costituzione del c.d. Forum di Consultazione (Stakeholder Forum). In particolare, le imprese, utenti finali del servizio la cui soddisfazione dei business need rappresenta per la banca, e più in generale per il sistema bancario, un fattore di successo, erano già state spesso coinvolte nelle attività dell’ACBI attraverso survey specifiche inerenti ai temi di interesse. Ciò aveva messo in evidenza un’importante attività di comunicazione con le 17 terze parti che tuttavia rimaneva saltuaria e circoscritta. Mossa da tali considerazioni, e al fine di strutturare i contatti ed interagire costantemente con tutti i soggetti della filiera del Servizio CBI, l’ACBI ritenne pertanto opportuno attivare il Forum di Consultazione, con la finalità di creare una comunità di interessi aggregabile attraverso tavoli tecnici (per la verifica delle technicalities e della coerenza degli standard individuati con le linee evolutive del settore tecnologico) e di business (per la verifica dell’effettivo interesse all’utilizzo di tali servizi da parte degli utenti finali) in un’attività di confronto, condivisione ed informativa sotto la guida della stessa ACBI. In tal senso i principali stakeholder che l’ACBI coinvolse sin da subito (il kick-off avvenne il 3 marzo 2004) nel Forum di Consulta- 18 zione furono molteplici: Enti pubblici, Aziende ed Associazioni di categoria, Software Vendors, Service Providers, ed altri soggetti che man mano venivano identificati come key players esterni da coinvolgere. Un impegno che ha portato l’ACBI a stringere importanti alleanze con diverse Istituzioni ed Associazioni di categoria, tra cui, solo a titolo esemplificativo, la firma il 4 luglio 2005 di uno specifico accordo con Assosoftware (appartenente a Confindustria e comprendente le principali aziende dell’Information Technology operanti nel settore gestionale) con l’obiettivo di definire uno standard condiviso in materia di trasmissione elettronica della fattura, a supporto delle attività dei vendors. Nello stesso anno l’ACBI iniziò la collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, al fine di acquisire alcune analisi esterne per approfondire lo scenario di mercato in cui si stava sviluppando il Nuovo CBI nonché instaurare un confronto di tipo collaborativo con soggetti che, tuttora, costituiscono un “affaccio” importante al mondo delle imprese quali opinion leader. Tale collaborazione, iniziata nell’ambito dell’Osservatorio permanente sul B2B, si consolidò nel 2006 con la costituzione, su impulso della stessa Associazione, dell’Osservatorio sulla Fattura Elettronica e Dematerializzazione, divenuto negli anni un punto di riferimento nazionale ed internazionale per l’analisi di scenario della fattura elettronica. Lo stesso anno 2004 vide l’avvio delle attività di marketing e comunicazione, che rivestono da sempre un importante ruolo per lo sviluppo e la creazione di rapporti con tutti gli stakeholder del Servizio CBI. La realizzazione della prima brochure istituzionale e di uno specifico corso di formazione di e-learning sul Servizio CBI, l’avvio di costanti rapporti con la stampa, la partecipazione a Fiere non solo di settore, ma di settori integrabili (la prima fu Smau 2004), al fine di comunicare al mercato gli sviluppi del servizio ed interagire con gli stakeholder per ulteriori spunti di business, sono solo le prime di una serie di attività che si sono arricchite nel corso degli anni successivi. Nell’ambito del filone internazionale nel corso del 2004-2005 fu realizzato un importante documento di descrizione dello scenario di riferimento per il Servizio CBI (il c.d. “Metascenario”), volto a supportare la condivisione delle considerazioni di riposizionamento della piattaforma CBI. Il lavoro si focalizzava sui paesi dell’Unione Europea e sulle Acceding Countries (Paesi che sarebbero entrati a far parte della UE entro il 2010) per i quali fu compiuta un’analisi quantitativa della struttura del mercato corporate e bancario. Nel medesimo documento si presentava un’analisi sull’evoluzione del rapporto banca-impresa, sull’offerta dei servizi corporate e dei servizi elettronici di pagamento. Le evidenze e le considerazioni emerse nei singoli ambiti dell’analisi furono utilizzate per la definizione del contesto competitivo 2005-2010, identificando le opportunità e le minacce per il canale CBI e i possibili competitors, nonché le possibili alternative di riposiziona19 mento del Servizio CBI nel panorama internazionale. Tale analisi permise anche di comprendere che il mercato era maturo per lo sviluppo e l’implementazione di una nuova architettura tecnologica, attraverso la quale il sistema bancario potesse rispondere ai nuovi business requirement richiesti dal mercato, offrendo servizi più veloci, flessibili e sicuri – tramite l’utilizzo della firma digitale – basati sullo standard XML, ampiamente diffuso a livello internazionale. Pertanto al fine di scegliere il fornitore di rete in grado di implementare tale nuova architettura, nel corso del 2004 l’ACBI portò avanti un’apposita gara che permise di assegnare alla SIA tale importante progetto. Lo sviluppo e l’implementazione del “CBI2” – per una community che a fine 2006 ormai comprendeva oltre 680 20 banche associate, pari a circa l’88% del totale del sistema italiano, e circa 600.000 imprese utenti del Servizio – raggiunto anche grazie al contributo consulenziale della società Value Partners, ed i relativi approfondimenti tecnologici e test, videro impegnate le risorse dell’ACBI e l’intero sistema bancario per i due anni successivi. ■ Il passaggio alla nuova architettura: il CBI2 25 febbraio 2007: completata con successo l’ultima fase di migrazione del CBI alla nuova architettura. Nasce il CBI2. Questa data, attesa con trepidazione da tutti gli attori della community CBI, ha segnato un passaggio fondamentale nella storia del Corporate Banking Interbancario, non solo per gli sforzi e le risorse messe in campo dal punto di vista tecnico, commerciale e normativo per la realizzazione del CBI2, ma anche per la nuova dimensione in cui si sarebbero proiettate le future attività del CBI. Preceduto da un Roadshow informativo che aveva toccato, nei mesi di aprile-maggio 2006, sette diverse città italiane (Milano, Torino, Verona, Bologna, Firenze, Napoli, Padova) con oltre 1.300 iscritti, la fase di migrazione vide il coinvolgimento massivo di tutti gli associati in attività di test e di monitoraggio (furono costituite le c.d. war room per svolgere attente attività di controllo tecnico). La prima attività fu il passaggio sulla nuova architettura di tutti i flussi dispositivi ed informativi, relativi ai servizi erogati sulla rete CBI (c.d. Porting degli attuali servizi), di circa 600.000 aziende clienti delle allora 685 banche (88% del Sistema bancario) senza impatti sulla clientela. A differenza dell’architettura tecnologica utilizzata fino al 2006, basata su una logica di funzionamento “a tratte”4 – che comportava rilevanti tempi di trasmissione dei mes21 saggi dalla banca proponente alla banca passiva destinataria (fino a 3 ore) – la nuova architettura adottava una logica di collegamento peer to peer – attraverso i Nodi5 della Rete – permettendo di veicolare messaggi in pochi secondi tra la Banca Proponente Mittente e la Banca Destinataria. Il nuovo collegamento telematico, supportando inoltre la firma digitale a protezione dei messaggi, rendeva lo scambio di dati tra imprese, per il tramite delle proprie banche proponenti, più veloce e sicuro, con un conseguente aumento dell’efficienza ed una sensibile diminuzione dei costi. La nuova architettura, presentava caratteristiche tecniche peculiari, integrando quattro componenti specifiche: • Rete Logica: garanzia di sicurezza, di consegna unica e certificata e gestione delle eventuali problematiche relative alla trasmissione dei messaggi sulla Rete Fisica; • Rete Fisica: gestione della trasmissione fisica dei messaggi; • Directory: “pagine gialle” delle informazioni anagrafiche dei soggetti connessi alla Rete, consultabile dalle banche associate per gestire l’indirizzamento applicativo; • Sincronizzazione Orologi: allineamento degli orologi interni dei Nodi connessi 22 alla Rete Fisica, al fine di permettere la governance sulla Rete. SERVIZI A VALORE AGGIUNTO Il CBI2 non significava solo maggiore sicurezza e velocità per la veicolazione dei flussi già esistenti, ma rappresentava l’apertura all’implementazione di servizi innovativi, costruiti con standard flessibili ed interoperabili in quanto basati sul linguaggio XML6 e su una nuova modalità di comunicazione tra i diversi soggetti appartenenti alla comunità CBI: si era passati all’end-to-end. Ciò significava che un’impresa attraverso il CBI2 poteva finalmente dialogare non solo con tutte le banche con cui intratteneva rapporti di conto attraverso un’unica interfaccia, ma che, attraverso la stessa interfaccia, l’impresa potesse dialogare con tutte le altre imprese appartenenti alla comunità CBI, abilitando tanto lo scambio di informazioni quanto lo scambio di documentazione, sia in modalità strutturata che in modalità non strutturata, ad esempio per l’invio di immagini e file di vario tipo. A ciò si poteva aggiungere la possibilità di creare servizi a valenza internazionale, che potevano rispondere all’esigenza delle banche italiane non solo di affrontare la concorrenza delle banche straniere ma, soprattutto, di offrire alla propria clientela corporate un valido supporto per rendere i processi interni efficienti, dinamici e competitivi verso scenari di business sempre più complessi ed integrati. I servizi innovativi che potevano essere sviluppati sulla nuova architettura afferivano principalmente alle seguenti aree: • Area Incassi e Pagamenti: che avrebbe compreso servizi di tipo “bonifico evoluto” (es. Bonifico ad iniziativa del Beneficiario), con riferimenti strutturati dell’operazione per abilitare beneficiario ed ordinante alle operazioni di riconciliazione automatica e rendicontazione; • Area Informativa: comprensiva di servizi quali il saldo (singolo e multiplo) ed i servizi informativi più complessi; • Area Gestione Documentale: che avrebbe incluso i servizi di “gestione documentale” in senso stretto e di “fattura- zione elettronica”, propedeutici all’offerta al cliente di servizi ad elevato valore aggiunto per la dematerializzazione del processo ordine-pagamento ed il conseguente aumento dell’efficienza dei processi aziendali. Gli obiettivi che hanno guidato la strutturazione dei nuovi servizi CBI tenevano in considerazione i presupposti che l’EPC European Payment Council stava formulando nell’ambito dei Rulebook SEPA-Single Euro Payment Area (come ad es. strumenti aperti a tutti i segmenti del mercato, gestione automatizzata end to end efficiente ed efficace, armonizzazione e flessibilità degli standard, utilizzando lo standard XML, supporto al trattamento STP (Straight Through Processing), supporto alla riconciliazione automatica e dematerializzazione dei documenti, etc.). A tale 23 riguardo gli standard che l’Europa stava adottando in ambito interbancario per l’erogazione di servizi “paneuropei” di pagamento ed incasso diretto erano basati su quelli registrati sotto la nuova denominazione finanziaria UNIFI/ISO20022, a cui l’ACBI si stava attenendo per lo svi- 24 luppo dei requisiti dei nuovi servizi per la community CBI, ed anche pertanto nella tratta customer to bank. Più tardi, l’ACBI avrebbe registrato nel Repository ISO20022 due nuovi servizi, ad uso della comunità internazionale: la Richiesta Anticipo Fattura (Invoice Financing Request), nel 2007, ed il Bonifico ad iniziativa del beneficiario (Creditor Payment Activation Request), nel 2010. Oltre alla compliance internazionale, rilevante risultava essere l’integrazione dei sistemi e dei linguaggi informatici, che avrebbe permesso ai dati che viaggiavano sul CBI di essere usati dalle imprese direttamente nei loro sistemi contabili, con l’ulteriore vantaggio di una maggiore semplificazione nei processi aziendali attraverso l’integrazione automatica dei processi logistico-commerciali con quelli finanziari, realizzando l’efficientamento della financial value chain, facendo perno sulla fattura elettronica quale momento di sintesi tra i due processi aziendali sopra descritti. Ciò avrebbe realizzato il superamento del tradizionale processo di gestione del ciclo attivo/passivo – ed il relativo collegamento con gli aspetti finanziari – caratterizzato da un elevato impiego di risorse aziendali e da inefficienze, quali ad esempio la possibilità di errori e discrepanze tra i documenti commerciali e quelli atte- stanti il regolamento finanziario, l’allungamento dei tempi di processamento, la scarsa integrazione tra le applicazioni aziendali, che comporta la ridondanza di attività a basso valore e la ridotta fruibilità delle informazioni. Diversamente il servizio di fatturazione elettronica, sviluppato nell’ambito dei servizi di gestione documentale CBI, sia per il ciclo attivo che per il ciclo passivo, avrebbe permesso alle aziende di ottenere vantaggi di costo e di processo, grazie all’integrazione dei processi amministrativo contabili (fasi di emissione, spedizione, presentazione, conservazione, gestione del documento) con i processi finanziari (ciclo di incassi/pagamenti ed eventuale finanziamento dalle banche), abilitando varie funzionalità, fra cui lo scadenziario, la gestione di dispute ed insoluti, ed infine la riconciliazione tra movimenti gestionali e finanziari. La Ricerca dell’Osservatorio Fattura Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano, gestita in collaborazione con l’ACBI, già dalla sua prima stesura, permise di evidenziare che l’integrazione dell’intero ciclo dell’ordine, o di porzioni significative di esso, avrebbe permesso benefici in termini di produttività e di risparmio di costi fino a 60 euro a ordine o fattura, nonché maggiore accuratezza e tempestività. Tale ricerca affinò i dati negli anni successivi fino a sottolineare che i benefici – nel caso in cui si ricorra alla completa integrazione e dematerializzazione del ciclo – vanno dai circa 25€ per ciclo, nel settore farmaceutico, agli oltre 70€ per ciclo, nel settore degli elettrodomestici, corrispondenti a una riduzione percentuale del costo iniziale che oscilla tra il 65% e l’85%, a seconda del settore. Emergeva inoltre che il Tempo di Payback dell’investimento necessario per il processo di dematerializzazione del ciclo era generalmente inferiore ad un anno ed il Valore Attualizzato Netto dell’investimento – una misura del valore complessivamente ottenibile dal progetto nell’arco della sua vita utile, sottratti gli investimenti iniziali e i costi di gestione – era praticamente sempre positivo nei dieci anni7. UNA RETE INTEGRATA Il valore della nuova rete CBI risultava essere pertanto ancora più evidente per le imprese: con i nuovi servizi in area Gestione Documentale – che consentivano lo scambio di documenti (sia strutturati che non strutturati) in formato elettronico tra azienda mittente e destinataria, per il tramite delle rispettive banche proponenti – il CBI2 rispondeva già nel 2007 alle esigenze della clientela offrendo un servizio innovativo in grado di veicolare le 25 informazioni volte a favorire l’automatizzazione e l’integrazione dei processi aziendali (es. integrazione del ciclo di fatturazione e pagamenti), fornendo un ulteriore canale di invio della fattura elettronica e rispondendo ai requisiti di sicurezza, grazie all’uso della firma digitale. Di notevole interesse nel processo di modellazione di tali servizi, oltre alle già citate spinte esogene derivanti dalle nuove linee evolutive prospettate in ambito SEPA, fu il generale fermento in ambito internazionale sul tema della definizione di standard sui servizi di pagamento e di gestione documentale. In tale processo l’ACBI, sulla base della propria expertise acquisita dall’analisi dello scenario domestico ed internazionale, nonché dalla costante partecipazione a consessi internazionali istituzionali e di mercato, si propose nel ruolo di first mover per la definizione di standard relativi al servizio di Richiesta Anticipo Fattura in ambito ISO 200228 partendo dalla struttura delle informazioni presenti nella testata della fattura elettronica. Tale servizio avrebbe supportato l’ottimizzazione della gestione della tesoreria di un’impresa, soprattutto di piccole dimensioni, agevolandone non solo la capacità di gestione del cash flow al fine di effettuare eventuali investimenti profittevoli, ma soprattutto l’automazione dei processi in26 terni. In particolare, il valore commerciale si sostanziava nel fornire all’impresa l’opportunità di trasformare la fattura in capitale circolante, consentendo di tener fede agli impegni di pagamento nonché di coprire i costi di gestione prima dell’incasso della fattura. Il servizio di “Richiesta Anticipo Fattura”, registrato nel Repository ISO20022 nel novembre 2007, fu offerto alla propria clientela dalle banche CBI in modalità facoltativa a partire da marzo 2009. Sulla base di questa positiva esperienza e del valore che l’adozione di uno standard ISO20022 rappresentava per la propria community, negli anni successivi si portò a compimento il processo di registrazione anche del servizio di “Bonifico ad Iniziativa del Beneficiario” (settembre 2010), basato sugli standard internazionali di pagamento ISO adottati dal progetto SEPA. Tale servizio, ad oggi in fase di rilascio, permetterà di inviare, dal Beneficiario all’Ordinante una richiesta di bonifico pre-compilata (con le informazioni in possesso del Beneficiario, come ad esempio, le informazioni di accredito) e abiliterà la riconciliazione automatica tra richieste ed esiti, e la possibilità di inserire cross-reference tra documenti (es. fatture) e pagamenti correlati. Tali esperienze manifestano la fervente attività in ambito internazionale. Fer- mando l’analisi al solo 2007, l’ACBI aveva già instaurato rapporti con vari stakeholder e decision maker al fine di condividere gli indirizzi di sistema finalizzati a garantire la massima compliance con lo scenario internazionale, partecipando direttamente a: • “Informal e-Invoicing Task Force”, promossa dalla Commissione Europea per la definizione delle regole e dei modelli finalizzati a rendere interoperabili gli schemi di pagamento SEPA con le soluzioni di fatturazione elettronica; • Gruppo di Lavoro UN/Cefact TBG5 che si occupava dei requirements di standardizzazione per il settore Finance, in qualità di membro permanente; • SEG (Standard Evaluation Group) Trade Services, SEG Payments, che si occupavano della valutazione tecnica degli stan- dard oggetto di inserimento nel Repository ISO 20022, in qualità di membro permanente; • Registration Management Group ISO 20022 e gestione del processo di registrazione nel Repository ISO 20022 dei nuovi servizi, in qualità di membro permanente; • Iniziative istituzionali quali CEN/ISSS, ramo ICT del CEN (Workshop e-Invoicing), Cenelec, ETSI, EPC/OITS/SPTF (raccomandazioni di sicurezza per la tratta C2B); • Task Force “E-Mandate” costituita in seno all’EPC EDD WG (gruppo di lavoro Direct Debit SEPA), con la finalità di collaborare alla stesura di un processo di gestione elettronica del mandato da integrare nel Rulebook del servizio Direct Debit, promuovendo il modello in uso presso la comunità bancaria italiana. L’attività internazionale si consolidò anche grazie alla prima partecipazione diretta dell’ACBI con un proprio stand a Sibos 2007 (Boston, 1-5 ottobre 2007), il più importante evento internazionale sui servizi finanziari, che permise di ampliare il networking con i maggiori esponenti e le principali società di questo mercato, e far conoscere all’estero l’esperienza del sistema bancario italiano nell’ambito dei servizi di payment initiation. Proprio questa vocazione internazionale, che si amplierà nel corso degli anni a se27 guire, divenendo sempre più correlata ed indistinguibile con gli altri molteplici progetti sviluppati a livello nazionale, e l’apertura a nuove attività e nuovi target di clientela, portò l’ACBI ad interrogarsi sull’adeguatezza della propria struttura organizzativa, tenuto anche conto degli imponenti cambiamenti che stavano avvenendo nel mercato finanziario, non da ultimo l’ingresso in esso di intermediari nuovi e diversi da quelli tradizionali. ■ 28 La trasformazione in Consorzio CBI L’ avvenuto mutamento del ruolo del CBI, a seguito della realizzazione della nuova architettura, aveva dato avvio anche a nuove attività, alcune con possibili sviluppi commerciali, che non si confacevano con la natura di Associazione non riconosciuta dell’ACBI. Pertanto al fine di rendere coerente attività e forma giuridica, dopo attente analisi di carattere legale, il 20 maggio 2008 l’Assemblea annuale approvò la costituzione del “Consorzio CBI - Customer to Business Interaction”. La nuova forma giuridica avrebbe permesso da un lato di mettere a frutto le nuove opportunità aperte dal progresso tecnologico e dalla nuova infrastruttura telematica e, dall’altro, di far fronte alle sempre nuove sollecitazioni del mercato e del mutato contesto normativo italiano ed europeo, per esempio dopo l’approvazione della Direttiva europea sui servizi di pagamento in corso di recepimento nei singoli stati dell’Unione. Il Consorzio con “soggettività esterna” rappresentava la forma organizzativa più semplice e flessibile per l’esercizio di attività economiche dirette verso un insieme omogeneo di soggetti, caratterizzati per questo da un bisogno comune9. Sul piano dell’organizzazione, attraverso la trasformazione diretta, non era stato necessario creare alcuna ulteriore struttura e i soggetti che partecipavano all’Associazione si erano semplicemente trasformati in consorziati. Anche dal punto di vista giuridico, 29 l’impianto normativo proprio dell’Associazione fu in larga misura trasfuso nello statuto del Consorzio. Scopo del Consorzio è quindi l’attività di “manutenzione ed aggiornamento, sia in Italia che all’estero, dell’infrastruttura tecnica destinata a consentire ai consorziati di realizzare, in via telematica, il collegamento ed il colloquio con la clientela, in ottica di interoperabilità a livello nazionale ed internazionale… nell’interesse dei consorziati e di altri soggetti, ivi compresa la Pubblica Amministrazione”.10 UNA NUOVA BRAND IDENTITY Oltre che importanti implicazioni di tipo giuridico ed operativo, tale trasformazione dell’ACBI in Consorzio CBI comportò la definizione di una nuova brand identity, che distinguesse e caratterizzasse 30 il nuovo organismo consortile. La ratio sulla quale si decise di costruire la nuova brand identity fu quella di considerare il marchio del nuovo Consorzio indipendente dal marchio del Servizio CBI, e ciò per una serie di motivazioni: • minimizzare l’impatto sui sistemi operativi delle banche consorziate e non incidere su nuovi costi per l’allineamento del logo/marchio, già sostenuti nel corso del 2003-2004 in occasione della creazione del logo CBI – Corporate Banking Interbancario; • creare l’opportunità, consentita dalla natura giuridica stessa del Consorzio, di gestire in futuro ulteriori servizi/prodotti/marchi di sistema o specifici, senza impattare su altri marchi già esistenti (quali ad es. CBI – Corporate Banking Interbancario); • ottimizzare gli investimenti in comunicazione di brand fatti fino alla trasformazione in Consorzio, utilizzando il marchio CBI – Corporate Banking Interbancario, che avrebbe continuato a corrispondere al servizio erogato dalle banche consorziate; • facilitare la comprensione da parte degli stakeholder del passaggio alla nuova forma consortile CBI – Customer to Business Interaction, pur mantenendo la gestione del marchio Servizio CBI – Corporate Banking Interbancario. A tal proposito, il Consorzio CBI, oltre a creare un apposito Manuale d’Identità esplicativo delle norme di applicazione della nuova brand identity in tutti i contesti d’immagine e tipografici, provvide ad effettuare il deposito del marchio del Consorzio CBI e del marchio del Servizio CBI sia in ambito nazionale che internazionale, inserendo le relative disposizioni d’uso nel Testo coordinato della Normativa CBI. Nell’ambito delle attività di rebranding fu inclusa anche la realizzazione di un nuovo portale del Consorzio CBI (www.cbiorg.eu), rilasciato a luglio 2009, al fine di facilitarne l’usabilità e rispondere alle mutate esigenze di informazione e di servizio nei confronti di consorziati ed utenti. Tale portale, che sostituì il sito storico creato nel 2001, fu realizzato sulla base dei preziosi feedback che gli utenti del sito stesso avevano comunicato nel corso degli anni ed in relazione alle mutate esigenze degli stakeholder del Servizio CBI. Sul piano della tutela dei propri prodotti e servizi, fu molto importante anche la definizione di una policy di Intellectual Property Rights (IPR) del Consorzio CBI – ancora in vigore – riconosciuta e depositata presso l’ISO. In essa, in estrema sintesi, si afferma il principio del libero uso degli standard CBI a condizione che sia citata dai terzi la titolarità degli stessi da parte del Consorzio. PROTAGONISTA DELLO SCENARIO INTERNAZIONALE Il neo costituito Consorzio si trovò ad affrontare innanzi tutto i mutamenti in atto in ambito europeo con l’implementazione della SEPA11, partecipando, oltre ad altri importanti Gruppi di Lavoro nazionali ed internazionali, al “Comitato Nazionale per la Migrazione alla SEPA”, presieduto dall’Associazione Bancaria Italiana e dalla Banca d’Italia ed avente funzioni di indirizzo e monitoraggio. Grazie al suo ruolo sempre attivo nello scenario internazionale, il circuito CBI – ancor prima che l’EPC (European Payment Council), ovvero l’organo decisionale e di coordinamento del settore bancario europeo per la creazione della SEPA, definisse l’adozione dello standard UNIFI (ISO 20022) XML nella tratta interbancaria e raccomandasse l’utilizzo dello stesso standard nella tratta customer to bank – aveva già eletto l’XML quale standard di riferimento per la veicolazione delle richieste di servizio sulla propria rete. Ciò di fatto consentì al Consorzio CBI di supportare gli standard definiti dall’EPC, e di rendere disponibili sul proprio canale multibanca entrambi i nuovi strumenti paneuropei di pagamento, in linea con le scadenze ufficiali dei piani EPC. In particolare, dopo aver rilasciato, il 28 gennaio 2008, la funzione SEPA Credit Transfer “Disposizioni di pagamento XML”, 31 corredata di vari AOS (servizi aggiuntivi opzionali), tra i quali di particolare rilievo il servizio di esito all’Ordinante ed al Beneficiario12, il 2 novembre 2009 fu attivato il SEPA Direct Debit CBI, in entrambe le forme B2B e Core/B2C. Quest’ultimo è in attesa di vedere la luce dell’AOS “SEDA”, ovvero l’integrazione della gestione preventiva del mandato debitore, in relazione ai lavori in corso nel sistema ABI. Inoltre, in linea con lo scenario normativo europeo delineato dalla Payment Service Directive (PSD) – volta ad armonizzare i comportamenti, gli obblighi e le responsabilità dei Payment Services Providers (PSP) nei paesi EU, per tutti i prodotti di pagamento – e con il percorso di evoluzione del CBI, il 30 settembre 2008 fu approvata l’adesione di Poste Italiane al Consorzio CBI13. In particolare aderì la divisione Bancoposta, il cui core business era rappresentato dall’offerta di servizi bancari di pagamento, a cui seguirono IMEL (Istituti di Moneta Elettronica) quali CartaLis. In tema di servizi, il Consorzio CBI continuò a porre particolare attenzione a quelli di gestione documentale, considerando non solo lo scambio Business to Business ma anche quelli Business to Government. Infatti, conscio delle potenzialità offerte dalla Fatturazione Elettronica, il Governo Italiano con la legge 32 Finanziaria 2008 (art. 1, commi dal 209 al 214, della Legge n. 244 del 24 Dicembre 2007) introdusse l’obbligo di utilizzo della fatturazione elettronica da parte dei fornitori della PA, il cui valore è confermato dalla possibilità di ottimizzare ed automatizzare completamente le fasi di approvvigionamento, fatturazione e relativo pagamento. Per rendere più agevole l’adeguamento delle procedure e dei sistemi dei fornitori, il Decreto attuativo del 7 marzo 2008 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione identificò nell’Agenzia delle Entrate il gestore del sistema di interscambio (SdI) e in Sogei il relativo soggetto tecnico di riferimento. Per completare il quadro doveva essere emanato un Secondo Decreto Attuativo per stabilire l’effettiva entrata in vigore del citato obbligo, delineandone il percorso di effettiva implementazione attraverso l’emanazione delle regole tecniche e delle linee guida per l’adeguamento delle procedure aziendali. Alla data attuale tale decreto non è stato tuttavia ancora emanato14. Proprio al fine di informare in modo strutturato il mercato di riferimento circa i nuovi servizi offerti sulla rete CBI, nonché di favorire la diffusione degli standard degli stessi con particolare riferimento allo standard relativo al servizio di tramitazione della fattura elettronica, il Consorzio CBI organizzò nel corso del 2008 il “Roadshow su CBI2 e Fattura Elettronica”. L’evento, promosso in collaborazione con le associazioni territoriali della CONFAPI (Confederazione italiana della piccola e media industria privata), si svolse in undici importanti città distribuite sull’intero territorio nazionale (Milano, Verona, Bologna, Napoli, Catania, Firenze, Bari, Cagliari, Vicenza, Torino, Udine) con una presenza complessiva di circa 1.500 persone. Tra le iniziative di comunicazione verso le imprese fu parimenti interessante il convegno organizzato nell’ambito della prima Settimana Europea delle PMI, replicato anche nel 2010, con l’obiettivo di promuovere e diffondere informazioni sulle iniziative europee e nazionali volte al sostegno della piccola imprenditoria, potenziare la percezione dell’UE tra gli imprenditori e migliorare l’immagine degli imprenditori e della cultura del “fare impresa”. In tale occasione il Consorzio CBI, in collaborazione con la CNA Roma, ritenne opportuno pianificare un evento sul tema della fattura elettronica, con particolare focus sui benefici derivanti alle PMI dall’adozione della stessa nell’ambito dei propri processi interni. L’evento dal titolo “La Fattura Elettronica come strumento di efficientamento per l’operatività delle PMI”, ricevette una menzione, come migliore iniziativa italiana, nell’ambito del convegno conclusivo della Commissione Europea, che si tenne a Praga il 14 maggio 2009. Sempre nel corso del suo primo anno di attività, il Consorzio CBI pose inoltre la propria attenzione sulla possibilità di evolvere il contratto con il fornitore dei servizi di rete, con l’obiettivo di rispondere alle crescenti esigenze di internazionalizzazione e alla possibile apertura dei servizi offerti verso nuovi segmenti di clientela. La nuova gara finalizzata alla sottoscrizione del contratto di fornitura dei servizi di rete CBI, vide il Consorzio impegnato per oltre un anno, fino all’attribuzione nel settembre 2009 all’Associazione Temporanea d’Impresa ICBPI/SIA-SSB a valere 33 per i successivi 4 anni dalla data di sottoscrizione del contratto di fornitura. Oltre a garantire continuità con il servizio attuale e impatto minimo per gli istituti finanziari consorziati, la nuova rete CBI prevedeva molteplici novità: • maggiore flessibilità sulle interfacce applicative Istituto Finanziario-Rete grazie all’utilizzo di tecnologie standard molto diffuse in ambito bancario quali Message Queuing e Web Services, che consentono di costruire interfacce business oriented e orchestrazione di servizi; • maggiore flessibilità nella gestione delle componenti di rete grazie alla possibilità fornita all’Aderente di decidere se utilizzare le componenti d’accesso alla Rete Logica in casa propria oppure parzialmente o completamente decentrate e remotizzate, sulla base di valutazioni costi/benefici gestionali; • copertura geografica internazionale garantita dalle alleanze strategiche dei fornitori di rete; • miglioramento delle performance complessive dei servizi di rete e supporto a servizi “in tempo reale”; • possibilità di sviluppare servizi comuni centralizzati e integrati di tipo Business Process Management; • modello di Directory centralizzato con estensioni relative alla tipologia ed alla quantità di informazioni gestite e riguardo 34 alle regole di gestione dinamica di viste pubbliche e private da parte di ciascun Consorziato; • modello di governance centralizzato che fornisce al Consorzio strumenti coordinati di monitoraggio delle varie componenti, tali da consentire la verifica interattiva (web-based) ed in qualunque momento dello stato di funzionamento e d’utilizzo effettivo della rete. Ciò permise l’implementazione di nuovi servizi e verso nuovi target di clientela, in primis la realizzazione del Servizio di Nodo CBI per la Pubblica Amministrazione Centrale, nel pieno rispetto della non sovrapposizione con l’offerta competitiva delle singole banche e secondo il mandato conferito dal Consiglio Direttivo consortile. ■ La creazione del servizio di Nodo e le attività internazionali L a trasformazione in Consorzio CBI e la relativa definizione di un nuovo modello di funding15 significava non solo lo sviluppo di servizi ai Consorziati, ma anche la possibilità di erogare dei nuovi servizi verso soggetti di mercato non consorziati, principalmente operanti nel comparto pubblico. La vicinanza con il mondo delle aziende e dei cittadini, nonché l’elevato numero di transazioni di incasso/pagamento generate ogni anno, rendevano la Pubblica Amministrazione uno dei principali player nel tessuto economico italiano e pertanto il target più adatto per servizi di sistema. Lo scenario della Pubblica Amministrazione presentava infatti esigenze di efficientamento riconducibili principalmente a: • l’elevata eterogeneità degli Enti Pubblici Locali; • l’elevata personalizzazione di prassi/utilizzo di strumenti/servizi per singolo ente; • l’elevata complessità dei processi operativi e gestionali interni. Come sottolineato nel corso del primo rapporto dell’Osservatorio e-Government del Politecnico di Milano (pubblicato nel febbraio 2010) nella Pubblica Amministrazione – con particolare riferimento a quella locale – l’innovazione si diffonde a macchia di leopardo, con casi di eccellenza accostati a numerosi fallimenti. 35 In relazione al progetto “i2012 Strategie per l’Innovazione”, articolato su più direttrici di innovazione della PA, con particolare focus sul tema dematerializzazione dei processi e del rapporto PA/banca/cittadini/imprese (come ad esempio Tesoreria Telematica, Ordinativo Informatico, etc), risultava conseguentemente sempre più centrale definire un modello di cooperazione ed interfacciamento efficiente tra sistema bancario e Pubblica Amministrazione per facilitare, non solo gli enti stessi, ma anche cittadini e imprese nell’accesso a servizi dispositivi ed informativi. In coerenza con le evoluzioni dello scenario finora descritto, alcune Pubbliche Amministrazioni Centrali si rivolsero al Consorzio CBI, quale interlocutore super partes non riconducibile ad una singola realtà finanziaria, al fine di razionalizzare ed efficientare le modalità di colloquio verso l’intero sistema bancario. L’utilizzo di infrastrutture già disponibili e la replicabilità dei progetti, seguendo dinamiche di delivery unit da adattarsi via via alle diverse esigenze dei soggetti pubblici, si propose sin da subito come importante fattore di successo capace di consentire alla Pubblica Amministrazione Centrale di beneficiare delle risorse infrastrutturali già in essere presso il sistema bancario per realizzare, secondo criteri di eccellenza, le modalità di colloquio richieste. 36 Per realizzare tali progettualità il Consorzio CBI ritenne opportuno individuare, mediante apposita gara, l’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) IQC – formata da Infogroup, Quercia Software e Consorzio Operativo MPS – quale soggetto tecnico di riferimento cui affidare in outsourcing i servizi di Nodo CBI da offrire al mercato. I PROGETTI VERSO LA PA Il modello di servizio del Nodo CBI abilita sia l’Ente che i soggetti che interagiscono con esso (cittadini ed imprese) ad accedere a servizi bancari dispositivi ed informativi in modalità integrata. Grazie ai Servizi di Nodo, a partire dal 2009 ad oggi alcune importanti Pubbliche Amministrazioni Centrali possono accedere alla rete ed ai servizi CBI: • Il Ministero dell’Economica e delle Finanze (attraverso il DIPE – Dipartimento per la Programmazione ed il Coordinamento della Politica Economica), il quale, in linea con le esigenze del Monitoraggio Finanziario delle Grandi opere pubbliche, attraverso il Nodo CBI ha la piena visibilità dei movimenti finanziari generati da imprese partecipanti ad appalti pubblici di grandi opere16; • Equitalia, che, in linea con la normativa relativa al Fondo Unico Di Giustizia (FUG) attraverso il Nodo CBI può acquisire tutte le informative relative ai conti correnti e ad altre forme tecniche intestate allo stesso fondo (circa 20.000 conti) ed utilizzare le funzioni dispositive. Il servizio è stato esteso alla Tesoreria del Gruppo Equitalia; • Agenzia del Territorio, con il progetto “Pagamenti da Portale” ovvero attraverso il Nodo CBI, gli utenti del portale web dell’Agenzia del Territorio potranno pagare i servizi offerti da quest’ultima tramite bonifico bancario. Riconosciuto il ruolo di sistema del Consorzio CBI, il Ministero dello Sviluppo Economico ha richiesto altresì la collaborazione del Consorzio stesso per attivare il Tavolo Strategico Nazionale sul Trade Facilitation (istituito il 23 Dicembre 2009), avente l’obiettivo di individuare le attività necessarie ad assicurare una maggiore diffusione, tra gli operatori nazionali, delle procedure e degli strumenti elaborati nei principali consessi internazionali in materia di semplificazione e facilitazione delle procedure di commercio estero. In particolare l’attività, ancora in corso, affidata al Direttore Generale del Consorzio è quella di coordinare il gruppo di lavoro Servizi Finanziari al fine di: 1. mappare tutti i passaggi del processo di import-export; 2. raccogliere tutte le criticità segnalate dagli operatori riguardo ad ogni singolo passaggio del processo; 3. identificare le possibili soluzioni attuabili per contenere o eliminare le criticità riscontrate, con particolare riferimento ai servizi finanziari. In tale ambito, il 22 febbraio 2011 è stato firmato il Protocollo di intesa MISE-ABI – a cui ha poi aderito anche l’ICE – per indi37 viduare e proporre soluzioni di sistema che consentano nel lungo termine la massima semplificazione amministrativa per gli operatori del commercio estero. A seguire sono stati avviati gli studi di fattibilità necessari alla realizzazione del primo obiettivo operativo, ovvero la realizzazione di una piattaforma unica di sistema denominata International Trade Hub (ITHItalia), ad uso degli operatori e finalizzata alla gestione elettronica dei processi di import-export, anche attraverso l’utilizzo del servizio di Nodo CBI messo a disposizione dal sistema bancario attraverso il Consorzio CBI e del c.d. “sportello unico doganale” dell’Agenzia delle Dogane, che dovrà integrarsi con la piattaforma del MISE. Su un piano parallelo, si assistette dal 2008 ad un crescente interesse da parte 38 della Commissione Europea alla promozione di iniziative finalizzate a supportare l’adozione della Fattura Elettronica, soprattutto da parte delle PMI che da sempre costituiscono la parte predominante del tessuto imprenditoriale europeo. In particolare si ricorda la costituzione, nel febbraio del 2008, dell’Expert Group on e-Invoicing, cui il Consorzio CBI contribuì attivamente, con il suo Direttore Generale, quale rappresentante del sistema bancario italiano. L’Expert Group pubblicò al termine dei suoi lavori – novembre 2009 – un Final Report contenente lo “European Electronic Invoicing Framework” (EEIF), sottoposto a consultazione pubblica e presentato ufficialmente nel corso della conferenza tenutasi a Madrid il 27-28 aprile 2010. Nel corso di tale conferenza, nella quale il Consorzio CBI presentò lo stato dell’arte della fatturazione elettronica in Italia, emerse il quadro di un mercato europeo abbastanza maturo e competente, consapevole delle potenzialità offerte dalla fatturazione elettronica, pronto alla sua adozione e desideroso di poter contare appena possibile su un quadro tecniconormativo chiaro, in grado di favorire l’ottimizzazione degli investimenti soprattutto per le aziende interessate a scambi di fatture cross-border e con le Pubbliche Amministrazioni. Sul piano pratico a ciò seguì la Direttiva 2010/45/EU di emendamento alla Direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto, che, fissando un principio di equiparazione di trattamento tra le fatture elettroniche e le fatture cartacee, fu un primo passo per la rimozione di taluni elementi ritenuti ostativi per l’adozione massiva della fatturazione elettronica. Successivamente, il 2 dicembre 2010, la Commissione Europea emanò la comunicazione dal titolo “Raccogliere i benefici della fatturazione elettronica per l’Europa”, al fine di individuare una serie di iniziative concrete per facilitare l’adozione della fattura elettronica in Europa.17 La pubblicazione di suddetta Comunicazione fu peraltro annunciata in occasione del Convegno CBI 2010 da Michel Catinat, Head of Unit – ENTR Unit D3 – ICT for Competitiveness and Industrial Innovation della Commissione europea. Per facilitare il monitoraggio e l’attuazione delle iniziative contenute nella comunicazione, tra cui lo sviluppo di un “Code of practice” da parte del Comitato europeo di normalizzazione (CEN) – al fine di creare una terminologia coerente, ruoli e responsabilità ben definiti per quanto riguarda i diversi soggetti che partecipano al processo di fatturazione elettronica18 – la Commissione invitò gli Stati membri a istituire appositi Stakeholder Forum Nazionali di discussione sulla fatturazione elettronica, integrati da un Multi-Stakeholder Forum a livello dell’UE. Il 13 settembre 2011 si è svolta la prima riunione del Multi-Stakeholder Forum mentre attualmente si sta lavorando alla creazione dello Stakeholder Forum italiano nel quale il sistema bancario italiano rivestirà un sicuro ruolo di key player attraverso la rappresentanza e le attività del Consorzio CBI. OLTRE I CONFINI NAZIONALI Del resto non bisogna dimenticare la crescente partecipazione del Consorzio CBI ai consessi internazionali di standardizzazione e normativi, al fine di valorizzare gli investimenti del sistema bancario italiano in chiave di interoperabilità oltre i confini nazionali e, contestualmente, allineare gli stessi alle regole internazionali. In particolare, ad oggi, il costante monitoraggio all’interno di consessi riconosciuti ed operanti a livello globale si traduce nella partecipazione a: • CEN Workshop - E-invoice (European Committee for Standardization): il CEN Workshop plenario relativo alla E-Invoicing, oramai giunto alla fine della “fase 3”, si occupa di definire principi di alto livello volti a garantire l’interoperabilità delle funzioni di fattura elettronica in Eu39 ropa, a livello normativo, commerciale e di standardizzazione. Il CEN ha inoltre creato un portale web europeo sulla fattura elettronica, il cui obiettivo è quello di realizzare un unico punto informativo globale organizzato per Paese con le relative attività/enti istituzionali/organizzazioni e tutti i riferimenti tecnici e normativi in materia. Nell’ambito di tale attività il Direttore Generale del Consorzio CBI è stato nominato Country Information Manager (CIM) per l’Italia, ovvero il referente dei contenuti sulla fattura elettronica per l’Italia; • EBA - Electronic invoicing working Group (EIWG): gruppo di lavoro che ha la finalità di realizzare una proposizione concreta e operativa per quanto riguarda lo scambio di fatture elettroniche sia a livello nazionale che cross-border; • European Payment Council: - SPS STF (SEPA Payment Scheme Standard Task Force): Task Force costituita in ambito SEPA avente l’obiettivo di manutenere le linee guida e gli standard della SEPA (Credit Transfer, Direct Debit), nonché raccomandare la massima omogeneità di applicazione sulla tratta Customer-to-bank in ambito UE; - SSG/SPTF EPC SPS EMTF (Standards Support Group/Security of Payments Task Force/e-Mandate Task Force): la e-Mandate Task Force è stata costituita in ambito EPC per elaborare un modello opzionale 40 di gestione on line del mandato del SEPA Direct Debit in forma elettronica (denominato “e-Mandate”); • IPFA - International Payments Framework Association: gruppo di lavoro internazionale che si occupa di definire le regole di business, standard e procedure operative per migliorare i bonifici internazionali non urgenti basati sullo standard ISO 20022, attraverso la definizione di una struttura contrattuale che obbliga i membri al rispetto delle medesime regole, standard e procedure operative; • ISO 20022: - RMG (Registration Management Group): gruppo costituito in ambito ISO 20022 volto alla valutazione delle richieste di registrazione nel Repository ISO 20022 degli standard di messaggistica finanziaria; - Payments SEG e Trade Services SEG (Standard Evaluation Group): gruppi che si occupano della valutazione tecnica degli standard oggetto di inserimento nel Repository ISO 20022; il Payment SEG ha valutato la funzione Creditor Payment Activation Request (Bonifico ad iniziativa del beneficiario, sottoposta dal Consorzio CBI); il Trade Services SEG, a seguito della valutazione positiva della funzione Invoice Financing Request (Richiesta Anticipo Fatture) registrata nel 2007 dal Consorzio CBI, si è occupato dell’analisi dello standard di Fattura Elettronica che è stato registrato su iniziativa dell’UN/CEFACT nel Repository ISO 20022, avendo a riguardo la massima interoperabilità dei servizi finanziari; • UN/CEFACT – United Nation Centre for Trade Facilitation and Electronic Business: il Direttore Generale del Consorzio CBI è stato chiamato a coordinare il Supply Chain PDA – Finance & Payments domain, che si occupa dei requirements di standardizzazione per il settore Finance e dello standard di Fattura Elettronica, in stretta continuità con le corrispondenti attività condotte da ISO. Nell’ambito delle attività internazionali, e più in particolare dei lavori come IPFA, il Consorzio CBI si è fatto promotore negli ultimi mesi del 2011 di una survey sul Global Transaction Banking (GTB), finalizzata a fornire una panoramica sui principali trend del mercato e comprendere le principali dinamiche sui sistemi transazionali nei diversi Paesi in cui sono presenti le istituzioni finanziarie che partecipano ai lavori dell’IPFA, al fine di fornire linee guida per efficientarne la gestione all’interno delle istituzioni finanziarie, favorendo con- 41 seguentemente l’incremento e la salvaguardia dei margini, nonché l’ottimizzazione della gestione operativa stessa. Tali attività costituiscono solo alcuni dei filoni strategici che il sistema bancario, attraverso il Consorzio CBI, sta tenendo sotto osservazione per gli anni a venire, per poter cogliere prontamente le eventuali opportunità e rispondere efficacemente alle principali minacce del mercato globale, quali l’ingresso di nuovi player non bancari nel mercato dei servizi di pagamento a seguito delle nuove regulation europee. ■ 42 Le evoluzioni in corso e i prossimi passi I l Consorzio CBI si è evoluto in questi anni trasformando la propria natura, sviluppando nuovi servizi per arricchire l’offerta degli istituti finanziari consorziati alle imprese, ampliando le progettualità verso nuovi mercati e target di clientela, in primis la Pubblica Amministrazione. In linea con la sua storia e con le evoluzioni del mercato, le principali direttrici di crescita su cui si sta muovendo il Consorzio CBI riguardano lo sviluppo di servizi anche Business-to-Consumer, il consolidamento dei Servizi di Nodo CBI verso nuovi soggetti e il rafforzamento del ruolo del sistema bancario italiano nel contesto internazionale. Oltre a ciò si stanno analizzando i possibili sviluppi della rete CBI anche a supporto dell’on-line e il relativo sostegno al processo di efficientamento del sistema bancario. Per quanto riguarda le nuove linee evolutive sul Business-to-Consumer (B2C) il Consorzio CBI intende analizzare opportunità, modello di servizio, costi e benefici relativi allo sviluppo di servizi CBI rivolti alla clientela retail, quali, in particolar modo, il pagamento di bollette secondo il modello Electronic Bill Presentment and Payment (EBPP). Il servizio B2C, sempre nel rispetto dell’area competitiva delle banche, consentirà quindi a ciascun Istituto di offrire alla clientela retail la possibilità di pagare in multicanalità, di avere uno scadenziario aggiornato per i pagamenti delle bollette e, nel caso di paga43 mento oltre la scadenza, di conoscere l’importo comprensivo degli interessi di mora da pagare, tramite la consultazione della sua posizione. Il cliente biller avrà invece il vantaggio di avere delle riconciliazioni dei pagamenti in tempi molto più rapidi rispetto a quelli attuali e meno anomalie da gestire per i pagamenti effettuati in ritardo. UNA COMMUNITY 2.0 Anche temi considerati “tradizionali” come quello della dematerializzazione, sul quale il Consorzio CBI è attivo da anni in vari consessi nazionali ed internazionali, hanno interessato nuove aree di attività tra cui la sostenibilità ambientale, emersa già nei lavori dell’Expert Group on e-Invoicing della Commissione Europea19 ed approfondita in questi ultimi mesi nell’ambito dei lavori dell’UN Global Compact20, a cui il Consorzio CBI ha aderito a giugno 2011. I risultati dello specifico Gruppo di Lavoro Ambiente verranno 44 presentati nella conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile RIO+20 del prossimo giugno 2012. In tale scenario non poteva certo mancare anche un’attenzione particolare alle nuove tendenze nell’utilizzo di Internet per lo sviluppo di forme di comunicazione 2.0, attraverso le quali la community estesa degli stakeholder può collaborare e condividere informazioni ed esperienze. In particolare il Consorzio CBI – la cui strategia di comunicazione è principalmente di carattere istituzionale e divulgativo al fine di supportare e preservare l’ambito competitivo dei singoli Consorziati – sta utilizzando sempre di più forme di comunicazione innovative attraverso i Social Media (LinkedIn, Facebook, Youtube), al fine di mantenere un contatto costruttivo con i propri stakeholder, nonché valorizzare le attività che il sistema bancario italiano sta portando avanti tramite la rete CBI. A ciò si aggiungono le informazioni erogate attraverso il proprio portale (www.cbiorg.eu), le newsletter periodiche e la partecipazione alle discussioni di Forum di discussione e blog tematici (es. su fattura elettronica), oltre a tutte le iniziative di comunicazione offline, quali convegni e partecipazioni a fiere di settore nazionali ed internazionali, e attività di formazione/informazione a supporto dei Consorziati. In un mercato in cui è imprescindibile la connessione tra il mondo corporate e l’utente finale, ed anche il quadro normativo è sempre più orientato all’efficientamento dei servizi della Pubblica Amministrazione rivolti al cittadino, il Consorzio CBI, in qualità di rappresentante del sistema bancario, continuerà a garantire – come fatto finora – il giusto livello di presidio su iniziative ed evoluzioni, abilitando gli Istituti Finanziari a competere efficacemente sul mercato e massimizzare il valore aggiunto reso disponibile dalla comunità CBI. ■ 45 I protagonisti raccontano Giovanni Sabatini Presidente Consorzio CBI, Direttore Generale ABI N ell’attuale scenario economico le imprese italiane, con particolare riferimento alle PMI, devono recuperare la competitività gestendo in modo ottimale i propri fabbisogni finanziari e i propri processi interni. In tale contesto, il sistema bancario italiano, attraverso il Consorzio CBI ha modellato la propria offerta di servizi finanziari per supportare sempre più le aziende clienti nella loro attività imprenditoriale, attraverso l’erogazione di servizi finanziari, di incasso e pagamento, ma soprattutto di servizi a valore aggiunto, che trovano nella fattura elettronica un elemento centrale. L’Istituto Finanziario non si pone più solo come provider di servizi finanziari ma diventa un partner chiave per le aziende, offrendo dei servizi competitivi ed innovativi. “Innovazione” è dunque la parola chiave che esprime la filosofia del Consorzio CBI il quale ha rinnovato negli anni il proprio commitment a definire a livello cooperativo servizi flessibili, basati su standard internazionali e interoperabili con altre iniziative, in costante evoluzione con i principali trend di mercato. Con una community che vede la presenza di 670 istituti finanziari consorziati e oltre 850.000 imprese, il Servizio CBI si basa su un’infrastruttura innovativa che abilita i Consorziati ad offrire servizi a valore aggiunto alle aziende clienti: pagamenti ed incassi SEPA compliant, servizi di gestione documentale, con particolare riferimento proprio alla fattura elettronica, servizi di rendicontazione e riconciliazione automatica. Ad esempio il servizio di scambio documenti digitali sia per quanto riguarda la trasmissione delle fatture in formato strutturato sia per la documentazione di carattere generale, consente alle aziende di accedere a servizi finanziari tipicamente forniti dal circuito bancario quali, ad esempio, l’anticipo fatture per l’erogazione del credito. 48 ▼ A tal fine il CBI ha sviluppato i servizi di Richiesta Anticipo Fatture e di Bonifico ad iniziativa del beneficiario, registrati peraltro nel Repository internazionale ISO20022, che consentono di ridurre le tempistiche di risposta alle richieste di concessione del credito e di pagamento di debiti commerciali. L’importanza di tali servizi è ancora più evidente alla luce della recente crisi finanziaria, che spinge le aziende a richiedere soluzioni innovative che rispondano alle crescenti esigenze di rendere liquido il working capital, efficientando tutte le differenti fasi del processo commerciale e finanziario. Ma l’integrazione tecnologica dei servizi bancari da sola non basta. Occorre infatti un maggiore commitment da parte di imprese e istituti finanziari a lavorare insieme, condividendo dati e informazioni. C’è bisogno infatti di un fitto scambio di informazioni tra sistema produttivo e istituti di credito. Il nuovo sistema di rapporti tra banca e impresa, che tutti auspichiamo, deve basarsi su un flusso condiviso di informazioni, su obiettivi comuni da raggiungere in una logica di partnership e non di contrapposizione, come spesso oggi accade. La nuova stagione del rapporto banca-impresa deve prendere avvio nella definizione di un rapporto di dialogo e conoscenza: l’impresa deve comunicare con chiarezza, trasparenza, continuità e qualità; la banca deve adeguare i propri canali di servizio al cliente e le competenze offerte all’impresa che richiede affidamento. In modo sicuramente diverso, ma altamente produttivo, ciò sta avvenendo nel rapporto tra Pubblica Amministrazione e sistema bancario. La PA italiana ha da tempo avviato un difficile percorso di semplificazione e modernizzazione dei propri processi gestionali con la necessità di effettuare scelte tecnologiche e organizzative per la progettazione, realizzazione e 49 diffusione delle soluzioni di eGovernment. Un percorso guidato inoltre dai vari piani di eGovernment europei e da quello nazionale recentemente varato (eGov 2012), che individuano obiettivi ed azioni ambiziose per i prossimi anni, al fine di traguardare un importante recupero di efficienza ed efficacia. Nell’ambito di tale scenario, la riusabilità di infrastrutture già disponibili e ampiamente diffuse nel mercato bancario, quale la rete CBI con 850.000 imprese utenti, costituisce un asset importante per il sistema Paese e assume sempre maggiore importanza il ruolo del sistema bancario nel guidare l’eGovernment negli Enti pubblici, supportandone i processi di ammodernamento e le scelte tecnologiche, mettendo a disposizione infrastrutture e strumenti all’avanguardia, sicuri ed efficienti. L’esperienza dei servizi di Nodo CBI offerti dal sistema finanziario alla Pubblica Amministrazione Centrale attraverso la rete CBI ne è un chiaro esempio. Ricordo che attraverso il Nodo CBI sia l’Ente che i soggetti che interagiscono con esso (cittadini ed imprese) possono agevolmente accedere a servizi bancari dispositivi ed informativi in modalità integrata, nonché ad avanzati processi di scambio documentale quali la fatturazione elettronica. Ad oggi le PA che già si avvalgono dei servizi di Nodo CBI sono il Ministero dell’Economica e delle Finanze (attraverso il DIPE – Dipartimento per la Programmazione ed il Coordinamento della Politica Economica), Equitalia Giustizia – e in attivazione tutto il gruppo Equitalia – nonché l’Agenzia del Territorio. ■ 50 Pierluigi Curcuruto Vice Presidente Consorzio CBI, Chief Operating Officer Gruppo Intesa Sanpaolo ▼ L e banche intendono sviluppare un ruolo di partner a 360° delle imprese anche nei rapporti business-to-business: quali sono gli skill che devono mettere in campo affinché tale processo sia proficuo per tutti gli attori coinvolti? Da diversi anni ormai il sistema bancario ha avviato un percorso di partnership verso il mondo delle imprese, con l’obiettivo di proporsi come “business partner” su tutte le esigenze che un’impresa può esprimere e non solo sulle tematiche finanziare. Il percorso che lo stesso Consorzio CBI sta seguendo ne è una chiara ed evidente conferma, e sta contribuendo concretamente all’innovazione ed all’efficentamento dell’intero sistema paese. L’estensione del perimetro operativo tradizionalmente battuto dal sistema bancario verso nuovi ambiti, storicamente meno presidiati sia in termini di know-how che di offerta di prodotto/servizio, implica tuttavia un nuovo approccio al mercato da parte del sistema bancario. Per citare solo alcuni esempi possiamo riferirci alla gestione dei processi di approvvigionamento (ciclo passivo), ai processi di fatturazione (ciclo attivo), allo scambio documentale intra/extra company ed alle problematiche di tipo amministrativo e contabile, tutti ambiti di vitale importanza per la competitività di ogni impresa e su cui negli ultimi anni le Banche hanno investito moltissimo sia sullo sviluppo di offerte di servizio evolute e integrate che nella formazione ed acquisizione degli skills necessari che consentano loro di affiancare efficacemente le imprese clienti. Anche per valorizzare ulteriormente tali offerte, sarà quindi fondamentale per il sistema bancario proseguire su tale percorso di aziendalizzazione del proprio “mindset” – anche inteso come capacità di “cambiare il proprio punto di vista” – avendo cioè la capacità di 51 porsi “lato azienda” al fine di proporsi come partner credibile ed affidabile, in grado cioè di fornire valore reale e misurabile alle nostre imprese. Lei rappresenta uno dei principali gruppi finanziari Europei: secondo la sua esperienza cosa si aspettano le imprese a livello europeo dagli Istituti Finanziari e come è visto in Europa l’expertise e il ruolo del sistema bancario italiano? Il sistema bancario italiano ha da sempre giocato un ruolo primario nel panorama europeo, ed ha contribuito significativamente al mantenimento della stabilità complessiva del sistema in questo periodo di difficoltà dei mercati finanziari Europei e internazionali. Il nostro sistema dispone infatti di tutte le carte per competere senza timore con i grandi Gruppi europei e internazionali, anche grazie alla propria connotazione g-local (globale e locale) in grado cioè di garantire la soddisfazione di esigenze locali combinata alla raggiungibilità ed al network internazionale esteso. Relativamente alle aspettative del mercato delle imprese, è bene distinguere tra grandi corporate e operatori medio-piccoli. Per le prime infatti sarà fondamentale avere a disposizione un set completo di servizi bancari – finanziari e transazionali – evoluti ed integrati tra di loro (Es. extended supply chain financing), in grado ad esempio di far colloquiare in ambito internazionale le grandi holding con le diverse controparti (sedi locali, banche, altre imprese) in modalità on-line collaborativa ed attraverso processi integrati e standardizzati. Relativamente ai secondi, la grande sfida sarà invece l’abbattimento delle barriere tecnologiche e di servizio abilitanti l’accesso di queste ultime ai nuovi servizi offerti dal sistema bancario; la capacità di sviluppare un’offerta di tipo “plug and play” sarà in tal senso un elemento centrale di competitività. 52 Quali sono le misure utili a diffondere la cultura dell’innovazione nelle imprese in tema di servizi on line e qual è il messaggio che più di ogni altro deve “passare” nei confronti delle imprese per avvicinarle alle procedure e alle transazioni elettroniche? In particolare quali sono gli interventi che una grande banca può mettere in atto per supportare questi processi innovativi nelle imprese? La maggior parte delle imprese sono consapevoli dei benefici che la gestione elettronica di documenti e processi abilita. Ne sono conferma i trend costantemente crescenti di utilizzo di servizi di Corporate Banking evoluti come alternativa ai servizi “tradizionali” (Es. operazioni allo sportello). Tuttavia, in particolare se ci riferiamo alle imprese di medie-piccole dimensioni che peraltro rappresentano la reale base della nostra economia, queste spesso dispongono di risorse limitate – sia umane che tecnologiche e finanziare – per affrontare i cambiamenti che l’adozione di tali soluzioni richiede (si pensi ad esempio alle implicazioni derivanti dalla migrazione ad un regime di conservazione elettronica sostitutiva). Ciò fa sì che seppur interessate, molte imprese non diano attuazione poi a tali cambiamenti, focalizzandosi invece sul loro core-business che peraltro in questi periodi sta attraversando momenti di difficoltà acuta. La nostra sfida, come Istituto leader sull’innovazione dei servizi e del supporto alle nostre imprese, è quella di “spostare il baricentro del cambiamento” sulla nostra Banca, minimizzando gli impatti sulle nostre imprese e fornendo un processo di “attivazione chiavi in mano” sui servizi evoluti, che favoriscono l’accesso verso tali servizi. ■ 53 Liliana Fratini Passi Direttore Generale Consorzio CBI N egli ultimi anni la Pubblica Amministrazione italiana ha fatto importanti investimenti e sforzi organizzativi per sviluppare servizi innovativi da offrire a cittadini e imprese. In tale ambito assume particolare rilevanza il tema della razionalizzazione dei canali di colloquio telematici, per cui un fattore fondamentale è oggi, e sarà ancor di più in futuro, l’innovazione tecnologica e organizzativa: le Pubbliche Amministrazioni che investono di più in Information Technology per ripensare i loro processi, integrando informazioni, attività e risorse in un’ottica di sistema, sono al tempo stesso quelle che riescono ad avere spesso i servizi di maggiore efficienza, sia dal punto di vista qualitativo che di tempistica della fornitura, e al minor costo per il cittadino. L’ammodernamento dei processi della PA si prospettava all’avanguardia in tema di Fattura Elettronica già con la Legge Finanziaria 2008, e il successivo primo Decreto Attuativo, introducendo l’obbligo di adozione da parte dei fornitori che intrattengono rapporti commerciali con la Pubblica Amministrazione Centrale. L’auspicio è che detta Legge Finanziaria diventi una realtà grazie all’emanazione del secondo Decreto Attuativo, il quale dovrà dare indicazioni definitive su tempi e modalità tecniche per lo scambio di fatture elettroniche tra imprese e Pubbliche Amministrazioni, e certamente rappresentare un acceleratore di adozione per l’utilizzo tra imprese ed imprese. Il sistema bancario è già in grado di offrire servizi di gestione documentale, connettendo a quello di fattura elettronica altri servizi più tipicamente finanziari, alcuni dei quali offerti dagli istituti finanziari in ambito competitivo. L’obiettivo è quello di facilitare la dematerializzazione e l’integrazione dei processi sia nella relazione Business to Business (B2B) che in quella Business to Government (B2G). 54 ▼ Per quanto riguarda le evoluzioni future del Servizio CBI, a livello nazionale e internazionale si sta registrando un trend crescente nello sviluppo di servizi di e-billing in grado di supportare il processo di invio e riscossione di conti spesa emessi da soggetti creditori. Tra i modelli che si stanno affermando a livello internazionale e che prevedono un ruolo attivo della comunità bancaria, prevalgono schemi basati su piattaforme applicative centralizzate e multibanca, spesso gestite da soggetti già operanti in ambito processing dei pagamenti o gestione documentale, erogate in modalità white label. Tale tendenza rispecchia un orientamento del mercato consumer europeo, che vede con crescente interesse l’integrazione dei servizi offerti dalle banche con funzionalità di tipo EBPP (Electronic Billing Presentment and Payment). In tale contesto il Consorzio CBI, quale soggetto super partes ed interlocutore privilegiato della Pubblica Amministrazione Centrale ha come obiettivo quello di supportare il sistema bancario nel potenziare l’offerta di servizi di incasso verso la clientela biller e acquisire nuove quote da servizi di pagamento utenze. In relazione a ciò il Consorzio CBI sta analizzando diverso opportunità relative allo sviluppo di servizi CBI in ambito Business-to-Consumer, sempre nel rispetto dell’area competitiva delle banche, per consentire a ciascun istituto finanziario di offrire alla clientela retail la possibilità di pagare in multicanalità. L’obiettivo principale è quello di consentire al cliente di accedere, in ogni momento, ai servizi e ai prodotti dell’istituto bancario attraverso una pluralità di canali distributivi garantendo al contempo una univocità di visione con benefici dal punto di vista della fruibilità e della flessibilità da parte del cliente. Nella progettazione della “banca multicanale”, l’approccio vincente è infatti customer-centric, ovvero i servizi devono essere pensati in funzione del cliente, e quindi è indispensabile 55 ripensare ai modelli di business in tale ottica. Ovviamente non bisogna assolutamente trascurare le potenzialità delle dinamiche web 2.0 che consentono alla community interessata di comunicare, collaborare e condividere applicazioni, informazioni e documenti on-line, migliorando la qualità e la tempestività di interventi e decisioni, con un’interessante riduzione dei costi. Ci aspettano nuove sfide che come sistema bancario, attraverso il Consorzio CBI, siamo pronti ad affrontare per facilitare il confronto tra il mondo istituzionale, imprenditoriale e bancario ed intraprendere nuove iniziative per favorire la crescita del Sistema Italia. ■ 56 Domenico Santececca Vice Direttore Generale ICBPI, già Direttore Centrale ABI ▼ S ono passati dieci anni (un periodo interminabile di questi tempi). Ricordo ancora con chiarezza quando, a margine di una riunione del Comitato di Gestione che all’epoca gestiva l’accordo interbancario per il Corporate Banking Interbancario (CBI), insieme all’attuale Direttore Generale del Consorzio facemmo uno “schizzo” su un foglio per tratteggiare quello che poteva essere il percorso di sviluppo del CBI. Da Accordo Interbancario ad Associazione e poi da Associazione a Consorzio come premessa per andare oltre. Diventare così una moderna ed efficiente infrastruttura al servizio delle Banche e consentire quindi a queste ultime di migliorare la loro offerta nei confronti delle Imprese. Se riprendessimo ora quel foglio potremmo constatare che tutte le tappe e anche di più sono state in questo decennio percorse. Questo si deve all’impegno di tutti, ma in primo luogo delle banche che hanno da sempre, anche attraverso la loro Associazione, supportato con convinzione la progettualità del CBI e dei rappresentanti in Consiglio che tanto tempo e professionalità hanno dedicato e tuttora dedicano al CBI. Certo erano tempi diversi, i tempi dell’introduzione della moneta unica e della grande progettualità e passione che il Paese e con esso il sistema bancario dedicavano al processo di adattamento delle nostre infrastrutture e dei nostri comportamenti alla nuova realtà. In questi primi dieci anni quindi il CBI da “Progetto” è diventato “Realtà”. Esso rappresenta oggi un’infrastruttura di cui tutte le banche si avvalgono e attraverso la quale offrono servizi efficienti, economici ed innovativi alle imprese. Sul campo si è conquistato i “galloni” di una vera best practice, a livello nazionale ed internazionale. Sta sempre sulla frontiera evolutiva della innovazione. Attraverso il CBI è stata anche creata una comunità aperta che comprende non solo Banche ma anche Imprese, 57 Pubblica Amministrazione e altri stakeholder, in cui si realizza un confronto diretto e vivace con l’obiettivo di diffondere consapevolezza e conoscenza, per migliorare servizi, prodotti e processi organizzativi in un campo di operatività ampio e difficile, molto importante ed innovativo. Credo di poter dire che il CBI rappresenta oggi un fondamentale asset entrato a far parte del nostro sistema finanziario. Volgendo lo sguardo al futuro si intravede in modo chiaro che c’è ancora un importante tratto di strada da fare. La crisi che stiamo attraversando, i grandi cambiamenti che a livello europeo stanno avvenendo anche con la realizzazione di un’area unica per i servizi di pagamento impongono di ricercare sempre una maggiore efficienza, coniugando cooperazione e competizione. Il CBI, che concretizza certamente un modello vincente, può rappresentare il soggetto e la infrastruttura da utilizzare per continuare il processo di innovazione e di efficientamento, valorizzando lo spirito cooperativistico e di Sistema senza mortificare il grado di competizione e concorrenza nella prestazione dei servizi finali. Molto ha contribuito il CBI a migliorare i rapporti tra banche ed imprese nei servizi di pagamento. Altrettanto potrà fare nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e questo deve essere uno degli obiettivi cui puntare nel prossimo futuro. Da ultimo dobbiamo considerare che il settore bancario ha da sempre dimostrato impegno e lungimiranza nella realizzazione di infrastrutture a supporto della propria attività, soprattutto nel settore dei servizi di pagamento, ma non solo. Il periodo attuale, con tutte le sue difficoltà, rappresenta un’occasione importante, da non perdere, per avviare a livello di Sistema un processo di sviluppo, efficientamento e consolidamento delle infrastrutture a supporto dell’attività bancaria e il CBI può fornire un contributo determinante. Sono certo che la sapremo cogliere.■ 58 Gabriella Alemanno Direttore Agenzia del Territorio L ▼ a Pubblica Amministrazione ha avviato un importante processo di ammodernamento. In particolare l’Agenzia del Territorio è impegnata in importanti progetti con l’obiettivo di migliorare i servizi catastali, ipotecari e immobiliari e facilitare la funzione di pagamenti da Portale dell’Agenzia del Territorio. Quali sono le opportunità più interessanti che intravedete come Agenzia del Territorio e quali sono le sfide che vi trovate ad affrontare per garantire la sua completa realizzazione? A partire dal Codice dell’Amministrazione Digitale, istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, tutte le Pubbliche amministrazioni hanno dato notevole impulso all’innovazione tecnologica, attraverso l’informatizzazione dei servizi. Anche l’Agenzia del Territorio ha compiuto negli ultimi anni importanti passi in avanti nel processo di rinnovamento dell’intera organizzazione avvalendosi delle tecnologie più avanzate. Per questo, fra le iniziative più importanti subito intraprese c’è stata quella di potenziare l’egovernment, tramite le applicazioni web, la firma digitale, tutte realizzazioni uniche nel contesto europeo. Pensate che un professionista oggi può risolvere l’intera sua attività con l’Agenzia dal proprio ufficio, utilizzando la rete internet e collegandosi ad una sorta di ufficio virtuale, superando i limiti fisici delle distanze con conseguente risparmio di risorse in termini economici, di personale e di tempo. Per chi invece ancora non dispone o non usa internet o non può recarsi presso le sedi provinciali dei nostri uffici, abbiamo aderito al progetto “Reti amiche” del Ministero della Funzione Pubblica. Grazie a questo progetto, l’Agenzia ha stipulato con Poste Italiane una convenzione attraverso la quale, presso oltre seimila sportelli, è già possibile effettuare visure catastali. 59 L’obiettivo costante è stato ed è quello di considerare il cittadino come partner della soluzione, aprirsi alla cultura del marketing relazionale, alla partnership con i destinatari dell’azione pubblica, andando oltre la visione di un cittadino come cliente, utente, consumatore o target. Come il sistema bancario, e in particolare il Consorzio CBI, ha contribuito e può continuare a favorire tale processo di ammodernamento? Per migliorare l’interazione tra l’utenza e i servizi catastali e di pubblicità immobiliare, l’Agenzia ha dovuto superare alcune criticità connesse al pagamento dei tributi dovuti per l’erogazione dei predetti servizi. Una soluzione messa a punto di recente, in collaborazione con il Consorzio CBI, consente agli utenti di effettuare i predetti versamenti per via telematica utilizzando il portale dell’Agenzia ed effettuando i pagamenti con addebito diretto sul proprio conto corrente bancario. Sono convinta che, in un prossimo futuro, le stesse modalità telematiche potranno essere applicate anche alla fornitura dei dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare, incrementando le potenzialità dei servizi già offerti dall’Agenzia attraverso il proprio ufficio virtuale. ■ 60 Massimo Castagnini Amministratore Delegato Consorzio Operativo MPS I l Consorzio CBI è sicuramente una storia italiana di successo. Fin da quando Associazione per il Corporate Banking Interbancario, il servizio di interconnessione tra le banche è stato un esempio di generazione di valore e di sostegno al rapporto banca-impresa. Nello stesso tempo, il CBI ha creato un’area di equilibrio, costantemente verificato e rimodulato nel tempo, per garantire un servizio basato sulla cooperazione delle banche, senza ridurre gli spazi competitivi. Il Gruppo Montepaschi ha creduto con convinzione e fin dall’inizio in questa impostazione e ha sempre sostenuto l’iniziativa, come la maggior parte delle altre banche italiane. Negli ultimi anni si è anche sviluppata una stretta collaborazione con la Pubblica Amministrazione Centrale (PAC), all’inizio con l’esperienza dell’F24 (e dell’I24), poi anche su altri temi sempre più rilevanti per la dematerializzazione delle relazioni tra cittadino e Stato, e il CBI anche in questo caso ha assunto un ruolo chiave per facilitare e supportare un organico e controllato sviluppo di queste tematiche. Altre sfide attendono il CBI nel prossimo futuro: l’apertura al mondo dei privati (richiesto anche dalla PAC), l’ampliamento della raggiungibilità geografica (almeno alla zona Euro) e l’evoluzione di alcuni servizi verso l’online. Siamo certi che ci siano tutti i presupposti e la solidità perché queste sfide siano affrontate e vinte. L’esperienza di questi dieci anni, con il giusto mix di collaborazione e competizione insieme alla capacità di definire degli standard, ci dimostra che si può andare “oltre”, cioè andare avanti nel mettere a fattor comune le cose e generare sempre più qualità nel servizio al cliente. ■ 61 Paolo Cederle Executive Vice President UniCredit S ebbene l’Associazione CBI (ACBI) sia nata solamente 10 anni fa, il rapporto tra UniCredit ed il servizio CBI ha origini più lontane quando, oltre 20 anni fa, in ambito Cariverona, fu costituita Quercia Software con l’obiettivo di favorire il colloquio telematico tra banca e aziende. Negli anni Novanta Cariverona e Quercia riuscirono a coinvolgere in questo progetto altre banche che, negli anni successivi, seppero collaborare contribuendo alla nascita di un Pool Bancario e allo sviluppo dei primi standard tecnici. Il servizio CBI iniziò così a diffondersi su tutto il territorio nazionale e oggi, la costituzione dell’Associazione CBI prima e del Consorzio CBI poi, sono la testimonianza di un progetto vincente che negli anni ha saputo catalizzare il know how delle banche e a generare il consenso tra le Aziende in una soluzione di sistema. Il CBI rappresenta lo standard tecnico per eccellenza che ha contribuito significativamente a generare valore per le banche e per le Aziende. UniCredit crede fortemente nei progetti e nelle iniziative che il Consorzio sta portando avanti perché ritiene che esso possa favorire ulteriormente la diffusione di processi innovativi per le Aziende quali la dematerializzazione e a contribuire allo sviluppo del sistema Paese con il coinvolgimento della Pubblica Amministrazione. È proprio su questo secondo aspetto che UniCredit ed il Consorzio CBI hanno rafforzato la loro collaborazione con la nascita, assieme ad Intesa Sanpaolo e MPS, di IQC Team, contribuire attraverso una spinta all’innovazione a fare sistema tramite il CBI. ■ 62 Pietro Celi Direttore Generale per le Politiche di Internazionalizzazione e la Promozione degli Scambi Ministero dello Sviluppo Economico ▼ M eno di un anno fa, il 22 febbraio 2011, il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Associazione Bancaria Italiana hanno siglato un Protocollo d’intesa cha ha rappresentato una pietra miliare lungo il percorso che dovrebbe condurre in tempi brevi alla messa in opera di uno strumento innovativo e d’avanguardia per promuovere, sostenere e consolidare l’import-export e l’internazionalizzazione delle nostre imprese: l’International Trade Hub-Italia (ITH-Italia). Un “International Trade Hub” è molto più di uno sportello unico o ”single window” poiché esso integra e razionalizza, facilitandoli, tutti i processi collegati all’attività di import-export e internazionalizzazione: marketing, autorizzazioni e licenze, logistica e trasporto, pagamenti internazionali, diritti doganali, ecc.. Ciascuno di detti momenti può trovare eventuale collocazione in uno specifico “single window” (dal marketing al doganale), ma è solo l’Hub per il commercio e l’internazionalizzazione che, realizzando l’interoperabilità fra le diverse parti, da vita ad un sistema che opera in modo coordinato al servizio alle imprese e per la crescita del Paese. Sono tre, in estrema sintesi, gli elementi qualificanti dell’ITH-Italia: • è un sistema on-line attraverso cui l’impresa può collegarsi, dai propri terminali, agli Enti di supporto e a quelli di controllo per effettuare, in modo guidato, tutte le procedure di commercio estero e di internazionalizzazione e per ricercare ogni utile informazione, anche normativa, su Paesi, merci e altro, mantenendo memoria, con validità legale, di tutte le operazioni effettuate e dei documenti relativi. Non a caso è stata coniata l’espressione “internazionalizzarsi in un click”; • consente di abbattere drasticamente i tempi e i costi delle procedure amministrative. Il 63 che si traduce in un notevolissimo guadagno di competitività per le imprese con effetti moltiplicati in termini di vantaggi che ogni impresa ricava dalle attività con i mercati esteri; • realizza l’idea di “fare sistema”. In un’economia, quale la nostra, di singoli talenti, di PMI e di trasformazione, è destinato ad essere il principale acceleratore della crescita economica e del benessere della nazione. Al di là del momento contingente, caratterizzato dalla crisi finanziaria ed economica in atto, le ragioni che ci fanno ritenere non più rinviabile la messa a punto di un Hub italiano per favorire il commercio e l’internazionalizzazione sono molteplici, ma riassumibili in pochi punti: 1. In Italia le azioni, le pratiche e le formalità concernenti il commercio e l’internazionalizzazione sono eccessive e mal coordinate. Esse rappresentano un freno allo sviluppo delle imprese, specialmente le PMI. In Italia sono più di 20 i soggetti (Dicasteri, Agenzie ed Enti vari) competenti per il rilascio di oltre 100 atti (tra autorizzazioni, licenze, dichiarazioni, nulla osta, ecc.)! a. Per le nostre PMI è un enorme onere che le grava dal punto di vista dei costi e ne abbatte la competitività internazionale. Da qui l’esigenza di favorire il tessuto imprenditoriale attraverso la facilitazione di tutte le attività collegate al commercio estero e all’internazionalizzazione. L’International Trade Hub-Italia (ITH-Italia) rappresenta lo strumento per concretizzare detta facilitazione. Uno strumento dalle enormi potenzialità. 2. Il supporto alle imprese attraverso la semplificazione e facilitazione di tutte le attività collegate agli scambi e all’internazionalizzazione è un elemento di successo sempre più determinante. Infatti, con la globalizzazione e la progressiva liberalizzazione degli scambi 64 ▼ mondiali, l’attenzione si è spostata dai tradizionali ostacoli al commercio (dazi e contingentamenti) ai c.d. “costi nascosti delle transazioni commerciali internazionali” (CNTI). a. Per le imprese i CNTI sono i costi legati alla fornitura di informazioni e documentazione ridondante o non necessaria, ovvero costi che originano dalla lentezza delle procedure amministrative; per il nostro governo sono i costi derivanti da procedure amministrative inefficienti che si traducono in minori entrate. Insomma, eliminare i CNTI conviene a tutti: governo e imprese. I CNTI, inoltre, non solo abbattono i nostri margini di competitività, ma riducono anche la nostra capacità di attrarre gli investimenti dall’estero. b. Studi OCSE dimostrano che un tale abbattimento dei costi nascosti produce benefici molteplici ed enormi. Ove si considerino le ricadute positive in termini di solo export, si calcola che l’ITH-Italia potrebbe abbattere i costi delle nostre transazioni commerciali internazionali fino al 10% del valore delle sole merci movimentate. Ciò significa che, mediamente, ogni anno, le nostre esportazioni godrebbero di minori costi, e quindi di maggiore competitività, per oltre 30 miliardi di euro. Ed è una stima per difetto! 3. Semplificare, facilitare e velocizzare i processi di commercio internazionale vuol dire, pertanto, favorire la crescita delle nostre PMI e, loro tramite, il progresso economico della nazione. Per questo non è azzardato affermare che per l’economia italiana (di trasformazione e di PMI) l’ITH-Italia, una volta operativo, potrà essere uno dei più importanti ed innovativi strumenti di accelerazione della crescita del PIL. 4. Il modus operandi dell’International Trade Hub-Italia (ITH-Italia) ne fa lo strumento più avanzato attraverso cui sarà possibile moltiplicare in modo esponenziale il numero delle nostre imprese disposte ad affacciarsi e competere sul mercato globale. 65 a. Grazie all’ITH-Italia per le nostre PMI internazionalizzarsi sarà facile: “in un click”. Saranno loro risparmiate tutte quelle incombenze burocratiche (e relativi costi) che oggi le obbliga a bussare a più di 20 diverse porte per oltre 100 adempimenti. Basterà “bussare” ad un’unica porta (quella del portale ITH-Italia) stando comodamente seduti ai propri terminali. Il sistema ITH consentirà alle imprese di operare con e sui mercati esteri in modo semplice, facile e veloce, attraverso un razionale riordino delle incombenze normative e burocratiche e grazie alla traslazione in formato elettronico della documentazione necessaria alle varie fasi dei processi di internazionalizzazione, investimento e import-export. b. Grazie all’iniezione nel sistema di una dose massiccia di moderne tecnologie informatiche, si farà finalmente squadra e si potrà convertire tutto dal cartaceo all’elettronico: dall’e-marketing all’e-customs clearence passando attraverso l’e-logistics, l’e-payment e l’e-licensing/certification. Il lavoro procede speditamente e, sulla base delle disponibilità finanziarie di cui potremo disporre, vorremmo consegnare detto strumento alle nostre imprese già entro il prossimo anno. Completata la fase progettuale, attendiamo a breve l’investimento di start up per far partire il Trade Document Repository (TDR), vero e proprio cuore pulsante del sistema. Il Trade Document Repository (TDR) è il motore del sistema ITH-Italia: l’“archivio elettronico” dove custodire, sulla base di precisi standard internazionali, ai fini di un dialogo con sistemi affini di altri Paesi, la documentazione e quant’altro sia necessario alle imprese per internazionalizzarsi in modo facilitato. A riprova della valenza dell’argomento, a metà dicembre, a Ginevra, in ambito ONU, avrà luogo un importante seminario dove si affronterà la 66 tematica del dialogo tra Hub nazionali (attraverso standard internazionali condivisi) nell’ottica della creazione di una rete globale entro la prossima decade. Il momento, quindi, è cruciale. Il progetto ITH-Italia, grazie all’impegno dei miei collaboratori e al concorso di tutti coloro che hanno creduto in esso fin dal primo momento (a cominciare dal CBI-ABI, dall’ICE, da Retitalia e, a seguire, grazie a coloro che ci hanno sempre incoraggiato: SACE, SIMEST, INVITALIA, Credimpex, varie associazioni di categoria, fino a singoli esperti ed accademici che non hanno mai lesinato il loro prezioso contributo) e stato finalizzato. Ora siamo entrati in una nuova fase: quella della concreta messa in opera. Come ho detto all’inizio, con un pizzico di fortuna contiamo, di varare detto strumento entro la fine del prossimo anno e renderlo sempre più completo e rispondente alle esigenze delle nostre imprese. È un grande entusiasmo quello che ci anima. La convinzione di rendere un servizio fondamentale all’Italia. Consentendo alle nostre imprese di “internazionalizzarsi in un click” non solo le aiuteremo a superare prima e meglio la crisi in atto, ma apriremo loro le infinite opportunità offerte dall’inarrestabile globalizzazione in atto. E quel che più conta, la loro crescita sarà quella della nazione. ■ 67 Marco di Capua Direttore Vicario e Direttore Centrale Amministrazione Pianificazione e Controllo Agenzia delle Entrate L a Pubblica Amministrazione ha avviato un importante processo di ammodernamento. In particolare la dematerializzazione dei processi e dei documenti a rilevanza fiscale lasciano intravedere opportunità estremamente interessanti sia per la PA che per l’intera collettività, primi fra tutti una maggiore efficienza e il miglioramento della qualità dei processi. Quali sono le opportunità più interessanti che intravedete come Agenzia delle Entrate e quali sono le sfide che vi trovate ad affrontare per garantire la sua completa realizzazione? È ormai certo che i maggiori benefici della dematerializzazione siano correlati alla riprogettazione dei processi e che, per superare la mera informatizzazione della carta, sia necessario avere sempre presente che i documenti informatici altro non sono che flussi di dati immodificabili con origine e data di trasmissione certi. È questa la sfida, soprattutto culturale, che da tempo stiamo affrontando: • adeguarci all’evoluzione dello stile di vita dei contribuenti rendendo disponibili in rete sempre nuovi servizi semplificati a cui possano accedere con gli abituali strumenti di vita e di lavoro; • favorire il processo di innovazione del Paese, attraverso regole certe sulla validità dei documenti informatici ai fini fiscali, in modo da favorire e rendere evidenti i vantaggi che possono derivare dalla possibilità di predisporre, trasmettere e conservare i documenti in formato elettronico. Come il sistema bancario, e in particolare il Consorzio CBI, ha contribuito e può continuare a favorire tale processo di ammodernamento? Cittadini ed imprese si attendono, poiché sono le modalità con cui abitualmente possono prenotare un viaggio o effettuare un acquisto in rete, che anche la pubblica amministrazione 68 renda possibile attivare in linea le operazioni di pagamento nell’ambito dei servizi che lo richiedono. Si tratta di una nuova generazione di servizi già consolidata in Agenzia nell’ambito della predisposizione in rete del modello F24, anche grazie ad un’attiva collaborazione con il mondo bancario, che intendiamo far evolvere ed estendere ad altri ambiti di pagamento dei tributi. In questo scenario la presenza di un “nodo evoluto” quale il Consorzio CBI, in grado di standardizzare i processi e semplificare le interazioni con il contesto dei pagamenti, ci ha fornito in passato e può renderci disponibili in futuro strumenti sempre più affidabili per il perseguimento dei nostri obiettivi istituzionali. ■ 69 Bruno Frattasi Prefetto, Coordinatore Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Grandi Opere Ministero dell’Interno L a collaborazione con ABI/CBI ebbe inizio alcuni anni fa, allorché il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere cominciò ad elaborare un’efficace strategia di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali nei flussi finanziari degli interventi strategici. L’esperienza fino allora maturata aveva infatti evidenziato in maniera chiara punti di vulnerabilità del sistema realizzativo, individuabili sia a monte dell’intervento pubblico – vale a dire nella fase di procacciamento delle risorse finanziarie per lo start up dell’opera – sia a valle dell’aggiudicazione, ossia nella fase di cantierizzazione dell’opera pubblica. Con la decisiva concertazione degli organi di intelligence finanziaria e con la disponibilità di ABI/CBI, si venne a definire un preciso schema di monitoraggio finanziario delle grandi opere, che ha poi costituito materia d’intervento legislativo rifluendo nell’art. 176 del Codice dei contratti pubblici, opportunamente modificato ed integrato con il “secondo correttivo”, dlgs. 113/2007. La forte originalità di tale esperienza sta, a mio avviso nel fatto che, valorizzando le infrastrutture di collegamento interbancario, è stato concepito un sistema secondo il quale ciascuna transazione finanziaria, individuata a monte attraverso quella peculiare forma di marker rappresentata dal CUP (codice unico di progetto), viene ad essere esattamente conosciuta, fin dal suo sorgere, dagli organismi di controllo; viene poi seguita nei suoi sviluppi; viene infine archiviata ed è suscettibile di concorrere alla formazione di un patrimonio informativo immediatamente consultabile attraverso strumenti di business intelligence. Mi paiono evidenti i vantaggi di una siffatta attività di controllo finanziario, che rappresenta una barriera all’utilizzazione delle risorse finanziarie verso scopi illeciti e anche alla sottra- 70 zione di soldi pubblici alle finalità istituzionali cui sono destinati. E si pensi ancora agli effetti frenanti sul piano dell’evasione e dell’elusione fiscale, e quindi ai vantaggi che ne consegue il Paese sul piano della trasparenza e dell’equità. L’aver costruito una virtuosa alleanza tra amministrazioni pubbliche, sistema delle imprese e mondo bancario rappresenta il fulcro dell’esperienza che da qualche tempo stiamo portando avanti nel campo del contrasto delle infiltrazioni criminali nell’economia legale. Senza alcuna presunzione, si può affermare che è stata tracciata una strada che lo stesso legislatore ha ritenuto di dover percorrere con riguardo al sistema di pagamento di tutti i contratti pubblici, per lavori, servizi e forniture. Mi riferisco, naturalmente, alle procedure di tracciamento finanziario che sono state previste dall’art. 3 della legge antimafia 136/2010. E possiamo aggiungere a questa lista di positivi risultati un ulteriore e recente elemento di soddisfazione: il riconoscimento dell’interesse sovranazionale verso questa esperienza, tangibilmente dimostrato dal conseguimento dei finanziamenti ISEC che l’Unione Europea ha destinato al progetto Capaci. Progetto che recepisce integralmente lo schema di monitoraggio finanziario attuato in via sperimentale in Italia e che vede pienamente coinvolto anche ABI/CBI, rinnovando un rapporto proattivo di collaborazione fiduciaria, che può considerarsi un patrimonio consolidato nell’ambito degli strumenti di PA. ■ 71 Carlo Lassandro Amministratore Delegato Equitalia Giustizia E quitalia Giustizia Spa è una società per azioni a totale partecipazione pubblica, che ha come socio unico Equitalia Spa, a sua volta partecipata al 51% dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’INPS. L’affidamento a Equitalia Giustizia della gestione del Fondo Unico Giustizia (FUG) si inserisce pertanto a pieno titolo nel percorso di efficientamento e di razionalizzazione organizzativa dell’attività delle Amministrazioni Pubbliche italiane, con particolare riferimento al settore della giustizia. Nel FUG confluiscono, infatti, le risorse finanziarie ed assicurative sottoposte a sequestro e la mission della Società consiste sia nell’ottimizzazione della gestione amministrativa di tali risorse, attraverso la sollecita esecuzione delle disposizioni dell’Autorità Giudiziaria, che, per la prima volta, anche nella gestione finanziaria, per l’ottenimento di adeguati rendimenti. Il numero degli operatori (più di 1.000 uffici giudiziari e centinaia di intermediari finanziari) e dei rapporti (oltre 180.000) coinvolti, è tale che la sfida dell’innovazione tecnologica costituisce, per Equitalia Giustizia, tanto una necessità, quanto una preziosa opportunità da cogliere lungo il percorso che la conduce alla realizzazione di questa mission. In effetti, Equitalia Giustizia si è posta l’ambizioso obiettivo di informatizzare l’intero ciclo di vita delle risorse del Fondo Unico Giustizia, dalle comunicazioni di sequestro degli uffici giudiziari fino all’esito finale del procedimento, che si chiude con la restituzione per dissequestro all’avente diritto, ovvero con la confisca ed il conseguente versamento allo Stato delle risorse a suo tempo sequestrate. Del resto, il definitivo superamento delle fasi di lavorazione manuale è lo sbocco naturale dell’accentramento operativo ottenuto con l’affidamento del FUG ad una società di scopo 72 e rappresenta un passaggio chiave del progetto di modernizzazione della gestione delle risorse sequestrate, in armonia con il disegno generale di digitalizzazione di tutta la Pubblica Amministrazione. In tale contesto, Equitalia Giustizia considera le banche come un interlocutore fondamentale nel cammino per lo sviluppo dei processi aziendali di gestione del Fondo Unico Giustizia, ai fini sia del progressivo ampliamento della propria base informativa, sia dell’utilizzazione di strumenti operativi evoluti. In particolare, l’acquisizione, mediante il Consorzio CBI, delle funzionalità informative e dispositive sui conti correnti sequestrati ha consentito a Equitalia Giustizia di compiere un significativo salto di qualità, sia nella gestione finanziaria delle risorse intestate al FUG, sia nella tempistica di esecuzione dei provvedimenti giudiziari di dissequestro e di confisca. Anche in considerazione dell’importanza dei risultati ottenuti, Equitalia Giustizia confida ora che la collaborazione con il mondo bancario possa produrre ulteriori frutti, nel comune interesse alla crescita del “sistema Paese”. ■ 73 Franco Passacantando Direttore Centrale Banca d’Italia I l settore bancario e la Pubblica Amministrazione hanno avviato un importante processo volto a migliorare i servizi dedicati alle imprese e ai cittadini. La dematerializzazione dei processi e dei documenti permetterà di innalzare in misura notevole efficienza e qualità dei processi. Quali sono le opportunità più interessanti che intravedete come Banca d’Italia e quali sono le sfide che il sistema bancario deve affrontare in tale contesto? Per migliorare i meccanismi d’interlocuzione della PA con le imprese e cittadini sono state di recente prese importanti iniziative quali il Piano di e-Government, il nuovo Codice dell’amministrazione digitale, il progetto “Reti Amiche”. Sul fronte delle uscite la Tesoreria telematica ha permesso di ridurre i costi delle transazioni e garantire completezza e tempestività dei flussi di rendicontazione. Su quello delle entrate la situazione si presenta più articolata e in forte trasformazione. Molte iniziative sono state avviate – con un determinante contributo da parte del sistema bancario – dalle amministrazioni pubbliche, soprattutto locali, per la gestione dei loro incassi; il sistema telematico di riscossione delle entrate fiscali rappresenta una realtà consolidata nella Pubblica Amministrazione centrale; vecchi e nuovi soggetti – banche, società di servizi, payment institution – sono oggi attivi nel proporre nuovi strumenti di pagamento e infrastrutture telematiche che collegano le imprese e i cittadini alla PA creditrice. Un sistema integrato per la gestione delle entrate della PA porterebbe a maggiore efficienza per le PA e per il sistema Paese attraverso la semplificazione e la dematerializzazione dei processi e darebbe maggiore flessibilità ai cittadini nell’eseguire i versamenti alla PA. La realizzazione di questo sistema richiede di garantire: una tempestiva informazione per riconciliare pagamenti e servizi; la sicurezza nelle transazioni con riferimento, fra l’altro, 74 ▼ all’autenticazione dei soggetti che operano; la pluralità delle modalità di pagamento (fra le quali il cittadino possa scegliere secondo le proprie esigenze) e dei modelli di remunerazione dei service provider. La Banca d’Italia segue con grande interesse e attenzione l’evoluzione del progetto, ponendo l’enfasi sull’esigenza di: evitare posizioni di monopolio e garantire una “fair competition” fra tutti i potenziali fornitori di servizi; assicurare la tempestività e la completezza dei flussi informativi verso l’Istituto indispensabili per la corretta gestione del Conto di disponibilità; mantenere pubblica la governance del sistema. Analizzando le evoluzioni che sono avvenute in questi ultimi anni nel settore dei pagamenti a livello europeo, come ha risposto il settore del corporate banking alle evoluzioni in tema SEPA e PSD e qual è stato il ruolo della Banca d’Italia in tale contesto? Nell’ultimo decennio, l’industria europea dei pagamenti retail è stata oggetto di profondi cambiamenti: è aumentata la concorrenza tra operatori e tra sistemi; gli interventi del legislatore comunitario e quelli realizzati dall’industria bancaria attraverso la SEPA hanno consentito di imprimere una decisa accelerazione al processo di superamento delle barriere normative e procedurali esistenti; è stato reso possibile l’ingresso nel mercato di nuovi operatori, alternativi a quelli bancari, in grado di rafforzare la concorrenzialità del mercato. Per gli utilizzatori dei servizi di pagamento le tendenze in atto aprono nuove opportunità ma anche rilevanti sfide: i consumatori godono di una più ampia gamma di servizi ma devono fronteggiare rischi più diversificati; le imprese sono in grado di cogliere tutti i vantaggi connessi con il più ampio mercato integrato europeo ma possono subire le conseguenze di persistenti frammentazioni e asimmetrie regolamentari; le Pubbliche Amministrazioni sono 75 ora chiamate a gestire esigenze di razionalizzazione dei flussi di incasso e pagamento ma con crescenti vincoli di ordine finanziario e organizzativo. Notevole è stato il percorso compiuto dal Corporate Banking Interbancario al servizio delle imprese e della pubblica amministrazione per soddisfare le richieste di efficienza nella gestione delle procedure di pagamento attraverso la cooperazione virtuosa di soggetti pure tra loro in concorrenza. Le sfide che il CBI è chiamato oggi ad affrontare trovano il loro elemento qualificante nella capacità di volgere in una chiave autenticamente europea il ventaglio dei servizi offerti. Nella considerazione delle banche centrali ciò presuppone costante attenzione alla definizione e gestione evolutiva di standard di base condivisi e tali da garantire pieno accesso al mercato sia dal lato dell’offerta sia della domanda. ■ 76 Carlo Tresoldi Presidente SIA ▼ S in dall’aprile del 1992, quando il Comitato Direttivo della CIPA costituì uno specifico gruppo di lavoro di livello strategico per “definire gli standard interbancari di corporate banking”, SIA ha sempre svolto un ruolo di primo piano assicurando pieno supporto al progetto, nato per favorire i collegamenti telematici tra il sistema bancario e le imprese. Una stretta e proficua collaborazione, proseguita anche nel corso degli anni successivi, che ha visto SIA contribuire attivamente, in qualità di partner tecnologico, all’evoluzione del servizio lanciato ufficialmente nel 1995 sotto l’egida dell’ABI, successivamente affidato all’Associazione CBI trasformatasi infine nel Consorzio CBI. La capacità di innovazione e l’affidabilità dei sistemi di SIA hanno impresso un’ulteriore accelerazione allo sviluppo e alla diffusione su tutto il territorio nazionale del Corporate Banking Interbancario, basato su regole e standard comuni per garantire la massima interoperabilità e raggiungibilità fra tutti i consorziati. In particolare, nel 2004, a seguito dell’aggiudicazione di un bando di gara, SIA ottenne l’incarico di gestire l’infrastruttura di rete che, grazie alla sua elevata capacità di trasporto, permette agli aderenti di scambiare in assoluta sicurezza ingenti volumi di transazioni finanziarie. La rete CBI beneficiò così della sinergia con la Rete Nazionale Interbancaria di SIA sfruttandone le caratteristiche di capillarità, sicurezza e affidabilità. Un’innovativa architettura che consentì di realizzare anche ulteriori servizi per le imprese e che, ancora oggi, può essere considerata tra i maggiori circuiti mondiali di cooperazione fra il settore bancario e imprenditoriale. SIA ricopre tutt’ora importanti ruoli normativo-tecnologici come quello di Gestore dell’infrastruttura di rete, del Punto d’Accesso e di Struttura Tecnica Delegata. In aggiunta a ciò, coe- 77 rentemente con l’evoluzione dei servizi CBI, sono state sviluppate per gli istituti finanziari e le corporate soluzioni avanzate di gestione documentale che comprendono fatturazione elettronica e conservazione sostitutiva a norma. I diversi compiti assunti negli ultimi dieci anni di attività dell’Associazione CBI testimoniano come SIA abbia da sempre considerato il Corporate Banking Interbancario un’iniziativa strategica a livello di sistema Paese, che consente di far dialogare quasi 700 istituti finanziari consorziati e circa 850.000 imprese. In questo contesto, il know-how e le competenze tecnologiche di SIA sono stati fondamentali da un lato per ammodernare e rendere sempre più efficiente il servizio CBI a disposizione della comunità bancaria, dall’altro per ottimizzare e razionalizzare la gestione delle risorse finanziarie delle aziende italiane. E questa nostra esperienza potrà essere ancora determinante per affrontare le sfide che attendono il CBI nel prossimo futuro. ■ 78 La storia per documenti Cronistoria membri Consiglio Direttivo e Board ASSOCIAZIONE PER IL COPRPORATE BANKING INTERBANCARIO (ACBI) Sottoscrittori Atto costitutivo ACBI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. Paolo Calcagni in rappresentanza di Banca Nazionale del Lavoro Fausto Maestrini in rappresentanza di Banca di Roma Antonio Di Lorenzo in rappresentanza di ICCREA Banca Agrippino Terranova in rappresentanza di Banca Popolare di Bergamo-Credito Varesino Mario Audisio in rappresentanza di Sanpaolo IMI Isabella Savattieri in rappresentanza di Intesa BCI Giuseppe Primicerj in rappresentanza di Banca Popolare di Novara Marco De Luca in rappresentanza di Banca Sella Carlo Reitano in rappresentanza di Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane Claudio Cristofari in rappresentanza di Banca Popolare di Verona- Banco San Geminiano e Prospero Marco Bellinzoni in rappresentanza di ICCRI – Banca Federale Europea Antonino Lazzarino Di Lorenzo in rappresentanza di Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio Mario Bellina in rappresentanza di Banca Antoniana Popolare Veneta Fabrizio Orlandini in rappresentanza di Unicredito Italiano 2001-2002 Presidente Giuseppe ZADRA Sostituto del Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Mario AUDISIO Ugo BECHIS Marco BELLINZONI Fabio BOLOGNINI Paolo CALCAGNI Arnaldo CIS Antonio DI LORENZO Piergiorgio GIULIANI Luca PACCAGNINI Alessandro Maria PIOZZI Stefano PREVEDELLO Donato VALZ GEN Gianluigi VIGANÒ Segretario Pierfrancesco GAGGI 81 Responsabile Segreteria Tecnica Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Moris FRANZONI Riccardo RUSSO Revisori Supplenti Dario SABBIONI Roberto TUZZAMI Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI 2003 Presidente Giuseppe ZADRA Sostituto del Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Mario AUDISIOt Ugo BECHIS Marco BELLINZONI Paolo CALCAGNI Arnaldo CIS Antonio DI LORENZO Antonio MAURINO Luca PACCAGNINI Stefano PREVEDELLO Sebastiano STRUMIA Donato VALZ GEN Eugenio VENTURELLI Gianluigi VIGANO’ Segretario Pierfrancesco GAGGI 82 Responsabile Segreteria Tecnica Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Moris FRANZONI Riccardo RUSSO Revisori Supplenti Dario SABBIONI Roberto TUZZAMI Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI 2004 Presidente Giuseppe ZADRA Sostituto del Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Mario AUDISIO Ugo BECHIS Salvatore BELLU Paolo CALCAGNI Arnaldo CIS Gennaro DE SIMONE Antonio DI LORENZO Antonio MAURINO Stefano MICHELI Stefano PREVEDELLO Marco RAGGIASCHI Maurizio SCLAVI Donato VALZ GEN Segretario Pierfrancesco GAGGI Responsabile Segreteria Tecnica Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Maurizio SCLAVI Vincenzo TAGLIAFERRO Donato VALZ GEN Segretario Pierfrancesco GAGGI Responsabile Segreteria Tecnica Liliana FRATINI PASSI Revisori Effettivi Moris FRANZONI Riccardo RUSSO Collegio dei Revisori dei Conti Revisori Supplenti Dario SABBIONI Roberto TUZZAMI Revisori Effettivi Moris FRANZONI Riccardo RUSSO Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI 2005 Presidente Giuseppe ZADRA Sostituto del Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Ugo BECHIS Salvatore BELLU Paolo CALCAGNI Arnaldo CIS Ettore CORSI Gennaro DE SIMONE Antonio DI LORENZO Antonio MAURINO Stefano MICHELI Stefano PREVEDELLO Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Presidente Antonio IZZI Revisori Supplenti Dario SABBIONI Roberto TUZZAMI Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI 2006 Presidente Giuseppe ZADRA Vice Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Ugo BECHIS Salvatore BELLU Paolo CALCAGNI Arnaldo CIS Ettore CORSI Andrea DEL MORETTO Antonio DI LORENZO Stefano MICHELI Antonio MAURINO 83 Stefano PREVEDELLO Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Vincenzo TAGLIAFERRO Donato VALZ GEN Stefano PREVEDELLO Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Vincenzo TAGLIAFERRO Donato VALZ GEN Segretario Liliana FRATINI PASSI Segretario Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori dei Conti Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Supplenti Moris FRANZONI Roberto TUZZAMI Revisori Supplenti Moris FRANZONI Roberto TUZZAMI Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI Collegio dei Probiviri Renzo COSTI Paolo FERRO-LUZZI Natalino IRTI 2007 Presidente Giuseppe ZADRA Vice Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Salvatore BELLU Arnaldo CIS Claudio CONSOLI Ettore CORSI Andrea DEL MORETTO Massimo DI GENNARO Antonio DI LORENZO Stefano DORIGATTI Stefano MICHELI 84 20 MAGGIO 2008 TRASFORMAZIONE IN CONSORZIO CBI – CUSTOMER TO BUSINESS INTERACTION 2008 2009 Presidente Giuseppe ZADRA Presidente Giovanni SABATINI Vice Presidente Domenico SANTECECCA Vice Presidente Domenico SANTECECCA Consiglieri Arnaldo CIS Giampaolo COLOMBO Ettore CORSI Antonio DI LORENZO Stefano DORIGATTI Francesco FRANCIONI Stefano MICHELI Dario PIOVERA Luca POLETTO Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Donato VALZ GEN Consiglieri Arnaldo CIS Giampaolo COLOMBO Ettore CORSI Antonio DI LORENZO Stefano DORIGATTI Francesco FRANCIONI Paolo FRANCIONI Paolo LOMBARDI Dario PIOVERA Luca POLETTO Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Donato VALZ GEN Segretario Generale Liliana FRATINI PASSI Segretario Generale Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Supplenti Moris FRANZONI Roberto TUZZAMI Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Supplenti Moris FRANZONI Roberto TUZZAMI 85 2010 2011 Presidente Giovanni SABATINI Presidente Giovanni SABATINI Vice Presidente Domenico SANTECECCA Vice Presidente Pierluigi CURCURUTO Consiglieri Massimo CICARDO Arnaldo CIS Giampaolo COLOMBO Ettore CORSI Claudio DI LEGGE Enrico DONI Stefano DORIGATTI Francesco FRANCIONI Paolo FRANCIONI Paolo LOMBARDI Dario PIOVERA Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Gabriele UGOLINI Donato VALZ GEN Consiglieri Massimo CICARDO Giampaolo COLOMBO Ettore CORSI Pierluigi CURCURUTO Claudio DI LEGGE Enrico DONI Stefano DORIGATTI Francesco FRANCIONI Paolo FRANCIONI Paolo LOMBARDI Dario PIOVERA Marco RAGGIASCHI Giancarlo RINALDI Domenico SANTECECCA Gabriele UGOLINI Donato VALZ GEN Segretario Generale Liliana FRATINI PASSI Direttore Generale Liliana FRATINI PASSI Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Supplenti Moris FRANZONI 86 Collegio dei Revisori dei Conti Presidente Antonio IZZI Revisori Effettivi Ernesto CAMPITI Giorgio FAIETTI Revisori Supplenti Moris FRANZONI I documenti Atto costitutivo ACBI 88 89 90 91 92 Atto notarile trasformazione in Consorzio CBI 93 94 95 96 97 98 99 100 Note Circolare ABI AN/001105 del 23 febbraio 1995 Atto Costitutivo ACBI. Crf. Capitolo “La storia per documenti”. 3 Si consideri che ad oggi gli utenti del Servizio CBI sono oltre 850.000 4 Le “tratte” erano principalmente: da Banca Proponente al primo Centro Applicativo, dal primo Centro Applicativo al secondo Centro Applicativo, dal secondo Centro Applicativo alla Banca Passiva destinataria. 5 Il Nodo o il GPA (Gestore Punto di Accesso) è il nuovo soggetto tecnico che nel CBI2 amministra un applicativo preposto al controllo formale di tutti i flussi immessi sulla Rete (sostituisce il Centro Applicativo della precedente Rete CBI). 6 XML (eXtensible Markup Language): ampiamente diffuso su Internet e nella realizzazione di “documenti”. L’adozione di tale standard consente una strutturazione ottimale delle informazioni all’interno dei messaggi in transito, una completa intelligibilità e, soprattutto, garantisce una notevole flessibilità sia in termini di “manutenzione” dei messaggi/informazioni esistenti, sia di nuove implementazioni, con un conseguente impatto positivo sui costi applicativi di manutenzione/sviluppo. 7 La fatturazione elettronica come “chiave di volta” nella collaborazione tra imprese, banche e PA. Risultati Ricerca Osservatorio Fattura Elettronica e Dematerializzazione School of Management Politecnico di Milano, maggio 2008. 8 ISO20022 – UNIFI (UNIversal Financial Industry message scheme): gli standard della serie ISO20022 comprendono le regole tecniche di erogazione delle funzioni finanziarie e le indicazioni circa il contenuto e le modalità di rappresentazione delle informazioni scambiate, fornendo quindi agli operatori del settore fi1 2 nanziario una piattaforma comune per lo sviluppo di messaggi basati sul linguaggio XML. Gli aspetti di business correlati, i modelli e la messaggistica standard relativi ad apposite transazioni finanziarie vengono quindi conservati in un apposito Repository, chiamato appunto Repository ISO20022 i cui contenuti sono liberamente consultabili via web all’indirizzo www.iso20022.org. 9 Il Consorzio ha, infatti, una forte componente mutualistica (cfr. art. 2602 cod. civ.), che ben si presta a questo tipo di attività, senza escludere peraltro la possibilità di attività dirette verso soggetti diversi dai consorziati e disciplinate, per l’assenza allora della componente mutualistica, da condizioni tipiche dell’impresa lucrativa. 10 Atto notarile di trasformazione in Consorzio CBI – crf. Capitolo “La storia per documenti”. 11 La SEPA ovvero la Single Euro Payments Area (Area Unica dei Pagamenti in Euro) è l’area in cui i cittadini, le imprese, le pubbliche amministrazioni e gli altri operatori economici possono effettuare e ricevere pagamenti in Euro, sia all’interno dei confini nazionali che fra i paesi che ne fanno parte, secondo condizioni di base, diritti ed obblighi uniformi, indipendentemente dalla loro collocazione geografica in area europea. Lo scopo della SEPA è quello di creare un mercato dei pagamenti armonizzato che offra degli strumenti di pagamento comuni (bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento), che possono essere utilizzati con la stessa facilità e sicurezza su cui si può contare nel proprio contesto nazionale. (Cfr. www.sepa.abi.it). 12 Il servizio di esito all’Ordinante ed al Beneficiario conteneva per la prima volta informazioni di “remittance information” e della data di accettazione, ovvero informazione sulla data alla quale la banca dell’Ordi- 101 nante, ricevuto l’ordine di pagamento, ha effettuato i controlli sostanziali, quali ad esempio autorizzazione e disponibilità dei fondi. 13 Il Consorzio CBI valutò l’adesione di Poste Italiane alla luce della nuova previsione statutaria che, all’art. 5 comma 1, stabiliva la possibilità di aderire oltre che da parte di banche, anche da parte di intermediari finanziari ed a altri soggetti autorizzati ad operare, sulla base delle proprie leggi nazionali e delle regole europee, nell’area dei servizi di pagamento in Italia e nel territorio dell’Unione Europea; del rispetto della normativa antitrust; dell’entrata in vigore della Payment Service Directive. 14 Dalle notizie disponibili alla data attuale, lo standard Italiano della fattura elettronica B2G sarà uno standard proprietario, “tailor made” sui requisiti delle PA. Ad un primo step la firma digitale sarà obbligatoria. Il CBI adotterà anche lo standard dell’Agenzia delle Entrate per abilitare la veicolazione della fattura elettronica B2G nella rete CBI. In tale contesto, il canale CBI è in grado supportare le esigenze di innovazione ed interconnessione efficiente non solo per le imprese ma anche degli enti pubblici, coerentemente con il rinnovato interesse sul tema da parte del Governo. Il Consorzio propone inoltre di integrare l’attuale tracciato di fattura CBI con le informazioni aggiuntive richieste dallo standard SdI, al fine di consentire alle banche di preservare le soluzioni CBI già attivate presso la propria clientela nello scambio B2B. 15 Il nuovo modello prevedeva due forme di finanziamento: una con ricavi da servizi erogati nei confronti dei consorziati; la seconda con ricavi da servizi erogati nei confronti dei soggetti di mercato non consorziati, a riduzione della sola quota variabile a carico dei consorziati. 16 I servizi CBI individuati dall’apposito protocollo sottoscritto sono l’Esito del Bonifico XML e le rendicontazioni; dopo la sperimentazione del progetto per il Monitoraggio Finanziario dell’Appalto relativo alla realizzazione della Metro C della città di Roma, il 4 agosto 2011 è stato siglato un nuovo Protocollo di intesa rivolto ad un gruppo di imprese coinvolte nella costruzione della “Variante ferroviaria di Cannitello per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina”. Ciò si inserisce all’interno del più ampio progetto “Creation of Automated Procedures Against Criminal Infiltration in public contracts” (CAPACI) del Ministero dell’Interno - aggiudicatario di un Bando Europeo di circa 500.000 euro - al quale il Consorzio CBI partecipa fornendo non solo il servizio di veicolazione dei flussi destinati al DIPE per il tramite del servizio di Nodo CBI, ma contribuendo anche con proprie risorse ad attività di training 102 presso i Paesi membri interessati all’adozione del modello nel rispettivo sistema. 17 Le quattro priorità fondamentali per la fatturazione elettronica contenute nella Comunicazione sono riassumibili in: • garantire alla fatturazione elettronica un quadro giuridico coerente; • ottenere un’adozione massiva da parte del mercato con l’estensione alle PMI; • promuovere un contesto che permetta la più ampia diffusione tra partner commerciali che emettono fatture; • promuovere uno standard comune di fatturazione elettronica. Per ciascuna di queste priorità, la Commissione ha presentato una serie di iniziative specifiche tra le quali: • la proposta di revisione da parte della Commissione nel 2011 della Direttiva in tema di firma elettronica volta a riconoscere lo scambio transfrontaliero di sistemi sicuri di autenticazione elettronica; • l’avvio di due nuovi progetti nell’ambito del Programma per la Competitività e l’Innovazione (CIP) finalizzati a supportare taluni specifici settori nel processo di dematerializzazione delle procedure per lo scambio elettronico di informazioni e documenti secondo le varie fasi della catena di fornitura (tra cui la fatturazione elettronica). 18 Al CEN è inoltre affidato il compito di delineare delle linea guida per facilitare l’implementazione di un modello di fattura “Cross-industry” e collaborare con gli organismi internazionali di standardizzazione, come UN/CEFACT (United Nations Centre for Trade Facilitation and Electronic Business) e ISO (International Organization for Standardization). 19 Secondo la Commissione Europea (Mid Report Expert Goup on e-Invoicing) nel caso di adozione complessiva di fattura elettronica la riduzione potenziale annua di CO2 ammonterebbe ad oltre 3 milioni di tonnellate. 20 L’UN Global Compact è un’iniziativa lanciata nel 1999 dall’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, a cui partecipano oltre 8.700 imprese e altri stakeholder di oltre 130 paesi e che offre ai partecipanti una gamma di ricerche e strumenti di supporto pratici per diffondere l’applicazione di 10 principi di base (afferenti alle aree diritti umani, lavoro, ambiente, ecc.) e far nascere collaborazioni tra i partecipanti stessi. Tra i 10 Principi si menziona in particolare il Principio 9 secondo il quale le imprese devono incoraggiare lo sviluppo e la diffusione di tecnologie “amiche” dell’ambiente - cioè protezione ambiente/minor inquinamento con la creazione di prodotti/servizi e processi. Si ringraziano tutte le persone che in questi anni hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo del Servizio CBI e del Consorzio CBI Consorzio CBI - Customer to Business Interaction www.cbi-org.eu Giovanni Sabatini Presidente Pierluigi Curcuruto Vice Presidente Liliana Fratini Passi Direttore Generale SEDE LEGALE piazza del Gesù, 49 00186 Roma SEDE OPERATIVA via del Gesù, 62 00186 Roma tel. +39 06 6767459 fax +39 06 6767688 [email protected] [email protected] Progetto editoriale: Marina Schicchi, Marketing and Communication Manager Consorzio CBI Progetto grafico: PRC • www.prcsrl.com Finito di stampare nel dicembre 2011 Sponsor C BI - 10 A N NI D I STO RIA 10 ANNI DI STORIA