E - Centro Orientamento Educativo
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E - Centro Orientamento Educativo
LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 3 A cura di Anna Pozzi in collaborazione con Barbara Garavaglia COE cinquant’anni e oltre LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 4 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 5 Intro duzione È È importante che una tappa significativa della storia della nostra Associazione diventi occasione per ripercorrerne il cammino, rileggerne i momenti più salienti e ripensare alle molte attività nelle quali soci, collaboratori e amici si sono impegnati, nel corso degli anni, per la promozione integrale dell’uomo. Cinquant’anni di storia del COE sono la storia di molte persone, che hanno dato inizio a questa Associazione a Milano e Saronno e poi a Barzio, Santa Caterina, Roma, Lecco, ma anche in Camerun, Congo, Zambia, Benin, Bangladesh, Ecuador e Cile. Storia e storie di uomini e donne che da mezzo secolo si dedicano alle attività del Centro Orientamento Educativo, persone singole o famiglie che per un tratto di strada hanno camminato con intelligenza, passione, gusto e professionalità sulle orme di don Francesco Pedretti. È stato lui, nel 1959, a dar vita al COE e con slancio profetico ha saputo coinvolgere tante persone nel suo progetto educativo che negli anni Settanta si è aperto al servizio di volontariato internazionale. Chi ha conosciuto don Francesco sa quanto è prezioso il patrimonio spirituale, culturale e sociale che ci ha lasciato in eredità e sente la responsabilità di non disperderne la ricchezza, ma di condividerla e metterla al servizio della comunità. Esprimiamo la nostra gratitudine a tutti coloro che nei modi più diversi hanno contribuito alla crescita delle varie espressioni del COE e manifestiamo il desiderio di vedere la nostra Associazione sempre più capace di servizio all’uomo e di essere segno di speranza, in comunione con la Chiesa e in collaborazione con altre associazioni e con le istituzioni civili. Mentre celebriamo questo importante anniversario, auspichiamo che il COE possa continuare a essere per molti proposta concreta di collaborazione alla costruzione di un mondo più bello, perché più fraterno, più giusto e più solidale nel bene. Rosella Scandella Presidente LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 6 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 7 Prefazione L Le immagini e le parole raccontano una “insolita” vicenda umana, ricca di amore e di fantasia, ma anche di mistero. Nel tessuto degli avvenimenti si intravede e riemerge il volto di Lui, Gesù Cristo, che suscita collaboratori generosi attraverso la vita, la parola, l’azione di un suo sacerdote-profeta: don Francesco Pedretti. Tutto diviene storia “sacra”, abitata da Lui, da Lui sorretta e guidata. A Lui interessa tutto ciò che le persone compiono per gli altri: «l’avete fatto a me». Si diverte a seminare motivi di speranza e di libertà attraverso le mani aperte del seminatore; ha bisogno della nostra povertà per rovesciare resistenze e incertezze, superare lontananze e aprire strade che costruiscono fraternità. Quando la Provvidenza di Dio cerca e incontra un cuore disponibile e una mente umile, fa germinare capolavori di amore e di solidarietà. Il miracolo nasce dall’incontro dell’amore gratuito di Dio con la nostra libertà che può esprimere potenzialità nascoste. L’Artista divino compone il suo mosaico, accostando e distribuendo la molteplice varietà delle tessere in un disegno armonico. «Non amiamo a parole né con la lingua ma con i fatti e nella verità» (1 Gv. 3,18). Affermazione semplice e densa, quotidiana ed eroica, in quanto ci impegna a dare la vita, cioè non solo “morire” per gli altri, ma innanzitutto “vivere per e con gli altri”; ci fa ritrovare noi stessi incontrando e accogliendo il povero. Come sempre la storia “sacra” è storia aperta: al desiderio di Dio che a noi vuol comunicare il suo amore; alle attese delle persone in ricerca di un’esistenza illuminata dalla fede e riscaldata dalla fraternità; ad ogni operaio del Regno di Dio che volontariamente accetti di mettersi a disposizione per servire. Mons. Giuseppe Longhi Assistente spirituale COE LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 8 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 9 COE cinquant’anni e oltre IL COE IN PILLOLE LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 10 C O E I N P I L L O L E Coe, cinquant’anni per l’Italia e per il mondo C Che cos’è il COE? Dopo cinquant’anni di attività, una miriade di “cantieri” aperti, un orizzonte vasto di fronte, è difficile dire cos’è il COE oggi. Quello che è attualmente non è lo stesso di quello che era ieri e di quello che sarà domani. Ma c’è un filo rosso che attraversa la sua storia. Che ne definisce l’identità, il suo Dna più specifico. Il filo dell’ispirazione di fondo, dei principi che soggiacciono alla sua nascita e che hanno accompagnato il suo sviluppo: il filo del radicamento in valori cristiani incarnati in un contesto di impegno in Italia e all’estero. Con due denominatori comuni: quello della centralità sempre e comunque della persona umana e quello della gratuità. Che si declinano poi in tante forme e modalità: dialogo, servizio, solidarietà… E molto altro. E poi c’è una figura che ha segnato - e continua a farlo - il cammino del COE: quella di don Francesco Pedretti. Fondatore, ispiratore, anima e guida, è stato per quarant’anni il cuore pulsante dell’organismo, colui che ha dato linfa e vitalità a tutte le sue attività. Colui che ha coagulato attorno a sé moltissime persone e le ha rese protagoniste, in ogni angolo del mondo. La sua impronta, la sua ispirazione, il suo carisma restano ancora oggi come pietre miliari che guidano il cammino lungo i sentieri del servizio agli altri. Ovunque essi siano. Don Francesco ha tratto ispirazione dalla sua sensibilità missionaria per creare qualcosa di nuovo e, all’epoca, davvero di innovativo. Il COE, infatti, si definisce, sin dal suo atto costitutivo, il 16 dicembre 1959, come un’Associazione di laici volontari cristiani. Nasce in Italia e si apre al mondo. Il tema del laicato resta forte, così come quella del volontariato. È un modo diverso di guardare l’azione formativa in Italia e la missione nel Sud del mondo, attraverso l’impegno volontario di professionisti, singoli o famiglie, che dedicano una parte della loro vita agli altri. Cinquant’anni fa era tutt’altro che scontato. E ancora oggi resta una sfida difficile ed entusiasmante. Per questo il COE, ancora oggi, come cinquant’anni fa, resta fedele alla sua ispirazione più profonda. Quella che porta innanzitutto nel nome: Centro Orientamento Educativo. Orientamento: perché è lungo le strade del mondo che continua a cercare per sé, per tutti coloro che ne fanno parte e per quelli che incontra, percorsi di crescita, sviluppo, solidarietà… Educativo: perché è soprattutto a partire da conoscenza, istruzione, educazione, cultura che questi percorsi cercano di formare uomini e donne validi per una società più libera e solidale, rinnovata nella cultura e capace di costruire un mondo un po’ migliore, in cui sentirsi tutti fratelli. 10 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 11 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 12 C O E I N P I L L O L E Un caleidoscopio di attività N Nell’arco di cinquant’anni, il COE ha moltiplicato e diversificato in maniera straordinaria le proprie attività, sia sul versante dei progetti di cooperazione internazionale, sia per quanto riguarda le attività culturali e formative. Attualmente è impegnato su moltissimi fronti: dal cinema africano alla medicina tradizionale, dagli ospedali agli istituti d’arte in Africa, dai musei in Camerun al progetto “Mongolfiera” per i ragazzi in Italia, dalle “Famiglie aperte” ai corsi di formazione per i volontari, solo per citare alcuni esempi… E, tuttavia, nonostante la molteplicità e la varietà degli interventi, il COE resta ancorato ad alcune linee guida. Nel segno della tradizione, organizza centri di vita comunitaria per l’accoglienza, l’orientamento, la formazione di educatori e animatori sociali. Sostiene numerosi volontari che desiderano mettersi a disposizione per opere sociali, educative ed ecclesiali, in Italia e nel mondo. Promuove corsi, esperienze, studi, pubblicazioni e sussidi per educatori e animatori sociali. In campo internazionale, è presente in diversi Paesi d’Africa, Asia, America Latina e Oceania, dove promuove progetti di sviluppo, soprattutto in campo educativo e sanitario, con particolare attenzione per la promozione e il rispetto dei diritti alla vita, alla salute, all’educazione e a tutto ciò che contribuisce alla promozione e alla dignità di ogni essere umano. In quest’ottica si inserisce anche l’impegno in campo comunicativo e mediatico, che ha origine negli anni Ottanta da una rinnovata consapevolezza del ruolo giocato dai media nel processo educativo. Nascono, in questo periodo, tra le altre cose, il Festival del cinema africano, che promuove la cinematografia del Sud del mondo con un occhio di riguardo per l’Africa, e la Galleria “Artemondo” per la promozione dell’arte, oltre a programmi di educazione interculturale per adulti e bambini messi in onda su alcune televisioni private. Questa attività si trasferisce anche alle scuole, con progetti e iniziative di educazione interculturale che raggiungono migliaia di studenti. In queste attività vengono coinvolti, in un’ottica di scambio e conoscenza reciproca, alcuni animatori provenienti da diversi Paesi del Sud del mondo e residenti nella comunità del COE. 12 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 13 1 2 1.Lavori all’Ifa di Mbalmayo 2.Alunni del Collegio “Nina” a Mbalmayo 3. Incontro per adolescenti 4.Centro nutrizionale a Rungu 5. Giovani e teatro a Kinshasa 6. Attività interculturale a Barzio 7.Incontro di giovani per la formazione in Camerun 8. Cena con i popoli nel giardino di Barzio 9. Papua Nuova Guinea: lavoro in falegnameria 10. Animazione 3 4 5 6 10 8 9 7 LIBRO COE OK.qxp 26-06-2009 I 15:54 L Pagina 14 C O E I N P I L L O L E Tanti piccoli semi per il mondo A Accanto alla prima comunità di Barzio, e a una presenza quasi costante a Santa Caterina Valfurva, il COE si stabilisce a Milano nel 1972, nella sede di via Lazzaroni, dove oggi si concentrano alcuni uffici dell’Associazione, oltre a una piccola comunità. Dalla fine degli anni Settanta, il COE mette radici anche a Roma. Nel dicembre del 1983 viene acquistata una casa nel quartiere di Monte Mario, che diventa ben presto un centro di accoglienza soprattutto per studenti stranieri. Più tardi, in occasione del Giubileo, nasce all’interno dello stesso complesso una struttura di accoglienza, il “Kaire Hotel”. Oggi il COE è presente anche a Saronno, con la sede del Museo di ceramiche “Giuseppe Gianetti” e della Galleria “Artemondo” e a Esino Lario con due strutture di accoglienza: “La Montanina” e “La Rosa delle Alpi”. Mentre a Lecco, è presente una casa-famiglia. Con il passare degli anni, si moltiplicano i volontari del COE in diversi Paesi del mondo. Si allunga così l’elenco delle presenze e delle comunità: Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, Ecuador e Colombia. «Abbiamo un compito grande: Dio si comunica a noi, continua in noi la sua incarnazione » per comunicarsi attraverso noi a tutte le sue creature 14 don Francesco LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 15 Bambini della scuola materna di Mbalmayo LIBRO COE OK.qxp 26-06-2009 I 15:56 L Pagina 16 C O E I N P I L L O L E Brandelli di storia L La storia del COE è stata sempre caratterizzata da un forte impegno in campo educativo, con grande attenzione soprattutto ai giovani e ai formatori. Esperienze diverse hanno segnato il cammino dell’Associazione e ne hanno caratterizzato l’evolversi. Negli anni Sessanta l’elemento portante di ogni progetto educativo è stato la promozione di una collaborazione significativa tra diversi ambiti (famiglia, scuola e parrocchia), con una grande capacità di cogliere le nuove istanze educative e le nuove forme di comunicazione. Una prima svolta avviene agli inizi degli anni Settanta, quando l’Associazione comincia il proprio impegno nei Paesi del Sud del mondo, attraverso progetti di volontariato, caratterizzati da una forte valenza educativa. Alla fine degli anni Ottanta, il COE inizia a distribuire in Italia film di registi del Sud del mondo, soprattutto africani; un’iniziativa d’avanguardia da cui prende vita nel 1991 il Festival del Cinema Africano, che nel 2003 diventa Festival del Cinema Africano, d’Asia, America Latina. Negli anni Novanta si consolida una vasta attività di educazione interculturale rivolta specialmente a giovani e ragazzi. Particolarmente interessante è l’impegno nelle scuole con iniziative che coinvolgono migliaia di studenti. Questi ultimi anni, infine, sono segnati dal consolidamento dei progetti nel mondo e delle iniziative in Italia, con uno sguardo rivolto al futuro e in particolare ai giovani per costruire insieme una cultura di pace, dialogo e solidarietà. Guardando avanti… «In occasione del cinquantesimo di fondazione - sostiene la presidente, Rosella Scandella - vogliamo, nella fedeltà alla storia e al carisma, ritrovare coraggio e scoprire strade nuove per continuare, sull’esempio del nostro fondatore don Francesco Pedretti, ad essere luogo d’incontro e di dialogo per uomini e donne dei diversi continenti ed essere comunità a servizio di tutta la persona e di tutte le persone. È nostro desiderio allargare ad altre persone l’adesione al COE così da potenziarne capacità professionali, umane e spirituali e contribuire insieme alla costruzione di un mondo più bello e più fraterno. Dopo cinquant’anni di vita vogliamo “rientrare in noi stessi e verificare con critica attenta e profonda gli scopi, i metodi, l’impiego di capacità e di mezzi, la spiritualità” per poi ripartire con nuovo slancio, nuove strategie, consapevoli delle potenzialità del nostro COE e fiduciosi di poter ancora crescere ogni giorno come persone e come Associazione». 16 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 17 1 2 4 3 1. Milano: iniziativa “La notte di San Lorenzo” 2. Primi alunni ospitati a Barzio 3. Trasmissione televisiva “La luna capovolta” 4. Recupero delle attività tradizionali in Camerun 5. Santa Caterina:“tutti in pista verso il mondo” 6. Volontaria a Rungu 7. Incontri per la conoscenza della natura 8. Animazione sanitaria in Bangladesh 6 7 8 5 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 18 C O E I N P I L L O L E La persona al c en tro A Attenzione alla persona, dialogo, promozione della comunione, gratuità e spirito di servizio sono i valori di riferimento dell’attività del COE. Sin dalle sue origini, sono questi i principi-guida che ispirano le iniziative e i progetti promossi dal Centro Orientamento Educativo. Innanzitutto, la centralità e l’attenzione alla persona: per questo il COE cerca di operare a partire dall’ascolto e dalle aspettative della gente, dai loro bisogni e dai loro diritti, al fine di promuovere la crescita dell’individuo e della società, con un apporto non solo materiale, ma anche spirituale e culturale. La comunità è al centro dell’idea stessa del COE. «Nessuno è un’isola», tutti vivono in relazione con l’altro, in solidarietà di destini. Per questo il COE cerca di crescere insieme agli altri, promovendo la comunione attraverso la reciprocità e la collaborazione. Il dialogo è un altro caposaldo dell’operato del COE. Dialogo che è attenzione e ascolto costante dell’altro; dialogo per conoscere, educare, arricchirsi delle diversità e crescere insieme. Altra caratteristica è la gratuità, come principio cardine del volontariato. Gratuità come libertà che si realizza nel dono agli altri, perché siano alleviate le inevitabili disuguaglianze e a ciascuno venga riconosciuta di fatto la dignità cui ogni uomo ha diritto. Un impegno che don Francesco aveva ben chiaro: «Oggi tutti gli uomini sono chiamati responsabilmente a un servizio più sincero, a una liberazione e conversione radicale, a uno scambio di culture che prelude a una cultura universale, una promozione che porta chiari riflessi della santità (leggi: perfezione) divina». Infine, spirito di servizio, che guarda innanzitutto al bene dell’altro e non si ferma davanti a rinunce e sacrifici. È a partire da questi principi-guida che si struttura tutta l’attività di volontariato del COE. Volontariato che resta centrale sia in termini di riflessione, sia in termini di formazione e di azione sul campo. Il volontariato come fenomeno di generosità, servizio e amore resta prioritario per il COE. Ma in quanto esperienza che non è solo di questi tempi, ma di tutti i tempi. Un volontariato che abbia caratteristiche chiare di laicità, responsabilità, impegno professionale e sociale, ma anche culturale, politico, religioso... Una sfida, giocata nell’arco di mezzo secolo e che resta aperta per il futuro. 18 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 19 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 20 C O E I N P I L L O L E L’amore è un dono «L’amore è un’energia di vita, una forza creatrice, una ricerca di gioia per gli altri, un’offerta agli altri…. La nostra vita dovrebbe essere caratterizzata da un desiderio sempre più vivo di collaborazione e di dono, da una ricerca di modi sempre nuovi di esprimerci, da un bisogno prepotente di voler bene a tutti». don Francesco 20 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 21 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 22 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 23 COE cinquant’anni e oltre I T A L I A LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 24 C O E I N I T A L I A Per una società fo n d a t a s u l l ’ a c c o g l i e n z a E È il 16 dicembre del 1959 quando, a Milano, si costituisce l’Associazione COE con l’obiettivo di agire in campo educativo, con un’attenzione particolare alla formazione e al sostegno dei giovani, a cominciare dalla scuola, dalla famiglia e dalla parrocchia. Le fondatrici sono: Piera Tagliabue, Liana Primiceri, Elvira Villa, Andreina Miceli, Giuseppina Airoldi, Teresa Rimoldi e Maria Airoldi. In cinquant’anni di attività, il COE ha moltiplicato interventi e attività, in ambito educativo, formativo, culturale e di cooperazione internazionale. Il lavoro in Italia, così come quello all’estero, è finalizzato a promuovere lo scambio e l’interdipendenza tra culture diverse e uno spirito di solidarietà fra i popoli. In quest’ottica si inserisce anche il capitolo della promozione della cinematografia dei Paesi in via di sviluppo, apertosi negli anni Ottanta. Il COE, con la distribuzione in Italia di pellicole di registi del Sud del mondo e con la produzione e la realizzazione di programmi televisivi di educazione interculturale per adulti e bambini, rende evidente come la cultura possa fornire l’occasione per favorire lo sviluppo e per costruire una mentalità capace di accoglienza e di rispetto delle diversità. «Dall’apertura mondiale degli uomini deriviamo l’impegno a vivere la fraternità con tutti sul piano di una accoglienza piena di festa, di fiducia, di attenzione alle persone di tutti i Paesi». Così scriveva don Francesco. Sull’onda di questo invito, le comunità del COE accolgono ancora oggi persone e gruppi, con i quali l’Associazione percepisce una particolare sintonia, ma anche chiunque desideri condividere per alcuni giorni la vita della comunità. La casa di Barzio Nella casa di Barzio, l’attività di accoglienza si sussegue senza sosta durante tutto l’anno. In particolare, vengono accolte classi scolastiche per attività di educazione alla mondialità. Inoltre vengono ospitati corsi di formazione per aspiranti volontari e giovani del servizio civile, oltre a gruppi legati alle parrocchie. Barzio, poi, è al centro di un ricco calendario di attività e manifestazioni aperte ai soci, ai collaboratori e agli amici. 24 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 25 1 2 1. Animazione a Introbio 2. Laboratorio di raku 3. Settimane bianche a Santa Caterina 4. Gioco durante un giornata interculturale per le scuole 3 4 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 26 C O E I N I T A L I A La sede di Milano Nella sede di via Lazzaroni a Milano, vive una piccola comunità che accoglie saltuariamente giovani universitari. Qui si concentra anche la maggior parte degli uffici predisposti alle attività di educazione interculturale, comunicazione, cinema e medicina tradizionale. “La Benedicta” Ragazzi e giovani dell’Azione Cattolica Diocesana, scolaresche, parrocchie, gruppi di famiglie hanno potuto usufruire nel corso degli anni della struttura “La Benedicta” di Santa Caterina Valfurva, circondata da montagne e da bellissimi panorami. Un luogo di svago, ma anche di meditazione e formazione a contatto con la natura. Casa e albergo di Roma La casa di Roma offre ospitalità a giovani italiani e studenti universitari stranieri, provenienti da Paesi poveri o in conflitto, che hanno l’opportunità di vivere un’esperienza di formazione e di vita comunitaria. Il “Kaire Hotel”, sorto in occasione del Giubileo del 2000, è invece aperto a pellegrini e turisti che si recano nella città eterna. La “Montanina” e la “Rosa delle Alpi” A Esino Lario, la Fondazione COE gestisce due strutture di accoglienza: la “Rosa delle Alpi” e la “Montanina”. «Bisogna proprio impegnarsi per gli altri con grinta e con costanza e con allegria. (…) Bisogna caricarsi di “giovinezza”» don Francesco 26 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 27 Il Card. Dionigi Tettamanzi in visita a “La Benedicta” LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 28 C O E I N I T A L I A Don Francesco Pedretti il “padre” del COE D Don Francesco Pedretti, il “padre” del COE, è nato ad Albairate il 10 aprile del 1922. Dopo aver frequentato le scuole elementari del paese, è entrato nel seminario di Seveso. Scrive il carismatico fondatore dell’associazione: «La mia piccola storia mi pare traboccante di grazia e dei doni del Signore più diversi. Il ricordo della mia fanciullezza suscita in me tanti sentimenti di riconoscenza al Signore. Pare che proprio mi abbia accompagnato passo passo». Don Pedretti è stato ordinato sacerdote il 26 maggio del 1945. Tra le esperienze pastorali compiute nei primi anni di sacerdozio, particolare importanza ha avuto quella al “Villaggio Matteotti”, un quartiere di Saronno, che era sorto in quegli anni e stava vivendo tutti i disagi e le speranze di una società da poco uscita dalla guerra. Cuore del villaggio era una chiesa-baracca che il giovane prete fece diventare la casa di tutti. Molto tempo dopo, nel 1997, ricorda con commozione quel periodo: «Sono passati tanti anni da quell’Epifania del 1947, quando sono entrato per la prima volta nel “Villaggio Matteotti”. Erano anni di giovinezza e di fatica e di povertà. Ci sono stati momenti molto duri. La fiducia in Dio dava oltre il coraggio un senso di serenità che aiutava l’equilibrio». Durante l’esperienza del “Matteotti” e negli anni immediatamente successivi, un’attività che impegna in modo significativo don Francesco è l’insegnamento in diversi Seminari, dove rimane dal 1945 fino al 1961 come professore di greco e latino. È nel decennio che va dai primi degli anni Cinquanta fino all’inizio degli anni Sessanta che don Francesco, con un gruppo di laiche, ha dato vita al Centro Orientamento Educativo, concentrando da subito l’azione nel campo educativo, con particolare attenzione all’ambito scolastico, familiare e parrocchiale. Quando negli anni Settanta il COE allarga la propria presenza nel Sud del mondo e come organismo di volontariato internazionale entra a far parte della Focsiv (Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario), don Francesco diviene Consigliere della Federazione. Dal 1962 al 1980, un’altra esperienza importante: la responsabilità di Rettore al Collegio Arcivescovile di Saronno, dove ha modo di accostare migliaia di ragazzi e giovani e di coinvolgerli in una proposta educativa ricca di stimoli e di opportunità. 28 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 29 Don Francesco con il regista Adama Drabo all’VIII Festival del Cinema Africano LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 30 C O E I N I T A L I A Tra gli incarichi ricevuti da don Francesco, molto importante è quello di Direttore del Centro Missionario Diocesano di Milano e di membro del Consiglio Missionario Nazionale e dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione tra le Chiese, a Roma, dal 1980 al 1993. In queste realtà ecclesiali lavora con entusiasmo per proporre la missionarietà come dimensione naturale di ogni cristiano e per affermare l’importanza dei laici nella Chiesa. Don Francesco, da ragazzo, aveva coltivato il desiderio di diventare missionario. Nel corso degli anni, con l’ampliarsi delle attività del COE nel campo della promozione umana e sociale, dello scambio culturale e del dialogo, don Francesco ha compiuto numerosi viaggi missionari all’estero, coronando così il sogno di «raggiungere ogni uomo», sentendo la gioia di «correre per il mondo». È deceduto nella casa del COE di Barzio il 9 luglio del 1999. «Mi sento storia di Dio nella fragilità e limitatezza di uomo. Io non appartengo a me, sono di tutti e attraverso tutti sono di Dio» don Francesco 30 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 31 2 1 4 3 7 1. Ricordo da bambino 2. Don Francesco al Matteotti 3. Primi anni del COE a Barzio (1964) 4. In Camerun per la formazione degli animatori 5. Con Mons.Camara per una Giornata Missionaria 6. Incontro con Papa Giovanni Paolo II (1981) 7. Con il Card. Carlo Maria Martini in visita al COE (1998) 5 6 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 32 C O E I N I T A L I A Le origini tr a Saronno e la Valsassina L L’inizio della storia del COE è legato alla cura dei più giovani sotto l’aspetto educativo. Come si intuisce dal nome dell’Associazione, Centro Orientamento Educativo, essa nasceva dalla preoccupazione di dare ai giovani una formazione il più possibile completa, facendoli crescere in un clima educativo dove famiglia, scuola e parrocchia non rappresentassero entità distanti ma, ciascuna secondo il suo ruolo specifico, collaborassero in unità di intenti. Una delle prime iniziative intraprese da don Francesco Pedretti e dai primi collaboratori, infatti, è l’istituzione di una scuola media in Valsassina, un ampio territorio montano nell’allora provincia di Como, oggi di Lecco, che ne era sprovvisto. Don Francesco decise di istituire una scuola senza avere alle spalle nessuna certezza economica, non avvalendosi di sostegni finanziari pubblici, ma solamente fidandosi e affidandosi alla dedizione e alla disponibilità di un gruppo di collaboratori, oltre che alla Provvidenza. Tutto, però, era cominciato in un altro angolo di Lombardia. A don Francesco, infatti, dal 1947, cioè poco più di un anno dopo la sua ordinazione sacerdotale, era stato affidato il “Villaggio Matteotti”, alla periferia sud di Saronno, allora dipendente dalla parrocchia del santuario della Beata Vergine dei Miracoli. Vi si recava nei fine settimana poiché gli altri giorni era occupato a insegnare lettere nei seminari e tuttavia quei due giorni, grazie alla sua dedizione e inventiva nel suscitare sempre nuove iniziative, trasformarono il quartiere che finì col riconoscere come suo cuore e centro animatore la chiesetta - una baracca di legno residuato di guerra - che era diventata un punto di riferimento per tutti, soprattutto per i giovani. Tra questi alcune ragazze già all’inizio degli anni cinquanta intrapresero un cammino di più profonda formazione spirituale maturando la decisione di porsi a servizio della comunità cristiana insieme ad altre giovani provenienti da fuori e già impegnate nella scuola o in parrocchia. È nata così quella che don Francesco definisce «una famiglia di anime che consacrano a Dio la propria vita per testimoniare la sua gloria nella pratica della verginità e per servirlo dedicandosi con amore materno all’apostolato dell’educazione e dell’istruzione religiosa». La condizione per l’ammissione a questo primo gruppo è la stessa di chi vuol farsi benedettino in un monastero: «Se davvero cerchi Dio…». Nel 1957 don Francesco lascia Saronno e le ragazze continuano il proprio percorso incontran- 32 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 33 1958: il COE inizia la sua presenza a Maggio in Valsassina LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 34 C O E I N I T A L I A dosi regolarmente sotto la sua direzione. Ormai sono pronte per azioni concrete. Già da tempo nel gruppo delle giovani formate da don Pedretti si era fatta strada l’idea di uscire dal contesto nel quale l’intuizione del sacerdote aveva preso corpo, per conoscere i bisogni di altre parrocchie al fine di iniziare un’attività di apostolato nella diocesi. Alcune di loro, di preferenza di domenica, lasciano Saronno per prendere i primi contatti con altre realtà. Sono state visitate parrocchie della periferia di Milano e della Bassa milanese: Monlué, Trecca, Sedriano, San Martino di Bareggio, Gaggiano, Cesano Maderno. La scuola sulla montagna Don Francesco comunica all’allora arcivescovo di Milano, il cardinal Giovanni Battista Montini, la disponibilità del gruppo a mettersi al servizio della Chiesa per l’educazione dei bambini e dei ragazzi. Il cardinale propone due campi d’azione: la scuola materna di Sedriano oppure la Valsassina. La scelta cade sulla Valsassina, terra nella quale don Francesco, da bambino, aveva trascorso alcuni periodi di vacanza. In Valsassina ci sono scuole materne e di primo grado, ma mancano del tutto le altre scuole: l’istruzione impartita non va oltre la quinta elementare. In accordo con il parroco di Maggio, don Luciano Castelli, il gruppo di insegnanti del nascente COE si prende carico della locale scuola materna e dà vita alla scuola media e a una classe di avviamento professionale. Per prepararsi a questo compito, nell’estate del 1958, don Francesco organizza a villa “Manzoni” di Maggio un corso per le future insegnanti. I temi che tratta riguardano la personalità dell’educatore, i problemi culturali, il lavoro in collaborazione, ma anche la liturgia, il rapporto fra la scuola e il lavoro, l’educazione religiosa. Il compito che attende le ragazze non è solamente quello di insegnare, ma anche quello di mettersi al servizio della Chiesa locale. Così, don Francesco parla anche dell’assistenza ai villeggianti e dell’aiuto che le giovani devono portare negli oratori. Le prime insegnanti del COE Il 4 ottobre 1958 presso l’asilo “Manzoni” di Maggio prende il via il primo corso della scuola di avviamento e la prima media. Le insegnanti si dedicano con grande entusiasmo ai quaranta alunni della valle che si sono iscritti nelle due classi per aiutarli a dare il meglio di sé proponendo anche gite, visite culturali, momenti sportivi. Ma non si fermano alle aule scolastiche. Organizzano anche corsi per adulti, come quello di cultura ed economia domestica, a Maggio, durato dall’8 dicembre 1958 al 31 maggio 1959, al quale hanno preso parte dodici donne. Intanto il Provveditore di Como, bene impressionato dalla coraggiosa iniziativa di quel gruppo, 34 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 Pagina 35 2 1 1. Incontro dei “coretti” delle scuole della Valsassina (1964/65) 2. Gruppo di alunni della scuola Media di Maggio (1961) 3. Ragazzi pronti per la festa della scuola 4. Inaugurazione della scuola di avviamento professionale a Cremeno 3 4 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:49 L Pagina 36 C O E I N I T A L I A istituisce nella valle le scuole statali: nel 1959 a Cremeno e a Introbio e nel 1960 anche nella lontana Premana. Per diversi anni la maggior parte dei professori proviene dalle fila del COE. Nel 1961, intanto, il COE si è trasferito da Maggio a Barzio, dapprima in due villette, una delle quali sarà ampliata per divenire, dopo ulteriori aggiunte, l’attuale complesso inaugurato nella festa di San Giuseppe del 1965. Gli spazi permettono allora di offrire diversi corsi e anche di ospitare e seguire studenti delle superiori che un pulmino del COE porta ogni giorno a Lecco. Una scuola viva, accanto alle famiglie, in un contesto di formazione integrale «Un giorno - scrive don Francesco nel 1962 -, per un complesso di felici circostanze, il Centro Orientamento Educativo, ha imboccato la strada della Valsassina: voleva affrontare un’esperienza educativa secondo un piano ben definito, una scuola viva, una scuola fatta con spirito cristiano di fede e d’amore, per tutti i ragazzi, accanto alle loro famiglie». Il lecchese Vittorio Calvetti, alla fine degli anni cinquanta Assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, ricorda che, avendo il Provveditore agli Studi di Como appreso dalla stampa che in Valsassina sarebbe stata aperta una scuola media, l’aveva incaricato di “indagare” su quell’esperimento che appariva per lo meno insolito. Così Calvetti andò a Maggio a incontrare don Francesco il quale «illustrò il suo progetto che si fondava sull’impegno assolutamente disinteressato di un gruppo di persone professionalmente qualificate, disposte ad ogni forma di collaborazione!». Il risultato è positivo malgrado l’iniziale perplessità delle autorità competenti: la scuola voluta da don Francesco a favore anche delle fasce più povere della popolazione, non solamente funziona basandosi sull’opera dei volontari ma, apprezzata dal Provveditore, diventa una regolare scuola statale e don Francesco ne è il primo preside. L’intento di don Pedretti è quello di rispondere alle istanze dei giovani, per formarli integralmente. Così l’elenco delle iniziative si infittisce. Dal 1968 al 1982 a Barzio si tengono corsi di formazione professionale (segretari stenodattilografi e amministratori di piccole aziende), corsi di preparazione agli esami di scuola magistrale e, durante le estati dal 1969 al ’74, le Settimane 36 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:49 La sede del COE a Barzio Pagina 37 LIBRO COE OK.qxp 26-06-2009 I 16:00 L Pagina 38 C O E I N I T A L I A Letterarie. Sono di quegli anni anche i corsi di formazione catechistica e biblica per gli insegnanti di religione, in collaborazione con l’Ufficio Catechistico Diocesano. A Santa Caterina Valfurva presso la casa del COE chiamata “La Benedicta”, oltre all’accoglienza di gruppi, si tengono corsi estivi e invernali per lo studio della Bibbia, la conoscenza della natura, l’educazione all’arte e alla montagna. Dal 1969 si organizzano settimane bianche e si ospitano settimane estive per giovani promosse dall’Azione Cattolica milanese. Una grande attenzione è riservata anche all’educazione dei piccoli e dei giovani: all’asilo e in oratorio a Maggio, a San Nicolò Valfurva (dal 1960), alla materna di Albo di Candoglia (19641971), a Carlazzo (1968-1971), a Margno (1966-1971), negli asili di Gottro (1968-1971), a Borgonovo Val Tidone in provincia di Piacenza (1974-1975), a Sabbionara di Avio (1972-1973) e all’asilo “Giovanni XXIII” di Lecco (1965-1968). Più tardi al COE sarà affidata la direzione del nido comunale di Lecco, del nido di Saronno e della scuola materna del quartiere Giardino di Cesano Boscone. Alcune volontarie insegnano a Milano e sono impegnate nella parrocchia del quartiere degli Olmi, dove vivono in comunità con i sacerdoti e si occupano delle attività formative. Dal 1968 al 1971, il COE sarà coinvolto anche nell’oratorio femminile di Tradate. Più tardi un’altra esperienza milanese vedrà il COE impegnato presso la Chiesa San Lorenzo alle Colonne. La comunità presente collaborerà alle attività della Parrocchia, organizzerà l’accoglienza di giovani di altre culture, sosterrà la gestione di una sala cinematografica interamente dedicata al cinema del Sud del mondo e collaborerà anche con il Centro Missionario Diocesano. Tra preghiera, studio, libri e cinema: la sede del COE a Barzio Accanto alle lezioni per i ragazzi, don Francesco e i collaboratori avviano una serie di incontri formativi per le famiglie, per i giovani e per gli adulti, che affrontano argomenti che spaziano dall’ arte, alla formazione civica e politica, dallo sport all’educazione dei figli. Le estati a Barzio sono, come accade oggi, molto vivaci: preghiera, formazione, cinema, arte, musica, spettacoli, sport, sono messi in calendario, in un’ottica di educazione integrale della persona. Don Francesco vuole che a Barzio nella sede dell’Associazione dimori una vera “famiglia”, costituita da insegnanti, collaboratori e studenti che, a causa della eccessiva distanza tra la loro abitazione e la scuola media oppure la scuola superiore che ha sede a Lecco, hanno bisogno di essere ospitati. Nella casa di Barzio sono presenti sino a cinquanta ragazzi. Un impegno, questo, che trova continuità nell’opera a favore degli studenti stranieri che l’Associazione prosegue anche oggi. L’esperienza del COE è un crescendo di iniziative all’avanguardia. Ai ragazzi che vivono a Barzio, tra i quali si contano alcuni membri attuali dell’Associazione, vengono offerte attività innovative: cinema, arte, cultura, osservazioni astronomiche. 38 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 39 1 2 3 4 1. Incontro di studio nella nuova sede di Santa Caterina 2. Benedizione della casa “La Benedicta” a Santa Caterina (1959) 3. Volontarie del COE con ragazzi della parrocchia al quartiere Giardino di Cesano Buscone 4. Don Riccardo con la comunità del COE a San Lorenzo a Milano (1989) 5. In oratorio al quartiere degli Olmi a Milano 5 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 40 C O E I N I T A L I A Ma la scuola di don Francesco non vuole essere avulsa dal contesto, anzi. Per il fondatore del COE è fondamentale la collaborazione tra la scuola, la famiglia, la parrocchia. Ogni occasione, quindi, è propizia per coinvolgere e allacciare legami con i genitori degli alunni, anticipando quanto i “decreti delegati” cercano di fare proprio negli anni Sessanta e Settanta, favorendo la partecipazione delle mamme e dei papà alla gestione della scuola. Inoltre i volontari del COE e gli studenti si mettono a servizio delle parrocchie che ne fanno richiesta per fare animazione negli oratori. La presenza della giovane Associazione è benedetta dal futuro Paolo VI. Nel 1962, infatti, Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano, durante la visita pastorale nella valle sosta presso il COE, interessandosi alle attività che vi si svolgono e partecipa a una memorabile serata durante la quale nel cortile della scuola di Cremeno gli alunni rappresentano “Il fuoco sulla montagna”, un’opera teatrale in versi di Luigi Scorrano che riscuote l’ammirazione di tutti i presenti. A papa Montini sarà poi consegnata, in occasione di una udienza di parroci e di fedeli della Valsassina, avvenuta nel marzo del 1971, una pubblicazione che rende conto del cammino svolto dal COE durante il suo primo decennio. La funzione educativa della montagna Per don Francesco la montagna riveste un’importanza particolare. La fatica del cammino, la bellezza della natura, la limpidezza del cielo oppure l’asprezza delle rupi, sono elementi che rimandano al percorso spirituale che ciascuno deve compiere. Nel 1958, a Santa Caterina Valfurva, don Francesco vede un bellissimo chalet in vendita. Grazie anche alla generosità della signora Nina Gianetti di Saronno, don Pedretti acquista quello che resta il nucleo originario della casa “la Benedicta”, ora struttura assai più capace - fu infatti ampliata nel 1970 - e che ospita gruppi per incontri formativi: tra questi un posto particolare è riservato alle settimane estive organizzate dall’Azione Cattolica milanese. Già nell’inverno del ’58 don Francesco sale con un gruppo di ragazze a Santa Caterina per discutere del COE, mentre nell’inverno successivo vi si svolge un corso biblico tenuto da don Giovanni Saldarini, allora insegnante al Seminario di Venegono, che diventerà vescovo ausiliare di Milano e poi arcivescovo di Torino. Con il passare degli anni, partecipano ai corsi proposti a Santa Caterina anche gli studenti. Sono decine e decine i ragazzi della Valsassina o provenienti dalla zona di Saronno che hanno avuto la fortuna di partecipare ai corsi di “educazione artistica” guidati dall’insegnante e pittrice Mariarosa Tagliabue o seguire sui sentieri della Valfurva l’appassionato Bruno Chiesa, guida esperta dei “piccoli amici della natura”. 40 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 41 Il Card. Montini visita il COE a Barzio (1963) LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 42 C O E I N I T A L I A Educazione e servizio: un cammino sempre vivo Sfogliando i fascicoli informativi del COE, leggendo gli scritti di don Francesco e dei suoi collaboratori, si evince come la riflessione sul senso dell’operare a fianco dei giovani sia continua. Le contestazioni del 1968 e degli anni Settanta hanno stimolato un cammino di revisione, con la messa in evidenza dei fondamenti sui quali si basa il movimento nato accanto alla baracca di Saronno. «Nel centro di Barzio - si legge sul giornalino del COE dell’aprile del 1973 - ciascuno si deve impegnare per la propria formazione personale, studiando le proprie doti umane e curandone il massimo sviluppo per poter servire meglio la società in cui vive ed essere in grado sia di collaborare, sia di studiare e promuovere un piano di azione nell’ambiente in cui vive». Don Francesco, riflettendo sulle sfide educative che attendono i formatori all’inizio degli anni Ottanta, elenca alcuni punti che ritiene fondamentali, quali il massimo impegno nella vita comunitaria, l’effettiva apertura alle altre culture, la posizione critica nei confronti del materialismo che invade gli ambiti familiari e sociali. Né esita a stigmatizzare certe forme di volontariato che non nascono dalla convinzione e dalla testimonianza personale, ma sembrano solamente seguire la “moda” e riflette sulle debolezze di molti ragazzi. «Il castigo di tanti nostri giovani - scrive il fondatore del COE nel 1976 - è la mancanza di fiducia. Hanno rinnovato il grido della contestazione e hanno intravisto nuovi cammini per l’umanità. (…) Avvertono la vocazione a cambiare tante strutture e a fare una società nuova. Hanno perso la fede in Dio e la fiducia nell’uomo figlio di Dio: e si asserragliano in mille formazioni di battaglia, gridano, rompono, demoliscono, non sanno rifare. (…)». Da Barzio al mondo 1964: è l’anno in cui avviene l’incontro del COE con il mondo africano e con i suoi problemi attraverso il breve soggiorno a Barzio di un camerunese (Joseph Atangana Ndzie) e la visita di due vescovi, mons. Paul Etoga, vescovo di Mbalmayo, e mons. Jean Zoa, arcivescovo di Yaounde, entrambi a Roma per il Concilio che stava per concludersi. Nel 1967 Pina Airoldi è inviata a fare un viaggio di “esplorazione” in Camerun e in Zambia e nel 1969 è la volta di don Francesco che rientra dal Camerun con tre ragazze perché si formino spiritualmente e acquisiscano una preparazione professionale. Nell’estate del 1970 un gruppo di giovani guidati da Pina fa un’esperienza a Mbalmayo e finalmente il 16 novembre di quell’anno, con la partenza di tre volontarie, prende il via l’avventura missionaria del COE. Nel 1974 l’Associazione è riconosciuta dal ministero per gli Affari Esteri come idonea per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. Il COE entra a far parte della Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario). 42 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 43 1 3 2 5 1. L’esperienza del campeggio 2. Il prof.Bruno Chiesa anima gli incontri “piccoli amici della natura” (1970) 3. Settimana artistica a Santa Caterina (1971) 4. Educazione musicale guidata dal prof. Francesco Sacchi 5. Una delle prime settimane bianche a Santa Caterina 4 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 44 C O E I N I T A L I A Le sedi Barzio, Santa Caterina Valfurva: a queste sedi si aggiunge Milano nel 1972. In via Lazzaroni, è messo a disposizione del COE un appartamento. Due delle tre ragazze venute dal Camerun frequentano i corsi per ostetriche alla clinica Mangiagalli: sono le prime a essere ospitate nella casa della metropoli lombarda che per molti anni ospiterà studenti stranieri e non. Alla fine degli anni Settanta, il COE mette le prime radici anche a Roma. Nel dicembre del 1983 è acquistata una casa a Monte Mario che diventa un centro di ospitalità soprattutto per studenti stranieri. Più tardi nasce all’interno dello stesso complesso una struttura di accoglienza, il “Kaire Hotel”. Oggi il COE è presente anche a Saronno, sede del Museo di ceramiche antiche “Giuseppe Gianetti” e della Galleria “Artemondo” e a Esino Lario con due strutture di accoglienza: la “Montanina” e la “Rosa delle Alpi”. A Lecco una casa del COE è stata messa a disposizione di una famiglia della comunità per l’accoglienza di bambini e ragazzi con particolari difficoltà familiari. Con il passare degli anni, si moltiplicano le presenze dei volontari nel mondo. Oggi comunità del COE sono in Camerun, nella Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, Ecuador e Colombia. 44 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 45 Corso estivo per la conoscenza del volontariato internazionale LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 46 C O E I N I T A L I A ASSOCIAZIONE Il 16 dicembre 1959 si costituisce a Milano l’Associazione Centro Orientamento Educativo, il cui statuto ricalca il modello delle associazioni civili quanto agli elementi essenziali e rimanda ad altri documenti le specificità proprie di un’Associazione a carattere religioso. FONDAZIONE Dopo la morte della benefattrice Nina Gianetti, don Francesco decide di dar vita a un ente che si occupa della gestione di beni immobili e che ha finalità analoghe a quelle dell’Associazione COE. Nasce così la Fondazione Centro Orientamento Educativo, ente ecclesiastico legalmente riconosciuto con Decreto Ministeriale nel 1976. COMUNITÀ Nel 1997 il cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, riconosce ufficialmente l’Associazione Comunità COE, alla quale appartengono i membri che hanno fatto una scelta radicale di servizio all’interno del COE. 46 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 47 LIBRO COE OK.qxp 26-06-2009 I 15:57 L Pagina 48 C O E I N I T A L I A Una storia a tappe dall’Italia al mondo L L’inizio delle attività del COE avviene in Valsassina, a Maggio, dove prende il via un’esperienza di vita comunitaria e una scuola privata. Le insegnanti sono membri del COE e l’Associazione coinvolge diverse realtà della valle, nell’intento di promuovere lo sviluppo delle potenzialità di ogni persona e di influire positivamente sull’ambiente. Anni Sessanta In questo decennio va ricordata l’inaugurazione, nel 1965, della sede di Barzio. La nuova struttura permette di ospitare iniziative e corsi rivolti in particolare ad educatori per valorizzarne l’impegno e la capacità di leggere le nuove esigenze e di rispondervi adeguatamente. L’attenzione ai formatori diventa proposta di crescita nella cultura e nella capacità di cogliere le diverse istanze educative e le nuove forme di comunicazione. All’educatore si propone una pedagogia dell’amore in grado di stimolare a una relazione ricca e significativa. È una stagione particolarmente creativa e feconda: i membri del COE si occupano di insegnamento, formazione, animazione nelle parrocchie. Non mancano spazi per attività sportive e culturali, anche all’avanguardia. Intanto, nel 1967 matura la prima apertura al mondo, che si concretizza in un viaggio in Camerun. Nell’estate di due anni dopo, anche don Francesco Pedretti vola in Africa e prende i primi contatti, in Camerun, per una presenza attiva dell’associazione. Anni Settanta È il decennio dell’apertura al Sud del mondo. L’Associazione si impegna nella promozione umana e sociale nei Paesi in via di sviluppo, dando inizio, nell’autunno del 1970, in Camerun a un progetto di cooperazione nei settori sanitario e di animazione sociale e culturale. A queste iniziative si affiancano, alla fine del decennio, quelle promosse nel Congo, Paese nel quale il COE invia la sua prima famiglia missionaria. Nella convinzione che il volontariato non è una moda, una scappatoia, e neppure una forma di assistenzialismo, il COE cura in Italia la formazione dei volontari come di persone chiamate ad 48 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 49 1 2 3 4 1. L’incontro con la neve delle prime ragazze camerunesi giunte al COE (1969) 2. Genitori dei ragazzi ospitati in comunità partecipano ad un incontro di amicizia 3. Insegnanti e alunni delle scuole valsassinesi a “La Benedicta” 4. Festa al COE con la popolazione di Barzio LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 50 C O E I N I T A L I A aprirsi agli altri per dare e ricevere, nell’ascolto e nel rispetto delle altre culture. Particolare attenzione è rivolta alla formazione delle persone, alla promozione della cultura e dell’arte come elementi che stimolano fortemente il progresso umano e sociale, senza trascurare la collaborazione e la promozione dell’auto-sviluppo sul piano sanitario, agricolo, commerciale e dell’habitat. In questi anni, matura la coscienza di quanto sia importante il rispetto e l’amore per tutte le creature, affinché possano crescere in un’armonia universale. Ogni volontario che si apre agli altri è chiamato a vivere come “cuore dell’universo”. «Abbiamo un compito grande - scrive don Francesco -: Dio si comunica a noi, continua in noi la sua incarnazione per comunicarsi attraverso noi a tutte le sue creature». Contemporaneamente a queste attività, prosegue a Barzio e nel Lecchese il percorso di accoglienza degli studenti e altre esperienze in campo educativo e scolastico. Importanti le attività estive nella sede valsassinese, dove vengono promossi, tra le altre iniziative, corsi in collaborazione con l’Ufficio Catechistico della Diocesi di Milano, corsi di aggiornamento per insegnanti approvati dal Ministero e “Settimane letterarie” culturalmente molto qualificate. Anni Ottanta L’impegno dell’Associazione nel campo della cooperazione internazionale si intensifica e si approfondisce sempre di più il piano dell’incontro con gli altri popoli. Matura così una nuova esigenza: quella del dialogo e dello scambio culturale che porta alla creazione di centri di vita comunitaria interculturali sia in Italia che in altri Paesi del mondo. Si attivano progetti in Congo R.D., Kenia, Nigeria, Guinea Bissau, Zambia, Venezuela, Ecuador, Cile e nel lontano Giappone. È sempre più significativa la collaborazione nei progetti fra volontari provenienti dall’Italia e collaboratori locali. Il dialogo e lo scambio avvengono in più direzioni: Nord-Sud, Sud-Nord, SudSud, Nord-Nord. Molti giovani del Sud vengono formati in Italia e rientrano nel Paese di provenienza per dare il loro apporto allo sviluppo. I pilastri sui quali si fonda la formazione dei volontari dell’Associazione sono quattro: motivazione, maturazione, professionalità e stile di vita. Nel 1984 il COE, già presente a Roma, avvia una comunità che accoglie anche studenti provenienti da Africa, Asia e America Latina. Nel 1988 ha inizio anche il percorso delle “Famiglie aperte”, ovvero di alcuni nuclei familiari che, con don Francesco Pedretti, hanno intrapreso un percorso di spiritualità e hanno deciso di spalancarsi al mondo e di crescere nella dimensione dell’accoglienza. 50 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 51 Ragazze del foyer di Mbalmayo con volontari del COE LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 52 C O E I N I T A L I A Anni Novanta Fedele alla scelta di puntare sulla cultura per promuovere lo sviluppo e sempre più consapevole del ruolo dei media nel processo educativo, il COE avvia una nuova stagione di impegno che porta alla promozione della cinematografia del Sud del mondo. È infatti proprio negli anni Novanta che è stata organizzata una rete per la distribuzione in Italia di film in pellicola e in videocassetta e, nel 1991, ha luogo la prima edizione del Festival del Cinema Africano di Milano che, attualmente, è denominato Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. In questo decennio il COE gestisce una sala cinematografica a Milano, che programma soltanto film del Sud del mondo. Inoltre, l’Associazione lavora alla produzione e alla messa in onda su reti televisive private di programmi di educazione interculturale per adulti e bambini e alla creazione di una galleria d’arte, a Saronno. In questi anni il COE intende far rifluire in Italia le esperienze di volontariato, per instaurare uno spirito di rispetto e di valorizzazione delle differenze, lette come ricchezze e non come ostacoli. Anni Duemila Nel nuovo millennio il COE si impegna con rinnovato entusiasmo nelle attività di educazione interculturale rivolte a ragazzi, a giovani e adulti. Particolarmente intenso e interessante è l’impegno nelle scuole, con le quali vengono realizzate iniziative che coinvolgono migliaia di studenti. L’interculturalità passa anche attraverso la presenza nella comunità di animatori provenienti da Paesi del Sud del mondo, impegnati, oltre che nel cammino di formazione personale, in attività di educazione interculturale. Un altro caposaldo delle azioni dell’Associazione resta la formazione al volontariato per una cultura di pace, dialogo e solidarietà. 52 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 53 Coro multietnico durante una celebrazione eucaristica LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 54 C O E I N I T A L I A Il senso del volontariato C Che cosa significava “volontariato” per don Francesco? E che cosa significa oggi per il COE? Certamente quando l’organismo è nato quello del volontariato era un fenomeno nuovo, dalle radici antiche e salde: quelle del cristianesimo, rinnovato dal Concilio Vaticano II. Don Francesco infinite volte ha riflettuto e ha invitato a riflettere su questo argomento, evidenziando sempre come il mettersi a servizio dei fratelli fosse una caratteristica del cristiano, mentre la novità del volontariato era costituita dalla scelta che i laici effettuavano, con consapevolezza, professionalità e responsabilità, di promuovere la crescita dell’uomo sotto tutti i suoi aspetti. Scriveva: «È un gesto profetico, che annuncia “cieli nuovi e terre nuove” e incoraggia gli uomini ad anticiparli almeno in quei frammenti di spazio o in quei lampi di luce che sono possibili. Il servizio di volontariato sia all’interno della propria comunità, nel proprio paese, sia presso altri popoli sviluppati o in via di sviluppo, acquista, anche se ancora ridotto nella sua entità di servizio, un valore per la nostra società perché è segno di tempi nuovi, di nuova civiltà fondata sull’amore». Né moda, né scappatoia All’inizio degli anni Ottanta, don Francesco ha ben chiaro che la proposta del volontariato per i giovani non può essere né una scappatoia dalla quotidianità, né un rispondere a un’esigenza “di moda”, né una forma di contestazione. Alcuni capisaldi gli paiono imprescindibili per coloro che volevano impegnarsi su questo fronte: la formazione personale e la convinzione. «Cerchiamo di non illuderci e guardiamo in faccia ai nostri giovani. Essi hanno certamente energie e disponibilità, ma hanno bisogno di vedere con chiarezza che il volontariato è una scelta». Una scelta che si basa sulla condivisione e sulla comunione tra i volontari stessi, affinché siano «espressione di comunione sia nella comunità di origine come nella comunità dei fratelli coi quali vanno a stare e a servire». Quindi, il volontario non è colui che assiste distaccato o si sostituisce alla popolazione o al singolo in difficoltà, perché dotato di capacità e di mezzi adeguati, ma è una persona che collabora e condivide. E che sa gioire e portare gioia. «Il volontario cristiano è un giullare ispirato che fa miracoli». 54 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 55 Corso di apprendimento integrativo in una scuola di Rungu LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 56 C O E I N I T A L I A Coloro che nei primi quarant’anni del COE - sino alla morte di don Francesco - sono partiti per realizzare il loro compito di volontariato nel mondo, hanno trovato nel fondatore del COE un sostegno speciale. Don Francesco li “inviava”, quasi a rendere concreto quel sogno che egli aveva coltivato, da bambino e da ragazzo, di andare lontano ad annunciare il Vangelo. Ricorda un volontario, Gianluigi Sertori: «Il 2 dicembre 1998 ho ricevuto da don Francesco una grande benedizione in occasione della mia partenza. Quello che più mi aveva colpito durante quel saluto era quel “miei” nella frase “aiuta i miei ammalati, i miei poveri, i miei bambini…”. Perché li definiva suoi? Secondo me perché, come il vero amico, quando lo si cita, si dice: “Quello è mio amico” (…). Ecco, secondo me don Francesco li chiamava “miei” perché erano suoi amici, suoi figli adottivi, gente che aveva aiutato, persone che aveva amato, che amava (…)». Alle origini del volontariato internazionale Anche se l’apertura alla mondialità è una caratteristica che, sin dalle origini, permea l’attività del COE, si ricorda una data precisa che segna l’inizio delle azioni di volontariato internazionale: il 1967. In quell’anno, infatti, Pina Airoldi compie il primo viaggio esplorativo in Africa; due anni dopo, lo stesso don Francesco si reca in Camerun per un soggiorno di studio e approfondimento; nel 1970, partono quindi le prime volontarie. Dall’Africa, l’azione dei volontari del COE si è spostata in altri Paesi, toccando oggi tutti i cinque continenti. Scrivono i membri dell’associazione: «Nella sua storia di servizio di volontariato internazionale il COE ha privilegiato la persona, ma ha pure proposto un’esperienza di vita comunitaria che favorisce la comunione e la condivisione. Il COE chiede motivazioni di fede, impegno responsabile, fiducia nel progresso dell’umanità». Col passare del tempo, è mutato nel sentire comune e anche all’interno stesso del COE, il modo di intendere il volontariato, nell’intento di evitare derive interventiste, assistenzialiste o moralistiche. Lo aveva ben chiaro don Francesco: «La prima epoca dell’impegno di collaborazione con i Paesi in via di sviluppo è quella che va fino alla metà degli anni Ottanta: il tempo della intuizione del valore del volontariato internazionale e del suo sviluppo sul piano dell’aiuto, della concezione e conduzione dei progetti di sviluppo con una mentalità ancora un poco assistenziale e certamente dirigenziale. La seconda epoca è quella che, dalla metà degli anni Ottanta, arriva alla soglia del 2000. Un vento gelido di dubbio, non sul modo meno opportuno di impiegarlo, ma su un possibile approfittarsi del denaro dello Stato, una necessità di revisione di comportamento, la necessità dell’interdipendenza e della solidarietà, sono le caratteristiche di questo periodo. Un cammino epocale molto importante che ci ha rinnovati». Il definirsi, nel corso degli anni, del concetto di volontariato internazionale, ha significato andare al fondo, attraverso opere concrete e percorsi di formazione, di quanto don Francesco ha sem- 56 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 57 1 3 1. Rungu: preparazione del pranzo per i partecipanti a un corso di formazione 2. A Ibo in Nigeria 3. Incontro annuale dei volontari 4. Visita in un quartiere di Yaoundé in Camerun 5. A Bula in Guinea Bissau 2 5 4 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 58 C O E I N I T A L I A pre affermato, ovvero l’essere radicati nel Vangelo: «Io amo il volontariato perché mi ha educato a scoprire il senso del Vangelo quando ci riferisce le parole di Gesù: “Io sono venuto non per essere servito, ma per servire… chi vuol essere il primo sia l’ultimo e il servo… andate in tutto il mondo”. Andate in tutto il mondo a farlo fermentare tutto, a marcare col segno dell’amore quelli che potrete incontrare e vivete in solidarietà con le donne e gli uomini di tutto il mondo». Quale cooperazione? Quando la storia del COE imbocca la strada dell’Africa e poi degli altri continenti, lo spirito che già animava i membri dell’Associazione li sostiene e li sprona a continuare, caratterizzando la propria azione. Infatti, i volontari hanno chiaro di essere di fronte a una sfida non semplice, quella della promozione dell’uomo sotto tutti i suoi aspetti, collaborando, valorizzando le risorse, amando. «Il servizio volontario internazionale non è un’iniziativa facile, ma un’impresa grossa e difficile. È difficile soprattutto coglierne l’essenziale che è la comunione coi fratelli per uno sviluppo che ha l’apporto di tutti e che porta a capacità di vivere in libertà». Limpido in tal senso questo giudizio di don Francesco: «La cooperazione che si limita al trasferimento di macchine e di tecniche non produce vero sviluppo umano». Nella Focsiv Don Francesco è stato Consigliere spirituale della Federazione degli Organismi Cristiani di Servizio Volontario Internazionale (Focsiv) per circa un decennio a partire dal 1977. Ricoprendo questo ruolo ha potuto evidenziare che cosa intendesse per volontariato internazionale cristiano, distinguendolo dal laicato missionario. Una diversificazione che ha trovato poi riscontro anche nei documenti della Cei e nelle parole di Papa Giovanni Paolo II. Ricorda il professor Felice Rizzi, presidente della Focsiv dal 1978 al 1987: «Da lui il volontariato è sempre stato considerato sia nelle sue connotazioni delle scelte radicali, della gratuità, della professionalità e dell’essere espressione di una comunità sociale ed ecclesiale, sia nel suo impegno di promozione delle diversità culturali, sociali ed ecclesiali degli altri popoli». La formazione Restando fedele alla propria vocazione, il COE non può tralasciare un ambito importante del volontariato, che è quello della formazione. Infatti, nella sede di Barzio, l’Associazione propone diversi percorsi, rivolti alle persone interessate ad approfondire tematiche relative allo sviluppo e alla collaborazione tra i popoli, a giovani e famiglie che desiderano conoscere il volontariato internazionale e che sono intenzionati a partire per prestare la propria opera all’interno di progetti del COE e, inoltre, a tutti coloro che ricercano un proprio percorso formativo. 58 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 59 Volontari del COE partecipano all’incontro del papa Giovanni Paolo II con gli organismi della FOCSIV LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 60 C O E I N I T A L I A I corsi intendono offrire una chiave di lettura delle problematiche mondiali e delle dinamiche di collaborazione tra i popoli, che parte da una visione che pone sempre al centro l’uomo. Il Centro Orientamento Educativo, infatti, rilancia la fiducia nella persona e nelle sue capacità di ritrovare soluzioni innovative. I volontari, secondo lo spirito del COE, debbono essere persone che compiono il proprio servizio come scelta di vita e come dono di sé e che vivono la comunità come luogo dell’incontro, della gioia e della fraternità. «Il volontariato è di tutti gli uomini, di tutti i Paesi, è lo Spirito di amore che realizza una nuova grande famiglia degli uomini tutti figli di Dio» don Francesco 60 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 61 1 1. Aprile 2009: giornata di studio sul “volontariato” negli scritti di don Francesco 2. Incontro di preparazione per volontari internazionali 3. Celebrazione Eucaristica durante un incontro di formazione 2 3 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 62 C O E I N I T A L I A Il COE e il mondo giovanile L L’attenzione al mondo giovanile appartiene alla vocazione originaria del COE. In questo ambito, in cinquant’anni di attività, si inserisce una molteplicità di interventi tesi alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani e alla loro crescita in una dimensione costante di apertura all’altro e alla mondialità. Gli obiettivi che le attività si propongono sono quelli di promuovere la conoscenza delle culture “altre”, fornendo ai giovani gli strumenti per abbattere stereotipi e facili luoghi comuni, portando avanti percorsi di autentico dialogo, confronto e scambio, e occasioni di riflessione per un cambiamento della persona e della qualità delle relazioni. Per un’educazione alla mondialità nelle scuole «Alla scuola della saggezza dei popoli impariamo a capire meglio il ciclo vita-morte-vita, disastririprese, scoraggiamento-slancio creativo». Così don Francesco Pedretti si è espresso riferendosi ai percorsi che il COE ha attivato per favorire l’incontro tra culture e tra persone in uno spirito di vera condivisione. Attualmente l’attività nelle scuole coinvolge ogni anno oltre cinquemila studenti (dalle scuole materne alle superiori) e circa settecento tra docenti ed educatori. Lasciando spazio alla creatività, alle forme artistiche e anche alle personali sperimentazioni, il COE cerca di promuovere atteggiamenti favorevoli al confronto e al dialogo. Le attività - che si articolano in proiezioni cinematografiche, mostre, laboratori, incontri di animazione ludica e musicale o di approfondimento su temi specifici - conducono i più giovani a maturare una consapevolezza circa la necessità di una cultura di pace e di solidarietà. I percorsi di educazione alla mondialità vengono proposti sia presso le sedi scolastiche sia attraverso attività residenziali nella sede di Barzio. Bambini e ragazzi in “Mongolfiera” Fra le molte iniziative rivolte ai giovani e ai giovanissimi un’esperienza significativa è quella della “Mongolfiera”. Con questa proposta il COE si rivolge ai ragazzi offrendo percorsi di educazione all’accoglienza e alla solidarietà al di fuori delle tradizionali agenzie educative, come la scuola o gli ora- 62 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 63 Giornata della Mondialità allo stadio di Lecco (1993) LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 64 C O E I N I T A L I A tori. Attraverso incontri periodici e una tre giorni residenziale nella sede di Barzio li coinvolge in un processo di apertura al mondo e offre a loro e alle loro famiglie la possibilità di incontrare un ambiente che propone lo spirito del volontariato come ricchezza umana e cristiana. Sono circa un centinaio i ragazzi che ogni anno accolgono questa proposta. GiovaniCOE Il COE continua nella propria azione educativa anche attraverso la formazione di un gruppo al quale aderiscono liberamente, senza nessun vincolo associativo, giovani dai diciotto ai trent’anni con il desiderio di approfondire la conoscenza dell’Associazione, anche nella prospettiva di sviluppare un’eventuale appartenenza verso questa particolare realtà di volontariato. Obiettivo di questo progetto è la promozione di percorsi culturali tematici, caratterizzati dalla pedagogia interculturale del COE, coordinati da alcuni giovani del gruppo, grazie all’intervento di esperti, docenti universitari, ed anche mediante il lavoro in rete con altre realtà del non profit delle province di Lecco e Milano. I “percorsi formativi e di amicizia” - come il gruppo denomina queste attività educative - sviluppati dal 2003 (anno di avvio del progetto “GiovaniCOE”), rappresentano valide proposte per una formazione continua di respiro internazionale rivolta al mondo giovanile. Tra i temi oggetto di riflessione e confronto: la cooperazione internazionale, l’intercultura come valore e sfida, l’educazione allo sviluppo, la pace, la giustizia e la solidarietà. Particolare importanza merita il triennio (2007/20082009/2010) interamente dedicato al concetto di cittadinanza in relazione alla famiglia, all’ambiente e alla politica, non solo nel contesto nazionale, ma anche mondiale. Quest’ultima offerta educativa sta riscuotendo molto interesse da parte di numerosi giovani, alcuni dei quali si sono accostati al COE per la prima volta grazie alla divulgazione del programma su diversi portali on-line. Il progetto “GiovaniCOE” vuole rappresentare una valida risorsa per il COE sia in termini operativi (volontariato internazionale e locale, gestione delle attività in Italia), sia riflessivi, cioè aiutando l’Associazione a sviluppare una forte riflessione su alcuni temi legati alla mondialità e al terzo settore, coinvolgendo i giovani in questo percorso formativo e di orientamento. Per i giovani provenienti da altre culture L’attenzione ai giovani di altre culture, che si realizza in modo significativo soprattutto nei progetti di cooperazione e solidarietà sostenuti dal COE in Africa, America Latina, Asia e Oceania, trova anche in Italia alcune concretizzazioni. Nella convinzione che ogni persona e ogni cultura hanno ricchezze da condividere, il COE si è impegnato a rendere protagonisti delle attività di educazione alla mondialità, accanto agli educatori italiani, anche giovani di altre culture. Così la sede di Barzio si è aperta all’accoglienza di alcuni gio- 64 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 65 2 3 1 5 6 1. Corso per trampolieri 2. Laboratorio di creatività 3. GiovaniCOE impegnati nella campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” 4. Nel giardino del COE a Barzio 5. Foto ricordo dei ragazzi della “Mongolfiera” (2007) 6. Animazione con i bambini dell’elementari 7. Incontro formativo del gruppo GiovaniCOE 4 7 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 66 C O E I N I T A L I A vani inseriti in progetti educativi rivolti alle scuole e in varie attività di animazione. Provenienti soprattutto dai Paesi nei quali il COE opera, come Camerun, R.D. Congo, Zambia, Cile e Bangladesh, sono ormai parecchie decine i giovani che in questi anni hanno potuto usufruire di tale opportunità. L’esperienza, che generalmente dura due anni, offre ai giovani anche l’opportunità di ampliare la propria preparazione umana e professionale seguendo seminari o corsi di formazione. La sede di Roma, invece, offre l’accoglienza a giovani di altre culture durante gli anni degli studi universitari. Nella condivisione della vita comunitaria e attraverso momenti formativi appositamente organizzati, la comunità offre loro l’opportunità di una significativa formazione umana e cristiana. I giovani si impegnano anche in attività di animazione interculturale in realtà ecclesiali e giovanili. Servizio civile volontario e stage Il COE vuole accostare i giovani attraverso varie forme che rispondono alle loro esigenze di formazione in tanti campi e che permettono di far giungere loro proposte di impegno in direzione dell’apertura al mondo e della gratuità. Per questo accoglie sia nella sede di Barzio che nella sede di Milano studenti universitari per stage formativi e, accreditato come membro della Focsiv nell’albo degli enti del servizio civile, ogni anno studia progetti per l’inserimento di giovani dai 18 ai 28 anni, sia in Italia che all’estero. 66 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 67 GiovaniCOE a Barzio per una giornata formativa e di amicizia LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 68 C O E I N I T A L I A Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina N Non un progetto studiato a tavolino, ma un raccogliere e intrecciare con entusiasmo tanti fili. È con questo spirito che dal 1991 il COE organizza il Festival del Cinema Africano di Milano, momento clou di un lavoro intenso e vivace di diffusione in Italia della cinematografia del Sud del mondo e in particolare del cinema africano. Dal 2003, il Festival si è aperto anche alle cinematografie di Asia e America Latina, pur conservando profondamente la sua anima africana. Questo cammino ha radici profonde. Nasce nel 1987 dalla collaborazione stimolante con le scuole che trovavano - e trovano - nei film di mondi “altri” nuove possibilità di conoscenza di culture lontane. Ma nasce anche e soprattutto dall’impegno più che decennale del COE nel campo dell’arte e della cultura come veicoli di sviluppo in Italia e nel mondo. Verso la fine degli anni Novanta, la programmazione del Festival comincia ad arricchirsi di nuovi orizzonti geografici e di nuove sezioni. Una novità rilevante riguarda l’apertura ai video, che evidenzia l’entrata nell’era del digitale. Con la sezione “Finestre”, creata nel 2000, si valicano i confini dell’Africa e della cultura black. Il Festival si apre a una dimensione di cinema “meticcio”, dove i limiti culturali e razziali si fanno sempre più labili. Con questa sezione cominciano a comparire sugli schermi del Festival film provenienti da Caraibi, Pacifico, Medio Oriente, Asia e Sudamerica. La ricchezza e la varietà di questa produzione cinematografica portano a riformulare il regolamento del concorso e a modificare radicalmente la struttura del Festival, che nel 2003 cambia forma e nome. Diventa Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, estendendo la competizione al cinema dei tre continenti. Perché un Festival del Cinema del Sud del mondo Ieri come oggi, il Festival si qualifica come luogo di conoscenza e di orientamento, all’interno del panorama cinematografico nazionale per gli operatori italiani ed europei del settore, ma anche per il pubblico in generale. I dati di affluenza nelle sale confermano il crescente interesse ed entusiasmo. Ogni anno sono oltre diecimila gli spettatori nelle diverse sale, in cui vengono proiettati i film: un centinaio di pellicole per oltre 150 proiezioni, spesso introdotte e commentate da registi e cineasti africani e non, ospiti del Festival. 68 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 69 4 2 1 1. L’attore Sotigui Kouyaté 2. 3° edizione del Festival 3. 6° edizione: premiazione del regista Rachid Benadji 4. Danny Glover al 18° Festival 5. L’attrice Valeria Golino alla serata conclusiva del 19° Festival (2009) 6. Inaugurazione della 16° edizione 7. Animazione al Festival Center 8. Il premio nobel Wole Soyinka durante la 15° edizione 3 5 6 8 7 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 70 C O E I N I T A L I A Famiglia di famiglie A Accoglienza e apertura al mondo. Queste le caratteristiche di fondo delle cosiddette “Famiglie aperte”, nate in seno al COE alla fine degli anni Ottanta. A quel tempo, alcuni nuclei familiari che con don Francesco Pedretti avevano intrapreso un percorso di spiritualità, decidono con maggior consapevolezza di spalancarsi al mondo e di crescere nella dimensione dell’accoglienza. Oggi il gruppo raccoglie oltre cinquanta famiglie di Lecco e del circondario, provenienti da Valsassina, Varesotto e Milanese, ma anche nuclei di Livorno e Roma. Don Francesco era consapevole che non tutte le famiglie sono chiamate all’apertura della propria casa, ma che tutte, in ogni momento, possono e devono esser pronte ad accogliere, rispondendo a bisogni concreti del vicino, del collega di lavoro, del bambino da prendere in affido o da adottare… «È diventato un cammino grande - ricordano i responsabili dell’esperienza-. Un cammino legato al COE, nel quale cerchiamo di vivere i valori legati all’Associazione, come la mondialità, lo stile di vita teso alla sobrietà, l’accoglienza…». Apertura del cuore, maternità e paternità che vanno al di là del fatto fisico sono elementi caratterizzanti questo gruppo, al quale non si partecipa per ascoltare, ma perché, attraverso quello che si sente e si prega, nascano delle “illuminazioni” da ricondurre nell’ambito quotidiano, in famiglia o in parrocchia. Quello delle “Famiglie aperte”, perciò, non è un gruppo di appartenenza, ma un punto di riferimento. È un gruppo al quale ognuno può partecipare con libertà, con la propria storia e con il desiderio di confronto su argomenti tipici del percorso del COE (attenzione alla persona, accoglienza, apertura alla mondialità…). Ciascuna famiglia è spronata a vivere nel proprio ambiente ciò che matura in seno al gruppo. Le famiglie, in questi anni, sono aumentate di numero. E tra di loro è sorto un legame forte, anche se alcune hanno poi deciso di percorrere strade diverse. Un appuntamento importante è stato, sin dall’inizio, quello delle vacanze comunitarie a Santa Caterina Valfurva. Si tratta di una vacanza particolare, pensata e strutturata per tutta la famiglia. La vacanza estiva e l’esperienza comunitaria sono momenti importanti e diventano occa- 70 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 71 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 72 C O E I N I T A L I A sione “missionaria” anche nei confronti di nuovi nuclei familiari, che sono chiamati a condividere lo spirito di fondo del gruppo, cioè quello di essere “famiglia di famiglie”, che si confrontano e sostengono a vicenda e portano questa ricchezza nel proprio ambiente quotidiano. «La famiglia è luogo della presenza di Dio, perché è fatta di tante piccole cose che si intrecciano e costituiscono una storia e quella storia è il luogo dove abita Dio... Dio abita nella nostra quotidianità perché ha architettato Lui la nostra famiglia e la nostra vita 72 » don Francesco LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 73 2 3 1 4 1. Celebrazione Eucaristica con don Giuseppe Longhi (2003) 2. Animazione musicale 3. Gruppo adolescenti (2003) 4. La festa delle bolle di sapone 5. Giovani sulle montagne di Santa Caterina 6. Animazione serale a cura degli adolescenti 7. L’attenzione ai piccoli 8. Santa Caterina estate 2008 9. Bambini nella natura 7 5 6 8 9 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 74 C O E I N I T A L I A Medicina tradizionale C Con i suoi saperi e le sue pratiche millenarie, e tutto il bagaglio di cultura e di esperienza che si porta appresso, la medicina naturale tradizionale ha suscitato in questi anni un grande interesse anche in Occidente. Ed è stata riscoperta e valorizzata pure in molti contesti in cui è nata. Essa dunque rappresenta non solo un’occasione di migliorare l’accesso alla sanità delle popolazioni più povere, ma anche un’occasione di incontro tra culture e tradizioni, e visioni della vita e dell’uomo estremamente interessanti e arricchenti. La medicina tradizionale, infatti, rappresenta in qualche modo anche uno strumento per scandagliare la complessa evoluzione di modelli culturali legati a un ambito molto delicato e sensibile: quello, appunto, del diritto alla salute e alla vita. Anche il COE si è inserito in questo processo di scoperta e valorizzazione delle risorse locali e della medicina tradizionale, attraverso diverse iniziative, sia in Italia che all’estero, sulla linea dell’impegno promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per le medicine tradizionali e un migliore accesso alla sanità. Un primo progetto realizzato in collaborazione con partner europei ha portato alla produzione di tre documentari girati rispettivamente in India, Gabon e Amazzonia. I documentari sono stati distribuiti in Italia, Inghilterra e Spagna avendo come destinatari privilegiati le scuole e gli operatori sanitari. Un secondo progetto ha coinvolto diverse organizzazioni non governative e altre realtà di cooperazione che operano nei Paesi del Sud del mondo specialmente nel settore sanitario, oltre a strutture sanitarie, centri di ricerca e università. Seminari, conferenze e progetti si sono concentrati, oltre che in Italia, in cinque Paesi: India (Bangalore), Cina (Pechino), Repubblica Democratica del Congo (Kinshasa) e Colombia (Leticia). Sulla scia di questa iniziativa, sono stati avviati diversi progetti di valorizzazione delle piante medicinali locali e della medicina tradizionale, specialmente nei Paesi dell’America Latina. 74 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 75 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:50 L Pagina 76 C O E I N I T A L I A Museo “Gianetti” Galleria “Ar temondo” L La famiglia Gianetti di Saronno ha intrecciato in svariate occasioni la propria esistenza con quella del COE e la sua generosità è stata un supporto fondamentale per la storia dell’Associazione. Il Museo “Giuseppe Gianetti” ne è una testimonianza. Il Museo è stato pensato non solo come luogo di memoria e di raccolta, ma anche come occasione per creare un movimento di espressione-creazione e documentazione-ricerca nel campo delle arti plastiche e visive. La storia della collezione che costituisce il Museo riflette la vicenda stessa di Giuseppe Gianetti. È stata avviata nel 1913 e riguarda, in questo primo periodo, principalmente quadri, sculture, mobili reperiti da antiquari e da gallerie di Roma, Milano e successivamente di Torino. Dal 1933 l’interesse del Giannetti si sposta dai quadri alle ceramiche (porcellane di Meissen, della Cina, di Venezia e maioliche di Milano). La raccolta comprende oltre seicento pezzi che, per la loro preziosità, rendono il Museo un’offerta culturale molto significativa. All’interno del Museo “Gianetti”, grazie alla Galleria “Artemondo”, vengono proposte anche mostre temporanee e percorsi formativi e laboratori per alunni delle scuole materne, elementari e medie. Scopo di queste attività è di stimolare i bambini e i ragazzi a sperimentare l’arte, a osservarla e anche a scoprire come si realizza un’opera. Ma anche conoscere culture “altre” attraverso l’arte e l’artigianato dei popoli del mondo. Un modo diverso e creativo per sperimentare la positività dell’incontro con la diversità culturale e della condivisione. 76 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:50 Pagina 77 3 2 1 4 1. Laboratorio di fumetti 2. Presentazione dei Cataloghi delle ceramiche del Museo 3. Mostra del pittore congolese Mambengi 4. Laboratorio per bambini e genitori 5. Mostra di Rossella Alberti 6. La signora Nina Gianetti con don Francesco 5 6 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 78 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 79 COE cinquant’anni e oltre M O N D O LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 80 C O E N E L M O N D O Un’avventura planetaria L L’amore di don Francesco per l’Africa è qualcosa che resta vivo nel ricordo di chiunque l’abbia conosciuto. Non solo, è un aspetto ancora oggi evidente nelle persone che ha incrociato e nei progetti che ha promosso in giro per il mondo. Un amore che continua a dare frutti. E con esso l’“avventura missionaria” del COE, che parte proprio dall’Africa e si consolida in maniera molto significativa in diversi Paesi di questo continente. Da qui trae la linfa per alimentare tutta la crescente attività di volontariato e di cooperazione internazionale, che, con il tempo, porterà l’organismo ad aprirsi ad altre realtà, sino ad arrivare oggi ad avere una presenza importante in quattro continenti. Il cuore, tuttavia, resta in Africa. Oggi la presenza del COE nel mondo si caratterizza per una ragnatela di attività molto variegate, ma tutte finalizzate allo sviluppo sostenibile delle popolazioni locali e al miglioramento di situazioni di disagio e povertà economica, sociale e culturale. L’obiettivo condiviso è quello di portare nel mondo gioia e speranza soprattutto là dove le persone soffrono per l’ingiustizia, l’ignoranza, la malattia, la fame. Bambini, giovani e adulti, malati ed emarginati, contadini e artigiani, artisti e sportivi, famiglie e abitanti di villaggi o di quartieri periferici sono al cuore delle azioni e degli interventi del COE, ai quali partecipano volontari, collaboratori, amici, sostenitori, Enti pubblici e privati. Tutto ciò è finalizzato alla promozione di un’autentica e costruttiva collaborazione con i partner, incentrata sulla corresponsabilità in vista di una completa assunzione degli interventi di cooperazione da parte dei collaboratori locali. Insomma, sin dall’inizio i progetti del COE mirano a promuovere l’auto-sviluppo delle popolazioni, rendendole così autenticamente protagoniste della costruzione del loro futuro. «È veramente grande questo nostro piccolo servizio e ci fa comunicare a tutta la storia, a tutti gli uomini, alla Trinità su cui si fonda tutto il nostro “essere per” e “l’essere in comunione d’Amore”» don Francesco 80 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 81 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 82 C O E N E L M O N D O Le origini 1964: mons. Jean Zoa, arcivescovo di Yaoundé, e mons. Paul Etoga, vescovo di Mbalmayo, visitano il COE. Primo soggiorno a Barzio di Joseph Atangana Ndzie, storico collaboratore del COE in Camerun. 1967: Pina Airoldi compie un viaggio di “esplorazione” in Camerun e Zambia. 1969: don Francesco si reca in Camerun e rientra con tre ragazze, le prime che seguiranno un percorso di formazione spirituale e professionale in Italia. 1970 (luglio-agosto): viaggio in Camerun di Pina Airoldi con sei studenti italiani. 1970 (novembre): prende il via la prima esperienza di cooperazione in Camerun. 1974: il COE viene riconosciuto dal ministero per gli Affari Esteri come idoneo per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. 1974: Il COE entra a far parte della Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario (Focsiv). Gli inizi di tanti cammini 1980: l’allora Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo 1981: Nigeria e Giappone 1982: Kenya 1984: Guinea Bissau 1987: Ecuador 1988: Cile e Zambia 1992: Venezuela 1996: Bangladesh e Papua Nuova Guinea 1997: India 2003: Argentina 2005: Colombia Una realtà in quattro continenti Oggi il COE è presente in sette Paesi: Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Zambia, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, Ecuador e Colombia. 82 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 83 1 3 1. Lavoro per un pozzo a Rungu 2. 1980: avvio del progetto a Rungu 3. Bambini della scuola materna a Mbalmayo 4. La gioia dell’incontro 5. Rungu: “progetto capre” 6. Ecuador: giovani indios 7. Volontari in Camerun 8. Kinshasa: sguardi di bimbi 2 5 4 7 6 8 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 84 C O E N E L M O N D O Lo stile di una presenza Lo sviluppo inteso in tutte le sue sfaccettature: sviluppo economico, sociale, culturale, spirituale, morale… Sviluppo delle aree più povere ed emarginate e delle popolazioni che non hanno il necessario, ma anche di chi ha bisogno «di cultura, libertà, giustizia». O semplicemente promozione di un dialogo, di un incontro, di uno scambio fra culture... Sin dall’inizio la presenza e i progetti del COE nei Paesi in via di sviluppo si caratterizzano per uno spiccato spirito di collaborazione, nell’ottica di un «crescere insieme»: volontari italiani, partner locali, beneficiari degli interventi… Spesso e in molti contesti il COE lavora in collaborazione con le diocesi, ma anche con associazioni e ong del posto, comprese quelle che il COE stesso contribuisce a far nascere. Uno degli obiettivi centrali, infatti, è quello di promuovere l’auto-sviluppo e la partecipazione dei soggetti beneficiari e dei partner per una completa presa in carico locale degli interventi di cooperazione o di nuove iniziative promosse da loro stessi. Oggi, gli assi su cui si articolano i progetti di volontariato e cooperazione internazionale del COE riprendono strade tracciate nel passato, per rispondere a situazioni di povertà diverse, ma con rinnovata attenzione soprattutto al contesto delle comunicazioni e delle nuove tecnologie. Oggi come ieri, tuttavia, restano prioritarie alcune aree e settori di intervento: Sviluppo sociale e animazione socio-culturale: promozione della formazione integrale dei bambini e dei giovani attraverso la creazione di centri di promozione sociale e culturale e centri della gioventù, ma anche per portare attenzione a situazioni di emarginazione e disagio particolari come quella vissuta dai ragazzi e bambini di strada o da certe minoranze. Educazione: miglioramento dei sistemi educativi dei Paesi in via di sviluppo, attraverso la creazione di scuole materne, elementari e istituti di formazione superiore, e promozione dell’accesso all’istruzione per quei bambini e giovani che altrimenti ne rimarrebbero esclusi. Sanità: miglioramento, attraverso la creazione e il sostegno a strutture ospedaliere e centri sanitari, delle condizioni di salute delle popolazioni svantaggiate, per porre rimedio alle carenze delle offerte sanitarie locali e rendere più accessibili e disponibili le cure soprattutto per i più indigenti. Medicina tradizionale: valorizzazione, attraverso l’integrazione dell’offerta sanitaria convenzionale, delle risorse naturali (piante medicinali e alimentari) e dei saperi locali nel rispondere ai bisogni sanitari e nutrizionali dei più poveri, grazie a risorse più sostenibili economicamente e culturalmente Habitat: miglioramento, attraverso la costruzione di case in muratura e toilette e la bonifica di sorgenti d’acqua, dell’ambiente in cui vivono le popolazioni delle aree rurali più povere e isolate con ricadute positive sulle loro condizioni di salute. 84 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 85 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 86 C O E N E L M O N D O Arte, cultura e comunicazione: salvaguardia dei patrimoni artistici e culturali e promozione della formazione e dell’impiego dei giovani nei settori dell’arte, artigianato e cultuali, importantissimi nello sviluppo di un Paese. Formazione e sviluppo professionale: qualificazione dei giovani nei mestieri per i quali c’è un’alta richiesta (es. falegnameria e meccanica) e creazione di opportunità di lavoro. Sviluppo rurale: lotta contro la povertà nelle zone rurali e miglioramento della sicurezza alimentare, attraverso la formazione dei contadini, la trasmissione di competenze tecniche e gestionali adeguate e il sostegno alle loro attività. «La vostra è la partenza per una missione, per compiere un bene, per portare un bene… Voi portate gran parte del mio cuore perché voi realizzate il mio anelito di sempre. Fin da quando ero ragazzo, fin dai primi anni della media, ho sempre sospirato, sospirato ardentemente, le missioni. Oggi voi andando in missione realizzate questo mio sogno, questo mio desiderio, questo mio proposito 86 » don Francesco LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 87 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 88 C O E N E L M O N D O Camerun C Con centinaia di progetti realizzati nell’arco di quarant’anni, il COE può vantare una presenza particolarmente significativa in Camerun. Del resto, è proprio in questo Paese che il COE ha avviato i suoi primi progetti di cooperazione internazionale nel 1970. Ed è da qui che l’attenzione e l’interesse per il mondo si sono diffusi in molti altri Paesi in via di sviluppo. Il Camerun, tuttavia, resta ancora oggi una delle realtà, con la quale il COE mantiene un rapporto privilegiato che si traduce concretamente in una proficua opera di cooperazione e di collaborazione, intensificatasi e arricchitasi straordinariamente nel corso degli anni. Oggi il COE è presente in questo Paese in diverse città e regioni, con volontari internazionali e operatori locali, che intervengono nei settori più svariati: educazione, sviluppo sociale, sanità, arte, cultura, comunicazioni, sviluppo rurale… Il tutto finalizzato a dare una risposta ad alcuni bisogni ed emergenze, ma soprattutto a promuovere uno sviluppo integrale delle persone, nel rispetto delle loro culture e identità. Un po’ di storia Cuore della presenza e delle attività del COE in Camerun è il Centre de Promotion Sociale (Centro di promozione sociale, CPS) di Mbalmayo, una cittadina a cinquanta chilometri dalla capitale Yaoundé. È qui che don Francesco sceglie di dar vita all’“avventura africana” del COE, su invito del vescovo mons. Etoga. Il 16 novembre 1970 sbarcano a Yaoundé i primi volontari: Lisetta Bianchi, Pia Airoldi e Maria Elisa Combi. A Mbalmayo viene subito aperto un dispensario e avviati corsi di formazione per ragazze (animatrici sociali) inviate da alcuni sacerdoti locali. Quindi l’azione si estende ai villaggi limitrofi, dove vengono promossi corsi di formazione specialmente per le donne. Ben presto si impone l’esigenza di ampliare la casa, organizzare corsi di cucito ed educazione sanitaria. In accordo con la Chiesta locale viene aperta una scuola tecnica, il Collegio “Nina Gianetti” (1977), poi una scuola materna (1982) e infine l’istituto di formazione artistica (1992). Nel frattempo nasce anche il Centro sanitario di base “Saint Luc” (1973, dispensario e maternità) che diventa ospedale a tutti gli effetti nel 1998. 88 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 89 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 90 C O E N E L M O N D O I progetti realizzati Le attività del COE si allargano ben presto alla regione circostante. Nel 1978-1979, nei villaggi isolati della zona di Ndonko, vengono avviati progetti di animazione, mirati a frenare l’esodo rurale e un centro sanitario che continua oggi la sua azione. Nel frattempo (1981-1993), analogo intervento viene promosso a Ossoessam, con una particolare attenzione per la formazione professionale di giovani falegnami, mentre a Obout, Mebassa e Endom (1982-1991), viene completamente riorganizzata la medicina comunitaria di base e realizzati molti pozzi. Nel sud del Paese, a Ebolowa, (1987-1993), il COE promuove un progetto educativo e socio-sanitario e un Centro di sostegno alle iniziative contadine della zona, che tocca diversi villaggi, con un’attenzione particolare per la promozione dei giovani e delle donne. Più recente (1996-2002) è la creazione di un Centre d’appui technique à l’auto-développement (Centro rurale di appoggio tecnico all’auto-sviluppo) nella zona di Mfou-Otelé, che ha sempre come scopo il miglioramento della vita nelle campagne. Anche nel nord del Paese, nella cittadina di Pitoa, il COE realizza (1996-1998) un progetto di prevenzione sanitaria, volto a migliorare le condizioni di vita della gente nei quartieri e nei villaggi, attraverso la creazione di comitati di salute e di sviluppo. Le iniziative in corso Tutto il resto è storia di oggi. A cominciare dallo stesso CPS di Mbalmayo che rimane tuttora il “cuore” della presenza del COE in Camerun. Qui con il tempo si è sviluppata una realtà composita, dove volontari italiani e un corposo staff camerunese collaborano insieme per promuovere la cultura e i valori della società, attraverso attività di animazione socio-culturale che contribuiscono ad accompagnare la popolazione locale nella lotta contro la povertà e le malattie. Una particolare attenzione è rivolta ai bambini e allo sviluppo delle loro capacità fisiche, intellettuali e della loro creatività. Il CPS fornisce anche spazi di incontro a giovani e adulti per attività sia culturali che sportive. Oggi sono alcune migliaia i bambini, i giovani e gli adulti - oltre alle loro famiglie - dei diversi quartieri di Mbalmayo, che sono coinvolti nelle varie attività del CPS, dalla scuola materna ed elementare al Collège Technique “Nina Gianetti” (Collegio tecnico “Nina Gianetti”), con oltre cinquecento studenti. Mentre il Foyer del CPS dà la possibilità a una settantina tra studentesse e studenti di vivere in un ambiente adatto alla loro riuscita scolastica e al loro inserimento sociale. Lì accanto, il Centre de Formation des Animateurs Socioculturels (Centro di formazione di animatori socioculturali, CFAS) forma dal 1993 giovani animatori socioculturali che si impegnano per il cambiamento del loro contesto di vita e di lavoro. Fiore all’occhiello delle attività del COE a Mbalmayo è l’Institut de Formation Artistique (Istituto 90 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 91 1. Alunne del “Nina” (1984) 2. Scuola elementare 3. Don Francesco visita le prime volontarie del COE in Camerun (1971) 4. Nel progetto di Otelé 5. Animazione fra i prigionieri 6. Nella sede della Videopro a Douala 7. Animatori del CFAS a Mbalmayo 8. “Cours de vacances” 1 3 2 4 5 7 6 8 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 92 C O E N E L M O N D O di formazione artistica, IFA), nato negli anni Ottanta e riconosciuto formalmente nel 1992, con l’obiettivo di promuovere la formazione generale e artistica degli studenti, ma anche la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale del Camerun e dell’Africa in generale. L’IFA è cresciuto negli anni sino a diventare un istituto di eccellenza unico nel suo genere in Camerun. Nella stessa ottica, il Centre d’Art Appliqué (Centro d’arte applicata, CAA) cerca di diffondere una maggiore sensibilità per la salvaguardia e la valorizzazione dei valori tradizionali, abbinata a una migliore conoscenza delle innovazioni tecnologiche nel campo artistico e del design. Sempre a Mbalmayo, il Centre d’Écoute et de Documentation (Centro di ascolto e di documentazione, CED) si occupa di diverse problematiche: sensibilizzazione e lotta contro l’Aids e cura degli ammalati; animazione socio-culturale nelle carceri di Mbalmayo; accoglienza di studenti formati in campo sociale; animazione culturale nei quartieri e presso la propria sede. Il CPS gestisce anche l’Ospedale “Saint Luc”, che ha la finalità di integrare il sistema sanitario estremamente carente nella città di Mbalmayo e dintorni. Recentemente è stata aperta anche la tipografia “Paul Etoga”, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni tipografici della zona e di dare un’opportunità di formazione e lavoro ad alcuni giovani YAOUNDÉ Nel corso degli anni, molte attività - soprattutto in campo educativo, sanitario e culturale - sono state “esportate” in diverse città e zone rurali del Camerun. Tra le più significative, il Centre d’Animation Socio-Sanitaire (Centro di animazione socio-sanitario, CASS) di Yaoundé, nel quartiere di Nkondongo. In questa zona povera della capitale, il COE si impegna, attraverso servizi in campo sanitario e molte attività culturali e formative, a dare un contributo per ridurre la povertà estrema della popolazione e accompagnare i giovani nella risoluzione di molti problemi che incontrano ogni giorno. Sono circa duemila le persone coinvolte attualmente, ma sono migliaia quelle che hanno beneficiato delle attività del Cass sin dalla sua nascita nel 1980. Tanti semi oggi sparsi per il Camerun, che stanno dando frutto nelle loro comunità. All’interno del Cass opera il Centre de Santé Catholique “Mgr. Jean Zoa” (Centro sanitario cattolico “Mons. Jean Zoa”), con l’obiettivo di rafforzare l’offerta sanitaria carente in città. Ne beneficiano direttamente circa 40.000 persone. Un intervento particolarmente importante di questi ultimi anni è il programma di lotta contro l’Hiv-Aids, focalizzato in particolare sulla prevenzione della trasmissione del virus dalla mamma al bambino e l’accompagnamento delle persone sieropositive. 92 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 93 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 94 C O E N E L M O N D O DOUALA Si è focalizzata soprattutto sui giovani l’attenzione nell’altra grande città del Camerun, Douala, capitale economica del Paese, dove il COE ha creato e continua ad animare le Maisons des Jeunes et de la Culture (Casa dei giovani e della cultura, MJCs). Sono circa 600 i ragazzi e le ragazze locali che le frequentano, scoprendo opportunità di incontro e crescita educativa, culturale, sportiva e spirituale. Attualmente a Douala ha sede anche il Centre de Production et de Formation Audiovisuelle Vidéo Pro (Centro di produzione e formazione audiovisiva Vidéo Pro). Nato a Mbalmayo, per formare i giovani ai mestieri dell’audiovisivo, si è poi trasferito a Douala, dove accanto a percorsi formativi e alla promozione e diffusione di opere di giovani registi camerunesi, si inserisce nel mercato locale dell’audiovisivo con propri prodotti. BAFOUSSAM Anche nella “capitale” dell’Ovest, Bafoussam, il COE ha creato una Maison de la Jeunesse et des Sports (Casa della gioventù e degli sport, MJS) sempre rivolta a bambini, ragazzi e giovani, che vengono coinvolti in attività di animazione socio-culturale e sportiva GAROUA Da molti anni, la presenza del COE nel Nord del Camerun, regione arida di savana, estremamente povera e arretrata, si è focalizzata su alcune tematiche-chiave, per rispondere alle esigenze dei più bisognosi, ma anche per valorizzare le potenzialità locali e promuovere l’auto-sviluppo. Per questo, anche qui, un’attenzione prioritaria è andata ai più giovani. Da oltre dieci anni, infatti, è attivo un progetto rivolto ai bambini di strada e ai ragazzi in difficoltà. Progetto di assistenza, ma soprattutto di promozione umana e sociale finalizzata, dove è possibile, al reinserimento in famiglia. Sono circa 400 i bambini e i ragazzi dai 6 ai 23 anni, che vivono in strada e che vengono coinvolti nel progetto COE, grazie a interventi sanitari di prima necessità, assistenza psico-affettiva, sostegno giudiziario, educativo e attività di alfabetizzazione rivolte ai minori in prigione. Per i giovani, invece, la Maison des Jeunes et de la Culture (Casa dei giovani e della cultura, MJC) offre percorsi di formazione morale, culturale, sportiva e cerca di favorire il senso della condivisione, della solidarietà e l’apertura verso gli altri. Sempre a Garoua, l’Hôpital “Notre Dame des Apôtres” (ospedale “Nostra Signora degli Apostoli”) cerca di offrire assistenza sanitaria a tutti, specialmente ai più poveri, attraverso un’attività ambulatoriale, ma anche con programmi specifici di lotta contro la malaria e la tubercolosi, la vaccinazione di donne incinte e neonati e la partecipazione al programma di prevenzione dell’Hiv- 94 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 95 2 4 1 5 3 1. Promozione dello sport 2. Formazione dei formatori 3. Corso di percussioni al CASS di Yaoundé 4. Laboratorio farmaceutico a Garoua 5. Raccolta del cotone a Garoua 6. Protezione maternità infanzia (PMI) di Yaoundé 7. Lavorazione della ceramica all’Ifa (Istituto formazione artistica) 6 7 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 96 C O E N E L M O N D O Aids in particolare per quanto riguarda la trasmissione materno-infantile. In questa vasta regione, essenzialmente agricola, il COE ha avviato anche un progetto rurale di rafforzamento dell’autonomia e dell’auto-promozione delle organizzazioni contadine per lo sviluppo socio-economico dei comuni di Garoua Rurale e Gashiga. Ne beneficiano più di duecento contadini e le rispettive famiglie. Carceri e minoranze L’attenzione agli ultimi si realizza anche attraverso il progetto di assistenza nelle carceri di Mbalmayo, Garoua e Douala, dove le condizioni di detenzione sono drammatiche. Inoltre, il COE ha avviato un progetto che riguarda soprattutto il popolo bagyeli-bakola, nella zona costiera di Kribi. L’obiettivo è quello di promuovere una campagna di sensibilizzazione e di educazione civica e alla cittadinanza per rompere le barriere di incomprensione e pregiudizio, che separano i pigmei dalle popolazione bantù. Sport e Musei Il Centre Sportif Camerunais (Centro sportivo camerunese, CSC) è oggi un’importante realtà a livello nazionale. Nato nel 1998, in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano (CSI) e successivamente con Intercampus, coinvolge oggi, in diverse località del Camerun, migliaia di bambini e giovani in attività sportive, con una chiara valenza educativa. Attualmente conta più di 1.500 iscritti. Infine, per valorizzare le potenzialità del patrimonio artistico camerunese, il COE ha promosso un progetto museografico in quattro località dell’Ovest del Camerun, sedi di altrettanti regni tradizionali, ricchi di storia, tradizioni e culture: Mankon, Babungo, Baham e Bandjoun. I siti sono stati scelti per la presenza di un patrimonio significativo custodito tradizionalmente nelle “Chefferie”, e per la prima volta messo a disposizione di tutta la popolazione e dei turisti. I quattro musei realizzati dal COE accolgono oggi collezioni di grande valore artistico e culturale, conservate con tecniche moderne e messe a disposizione del pubblico grazie a un gruppo di giovani conservatori appositamente formati. 96 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 97 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 98 C O E N E L M O N D O R.D. Congo P Paese immenso e poverissimo, ma ricco di risorse minerarie e umane, segnato pesantemente dalla trentennale dittatura di Mobutu e da una serie di guerre interne ed esterne, l’ex Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, è il secondo Paese africano al quale il COE si è indirizzato. Cominciando, tra l’altro, da una delle zone più povere e isolate: Rungu, nella regione nord-orientale del Paese. Ed è àncora qui che i volontari dell’organismo continuano a garantire una presenza costante e fedele, che spesso - e in situazioni molto difficili - si è dimostrata l’unica ancora di salvezza per le popolazioni locali, vittime di continue violenze e vessazioni. Nel frattempo, però, nuove e importanti iniziative sono state avviate nella capitale Kinshasa e a Tshimbulu, nella regione del Kasai occidentale. Oggi il COE continua a operare in Repubblica Democratica del Congo, privilegiando alcuni settori-cardine: sviluppo sociale e animazione, educazione, sanità, miglioramento dell’habitat, medicina tradizionale. Sia nelle realtà urbane che rurali, gli interventi nel sistema educativo e le proposte formative rivolte ai giovani hanno come scopo quello di contribuire a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni, valorizzando la cultura, le conoscenze e le risorse locali. Un po’ di storia Su invito dei missionari comboniani presenti nella zona di Rungu, il COE invia la prima famiglia di volontari per un progetto educativo e di formazione igienico-sanitaria delle donne. Rimane due anni durante i quali il COE verifica la situazione dell’ospedale che versa in condizioni molto degradate. Nel 1983 con una nuova équipe di volontari tra cui un medico e delle infermiere viene riaperto anche l’ospedale che oggi è una struttura di referenza per una vasta zona. Questa regione è stata in più occasioni sfiorata dalle diverse guerre che hanno devastato il Congo e spesso “investita” da un massiccio flusso di sfollati, in fuga da altre zone direttamente toccate dai conflitti. Inoltre, essendo un’area di transito verso il Sudan e l’Uganda, è stata più volte interessata dal passaggio - con conseguenti razzie e violenze - di militari e ribelli di diverse fazioni, compresi i miliziani ugandesi del Lord Resistence Army (Esercito di liberazione del Signore, Lra). Questo ha provocato, in diverse occasioni, il blocco delle vie di comunicazione con conseguenti difficoltà a far passare generi di prima necessità per la popolazione. 98 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 99 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 100 C O E N E L M O N D O I progetti realizzati Forte dell’esperienza maturata in Camerun, seppur in un contesto diverso e per molti versi più difficile e instabile, il COE realizza, in una prima fase di presenza a Rungu, un programma di studio-azione nel settore socio-educativo e sanitario. L’obiettivo è quello di promuovere educazione e prevenzione sanitaria nelle scuole e nei villaggi. Sin dall’inizio il COE si appoggia molto alle donne, offrendo in cambio una formazione nel campo dell’economia familiare e domestica e dell’acquisizione di capacità produttive. L’intervento si estende in seguito (1983-1998) alla riorganizzazione dell’ospedale di Rungu e in particolare del servizio di diagnostica. Vengono realizzati, inoltre, diverse centri sanitari più accessibili alle popolazioni dei villaggi. Più incentrato sulla promozione delle attività agricole, di allevamento e di piscicoltura è l’intervento a Madimba (1985-1989) che mira anche qui a migliorare le condizioni di vita della gente in loco e ridurre di conseguenza l’esodo rurale. A Wasta (1987-1993) l’attività del COE si intreccia con quella delle strutture socio-sanitarie locali. I volontari dell’organismo contribuiscono alla formazione del personale e alla realizzazione del programma di Medicina comunitaria di base. Nella capitale Kinshasa, invece, l’attenzione si dirige sin dagli inizi verso i giovani. Per far fronte alla mancanza di istruzione, lavoro e prospettive, il COE realizza, in particolare nel quartiere di Lukunga (1992-1995), un progetto di formazione artigianale e professionale dei giovani, oltre che di formazione del personale locale alla gestione amministrativa ed economica. Nella zona di N’Djili e Kimbanseke sono stati realizzati alcuni ponti e iniziative di sostegno ai coltivatori di ortaggi. A Menkao è stata creata una scuola, garantita la fornitura di acqua al villaggio e dato sostegno alle mamme coltivatrici. Le iniziative in corso Ancora oggi, la presenza a Rungu è incentrata attorno al Centre de Promotion Socio-Culturelle (Centro di promozione socio-culturale, CPSC), all’Ospedale “La Visitation”, alla scuola materna “St. François” e alla scuola elementare “Angela Andriano”. A Rungu sono in corso anche progetti di valorizzazione e utilizzo appropriato delle risorse naturali, che prevedono un lavoro di prevenzione ed educazione igienico-sanitaria e di rafforzamento delle capacità locali per migliorare l’accesso alla salute. Dal CPSC sono “germogliati” una trentina di Centri di alfabetizzazione nei villaggi della zona. Inoltre, è stato creato un Centro nutrizionale e di valorizzazione delle risorse locali per la lotta alla malnutrizione, che, come in tutto il Paese, è una realtà drammatica. È questo, infatti, uno dei problemi più gravi di sanità pubblica in Rdc, dove il 74 per cento della popolazione soffre di una qualche forma di malnutrizione e le fasce più colpite sono le donne e i bambini. 100 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 101 1 2 3 5 4 7 8 1. Rungu 1984 2. Alla scuola materna di Rungu 3. Animazione teatrale a Kinshasa 4. Produzione di vasi in ceramica (1988) 5. Don Francesco in visita in Congo 6. Il bene prezioso dell’acqua 7. La preparazione delle medicine naturali 8. Alla maternità di Rungu 9. Formazione professionale dei giovani 6 9 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 102 C O E N E L M O N D O Infine, attraverso il progetto “Ndako” (Casa) si cerca di intervenire nei villaggi di Rungu, Nangazizi e Ngdimba per migliorare l’habitat in generale e lo stato di salute delle popolazioni, attraverso la costruzione di case in muratura, toilette, pozzi e strade. Grazie a tutte queste attività la presenza del COE è diventata un punto di riferimento importante non solo per la popolazione di Rungu, ma anche per quella dei villaggi, in un raggio di almeno ottanta chilometri. Anche nella capitale Kinshasa, l’attenzione prioritaria continua ad essere rivolta alle aree periferiche più povere e degradate. Qui il COE ha cercato di favorire la nascita di comitati di sviluppo - o di sostenere cooperative, gruppi e associazioni già esistenti - capaci di gestire progetti comunitari. Da subito, la presenza a Kinshasa si è caratterizzata per una particolare attenzione ai giovani. Molti di loro, infatti, crescono nella precarietà e nell’incertezza, senza prospettive di futuro, col rischio di cadere nella logica della corruzione, della violenza e del degrado morale. L’attenzione per i giovani continua ancora oggi sotto diverse forme. Anzitutto attraverso il sostegno al Centre d’Animation Socio-Culturelle/Cénacle des Jeunes (Centro di animazione socio-culturale/Cenacolo dei giovani, CENASC) e alle attività che svolge specialmente a favore di bambini e adolescenti nei quartieri di Limete e N’Djili, attraverso attività formative, ludiche, cinematografiche e sportive. Anche qui il COE mantiene un occhio di riguardo per gli aspetti culturali e artistici, attraverso il sostegno alla biblioteca e cineteca del Cenasc e agli artisti della zona di N’Djili. Sempre a N’Djili è stata creata una fattoria-pilota Centre Agricole Ezéchiel (Centro agricolo Ezechiele) all’interno della quale è stato aperto un centro di aggregazione e di formazione agro-zootecnica. L’iniziativa mira a riportare i giovani verso l’agricoltura e dare una risposta al fabbisogno alimentare di Kinshasa. Una nuova importante sfida per il COE in Rdc è rappresentata da un grande progetto nella regione del Kasai occidentale, a Tshimbulu, dove nel 2003 sono cominciati i lavori per la costruzione dell’Hopital “St. François”, inaugurato nel febbraio 2008. La struttura è affiancata dal Centre d’Animation Socio-Culturelle (Centro di animazione socio-culturale, CASC) e dalla scuola materna. L’ospedale, che estende il suo bacino di utenza a tutta la zona sanitaria di Dibaya, rappresenta un fondamentale contributo allo sviluppo sanitario di questa vasta area, non solo per i servizi che offre (struttura ospedaliera di 3.500 metri quadrati, dispensario, maternità, chirurgia, laboratorio analisi ed ecografia), ma anche per l’importante lavoro di sensibilizzazione e formazione, finalizzato alla promozione di una cultura della salute, dell’igiene e della prevenzione. Accanto all’ospedale opera il CASC, che si rivolge in particolare a bambini e giovani, attraverso una vasta offerta di servizi: biblioteca, doposcuola, attività sportive, teatro, conferenze, proiezioni di film… L’obiettivo è quello di offrire, specialmente ai più giovani, un luogo di incontro e di scambio di idee e di cultura, e di stimolare iniziative socio-culturali. Dal settembre 2008 è stata aperta anche una scuola materna che accoglie circa 120 bambini. 102 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 103 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 104 C O E N E L M O N D O Zambia L La presenza del COE in Zambia si è sempre caratterizzata per una forte attenzione alla formazione professionale che con gli anni ha raggiunto livelli di eccellenza. Il Paese, infatti, se da un lato può vantare una certa stabilità politica e sociale, dall’altro, resta tuttora una nazione estremamente povera, dove l’agricoltura di sussistenza è ancora l’attività più diffusa e i sistemi dell’istruzione e della sanità sono estremamente fragili, così come sono largamente insufficienti tutte le infrastrutture. Sin dall’inizio il COE è presente nella cittadina di Kafue, a 50 km dalla capitale Lusaka. Qui si è sempre dedicato specificamente all’istruzione e alla formazione professionale per offrire ai giovani le conoscenze e le capacità necessarie per costruirsi un futuro migliore. Un po’ di storia Il COE in Zambia arriva in seguito alla richiesta dell’allora arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini. Nel Paese sono già presenti diversi sacerdoti ambrosiani fidei donum, che tuttavia faticano a dare risposta al problema dei ragazzi che lasciano la scuola e non proseguono gli studi superiori. Emerge soprattutto la necessità e l’utilità di aprire una scuola professionale. Il COE decide così di farsi carico di questa esigenza. Nel 1988 inizia il progetto. E su una collina brulla, ai margini di Kafue, avvia una grande scuola per falegnami, sarti, elettricisti, segretari e meccanici, cui si affiancherà, in seguito, un’unità produttiva. Le iniziative Nato come centro d’istruzione, formazione artigianale e professionale, oggi il St. Ambrose Trade Centre (Centro professionale Sant’Ambrogio) è un’importante realtà formativa e produttiva, che è cresciuta nel tempo, grazie anche a un progetto di sostegno dell’impiego (1994-1997) dei giovani che terminavano la formazione professionale e al rafforzamento delle unità produttive - in particolar modo della falegnameria - in vista dell’autofinanziamento. Lì accanto, vengono costruite le case per gli insegnanti che costituiscono un piccolo villaggio. Il St. Ambrose Trade Centre oggi offre la possibilità a circa 250 tra studenti e operatori locali (in- 104 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 105 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 106 C O E N E L M O N D O segnanti e operai) di usufruire di una formazione professionale qualificata a un costo sostenibile, che permette loro di avere reali opportunità di lavoro. Il centro organizza corsi serali per sarti, falegnami, fabbri e segretarie e un corso di informatica. Il centro produce, inoltre, mobili in legno pregiato e altri manufatti di raffinata fattura. Ha recentemente realizzato tutti gli arredi della nuova cattedrale di Lusaka. Nel 1992, è stata inoltre acquistata la Malundu Primary and Secondary School (dalle elementari alle superiori) che continua ad essere gestita dal COE in collaborazione con le suore di Maria Bambina. Oggi è frequentata da oltre mille studenti dalla pre-scuola all’ultima classe delle superiori, con attenzione ai giovani economicamente svantaggiati provenienti dalle community school. Ultimamente sono stati avviati due nuovi progetti. Uno riguarda l’ampliamento e il miglioramento delle opportunità educative e formative per dropouts e persone maggiormente vulnerabili nella città di Kafue e zone rurali di Chikupi, Mungu, Kabwesa e Chaniana; l’altro ha come obiettivo la riduzione della povertà attraverso l’utilizzo e la gestione sostenibile della foresta a Mongu” ed è gestito in collaborazione col Celim di Milano. 106 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 107 2 1 3 4 5 6 7 1. Carpentiere al lavoro 2. Scuola per elettricisti 3. Alunni della Malundu School 4. Volontari del COE e collaboratori locali 5. Attività di animazione sportiva con i ragazzi 6. La falegnameria 7. Ragazzi delle superiori della Malundu School LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 108 C O E N E L M O N D O Colombia C Conosciuta quasi esclusivamente per la guerra civile che, a fasi alterne, dura da circa sessant’anni, e per il traffico di droga, la Colombia è in realtà anche un Paese dalle straordinarie potenzialità. Può, infatti, vantare una delle più ricche biodiversità al mondo, oltre ad abbondanti risorse naturali, dovute alla grande varietà di climi, altitudini e paesaggi. Purtroppo la situazione di instabilità ha reso molto difficoltosi lo studio, la valorizzazione e la diffusione delle piante medicinali. Un tipo di produzione agro-ecologico potrebbe non solo avere vantaggi economici, ma anche migliorare la qualità e la sostenibilità delle risorse ambientali; essa, inoltre, potrebbe rappresentare un’interessante alternativa alle coltura di coca e dunque rientrare nel piano di lotta al narcotraffico. Per questa ragione il COE, attraverso il gruppo di medicina tradizionale, ha accolto la richiesta di soggetti del posto e avviato nel 2005, in collaborazione con l’ong italiana Ucodep, un progetto volto a valorizzare l’uso appropriato e sostenibile di piante medicinali e alimentari. Le iniziative Il COE è presente in Colombia in alcune zone piuttosto isolate, ma di grande interesse ambientale, specialmente in Amazzonia. Qui le condizioni di vita della gente sono estremamente difficili, soprattutto per le popolazioni desplazadas (sfollate) e le minoranze indigene e afro-colombiane. Garantire, dunque, la sicurezza alimentare e la prevenzione e cura delle malattie è diventata la priorità del COE, che ha accompagnato questo intervento con la promozione di colture di piante medicinali, al fine di valorizzare le risorse locali e creare piccole imprese agricole. In questo modo, vengono fornite a popolazioni spesso emarginate gli strumenti per auto-generare una fonte di reddito alternativa alla coltura della coca, predominante in questa regione. Il progetto si concentra nei dipartimenti di Tolima, Cauca, Valle del Cauca, Amazonas e Caquetá, dove vengono coinvolte innanzitutto le famiglie dei campesinos, anche in corsi di formazione, laboratori, attività di sensibilizzazione sulla prevenzione e cura delle malattie, coltivazioni sperimentali e identificazione di piante medicinali. 108 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 109 Campesino raccoglie erbe medicinali LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 110 C O E N E L M O N D O Ecuador L L’Ecuador rappresenta per il COE il primo “sconfinamento” in America Latina. Lo stile e gli ambiti di intervento prioritari restano quelli sperimentati in Africa: educazione, sanità, animazione socio-culturale. Qui, tuttavia, matura un’attenzione nuova e diversa al contesto socio-culturale con cui il COE si confronta. Anche qui la realtà quotidiana della gente, e in particolare delle popolazioni indigene, è caratterizzata da grande povertà e arretratezza, aggravata da una lunga dittatura militare e dall’instabilità politica. Oggi in Ecuador, su circa 13 milioni di abitanti, 8 milioni vivono in condizioni di grande povertà, 4 milioni sono indigenti. A ciò si aggiungono gli alti tassi di inflazione e disoccupazione, che hanno spinto milioni di persone a lasciare il Paese. Un po’ di storia L’intervento in Ecuador nasce da un’amicizia: quella tra un’italiana sposata a un ecuadoregno e don Francesco, che l’aiuterà a sostenere una scuola materna, per poi intervenire anche in campo sanitario. Gli indios, infatti, difficilmente si rivolgevano a un medico per farsi curare e allora la figlia di questa donna, laureata in medicina, si recava presso le comunità contadine della Sierra per cercare di aiutare i malati e avvicinarli all’ospedale di Atocha. Da questa collaborazione sono nate molte iniziative sostenute dal COE. Tutte, però, continuano ad essere portate avanti da personale locale. Le iniziative La presenza del COE in Ecuador si concretizza nelle prime due fasi (1987-1990 e 1990-1992) in una collaborazione con l’Hospital Indígena e con il Centro Indigena di Atocha, nella provincia di Tungurahua, nel campo dell’azione sanitaria, educativa e socio-economica a favore degli indios. In particolare, il COE si impegna a sostenere e potenziare l’azione dell’ospedale di Atocha e ad avviare le attività di medicina preventiva ed educazione sanitaria della popolazione locale. Inoltre, viene favorito l’inserimento degli studenti provenienti dalle comunità rurali nelle scuole pubbliche e vengono sostenute alcune iniziative nel campo della produzione agricola e della commercializzazione dei prodotti. 110 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 111 In attesa del proprio turno per la visita in ospedale LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 112 C O E N E L M O N D O Nella fase successiva (1993-1997), l’impegno si amplia in un programma più complesso e multisettoriale in campo socio-sanitario ed economico a favore delle popolazioni indigene della provincia del Tungurahua. Una particolare attenzione viene posta sull’opera di miglioramento dell’alimentazione, introducendo colture alternative e incrementando l’avicoltura, la piscicoltura e l’apicoltura, oltre a promuovere interventi di sensibilizzazione circa l’habitat. Oggi il COE continua la sua presenza nella provincia di Tungurahua con progetti in diversi settori: sanità, sviluppo sociale, educazione e animazione. L’Hospital Indígena di Atocha resta il punto di riferimento per le attività in campo sanitario, non solo per quanto riguarda la cura, ma anche per l’educazione sanitaria e la prevenzione della malattie. Inoltre, il progetto “Crescendo con nuestros Hijos” (Crescendo con i nostri figli) promuove l’educazione informale di bambini e bambine da zero a cinque anni, attraverso il coinvolgimento delle famiglie e la realizzazione di attività educative, che presuppongono una collaborazione tra famiglia, comunità e Stato. 112 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 14:59 Pagina 113 1 1. Contadini Indios 2. L’ospedale di Ambato 3. I bambini sono al centro del progetto “Crescendo con i nostri figli” 4. Laboratorio per le analisi dell’ospedale 5. Padre Tamayo con un gruppo di Indios 6. Indios nei tradizionali costumi 3 2 4 5 6 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 14:59 L Pagina 114 C O E N E L M O N D O Bangladesh E È per un impegno in campo sanitario che il COE ha dato vita a una propria presenza in Bangladesh nel 1996. Paese poverissimo, uno tra i più poveri al mondo, dove la maggior parte della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno, è stato in più occasioni devastato in maniera drammatica da violenti cicloni. Il Paese, in grande maggioranza musulmano, vede al suo interno piccole comunità cristiane, indù e buddhiste, che vivono in sostanziale armonia tra di loro. Più pesante, invece, il triste retaggio della divisione in caste, che relega in una condizione di emarginazione e subordinazione i dalit, i più poveri tra i poveri, i cosiddetti “intoccabili”. Nonostante le difficoltà in cui vive la gente, il Bangladesh è una terra molto sensibile all’arte, alla poesia e alla musica, che hanno un posto straordinario nel vissuto della popolazione. Un po’ di storia Il legame tra il COE e il Bangladesh nasce innanzitutto… in Italia! È infatti dall’accoglienza di due giovani provenienti da questo Paese che il COE comincia a conoscerlo e a stringere rapporti. Andrea e Lino sono due giovani dalit inviati in Italia, negli anni Ottanta, da un missionario saveriano. Restano nel nostro Paese, ospiti del COE, per 8 e 9 anni; il tempo necessario per diventare l’uno medico e l’altro tecnico di laboratorio. Quando ritornano in Bangladesh il COE decide di “accompagnarli” e di sostenere il loro rientro, favorendo il loro lavoro per la gente del posto. Attraverso i missionari saverian si avviano contatti con la diocesi di Khulna, a Shelabunia, e con il locale ospedale. Ed è qui e nei villaggi circostanti che i due, con il sostegno del COE, cominciano ad operare. Le iniziative La presenza del COE in Bangladesh si concretizza in una prima fase (1996-2000) in un intervento socio-sanitario a Shelabunia, dove viene potenziato il Centro sanitario St. Paul’s Hospital. Interventi di promozione delle cure di base vengono inoltre portati avanti in alcuni quartieri e zone rurali, in parallelo con la formazione di operatori sanitari e nutrizionali, infermieri e tecni- 114 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 115 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 15:00 L Pagina 116 C O E N E L M O N D O ci di laboratorio. È stata inoltre promossa una campagna per la costruzione di latrine e l’installazione di filtri per l’acqua al fine di migliorare le condizioni igienico-sanitarie, oltre a corsi di alfabetizzazione per le donne. Per far fronte alla grave emarginazione di cui sono vittima i dalit del Bangladesh, dal 2002 il COE opera in collaborazione con l’ong locale “Dalit”, con sede a Khulna. Gli ambiti di intervento sono soprattutto quelli dell’educazione e della salute, introducendo e potenziando la medicina tradizionale, con particolare riguardo per le donne. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni sociali e ambientali presso le minoranze fuoricasta delle località di Khulna, Satkhira, Jessore e Bagerhat nella zona sud-ovest del Bangladesh. Primo passo di questo processo è quello dell’alfabetizzazione. Vengono raggiungi 47 villaggi e costruite 54 scuolette di bambù per le prime classi della scuola elementare e per il doposcuola. A Chuknagar, nel mezzo di questa vasta zona, è stato costruito il centro sanitario che offre servizi di formazione, diagnosi e cura delle malattie più comuni. Il lavoro educativo è accompagnato da una più generale opera di miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie della gente, attraverso un’opera di sensibilizzazione e prevenzione, un miglior accesso alle cure, la promozione della medicina tradizionale naturale in modo complementare a quella moderna, la valorizzazione delle piante medicinali locali… Un’attenzione particolare è dedicata alla condizione femminile. Sostenere la donna, infatti, attraverso l’educazione, la formazione professionale, la lotta contro i matrimoni precoci, significa restituirle dignità e rispetto nella famiglia e nella società. Nella fase di emergenza, provocata dal ciclone “Sidi”, del novembre 2007, il COE è intervenuto con aiuti straordinari di prima necessità a Bokultola e attualmente ha in corso progetti di ricostruzione e di recupero di una vita sociale ed economica dignitosa dei villaggi di Patamara, Chotobadura e Union Hoglabunia. 116 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 117 2 1. L’acqua è un grave problema in Bangladesh 2. Ricostruzione dopo il ciclone 3. Insegnanti del “Dalit” 4. Dispensario 5. Riposo al termine della raccolta del riso 6. Alunni e maestre di una “scuoletta” 1 3 4 6 5 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 15:00 L Pagina 118 C O E N E L M O N D O Papua Nuova Guinea S Situata dall’altra parte del mondo, la Papua Nuova Guinea è un’insieme di isole distribuite nell’Oceano Pacifico. Povertà e isolamento caratterizzano la vita di gran parte della popolazione; gli spostamenti sono difficoltosi e dunque anche l’accesso all’educazione e alla sanità sono spesso estremamente difficili. Nella provincia di Sandaun le vie di comunicazione così come le infrastrutture sono praticamente inesistenti. E sono molto carenti sia il sistema scolastico che quello sanitario. La maggior parte della popolazione vive di sussistenza: caccia, pesca, coltivazione di ortaggi, commercio di legname… Per questo il COE, sin dal 1996 ha avviato una collaborazione con la diocesi di Vanimo, guidata da un vescovo italiano, mons. Cesare Bonivento, del Pime. Amico di vecchia data di don Francesco, mons. Bonivento ha richiesto al COE una presenza per la sua diocesi, ancora scarsa di personale autoctono. Le iniziative La presenza del COE in Papua Nuova Guinea si concretizza in una prima fase (1996-2000) in un intenso rapporto di collaborazione con la diocesi di Vanimo per l’organizzazione amministrativa e il sostegno di un progetto di orientamento professionale e produttivo attraverso corsi di formazione e apprendistato. Oggi il COE, oltre all’assistenza in campo amministrativo, continua a promuovere e sostenere iniziative di formazione e sviluppo professionale, che si rivolgono in particolare ai giovani, per offrire loro occasioni di qualificazione in vista dell’inserimento nel mondo lavorativo. In particolare, vengono promossi corsi di falegnameria, meccanica, arte muratoria e motoristica. Inoltre, il COE cerca di potenziare le attività dell’unità produttiva che opera nel settore delle costruzioni e per l’equipaggiamento di strutture scolastiche, centri sanitari e del seminario, nonché nel miglioramento e nella costruzione delle case degli stessi abitanti della zona di intervento. 118 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Festa tradizionale Pagina 119 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 15:00 L Pagina 120 C O E N E L M O N D O Progetti realizzati AFRICA Nigeria: 1981-1987 Il COE è stato presente in Nigeria con interventi in campo educativo e socio-sanitario alla periferia di Iwo, con particolare attenzione per la promozione della donna. È stato realizzato anche un progetto di sostegno al dispensario di Telemu, oltre a iniziative di educazione e prevenzione sanitaria nei villaggi limitrofi. Sono state, inoltre, create piccole cooperative agricole. Kenya: 1982-1991 Per un decennio il COE ha avuto una presenza in Kenya, in particolare a Ndithini, nel distretto di Yatta dove ha realizzato programmi socio-sanitari e di sviluppo rurale. A Ndithini è stato aperto un nuovo dispensario, per favorire soprattutto la protezione della maternità e dell’infanzia. Nel distretto il COE ha rivolto maggiormente i propri interventi nel settore dello sviluppo agricolo, legando le iniziative socio-sanitarie al miglioramento delle attività agricole. Guinea Bissau: 1984-1992 Il COE ha realizzato in questo piccolo Paese dell’Africa occidentale un Centro di istruzione e formazione artigianale e professionale per agricoltori, meccanici e carpentieri (Cifap) a Bula. Al sud del paese negli anni 1985-91 è intervenuto nella zona di Cafal con un progetto di educazione e formazione sanitaria e di sviluppo integrato a favore di agricoltori e di pescatori. I progetti in Nigeria, Kenya e Guinea Bissau (Cafal) sono stati realizzati in collaborazione con la diocesi di Verona. Benin: 1994-1997 In seguito alla partecipazione alla conferenza Unesco “Dalla tratta negriera alla sfida dello sviluppo: riflessione sulla pace mondiale”, tenutasi in Benin nel 1994, Bianca Triaca, inviata dal COE, matura la proposta di un doppio impegno: l’adesione al progetto “La route de l’esclave” con la promozione di giovani artisti per la salvaguardia della memoria di un evento che appartiene alla coscienza universale; il secondo è la pubblicazione in italiano e in francese del libro: Itinerari in Benin storia,arte,cultura. 120 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 121 2 1 3 5 1. Giappone 1981 2. Kenya 1982 3. Guinea Bissau 1984 4. Nigeria 1981 5. Argentina 2003 6. Venezuela 1992 7. Cile 1988 8. India 1997 4 6 7 8 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 I 15:00 L Pagina 122 C O E N E L M O N D O AMERICA LATINA Cile: 1988-1996 Miglioramento dell’approvvigionamento idrico ed energetico, commercializzazione dei prodotti, organizzazione della vita culturale, sociale, ed economica: sono questi i campi di intervento attorno a cui si è focalizzata l’azione del COE a Linares. Mentre a Melocoton, l’associazione ha sostenuto la locale Corporaciòn de desarrollo rural “El Melocoton” per lo sviluppo agricolo e artigianale. A Coyahique, invece, il COE ha cercato di rispondere alla domanda di formazione dei giovani in campo tecnico e professionale, attraverso il potenziamento del Centro di Formazione di Coyahique. Venezuela: 1992-1994 Anche a Guiria, il principale obiettivo del COE è stato la formazione professionale dei giovani e la promozione delle donne, in collaborazione con la diocesi di Cesena e a sostegno del locale Centro di formacion integral S. Antonio. Amazzonia (Perù e Brasile): 1994-2003 Il progetto amazzonico del COE si è focalizzato specificamente sulla medicina naturale e tradizionale, attraverso la formazione di specifici operatori e progetti atti a dimostrare l’efficacia di alcune piante e di determinate metodiche. A questo proposito è stato realizzato un Manual di medicina indigena Shipibo-Conibo scritto da uno dei maggiori curanderos viventi. Argentina: 2003-2008 Inserendosi in una tradizione antichissima e allo stesso tempo cercando di dare risposte concrete ed efficaci a problemi attuali e urgenti, il COE ha realizzato nelle province di Buenos Aires, Santa Fe e Misiones un interessante e originale progetto di assistenza sanitaria di base con fitomedicine ricavate da piante medicinali presenti allo stato silvestre o di cui è stata avviata la coltura. Il COE ha promosso anche la formazione di medici nel campo della fitomedicina e pubblicato materiale divulgativo e scientifico di educazione alla salute per un corretto uso dei rimedi a base di piante medicinali destinato alla popolazione e al personale sanitario. 122 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 123 ASIA Giappone: 1981- 2002 La presenza del COE in Giappone si è configurata nell’ottica di uno scambio e di un dialogo tra culture e religioni molte diverse e lontane tra di loro. Proprio per questo, la casa del COE a Tokio è stata per molti anni luogo di incontro e di apertura per la cultura e per la preghiera. India: 1997-2000 Nella città di Calcutta il COE ha realizzato un centro per la formazione di animatori e tecnici capaci di utilizzare le nuove tecnologie per la realizzazione di prodotti audiovisivi educativi. PICCOLI PROGETTI (1983-2000) Interventi puntuali nei diversi campi dello sviluppo, a sostegno di istituzioni, gruppi, comunità e anche di missionari, sono stati compiuti nei seguenti paesi: Tunisia, Burkina Faso, Niger, Mali, Costa d’Avorio, Guinea Equatoriale, Gabon, Benin, Senegal, Capo Verde, Congo Brazzaville, Eritrea, Tanzania, Mozambico; Guatemala, Salvador, Bolivia, Uruguay; India-Madras, Sri Lanka, Cina. 123 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 124 LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 125 Fedeli a se stessi «Oggi c’è un moltiplicarsi di associazioni senza fine. Quindi, credo che avrete una missione e un futuro se resterete fedeli al vostro mandato e alla vostra comprensione evangelica del mondo e della vita. Perché di associazioni ce ne sono senza limiti, ma c’è un posto anche per il COE, se continuerà a mantenere questa sua specificità». Cardinal Carlo Maria Martini Arcivescovo emerito di Milano LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 126 Il COE in Italia Sede centrale Via Milano, 4 23816 Barzio (LC) Tel. +39 0341.99.64.53 - Fax. +39 0341.91.03.11 [email protected] - www.coeweb.org LIBRO COE OK.qxp 25-06-2009 15:00 Pagina 128 Progetto grafico e impaginazione Luisa Torreni Foto Archivio COE, Stefano Anghileri, Pierpaolo Rovero, Daniele Giudici Finito di stampare giugno 2009 da GraficheCola - Via Rosmini 12 - 23900 Lecco