La narrativa

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La narrativa
Termini base della narratologia
la narrativa (vyprávěcí próza) = genere letterario che comprende le opere in prosa, spec. il
romanzo, il racconto, la novella, la fiaba, ecc., nelle quali l’autore espone fatti reali o
immaginari
la narratologia (naratologie, teorie vyprávění) = nell’ambito della critica letteraria, teoria e
storia delle forme narrative; il termine narratologia fu coniato da Tzvetan Todorov
la fabula (fabule) = nella critica formalistica, insieme dei materiali di una narrazione
considerati in rigorosa successione logico temporale, indipendentemente dalla disposizione in
cui il narratore li ha organizzati nell’intreccio
l’intreccio
1) (syžet) = secondo T. Todorov, il racconto testuale nella strutturazione stilistica datagli dal
narratore
L’intreccio costituisce la struttura narrativa prescelta dall'autore per redigere il testo;
la presentazione degli eventi non segue necessariamente l'ordinamento logico-cronologico
della fabula, ma è soggetta a possibili scarti di tempo, operando anticipazioni o posticipazioni
rispetto all'ordine di accadimento dei fatti della storia.
2) (zápletka) = l’insieme delle vicende che costituiscono la trama di un testo letterario, teatrale, di un film, ecc.:
intreccio ricco, complesso, semplice...
- la vicenda = fatto, evento, caso
- la trama = l’insieme delle vicende attorno a cui si sviluppa un racconto, un romanzo, un’opera teatrale, un
film ecc.
il tema = soggetto centrale o motivo dominante e ricorrente di un’opera letteraria
i motivi = elementi tematici minori; possiamo distunguere “motivi legati” (quelli che non
possono essere eliminati); “motivi liberi” (quelli che si possono omettere senza alcun danno
per il legame logico-cronologico degli eventi); “motivi dinamici” (quegli elementi che
trasformano una situazione); “motivi statici” (sono quegli elementi che non provocano
cambiamenti - p. es. le descrizioni)
sequenze
Per comprendere un testo bisogna “smontarlo”, analizzandone singolarmente gli elementi. Il
primo passo consiste nell'individuare le sequenze e i nuclei narrativi. Le sequenze sono
segmenti di testo di lunghezza variabile, che presentano una certa autonomia di contenuto.
Il limite tra una sequenza e la successiva è scandito da un cambiamento significativo nello
sviluppo del racconto: uno spostamento nello spazio o nel tempo, l'arrivo di un nuovo
personaggio, il verificarsi di un nuovo evento, l'inizio di un dialogo.
A seconda del particolare significato di cui sono portatrici, le sequenze possono essere:
- narrative, quando presentano le azioni dei personaggi e gli avvenimenti in cui essi sono
coinvolti;
- descrittive, quando illustrano personaggi, stati d'animo, luoghi e ambienti;
- riflessive, quando contengono opinioni e commenti;
- dialogate, quando è presente un discorso.
Le sequenze narrative sono dinamiche in quanto determinano lo sviluppo del racconto; quelle
descrittive e quelle riflessive sono invece statiche, poiché comportano un rallentamento, una
pausa nella narrazione.
fabula e intreccio
Se dobbiamo riassumere il contenuto di un racconto, quasi sicuramente parleremo prima di
tutto dei personaggi, di ciò che essi fanno, degli avvenimenti che si succedono. Perché,
infatti, l’ossatura della storia è costituita dagli agenti (personaggi) e dagli eventi (azioni e
avvenimenti). Ma la narrazione, di solito, comprende anche descrizioni (di paesaggi,
ambienti, persoanggi ecc.) e varie digressioni.
Se proviamo a segmentare un testo in sequenze e se riusciamo a sintetizzarle al massimo
possibile, potremo individuare le sequenze necessarie alla comprensione del contenuto
informativo e cioè della storia. Se poi riordiniamo le sequenze sintetizzate secondo un criterio
cronologico e logico, otterremo la fabula. La fabula è il risultato di un processo di astrazione
in quanto non è nel testo: siamo noi a ricostruirla secondo il criterio di ciò che viene prima e
di ciò che viene dopo e secondo la logica di causa-effetto.
L’intreccio, invece, è l’insieme delle sequenze considerate nello stesso ordine in cui le unità
narrative sono date nel testo reale, con tutte le eventuali sfasature (dislocazioni) temporali e
con tutte le sequenze presenti nel testo. Nell’intreccio sono importanti non soltanto i motivi
legati e dinamici ma anche i motivi liberi e statici.
Gli eventi di un racconto si svolgono nello spazio e nel tempo.
spazio
L’ambiente, i luoghi nei quali si svolgono gli eventi possono essere reali o immagianri,
possono fare da sfondo o assumere un’importanza di primo piano, possono essere descritti dal
narratore stesso o da un personaggio del racconto. L’ambiente, nel testo narrativo, ha una
precisa funzione che bisogna saper scoprire.
tempo
Nella lettura di un testo scritto dobbiamo seguire l’ordine di successione dei caratteri a
stampa che costituiscono le righe e le pagine di cui il testo è composto. Esiste quindi un
tempo di lettura (e, naturalmente, un tempo di scrittura) che è il tempo necessario per leggere
(o scrivere) un testo.
In un testo narrativo gli eventi raccontati hanno naturalemnte una loro durata temporale (il
tempo della storia). Tuttavia, il tempo della storia non coincide con il tempo del racconto che
è misurato dalla lunghezza del testo stesso, in righe e pagine.
Nella storia, inoltre, possono accadere più fatti contemporaneamente, fatti che nel testo
narrativo non posono essere raccontati simultaneamente ma solo in successione, secondo un
certo ordine.
Il racconto può restringere (condensare) o viceversa dilatare la narrazione degli eventi della
storia. Questo significa che la velocità e il ritmo di un racconto possono essere diversi da un
punto all’altro di un testo narrativo.
I possibili diversi ritmi del tempo del racconto sono individuabili dai seguenti “movimenti
narrativi”:
- scena - tempo del racconto e tempo della storia coincidono
- sommario - il tempo del racconto è minore di quello della storia
- analisi - il tempo del racconto è maggiore di quello della storia
- pausa - il tempo del racconto può avere qualsiasi estensione mentre la storia subisce
sospensione
- ellissi temporale - alcune fasi più o meno lunghe della storia vengono “saltate” nel racconto
Ordine naturale e ordine artificiale
Se leggiamo delle fiabe ci accorgiamo subito che nella maggior parte di esse gli eventi che si
succedono nel racconto hanno lo stesso ordine logico e cronologico con cui gli eventi si
succedono nella storia. Una storia, tuttavia, può anche essere raccontata secondo un ordine
alterato, quando lo sviluppo degli eventi si interrompe per un tempo più o meno lungo e si
passa alla rappresentazione di fatti avvenuti nel passato: in campo cinematografico questa
tecnica viene chiamata flash-back. In un testo narrativo questo salto all’indietro si chiama
analessi o retrospezione: si tratta di una tecnica del racconto che consente l’esposizione di
eventi avvenuti nel passato e necessari per comprendere ciò che sta accadendo in una
situazione presente. Può anche accadere che nel racconto si anticipi, con un salto in avanti, un
contenuto informativo. In questo caso si avrà una prolessi o anticipazione.
In conclusione, per quanto riguarda l’ordine in cui sono narrati i fatti possiamo distinguere tra
un ordine naturale e un ordine artificiale. Il primo si ha quando nel racconto gli eventi sono
esposti nello stesso ordine logico e cronologico con cui si sono verificati nella storia. Il
secondo quando l’ordine egli eventi della storia è alterato nel racconto con analessi e/o
prolessi.
personaggi
I personaggi rappresentano degli uomini, ma nel testo sono solo “serie di parole”.
-
individui – hanno individualità ben spiccata
tipi – sono poco rilevati, piatti
Il personaggio o i personaggi costituiscono nel racconto un elemento indispensabile. Del resto
le azioni, che sono forme dinamiche, pressuppongono degli agenti (coloro che compiono delle
azioni) e dei pazienti (coloro che subiscono le azioni).
Il personaggio è caratterizzato dal suo aspetto, e cioè dai suoi tratti fisici, esteriori, e dal suo
carattere o personalità, e cioè dai suoi tratti psicologici, interiori, che possono essere descritti
direttamente dal narratore o possono essere dedotti dai comportamenti del personaggio stesso:
dalle sue azioni, dai suoi pensieri, dalle sue parole, dai rapporti che egli stabilisce con altri
personaggi e così via.
caratterizzazione dei personaggi
FISIOGNOMIA: riguarda l'aspetto fisico, l'età, l'abbigliamento del personaggio
STATUS SOCIALE: riguarda la classe di appartenenza, il tipo di lavoro, il grado di
inserimento nei rapporti con gli altri, i vincoli familiari
LIVELLO CULTURALE: riguarda il grado di istruzione e i comportamenti derivanti
dall'appartenenza ad un gruppo sociale, etnico, geografico, culturale
PROFILO PSICOLOGICO: riguarda il carattere del personaggio, i suoi problemi, i suoi
comportamenti, il suo modo di relazionare con gli altri
ORIENTAMENTO IDEOLOGICO: riguarda la concezione del mondo del personaggio, le sue
idee politiche, la sua fede religiosa.
il sistema e la funzione dei personaggi all’interno del testo narrato
Qualsiasi personaggio svolge nel racconto una sua funzione. Normalmente si possono
individuare dei ruoli di base:
- eroe o protagonista (colui che compie le azioni importanti del racconto)
- antagonista (colui che si oppone alla realizzazione delle azioni dell’eroe)
- oggetto (l’obiettivo dell’eroe; p. es. la persona amata dall’eroe)
- gli aiutanti (possono agire a favore dell’eroe o del suo antagonista)
- l’arbitro (è un personaggio “super partes” che può far pendere le sorti della storia a favore
del protagonista o dell’antagonista)
- il destinatario (è colui che può incaricare l’eroe di compiere la sua missione; p. es. il re che
chiede all’eroe di salvare sua figlia - la principessa)
Il grado di importanza di un personaggio nel racconto (che naturalmente è legato al ruolo che
svolge) è direttamente proporzionale alla quantità e alla qualità delle caratterizzazioni che gli
vengono attribuite nel racconto.
narratore
Il narratore costituisce la voce narrante e la sorgente comunicativa del messaggio. Si dice
narratore esterno o eterodiegetico quando non prende parte alla vicenda che espone; si dice
narratore interno o omodiegetico quando è partecipe del tempo e dello spazio dell'azione
narrativa (della cosiddetta diegesi) che egli racconta.
narratore esterno: Quando una voce fuori dalla storia parla dei personaggi in terza persona,
il narratore è esterno. Quest’ultimo può essere nascosto, che non interviene mai nella
narrazione, non dà giudizi, non commenta, ma si limita a presentare gli avvenimenti e lascia
al lettore il compito di valutarli. In altri casi il narratore è palese, ossia visibile: fa sentire la
sua presenza, guida il lettore, riflette sugli avvenimenti narrati.
narratore onnisciente: Questo tipo di narratore può osservare dall’esterno i personaggi,
descriverli per mostrarceli come appaiono e subito dopo può entrare nella loro mente per
svelare ciò che magari il loro aspetto non dice, o ciò che neanche loro sanno di sé.
narratore interno: Quando in un testo narrativo un personaggio racconta in prima persona la
storia, il narratore è detto interno. Questa denominazione deriva dal fatto che la voce narrante
appartiene a qualcuno che è dentro il mondo narrato. In questi casi compare sempre un io
narrante. Si può trattare del protagonista oppure di un altro personaggio che, come un
testimone, riferisce la vicende accadute ad altri.
narratore doppio: Un racconto può possedere anche più di una voce narrante. A volte,
infatti, un primo narratore introduce la narrazione per passarla successivamente ad un
personaggio, il quale a sua volta racconta una storia. Si hanno così un narratore di primo
grado e un narratore di secondo grado. In genere poi il racconto si conclude con il ritorno alla
prima voce. In questo modo si crea una sorta di cornice che apre e chiude il testo (p. es. Il
Decameron di Boccaccio).
prospettiva - punto di vista - focalizzazione
Non è sempre detto che chi narra ci racconti i fatti e ci presenti situazioni e personaggi dal
proprio punto di vista. Può anche darsi che il narratore ci presenti le cose dall’angolo visuale
di un determinato personaggio o di più personaggi della storia.
Il punto di vista del narratore può essere triplice.
La prima modalità consiste nel fatto che il narratore “ne sa di più” dei personaggi: in tal caso
egli è onnisciente e si colloca alle spalle dei personaggi. L’angolo di ripresa della scena da
parte del narratore non è visibile, per cui si parla di non-focalizzazione o focalizzazione zero:
il punto di vista e l’osservatorio sono quelli del narratore.
La seconda modalità si fonda sul fatto che il narratore “ne sa” quanto i personaggi e si
configura come personaggio tra i personaggi; la sua è, dunque, una focalizzazione interna
alla scena (l’angolo di ripresa è in mezzo alla scena).
La terza modalità è rappresentata dal fatto che il narratore “ne sa” meno dei personaggi: la sua
è dunque una focalizzazione esterna (l’angolo di ripresa è sconosciuto al narratore stesso e la
visione è “dal di fuori”).
Le tecniche narrative
Il narratore - esterno o interno - trasmette due tipi di inforamzioni: informazioni realtive ai
luoghi, ai tempi, alle vicende, all’aspetto fisico dei personaggi; e informazioni relative ai
pensieri e alle parole dei personaggi stessi. Se per il primo tipo di informazioni valgono le
regole della descrizione, per il secondo tipo (le parole e i pensieri) occorrono tecniche diverse,
che conferiscano al testo una maggiore vivacità e una più precisa immediatezza per il lettore.
Le principali tecniche a disposizione di uno scrittore per rendere parole e pensieri dei
personaggi:
discorso narrato - il narratore riassume in modo distaccato e sintetico le parole e i pensieri dei
suoi personaggi
discorso indiretto - il narratore riproduce le parole e i pensieri dei personaggi; in questo caso
non si può essere sicuri se il personaggio abbia usato esattamente le parole riportate, in quanto
è ancora marcata, anche se in misura inferiore rispetto al caso precedente, la presenza del
narratore
discorso indiretto libero - il narratore riferisce i discorsi dei personaggi, ma senza introdurli
con l'ausilio dei verbi dichiarativi (p.es. dire, pensare, sostenere, affermare... )
discorso diretto - il narratore cede letteralmente la parola al personaggio, raggiungendo in tal
senso il massimo dell’immediatezza e della fedeltà nella trascrizione delle parole pronunciate,
anche se il discorso è introdotto da verbi dichiarativi, due punti, virgolette
discorso diretto libero - è una variante del discorso diretto: in questo caso si abolisce il verbo
reggente e ancora maggiore è l’impressione di immediatezza delle parole pronunciate
monologo interiore e flusso di coscienza - sono tecniche narrative particolari, tese a introdurre
il lettore più in profondità nella vita interiore del personaggio; la figura del narratore
scompare, ed è il personaggio stesso a esprimere direttamente i propri pensieri, così come si
affacciano alla sua mente; il flusso di coscienza è un tipo più radicale di monologo interiore parole e pensieri sono espressi attraverso libere associazioni della mente