Prove - Moto.it
Transcript
Prove - Moto.it
Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 24 10 Settembre 2013 111 Pagine Salone di Francoforte 2013: tutte le novità Il Salone mette in mostra più di 70 anteprime mondiali Periodico elettronico di informazione motociclistica Honda CR-V1.6 i-DTEC Chi ha detto che un SUV consuma tanto? Il nuovo turbo diesel 1.6 i-DTEC da 120 CV ora è pronto per competere con la concorrenza Citroen DS3 Cabrio 1.6 THP 156 CV Parco giochi all’aria aperta Assetto e sterzo da 10 e lode | PROVA SU STRADA | Mercedes-Benz A 45 AMG da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: A scuola di Mountain Bike con Fontana I ATTUALITà: E. De Vita come evitare le truffe sui carburanti Privatizzare gli incidenti per evitare le truffe | M. Clarke Cinghie, catene o ingranaggi? | F1: Le pagelle del GP d’Italia PROVA SU STRADA Mercedes-Benz A 45 AMG Nessuna come lei La A 45 AMG si è già conquistata un posto nella storia Mercedes: per la prima volta, il marchio AMG compare su un quattro cilindri, toccando nuovi record in fatto di potenza. Un’auto premium destinata a clienti dal palato fine e dal piede vellutato di Alfonso Rago 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica uscirà di scena, come tradizione, in pochi mesi: al massimo entro un anno, sarà ritirata dal listino e diventerà oggetto di trattativa tra collezionisti. Interessante mossa, quella del prezzo: il listino italiano, infatti, è a sorpresa più basso di ben il 17% rispetto al corrispettivo tedesco. Scelta di marketing subito premiata: sono infatti ben 200 gli ordini già sottoscritti in Italia per la A 45 AMG, numero che supera di gran lunga il totale di tutte le versioni AMG vendute da noi nel 2012 e che costringerà a tempi di attesa di qualche mese per avere l’auto disponibile. Design esterno sportivo A 45 AMG punta forte sull’impatto emozionale: lo stile dinamico della vettura, già apprezzato, viene enfatizzato da alcuni dettagli che lo rendono più muscolare. La dotazione di serie comprende infatti mascherina del radiatore “Twin blade” D ebutto per AMG su un quattro cilindri: basta questo a rendere la A 45 la supercar compatta di serie più potente al mondo, grazie al propulsore turbo AMG di 2.0 litri, unità BlueDIRECT in regola con le normative Euro6, che sprigiona 360 CV con coppia di 450 Nm, per una potenza specifica di 181 CV/l. Livelli da moto sportiva: nello spot girato in pista, la A 45 AMG se la vede con una MV Agusta F3, sfidandola tra cordoli e rettilinei. Un confronto, tra l’altro, che ha alimentato voci ed indiscrezioni relative ad una presunta liaison tra i due marchi: sussurri cui il responsabile comunicazione di Mercedes ha voluto subito spegnere sul nascere. Ma, come si dice? Excusatio non petita... Torniamo però alla protagonista di questa prova. Apprezzato sulle esclusive versioni a dodici ed otto cilindri, anche per AMG è quindi tempo di downsizing: ma senza rinunciare al tradizionale stile del marchio 4 AMG, in grigio titanio opaco, spoiler anteriore AMG con splitter anteriore in grigio titanio opaco, ampie aperture laterali per l’aria di raffreddamento con flic neri, rivestimenti sottoporta con inserti in grigio titanio opaco, logo «TURBO AMG» sul parafango anteriore, grembialatura posteriore AMG con aperture laterali per la fuoriuscita dell’aria, inserto diffusore posteriore con modanatura in grigio titanio opaco, impianto di scarico sportivo AMG con due terminali rettangolari cromati, fari bi-xeno, gruppi ottici posteriori a LED. Ce n’è abbastanza per lasciare il segno e sedurre gli appassionati. Il dinamismo prosegue all’interno Come accade con tutte le versioni siglate AMG, anche la A 45 non sfugge alla regola: interni impostati all’insegna del massimo dinamismo e di una ricercata esclusività. I sedili sportivi in pelle high performance tedesco. Oltre al prodigioso motore, c’è un contorno tecnico di altissimo livello: cambio sportivo SpeedShift DCT AMG a 7 marce, tre modalità di guida, funzione doppietta automatica e Race Start, trasmissione integrale 4MATIC AMG che varia la ripartizione della trazione in base a velocità e necessità, impianto frenante a dischi autoventilanti, sterzo AMG con servoassistenza. Un raffinato e ben equilibrato concentrato di tecnologia, raccolto nei 4.359 mm di lunghezza della vettura: il listino a 44.000 euro, la A 45 AMG è anche offerta nella speciale versione “Edition 1” destinata a chi vuole tutto. Con un supplemento di poco superiore ai 7.000 euro si hanno le chiavi di una vettura ancor più esclusiva e votata alla sportività, valori ben sottolineati dall’alettone posteriore, dallo spitter anteriore più ampio, dalla colorazione con strisce sportive AMG sul cofano, dalle pinze freno rosse e dai cerchi in lega a razza AMG da 19”, con pneumatici da 235/35 R 19. La “Edition 1” 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica ecologica con cuciture di contrasto rosse, cinture di sicurezza nello stesso colore, volante sportivo multifunzione con comandi integrati e la Drive Unit AMG con leva del cambio automatico E-Select. L’inserto della plancia portastrumenti, in carbon look, comprende le cinque bocchette d’aerazione nere/rosse. Uno stile estremo, che non prevede mezze misure: c’è chi lo ama alla follia, e chi non apprezza gli accostamenti cromatici da gara. Ma questa, ricordiamo, è vettura destinata a modificare gli equilibri finora conosciuti. Il motore, vero protagonista L’abbiamo già scritto, ma c’è bisogno di ribadirlo perché si fissi bene nella mente: l’AMG da 2.0 litri, progettato ex novo, è il più potente motore turbo a quattro cilindri di serie a livello mondiale. Nessun altro quattro cilindri sovralimentato prodotto in grande serie raggiunge la potenza massima di 360 CV (265 kW) e coppia massima di 450 Nm. Valori che insieme alla presenza 6 di serie della trazione integrale 4MATIC AMG sono premessa di performance estremamente sportive: A 45 AMG accelera da 0 a 100 km/h in 4,6 secondi e raggiunge una velocità massima di 250 km/h (limitata elettronicamente), con consumo di 6,9 litri di carburante ogni 100 km nel ciclo di marcia europeo (NEDC) combinato. Il pacchetto high-tech elaborato da MercedesAMG si concentra dunque sul propulsore ad alte prestazioni: appartenente alla famiglia BlueDIRECT, è dotato di iniezione diretta a getto guidato con iniettori piezoelettrici al centro delle quattro camere di scoppio, con pressione di iniezione di 200 bar. La combinazione tra iniezione multipla e accensione multipla migliora lo sfruttamento del carburante e incrementa il rendimento termodinamico, con diminuzione delle emissioni di gas nocivi: così la A 45 AMG rispetta già ora il secondo stadio della norma antinquinamento Euro6, in vigore a partire dal 2017. Altre peculiarità riguardano il basamento in alluminio realizzato per fusione in conchiglia con colata in 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica I punti di forza del DCT AMG sono i cambi marcia immediati senza interruzione del flusso di potenza, il grande comfort degli innesti e la notevole efficienza terra, il comando del manovellismo ottimizzato nel peso con albero motore in acciaio fucinato e pistoni fucinati dotati di fasce elastiche con attrito ottimizzato, le superfici di scorrimento dei pistoni con tecnologia Nanoslide, il sistema di raffreddamento di sovralimentazione ad ariaacqua, la gestione dell’alternatore e la funzione Eco start/stop. Turbo Twinscroll e impianto di scarico tonante La sfida legata al comportamento dei motori turbo di piccola cilindrata è stata risolta da Mercedes-AMG ricorrendo ad turbocompressore a gas di scarico Twinscroll, con strozzatura minima dell’impianto di scarico e un’innovativa strategia d’iniezione. Con la tecnologia Twinscroll, la pressione di sovralimentazione sale prontamente: un contributo importante all’ottenimento di questo risultato viene fornito anche dall’utilizzo della contropressione, della temperatura e 10 dell’impulso dei gas di scarico. In tal modo, l’erogazione della coppia è più rapida già dai bassi regimi. Benefico effetto collaterale della tecnologia Twinscroll è per consumi ed emissioni nocive. Con una pressione di sovralimentazione massima di ben 1,8 bar, il quattro cilindri turbo AMG da 2.0 litri è ai vertici anche sotto questo aspetto. L’impianto di scarico sportivo AMG è dotato di tubi di larga sezione e di una valvola di scarico a farfalla comandata automaticamente: tecnica già adottata sulla SLK 55 AMG, che risolve il conflitto di interessi tra il dinamismo e la predisposizione a effettuare lunghi viaggi delle Mercedes. La valvola è azionata senza soluzione di continuità tramite la mappatura, in funzione della richiesta di potenza, delle condizioni di carico e del regime del motore. Dai due doppi terminali cromati dell’impianto di scarico sportivo AMG fuoriesce una possente tonalità, in particolare in fase di forte accelerazione. A richiesta è disponibile anche un impianto di scarico Performance AMG con valvola di scarico, che rende il sound del motore ancora più emozionante e intenso. Cambio a 7 marce Il cambio sportivo Speedshift DCT AMG dispone di sette marce, tre programmi di marcia indipendenti, una funzione di doppietta automatica in base al programma di marcia e funzione Race Start per prestazioni elevate in fase di accelerazione. I punti di forza del DCT AMG sono i cambi marcia immediati senza interruzione del flusso di potenza, il grande comfort degli innesti e la notevole efficienza. I tempi di innesto in modalità manuale “M” e con il programma Sport “S” raggiungono lo stesso livello sportivo della supersportiva SLS AMG GT, accompagnati da un sound emozionante. In modalità “C” (Controlled Efficiency) le mappature più morbide di motore e cambio favoriscono uno stile di guida più orientato al comfort e ai consumi; in questa modalità, tra l’altro, è attiva la funzione Eco start/stop. 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Ulteriore accorgimento per incrementare il piacere di guida riguarda il “Programma temporaneo M”, analogo a quello della supersportiva SLS AMG Coupé Black Series. Trazione integrale 4MATIC La nuova vettura è equipaggiata di serie con trazione 4MATIC AMG variabile, dal flusso verso le ruote posteriori affidato ad una compatta Power Take-off Unit (PTU), integrata nel cambio. La potenza del motore è convogliata verso l’asse 12 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica posteriore per mezzo di un albero di trasmissione in due parti. La frizione a lamelle a comando elettroidraulico è montata in blocco con il differenziale posteriore, per ottenere una ripartizione ideale dei pesi. Appena si verifica un pattinamento sull’asse anteriore, il comando della frizione a lamelle lo rileva: una pompa idraulica comprime il pacco di lamelle senza che il guidatore se ne accorga, trasferendo la coppia motrice verso le ruote posteriori. A battesimo sulla Futa Omaggio alla migliore tradizione sportiva stradale: per il debutto dinamico, Mercedes ha portato la A 45 AMG sui tornanti del Passo della Futa, scenario dove tante fuoriserie si sono date battaglia, cercando la vittoria nella Mille Miglia. Le tortuose strade del passo appenninico, malgrado il traffico pesante ed il timore perenne degli autovelox nascosti dietro ogni siepe, hanno fatto da cassa armonica al dispiegarsi felino della vettura tedesca, capace come un ghepardo in caccia di toccare in un battito di ciglia vette di velocità nascoste e rivelate solo dal crescere potente della tonalità di scarico. L’ago del contagiri schizza come un forsennato appena oltre i 2.000 giri: non siamo su una “semplice” classe A, ma le tre lettere AMG significano entrare in una dimensione diversa, finora sconosciuta a vetture di tale segmento. Non ci dilungheremo oltre a menzionare la comodità interna, il livello delle finiture ed il piacere a vari livelli (tattile, visivo, sonoro) di cui si gode a bordo di quest’auto. Dovremmo 13 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Le tortuose strade della Futa hanno fatto da cassa armonica al dispiegarsi felino della A 45 AMG , capace come un ghepardo in caccia di toccare in un battito di ciglia vette di ricorrere ad iperboli, e ve le risparmiamo; un aspetto va però citato. Questa vettura sembra avere un’anima, proprio come certe moto; e qui torniamo a pensare che l’abbinamento con la MV Agusta non sia casuale. Per certi versi - e il paragone non sembri irrispettoso - la A 45 AMG ci ha ricordato auto diventate cult, come la Lancia Delta HF Integrale, la Renault 5 turbo o la Peugeot 205 Turbo 16. Oggi come allora, la trazione integrale (soprattutto se applicata ad un motore turbo) sembra vivere una seconda giovinezza, di cui la A 45 AMG diventa riferimento assoluto. Ora l’elettronica fa la differenza, rispetto al passato: i numerosi alert presenti (il Collision Prevention Assist tramite radar, con Brake Assist adattivo o l’Attention Assist) sono di grande supporto, quando si è rapiti dal crescendo sonoro dello scarico e si presta poca attenzione al salire dell’ago del tachimetro. Con la A 45 AMG, Mercede si propone di raggiungere un target ben più giovane rispetto all’attuale clientela AMG: la figura di riferimento è un professionista tra 30 e 45 anni, alla ricerca di una vettura dinamica e di personalità, che sulle quattro ruote declini un modus vivendi molto attento allo stile. In oltre 200 hanno già alzato la mano; siamo pronti a scommettere che entro la fine dell’anno saranno molti di più. 16 velocità nascoste BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Mercedes-Benz A 45 AMG Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Virtual Tour » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 18 19 PROVA SU STRADA Honda CR-V 1.6 i-DTEC Chi ha detto che un SUV consuma tanto? Honda CR-V con il nuovo turbo diesel 1.6 i-DTEC da 120 CV e trazione anteriore ora è pronto per competere ad armi pari con la concorrenza, forte di un motore da 10 e lode e di un’abitabilità da prima della classe. Peccato solo per sterzo e sospensioni di Emiliano Perucca Orfei 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Focus sulla motorizzazione 1.6 i-DTEC Dopo aver conosciuto in dettaglio la nuova generazione di Honda CR-V in occasione della presentazione stampa internazionale (per tutti i dettagli vi rimandiamo alla prova completa), ci concentriamo dunque ora sulla nuova motorizzazione 1.6 i-DTEC, prima unità della nuova famiglia di motori Earth Dreams con cui Honda punta a raggiungere l’ambizioso traguardo del taglio del 30% delle emissioni entro il 2020, che abbiamo già avuto modo di conoscere su Civic e che porta con sé numerosi vantaggi sulla SUV giapponese. Come già sottolineato questo motore viene abbinato esclusivamente alla trazione anteriore, mentre anche per il sistema di trasmissione non c’è scelta. Il 1.6 diesel prevede al momento solo un classico manuale a sei rapporti. Come migliora la CR-V con il 1.6 i-DTEC Innanzitutto il nuoto motore a gasolio sovralimentato, progettato a partire da un foglio bianco dagli ingegneri Honda, risulta 47 kg più leggero rispetto al 2.2, che naturalmente rimane C on l’arrivo dell’atteso turbo diesel 1.6 i-DTEC da 120 CV Honda CR-V affila le unghie presentandosi sul mercato con un motorizzazione a gasolio tra le più moderne ed efficienti della categoria abbinata alla trazione anteriore, che ora permette al SUV della Casa giapponese di essere veramente competitivo all’interno del suo segmento di riferimento. Fino ad oggi infatti CR-V a gasolio era disponibile solo in abbinamento alla collaudata unità turbo diesel i-DTEC da 2.2 litri e 150 CV e alla trazione integrale, mentre le due ruote motrici erano offerte solo con il 2.0 i-VTEC a benzina da 155 CV, un propulsore non esattamente adeguato per il mercato italiano. Tutto questo rendeva CR-V un prodotto meno 22 disponibile a listino per chi desiderasse maggiori prestazioni e soprattutto le quattro ruote motrici. L’assenza della trazione integrale, che comporta necessariamente un aggravio delle masse per la presenza di organi meccanici aggiuntivi, e la presenza di un motore di per sé più leggero hanno quindi consentito di abbassare di ben 116 kg il peso della CR-V rispetto alla versione equipaggiata con il 2.2 diesel, a tutto vantaggio dei consumi e delle emissioni. Per ottenere questi risultati il nuovo turbo diesel è stato costruito con una lunga serie di accorgimenti tecnici volti a favorire in ogni modo l’efficienza, puntando molto sulla riduzione del peso e sul contenimento delle dimensioni. Lo spessore delle pareti del cilindro per esempio è stato ridotto di 8 mm rispetto a quello che troviamo sul 2.2, mentre pistoni e bielle sono più leggere. Per migliorare il rendimento è stato fatto anche un grande lavoro sugli attriti interni, che secondo quanto dichiarato da Honda , sul 1.6 sono inferiori fino al 40% a 1.500 giri/min rispetto a quelli del 2.2. appetibile rispetto alla concorrenza in un mercato in cui i clienti, in modo particolare quelli italiani, cercano sempre di più il SUV, ma con motorizzazioni a gasolio di cilindrata contenuta e soprattutto con la sola trazione anteriore. I clienti infatti sono interessati al body style del SUV, alle sue doti in termini di spaziosità e sicurezza, ma anche alla guida alta, che piace sempre di più sia agli uomini che alle donne, ma non cercano più, come avveniva invece circa 10 anni fa, la trazione integrale, dal momento che l’utilizzo di questo tipo di vetture è esclusivamente urbano. CR-V con il 1.6 i-DTEC, che arriverà nelle concessionarie il prossimo 19 ottobre, si allinea quindi alla concorrenza e ora può sfidare ad armi pari Kia Sportage, Hyundai ix35, Nissan Qashqai, Toyota RAV4, Renault Koleos, Chevrolet Captiva e Land Rover Freelander II. 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica L’assenza della trazione integrale e la presenza di un motore di per sé più leggero, hanno consentito di abbassare di ben 116 kg il peso della CR-V rispetto alla versione equipaggiata con il 2.2 diesel, a tutto vantaggio dei consumi e delle emissioni E’ identica alla versione con il 2.2 i-DTEC Se si escludono i vantaggi in termini di peso, la CR-V equipaggiata con il 1.6 i-DTEC si presenta per il resto perfettamente identica a quella conosciuta fino ad oggi. La lunghezza rimane pari a 457 cm, così come la larghezza che si attesta sempre a 182 e l’altezza, ferma a quota 169. Il passo abbondante (263 cm) migliora di molto l’abitabilità rispetto alla versione di precedente generazione (2007), così come è migliorata in maniera netta la capacità del bagagliaio, che ora raggiunge i 589 litri, ovvero 147 in più della precedente generazione (azionando una pratica leva questo valore cresce fino a 1.700 litri). Guida alta e tanto spazio per tutti Rispetto al passato i sedili offrono una seduta un 24 po’ più bassa ma la posizione di guida rimane in ogni caso sempre molto rialzata, con le gambe che rimangono leggermente piegate, come avviene in generale sui SUV di questa taglia. Si vede comunque l’intenzione di rendere il posto guida e più in generale l’abitacolo più simile a quello di una berlina che a quello di un fuoristrada. Chi siede davanti ha a disposizione molto spazio sia per le gambe che per le spalle, ma l’abitabilità rimane ottima anche per i passeggeri posteriori, tanto che in quattro si viaggia comodissimi, mentre un quinto passeggero non risulta poi nemmeno così tanto sacrificato. I sistemi di sicurezza includono su tutte le versioni 6 airbag, Abs e Esp, mentre l’equipaggiamento base di serie prevede già cerchi in lega da 17 pollici, impianto audio, climatizzatore bi-zona e fendinebbia. Le versioni più ricche includono anche il sistema multimediale i-MID che si dimostra molto completo e soprattutto concreto. Senza badare a troppi fronzoli estetici fa tutto quello che serve in maniera semplice, chiara ed intuitiva. g/km, valori praticamente da record per un’auto che pesa più di una tonnellata e mezza e che soprattutto presenta l’ingombro aerodinamico non indifferente di un SUV. Le prestazioni Le nostre impressioni di guida Il 1.6 i-DTEC promette di garantire su CR-V uno scatto da 0 a 100 km/ in 11,2 secondi, con una velocità massima che raggiunge i 182 km/h. Questi risultati, resi possibili da 120 CV di potenza massima, ma soprattutto da una generosa coppia i 300 Nm, peraltro disponibile già a 2.000 giri/min, non mettono a repentaglio i consumi medi dichiarati, che, anzi, sono il vero punto di forza di questa unità. Secondo il costruttore, CR-V è in grado di percorrere mediamente 4,5 l/100 km (22,2 km con un solo litro di gasolio), mantenendo le emissioni sotto la soglia dei 119 Accendiamo il nuovo 1.6 i-DTEC e ne rimaniamo positivamente colpiti fin dai primi istanti, proprio come era avvenuto in occasione della prova su Civic. Il turbo diesel giapponese infatti ha il pregio di essere estremamente silenzioso, tanto al minimo quanto ai bassi e medi regimi, così da non apparire quasi un motore a gasolio. Ingraniamo la prima marcia e ci rendiamo subito conto della pasta di cui è fatto questo motore, che è come se avesse due “anime”. Sotto ai 2.000 giri/min il propulsore Honda è tutto orientato al contenimento massimo dei consumi e si 25 26 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica Motore 10 e lode, ma sterzo e sospensioni... Se il motore è da 10 e lode lo stesso non lo si può dire dello sterzo, che si dimostra molto morbido e leggero, ideale per un utilizzo in città ma eccessivamente acquoso quando si raggiungono le alte velocità, dove non si dimostra sufficientemente diretto, non riuscendo così a trasmettere sempre in maniera chiara il comportamento dell’asse anteriore. Discorso analogo per l’assetto, dal momento che tutto il brio del 1.6 disponibile sopra ai 2.500 giri/min avremmo preferito fosse accompagnato da una tartura delle sospensioni un po’ più rigida, capace di evitare fenomeni di rollio che invece si manifestano quando si mantiene un ritmo piuttosto sostenuto. La morbidezza delle sospensioni peraltro non si traduce sempre in grande confort per i passeggeri, dal momento che in concomitanza di dossi e buche particolarmente profonde queste rispondono in maniera troppo secca, trasmettendo a chi sta a bordo il sobbalzo in maniera eccessiva, specialmente per un SUV di queste dimensioni. Ottima la frenata, così come il comportamento del retrotreno che nonostante l’assetto un po’ morbido non mette mai in difficoltà, trasmettendo sempre un senso di grande sicurezza. Consumi Al capitolo consumi torniamo ad elogiare il 1.6 i-DTEC. Nel corso della nostra prova su un percorso misto infatti, sebbene non siamo stati in rivela quindi piuttosto pigro, con un indole ideale per chi non ha fretta e presta molta attenzione all’indicatore del livello di carburante. Chi è alla ricerca di un po’ di brio e del giusto spunto per muoversi con sufficiente agilità nel caotico traffico urbano però non deve temere. Mantenendo il regime di rotazione tra i 2.500 e i 3.500 giri/min invece, il 1.6 i-DTEC diventa assai vivace, e molto più rapido nel rispondere ai comandi provenienti dal pedale dell’acceleratore. Chiaramente un utilizzo di questo tipo penalizza i consumi, ma rende molto più sfruttabile la CR-V, specialmente in città, dove non è sempre possibile adottare uno stile di guida rilassato e completamente votato al confort. Il cambio manuale ha innesti molto precisi e rigorosi e sembra cucito su misura sulle esigenze del piccolo diesel, che in questo modo viene sempre nella condizione di esprimere il massimo del suo potenziale. Il merito è anche di una grande elasticità, che consente di non dover ricorrere di continuo alla leva del cambio per innestare un nuovo rapporto. In autostrada, o su strade a scorrimento veloce, a velocità di codice, si può sempre godere di una silenziosità sopra le righe, che si traduce in un elevato livello di confort all’interno dell’abitacolo. 28 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 30 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica grado di eguagliare i valori di consumo medio dichiarato, siamo comunque riusciti a superare la soglia psicologica dei 15 km/l (per l’esattezza abbiamo rilevato una media di 15,2 l/100 km) un risultato degno di nota per un’auto di questo peso e dimensioni. Conclusioni L’arrivo della motorizzazione 1.6 i-DTEC porta CR-V a competere ad armi pari con i SUV di questo segmento. La trazione anteriore unita alla presenza di un propulsore che per prestazioni, consumi e silenziosità può tranquillamente essere considerato uno dei migliori di questa cubatura, fa della CR-V un’auto più leggera e quindi più piacevole e meno impegnativa da guidare rispetto alla versione 2.2 4x4. I suoi punti di forza rimangono senza dubbio l’ottima abitabilità e la grande capacità di carico, mentre i valori di consumo registrati, resi possibili anche da un considerevole riduzione del peso, fanno diventare la motorizzazione 1.6 i-DTEC la scelta ottimale su questo tipo di auto. 32 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Honda CR-V 1.6 i-DTEC Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Virtual Tour » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 33 34 35 PROVA su strada Citroen DS3 Cabrio 1.6 THP 156 CV Parco giochi all’aria aperta Un long test di 8.000 km ci ha fatto conoscere da vicino la Citroen DS3 Cabrio nella variante più sportiva da 156 CV. Assetto e sterzo da 10 e lode, peccato solo per il sound poco coinvolgente... di Matteo Valenti 36 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito T re anni fa Citroen ha fatto una scommessa: affiancare alla tradizionale gamma una nuova linea di modelli premium, capaci di distinguersi sul mercato grazie ad un design sofisticato e a contenuti esclusivi, andando a ripescare il marchio DS rimasto scolpito nel cuore degli appassionati dai tempi della mitica ed indimenticata “Squalo”. Oggi possiamo dire che questa scommessa sia stata vinta in pieno dalla Casa del Double Chevron. Il primo modello della nuova gamma premium infatti, la DS3 lanciata nel 2010, è stata commercializzata in più di 200.000 esemplari, facendo registrare un tale successo da giustificare e rendere possibile un ulteriore ampliamento della famiglia. Sul mercato sono arrivate quindi le ancora più particolari DS4 e DS5, modelli che sotto numerosi aspetti (tecnologici e di design soprattutto) rompono gli schemi della automobili più tradizionali, 38 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica incarnando pienamente i valori dello slogan di marca Créative Technologie. Sulla scorta dell’immagine e del valore acquisiti dal suo nuovo marchio premium, che nel complesso ha venduto più di 300.000 unità, il Double Chevron ora alza il tiro, presentando la Citroen DS3 Cabrio, il primo modello en plein air della gamma. Una cabrio con tetto scorrevole e montanti fissi La DS3 Cabrio eredita una soluzione tecnica simile a quella della C3 Pluriel presentata nel 2003, ma anche all’attuale 500C, con i montati del tetto fissi lungo i quali si muove una capote scorrevole in tela che si raccoglie nella zona posteriore, fino a far scomparire il lunotto in vetro. La DS3 cabriolet quindi, anche se sarebbe più corretto parlare di versione con tetto scorrevole piuttosto che di una cabriolet vera e propria, vista la presenza dei montati fissi, lancia la sfida alla sua rivale naturale, ovvero la Mini Cabrio, ma anche alla Fiat 500C e più in generale alle versioni en plein air di fascia premium compatte, come BMW Serie 1 Cabrio e Audi A3 Cabrio. Tralasciando la 500C, che peraltro offre un’abitabilità molto inferiore ai passeggeri, la DS3 Cabrio si presenta sul mercato con un listino molto interessante nel panorama delle vetture scoperte, con un prezzo d’attacco fissato a 19.150 euro (la Mini One Cabrio parte da 21.950). Solo la 500C presenta un prezzo inferiore (16.850), ma non bisogna dimenticare che l’italiana appartiene al segmento A e non al B come invece accade per la Citroen, il che si traduce in un’abitabilità, specialmente per i passeggeri posteriori, nemmeno lontanamente paragonabile a quella della DS3. Long test per la Sport Chic 1.6 THP da 156 CV Dopo la prima presa di contatto avvenuta in occasione della prestazione stampa internazionale e dopo aver registrato le nostre video-impressioni di guida, ora abbiamo avuto modo di sottoporre la CitroenDS3 Cabrio ad un long-test, focalizzandoci sulla versione top di gamma Sport Chic abbinata al turbo benzina 1.6 THP da 156 CV, ovvero alla motorizzazione più prestazionale prevista dalla gamma. Dal vivo: com’è fuori Senza dubbio la DS3 Cabrio, che, è bene ricordarlo, viene costrutita in Francia nello stabilimento di Poissy, è un’auto capace di farsi notare. Il merito è della vastissima possibilità di personalizzazione, che permette per esempio di sbizzarrirsi con gli abbinamenti cromatici di tetto in tela (disponibile in tre diverse trame Nero, Blu Infini e Grigio Moondust con Monogramma DS), montanti, cover degli specchietti e cerchi in lega, così da ottenere un modello perfettamente cucito sui propri gusti personali. Ne è un perfetto esempio l’esemplare protagonista della nostra prova, che abbiamo deciso di allestire con i colori 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica La DS3 Cabrio eredita una soluzione tecnica simile a quella della C3 Pluriel presentata nel 2003, ma anche all’attuale 500C , con i montati del tetto fissi lungo i quali si muove una capote scorrevole in tela che si raccoglie nella zona posteriore, fino a far scomparire il lunotto in vetro istituzionali della nostra testata. La DS3 Cabrio è praticamente identica alla versione coupè, da cui si distingue essenzialmente per la zona posteriore, dove è impossibile non notare la presenza del tetto in tela che integra il lunotto e del piccolo portellone dalla diversa conformazione, su cui spicca una vistosa modanatura cromata orizzontale. I più attenti noteranno anche i diversi gruppi ottici di coda a LED, che a differenza di quanto avviene sulla coupé, mettono in mostra al loro interno un originale effetto 3D e sono 40 impreziositi da un logo DS cromato e incastonato in un materiale goffrato nero con motivo DS. L’effetto flottante del tetto, reso possibile dalla tipica pinna di squalo laterale e tratto caratterizzante della DS3, resta inalterato anche sulla versione Cabrio, grazie ai montanti fissi e al nero dei pannelli laterali posteriori che nascondono i montanti. Gli accoppiamenti di carrozzeria sono piuttosto rigorosi, così come ci ha colpito positivamente la verniciatura della carrozzeria, molto uniforme e ben realizzata anche nelle zone meno visibili della vettura. Dal vivo: com’è dentro La possibilità di personalizzazione continua anche all’interno, dove le decorazioni della plancia, i profili delle bocchette di ventilazione ed il pomello della leva del cambio si intonano alle tinte della carrozzeria e del tetto in tela, mentre sei finiture diverse (oltre alla Carbotech del nostro esemplare sono disponibili decorazioni in Grigio, Nero , Bianco, Blu Infini e Grigio Moondust). L’allestimento top di gamma Sport Chic è molto completo e comprende un sistema multimediale che permette di integrare il proprio smartphone 41 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito attraverso Bluetooth, ingresso Aux-In e USB. Il navigatore però non lo abbiamo trovato dei più efficaci in fase di funzionamento: la visualizzazione grafica non è delle più chiare e il fatto di non avere a disposizione uno schermo touch rende più complesse le operazioni di selezione e inserimento dati. I materiali più in vista, come la plancia “carbon look” o gli inserti in alluminio del volante, ma anche la pelle di rivestimento dei sedili, sono di ottima qualità e contribuiscono con forza a sottolineare l’anima premium di questa vettura con colorazioni e trame particolarmente originali. Lo stesso non lo si può affermare invece per le plastiche meno alla portata degli sguardi dei passeggeri, come quelle utilizzate nella zona inferiore degli sportelli o per realizzare il vano portaoggetti e il tunnel centrale dove si trova il freno a mano, che utilizzano materiali plastici duri e che rivelano un design meno raffinato rispetto al resto dell’abitacolo. Queste componenti infatti lasciano intravedere la derivazione della DS3 dalla C3: le due vetture infatti condividono 44 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove la medesime base meccanica, ma anche alcune componenti dell’abitacolo. Capote: si apre e si chiude fino a 120 km/h La scelta di aver dotato la vettura di un tetto scorrevole con montanti fissi se da un lato non permette di avere una vettura completamente scoperta dall’altro ha portato con sé una serie di vantaggi, introvabili su una classica cabriolet. Il tetto in tela infatti, capace di chiudersi in 16 secondi, può essere azionato fino ad una velocità di 120 km/h e garantisce tre posizioni di apertura (intermedia, apertura orizzontale e apertura totale). Gli ingegneri francesi inoltre hanno prestato particolare attenzione all’insonorizzazione dell’abitacolo, vero tallone d’Achille di molte vetture cabrio. Prima di tutto si sono serviti di un materiale di alta qualità per la realizzazione delle tetto in tela, che ci ha positivamente sorpreso. Anche a velocità di codice autostradali (130 km/h) il confort acustico all’interno 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica versione Cabrio di un tetto scorrevole inoltre ha consentito di non compromettere troppo il peso, che infatti risulta essere superiore di soli 25 kg rispetto alla DS3 tradizionale. L’ago della bilancia quindi oscilla tra i 1.032 e i 1.156 kg, a fronte dei 1.038/1.125 della hatchback a tetto fisso. Sicurezza: c’è il giusto Per quanto riguarda i sistemi di sicurezza la DS3 Cabrio può contare su Abs, Esp e controllo elettronico della trazione forniti di serie, ma anche su airbag frontali, laterali e per la testa, oltre che di appoggiatesta posteriori. Davanti si viaggia in poltrona dell’abitacolo è molto elevato e quasi paragonabile a quello di una classica berlina. Un deflettore aerodinamico inoltre migliora il confort acustico quando il tetto si trova in posizione aperta, dal momento che devia i flussi d’aria evitando che i fruscii d’aria penetrino eccessivamente nell’abitacolo. Solo 25 kg in più, ma il bagagliaio... Allo stesso modo della versione coupé, la DS3 Cabrio è lunga 395 cm, larga 172 ed alta 146. Invariato anche il passo, che resta di 245 cm, mentre quella che cambia è naturalmente la capacità 46 di carico del bagagliaio che si attesta a 245 litri a fronte dei 285 litri sulla coupé. Di per sé il vano bagagli rimane in ogni caso ampio e profondo, quello che non convince fino in fondo è invece l’imboccatura, che si presenta davvero troppo stretta. Una conseguenza resa inevitabile dalla presenza della capote e tipica di questo tipo di vetture (anche Mini Cabrio e Fiat 500C non sono da meno), ma qualche cm in più sarebbe stato sicuramente più apprezzato. Basta un borsone, una valigia o un trolley mediamente grande per trasformare in un’impresa le operazioni di carico. Molto bello invece il sistema di apertura del portellone, che si porta verso l’alto con un semplice tocco grazie a due pistoncini e che permette di essere azionato anche in spazi molto ristretti, per esempio quando si parcheggia vicino ad un muro. Tutta la gamma DS3 Cabrio prevede sospensioni anteriori MacPherson, mentre posteriormente sono installate delle traverse “deformabili”. Naturalmente ogni versione può godere di una taratura specifica dell’assetto, in modo particolare quella equipaggiata con il motore più potente a benzina protagonista della nostra prova che può vantare dischi freno da 283 mm all’anteriore. La scelta di aver dotato la Due e vere proprie poltrone, in puro stile francese, accolgono i passeggeri anteriori. Sulla nostra versione, Sport Chic, sono rivestite in pelle, mentre la conformazione, con ampie spalle di supporto laterale, offrono davvero grande confort, anche dopo diverse ore di viaggio. La possibilità di regolazione in altezza del sedile anteriore, unita al volante regolabile in altezza e profondità, permette di assumere una posizione più sportiva con le gambe distese e il volante quasi in posizione orizzontale, ma anche una più turistica. Basta alzare il sedile infatti per godere di una seduta di guida rialzata molto confortevole. L’accesso ai sedili posteriori è abbastanza agevole, mentre il divanetto, che sulla carta offre posto a tre passeggeri di fatto mette a disposizione due veri posti a sedere, mentre il terzo centrale è adatto al massimo ad un bambino o per brevi tragitti. 3 benzina, 1 diesel La Citroen DS3 Cabrio viene offerta, oltre che con la prestazionale motorizzazione 1.6 THP da 156 CV protagonista della nostra prova, anche con il più tradizionale 1.6 aspirato a benzina 1.6 VTi da 120 CV e con il moderno e poco assetato 1.2 VTi sempre aspirato a benzina da 82 CV. Disponibile in gamma anche il turbo diesel 1.6 eHDi da 92 CV, che promette valori di consumo da record (3,8 l/100 km). Il 1.6 THP che monta 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito l’esemplare protagonista della nostra prova invece è un quattro cilindri con turbocompressore in grado di sviluppare 156 CV di potenza a 6.000 giri/min e di scaricare al suolo 240 Nm, un valore peraltro già disponibile a 1.400 giri/min. Questa unità permette un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7,4 secondi e una velocità massima di 210 km/h, mentre il consumo medio dichiarato pari a 5,9 l/100 km. Citroen DS3 1.6 THP 156 CV: le nostre impressioni di guida Mettiamo in moto, il quattro cilindri turbo benzina si fa riconoscere con un sound sordo e un po’ cupo, ma per niente invasivo. Grazie al nostro long test (abbiamo percorso circa 8.000 km sulla DS3 Cabrio) possiamo dire ormai di conoscere in ogni sua sfumatura questa motorizzazione (il suo nome è Prince EP6), che viene costruita in collaborazione con BMW e che può essere tranquillamente considerata il punto di riferimento nella categoria. Dotata di un turbocompressore 48 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica con tecnologia twin-scroll e di iniezione diretta, questa unità da 156 CV e 240 Nm è in grado di regalare tutto il brio che si merita una vettura come la DS3 Cabrio. Sopra ai 2.000 giri/min infatti il 1.6 turbo affila i denti e mostra tutta la sua grinta, offrendo un buono spunto ed un’accelerazione con divertimento garantito (lo 0 a 100 km/h viene coperto in 7,4 secondi). L’erogazione è molto regolare e progressiva fino al limitatore, senza particolari picchi, ma tenendo il motore ad un alto regime si dimostra sempre corposa e pronta a rispondere tempestivamente ai comandi dell’acceleratore. Sotto ai 2.000 giri/min invece questo motore cambia anima, dimostrandosi invece più pigro ma anche molto più attento ai consumi di carburante. La grinta non manca, peccato per il sound Il punto di forza di questo motore rimane senza dubbio la grande elasticità che permette di adottare, anche nel traffico cittadino, una guida molto rilassata, senza avere la necessità di continuare a manovrare la leva del cambio. La grinta e l’aggressività agli alti regimi del 1.6 THP non è accompagnata però da un sound altrettanto coinvolgente. Almeno quando gira in alto, avremmo preferito ascoltare note più incisive dal sistema di scarico. Il cambio mette a disposizione innesti sempre precisi e rigorosi, ma l’escursione della leva piuttosto lunga non lo rende molto sportivo e comunicativo. Ottima invece la risposta dello sterzo, di cui abbiamo molto apprezzato anche la conformazione sportiva con il fondo “tagliato”. Freni, sterzo e assetto: promossi a pieni voti Ad ogni suo minimo movimento corrisponde la precisa e repentina riposta delle ruote, mentre il feeling mai troppo acquoso o molle, nemmeno alle basse velocità, lo rende perfetto per un’auto ben assettata come la DS3 Cabrio. Lo sterzo quindi, abbinato ad un ottimo assetto – rigido quanto basta per aumentare al massimo il piacere di guida senza compromettere il confort dei passeggeri - offre cambi di direzione fulminei, molto diretti che regalano uno stile di guida coinvolgente quando si alza il ritmo. Più che ottima infine la risposta dei freni. Sulla versione protagonista della nostra prova i grandi dischi da 283 mm regalano mordente a volontà, che permette di arrestare la DS3 in una spazio davvero contenuto anche in caso di frenate di emergenza ad alte velocità. La DS3 Cabrio 1.6 THP in definitiva ci ha ricordato molto da vicino, almeno per quanto riguarda l’assetto e la risposta dello sterzo, la Mini Cooper. È un’auto divertente, per chi cerca il piacere di guidare, che rimane incollata al suolo anche per merito di un retrotreno granitico. Il motore è grintoso a partire dai 2.000 giri/ min, anche se un assetto così ben riuscito e bilanciato forse avrebbe meritato qualche cavallo in più. Consumi: tutto nella media Durante gli 8.000 km del nostro long test il 49 50 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica consumo medio della DS3 Cabrio 1.6 THP da 156 CV si è inchiodato sui 7,4 l/100 km (13,5 km/l), un risultato ottenuto adottando i più svariati stili di guida possibili, sia in città che in autostrada, che su strade di montagna, mantenendo la capote abbassata anche per lunghi tragitti. Questo valore di consumo non sorprende (il valore dichiarato è 5,9 l/100 km), ma si dimostra comunque in linea con le caratteristiche della vettura in termini di potenza e coppia. Conclusioni La DS3 Cabrio si dimostra una validissima alternativa rispetto alla più tradizionale versione con tetto fisso. Se si è disposti a spendere una cifra superiore (a parità di allestimento Sport Chic ci sono 3.200 euro di differenza tra Cabrio e tre porte tradizionale) e a rinunciare a un po’ di praticità per quanto riguarda il bagagliaio, si ha a disposizione un’auto capace di garantire tanto divertimento, grazie ad un assetto da 10 e lode, da vera piccola sportiva e ad un motore grintoso, il tutto condito con la possibilità di scoprire completamente il tetto, godendosi il piacere di guida unico dell’auto en plein air, con il vento nei capelli. 52 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Citroen DS3 Cabrio 1.6 THP 156 CV Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test Drive » Finanziamenti » Virtual tour » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 53 54 55 SPECIALE salone Tutte le novità da Francoforte 2013 56 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito I l Salone Internazionale di Francoforte, appuntamento biennale che quest’anno va in scena dal 10 al 22 settembre, è uno degli eventi più attesi dell’anno per tutti gli amanti dei motori. Qui infatti i più importanti costruttori automobilistici del panorama internazionale svelano le loro ultime novità, attraverso cui presentano al mondo le più avanzate tecnologie nel campo delle motorizzazioni, dell’infotainment, del risparmio energetico e della sicurezza. Giunto alla 65a edizione, il Salone di Francoforte, conosciuto anche come IAA, acronimo per Internationale AutomobilAusstellung, è tradizionalmente il palcoscenico per eccellenza riservato ai costruttori tedeschi, anche se oggi ha acquisito così tanto prestigio che i costruttori di tutto il mondo, dai giapponesi agli italiani fino ai coreani ed agli americani fanno a gara per mettersi in mostra agli occhi della 58 Speciale Francoforte Periodico elettronico di informazione motociclistica Ferrari 458 Speciale stampa internazionale e del pubblico proveniente da tutto il mondo. Come avviene in occasione di ogni salone di portata internazionale, anche in questo caso le novità più interessanti sono rappresentate dalle nuove supercar che fanno sognare tutti gli appassionati e che rappresentano il fiore all’occhiello della tecnologia automobilistica attuale. Le supercar parlano lingua italiana Una delle auto che saprà senza dubbio attirare gli sguardi di tutti i visitatori del Salone di Francoforte 2013 è senza dubbio la nuova e tanto attesa Ferrari 458 Speciale, versione alleggerita e potenziata della 458 Italia. Il V8 aspirato è stato portato a 605 CV, divenendo così l’otto cilindri di serie più potente mai realizzato a Maranello, mentre il peso è stato ridotto di 90 kg tanto che le prestazioni possono permettersi di parlare Porsche 918 spyder concept di uno scatto da 0 a 100 km/h in 3,0 secondi. L’eterna rivale del Cavallino, ovvero la Casa del Toro, non sta di certo a guardare presentando l’inedita Lamborghini Gallardo LP 570-4 Squadra Corse, che rappresenta la versione più estrema, e con ogni probabilità anche l’ultima, della V10 di Sant’Agata. Il motore a dieci cilindri di questa particolare versione è in grado di erogare 570 CV, mentre il peso contenuto a 1.340 kg (- 70 kg rispetto alla tradizionale Gallardo) permettono uno scatto da 0 a 100 km/h 3,4 secondi. Rimaniamo in territorio italiano con Maserati, che a Francoforte stupisce il pubblico grazie alla Quattroporte Ermenegildo Zegna Limited Edition concept, edizione speciale caratterizzata da un allestimento unico rispetto all’attuale gamma dell’ammiraglia del Tridente per colori, materiali e finiture, concepita per dare vita a una futura versione in serie limitata che uscirà nel 2014 e che ne manterrà personalità e qualità in termini di finiture e lavorazioni. Tedeschi e britannici non stanno a guardare La Casa di Zuffenhausen ha scelto la prestigiosa vetrina del salone tedesco per presentare la versione definitiva della Porsche 918 Spyder, supercar di cui si conoscono già da tempo le prestazioni ma che non si era ancora mostrata senza camuffature e parti di carrozzeria provvisorie. La 918 Spyder è un supercar ibrida che abbina ad un V8 aspirato a benzina da 4.6 litri due motori elettrici per una potenza complessiva di 880 CV. Caratteristiche che la mettono in diretta concorrenza con supercar ibride del calibro di McLaren P1 e LaFerrari. Gli amanti della 911 invece saranno sicuramente emozionati dalla possibilità di toccare con mano le nuove versioni Turbo e 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Francoforte Periodico elettronico di informazione motociclistica passato introduce una serie di novità dal punto di vista stilistico ma anche motori più performanti ed efficienti. Da Ingolstadt ci spostiamo a Monaco con BMW che fa campeggiare al centro dello stand l’attesissima BMW i8, supercar ibrida capace di sprigionare 362 CV di potenza massima grazie ad un concentrato di tecnologia che ha portato alla luce un motore termico a tre cilindri TwinPower Turbo da 1.5 litri in grado di erogare 231 CV affiancato da un motore elettrico da 131 CV. Il pubblico del Salone amante delle sportive è senz’altro attratto anche dalla BMW M4 Coupé Concept, prototipo che anticipa le sembianze della futura sportiva di serie derivata dalla nuova Serie 4. All’interno dello stand si può toccare con mano anche la nuova BMW i3, la monovolume elettrica o range extender dal design futuristico che, insieme alla i8, ha dato vita alla nuova famiglia di modelli “BMW i”, ma anche la nuova BMW X5 che viene presentata anche nella versione sportiva a gasolio M50d e che viene affiancata dalla Concept X5 eDrive con powertrain ibrido Audi quattro concept Turbo S, equipaggiate con un motore boxer a sei cilindri in grado di erogare fino a 560 CV. Nello stand Porsche si può toccare con mano anche la nuova Porsche Panamera diesel con motore da 300 CV, che può vantare 50 CV rispetto al modello precedente grazie ad una serie di consistenti modifiche tecniche apportata al V6 a gasolio. I costruttori di supercar britannici si fanno notare presentando inediti modelli ad altissime prestazioni, contraddistinti dalla tradizionale esclusività in termini di finiture e dettagli tipica di questi marchi. La Casa di Gaydon presenta la nuova Aston Martin Vanquish Volante spinta dall’iconico V12 da 6.0 litri i grado di erogare 573 CV che regalano un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,1 secondi. Da Crewe invece rispondono con la Bentley Continenatal GT V8 S, che si caratterizza per il motore biturbo ad otto cilindri da 4.0 litri in grado di erogare 528 CV, per un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 4,3 secondi. 60 plug-in e trazione integrale xDrive. La Stella a tre punte rende felici gli amanti delle vetture sportive con la nuova Mercedes-Benz S 63 AMG spinta dal V8 biturbo da 585 CV e disponibile anche in versione a trazione integrale 4Matic, che viene affiancata dalla una nuova versione dall’anima decisamente diffierente. Stiamo parlando della tecnologica Classe S 500 Plug-In Hybrid in grado di raggiungere valori di consumo medi dichiarati pari a 3 l/100 km con le emissioni che non superano i 69 g/km. La Stella guarda anche al futuro con la Mercedes-Benz Classe S Coupé Concept, prototipo che anticipa la futura versione sportiva dell’ammiraglia tedesca, che si distingue per un design elegante ma al tempo stesso sportivo. Nello stand della Casa di Stoccarda debutta anche una grande novità, che va a completare la gamma di nuovi modelli compatti derivati dalla piattaforma MFA. Si tratta della nuova Mercedes-Benz GLA, SUV compatto disponibile sia in versione a due ruote motrici che nella variante 4Matic a trazione integrale che eredita il Mercedes-Benz Classe S 63 AMG Marchi premium: i tedeschi giocano in casa A Francoforte i costruttori premium tedeschi naturalmente la fanno da padroni, mettendo in scena una grande prova di forza attraverso la presentazione di consistenti novità. Cominciamo dalla Casa dei Quattro Anelli che all’IAA di quest’anno completa la nuova gamma A3 presentando la variante cabriolet che rispetto al passato si distingue per la presenza del terzo volume di coda che la rende più slanciata, ma anche per maggiori dimensioni e per la presenza di motori più efficienti. Riflettori puntati all’interno dello stand anche sull’affascinante Audi Sport Quattro Concept, esercizio stilistico volto ad anticipare una coupé ibrida plug-in, spinto da un V8 da 4.0 litri biturbo abbinato ad un motore elettrico per una potenza complessiva pari a 700 CV. Il pubblico può conoscere da vicino infine il restyling di Audi A8 ed S8, che rispetto al 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Francoforte Periodico elettronico di informazione motociclistica Jaguar c-x17 concept linguaggio stilistico delle consanguinee CLA e Classe A pur presentando le tipiche proporzioni di un crossover a guida alta. Per quanto riguarda smart invece a Francoforte viene svelata l’interessante fourjoy concept, esercizio stilistico volto a prefigurare la futura vettura a quattro posti che il costruttore del Gruppo Daimler è intenzionato a realizzare sfruttando le sinergia rese disponibili dalla partnership con il Gruppo RenaultNissan. La prossima smart a due posti infatti nascerà sullo stesso pianale della futura Renault Twingo e questa opportunità permetterà anche al marchio cittadino di Mercedes di dare vita ad una nuova vettura a quattro porte. Fascia premium: rispondono Gran Bretagna, Svezia, Giappone e Usa Il lusso secondo i britannici a Francoforte viene ben espresso dal Gruppo Jaguar Land Rover che 62 dà prova della sua consistente crescita a livello mondiale mettendo in mostra modelli che hanno grandi ambizioni per il futuro. Cominciamo dal Giaguaro che dichiara ufficialmente di voler entrare nel segmento dei SUV, sempre più richiesti dal mercato, svelando la Jaguar C-X17 concpet, un esercizio stilistico che ancitipa le sembianze di uno Sport Utility caratterizzato dai tipici stilemi del marchio britannico. Al momento è ancora un prototipo, ma a questo punto sembra quasi scontato l’imminente arrivo di un SUV targato Jaguar. Land Rover invece presenta la gamma Range Rover e Range Rover Sport 2014 che può vantare nuovi optional e l’arrivo del V8 a gasolio da 4.4 litri SDV8 capace di spriogionare 339 CV. Nello stand però vengono esposti anche gli interessanti Range Rover e Range Rover Sport Hyrbid, spinti da un raffinato powertrain ibrido a gasolio che promette consumi particolarmente Volvo Concept Coupe contenuti. La Casa di Göteborg sottolinea con la Volvo Concept Coupé l’inizio di una nuova era, iniziata con l’acquisizione da parte dei cinesi della Geely, che dice addio alle tecnologie Ford che caratterizzavano i modelli di precedente generazione. Questo affascinante prototipo, che anticipa l’evoluzione del linguaggio stilistico e delle tecnologie del costruttore svedese, è spinto da un powertrain ibrido plug-in costituito da un’unità termica da 2.0 litri Drive-E a benzina e da un propulsore elettrico che provvede a muovere le ruote posteriori, garantendo così una potenza complessiva di circa 400 CV ed una coppia di 600 Nm. Il brand di lusso di casa Toyota vuole stupire il pubblico del Salone con la Lexus LF-NX concept che anticipa un futuro SUV full size ibrido che andrebbe a sostituire l’attuale RX 450h, mentre Infiniti, marchio premium di Nissan, presenta la Q30 Concept, prototipo che anticipa una futura compatta premium di segmento C che verrà realizzata nello stabilimento britannico di Sunderland sfruttando il pianale MFA di Mercedes grazie alla partnershisp stretta tra Daimler e Renault-Nissan. Gli americani di Cadillac invece si presentano a Francoforte desiderosi di catturare i gusti degli automobilisti europei mettendo in mostra la nuova CTS, berlina di lusso di segmento E e la sofisticata ELR ad autonomia estesa, costruita sfruttando la tecnologia e la piattaforma tecnica di Opel Ampera/Chevrolet Volt. Al centro dello stand poi campeggia l’eccentrica Cadillac Elmiraj Concept, rivisitazione in chiave moderna di una grande coupé a due porte, ispirata alla Eldorado del 1967. Volkswagen: Golf in tutte le salse Al centro dello stand della Casa di Wolfsburg campeggia la nuova ed attesa Volkswagen Golf 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Francoforte Periodico elettronico di informazione motociclistica Abarth 595 50° Anniversario centro del suo stand la Camaro restyling, che si rinnova a livello estetico ma anche in termini di equipaggiamenti di bordo, ma presenta anche una serie di piccole novità riservate ai principali modelli della sua gamma, a partire da Spark, Aveo, Cruze e Orlando. Il brand dell’Ovale Blu ha scelto il Salone di Francoforte per presentare due prototipi. Si tratta della Ford S-Max concept, che anticipa il modello di nuova generazione, atteso per il prossimo anno e la Mondeo Vignale concept, variante che prefigura gli allestimenti top di gamma delle vetture che verranno della Casa americana. Gruppo Fiat: Giulietta restyling e tante versioni speciali Opel Monza Concept R, variante ad alte prestazioni che in gamma si va a collocare al di sopra della già nota GTI in grado di erogare 300 CV e di accelerare da 0 a 100 km/h in 4,9 secondi. A fianco della variante più estrema, si fanno notare e-Golf ed e-up!, varianti 100% elettriche destinate ad entrare presto in produzione che promettono costi di esercizio molto contenuti. Il Salone di Francoforte è l’occasione ideale per presentare anche la Golf Sportvan Concept, prototipo di una monovolume compatta che vuole anticipare la futura generazione della Golf Plus. Skoda, brand della 64 galassia VW, presenta invece la nuova Rapid Spaceback, variante hatchback della vettura a tre volumi compatta presentata lo scorso anno che mette in mostra un design più sportivo e dinamico. GM: tante novità da Opel e Chevrolet. Ford punta sul lusso La Casa di Rüsselsheim risponde rinvigorendo con forza la sua offensiva di prodotto e guardando al futuro con un interessante prototipo. Si tratta della Opel Monza concept, un prototipo che va a ripescare il nome di una sportiva degli anni ‘70 e che anticipa lo sviluppo del linguaggio stilistico del costruttore tedesco. A Francoforte Opel coglie l’occasione per presentare in anteprima anche il nuovo motore a tre cilindri SIDI da 1.0 litro, oltre al restyling della gamma Insignia, che vede ampliarsi con l’arrivo della versione Country Tourer, ma che si conferma con la rinnovata versione ad alte prestazioni OPC. Debutto infine per la Adam a GPL, spinta dal quattro cilindri aspirato da 87 CV e per le limited edition Adam White Link e Black Link. Chevrolet, l’altro brand di General Motors, mette in mostra al Il Gruppo Fiat arriva a Francoforte mettendo in mostra una lunga serie di versioni speciali dedicate ai più fortunati modelli realizzati dai singoli brand. Cominciamo da Fiat che presenta la Panda 4x4 Antartica e la Freemont Black Code, per passare a Lancia che mostra all’interno del suo stand la Voyager S e la Delta S. Importanti novità in casa Alfa Romeo, che presenta l’atteso restyling della Giulietta, che guadagna sostanzialmente un rinnovato abitacolo e una nuova motorizzazione, oltre alla versione 2014 della MiTo, mentre Abarth svela la 595 50° Anniversario e la 659 Eidizione Maserati. Jeep infine porta l’attenzione sul Wrangler Polar, edizione speciale ispirata alle condizioni artiche. 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Speciale Francoforte Periodico elettronico di informazione motociclistica Scopri tutte le novità esposte al Salone di Francoforte su Automoto.it I francesi: concept, novità, restyling e prestazioni La grande novità della Losanga portata a Francoforte è la Renault Paris concept, un prototipo che anticipa le soluzioni stilistiche e tecnologiche della futura Espace, ovvero della monovolume a sette posti di grandi dimensioni attesa per il prossimo futuro. All’interno dello stand il pubblico può ammirare anche il restyling della Latitude, una berlina di grandi dimensioni che però non viene commercializzata sul mercato italiano. Il brand low-cost della Losanga invece svela la Dacia Duster restyling, che guadagna un nuovo frontale che la rende più sofisticata, grazie anche alla presenza di raffinate luci diurne a Led. Anche Citroen stupisce con un esercizio stilistico, presentando la nuova Citroen Cactus concept, un prototipo che ha il compito di ispirare i futuri modelli della linea C. Il Double Chevron presenta poi la DS3 Cabrio Racing concept, variante da 207 CV della recentissima cabriolet di fascia premium, ma anche la C4 Grand Picasso, variante 66 Renault Paris Concept Citroen Cactus concept Kia Niro a 7 posti della già nota C4 Piccasso di nuova generazione, oltre alla C-Elysée WTCC che correrà nel prossimo campionato mondiale turismo con Muller e niente meno che Loeb. I cugini della Peugeot invece sono quelli che presentano il maggior numero di novità tra i costruttori francesi. La Casa del Leone ha scelto Francoforte infatti per presentare la nuova 308, vettura di segmento C completamente rinnovata rispetto al passato, che viene subito affiancata all’interno dello stand dalla 308 R concept, prototipo che anticipa una futura versione sportiva equipaggiato con il 1.6 turbo benzina THP nella più potente versione da 270 CV, lo stesso che pulsa sotto al cofano della RCZ R, altra grande novità di Peugeot all’IAA 2013. Riflettori puntati anche sulla 208 Hybrid FE concept, sofisticato prototipo che anticipa le future tecnologie costruttive della Casa francese, capace di garantire un consumo medio quasi da record, pari a 2,1 l/100 km, a fronte di prestazioni degne di nota (0 a 100 km/h in 8 secondi netti). Spazio infine alle versioni restyling di 3008 e 5008 che mettono in mostra un rinnovato frontale, che si allinea perfettamente al nuovo linguaggio stilistico del brand. equipaggiata con un sofisticato sistema di sospensioni attive. Il costruttore di Hiroshima invece sfrutta il Salone di Francoforte per presentare la nuova Mazda3, vettura di segmento C sviluppata secondo i dettami del linguaggio stilistico Kodo che si presenta totalmente rinnovata rispetto al passato e che ora può contare sulle moderne tecnologie Skyactiv, mentre Suzuki vuole stupire con l’iV-4 concept, un prototipo che vuole ispirare un futuro SUV di segmento B. I giapponesi: grande interesse per il mercato europeo Cominciamo con la Casa di Nagoya che ha scelto l’IAA 2013 per presentare la Toyota Yaris HybridR, un prototipo che nasconde un sofisticatissimo powertrain ibrido ad alte prestazioni (420 CV) derivato dal mondo delle competizioni, destinato molto probabilmente ad anticipare la tecnologia propulsiva della futura supercar costruita in collaborazione con BMW. All’interno dello stand viene data visibilità anche alla Toyota Land Cruiser restyling, che presenta unarinnovata sezione anteriore ove ai lati di una rivisitata calandra si possono osservare i nuovi gruppi ottici ora proposti anche con luci diurne a LED. Honda si presenta a Francoforte con la nuova Civic Sport Tourer, variante station wagon di segmento C, che promette grande capacità di carico e che viene Coreani: nuova offensiva di prodotto Hyundai presenta all’IAA 2013 la nuova i10, citycar che rispetto al passato può vantare un design più sofisticato ma anche moderne tecnologie spesso riservate solamente a vetture di categoria superiore, mentre Kia presenta la nuova Soul, che mantiene inalterato il suo design originale pur essendo stata rinnovata da cima a fondo e l’aggressivo Niro concpet, protoipo che anticipa le sembianze di un futuro crossover compatto. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica E’ sorprendente vedere così tanta gente in un evento dedicato ad un’auto nata per risolvere i problemi di mobilità urbana, che però in effetti è anche un vero e proprio cult. «E’ vero, assolutamente, ed è anche una cosa che ci rende assolutamente diversi dai nostri concorrenti. Smart è molto razionale, funzionale, pratica per andare dovunque. In Italia stiamo osservando come tanti la considerino un vero e proprio elemento lifestyle, come apprezzino il marchio. La nostra missione è snellire il traffico in città ma anche renderlo più vivace, più colorato, e tanti clienti si identificano in questo nostro modo di essere. Il guidare una macchina piccola non diventa motivo di imbarazzo, anzi c’è un atteggiamento positivo: io guido una smart, creo più spazio per gli altri. Tutti questi elementi, la praticità, l’innovazione e la componente lifestyle caratterizzano smart.» Smart è nata come un concetto di auto prettamente europea, ma è diventata in breve un fenomeno globale. Che differenze ci sono, se ce ne sono, fra la smart pensata e prodotta per il mercato europeo e quella, per esempio, venduta in Cina? «Come dicevamo prima, smart nasce come fusione di un triangolo di valori: lifestyle, innovazione, funzionalità. Questo equilibrio è leggermente diverso nelle diverse culture, come ad esempio in Italia, ma anche nella Cina che avete citato il fattore vincente di smart è probabilmente in maggior misura l’elemento lifestyle. Se ci si sposta nei paesi del Nord Europa, con grandi città molto congestionate, l’aspetto che i nostri clienti dicono di apprezzare maggiormente è la razionalità e la facilità nel trovare parcheggio. Tornando al nocciolo della domanda direi che non ci sono, in ogni caso, particolari differenze tra le varie smart del Annette Winkler: «L’Europa può ripensare l’auto. Noi di smart lo facciamo da sempre» di Emiliano Perucca Orfei | La top manager del brand della Stella ci ha parlato di come l’Europa può ripensare l’auto, di come smart sia un fenomeno di lifestyle e della partnership con Renault che nel 2014 mostrerà i primi frutti con i lanci dei nuovi modelli I n uno scenario composto di 1.203 smart che hanno sfilato tra le montagne con vista sul Lago dei Quattro Cantoni è andato in scena anche quest’anno il raduno mondiale “Smart Times 68 2013”. Uno spettacolo unico - l’anno prossimo si ripeterà in Portogallo (a Cascais) - che ha permesso agli smartisti di tutto il mondo (tra cui cinesi ed australiani) di toccare con mano la passione per queste vetture ed a noi di intervistare Annette Winkler, smart Managing Director, a pochi giorni dal traguardo di 1,5 milioni di Smart prodotte nello stabilimento francese di Hambach. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito mondo. Le viene naturale essere una worldcar.» La crisi economica che attanaglia il mercato europeo pare essere anche una crisi di idee, non trova? Le auto che abbiamo visto finora rispondono a concetti ormai antiquati, mentre sotto questo punto di vista smart è un concetto molto più nuovo, una soluzione ai problemi di mobilità delle persone. Non crede che sia giunto il momento di ripensare il concetto di auto, almeno per il mercato europeo? 70 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica «Sì. Intanto mi lasci dire che noi di smart siamo molto orgogliosi dell’aver mantenuto stabile il nostro volume di affari nonostante la crisi economica. Credo che il nostro essere innovativi contribuisca in maniera sensibile a questa tenuta, ma concordo sul fatto che sia il momento di ripensare il modello auto non solo in termini di sostanza, ma anche concettualmente. Fenomeni come il car-sharing, o la nascita di parcheggi di piccole dimensioni per le auto come smart a prezzo più contenuto sono tutti parte di un intero ecosistema che l’Europa sta sostanzialmente ripensando. Noi pensiamo in continuazione a queste cose, lo facciamo da sempre. Non è un caso se siamo l’unico costruttore che produce una ebike realizzata completamente in proprio, e ne siamo incredibilmente orgogliosi.» E la partnership con Renault? Cosa vedremo in futuro? «La partnership con Renault è molto ampia e per quanto riguarda Twingo e smart le posso dire che resteranno vetture diverse e riconoscibili. Vi basterà un’occhiata per identificare una Twingo, una Fortwo o una Forfour. Ognuno manterrà una sua identità forte. Di fatto svilupperemo insieme un concetto che resterà però fedele alle sue radici: smart resterà solo smart.» Quest’anno Roadster e Coupé compiono 10 anni. Non sono state auto particolarmente fortunate in termini di vendite ma l’idea era comunque interessante. C’è un futuro per l’auto sportiva nel marchio smart? «Per ora ci concentreremo su Fortwo e Forfour, poi chissà.» 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Claus Allgeier: «Osram rivoluziona l’illuminazione delle auto. Ecco come» di Matteo Valenti| Abbiamo visitato la Osram, un’azienda che sta sviluppando tecnologie Led, Oled, Laser e infrarossi destinate a rivoluzionare l’illuminazione delle auto, migliorando moltissimo la visibilità e quindi la sicurezza A bbiamo avuto la possibilità di visitare uno degli stabilimenti di produzione della Osram, azienda tedesca cha da decenni si occupa dello sviluppo di tecnologie di illuminazione non 72 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica solo per abitazioni ed industrie, ma anche per automobili. In particolare Osram sta portando avanti con convinzione la realizzazione di nuovi sistemi altamente tecnologici destinati a rivoluzionare l’illuminazione delle auto nel prossimo futuro, migliorando moltissimo la visibilità e quindi la sicurezza. Queste tecnologie sono così raffinate da utilizzare non solo sempre più sofisticati Led, ma perfino laser con filtri al fosforo, infrarossi e innovativi Oled che sfruttano materiale organico, in particolare il carbonio, per emettere luce. Di queste nuove tecnologie ne abbiamo parlato con Claus Allgeier, Vice President Business Segment Automotive Solid State Lighting di Osram. Osram è un’azienda tedesca che storicamente si occupa di tecnologie per l’illuminazione. Quali dimensioni ha raggiunto oggi questa realtà industriale? «Nel 2012 Osram ha fatturato 5,4 miliardi di euro, impiegando in tutto il mondo più di 39.000 dipendenti. Senza dubbio possiamo considerarci un’azienda che crede molto nell’innovazione, infatti investiamo il 6,3% del nostro fatturato in Ricerca&Sviluppo, che corrisponde ad una cifra davvero molto consistente. Oggi abbiamo mantenuto la nostra sede centrale a Monaco di Baviera, in Germania, ma abbiamo un quartier generale anche ad Hillsboro, negli Stati Uniti, ed uno ad Hong Kong. Abbiamo poi diverse sedi e stabilimenti sparsi in tutto il mondo, molti in Germania, Cina e Stati Uniti, ma anche in Italia, a Treviso, e in India». Tutti conoscono Osram per la produzione di luci e tecnologie per l’illuminazione delle abitazioni e delle industrie ma in realtà questa azienda è molto di più. Di che cosa si occupa esattamente Osram? «Osram si occupa ancora della produzione di lampade, anche se rispetto al passato ne realizziamo di diversi tipi - alogene, a Led, fluorescenti, a incandescenza -, ma anche di supporti per lampade, ovvero di lampadari veri e propri, sia per interni che per esterni. Ci occupiamo però anche di aspetti molto più tecnologici, come della realizzazione di centraline elettroniche di controllo per sistemi di illuminazione o della messa a punto di soluzioni complesse per l’illuminazione di edifici, di 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito eventi, spettacoli, concerti ecc. Inoltre abbiamo una divisione che si occupa dello sviluppo dell’illuminazione attraverso semiconduttori. Questa è sicuramente la parte più innovativa del nostro lavoro, che ha portato alla nascita dei Led, attualmente in continuo sviluppo, e che nel prossimo futuro porterà alla luce gli Oled e l’illuminazione Laser. Molte di queste tecnologie vengono sviluppate per il settore automotive, dove si indirizza una parte consistente del nostro impegno industriale. Per questo sono destinate a rivoluzionare il mondo dell’auto». La parte più interessante della vostra produzione destinata 74 Intervista Periodico elettronico di informazione motociclistica all’automotive è sicuramente rappresentata dalla tecnologie Led, Oled, Laser e ad infrarossi. Cosa permetteranno di fare nel prossimo futuro? «Il nostro obiettivo prima di tutto è quello di realizzare fari a Led per il mercato di massa. Ora infatti solo pochissimi modelli utilizzano gruppi ottici anteriori full led (Audi A8, Seat Leon, ndr), ma in futuro puntiamo a sostituire le lampadine alogene tradizionali con i più moderni led. Led e Oled inoltre ci permetteranno di creare effetti di illuminazione dinamica per esempio per gli indicatori di direzione (come avviene oggi per esempio sull’Audi R8 restyling, ndr), ma anche di rivoluzionare l’illuminazione degli interni o del quadro strumenti. Le tecnologie ad infrarossi invece permetteranno di migliorare grandemente i sistemi di assistenza alla guida e quindi la sicurezza, per esempio fornendo sistemi di visione notturna (come quelli presenti oggi sulla Mercedes Classe S), che visualizzano sui display interni ostacoli al buio altrimenti invisibili all’occhio dell’uomo. L’illuminazione laser invece consentirà di aumentare moltissimo la potenza di luce nei fari delle auto e quindi la visibilità notturna e la sicurezza». La parte più affascinante di questo lavoro di ricerca sono senza dubbio i sistemi di illuminazione Laser al fosforo (LARP – Laser Activeted Remote Phosphor). Di che cosa si tratta esattamente? «L’illuminazione LARP (utilizzata in via sperimentale sulla BMW i8 concept) prevede un raggio laser di colore blu che, passando attraverso un filtro al fosforo, si trasforma emettendo una luce bianca. I vantaggi della luce laser sono diversi. In primo luogo il laser offre una potenza di illuminazione imbattibile ed inimmaginabile con i sistemi visti fino ad oggi, resa possibile grazie ad un’ottica che regala un output estremamente ristretto. Inoltre per emettere il fascio di luce laser è sufficiente un supporto di dimensioni molto contenute e questo aspetto è destinato a rivoluzionare il design delle auto del prossimo futuro, che potranno utilizzare gruppi ottici anteriori incredibilmente piccoli. Questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo e arriverà solo nei prossimi anni. In particolare dobbiamo ancora risolvere problemi di raffreddamento del sistema». Come funzionano invece gli Oled? «Gli Oled rappresentano la tecnologia di illuminazione del prossimo futuro. Un Oled è composto principalmente da materiale organico - CarbonHydrogen in particolare – e si presenta come un pannello luminoso ultrapiatto. Il suo spessore infatti non supera il valore di 1,4 mm e permette di avere una luce, di alta qualità, di diversi colori e consuma pochissima energia. Il suo assorbimento energetico è paragonabile a quello degli attuali Led, da cui si differenzia però per la capacità di regalare una luce molto omogenea, anche piuttosto estesa. La superficie luminosa di un Oled è inoltre flessibile quindi permette di creare direttamente effetti luminosi molto sofisticati, anche in tre dimensioni, che con i Led di possono ottenere solamente con artifici ottici, dal momento che rimangono dei diodi separati l’uno dall’altro». Molti dei vostri investimenti sono indirizzati allo sviluppo 75 Periodico elettronico di informazione motociclistica “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista L’illuminazione LARP prevede un raggio laser di colore blu che, passando attraverso un filtro al fosforo, si trasforma emettendo una luce bianca dei fari matrix-led. Come funzionano e a cosa servono? «Stiamo studiando i fari matrixled per l’illuminazione anteriore delle auto durante le fasi di buio, che prevedono diodi capaci di accendersi o di spegnersi singolarmente a seconda delle condizioni della strada, grazie ad una serie di complessi dati rilevati da una telecamera. In questo modo si ottiene la massima illuminazione in ogni situazione, aumentando quindi la sicurezza. Per esempio nel caso in cui si dovesse incontrare una vettura che procede nel senso opposto mentre si stanno utilizzando 76 gli abbaglianti, il software di gestione provvede a spegnere solo quei singoli led che abbaglierebbero la vettura che procede verso di noi, mantenendo il massimo dell’illuminazione senza creare problemi di visibilità agli altri automobilisti presenti sulla carreggiata. In pratica il matrix-led crea un cono d’ombra in corrispondenza del veicolo che procede verso di noi evitando così di abbagliarlo nonostante la presenza dei fari abbaglianti». Oggi esistono già dei fari per auto adattivi capaci di adattarsi alle condizioni della strada come in futuro faranno i matrix-led? «Assolutamente sì. La differenza con i matrix-led però è sostanziale. Mentre i matrix-led non fanno altro che spegnere i singoli diodi che andrebbe a compromettere la visibilità degli altri automobilisti accendendo quelli utili per migliorare al massimo la visibilità, i gruppi ottici adattivi di oggi utilizzano degli attuatori meccanici, che si muovono oscurando la zona di luce necessaria per non colpire le altre vetture presenti sulla strada. I gruppi ottici adattivi di oggi, presenti per esempio sulla Mercedes-Benz Classe E restyling come optional, utilizzano sia lampade tradizionali che led, e, allo stesso modo dei futuri matrix-led, si servono di telecamere e di un software di gestione per raccogliere dati in tempo reale ed elaborare la risposta coerente da inviare agli attuatori meccanici. Gli organi meccanici presenti nel gruppo ottico si muovono a seconda dei dati ricevuti dal software creando un cono d’ombra in corrispondenza di un veicolo che ci precede, o che procede in direzione opposta, o andando ad illuminare il punti meno illuminati di una curva». 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica acquistato i carburanti da una raffineria con sede in Atene, li trasportavano in Italia allo scopo fittizio di farli poi arrivare in Spagna, mentre questi restavano in realtà sulla nostra penisola per essere immagazzinati all’interno di un deposito clandestino e poi consegnati ad una serie di distributori che li erogavano poi in maniera truffaldina. Un metodo questo che va ad affiancarsi a quelli già in voga da tempo, come i contatori manomessi delle pompe o le cisterne che non vengono completamene svuotate all’atto della consegna. Una serie di sotterfugi insomma che sommati tra loro hanno portato i finanzieri a scoprire irregolarità per il 15% dei 2.400 distributori ispezionati a sorpresa nella prima metà del mese. 1 distributore su 7 in Italia non agisce in maniera corretta Risulta insomma essere uno su sette il rapporto tra i distributori disonesti e quelli onesti, ai quali si affiancano sotterfugi come quelli legati ai prezzi non segnalati o peggio ancora indicati più bassi sui tabelloni rispetto a quelli poi realmente applicati alla pompa. I controlli effettuati hanno portato alla denuncia di molti gestori, che sono stati così accusati di frode e di alterazione degli strumenti di misura, mentre altri situati in provincia di Napoli hanno addirittura erogato gasolio “allungato” con l’acqua, causando così anche malfunzionamenti ai veicoli che si sono in questi impianti riforniti. In un distributore situato a Reggio Emilia era invece la quantità erogata a Ancora truffe sui carburanti. De Vita: «Ecco quali sono e come evitarle» di Enrico De Vita | In Italia un distributore su sette commercializza carburante in maniera irregolare e a farne le spese sono i consumatori e le casse del fisco. Ma quali sono le truffe più frequenti e come si possono evitare? Ce lo spiega il nostro Enrico De Vita C resce il fenomeno relativo alle frodi del commercio dei carburanti. Un’indagine svolta dalla Guardia di Finanza ha infatti fatto emergere come, nel lasso temporale compreso tra lo scorso gennaio ed il mese corrente, sia stato “consumato in frodo”, un quantitativo di 71.000 tonnellate di carburante, ossia il 127% in più rispetto allo scorso anno. Questo significa quindi che un ingente quantitativo di carburante è stato consumato totalmente al di fuori dal controllo dello 78 Stato senza produrre introiti per le casse pubbliche sotto forma di tasse, accise ed IVA ed andando così ad alimentare in maniera consistente l’evasione fiscale, che finisce poi col pesare sulle spalle di tutti i cittadini. Le truffe sul commercio di carburante Tale situazione è dovuta a numerosi fattori che vanno poi a ripercuotersi sui consumatori. Sono infatti state scoperte dagli uomini delle Fiamme Gialle due società di origine greca che, dopo aver 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica erogato con strumenti elettro-meccanici o magnetici . In questo modo si rallenta l’avanzamento delle cifre indicate dal display che riportano i litri erogati, mentre si lascia correre quello che indica il valore monetario in euro». risultare inferiore rispetto a quella indicata, mentre presso un altro distributore situato a Pescara i clienti venivano distratti in fase di rifornimento con la sostituzione dei tergicristalli al fine di azzerare i display in corso di rifornimento, modificando così i quantitativi erogati. Enrico De Vita a Radio 1: «Le truffe ci sono, ecco come provare ad evitarle» Sulla questione delle truffe legati ai carburanti erogati dalle stazioni di rifornimento è intervenuto il nostro editorialista Enrico De Vita, all’interno della trasmissione Prima di Tutto andato in onda su Radio 1 il 14 agosto scorso. E’ verosimile che in Italia 1 distributore su 7 sia irregolare? «Nel nostro Paese c’è da sempre il problema delle pompe di benzina irregolari. Già quando mi occupavo di alcune inchieste sul benzene molti anni fa, mi ero accorto che il 3-4% dei campioni prelevati erano “nocivi” o per il fisco o per il motore. Oggi siamo arrivati a percentuali maggiori, 80 però occorre precisare l’entità di questo 14-15% di impianti di rifornimento irregolari rilevati dalle Fiamme Gialle. Alcuni di questi distributori infatti presentano irregolarità solo di tipo amministrativo, come per esempio sigilli mancanti ai display delle pompe, scorte di carburante non registrate nei registri contabili, ecc. Gli impianti invece su cui ricadono vertenze penali perché sono stati denunciati per aver causato danni a con carburanti non regolari sono di meno, il 3-4% circa». Quali sono le irregolarità più gravi che rischiano di danneggiare gli automobilisti? «Le irregolarità più gravi sono principalmente due. La prima si verifica quando a fronte di 50 euro di carburante acquistato ce ne ritroviamo la metà nel serbatoio, una truffa che i gestori mettono in pratica con il solito trucchetto di nascondere il display oppure con quello di non incastrare completamente la pistola nella sua sede, senza far così scattare l’azzeramento della pompa. A volte invece si verifica l’alterazione del display che indica la quantità di carburante Cosa succede quando nel serbatoio viene inserito gasolio diluito con acqua? «Aggiungere acqua al gasolio è molto grave perché incide molto negativamente sul funzionamento del motore diesel delle auto. L’acqua essendo più pesante del gasolio si deposita sul fondo del serbatoio e viene quindi immessa nel motore poco tempo dopo aver effettuato il rifornimento. In questo caso l’auto si arresta quasi istantaneamente. Per trovare il colpevole basta tornare dall’ultimo distributore dove si è effettuato il rifornimento. Se ci si arresta pochi metri dopo aver immesso nel serbatoio carburante alterato il motore non subisce danni gravi, però bisogna comunque portare il mezzo in officina con un carro attrezzi e far svuotare il serbatoio. Se invece si percorre molta strada con carburante alterato, perché il motore non sembra manifestare particolari problemi, l’acqua entra negli iniettori e i moderni sistemi common rail possono subire dei danni anche gravi, con costi di riparazione che possono raggiungere qualche migliaio di euro». Qualora si riesca a dimostrare che il gasolio alterato è stato erogato da un determinato distributore, chi paga i danni al motore? «I danni devono essere risarciti dalla compagnia petrolifera che rifornisce il distributore. I distributori sono assicurati, ma spesso le compagnie assicuratrici sono restie al pagamento quindi non è sempre facile veder riconosciuto il proprio danno. Le compagnie petrolifere più grosse, i marchi più noti, dispongono di compagnie assicurative proprie e quindi è più facile avere il risarcimento, ma le grandi compagnie effettuano anche più controlli quindi il rischio di imbattersi in carburanti alterati è minore». Come si possono evitare le truffe al momento del rifornimento? «Un metodo per evitare di imbattersi in carburanti alterati è quello di rivolgersi alle stazioni di rifornimento di proprietà delle grandi marche, che le gestiscono direttamente e che sono circa il 30% di quelle disponibili nel nostro Paese. Un buon metodo può essere quello quindi di fare rifornimento in grandi stazioni di servizio, perché statisticamente sono quelle meno a rischio. Inoltre è molto consigliato farsi sempre fare la ricevuta o pagare con carta di credito, operazione che oggi non sempre comporta commissioni, in modo tale da avere una prova del rifornimento effettuato». Il rifornimento self-service è più o meno sicuro? «Secondo me il self è più sicuro. Fare rifornimento con il self-service evita infatti due tipi di truffe. Prima di tutto quella che fa “manualmente” il gestore quando non rimette correttamente al suo posto la pistola, evitando di azzerare il display della pompa ma anche quella che fa il compare del gestore quando copre abilmente il display agli occhi del cliente». Quali sono gli strumenti in mano al consumatore per potersi difendere dalle truffe? «Nelle auto di ultima generazione i display ci informano su quanta autonomia abbiamo ancora a disposizione con il carburante presente nel serbatoio, quindi non è difficile, attraverso qualche semplice calcolo matematico, capire effettivamente quanti litri sono stati inseriti al momento del rifornimento. In caso di gasolio alterato si può fare qualcosa per evitare il rischio? «No. Chiaramente sulla qualità del prodotto il consumatore non è nella condizione di fare analisi. I 1.216 controlli della Guardia di Finanza effettuati nell’ultimo mese però indicano che c’è qualcuno che veglia sulle nostre spalle». 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica stabilire con certezza e imparzialità le responsabilità. Solo in questo modo si potrebbero ridurre le irregolarità e di conseguenza i costi delle polizze. L’attuale Governo ci sta provando portando avanti un nuovo decreto legge, che, una volta approvato, toglierebbe alle Forze dell’Ordine il compito di effettuare i sopralluoghi e i verbali nel caso di incidenti senza feriti, con soli danni materiali, affidandolo ad un ente privato. Per ora rimane solo una proposta di legge inserita nel decreto sulla Razionalizzazione del pubblico impiego, ma a nostro avviso è quanto di più sbagliato si possa fare per risolvere il problema delle truffe e perlomeno suscita forti perplessità. Il perché ce lo spiega il nostro editorialista Enrico De Vita, che sulla questione è intervenuto durante la trasmissione “Prima di tutto”, andata in onda su Radio 1 lo scorso lunedì 26 agosto. L’opinione di Enrico De Vita L’intento dichiarato della proposta di legge è quello di liberare il personale delle Forze dell’Ordine dal compito di effettuare sopralluoghi e scrivere verbali a seguito di incidenti con solo danni materiali da adibire ad altri compiti. Ma se si parla di Polizia Stradale, che si occupa ormai in prevalenza di incidenti in autostrada, la cosa è assolutamente incomprensibile perché è vero che è sotto organico, ma è altrettanto vero che basterebbe ridurre le scorte ai vip per guadagnare migliaia di agenti da destinare a servizi molto più utili per la collettività. Se si parla di polizia locale vediamo ormai che in Italia abbiamo un vigile ogni mille abitanti, una media fin troppo elevata che in certe regioni arriva addirittura a due vigili per mille abitanti. Peraltro sono già molti anni che i Comuni affidano a ditte private Privatizzare gli incidenti per evitare le truffe. Andrà davvero così? di Enrico De Vita | Una norma vorrebbe togliere alle polizie il compito di effettuare i sopralluoghi in caso di incidente, affidandolo ad enti privati. L’obiettivo è diminuire le truffe sulle assicurazioni, il rischio è di peggiorare la situazione L e truffe e più in generale le irregolarità sulle assicurazioni sono ormai da troppo tempo un’anomalia italiana che spiegano in larga parte i costi folli che hanno raggiunto le polizze nel nostro Paese. Una mentalità che provoca costi folli. Per tutti Ancora più preoccupante è il fatto che al giorno d’oggi truffe di tutti i generi – specialmente quelle apparentemente più lievi e banali - dal graffio sulla carrozzeria che si trasforma in uno sfregio scalfito su tutta l’auto, al medico che accerta e certifica dolori inesistenti – sembrano essere entrate nella sfera della normalità, quasi fosse diventata ormai la norma gonfiare i preventivi dei carrozzieri 82 o comunque ottenere un vantaggio non dovuto da un’assicurazione. Spesso ci si mette la coscienza a posto pensando che una piccola truffa ai danni dell’assicurazione è giustificata dai costi spropositati della polizze. L’assicurazione costa una follia, quindi appena posso cerco di fregarla. Ma è proprio questo il ragionamento più sbagliato, quello che essendo così diffuso provoca alla fine costi di assicurazione altissimi in Italia, anche per tutti coloro che si sono sempre comportati in maniera onesta e rispettosa della legge. Per arginare il fenomeno delle truffe si chiede da anni un intervento da parte dello Stato, che dovrebbe essere in grado in ogni circostanza di 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb la gestione delle multe e per di più, viaggiando sulle strade italiane, sembra proprio che la presenza effettiva delle polizie locali sulla strada sia diminuita notevolmente. In questo caso quindi ci risulta davvero difficile parlare di sotto organico o di un eccesso di compiti riservato agli organi di Polizia Locale. La proposta prevede l’istituzione di privati incaricati di agire come ausiliari, autorizzati dal prefetto, con costi a carico degli automobilisti, per effettuare i sopralluoghi in caso di incidenti senza feriti. Proviamo ad analizzare a questo punto gli aspetti positivi di una norma di questo tipo e invece quelli che non ci convincono alla radice. Se gli ausiliari fossero gestiti dall’Ania, sarebbe utile ed efficace Una soluzione 84 di questo tipo può essere positiva solo se viene gestita e pagata direttamente dalle compagnie di assicurazione, e quindi dall’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), che dispone di personale competente e imparziale. Le assicurazioni infatti dispongono di personale competente ed imparziale che quindi potrebbe prevenire le truffe e intervenire per stabilire immediatamente le responsabilità, limitando i costi delle successive indagini dei loro periti, affidando ai carrozzieri la mera valutazione del danno. Queste figure professionali altamente compententi scoraggerebbero chi vuole portare avanti testimonianze inventante e potrebbero individuare facilmente chi è realmente assicurato e chi invece circola senza regolare copertura assicurativa, agendo di conseguenza per impedire che questo avvenga ancora. Cosa si rischia: costi in aumento e truffe non contrastate Con queste prerogative il provvedimento sarebbe un servizio utile ai cittadini, ma purtroppo temo che sia invece una iniziativa voluta dalle amministrazioni comunali per impiegare in compiti più redditizi le polizie locali e per creare nuove professioni parassitarie, che oltre a non concorrere alla crescita del PIL, rappresentano un costo aggiuntivo per la collettività e che infatti non esistono all’estero. Con questa norma inoltre le amministrazione comunali eviterebbero agli agenti di dover compilare verbali e scattare fotografie, operazioni che per un comune rappresentano solo un costo dal momento che non portano soldi alle casse comunali. A pensar male si deduce quindi che i sindaci, con le dovute eccezioni, preferiscono impiegare al loro servizio i vigili piuttosto che al servizio dei cittadini. Se le nostre più pessimistiche previsioni si dovessero avverare quindi questa iniziativa graverà sulle tasche degli automobilisti, non offrirà garanzie di professionalità, né di imparzialità, ma soprattutto non ridurrà le truffe assicurative. 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica Cinghie, catene o ingranaggi? di Massimo Clarke |Gli organi impiegati per comandare la distribuzione possono essere di diversi tipi; ognuno ha i suoi punti di forza, i suoi limiti e il suo campo di impiego ottimale N ei motori moderni gli alberi a camme sono pressoché invariabilmente collocati nella testa. Nei modelli più performanti si preferisce la soluzione bialbero, con la quale vengono ridotte al minimo le masse in moto alterno relative a ogni valvola, ma non mancano certo gli esempi di distribuzione monoalbero, quando le esigenze 86 sono meno spinte. Lo schema ad aste e bilancieri, con uno o due alberi a camme nel basamento, è da considerare ormai obsoleto, anche se trova ancora alcune applicazioni, generalmente di impostazione non recentissima. Tre soluzioni Per comandare gli alberi a camme, che devono 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb ruotare con velocità dimezzata rispetto all’albero a gomiti, ai progettisti si offrono fondamentalmente tre soluzioni, che prevedono rispettivamente l’impiego di cinghie dentate, catene (a rulli, a bussole o silenziose) e ingranaggi. In diversi casi si possono adottare, ove ciò offra dei vantaggi, degli schemi “misti” o a due stadi. Scelte: quali prediligere a seconda dei casi In fase di progetto, allorché si deve scegliere quale organo impiegare per trasmettere il moto agli alberi a camme, si prendono in considerazione diverse voci, che possono avere una importanza diversa a seconda del tipo di motore e dell’impiego al quale il veicolo sarà destinato. Per i modelli di serie sono fondamentali una grande 88 silenziosità di funzionamento, una elevata durata e un costo contenuto (in diversi casi, come ad esempio quando si tratta di motori motociclistici di alte prestazioni, occorre però anche fare i conti con l’ingombro). Per le realizzazioni da corsa queste tre voci non hanno praticamente importanza, mentre sono essenziali una robustezza a tutta prova (le sollecitazioni sono maggiori, per via dei profili delle camme più spinti e aggressivi e delle molle con carico più elevato) e una grande precisione nella trasmissione del moto. La rotazione degli alberi a camme è irregolare, con un susseguirsi di fasi di assorbimento e di restituzione di energia a livello degli eccentrici (le molle delle valvole vengono prima compresse dalle camme ma poi si estendono, agendo su di esse). Pure la rotazione dell’albero a gomiti non è uniforme, per via degli impulsi che esso riceve dai vari cilindri, tramite le bielle, allorché hanno luogo le fasi utili. Questa situazione fa sì che le catene siano soggette a oscillazioni. La contromisura è costituita da efficienti sistemi non solo di tensionamento, ma anche di guida. Cinghie dentate Occorrono insomma degli efficaci tenditori (di norma a pattino arcuato) e dei pattini antisbattimento accuratamente studiati. Va da sé che una diminuzione della lunghezza della catena risulta vantaggiosa, sotto questo aspetto. Considerazioni analoghe valgono ovviamente anche per le cinghie dentate, su ciascuna delle quali di norma agisce un rullo tenditore e in genere anche un rullo di guida (fanno eccezione i rari casi nei quali le cinghie sono molto corte). Di recente hanno iniziato a diffondersi i tenditori automatici, ma in molti casi per ottenere la prevista tensione ci si affida al posizionamento del rullo tenditore all’atto della installazione della cinghia. Nei motori da competizione si impiegano cascate di ingranaggi anche perché non sono soggette a oscillazioni come quelle che interessano le cinghie e le catene e quindi il comando è assai più rigoroso (minori deviazioni dalla fasatura di distribuzione ottimale, specialmente ai regimi molto elevati). Sui motori di serie per lungo tempo a farla da padrone sono state le catene, che continuano ad essere impiegate pressoché universalmente in campo moto, mentre nel settore automobilistico da diversi anni a questa parte si dividono la scena con le cinghie dentate. 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica Queste ultime hanno iniziato ad essere impiegate in campo motoristico nel 1962 sul quadricilindrico con distribuzione monoalbero della Glas 1004, progettato da L. Ischinger. Nel 1966 la strada indicata dalla vettura tedesca è stata ripresa dalla Fiat, con la sua 124 Sport Spider bialbero, dalla americana Pontiac (Tempest, monoalbero a sei cilindri) e dalla Opel. Via via altri costruttori hanno adottato la cinghia dentata, fino a che questo organo per la trasmissione del moto è diventato notevolmente più diffuso della catena, per il comando della distribuzione. Negli ultimi anni però le catene hanno riconquistato buona parte del terreno perduto. Soluzioni motociclistiche Sulle moto le cinghie dentate hanno avuto una diffusione piuttosto modesta, che è iniziata alla fine del 1971, con la presentazione della Morini 90 3 ½ (entrata in produzione diversi mesi dopo). Attorno al 1975 questo sistema di comando degli alberi a camme è stato adottato dalla Honda per la sua Gold Wing a quattro cilindri contrapposti. Qualche anno dopo hanno fatto la loro comparsa i Ducati della serie Pantah, con distribuzione desmodromica monoalbero comandata da due cinghie dentate (una per ogni cilindro), che prendevano il moto da un albero ausiliario azionato dall’albero a gomito per mezzo di una coppia di ingranaggi. Questo schema ha continuato ad essere impiegato su tutti i successivi bicilindrici Ducati, anche con raffreddamento ad acqua e distribuzione bialbero, con l’unica eccezione del recentissimo 1199. Altri motori che hanno impiegato cinghie dentate per il comando della distribuzione sono stati i monocilindrici Rotax monoalbero raffreddati ad aria di 560 cm3 e i Gilera bialbero costruiti tra la metà degli anni 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Tecnica Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Ottanta e l’inizio del decennio successivo. Il principale punto debole delle cinghie è costituito dalla loro durata, notevolmente inferiore a quella delle catene. La frequenza con la quale devono essere sostituite viene indicata dai costruttori. Negli anni Ottanta in campo automobilistico venivano in genere prescritte percorrenze massime dell’ordine di 60 – 90.000 km. La situazione è poi migliorata e oggi alcuni produttori sono in grado di offrire cinghie anche molto più longeve (l’obiettivo è quello di ottenere, in campo auto, una durata pressoché analoga a quella del motore). Nel settore motociclistico le case prescrivono che la sostituzione venga effettuata dopo percorrenze che in genere sono nettamente inferiori (spesso sono dell’ordine di 20.000 km soltanto). Cosa fare È buona norma sostituire, assieme alla cinghia, anche il rullo tenditore e quello di guida, che usualmente vengono forniti con i relativi supporti. Dopo l’installazione è essenziale che alla 92 cinghia venga impartita la giusta tensione; se il motore non è dotato di un tenditore automatico, l’operazione può risultare critica. Non sono stati pochi i casi nei quali le cinghie si sono rotte dopo chilometraggi anche molto modesti, proprio perché non erano state tese correttamente. In campo moto le cinghie non hanno incontrato molto favore anche perché il loro ingombro trasversale è notevolmente superiore a quello delle catene (e la ricerca della massima compattezza spesso è assai importante in tale settore). Pure la necessità di impiegare pulegge dentate di diametro considerevole, per non scendere al di sotto del diametro minimo di curvatura consentito, può risultare svantaggiosa. Punti di forza dei comandi a cinghia dentata sono il costo ridotto e la grande semplicità d’assieme. Inoltre, il funzionamento è in genere silenzioso, il peso contenuto e il rendimento elevato. Tre tipi di distribuzione Le catene di distribuzione possono essere di tre tipi diversi. Quelle classiche sono a rulli, cioè hanno una struttura analoga a quella delle catene impiegate nelle trasmissioni finali della maggior parte delle moto. Sono largamente utilizzate ma da alcuni anni a questa parte la loro diffusione è diminuita a vantaggio delle catene silenziose. Ancora più di recente sono entrate in scena quelle a bussole, dotate di una struttura più semplice (non essendoci il rullo, ogni articolazione è costituita soltanto da un perno inserito all’interno di una bussola) e un peso minore, a parità di forza trasmissibile, rispetto a quelle a rulli. Necessitano però di una lubrificazione molto abbondante. Le catene silenziose hanno una struttura completamente diversa (e anche le ruote dentate sulle quali lavorano hanno una geometria differente). Qui non ci sono rulli o bussole che entrano in presa con i denti del pignone e della corona. Ogni maglia infatti è costituita da più piastrine dotate di denti, che penetrano nei corrispondenti vani delle ruote dentate sulle quali si avvolgono. Il grande pregio di queste catene, che a parità di forza trasmissibile hanno un peso leggermente maggiore, rispetto a quelle a rulli (e a quelle a bussole), è costituito dalla silenziosità di funzionamento, anche dopo chilometraggi molto elevati. I denti entrano in presa con il pignone e con la corona in maniera “dolce” e graduale. Le esecuzioni più moderne sono caratterizzate da un eccellente rendimento. Per evitare che una catena silenziosa possa uscire dalle ruote dentate spostandosi lateralmente, in ogni maglia le due piastrine esterne non sono munite di denti e hanno funzione di guida. Distribuzioni automobilistiche Nelle automobili di serie la durata delle catene di distribuzione è in genere analoga a quella del motore stesso. Per le moto la situazione può essere diversa. Si hanno grandi durate specialmente nei motori con più cilindri in linea, nei quali la rotazione degli alberi a camme avviene con minore irregolarità. Nei monocilindrici, se impiegati in maniera molto sportiva, la vita utile può essere 93 “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb È buona norma sostituire, assieme alla cinghia, anche il rullo tenditore e quello di guida, che usualmente vengono forniti con i relativi supporti notevolmente minore, pur rimanendo sempre più che soddisfacente, oggi; in ogni caso, risulta nettamente superiore a quella che avrebbe, nelle stesse condizioni di impiego e sul medesimo motore, una cinghia dentata. I comandi a ingranaggi hanno dalla loro la grande robustezza, la straordinaria durata e l’ottima precisione; funzionano impeccabilmente anche in motori che ruotano a regimi elevatissimi in quanto non risentono degli effetti della forza centrifuga. Sono però costosi e non è facile farli funzionare silenziosamente. Vengono impiegati in tutti i motori di Formula Uno e in quelli delle MotoGP. E anche in quelli dei veicoli industriali pesanti (per i quali la durata dei componenti si misura in centinaia e centinaia di migliaia di chilometri e gli eventuali fermo macchina hanno costi molto elevati). Sistemi misti I sistemi di comando misti (catena più coppia o 94 terna di ingranaggi) sono vantaggiosi quando si vuole realizzare una testa molto compatta, con angolo tra le valvole assai ridotto. Talvolta la catena muove un albero a camme che a sua volta aziona l’altro, con il quale è in presa grazie a una coppia di ruote dentate (soluzione impiegata tra l’altro da Toyota, BMW e Aprilia). I sistemi misti consentono inoltre di ridurre la lunghezza della catena e di impiegare ruote dentate di minori dimensioni. Questo spiega perché in certi casi la coppia di ingranaggi è collocata nel basamento e non nella testa (BMW S 1000 RR, MV Agusta F4). In passato hanno avuto una certa diffusione anche i sistemi di comando della distribuzione a due stadi, con una catena inferiore e una superiore (li impiegavano, ad esempio, l’Alfa Romeo sui suoi famosi bialbero a quattro cilindri con basamento in alluminio, la Jaguar sul classico bialbero a sei cilindri in linea e la Kawasaki sul KLX 650). 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Bike Marco Aurelio Fontana. Milanese di nascita e piacentino d’adozione, Marco Aurelio non solo è medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra del 2012 ma anche oro ai recentissimi mondiali a staffetta corsi in Sud Africa a settembre e pluricampione italiano della specialità Cross Country. Ma non basta, Fontana è un grandissimo appassionato di motori, sia auto che moto e guida veramente bene in pista le auto sportive e sulle mulattiere e i campi da cross le moto da fuoristrada. Con noi ha già realizzato un emozionante video in cui sfida il campione di Enduro Antoine Meo. Viaggia a bordo di un fuoristrada e non disdegna mai un bel giro in moto; nel suo garage, fin da bambino le auto e le moto non sono mai mancate, e hanno sempre accompagnato la sua passione per le bici che ha portato lui e i colori italiani ai livelli più alti della disciplina in tutto il mondo. Tre puntate: le salite, le curve, le discese A scuola di Mountain Bike con il Campione Olimpico Marco Aurelio Fontana: la salita di Ippolito Fassati | Marco Aurelio Fontana, bronzo olimpico di Mountain Bike, grande appassionato di auto e moto, in questa prima puntata spiega in esclusiva ai lettori di Automoto.it i trucchi per affrontare le salite in mountain bike, dove il motore siete voi 96 A bbiamo voluto prepararvi al rientro dalle vacanze una bella sorpresa. Per rimettervi in forma e prepararvi al meglio alla stagione invernale, cosa è meglio di qualche uscita in bicicletta, meglio se mountain bike, a contatto con la natura. Questa volta però, non essendoci il motore a spingere, l’unico strumento che ci può aiutare a fare meno fatica, oltre a una buona bici, è il miglioramento della tecnica. Trovare chi potesse aiutarci ad ottenere i migliori risultati è stato facile perché ci siamo rivolti all’atleta più forte che abbiamo in Italia: il fenomeno della Mountain Marco Aurelio Fontana in esclusiva per Automoto.it e Moto.it ci ha spiegato in queste prime tre puntate, per la prima volta e in esclusiva, i migliori suggerimenti e accorgimenti per poter affrontare diverse situazioni che si possono tipicamente incontrare durante le uscite in Mountain Bike. Parleremo di salite, di curve e di discese. Nella prima puntata Marco Aurelio Fontana ci spiega come si affrontano le salite, in particolare quelle sdrucciolevoli e quelle sassose. Seguitela e tenetevi in forma con i consigli del campione Olimpico italiano! Le prossime puntate, le curve e le discese, verranno pubblicate ogni 10 giorni sempre su Automoto.it e Moto.it. Il video è stato realizzato in collaborazione con: Volkswagen Amarok. Un ringraziamento ad Athena per la fornitura delle telecamere GoPro. 97 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica vari ruoli in ambito motorsport: consulente per alcuni team, commentatore televisivo, scrittore e giornalista. Brembo, presente in Formula Uno dal 1975, ha equipaggiato proprio la monoposto con cui Lauda vinse il Campionato del Mondo nel 1975. In settembre, inoltre, uscirà nelle sale cinematografiche il film Rush, che racconta la rivalità sportiva degli anni Settanta tra i piloti di Formula Uno Niki Lauda e James Hunt e contribuirà ad un’ulteriore diffusione della cultura della Formula Uno nel mondo. Grazie al riconoscimento assegnato a Niki Lauda, Brembo porta il premio al di fuori dei confini italiani, ad un livello più internazionale. La consegna del premio, un impianto frenante di Formula Uno, è prevista domenica 8 settembre alle ore 12.00 circa nell’area hospitality della Formula One Management, all’interno del paddock del circuito di Monza, alla presenza di alcuni piloti di Formula Uno, oltre ai principali media internazionali. Il premio internazionale ‘Bernie Ecclestone Award by Brembo’ è nato nel 2011, in omaggio ai festeggiamenti dei 50 anni dell’Azienda italiana. In quell’occasione, Alberto Bombassei, Presidente di Brembo, aveva donato a Bernie Ecclestone un impianto frenante personalizzato con i colori della bandiera italiana. Nel 2012 il premio è stato assegnato a Luca Cordero di Montezemolo, Presidente di Ferrari S.p.A. Questo artistico e simbolico trofeo si pone l’obiettivo di premiare i meriti sportivi, artistici, morali, tecnici e imprenditoriali di personalità che si sono distinte nell’ambito delle competizioni, raggiungendo risultati d’eccellenza e contribuendo alla crescita della Formula Uno. Sull’onda di questa idea, l’azienda italiana leader nella realizzazione di impianti frenanti, assieme al Presidente della Formula One Management Limited (FOM), ha deciso di proseguire nell’assegnazione del riconoscimento, con l’obiettivo di diventare un ambizioso traguardo internazionale a cadenza annuale. A Niki Lauda il premio “Bernie Ecclestone Award 2013 by Brembo” In occasione del Gran Premio d’Italia di F1 di Monza, Alberto Bombassei, Presidente di Brembo, e Bernie Ecclestone, Presidente della F1 Management Limited (FOM), hanno assegnato il ‘Bernie Ecclestone Award 2013 by Brembo’ a Niki Lauda I n occasione del Gran Premio d’Italia di F1 di Monza, Alberto Bombassei, Presidente di Brembo, e Bernie Ecclestone, Presidente della Formula One Management Limited (FOM), assegneranno il ‘Bernie Ecclestone Award 2013 by Brembo’ a Niki Lauda, ex pilota austriaco di Formula Uno e attuale Presidente non-esecutivo del team Mercedes AMG 98 Petronas F1, per aver contribuito con le sue leggendarie corse e le sue capacità sportive e imprenditoriali alla storia della Formula Uno. Niki Lauda, tre volte Campione del Mondo di F1 nel 1975, 1977 e 1984, ha disputato 177 gare, ottenendo 25 vittorie, 54 podi, 24 pole position. Dopo il ritiro dall’attività agonistica, e prima dell’impegno con il team Mercedes dal 2012, ha ricoperto 99 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito F1 GP d’Italia 2013 Le pagelle del GP di Monza di Giovanni Bregant | Nella pista sulla carta meno favorevole alla Red Bull, Vettel coglie l’ennesima pole e domina la gara. Migliorabile la strategia della Ferrari a Monza, che comunque raccoglie un 2° ed un 4° posto N ella pista sulla carta meno favorevole alla Red Bull, Vettel coglie l’ennesima pole position e conduce la gara dall’inizio alla fine. Un dominio totale, che conferma da una parte la superiorità tecnica della Red Bull in questa fase del campionato e dall’altra la solidità mentale e la determinazione di un pilota avviamo a conquistare meritatamente il quarto titolo mondiale consecutivo. Per lui voto 9, inarrestabile. Questa volta, però, 100 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica si è ben comportato anche il suo compagno di squadra Webber, che sfiora la pole e in gara coglie un meritato terzo posto, dopo avere a lungo insidiato Alonso nonostante un alettone anteriore leggermente danneggiato. Voto 8 per l’australiano quindi, anche se la ferocia di Vettel è un’altra cosa. 6,5 per Alonso, concreto ma non feroce E feroce sembrava essere anche la rimonta di Alonso, ma solo nei primi giri: poi anche lo spagnolo si deve essere reso conto che “quello là davanti” era imprendibile e che semmai era il caso di guardare negli specchietti. Stavolta però lo spagnolo non ha fatto la differenza come al solito, nè in gara (Massa gli è arrivato poco lontano) nè tanto meno in qualifica, dove ha peccato di nervosismo nel momento decisivo. Splendido il sorpasso su Webber, ma il giudizio complessivo sul fine settimana non va oltre il 6,5, con la sensazione che se le cose continueranno così qualcosa si potrebbe davvero rompere nel legame tra la Rossa e il campione spagnolo. Voto 7,5 a Massa invece, dal quale non ci si aspettava molto e che invece proprio a Monza fa la migliore gara della stagione: in qualifica fa meglio di Alonso e anche in gara gli arriva poco lontano. Bravo, anche se assolutamente fuori tempo massimo. Voto 5 invece alla strategia Ferrari (e siamo generosi), perché ormai lo sanno anche i sassi che con queste gomme chi si ferma ai box per primo guadagna secondi preziosi su chi resta in pista grazie ai pneumatici più freschi. E allora perché ostinarsi a tenere Alonso in pista quando Vettel si era già fermato? “Per avere le gomme migliori a fine gara” si è giustificato in diretta Domenicali. Sì, peccato che a Monza l’usura delle gomme sia minima anche dopo 20 giri... Gara di outsider Monza però è stata anche la gara di altri outsider di lusso, a partire da Hulkenberg che con una Sauber in bolletta (e con gli alettoni riciclati dallo scorso anno) ha colto un incredibile terzo posto in qualifica e anche in gara si è difeso alla grandissima. Per lui voto 10, e la certezza che il tedesco meriterebbe un team molto migliore. Voto 10 anche a Ricciardo, che stavolta in gara 101 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito conferma quanto di buono mostrato in qualifica: corre sempre con i migliori e alla fine coglie punti importanti. Forse il contratto con la Red Bull lo ha finalmente sbloccato psicologicamente. Voto 9 a Vergne: il francese è stato “scartato” dalla Red Bull e in gara è stato costretto al ritiro, ma non va dimenticato che si era qualificato anche lui nella top ten e che finchè la sua corsa è durata ha duellato con i migliori. Voto 8 a Raikkonen ed Hamilton, che hanno vissuto curiosamente un w-e molto simile: entrambi sono stati indomiti nel rimontare dopo una qualifica disastrosa e un pit stop supplementare a inizio gara, regalando un gran bello spettacolo ai tifosi. Generosi. 102 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica Voto 8,5 a Rosberg, che si è visto un po’ meno del suo compagno di squadra ma ha disputato un w-e molto concreto, finendo meritatamente davanti all’inglese su una pista che evidentemente non era la più adatta alle Mercedes. Anche quando finisce davanti ad Hamilton, però, il compagno di squadra dà sempre la sensazione di rubargli un po’ la scena. Voto 6,5 invece per Grosjean, e siamo generosi, perchè senza il pit stop supplementare Raikkonen gli avrebbe rifilato oltre venti secondi in gara. Il francese si è dato decisamente una calmata rispetto allo scorso anno, ma forse anche troppo. Chi di sicuro deve svegliarsi è Gutierrez, imbarazzante nel confronto con il compagno di squadra Hulkenberg. E pensare che la Sauber ha già confermato il messicano e appiedato il tedesco. Per noi comunque il messicano è da 4, anche se la sua valigia è da 10. Comunque applausi a Monza In ogni caso, voto 10 a Monza, così diversa e speciale rispetto agli autodromi di ultima generazione, e così spettacolare con i piloti costretti a correggere le loro monoposto per una volta non incollate all’asfalto a causa di alettoni minimalisti. Da qui a dire però che “a Monza è sempre tutto perfetto”, come hanno tenuto a sottolineare i giornalisti RAI nell’ennesimo sfogo nazionalistico fuori luogo, ce ne passa, come ci ha spiegato anche il “nostro” Paolo Ciccarone. E questo senza ricordare gli episodi più nefasti della gestione precedente, visto che appartengono appunto al passato. In ogni caso, viva Monza. 103 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 F1 Monza 2013: Oriano Ferrari ci racconta il GP d’Italia Il GP di F1 di Monza visto dagli occhi di Oriano Ferrari, il meccanico più famoso del mondiale, che ci racconta i momenti e gli aneddoti più esilaranti legati alle gare andate in scena in occasione del GP d’Italia I n occasione del GP d’Italia, dodicesimo appuntamento con il Mondiale di Formula 1 2013, che si correrà il prossimo weekend sul celebre tracciato di Monza, il più simpatico capo meccanico del Cavallino Rampante, Oriano Ferrari, reso celebre per le sue apparizioni sul palcoscenico di Zelig, spiega ai lettori di Moto.it e Automoto.it il “tempio della velocità”, raccontando con lo stile e l’ilarità che lo contraddistingue da sempre le curiosità e segreti legati 104 al tracciato belga. Il capo meccanico più celebre del Circus, ci porta sul tracciato di Monza per raccontarci i più begli aneddoti del tracciato brianzolo, le strategie della Ferrari e i retroscena dei suoi piloti. Oriano Ferrari ci parla inoltre anche di Lewis Hamilton, dei più recenti investimenti di Alonso, di Massa e di Domenicali, oltre che di insolite ipotesi di festeggiamento in caso di buon piazzamento della Rossa. 105 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica F1. Ferrari: tra futuro prossimo da costruire e immediato da inventare nuovo, di diverso e quindi sostituire Massa potrebbe essere quel segnale. Ma con chi? impegnati al 100 per 100 nell’impresa senza nasconderci le difficoltà». Raikkonen? Novità a Singapore Si parla di Raikkonen, ma lo avevano allontanato e pagato per non correre e oggi se lo riprendono? Come dire che han sbagliato a Maranello. Ma in passato con Andretti, Regazzoni e Berger è già accaduto, però era anche gente di un altro spessore. A Maranello è tornato il tecnico James Allison come capo della direzione tecnica. Quando lo allontanarono lo trattavano da perfetto incapace e ora gli hanno dato in mano il vertice tecnico. Mah, qualcuno ne sa di più a Maranello, quindi aspettiamo. C’è poi il futuro immediato, ovvero fra due settimane si corre a Singapore il 13° GP della stagione. Comincia la serie extraeuropea con gli ultimi GP lontani da casa. La Ferrari deve recuperare 53 punti su Vettel: «Possono solo perderlo il mondiale – dice Alonso – ma l’anno scorso noi siamo riusciti a perderlo con 44 punti di vantaggio e quindi in teoria è tutto possibile, nel 2010 l’abbiamo perso noi, quindi tutto può capitare e per questo la squadra e io siamo A Singapore arrivano le ultime novità tecniche della stagione. Modifiche ai diffusori, dovrebbe esserci più carico aerodinamico per lottare con Red Bull che in accelerazione ha più trazione della Rossa e porta il vantaggio in fondo al dritto impedendo un recupero degli avversari. Se le modifiche Ferrari funzioneranno e permetteranno ad Alonso di vincere o stare davanti a Vettel, allora la speranza di potersela giocare fino in fondo c’è. In caso contrario la Ferrari darà per scontata la sconfitta e si dedicherà alla macchina del 2014. Non c’è più tempo, non ci sono più soldi per questa macchina e non ci sono più speranze. Vorrebbe dire che le ultime cinque corse, dopo Singapore, verrebbero disputate con quello che rimane a Maranello. Se è uguale a quello che c’è oggi, non è sufficiente e quindi addio titolo. Il mondiale, ormai, sembra già nel cassetto, anzi: nella lattina. Di Red Bull, ovviamente. di Paolo Ciccarone | La Ferrari deve guardare a due futuri: quello imminente e quello più prossimo. Servono novità, ma quali? F errari, c’è un futuro prossimo da costruire e un futuro immediato da inventare. Per il futuro prossimo, ovvero quale sarà la squadra del 2014, i giorni sono limitati, a breve si dovrebbe sapere se Felipe Massa resterà o se verrà sostituito. Lo ha detto il presidente Montezemolo: «Ci riuniremo a Maranello e prenderemo la decisione che spero sia quella giusta». Si resta o si parte? Quale sarà, al momento non si sa. Da un lato Massa è conosciuto «Sanno chi sono, cosa ho fatto e 106 di cosa sono capace, quindi se resterò sarò felice perché amo la Ferrari, in caso contrario dovrò inventarmi qualcosa», e poi ancora Alonso: «Ho massimo rispetto di Felipe, so quanto dà alla squadra, del suo impegno in pista e in fabbrica. Io non faccio nomi e lascio al team ogni decisione, ma se Massa resta io sono felice». Questa la logica interna del team, con un motore nuovo e una macchina nuova da sviluppare, ci sono già tanti elementi da mettere insieme che aggiungerne un altro, il pilota, diventa difficile. Ma c’è un problema politico: la Ferrari sembra dover cambiare per forza per far vedere che fa qualcosa di 107 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Umberto Scandola: «Il titolo non basta. Vogliamo vincere anche le prossime gare» di Piero Batini | Umberto Scandola, in un colpo solo è stato il vincitore della 49ma edizione del Rally Friuli Venezia Giulia e Campione Italiano Rally per il 2013 con due prove d’anticipo A bbiamo avuto modo di intervistare Umberto Scandola, in un colpo solo vincitore della 49ma edizione del Rally Friuli Venezia Giulia e Campione Italiano Rally per il 2013 con due prove d’anticipo. Ecco come ha reagito al successo conquistato. 108 Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica «Ce l’abbiamo fatta. Sì, ce l’abbiamo fatta e non è stato così semplice come poteva sembrare, anche se è vero che in Friuli si è verificato un incastro di situazioni a noi favorevole. Con l’uscita di Perico e Basso a noi era sufficiente transitare, arrivare, ma correre così non è facile perché bisogna non commettere il minimo errore. Si ha solo da perdere, anche con un solo sbaglio, e molto». «Bisognava prestare la massima attenzione al problema delle forature, per esempio, e nel contempo riuscire a mantenere un passo sufficiente brioso da tenere alta la concentrazione. Credetemi, non è stato facile. È stato, come si dice, il giorno più lungo. In più in Friuli non avevo avuto molta fortuna in passato. Nel 2009, per esempio, abbiamo tirato una “cartella” spaventosa e staccato due ruote, solo perché ce n’erano soltanto due da quella parte della macchina». «È stato, direi, un bellissimo Campionato Italiano. All’inizio sembrava che dovesse avere poche bagarre e colpi di scena, invece, si è rivelato molto combattuto e interessante. E lo sarà, credo, fino alla fine, anche con le restanti prove della Targa e del Sanremo dove nessuno, noi compresi, vorrà arrivare secondo. Senza dubbio non avremo più il “peso” del Campionato sulle spalle, e quindi vedremo quale storia uscirà da quelle gare». «Spero poi di poter correre anche il prossimo anno con gli stessi obiettivi, perché per un Pilota è veramente appagante correre come abbiamo potuto fare noi quest’anno, con la Squadra che abbiamo. È stato creato un Team per un programma e per un Pilota, e augurerei a tutti i Piloti di avere tutte le attenzioni che abbiamo avuto noi, da una Casa, la Skoda, dai suoi tecnici, e da tutti gli uomini del Team». «È un’esperienza formidabile, ed è stato bellissimo poter ripagare tutte queste attenzioni con la vittoria del Campionato, che del resto era l’unica “opzione” disponibile se volevamo ripagargli con la stessa moneta!» A parte complimenti e congratulazioni, e le emozioni della giornata più lunga, adesso è il momento di rendersi conto che hai ottenuto il successo più importante della tua carriera. Come pensi che sia arrivato? «Come ho detto anche altre volte, i successi si costruiscono a casa. Io quest’anno ho la Squadra migliore e la macchina 109 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Redazione Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Alessandro Colombo Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti Grafica Thomas Bressani migliore. Tutti hanno lavorato nel modo migliore e la Fabia S2000 non ha avuto il minimo problema nel corso della stagione, rivelandosi eccezionalmente competitiva. Tutto è stato reso possibile dalla bravura e dal talento dei tecnici e dei responsabili di Skoda Italia Motorsport, ma anche e soprattutto dal fatto che tutti hanno creduto fortemente nell’obiettivo. È quello che ha dato anche a noi, allo stesso modo, la possibilità di poterci credere man mano che le corse si succedevano. Così si arriva a vincere anzitempo, con due prove di anticipo sul calendario, il Campionato». Se guardiamo alla tua carriera, un terzo della tua vita 110 dedicato ai Rally, notiamo che ci sono voluti dieci anni per ottenere il successo decisivo. Come spieghi che non sia arrivato prima? Non è che hai posto l’asticella un po’ troppo in alto nel corso degli anni? «Intanto non ho mai corso una gara facile. Sono tutte in qualche modo difficili. È logico che più variabili riesci a controllare, meno imprevisti devi affrontare, e questo è un patrimonio dell’esperienza. Certo, le cose sono state più facili quest’anno per l’estrema competitività e affidabilità della nostra Skoda. Sì, ci ho messo dieci anni a vincere il Titolo, ma credo che sia anche vero che da noi generalmente un Pilota diventa maturo appunto attorno ai trent’anni, l’età che ho io adesso. Il livello è molto alto, e i Piloti che si sono aggiudicati l’Italiano sono fortissimi e hanno ottenuto risultati anche all’estero. Bisogna avere pazienza e maturare l’esperienza, e una volta raggiunta questa applicarsi ancor di più, e allora si può diventare competitivi anche contro di loro». Adesso che hai ottenuto il massimo in ambito italiano, hai voglia di confermarti e difendere ancora il Titolo, o di andare avanti e proporti nuovi obiettivi? «Se consideriamo che ogni gara ha la sua storia, sarebbe intanto bello continuare con questi risultati, perché vincere è bello, gratifica me e gratifica la Squadra, Skoda Italia e la Pirelli. Sicuramente non ci consideriamo appagati dalla conquista del Titolo, e anche ogni prossima gara, seppure avrà un sapore particolare dato dal successo nel Campionato, sarà un buon obiettivo da centrare. Poi vedremo, è ancora presto per definire il programma per la prossima stagione, ed è giusto che ci godiamo a pieno il momento magico». Ti manca il confronto alla pari con quello che è il Pilota di riferimento di questi anni, Paolo Andreucci? «Sicuramente sì, Andreucci è uno specialista di questo Campionato e il confronto ci manca senz’altro. D’altra parte posso dire che quest’anno abbiamo avuto il confronto diretto con Giandomenico Basso, che è un altro plurivincitore non solo in Italia, ma in Europa e fuori dal Continente, e l’abbiamo superato su un livello che si è rivelato comunque decisamente alto». Avevi dedicato la vittoria del San Marino a tuo padre, a chi ti senti di dedicare il Titolo dell’Italiano? «Ancora a mio padre certo, a Guido D’Amore che è stato al mio fianco e a tutta la Squadra e che l’ha vinto insieme a me. Ma anche a mio fratello Ricky, che si è privato di molto, in passato e oggi, per dare a me la possibilità di centrare gli obiettivi che finalmente sono stati alla nostra portata». Collaboratori Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Automoto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. Email: [email protected] 111