Nuova Opel Corsa
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Nuova Opel Corsa
Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 54 09 Dicembre 2014 85 Pagine Porsche Cayenne restyling Segue le orme della Macan Si ispira alla sorella minore Macan Periodico elettronico di informazione automobilistica Skoda Fabia Monza Rally Show Si rivoluziona rispetto al passato grazie ad un design più ricercato e ad una iniezione di tecnologia Divampa la polemica dopo il Monza Rally Show con il vincitore Robert Kubica che punta il dito contro Valentino Esame di maturità Kubica vs Valentino | PROVA SU STRADA | Nuova Opel Corsa da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: Ferrari FXX K | Opel Karl | Chevrolet Corvette Z06 | BMW Serie 5 GT concept | De Vita Assicurazioni, scatola nera: è davvero vantaggiosa? | RALLY: Ken Block «Valentino? Vuole sempre parlare di rally con me» PROVA SU STRADA NUOVA OPEL CORSA Mette la quinta La nuova Opel Corsa, in listino da 12.100 euro, si presenta in concessionaria con motorizzazioni, tecnologie e design frutto del meglio della Casa tedesca. Obiettivo? Rimanere al vertice delle vendite in Europa di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media le componenti a partire dagli interni per arrivare ai motori passando per la tecnologia. Anche in termini di stile sono cambiate tante cose anche se le dimensioni sono praticamente le stesse visto che i 402 cm attuali (174 cm la larghezza, 148 l’altezza) sono solo un paio in più della precedente Corsa D: il frontale ora si ispira senza mezzi termini a quello della sorellina Adam, con una calandra molto generosa, gruppi ottici molto raffinati sotto il profilo costruttivo ed estetico (naturalmente con luci diurne a led) ed un logo Opel i cui baffi laterali si sviluppano sinuosamente e con tanto di winglet ispirate alle ali degli ultimi Boeing 737. Per quanto riguarda la fiancata rimane sostanzialmente immutata la scelta di offrire un profilo quasi da coupé sulla 3 porte (in cui spicca il generoso montante ad arco, -750 euro rispetto a cinque porte) ed uno più classico e mirato al confort ed alla versatilità d’uso per la piccola famiglia sulla 5: tra la vecchia e la nuova è comunque evidente l’affiorare di numerose nervature che solcano la fiancata e la zona posteriore poco sopra la linea di cintura. Elementi che si fanno ancor più notare nel caso in cui si scelgano i cerchi da 17”, che arrivano in pacchetto con sterzo ed assetto sportivo. Per quanto riguarda la zona posteriore, invece, sia sulla tre che sulla cinque porte i gruppi ottici sono stati allungati con l’intenzione di offrire un’immagine complessiva più dinamica ed una presenza scenica più importante. Dentro è una rivoluzione Gli interni sono forse l’elemento meno legato al passato della nuova Opel Corsa: la plancia, completamente ridisegnata, offre una zona superiore in soft-touch di elevata qualità ed una zona centrale in piano black separate da un O pel Corsa è certamente uno delle auto più popolari in Europa ed il debutto della quinta generazione, le cui consegne inizieranno nel 2015 ad un prezzo base di 12.100 euro, è molto atteso da una base clienti costruita con il passare delle precedenti quattro generazioni (milioni di clienti) e da chi si aspetta qualcosa di nuovo nell’ambito di un segmento in cui ha sempre recitato da grande protagonista. Cambia (quasi) tutto Rispetto alla precedente, di cui mantiene sostanzialmente inalterata la scocca (lo si nota dalle vetrature, dai giro porta e dal valore di passo di 251 cm) la nuova Corsa (E) è stata rivista in tutte 4 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica inserto orizzontale il cui colore riprende si coordina a quello dei pannelli porta e di altri dettagli. Una cura per il dettaglio che si ritrova anche su Adam e che ha caratterizzato anche lo sviluppo della strumentazione (a doppio strumento circolare ed ampio display per il computer di bordo), del volante ergonomico con tasti funzione sulle razze ma anche di dettagli che sulle prime non si notano - ma possono fare la differenza - come la regolazione in altezza delle cinture di sicurezza. Quello che spicca, però, è il sistema Intellilink che avevamo visto in una prima versione su Adam, poi su Mokka ed oggi anche su Corsa. Disponibile in via opzionale ad un prezzo di 300 euro in sistema offre un display touch da 7” che si interfaccia con i cellulari iOS ed Android amplificandone il potenziale: il sistema Opel, dunque, non gestisce solamente chiamate in arrivo o in 6 uscita ma attraverso specifiche app permette la navigazione satellitare (software BrinGo) ma anche l’ascolto di mp3 o web radio e molto altro. Omologata per cinque in entrambe le tipologie di carrozzeria, la nuova Opel Corsa offre una capacità del bagagliaio di 285 litri: il vano ha la caratteristica di poter essere ridotto, per avvicinare il piano di carico alla soglia d’accesso, ma anche di essere ampliato abbattendo progressivamente gli schienali posteriori: si può arrivare sino a 1.120 litri. Sicurezza: non manca niente In termini di sicurezza non manca davvero nulla. Esp e sei airbag sono proposti di serie ma salendo di allestimento si incontrano anche funzionalità interessanti come OpelEye - legge cartelli stradali indicando i limiti sulla strumentazione, 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito vigila sull’abbandono involontario della carreggiata e controlla le distanze di sicurezza avvisando di un potenziale rischio tamponamento - il sistema di parcheggio semiautomatico, i fari bixeno o il controllo dell’angolo cieco degli specchi retrovisori: quest’ultimo sistema ha la capacità di rilevare sia l’effettiva presenza di un veicolo sia di comunicare al guidatore il sopraggiungere di un veicolo con cui si può potenzialmente entrare in contatto nel caso di un cambio corsia. Quattro gli allestimenti disponibili. Corsa, entry level con cerchi da 14”, N-Joy già più vicino ai gusti del pubblico italiano con clima manuale e radio (con cd, usb ed mp3), B-Color con interni cromati, volante e pomello del cambio in pelle, cerchi in lega e tetto neri, luci a led e terminale di scarico cromato, ed infine Cosmo con fari bixeno, cerchi in lega da 15”, clima automatico ed interni misto pelle. 10 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prova Motorizzazioni: classici aspirati o moderni turbo Per quanto concerne la gamma motori, tutta Euro6, i vertici di Opel Italia hanno scelto di non importare il 1.4 da 100 cv componendo la gamma benzina con il 1.2 quadricilindrico da 70 cv alla base della gamma per poi salire al 1.4 da 90 cv proposto anche in abbinamento al cambio automatico EasyTronic 3.0: si tratta dell’ultima evoluzione del cambio robotizzato già proposto da Opel ulteriormente migliorato nei tempi di cambiata e nella logica di gestione in modalità manuale. Sempre nell’ordine dei 90 cv anche il nuovissimo 1.0 Ecotec turbo da 90 cv. Il nuovo motore, che ha debuttato su Adam Rocks e viene offerto a 1.750 euro in più della 1.2 da 70 cv) è un’unità sviluppata da Opel in Germania secondo gli ultimi standard tecnologici in ambito motoristico: cilindrata ridotta, largo utilizzo di materiali 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito leggeri per la costruzione dell’architettura tricilindrica, il nuovo mille è un motore sovralimentato ed alimentato per mezzo di un sofisticato sistema di iniezione diretta che è tra i principali protagonisti della fluidità di erogazione e dei ridotti consumi che Opel dichiara pur a fronte di calori di potenza specifica molto elevati: oltre alla versione da 90 cv, infatti, è disponibile da subito anche quella da 115 cv. 170 Nm di coppia massima disponibili già a 1.800 giri e cambio manuale a sei marce progettato da 0, i nuovi motori della famiglia EcoTec promettono valori di consumo nell’ordine dei 5 litri ogni 100 km. Per chi vuole il massimo in termini di autonomia, però, la scelta non può che ricadere sul 1.3 CDTI a quattro cilindri sviluppato presso la sede torinese di GM Powertrain (in listino da 14.400 euro). L’unità, già nota nell’universo Opel e GM, è disponibile nella versione da 75 oltre che in quella da 95 cv e, grazie ad ulteriori affinamenti introdotti di recente, ha permesso di migliorare in termini di 12 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica emissioni rumorose oltre che di consumo: i tecnici Opel dichiarano che Corsa possa percorrere 100 km con 3,2 litri di gasolio emettendo 82 g/ km di CO2. Su strada: le nostre impressioni di guida Nonostante la scocca sia rimasta sostanzialmente invariata è innegabile lo sforzo per cercare di rendere decisamente più attuale il nuovo modello. Il risultato è un’auto che è riuscita a seguire senza esitazioni l’evoluzione stilistica inaugurata dalla Adam, aggiornandosi in maniera fresca e credibile. Convincono gli interni, che mettono in mostra materiali di qualità, belli alla vista e al tatto. Soltanto qualche plastica appare un po’ sottotono, anche se non è nulla di sconvolgente, soprattutto per un’auto di questo segmento. Quello che non ci è piaciuto riguarda piuttosto la posizione del display centrale e dei comandi del climatizzatore, che si trovano davvero troppo in basso, costringendo a distogliere non poco lo sguardo dalla strada. A proposito di schermo. Il sistema multimediale IntelliLink lo abbiamo trovato perfezionato rispetto al passato, quando debuttò su Adam. Il navigatore funziona bene, in maniera fluida, ed è tutto sommato molto completo se lo si utilizza abbinato ad uno smartphone Android o iOs. Convince anche per il prezzo, dal momento che offre tutto quello che serve e costa tutto sommato poco (300 euro). Peccato che non riconosca ancora Windows Phone, soprattutto perché l’IntelliLink non ha alternative. I clienti non possono scegliere infatti un sistema multimediale più raffinato e costoso, che per intenderci non sfrutta la potenza di calcolo del proprio smartphone come invece fa l’IntelliLink. Il bagagliaio della nuova generazione resta più che buono, mentre, come in passato, l’accesso ai posti posteriori sulla versione tre porte resta piuttosto scomodo, principalmente a causa della particolare conformazione del montante con taglio da coupé. Iniziamo la nostra prova provando il nuovo tre cilindri turbo Ecotec da 1.0 litro. Un motore di ultimissima generazione (lo abbiamo già provato a bordo della nuova Adam Rocks) che su Corsa si conferma un vero gioiello della tecnico. All’avvio si dimostra estremamente silenzioso e, cosa più unica che rara per un tre cilindri, addirittura privo di qualsiasi tipo di vibrazione. Anche affondando il piede sul pedale del gas il rumore del piccolo 1.0 rimane sempre in lontananza, mentre i 115 CV e l’ottima coppia di 170 Nm rendono la Corsa agile e scattante, addirittura briosa quando si chiede tutto in termini di prestazioni. Provare successivamente il classico 1.4 a benzina conferma le ottime impressioni sul nuovo tre cilindri. Il tradizionale aspirato rimane un motore di “vecchia concezione” per gli standard di oggi, decisamente più pigro e meno vivace del piccolo turbo. Se cercate una motorizzazione benzina quindi non abbiamo dubbi: il motore da scegliere è senza dubbio il nuovo tre 13 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica cilindri 1.0. Se volete il gasolio invece, perché siete grandi chilometristi, rimane a listino il classico 1.3 turbo diesel CDTi, che rispetto al passato è stato perfezionato cercando di ridurre la rumorosità, vero tallone d’Achille di questa unità in passato. Le operazioni di profondo aggiornamento tecnico si sentono una ad una mentre si è alla guida. Sopratutto lo sterzo, che gode di una nuova servoassistenza davvero ben riuscita. In città il volante rimane morbidissimo, mentre alle alte velocità, per esempio in autostrada, ha il giusto carico e non diventa mai troppo incosistente. Ci è piciuto molto, per concludere, anche l’assetto sportivo (optional). La nuova Corsa con cerchi da 17” e assetto rigido diventa molto più reattiva e quasi divertente da guidare, anche con il piccolo 1.0 turbo. Conclusioni La nuova Corsa è senza dubbio un’auto di segmento B che ha raggiunto la piena maturità grazie a contenuti di sostanza, ma ricchi di potenzialità. È vero, si intravedono ancora le tracce della precedente generazione, ma il nuovo modello è stato aggiornato da cima a fondo con il meglio della tecnologia del costruttore tedesco. Convince in modo particolare per la qualità complessiva e per il nuovo motore a tre cilindri sovralimentato. Si può lavorare ancora invece sull’offerta legata ai sistemi di intrattenimento. 16 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Opel Corsa Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Virtual Tour » Test drive » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 PROVA SU STRADA PORSCHE CAYENNE RESTYLING Segue le orme della Macan La Porsche Cayenne si rifà il trucco con un restyling di metà carriera che si ispira all’universo stilistico della sorella minore Macan. Qualità, motori e prestazioni sono di riferimento, ma il peso resta davvero importante di Matteo Valenti 18 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica lancio è arrivato il momento di un bel restyling di metà carriera. E siccome stiamo parlando di un modello strategico, in Porsche hanno deciso di fare le cose in grande, non solo ritoccando il design ma soprattutto rivoluzionando motorizzazioni e tecnologie, introducendo persino una versione un’inedita plug-in hybrid, la prima nel mondo dei SUV di lusso. Media Dal vivo: com’è cambiata fuori con il restyling L a nuova Macan è da poco arrivata sul mercato e ha già conquistato le vette delle classifiche di vendita di Casa Porsche. Questo non significa però che dobbiamo dimenticarci della sua musa ispiratrice. Ovvero di quella Cayenne che ha portato per la prima volta la Casa di Zuffenhausen nel mondo dei SUV, rivoluzionandone la storia. Nata nel 2002, aveva fatto storcere il naso a più di un appassionato per cui la Porsche sarebbe dovuta rimanere in eterno fedele soltante alle sportive come la 911. I puristi tolleravano al massimo la sorella minore Boxster – che sarebbe stata affiancata qualche anno più tardi dalla Cayman – ma mal digerivano l’arrivo di uno Sport Utility, 20 per di più costruito grazie ad una joint venture con il Gruppo Volkswagen (la stessa base meccanica della Cayenne diede vita ad Audi Q7 e VW Touareg). Anche la più insignificante perplessità però è stata spazzata via in un batter di ciglio dagli impressionanti dati di vendita. La Cayenne è diventata nel giro di pochissimo tempo la Porsche più venduta, con numeri da capogiro, almeno per un costruttore considerato fino a quel momento di nicchia. Per farsi un’idea basterà dire che la prima Cayenne del 2002 è stata venduta in 276.000 esemplari, mentre oggi le vendite hanno sfondato abbondantemente quota 300.000 unità. Il modello di seconda generazione continua a mantenersi in testa alla classifiche di vendita del marchio tedesco ma a quattro anni dal All’esterno i cambiamenti sono abbastanza evidenti, anche se non stravolgono i concetti di base della Cayenne. Spiccano senza dubbio i nuovi gruppi ottici, offerti di serie in versione bixeno con luci diurne led oppure a richiesta nella più sofisticata versione full led. In quest’ultimo caso sono disponibili anche gli abbaglianti adattivi, che permettono di avere un fascio di luce estremamente potente, con penetrazione fino a 500 m. Non appena si incrocia un altro veicolo il sistema provvede ad abbassare all’istante gli abbaglianti, senza rischiare di mettere in difficoltà altri veicoli. Nel complesso il rinnovato frontale sembra ispirarsi all’universo stilistico della sorella minore Macan, con linee più sinuose ed eleganti, ma allo stesso tempo incredibilmente aggressive. Le griglie dell’ampia calandra sono state ridisegnate e alle loro spalle nascondono un’importante innovazione. Sono state installate infatti delle alette mobili che rimangono chiuse il più possibile, contribuendo a migliorare aerodinamica ed efficienza. Quando non serve apportare il massimo flusso d’aria al radiatore, per esempio a motore freddo o comunque non in temperatura, rimangono serrate, aprendosi solo quando occorre raffreddare in maniera consistente il propulsore. È un piccolo accorgimento certo, ma da solo riesce comunque ad abbattere il coefficiente di penetrazione aerodinamica di 0,01 Cx. Non male per un’auto così imponente, con un Cx complessivo di 0,36. Gli stilisti tedeschi poi hanno ridisegnato completamente anche il cofano, così come il posteriore che mette in mostra inediti gruppi ottici led, con un design molto più sofisticato rispetto a prima, e terminali di scarico inglobati nel paraurti. Al di sopra del lunotto poi spicca uno spoiler di nuova concezione, sviluppato anche in questo caso per rendere più “pulito” il flusso dell’aria e migliorando l’aerodinamica. Dal vivo: com’è cambiata dentro con il restyling Saliti a bordo l’occhio cade inevitabilmente sul nuovo volante a tre razze, davvero ben riuscito. Ed era davvero difficile sbagliare visto che lo hanno disegnato ispirandosi a quello della supercar 918 Spyder (che ha suggerito anche quello della Macan). Tutti i comandi sono facilmente raggiungibili, così come i comodi paddles di selezione del cambio. Rispetto al passato si arricchisce però di molto la dotazione di serie. La rinnovata Cayenne offre il portellone posteriore ad azionamento automatico, listelli sottoporta in acciaio inox, controllo pressione pneumatici, e interfaccia audio. I sedili posteriori sono stati riprogettati per garantire maggiore confort e a richiesta possono essere dotati, così come quelli anteriori, di sistema di ventilazione. Sempre in via opzionale si può avere anche una vera e propria chicca. Stiamo parlando del sistema Soft-Close delle portiere, un meccanismo di chiusura integrato utile ad esempio in caso di parcheggi stretti. In questi casi basta appoggiare lo sportello e poi il sistema provvederà a completare la chiusura in maniera automatica, serrando la portiera grazie ad un piccolo motore elettrico. Anche il parabrezza riscaldabile, disponibile come optional, vuole contribuire a rendere più confortevole il periodo invernale. Non presenta i tradizionali fili riscaldanti, ma utilizza una lamina riscaldante estremamente sottile che non intralcia i sistemi di assistenza con telecamera e che al tempo stesso riduce il livello di rumorosità all’interno dell’abitacolo. Disponibili anche le sospensioni ad aria (di serie su Cayenne Turbo, optional sulle altre versioni) che forniscono una pratica funzio21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica ne aggiuntiva. Con portellone posteriore aperto, grazie a un tasto installato lateralmente nel vano di carico, è possibile abbassare la vettura di 52 mm, facilitando di conseguenza il carico in presenza di oggetti particolarmente ingombranti o pesanti. Ampliata anche l’offerta di sistemi di assistenza. Il Park-Assistant sarà disponibile come optional con “Surround View” che consente di eseguire manovre di parcheggio più comode e sicure anche in condizioni di scarsa visibilità. Oltre alla telecamera posteriore sono state installate anche altre tre telecamere ad alta risoluzione nella parte anteriore e negli specchietti. Dalle immagini di tutte e quattro le telecamere, il sistema calcola una prospettiva aerea virtuale sul veicolo e visualizza l’immagine a 360° sul display del sistema multimediale PCM. Qualità: da rimanere a bocca aperta Come abbiamo già avuto modo di ribadire più volte in ambito Porsche, anche in questo caso 22 ci troviamo davanti alla quintessenza dell’automobile. Difficile trovare difetti o imprecisioni per quanto riguarda la qualità costruttiva. Ogni componente, guarnizione, pulsante e rivestimento è realizzato o applicato con grandissima cura. E questo grande senso di qualità lo si avverte in ogni momento, da quando si apre o chiude uno sportello, fino al momento in cui si afferra una maniglia, il volante oppure il pomello del cambio. Motorizzazioni: arriva il primo SUV Plug-In Hybrid (di lusso) La più grande novità introdotta con il restyling però è senza dubbio l’inedita versione S EHybrid. Sfrutta lo stesso powertrain della Panamera plug-in con una sostanziale differenza: su Cayenne è mantenuta l’immancabile trazione integrale PTM. Il motore resta il V6 da 3.0 litri con compressore volumetrico da 333 CV e 440 Nm abbinato al motore elettrico da 95 CV e 310 Nm. Il motore elettrico è montato a valle del propulsore a benzina e del cambio Tiptronic a otto marce 23 24 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica modello base: la Cayenne. Dotata di un motore V6 da 3.6 litri da 300 CV e cambio Tiptronic S, questa versione può scattare da 0 a 100 km/h in 7,7 secondi e raggiungere una velocità massima di 230 km/h, consumando, secondo la Casa, 7 litri ogni 100 km con 21 g/km di CO2. Si sale di livello poi con la Cayenne S equipaggiata con il nuovo 3.6 biturbo da 420 CV. La potenza è la stessa della rinnovata Panamera S che però è spinta da un motore da 3.0 litri. Come mai? Il mistero è presto risolto. La cubatura più elevata – 3.6 a invece che 3.0 – ha permesso di migliorare la coppia, aspetto fonamentale per un SUV a trazione integrale permanente con velleità fuoristradistiche, portandola a 550 Nm (+ 50 Nm rispetto al passato). Il cambio rimane il Tiptronic è in questo caso le prestazioni parlano di uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,5 secondi con l’ago del tachimetro che può arrivare a toccare i 259 km/h. I consumi dichiarati si fermano tra 9,5 e 9,8 l/100 km, le emissioni tra 223 e 229 g/ km. Da poco però presentata anche la rinnovata e complessivamente il sistema ibrido eroga una potenza di 416 CV e 590 Nm, che si traducono in uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,9 secondi e in una velocità massima di 243 km/h (125 km/h in puro elettrico). L’autonomia in modalità elettrica promette un range che va da 18 a 36 km, mentre i consumi medi dichiarati parlano di un valore di 3,4 l/100 km. Diesel: anti-superbollo o super sportivo Le versioni più gettonate in Italia però rimangono senza dubbio quelle alimentate a gasolio. La Cayenne Diesel rimane equipaggiata con il collaudato 3.0 V6 da 262 CV che diventano 250 CV per la versione immatricolata in Italia in ottica anti-superbollo. La coppia rimane in entrambi i casi a 580 Nm mentre il cambio è il Tiptronic S a otto marce che garantisce uno scatto da 0 a 100 26 versione GTS che in ottica downsizing perde il V8 aspirato per assumere una nuova versione del V6 biturbo benzina da 3.6 litri capace di erogare 440 CV e 600 Nm di coppia, con un incremento di 20 CV e 85 Nm rispetto al propulsore precedente. Questi dati si traducono in uno scatto da 0 a 100 km/h in 5.2 secondi (5.1 con il pacchetto Sport Chrono opzionale) e in una velocità massima di 262 km/h mentre i consumi dichiarati parlano di 9 litri ogni 100 km. Per chi non cerca compromessi rimane il top di gamma: la Cayenne Turbo che non rinuncia al piacere di un motore a otto cilindri. Sotto al cofano pulsa un esuberante V8 biturbo da 4.8 litri in grado di erogare 520 CV e 750 Nm di coppia massima, gestiti attraverso il collaudato Tiptronic. Le prestazioni parlano il linguaggio delle supercar con uno scatto da 0 a 100 km/in in 4,5 secondi (4,4 con pacchetto Sport Chrono!) e una velocità massima pari a 279 km/h. I consumi dichiarati si attestano tra 11,2 e 11.5 l/km con le emissioni che oscillano tra 261 e 267 g/km a seconda delle versioni. km/h in 7, 3 secondi e una velocità massima di 221 km/h. Grazie all’aggiunta di Ad Blue per l’abbattimento degli Nox Porsche riesce a dichiarare emissioni di 173 – 179 g/km e consumi medi nel ciclo compresi tra 6,6 e 6,8 l/100 km. Chi vuole rimanere sul gasolio senza rinunciare a prestazioni brutali può sempre scegliere la versione S Diesel. Sotto al cofano pulsa il poderoso V8 da 4.2 litri da 385 e 850 Nm con cambio Tiptronic che fa schizzare la Cayenne a 100 km/h in 5,4 secondi (e stiamo sempre parlando di un SUV di oltre 2 tonnellate a gasolio!) e a 252 km/h di velocità massima. Per i puristi rimane la “sacra” benzina Per i “talebani” della benzina, che non saliranno mai su una Porsche a gasolio, l’offerta è naturalmente più ampia e golosa. Si parte con il nuovo 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Categoria pesi massimi, prezzi variegati Lunga 4.855 mm, larga 1.939 e alta 1.705, la Cayenne rientra a pieno titolo nel segmento delle SUV full size, anche se dobbiamo ammettere che il rinnovato look, più sinuoso e filante, la fanno apparire meno imponente di quanto non sia realmente. Il peso naturalmente si adegua di conseguenza, con cifre che superano senza troppi complimenti le due tonnellate. Si parte dai 2.085 kg della Cayenne S a benzina per salire ai 2.110 della Diesel e ai 2.350 della più complessa S E-Hybrid. L’assetto può contare all’avantreno su un asse doppio braccio trasversale in alluminio e al retrotreno su un raffinato multilink con braccio trasversale inferiore, due bracci singoli nella parte superiore e tirante trasversale .A richiesta si possono avere le raffinate sospensioni pneumatiche Pasm con regolatore di livello e altezza e sistema di regolazione continua degli ammortizzatori comandato da tre mappe caratteristiche del motore. Come sempre i prezzi della Cayenne coprono una fetta molto ampia del mercato perché si parte dai 71.784 euro della classica versione diesel per salire fino ai 135.468 della Turbo, passando per gli 87.553 delle nuova S E-Hybrid. La Cayenne quindi si scontra sul mercato con i classici rivali tedeschi – BMW X5, Mercedes-Benz ML e Audi Q7 – ma anche con Range Rover e Range Rover Sport e Lexus RX. Le nostre impressioni di guida Abbiamo messo alla prova la Cayenne restyling nelle versioni top di gamma 8 cilindri gasolio e benzina. Partiamo dalla S Diesel, con il suo mastodontico V8 da 4.2 litri. Ci colpisce fin da subito per il suono rauco e profondo, sembra quasi un benzina pronto a ruggire. Pensiamo subito che ci sia il trucco. Un sound symposer o un sistema di Active Sound – vanno così di moda oggi – capace di far emettere un suono artificiale direttamente dagli scarichi. Niente di tutto questo, ci confermano gli ingegneri Porsche. Il super diesel tedesco suona così naturalmente, senza ricorrere a 28 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica nessun tipo di artificio tecnologico. E la musica continua una volta saliti a bordo. Basta iniziare a muoversi infatti per sentire letteralmente cantare l’otto cilindri diesel, con tonalità forse non raffinate come quelle di un benzina con la stessa architettura, ma senza dubbio molto coinvolgenti. Con un motore di questa razza a disposizione però arriva presto il momento di capire di cosa è capace. Decidiamo di non sfidare l’ingegneria tedesca in un sol colpo, mettendo sì in manuale ma affondando solo per metà il piede sul pedale del gas. Quello che accade è qualcosa di incredibile. La Cayenne in un lampo si sveglia e da comoda compagna di viaggio si trasforma in una belva pronta a divorare l’asfalto. Schiacciamo ancora di più sull’acceleratore, selezioniamo la modalità di guida Sport Plus, e la S Diesel diventa una vera e propria furia, che riesce a scaricare a terra in un soffio tutti gli 850 Nm, dal primo all’ultimo. È una valanga di coppia, che peraltro si scatena immediatamente visto che è disponibile fin dai 2.000 giri. La reattività di questo propulsore è impressionante: ad ogni lieve azione corrisponde sempre una reazione esponenziale, con i due turbocompressori che soffiano con una forza inarrestabile, senza il minimo ritardo nell’erogazione. Ci è piaciuto molto anche il cambio Tiptronic a otto marce. Dolce e gentile quando si va a passeggio, fulmineo quando si chiede tutto. Sembra un paradosso ma più si spinge forte e più questo convertitore di coppia diventa veloce, fino ad arrivare a “sparare” letteralmente le marce come se fossero fucilate, regalando un coinvolgimento da sorriso stampato in volto. È lo sterzo semmai che non asseconda questo comportamento con reattivo. È molto comunicativo, specialmente in modalità sportiva, ma manca di quella precisione millimetrica che ci si aspetterebbe da un’auto con prestazioni così elevate. Dieci e lode invece all’assetto, che riesce a far diventare quasi divertente un’auto da oltre due tonnellate. Il merito è delle raffinate sospensioni pneumatiche che in modalità Sport Plus diventano davvero rigide, mentre il telaio si dimostra incredibilmente reat- tivo considerata la massa in gioco. Certo non si possono fare miracoli. Le due tonnellate ci sono e si sentono tutte, ma sono filtrate in maniera sopraffina. Verrebbe da dire che considerato il peso meglio di così non si poteva davvero fare. Ci piace anche la trazione integrale permanente PTM, che quando si forza il ritmo trasferisce forza motrice al posteriore allargando il posteriore quel tanto che basta per divertirsi senza mettere a rischio la sicurezza. Turbo Sulla Turbo valgono tutte le considerazione fatte per la S Diesel. Vanno però amplificate a dismisura. Qui il sound è quello autentico di un benzina a otto cilindri, rauco, pieno, capace di squarciare in mille pezzi il fragile silenzio. Quando si preme sull’acceleratore per capire di che pasta è fatta la più potente delle Cayenne si ha una reazione un filo più rallentata rispetto a quella veramente istantanea della diesel. Il picco di coppia, in questo caso di 750 Nm, qui si raggiunge un pelo più tardi, a 2.250 giri, ma al di là di questo dettaglio sembra proprio una conseguenza di un lieve turbo lag. Dopo questo lieve attimo di esitazione però, ovvero quando i turbocompressori iniziano a soffiare a pieni polmoni e le giranti prendono giri non ce n’è più per nessuno. La Cayenne Turbo diventa furiosa, una valanga inarrestabile, un fiume in piena incontenibile. Mette quasi in soggezione perché si ha sempre la percezione di trovarsi al volante di un SUV di quasi cinque me29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb tri e due tonnellate, che al tempo stessoperò sta accelerando in maniera vertiginosa, mentre si rimane letteralmente schiacciati dentro agli schienali. È una forza bruta quella della Turbo, che non accenna a fermarsi o placarsi fino a oltre i 6.000 giri/min, niente male per un motore sovralimentato. Impressionante anche l’efficacia con cui la Cayenne scarica sull’asfalto tutta la sua rabbia. Sembra che non perda per strada nemmeno uno dei suoi 520 CV e il merito della efficacissima trazione integrale PTM. Consumi Parlare di consumi quando ci sono in gioco livelli di potenza “lunari” come in questi casi solitamente non ha molto senso. Non nel caso di Por30 sche però perché come abbiamo già vuto modo di riscontrare più volte i motori di Zuffenhausen riescono a stupire, anche quando ci sono in gioco cubature e prestazioni importanti. Strapazzando la S Diesel, chiedendole tutto appena possibile non si riesce a fare di meglio di 6,5 km/l, ma viaggiando in maniera tranquilla si riescono a percorrere tranquillamente più di 10 km al litro, non male per un SUV di 2 tonnellate, con quasi 400 CV. Lo stesso discorso vale, fatte le debite proporzioni, per la Turbo. Se si vuole conscere di che pasta è fatta davvero non si fatica ad arrivare ai 5 km/l, ma se la si utilizza come una comoda compagna di viaggio per il classico weekend in montagna si possono percorrere fino a 10 km/l, sempre che non si abbia troppa fretta. 31 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Porsche Cayenne restyling Conclusioni È vero che le versioni più gettonate rimangono i diesel (perlomeno in Italia) e i benzina di accesso, ma provare il top di gamma a otto cilindri è stato importante per capire quali siano le reali potenzialità di questo modello. Potenzialità enormi, che collocano la Cayenne nell’Olimpo dei SUV sia in termini di prestazioni che di comfort e qualità costruttiva. 34 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Sito Dedicato » Store Online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 35 PROVA SU STRADA NUOVA SKODA FABIA Esame di maturità La nuova Skoda Fabia si rivoluziona rispetto al passato grazie ad un design più ricercato e ad una iniezione di tecnologia. Migliora lo spazio interno, ma la tecnologia Mirror Link è da perfezionare di Emiliano Perucca Orfei 36 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Si accorcia e si allarga: migliora la spaziosità A dispetto del look esterno, Il nuovo modello è lungo 3.992 mm (-8 mm), largo 1.732 (+90) ed alto 1.467 (-31) mentre in termini di passo il valore sale di 5 mm fino ad totale di 2.470 mm. Aumenta anche la capacità del bagagliaio che sale a 330 litri estensibili a 1.150 abbattendo progressivamente gli schienali posteriori. Interessanti alcune soluzioni messe a punto per il vano bagagli: la cappelliera può essere utilizzata per celare il vano ma anche per la realizzazione di un piano intermedio. Nel caso in cui non dovesse servire, invece, può essere sistemata in uno specifico alloggiamento integrato nel retro degli schienali posteriori. L’aumento dimensionale ha portato giovamenti anche per quanto concerne l’abitabilità. La lunghezza è aumentata, infatti, di 8 mm (1.674) mentre per quanto riguarda lo Media I l debutto della nuova Skoda Fabia segna il rilancio per il brand ceco del Gruppo Volkswagen in un segmento assolutamente strategico per il mercato italiano, ovvero quello delle segmento B sino ad oggi dominato da player di rilievo come Fiat (Punto), Renault (Clio), Peugeot (208), Opel (Corsa) e Volkswagen (Polo). Rivali tutt’altro che semplici, in particolar modo in passato quando Skoda era configurata dalla sua proprietà tedesca come una azienda più mirata al prodotto low-cost, seppur ricco di tecnologia che a quello più “smart” ed al di fuori degli schemi della attuale gestione, ma contro cui oggi è possibile pensare di competere grazie ad un prodotto che sfrutta il massimo delle tecnologie a disposizione del Gruppo sotto il profilo tecnico e tecnologico. Fabia è stata sviluppata in questa ottica introducendo innanzitutto un nuovo design, che non rompe del tutto gli 38 spazio gomiti anteriore ci sono 21 mm in più. La tecnologia, come dicevamo, non manca ne alla voce confort ne a quella della sicurezza. Fabia introduce per la prima volta nella sua storia elementi interessanti anche per il segmento di appartenenza, come nei casi dei tergicristalli o delle luci ad attivazione automatica, dell’aiuto alle partenze in salita, dei sensori di parcheggio, del sistema esp con multicollision brake (in caso di impatto frena automaticamente e tiene frenata vettura per evitare limitare ulteriori impatti), ma anche la misurazione della pressione dei pneumatici e, non ultimo, un sistema che in caso di pioggia anticipa una eventuale frenata del guidatore pulendo i dischi dalla pagina d’acqua avvicinando le pastiglie al disco in modo impercettibile nella fase di rilascio. Interessante anche lo speed limiter e la possibilità di accedere alla vettura in modalità Keyless. schemi del passato pur mostrando un sostanziale passo avanti per quanto concerne la ricerca del dettaglio raffinato. In particolar modo il frontale, strettamente derivato dalla concept car Vision D, offre un’immagine meno spartana e ricercata della precedente grazie ad una perfetta integrazione tra lo stile più imponente della nuova calandra ed un look dei gruppi ottici molto pulito, tecnico ed allo stesso tempo intrigante grazie ad una piacevole risultante cromatica scura che li domina. Anche dietro le novità si fanno notare rispetto alla precedente generazione, grazie a nuovi gruppi ottici a led che ricordano quelli di Octavia e Superb, mentre per quanto concerne la fiancata ed il tetto la vettura mantiene sostanzialmente immutati i volumi e le proporzioni del modello precedente con un tetto spiovente ordinabile anche in speciali soluzioni bicolore con o senza cristallo. 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica La gamma Diesel, invece, si compone del 1.4 TDI da 90 CV e, in un secondo momento, del 1.4 TDI da 75 CV in allestimento GreenLine. Per tutti i motori l’omologazione è Euro6 ed il cambio esclusivamente manuale a cinque rapporti. Sotto il profilo tecnico si fa segnalare anche la presenza di un nuovo servosterzo elettromeccanico C-EPS che sostituisce il servosterzo elettro idraulico finora utilizzato. Dal vivo: com’è fuori Nonostante alcuni concetti stilistici sia o condivisi con il modello di seconda generazione, la Arriva il Mirror Link Tra le novità tecnologiche di spicco anche l’introduzione del Mirror Link, che fa parte del pacchetto tecnologico della radio Bolero che offre uno schermo a colori da 6,5” contro quello da 5” monocromatico proposto di serie. L’applicazione, recentemente presentata anche su Polo, permette di visualizzare il display del proprio smartphone su quello della vettura sfruttando la potenza di calcolo del telefono stesso per far “girare” sistemi di navigazione satellitare ed altre app dedicate. Nello stesso pacchetto è stata introdotta anche la funzione SmartGate, che sfrutta speciali app per controllare e gestire specifici parametri tecnici della vettura. Tre gli allestimenti previsti: Active, Ambition e Style. Di serie per tutte una buona dotazione di airbag, il controllo della pressione pneumatici, 40 nuova Fabia fa capire immediatamente di essere un prodotto completamente diverso per via delle dimensioni, in particolar modo la larghezza che è cresciuta di 10 cm a tutto vantaggio di una maggiore impressione di robustezza. Una Fabia decisamente più raffinata, che per soluzioni stilistiche e cura per il dettaglio (parliamo ad esempio del tetto in vetro, per la prima volta su Fabia) potrebbe essere tranquillamente venduta anche con brand Volkswagen, pensata per venire incontro alle più disparate esigenze di questo segmento grazie anche alla presenza delle cinque porte di serie: dalla seconda vettura di casa l’attivazione automatica delle luci diurne, lo start - stop, il pedestrian protection e gli specchietti in tinta carrozzeria. Più il linea con le esigenze del mercato italiano la Ambition che offre clima, fendinebbia, front assist, radio swing, sedili posteriori divisibili e ribaltabili, speed limiterò, volante in pelle e sistemi di trattenuta nel bagagliaio. Style, la più ricca, offre in più anche il bracciolo anteriore, i cerchi in lega da 16, l’accesso e l’avviamento Keyless, i cristalli posteriori oscurati, le luci diurne a led, il cruise control e la regolazione in altezza dei sedili anteriori. In termini di motori Skoda ha attinto dalla banca motori del Gruppo Volkswagen tre unità a benzina ed una a gasolio. Al lancio saranno dunque disponibili il nuovo tre cilindri 1.0 MPI nelle declinazioni da 60 e 75 CV ed il 1.2 TSI da 90 CV. Per tutti i consumi sono di 4,7 litri di verde ogni 100 km. 41 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica il proprio smartphone Android o Apple direttamente dallo schermo touch sulla plancia. In buona sostanza si utilizzano le app del telefono per la navigazione e per la multimedialità ed il tutto funzionerebbe davvero per il meglio se non fosse che l’attivazione della funzionalità Mirror Link esclude di fatto tutti gli altri servizi della radio Bolero. Ergo se si vuole ascoltare la radio (Dab) o la musica da una chiavetta usb la cosa è preclusa e per farlo non rimane che utilizzare i servizi offerti dal telefono con tutti i vantaggi e gli svantaggi in termini di funzionalità e praticità d’uso che la cosa comporta. Interessanti anche le opzioni offerte dal sistema SmartGate, sempre collegato al telefono, che attraverso un dialogo tra la centralina della vettura e lo smartphone permette di essere aggiornati in tempo reale su alcuni dati della vettura come il consumo, la velocità media e molto altro: questo ha permesso lo sviluppo di acquistata dalla mamma ed utilizzata anche dai figli alla prima vettura di una giovane famiglia che cerca un elevato rapporto qualità prezzo senza troppe formalizzazioni sul brand. Dal vivo: com’è dentro All’interno di Fabia si respira un’aria decisamente in linea con quella dei prodotti del gruppo tedesco. Lo sviluppo della plancia è molto preciso, regolare, dominato da tratti orizzontali che lasciano da un lato spazio alla tecnologia, con lo schermo da 6,5” a dominare la scena nel caso si scelga la più sofisticata radio Bolero, di cui parleremo dopo. L’abitabilità è decisamente aumentata rispetto al precedente modello e la sensazione è ancor più acutizzata nelle versioni dotate di tetto panoramico, che per la prima volta 44 specifiche app che possono aiutare a consumare meno o a verificare lo stato della vettura condividendolo, ad esempio, sui Social network. Su strada: come va La nuova Fabia non è basata sul nuovo pianale MQB, di cui però utilizza i sistemi elettrici ed elettronici, ma è sostanzialmente sviluppata su una piattaforma già esistente e sviluppata ad hoc secondo le esigenze del nuovo modello. Questo ha permesso da un lato di contenere i costi e dall’altro di avere una base di lavoro “sicura” su cui lavorare, che si dimostra decisamente in linea con le esigenze prestazionali e di comfort del modello. Il comportamento della Fabia è dunque prevedibile e sicuro in ogni condizione, in particolar modo quando si sceglie la nuova motorizzazione 1.0 MPI che di certo non brilla per prestazione pura ma vanta una notevole leggerezza arriva su una segmento B del costruttore ceco. Lo spazio è buono anche per chi siede dietro così come per i bagagli, il cui vano vanta molte soluzioni intelligenti per la distribuzione dei carichi (ganci, contenitori etc) e qualcuna in meno per il massimo sfruttamento dei 1.180 litri disponibili: gli schienali posteriori frazionati 50/50 sono disponibili a richiesta o a partire dall’allestimento intermedio mentre lo sfruttamento del volume disponibile può essere meno pratico del previsto per via del gradino di oltre 10 cm tra bagagliaio e schienali che non permette un perfetto sviluppo orizzontale del piano di carico. In termini di tecnologia la nuova Fabia introduce per la prima volta per il brand Skoda la tecnologia Mirror Link. Si tratta di un sistema che avevamo già visto su nuova Polo e che permette di interagire con 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 46 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito (la vettura pesa 980 kg) a tutto vantaggio della facilità di guida e della precisione di sterzo. Proprio quest’ultimo elemento, denominato C-EPS, è stato introdotto per la prima volta su Fabia e conferma un’ottima taratura per la guida in città e per le manovre da fermo. Il nuovo tre cilindri da un litro, abbinato ad un cambio a cinque marce molto preciso e piacevole da usare, è un’unità perfetta per chi usa l’auto in città o per qualche gita fuori porta mentre per chi pensa a questa vettura per un utilizzo più intensivo è decisamente più indicata la scelta del 1.4 TDI da 90 CV. La presenza del quadricilindrico si avverte in modo più evidente ma la performance è superiore in ogni frangente ed anche l’utilizzo del cambio decisamente più limitato. BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Skoda Fabia In conclusione Sfoglia i cataloghi in PDF Il prezzo non è ancora stato dichiarato ufficialmente per l’Italia ma non dovrebbe discostarsi troppo da quello della precedente generazione, che partiva da poco più di 11.000 euro. Una cifra interessante per una vettura cresciuta moltissimo ed oggi in grado di soddisfare le esigenze di chi non cerca solamente un buon rapporto qualità prezzo. 48 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Store online » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica HY Kers: nuove funzionalità Il sistema HY-KERS è stato evoluto in ottica puramente prestazionale, con logiche di funzionamento gestibili dal pilota attraverso uno specifico manettino a 4 posizioni: Qualify, per ottenere la massima prestazione entro un numero limitato di giri; Long Run per ottimizzare la costanza della performance; Manual Boost per l’erogazione istantanea della massima coppia; Fast Charge, per attivare la ricarica rapida della batteria. Aerodinamica da F1 FERRARI FXX K IL NUOVO “MOSTRO” DA 1050 CV Alle Finali Mondiali Ferrari di Abu Dhabi, la Casa del Cavallino ha presentato la Ferrari FXX K, la nuova creatura da 1050 CV basata sulla prima ibrida di Maranello L uca Cordero di Montezemolo aveva parlato di lei già al GP di Monza 2014 ed oggi è finalmente realtà: parliamo della nuova Ferrari FXX K, ultima evoluzione del progetto FXX pensato come piattaforma di sviluppo delle supersportve di Maranello in cui i clienti più sportivi svolgono un fondamentale ruolo di tester ufficiali. Basata sulla LaFerrari la nuova FXX K utilizza la tecnologia di recupero dell’energia cinetica Kers andando ad incrementare per limitati periodi di tempo la potenza erogata dal propulsore termico: il dato complessivo dichiarato è di 1.050 CV. 50 1050 CV: come sono ripartiti In termini di aerodinamica l’evoluzione ha portato ad una nuova ala a due elementi con splitter maggiorato, più basso di 30 mm e interrotto nella parte centrale. Una doppia coppia di turning vane laterali e pinne verticali ha la funzione di indirizzare l’aria verso la parte della fiancata, richiamando la scia dall’anteriore all’esterno del fondo, sigillato grazie alle minigonne che si estendono dal brancardo, a tutto vantaggio di una considerevole riduzione di resistenza associata a un aumento di carico conseguente al più efficace sfruttamento del fondo aerodinamico. Molto sofisticato anche il posteriore, con la coda della carrozzeria alzata e l’allungamento della corsa dello spoiler mobile posteriore per un incremento complessivo di 60 mm in massima estensione. Due candelabri, composti da una pinna verticale e da un profilo orizzontale, agiscono in configurazione di bassa resistenza come derive e in configurazione da alto carico amplificando le performance dello spoiler. Questo sistema, inoltre, induce potenti aspirazioni sulla parte posteriore della vettura, contribuendo tra l’altro al pieno sfruttamento della parte di fondo piatto posta davanti alle ruote posteriori, grazie a due condotti di by-pass che riducono la pressione nel vano ruota. Il diffusore posteriore, estremamente espanso, ottimizza l’estrazione di aria dal fondo vettura. Il risultato è un miglioramento del 50% del carico verticale in configurazione a bassa resistenza, e di un 30% nella configurazione downforce più spinta, arrivando a 540 kg alla velocità di 200 km/h. Meccanica ed elettronica raffinate La dinamica del veicolo beneficia dell’introduzione di pneumatici slick Pirelli sensorizzati, che consentono il monitoraggio dell’accelerazione longitudinale, laterale e radiale, oltre che di temperatura e pressione. Questa soluzione consente un’accurata analisi dell’interazione tra gomma e asfalto, arricchendo così il traction control di dati preziosi per l’ottenimento della massima prestazione. Il livello di intervento di Differenziale elettronico E-Diff, controllo di trazione F1-Trac, controllo elettronico dell’angolo di assetto con specifica calibrazione per gli pneumatici slick (Racing SSC) e ABS prestazionale è controllabile grazie al Manettino racing a 5 posizioni sul volante. Un valore elevatissimo che scaturisce dagli 860 CV sprigionati da V12 di 6.262 cc e dai 190 CV della parte elettrica. Notevole anche il valore di coppia massima disponibile visto che si parla di un totale di 900 Nm. L’evoluzione del V12 a V di 65° è frutto dell’introduzione di nuovi alberi a camme e della distribuzione meccanica delle valvole anziché idraulica: modifiche che hanno richiesto una mappatura del motore specifica, condotti di aspirazioni rivisti con differente trattamento di lucidatura, e una linea di scarico rifatta a fronte ell’eliminazione dei silenziatori. 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Karl infatti è proprio il figlio di Adam, fondatare e dell’azienda. La nuova citycar tedesca, lunga 3,68 metri, verrà offerta in un’unica variante di carrozzeria a cinque porte con cinque posti omologati e potrà essere equipaggiata con cerchi in lega da 14 a 16 pollici. Karl in ogni caso non rinuncia ad un equipaggiamento tecnologico di prim’ordine, pur trattandosi di un’automobile di segmento A. Tecnologia raffinata anche per la piccola La piccola Opel oltre a sistemi standard come l’ESP , l’ABS e il dispositivo Hill Start Assist, che impedisce alla vettura di scivolare indietro in caso di partenza in salita, potrà essere dotata anche del Lane Departure Warning – che, attraverso i sensori collocati nella telecamera anteriore, segnala al conducente tramite un segnale acustico e una spia gialla lampeggiante visualizzata sul quadro strumenti quando sta inavvertitamente abbandonando la corsia di marcia prescelta. Anche Karl dispone inoltre della funzione City mode, che consente di ridurre la resistenza dello sterzo semplicemente azionando un pulsante, come su Adam e Corsa. Disponibili anche i sensori parcheggio (Park Assist) e il dispositivo di controllo della velocità di crociera con limitatore di velocità . L’elenco degli accessori inlcude poi i fari antinebbia con funzione di cornering light integrata ma non mancano nemmeno i sedili anteriori riscaldati opzionali e il volante in pelle riscaldato e persino il tettuccio apribile. Meno di 10.000 euro Come su tutti gli ultimi modelli presentati dal costruttore tedesco anche Karl potrà essere equipaggiata con l’ormai noto sistema di OPEL KARL LA NUOVA CITYCAR CHE MANDA IN PENSIONE L’AGILA Sta per arrivare la Opel Karl, una nuova citycar che vuole colpire la clientela europea con una dotazione tecnologica di riferimento. Prezzi interessanti D opo l’anticipazione di qualche mese fa emergono i primi dettagli della Opel Karl, la nuova citycar della Casa di Rüsselsheim, che prende il posto in gamma dell’Agila. Si tratta di un’auto copmatta di segmento A, proprio come la Adam, anche se i due modelli hanno caratteri completamente opposti. Adam ha il compito di richiamare clienti premium, attenti allo stile, al design e ai dettagli, che cercano un’auto con cui distinguersi e fare la 52 differenza, mentre Karl dovrà ricoprire il ruolo di auto tutta sostanza e concretezza, per chi bada al sodo e cerca un mezzo di trasporto valido ma ad un prezzo accessibile. Rende omaggio al figlio di Adam Opel Come già avvenuto per Adam, anche la nuova citycar tedesca rende omaggio con il suo nome ad uno dei personaggi chiavi della storia di Opel. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb infotainment IntelliLink che consente un’integrazione totale con i dispositivi Apple iOS e Android, portando a bordo tutte le funzioni e le app dello smartphone. Sotto il cofano la piccola di casa Opel nasconde il nuovo 1.0 Ecotec da 75 CV, un tre cilindri benzina di ultima generazione abbinato ad un classico cambio a 5 marce. Il costrtuttore tedesco ha annunciato che Karl arriverà sui mercati europei a partire dalla prossima estate e che verrà proposta sul mercato ad un prezzo d’attacco inferiore ai 10.000 euro. 54 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica del differenziale elettronico autobloccante e del Launch control che promette partenze da fermo con il massimo delle prestazioni. All’esterno non mancano i classici accorgimenti aerodinamici come le prese d’aria sul cofano e sulle fiancata, l’ampio spoiler posteriore per aumentare la stabilità alle alte velocità e il diffusore inferiore che lascia spazio a quattro tubi di scarico. Per prestazioni ancora maggiori il costruttore americano ha messo a disposizione anche un pacchetto opzionale che promette di migliorare le performance generale della vettura e l’esperienza di guida. Il Z07 Performance Package, disponibile da 16.500 euro, aggiunge infatti freni a disco carboceramici firmati Brembo, pneumatici Michelin Pilot Super Sport ad alta aderenza e componenti aerodinamici anteriori e posteriori regolabili. La Corvette Z06 sarà proposta nel nostro Paese ad un presso di 99.500 euro per la versione coupé e 104.500 euro per il modello convertible mentre le consegne inizieranno a partire dalla primavera 2015. CHEVROLET CORVETTE Z06 ARRIVA IN EUROPA ECCO I PREZZI La Chevrolet Corvette Z06 fa il suo debutto sul mercato europeo. Il costruttore americano dichiara quindi prezzi e data di commercializzazione anche per il nostro Paese D opo essersi lasciata ammirare Oltreoceano, la Chevrolet Corvette Z06, la supercar più potente mai prodotta del costruttore in 62 anni di storia, arriva anche nel vecchio Continente sia in versione coupé che cabrio. La supercar americana sarà equipaggiata con il poderoso propulsore V8 supercompresso da 6.2 litri capace di produrre 659 CV e 881 Nm di coppia a cui potrà essere 56 abbinato un cambio manuale a sette velocità o uno automatico a otto rapporti. Potrà vantare inoltre tutte le ultime tecnologie presentate sulla Corvette Stingray come l’iniezione diretta, la gestione attiva del carburante in grado di disattivare parte dei cilindri, e la fasatura variabile delle valvole. Importante sottolineare anche l’adozione di particolari ammortizzatori regolabili Magnetic Selective Ride Control di terza generazione, 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica di ultima generazione, con capacità doppia rispetto ai modelli attuali. Il target che BMW si è posta è quello di creare una migliore sinergia tra il propulsore termico e quello elettrico cercando di garantire, per quest’ultimo, una maggiore autonomia. L’inedita power unit presentata dalla Casa tedesca è oggi in grado di fornire una potenza combinata superiore a 680 CV e accumulare energia in batterie agli ioni di litio da 20 kWh. Al momento però il costruttore non ha ancora comunicato ulteriori dettagli per cui non possiamo sapere quale propulsore termico è alla base di questo powertrain. Gli accumulatore poi nella BMW Serie 5 GT concept sono stati collocati in modo strategico per non interferire con lo spazio dedicato ai passeggeri. Le batterie sono infatti state posizionate sia longitudinalmente sotto il tunnel centrale, sia trasversalmente sotto i sedili posteriori, di fronte all’asse di trasmissione del retrotreno. Il motore termico come generatore di corrente e booster Una carica completa permette al nuovo sistema di BMW di garantire un’autonomia di 100 km nella sola modalità elettrica e quindi a zero emissioni allo scarico mentre il motore a combustione interna che completa l’unità fornisce supporto sotto forma di generatore di corrente elettrica o di spinta addizionale per le ruote anteriori. Il motore termico della BMW Serie 5 GT è quindi in grado di trasmettere coppia, se necessario, solamente all’asse anteriore mentre la propulsione elettrica avviene su tutte e quattro le ruote. Ci sono infatti due unità distinte davanti e dietro, che lavorano attraverso un cambio automatico a otto velocità. In modalità ibrida, dove l’unità termica TwinPower Turbo interviene ogni volta che occorre generare nuova energia per alimentare i motori elettrici, questo powertrain promette alla vettura un’autonomia di circa 600 km. BMW SERIE 5 GT CONCEPT IN ARRIVO IL PLUG-IN HYBRID “AL CONTRARIO” Con la BMW Serie 5 GT concept la Casa tedesca anticipa un innovativo powertrain plug-in hybrid dove il motore termico resta protagonista ma come generatore e booster mentre la trazione è sempre generata da due unità elettriche L a casa di Monaco di Baviera continua la ricerca e lo sviluppo della tecnologia del plug-in hybrid con la BMW Serie 5 GT concept, un prototipo che fonde il concetto eDrive con il sistema di sovralimentazione TwinPower Turbo. Anche il costruttore tedesco si appresta quindi a lanciare una vettura dove il motore termico resta protagonista ma solo 58 come generatore e booster, mentre la trazione è generata da motori elettrici alimentati a batterie, che garantiranno al tempo stesso altissime prestazioni ma anche una certa dose di autonomia ad emissioni locali zero. Prima di tutto gli ingegneri si sono posti l’obiettivo di massimizzare l’effetto ed il rendimento della tecnologia dell’ibrido attraverso l’introduzione di batterie 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica «Ormai è da due anni che le compagnie assicurative propongono ai clienti le scatole nere. Ne sono già state installate oltre 2 milioni sulle automobili italiane. Gli assicurati sono circa 40 milioni, quindi se volessimo scatole nere su ogni veicolo del parco circolante dovremmo installarle in quantità 20 volte superiore rispetto ad oggi, con costi giganteschi». Perché tutti dovrebbero montarla? «Finché tutti non avranno una scatola nera a bordo gli automobilisti viaggeranno in condizioni diseguali. Per esempio, in caso d’incidente avremo l’automobilista con la scatola nera che verrà messo a nudo, sarà trasparente, perché grazie al dispositivo si conosceranno tutti i dettagli legati alla sua vettura e alla dinamica del sinistro. L’altro veicolo invece, sprovvisto di scatola nera, potrà continuare a raccontare tutto quello che vuole sull’incidente». ASSICURAZIONI, SCATOLA NERA È DAVVERO VANTAGGIOSA? DE VITA «CORAGGIOSO AUTOLESIONISMO» di Enrico De Vita | A due anni dall’arrivo della scatola nera in Italia il nostro editorialista Enrico De Vita fa il punto della situazione. E’ davvero vantaggioso montarla oggi oppure è solo un regalo alle assicurazioni? D a qualche tempo molte assicurazioni propongono ai clienti di installare a bordo dei propri veicoli la scatola nera. Un dispositivo capace di monitorare il comportamento di guida e di registrare in tempo reale diversi parametri dinamici del mezzo. In questo modo permette di ricostruire in maniera certificata la dinamica di un eventuale sinistro e dovrebbe quindi consentire sconti importanti per sui costi della polizza, dal momento 60 che la compagnia assicurativa si sente tutelata da eventuali frodi. Ma le cose stanno veramente così? Ci spiega tutto il nostro editorialista Enrico De Vita, intervistato da Stefano Mensurati su Radio1 all’interno della trasmissione “Tra poco in Edicola”, dedicata alla rassegna stampa quotidiana. Da qualche tempo in Italia è arrivata la scatola nera. Sono realmente diffuse? Quindi qual è la morale? Conviene o no montare la scatola nera? «Oggi la scatola nera rimane uno strumento di garanzia per le compagnie, ma anche di “coraggioso” autolesionismo, per chi lo monta. Questo spiega perché fino ad ora la maggior parte è stata installata da giovani patentati che non vogliono pagare premi astronomici e si impegnano quindi a guidar bene, perché monitorati dal dispositivo di bordo». Alle assicurazioni piace? «Le compagnie di assicurazione hanno verificato che la scatola nera serve. È utile per far guidare meglio gli automobilisti, ma anche per contenere le frodi. E quindi vorrebbero estenderne l’utilizzo». E allora perché non si estendono a tutti il montaggio di questo dispositivo? «Estendere in maniera massiccia l’utilizzo delle scatole nere prima di tutto ha un costo molto elevato, perché ciascun dispositivo costa circa 200 euro. E poi le compagnie non hanno interesse a proporre la scatola nera ai clienti che si trovano già in classe di merito uno, ovvero in quella più bassa e favorevole. Sanno che questo tipo di guidatori non ha incidenti da moltissimi anni e non vogliono premiarli ulteriormente, con uno sconto aggiuntivo e col montaggio della scatola nera». Con la liberalizzazione la politica aveva promesso tariffe assicurative più basse. Invece così non è stato. Perché? «Il sistema assicurativo del nostro Paese vive ormai da decenni un dramma che sembra insanabile. Se si riuscisse realmente ad abbattere le frodi, cancellando i sinistri inventati e riducendo i risarcimenti gonfiati, le compagnie potrebbero abbassare i prezzi delle polizze di almeno il 50%, cioè ai livelli degli altri Paesi europei. Ma è una ipotesi a cui non sembrano molto interessate perché in questo modo dovrebbero dimezzare il loro fatturato e buona parte degli utili. Ma le assicurazioni non sono certo enti di beneficenza». Perché le tariffe non solo rimangono alte ma continuano persino ad aumentare? «Se guardiamo come sono posizionati gli italiani sulla scala del sistema “bonus-malus” vedremo che ci sono moltissimi nella zona dei virtuosi, dalla classe di merito 14 (quella d’ingresso) alla 1, per intenderci. Nelle fasce 15, 16 e 17 invece troviamo i pochi che sono incappati nel malus negli ultimi 3 anni. Oltre queste classi non troviamo addirittura più nessuno benché le classi di merito proseguano oltre il numero 20. In pratica le classi della zona “malus” sono occupate da pochissimi assicurati: questo si verifica perché gli automobilisti indisciplinati cambiano continuamente compagnie di assicurazione, oppure intestano la vettura a prestanome di comodo. Ecco perché le compagnie preferiscono alzare indiscriminatamente le tariffe della zona “bonus” (classe 1-14) piuttosto che individuare veramente le frodi e gli indisciplinati. Così tutti quanti finiamo per pagare di più». 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Attualità aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb E’ vero che siamo i più penalizzati d’Europa? «Purtroppo, sì. In Italia paghiamo le assicurazioni molto di più rispetto ai nostri vicini spagnoli o francesi. Un italiano in classe 1, che dovrebbe avere tariffe assolutamente vantaggiose visto che non commette incidente da diversi anni, si ritrova invece con un costo della polizza addirittura superiore alla media dei prezzi della Francia o della Spagna». E poi ci sono differenze enormi a seconda delle regioni. Giusto o sbagliato? «E’ uno schiaffo al buon senso. Se un assicurato di Napoli non commette e non subisce incidenti è un automobilista, o un motociclista, 100 volte migliore di chi guida a Bolzano, dove c’è molto meno traffico e il rischio di sinistri è esponenzialmente più limitato. Chi riesce a guidare per cinque anni a Napoli senza fare incidenti andrebbe premiato, invece chi immatricola un veicolo in questa città parte da una tariffa base doppia rispetto a quella di Bolzano!» E quale dovrebbe essere allora il principio per stabilire il merito? 62 «Le assicurazioni giustificano la loro scelta (di trattare diversamente le singole zone) sostenendo che questo principio rispetta lo spirito comunitario secondo cui le tariffe devono essere proporzionali al rischio. Ma le cose non stanno così. Il rischio, come avviene in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti, dipende essenzialmente da chi guida, e quindi dalla storia personale del guidatore, e dal tipo di vettura utilizzata. La targa, cioè la città di residenza, dovrebbe essere semmai un motivo di merito e non un demerito». Si arriverà un giorno ad uno scenario almeno simile? «C’è una recente proposta parlamentare che chiede una tariffa unica in Italia per chi è nella classe 1 o non è coinvolto in incidenti da almeno cinque anni. Le compagnie di assicurazione naturalmente sono contrarie e minacciano di dover rialzare le polizze alle zone finora privilegiate. La proposta non è stata portata avanti dalle forze politiche nonostante l’esecutivo abbia potenzialmente la facoltà di imporre una norma di questo tipo». 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito AUTOVELOX MULTE OLTRE I 90 GIORNI? ANCHE PER IL MINISTERO NON SONO VALIDE di Matteo Valenti | Il Ministero degli Interni fa chiarezza sulla questione delle multe autovelox notificate in ritardo e ribadisce che il limite dei 90 giorni deve essere rispettato. Anche dal comune di Milano L e chiacchiere stanno a zero. Ricordate la questione delle multe autovelox notificate oltre i 90 giorni previsti per legge? Bene, dopo che più volte abbiamo argomentato come la prassi del Comune di Milano fosse quantomeno fumosa, ora arriva anche il parere del Viminale a bocciare l’escamotage della polizia del Capoluogo lomabrdo. «I ritardi dipendono dal comune, le multe vanno notificate entro 90 giorni» Nel momento in cui la Prefettura di Milano ha sollevato dubbi sulla scappatoia traovata dal comune Milano, il Ministero dell’Interno non ha esitato a dichiarare che tali “perplessità” sono “condivisivibili”. Il parere del Viminale, riporta La Repubblica, è stato reso noto dal gruppo della Lega Nord a Palazzo Marino. Il Ministero prima prende atto la prassi del comune di Milano di notificare le multe dopo i 90 giorni: «Si riscontra la nota di codesta Prefettura con la quale è stata evidenziata la prassi, adottata dal Comune di Milano, di far decorrere i novanta giorni - termine per la contestazione degli illeciti rilevati tramite sistema remoto - non dalla data di commissione degli stessi, bensì da quella in cui gli operatori visionano i fotogrammi e associano i dati della targa a quelli del proprietario del veicolo (e obbligato in solido)». Poi si dichiara in accordo con le forti perplessità sollevate dalla Prefettura: 64 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica «Ferma restando la competenza esclusiva dell’Organo territoriale in merito alla decisione dei ricorsi, si rappresenta che le perplessità manifestate da codesto Ufficio appaiono condivisibili». La Corte Costituzionale infatti – ricorda il Ministero - ha stabilito che i tempi di notifica devono decorrere nel momento in cui la pubblica amministrazione è in grado di identificare i trasgressori: «Infatti, già a far tempo dalla sentenza n.198 del 10 giugno 1996, depositata il successivo 17 giugno, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del I comma dell’articolo 201 del codice della strada, nella formulazione all’epoca vigente, nella parte in cui non fa decorrere il termine per la notificazione “comunque dalla data in cui la pubblica amministrazione è posta in grado di provvedere alla loro (dei trasgressori o degli obbligati in solido) identificazione”.» Dal momento che un autovelox identifica all’istante il trasgressore, visto che fotografa in tempo reala la targa del veicolo sanzionato, il Ministero deduce che eventuali ritardi nella notifica dipendono solo e soltanto dalla cattiva amministrazione, che non riesce a star dietro all’enorme mole di sanzioni prodotte, e non possono derivare da intepretazioni alternative della legge: «Appare pertanto indubbio che le ragioni che possono legittimare gli enti cui appartengono gli organi accertatori a superare tali limiti non possono che dipendere da fattori esterni e non da prassi organizzative interne». Palazzo Marino: «Non potevamo Ben vengano gli autovelox, a prevedere cos’ tanti verbali». patto che servano per migliorare Ma è davvero così? la sicurezza Il capogruppo della Lega Nord Alessandro Morelli canta vittoria: . «Il Ministero boccia di fare arrivare la multa oltre i termini e dice chiaramente che non si può consegnarla dopo 90 giorni, mentre a Milano arrivano anche dopo 5 mesi». Quello che colpisce di più però è l’atteggiamento di Palazzo Marino che non sembra voler mettere in atto alcun tipo di marcia indietro. Il comune infatti, per voce di Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e coesione sociale e Polizia locale, ha intepretato a suo favore il parere del Ministero. I “fattori esterni” citati dal Viminale si trasformano così per magia da responsabilità che l’ammistrazione pubblica ha nei confronti del cittadino – può anche cascare il mondo, ma tu comune ti devi impegnare a far funzionare nei tempi previsti la macchina ammistrativa - a fattori capaci di legittimare un ritardo di oltre 90 giorni. Secondo Palazzo Marino in questo caso il “fattore esterno” che legittimerebbe i ritardi è il numero “imprevedibilmente alto” di automobilisti che dallo scorso marzo hanno superato i limiti di velocità in corrispondenza dei 7 nuovi autovelox. Questa argomentazione però fa acqua da tutte le parti. Prima di tutto, come abbiamo già detto più volte, nessuno ha obbligato il comune ad installare le nuove telecamere. Inoltre gli autovelox sono stati installati in corrispondenza di punti strategici, dove sono stati imposti limiti di velocità improbabili considerata la tipologia di strada (es. 50 km/h tre corsie per parte con spartitraffico centrale). Abbiamo verificato sul campo poi che gli strumenti di rilevazione sono tarati senza praticamente alcun margine di tolleranza (oltre quello previsto per legge s’intende) e che quindi macinano flash uno dopo l’altro, anche per uno sforamento di pochi km/h. Quindi non è che di punto in bianco gli automobilisti sono diventati super indisciplinati ed era molto più che prevedibile la pioggia di verbali che sarebbe derivata dall’attivazione delle nuove telecamere. Del resto i numeri parlano chiaro. L’autovelox di cavalcavia Monteceneri, installato già da alcuni anni, nel 2013 aveva registrato 7.695 violazioni ai limiti di velocità. Quest’anno, dal 10 marzo al 14 settembre, con l’attivazione dei 7 nuovi autovelox si sono registrate 740.095 infrazioni, ovvero 100 volte di più! E non ci voleva un mago per prevedere che sarebbe stato impossibile smaltirle come in passato! Infine una precisazione perché non ci devono essere dubbi sulla nostra posizione. Gli autovelox sono strumenti eccezionali per colpire chi diventa un pericolo sull strade. Non a caso la telecamera sul cavalcavia del Ghisallo qualche mese fa ha immortalato un folle a 200 km/h di notte. In questi casi ben vengano gli strumenti di rilevazione, ma quando vengono abbinati a limiti di velocità improbabili, su strade trafficatissime, dove il flusso di traffico rende difficile viaggiare alla velocità imposta e per di più vengono tarati senza la minima tolleranza, allora viene da pensare che l’obiettivo non sia più la sicurezza di tutti, ma forse la volontà di rimpinguare le sempre più esangui casse pubbliche... 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Interviste Periodico elettronico di informazione motociclistica ROBERTO ZOMPI, MAGNETI MARELLI «PROIBIRE GLI SMARTPHONE ALLA GUIDA? MEGLIO INTEGRARLI NELL’AUTO» di Matteo Valenti | Roberto Zompi, Magneti Marelli Electronics, Business Development, GENIVI Director, ci accompagna in un viaggio attraverso gli scenari futuri del mondo dell’auto, dove la tecnologia di bordo diventa sempre più protagonista R Roberto Zompi, Magneti Marelli Electronics Business Development, GENIVI Director, ci accompagna in un viaggio attraverso gli scenari futuri del mondo dell’auto, dove la tecnologia di bordo diventa sempre più protagonista Come è destinata a cambiare l’automobile con l’arrivo di sistemi di infotainment sempre più complessi e sofisticati? «Il tempo sta diventando nella vita di ciascuno di noi l’elemento più prezioso. Gli spostamenti in auto occupano una porzione significativa della nostra giornata e si vedono persone usare gli smartphone nei momenti di sosta ai semafori o addirittura in movimento. In attesa dell’avvento delle vetture a guida autonoma che ci permetteranno 66 di usufruire a piacimento di tutto il nostro tempo in auto, i sistemi di infotainment dispongono di display sempre più grandi per offrire funzionalità sofisticate con grafiche paragonabili a quelle dei tablet. Oltre alla funzionalità integrate, tali sistemi possono essere connessi con lo smartphone dell’utente e con i suoi account nella Cloud per accedere ai servizi. Qualche costruttore auto ha già ridisegnato l’intera plancia davanti al guidatore per integrare funzionalmente e stilisticamente le funzioni di infotainment con il quadro di bordo, dotato anche quest’ultimo di un display che sostituisce gli indicatori tradizionali. A questo si aggiungono i display “head up” che mostrano al guidatore indicazioni e informazioni direttamente sul parabrezza. Insomma si sta puntando ad vero e proprio cockpit come quelli degli aerei». A cosa sta lavorando Magneti Marelli in questo momento? Cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro? «Vista la complessità sempre crescente dei sistemi di infotainment, abbiamo fatto da tempo la scelta di utilizzare una piattaforma aperta per lo sviluppo del software, basata su LINUX-GENIVI, in modo da garantirci una elevata riutilizzabilità del codice realizzato internamente ed esternamente. In un futuro vicino ci aspettiamo la disponibilità di sistemi che offrano all’utente le funzionalità simili a quelle sugli smarpthone ed i tablet (webradio, podcasting, music on demand, whatsapp, facebook, ecc.,) ma con meccanismi di interazione adatti per l’uso in auto (pulsanti e testi più grandi, poche animazioni o effetti, ecc). Crediamo che sia controproducente vietare l’utilizzo di funzioni; l’utilizzatore che non le trova sul sistema integrato le cercherà sullo smartphone nella tasca. E’ quindi più efficace renderle fruibili tramite un’ Interfaccia Uomo-Macchina (HMI) studiata per ridurre la distrazione al minimo. Stiamo lavorando su prodotti che consentiranno di usare le app dei cellulari grazie alle tecnologie Mirrorlink e CarPlay e che pilotano display Head-Up. Il cockpit integrato è una tappa importante prima dell’avvento della guida automatica e Magneti Marelli è già in produzione con sistemi di infotainment connessi a quadri di bordo completamente digitali (ad. Es. la Citroen C4 Picasso). E’ previsto di aumentare il livello di integrazione tra i vari sottosistemi per rendere tutto il sistema più economico ed efficiente». Un tempo i sistemi multimediali erano riservati alle ammiraglie. Oggi li troviamo anche sulle citycar. Come si è arrivati a questa rivoluzione? Come si è riusciti a realizzare sistemi sempre più accessibili dal punto di vista dei costi? «Questo è il trend tipico di tutti i dispositivi a larga diffusione. Pensiamo al condizionatore, ad esempio. Da un parte le economie di scala e dall’altra la segmentazione del mercato in sistemi di livello “entry” , “mid”, “high” ci permettono di avere proposte adatte alle city car sia come funzionalità che come prezzi». Tra Google ed Apple è in atto una vera e propria battaglia per stringere accordi con i diversi costruttori. Le cose stanno davvero così o c’è spazio per tutti? «Chi guida il mercato dell’infotainment non è il settore dell’auto, ma quello dei dispositivi personali e dei servizi in Internet. Non sarebbe accettabile che in una vettura l’utente potesse usare solo uno smartphone Apple e non uno Android, o viceversa. Quindi ci saranno entrambi. L’esclusiva non è prevista. La discesa nel campo automotive di Google 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ed Apple porterà ad una maggiore standardizzazione abbattendo la frammentazione che si è venuta a creare fino al 2013 con soluzioni proprietarie lanciate dai vari costruttori auto. Il costruttore auto potrà offrire ai propri clienti sistemi di infotainment con un numero sempre maggiore di applicazioni e servizi, connettendo un device Apple o uno Android». I moderni sistemi di infotainment sono sempre più ricchi di potenzialità, alcune semplicemente inimmaginabili sino a poco tempo fa. Come affrontate il problema, che diventerà sempre più presente, della protezione dell’enorme mole di dati prodotta da queste tecnologie? 68 Interviste Periodico elettronico di informazione motociclistica Le grandi aziende sarebbero disposte a pagare a peso d’oro dati sui consumi e le abitudini degli automobilisti... «Si pone la questione, non banale, della proprietà dei dati: quali sono dell’utente, quali del costruttore auto o quali dei fornitori di servizi. Ad esempio i dati sul tipo di musica ascoltata durante un viaggio a chi appartengono? A Spotify, all’utente, al costruttore auto?. Come realizzatori dei sistemi di bordo Magneti Marelli è chiamata ad implementare meccanismi di sicurezza sui sistemi per impedire l’accesso a questi dati a chi non è autorizzato ed a renderli disponibili a chi lo è secondo i protocolli concordati. Produciamo da anni delle centraline telematiche, utilizzate in larga scala dalle compagnie di assicurazione o dai gestori di flotte commerciali, che consentono di trasmettere in tempo reale ad un centro servizi i dati del veicolo, inclusa la registrazione dei segnali durante un crash, adatta a ricostruirne la dinamica». Come ha dimostrato la storia degli ultimi anni ogni sistema informatico, anche ad altissimi livelli, può essere vulnerabile. Auto sempre più connesse e tecnologiche, capaci di agire automaticamente anche su motore, cambio, freni, ecc., non rischiano di trasformarsi in un pericolo per gli automobilisti nel momento in cui dovessero essere prese di mira dagli hacker? «Il problema è reale. In GENIVI (170 aziende operanti nel dominio automotive, Magneti Marelli è uno dei soci fondatori) il gruppo di esperti di sicurezza ha prodotto una “matrice delle minacce” al quale corrispondono le contromisure. Una delle contromisure più efficaci per evitare che collegandosi al sistema di infotainment si possano creare disturbi al funzionamento dei dispositivi critici per la sicurezza del veicolo è di separare fisicamente l’elettronica di accesso alla rete CAN da quella dell’infotainment. Il software preposto ad interagire con la CAN gira su un processore dedicato, non accessibile dall’esterno, mentre il software per l’infotainment non può operare sulla CAN. Per ridurre ulteriormente il rischio, il sistema di infotainment può connettersi solo ed esclusivamente ad un unico server a terra, controllato da un service administrator designato, che opera come proxy verso i service providers e che integra un firewall per bloccare il traffico malevolo». La tecnologia Car-to-X è la nuova frontiera dell’auto. Quando riusciremo a vedere veicoli in grado di comunicare tra loro, indipendentemente dalla tipologia e dalla marca del mezzo? Sarà possibile un dialogo tra auto e moto un domani, a favore della sicurezza? «La tecnologia è già stata definita ed è disponibile. Sono già in corso in diverse parti del mondo progetti volti a verificare sul campo la tecnologia Carto-X (o V2X). Magneti Marelli ha già partecipato a diversi progetti pilota ed è nella fase di ingegnerizzazione della centralina elettronica. L’intero sistema funziona se è diffuso su una percentuale significativa del parco circolante, in modo che i sistemi di bordo possano davvero basarsi su informazioni che arrivano da altri veicoli o dai sistemi fissi. Crediamo che una forte accelerazione all’adozione di sistemi V2X potrebbe scaturire anche da decisioni di organismi istituzionali super-partes che ne prevedano l’adozione diffusa sui veicoli175. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica Cosa ne pensi delle nuova F1 con motori ibridi? «Sono motori complicatissimi – dice – non è tanto la parte termica, con turbo e altro a creare problemi, quanto la parte elettronica. Un insieme di cose difficili da capire, tenere sotto controllo e sviluppare. Certo, per un tecnico è una sfida importantissima, davvero una serie di domande e risposte da risolvere prima possibile, ma è anche vero che le gare dovrebbero essere più semplici. E meno costose. La ricerca tecnica è affascinante, capisco che da questi motori si imparano cose importanti per le auto di serie, ma è tutto molto caro e complicato. L’elettronica la fa da padrona, fra batterie, recupero di energie e altro ancora è impressionante la mole di dati su cui bisogna lavorare!». ILLIEN, EX-MOTORISTA MERCEDES «F1 IBRIDE? TROPPO COMPLICATE, MEGLIO IL DOPPIO TURBO» Visto che è una sfida tecnica ad altissimo livello, bisogna fare i conti con le spese sempre più alte… «Io una idea l’avrei e qualcuno è d’accordo con me. Se a questi motori mettiamo il doppio turbo avremo più potenza dal motore termico, in modo da rendere le auto più veloci, poi si potrebbe ridurre il recupero di energia rendendolo meno complicato. I motori col doppio turbo sono molto meno costosi, perché si lavora sulla meccanica, e molto meno complicati per il recupero di energia. Certo, capisco sarebbe un mezzo passo indietro, ma resta sempre la sfida dei consumi, andare più forte consumando meno. Il problema? E’ una decisione politica, per cui anche se i costruttori, la maggior parte, sarebbe d’accordo, poi le regole vanno ratificate dalla federazione dopo aver sentito il parere di tutti». «E credo che non se ne faccia niente di niente. Un peccato, una fornitura potrebbe costare meno di 8 milioni di euro contro i 20-25 di oggi, i motori andrebbero forte lo stesso e le squadre risparmierebbero tantissimi soldi. In tempi di crisi come quelli attuali, sarebbe la soluzione più logica, ma non tocca a me prendere decisioni. Io so soltanto che abbiamo una sfida tecnica difficilissima, davvero pesante, affascinante per un tecnico, incomprensibile per uno spettatore normale». E allora, benvenuta formula complicazione. Altrimenti non sarebbe F.1. di Paolo Ciccarone | Mario Illien, ex motorista Mercedes, oggi consulente Red Bull, propone di applicare il doppio turbo alle monoposto di F1. Una soluzione che abbatterebbe i costi per i team e che renderebbe le gare più spettacolari i L o vedi nei box della Red Bull intento a leggere grafici, parlare coi tecnici e farsi una cultura sui nuovi motori turbo ibridi. Lui saluta gentile e risponde divertito: “Ah sei ancora qua in giro? Pensavo ti avessero rottamato!” e via con sorrisi e gli occhi azzurri divertiti nel ritrovare vecchi volti del suo passato, recente, in F.1. Mario Illien, papà della Ilmor, la società che materialmente costruiva i motori Mercedes F.1 campioni del 70 mondo con le McLaren, è tornato in F.1, stavolta come consulente Red Bull per i motori Renault Infiniti. Ci si dà appuntamento poi, ma in pista non ci si riesce mai e così capita che girando per il duty free di Abu Dhabi, complice la nebbia che ha bloccato decine di voli a terra, si cominci a parlare di questa F.1 di queste regole e dei costi. Mario Illien è un pragmatico e non ci mette molto a mettere il dito nella piaga. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Rally Periodico elettronico di informazione motociclistica Kubica contro Valentino. Scoppia la polemica A gettare benzina sul fuoco però oggi è proprio il primo degli interessati, quel Robert Kubica che alla fine, tirando fuori i denti, ha trionfato sotto la pioggia brianzola sia nel tradizionale rally che nel Master Show della domenica. Secondo Kubica l’auto di Valentino era addirittura “qualcosa di più di un’auto ufficiale”, quindi molto più potente del normale, mentre lui era in gara con una Fiesta WRC privata. Il pilota polacco, intervistato da Claudia Peroni di Mediaset all’interno del box, non fa mai direttamente il nome del pilota di Tavullia, ma i riferimenti ed il tono polemico sono fin troppo evidenti. RALLY DI MONZA KUBICA VS VALENTINO «IO UNA FIESTA WRC COSÌ VELOCE NON L’HO MAI VISTA» «Un rally anomalo, attenzione a non rovinarlo!» Nel video diffuso proprio dall’A-Style Team, la squadra con cui si è presentato l’ex pilota di F1 a Monza, Kubica ha dichiarato: «La soddisfazione per la vittoria [nel tradizionale Rally] c’è sì e no. Questo è un rally anomalo, perché comunque non è un rally vero e proprio. È una gara caratteristica, con le regole che vanno un po’ al di là di quelle [dei rally] normali». E poi rincara la dose: «È davvero un peccato perché [il Monza Rally Show] è una manifestazione molto bella per l’automobilismo. Bisogna stare attenti perché si fa presto a rovinarla». «La Fiesta di Valentino? Qualcosa di più di un’auto ufficiale...» Poco dopo diventa più esplicito: «Non entriamo nei dettagli, ma in ogni caso in questi tre giorni sono successe delle cose che in gare normali non sarebbero mai passate [non sarebbero mai state tollerate]. Nell’ultima prova Gran Prix ho recuperato e ho visto che stavo girando molto più veloce di Valentino. Infatti ero sorpreso perché io ho guidato come al mio solito, mentre il suo ritmo era più basso di quello sostenuto durante tutto il weekend». E poi arriva il dito puntato contro presunte irregolarità al motore della macchina di Valentino: «Sono soddisfatto per la vittoria [nel rally], soprattutto per i ragazzi dell’A-Style Team perché siamo arrivati qui con un’auto privata e abbiamo vinto davanti ad una [macchina] ufficiale o anche di più. È stata una grande soddisfazione». «Io una Fiesta così veloce non l’ho mai vista. E ne ho viste tante» Alla fine si sbottona letteralmente: «Io non so se avevo meno cavalli [di Valentino], ma io una Fiesta [WRC] che fa quel rumore e così veloce in rettilineo non l’ho mai vista. E io di Fiesta WRC da rally ne ho viste parecchie». Le parole al vetriolo di Kubica, un pilota noto per non avere troppi peli sulla lingua, non fanno altro che alimentare il vespaio di polemiche. Si attendono eventuali repliche da parte di Valentino... di Matteo Valenti | Divampa la polemica dopo il Monza Rally Show con il vincitore Robert Kubica che punta il dito contro Valentino: «Abbiamo vinto con una Fiesta privata contro una che è qualcosa di più di un’auto ufficiale» S i è appena conclusa una delle edizioni più belle e partecipate del Monza Rally Show, ma nella giornata in cui di solito si depongono le “armi” divampa una polemica, dai toni piuttosto accesi. Questa volta infatti non ci pensano solo gli appassionati - quest’anno davvero numerosissimi all’evento monzese - ad avanzare dubbi sulla perfetta regolarità del rally di Monza. Ogni anno 72 infatti sentiamo ripetere che Valentino Rossi sarebbe sempre favorito dagli organizzatori, dal momento che è il personaggio che garantisce il maggior afflusso di pubblico. Scettici e invidiosi, sono in molti a puntare il dito contro il Dottore, accusato di scendere in gara con auto più potenti rispetto a quelle dei concorrenti, anche se raramente queste posizioni vengono supportate da fatti, argomentazioni, prove. 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Rally GIGI GALLI «MI PIACE TANTISSIMO ESSERE RICORDATO PER I MIEI SUPER SALTI NEL WRC» di Matteo Valenti | Abbiamo incontrato il mitico Gigi Galli al Monza Rally Show, dove ha corso con una Ford Fiesta WRC. Ecco cosa ci ha raccontato l’italiano volante, famoso in tutto il mondo per i suoi salti spettacolari nel WRC N el nostro Paese lo chiamano “l’italiano volante”. I finlandesi invece lo hanno soprannominato con ammirazione “Hullu”, che significa semplicemente “pazzo”. Nomi comparsi sui giornali, nel corso degli anni, a causa di uno stile di guida spettacolare, rimasto impresso negli occhi di appassionati anche a tanti anni di distanza. Uno stile di guida e soprattutto una personalità che francamente facciamo fatica a ritrovare nel WRC di oggi. Stiamo parlando di Gigi Galli, un pilota di rally ancora oggi amatissimo e conosciuto da tutti per quella sua bellissima abitudine di spiccare il volo in gara non appena possibile. Questa sua abilità lo ha reso popolarissimo, soprattutto dopo aver raggiunto il record del mondo per il salto più lungo in una gara del Mondiale Rally: 54 metri con le ruote della sua Mitsubishi per aria, durante il Rally di Finlandia 2005. Nella sua carriera Gigi si è tolto grandi soddisfazioni nel Campionato Italiano Rally, ma poi anche nel Mondiale, dove diventa pilota Mitsubishi. Un sogno vedere un italiano su una macchiana ufficiale nel Mondiale, che però terminerà troppo presto con l’uscita improvvisa e prematura del costruttore giapponese dalle gare. Abbiamo incontrato con grande piacere Gigi Galli al Monza Rally Show, dove ha partecipato con una Ford Fiesta giungendo nono assoluto. 74 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione motociclistica KEN BLOCK «NON SARAI MAI ABBASTANZA VELOCE SE NON HAI PAURA» di Matteo Valenti | Non capita tutti i giorni di intervistare Ken Block. Lo abbiamo incontrato al Monza Rally Show dove ci ha svelato aspetti inediti della sua complessa personalità D a anni manda in delirio milioni di appassionati in giro per il mondo con i suoi Gymkhana, ma è diventato famoso per aver fondato DC Shoes, il celebre marchio di streetwear americano. Stiamo parlando di Ken Block, personaggio poliedrico che per un motivo o per l’altro è sempre sulla bocca di tutti. Imprenditore, rallista, pilota o stuntman a seconda degli impegni della giornata, Block riesce sempre a far parlare di sé e trascina folle oceaniche ogni volta che annuncia una sua apparizione. Lo abbiamo visto quest’anno al Rally di Monza, dove ha partecipato insieme a Valentino Rossi e altri big dello sport, attirando un pubblico che non è mai stato così numeroso alla classica brianzola di fine stagione. A Monza Block non si è trovato a suo agio sin dal primo giorno e ha chiuso la sua esperienza monzese con un risultato in ombra, che ha fatto storcere il naso a più di un appassionato. In molti si sono affrettati a giudicare Block un pilota privo di un raffinato talento sportivo, più abile a driftare e a realizzare filmati spettacolari che a portare a casa risultati quando c’è di mezzo un cronometro. Ma forse non sono in molti a sapere che l’americano, classe 1967, quest’anno è arrivato secondo, sfiorando peraltro per un soffio la vittoria assoluta, nel Global Rallycross e che dietro la facciata da star e imprenditore si nasconde un uomo che coltiva fin da quando è bambino un’autentica passione per le auto. Lo abbiamo incontrato da vicino al rally di Monza e siamo riusciti a fargli qualche domanda. 76 Un’occasione che non potevamo lasciarci scappare e che ci ha permesso di scoprire il volto più umano di questa complessa personalità. «La mia specialità è la terra, il mio idolo Colin McRae». «È la mi prima volta qui a Monza, un circuito leggendario, che ha ospitato per anni la Formula 1. È davvero bello essere qui, sono molto contento di gareggiare con Valentino. Non sono un pilota specializzato in circuito, la maggior parte della mia carriera si è svolta su terra, il terreno su cui adoro guidare. È davvero difficile invece per me guidare qui, stiamo cercando continuamente di trovare un setup adatto al mio stile di guida e per le chicane, ma abbiamo ancora problemi». «Sono sempre stato un grande appassionato di rally, fin da quando ero bambino. Il mio più grande idolo è sempre stato Colin McRae, un talento eccezionale a cui mi sono sempre ispirato». «WRC? Il mio problema sono le note!» «La cosa più difficile per me nel WRC sono le note. Abbiamo partecipato a molti eventi dove non eravamo mai stati prima e abbiamo dovuto ricavare le note per l’intero rally. Quando partecipi al mondiale solo in poche occasioni diventa davvero difficile. Ci vogliono molti anni per partecipare a tutte le tappe del WRC e imparare a realizzare note perfette. So guidare la macchina abbastanza bene, ma non abbiamo la capacità sufficiente per le note». «Valentino? Vuole sempre parlare di rally con me» «Ho incontrato Valentino Rossi davvero tante volte. Ogni volta che ci incontriamo parliamo di rally e di Gymkhana, perché a lui piacciano moltissimo i nostri video. Io vorrei parlare anche di MotoGP ma vedo che lui prefersice parlare di rally. Lo conosco, ma non è che ci frequentiamo al di fuori di un evento sportivo. E’ davvero un ragazzo eccezionale, sono contento ogni volta che ci troviamo a parlare insieme. Ed è bellissimo condividere lo stesso box qui, ovviamente vorrei gareggiare anche con lui questo weekend, ma non mi è possibile. In ogni caso sono contento di essere qui insieme a lui». «Amo le sfide e la competizione, adoro i rally, Gymkhana e il rallycross. Ho sempre sognato di correre in auto fin da bambino. Queste auto sono fantastiche ed è così bello portarle fuori dal loro contesto. All’inizio della mia carriera mi sono reso conto che non mi piaceva guidare queste magnifiche auto solo all’interno dei rally. È per questo che per me è così divertente realizzare i video di Gymkhana e partecipare ad ogni tipo di evento in giro per il mondo. Sono un pilota molto fortunato perché non partecipo solo a delle gare, ma posso guidare le auto e divertirmi anche in altri momenti». «Se non sei spaventato non sarai mai abbastanza veloce» «Per relizzare Gymkhana 7 abbiamo girato per cinque giorni a Los Angeles in diverse location, utilizzando qualcosa come 40 pneumatici. Non li abbiamo utilizzati fino alla fine però perché quando erano a metà dell’usura dovevamo cambiare l’intero set. Sono davvero fortunato ad avere degli ottimi sponsor, primo fra tutti Pirelli!» «Io dico sempre che se non sei spaventato non andrai mai abbastanza veloce. Mi piace cercare il limite di un’auto da corsa per andare più forte possibile. Cercare il limite del mezzo e ma anche il mio limite personale come pilota. Per me la paura è soltanto il limite alle proprie capacità». 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Sport aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb «Amo i rally, non il motorsport americano» «Sono diventanto un grande appasionato di rally quando ero ancora un bambino. Anche se non avevo una mia macchina né la possibilità di guidare il mondo dei rally è quello che ho sempre voluto. Non mi sono mai interessati gli sport motoristici americani come la Nascar o le drag racing. Ovviamente rispetto queste discipline, ma non mi attirano, la mia passaione è sempre stata quella dei rally. Questo è stato lo sport che ho cercato di praticare non appeano ho potuto avere una macchina. Il rally però pensavo che in pratica non esistesse negli Stati Uniti, perché nasceva in Europa. Solo nel 2004 Travis Pastrana inizia a praticare rally negli Usa e mi fa notare che 78 invece si poteva fare rally anche nel mio Paese. Ho iniziato a frequentare una scuola di rally, a partecipare ad alcuni eventi e ho scoperto di avere una sorta di talento naturale. Così, ho preso la palla al balzo!» «La Dakar mi affascina veramente molto ma onestamente non ho già abbastanza tempo per dedicarmi a tutti gli eventi a vui voglio partecipare ora. Ho anche una moglie e tre bambini che voglio sempre rendere contenti, quindi fino a quando non si tranquillizzerà questa situazione non posso prenderla in considrazione. Ma la Dakar è davvero interessantissima, mi piacerebbe prenderla in considerazione un giorno così come la Baja 1000». 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione motociclistica che presuppone un prolungato, e intenso, lavoro di sviluppo da sovrapporre alle ambizioni personali. Testa e cuore dedicati alla “causa”, in un personaggio che ispira il senso delle grandi sfide e del “sistema” per vincerle. La macchina è nuova e ha bisogno della massima attenzione. Tu sei un Vincente assoluto, e ti trovi adesso in una situazione senz’altro delicata. Giusto? «Intanto, l’attenzione. Alla Dakar, attenzione sempre! “Quella” va presa sempre con la massima attenzione. Se non fai attenzione alla Dakar è meglio che tu non la faccia, perché è una sfida così forte che non la puoi affrontare senza fare il massimo della circospezione. È la sfida totale, per la meccanica e per il fisico, per la durata e per la varietà di elementi in gioco. La parola attenzione deve essere sempre lì, presente». Hai corso tanto, e vinto altrettanto. Adesso affronti una nuova avventura che, naturalmente, ha ancora molte incognite. Tra i componenti della Squadra, dai comunque l’impressione di essere il Pilota più motivato. È vero? «Credo che sia un’attitudine, sono sempre stato molto motivato, ed essere con una Squadra ufficiale come Peugeot raddoppia la motivazione. Con una Casa come Peugeot, ti senti di dover essere sempre al massimo della carica, per fare e dare sempre il massimo. La Dakar, si fa o non si fa. Se si fa si deve farla bene, si devono rispettare le regole della preparazione, della strategia, del tempo. Purtroppo non si può fare una Dakar portandosi dentro dei dubbi, e per farla bene devi essere super motivato. Quello che è ovvio è che questa volta, anche se siamo con una Squadra ufficiale, siamo arrivati alla corsa con pochi test e con una macchina non sviluppata ancora sufficientemente. Ma questa è una cosa che non cambia l’approccio alla gara. Tu devi fare la gara per vincerla, io la faccio per vincere. Poi, se dopo due, tre, cinque giorni arrivano dei problemi, tu devi continuare allo stesso modo, CARLOS SAINZ «LA DAKAR È LA SFIDA TOTALE» di Piero Batini | Pilota “purosangue”, Carlos Sainz ha già nel mirino la sua seconda Dakar. Che arrivi subito o più avanti, la sua strategia non cambia. Da quando la Peugeot 2008 DKR è scesa in campo, lo spagnolo ha vissuto accanto alla “Bestia” “ Uno” che ha vinto due Campionati del Mondo WRC, e che ha già vinto la Dakar, non si presenta al via per ben figurare, per fare del suo meglio. Carlos Sainz ha già vinto tutto, ma evidentemente il fuoriclasse spagnolo non ritiene che il suo palmares sia completato. Altrimenti non avrebbe accettato una sfida così complessa e nuova. Pilota di enorme esperienza, e di eccezionale 80 carattere, Sainz ha affrontato l’avventura Peugeot 2008 DKR sin dal primo giorno con il massimo impegno. Ha partecipato a tutte le sessioni di test, vissuto, potremmo dire, con la tuta da gara addosso, partecipato allo sviluppo della nuova e rivoluzionaria Vettura dando fondo alle sue grandi risorse di collaudatore. È interessante notare che Sainz ha chiaramente in mente i termini del Progetto, che si affaccia su una base triennale e 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito soprattutto perché il Team, che non ha esperienza sulla Dakar, deve imparare. Peugeot ha dominato la Dakar molti anni fa, ma oggi non c’è nessuno degli artefici di allora a trasferire quell’esperienza nell’avventura di oggi». Sapevi già, sei mesi fa, che sareste arrivati con un poco di ritardo? Si poteva fare di più? «Penso che Peugeot abbia fatto un lavoro molto buono. All’inizio c’era già da verificare che avessimo preso una buona strada, quella di una macchina polivalente. Poi, subito dopo, ha avuto inizio il grande, lunghissimo lavoro per la ricerca dell’affidabilità, che è l’ultimo a concludersi e che è quello che manca alla verifica dei fatti. Ho già partecipato allo sviluppo di macchine a due ruote motrici, anche molto diverse. Quella di Nasser, per esempio, era una “fuori pista pura”, una extreme off road car velocissima sulla sabbia ma un disastro sulle “strade”. Quella dell’anno scorso era un po’ meglio nei due sensi. Il fatto è 82 Dakar Periodico elettronico di informazione motociclistica che fare una macchina così concettualmente diversa, una macchina che non è un normale buggy ma una vettura veramente polivalente, che vada bene sicuramente sulla sabbia ma che non perda molto sulle “strade” e sulle piste guidate rispetto a una 4x4, è molto difficile. Sapete bene, o lo immaginate, inoltre, che non è facile costruire una macchina per la Dakar partendo da zero. C’è anche la scelta della motorizzazione, diesel in questo caso, che deve essere validata. Io ho guidato macchine a benzina e macchine a gasolio, e conosco i vantaggi delle une e i vantaggi che la Peugeot diesel avrà, in termini di erogazione, di coppia e di peso carburante. Insomma, è naturale che ci vuole un’evoluzione importante, e che l’evoluzione esige tempo». arrivare a dirlo, intanto, bisognerà vedere che tipo di “strada” ha scelto l’organizzazione della Dakar per questa edizione. Se sarà una Dakar con più fuori pista e più sabbia, la Peugeot 2008 DKR sarà avvantaggiata. Se per contro ci sarà più pista e più strada, per noi sarà più difficile». Ma ti sembra che quella intrapresa sia la strada giusta? «La strada. È una strada diversa, e non io ma il tempo dirà se è quella giusta. Comunque per Programmi a brevissimo termine, ce ne sono ancora, anche per la verifica delle ambizioni? «Abbiamo in programma di tornare in Marocco con l’ultima evoluzione della vettura, e C’è un aspetto della 2008 DKR che ti ha sorpreso positivamente. Una caratteristica che si è dimostrata particolarmente efficiente? «La sua caratteristica fondamentale è che si è cercato di fare una macchina che vada bene in fuori pista e non troppo male sul “camino”. Non è facile, non esiste la magia, e si deve azzeccare un compromesso giusto, e verificarlo in gara». verificare quali sono i vantaggi e le eventuali debolezze delle ultime scelte. Sarà un test cruciale anche per la verifica delle nostre ambizioni. In ogni caso io vado alla Dakar per vincere, su questo non si discute. Vedremo se la macchina sarà a punto per farlo e, anche, se ne sarò capace io. In ogni caso c’è anche la grande ambizione di imparare tutto quello che è possibile su questa Macchina, sulla macchina alla Dakar e sulla macchina per la prossima Dakar». Chi vince prima, tu la seconda Dakar o tuo figlio in Formula 1? «Tutti e due, insieme. No, penso che siano sfide diverse, e che anche la sua sfida personale sia diversa dalla mia. Io l’ho aiutato all’inizio, adesso è la sua strada. Ha fatto un anno eccezionale, adesso vediamo come Carlos Sainz Jr se la cava con la sua nuova, grande avventura». 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Dakar Periodico elettronico di informazione motociclistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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