del triciclazolo
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Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Copyright © 2011 Nomisma Spa Edito da A.G.R.A. srl via Nomentana 257 00161 Roma tel +39 0644254205 fax +39 0644254239 e-mail [email protected] www.agraeditrice.com A cura di Lo studio è stato realizzato per Dow Agrosciences. Finito di stampare nel mese di giugno 2011 La realizzazione del lavoro è stata possibile grazie al contributo di un team di esperti. Si ringrazia in particolare il Prof. Paolo Cortesi dell’Università degli Studi Milano che ha curato l’approfondimento relativo alla difesa dal brusone; lo studio Agrosfera di Vercelli per la realizzazione dell’indagine in campo presso i risicoltori, per il supporto operativo e le preziosissime informazioni sulla coltura del riso; l’Ente Nazionale Risi che, oltre a rendere disponibili i propri dati e le proprie pubblicazioni, ha curato l’analisi sulla malattia; infine l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione – Ente Nazionale Sementi Elette che ha fornito indicazioni sulla presenza di brusone sulle colture da seme. Realizzazione editoriale: Agra srl Progetto grafico: Blu omelette Illustrazione: Emiliano Ponzi Stampa: Das Print – Roma Tutti i diritti sono riservati a Dow Agrosciences. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo, senza l’autorizzazione scritta di Dow Agrosciences, né con mezzi elettronici né meccanici, incluse fotocopie, registrazione o riproduzione attraverso qualsiasi sistema di elaborazione dati. Il Gruppo di Ricerca di Nomisma Ersilia Di Tullio (Responsabile Unità Sviluppo) Stefano Baldi (ricercatore Area Agricoltura ed Industria alimentare) Le rilevazioni in campo sono state realizzate da Agro-sfera (VC) di Massimo e Maurizio Tabacchi. Indice Presentazione del progetto 11 1. La risicoltura italiana 13 1.1 Il ruolo della risicoltura italiana nel contesto mondiale 13 1.2. La coltura del riso in Italia 14 1.3. La bilancia commerciale 18 1.4. Il ruolo della risicoltura in alcuni specifici ambiti territoriali 19 1.5. La trasformazione del riso in Italia 22 2. Il brusone del riso, caratteristiche e diffusione 23 2.1. Genesi e diffusione del brusone su scala mondiale 23 2.2. Gli effetti del brusone sul riso 24 2.3. I fattori predisponenti le epidemie di brusone in Italia 25 2.4. Evoluzione e diffusione del brusone in Italia 27 2.5. Diffusione territoriale della malattia 29 2.6. Le varietà di riso e la sensibilità al brusone 30 3. I sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana 35 3.1. Varietà resistenti 35 3.2. Mezzi agronomici di difesa 36 3.3. Trattamenti fungicidi 37 3.4. Le performance agronomiche del riso con diversi sistemi di difesa chimica dal brusone 40 3.5. I costi dei sistemi di difesa chimica dal brusone 43 6 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 4. La diffusione dei diversi sistemi di difesa dal brusonenella risicoltura italiana 45 4.1. La diffusione dei sistemi di difesa chimica 46 4.2. La percezione dei risicoltori nei confronti del brusone 50 5. La difesa dal brusone del riso in Italia: scenari evolutivi 55 5.1. Premessa 55 5.2. La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente 56 5.3. Le simulazioni di impatto 57 6. Considerazioni conclusive 69 6.1. La filiera del riso in Italia 69 6.2. Il brusone e le strategie di difesa del riso 70 6.3. Una valutazione sintetica delle due sostanze attive 70 6.4 Diverse strategie di difesa dal brusone: gli impatti sulla risicoltura italiana 71 7. Appendice metodologicadell’analisi per scenari 75 7.1. Definizione della SITUAZIONE ATTUALE 75 7.2. Elaborazione degli scenari 78 8. Bibliografia 81 Allegato 1. Il brusone del riso: danni causati dalle epidemie e ottimizzazione della difesa con triciclazolo 87 A cura di Paolo Cortesi Introduzione 87 Il brusone 88 Ciclo biologico di Magnaporthe oryzae 89 Epidemiologia del brusone 91 La difesa del riso in Italia 96 Materiali e metodi 101 Risultati 108 Conclusioni 130 Alcune considerazioni finali 134 Bibliografia 135 Indice | 7 Allegato 2. Analisi andamento della semina interrata negli anni 2004-2010 141 A cura di Cesare Cenghialta Allegato 3. Diffusione territoriale della malattia Pyricularia grisea su riso in Piemonte e Lombardia 143 A cura di Maurizio Tabacchi Allegato 4. La presenza di brusone nelle colture di riso da seme Campagna 2008-2009 155 A cura di Luigi Tamborini Introduzione 155 Le colture da seme 156 Analisi della presenza di brusone 156 Conclusioni 158 Campagna 2009-2010 159 La presenza di brusone nelle colture da seme 2009 159 Analisi varietale 161 Conclusioni 161 Cenni sull’andamento climatico delle campagne 1996–2009, con particolare riferimento alla presenza di brusone 161 Allegato 5. Situazione delle varietà di riso coltivate in Italia in relazione alla malattia Pyricularia grisea 177 A cura dell’Ente Nazionale Risi Allegato 6. La registrazione del triciclazolo: evoluzione recente 183 A cura di Dow AgroSciences Italia srl 1. La registrazione nazionale del Beam 183 2. La revisione europea del triciclazolo 184 3. La richiesta dell’uso di emergenza per il Beam 186 4. Il problema dell’importazione illegale 187 5.“Secondary approval”: inserimento del Beam nei disciplinari di produzione integrata 187 |9 Prima Parte Progetto Prima Parte. Progetto | 11 Presentazione del progetto Il riso rappresenta un elemento di rilievo per l’agricoltura italiana (238.500 ettari di superficie investita e oltre 1,6 milioni di tonnellate di riso greggio prodotte nel 2009/10). Sebbene in termini assoluti questa produzione non sia fra le prime a livello nazionale, essa caratterizza fortemente la filiera agroalimentare di alcune aree vocate del paese localizzate nel Nord Italia (Novara e Vercelli in Piemonte; Pavia, Milano e Mantova in Lombardia; Verona nel Veneto; Ferrara in Emilia-Romagna). È proprio in queste aree, però, che la coltura del riso mostra un’elevata sensibilità al brusone, una malattia causata dal parassita fungino Magnaporthe oryzae. Questa patologia sta assumendo nel tempo un’importanza sempre più rilevante, causando negli anni in cui si manifesta con forte gravità ingenti danni alla produzione di riso, come è accaduto nel 2008. Il principale strumento di difesa dalla malattia è rappresentato dall’impiego di agrofarmaci. A tal fine al termine dagli anni ‘90 sono stati autorizzati in Italia prodotti a base di due sostanze attive: il triciclazolo e l’azoxystrobin. In assenza del loro impiego, le conseguenti contrazioni produttive legate alle epidemie di brusone sono state stimate nell’ordine del 40%. Nel 2007 però la revisione europea del triciclazolo ai sensi della Dir. 91/414/CEE si è conclusa negativamente, portando alla revoca delle autorizzazioni nazionali degli agrofarmaci contenenti la molecola. In attesa che Dow AgroSciences avvii il prima possibile un nuovo processo di valutazione europeo della sostanza attiva, in seguito delle forti sollecitazioni dei risicoltori e delle loro rappresentanze che ritengono il triciclazolo fondamentale per la difesa dal brusone, il Ministero della Salute ha concesso per l’anno 2010 l’uso di emergenza in Italia. È in questo contesto che è stato sviluppato il progetto di Nomisma, i cui risultati sono presentati in questo Rapporto. Lo studio realizzato, partendo da un’analisi sull’importanza della coltura del riso in Italia, descrive caratteristiche e diffusione 12 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana del brusone in Italia ed offre un’analisi delle possibili strategie di difesa, della loro efficacia e del loro impiego da parte dei risicoltori italiani. Sulla base di queste informazioni è stato possibile, attraverso una simulazione per scenari, delineare i potenziali impatti sulla risicoltura italiana legati, in prima battuta, alla fuoriuscita dal mercato del triciclazolo e, successivamente, nell’eventualità di una mancanza completa di agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone. Questo secondo scenario è reso plausibile dalla possibilità che l’azoxystrobin, qualora divenga l’unico prodotto disponibile sul mercato e sia perciò utilizzato sull’intera superficie risicola italiana, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del patogeno. Nomisma ha realizzato l’analisi economica grazie al contributo scientifico dal Prof. Paolo Cortesi che ha offerto con un proprio studio le informazioni di natura fitopatologica sul brusone e le strategie di difesa chimica, al supporto informativo sulla coltura del riso fornito dell’Ente Nazionale Risi e dall’Ente Nazionale Sementi Elette ed all’analitica descrizione dei comportamenti e delle percezioni dei risicoltori relativamente alla difesa dal brusone raccolti in campo da Agro-sfera. Prima Parte. Progetto | 13 1. La risicoltura italiana 1.1 Il ruolo della risicoltura italiana nel contesto mondiale Il riso, insieme a mais e grano, è fra i cereali di maggiore importanza economica a livello mondiale. Nel 2007 sono stati prodotti complessivamente 657 milioni di tonnellate di riso greggio, dei quali oltre il 50% nelle sole Cina ed India (figura 1.1). Figura 1.1. Produzione di riso greggio: primi 20 Paesi (2007) Cina India Indonesia Bangladesh Vietnam Tailandia Birmania Filippine Giappone Brasile USA Pakistan Egitto Cambogia Repubblica di Corea Nepal Madagascar Nigeria Sri Lanka Colombia Produzione mondiale: 657 mln tonn. 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FAO. Pur trattandosi di una produzione caratteristica del continente asiatico, il riso viene coltivato anche nell’Unione Europea, dove la produzione complessiva si è attestata nel 2009 a poco meno di 3,2 milioni di tonnellate. L’Italia è il primo 14 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana produttore europeo di riso (52% delle superfici e della produzione dell’UE a 27), seguita a distanza da Spagna (con circa la metà della produzione italiana), Grecia, Portogallo e Francia e da alcuni Paesi dell’Est Europeo (Romania, Bulgaria ed Ungheria) (tabella 1.1). Nel corso degli ultimi anni la coltura ha incrementato sia le superfici che la produzione, per effetto di una generalizzata espansione in tutti i paesi produttori; questa dinamica è poi particolarmente accentuata nei piccoli produttori dell’Est, in cui oltre ad aumentare gli investimenti in ettari si sta verificando soprattutto un rapido incremento della resa per ettaro. La produzione europea non è però in grado di soddisfare il consumo interno: il grado di auto-approvvigionamento dell’UE a 27 si attesta al 65% nel 2007, seguendo un percorso di progressiva contrazione rispetto agli anni precedenti. L’incremento dei consumi interni, infatti, procedendo ad un ritmo più sostenuto rispetto al pur significativo incremento produttivo, alimenta la progressiva apertura della forbice fra importazioni ed esportazioni (nel 2007 il deficit commerciale della bilancia risicola europea si è attestato a -794.000 tonnellate). Tabella 1.1. Produzione e superfici di riso greggio nell’UE a 27 (2009°) Produzione di riso greggio Italia (.000 tonn) SAU variaz. 09/07 (.000 ha) Rese variaz. 09/07 tonn/ha 1.644 10,1% 238 2,3% 6,9 Spagna 880 19,2% 119 16,7% 7,4 Grecia 208 15,6% 29 13,1% 7,1 Portogallo 164 5,7% 27 7,0% 6,1 5,9 Francia 125 14,6% 21 0,5% Altri paesi 145 90,3% 25 47,5% 5,8 3.165 15,1% 460 8,4% 6,9 Totale UE 27 ° Stime Copa-Cogeca. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat e Copa-Cogeca. 1.2. La coltura del riso in Italia Il riso occupa una posizione di rilievo fra le produzioni cerealicole del nostro paese. Nonostante la sua diffusione in termini di superfici occupate sia meno rilevante rispetto ad altri cereali caratteristici della produzione agricola italiana, come grano e mais, la sua importanza economica è legata al fatto che il riso è in grado di generare un più elevato reddito per unità di superficie raggiungendo un valore di poco inferiore ai 2.500 euro per ettaro1 (tabella 1.2). 1 A questo importo contribuiscono in maniera importante i contributi della PAC, che nel caso del riso sono ancora presenti in forma accoppiata. Per determinare i dati di produzione a prezzi di base, infatti, l’Istat utilizza i prezzi delle camere di commercio ed include i contributi erogati al settore risicolo pari a 453€/ha. Prima Parte. Progetto | 15 Tabella 1.2. Produzioni cerealicole italiane (2008) Produz. Raccolta PLV Superficie PLV/ha .000 tonn mln euro .000 ha euro/ha Frumento duro 5.113 1.498 1.587 944 Mais 9.723 1.832 992 1.848 Frumento tenero 3.746 703 702 1.002 Orzo 1.237 212 331 642 Riso 1.389 558 224 2.489 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. Inoltre nel corso degli ultimi decenni la coltura del riso è stata caratterizzata complessivamente da una dinamica positiva di crescita. Dal 1980 al 2008 la produzione nazionale ha realizzato un incremento del 51%, nonostante una flessione agli inizi degli anni 2000. In particolare la produzione è cresciuta non solo nella storica area piemontese (+27%), ma si è progressivamente estesa nelle vicine province lombarde, area in cui la produzione è praticamente raddoppiata (+94%) nel corso degli ultimi trent’anni. Sono quindi Piemonte e Lombardia a rappresentare il nucleo forte della produzione risicola nazionale, cui contribuiscono per circa il 95% (figura 1.2). Figura 1.2. Trend della produzione di riso greggio in Italia (.000 di tonnellate, 1980-2008) Lombardia Piemonte Italia 1600 +51% 1400 1200 1000 +27% 800 +94% 600 400 200 0 1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. Se il dato di lungo periodo evidenzia un trend di crescita, l’analisi delle ultime annate mostra viceversa una certa oscillazione delle performance produttive, che può essere ricondotta al variare delle condizioni climatiche, al verificarsi di attacchi parassitari ed alle dinamiche di mercato che orientano le scelte di investimento dei risicoltori. Nel corso degli ultimi 8 anni la coltura è stata comunque caratterizzata da una dinamica tendenzialmente stabile: le superfici si sono attestate al di sopra dei 220.000 ettari, la produzione varia fra 1,4 e 1,5 milioni di tonnellate di riso 16 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana greggio (o risone)2 e le 850.000-950.000 tonnellate di riso lavorato ed infine le rese fluttuano fra le 6,2 e le 6,5 tonnellate per ettaro (tabella 1.3). Tabella 1.3. Italia: andamento di superfici e produzione di riso greggio e lavorato (2003-2010) Produzione lorda* (riso greggio) Produzione (riso lavorato) SAU Resa (riso greggio) .000 tonn .000 tonn .000 ha tonn/ha 2009/10 1.644 n.d. 238 6,9 2008/09 1.389 852 224 6,2 2007/08 1.540 950 233 6,6 2006/07 1.445 880 229 6,3 2005/06 1.445 875 224 6,5 2004/05 1.523 938 230 6,6 2003/04 1.448 831 220 6,6 2002/03 1.379 870 219 6,3 * Comprensivo dei reimpieghi aziendali. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi. La campagna 2009/10 si è rilevata particolarmente positiva. Gli agricoltori, dopo l’annata 2008/2009 in cui le elevate quotazioni di grano e mais avevano orientato le scelte produttive a favore di questi cereali, sono ritornati ad investire sul riso, portando la superficie ad oltre 238.000 ettari (+6% rispetto all’annata precedente). La produzione si attesta sul valore record di 1,6 milioni di tonnellate di riso greggio, grazie sia alle elevate superfici, che alla presenza di rese medie molto elevate (6,9 tonn./ha). Questa tendenza positiva sembra confermata anche per l’annata 2010/11: le stime relative alla superficie investita a riso in Italia si attestano sui 246.100 ettari, in crescita del 3,2% rispetto alla campagna precedente. Parallelamente il comparto risicolo ha affrontato una fase di ristrutturazione a favore di una progressiva specializzazione della produzione. A fronte, infatti, di una progressiva contrazione del numero di imprese e di una superficie investita costante si è assistito ad un incremento delle superfici medie aziendali risicole: il dato medio per azienda è passato dai 45,7 ettari del 2003/04 ai 49,8 del 2008/09 (tabella 1.4). 2 Per risone si intende il prodotto greggio liberato dalle impurità (paglia, terriccio, pietre, semi di altre piante, ecc.); il riso semigreggio o sbramato, è privato della lolla; dopo una serie di trattamenti (lucidatura, brillatura, ecc.) effettuati dall’industria risiera il riso lavorato è reso idoneo al consumo. Da questo processo di lavorazione si ottengono inoltre vari sottoprodotti, che sono genericamente indicati come rotture di riso. Prima Parte. Progetto | 17 A conferma della positiva dinamica che il comparto sta vivendo, nella campagna produttiva in corso si registra un ulteriore consolidamento dell’investimento medio aziendale (fino ai 51,3 ettari per azienda), che avviene pur in presenza di una ripresa del numero di imprese impegnate nella coltura (circa +150 unità). Tabella 1.4. Risicoltura italiana: aziende e superfici medie SAU Aziende .000 ha unità SAU per azienda ha 2009/10° 238 4.652 51,3 2008/09 224 4.501 49,8 2007/08 233 4.712 49,4 2006/07 229 4.771 47,9 2005/06 224 4.854 46,2 2004/05 230 4.918 46,7 2003/04 220 4.818 45,7 ° Stime Ente Risi. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi. In Italia sono seminate ogni anno molte varietà di riso; in particolare, l’Ente Nazionale Risi ne rileva più di 40 diverse, appartenenti a quattro principali gruppi varietali: Tondo, Medio, Lungo A e Lungo B (figura 1.3). La maggior parte della produzione fa riferimento alle varietà del gruppo Lungo A (che comprende le varietà parboiled e quelle da risotto destinate al consumo interno, fra le quali le più pregiate sono Carnaroli, Arborio, Volano, Baldo, Sant’Andrea, Roma) che occupano circa il 44% della superficie nazionale di riso, seguite dalle varietà Lungo B (fra le quali si trovano quelle di esportazione del tipo Indica) con il 29%, quindi dai risi “comuni” o di tipo Tondo (23%) e da una limitata quota di varietà del tipo Medio (fra le quali figura il Vialone nano), attestata al 4%. Figura 1.3. Principali gruppi varietali di riso (ripartizione percentuale della superficie 2009) Lungo A 44% Lungo B 29% Tondo 23% Medio 4% Superficie: 238.458 ettari Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi. I principali artefici dell’incremento delle superfici del 2009 rispetto al 2008 sono le varietà dei gruppi Lungo A e Tondo, che sono cresciute rispettivamente dell’11% e del 19% rispetto all’anno precedente, mentre sono in flessione sia quelle del gruppo Lungo B (-6%) che del Medio (-5%). 18 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1.3. La bilancia commerciale La leadership produttiva europea del nostro Paese nel comparto del riso, alimenta un importante flusso di esportazioni di riso e sottoprodotti. In particolare, grazie alla presenza sul territorio nazionale di un’industria risiera di eccellenza, la gran parte del flusso di export è riconducibile al prodotto semilavorato e lavorato, che rappresenta circa l’82% del valore complessivo delle esportazioni nazionali, mentre la restante quota è rappresentata da riso greggio (risone) e semigreggio o dai sottoprodotti della lavorazione, le rotture di riso3. Questo fa sì che la bilancia commerciale sia caratterizzata da un surplus di circa 438 milioni di euro nel 2008, legato in gran parte al riso lavorato e semilavorato. L’unica categoria in deficit è quella del risone in cui il saldo commerciale è di 19 milioni di euro, ma la sua incidenza è limitata sul totale complessivo. Nel corso degli ultimi anni la bilancia commerciale del riso ha mostrato una dinamica vivace, registrando importanti incrementi dei flussi sia in entrata che in uscita. Complessivamente nel periodo 2003-08 l’export è cresciuto del 90% raggiungendo i 557 milioni di euro, mentre le importazioni sono più che triplicate attestandosi su 119 milioni di euro (tabella 1.5). Tabella 1.5. Bilancia commerciale italiana di riso e sottoprodotti (2008) Export mil € Semilavorato o lavorato Import var. 08/03 Saldo mil € var. 08/03 mil € 429 457 76% 28 201% 66 234% 62 145% 4 6 36% 24 848% -19 Rotture di riso 28 177% 5 298% 23 Totale 557 90% 119 211% 438 Semigreggio Risone Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat. In riferimento alla destinazione finale del prodotto, il mercato comunitario costituisce il principale sbocco delle esportazioni nazionali, assorbendo circa l’83% del riso inviato dall’Italia oltre confine. In particolare Francia, Germania, Belgio e Regno Unito rappresentano i principali Paesi di destinazione del nostro prodotto, sebbene in realtà il riso italiano raggiunga moltissimi Paesi nei diversi continenti (tabella 1.6). 3 Per la classificazione dei diversi tipi di riso si veda la precedente nota 2. Prima Parte. Progetto | 19 Tabella 1.6. Principali Paesi di destinazione dell’export di riso italiano (2008) Esportazioni miln € % EUROPA 523,2 93,4% UE-27 467,6 83,5% Francia 105,8 18,9% Germania 91,1 16,3% Belgio 61,8 11,0% Regno Unito 49,6 8,9% Repubblica Ceca 24,9 4,4% Svizzera 11,9 2,1% 1,7 0,3% 3,6% Russia ASIA 20,0 Siria 8,8 1,6% Libano 5,3 0,9% Giordania 3,3 0,6% Israele 1,5 0,3% NORD AMERICA 8,0 1,4% USA 6,4 1,1% AFRICA 4,4 0,8% OCEANIA 2,5 0,5% CENTRO-SUD AMERICA 1,9 0,3% 560,0 100,0% Mondo Il valore totale delle esportazioni del dato Istat differisce leggermente rispetto al valore Eurostat. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. 1.4. Il ruolo della risicoltura in alcuni specifici ambiti territoriali La predisposizione del territorio e la tradizione colturale hanno favorito la concentrazione della risicoltura in alcune aree del Paese. Come precedentemente indicato circa il 94% della produzione di questo cereale viene oggi realizzata in due sole regioni: il Piemonte e la Lombardia (tabella 1.7). Nella pianura padana occidentale, sede tipica delle aziende agrarie irrigue, le quattro province di Vercelli, Novara, Pavia e Milano comprendono oggi, da sole, circa l’87% della superficie investita a riso in Italia, sebbene la coltura sia diffusa anche in alcune province limitrofe (Alessandria e Biella, Mantova e Lodi). Bacini produttivi, di dimensioni nettamente inferiori, si trovano anche nei comprensori irrigui di altre regioni, fra i quali in particolare in Veneto a Verona, in Emilia-Romagna nel ferrarese ed in Sardegna nell’oristanese. La presenza del riso in altre aree (Toscana e Calabria) è infine limitata a poche centinaia di ettari (figura 1.4). Il valore delle rese in Piemonte e Lombardia è uguale o di poco superiore alle 6 tonn/ha, dato in linea anche con la media nazionale (6,2 tonn/ha). Fra le altre aree di diffusione della coltura si distinguono la Sardegna e l’Emilia-Romagna, che presentano rese produttive superiori al dato medio italiano (pari rispettivamente a 7,9 tonn/ha e 6,8 tonn/ha). 20 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Tabella 1.7. La coltura del riso per aree (2008) 2008 Piemonte Superficie (sau) ha Produzione raccolta % su tot .000 tonn Resa % su tot tonn/ha 6,0 117.625 52,5% 709 51,1% Vercelli 72.554 32,4% 416 30,0% 5,7 Novara 33.082 14,8% 216 15,6% 6,5 Alessandria 7.702 3,4% 52 3,7% 6,8 Biella 3.938 1,8% 22 1,6% 5,6 Lombardia 93.382 41,7% 590 42,5% 6,3 Pavia 78.307 34,9% 508 36,6% 6,5 Milano 12.233 5,5% 65 4,7% 5,3 1332 0,6% 8 0,6% 5,9 Mantova Lodi Veneto 1502 0,7% 8 0,6% 5,6 2.918 1,3% 18 1,3% 6,0 Verona 1.670 0,7% 10 0,7% 6,2 Emilia-Romagna 6.625 3,0% 45 3,2% 6,8 Ferrara 6.145 2,7% 42 3,0% 6,8 297 0,1% 2 0,1% 6,0 Toscana 437 0,2% 3 0,2% 6,0 Sardegna Calabria 2.912 1,3% 23 1,7% 7,9 Oristano 2.439 1,1% 20 1,4% 8,2 224.196 100,0% 1.389 100,0% 6,2 ITALIA Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. Figura 1.4. La localizzazione della risicoltura per province in Italia (superficie in ettari 2008) 0 - 100 ha 100 - 1.000 ha 1.000 - 10.000 ha Oltre 10.000 ha Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. Prima Parte. Progetto | 21 Complessivamente la produzione agricola del riso si è attestata nel 2008 oltre i 558 milioni di euro, della quale una quota pari al 94% fa riferimento alle sole regioni Piemonte e Lombardia (figura 1.5). In realtà questa ricchezza fa prevalentemente riferimento alle 4 province in cui la coltura è maggiormente diffusa, nella quali il riso rappresenta una produzione di grande rilievo e con una forte incidenza sulla Produzione Lorda Vendibile (PLV) locale. A Vercelli la produzione agricola del riso rappresenta circa la metà del totale, a Novara e Pavia oscilla fra il 27-29%, mentre nella provincia di Milano si attesta intorno al 4% (figura 1.6). In queste aree la coltivazione del riso assume anche una rilevante valenza legata alle tradizioni ed alla cultura locale. Una sostituzione con altri cereali, data la loro minore redditività, genererebbe una contrazione della ricchezza prodotta nell’area, oltre che una dispersione delle tradizioni e dei saperi locali legati alla coltura del riso. Inoltre, l’eventuale diminuzione o scomparsa della coltura del riso in queste province potrebbe seriamente comprometterne la produzione a livello nazionale. È infatti difficile prevedere un’espansione della coltura in altre aree, data la necessità di condizioni pedologiche e climatiche particolari, oltre che della disponibilità di acqua irrigua. Figura 1.5. PLV del riso per regione (2008) Piemonte 53% Lombardia 41% Altre regioni 6% Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat. Figura 1.6. Incidenza della PLV del riso sulla PLV totale nelle principali province risicole (2007) PLV Altre produzioni PLV Riso 4% Milano 29% Novara 27% Pavia 49% Vercelli 0 100 200 300 PLV (miln Euro) Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat e UnionCamere. 400 500 600 22 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1.5. La trasformazione del riso in Italia La risicoltura italiana rappresenta il primo anello della filiera che dal campo porta fino al consumo finale di riso. Ad essa è perciò strettamente connessa l’attività di trasformazione, costituita da piccole imprese artigianali e da imprese industriali di medie e grandi dimensioni, cui si affiancano inoltre le attività di trasformazione realizzate nelle imprese risicole. Non a caso a Pavia, Vercelli e Novara, le principali province risicole italiane, è localizzato circa il 90% del potenziale industriale del settore risiero. Si tratta di circa 60 stabilimenti di trasformazione attivi nell’intero corso dell’anno che fanno riferimento a circa 40 imprese, alcune delle quali di grandi dimensioni (Curti, Colussi, Gallo, Flora, Scotti, ecc.), che esprimono un fatturato superiore al miliardo di euro, alimentando così, attraverso la valorizzazione della materia prima, un circuito virtuoso per l’economia locale4. Il rapporto tra agricoltura ed industria risiera è in Italia molto stretto. Se si esclude il riso basmati importato dall’estero per completare la gamma dell’offerta soprattutto per la richiesta della grande distribuzione, il settore risicolo si approvvigiona esclusivamente di materia prima nazionale. Alla produzione italiana fa riferimento, infatti, la materia prima di maggiore qualità; si tratta delle pregiate varietà di riso per risotti (Carnaroli, Arborio, Volano, Baldo, Sant’Andrea, Roma, Vialone Nano). Lo stato di buona salute del comparto è testimoniato dal buon flusso di esportazioni di riso. L’Italia è, infatti, il principale produttore europeo di riso ed esporta prevalentemente nel mercato comunitario (Francia, Germania, Belgio e Regno Unito) strutturalmente deficitario. In questo mercato il consumo del prodotto sembra destinato ad aumentare nel medio e lungo periodo e pertanto, di fronte ad una positiva congiuntura di mercato, esistono le condizioni per far crescere ulteriormente l’industria di trasformazione e con essa la risicoltura italiana. 4 Fonte: Associazione Italiana Risiere Italiane (AIRI). Prima Parte. Progetto | 23 2. Il brusone del riso, caratteristiche e diffusione 5 2.1. Genesi e diffusione del brusone su scala mondiale Il brusone, o piricularia, è senza dubbio tra le più pericolose patologie registrate per la coltura del riso, nonché la malattia epidemica del riso più diffusa nel mondo (Ou, 1985). Provocata dal patogeno Magnaporthe oryzae6, ha una grande importanza a livello mondiale sia per la sua diffusione territoriale - è presente in tutte le zone di coltivazione del riso - sia per i danni considerevoli causati dalle epidemie, che nei paesi tropicali possono compromettere addirittura la sopravvivenza della coltura. È presente in tutte le zone di coltivazione del riso; è, infatti, particolarmente diffusa in Asia, Europa, Centro e Sud America, ma è stata segnalata anche in regioni risicole australiane e nord americane. La sua gravità è maggiore nelle coltivazioni sommerse delle regioni temperate e in quelle tropicali situate ad alta quota. Meno severe, invece, sono le epidemie nelle risaie delle aree tropicali pianeggianti in presenza di un corretto governo delle acque. 5 Il capitolo riporta in maniera sintetica alcune indicazioni tecniche tratte dallo studio “Il brusone del riso: danni causati dalle epidemie ed ottimizzazione della difesa con triciclazolo” realizzato dal Prof. Paolo Cortesi (DiPSA – Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione della Biodiversità). Per una descrizione più analitica si può fare riferimento direttamente allo studio riportato in Allegato 1 al presente lavoro. 6 Altre denominazioni del patogeno nelle sue diverse forme sono Pyricularia grisea (= Pyricularia oryzae) e Magnaporthe grisea. In tutto il rapporto si utilizzerà la denominazione Magnaporthe oryzae che fa riferimento al patogeno nella sua forma teleomorfa o sessuata. 24 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana In Cina la malattia fu segnalata già nel 1637 con il nome di “febbre del riso”, mentre in Giappone le prime informazioni sulla sua presenza risalgono al 1704 e la prima descrizione del patogeno è stata fatta da Shirai nel 1896. Negli Stati Uniti la malattia è stata segnalata nel 1876 in Carolina del sud e pochi anni dopo, nel 1913, venne riportata in India (Ou, 1985). Nel 1953 in Giappone, nonostante il trattamento chimico delle risaie, la perdita di raccolto causata dal brusone fu di 800.000 tonnellate e nel 1960 di 273.300 tonnellate, determinando contrazioni annuali della produzione totale comprese tra l’1,4 e il 7,3%. Sempre in Giappone, nel 1962, un’epidemia di brusone si diffuse su un’area di 865.000 ettari, di cui ben 847.000 trattati chimicamente. Anche in India, durante la stagione 1960/61, più di 266.000 tonnellate di riso andarono perse a causa del brusone; nello stesso anno, in alcune aree epidemiche delle Filippine, il 50% delle risaie fu devastato dalla malattia. Questi casi dimostrano chiaramente quale possa essere il potenziale distruttivo della malattia. Nonostante, infatti, l’uso di cultivar resistenti interessi un numero crescente di ettari, il problema dei danni dovuti alla malattia non è ancora stato risolto a causa del ripetuto superamento della resistenza da parte della popolazione del patogeno. Quando ciò si verifica i danni alla produzione possono fluttuare tra il 20 e il 100%. Prendendo in esame la storia più recente della diffusione delle epidemie del patogeno, nel 1993 le temperature particolarmente basse hanno determinato danni stimati dell’ordine del 42% della produzione in Giappone come sommatoria dei danni dovuti alla malattia e quelli determinati dalla sterilità (Khush e Jena, 2009). Nelle Filippine, in aree predisponenti le epidemie, sono frequenti perdite produttive anche superiori al 50% (Ou, 1985). In Cina, nell’ultimo trentennio sono state registrate tre ondate epidemiche: 1982-85, 1992-94 e 2001-2005. La prima ha interessato 3,8 milioni di ettari con perdite di diversi milioni di tonnellate; nel 1993 è stata stimata una perdita di 1,1 milioni di tonnellate di riso solo nel sud del paese e negli ultimi anni è stata stimata la presenza della malattia su 5,7 milioni di ettari (Khush e Jena, 2009). In alcune regioni dell’India i danni causati alle colture in asciutta possono raggiungere anche il 50% della produzione. 2.2. Gli effetti del brusone sul riso Magnaporthe oryzae è un patogeno policiclico, sensu Van der Plank (Van der Plank e Matthee, 1963), in quanto nella stagione vegetativa del riso possono susseguirsi numerosi cicli di patogenesi. Il brusone del riso, in termini fitopatologici, è da includere nel gruppo delle malattie tossiche o necrotossiche. Le cellule dei tessuti invasi, infatti, sono rapidamente uccise dal patogeno che è in grado di utilizzare il materiale cellulare per le sue necessità alimentari. La distruzione delle cellule è conseguenza di una forte alterazione della permeabilità differenziale delle membrane cellulari e l’aggressio- Prima Parte. Progetto | 25 ne può essere condotta su tutti i tessuti della pianta che siano in condizioni vitali. Inoltre, il micelio fungino intercellulare può produrre due sostanze tossiche (la piricularina e l’acido alfa-picolinico) in grado di alterare la permeabilità di membrana e di bloccare la reattività cellulare. Oltre a ciò, da un punto di vista funzionale, Magnaporthe oryzae invade i tessuti della pianta provocando un conseguente arresto del trasporto di materiale nutritivo e generando un decorso acuto della malattia (Picco et al., 2000; Cortesi, 2011-Allegato 1). In Italia, i danni maggiori sulle piante di riso sono quelli conseguenti gli attacchi del patogeno sul culmo che prendono denominazioni diverse a seconda delle parti interessate: • mal del collo, quando il patogeno invade l’ultimo internodo al di sotto della inserzione della pannocchia; • mal del nodo, quando attacca i nodi del culmo; • mal del rachide, quando vengono interessate le diramazioni paniculari, le rachille e le cariossidi. È comunemente noto come “brusone della pannocchia”. Gli attacchi a livello fogliare, invece, denominati “brusone fogliare”, possono causare danni consistenti all’apparato epigeo, ed eventuali epidemie precoci possono fungere da focolaio di infezioni su nodi, culmo e pannocchie. In seguito all’attacco, i tessuti colpiti e quelli sovrastanti (nel caso di attacchi ai nodi, al collo e alla pannocchia) necrotizzano assumendo una tipica colorazione grigiastra. I culmi colpiti presentano pannocchie con spighette completamente vuote o solo parzialmente riempite a seconda della fase fenologica. Tendenzialmente, i danni sono tanto più gravi quanto più precocemente si verifica l’attacco del patogeno. I danni causati dalle epidemie del patogeno possono compromettere sia le quantità prodotte, che la resa netta alla lavorazione (percentuale di granelli interi di riso bianco commercializzabili) (Cortesi e Giuditta 2003, Cortesi, 2011Allegato 1). 2.3. I fattori predisponenti le epidemie di brusone in Italia 7 Molti sono i fattori che possono condizionare lo sviluppo epidemico della malattia. Tra questi, quelli climatici e nutrizionali sono i più importanti, sebbene non si debba dimenticare che la quantità di inoculo iniziale, nonché l’epoca di comparsa dei primi sintomi sono parametri altrettanto importanti nel determinare la precocità e gravità delle epidemie. Di seguito si propone una serie di indicazioni non esaustiva. 7 Indicazioni tratte dallo studio del prof. Cortesi in allegato e da Picco A.M., Rodolfi M., Sala F. “Atlante delle principali malattie del riso” Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia (anno 2000). 26 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Dal punto di vista epidemiologico, la trasmissione per seme è molto importante in quanto le piante malate sono uniformemente distribuite e costituiscono delle fonti d’inoculo primarie precoci funzionali allo sviluppo epidemico anticipato della malattia. La percentuale di trasmissione per seme è strettamente legata alle caratteristiche del seme, alla tecnica di semina e alle condizioni ambientali che si verificano durante la germinazione. In particolare la percentuale di trasmissione è inversamente proporzionale alla profondità di semina; pertanto la scarsa copertura del seme, o la semina in superficie su terreno umido, determinano una percentuale maggiore di plantule infette, mentre l’interramento comporta percentuali minori e la semina in acqua la impedisce (Manandhar et al., 1998; Guerber e TeBeest, 2006). Le condizioni climatiche al momento della germinazione e successivamente all’emergenza sono altrettanto importanti e influiscono sul periodo di incubazione. Le piogge, l’umidità relativa dell’aria, la temperatura e la luminosità interagiscono con tutte le fasi del ciclo biologico del patogeno. Fra i diversi fattori ambientali, l’umidità dell’aria e la bagnatura fogliare sono le condizioni indispensabili di attacco del patogeno. L’infezione ed il rilascio di conidi necessitano di acqua sotto forma di rugiada, oltre che di valori di umidità relativa dell’aria superiori all’8589% e di elevati valori medi di temperatura (Yamanaka e Ikeda, 1964; Kato, 1974; Picco et al., 2000). Inoltre, non devono essere sottovalutati fattori quali la presenza di sostanze tossiche nel terreno (ad esempio acidi grassi ed acido solfidrico), una temperatura dell’acqua di risaia superiore a 36°C e la carenza di silicio nella pianta. La struttura, la presenza di metaboliti e l’età della pianta sono ulteriori fattori che influenzano la patogenesi; piante con foglie orizzontali all’asse principale del fusto raccoglieranno più conidi rispetto a piante con foglie verticali. Le pareti poco silicizzate delle giovani piantine sono più suscettibili rispetto a quelle di piante adulte con cellule epidermiche ben silicizzate. Oltre a ciò, il giusto apporto di nutrienti al terreno riduce il rischio di avere epidemie particolarmente gravi della malattia; in particolare, elevati apporti di azoto sono un fattore predisponente l’infezione, tenendo conto che gli effetti dell’azotatura variano con le condizioni climatiche e con quelle del suolo. L’influenza è notevole quando si distribuisce azoto a pronta azione come il solfato d’ammonio e, soprattutto, quando ne viene somministrato in eccesso ed in una sola volta (Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994). Anche somministrazioni troppo tardive o con temperature dell’aria troppo basse durante i primi stadi di crescita producono effetti deleteri. Risultati negativi si sono ottenuti anche in suoli sabbiosi o limosi e quindi con scarsa capacità di scambio cationico (Picco et al., 2000). Si pensa che l’accumulo cuticolare di azoto causi una maggiore permeabilità e riduca l’emicellulosa e la lignina delle cellule, predisponendo le stesse all’attacco del patogeno. Inoltre, l’accumulo di azoto in forma solubile all’interno delle cellule Prima Parte. Progetto | 27 della pianta stimola la germinazione delle spore, la formazione dell’appressorio e contribuisce ad aumentare la grandezza delle lesioni. Il patogeno, quindi, utilizza l’azoto in eccesso come fonte di nutrimento. Più in generale, le perdite produttive più rilevanti si riscontrano nei paesi a clima temperato e su riso coltivato in asciutta. Gli stress causati dagli abbassamenti repentini di temperatura e la carenza idrica aumentano in modo significativo la suscettibilità della coltura e la espongono a epidemie causa di danni produttivi rilevanti (Bonmann, 1992). In Italia, è durante il mese di luglio che solitamente si verificano le condizioni ottimali per l’instaurarsi della malattia. Il tempo necessario ad un conidio per infettare ed invadere le cellule dell’ospite varia con la temperatura ed è di 10, 8, 6 ore con temperatura rispettivamente di 32°C, 28°C e 24°C. Magnaporthe oryzae infine si perpetua sul seme, nel suolo o sulle stoppie e su graminacee spontanee. 2.4. Evoluzione e diffusione del brusone in Italia Nel nostro Paese il brusone rappresenta la principale malattia del riso (Moletti et al., 1988). Fu rinvenuta per la prima volta nel 1838 da Astolfi, cui si deve la denominazione “brusone” a causa dei tipici disseccamenti fogliari che induceva sulle foglie e sulle pannocchie. Sebbene negli anni successivi la malattia sia stata segnalata nuovamente, si deve sottolineare che con l’appellativo di brusone si indicavano una serie di malattie del riso, non tutte attribuibili all’agente patogeno Magnaporthe oryzae. I dati riguardanti le epidemie di brusone in Italia sono frammentari e risalgono già a diversi anni fa. Nel 1946, in provincia di Pavia, le condizioni climatiche e le eccessive concimazioni azotate hanno determinato un’epidemia particolarmente grave sulle varietà Cinese originario e Vialone Nano, con perdite produttive comprese tra il 30 ed il 70% (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi non sono reperibili quantificazioni precise dei danni causati dalle epidemie di brusone e alcune indicazioni possono essere ricavate, per alcune varietà e località, solo da alcune sperimentazioni fitoiatriche (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003). A partire dagli anni ‘80, è stato comunque osservato un aggravamento delle epidemie e dei danni causati dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). Gravi epidemie si sono verificate sempre più di frequente specialmente sulle varietà più suscettibili (figura 2.1), probabilmente anche a causa dell’incremento delle concimazioni azotate e dell’espansione della semina a file interrate (Cortesi e Giuditta, 2003; Cortesi, 2011-Allegato 1). Particolarmente importante è stata l’epidemia del 2008 che ha comportato considerevoli danni alla produzione risicola (Ente Nazionale Risi, 2008; 2009). 28 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Figura 2.1. Evoluzione delle epidemie di brusone sul riso in Italia La malattia ha uno sviluppo sporadico, localizzato e comunque trascurabile (Buffa, 2000) 1960 Dopo la gravissima epidemia del 1970 la malattia si è presentata saltuariamente e limitata ad aree ristrette (Buffa, 2000) 1970 Nel quadriennio 1980-1983 (in particolare nel 1981) e nel 1986 si registrano forti epidemie che riportano la malattia alla ribalta (Moletti et al., 1988) 1980 Si registrano epidemie con maggiore frequenza e sempre più intense soprattutto sulle varietà sensibili diffuse nell’area lombarda. In particolare si ricordano le epidemie del 1994 che misero a rischio la presenza di alcune tra le varietà più coltivate, e dei tre anni consecutivi 1998-1999-2000 (Ente Nazionale Risi, ENSE 2009; Cortesi e Giuditta, 2003) 1990 2000 Si rilevano epidemie in tutte le annate e con una diffusione varietale e territoriale sempre più ampia (ENSE, 2009; Cortesi, 2011-Allegato 1). Particolarmente dannosa l’annata 2008 per aver coinvolto province storicamente poco colpite come Vercelli, Novara, Alessandria e Biella (Tabacchi, 2008) 2010 Maggiore diffusione delle epidemie Fonte: elaborazioni Nomisma su fonti varie. La recente evoluzione della tecnica colturale del riso sembra aver favorito la diffusione del patogeno nell’areale risicolo italiano soprattutto nelle zone più vocate. Un esempio significativo è rappresentato dalla continua espansione della semina a file interrate8, che contribuisce ad aumentare la suscettibilità del riso nei confronti del brusone (Long et al., 2001), specialmente se associata all’uso di varietà molto produttive che necessitano di elevati apporti azotati (Kürschner et al., 1992; Ishiguro, 1994; Long et al., 2000)9. Questa tecnica sta conoscendo un periodo di espansione: nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010, infatti, l’incidenza di questa tecnica sul totale della superficie seminata a riso è passata dal 15% al 26%, con una crescita in termini di ettari coinvolti da 34.500 a 64.500 (figura 2.2). La semina a 8 Dati tratti dall’Allegato 2 “Analisi andamento della semina interrata negli anni 2004-2010” a cura di Cesare Cenghialta, Ente Nazionale Risi. 9 L’affermarsi della semina a file interrate con irrigazione turnata, se da un lato comporta un notevole risparmio del fabbisogno idrico della coltura e una facilitazione delle operazioni colturali, dall’altro ha portato però ad una maggiore sensibilità della coltura agli sbalzi termici con conseguente aumento della percentuale di sterilità delle spighette e incremento della suscettibilità al mal del collo e al brusone fogliare - esperienza del Consorzio d’Irrigazione e Bonifica del Canale Villoresi - (AAVV, 2008; Ente Nazionale Risi, 2010). La tecnica della semina interrata a file permette in generale di semplificare le operazioni di semina nelle risaie. In questo modo il seme è uniformemente distribuito sulla superficie seminata favorendo al contempo un investimento corretto e un migliore affrancamento al suolo delle plantule. Con la tecnica della semina interrata sono inoltre risolte problematiche legate a fermentazioni, proliferazione di alghe e presenza di parassiti animali. Prima Parte. Progetto | 29 file interrate è concentrata tra Pavia e Milano, che complessivamente esprimono il 79% della superficie totale che impiega questa tecnica di semina in Italia. Allo stesso modo il ritardo delle semine e la minima lavorazione del terreno sono altri fattori che possono favorire l’attacco del brusone alle piante di riso (Cartwright e Lee, 2010; Cortesi, 2011-Allegato 1). Figura 2.2. Diffusione della semina a file interrate nella risicoltura italiana (superfici in ettari, 2004-2010) Semina interrata Semina non interrata 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 0 50 100 150 200 250 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente nazionale Risi. 2.5. Diffusione territoriale della malattia 10 Le epidemie di Magnaporthe oryzae sono più frequenti ed intense nelle province lombarde di Pavia e Milano rispetto alle provincie piemontesi di Vercelli, Novara, Alessandria e Biella a causa di diversi fattori: • la tipologia dei terreni dedicati alla coltura del riso: i terreni con minor contenuto di sostanza organica, bassa capacità di scambio cationico e con tessitura sabbiosa o franco-sabbiosa dell’areale lombardo comportano elevati apporti azotati nella fase di crescita della pianta, favorendo l’instaurarsi della malattia. • il metodo di coltivazione del riso: la tipologia di suolo sabbioso e più permeabile della Lombardia ha portato ad una maggiore diffusione della tecnica della semina interrata a file che espone il riso a squilibri di nutrizione azotata ed escursioni termiche maggiori rispetto al metodo classico di coltivazione in sommersione, favorendo la comparsa di epidemie di brusone. Questa tecnica, come dettagliato al paragrafo precedente, è maggiormente diffusa tra Pavia e Milano. • le varietà maggiormente utilizzate: la coltivazione di varietà storiche di riso per 10 Questo paragrafo fa riferimento all’Allegato 3 - “Diffusione territoriale della malattia Pyricularia grisea su riso in Piemonte e Lombardia” a cura di Maurizio Tabacchi, Studio Agro-Sfera. 30 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana il mercato interno (varietà per risotto) quali Carnaroli, Vialone Nano, Arborio, Volano e Baldo, è diffusa prevalentemente in Lombardia rispetto al Piemonte. Tali varietà infatti meglio si adattano alla semina interrata ed alle temperature minime generalmente superiori di 2-3 °C rispetto all’areale piemontese. Esse presentano una suscettibilità molto elevata al brusone del riso. La diffusione territoriale della patologia ha come conseguenza una maggiore attenzione dei risicoltori lombardi alla strategia di difesa, con un ricorso quasi sistematico ad opportuni trattamenti fungicidi preventivi. Questo consente anche in presenza di gravi epidemie di evitare danni ingenti alle produzioni di riso del Pavese e del Milanese. Viceversa gli agricoltori del Piemonte, dove il patogeno in passato non ha causato particolari problemi se non sporadicamente, non hanno l’abitudine di effettuare interventi fungicidi specifici contro il brusone, correndo il rischio di esporsi a gravi perdite in campo negli anni di maggior attacco, come verificatosi recentemente nel 2008. Nel corso di quell’anno, infatti, le provincie piemontesi sono state interessate da epidemie di brusone in superfici maggiori rispetto alle provincie lombarde (Vercelli 47%, Novara 59% e Pavia 39%). In effetti, un eventuale mancato trattamento delle colture durante la campagna 2008 nella zona di Pavia, in particolare sulle varietà comunemente denominate superfini, avrebbe provocato la completa distruzione del raccolto. Ulteriore conferma di questo aspetto lo si riscontra nell’analisi varietale: la cultivar più note per la loro suscettibilità sono risultate nel 2008 tra le meno colpite dall’infezione, in quanto preventivamente trattate in corrispondenza delle fondamentali fasi fenologiche di sviluppo11. 2.6. Le varietà di riso e la sensibilità al brusone Nel 2009 su un totale di 238.458 ettari di superficie, le varietà di riso coltivate in Italia sono state 95, di cui 86 effettivamente in commercio e le rimanenti ancora in fase di sperimentazione. Nel corso degli anni si è potuto assistere ad un processo di selezione genetica, concentrato in prevalenza sull’ottenimento di varietà con elevate qualità organolettiche, che ha visto incrementare considerevolmente il panorama varietale italiano. Tuttavia, la capacità del patogeno di sapersi adattare rapidamente a nuove condizioni ambientali ed a nuove varietà ha determinato il cambiamento della sensibilità di alcune varietà alla malattia. Secondo una classificazione dell’Ente Nazionale Risi (Ente Nazionale Risi, 11 Allegato 4 “La presenza di brusone nelle colture di riso da seme. Campagna 2008-2009” a cura di Luigi Tamborini – INRAN-ENSE. Prima Parte. Progetto | 31 2010)12, che suddivide le varietà di riso in base alla sensibilità al brusone, si possono identificare 3 gruppi principali: • sensibili (S): sono le varietà più soggette alla malattia e che, in condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo della fitopatia, possono richiedere anche due applicazioni di fungicidi per salvaguardare la produzione; • medio sensibili (MS): hanno una sensibilità alla malattia inferiore alle precedenti varietà e possono essere preservate dalla malattia con una sola applicazione di fungicida; • tolleranti (T): hanno una resistenza alla malattia intrinseca o indotta attraverso la selezione, tramite incroci, di piante dotate di geni di resistenza che rendono questi individui immuni dall’attacco fungino. Prendendo in esame la distribuzione delle superfici risicole per grado di sensibilità al brusone delle diverse varietà, si osserva come a livello nazionale, complessivamente, solo il 2,5% della superficie è investita con varietà tolleranti al brusone, mentre la restante quota si divide fra un 32,6% di varietà sensibili ed un 64,9% di mediamente sensibili (figura 2.3). Nel corso degli anni si è assistito ad un aumento della sensibilità al brusone anche nelle varietà meno sensibili a causa della presenza di nuove razze patogenetiche di brusone (De Datta, 1981; Grayson et al., 1990; Cortesi, 2011-Allegato 1). Figura 2.3. Diffusione delle varietà di riso per sensibilità al brusone Mediamente Sensibili 64,9% Sensibili 32,6% Tolleranti 2,5% Superficie risicola*: 230.648 ettari nel 2009 *Dal totale sono escluse le varietà in sperimentazione. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi. Entrando nel dettaglio della diffusione territoriale di tali varietà, dalla figura 2.4 emerge come, attualmente, la maggiore incidenza delle varietà sensibili si riscontri nell’area lombarda. La quota è particolarmente elevata a Milano (65% del totale della superficie coltivata), dove peraltro non si riscontra la presenza di varietà tolleranti al patogeno, ma comunque rilevante anche a Pavia (35%) e Vercelli (24%). Novara infine ha una netta prevalenza di varietà mediamente sensibili (pari all’84% della superficie investita). 12 Allegato 5 “Situazione delle varietà di riso coltivate in Italia in relazione alla malattia Pyricularia grisea” a cura dell’Ente Nazionale Risi. 32 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Figura 2.4. Diffusione delle varietà di riso per sensibilità al brusone nelle principali province risicole italiane Sensibili Mediamente Sensibili Tolleranti Milano Novara Pavia Vercelli 0% 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi Le prime quattro varietà per diffusione in Italia sono Gladio, Libero, Centauro e Selenio, che contribuiscono per oltre il 39% (93.300 ettari) alla superficie risicola italiana (tabella 2.1). Mostrano tutte una sensibilità media al brusone. Seguono Volano, Loto e Baldo, con il 15% della superficie (37.000 ettari), che invece hanno un’elevata suscettibilità al brusone ed infine il Sant’Andrea con una media sensibilità (4%). Tabella 2.1. Principali varietà di riso coltivate in Italia e sensibilità al brusone (2009) Superficie (sau) Prezzo .000 ha % €/tonn Gladio 31,0 13,0% 282,8 MS Libero 23,0 9,7% 282,8 MS Centauro 20,9 8,8% 422,2 MS Selenio 18,4 7,7% 419,2 MS Volano 16,2 6,8% 444,6 S Loto 11,0 4,6% 419,3 S Baldo 9,8 4,1% 454,5 S Sant’Andrea 9,4 4,0% 458,2 MS Creso 7,5 3,1% 419,3 S Balilla 7,3 3,1% 422,2 MS Carnaroli 6,5 2,7% 469,6 S Brio 6,0 2,5% 422,2 MS S Sensibilità al brusone Nembo 5,1 2,2% 419,3 Varie Lungo B 5,2 2,2% 282,8 - Varie Lungo A 5,0 2,1% - - Altre varietà Totale 56,1 23,5% - - 238,5 100,0% - - I prezzi sono il risultato della media aritmetica di tutti i prezzi rilevati nell’annata agraria (novembre 2008-novembre 2009) Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi e Camera di Commercio di Vercelli. Prima Parte. Progetto | 33 Si individuano inoltre due fasce di prezzo molto diverse: una di prezzo più contenuto (282,8 €/tonn.), cui fanno riferimento le prime due varietà per diffusione (Gladio e Libero) e una quota minoritaria della varietà Lungo B; • una con prezzi medi nettamente più elevati (oltre 400 €/tonn.), che comprende le varietà Carnaroli, Sant’Andrea e Baldo, che raggiungono valori superiori ai 450 €/tonn. • Circa il 50% delle superfici risicole viene coltivato con queste ultime varietà che, se da un lato si caratterizzano per parametri qualitativi di pregio, dall’altro risultano essere sensibili al brusone. Appartengono a questa categoria le varietà utilizzate per il consumo interno e in particolar modo per la preparazione dei risotti, come ad esempio il Vialone Nano (IGP del mantovano veronese), il Carnaroli, l’Arborio, il Volano, il Balilla, il Roma e il Baldo. Pertanto le epidemie di brusone su queste varietà determinano una perdita economica più grave dal momento che causano uno scadimento quali-quantitativo della produzione di maggior valore commerciale. Un’analisi infine di come si è evoluto il panorama varietale nel corso degli anni, con particolare riferimento a quelle che oggi sono le varietà dominanti, permette di comprendere più a fondo le dinamiche di diffusione anche in relazione allo sviluppo della malattia (figura 2.5). Nel corso degli anni si sono, infatti, progressivamente diffuse nuove varietà in affiancamento o in sostituzione di quelle presenti precedentemente. Le prime tre varietà per superficie sono fra quelle di più recente introduzione: Gladio è stata introdotta alla fine degli anni ‘90; Libero e Centauro hanno iniziato a diffondersi nella seconda metà degli anni 2000; Selenio, Volano, Loto e Baldo, invece erano già presenti agli inizi degli anni ‘90. In particolare Loto ha conosciuto dei momenti di maggiore espansione. Figura 2.5. Diffusione delle principali varietà risicole dal 1990 ad oggi 150000 Baldo (S) Loto (S) 120000 Volano (S) 90000 Selenio (MS) 60000 Centauro (MS) 30000 0 Libero (MS) Gladio (MS) 1991 1993 1995 1997 1999 2001 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi. 2003 2005 2007 2009 Prima Parte. Progetto | 35 3. I sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana Questo capitolo propone una ricognizione dei principali sistemi impiegati in risicoltura per il contenimento dei danni causati dal patogeno Magnaporthe oryzae cercando di analizzarne le implicazioni di natura tecnica. Successivamente si affronteranno gli aspetti economici per giungere ad un’analisi comparata tecnicoeconomica fra i differenti sistemi di difesa considerati. La difesa dal brusone è attuabile mediante diversi mezzi che si possono classificare in diretti ed indiretti. I primi sono finalizzati ad inibire o eliminare il patogeno, i secondi a ridurre la suscettibilità dell’ospite. Tra i primi si identificano l’adozione di buone pratiche agronomiche e l’impiego di varietà meno sensibili ottenute tramite il miglioramento genetico; le prime sono tecniche già ampiamente conosciute, diffuse e praticate dai risicoltori italiani. Tra i mezzi diretti l’uso dei fungicidi rappresenta la pratica più comune e attualmente quella ritenuta più efficace. 3.1. Varietà resistenti Lo sviluppo di cultivar resistenti al brusone del riso è fra le strategie più efficaci per combattere il patogeno Magnaporthe oryzae. Attualmente sono noti più di 40 geni di resistenza dei quali circa 25 già mappati nel genoma di riso (Chao et al., 1999). Tuttavia, la resistenza presente nelle varietà rilasciate, dopo pochi anni viene superata dal patogeno a causa dell’ampia variabilità ed adattabilità del suo genoma (Bonman, 1992). Una resistenza duratura e ad ampio spettro può essere ottenuta solo con l’accumulo di più geni di resistenza in un’unica varietà (gene pyramiding), ciascuno dei quali conferisce la resistenza a determinati ceppi di Magnaporthe oryzae. Ad oggi nel nostro paese questo percorso non è ancora stato compiuto e negli anni si è potuto constatare che anche varietà tolleranti alla malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso nel tempo questa caratteristica (Cortesi, 2011-Allegato 1, Ente Nazionale Risi, 2009). In prospettiva futura si ritiene quindi che non potrà essere disponibile in tempi brevi un numero sufficiente di varietà resistenti al brusone da impiegare in sostituzione di quelle più sensibili (Cortesi, 2011-Allegato 1). 36 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Non si deve inoltre trascurare il fatto che l’adozione sempre più diffusa della semina in asciutta e l’affermarsi della semina ritardata per consentire la gestione del riso crodo (AAVV, 2008), sono ulteriori fattori che hanno incrementato la suscettibilità del riso alle epidemie di brusone. In conclusione si può affermare che gran parte delle varietà più coltivate in Italia sono suscettibili alla malattia e quindi per la loro protezione si devono adottare opportune strategie di difesa. 3.2. Mezzi agronomici di difesa Sono diverse le tecniche agronomiche che il risicoltore può adottare per difendere la propria coltura dalle epidemie di brusone. In linea di massima, l’obiettivo di queste pratiche agronomiche è di limitare e controllare i fattori predisponenti le epidemie (vedere paragrafo 3 del capitolo 2). Di seguito si elencano fra le diverse tecniche le principali e più diffuse che favoriscono o contrastano le infezioni di brusone: • buon livellamento delle risaie: è importante nelle prime fasi vegetative del riso quando un livello dell’acqua troppo alto induce uno stress nelle piante; • arature: hanno un effetto benefico in quanto favoriscono l’ossidazione della sostanza organica e limitano l’instaurarsi di fermentazioni anomale in ambiente ridotto, predisponenti alla formazione di sostanze tossiche quali l’acido solfidrico e acidi organici che bloccano l’assorbimento di potassio (K) e silicio (Si); • razionalizzazione dell’impiego dei fertilizzanti azotati: deve essere funzione del tipo di terreno. In terreni con scarso potere adsorbente l’azoto (N) deve essere frazionato o vanno impiegati concimi azotati a lento rilascio, viceversa si creano delle condizioni positive per l’infezione; • semine in asciutta: favoriscono la crescita dei germinelli e favoriscono lo sviluppo dell’apparato radicale. Viene stimolato l’assorbimento dell’azoto e la sintesi di composti azotati. Ciò rende la pianta più suscettibile al patogeno specialmente perché su terreno asciutto non è favorito l’assorbimento del silicio; • gestione delle acque: se le temperatura dell’acqua è inferiore ai 20°C la pianta è più suscettibile alle infezioni, specialmente se ciò si verifica durante le prime fasi del ciclo di sviluppo e in associazione ad elevata disponibilità di azoto. Le asciutte e la loro durata hanno un’influenza diretta sullo sviluppo della malattia. La minor incidenza del brusone si riscontra quando la sommersione è continua e comunque essa: – non deve mai venir meno durante la spigatura; – è più importante nelle fasi precedenti all’eserzione della pannocchia di quella nelle fasi successive; – dovrebbe essere protratta per 2-3 settimane dopo l’eserzione della pannocchia, sebbene occorra considerare gli eventuali rischi associati alla presenza dell’acqua in risaia in prossimità della raccolta; Prima Parte. Progetto | 37 • semine fitte: sono da evitare in quanto favoriscono la malattia; riduzione del potenziale d’inoculo: sebbene per le malattie policicliche non sia importante come per le monocicliche, la riduzione della quantità di inoculo deve sempre essere presa in considerazione. Alcuni metodi indiretti di difesa dal brusone sono ampiamente diffusi nella risicoltura italiana, tanto da rappresentare pratiche ordinarie nelle imprese risicole localizzate in aree soggette all’attacco del patogeno. Allo stesso tempo l’adozione di alcune tecniche colturali (semina in asciutta, semina ritardata per gestire il riso crodo, minimum tillage) rende il riso più suscettibile alle epidemie di brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). È per tale motivo che le imprese risicole fanno ricorso alla difesa con fungicidi, ritenuta la strategia più efficace per contrastare la malattia13. • 3.3. Trattamenti fungicidi Per le malattie policicliche, come il brusone, i trattamenti fungicidi sono finalizzati al contenimento del tasso di crescita della malattia che è funzione della suscettibilità dell’ospite e dell’aggressività del patogeno in un determinato areale, dell’intensità iniziale della malattia dall’epoca di comparsa della stessa nonché delle condizioni climatiche. Conferme sull’efficacia di questi prodotti nella difesa del riso dal brusone in campo sono arrivate sia da sperimentazioni condotte in Italia tra gli anni 1982 e 1986, sia da altre effettuate dagli anni ‘90 ad oggi. I dati sperimentali complessivamente confermano l’efficacia di questi fungicidi sia per quanto riguarda la salvaguardia dei livelli produttivi, sia per il miglioramento delle caratteristiche merceologiche del risone. Tra i fungicidi disponibili per l’impiego sul riso, quelli attualmente registrati per la difesa dal brusone sono: triciclazolo, azoxystrobin e flutriafol. Triciclazolo e azoxystrobin sono prodotti comunemente usati in risicoltura contro il brusone mentre flutriafol è considerato un prodotto specifico per il contenimento dell’elmintosporiosi (Cortesi, 2011-Allegato 1). Per questa ragione il presente studio fa riferimento principalmente all’attività di triciclazolo e azoxystrobin. 3.3.1. Triciclazolo Il triciclazolo (nome commerciale Beam) è un fungicida sistemico, ad azione preventiva, specifico per il controllo del brusone del riso, conosciuto da molto tempo e largamente impiegato in risicoltura. In Italia è stato registrato nel 1998. Il principio attivo viene rapidamente assorbito dagli organi verdi della pianta e quindi traslocato verso gli apici con movimento acropeto. È caratterizzato da un meccanismo d’azione multi sito, unico rispetto agli altri prodotti utilizzati per il 13 Come mostrano i risultati dell’indagine diretta riportati nel Capitolo 4, figura 4.7. 38 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana controllo della malattia. Infatti non inibisce la germinazione delle spore, ma impedisce la penetrazione del patogeno nella pianta. Quando le condizioni sono favorevoli alla diffusione del brusone, il triciclazolo è l’unico in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti della foglia a bandiera e quindi della pannocchia. L’utilizzo di triciclazolo ad infezione già avvenuta non impedisce la comparsa dei sintomi, ma riduce sensibilmente l’efficienza infettiva delle spore. Dalla sua immissione in commercio non sono stati registrati casi di resistenza per il brusone (Kurahashi Y., 2001; Ente Nazionale Risi, 2009; Cortesi, 2011-Allegato 1). 3.3.2. Azoxystrobin L’azoxystrobin (nome commerciale Amistar) è una molecola derivata dalla famiglia delle strobilurine attiva su numerosi patogeni fungini tra cui brusone ed elmintosporiosi. In Italia è stata registrata nel 1999. Si tratta di un fungicida ad attività preventiva e, per alcuni patogeni, curativa ed antisporulante se applicato all’inizio del periodo di incubazione. Dopo l’applicazione rimane in parte sulla vegetazione trattata e in parte viene assorbito distribuendosi in modo uniforme all’interno delle foglie (movimento translaminare sistemico). Il suo meccanismo d’azione, unisito, si esplica mediante l’inibizione della respirazione cellulare. Ciò lo espone al rischio di selezione di ceppi resistenti, già segnalati per Magnaporthe oryzae dei tappeti erbosi (Vincelli e Dixon, 2002). Relativamente alle dosi e modalità di impiego, in condizioni molto favorevoli allo sviluppo del brusone si interviene tra le fasi di botticella e inizio della spigatura ripetendo l’applicazione a distanza di 10-14 giorni (Ente Nazionale Risi, 2009). 3.3.3. Flutriafol Il flutriafol (nome commerciale Impact 250SC) è un fungicida appartenente alla famiglia dei triazoli (DMI inibitori della demetilazione) non specifico per il controllo del brusone, ma ad ampio spettro d’azione. In Italia è di recente introduzione essendo stato registrato nel 2008. Si tratta di un fungicida ad attività preventiva e parzialmente curativa nei confronti di alcuni patogeni quando applicato immediatamente dopo l’infezione. In applicazioni fogliari la sua elevata sistemicità ne garantisce una rapida traslocazione. Il suo meccanismo d’azione si esplica con il blocco della sintesi dell’ergosterolo, componente fondamentale della membrana cellulare degli ascomiceti, causando l’inibizione della crescita fungina (Ente Nazionale Risi, 2009). 3.3.4. Resistenza ai fungicidi Con l’introduzione dei fungicidi sistemici, l’incidenza dello sviluppo di resisten- Prima Parte. Progetto | 39 ze è aumentata drasticamente ed il tempo necessario alla resistenza per insorgere si è rilevato spesso relativamente breve (talvolta entro i due anni dalla commercializzazione). Per questo motivo, molti fungicidi immessi sul mercato dalla fine degli anni ‘60 sono stati seriamente compromessi ad eccezione di alcuni impiegati come antiperonosporici sulla vite (fosetil-Al) e di altri impiegati per la difesa dal brusone del riso (probenazole, isoprothiolane e triciclazolo) che hanno mantenuto la loro efficacia nel corso del tempo (Brent, 2007). Secondo il FRAC (Fungicide Resistance Action Committee) il patogeno del brusone è classificato tra quelli che possono innescare con maggiore facilità una resistenza nei confronti di fungicidi. Il rischio di insorgenza di resistenza all’azione di un fungicida da parte del patogeno è particolarmente elevato soprattutto se questo realizza più cicli nel corso di una stagione e se le spore si disperdono nell’ambiente con facilità e per un periodo prolungato. Azoxystrobin viene classificato dal FRAC tra i fungicidi ad elevato rischio di insorgenza di resistenza; sono infatti conosciuti diversi casi di resistenza da parte di varie specie di patogeni. Per il triciclazolo non sono invece riportati casi evidenti di resistenza (FRAC, 2010). In ragione dell’esigua gamma di principi attivi disponibili per il controllo del brusone e delle indicazioni fornite dal FRAC, la necessità di gestire correttamente il rischio di resistenza in campo rappresenta un elemento di fondamentale importanza. 3.3.5. Trattamenti fungicidi: modalità di intervento I trattamenti chimici con triciclazolo o azoxystrobin contro il brusone del riso si possono differenziare principalmente in funzione: • della suscettibilità varietale; • dell'andamento epidemico della malattia (fortemente legato all’andamento climatico). In base a questi elementi il risicoltore può decidere di non intervenire chimicamente o di effettuare il trattamento, che può prevedere una o due applicazioni nelle diverse fasi di sviluppo della pianta nel corso del ciclo colturale annuale. Per entrambi i prodotti le modalità di esecuzione del trattamento seguono la medesima procedura. L’applicazione sulla coltura viene effettuata attraverso una macchina dotata di una barra irroratrice e utilizzando un quantitativo di acqua pari a circa 300 l/ha. Il trattamento chimico contro il brusone del riso viene spesso accompagnato da applicazioni di altri prodotti (azoxystrobin, flutriafol, propiconazolo, iprodione) al fine di combattere altre malattie fungine (in particolare l’elmintosporiosi). In questi casi i prodotti sono miscelati fra loro secondo le rispettive dosi di utilizzo. In caso di mancato trattamento contro il brusone difficilmente il risicoltore effettua trattamenti contro altri patogeni fungini. 40 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 3.4. Le performance agronomiche del riso con diversi sistemi di difesa chimica dal brusone In questo paragrafo si analizzano le performance agronomiche dei prodotti fungicidi impiegati nella difesa dal brusone del riso, in termini di incidenza sulla produttività della coltura. Gli effetti legati a tecniche di difesa indiretta non sono stati considerati poiché queste pratiche sono ampiamente diffuse fra i risicoltori ed applicate indipendentemente dalle epidemie del patogeno. L’impatto che l’utilizzo di diversi agrofarmaci ha sul decorso epidemico della malattia e di conseguenza sulla produzione finale sono stati misurati in una serie di prove di campo protrattesi per svariati anni (dal 2006 al 2009), in diversi areali geografici (Pavia e Vercelli) e su sei varietà di riso (Cortesi, 2011-Allegato 1). I risultati di tali prove riportano informazioni sia sulla diffusione e gravità della malattia sulla pianta (diffusione, indice di infezione, indice di protezione), che sulla produzione finale in granella sia dal punto di vista quantitativo (tonnellate per ettaro) che qualitativo (percentuale di riso bianco e di granelli interi commerciabili). I risultati dettagliati di tali prove sono riportate nello studio in allegato14. Di seguito invece si illustra il percorso seguito per individuare e quantificare i differenziali di performance produttiva della coltura del riso nei differenti casi di trattamento di difesa con triciclazolo, con azoxystrobin ed in caso di colture non trattate (testimone). L’obiettivo di questa valutazione consiste nell’individuare una misura del differenziale di performance produttiva in risone fra: • trattamento con triciclazolo ed azoxystrobin; • trattamento con triciclazolo e testimone non trattato; • trattamento con azoxystrobin e testimone non trattato. Questa valutazione oltre ad esprimere in maniera diretta le performance dei diversi sistemi di difesa contro il brusone, consente inoltre di identificare gli indici che saranno applicati all’analisi per scenari sviluppata nel successivo capitolo 5. A tal fine, tra le differenti prove illustrate nello studio di Cortesi, sono state selezionate: a)quelle che contenevano esplicite indicazioni sulle rese produttive (e non quelle descrittive della diffusione e gravità della malattia sulla pianta); b)quelle con utilizzo dei diversi prodotti nelle dosi consentite dalle etichette; c)quelle con impiego dei prodotti nelle modalità operative corrette (dosi, epoca di trattamento, numero di applicazioni, ecc.). 14 Allegato 1. “Il brusone del riso: danni causati dalle epidemie ed ottimizzazione della difesa con triciclazolo.” del Prof. Paolo Cortesi (DiPSA – Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione della Biodiversità). Prima Parte. Progetto | 41 Sulla base di questa selezione sono state individuati sei gruppi di prove realizzate su sei diverse varietà (Ambra, Carnaroli, Giano, Karnak, Nembo, Vialone Nano, tutte di tipo sensibile al brusone ad eccezione di Giano che è mediamente sensibile) nelle annualità 2006-2007-2008-2009 in provincia di Pavia e Vercelli. In queste prove l’azoxystrobin è sempre stato impiegato con doppio trattamento, mentre il triciclazolo è stato impiegato sia in singola che doppia applicazione. Ai fini del calcolo dell’indice generale si è scelto di utilizzare comunque tutte le osservazioni, mettendo a confronto: • trattamento doppio di triciclazolo con trattamento doppio di azoxystrobin; • trattamento singolo di triciclazolo con trattamento doppio di azoxystrobin. In quest’ultimo caso le performance del triciclazolo sono sottostimate, ma si è preferito comunque prendere come base di calcolo un maggior numero di osservazioni (16 complessivamente) per rendere l’indice più stabile. Il risultato così ottenuto rappresenta pertanto una stima prudenziale delle performance produttive del triciclazolo nel caso del trattamento singolo. Poiché nel corso delle prove le rese in risone (espresse in tonnellate per ettaro) sono diverse da quelle che si conseguono in campo, la misurazione delle performance produttive fra i differenti sistemi di difesa ed il campione non trattato è stato fatto in termini di indice, attraverso il rapporto fra la produzione realizzata nelle seguenti diverse condizioni: a)con trattamento con azoxystrobin rispetto al trattamento con triciclazolo (Azoxy/ TCA); b)con trattamento con triciclazolo rispetto al testimone non trattato (Test./TCA); c)con trattamento con azoxystrobin rispetto al testimone non trattato (Test./Azoxy). Figura 3.1. Indici di performance produttiva del riso in Italia in presenza di diversi trattamenti di difesa dal brusone ed in assenza di trattamento 100 90% 80 60% 60 63% 40 20 0 Azoxy/TCA Test./TCA Azoxy = trattamento con azoxystrobin TCA = trattamento con triciclazolo Test. = testimone, assenza di trattamento contro il brusone Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Cortesi. Test./Azoxy 42 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Ottenuti gli indici specifici per ciascuna varietà considerata, si è calcolato un indice generale ponderato, pesando gli indici relativi ad ogni singola varietà per la diffusione in campo delle diverse varietà (espressa in termini di superficie investita nel 2009). I risultati ottenuti (figura 3.1) mostrano che il trattamento con triciclazolo consente, a parità di condizioni, di avere migliori performance produttive rispetto all’azoxystrobin, con un differenziale di resa produttiva del 10%. La produzione di riso in assenza di trattamento è pari al 60% di quella realizzabile con l’impiego del triciclazolo ed al 63% di quella realizzabile con l’uso di azoxystrobin, con perdite di produzione considerevoli nel caso in cui non si effettui alcun trattamento chimico contro la malattia. Il calo delle performance produttive è particolarmente evidente quando si prendano in considerazione delle situazioni che fanno riferimento a gravi epidemie di brusone ed a varietà sensibili (Carnaroli, Karnak e Vialone Nano). In particolare fra le prove prese in considerazione ve ne sono alcune che fanno riferimento a contesti caratterizzati da un’elevatissima diffusione della malattia (Cortesi, 2011Allegato 1); si tratta delle prove realizzate: • nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak; • nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli. In situazioni di elevata gravità dell’epidemia l’efficacia dell’intervento chimico e dei due prodotti considerati cambia di intensità. In questi casi gli indici sono ottenuti dal confronto delle differenti perfomance produttive delle varietà sensibili tra il trattamento doppio di triciclazolo e di azoxystrobin (coerente con la grave epidemia della malattia) e questi trattamenti ed il testimone non trattato. Emerge un’amplificazione della forbice esistente sia nel confronto fra triciclazolo e azoxystrobin che nel raffronto fra i due prodotti ed il testimone non trattato (figura 3.2) I dati mostrano come il comportamento dei due prodotti nel caso del 2009 a Sant’Alessio Convialone su Vialone Nano sia simile a quanto visto a livello generale; gli indici di produzione sono, infatti, molto simili a quelli calcolati in precedenza e pari al 90% per il trattamento con azoxystrobin in confronto a quello con triciclazolo, mentre scendono al 50% nel confronto fra il trattamento di triciclazolo con il testimone non trattato ed al 61% per il trattamento di azoxystrobin con il testimone non trattato. Più frequentemente però gli indici di resa sono nettamente più ridotti rispetto al dato generale sia nel confronto tra i due trattamenti con triciclazolo e azoxystrobin che nel caso di assenza di trattamenti. Infatti confrontando l’efficacia dei due prodotti si registrano rispettivamente delle produzioni realizzate con azoxystrobin rispetto a quelle con triciclazolo pari al 50% per il Vialone Nano nel 2008 (Vigevano), al 77% nel 2007 per il Karnak (Olcenengo) e al 74% per il Carnaroli nel 2006 (Sam- Prima Parte. Progetto | 43 perone). Inoltre, nel confronto con il triciclazolo il testimone non trattato consegue produzioni oscillanti tra il 14% il 26% ed il 39%, mentre nel caso dell’azoxystrobin gli indici di performance produttiva variano fra 27%, 35% e 50%. Figura 3.2. Epidemie gravi: indici di performance produttiva del riso in presenza di diversi trattamenti di difesa dal brusone ed in assenza di trattamento in aree specifiche Azoxy/TCA 100 Test,/TCA Test./Azoxy 90% 77% 80 60 55% 74% 61% 50% 39% 40 35% 26% 27% 14% 20 0 50% Vialone Nano San'Alessio Convialone (PV) 2009 Vialone Nano Vigevano (PV) 2008 Karnak Olcenengo (VC) 2007 Carnaroli Samperone (PV) 2006 Azoxy = trattamento con azoxystrobin TCA = trattamento con triciclazolo Test. = testimone, assenza di trattamento contro il brusone Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Cortesi. Le considerazioni fin qui raccolte fanno esplicito riferimento alle sole rese produttive in risone. I diversi trattamenti hanno anche un effetto specifico sulla resa alla lavorazione, che si traduce in un maggiore o minore valore commerciale del prodotto venduto. Tali elementi, pur presenti, non sono stati presi in considerazione in questo studio per una ridotta numerosità di osservazioni disponibili ai fini di un’analisi quantitativa. 3.5. I costi dei sistemi di difesa chimica dal brusone I principi attivi impiegati nella difesa dal brusone del riso prevedono modalità di applicazione identiche, pertanto i costi di un singolo trattamento variano unicamente in funzione delle dosi di prodotto somministrate e del prezzo del prodotto stesso. Nello specifico, un trattamento con fungicidi contro il brusone del riso prevede le seguenti voci di costo: 1.il costo unitario di acquisto del formulato commerciale contenente la sostanza attiva; 2.la manodopera impiegata per i relativi tempi di esecuzione dell’intervento; 3.gli ammortamenti delle macchine impiegate ed il consumo di carburante; 4.i costi collegati allo svuotamento della risaia. Il costo medio delle operazioni di trattamento in Italia, escluso l’acquisto del 44 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana fungicida, ammonta a circa 25 euro per ettaro comprensivi del costo della manodopera, carburante, materiali accessori, ammortamenti delle macchine e altre attrezzature impiegate. Tale cifra corrisponde al costo di un singolo passaggio. Nel caso in cui il risicoltore si appoggi ad un contoterzista per la realizzazione di questa operazione, il costo si aggira intorno a 40-50 euro + IVA. Esaminando i diversi tipi di trattamento contro il brusone del riso, si osservano differenze sostanziali in termini di spesa per ettaro. Nello specifico, si sono presi in considerazione triciclazolo e azoxystrobin, i principali composti impiegati contro Magnaporthe oryzae, sia in forma singola che complementare (tabella 3.1). Tabella 3.1. Dosi e costi medi di trattamento per fungicida applicato Trattamento singolo (1 applicazione) TCA Azoxy TCA+Azoxy 0,450 1,000 0,450 +1,000 Costo prodotto (€/kg) 87 50 137 Costo trattamento (€/ha) 25 25 25 64,2 75,0 114,2 Dose (kg/ha) Costo totale (€/ha) Trattamento doppio (2 applicazioni) Dose (kg/ha) Costo prodotto (€/kg) TCA Azoxy TCA+Azoxy 0,300 X 2 1,000 X 2 0,300 X 2 +1,000 87 50 137 Costo trattamento (€/ha) 25 X 2 25 X 2 25 X 2 Costo totale (€/ha) 102,2 150,0 152,2 I dosaggi riportati sono quelli consigliati e segnalati nell’etichetta dei prodotti. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali. Sia nel trattamento con un unico passaggio che in quello doppio, nonostante il prezzo unitario del triciclazolo (87 €/kg) sia superiore all’azoxystrobin (50 €/kg), il costo totale per ettaro è maggiore per quest’ultimo fungicida a causa del dosaggio più elevato richiesto per poter contrastare efficacemente la diffusione della malattia. Nel caso di trattamento con la miscela dei due prodotti, l’azoxystrobin, in quanto fungicida ad ampio spettro d’azione, viene di norma adottato per difendere la pianta da altri patogeni fungini (es. elmintosporiosi) mentre nel doppio trattamento è consigliato il suo impiego solamente in una delle due applicazioni. Prima Parte. Progetto | 45 4. La diffusione dei diversi sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana Offrire un quadro analitico della diffusione delle tecniche di difesa dal brusone è un percorso complesso poiché non esistono delle statistiche ufficiali sul tema. Per tale motivo questo lavoro ha cercato di fornire una serie di indicazioni facendo riferimento alle fonti dirette di informazione ed elaborando successivamente i dati raccolti per stimare le caratteristiche e dinamiche del quadro nazionale. La raccolta di informazioni primarie è avvenuta nell’autunno 2009 per mezzo di un’indagine diretta realizzata su un campione di 102 aziende risicole collocate nelle principali province italiane in cui si coltiva riso e che rappresentano circa il 92% della superficie risicola nazionale (Alessandria, Biella, Milano, Novara, Pavia, Vercelli). La rilevazione è stata effettuata attraverso la somministrazione di un questionario da parte di personale con un’elevata esperienza tecnica, che ha permesso di raccogliere diverse informazioni sui comportamenti delle imprese nella difesa dal brusone (varietà impiegate, modalità di trattamento, tipologie e numeri di interventi, ecc.) e su alcune caratteristiche strutturali delle imprese stesse (box 4.1). Al fine di completare il quadro nazionale sono state poi realizzate alcune interviste dirette con degli esperti di difesa del riso per conoscere le modalità con cui vengono realizzati i trattamenti contro il brusone in Veneto, nella provincia di Ferrara e nel resto d’Italia. Le diverse condizioni pedo-climatiche, le specifiche varietà coltivate e le relative pratiche agronomiche di questi areali produttivi influiscono, infatti, sulla sensibilità alle epidemie di brusone in maniera differente da quanto avviene in Piemonte e Lombardia. Trattando i dati raccolti con le indagini dirette, si è stimato quindi un quadro complessivo della realtà nazionale. L’analisi illustra pertanto una serie di informazioni quantitative sull’impiego delle diverse tecniche di trattamento contro il brusone in Italia nel corso del 2009 e alcune considerazioni di natura qualitativa sulla percezione che i risicoltori hanno della diffusione del patogeno e sui fattori che influenzano la sua presenza in risaia. 46 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 4.1. La diffusione dei sistemi di difesa chimica L’impiego di fungicidi è attualmente il sistema di difesa dal brusone del riso più diffuso in Italia. Le stime nazionali indicano, infatti, che nel 2009 su una quota pari al 75,1% (circa 179.000 ettari) della superficie investita a riso in Italia (pari a oltre 238.000 ettari), vengono effettuati trattamenti chimici contro il brusone, mentre sulla restante quota (24,9%) non si interviene, grazie a condizioni pedo-climatiche sfavorevoli allo sviluppo della malattia, impiego di varietà meno suscettibili, ecc. (figura 4.1). Figura 4.1. Diffusione dei trattamenti fungicidi contro il brusone del riso in Italia (2009) Singolo 57,8% Non trattato 24,9% Doppio 17,3% Superficie risicola: 238.458 ettari nel 2009 Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta e Ente Nazionale Risi. Box 4.1. Il campione di aziende risicole intervistate Il campione di imprese intervistate nel periodo ottobre-novembre 2009 da Agro-sfera è composto da 102 aziende risicole situate in 6 province nelle regioni Piemonte e Lombardia su una superficie complessiva pari a 11.965 ettari. La maggior parte di queste superfici risicole (10.600 ettari pari all’87,3% del campione) è situata nel territorio delle province di Pavia, Vercelli e Novara. La rappresentatività del campione nell’ambito del presente studio è rafforzata dal fatto che l’area Nord Ovest del Paese assorbe la quasi totalità dei consumi di fungicidi per il riso. Il campione è costituito da un gruppo di aziende di grandi dimensioni e che presenta segnali di maggiore dinamicità rispetto alla media nazionale. La dimensione media aziendale del campione in termini di superficie è di 117,3 ettari (media italiana circa 51 ettari). In particolare nelle tre provincie più rappresentative si osservano valori più che doppi rispetto a quello medio nazionale. Campione imprese risicole: numero di aziende, superficie coltivata a riso e dimensione media Alessandria Aziende SAU % ha SAU media ha 3,9% 318 79,5 180,0 Biella 2,0% 360 Milano 6,9% 686 97,9 Novara 15,7% 1.717 107,3 Pavia 38,2% 5.323 136,5 Vercelli 33,3% 3.561 104,7 100,0% 11.965 117,3 Totale Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta (2009). Prima Parte. Progetto | 47 Per quanto riguarda l’età dei conduttori delle aziende risicole del campione, si può notare come buona parte di questi rientri nelle classi di età più giovani. Si tratta nella generalità di risicoltori che praticano l’attività agricola a tempo pieno (solo il 4% degli intervistati lavora part-time). Riguardo infine il livello di istruzione fra gli intervistati, oltre il 50% è in possesso di un diploma professionale (principalmente agrario) e poco meno del 20% è laureato. Campione imprese risicole: classi di età, SAU e titolo di studio dei conduttori Classi di età <35 % Classi di SAU % 17,2% <30 35-45 25,3% 45-55 30,3% 55-65 19,2% >65 8,1% >200 9,8% 100,0% Totale 100,0% Totale Titolo di studio % 8,8% Elementare 30-50 8,8% Media inferiore 19,4% 50-100 34,3% Diploma professionale/perito 53,1% 100-200 38,2% Media superiore (licei) Laurea Totale 3,1% 5,1% 19,4% 100,0% Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta (2009). In particolare, più della metà (57,8%) delle superfici coltivate sono interessate da un unico trattamento nel corso del ciclo biologico annuale della pianta, mentre sul 17,3% delle aree investite a riso sono state necessari due applicazioni per contrastare la diffusione della malattia. Tali dati vanno comunque valutati con attenzione tenendo presente due elementi di opposta tendenza: da un lato, infatti, l’annata 2009 ha registrato condizioni climatiche tendenzialmente sfavorevoli allo sviluppo della malattia, limitando il ricorso ai mezzi chimici per la difesa. Dall’altro, a seguito dei gravi danni subiti nella campagna produttiva 2008 a causa delle epidemie di brusone soprattutto in areali storicamente poco colpiti, un maggior numero di risicoltori ha compiuto almeno un trattamento per evitare danni al raccolto. La disaggregazione di questo dato a livello regionale consente di avere un quadro sulle differenti modalità di intervento contro la malattia nelle diverse aree risicole del paese. Emerge in maniera chiara come fra le regioni interessate dalle epidemie di brusone, il Piemonte sia meno suscettibile rispetto a quanto accade in Lombardia e Veneto (tabella 4.1). Nella maggiore regione risicola italiana, infatti, sono presenti ampie superfici non trattate (circa un terzo degli oltre 121.000 ettari coltivati a riso), l’incidenza dell’applicazione singola è omogenea al dato delle altre regioni (59%), mentre è nettamente più contenuta la quota di superficie interessata dalla doppia applicazione (circa 8%). Questo tipo di trattamento è più diffuso in Lombardia e Veneto, aree in cui raggiunge incidenze pari rispettivamente al 28% ed al 50% della superficie, mentre l’applicazione singola si attesta su 60% e il 50%. In queste regioni le condizioni pedoclimatiche e varietà particolarmente suscettibili (ad esempio il Vialone Nano) richiedono infatti trattamenti più intensi. Nelle restanti regioni risicole italiane non si effettuano invece trattamenti di difesa contro il brusone poiché il patogeno non trova le condizioni ottimali per diffondersi. 48 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Tabella 4.1. Superfici trattate con fungicidi per le principali province risicole (stime su dati indagini dirette 2009) Superficie non trattata Singola applicazione Doppia applicazione Totale ha % su regione ha % su regione ha % su regione Piemonte 39.382 32% 72.312 59% 9.973 8% 121.666 Lombardia 11.827 12% 61.017 60% 28.829 28% 101.673 0 0% 1.603 50% 1.603 50% 3.205 3.638 50% 2.784 38% 854 12% 7.276 4.638 100% 0 0% 0 0% 4.638 59.484 25% 137.716 58% 41.258 17% 238.458 Veneto Emilia-Romagna Altre province Totale ha Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta e Ente Nazionale Risi. La difesa dalle epidemie fungine prevede l’impiego di diversi principi attivi. In particolare il triciclazolo, specificamente registrato per la difesa dal brusone; l’azoxystrobin e di più recente introduzione, il flutriafol, entrambi autorizzati sia per il brusone che per altre malattie fungine in particolare l’elmintosporiosi; ed infine il propiconazolo e l’iprodione, registrati per l’elmintosporiosi. Nella pratica agronomica di difesa dai patogeni fungini i risicoltori italiani intervengono prevalentemente contro il brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1), potenziando questi trattamenti con interventi combinati contro l’elmintosporiosi nelle aree suscettibili anche a questa patologia fungina. Si comprende pertanto come l’incidenza dei trattamenti con i principi attivi registrati per il brusone sia nettamente più rilevante (figura 4.2). Figura 4.2. Difesa del riso contro i patogeni fungini15: incidenza dei trattamenti con i diversi principi attivi sulla superficie trattata (2009) 94,1% Triciclazolo 31,1% Azoxystrobin Iprodione 9,3% Propiconazolo 9,2% Superficie trattata: 178.874 ettari nel 2009 6,7% Flutriaful 0 20 40 60 80 100 Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. In particolare il triciclazolo è la molecola con maggiore diffusione, utilizzata su circa il 94,1% delle superfici trattate, segue l’azoxystrobin impiegato sul 31,1% 15 Sulla stessa unità di superficie possono essere applicati contemporaneamente più fungicidi aventi differente spettro d’azione (specifici per il brusone, per l’elmintosporiosi o attivi su entrambe le malattie). Di conseguenza la somma delle percentuali relative alle superfici trattate con ciascun prodotto è superiore al 100%. Prima Parte. Progetto | 49 delle superfici, mentre a netta distanza si collocano iprodione, propiconazolo e flutriafol. Una migliore comprensione delle modalità di intervento contro le patologie del riso è offerto dalla lettura della diffusione dei diversi tipi di trattamento dati da diverse combinazioni di principi attivi e dal numero di applicazioni effettuate. Nel caso dell’applicazione singola (figura 4.3), che costituisce la tipologia di intervento più diffusa (come visto precedentemente, ha interessato nel 2009 il 57,8% della superficie totale a riso), la modalità prevalente è quella che vede l’applicazione del solo triciclazolo (46,0% delle superfici trattate con una sola applicazione), seguita da triciclazolo in combinazione con l’azoxystrobin (23,6%) o con uno degli altri tre fungicidi (22,8%). L’azoxystrobin viene applicato da solo sul 6,7% delle superfici ed in combinazione con gli altri fungicidi attivi contro l’elmintosporiosi sullo 0,8% della superficie, oltre al già citato 23,8% di superfici trattate con triciclazolo ed azoxystrobin in combinazione. Nel complesso, nel caso dell’applicazione singola, il triciclazolo viene impiegato, da solo o in combinazione con altri prodotti, nel 92,4% delle superfici risicole, mentre l’azoxystrobin raggiunge una quota del 31,1%. Figura 4.3. Distribuzione delle superfici trattate contro il brusone: singola applicazione (2009) Triciclazolo 46% Triciclazolo + azoxystrobin 23,6% Triciclazolo in combinazione 22,8% Azoxystrobin 6,7% Azoxystrobin in combinazione 0,8% Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. Anche sulle superfici risicole in cui si effettua la doppia applicazione (17,3% della superficie a riso nel 2009) vi è una predominanza della strategia che vede l’utilizzo del triciclazolo in forma singola o in combinazione con altri fungicidi (tabella 4.2). Le superfici che vengono trattate con il solo triciclazolo, rispettivamente nella prima e seconda applicazione, rappresentano infatti l’81,1% e il 50,8% delle superfici. Ma se si considera anche l’impiego del triciclazolo in combinazione con altri prodotti, la superficie interessata si estende al 95,3% del totale per la prima applicazione ed al 92,2% nella seconda applicazione. L’azoxystrobin viceversa ha percentuali nettamente più contenute (sempre inferiori al 5%) e che raggiungono una rilevanza solo nell’impiego combinato con il triciclazolo (rispettivamente l’8,6% per la prima applicazione ed il 16,6% per la seconda applicazione). 50 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Tabella 4.2. Distribuzione delle superfici trattate contro il brusone nel trattamento doppio (2009) I Applicazione Triciclazolo II Applicazione 81,1% 50,8% 5,6% 24,8% Triciclazolo+azoxystrobin 8,6% 16,6% Azoxystrobin 4,6% 3,2% - 4,5% 100,0% 100,0% Triciclazolo in combinazione Azoxystrobin in combinazione Totale 4.2. La percezione dei risicoltori nei confronti del brusone I dati di diffusione delle diverse strategie chimiche di difesa dal brusone offrono un quadro quantitativo del fenomeno. Di grande interesse è però anche comprendere quali siano le motivazioni che spingono i risicoltori a scegliere di effettuare dei trattamenti e che influiscono sulle modalità di intervento prescelte. L’esperienza diretta dei risicoltori - rilevata attraverso l’indagine diretta - fornisce quindi uno spaccato della realtà di campo, indicando la percezione che questi agricoltori hanno della malattia dal punto di vista della sua evoluzione nel tempo, dei fattori che ne favoriscono lo sviluppo e i comportamenti relativi alle pratiche colturali e di difesa adottate per limitarne la diffusione, fra cui anche la scelta di un prodotto fungicida rispetto ad un altro. I risultati dell’indagine mostrano quindi che nel panorama delle principali malattie fungine che colpiscono il riso, il brusone è la più diffusa (figura 4.4). Per il 65% delle imprese la superficie risicola colpita dalla malattia negli ultimi 3 anni è superiore al 20% e per il 42% addirittura va oltre il 50%. Molto meno avvertita è la gravità degli altri due patogeni (elmintosporiosi e fusarium) per i quali gran parte dei risicoltori indica percentuali di superficie interessata dagli attacchi inferiore al 20%. Figura 4.4. Percezione dei risicoltori: presenza di malattie fungine in azienda e superficie interessata (stima media degli ultimi 3 anni) Non presente 0-5% 6-20% 21-50% >50% 100 80 60 40 20 0 Brusone Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. Elmintosporiosi Fusarium Prima Parte. Progetto | 51 La gravità della malattia è avvertita con grande preoccupazione: nel 2009 oltre il 97% delle imprese risicole ritiene che il brusone sia una malattia importante o molto importante per la produzione di riso. Questa percezione si è progressivamente accentuata nel corso degli ultimi anni: le imprese che ritengono la malattia importante o molto importante è passata dal 43,9% per il periodo prima del 1995 al 78,4% del periodo 1995-2007, fino ai dati attuali (figura 4.5). Figura 4.5. Percezione dei risicoltori: evoluzione delle epidemie di brusone nel tempo Non importante Poco importante Importante Molto importante 100 80 60 40 20 0 Prima del 1995 1995-2007 2008 2009 Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. Tra i fattori che più di tutti hanno influito sulla presenza e gravità delle epidemie di brusone emerge l’errata concimazione, un andamento climatico favorevole alla proliferazione del patogeno e la coltivazione di varietà sensibili oltre alla presenza concomitante di più fattori predisponenti. È interessante notare come, in corrispondenza del 2008, l’incidenza del fattore clima pesi sensibilmente di più rispetto agli altri elementi, a testimonianza delle pessime performance agronomiche registrate in quella campagna risicola a causa di condizioni di temperatura e umidità ottimali per il patogeno (figura 4.6). Figura 4.6. Percezione dei risicoltori: fattori che hanno influito maggiormente sulla presenza e gravità del brusone Mix di diversi fattori Altri fattori Varietà più suscettibili Andamento climatico Concimazione 100 80 60 40 20 0 Prima del 2008 Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. 2008 2009 52 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana In relazione ai fattori che sono considerati predisponenti il brusone, i risicoltori tendono a valutare alcune pratiche agronomiche più efficaci di altre nella difesa (figura 4.7). È nettamente evidente come i risicoltori abbiano una forte aspettativa positiva nell’impiego di fungicidi per prevenire lo sviluppo e diffusione del patogeno in risaia; nello specifico, l’82,4% di loro si affida a questa pratica ritenendola estremamente valida. Tra le altre strategie, la scelta varietale (ritenuta efficace dal 33,3% dei risicoltori) rappresenta quella che permette di ridurre ulteriormente i danni provocati dal patogeno. La gestione idrica e la concimazione ridotta infine si presentano come tecniche necessarie nella gestione della difesa ma non sufficienti per il controllo della malattia. Figura 4.7. Percezione dei risicoltori: efficacia dei diversi metodi di difesa dal brusone Non sufficiente Sufficiente Valida 100 80 60 40 20 0 Scelta varietale Concimazione ridotta Gestione idrica Trattamenti fungicidi preventivi Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. Il gradimento per le strategie di difesa chimica è probabilmente giustificato dall’impatto negativo che le epidemie di brusone hanno sulla produzione finale di risone (figura 4.8). In caso di assenza dell’impiego di fungicidi, infatti, i risicoltori hanno valutato in media una contrazione della produzione pari al 34%. Questa incidenza sale fino al 58% nella provincia di Milano e si attesta vicino alla media per Pavia (35%). Meno rilevanti, ma comunque elevati, sono gli impatti nelle province piemontesi (Novara 30% e Vercelli 28%). A fianco di questi cali di produzione, si rileva inoltre che l’80,3% degli intervistati ha riscontrato non solo un calo della quantità prodotta, ma anche della qualità della granella. A tal proposito, si tenga presente che un calo qualitativo importante rischia di compromettere l’intera partita di prodotto agendo negativamente sul prezzo liquidato dall’acquirente e riducendo il margine dell’imprenditore agricolo. Prima Parte. Progetto | 53 Figura 4.8. Percezione dei risicoltori: percentuale di danno stimato in caso di mancato trattamento contro il brusone 58% Milano 30% Novara 35% Pavia 28% Vercelli 34% Totale 0 10 20 30 40 50 60 Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta. Un’ulteriore informazione ottenuta dall’indagine riguarda quale prodotto fungicida sia ritenuto indispensabile per il controllo del brusone dai risicoltori italiani (figura 4.9). Circa il 97% degli intervistati ha manifestato il proprio orientamento sul triciclazolo motivando questa scelta con diversi motivi. I più accreditati sono la garanzia di produzione e la specificità di azione del principio attivo. Infatti oltre il 40% dei risicoltori afferma che con condizioni meteo molto favorevoli alla malattia è il triciclazolo l’unico prodotto, in singolo o doppio trattamento a seconda della varietà, a garantire la sicurezza della produzione. Il 20,6% sostiene che questo principio attivo è l’unico specifico per il controllo di Magnaporthe oryzae, ritenendo azoxystrobin e flutriafol fungicidi ad ampio spettro d’azione attivi su numerosi patogeni e perciò meno selettivi. È infine significativa la quota di intervistati che considera questo fungicida come l’unica soluzione veramente efficace per il controllo della malattia (17,6%). Figura 4.9. Motivazioni per cui si ritiene il triciclazolo indispensabile per il controllo del brusone Garanzia produzione 40,2% Specificità 20,6% Efficacia ottimale 17,6% Riduzione danni da distribuzione 13,7% Efficacia con unico trattamento 5,9% Controllo e spettro d'azione 2,0% Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta Prima Parte. Progetto | 55 5. La difesa dal brusone del riso in Italia: scenari evolutivi 5.1. Premessa Questa parte finale dello studio ha l’obiettivo di tracciare gli scenari futuri di impiego delle diverse tecniche di trattamento contro il brusone del riso in Italia. Come già accennato in precedenza, il brusone è una delle malattie epidemiche del riso più diffuse al mondo; ciononostante, il risicoltore attualmente si trova a dover fronteggiare i rischi sempre più frequenti di epidemie con pochi strumenti a disposizione. In presenza già di un attento impiego delle pratiche agronomiche che limitano gli impatti della malattia, dell’adozione di alcuni sistemi colturali che comunque ne favoriscono la diffusione (ad esempio semine a file interrate) e data la disponibilità di varietà prevalentemente mediamente sensibili o sensibili (fra queste ultime sono comprese quelle commercialmente più valide), oggi la difesa chimica contro il brusone rappresenta una strada obbligata, per la quale sono disponibili due prodotti fungicidi efficaci: triciclazolo e azoxystrobin. La simulazione ha lo scopo di creare un modello che sia in grado di spiegare in termini quantitativi quali potrebbero essere le conseguenze sul sistema risicolo nazionale di un’eventuale esclusione dal mercato di uno o più prodotti impiegati per la difesa dal brusone del riso. Partendo da una base dati costituita da dati ufficiali sulle coltivazioni risicole nazionali e dai risultati di indagini dirette (così come riportati nei capitoli precedenti del rapporto), il modello fornisce una stima dell’impatto di un simile cambiamento sulle principali variabili economiche legate alle imprese agricole che operano nel settore risicolo. 56 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 5.2. La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente 16 Riguardo alla difesa dal brusone del riso, il più grave elemento di incertezza per i prossimi anni consiste nella disponibilità o meno del triciclazolo. Questa sostanza attiva viene introdotta in Italia per il progressivo espandersi delle epidemie di brusone nel riso. Negli anni ‘90, infatti, i risicoltori si trovano ad affrontare questa malattia con pesantissime perdite di produzione che destano una preoccupazione crescente. All’epoca in Italia non esistono, infatti, adeguati mezzi tecnici che possano frenare l’avanzata della malattia e pertanto i risicoltori rivolgono lo sguardo oltre i confini nazionali. La Spagna è in quel momento il solo paese europeo con autorizzazione all’immissione in commercio del BIM, un prodotto a base di triciclazolo, efficace contro il brusone. Constatata la validità del prodotto, ma in assenza di una sua autorizzazione nel nostro paese, di fronte alla gravità della malattia in alcuni casi i risicoltori, sprovvisti di qualsiasi altro sistema di contrasto del brusone, ricorrono anche all’importazione illegale del triciclazolo dalla Cina. Di fronte ad una situazione così grave interviene il Ministero della Salute, preoccupato da un lato di risolvere il problema di salute pubblica contrastando l’impiego di un prodotto non autorizzato, importato illegalmente, e dall’altro di dare una risposta ai risicoltori. Nel 1996 Dow AgroSciences inoltra alle autorità italiane la richiesta di registrazione dell’agrofarmaco BEAM, a base di triciclazolo, che viene pertanto gestita in tempi brevissimi. Facendosi portavoce degli interessi dei risicoltori, il Ministero dell’Agricoltura, al fine di velocizzare il processo, chiede, infatti, al Ministero della Salute l’applicazione della procedura d’urgenza. Dall’epoca della registrazione ad oggi, il triciclazolo ha efficacemente contribuito al controllo del brusone del riso e continua ad essere riconosciuto come un valido strumento di difesa. Nel 2007 però la revisione europea della sostanza attiva ai sensi della Dir. 91/414/ CEE ha dato esiti negativi, determinando la mancata iscrizione del triciclazolo nell’Allegato I e la conseguente revoca delle registrazioni nazionali di agrofarmaci contenenti la molecola. Dow AgroSciences, decisa a sostenere il triciclazolo, sta attualmente lavorando agli studi destinati a costituire parte integrante della resubmission al fine di avviare il prima possibile un nuovo processo di valutazione europeo della sostanza attiva. In questo scenario, che al momento lascia aperta un’unica strada per la difesa chimica del riso dal brusone, ossia l’impiego in campo del solo azoxystrobin, i risicoltori italiani e degli altri paesi europei coltivatori di riso e le loro rappresentanze (Ente Nazionale Risi, Sindacato Europeo dei Risicoltori e associazioni di categoria 16 Un excursus dettagliato è riportato all’allegato 6 “La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente” a cura di Dow Agrosciences. Prima Parte. Progetto | 57 degli agricoltori), si sono mobilitati a sostegno del triciclazolo, allarmati dal rischio di perdere tale efficace strumento tecnico. Alla luce della necessità di preservare la coltura del riso ed evitare danni al raccolto, il Ministero della Salute ha concesso per l’anno 2010 l’uso di emergenza dell’agrofarmaco BEAM in Italia, rilasciando un’autorizzazione eccezionale della durata di 120 giorni in base a quanto previsto dall’art. 8 della Dir. 91/414/CEE. La richiesta dell’uso d’emergenza viene ulteriormente sostenuta dai risicoltori italiani anche per il 2011, per fronteggiare la prossima campagna risicola, in attesa della nuova autorizzazione europea del triciclazolo. Questa breve sintesi sul percorso autorizzativo del triciclazolo consente di comprendere le motivazioni che hanno portato alla costruzione della successiva analisi per scenari, che prevede la simulazione di cosa accadrebbe alla risicoltura nel caso in cui il triciclazolo non potesse essere più commercializzato nel nostro Paese. 5.3. Le simulazioni di impatto 5.3.1. L’approccio metodologico dell’analisi per scenari La valutazione di impatto sviluppata successivamente si basa su un modello di analisi per scenari, attraverso i quali si delineeranno gli effetti nella risicoltura italiana su produzione, valore della produzione e costi di difesa legati ad una sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin nella difesa dal brusone e successivamente all’assenza di interventi di difesa chimica contro questa patologia. Questi due scenari ipotetici simulano cosa potrebbe accadere nella risicoltura italiana nel caso di una fuoriuscita dal mercato del triciclazolo e nel caso di una mancanza completa di agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone. L’approccio di analisi si è sviluppato lungo il seguente percorso17. Inizialmente si è definito lo SCENARIO ATTUALE, che riflette la situazione corrente relativa alla difesa chimica contro il brusone ricostruita attraverso le informazioni ed i dati raccolti ed elaborati a partire dall’analisi delle fonti ufficiali e delle rilevazioni dirette presentati nei precedenti capitoli. Lo SCENARIO ATTUALE costituisce il “cruscotto” sul quale si sono innestati i seguenti cambiamenti per le simulazioni dei due scenari: • SCENARIO 1 - sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin: conversione delle superfici di riso trattate contro il brusone con triciclazolo o triciclazolo in combinazione con azoxystrobin in trattamenti con solo azoxystrobin; • SCENARIO 2 - assenza di trattamenti chimici contro il brusone: conversione di tutte le superfici trattate con i due agrofarmaci in superfici non trattate. 17 Una descrizione dettagliata della metodologia seguita è riportata nel capitolo 7, Appendice metodologica dell’analisi per scenari. 58 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana La differente produzione di riso legata all’impiego di prodotti diversi o alla mancanza di trattamento chimico è espressa dagli indici di performance produttiva ricavati a partire dallo studio di Cortesi, riportati nel capitolo 3. Di seguito sono illustrati i risultati delle simulazioni per i diversi scenari individuati. 5.3.2. La situazione attuale Nella costruzione di questo scenario di partenza per depurare i dati della variabilità stagionale (legata ai cicli biologici della coltura del riso, alle fluttuazioni di mercato, ecc.) si è fatto riferimento ad una media relativa agli anni 2006-2007200818. In particolare sono stati raccolti i dati relativi alle superfici coltivate a riso disaggregate per le principali regioni risicole, i dati medi di resa e quindi di produzione, i prezzi medi di mercato ed il valore della produzione19. La ripartizione delle superfici di riso coltivate in Italia per tipologia di interventi di difesa chimica contro il brusone è stata invece effettuata sui dati raccolti in via diretta attraverso l’indagine ai risicoltori realizzata nel 2009; le diverse strategia di difesa sono stati ricondotte a trattamenti: 1.con triciclazolo, 2.con azoxystrobin, 3.con entrambi i prodotti in combinazione20. Il quadro della situazione attuale è presentato nella tabella 5.1. Infine i costi di difesa sono delle proiezioni sulle superfici totali dei costi per ettaro dei diversi trattamenti; sono stati calcolati sulla base delle dosi riportate in etichetta e dei prezzi di vendita dei diversi agrofarmaci e sono strettamente coerenti con le indicazioni di costo dei trattamenti fornite dai risicoltori intervistati nell’analisi diretta (tabelle 5.2, 5.3 e 5.4). 18 I dati 2009 disaggregati non erano infatti ancora disponibili al momento della costruzione del modello di stima. 19 Il valore della produzione calcolata nel modello non comprende gli aiuti della Politica Agricola Comunitaria. 20 Rispettando lo specifico peso, i trattamenti di triciclazolo in combinazione con flutriafol, iprodione e propiconazolo sono stati ricondotti a trattamenti di triciclazolo in combinazione con azoxystrobin (in quanto questi prodotti hanno un’azione specifica contro l’elmintosporiosi), mentre i trattamenti di azoxystrobin in combinazione con propiconazolo sono stati convertiti in trattamenti con il solo azoxystrobin. Questa conversione si è resa necessaria perché non si dispone di indici specifici di performance produttiva per questi trattamenti. La loro diffusione è comunque limitata rispetto ai trattamenti con triciclazolo ed azoxystrobin e comunque avviene sempre in associazione con questi ultimi prodotti che rappresentano l’elemento qualificante del trattamento. Prima Parte. Progetto | 59 Tabella 5.1. SITUAZIONE ATTUALE: indicatori economici principali (media 2006-2007-2008) Superficie totale Ettari Superficie non trattata Superficie trattata TCA TCA + Azoxy Azoxy (a+b) (a) (b)=(c+d+e) (c) (d) (e) Piemonte 118.245 38.274 79.971 40.192 4.081 35.698 Lombardia 96.416 11.216 85.201 44.254 6.724 34.223 3.354 0 3.354 1.916 192 1.246 Emilia-Romagna 6.404 3.202 3.202 1.640 214 1.348 Altre regioni 4.000 4.000 0 0 0 0 228.419 56.691 171.727 88.002 11.211 72.514 Produzione totale Produzione non trattata Produzione trattata TCA Azoxy TCA + Azoxy Veneto Totale Italia .000 tonn. (a+b) (a) (b)=(c+d+e) (c) (d) (e) Piemonte 744 241 503 253 26 224 Lombardia 203 571 66 504 262 40 Veneto 18 0 18 10 1 7 Emilia-Romagna 38 19 19 10 1 8 Altre regioni 26 26 0 0 0 0 Totale Italia 1.396 352 1.044 535 68 442 Milioni di € Valore produz. totale Valore produz. non trattata Valore produz. trattata TCA Azoxy TCA + Azoxy (a+b) (a) (b)=(c+d+e) (c) (d) (e) Piemonte 212 69 144 72 7 64 Lombardia 177 21 156 81 12 63 7 0 7 4 0 3 13 6 6 3 0 3 Veneto Emilia-Romagna Altre regioni Totale Italia 8 8 0 0 0 0 416 103 313 160 20 132 Produzione al netto dei reimpieghi, valore della produzione al netto degli aiuti della Politica Agricola Comunitaria. Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta e Ente Nazionale Risi. Tabella 5.2. Difesa dal brusone: dosi e costi del trattamento singolo Dose Costo prodotti Costo distribuzione Costo totale (kg/ha) (€/kg) (€/ha) (€/ha) 0,45 87 25 64,15 1 50 25 75 0,450+1,000 137 25 114,15 109,15 Trattamento singolo Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo + azoxystrobin Triciclazolo + flutriafol 0,450+0,750 147 25 Triciclazolo + propiconazolo 0,450+0,500 127 25 84,15 Triciclazolo + iprodione 0,450+1,800 107 25 100,15 1+0,500 90 25 95 Azoxystrobin + propiconazolo Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali. 60 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Tabella 5.3. Difesa dal brusone: dosi e costi del trattamento doppio Dose (singola applicazione) Costo prodotti Costo distribuzione Costo singola applicazione Costo doppia applicazione (kg/ha) (€/kg) (€/ha) (€/ha) (€/ha) 0,3 87 25 51,1 102,2 1 50 25 75 150,0 Triciclazolo + azoxystrobin 0,300+1,000 137 25 101,1 152,2 Triciclazolo + flutriafol 0,300+0,750 147 25 96,1 147,2 Triciclazolo + propiconazolo 0,300+0,500 127 25 71,1 122,2 Triciclazolo + iprodione 0,300+1,800 107 25 87,1 138,2 Trattamento doppio Triciclazolo Azoxystrobin Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali. Tabella 5.4. Difesa dal brusone: costi dei trattamenti in Italia Piemonte Lombardia Veneto EmiliaRomagna Totale 2.890 3.500 166 125 6.681 350 504 18 17 889 2.226 1.970 77 81 4.354 Triciclazolo + flutriafol 119 756 29 18 922 Triciclazolo + propiconazolo 774 417 19 22 1.233 Triciclazolo + iprodione 624 830 24 29 1.507 0 87 1 2 90 6.983 8.064 336 293 15.676 .000 € Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo + azoxystrobin Azoxystrobin + propiconazolo Totale Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta, Ente Nazionale Risi e aziendali. Complessivamente i dati rilevanti della SITUAZIONE ATTUALE sono sintetizzati nella figura 5.1. Figura 5.1. SITUAZIONE ATTUALE: principali indicatori economici Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone Superficie Superficie non trattate Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo + azoxystrobin Totale 56.691 88.002 11.211 72.514 228.419 25% 39% 5% 32% 100% Ettari % Principali indicatori economici Produzione 6,1 (tonn/ha) 1.396 (.000 tonn) Valore produzione 1.823 (€/ha) 416 (milioni €) Costi difesa 68,6 (€/ha) 15.676 (.000 €) Fonte: elaborazioni Nomisma. Prima Parte. Progetto | 61 5.3.3. SCENARIO 1 - sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin Con la mancata iscrizione del triciclazolo nell’Allegato I della Dir. 91/414/CEE ed in attesa di un nuovo invio alla Commissione Europea del dossier di valutazione della sostanza attiva, l’impiego del triciclazolo è oggi consentito in Italia solo in caso di uso di emergenza autorizzato dal Ministero della Salute. Lo scenario delineato simula quindi cosa accadrebbe in caso di non disponibilità sul mercato degli agrofarmaci a base di triciclazolo. Situazione possibile nel breve periodo, qualora l’uso di emergenza non fosse più concesso. Poiché, come è stato illustrato nei capitoli precedenti, la difesa dal brusone è una pratica necessaria nella risicoltura italiana, l’ipotesi più plausibile in una simile situazione è che i risicoltori ricorrano ad un’altra sostanza attiva anch’essa efficace contro il brusone. Come visto, l’unica soluzione alternativa disponibile al triciclazolo è l’azoxystrobin. Lo SCENARIO 1 perciò prevede che le superfici trattate con triciclazolo, da solo o in combinazione con azoxystrobin, siano convertite in superfici trattate con l’azoxystrobin. In definitiva tutti i poco meno dei 172.000 ettari interessati dalla difesa chimica in Italia utilizzerebbero un unico prodotto. In questo caso si registrerebbero i seguenti impatti sulle produzioni risicole e sui costi dei trattamenti (tabella 5.5): • come visto nel capitolo 3, le performance agronomiche del riso trattato con l’azoxystrobin rispetto al triciclazolo in media si contraggono del 10%. Questa contrazione della resa interessa solo la quota di superfici interessate dai trattamenti contro il brusone (circa il 75% delle superfici investite a riso sul territorio nazionale). • La contrazione della resa si attesta complessivamente a livello italiano al 7,3% (da 6,1 a 5,7 tonn./ha) con flessioni leggermente più marcate nelle regioni ove vi è una maggiore suscettibilità alla malattia (Lombardia) e dove vengono coltivate varietà particolarmente sensibili (ad es. il Vialone Nano in Veneto). • La contrazione delle rese si traduce in un calo della produzione totale pari a livello nazionale a circa 101.000 tonnellate ed - in egual misura - del valore della produzione (-30 milioni di euro). Se in termini di dimensione assoluta è pressoché identico il valore della perdita in Piemonte e Lombardia (in entrambi i casi fra i 14 ed i 15 milioni di euro), a livello di impresa le riduzioni più marcate si registrano in Lombardia e Veneto (rispettivamente -154 e -199 €/ha), contro una media nazionale di -132 euro per ettaro di riso coltivato. • Parallelamente l’impiego di azoxystrobin, che ha un costo unitario superiore a quello del triciclazolo, comporta anche una crescita dei costi di difesa (+1%) che passano da 68,3 a 69,3 euro per ettaro. Complessivamente a livello italiano i costi di difesa crescono di 162.000 euro. Una sintesi dei principali impatti dello SCENARIO 1 è riportato nella figura 5.2 Fonte: elaborazioni Nomisma. Variazione dei costi Costi SCENARIO 1 Costi SITUAZIONE ATTUALE Variazione del valore della produzione Valore produzione SCENARIO 1 Valore produzione SITUAZIONE ATTUALE Variazione della produzione Produzione SCENARIO 1 Produzione SITUAZIONE ATTUALE SCENARIO 1 5,9 -49,3 tonn/ha .000 tonn mil € -2,2 -3,7% 87,5 56,9 -258,7 €/ha .000 € €/ha 83,6 8.440,4 59,1 6.724,7 €/ha .000 € var. % -8,4% 8.064,2 -6,6% 6.983,4 var. % .000 € 4,7% 3,9 376,2 -154,1 -119,0 -14,9 -14,1 €/ha €/ha 161,8 1.678,3 198,1 1.675,7 mil € 176,7 1.832,5 212,2 1.794,8 €/ha -8,4% -0,5 -48,0 5,4 522,6 5,9 570,6 Lombardia mil € -0,4 694,3 .000 tonn -6,6% 6,3 tonn/ha var. % 743,6 tonn/ha Piemonte .000 tonn 12,4% 12,4 41,6 112,5 377,4 100,1 335,8 -9,7% -199,7 -0,7 1.850,4 6,2 2.050,1 6,9 -9,7% -0,5 -1,8 4,8 16,2 5,4 18,0 Veneto Tabella 5.5. SCENARIO 1 sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin: impatti sui principali indicatori economici 1,2% 0,6 3,6 46,3 296,5 45,7 292,9 -4,8% -97,4 -0,6 1.922,2 12,3 2.019,6 12,9 -4,8% -0,3 -1,9 5,7 36,6 6,0 38,5 Emilia-Romagna 0,0% 0,0 0,0 - - - - 0,0% 0,0 0,0 1.915,5 7,7 1.915,5 7,7 0,0% 0,0 0,0 6,4 25,5 6,4 25,5 Altre regioni 1,0% 0,7 162,7 69,3 15.839,0 68,6 15.676,3 -7,3% -132,3 -30,2 1.690,5 386,1 1.822,8 416,4 -7,3% -0,4 -100,9 5,7 1.295,2 6,1 1.396,1 Totale Italia 62 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Prima Parte. Progetto | 63 Figura 5.2. SCENARIO 1: impatti sui principali indicatori economici. Sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone Superficie Superficie non trattate Ettari % Triciclazolo + azoxystrobin Totale 171.727 - 228.419 75% 0% 100% Triciclazolo Azoxystrobin 56.691 - 25% 0% Principali indicatori economici e variazione rispetto alla situazione attuale Produzione 5,7 (tonn/ha) 1.295 (.000 tonn) -7,3% Valore produzione 1.690 (€/ha) 386 (milioni €) -7,3% 69,3 (€/ha) 15.839 (.000 €) +1,0% Costi difesa Impatto dello SCENARIO 1 Produzione -0,4 (tonn/ha) -101 (.000 tonn) Valore produzione -132 (€/ha) -30,2 (milioni €) Costi difesa +0,7 (€/ha) +162.700 (€) Fonte: elaborazioni Nomisma. 5.3.4. SCENARIO 2 - assenza di trattamenti chimici contro il brusone Lo SCENARIO 2 simula invece cosa accadrebbe nell’eventualità in cui non vi fosse alcuna sostanza attiva disponibile per la difesa contro il brusone e pertanto tutte le superfici attualmente interessate dalla difesa non venissero trattate. Tale scenario potrebbe verificarsi nel medio periodo, qualora il triciclazolo non fosse più disponibile e l’azoxystrobin, classificato tra le molecole ad alto rischio di insorgenza di resistenza, fosse impiegato ripetutamente e sull’intera superficie a riso determinando un aumento significativo della pressione di selezione su Magnaporthe oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma estremamente plastico, si può ragionevolmente prevedere, in analogia con quanto successo in Italia per altri patogeni, che insorgerebbero presto popolazioni resistenti su cui l’azoxystrobin non sarebbe più efficace ed il comparto risicolo resterebbe così senza più strumenti per la protezione della coltura dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). In questo caso l’impatto sarebbe ancor più rilevante in quanto il 75% della superficie risicola nazionale (circa 171.700 ha) che attualmente viene difesa con triciclazolo o azoxystrobin, si troverebbe priva di protezione di fronte alle epidemie di brusone. Gli impatti sarebbero i seguenti (figura 5.3 e tabella 5.6): • Le performance agronomiche di quella quota di produzione nazionale interessata dalla difesa chimica subirebbero un brusco ridimensionamento. Come riportato nel capitolo 3, il passaggio da un trattamento con triciclazolo ad un 64 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana non intervento comporterebbe contrazioni della produzione del 40%, mentre nel caso dell’azoxystrobin questo calo si attesterebbe al 37%. Questi cali produttivi interesserebbero rispettivamente i 160.500 ettari trattati con triciclazolo e triciclazolo in combinazione con azoxystrobin e gli 11.200 ettari trattati con solo azoxystrobin. • In questo caso la contrazione della resa sarebbe sensibile, passando dai 6,1 della SITUAZIONE ATTUALE a 4,3 tonn./ha, pari ad un ridimensionamento percentuale del 29,8%. Anche in questo scenario come nel precedente l’incidenza del fenomeno sarebbe più marcata in Veneto ed in Lombardia. • Il conseguente calo della produzione si attesterebbe sulle 416.000 tonnellate, corrispondente ad una perdita del valore della produzione di 125 milioni di euro, prevalentemente localizzata in Piemonte (-57 milioni di euro) ed in Lombardia (-62 milioni di euro). In termini unitari il calo di valore della produzione ammonterebbe a livello nazionale a circa 550 euro per ettaro, con punte di. 650 euro per ettaro in Lombardia e addirittura -820 euro per ettaro in Veneto. • In assenza di difesa verrebbero meno i corrispondenti costi, con un risparmio complessivo di 15,7 milioni di euro e 68,6 euro per ettaro. Ma la contrazione produttiva generata, come visto, ha una dimensione nettamente superiore a questo risparmio, per cui complessivamente il saldo sarebbe nettamente negativo sia a livello generale che per ettaro. Figura 5.3. SCENARIO 2: impatti sui principali indicatori economici. Assenza di trattamenti chimici contro il brusone Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone Superficie Ettari Superficie non trattate Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo + azoxystrobin Totale 228.419 - - - 228.419 100% 0% 0% 0% 100% % Principali indicatori economici e variazione rispetto alla situazione attuale Produzione 4,3 (tonn/ha) 979,7 (.000 tonn) -29,8% Valore produzione 1.276 (€/ha) 292 (milioni €) -29,8% 0 (€/ha) 0 (.000 €) -100% Costi difesa Impatto dello SCENARIO 2 Produzione Valore produzione Costi difesa Fonte: elaborazioni Nomisma. -1,8 (tonn/ha) -416 (.000 tonn) -546 (€/ha) -125 (milioni €) -68,6 (€/ha) -15,676 (.000 €) Fonte: elaborazioni Nomisma. Variazione dei costi Costi SCENARIO 2 Costi SITUAZIONE ATTUALE Variazione del valore della produzione Valore produzione SCENARIO 1 Valore produzione SITUAZIONE ATTUALE Variazione della produzione Produzione SCENARIO 2 Produzione SITUAZIONE ATTUALE SCENARIO 2 4,6 -200,8 tonn/ha .000 tonn mil € -6.983,4 .000 € -100,0% - - €/ha var. % - - -100,0% -83,6 -8.064,2 83,6 59,1 €/ha .000 € -59,1 -35,2% 8.064,2 -27,0% 6.983,4 var. % .000 € €/ha -645,0 -484,6 -62,2 -57,3 €/ha €/ha 114,5 1.187,4 154,9 1.310,2 mil € 176,7 1.832,5 212,2 1.794,8 €/ha -35,2% -2,1 -200,8 3,8 369,7 5,9 570,6 Lombardia mil € -1,7 542,8 .000 tonn -27,0% 6,3 tonn/ha var. % 743,6 tonn/ha Piemonte .000 tonn -100,0% -100,1 -335,8 - - 100,1 335,8 -39,9% -818,1 -2,7 1.232,0 4,1 2.050,1 6,9 -39,9% -2,1 -7,2 3,2 10,8 5,4 18,0 Veneto -100,0% -45,7 -292,9 - - 45,7 292,9 -19,9% -402,6 -2,6 1.616,9 10,4 2.019,6 12,9 -19,9% -1,2 -7,7 4,8 30,8 6,0 38,5 Emilia-Romagna Tabella 5.6. SCENARIO 2 assenza di trattamenti chimici contro il brusone: impatti sui principali indicatori economici 0,0% 0,0 0,0 - - - - 0,0% 0,0 0,0 1.915,5 7,7 1.915,5 7,7 0,0% 0,0 0,0 6,4 25,5 6,4 25,5 Altre regioni -100,0% -68,6 -15.676,3 - - 68,6 15.676,3 -29,8% -546,4 -124,8 1.276,4 291,6 1.822,8 416,4 -29,8% -1,8 -416,5 4,3 979,7 6,1 1.396,1 Totale Italia Prima Parte. Progetto | 65 66 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 5.3.5. Gli impatti in caso di gravi epidemie Gli scenari proposti descrivono gli impatti generali che si potrebbero delineare nel caso di una mancata disponibilità del triciclazolo o del triciclazolo e dell’azoxystrobin per la difesa dal brusone in Italia. Gli impatti individuati fanno riferimento a condizioni generali, descritte a livello italiano e delle principali regioni risicole nazionali. Questo non esclude che in situazioni specifiche, in particolare in presenza di epidemie gravi e con varietà sensibili al brusone, gli impatti legati al non impiego del triciclazolo per la difesa del riso possano assumere dimensioni diverse e più nette rispetto a quanto avviene in termini generali. È questo il caso dei dati illustrati nel Capitolo 3 relativamente alla prove realizzate: • nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak; • nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli. Si è perciò simulato cosa accadrebbe in queste specifiche realtà se si sostituisse il doppio trattamento di triciclazolo con l’azoxystrobin e se non si trattasse affatto. I dati per ciascuna realtà (produzione e valore della produzione per ettaro) fanno in questo caso riferimento ai dati medi della specifica varietà presa in considerazione (Carnaroli, Vialone Nano e Karnak) per l’annualità e nella regione in cui sono realizzate le prove. In questi casi, se si esclude il caso del Vialone Nano nel 2009 a Sant’Alessio Convialone, che mostrerebbe performance produttive in linea con i dati rilevati nell’analisi per scenari, le contrazioni produttive espresse in tonnellate per ettaro sarebbero particolarmente significative con perdite di produzione fra il 25 ed il 50% nella sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin e tra il 60 e l’85% nel caso di mancato intervento fungicida (figura 5.4). Questo significherebbe che le varietà più pregiate - che già sono caratterizzate da rese produttive più contenute rispetto alle varietà comuni - subirebbero contrazioni produttive particolarmente rilevanti e, conseguente, anche del corrispettivo valore della produzione (quantità per prezzo medio di vendita) di forte impatto sulle redditività dell’impresa risicola. A ciò si affiancherebbe un lieve incremento dei costi nel passaggio dal trattamento con triciclazolo a quello con azoxystrobin. Dai 102,20 euro per ettaro del doppio trattamento con triciclazolo i costi si attesterebbero a 150 euro per ettaro per quello con azoxystrobin, con un incremento dei costi di circa 48 euro per ettaro. Viceversa nel caso di non intervento i costi si ridurrebbero di 102.20 euro per ettaro. Se sommiamo algebricamente il valore della contrazione della produzione con la variazione dei costi di difesa, si ottiene il calo di redditività dell’impresa risicola associata al cambiamento del trattamento o al non intervento raffrontata al valore della produzione della varietà nello specifico areale (figura 5.5). Come emerge, il cambiamento dell’agrofarmaco impiegato nel trattamento di difesa può contrarre la redditività aziendale di 290 euro per ettaro nel caso di minore impatto, fino ai Prima Parte. Progetto | 67 circa 500 euro per ettaro nei casi intermedi e agli oltre 1.200 euro per ettaro nel caso più grave. In caso di assenza di trattamento, il calo di redditività si attesterebbe tra i 1.000 ed i 1.200 euro per ettaro nei casi meno gravi fino ai 1.900 euro per ettaro per la situazione più critica. Figura 5.4. Epidemie gravi nell’impresa risicola: impatti sulla produzione (tonn./ha) per differenti areali/varietà di diversi trattamenti contro il brusone 6 5,2 4,7 5 Sant’Alessio Convialone (PV) 2009 Vialone Nano 4 3 Vigevano (PV) 2008 Vialone Nano 4,9 3 -10% Trattamento Trattamento con triciclazolo con azoxystrobin 5,4 0 Nessun trattamento -86% Trattamento Trattamento con triciclazolo con azoxystrobin 6 Olcenengo (VC) 2007 Karnak 5 -50% 1 -45% 6 2,5 2 1 5 4,2 4 3,6 2 -23% 1 -26% 1 -61% Trattamento Trattamento con triciclazolo con azoxystrobin Nessun trattamento 3 2,1 2 0,7 Samperone (PV) 2006 Carnaroli 4,9 4 3 0 5 4 2,8 2 0 6 0 Nessun trattamento 1,3 -76% Trattamento Trattamento con triciclazolo con azoxystrobin Nessun trattamento Fonte: elaborazioni Nomisma. Figura 5.5. Epidemie gravi nell’impresa risicola:differenziali di redditività (€/ha) per diversi areali/ varietà generati dal trattamento con azoxystrobin e dall’assenza di intervento rispetto all’impiego di triciclazolo Trattamento con azoxystrobin Valore produzione: 2.409 Nessun trattamento Valore produzione: 2.326 Valore produzione: 2.065 Valore produzione: 1.756 0 -250 -500 -289 -520 -750 -1000 -508 -982 -1250 -1.211 -1.167 -1.194 Karnak Olcenengo (VC) 2007 Carnaroli Samperone (PV) 2006 -1500 -1750 -2000 -2250 -1.907 Vialone Nano San'Alessio Convialone (PV) 2009 Fonte: elaborazioni Nomisma. Vialone Nano Vigevano (PV) 2008 Prima Parte. Progetto | 69 6. Considerazioni conclusive Il Rapporto contiene un’analisi dettagliata della risicoltura italiana, della malattia del brusone del riso, della sua diffusione e dei suoi effetti sulla produzione risicola, dei conseguenti comportamenti dei risicoltori ed infine un modello di simulazione, che analizza cosa accadrebbe al comparto risicolo italiano in assenza del triciclazolo nell’ipotesi di una sua sostituzione con l’azoxystrobin e nel caso di non disponibilità di entrambe le sostanze attive efficaci contro il brusone. In conclusione del lavoro è opportuno riprendere alcune indicazioni che sono emerse nel corso dello sviluppo dello studio ed aggiungere alcune considerazioni finali. 6.1. La filiera del riso in Italia La produzione di riso rappresenta un elemento di rilievo per l’agricoltura italiana. Sebbene in termini assoluti questa produzione non sia fra le prime a livello nazionale, essa caratterizza fortemente la filiera agroalimentare delle aree vocate, alimentando l’industria di trasformazione e l’indotto. L’elemento più caratterizzante è dato dal fatto che l’industria risiera si approvvigioni esclusivamente a livello nazionale (con l’eccezione del riso basmati), potendo contare su produzioni risicole di elevata qualità. Il prodotto viene poi consumato in Italia, ma anche esportato sul mercato europeo, caratterizzato da positivi trend di crescita. Lo scenario del settore è quindi positivo e lascia intravedere dei potenziali ambiti di crescita. Parallelamente, nel corso degli ultimi decenni la risicoltura italiana si è rafforzata, incrementando la propria produzione e soprattutto avviando un percorso di ristrutturazione del settore che vede oggi imprese con dimensioni medie superiori ai 50 ettari, in progressiva crescita, elemento di eccellenza nel panorama agricolo nazionale. Questo percorso non si può ancora considerare concluso in quanto la redditività della coltura è ancora oggi legata all’importante contributo degli aiuti della Politica Agricola Comunitaria (sia come premi storici legati al pagamento unico che sotto forma di aiuti accoppiati). Pertanto in uno scenario futuro post 70 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2013, una contrazione di questi aiuti potrebbe riflettersi negativamente sulle performance economiche delle imprese risicole, soprattutto di piccole dimensioni. 6.2. Il brusone e le strategie di difesa del riso Tra le malattie fungine che possono interessare il riso, il brusone è senz’altro quella più diffusa e su cui vi è maggiore attenzione da parte dei risicoltori italiani. Nel nostro paese questa malattia è passata nel giro di qualche decennio da una presenza sporadica e poco dannosa ad una progressiva diffusione, come hanno rilevato gli stessi risicoltori coinvolti nell’indagine diretta. Adottati già tutti gli accorgimenti tecnico-agronomici in grado di limitarne gli effetti negativi, l’unico percorso ritenuto efficace è il ricorso ai trattamenti chimici. In alcune aree particolarmente soggette alle epidemie del patogeno (in particolare quelle lombarde) e per le varietà di riso che presentano un’elevata sensibilità alla malattia (soprattutto quelle da risotto caratterizzate da un maggiore valore commerciale) i trattamenti fungicidi contro il brusone divengono addirittura preventivi. Nel 2009 in Italia il 75% della superficie coltivata a riso (quasi 238.500 ettari) è stata soggetta a trattamenti fungicidi contro il brusone. Oggi in Italia la difesa da questa malattia è affidata sostanzialmente a due sostanze attive: il triciclazolo e l’azoxystrobin, entrambi disponibili sul mercato dalla fine degli anni novanta. Utilizzati sia in trattamenti singoli che doppi, i due prodotti mostrano però nel 2009 un grado di diffusione nettamente differente. Mentre nel primo caso la superficie interessata è la quasi totalità di quella trattata pari al 94,1%, l’azoxystrobin si attesta a circa un terzo, cioè al 31,3% e per circa il 25% il suo uso è combinato al triciclazolo. 6.3. Una valutazione sintetica delle due sostanze attive Nel confronto fra le due sostanze attive emergono alcune indicazioni che possono spiegare i motivi della diversa diffusione (box 6.1). Box 6.1. Punti di forza e di debolezza dei diversi sistemi di difesa dal brusone Punti di Forza Punti di Debolezza Triciclazolo Non sono stati segnalati casi di resistenza Maggiori performance produttive rispetto all’azoxystrobin, soprattutto in caso di gravi epidemie Costo più contenuto rispetto all’azoxystrobin Esperienza d’uso di oltre 10 anni Specifico contro il brusone, necessita dell’integrazione con altre sostanze attive per la difesa dall’elmintosporiosi Azoxystrobin Ampio spettro d’azione Esperienza d’uso di oltre 10 anni Sono stati segnalati casi di resistenza Minori performance produttive rispetto al triciclazolo, soprattutto in caso di gravi epidemie Costo più elevato rispetto al triciclazolo Prima Parte. Progetto | 71 La valutazione del risicoltore è prevalentemente legata a due aspetti. Da un lato il trattamento con triciclazolo è più conveniente rispetto all’azoxystrobin; dall’altro le performance produttive sono nel primo caso più elevate. Sebbene vi sia una grande variabilità di situazioni, in termini generali dalle prove sperimentali risulta che la resa produttiva con azoxystrobin è pari al 90% di quella realizzabile con triciclazolo. Questa forbice tende ad aprirsi in caso di gravi epidemie, in cui le contrazioni di produzione con varietà sensibili possono attestarsi fino al 25-50% in meno. In entrambi i casi comunque il loro ruolo nella difesa dal brusone è fondamentale perché in assenza di trattamento le contrazioni produttive sono state stimate nell’ordine del 40%; gli stessi risicoltori intervistati indicano una percentuale di danno in caso di mancato trattamento contro il brusone pari in media al 34%. A queste ragioni di natura produttivo-economica si affianca anche una ragione di natura tecnica che occorre tenere in considerazione. La possibilità, verificatasi già oggi in alcuni casi circoscritti (ceppi resistenti segnalati per Magnaporthe oryzae dei tappeti erbosi) che l’azoxystrobin, classificato tra le molecole ad alto rischio di insorgenza di resistenza, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del patogeno si amplificherebbe velocemente nell’eventualità in cui divenisse l’unico prodotto disponibile sul mercato e fosse perciò utilizzato sull’intera superficie risicola italiana. 6.4 Diverse strategie di difesa dal brusone: gli impatti sulla risicoltura italiana Il modello di simulazione predisposto ha verificato gli impatti su quantità prodotte, valore della produzione e costi di trattamento in due scenari: • SCENARIO 1: è assimilabile ad una fuoriuscita del triciclazolo dal mercato. In questo caso è stato stimato l’impatto legato ad una conversione delle superfici di riso trattate contro il brusone con triciclazolo o triciclazolo in combinazione con azoxystrobin in trattamenti con solo azoxystrobin. Tale scenario potrebbe verificarsi nel brevissimo periodo qualora l’uso di emergenza dell’agrofarmaco BEAM in Italia non fosse più concesso dal Ministero della Salute. • SCENARIO 2: è riferibile ad una completa mancanza di alternative chimiche per la difesa contro il brusone. Si è perciò simulato cosa accadrebbe se le superfici trattate con i due agrofarmaci fossero convertite in superfici non trattate. Un simile scenario potrebbe verificarsi nel medio periodo qualora il triciclazolo non fosse più disponibile e l’azoxystrobin fosse impiegato ripetutamente e sull’intera superficie a riso determinando un aumento significativo della pressione di selezione su Magnaporthe oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma estremamente plastico si può ragionevolmente prevedere che insorgerebbero presto popolazioni resistenti su cui l’azoxystrobin non sarebbe più efficace ed 72 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana il comparto risicolo resterebbe così senza più strumenti per la protezione della coltura dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). Nel primo caso (tabella 6.1) gli effetti legati ad una minore performance produttiva dell’azoxystrobin rispetto al triciclazolo si tradurrebbero in un complessivo calo della produzione e conseguentemente del valore della produzione del 7,3% rispetto alla SITUAZIONE ATTUALE. Si tratterebbe di circa 100.000 tonnellate di prodotto in meno (circa il 50% della produzione della provincia di Novara, una delle maggiori province risicole italiane) per un valore di 30 milioni di euro (al netto degli aiuti comunitari). Si verificherebbe quindi un impoverimento del sistema risicolo nazionale, aggravato anche da un leggero incremento dei costi di produzione (che crescerebbero di circa un milione di euro) in uno scenario caratterizzato invece da una fase di ristrutturazione. Tabella 6.1. Impatti dell’analisi per scenario (in valori assoluti) Produzione Valore produzione Costi .000 tonn. milioni € .000 € 1.396 416 15.676,3 -101 -30 162,7 -7,3% -7,3% 1,0% -416 -125 -15.676,3 -29,8% -29,8% -100,0% SITUAZIONE ATTUALE SCENARIO 1 SCENARIO 2 Fonte: elaborazioni Nomisma. In un contesto caratterizzato da una forte integrazione di filiera, inoltre, ciò non mancherebbe di esercitare riflessi negativi anche sulle fasi a valle ed in particolare sull’industria di trasformazione che grazie alla favorevole congiuntura di mercato nazionale ed internazionale richiede invece un incremento delle quantità prodotte. Questi effetti sarebbero invece nettamente più marcati nel caso in cui si verificassero gli impatti legati allo SCENARIO 2. In questo caso le perdite produttive sarebbero sostanziali in quanto 416.000 tonnellate di riso in meno (-30% rispetto alla SITUAZIONE ATTUALE) equivarrebbero a perdere l’intera capacità produttiva della provincia di Vercelli, con una complessiva perdita di valore per la risicoltura pari a 125 milioni di euro. Il risparmio sui costi di 15,7 milioni di euro compenserebbe solo in minima parte il calo di redditività della coltura. In questo caso non solo sul piano nazionale, ma anche e soprattutto a livello di singoli sistemi locali (Milano, Novara, Pavia e Vercelli) i riflessi negativi sulla risicoltura e sull’indotto sarebbero di grande impatto. In particolare gli effetti sull’impresa risicola sono più facilmente leggibili se si prendono in considerazione i dati relativi agli impatti per ettaro dei diversi scenari (tabella 6.2). Nello SCENARIO 1 la perdita per ettaro sarebbe pari a 132 euro, una cifra non Prima Parte. Progetto | 73 rilevante se considerata come tale, ma di cui si intuisce la portata se si calcola che oggi la marginalità della coltura è in gran parte garantita dagli aiuti comunitari, che oscillano fra gli 800-900 euro per ettaro. In uno scenario futuro in cui a seguito della riforma della Politica Agricola Comunitaria questi aiuti dovessero ridimensionarsi ed in assenza di una crescita dei prezzi di vendita del riso, un’ulteriore perdita legata ad una non efficace strategia di difesa dal brusone potrebbe essere di grande impatto per le imprese risicole, soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni nelle quali la marginalità è più contratta. A maggior ragione gli impatti dello SCENARIO 2 sarebbero ancor più gravi e rischierebbero di mettere in crisi l’intero settore. A poco gioverebbe in questo caso il risparmio di meno di 70 euro per ettaro legato ai mancati costi di difesa. Tabella 6.2. Impatti dell’analisi per scenario (in valori unitari per ettaro) Produzione Valore produzione Costi tonn./ha €/ha €/ha 68,6 SITUAZIONE ATTUALE SCENARIO 1 SCENARIO 2 6,1 1.823 -0,4 -132 0,7 -7,3% -7,3% 1,0% -1,8 -546 -68,6 -29,8% -29,8% -100,0% Fonte: elaborazioni Nomisma. Infine si consideri che, in specifiche realtà territoriali e nel caso di varietà di riso particolarmente sensibili, in presenza di forti epidemie di brusone le performance produttive tendono ad essere nettamente più negative rispetto al dato medio. In una simile eventualità l’impresa risicola nel passaggio dalla difesa con il triciclazolo a quella con l’azoxystrobin o in assenza di interventi di difesa chimica si troverebbe ad affrontare un calo di redditività nettamente più accentuato di quello registrato come dato medio (tabella 6.3). Tabella 6.3. Epidemie gravi: effetti sulla redditività in alcune realtà specifiche nel passaggio da trattamento con triciclazolo ad azoxystrobin o in assenza di intervento Variazione redditività Valore della produzione° SCENARIO 1 Sant’Alessio Convialone (PV) 2009 - Vialone Nano 2.409 -289 -982 Vigevano (PV) 2008 - Vialone Nano 2.326 -1.211 -1.907 Olcenengo (VC) 2007 - Karnak 2.065 -520 -1.167 Samperone (PV) 2006 - Carnaroli 1.756 -508 -1.194 €/ha °Valore della produzione al netto degli aiuti comunitari. Fonte: elaborazioni Nomisma. SCENARIO 2 Prima Parte. Progetto | 75 7. Appendice metodologica dell’analisi per scenari Di seguito sono riportate le modalità attraverso le quali sono state sviluppate le simulazioni riportate nel capitolo 5. 7.1. Definizione della SITUAZIONE ATTUALE In questa fase è stato individuato il quadro di riferimento per l’elaborazione dei successivi scenari di modifica dei sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana, che prevedono in un caso la sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin e nell’altro il non impiego dei due agrofarmaci. La definizione di questo scenario comporta una rappresentazione della situazione relativa alla coltivazione del riso ed ai diversi sistemi di lotta del brusone attualmente diffusi nella risicoltura italiana. Tale rappresentazione è frutto di un processo di stima che trova i suoi fondamenti sia sui dati istituzionali (superfici, rese, produzione, valori economici, ecc.) che sui risultati di indagini dirette ed interviste a testimoni privilegiati. Nella definizione di questo quadro si è fatto riferimento per alcune variabili a dati medi (superfici, produzioni, prezzi, ecc.) al fine di ridurre le influenze relative a variabilità stagionali e di mercato. La situazione rappresentata pertanto non è una fotografia in un determinato momento della realtà, ma costituisce un quadro rappresentativo della produzione risicola nazionale e della diffusione dei sistemi di lotta al brusone. Di seguito sono dettagliati i diversi step per la determinazione dello scenario di base SITUAZIONE ATTUALE (tabelle 5.1 e 5.2). 1.Identificazione delle superfici risicole italiane: a.Elaborazione della media delle superfici coltivate a riso in Italia nel triennio 2006-2007-2008 (fonte Ente Nazionale Risi), disaggregata per le principali aree (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, altre regioni risicole). 2.Le superfici risicole italiane sono state successivamente distinte in superfici trattate secondo diversi sistemi di difesa dal brusone (con triciclazolo, con azoxy- 76 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana strobin, con entrambi) o non trattate, in quanto non soggette alle epidemie del patogeno. In particolare: a.Sulla base dei risultati dell’indagine diretta sono state stimate le superfici interessate dai diversi trattamenti contro il brusone, riportando all’universo l’incidenza di ciascuna strategia sul totale delle superfici trattate così come emersa dai dati campionari relativi al 2009 (la rappresentazione è riportata nella tabella 4.1). Si sono così distinte le superfici trattate con le diverse sostanze attive e le specifiche tipologie di trattamento (singolo e doppio). I risultati dell’indagine diretta hanno consentito di definire la situazione per Lombardia e Piemonte mentre per Veneto, Emilia-Romagna ed altre regioni si è ricorso ad interviste con testimoni privilegiati. b.Successivamente tutti i trattamenti sono stati ricondotti ai due agrofarmaci oggetto delle simulazioni. I trattamenti di triciclazolo in combinazione con altri prodotti sono stati assimilati a trattamenti di triciclazolo in combinazione con azoxystrobin (in quanto di questi prodotti si sfrutta l’azione contro l’elmintosporiosi), mentre quelli di azoxystrobin in combinazione sono stati ricondotti a trattamenti con solo azoxystrobin. Questa approssimazione è possibile poiché questi trattamenti sono comunque poco diffusi e l’agrofarmaco principale è sempre il triciclazolo o l’azoxystrobin. La rappresentazione finale non distingue fra singolo o doppio trattamento in quanto per le simulazioni si dispone di indici di performance agronomiche medi che non discriminano fra singola e doppia applicazione. 3.Le quantità di riso prodotte, sono state ottenute secondo il seguente procedimento: a.Calcolo della resa media per ettaro di riso coltivato (tonn/ha) nel triennio 20062007-2008 (fonte Ente Nazionale Risi), disaggregata per le principali aree risicole (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, altre regioni risicole). b.Determinazione del peso dei reimpieghi aziendali sulla produzione lorda totale, sulla base della media 2006-2008 (coefficiente medio pari a 3,1%). c.Calcolo della quantità di riso prodotte per aree geografiche al netto dei reimpieghi: (superficie risicola x resa media ad ettaro) - reimpieghi aziendali. Le rese e le relative produzioni differenziate per aree sono un’indicazione media delle performance agronomiche ordinarie in relazione alle diverse caratteristiche pedo-climatiche e presupponendo che le scelte degli agricoltori riguardo i trattamenti contro il brusone siano le più appropriate. 4.Successivamente i dati medi di produzione sono stati utilizzati per il calcolo del valore della produzione, ottenuto moltiplicando i dati produttivi per un prezzo medio regionale, che pondera la presenza delle diverse varietà (caratterizzate da costi differenti) nella specifica area geografica considerata. Il calcolo non comprende i contributi della Politica Agricola Comunitaria. In particolare si è proceduto come segue: Prima Parte. Progetto | 77 a.Calcolo del valore medio regionale 2006-2007-2008 della produzione risicola per i principali gruppi varietali. Somma delle Produzioni Lorde Vendibili (PLV) regionali medie 2006-2007-2008 dei principali gruppi varietali di riso, ottenute attraverso resa media nazionale 2006-2007-2008 delle diverse varietà x superficie media regionale 2006-2007-2008 per singola varietà x prezzo medio 2006-20072008 del gruppo varietale rilevato sulla Borsa di Vercelli21; b.Calcolo del prezzo medio 2006-2007-2008 del riso per regione: rapporto tra valore medio regionale della produzione risicola e relativa produzione risicola media in tonnellate. c.Calcolo del valore della produzione per regione distinto per tipologia di trattamento contro il brusone: prezzo medio per regione x le quantità prodotte disaggregate per tipologia di trattamento calcolate come al punto 3.c22. 5.Infine si sono determinati i costi di ciascun trattamento (valore per ettaro e costo complessivo per le superfici interessate), sulla base delle dosi medie di impiego dei diversi agrofarmaci e dei relativi costi. Il procedimento è il seguente: a.Determinazione delle dosi medie per ettaro per triciclazolo, azoxystrobin, e triciclazolo+azoxystrobin in combinazione, triciclazolo in combinazione con iprodione o propiconazolo o flutriafol e azoxystrobin in combinazione con propiconazolo sulla base delle informazioni riportate nell’etichetta dei diversi agrofarmaci (sia per il trattamento singolo che per quello doppio). Questa scelta è sostenuta dal fatto che i valori indicati in etichetta sono quelli che dovrebbero essere applicati per assicurare il corretto uso del prodotto e che i risultati dell’indagine confermano (con qualche lieve scostamento) che effettivamente i risicoltori rispettano le dosi definite in etichetta e che i costi da loro dichiarati coincidono con quelli calcolati. b.Calcolo dei costi medi per ettaro dei diversi trattamenti come somma tra i costi dell’operazione colturale (25 €/ha)23 ed il prezzo di acquisto del prodotto secondo le indicazioni dell’etichetta. c.I costi complessivi di trattamento sono dati da: costo medio per ettaro x ettari trattati (considerando i diversi prodotti e tenendo conto della distinzione tra 21 Questa Borsa è stata presa a riferimento per tutte le varietà ad eccezione del Vialone Nano e Padano i cui listini sono stati estratti dalle Borse merci di Pavia e Mortara. 22 La differenza tra il valore della produzione calcolato e quello segnalato dall’ISTAT è giustificata dal fatto che i dati di produzione a prezzi di base calcolati dall’ISTAT utilizzano i prezzi delle camere di commercio, ma includono anche i contributi (accoppiati) erogati al settore risicolo (circa 800€/ha). Per questo motivo la produzione Istat risulta significativamente più elevata rispetto a quella utilizzata nel modello di simulazione. 23 Si assume che i trattamenti vengano effettuati dall’agricoltore stesso senza l’ausilio di contoterzisti. Questo fatto è confermato dai risultati dell’indagine, in cui risulta che nessun agricoltore utilizza servizi di terzi per realizzare i trattamenti fitoiatrici. I 25 €/ha fanno riferimento ai costi di un singolo passaggio/trattamento e sono comprensivi di costo del personale, carburante, materiali accessori, ammortamenti di macchine e attrezzature impiegate. 78 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana trattamento singolo e doppio). Nello specifico, per l’elaborazione dei costi per il trattamento doppio si è effettuato il seguente calcolo: costo totale per ettaro (fungicida + operazione colturale) x ettari trattati con quel prodotto x 2. 7.2. Elaborazione degli scenari Definiti tutti i dati esemplificativi della SITUAZIONE ATTUALE si è proceduto a simulare quali cambiamenti sulla produzione (in quantità e valore) e sui costi di trattamento si determinerebbero nell’eventualità: • di una sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin (SCENARIO 1); • di un’assenza di strategie di lotta chimica al brusone (SCENARIO 2). Di seguito sono dettagliati i diversi step per la stima degli impatti dei due scenari. La determinazione dell’indice di performance produttiva da impiegare per i diversi trattamenti contro il brusone (figura 3.1) è basata sulle prove sperimentali di Cortesi24. I risultati ottenuti dalle simulazioni sono stati proposti sia in termini di effetto complessivo sulla risicoltura italiana e quindi in termini di impatto sulla produzione complessiva, sul suo valore e sui costi complessivi sostenuti, che per regione, che con indicatori per ettaro di riso coltivato. 7.2.1. SCENARIO 1: sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin Lo SCENARIO 1 simula una sostituzione completa del triciclazolo con l’azoxystrobin: le superfici trattate con triciclazolo sono convertite in superfici trattate con azoxystrobin. Conseguentemente variano la produzione realizzata, il corrispettivo valore della produzione e i costi di trattamento. Di seguito nel dettaglio gli step per la determinazione dei valori dello SCENARIO 1: 1.Le superfici investite a riso trattate per il brusone con triciclazolo e triciclazolo + azoxystrobin vengono convertite al trattamento con azoxystrobin; date le condizioni definite nella SITUAZIONE ATTUALE il risultato complessivo è che tutte le superfici trattate sono interessate da un trattamento con azoxystrobin, mentre per le superfici non trattate non viene simulato alcun cambiamento. 2.I nuovi valori di quantità prodotte sono determinati applicando alla resa relativa alle superfici trattate con triciclazolo della SITUAZIONE ATTUALE l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e azoxystrobin (90%). Per le superfici già precedentemente trattate con quest’ultimo agrofarmaco la situazione è identifica a quella definita 24 Le modalità di stima degli indici sono illustrate nel Capitolo 3, paragrafo 4. Prima Parte. Progetto | 79 nella SITUAZIONE ATTUALE, così come pure per le superfici non trattate. 3.Il nuovo valore economico della produzione è definito moltiplicando a questi quantitativi prodotti i prezzi medi adottati nello scenario SITUAZIONE ATTUALE. 4.I costi del trattamento con triciclazolo, da solo o in combinazione con altri prodotti, viene sostituito con il valore del costo unitario dell’intervento con azoxystrobin. 7.2.2. SCENARIO 2: assenza di trattamenti chimici contro il brusone Per valutare l’eventualità di un’esclusione dal mercato delle sostanze attive efficaci contro la lotta al brusone, le superfici trattate con triciclazolo ed azoxystrobin sono convertite in superfici non trattate. Conseguentemente variano la produzione realizzata, il corrispettivo valore della produzione e i costi di trattamento. Di seguito nel dettaglio gli step per la determinazione dei valori dello SCENARIO 2. In questo caso si utilizza l’indice di performance produttiva relativo al confronto triciclazolo e testimone non trattato ed azoxystrobin e testimone non trattato. Nessuna modifica interviene a carico delle superfici non trattate. Parallelamente i costi del trattamento si annullano. 1. Le superfici investite a riso trattate per il brusone con triciclazolo, con azoxystrobin e triciclazolo + azoxystrobin vengono convertite in superfici non trattate, mentre per le superfici non trattate dello SCENARIO ATTUALE non viene simulato alcun cambiamento. 2. I nuovi valori di quantità prodotte sono determinati applicando alla resa delle superfici dello SCENARIO ATTUALE trattate: a.con triciclazolo l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e testimone non trattato (60%); b.con azoxystrobin l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con azoxystrobin e testimone non trattato (63%); c.con l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e testimone non trattato (60%), poiché si ritiene prevalente nella difesa dal brusone l’effetto del triciclazolo. Le superfici non trattate non sono interessate da cambiamenti nella simulazione. 3. Il valore della produzione è calcolato come prodotto tra le quantità prodotte stimate e gli stessi prezzi medi adottati nello scenario SITUAZIONE ATTUALE. 4. I costi della lotta al brusone divengono nulli. 80 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 7.9.8 Elaborazione degli scenari in caso di gravi epidemie di brusone Secondo lo stesso procedimento seguito nell’analisi complessiva si sono definiti anche gli impatti in specifiche realtà, identificate per la presenza di gravi epidemie di brusone. Si tratta delle situazioni descritte nel Capitolo 3 Paragrafo 2, relativamente alla prove realizzate: • nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano; • nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak; • nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli. Anche in questo caso si è stimato l’impatto calcolato per ettaro di riso coltivato: • dello SCENARIO 1: esclusione di triciclazolo dal mercato e sua sostituzione con azoxystrobin; • dello SCENARIO 2: eliminazione completa dei trattamenti chimici contro il brusone. I dati di produzione e valore della produzione sono ottenuti facendo riferimento alle produzioni ed ai prezzi di mercato di ciascuna specifica varietà nell’anno considerato e nella regione in cui si sono realizzate le prove. I dati così rilevati sono stati assimilati ad un trattamento con triciclazolo, data la maggiore diffusione di quest’ultimo rispetto all’azoxystrobin. I costi del trattamento non differiscono da quelli impiegati per le simulazioni precedentemente descritte. Per le variazioni di resa (espressa in tonnellate per ettaro) nei diversi scenari si sono utilizzati in ciascuna realtà specifica gli indici elaborati sulla base dello studio di Cortesi come riportato nella figura 3.2. Prima Parte. Progetto | 81 8. Bibliografia • AAVV, 2008. Il riso, 2008 Bayer CropSciences. Romani pag. 320. Baldacci, E., Picco, D., 1948. Osservazioni sulle malattie del riso durante gli anni 1946 e 1947. Risicoltura, 36: 73-77, 113-117. • Bertocchi, D., Pizzatti, C., Cortesi, P., 2007. 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Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione delle Biodiversità (DiPSA), Via Celoria 2, 20133 Milano – Email: [email protected] 88 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana La superficie mondiale coltivata a riso è in continuo aumento e attualmente ha raggiunto circa 155 milioni di ettari; parallelamente la produzione è aumentata del 60% dalla metà degli anni ’70 a oggi, con una produzione stimata di circa 595 milioni di t di riso greggio. L’Estremo Oriente la Cina e il Sud-Est asiatico, realizzano quasi l’85% della produzione mondiale che viene in gran parte consumata in loco. Giappone, Sud America e Usa rappresentano altri importanti poli produttivi: nei primi due Paesi gran parte della produzione viene consumata localmente, mentre gli Stati Uniti esportano su tutti i mercati del mondo. Gli ettari investiti a riso nell’Unione Europea sono circa 395.000, lo 0,25% della superficie mondiale, dei quali il 55% circa vengono coltivati in Italia e i restanti in Spagna, Francia, Portogallo e Grecia. In Italia, il numero delle varietà iscritte al registro nazionale è molto elevato, tuttavia quelle coltivate su superfici apprezzabili sono una decina. Dei 225.000 ettari, il 30% della superficie nazionale (70.000 ha circa) è occupata da cv della categoria merceologica lungo B, e solo due cv., Gladio e Libero, sono coltivate sul 75% di essa. Segue la categoria merceologica comune, coltivata sul 25% circa della superficie nazionale (55.000 ha circa), con il 95% della superficie investita con le cv. Centauro e Selenio e infine Balilla e Brio. Nelle altre categorie merceologiche le cv. che occupano circa 10.000 ha ciascuna sono: Loto, Baldo, Volano (circa 16.000 ha), Carnaroli e Karnak (11.000 ha) e Vialone nano (4.000 ha). Queste 12 cv. occupano il 70% circa della superficie nazionale (www.enterisi.it). Il brusone Il brusone è una delle malattie epidemiche del riso più diffuse nel mondo. In Cina, la malattia venne riportata nel 1637, con il nome di febbre del riso. In Giappone, le prime informazioni sulla sua presenza risalgono al 1704 e la prima descrizione del patogeno è stata fatta da Shirai nel 1896. Negli Stati Uniti, la malattia è stata segnalata nel 1876 in Carolina del sud e pochi anni dopo, nel 1913, venne riportata in India (Ou, 1985). In Italia, la malattia è stata rinvenuta per la prima volta nel 1838 da Astolfi, che la chiamò brusone, per i tipici disseccamenti fogliari che induceva sulle foglie e sulle pannocchie. Sebbene negli anni successivi la malattia venne segnalata nuovamente, si deve sottolineare che con il nome brusone si indicavano una serie di malattie del riso, non tutte attribuibili all’agente patogeno Magnaporthe oryzae. Il brusone, o piricularia, è una malattia importante a livello mondiale sia per la sua diffusione territoriale, infatti è presente in tutte le zone di coltivazione del riso, sia per i danni considerevoli causati dalle epidemie, che nei paesi tropicali possono compromettere addirittura la sopravvivenza della coltura. Le perdite produttive più rilevanti si riscontrano nei paesi a clima temperato e su riso coltivato in assenza di irrigazione. Gli stress causati dagli abbassamenti repen- Seconda Parte. Allegati | 89 tini di temperatura e la carenza idrica aumentano in modo rilevante la suscettibilità delle coltura e la espongono a epidemie causa di danni produttivi rilevanti. Determinare l’entità delle perdite produttive non è sempre facile, anche a causa della mancanza di un servizio territoriale finalizzato a questo scopo. In Giappone, tra il 1950 e il 1960 sono state stimate perdite produttive annue del 3% circa della produzione nazionale di risone, sebbene le colture siano state sottoposte a trattamenti fungicidi specifici; questo dimostra il potenziale distruttivo della malattia (Goto, 1965). Successivamente l’uso di cv resistenti ha interessato un numero crescente di ettari. Tuttavia, il problema dei danni dovuti alla malattia non è stato risolto a causa del ripetuto superamento della resistenza da parte della popolazione del patogeno e laddove ciò si verifica i danni alla produzione possono fluttuare tra il 20 e il 100%. Nel 1993, le temperature particolarmente basse hanno determinato danni stimati dell’ordine del 42% della produzione nazionale come sommatoria dei danni dovuti alla malattia e quelli determinati dalla sterilità (Khush e Jena, 2009). Nelle Filippine, in aree predisponenti le epidemie, sono frequenti perdite produttive anche superiori al 50% (Ou, 1985). In Cina, nell’ultimo trentennio sono state registrate tre ondate epidemiche: 1982-85, 1992-94 e 2001-2005. La prima ondata epidemica ha interessato 3,8 milioni di ettari con perdite di diversi milioni di tonnellate; nel 1993 è stata stimata una perdita di 1,1 milioni di tonnellate di riso solo nel sud del paese e negli ultimi anni è stata stimata la presenza della malattia su 5,7 milioni di ettari (Khush e Jena, 2009). In alcune regioni dell’India i danni causati alle colture in asciutta possono raggiungere anche il 50% della produzione. In Italia, i dati riguardanti il brusone sono frammentari e risalgono a molti anni fa. Nel 1946, in provincia di Pavia, le condizioni climatiche e le eccessive concimazioni azotate hanno determinato un’epidemia particolarmente grave sulle varietà Cinese originario e Vialone Nano, con perdite produttive comprese tra il 30 ed il 70% (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi non sono reperibili quantificazioni dei danni causati dalle epidemie di brusone e alcune indicazioni possono essere ricavate, per alcune varietà e località, solo da alcune sperimentazioni fitoiatriche (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003). Ciclo biologico di Magnaporthe oryzae La descrizione del ciclo biologico può incominciare dallo svernamento. Ai tropici esso non è importante in quanto il fungo è sempre presente sul riso, o su altri ospiti. Nei climi temperati, invece, in assenza dell’ospite M. oryzae sverna come micelio e/o conidi nei granelli infetti, nelle foglie e sui residui colturali. Non è escluso che il patogeno possa svernare sui cereali vernini, in quanto in laboratorio è stata di- 90 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana mostrata la patogenicità dei ceppi isolati da riso per l’orzo, o su ospiti alternativi, ma non è detto che ciò avvenga in natura (Asuyama, 1965; Kingsolver et al., 1984; Teng, 1994). In laboratorio i conidi mantenuti in ambiente secco sopravvivono più di 1 anno e il micelio più di 3, ma se conservati in ambiente umido, la loro sopravvivenza diminuisce tanto da non raggiungere la stagione successiva. Le basse temperature hanno una capacità di sterilizzazione parziale dell’inoculo che potrebbe sopravvivere negli strati più interni dei cumuli di residui colturali (Ou, 1985). Quando M. oryzae sverna nei granelli, si può localizzare in tutte le strutture: nell’embrione, nell’endosperma e nelle glume e a volte tra le glume e l’endosperma. Al momento della germinazione del seme l’infezione si localizza frequentemente a livello dell’embrione, causando un’infezione sistemica del germinello e successivamente della pianta (Sesma e Osbourn, 2004). Nel caso in cui il granello non germina, costituisce dapprima il substrato alimentare e poi il substrato riproduttivo del fungo, specialmente se il granello è localizzato sulla superficie del terreno. C’è una correlazione lineare tra la percentuale di pannocchie infette e la percentuale di cariossidi infette, sebbene, pannocchie asintomatiche possano portare cariossidi infette. Le cariossidi abortite hanno una percentuale di infezione maggiore (circa il doppio) di quelle normali (Ou, 1985). La germinazione delle spore avviene in acqua e, 30-90 minuti dopo la loro idratazione, si forma il tubulo germinativo. La germinazione è ritardata se i conidi sono stati precedentemente esposti a condizioni di secco, o bassa umidità relativa. La temperatura ottimale per la germinazione è compresa tra i 25 e 28°C, mentre non avviene a temperature inferiori a 10°C. La formazione dell’appressorio all’apice del tubo germinativo inizia circa 4 h dopo l’inizio della germinazione e si completa in circa 15 h a temperature comprese tra 20 e 32°C. La temperatura ottimale per la formazione dell’appressorio è compresa tra 16 e 25 °C. Ovviamente la mancanza di acqua blocca i processi di germinazione e causa la degenerazione delle spore (Kim, 1994). La temperatura e la bagnatura fogliare sono determinanti per il processo di infezione dell’ospite. La penetrazione dello stiletto nel mesofillo fogliare necessita di 6-8 h di bagnatura alla temperatura ottimale di circa 25°C, mentre con temperatura media di 15,6°C il periodo di bagnatura si allunga a 1620 h. L’efficienza infettiva delle spore è maggiore quando le piante sono tenute al buio, mentre diminuisce in presenza di luce diffusa. Il periodo di incubazione della malattia è compreso tra 12 e 13 giorni a 9-10°C, e 4-5 giorni a 26-28°C, temperatura ottimale per lo sviluppo del fungo. Le dimensioni delle aree sintomatiche, a parità di altre condizioni, sono direttamente proporzionali alla velocità di crescita del micelio e quindi variano con la temperatura: a circa 27°C, temperatura ottimale di sviluppo del micelio, dopo 7 giorni di incubazione le lesioni fogliari sono due volte più grandi di quelle di piante tenute a 15,5°C (Bhatt e Singh, 1992). Il periodo di latenza, che definiamo come l’intervallo compreso tra l’infezione Seconda Parte. Allegati | 91 e la sporulazione, è compreso tra 13 e 18 giorni, quando le temperature sono intorno a 9-11°C, e 4-6 giorni, a temperature di 26-28°C. La sporulazione avviene solo se l’umidità relativa dell’aria è superiore all’89% e il processo si compie in 4-6 h in condizioni ottimali. U.R. superiore al 93% e temperature comprese tra 25°C e 28°C favoriscono la produzione di un conidio ogni 40 minuti. La maggior parte dei conidi è prodotta nei 7-12 giorni che seguono l’inizio della sporulazione che può protrarsi anche per 60 giorni. Durante la notte viene prodotta e rilasciata la maggior parte dei conidi, in particolare nelle prime ore del mattino. La dispersione dei conidi incomincia circa 4 h dopo la loro formazione e solo con umidità relativa superiore al 95% in un intervallo termico compreso tra 11 e 26°C. La presenza di acqua sui tessuti vegetali, come rugiada o pioggia, è necessaria per il distacco dei conidi che poi vengono dispersi dal vento. Il numero maggiore di conidi viene prodotto su piante giovani e su lesioni fogliari in accrescimento, mentre piante infettate dopo l’inizio della levata hanno un potenziale di sporulazione minore. Le lesioni che producono il maggior numero di conidi sono quelle con il centro grigio ed i margini marroni, tipiche delle varietà suscettibili alla malattia. I conidi prodotti sulle cv. suscettibili sono anche 10 volte più numerosi di quelli delle cv. tolleranti. La quantità d’inoculo prodotto sulle piante in stress idrico è circa 3,5 volte maggiore rispetto a quella delle piante in condizioni fisiologiche normali, e le spore conservano più a lungo la capacità infettiva come risultato dello stress pre-infezionale. La produzione dell’inoculo rappresenta l’evento finale del ciclo biologico del patogeno e costituisce il primo evento di un nuovo ciclo di infezione (Kim, 1994; Teng, 1994). Epidemiologia del brusone L’epidemia rappresenta l’incremento rapido di una malattia nella popolazione dell’ospite, in una determinata area. Magnaporthe oryzae è un patogeno policiclico, sensu Van der Plank (Van der Plank e Matthee, 1963), in quanto nella stagione vegetativa del riso possono susseguirsi numerosi cicli di patogenesi. Il susseguirsi delle generazioni e la sovrapposizione dei cicli di patogenesi portano ad una produzione continua di propaguli. L’intervallo tra due generazioni è un parametro specifico di ogni patogeno e può essere modulato dalle condizioni climatiche nonché dalle caratteristiche genotipiche e fenotipiche della popolazione dell’ospite. Può avvicinarsi al tempo minimo teorico, che è quello che si ottiene in condizioni climatiche ottimali di crescita per il patogeno su un ospite suscettibile (lo sviluppo del patogeno raggiunge il tasso di crescita più elevato), o essere ben più lungo, in condizioni climatiche meno favorevoli e in popolazioni dell’ospite resistenti, tali da rallentare lo sviluppo del patogeno. L’ambiente e le caratteristiche della popolazione dell’ospite sono i fattori principali che condizionano l’intervallo tra le generazioni, la quantità di individui ad 92 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana ogni generazione ed il conseguente sviluppo epidemico della malattia. È evidente che il numero delle generazioni di un patogeno policiclico su un determinato ospite varia nel corso degli anni, sino a casi limite in cui in condizioni particolarmente sfavorevoli alcuni patogeni policiclici potrebbero avere un solo ciclo per stagione vegetativa, o addirittura affidare la loro sopravvivenza agli organi di svernamento che possono rimanere vitali anche per più di un anno. Il tempo necessario al patogeno per crescere e riprodursi e il modo in cui la progenie viene dispersa esercitano un’influenza diretta sulla dinamica della malattia. I propaguli possono essere originati sessualmente e/o asessualmente. La riproduzione in alcuni patogeni avviene una sola volta durante la stagione vegetativa, o addirittura in alcuni casi richiede più di una stagione vegetativa. Nella maggior parte dei casi la riproduzione avviene frequentemente sino ad apparire continua. L’epidemia non è sempre grave: la gravità dipende dai danni produttivi che vengono causati dallo sviluppo epidemico della malattia. Fattori che favoriscono lo sviluppo epidemico. Tra i numerosi fattori che possono condizionare lo sviluppo epidemico della malattia, quelli climatici e nutrizionali sono i più importanti, sebbene non si debba dimenticare che la quantità di inoculo iniziale, nonché l’epoca di comparsa dei primi sintomi sono parametri altrettanto importanti nel determinare la precocità e gravità delle epidemie. Dal punto di vista epidemiologico, la trasmissione per seme è molto importante in quanto le piante malate sono uniformemente distribuite e costituiscono delle fonti d’inoculo primarie precoci funzionali allo sviluppo epidemico anticipato delle malattia. Pertanto risulta importante conoscere la percentuale di granelli infetti presenti nella semente e l’efficienza con cui la malattia viene trasmessa ai germinelli. Per quanto riguarda la sanità della semente, indagini effettuate in Arkansas hanno dimostrato che il 66% dei campioni analizzati aveva una percentuale di granelli infetti compresa tra 0 e 10,5% (Guerber e TeBeest, 2006). La percentuale di trasmissione per seme è strettamente legata alla tecnica di semina e alle condizioni ambientali che si verificano durante la germinazione. La percentuale di trasmissione è inversamente proporzionale alla profondità di semina. La scarsa copertura del seme, o la semina in superficie su terreno umido, determinano una percentuale maggiore di plantule infette, mentre l’interramento comporta percentuali minori e la semina in acqua la impedisce. Le condizioni climatiche al momento della germinazione e successivamente all’emergenza sono altrettanto importanti e influiscono sul periodo di incubazione. Germinelli cresciuti a 15-20°C risultano asintomatici sebbene siano stati infettati. Il periodo di incubazione si concluderà con la comparsa dei sintomi i quali si evidenzieranno solo quando le temperature raggiungeranno i 25-30°C (Manandhar et al., 1998; Guerber e TeBeest, 2006). In Arkansas, la distribuzione sul terreno di granelli infetti dopo la semina in percentuali crescenti ha consentito di dimostrare l’importanza di questa fonte d’inoculo nello sviluppo epidemico della malattia. Infatti i primi sintomi sulla cv. suscettibile Seconda Parte. Allegati | 93 M-201 sono comparsi precocemente anche 30 giorni prima di quanto osservato in assenza di inoculo e conseguentemente lo sviluppo epidemico è stato più precoce e la gravità molto più elevata (Long et al., 2001). Le piogge, l’umidità relativa dell’aria, la temperatura e la luminosità interagiscono con tutte le fasi del ciclo biologico del patogeno. Ricordiamo brevemente che l’umidità dell’aria e la bagnatura fogliare sono le condizioni indispensabili per avere l’infezione dell’ospite. L’acqua è necessaria sia per avviare la germinazione delle spore sia nelle fasi successive che portano all’infezione. Se la bagnatura fogliare viene interrotta prima dell’infezione, quest’ultima non avviene (Yamanaka e Ikeda, 1964). L’incremento della bagnatura fogliare da 12 a 15 h determina il 30% di infezioni in più (Kato, 1974). Il periodo di bagnatura fogliare necessario all’infezione è funzione della temperatura: alla temperatura ottimale di 25°C sono sufficienti 6-8 h, mentre a temperature inferiori la bagnatura deve durare più a lungo. La bagnatura fogliare non è solo funzione dell’andamento climatico, ma può essere modificata indirettamente anche dalle concimazioni azotate, che favoriscono il rigoglio vegetativo delle piante e dalla densità di semina: più le semine sono fitte più prolungata è la bagnatura. Le piogge favoriscono lo sviluppo epidemico della malattia in modo duplice: in primo luogo favorendo le bagnature fogliari prolungate e in secondo luogo favorendo la produzione e la dispersione dell’inoculo. La maggior densità di inoculo è presente nell’aria circostante le colture di riso tra la mezzanotte e le sei del mattino, in quanto la produzione dei conidi avviene preferibilmente al buio con U.R. elevata. La velocità del vento superiore a 3,5 m/sec ne favorisce il distacco dai rami conidiofori e la dispersione (Kingsolver et al., 1984). Un parametro epidemiologico importante è l’efficienza infettiva: il rapporto tra il numero delle lesioni e quello delle infezioni. Questo parametro è funzione della resistenza dell’ospite e può modificare il tasso di crescita dell’epidemia (Calvero et al., 1992). L’efficienza infettiva del patogeno su piante che hanno subito uno stress idrico è quattro volte maggiore che su piante non stressate (Gill e Bonman, 1988). La maggior suscettibilità del riso coltivato in asciutta rispetto al riso coltivato in sommersione era nota da tempo; a parità di varietà, età delle piante e clima, la suscettibilità al brusone è indirettamente proporzionale al contenuto idrico del terreno. Anche la temperatura del terreno può influenzare la suscettibilità della pianta che diventa più suscettibile quando la temperatura del terreno è compresa tra 21 e 28°C. Temperature del terreno di 18-20°C e dell’aria di 30°C favoriscono lo sviluppo epidemico, mentre se la temperatura del suolo è intorno ai 25-28°C, il riso è meno suscettibile alle infezioni (Ou, 1985). La luce solare può inibire, o favorire la malattia in funzione della sua durata ed intensità. Ha effetti diversi sul patogeno e sull’ospite. L’ombreggiamento favorisce lo sviluppo iniziale delle lesioni, mentre successivamente diventa un fattore 94 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana limitante. La resistenza del riso è favorita da un aumento dell’insolazione mentre l’ombreggiamento aumenta la suscettibilità della pianta, correlata ad un aumento del contenuto di amminoacidi nelle foglie (Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994). Tra i fattori nutrizionali, l’azoto, il fosforo, il potassio e il silicio determinano importanti modifiche fisiologiche nella pianta di riso. Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione diretta tra la dose di azoto e la gravità del brusone fogliare. L’effetto negativo delle somministrazioni azotate è maggiore a basse temperature, quando vengono impiegati fertilizzanti a rilascio rapido e in suoli poco fertili e con bassa capacità di scambio. La correlazione tra la gravità della malattia e l’N è spiegabile con l’aumento del contenuto di azoto nelle cellule sotto forma di azoto solubile (ammonio), amminoacidi, ammine (in particolare glutammina), queste ultime soprattutto a basse temperature. Concimazioni azotate eccessive inoltre, determinano una mancata deposizione di emicellulosa e lignina nella parete delle cellule dell’epidermide rendendo i tessuti dell’ospite meno resistenti alla penetrazione dello stiletto (Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994). La gravità della malattia è correlata positivamente alla sostanza secca prodotta, e alla concentrazione di N ed è correlata negativamente con il rapporto Si/N e con il contenuto di Si(Kürschner et al., 1992). Il fosforo generalmente non ha effetti sullo sviluppo della malattia(Ou, 1985), sebbene in suoli carenti l’apporto di P può ridurre l’incidenza della malattia (Kozaka, 1965). Il potassio ha un’interazione complessa con la malattia e il suo assorbimento è correlato negativamente con l’N. Apporti eccessivi di potassio favoriscono lo sviluppo della malattia in piante che hanno ricevuto alte dosi azoto, ma non in piante concimate con poco azoto (Manibhushan Rao, 1994). Il silicio è un componente importante nella pianta del riso. Numerosi studi riguardanti gli effetti dell’applicazione di Si sulla penetrazione dello stiletto hanno dimostrato la relazione diretta tra silicizzazione delle cellule dell’epidermide e resistenza delle piante. La deposizione di silicio nelle cellule dell’epidermide costituisce una barriera fisica alla penetrazione meccanica del fungo. Concimazioni con questo elemento riducono la gravità della malattia per effetto di un rallentamento della crescita epidemica determinato da un effetto combinato di minor quantità di inoculo prodotto e dimensioni delle lesioni (Yoshida et al., 1962; Datnoff et al., 1992; Winslow, 1992; Datnoff et al., 2000; Seebold et al., 2001). L’età della pianta e dei tessuti fogliari sono due fattori molto importanti per lo sviluppo epidemico e la gravità della malattia. Le piante e le foglie giovani sono le più suscettibili alle infezioni, successivamente la silicizzazione dell’epidermide e l’invecchiamento dei tessuti fogliari li rende resistenti. La resistenza viene acquisita dopo un intervallo di tempo variabile nelle diverse cv. (Kahan e Libby, 1958; Goto et al., 1961; Nottenghem e Andriatompo, 1979). Il numero di lesioni fogliari è associato all’intervallo di tempo necessario alle foglie in via di sviluppo per acqui- Seconda Parte. Allegati | 95 sire la completa resistenza; minore è l’intervallo meno numerose saranno le lesioni che si svilupperanno (Roumen, 1992). Ai tropici, le colture sono particolarmente suscettibili alla malattia fino alla levata, mentre nelle fasi successive la pianta diventa resistente, così come diventano resistenti le foglie mature. La pianta diventa nuovamente suscettibile alla malattia al momento dell’eserzione della pannocchia quando il patogeno può colonizzare facilmente l’ultimo nodo e causare il mal del collo. Non è mai stata trovata correlazione tra la suscettibilità della pianta al brusone fogliare e il mal del collo, o viceversa (Ou, 1985). In Italia, a partire dagli anni ’80, è stato osservato un aggravamento delle epidemie e dei danni causati dal brusone, soprattutto in risaie stabili coltivate con varietà suscettibili concimate abbondantemente con azoto per aumentare la produzione. Risalgono agli stessi anni i primi studi di difesa dalla malattia, effettuati dai ricercatori dell’Ente Nazionale Risi, valutando l’efficacia di alcune molecole quali i benzimidazoli benomyl, carbendazim e thiophanate methyl e pyroquilon e triciclazolo. I fungicidi sono stati impiegati sia contro il brusone fogliare, applicandoli su colture seminate in luglio, per far coincidere il periodo di maggiore suscettibilità del riso con le condizioni ottimali di virulenza del patogeno, sia contro il brusone della pannocchia, applicandoli su colture seminate in epoca normale secondo un criterio fenologico a partire dall’eserzione della pannocchia. Il numero dei trattamenti variava, da uno a tre, applicati con intervallo di 8-10 giorni. I risultati hanno dimostrato la sostanziale inefficacia dei benzimidazoli, mentre pyroquilon e triciclazolo hanno dato buoni risultati nella difesa dal brusone fogliare il primo e dal brusone della pannocchia il secondo. L’incidenza media del brusone della pannocchia su tre varietà e in tre annate è stato di circa il 90% a cui ha corrisposto una perdita produttiva di circa il 55%. I trattamenti ripetuti di triciclazolo, applicato a 750 g/ha di p.a., sono risultati più efficaci del trattamento singolo, sebbene le differenze non siano risultate significativamente diverse. L’efficacia dei trattamenti ha dimostrato una tendenza alla diminuzione, quando vengono applicati dopo la spigatura(Moletti et al., 1988). Da questa sperimentazione, purtroppo, non si desume la dinamica epidemica del brusone sulle foglie. Si potrebbe addirittura pensare che sulle cv. oggetto della sperimentazione non si abbia sviluppo epidemico tantè che per valutare l’efficacia dei trattamenti sulle foglie i ricercatori sono ricorsi alla semina in epoca non consona ai fini produttivi. L’ipotesi che è stata successivamente verificata da Cortesi e collaboratori è stata la possibile assenza di epidemie di brusone sulle foglie in colture a semina primaverile, poco suscettibili alla malattia per effetto della mancanza di coincidenza tra le condizioni climatiche favorevoli all’epidemia e la suscettibilità dei tessuti fogliari, che diventano via via più resistenti (Kahan e Libby, 1958; Goto et al., 1961; Roumen, 1992). Nei casi in cui si riscontri la presenza di brusone, il risicoltore difficilmente effettua trattamenti specifici contro altri patogeni quali l’elmintosporium. 96 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana La difesa del riso in Italia La difesa dal brusone è attuabile mediante diversi mezzi che si possono classificare in diretti ed indiretti. I primi sono finalizzati ad inibire, o eliminare il patogeno, i secondi a ridurre la suscettibilità dell’ospite. La quasi totalità delle varietà iscritte al registro nazionale mostra un elevato livello di consanguineità in quanto la base genetica di tutte le cv. è molto ristretta (Spada et al., 2004). Il miglioramento genetico per la resistenza al brusone può seguire strategie diverse. Quella che ad oggi ha dato i migliori risultati di durata nel tempo è il gene-piramiding, cioè l’inserimento di più geni di resistenza in una varietà. L’utilizzo, invece, di resistenza monogenica è stata sempre velocemente superata in seguito ad un adattamento della popolazione del fungo per effetto selettivo. Pertanto si dovrebbe continuamente monitorare la struttura genetica della popolazione del fungo e rilasciare continuamente cv. resistenti con i geni a cui risultano sensibili ai genotipi del patogeno (Leung et al., 1988; Guimaraes et al., 1996; Jia et al., 2004). Ad oggi nel nostro paese tutto ciò non è stato fatto e negli anni si è potuto constatare che anche cv. inizialmente tolleranti alla malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso nel tempo questa caratteristica (Cortesi dati non pubblicati). Pertanto, si ritiene, che in tempi brevi non potranno essere disponibili un numero sufficiente di cv. migliorate per la resistenza al brusone, impiegabili stabilmente e con successo in sostituzione di quelle più suscettibili attualmente apprezzate dal mercato. Non si deve dimenticare, infine, che il cambiamento di alcune tecniche colturali, quali l’adozione sempre più diffusa della semina in asciutta e l’affermarsi della semina ritardata per consentire la gestione del riso crodo, o del minimum tillage per il contenimento dei costi energetici, ha determinato un incrementato della suscettibilità del riso alle epidemie di brusone, tant’è che le aziende adottano sistematicamente strategie di difesa per raggiungere produzioni adeguate a garantire un reddito. Tra i mezzi diretti di difesa, l’uso dei fungicidi rappresenta la pratica più comune e certamente la più efficace. Tuttavia è bene sottolineare che l’uso dei fungicidi deve essere limitato solo ai casi di reale necessità, dopo aver valutato il rischio epidemico dell’areale, l’andamento climatico e la dinamica della malattia. Per le malattie policicliche, come il brusone, i trattamenti fungicidi sono finalizzati al contenimento del tasso di crescita della malattia che è funzione della suscettibilità dell’ospite e dell’aggressività del patogeno in un determinato areale, della quantità iniziale di malattia dall’epoca di comparsa della stessa nonché dalle condizioni climatiche. In alcuni areali e su alcune cv., infatti, i risultati sperimentali hanno dimostrato che il contenimento dello sviluppo epidemico può essere realizzato con la stessa efficienza con un numero variabile di trattamenti (Cortesi e Giuditta, 2003; Pizzatti e Cortesi, 2008). I fungicidi. Tra i principi attivi disponibili per l’impiego su riso, quelli registrati Seconda Parte. Allegati | 97 per la protezione dal brusone sono: triciclazolo, azoxystrobin e flutriafol. Beam DAS (triciclazolo 75%) e Amistar (azoxystrobin 25%) sono i fungicidi comunemente usati in risicoltura per la difesa dal brusone, per i quali esiste un’ampia letteratura sulla loro efficacia, mentre Impact (flutriafol 25%), così come Tilt (propiconazole 25%) e altre molecole della famiglia degli IBS, sono considerati fungicidi specifici per il contenimento dell’elmintosporiosi, da impiegarsi in miscela con i primi (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). Considerato l’oggetto della presente monografia, nel prosieguo verranno trattati esclusivamente triciclazolo e azoxystrobin. Triciclazolo (Beam). È un fungicida sistemico specifico per controllo del brusone del riso. È un fungicida conosciuto da molto tempo ed è largamente impiegato sul riso in Asia. In Italia è stato registrato nel 1998. Il fungicida agisce per assorbimento fogliare e radicale. Nella pianta è trasportato in senso acropeto dal sistema xilematico. Una volta nella pianta, il principio attivo subisce una trasformazione metabolica che provoca l’ossidazione del gruppo metilico, con formazione di un gruppo alcolico (Day et al., 1980). Il triciclazolo ha diverse proprietà utili per la difesa dal brusone: la persistenza, la sistemia e un meccanismo d’azione unico e multisito (Tomlin, 1994). La sistemia del triciclazolo nelle piante di riso è stata dimostrata indirettamente, controllando i sintomi fogliari di brusone dopo aver applicato il fungicida a cariossidi, radici, suolo e foglie. Il fungicida è efficace anche in applicazioni radicali, sia immergendo le radici di riso per 10 minuti in una sospensione di triciclazolo, sia applicandolo al suolo. Il mal del collo è stato contenuto efficacemente con trattamenti fogliari effettuati in botticella alle dosi di 255-560 g/ha di p.a. Un trattamento di triciclazolo alla dose di 150 g/ha di p.a., in botticella, è sufficiente ad ottenere un buon contenimento del mal del collo quando è stato trattato il suolo prima del trapianto (Froyd et al., 1976; Froyd et al., 1978; Day et al., 1980). Triciclazolo ha una modalità d’azione di tipo preventivo; assorbito dalle spore in germinazione inibisce la sintesi di melanina da parte dell’appressorio di molti Ascomiceti, rendendolo incapace di penetrare la superficie dell’ospite con lo stiletto. In M. oryzae la concentrazione di 0,1 µg/ml di triciclazolo è sufficiente ad inibire la sintesi di melanina e stimola lo sviluppo di mutanti melanina-deficienti il cui micelio, le spore e gli escreti sono colorati di giallo arancio. Concentrazioni superiori, 50 µg/ml, non sono tossiche per M. oryzae (Tokousbalides e Sisler, 1979; Woloshuk et al., 1980; Woloshuk et al., 1981; Woloshuk et al., 1983). Triciclazolo in Verticillium dahlie e Thielaviopsis basicola blocca la sintesi di melanina impedendo la conversione del 1,3,8-triidroxynaftalene (1,3,8 THN) in vermelone, un precursore della melanina (Tokousbalides e Sisler, 1979; Stipanovic e Wheeler, 1980). In P. grisea a concentrazioni comprese tra 0,01 e 0,1µg/ml si ha un predominante accumulo di 2-HJ(2-hydroxyjuglone) e 3,4,8-DTN 3,4-dihydro- 98 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 3,4,8-trihydroxy-1-(2H)-naphthaltnone), metaboliti derivati da precursori della melanina. Tale risultato indica che il blocco primario in questo patogeno è lo stesso che è stato trovato in V. dahlie e T. basicola. L’accumulo di flavonoidi a concentrazioni di tricyclazolo da 1 a 10 µg/ml accompagnate da un decremento in concentrazione di 3,4,8-DTN e DDN (3,4-dihydro-4,8-dihydroxy-1-(2H)-naphthaltnone) indicano un possibile sito secondario di inibizione tra 1,3,6,8- THN e scytalone. Confrontando mutanti melanina-deficienti, selezionati con raggi UV, con mutanti melanina-deficienti ottenuti con triciclazolo si è osservato che entrambi accumulano 2-HJ, flavonoidi e 3,4,8-DTH, non convertono lo scytalone in melanina e non sono patogeni per due varietà di riso, a conferma della relazione esistente tra il triciclazolo e l’inibizione della biosintesi di melanina (Woloshuk et al., 1980). Studi inerenti l’ultrastruttura dell’appressorio in M. grisea, hanno dimostrato l’importanza della melanina nelle normali funzioni dell’appressorio: appressori non melanizzati posti in soluzione iper-osmotica subiscono una plasmolisi, mentre appressori melanizzati subiscono un collasso, a dimostrazione della differenza di pressione generata dagli oppressori melanizzati e della funzione di barriera permeabile svolta dallo strato di melanina, ma solo all’acqua (Woloshuk et al., 1983; Howard e Ferrari, 1989; Howard, 1991). Inoculando membrane sintetiche di diversa consistenza con appressori sani si è trovata una relazione diretta tra la pressione necessaria per la penetrazione e la resistenza della membrana (Howard, 1991). Azoxystrobin (Amistar). Azoxystrobin è un derivato dell’acido beta-metossiacrilico, strobilurina di sintesi analoga alla strobilurina A, sintetizzata da Zeneca Agrochemical nel 1988. Le strobilurine, le oudemansine e i mixotiazoli sono derivati naturali dell’acido beta-metossiacrilico. Queste molecole vengono prodotte da diversi microrganismi, tra cui ricordiamo i funghi basidiomiceti Oudemansiella mucida e Strobilorus tenacellus, l’ascomicete Bolinea lutea e i batteri Myxococcus fulvus ceppi f16 e f85. Questi composti posseggono una pronunciata attività biologica. Il primo membro di questa famiglia, la strobilurina A, sostanza fungitossica prodotta da S. tenacellus, basidiomicete appartenente all’ordine delle Agaricales, rinvenibile sui coni di numerose specie di Picea, è stata sviluppata come medicinale per il controllo delle micosi della pelle (Anke et al., 1977; Anke et al., 1979; Beautement et al., 1991). L’interesse verso i derivati dell’acido beta-metossiacrilico da parte delle agroindustrie come potenziali fungicidi è riconducibile al loro meccanismo d’azione. L’acido beta-metossiacrilico nei funghi causa la traslocazione dell’ubichinone con conseguente blocco del trasporto degli elettroni alla proteina ferro-zolfo del citocromo bc1 o complesso III. Il sito di legame dell’acido beta-metossiacrilico, situato all’esterno della membrana mitocondriale, è identico a quello dell’ubichinone, chiamato centro Qo (Mansfield e Wiggins, 1990). L’interruzione del trasporto di elettroni blocca la respirazione mitocondriale con conseguente arresto della produzione di ATP, energia indispensabile per il metabolismo cellulare. La mancata produzione di energia porta inevitabilmente alla morte cellulare. Le stro- Seconda Parte. Allegati | 99 bilurine naturali sono composti altamente instabili alla luce solare che ne causa la rapida degradazione in composti non tossici. La fotoinstabilità è stata superata sintetizzando composti analoghi alle strobilurine naturali, di cui conservavano il sito attivo (Becker et al., 1981; Brandt et al., 1988; Mansfield e Wiggins, 1990; Beautement et al., 1991; Brandt e Von Jagow, 1991; Godwin et al., 1992; Clough, 1993; Clough et al., 1996). Azoxystrobin, analogamente alle strobilurine naturali, inibisce la respirazione a livello dei mitocondri, bloccando il trasporto degli elettroni fra il citocromo b e il citocromo c1. La molecola, formulata come Amistar, o come Quadris, è risultata attiva su numerosi patogeni appartenenti alle classi degli Ascomiceti, Basidiomiceti, Oomiceti e Deuteromiceti (Godwin et al., 1992; Heaney e Knight, 1994; Clough et al., 1996). Azoxystrobin una volta applicato sulla vegetazione si deposita sulla superficie degli organi trattati, dove permane a lungo aderendovi tenacemente. L’assorbimento è lento e graduale. Dopo la penetrazione, la molecola viene traslocata per diffusione e per via xilematica con una diminuzione progressiva della concentrazione. Trattando con azoxystrobin le radici di piante giovani di zucchino si è ottenuta una buona protezione delle foglie dall’oidio, Sphaerotheca fuliginea (Godwin et al., 1992; Heaney e Knight, 1994). Azoxystrobin si caratterizza per la sua attività preventiva e curativa grazie alla sua particolare azione inibente sulla germinazione delle spore, sulla crescita del micelio e sulla sporulazione. L’applicazione su foglie di grano di 0,4 mg p.a./l un’ora prima dell’inoculazione con P. recondita inibisce la germinazione delle uredospore. Risultati simili sono stati ottenuti sulle spore di Septoria tritici e Septoria nodorum. L’effetto fungicida su P. recondita è stato ottenuto anche in seguito a movimento sistemico della molecola; applicata a 10 mg p.a./l sulla metà prossimale di una foglia di grano, 24 ore prima dell’inoculazione, ha protetto anche la parte distale inibendo la germinazione delle uredospore. Applicando alla dose di 2 mg p.a./l a plantule di grano, 5 giorni dopo l’inoculazione con P. recondita, determina il collasso del micelio del fungo, a conferma dell’attività eradicante della molecola (Godwin et al., 1992). Le strobilurine hanno, oltre all’ effetto fungitossico, influenze positive sulla crescita della pianta, sui processi di senescenza, sulla produzione e qualità della granella. Questi effetti sono stati documentati per due molecole, azoxystrobin e kresoxim-methyl. Nel grano l’inibizione della sintesi di etilene da parte di kresoxim-methyl, unitamente ad un incremento dei livelli endogeni delle citochinine potrebbe spiegare il ritardo della senescenza e l’incremento della colorazione verde(Grossman e Retzlaff, 1997; Gerhard et al., 1999). Amistar per l’impiego su cereali è stato registrato in Italia nel 1999. Azoxystrobin applicato alla dose di 0,03 e 1 mg p.a./l un giorno dopo l’inoculazione di M. oryzae ha effetto protettivo ed eradicante. Il contenimento di P. oryzae si ottiene anche a seguito di applicazioni radicali del fungicida (Godwin et al., 1992; Godwin et al., 1994). In America, azoxystrobin applicato in diversi stadi fenologici del riso, alla 100 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana dose di 1 l/ha, è risultato particolarmente efficace contro il brusone della pannocchia, indotto da M. grisea. Un solo trattamento tra la botticella e il 100% di pannocchie emerse ha consentito di ottenere livelli di protezione del 99% (Long e TeBeest, 1997). Il meccanismo d’azione unisito del fungicida lo espone al rischio di selezione di ceppi resistenti, già segnalati per P. grisea dei tappeti erbosi (Vincelli e Dixon, 2002). Secondo il Fungicide Resistance Action Committee (FRAC) il patogeno M. oryzae è classificato tra quelli che possono mutare con maggiore facilità dando luogo a resistenza nei confronti di fungicidi. Il rischio di insorgenza di resistenza all’azione di un fungicida da parte del patogeno è particolarmente elevato soprattutto nel caso di elevata variabilità genetica delle popolazioni e per l’ampiezza delle popolazioni dovute allo sviluppo epidemico della malattia, nonché per l’elevata pressione di selezione esercitata dal fungicida sulle popolazioni del patogeno. Azoxystrobin, per il suo meccanismo d’azione, viene classificato dal FRAC tra i fungicidi ad elevato rischio di insorgenza di resistenza; nel rapporto del 2008 del gruppo di lavoro del FRAC - resistenza ai fungicidi QoI - sono elencate più di 30 specie di patogeni, diversamente distribuite nel mondo, con resistenza di campo conclamata alla molecola (www.frac.info). Per il triciclazolo, invece, non sono stati mai segnalati casi evidenti di cali di efficacia del fungicida nei confronti di M. oryzae dovuti a resistenza del patogeno nei confronti della molecola. In ragione dell’esigua gamma di principi attivi disponibili per il controllo del brusone e delle indicazioni fornite dal FRAC, la necessità di gestire correttamente il rischio di resistenza in campo rappresenta un elemento di fondamentale importanza, conseguibile unicamente se entrambi i fungicidi continueranno a essere disponibili per la difesa del riso. Conferme sull’efficacia di triciclazolo e di azoxystrobin nella difesa del riso dal brusone in campo sono arrivate sia da sperimentazioni condotte in Italia tra gli anni 1982 e 1986, sia da altre effettuate dagli anni ’90 ad oggi. Azoxystrobin su riso non ha dimostrato di ritardare significativamente la senescenza (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). I dati sperimentali complessivamente confermano l’efficacia dei fungicidi mentre le strategie di difesa potrebbero differenziarsi in funzione della suscettibilità varietale e dell’andamento epidemico della malattia. Ovviamente laddove le strategie si differenziano è utile valutare gli effetti della difesa nel contenimento dei danni e sulla qualità della produzione. A questo fine sono state effettuate una serie di prove sperimentali, ripetute nell’arco di un quinquennio in diverse località e varietà, al fine di approfondire gli studi relativi all’efficacia di triciclazolo e azoxystrobin, impiegati in diverse strategie di difesa, di valutare la difesa dal brusone quale mezzo per stabilizzare la produzione, evitando le perdite causate dalle epidemie della malattia e per incrementare la qualità della granella. Seconda Parte. Allegati | 101 Materiali e metodi Prove sperimentali. Le prove sperimentali sono state condotte in diverse località. A Carpiano (MI), presso l’azienda agricola Pojago, sono state effettuate su diverse cv. dal 2004 al 2007; sulla cv. Volano nel 2004, 2006 e 2007, sulla cv. Baldo nel 2005 e 2006 e sulle cv. Carnaroli e Libero e nel 2007. Nel triennio 2004-2006 la semina del riso è stata effettuata in condizioni di risaia sommersa, utilizzando 190-195 kg/ha di seme distribuito a spaglio, mentre nel 2007 è stata effettuata a fila interrata, utilizzando 180 kg/ha circa di seme. All’emergenza, l’investimento medio nei diversi anni è risultato pari a circa 100-150 piante/m2 che alla raccolta hanno dato un numero medio di pannocchie pari a circa 350-400 pannocchie/ m2. L’attività biologica dei fungicidi è stata valutata nel quadriennio applicando i prodotti sia con criterio fenologico, sia epidemiologico, effettuando il primo trattamento alla comparsa dei primi sintomi sulla foglia (Tab. 1). Le prove sperimentali sono state realizzate secondo uno schema a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni. La parcella elementare aveva una superficie di 27 m2 (9 x 3). I fungicidi sono stati applicati alla pressione di circa 5 atm, impiegando un’irroratrice a motore FOX F 320, distribuendo circa 500 l/ha di sospensione per ottenere una buona bagnatura della vegetazione. Prove sperimentali in altre Località. Nel 2006, la prova sperimentale di Samperone (PV) è stata effettuata sulla cv. Carnaroli. La semina è stata eseguita a file interrate con un investimento di 190 kg/ha di seme. È stato adottato uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni e parcelle di 30 m2 (10 x 3). I trattamenti sono stati effettuati impiegando circa 300 l/ha di sospensione fungicida in modo da garantire una buona bagnatura della coltura. I fungicidi sono stati applicati con criterio fenologico (Tab. 1). Nel 2007, sono state pianificate, prove sperimentali in due località in provincia di Pavia, Vigevano e Samperone. Con lo stesso disegno sperimentale sono state confrontate 5 cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo, e i fungicidi sono stati applicati sia con criterio fenologico, sia con criterio epidemiologico, effettuando il primo trattamento alla comparsa dei primi sintomi su foglia. Inoltre, è stata effettuata un’altra prova a Olcenengo (VC), impiegando unicamente la cv. Karnak (Tab. 2). Le prove sono state effettuate secondo uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni su parcelle di 27 m2 (9 x 3). Il riso è stato seminato a file interrate con una densità di 180 kg/ha di seme nelle due prove di Pavia, mentre ad Olcenengo è stato adottato uno schema sperimentale a 4 ripetizioni e la semina è stata effettuata in risaia sommersa. Nel 2008, la prova di Vigevano è stata effettuata sulla cv. Carnaroli, con un piano sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni e parcelle di 27 m2 (9 x 3). La semina è stata effettuata a file interrate. I fungicidi sono stati applicati con 102 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana criterio fenologico ed epidemiologico. Inoltre, è stata prevista l’effettuazione di un trattamento al verificarsi di condizioni climatiche favorevoli alla comparsa della malattia quali temperatura di 24-26 °C, UR > 95% e almeno 12 ore di bagnatura fogliare (Tab. 1). Nel 2009 sono state effettuate tre prove, a Vigevano, Collobiano e S. Alessio con Vialone, impiegando lo stesso protocollo sperimentale e la stessa cv., Vialone Nano. La semina è stata effettuata in risaia sommersa a Collobiano e a file interrate nelle altre località, impiegando180 kg/ha di risone. Le parcelle elementari erano di 24 m2 (8 x 3) distribuite secondo uno schema a blocchi randomizzati con quattro ripetizioni (Tab. 1). Quantificazione della malattia della produzione e della resa del risone. La dinamica di crescita del brusone sulle diverse parti della pianta è stata monitorata sul testimonio non trattato, con intervallo almeno bi-settimanale da fine accestimento-inizio levata fino in prossimità della raccolta. La quantificazione della malattia è stata effettuata su un campione di piante rappresentativo di ogni parcella, osservando per ogni pianta la foglia bandiera e la pannocchia. Individuati i sintomi specifici della malattia, ne è stata determinata la diffusione e la gravità sui diversi organi. Quando la diffusione era bassa è stata utilizzata un’ampiezza campionaria di almeno 100 piante per ogni ripetizione, scelte in modo casuale lungo la diagonale di ogni parcella, mentre quando la malattia si è diffusa il campione è stato ridotto a 50 piante per ogni ripetizione. La diffusione è stata espressa come percentuale di foglie o pannocchie colonizzate (Diff.%). La gravità è stata determinata stimando visivamente la superficie delle foglie apicali o della pannocchia interessata dai sintomi, secondo una scala arbitraria a 8 classi e, poi, calcolando l’Indice percentuale d’Infezione (I%I) come sommatoria dei valori delle classi / n° dei campioni x n° dei sintomi. Per il mal del collo, diffusione e gravità coincidono in quanto l’infezione di M. grisea sull’ultimo nodo o internodo, causa il disseccamento precoce della pannocchia. L’attività dei fungicidi è stata espressa come Indice di Protezione (I%P) calcolato come differenza tra il valore del testimonio e il valore della tesi trattata/il valore del testimonio x 100. La produzione è stata determinata raccogliendo in ogni parcella un m2 di coltura. Dopo la sgranatura il risone è stato essiccato ed è stata determinata la produzione in t/ha normalizzata al 13% di umidità. La resa, globale e netta, è stata determinata su un campione di risone essiccato di 100g proveniente da ogni parcella. Dopo le analisi è stata calcolata la resa globale come percentuale di riso bianco e la resa netta come percentuale di granelli interi commerciabili. Analisi statistica dei dati. I risultati dei rilievi sono stati successivamente sottoposti all’analisi della varianza (ADV), utilizzando il pacchetto statistico MSTAT-C (Nissen, 1983). I valori espressi come percentuale prima di essere analizzati sono stati trasformati in arcsen √%, per soddisfare il principio di indipendenza della varianza. Quando l’ADV è risultata significativa le medie sono state successivamente Seconda Parte. Allegati | 103 sottoposte al test LSD di confronto fra medie, in modo da mettere in evidenza le differenze significative ad un livello di probabilità di 0,05. Medie seguite da lettere uguali non sono significativamente diverse. Tabella 1. Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2004-2006 e nel 2008 e 2009 2006 Data 2004 2005 Semina 04-mag 10-mag 04-lug 2008 2009 S. Alessio c/ Vialone Carpiano Samperone Vigevano Vigevano Collobiano 22-mag 28-apr 23-apr 08-mag 26-apr 32 1 = p.s.2 34 (p.s.) 05-lug 06-lug 08-lug 34 34 34 09-lug 34 11-lug 16-lug 34 23-lug 24-lug 27-lug 28-lug 47-49 (34 + 21 gg) 47-49 47-49 51-52 51-52 47-49 29-lug 49 45 31-lug 51-52 01-ago 47-49 = climat.3 02-ago 03-ago 57-59 04-ago 51-52 05-ago 57-59 06-ago 51-52 58-59 (51- 58-59 (51- 58-59 (51- (34 + 21 gg) 52 + 10 gg) 52 + 10 gg) 52 + 10 gg) 67-69 (49 + 14 gg) 07-ago 11-ago 14-ago 47-49 51 61 (51 + 10 gg) 58-59 (51 + 10 gg) 47-49 + 14 gg) 16-ago 59-61 Fasi fenologiche (scala BBCH); 2 Primi sintomi della malattia; 3 Primi sintomi previsti secondo un modello climatico (vedi testo). 1 61-65 (49-51+14gg) 14-ago 20-ago *Fasi fenologiche (scala BBCH); **Pimi sintomi della malattia. 24-ago 22-ago 49-51 10-ago 08-ago 05-ago 77-79 (49 --51+14gg) 31-lug 30-lug 71-73 (49-51+14gg) 27-lug 02-ago 26-lug Libero 25-lug 49-51 (p.s.) Carpiano Volano 13-apr 49-51 37-39 (p.s.) Carnaroli 24-lug 20-lug Semina 28-giu 04-lug 06-lug 10-lug 11-lug 12-lug 13-lug 16-lug 17-lug 18-lug Data 58-59 (51--52+10 gg) 51-52 34* 47-49 (34 + +21 gg) = p.s. Nembo 58-59 (51-52+10 gg) 51-52 47-49 (34+21 gg) 37 = p.s. 34 Giano 58-59 (51- -52+10 gg) 51-52 47-49 (34 + +21 gg) = p.s. 34 Vigevano Ambra 20-apr 58-59 (51-52+10gg) 47-49 (34 + 21 gg) 51-52 39 (p.s.) 34 Vialone N. 58-59 (51--52+10gg) 51-52 47-49 (34+21 gg) 34 = p.s.** Karnak Tabella 2. Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2007 104 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 51-52 58-59 (51-52+10 gg) 20-ago 22-ago 58-59 (51-52 + 10 gg) 51-52 47-49 (34 + 21 gg) 34 = p.s. Vialone N. *Fasi fenologiche (scala BBCH); **Pimi sintomi della malattia. 24-ago 05-ago 14-ago 02-ago 31-lug 10-ago 30-lug 08-ago 27-lug 47-49 (34 + 21 gg) 34 = p.s. Karnak Semina 28-giu 04-lug 06-lug 10-lug 11-lug 12-lug 13-lug 16-lug 17-lug 18-lug 20-lug 24-lug 25-lug 26-lug Data p.s. 34 Samperone Ambra 24-apr 58-59 (51-52 + 10 gg) 51-52 47-49 (34 + 21 gg) 34 = p.s. Giano 59-61 51-52 47-49 (34 + 21 gg) Olcenengo Karnak 05-mag p.s. = 34 51-52 34 47-49 (34 + + 21 gg) = p.s. Nembo Tabella 2. (segue) Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2007 Seconda Parte. Allegati | 105 Principio attivo Dose (f.c./ha) Epoca intervento 2004 2005 Testimone √ √ Beam WP Triciclazolo 75% 267 g 49* + 14 gg √ Beam WP Triciclazolo 75% 300 g P.s.** + 49 EAF-761 Triciclazolo 75% 300 g 34 + 47-49 GF-1455 Triciclazolo 75% 300 g 34 + 47-49 Beam WP Triciclazolo 75% 300 g 34 + 21 gg EAF-761 Triciclazolo 75% 300 g 34 (p.s.) + 21 gg Beam WP Triciclazolo 75% 300 g 49-51 + 14 gg EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 34 (p.s.) EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 45 Beam WP Triciclazolo 75% 450 g 47-49 EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 47-49 EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 51-52 EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 61 EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g Soglia climatica*** Beam WP Triciclazolo 75% 534 g 57-59 √ Beam WP Triciclazolo 75% 600 g 51-54 Beam WP Triciclazolo 75% 600 g 57-59 √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 0,8 l 49 + 14 gg √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 34 (p.s.) Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l P.s. + 49-51 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 47-49 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 51 + 10 gg Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 51-52 + 59 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 49-51 + 14 gg Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,25 l 57-59 √ √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,5 l 51-52 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,5 l 10gg dopo 51-52 *Fasi fenologiche (scala BBCH); **Primi sintomi della malattia; ***Primi sintomi previsti secondo un modello climatico (vedi testo). Formulato commerciale Tabella 3. Fungicidi, dosi e criteri d’impiego nei diversi anni e località √ √ √ Samperone √ √ 2006 √ √ √ √ √ √ Carpiano √ 106 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Principio attivo Dose (f.c./ha) Epoca intervento Carpiano √ 2007 Vigevano e Samperone √ Olcenengo √ 2008 √ 2009 √ Testimone Beam WP Triciclazolo 75% 267 g 49* + 14 gg Beam WP Triciclazolo 75% 300 g P.s.** + 49 √4 EAF-761 Triciclazolo 75% 300 g 34 + 47-49 √ GF-1455 Triciclazolo 75% 300 g 34 + 47-49 √ Beam WP Triciclazolo 75% 300 g 34 + 21 gg EAF-761 Triciclazolo 75% 300 g 34 (p.s.) + 21 gg √ √ Beam WP Triciclazolo 75% 300 g 49-51 + 14 gg √ EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 34 (p.s.) √ √ √ EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 45 √ Beam WP Triciclazolo 75% 450 g 47-49 EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 47-49 √ √ EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 51-52 √ √ EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g 61 √ EAF-761 Triciclazolo 75% 450 g Soglia climatica*** √ Beam WP Triciclazolo 75% 534 g 57-59 Beam WP Triciclazolo 75% 600 g 51-54 Beam WP Triciclazolo 75% 600 g 57-59 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 0,8 l 49 + 14 gg Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 34 (p.s.) Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l P.s. + 49-51 √**** Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 47-49 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 51 + 10 gg √ √ √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 51-52 + 59 √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1l 49-51 + 14 gg √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,25 l 57-59 Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,5 l 51-52 √ √ Amistar SC Azoxystrobin 23,2% 1,5 l 10gg dopo 51-52 √ *Fasi fenologiche (scala BBCH); **Primi sintomi della malattia; ***Primi sintomi previsti secondo un modello climatico (vedi testo); ****Solo sulle cv. Carnaroli e Volano. Formulato commerciale Tabella 3. (segue) Fungicidi, dosi e criteri d’impiego nei diversi anni e località Seconda Parte. Allegati | 107 108 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Risultati Nel 2004, sulla cv. Volano a Carpiano (MI), il brusone ha interessato solo le pannocchie, sulle quali era molto diffuso. La gravità, invece, ai primi di settembre era contenuta a valori del 5% circa, per poi innalzarsi al 14% circa in prossimità della raccolta. Un solo trattamento ha avuto un’efficacia del 10% per triciclazolo e del 13% per azoxystrobin (Tab. 4). Nel 2005, sulla cv. Baldo a Carpiano,il brusone ha interessato nuovamente solo la pannocchia. L’epidemia non è stata grave e in prossimità della raccolta era pari al 3%. Sebbene le differenze tra i trattamenti non siano risultate significative, le protezioni più elevate, 32% per triciclazolo e 48% per azoxystrobin, sono state conseguite con un solo trattamento effettuato al 50% di pannocchie emerse. La scarsa protezione conseguita con entrambi i fungicidi, applicati al dosaggio più basso due volte a partire dalla botticella, indica che l’epidemia è stata tardiva (Tab. 5). Nel 2006, nella stessa località e sulla stessa cv. è stato riscontrato un decorso epidemico analogo al precedente e a fronte di una diffusione rilevante della malattia solo sulle pannocchie, la gravità è stata contenuta ed è aumentata solo nelle settimane precedenti la raccolta, ben due mesi dopo i trattamenti. I fungicidi sono risultati efficaci nel contenimento della gravità. Anche in questo caso i trattamenti precoci anche se ripetuti sono risultati meno efficaci dei due trattamenti effettuati con triciclazolo a partire dall’eserzione della pannocchia, che ha conseguito protezioni del 30%, e con azoxystrobin con protezioni del 52% (Tab. 6). Nello stesso anno è stata effettuata anche una prova sulla cv. Carnaroli a Samperone (PV). Seconda Parte. Allegati | 109 Questa cv. risulta particolarmente suscettibile alle infezioni fogliari. Sul testimone non trattato, all’11 agosto, il brusone sulla foglia bandiera aveva una gravità del 7%, aumentata al 60% in prossimità della raccolta. I fungicidi hanno difeso egregiamente la coltura dalla malattia e l’efficacia di triciclazolo è stata significativamente più elevata di quella di azoxystrobin, sia in applicazioni singole precoci che ripetute. In questo caso, il trattamento alla levata in concomitanza di una sviluppo epidemico precoce sulle foglie ha dimostrato la sua importanza. Triciclazolo è risultato più efficace di azoxystrobin anche nella protezione della pannocchia. Alla raccolta quest’ultimo fungicida applicato una sola volta in levata è risultato inefficace mentre il doppio trattamento pur migliorando la protezione è risultato numericamente inferiore a triciclazolo che nel doppio trattamento ha conseguito il 61% di protezione (Tab. 7 e 8). L’ottima protezione dell’apparato fogliare e della pannocchia conseguita con il doppio trattamento di triciclazolo si è tradotto in un aumento significativo di produzione, quadruplicata rispetto al testimone non trattato che è stato distrutto dall’epidemia del brusone. Insieme alla produzione sono migliorati anche i parametri merceologici con un aumento significativo della resa globale e netta passata rispettivamente dal 65% e 25% del testimone non trattato al 72% e 54% del risone raccolto dalle tesi trattate due volte con triciclazolo (Tab. 9). Nel 2007, le prove sperimentali sono state svolte in 4 località e su 8 cv.; a Carpiano (MI) sulle cv. Carnaroli, Volano e Libero; a Samperone (PV) e Vigevano (PV) sulle 5 cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo e a Olcenengo (VC) solo sulla cv. Karnak. A Carpiano, il brusone non si è manifestato sulle foglie e l’epidemia sulle pannocchie è stata tardiva e di scarsa gravità. Alla raccolta, infatti, la diffusione sulla pannocchia del testimone non trattato era pari rispettivamente al 48 e 35% per le cv. Carnaroli e Volano con gravità inferiore all’1% per entrambe le cv. La protezione dalla malattia sulla cv. Carnaroli era compresa tra il 40 e il 49% senza riscontrare differenze statisticamente significative tra i trattamenti, mentre sulla cv. Volano non sono risultate statisticamente significative neanche le differenze tra le tesi trattate e il testimone. Sulla cv. Libero, più tardiva delle precedenti, diffusione e gravità sono risultate leggermente più elevate e i due trattamenti effettuati a partire dall’eserzione della pannocchia hanno determinato una protezione parziale; più elevata quella di azoxystrobin rispetto a triciclazolo (Tab. 10). Le due prove di Samperone e Vigevano e quella di Olcenengo hanno avuto decorsi epidemici del brusone sia sulle foglie sia sulle pannocchie e hanno consentito di evidenziare anche differenze di suscettibilità alla malattia tra le cv. Per quanto riguarda il brusone fogliare e della pannocchia la cv. più suscettibile è stata Vialone Nano, seguita da Karnak, Nembo e infine Giano e Ambra, senza differenza tra esse, mentre a Vigevano la cv. meno suscettibile è risultata Nembo. Fatta salva questa eccezione, in generale non sono state riscontrate differenze di rilievo per la 110 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana gravità delle epidemie nelle tre località (Tab. 11-20, 22-31 e 35-36). La suscettibilità delle cv. al mal del collo non ha dato gli stessi risultati. Nella prova di Vigevano, infatti, le cv. Karnak, Vialone Nano e Giano sono risultate le più suscettibili, seguite da Ambra e Nembo; nei due gruppi di cv. non sono state riscontrate differenze significative (Tab. 21, 32). A Samperone, il fungicida che ha consentito di ottenere protezioni dal brusone della foglia bandiera significativamente diverse dal testimonio è stato, sulla cv. Vialone Nano, triciclazolo applicato alla levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g), con un risultato non significativamente diverso se applicato una sola volta alla levata alla dose di 450 g/ha (Tab. 13). Sulla cv. Nembo, invece, la miglior protezione è stata conseguita con triciclazolo applicato all’eserzione della pannocchia a 450 g/ ha. Meno efficaci, ma non significativamente diverse le protezioni conseguite con due trattamenti di triciclazolo alla levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g) e azoxystrobin applicato alla spigatura e 10 gg dopo (Tab. 19). Per quanto riguarda la protezione della pannocchia sulla cv. Karnak al rilievo del 4 settembre, la diffusione del brusone sulle tesi protette sia con un solo trattamento di triciclazolo applicato in botticella (450 g/ha), sia con una doppia applicazione dello stesso fungicida alla levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g) era inferiore al testimone, mentre al rilievo in prossimità della raccolta la gravità di tutte le tesi trattate era inferiore al testimone, ma non tra loro. Sulla cv. Vialone Nano, la gravità della malattia è stata contenuta significativamente meglio dalla doppia applicazione di triciclazolo, effettuata alle levata e 21 gg dopo rispetto alle tesi trattate con lo stesso fungicida una sola volta o sottoposte alla doppia applicazione di azoxystrobin (Tab. 12 e 14). Sulla cv. Ambra, la diffusione e la gravità del brusone non erano inferiori a quelle del testimone, mentre sulle cv. Giano e Nembo la diffusione e la gravità erano significativamente inferiori a quelle del testimone rispettivamente al rilievo del 4 settembre e al rilievo del 25 settembre (Tab. 16, 18 e 20). I trattamenti hanno contenuto il mal del collo su tutte le cv. ad accezione della cv. Ambra, e protezioni significativamente più elevate sono state ottenute per la cv. Vialone Nano con due trattamenti di triciclazolo alla levata e 21 gg dopo, e sulla cv. Nembo con il doppio trattamento di azoxystrobin, la cui protezione non è risultata significativamente diversa da quella di triciclazolo applicato all’eserzione della pannocchia (450 g), o due volte alla levata e 21 gg dopo (Tab. 21). A Vigevano, sulla cv. Karnak, al rilievo in prossimità della raccolta, il brusone fogliare è stato contenuto efficacemente dal triciclazolo e la protezione conseguita, sia con un solo trattamento (450 g), sia con due trattamenti in levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g), è risultata significativamente più elevata di quella degli altri fungicidi. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche per la cv. Vialone Nano per la quale la superiorità del triciclazolo è stata riscontrata solo nel contenimento della diffusione al rilievo del 10 settembre. In prossimità della raccolta, invece, le tesi trattate si sono differenziate dal testimone ma non tra loro. Sulla cv. Ambra, le Seconda Parte. Allegati | 111 differenze tra le tesi trattate e il testimone sono emerse solo in prossimità della raccolta. Anche per questa cv. il fungicida più efficace è risultato triciclazolo applicato alla levata e 21 gg dopo, con indici di protezione superiori al 95%, ma non significativamente diversi da quelli conseguiti con un solo trattamento all’eserzione della pannocchia. Sulle cv. Giano e Nembo, la scarsa diffusione e gravità della malattia hanno precluso la valutazione dell’efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone fogliare (Tab. 22, 24, 26, 28 e 30). Per quanto riguarda il brusone della pannocchia, sia triciclazolo che azoxystrobin hanno contenuto la diffusione e la gravità della malattia. Sulla cv. Karnak, a fronte di una gravità del 40%, la protezione migliore è stata ottenuta con triciclazolo, con valori compresi tra il 65% e il 90% circa, sia applicato una sola volta che due volte. Sulla cv. Vialone Nano, l’epidemia è stata ancora più grave raggiungendo una gravità dell’80%. In questo caso, invece, la doppia applicazione di triciclazolo, con protezioni comprese tra l’80% e il 98%, è risultata quasi sempre superiore all’applicazione singola, la quale, però, non si è differenziata da quella ottenuta con azoxystrobin. Sulle cv. Ambra e Giano, la gravità è stata del 30%. Per la cv. Ambra, tutti i fungicidi hanno contenuto significativamente il brusone e solo nel caso del contenimento della gravità la protezione significativamente più elevata, 78%, è stata realizzata effettuando un solo trattamento con triciclazolo. Sulla cv. Giano, i fungicidi hanno ridotto la gravità della malattia mediamente del 60% circa, ma non sono state osservate differenze significative tra essi. Sulla cv. Nembo, infine, la gravità del brusone è stata bassa, 8% circa, e la protezione ottenuta con azoxystrobin è risultata significativamente più elevata di quella con triciclazolo (Tab. 23, 25, 27, 29 e 31). Il mal del collo a Vigevano è stato particolarmente grave su tutte le cv. e i fungicidi hanno determinato una riduzione significativa della gravità della malattia. Sulla cv. Karnak, i fungicidi più efficaci, e non diversi tra loro, sono risultati triciclazolo, sia applicato all’eserzione della pannocchia sia nel doppio trattamento alla levata e dopo 21 gg, e azoxystrobin nel doppio trattamento al 10% circa di pannocchie emerse e 10 gg dopo. Sulla cv. Vialone Nano, i due programmi di difesa con triciclazolo sono risultati significativamente più efficaci di azoxystrobin; quest’ultimo fungicida, invece, è risultato più efficace sulla cv. Nembo (Tab. 32). La difesa dal brusone ha determinato un aumento significativo della produzione di risone su tutte le cv. ad eccezione di Nembo; questi aumenti erano compresi tra il 10% circa della cv. Giano e il 100% circa della cv. Vialone Nano. Su quest’ultima cv., le produzioni più elevate sono state riscontrate sulle tesi trattate con triciclazolo applicato alla levata e dopo 21 gg, mentre per le altre cv., l’efficacia dei fungicidi non si è differenziata significativamente. La resa globale e netta è aumentata significativamente sulle cv. Karnak e Vialone Nano, ma non sulle altre cv., ad eccezione della resa netta per la cv. Nembo sulla quale il fungicida più efficace è risultato azoxystrobin (Tab. 33 e 34). 112 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana A Olcenengo (VC), il brusone fogliare sulla cv. Karnak ha avuto una gravità dell’11% mentre il brusone della pannocchia ha raggiunto il 41%. La protezione significativamente più elevata, pari al 70% circa su foglia e 85% su pannocchia, è stata conseguita con due trattamenti di triciclazolo, applicati alla levata e dopo 21 gg. Sulle foglie è risultato meno efficace, ma non significativamente diverso dal precedente, un solo trattamento effettuato ai primi sintomi o al 10% di pannocchie emerse (Tab. 35 e 36). La protezione dal brusone ha determinato un aumento notevole della produzione che, sulle tesi protette più efficacemente con triciclazolo, è aumentata di 2,5 volte circa rispetto al testimone, passando da 2,8 t/ha a 7 t/ha. L’incremento della resa globale è stato abbastanza contenuto e quello significativamente più elevato, pari al 68%, è stato ottenuto per il risone raccolto dalle parcelle trattate con azoxystrobin applicato al 10% di pannocchie emerse e 10 gg dopo. Rilevante l’incremento della resa netta ottenuto con la difesa: è passata dal 35% del testimone al 53% della tesi trattata con triciclazolo al 10% di pannocchie emerse, seguito dal 49% e 48%, valori non significativamente diversi dal precedente, delle tesi trattate due volte con azoxystrobin a partire dal 10% di pannocchie emerse e due volte con triciclazolo, alla levata e 21 gg dopo (Tab. 37). Nel 2008, le prove sono state effettuate sulla cv. Vialone Nano a Vigevano, dove è stata confermata nuovamente l’elevata suscettibilità di questa cv. alla malattia. Sul testimone non trattato, il brusone fogliare aveva una gravità del 41% e il brusone della pannocchia del 98%. A fronte di un’epidemia così grave, la produzione di risone del testimonio è stata minimale, 0,3 t/ha, mentre sulle tesi trattate è aumentata significativamente. Le protezioni più elevate della coltura sono state ottenute con triciclazolo applicato alla levata e all’eserzione della pannocchia o in un solo trattamento indifferentemente in botticella o al 10% di pannocchie emerse. Su queste tesi la produzione di risone è stata ben superiore a quella del testimone e pari rispettivamente a 2,2 t/ha, 1,5 t/ha e 1,4 t/ha (Tab. 38 e 39). Nel 2009, le prove sono state fatte sulla cv. Vialone Nano in tre località. L’epidemia di brusone è stata molto grave e sulla bandiera del testimone ha determinato gravità comprese tra il 45% di Vigevano (PV) il 63% di Collobiano (VC), mentre la gravità della malattia sulla pannocchia è risultata meno fluttuante e compresa tra il 72% di Vigevano e il 78% di S.Alessio (PV). I fungicidi hanno contenuto efficacemente la diffusione e gravità dell’epidemia in tutte le località senza differenziarsi significativamente, ad eccezione della prova di Vigevano, dove due trattamenti di azoxystrobin hanno conseguito l’85% di protezione dalla gravità del brusone sulla bandiera, e della prova di Collobiano, dove sono risultati più efficaci due trattamenti di triciclazolo nella difesa del brusone della pannocchia (Tab. 40 e 41). La produzione e le caratteristiche merceologiche sono state valutate per la prova di S.Alessio. La produzione del testimone è stata di 3,8 t/ha mentre quella delle tesi trattate è quasi raddoppiata passando a circa 7 t/ha senza evidenziare differenze Seconda Parte. Allegati | 113 significative tra i due fungicidi. La resa globale non ha subito variazioni statisticamente significative, mentre la resa netta è aumentata del 50% circa sulle tesi trattate, passando dal 31% al 47%, senza evidenziare differenze significative tra i due fungicidi (Tab. 42). Per lo sviluppo del modello adottato nello studio di Nomisma è stato necessario selezionare dall’universo delle prove sperimentali disponibili, dapprima quelle che riportano la produzione e la resa alla lavorazione dei granelli, poi le annate e variètà caratterizzate da gravi epidemie di brusone della pannocchia e, infine, sono state scelte solo le tesi caratterizzate da dosaggi ed epoche d’impiego dei fungicidi confrontabili (Tab.43). - 600 g 1,25 l Testimone Triciclazolo Azoxystrobin 57-59 57-59 - Epoca intervento 0 sintomi/m2 0,03 sintomi/m2 0,07 sintomi/m2 19-ago Diffusione 75,5 a 78,5 a 81,5 a Diff% 02-set 7,36 3,68 - I%P 4,94 a 5,0 a 5,31 a I%I 7,06 5,88 - I%P - 267 g 534 g 0,8 l 1,25 l Testimone Triciclazolo Triciclazolo Azoxystrobin Azoxystrobin 57-59 49 + 14 gg 57-59 49 + 14 gg - Epoca intervento 73,5 b 71 b 84,5 ab 85 ab 86 a Diff% 24-ago 14,53 17,44 0,59 1,16 - I%P 0,92 ab 0,9 b 1,11 a 1,07 ab 1,1 a I%I 16,48 18,18 -0,57 3,41 - I%P 1l 300 g 1l 600 g 300 g Azoxystrobin Triciclazolo Triciclazolo 450 g Triciclazolo Azoxystrobin - Testimone Triciclazolo Dose f.c./ha Principio attivo 100 100 51-54 100 100 100 100 100 n.s. Diff% 47-49 + 14 gg 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 47-49 - Epoca intervento 0 0 0 0 0 0 - I%P 11-set 2,21 b 2,11 bc 1,58 c 2,24 b 2,3 b 2,6 ab 3,39 a I%I 34,64 37,59 53,29 33,9 32,05 21,53 - I%P Tabella 6. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Baldo, Carpiano (MI), 2006 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 5. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Baldo, Carpiano (MI), 2005 Dose f.c./ha Principio attivo Diff% 94,5 96,5 99 n.s. Diff% 100 100 100 100 100 100 100 n.s. Diff% 100 100 99 100 100 n.s. Tabella 4. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Volano, Carpiano (MI), 2004 17-set 0 0 0 0 0 0 - I%P 05-ott 0 0 1 0 - I%P 19-set 4,54 2,52 - I%P I%I 3,93 b 4,39 b 2,69 c 4,51 b 4,28 b 4,38 b 5,61 a I%I 1,54 1,8 2,03 2,4 2,99 n.s. I%I 12,31 b 12,75 ab 14,19 a 29,91 21,77 52,08 19,55 23,78 21,89 - I%P 48,33 39,75 32,01 19,67 - I%P 13,22 10,13 - I%P 114 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 450 g 1l 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 61 (10 gg) 34 + 21 gg 34 (p.s.) 34 (p.s.) - Epoca intervento 11-ago 3,49 b 0,62 c 3,18 b 0,99 c 6,90 a I%I - 450 g 1l 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 61 (10 gg) 34 + 21 gg 34 (p.s.) 34 (p.s.) - Epoca intervento 11-ago 6,10 a 6,10 a 30,57 a 6,10 a 74,11 a I%I 1l 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Azoxystrobin Dose f.c./ha Principio attivo 51 + 61 (10 gg) 34 + 21 gg 34 (p.s.) 34 (p.s.) - Epoca intervento 3,093 b 4,173 a 1,470 c 3,250 b 1,073 c Produzione (t/ha) Tabella 9. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone della cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006 Dose f.c./ha Principio attivo 16-ott 49,42 91,01 53,91 85,65 - I%P I%I 07-set 91,89 a 49,96 b 39,69 b 71,26 a 71,51 a 66,25 bc 68.78 ab 49,91 60,21 7,88 35,59 - I%P 73,35 87,86 47,3 78,11 - I%P 50,99 ab 54,52 a 30,42 cd 41,36 bc 24,89 d Resa netta (g/100 g) 15,46 a 7,04 a 30,57 a 12,7 a 64,25 b 65,01 c 07-set I%I 58,01 a 99,75 a Resa globale (g/100g) 91,77 91,77 58,75 91,77 - I%P Tabella 8. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 7. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006 Parte ?. Capitolo? | 115 - 1l 300 g 1l 300 g Testimone Azoxystrobin Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo 49-51 + 14 gg 49-51 + 14 gg P.s. + 49-51 P.s. + 49-51 - Epoca intervento 26,7 b 28,0 b 27,3 b 28,0 b 48,0 a6 Diff% 44,44 41,66 43,06 41,66 - I%P I%I 0.33 b 0.35 b 0.34 b 0.35 b 0.65 a Carnaroli, 11-set 49,23 46,15 47,69 46,15 - I%P 22,0 28,67 34,0 26,0 35,3 n.s. Diff% 37,73 18,85 3,76 26,41 - I%P I%I 0,28 0,36 0,43 0,33 0,44 n.s. Volano, 11-set 1l+1l Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 49,33 49,33 63,03 49,33 70,79 a a a a a Diff% 30,32 30,32 10,96 30,32 - I%P 04-set 8,94 9,02 14,58 7,27 12,63 I%I 29,22 28,58 -15,44 42,44 - I%P Dose f.c./ha 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Principio attivo Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 29,44 5,19 1,87 11,67 41,3 ab c c bc a Diff% 04-set 28,72 87,43 95,47 71,74 - I%P 2,8 0,11 0,17 0,46 2,59 a a a a a I%I -8,11 95,75 93,44 82,24 - I%P 100 a a a 49,33 38,32 50,71 68,15 a a a a a Diff% 66,22 90,76 95,88 99,09 a a Diff% 93,48 Tabella 12. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Samperone (PV), 2007 450 g 300 g + 300 g 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo 18,18 2,27 25,0 - I%P 36,36 Tabella 11. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Samperone (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo 25,51 42,13 23,42 -2,91 - 13,33 I%I 1,95 b - - 3,34 a 20,58 14,54 20,64 21,56 b b b b a I%I a a a a a I%I 2,33 ab 41,59 13,92 14,83 14,62 25-set I%P 9,24 4,12 0,91 6,52 - 27,79 12,27 25,47 - - - I%P Libero, 04-ott 25-set I%P 62 b 52,7 c - - 70,7 a Diff% Tabella 10. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulle cv. Carnaroli, Volano e Libero, Carpiano (MI), 2007 50,52 65,04 50,37 48,16 - I%P 49,91 46,64 47,39 52,03 - I%P 30,24 41,62 - - - I%P 116 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 94,54 81,05 88,2 84,5 99,09 a a a a a Diff% 4,59 18,21 10,99 14,72 - 19,91 38,81 24,58 43,17 26,99 04-set I%P a a a a a I%I 37,48 53,88 10,10 43,06 - I%P 100 99,55 100 100 100 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 98,62 89,92 99,55 95,51 100 a a a a a Diff% 1,38 10,08 0,45 4,49 - 96,97 68,55 94,71 93,96 98,44 04-set I%P ab d bc c a I%I 1,49 30,36 3,79 4,55 - I%P 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 25,98 31,88 41,18 28,48 34,95 a a a a a Diff% 04-set 25,67 8,78 -17,83 18,51 - I%P 2,7 1,87 2,77 3,29 3,6 a a a a a I%I 25,00 48,06 23,06 8,61 - I%P 100 100 100 98,13 100 96,58 100 a a a a a Diff% 97,38 98,13 a a a a a Diff% 97,38 Tabella 15. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Ambra, Samperone (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo a a a a a Diff% Tabella 14. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano, Samperone (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 13. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Vialone Nano, Samperone (PV), 2007 0,00 1,87 0,00 3,42 - I%P 25-set 2,62 1,87 2,62 0,00 - I%P 6,15 5,41 8,07 5,31 7,26 71,87 42,9 83,2 64,25 92,23 56,51 26,40 73,52 40,44 25-set 1,38 10,08 0,45 4,49 - 79,69 25-set I%P a a a a a I%I c d b c a I%I ab c a bc a I%I 15,29 25,48 -11,16 26,86 - I%P 22,08 53,49 9,79 30,34 - I%P 29,09 66,87 7,74 49,25 - I%P Parte ?. Capitolo? | 117 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 39,62 15,71 22,69 31,02 38,96 a a a a a Diff% -1,69 59,68 41,76 20,38 - I%P 6,12 1,91 3,29 5,6 4,41 a a a a a I%I -38,78 56,69 25,40 -26,98 - I%P 04-set 86,85 78,4 83,31 68,71 97,63 1l+1l Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 16,75 11,1 32 27,51 30,33 a a a a a Diff% 04-set 44,77 63,40 -5,51 9,30 - I%P 1,74 1,57 1,4 1,43 2,85 a a a a a I%I 38,95 44,91 50,88 49,82 - I%P Dose f.c./ha 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Principio attivo Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 12,13 5,19 8,73 18,91 43,99 b b b b a Diff% 72,43 88,20 80,15 57,01 - I%P 04-set 1,08 0,63 1,78 1,78 5,25 b b b b a I%I 79,43 88,00 66,10 66,10 - I%P 51,15 100 100 100 100 100 21,2 16,75 23,51 19,79 Tabella 18. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Giano, Samperone (PV), 2007 450 g 300 g + 300 g 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 17. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Giano, Samperone (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 16. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Ambra, Samperone (PV), 2007 a a a a a Diff% a a a a a Diff% a a a a a Diff% 58,55 67,25 54,04 61,31 - I%P 25-set 0,00 0,00 0,00 0,00 - I%P 25-set 11,04 19,70 14,67 29,62 - I%P 3,92 3,72 4,65 4,54 9,17 13,11 8,71 9,23 7,96 12,90 7,85 9,01 12,81 9,6 11,41 a a a a a I%I a a a a a I%I a a a a a I%I 57,25 59,43 49,29 50,49 - I%P -1,63 32,48 28,45 38,29 - I%P 31,20 21,03 -12,27 15,86 - I%P 25-set 118 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1l+1l Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 50,67 41,1 53,38 43,97 59,06 a a a a a Diff% 04-set 14,21 30,41 9,62 25,55 - I%P 3,24 3,3 3,18 2,58 3,46 a a a a a I%I 6,36 4,62 8,09 25,43 - I%P f.c./ha - 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l attivo Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - intervento Epoca 35,89 45,28 37,67 31,29 49,28 a a a a a Diff% 27,17 8,12 23,56 36,51 - 2,9 a 4,8 a 3,64 a 3,22 a 4,04 a 04-set I%P I%I 28,22 -18,81 9,90 20,30 - I%P 35,97 34,19 39,98 34,58 69,53 100 100 100 100 100 b b b b a Diff% a a a a a Diff% 48,27 50,83 42,50 50,27 - I%P 6,88 7,86 8,74 9,92 17,97 11,81 11,57 9,85 14,69 21,46 25-set 25-set 0,00 0,00 0,00 0,00 - I%P b b b b a I%I bc bc c b a I%I 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 26,41 30,55 37,01 57,45 89,35 b b b b a 70,44 65,81 58,58 35,70 - 86,93 75,46 89,41 89,41 100 b c b b a Diff% 13,07 24,54 10,59 10,59 - I%P Vialone Nano I%P Karnak Diff% Ambra 73,91 53,64 76,21 68,18 68,71 a a a a a Diff% -7,57 21,93 -10,92 0,77 - I%P Giano 15,41 8,27 30,55 13,5 37,27 b b a b a Diff% 58,65 77,81 18,03 63,78 - I%P 17,15 23,92 22,56 31,47 71 c bc bc b a Diff% Nembo - I%P 75,85 66,31 68,23 55,68 - I%P 61,71 56,26 51,36 44,80 - I%P 44,97 46,09 54,10 31,55 Tabella 21. Efficacia dei fungicidi nei confronti del mal del collo sulle cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo, Samperone (PV), 25 settembre 2007 Dose Principio Tabella 20. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Nembo, Samperone (PV), 2007 450 g 300 g + 300 g 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 19. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Nembo, Samperone (PV), 2007 Parte ?. Capitolo? | 119 1l+1l Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 31,55 18,22 20,87 23,51 45,28 a a a a a Diff% 10-set 30,32 59,76 53,91 48,08 - I%P 6,38 3,39 4,56 5,05 12,47 a a a a a I%I 48,84 72,81 63,43 59,50 - I%P 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 38,97 60,64 53,57 78,03 98,62 d bc cd b a Diff% 10-set 60,48 38,51 45,68 20,88 - I%P 10,21 4,41 4,12 10,5 40,15 b c c b a I%I 74,57 89,02 89,74 73,85 - I%P 96,62 99,09 99,55 100 100 56,03 35,87 36 58,71 98,21 Dose f.c./ha 450 g 450 g 300 g + 300g 1l+1l Principio attivo Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 54,79 37,19 49,33 90,69 87,67 bc c c a ab Diff% 10-set 37,50 57,58 43,73 -3,44 - I%P 13,46 7,64 10 16,18 36,43 b b b b a I%I 63,05 79,03 72,55 55,59 - I%P 56,24 46,61 53,38 67,29 99,55 b b b b a Diff% a a a a a Diff% b c c b a Diff% Tabella 24. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 23. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Vigevano (PV), 2007 450 g 300 g + 300 g 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 22. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Vigevano (PV), 2007 25-set 43,51 53,18 46,38 32,41 - I%P 25-set 3,38 0,91 0,45 0,00 - I%P 22,53 11,69 14,87 20,03 70,45 16,56 13,24 12,58 20,33 37,17 10,8 6,06 10,03 10,49 34,69 25-set 42,95 63,48 63,34 40,22 - I%P b b b b a I%I bc c c b a I%I b c bc bc a I%I 68,02 83,41 78,89 71,57 - I%P 55,45 64,38 66,16 45,31 - I%P 68,87 82,53 71,09 69,76 - I%P 120 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 49,33 7,67 27,02 52,07 84,43 bc d c b a Diff% 10-set 41,57 90,92 68,00 38,33 - I%P 19,65 11,66 16,58 28,04 72,32 bc c bc b a I%I 72,83 83,88 77,07 61,23 - I%P 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 1,79 0 0,45 1,79 8,73 a a a a a Diff% 79,50 100,00 94,85 79,50 0,11 0,6 0,45 0 0,03 10-set I%P a a a a a I%I 25,00 100,00 95,00 81,67 - I%P Dose f.c./ha 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Principio attivo Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 10,03 6,22 11,1 6,52 50,68 b b b b a 80,21 87,73 78,10 87,13 - 5,95 5,92 4,42 8,13 19,65 bc bc c b a 69,72 69,87 77,51 58,63 - 69,53 73,74 76,23 59,06 99,09 25-set I%P Diff% I%I 25,86 1,79 19,1 31,72 58,82 Diff% I%P 98,13 100 100 100 b b b b a b c bc ab a 67,53 56,04 96,96 29,83 25,58 22,06 15,66 24,02 30,58 79,59 9,15 11,06 11,43 11,58 29,78 I%I 9,21 0,94 5,85 12,54 21,62 25-set 7,71 1,87 0,00 46,07 23,07 0,00 40,40 - 25-set I%P I%P I%P a a a a a Diff% Diff% 92,29 10-set Tabella 27. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Ambra, Vigevano (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 26. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Ambra, Vigevano (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 25. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2007 b b b b a abc c bc ab a I%I cd d bc b a 57,40 95,65 72,94 42,00 - I%P 72,28 80,32 69,27 62,86 61,62 61,11 - 61,58 - I%P 69,82 I%P I%I Parte ?. Capitolo? | 121 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 0 0,45 0,45 0 2,62 a a a a a Diff% 100,00 82,82 82,82 100,00 - 0 0,03 0,03 0 0,28 10-set I%P a a a a a I%I 100,00 89,29 89,29 100,00 - I%P 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 10,71 24,81 21,6 21,6 66,86 b b b b a Diff% 10-set 83,98 62,89 67,69 67,69 - I%P 6 6,78 7,3 7,89 25,9 b b b b a I%I 76,83 73,82 71,81 69,54 - I%P 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 0,91 1,79 2,62 0 1,79 Diff% a a a a a - I%P 11-set a a a a a Diff% a a a a a Diff% 49,16 0,00 -46,37 100,00 94,45 97,63 99,55 100 100 0,45 0 0 0,45 0,45 Tabella 30. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Nembo, Vigevano (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 29. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Giano, Vigevano (PV), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 28. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Giano, Vigevano (PV), 2007 25-set 0,22 0,37 0,34 0,00 0,42 I%I 5,55 2,37 0,45 0,00 - I%P 0,42 0,00 0,00 0,14 0,28 a a a a a 12,18 13,22 14,75 16,99 32,13 25-set 0,00 100,00 100,00 0,00 - I%P b b b b a I%I a a a a a I%I 47,62 11,90 19,05 100,00 - I%P 62,09 58,85 54,09 47,12 - I%P -50,00 100,00 100,00 50,00 - I%P 122 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1l+1l Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 0,45 14,61 4,12 6,22 17,29 Diff% b a ab ab a 97,40 15,50 76,17 64,03 - I%P 0,96 3,3 3,62 3,66 4,83 I%I 10-set c b b b a 80,12 31,68 25,05 24,22 - I%P 35,73 76,76 68,42 66,03 95,51 Diff% c ab b bc ab 28,36 62,59 19,63 5,3 4,65 4,89 5,89 7,92 I%I 25-set 30,87 - I%P a a a a a - 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento Karnak 20 19,1 15,12 54,76 92,33 c c c b a Diff% 78,34 79,31 83,62 40,69 - I%P 48,02 18,28 37,08 60,64 96,39 b c bc b a Diff% - I%P 50,18 81,04 61,53 37,09 Vialone Nano Ambra 3,38 4,49 0,91 6,22 53,16 b b b b a Diff% 93,64 91,55 98,29 88,30 - I%P 22,65 27,5 35,89 42,57 95,88 b b b b a 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - - 450 g Testimone Epoca intervento Dose f.c./ha Triciclazolo (EAF-761) Principio attivo 6,903 a 7,087 a 7,210 a 6,625 a 5,502 b Produzione (q.li/ ha) 72,67 a 72,67 a 73,00 a 72,00 a 70,00 b Resa globale (g/100g) Karnak 66,67a 65,67 a 66,00 a 62,01 b 52,33 c Resa netta (g/100 g) 6,543 b 7,489 a 6,736 b 6,575 b 3,880 c Produzione (q.li/ ha) 76,38 71,32 62,57 55,60 - I%P 22,56 33,15 53,38 71,33 a 72,00 a 72,00 a 71,67 a 70,33 b Resa globale (g/100g) 2,62 34,44 Vialone Nano Giano Diff% Tabella 33. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone delle cv. Karnak e Vialone Nano, Vigevano (PV), 23 ottobre 2007 Dose f.c./ha Principio attivo - 95,09 35,48 57,74 37,90 60,34 a 60,34 a 58,33 a 57,02 a 45,66 b Resa netta (g/100 g) c ab b b a Diff% I%P 33,08 41,29 38,26 25,63 - I%P Nembo Tabella 32. Efficacia dei fungicidi nei confronti del mal del collo sulle cv. Karnak, Vialone. Ambra, Giano e Nembo, Vigevano (PV), 25 settembre 2007 450 g 300 g + 300 g 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Triciclazolo (EAF-761) Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 31. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Nembo, Vigevano (PV), 2007 Parte ?. Capitolo? | 123 - 450 g 450 g 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 21 gg 47-49 Primi sintomi - Epoca intervento 4,944 ab 5,441 a 5,273 a 5,389 a 4,452 b Produzione (t/ha) Ambra 73,00 a 73,00 a 74,00 a 73,33 a 74,00 a Resa globale (g/100g) 63.71 a 65,08 a 67,67 a 64,35 a 67,34 a Resa netta (g/100 g) 8,721 a 8,239 a 8,491 a 8,604 a 7,306 b Produzione (t/ha) Giano 71,33 a 72,00 a 72,00 a 71.67 a 72,00 a Resa globale (g/100g) 62,01 a 64,34 a 63,69 a 61,36 a 64.67 a Resa netta (g/100 g) 450 g 1,5 l 1,5 l 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Azoxystrobin Dose f.c./ha Principio attivo 51-52 + 10 gg 34 + 21 gg 10gg dopo 51-52 51-52 51-52 Primi sintomi - Epoca intervento 40,97 19,63 51,9 58,43 33,8 37,07 60,76 ab c ab a bc bc a Diff% 32,57 67,69 14,58 3,83 44,37 38,99 - I%P 5,26 5,37 3,35 7,88 4,47 1,97 4,82 11-set bc d bc bc bc cd a I%I 43,27 75,00 38,83 33,25 31,85 57,49 - I%P 50 25,35 73,53 61,22 43,83 58,22 81,62 Tabella 35. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Olcenengo (VC), 2007 Dose f.c./ha Principio attivo c d ab bc d bc a Diff% Nembo 38,74 68,94 9,91 24,99 46,30 28,67 - I%P 4,99 3,08 6,61 5,33 4,55 4,58 11 bc d b bc cd cd a I%I 71,00 a 71,00 a 71,67 a 71,67 a 71,33 a Resa globale (g/100g) 28-set 7,332 a 6,889 a 6,935 a 6,708 a 6,922 a Produzione (t/ha) Tabella 34. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone delle cv. Ambra, Giano e Nembo, Vigevano (PV), 23 ottobre 2007 54,64 72,00 39,91 51,55 58,64 58,36 - I%P 67,33 a 65,33 bc 65,34 bc 66,01 ab 64,00 c Resa netta (g/100 g) 124 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1,5 l 300 g + 300 g 1l+1l Azoxystrobin Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 51-52 + 10 gg 34 + 21 gg 10gg dopo 51-52 51-52 51-52 Primi sintomi - Epoca intervento 31,86 14,69 51,9 44,81 45,84 54,02 88,39 c d b bc bc b a Diff% 11-set 63,96 83,38 41,28 49,30 48,14 38,88 - I%P 10,87 3,37 14,07 12,66 14,01 10,59 38,95 b c b b b b a I%I 72,09 91,35 63,88 67,50 64,03 72,81 - I%P 45,94 30,78 53,29 64,15 1,5 l Azoxystrobin 1l+1l 300 g + 300 g Azoxystrobin Triciclazolo (EAF-761) 1,5 l 450 g Triciclazolo (EAF-761) Azoxystrobin 450 g - Dose f.c./ha Triciclazolo (EAF-761) Testimone Principio attivo 51-52 + 10 gg 34 + 21 gg 10gg dopo 51-52 51-52 51-52 Primi sintomi - Epoca intervento 5,470 abc 7,002 a 3,920 cd 4,869 bc 6,050 ab 4,768 bc 2,782 d Peso secco (t/ha) 35,95 54,05 95,64 cd d bc b d bc a Diff% 51,97 67,82 44,28 32,93 62,41 43,49 - I%P 67,75 a 66,00 ab 66,25 ab 66,25 ab 66,76 ab 65,00 bc 63,76 c Resa globale (g/100g) Tabella 37. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone della cv. Karnak, Olcenengo (VC), 12 ottobre 2007 450 g 1,5 l 450 g Triciclazolo (EAF-761) Triciclazolo (EAF-761) - Testimone Azoxystrobin Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 36. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Olcenengo (VC), 2007 13,91 6,11 19,84 18,62 14,54 10,83 41,21 28-set 66,25 85,17 51,86 54,82 64,72 73,72 - I%P 49,00 ab 48,00 ab 43,25 bc 42,74 bcd 52,75 a 39,22 cd 35,51 d Resa netta (g/100 g) bc d b b bc c a I%I Parte ?. Capitolo? | 125 51 34 + 47-49 450 g 450 g 450 g 450 g 450 g 450 g 450 g 1,5 l 300 g + 300 g 1l+1l Triciclazolo Triciclazolo Triciclazolo Triciclazolo Triciclazolo Triciclazolo Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo Azoxystrobin 88 77,3 84 88 69,3 92 90,7 93,3 78,7 79,3 97,3 a a a a a a a a a a a Diff% 11-ago 9,56 20,55 13,67 9,56 28,78 5,45 6,78 4,11 19,12 18,50 - I%P 23,1 8,6 23,6 31,2 9,2 18,8 14,8 14,3 13,3 13,8 17,3 a a a a a a a a a a a I%I -33,53 50,29 -36,42 -80,35 46,82 -8,67 14,45 17,34 23,12 20,23 - I%P 100 100 98,7 100 100 100 100 100 100 100 100 a a a a a a a a a a a Diff% 450 g 450 g 1,5 l 300 g + 300 g 1l+1l Triciclazolo Triciclazolo Azoxystrobin Triciclazolo Azoxystrobin 450 g 450 g Triciclazolo 450 g Triciclazolo Triciclazolo 450 g Triciclazolo 51-52 + 59 34 + 47-49 51 Climatico Primi sintomi 61 51 47-49 45 34 - - 450 g Testimone Epoca intervento Dose f.c./ha Triciclazolo Principio attivo 45,7 9,3 45,7 50,7 15 42,7 33,3 20,7 13,3 13,7 41,7 I%I ab ab b ab a ab ab ab ab ab ab -9,59 77,70 -9,59 -21,58 64,03 -2,40 20,14 50,36 68,11 67,15 - I%P 11-ago 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 100 Diff% a a a a a a a a a a a 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 - I%P 86 70 89,3 81,7 88,3 97 81,7 83,3 76,7 88,3 98 I%I 19-set a ab b ab ab ab a ab ab b ab - 12,24 28,57 8,88 16,63 9,90 1,02 16,63 15,00 21,73 9,90 23-set ab b ab ab ab ab ab ab ab ab a I%I 1,121 2,213 0,617 1,265 0,551 0,481 1,398 1,164 1,544 0,642 0,321 Produzione (t/ha) 27,98 12,6 34,71 36,22 28,56 31,32 25,69 25,27 17,69 22,19 41,34 19-set I%P 0,00 0,00 1,30 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 - I%P Tabella 39. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia e produzione della cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2008 51-52 + 59 Climatico Primi sintomi 61 51 47-49 45 34 - - Testimone Epoca intervento Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 38. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2008 bcd a bcd bcd bcd cd bc bcd b bcd d 32,32 69,52 16,04 12,39 30,91 24,24 37,86 38,87 57,21 46,32 - I%P 126 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana - 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (GF-1455) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 47-49 - Epoca intervento 46,44 c 68,07b 89,7 a Diff% 48,23 24,11 - I%P 6,75 c 12,94 b 44,95 a I%I Vigevano (PV) 84,98 71,21 - I%P 56,05 b 48,27 b 94,69a Diff% 40,81 49,02 - I%P 18,74 b 10,08b 63,36a I%I Collobiano (VC) 70,42 84,09 - I%P - 300 g + 300 g 1l+1l Testimone Triciclazolo (GF-1455) Azoxystrobin 51 + 10 gg 34 + 47-49 - Epoca intervento 56,04 b 43,98 c 64,1 a Diff% 12,57 31,39 - I%P 12,06 b 10,62 b 71,78 a I%I Vigevano (PV) 83,20 85,20 - I%P 67,22 ab 52,07 b 90 a Diff% 25,31 42,14 - I%P 29,83 b 7,29 c 76,89 a I%I Collobiano (VC) 61,20 90,52 - I%P 72,22 a 51,13 a 79,12 a Diff% Azoxystrobin Triciclazolo (GF-1455) Testimone Principio attivo 1l+1l 300 g + 300 g - Dose f.c./ha 51 + 10 gg 34 + 47-49 - Epoca intervento 6,408 a 7,012 a 3,796 b Produzione (t/ha) 64,75 a 66,01 a 62,30 a Resa globale (g/100g) Tabella 42. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone cv. Vialone Nano, S. Alessio c/Vialone (PV), 11 ottobre 2009 Dose f.c./ha Principio attivo 30,17 36,25 - I%I 12,9 b 10,96b 59,77 a 8,72 35,38 - I%P 74,03 87,94 - I%P 78,42 81,66 - I%P 46,75 a 46,73 a 30,98 b Resa netta (g/100 g) 20,26 b 9,41 b 78,02 a I%I S. Alessio c/Vialone (PV) 63,72 a 58,17 a 91,25 a I%P S. Alessio c/Vialone (PV) Diff% Tabella 41. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano in tre località il 25 agosto 2009 Dose f.c./ha Principio attivo Tabella 40. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Vialone Nano in tre località il 25 agosto 2009 Parte ?. Capitolo? | 127 Principio attivo Testimone Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (EAF 761) Triciclazolo (EAF 761) Azoxystrobin Prova 1 1 1 2 2 2 2 2 2 2 2 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 4 4 4 4 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 0,450 - 2,000 0,600 - Dose kg/l 2 2 1 - 2 2 1 - 2 2 1 - 2 2 1 - 2 2 1 - 2 2 1 - 2 2 - N° tratt. 51-52 +10gg 34+21gg 51-52 - 51+10gg 34+21gg 47-49 - 51+10gg 34+21gg 47-49 - 51+10gg 34+21gg 47-49 - 51+10gg 34+21gg 47-49 - 51+10gg 34+21gg 47-49 - 51+61(10gg) 34+21gg - Epoca di intervento 5,470 7,002 6,050 2,782 7,332 6,889 6,935 6,922 8,721 8,239 8,491 7,306 4,944 5,441 5,273 4,452 6,543 7,489 6,736 3,880 6,903 7,087 7,210 5,502 3,093 4,173 1,073 Produzione t/ha 67,75 66,00 66,76 63,76 71,00 71,00 71,67 71,33 71,33 72,00 72,00 72,00 73,00 73,00 74,00 74,00 71,33 72,00 72,00 70,33 72,67 72,67 73,00 70,00 71,26 71,51 65,01 Resa globale g/100 g 49,00 48,00 52,75 35,51 67,33 65,33 65,34 64,00 62,01 64,34 63,69 64,67 63,71 65,08 67,67 67,34 60,34 60,34 58,33 45,66 66,67 65,67 66,00 52,33 50,99 54,52 24,89 Resa netta g/100 g Karnak Karnak Karnak Karnak Nembo Nembo Nembo Nembo Giano Giano Giano Giano Ambra Ambra Ambra Ambra Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Karnak Karnak Karnak Karnak Carnaroli Carnaroli Carnaroli Varietà VC VC VC VC PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV PV Provincia Tabella 43. Sintesi delle prove di efficacia della difesa ai fini produttivi e qualitativi applicando gli stessi fungicidi, dosaggi ed epoche di applicazione su sei cultivar di riso dal 2006 al 2009 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2007 2006 2006 2006 Anno 128 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Principio attivo Testimone Triciclazolo Triciclazolo Azoxystrobin Testimone Triciclazolo (GF-1455) Azoxystrobin Prova 5 5 5 5 6 6 6 2,000 0,600 - 2,000 0,600 0,450 - Dose kg/l 2 2 - 2 2 1 - N° tratt. 51+10gg 34+47-49 - 51-52+59 34+47-49 47-49 - Epoca di intervento 6,408 7,012 3,796 1,121 2,213 1,164 0,321 Produzione t/ha 64,75 66,01 62,30 - - - - Resa globale g/100 g 46,75 46,73 30,98 - - - - Resa netta g/100 g Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Vialone Nano Varietà PV PV PV PV PV PV PV Provincia 2009 2009 2009 2008 2008 2008 2008 Anno segue Tabella 43. Sintesi delle prove di efficacia della difesa ai fini produttivi e qualitativi applicando gli stessi fungicidi, dosaggi ed epoche di applicazione su sei cultivar di riso dal 2006 al 2009 Parte ?. Capitolo? | 129 130 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Conclusioni I risultati di queste numerose e articolate prove sperimentali finalizzate al contenimento delle epidemie del brusone e dei danni da esse causate, rappresentano un ulteriore contributo utile a dimostrare la costante ricorrenza delle epidemie della malattia negli areali risicoli, la variabilità dei danni arrecati alle diverse cv., l’elevata efficacia di alcuni fungicidi nei confronti di M. oryzae e gli straordinari effetti della difesa della coltura, sia per quanto riguarda gli incrementi produttivi, sia per il miglioramento delle caratteristiche merceologiche del risone. In Italia, studi relativi allo sviluppo epidemico della malattia e ai gravi danni causati alla produzione risalgono alla fine degli anni ’40 (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi, non è presente in letteratura alcun contributo autorevole e referato e si deve arrivare agli anni ’80 per trovarne un altro, dove viene affrontato anche il tema della difesa dalla malattia. Questo lavoro, però, è abbastanza contraddittorio in quanto dapprima vengono messi in evidenza lo sviluppo epidemico della malattia sulle foglie, sulla pannocchia e sull’ultimo internodo (mal del collo), la ricorrenza delle epidemie nel quinquennio di sperimentazione e i rilevanti danni produttivi, poi, nelle conclusioni gli autori, dopo aver dimostrato che con triciclazolo era possibile contenere lo sviluppo epidemico della malattia, incrementare considerevolmente la produzione e ottenere un significativo aumento delle resa netta, hanno preferito sostenere che con i mezzi agronomici, quali un ridotto apporto di azoto e l’impiego di cv. tolleranti, era possibile evitare l’uso dei fungicidi (Moletti et al., 1988). Queste ultime affermazioni devono essere ritenute mere speculazioni o auspici degli autori in quanto non supportate da nessun piano o risultato sperimentale che mettesse in luce la reale possibilità di omettere la difesa senza penalizzare la produzione di risone e la sua qualità. Negli anni ’90, la registrazione del triciclazolo prima, e dell’azoxystrobin poi, hanno nei fatti sconfessato le conclusioni di Moletti e collaboratori (1988) in quanto la difesa della coltura è entrata a far parte a pieno titolo delle pratiche colturali. Le sperimentazioni dagli anni ’90 ad oggi sono state finalizzate a dimostrare il contributo della difesa alla produzione quali-quantitativa del risone e a razionalizzare l’impiego dei fungicidi. Su questi temi, è stato chiarito che: i due fungicidi sono molto efficaci nei confronti del brusone; triciclazolo è stato spesso significativamente più efficace di azoxystrobin; la difesa dal brusone delle cultivar più suscettibil negli areali più predisponenti a gravi epidemie deve poter disporre di entrambi i fungicidi; non ci può essere una sola strategia di difesa valida per tutte le cultivar e malattie. Questa sperimentazione, infatti, ha messo in luce che oltre al brusone anche l’elmintosporiosi è una malattia epidemica temibile, e sulla pannocchia, le due malattie coesistono e sono visivamente indistinguibili. Pertanto, l’efficacia di un fungicida o dell’altro nella protezione della pannocchia può dipendere oltre che dalla suscettibilità varietale anche dai rapporti di copresenza delle due malattie Seconda Parte. Allegati | 131 (Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). Queste sperimentazioni hanno anche evidenziato che diverse varietà coltivate con tecniche tradizionali possono spesso sfuggire alle epidemie fogliari della malattia dimostrando l’opportunità di posticipare la difesa finalizzandola alla protezione della pannocchia (Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). In questo lavoro sono stati inclusi i risultati di 22 prove sperimentali, svolte dal 2004 al 2009 in 5 località (tre province) e su 9 cv., finalizzate a valutare l’efficacia di triciclazolo e azoxystrobin, applicati con diverse strategie, nei confronti del brusone fogliare e della pannocchia e del mal del collo. Inoltre, sono stati valutati anche i danni produttivi provocati dalle epidemie della malattia e i benefici della difesa, non solo in termini di incremento di produzione, ma anche in termini di maggiore resa alla lavorazione del risone. Per quanto riguarda l’epidemiologia della malattia è stato ampiamente confermato che in alcune località e su alcune cv., quali Baldo, Libero, Ambra, Giano e Nembo, le infezioni sulla foglia bandiera pur essendo a volte diffuse, non sono gravi, con valori che difficilmente raggiungono il 10%. La cv. Volano potrebbe essere considerata mediamente suscettibile, con gravità che arrivano anche al 1520%, mentre sulle cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano le epidemie fogliari rappresentano la norma, indipendentemente dalla località. Su queste cv. molto suscettibili i primi sintomi del brusone vengono spesso osservati intorno alla levata, e le epidemie che si generano, con dinamiche sovrapponibili negli anni, interessano dapprima le foglie e poi le pannocchie. La loro gravità raggiunge facilmente anche il 70-90%, tale da comportare danni produttivi che, nella migliore delle ipotesi, portano ad un dimezzamento della produzione, ma possono anche annullarla. Oltre alla produzione viene compromessa la qualità merceologica della granella la cui resa netta risulta dimezzata. Fatta salva qualche eccezione, la dinamica epidemica del brusone della pannocchia è, ovviamente, temporalmente ritardata rispetto alla dinamica epidemica sulle foglie, tuttavia generalmente i sintomi sono molto diffusi e la gravità con cui si presenta sulle diverse cv. non si sovrappone necessariamente alla gravità del brusone fogliare. In particolare la cv. Baldo è oggetto di epidemie gravi insieme alle già citate cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano, mentre per le cv. Ambra, Giano e Nembo le epidemie hanno gravità variabili in località diverse. Il mal del collo, cioè l’infezione localizzata sull’ultimo internodo, ha una dinamica epidemica propria, che però, per le cv. suscettibili, può essere influenzata dalla dinamica epidemica del brusone fogliare. Generalmente, queste infezioni avvengono con la coltura in fase di botticella e, nelle 2-3 settimane successive, causano il disseccamento della pannocchia. L’entità di queste infezioni non è mai elevatissima e se non sono associate ad epidemie su altri organi generalmente non comportano diminuzioni significative di produzione (Cortesi e Giuditta, 2003). Infatti, anche nei modelli proposti per stimare le perdite produttive causate dal bru- 132 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana sone, il parametro che ha maggior peso è la gravità del brusone della pannocchia e non la diffusione del mal del collo (Pinnschmidt et al., 1994). Si deve sottolineare, però, che trascurare il mal del collo comporta un aumento significativo del rischio epidemico a partire dalla fioritura-allegagione, fase fenologica in cui la pannocchia risulta particolarmente suscettibile alla malattia. La produzione di risone è stata rilevata per 6 cv. in 9 prove, usando ripetutamente le cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano, le più suscettibili alla malattia. In assenza di trattamenti la cv. Carnaroli ha prodotto il 36% rispetto al trattato con una resa globale e netta pari rispettivamente al 94% e 56% del trattato. La cv. Karnak si è comportata meglio producendo a Olcenengo (VC) il 52% del trattato con rese pari rispettivamente al 96% e 78% del trattato, e a Vigevano (PV) il 79% del trattato con rese del 96% e 80% del trattato. In quest’ultima località e nello stesso anno la cv. Vialone Nano ha prodotto il 57% del trattato con rese del 98% e del 77% del trattato, mentre le cv. Ambra, Giano e Nembo, a conferma della loro maggior tolleranza alla malattia hanno prodotto rispettivamente l’85%, l’86% e il 93% del trattato con rese globali e nette non diverse dal trattato per le cv. Ambra e Giano e una resa netta del 97% del trattato per la cv. Nembo. In altre due prove, la cv. Vialone Nano ha prodotto il 38% del trattato a Vigevano (PV) e il 57% del trattato a S.Alessio (PV) con rese rispettivamente del 95% e del 66% del trattato. Questi risultati confermano la necessità di proteggere dal brusone le cv. suscettibili alla malattia, mentre per le cv. tolleranti i danni produttivi sono meno evidenti, compresi tra l’1 e il 15% con rese alla lavorazione pressochè inalterate. Questi risultati sono in linea con quanto riportato in altre sperimentazioni dove in assenza di trattamenti la cv. Balilla, molto suscettibile, ha prodotto il 60% del trattato, ma in una sola sperimentazione, mentre in altre prove e per altre cv. la produzione del non trattato si è collocata tra il 92 e il 95% del trattato (Cortesi e Giuditta, 2003). Triciclazolo e azoxystrobin hanno dimostrato di possedere un’ottima efficacia nei confronti di M. oryzae e nel contenimento della gravità si collocano su valori del 90% sia sulle foglie che sulle pannocchie. In alcune sperimentazioni, le strategie con cui è stato applicato triciclazolo sono risultate più efficaci di quelle con cui è stato impigato azoxystrobin. Tale superiorità riscontrabile soprattutto in annate caratterizzate da epidemie particolarmente gravi a carico della pannocchia è emersa, peraltro, anche in altri lavori sperimentali (Pizzatti et al., 2008). Le strategie d’impiego del triciclazolo possono essere riassunte in questo modo. Per le cv. molto suscettibili alla malattia, si deve senza dubbio ricorrere alla doppia applicazione del fungicida. Il primo trattamento può essere fatto alla levata o alla comparsa dei primi sintomi della malattia. Sebbene quest’ultima epoca di applicazione sia strettamente legata all’andamento epidemico della malattia, si deve osservare che spesso i due momenti coincidono. Tuttavia, pur essendo auspicabile dal punto di vista fitoiatrico legare l’effettuazione del primo trattamento alla Seconda Parte. Allegati | 133 comparsa dei sintomi, nella pratica, in assenza di un servizio finalizzato al monitoraggio della malattia, per l’agricoltore risulta certamente più pratico intervenire al raggiungimento della fase fenologica. Il secondo trattamento dovrà essere fatto circa 3 settimane dopo, o meglio, anche in questo caso, legandolo alla fase fenologica di botticella tardiva-eserzione della pannocchia, quando la pannocchia risulta particolarmente suscettibile alle infezioni del nodo paniculare, e garantire, inoltre, anche una protezione precoce della pannocchia nelle prime fasi di formazione dei granelli. Ovviamente, l’esatta collocazione del trattamento dovrà tener conto anche del ciclo vegetativo della cv. e dell’epoca e modalità di semina. Per le cv. meno suscettibili alla malattia, o laddove le condizioni ambientali e colturali sono meno favorevoli alle epidemie, quindi in condizioni di rischio epidemico limitato, può essere sufficiente un solo trattamento la cui effettuazione, in assenza di brusone fogliare, potrà essere ritardata alla botticella tardiva, 10-20% di pannocchie emerse. Tuttavia, si deve sottolineare che non è opportuno ricorrere sistematicamente all’impiego dei fungicidi per la protezione del riso dal brusone in quanto ciò può essere messo in dubbio dai risultati sperimentali che per alcune cv. e areali indicano un modesto incremento produttivo, probabilmente non sempre sufficiente a coprire i costi aggiuntivi del/dei trattamenti e i danni arrecati dal passaggio dei macchinari. La recente revoca d’impiego del triciclazolo (Decisione CE del 30/9/2008; G.U. n°96 del 27/4/2009) è molto preoccupante per il comparto risicolo italiano in quanto per la difesa del riso dalle malattie fungine disporrà quasi unicamente di una sola famiglia di fungicidi, le strobilurine, caratterizzate da un meccanismo d’azione unisito e quindi ad alto rischio di insorgenza di popolazioni resistenti dei patogeni. Un caso di perdita di efficacia in campo di azoxystrobin nei confronti di M. grisea su Lolium perenne L., dovuto a resistenza, è stato segnalato nel 2002 (Vincelli e Dixon, 2002), casi di popolazioni resistenti alle strobilurine sono state segnalate anche per l’oidio delle cucurbitacee (Ishii et al., 2001) e, in Italia, anche per la peronospora delle vite (Brunelli et al., 2002; Sierotzki et al., 2005). L’aumento della pressione di selezione indotta dall’uso esclusivo di azoxystrobin, su un patogeno caratterizzato da popolazioni estremamente plastiche, capaci di superare in pochi anni anche i geni di resistenza utilizzati nel miglioramento varietale, deve far riflettere in quanto in futuro si corre il rischio di rimanere senza fungicidi efficaci nei confronti dei patogeni fungini più pericolosi per la coltura e il miglioramento genetico non sarà in grado di rispondere adeguatamente all’emergenza considerato che il nostro panorama varietale è ancor oggi caratterizzato da molte cv. suscettibili e quelle che non lo erano all’inizio della loro commercializzazione, lo sono diventate nel giro di pochi anni (Cortesi dati non pubblicati). Nell’ambito di questo quadro, un ulteriore aspetto preoccupante è rappresentato dalla continua espansione delle semina a file interrate, diffusa ormai sul 25% circa della superficie italiana che, senza dubbio, contribuisce ad aumentare la suscettibi- 134 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana lità del riso nei confronti del brusone (Long et al., 2001), specialmente se associata all’uso di cv. produttive che necessitano di elevati apporti azotati (Kürschner et al., 1992; Ishiguro, 1994; Long et al., 2000). La disponibilità del triciclazolo, fungicida multi sito che dopo quasi un trentennio d’uso nel mondo non ha dato luogo ad alcuna popolazione di M. oryzae resistente, rappresenta un importante strumento di cui disporre per la gestione della difesa del riso dalle malattie fungine minimizzando il rischio di insorgenza di resistenza per l’uso ripetuto nello spazio e nel tempo delle strobilurine. Alcune considerazioni finali La recente revoca d’impiego del triciclazolo è molto preoccupante per il comparto risicolo italiano, si tratta infatti del fungicida più largamente impiegato e molto efficace nel contenimento del brusone e la sua indisponibilità renderebbe la protezione della coltura meno efficace specialmente a fronte di un possibile aggravamento delle epidemie dovuto ai recenti cambiamenti della tecnica colturale. Cv sensibili e tolleranti Il panorama varietale italiano è costituto prevalentemente da variètà sensibili o mediamente sensibili al brusone. Infatti varietà, definite inizialmente resistenti alla malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso nel tempo questa caratteristica. Inoltre le varietà più sensibili alla malattia rappresentano un terzo della superficie coltivata a riso in Italia vengono utilizzate per il consumo interno e in particolar modo per la preparazione di risotti, come ad esempio Vialone Nano (I.G.P. nel mantovano-veronese), Carnaroli, Arborio, Volano, e Baldo e sono le più pregiate e note nel panorama risicolo nazionale ed europeo. Efficacia Il triciclazolo ha diverse proprietà utili ai fini della protezione dal brusone: la persistenza, la sistemia e un meccanismo d’azione unico. Efficacia in casi di gravi epidemie della malattia Fra le diverse tipologie di brusone, le infezioni della pannocchia sono quelle che determinano le maggiori perdite produttive, soprattutto sulle varietà pregiate da risotto. Triciclazolo ha spesso dimostrato di possedere un’efficacia superiore a quella di azoxystrobin che si riflette in aumenti significativi di produzione e di resa alla lavorazione del riso. Basso rischio di insorgenza di resistenza Triciclazolo è un fungicida multisito che dopo quasi un trentennio d’uso nel mondo non ha dato luogo a diminuzioni significative di efficacia in campo a seguito di selezione di popolazioni di Magnaporthe oryzae resistenti al fungicida. Pertanto esso rappresenta un importante strumento di razionalizzazione della difesa del riso dalle malattie fungine considerato che azoxystrobin è caratterizzate Seconda Parte. Allegati | 135 da un meccanismo d’azione unisito e quindi classificato tra le molecole ad alto rischio di insorgenza di resistenza. In assenza di triciclazolo il comparto risicolo italiano disporrà quasi unicamente di azoxystrobin che verrà impiegato ripetutamente e quasi sull’intera superficie a riso determinando un aumento significativo della pressione di selezione su M. oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma estremamente plastico si può ragionevolmente prevedere, in analogia con quanto successo in Italia per altri patogeni, che in breve insorgeranno popolazioni del fungo resistenti su cui il fungicida non sarà più efficace. Il comparto risicolo potrebbe quindi restare senza più strumenti per la protezione della coltura dal brusone. Bibliografia • Anke T., Hecht H.j., Schramm G., Steglich W. (1979) - Oudemansin, an antifungal anti-biotic from Oudemansiella mucida (Schrader ex Fr.) Hoenel (agricales). The Journal of Antibiotics, 32: 1112-1117. • Anke T., Oberwinker F., Steglich W., Schramm G. (1977) - The strobilurins - New antifungal antibiotics from basidiomycete Strobilurus tenacellus. The Journal of Antibiotics, 30: 806 - 810. • Asuyama H. (1965) - Morphology, taxonomy, host range, and life cycle of Pyricularia oryzae. In: The rice blast disease, IRRI, Manila, Philippines 1965: 195-202. • Baldacci E., Picco D. 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Con la tecnica della semina interrata vengono risolte inoltre problematiche legate a fermentazioni, proliferazione di alghe e presenza di parassiti animali. Negli ultimi anni è stato possibile osservare una crescita significativa della superficie a riso seminata con la tecnica della semina interrata a file, in particolare riferendosi al periodo compreso tra il 2004 e il 2010 è possibile utilizzare i dati acquisiti attraverso le denuncie di superfici seminata a riso presentate dagli agricoltori ad Ente Nazionale Risi, vedi grafico 1. Grafico 1. Andamento della superficie a semina interrata dal 2004 al 2010 7000 6000 5000 4000 3000 2000 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2 Ente Nazionale Risi – Centro Ricerche sul Riso – Strada per Ceretto, 4 27030 Castello d’Agogna (PV) 142 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana In tabella 1 sono riportati i valori riferiti alla superficie seminata a riso con la tecnica della semina interrata a file relativi al periodo 2004-2010. In tabella 2 sono invece riportati i valori divisi per provincia relativi al 2010. Tabella 1. Superficie a semina interrata e totale. Andamento semina interrata 2004-2010 Anno Semina Interrata Superficie Totale Riso 2004 34485,07 225.000 2005 38634,48 224.014 2006 46773,1 228.084 2007 52845,56 232.549 2008 55140,43 224.197 2009 60169,5 238.458 2010 64554,87 247.594 Tabella 2. Semina interrata a file nel 2010 per provincia Provincia Alessandria Bergamo Biella Bologna Cremona Ferrara Lodi Milano Mantova Modena Novara Ha 2532,45 5,56 57,55 142,03 2,95 85,75 1901,1 9373,16 283,67 10,36 2582,25 Piacenza 13,09 Padova 73,61 Parma Pavia Reggio Emilia Roma 9,1 41651,44 3,49 25 Rovigo 6 Torino 45,78 Udine Vercelli 4,07 4752,27 Venezia 19,33 Vicenza 102,96 Verona 867,9 Medio Campidano 4 Seconda Parte. Allegati | 143 Allegato 3. Diffusione territoriale della malattia Pyricularia grisea su riso in Piemonte e Lombardia A cura di Maurizio Tabacchi3 Le province lombarde di Pavia e Milano sono considerate aree risicole storicamente soggette a fenomeni epidemici di brusone più frequenti ed anche di maggiore intensità rispetto all’areale piemontese di Vercelli, Novara, Alessandria e Biella. Le differenze principali che causano questa diversa suscettibilità agli attacchi di Pyricularia grisea tra i due sistemi territoriali (Lombardia e Piemonte) sono: • la tipologia dei terreni dedicati alla coltura del riso • il metodo di coltivazione del riso • le varietà maggiormente utilizzate Per quanto riguarda la tipologia dei suoli, l’areale lombardo compreso tra le pro3 Studio Agrosfera di Dott. Massimo Tabacchi e Dott. Maurizio Tabacchi - Piazza Zumaglini, 8 13100 Vercelli 144 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana vince di Pavia e Milano è caratterizzato, come dimostrano chiaramente le carte pedologiche dell’ERSAL (Ente Regionale per lo Sviluppo Agricola della Lombardia) (ERSAL, 2010) allegate, da un contenuto in sostanza organica generalmente povero, da una capacità di scambio cationico bassa o media e da una tessitura prevalentemente sabbiosa o franco-sabbiosa. Questa tipologia di terreni è generalmente contraddistinta da una minore capacità di trattenere e rendere disponibile gradualmente il principale elemento nutritivo del riso, cioè l’azoto, e di conseguenza gli apporti sono necessariamente più elevati nella fase di crescita della pianta e comportano di frequente squilibri azotati notevoli, che favoriscono l’instaurarsi della malattia. È noto infatti, che la presenza di azoto solubile in eccesso è fonte di nutrimento per lo sviluppo del fungo (Kürschner et al., 1992; Ishiguro, 1994; Long et al., 2000). Al contrario, i suoli piemontesi sono, per la maggior parte dell’area risicola e ad eccezione delle sole zone contigue agli alvei dei fiumi Po, Sesia e Ticino, caratterizzati da una tessitura franca o franco-limosa (Cartine di tessitura e del contenuto di carbonio organico della Regione Piemonte relative alle Grange Vercellesi, al Casalese ed alla Baraggia Biellese Regione Piemonte, 2009-allegate) con un contenuto di sostanza organica medio ed una capacità di scambio cationico sufficiente, seppur non troppo elevata. Per tale motivo la disponibilità di azoto è più graduale nel corso dello sviluppo vegetativo e riproduttivo del riso, il quale è quindi in uno stato nutrizionale più equilibrato per periodi prolungati, condizione che limita fortemente la comparsa di fenomeni epidemici di brusone e la presenza di danni importanti. Indirettamente la tipologia dei suoli influenza anche il metodo di coltivazione del riso operato dai risicoltori. In Piemonte la prevalenza di terreni franco-limosi, con una maggiore capacità di mantenimento del livello idrico, determina una diffusione molto maggiore della semina in acqua rispetto alla tecnica di semina interrata a file in asciutto, con sommersione tardiva degli appezzamenti. Di contro, i terreni sabbiosi e più permeabili della Lombardia (soprattutto della provincia di Pavia) comportano una maggiore propensione del risicoltore a coltivare il riso con la tecnica della semina interrata, diffusa a partire dalla fine degli anni 80 del secolo scorso ed arrivata ora ad occupare quasi il 30% della superficie nazionale. Questo metodo di coltivazione in cui la presenza del livello idrico è ritardato nel corso della stagione e, per la natura sabbiosa dei terreni, non è così facilmente mantenibile con continuità durante la crescita della coltura, espone il riso a squilibri di nutrizione azotata ed escursioni termiche maggiori rispetto al metodo classico di coltivazione in sommersione, risultando fattori entrambi favorevoli alla comparsa di epidemie di brusone. Per ciò che concerne le scelte varietali, è facilmente desumibile (ENR, 2009) come la coltivazione di varietà storiche di riso per il mercato interno (varietà per risotto) quali Carnaroli, Vialone Nano, Arborio, Volano e Baldo sia prevalentemente diffusa in Lombardia rispetto al Piemonte. Tale situazione è legata a fattori come Seconda Parte. Allegati | 145 la maggiore adattabilità di queste varietà alla semina interrata (grazie alla quale è favorito l’investimento iniziale e ridotto il problema dell’allettamento, tipico di questi genotipi a taglia molto alta), la presenza di temperature minime generalmente superiori di 2-3 °C rispetto all’areale piemontese (condizione che limita i problemi di sterilità fiorale a cui sono molto soggette queste varietà) e anche la storicità di tale coltivazione nelle province di Pavia e Milano ed una naturale tendenza al mantenimento di queste peculiarità agronomiche ed economiche da parte del risicoltore lombardo. La suscettibilità di queste varietà al brusone del riso è molto elevata e la loro diffusione sul territorio, in combinazione con i fattori predisponenti delle caratteristiche dei terreni e della gestione idrica delle risaie, determina una generale presenza di fenomeni epidemici ed una frequenza maggiore degli attacchi della malattia. La conseguenza di questa situazione particolare nella diffusione territoriale della patologia è una maggiore attenzione dei risicoltori lombardi nell’approccio alla strategia di difesa, con un ricorso quasi sistematico ad opportuni trattamenti fungicidi preventivi. Grazie a ciò, difficilmente la comparsa di attacchi importanti, in concomitanza con condizioni climatiche favorevoli alla malattia, determina danni ingenti alle produzioni di riso del Pavese e del Milanese. Al contrario, soprattutto nel Vercellese e nel Novarese, dove il fungo in passato non ha mai causato particolari problemi se non sporadicamente, la tendenza degli agricoltori a non effettuare interventi fungicidi specifici contro il brusone può comportare nelle annate peggiori gravi perdite in campo, come verificatosi recentemente nel 2008. 146 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Seconda Parte. Allegati | 147 148 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Seconda Parte. Allegati | 149 150 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Seconda Parte. Allegati | 151 152 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Seconda Parte. Allegati | 153 Seconda Parte. Allegati | 155 Allegato 4. La presenza di brusone nelle colture di riso da seme Campagna 2008-2009 A cura di Luigi Tamborini4 Introduzione La produzione e la commercializzazione delle sementi sono regolamentate da norme comuni a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Presupposto fondamentale ed indispensabile è la certificazione, ovvero l’applicazione di una serie di procedure tecniche ed amministrative che assicurino l’utilizzatore finale circa la qualità del prodotto che utilizzerà per dare origine a tutte le sue coltivazioni. 4 Luigi Tamborini INRAN-ENSE Sezione di Milano - Via Ugo Bassi 8 Milano 156 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Le procedure riguardano tutte le fasi della produzione sementiera, dalla coltivazione, alla selezione, all’insacco. In ogni fase viene verificata la corrispondenza ai requisiti previsti dalle norme. Per quanto riguarda gli aspetti fitopatologici le normative distinguono le malattie in funzione della loro trasmissibilità. Ne consegue una maggior rigidità di controllo e dei limiti ben precisi e determinati per quelle trasmissibili per seme, un’indicazione o una raccomandazione di massima per le altre. Il brusone del riso è causato dal fungo Pyricularia grisea, un microrganismo capace di vivere in ambienti molto diversi quali acqua, terreno, piante, residui colturali. La trasmissibilità attraverso il seme è possibile, ma non è la via di diffusione preferita dal fungo. Inoltre per lo sviluppo dell’infezione si devono creare le condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo ed alla diffusione del fungo. Nel 2008 le condizioni meteorologiche ideali si sono verificate ben 26 volte, tutte in momenti ottimali per l’insediamento e la diffusione della malattia. Ne è derivata una virulenza estremamente elevata della malattia, come non si ricordava da anni, con danni fortissimi su pressoché tutte le varietà ed in quasi tutti gli areali di coltivazione. Le colture da seme Nelle colture da seme è prevista una tolleranza alla malattia, in particolare le norme prevedono “la minor presenza possibile” di piante con sintomi evidenti. Va, inoltre, considerata l’elevata professionalità dei moltiplicatori di sementi di riso: le colture vengono tutte epurate manualmente, eliminando le piante di diversa varietà e/o le piante di riso crodo eventualmente presenti e quindi le colture risultano attentamente e continuamente controllate, ne consegue che ogni sintomo viene rilevato precocemente e gli eventuali trattamenti effettuati risultano oltremodo efficaci. Nel corso della campagna di produzione 2008 le colture da seme hanno riguardato oltre 11.350 ettari. Tutte le coltivazioni (circa 800) sono state controllate ufficialmente a partire dagli ultimi giorni di Agosto. Analisi della presenza di brusone Gli areali a maggior vocazione risicola, e quindi le coltivazioni investite in Lombardia e Piemonte, rappresentano oltre l’85% del totale. In queste aree ben il 47% delle superfici (41% delle colture) ha evidenziato la presenza di brusone. Nello specifico delle principali provincie rileviamo Vercelli con il 47%, Novara con il 59% e Pavia con il 39%. Seconda Parte. Allegati | 157 Tabella 1 e 2. Superficie controllata, per la produzione sementiera, e percentuale su cui è stata evidenziata la presenza di M. grisea Piemonte ha % TO 38 11 BI 115 41 CN 132 9 AL 303 52 NO 2454 59 VC 2478 47 Lombardia ha % MN 42 43 LO 149 39 MI 254 22 PV 2354 39 La decisa differenza che è stata rilevata tra le zone piemontesi e quelle lombarde non è dovuta a particolari condizioni climatiche o agronomiche, né tanto meno, alle varietà coltivate. Anzi, tradizionalmente, le varietà riprodotte nell’areale Pavese sono quelle destinate al consumo interno nazionale, e quindi geneticamente più predisposte alla suscettibilità al brusone. Ma proprio questo aspetto ha creato nel tempo una maggior sensibilità degli agricoltori che si traduce in una maggior attenzione ed anche in una maggiore consuetudine all’utilizzo dei trattamenti preventivi in campo. In effetti il non trattamento delle colture, in particolare con le varietà comunemente denominate superfini, nella campagna 2008 avrebbe provocato la completa distruzione del raccolto. Ulteriore conferma di questo aspetto lo si riscontra nell’analisi varietale: le cultivar più note per la loro suscettibilità risultano tra le meno colpite dall’infezione, in quanto preventivamente trattate in corrispondenza delle fondamentali fasi fenologiche di sviluppo. Tabella 3. Valutazione dell’incidenza della malattia, considerando gli areali risicoli lombardi e piemontesi Incidenzadella malattia Superficie con segnalazioni (%) (ha) 5 1540 35 10 1924 44 15 717 17 20 120 3 33 1 >20 (scarto) (%) Considerando solo le varietà con più di 50 ettari coltivati, al fine di evitare errori di valutazione legati alla scarsa diffusione o alla recente introduzione, sono state individuate ben 32 varietà colpite, quindi praticamente tutte le principali varietà coltivate, che rappresentano il 92% delle superfici visitate. 158 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Analizzando il panorama varietale non emergono cultivar che abbiano evidenziato, nella campagna 2008, una particolare resistenza, anzi, al contrario, sono emerse varietà che hanno evidenziato una particolare suscettibilità, mai ben riconosciuta nelle campagne precedenti. Figura 1. Presenza di M. grisea sulle colture da seme – campagna 2008 – Provincie di Novara e Vercelli Conclusioni La campagna 2008 ha “ricordato” a tutti i risicoltori, indipendentemente dall’areale di coltivazione, la gravità degli attacchi di P. grisea e l’entità dei danni provocati. Infatti gli andamenti climatici delle ultime annate, particolarmente sfavorevoli allo sviluppo della malattia, avevano fatto abbassare la guardia in molte zone, spesso disorientando gli agricoltori anche rispetto alla suscettibilità varietale. La campagna 2008 ha “riportato con i piedi per terra” tutti i risicoltori ed ulteriormente allertato i moltiplicatori di sementi. A partire dal 2009 si assisterà allo sviluppo di una maggior attenzione verso le problematiche fitopatologiche, e sicuramente alla ricerca ed all’utilizzo di prodotti per i trattamenti in campo. Questi diventeranno non solo fondamentali per la produzione risicola in senso generale, Seconda Parte. Allegati | 159 ma addirittura determinanti per la coltivazione o meno di alcune varietà. La diffusione di questi prodotti si generalizzerà, estendendosi anche in provincie sino ad oggi poco propense alla programmazione di un loro utilizzo. Campagna 2009-2010 Per quanto riguarda l’influenza della presenza della malattia sulla produzione sementiera, dal punto di vista normativo, si rimanda alla relazione della campagna 2008. Il riso in Italia viene coltivato in areali pedo-climatici estremamente diversificati. Il cuore della produzione risicola si concentra nelle province di Vercelli, Novara e Pavia, ma, anche storicamente, si riscontrano ampie zone di produzione in altre province quali Bologna, Ferrara, Rovigo, Verona, Oristano e Cagliari. In particolare gli areali sardi sono risultati particolarmente vocati per la produzione sementiera, grazie alle condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli allo sviluppo delle malattie fungine. Le elevate temperature accompagnate da limitate escursioni termiche, la presenza pressoché costante di ventilazione, con conseguente scarsa o inesistente presenza di umidità a livello degli apparati fogliari, favoriscono uno sviluppo della pianta ottimale e creano un ambiente inadatto all’insediamento ed alla diffusione delle principali fitopatologie, in particolare del brusone. La presenza di brusone nelle colture da seme 2009 L’andamento delle condizioni climatiche della campagna 2009 è stato notevolmente diverso da quello della campagna precedente, ed anche estremamente diversificato nei principali areali di produzione. Nelle principali province risicole piemontesi e lombarde le condizioni favorevoli allo sviluppo della malattia si sono verificate a partire dalla metà di luglio. In particolare nell’ultima decade, in corrispondenza della fase fenologica di botticella o inizio spigatura (almeno per la gran parte delle varietà). Le parcelle “spia”, investite con cultivar particolarmente suscettibili e coltivate in modo da favorire lo sviluppo della malattia, hanno evidenziato un forte attacco con lesioni fogliari ampiamente diffuse, tali, in alcuni casi, da compromettere irreversibilmente la coltivazione. La maggior parte dei risicoltori, anche in funzione dell’esperienza dello scorso anno, è intervenuta immediatamente con trattamenti idonei, anche ripetuti se mirati alla protezione di varietà suscettibili. Le condizioni climatiche predisponenti alla diffusione di Pyricularia grisea si sono ripresentate ancora, ma l’attenzione dei coltivatori e l’applicazione dei trattamenti (in particolare la puntualità nell’applicazione dei trattamenti) hanno contenuto notevolmente l’incidenza della malattia. Infatti sono stati rilevati sintomi solo su una bassa percentuale delle colture visitate, con percentuali di danno molto 160 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana contenute. Nello specifico sono stati osservati principalmente sintomatologie di “mal del collo” su varietà suscettibili o su coltivazioni allestite in areali favorevoli allo sviluppo della malattia. Figura 2. Le provincie risicole italiane Torino Novara Biella Vercelli Alessandria Cuneo Milano Lodi Pavia Verona Mantova Rovigo Ferrara Bologna Modena Grosseto Ancona Oristano Cagliari Cosenza Una situazione completamente diversa e anomala si è invece presentata in Sardegna, in verità nel corso delle ultime annate più volte si sono presentate condizioni simili a quelle di quest’anno, ma con conseguenze decisamente meno gravi. All’inizio della stagione colturale piogge abbondanti e distribuite in un ampio periodo temporale hanno costretto i risicoltori a posticipare notevolmente le semine causa inagibilità dei terreni e quindi impossibilità di effettuare idonee lavorazioni. Le successive fasi dello sviluppo vegetativo, dalla seconda decade di giugno, sono state particolarmente favorite dal clima. A partire dalla seconda decade di agosto le condizioni climatiche hanno presentato temperature decisamente elevate, con forti escursioni termiche notturne, ed assoluta mancanza di ventilazione, per circa 20 giorni: condizioni estremamente favorevoli allo sviluppo di Pyricularia grisea. La gran parte delle coltivazioni, in seguito alle semine ritardate, si trovava nella fase fenologica di fioritura o inizio maturazione lattea. La malattia si è sviluppata e diffusa in modo estremamente virulento. Gli agricoltori più attenti e preparati sono intervenuti immediatamente con trattamenti di pieno campo, anche ripetuti. In molte situazioni i danni causati della fitopatia sono stati perlomeno contenuti, Seconda Parte. Allegati | 161 in altri si è assistito alla completa distruzione di tutta o di parte della coltivazione. In particolare quando lo sviluppo della malattia ha coinciso con la fioritura (mal del colletto). Sicuramente la mancanza di prodotti idonei ai trattamenti in campo si sarebbe pesantemente ripercossa sulle coltivazioni, provocando la completa distruzione di moltissime colture con ingenti danni dal punto di vista economico. Analisi varietale Dal punto di vista varietale l’andamento della campagna 2009 ha permesso una verifica della suscettibilità decisamente più precisa rispetto al 2008. Dai verbali di sopralluogo in campo dei tecnici dell’ENSE tra le varietà più colpite troviamo: Achille, Agave, Ambra, Augusto (sopratutto mal del collo), Balilla, Carnaroli, Carnise, Carnise precoce, Creso, Deneb, Eolo, Galileo, Giano, Karnak, Lido, Loto, Luxor, Opale, Vialone nano, Tea, Thaibonnet. Hanno evidenziato una suscettibilità inferiore, ma comunque significativa: Selenio, Brio, Eurosis. SisR215, Arpa, Ariete, Flipper, S.Andrea, Roma, Ulisse, Volano, Arborio, Baldo, Bravo, Gladio e Sirio CL. Nella valutazione delle segnalazioni dei tecnici occorre sempre tenere in considerazione il fatto che le colture visitate sono state, praticamente tutte, trattate con prodotti idonei. La sintomatologia rilevata dipende, quindi, oltre che dalla suscettibilità varietale anche dall’efficacia del trattamento effettuato, sia in positivo che in negativo, e dal periodo di copertura della coltura da parte del prodotto utilizzato. Conclusioni La campagna 2009 è stata caratterizzata da un andamento climatico estremamente differenziato in funzione dei diversi areali di coltivazione. I danni susseguenti all’instaurarsi della malattia sono stati contenuti dove è stato possibile intervenire ai primi sintomi con rapidità e puntualità. Spesso l’attenzione da parte dei risicoltori è risultata strettamente correlata alla campagna 2008. La disponibilità di prodotti idonei, anche in funzione del periodo di copertura della coltura, è risultata fondamentale per evitare conseguenze analoghe a quelle della precedente campagna. Nelle provincie sarde, dove il livello di attenzione dei coltivatori è abitualmente inferiore, grazie alle condizioni climatiche favorevoli, si sono presentati danni analoghi a quelli della campagna 2008 nelle provincie piemontesi e lombarde. Cenni sull’andamento climatico delle campagne 1996–2009, con particolare riferimento alla presenza di brusone I dati riportati in questa relazione sono stati estrapolati dalle prove agronomiche effettuate per l’iscrizione al Catalogo nazionale delle nuove varietà di riso. Sino al 162 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2002 venivano effettuate 2 prove (in provincia di Vercelli e di Pavia) dal 2003 si è aggiunta una terza prova in provincia di Novara. Inoltre per alcune annate non è stato possibile recuperare i dati della sperimentazione allestita in provincia di Pavia. La sintesi relativa all’andamento climatico è forzatamente breve, in quanto abitualmente utilizzata come introduzione alla presentazione dei dati produttivi. La provenienza dei dati è anche funzione delle modalità di espressione dei rilievi, in quanto per le varietà testimoni è stato possibile esplicitare l’effettivo livello di sintomatologia rilevato, per gli altri genotipi (in prova per l’iscrizione) si è preferito raggrupparli in funzione della classe di infezione. Nella valutazione dei dati va tenuto in forte considerazione il fatto che tutte le sperimentazioni, a partire dal 1999, sono state trattate con prodotti fungicidi ad azione specifica contro Pyricularia oryza (di norma un unico trattamento effettuato allo stadio fenologico di fioritura o di botticella). La scala utilizzata per il rilievo è quella prevista dalle norme per l’iscrizione al Registro nazionale (DM 21 ottobre 2002) e prevede 5 livelli oltre alla completa assenza. Si sottolinea come un livello 2 o 3 sia già decisamente significativo, considerando che al livello 5 corrisponde la pressoché completa distruzione della coltura. Inoltre in determinate annate (es 2008) alla forte e generalizzata presenza di malattia nelle coltivazioni risicole nazionali spesso non corrisponde un’analoga presenza rilevata nelle colture sperimentali, questo a causa sia della localizzazione della prova sia dell’efficacia del trattamento fungicida effettuato. Come ovvio,talvolta, è possibile verificare anche l’andamento opposto. Le 14 annate prese in considerazione possono essere suddivise in 3 blocchi: • n° 5 annate con presenza di brusone bassa (1996-2001-2004-2005-2009) • n° 5 annate con presenza di brusone media (1997-2002-2003-2006-2007) • n° 4 annate con presenza di brusone forte (1998–1999- 2000-2008) Per quanto riguarda un’analisi generale sulle varietà è possibile evidenziare come: • il numero di varietà (testimoni + cultivar in iscrizione) con rilievi pari o superiori al livello 3 vada man mano diminuendo negli anni. Ovviamente con occasionali eccezioni, chiaramente legate ad una specifica suscettibilità • negli anni antecedenti al 2000 si evidenziano i maggiori e più diffusi attacchi • nei singoli anni sia le varietà testimoni che le cultivar in iscrizione evidenziano un andamento pressoché analogo Verificare le ragioni è spesso molto difficile, ma sicuramente è possibile identificarne 2: • la maggior attenzione alla suscettibilità varietale, da parte dei costitutori • i trattamenti fungicidi, e la cura posta nel loro utilizzo Seconda Parte. Allegati | 163 2009 Varietà testimoni Ariete Balilla Gladio Loto Roma Selenio Thaibonnet Volano Scala rilievi. Varietà in prova 0 1 2 3 4 5 VC (Collobiano) 0 0 0 1 0 0 1 1 N° cv 16 8 0 0 0 0 Rilievo P. oryzae (scala 1-5) NO (Garbagna) 1 1 1 2 2 1 2 2 N° cv 2 11 9 1 0 1 PV (Castello d’Agogna) 2 2 1 2 2 2 2 2 N° cv 0 6 16 2 0 0 Nella campagna 2009 il mese di aprile è stato caratterizzato da piogge abbondanti e temperature notturne e mattutine fredde, mentre i mesi successivi, in generale, hanno fatto registrare temperature sopra la media. In particolare, nel mese di maggio è stata registrata una bassa piovosità (da 8 a 15 mm nelle tre province considerate) e, nell’ultima decade, le temperature massime hanno raggiunto medie prossime a 30°C. Le temperature e la piovosità registrate nel mese di giugno sono state in linea con quelle tipiche del periodo; è possibile evidenziare il verificarsi di grandinate che, tuttavia, non hanno causato seri danni alle coltivazioni. Tra il 17 e il 20 luglio è stato registrato un forte calo delle temperature notturne (11-13°C); poiché il periodo è coinciso con la fase di botticella-inizio spigatura, è probabile che questo fenomeno abbia causato la colatura apicale osservata in alcune varietà. La seconda e terza decade di agosto sono state particolarmente calde, con temperature massime sempre superiori a 30°C e punte di oltre 36° registrate il 20 e 21 agosto. In settembre, le temperature medio-elevate e la bassa piovosità hanno favorito una rapida chiusura del ciclo colturale delle varietà, con conseguente scarsa differenziazione (di ciclo semina-maturazione) tra le varietà a ciclo medio e quelle a ciclo tardivo. Il mese di ottobre è stato nettamente diviso in due parti: la prima decade, caratterizzata da temperature piuttosto elevate per il periodo (con punte di 27°C), e la seconda e terza decade in cui si è avuto un brusco calo delle temperature, soprattutto per quanto riguarda le minime notturne (3°C nella seconda decade). Le scarse precipitazioni (37 mm in media nelle tre località considerate) hanno infine agevolato la conclusione delle operazioni di raccolta, generalmente in anticipo di circa 10 giorni rispetto alla norma. Le condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli nella fase di insediamento della coltura hanno favorito l’emergere delle piante colpite da fusariosi; dalla fioritura in poi non si sono verificate condizioni particolarmente conduttive nei confronti di Pyricularia oryzae e di Bipolaris oryzae e, generalmente, le colture hanno evidenziato un basso livello di attacco. 164 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2008 Varietà testimoni Ariete Gladio Karnak Loto Selenio Venere Volano Scala rilievi. Varietà in prova 0 1 2 3 4 5 VC (Collobiano) 1 0 1 1 1 1 2 N° cv 1 11 2 1 0 0 Rilievo P. oryzae (scala 1-5) NO (Garbagna) grandine grandine grandine grandine grandine grandine grandine N° cv grandine grandine grandine grandine grandine grandine PV (Castello d’Agogna) nc nc nc nc nc nc nc N° cv nc nc nc nc nc nc Nella campagna 2008 il mese di aprile ha fatto registrare temperature piuttosto basse e precipitazioni abbondanti e frequenti soprattutto nella seconda decade, le quali hanno sfavorito l’emergenza dei risi seminati in asciutta. Nel mese di maggio le temperature sono state inferiori a quelle medie del periodo, mentre la piovosità è stata abbondante e compresa tra 100 e 150 mm, concentrata soprattutto nella seconda e terza decade. Anche il mese di giugno è stato relativamente piovoso (da 70 a 165 mm nelle tre province considerate), ma le temperature, in linea con quelle tipiche del periodo, hanno favorito i risi e il recupero dello sviluppo vegetativo che era leggermente in ritardo rispetto alla norma. Il mese di luglio ha fatto registrare alcuni giorni con forte escursione termica e temperature massime elevate (con punte di 37 C°) che hanno causato problemi di colatura apicale in alcune varietà; le precipitazioni sono state presenti ma moderate (in media 50 mm). Il mese di agosto è stato contraddistinto da temperature elevate (fino a 37°C) e da forti temporali. In particolare nella notte tra il 14 e il 15 agosto si è verificata una grandinata particolarmente violenta che ha causato forti danni alla produzione in una vasta area risicola, comprendente la zona in cui è ubicata la Cascina Giara di Collobiano (VC), sede di uno dei tre campi sperimentali in cui sono state condotte le prove agronomiche. Nel campo sperimentale di Collobiano, infatti, si è avuta la distruzione quasi totale dell’apparato aereo delle piante e il 100% di perdita della produzione. Nel mese di settembre si è registrato un forte calo delle temperature minime e una piovosità di circa 70 mm. Nel mese di ottobre le temperature ancora miti, con punte massime di 25°C, e le scarse precipitazioni (35 mm) hanno agevolato le operazioni di raccolta concentrate in questo mese. Le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni; in particolare, nei mesi di luglio ed agosto si sono presentate frequentemente le condizioni ottimali alle infezioni di Pyricularia oryzae, le quali, in fase di maturazione, si sono evidenziate con forti attacchi di mal del collo (necrosi dell’ultimo internodo e del rachide della pannocchia). Seconda Parte. Allegati | 165 2007 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) NO (Garbagna) PV (Castello d’Agogna) Augusto 1 0 0 Balilla 2 1 1 Gladio 1 0 0 Karnak 2 1 1 Loto 1 0 0 S.Andrea 0 0 0 Selenio 0 1 1 Thaibonnet 0 0 0 Venere 2 2 1 Volano 1 0 0 Scala rilievi. Varietà in prova N° cv N° cv N° cv 0 3 9 11 1 8 5 3 2 3 1 1 3 0 0 0 4 1 0 0 5 0 0 0 Nella campagna 2007 il mese di aprile ha fatto registrare temperature elevate raggiungendo nella terza decade valori massimi di oltre 28 C° che hanno favorito i risi seminati interrati a file; le precipitazioni sono state però scarse. Nel mese di maggio le temperature si sono mantenute pressoché simili a quelle del mese precedente mentre la piovosità ha raggiunto i 90 mm, concentrati soprattutto nella prima decade. I primi dieci giorni di giugno sono stati caratterizzati da temperature più basse della media e da una piovosità di circa 50 mm. Il mese di luglio e i primi 20 giorni di agosto si sono contraddistinti per le temperature elevate, con punte di 34 C° intorno alla metà di luglio, durante questo periodo non si sono praticamente verificate precipitazioni. Nel mese di settembre si sono registrate temperature abbastanza elevate e una piovosità di circa 80 mm. Nel mese di ottobre, nonostante le basse temperature notturne, si sono osservate temperature diurne spesso molto prossime o superiori ai 20 C°; con precipitazioni praticamente assenti che hanno permesso di completare le operazioni di raccolta concentrate in questo mese. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine, si deve tener presente che le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni, soprattutto Pyricularia oryzae, che ha manifestato i suoi sintomi colpendo prevalentemente l’ultimo internodo e il rachide della pannocchia. 166 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2006 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) NO (Garbagna) PV (Castello d’Agogna) Augusto 1 0 0 Baldo 1 1 0 Balilla 1 1 0 Castelmochi 1 1 0 Gladio 1 2 2 Loto 2 0 0 S.Andrea 2 1 1 Selenio 0 1 0 Thaibonnet 1 1 0 Volano 1 2 1 N° cv N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 3 1 7 1 8 9 6 2 4 5 1 3 0 0 0 4 0 0 0 5 0 0 0 La campagna 2006 è stata caratterizzata da temperature non eccessivamente elevate nelle prime fasi di sviluppo della coltura e da precipitazioni scarse. Nei mesi di giugno e luglio le precipitazioni sono state pressoché assenti; questo ha portato ad avere problemi di approvvigionamento idrico nel campo prova di Collobiano (VC), senza peraltro evidenziare particolari ripercussioni sul livello produttivo delle varietà in prova e sulla resa alla lavorazione industriale. Negli stessi mesi le temperature sono andate aumentando sino a registrare, nel mese di luglio, medie decadiche superiori ai 30 °C. Nel corso dei mesi di agosto e settembre, si è osservato un brusco e progressivo abbassamento delle temperature, con minime decadiche inferiori ai 10°C. Intense precipitazioni si sono avute nel corso della seconda e terza decade di settembre. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine, si deve tener presente che le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni limitatamente alle ultime fasi del ciclo vegetativo delle colture nel corso della campagna 2006. Seconda Parte. Allegati | 167 2005 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) NO (Garbagna) PV (Castello d’Agogna) Ariete 0 0 nc Augusto 0 0 nc Baldo 0 1 nc Balilla 0 0 nc Castelmochi 0 1 nc Gladio 0 0 nc Loto 0 1 nc Selenio 0 1 nc Thaibonnet 0 0 nc Volano 0 2 nc N° cv N° cv N° cv 0 15 7 nc 1 0 7 nc 2 0 1 nc 3 0 0 nc 4 0 0 nc 5 0 0 nc Scala rilievi. Varietà in prova La campagna 2005 è stata caratterizzata da un andamento climatico simile a quello della media dell’ultimo ventennio. I mesi di aprile e maggio hanno fatto registrare temperature nella media con precipitazioni frequenti che però non hanno ostacolato le operazioni di semina. Le temperature più elevate sono state registrate nella terza decade di giugno con 34,1°C il 27 giugno. Nel mese di luglio ed agosto oltre a medie delle temperature massime mai superiori ai 30°C, si sono verificate precipitazioni costanti; l’associazione dei due fenomeni ha fatto si che l’inizio della raccolta, nella maggior parte dei casi, sia avvenuta dalla seconda decade di settembre in poi. Temperature nella media e precipitazioni periodiche hanno determinato una campagna con produzioni e rese alla trasformazione nella media. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine, si deve tener presente che le condizioni meteorologiche non hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni e le colture sono risultate in genere sane. 168 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2004 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) NO (Garbagna) PV (Castello d’Agogna) Ariete 0 0 nc Balilla 0 0 nc Loto 0 0 nc Selenio 0 0 nc Volano 0 0 nc Gladio 0 0 nc Thaibonnet 0 0 nc N° cv N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 8 8 nc 1 0 0 nc 2 0 0 nc 3 0 0 nc 4 0 0 nc 5 0 0 nc La campagna 2004 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto normale, infatti la primavera è stata caratterizzata dal mese di aprile con temperature nella media e con precipitazioni piuttosto frequenti (148,8 mm). Nell’ultima settimana di aprile sono iniziate le semine del riso che sono proseguite per tutto il mese di maggio dopo i trattamenti per il controllo del riso crodo. All’inizio del mese di maggio si sono verificate le precipitazioni maggiori di tutto il mese (88,1 mm su 99,5 mm). Le temperature molto favorevoli hanno consentito una buona germinazione delle semine. Nei mesi di giugno, luglio e agosto i valori delle temperature minime e massime sono rimasti nella media raggiungendo i 33,5 °C il giorno 23 luglio (giorno più caldo dell’anno). A fine settembre si è verificato un brusco calo delle temperature (minima 5,7 °C il giorno 26) che però non ha compromesso le produzioni le quali sono state buone con una discreta resa alla lavorazione. Da segnalare come nel corso di questa annata agraria non ci siano stati grossi problemi dal punto di vista fitopatologico in quanto sia il brusone (Pyricularia oryzae) sia l’elmintosporiosi (Bipolaris oryzae) non hanno trovato le condizioni favorevoli (temperatura ed umidità) per svilupparsi. Seconda Parte. Allegati | 169 2003 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) NO (Garbagna) PV (Castello d’Agogna) Ariete 1 2 nc Baldo 2 3 nc Balilla 1 2 nc Loto 2 1 nc Selenio 1 2 nc Volano 1 2 nc Gladio 1 1 nc Thaibonnet 1 2 nc N° cv N° cv N° cv 0 3 0 nc 1 6 0 nc 2 3 4 nc 3 1 0 nc 4 0 1 nc 5 0 0 nc Scala rilievi. Varietà in prova La campagna 2003 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto anomalo, infatti ad una primavera con temperature favorevoli che hanno garantito un’ottima emergenza ha fatto seguito un periodo estivo torrido che da inizio giugno fino alla fine di agosto ha determinato un innalzamento delle temperature massime, le quali si sono attestate costantemente sopra i 30°C raggiungendo i 35,5°C il giorno 11 agosto. Nei mesi di settembre ed ottobre le temperature massime e minime si sono mantenute nella media stagionale favorendo le operazioni di raccolta. Le precipitazioni invece sono state di scarsissima entità, carenza che ha determinato in alcuni areali risicoli grossi problemi nella corretta gestione delle acque e di alcune pratiche agronomiche, determinando una riduzione di produzione e di resa alla lavorazione del prodotto. Quest’andamento climatico caratterizzato da elevate temperature e scarse precipitazioni ha fatto si che le colture seminate in epoca tradizionale abbiano raggiunto la completa maturazione velocemente determinando l’inizio della raccolta nell’ultima decade d’agosto. Le produzioni ottenute sono state mediamente buone, mentre le rese alla lavorazione hanno risentito dell’effetto della maturazione accelerata dovuta alle elevate temperature e sono risultate di gran lunga inferiori rispetto a quelle della annata precedente. 170 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2002 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Ariete 2 nc Baldo 1 nc Balilla 2 nc Lido 1 nc Loto 1 nc Selenio 1 nc Volano 2 nc Gladio 1 nc Thaibonnet 1 nc N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 3 nc 1 17 nc 2 4 nc 3 0 nc 4 0 nc 5 0 nc La campagna 2002 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto anomalo, con temperature superiori alla norma nella prima fase (maggio e giugno), e condizioni di instabilità, temperature inferiori alla media e piogge anche persistenti e abbondanti nei mesi di luglio e agosto. Gli abbassamenti termici non sono stati tali da compromettere la delicata fase riproduttiva delle colture, ma hanno rallentato il processo di maturazione, che è risultato molto dilatato nel tempo. Il mese di settembre è stato caratterizzato da temperature piuttosto elevate di giorno e fresche di notte. Si sono inoltre verificati alcuni temporali accompagnati da grandine, che hanno interessato anche i campi delle prove descrittiva e agronomiche, prima dell’inizio delle operazioni di raccolta. In dettaglio, nella prova agronomica di Collobiano si sono verificati danni oscillanti dal 50 al 100%, a seconda del genotipo e del livello di maturazione raggiunto; di conseguenza non è stato possibile effettuare la raccolta parcellare delle suddette prove. Seconda Parte. Allegati | 171 2001 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Arborio 0 nc Ariete 0 nc Baldo 0 nc Balilla 1 nc Cripto 0 nc Lido 0 nc Loto 1 nc Selenio 0 nc Volano 0 nc Gladio 0 nc Thaibonnet Scala rilievi. Varietà in prova 0 nc N° cv N° cv 0 18 nc 1 5 nc 2 2 nc 3 0 nc 4 0 nc 5 0 nc Nella campagna 2001 i mesi di aprile e maggio hanno fatto registrare temperature inferiori alla media e giorni di pioggia alternati a giornate di bel tempo, che complessivamente hanno determinato un ritardo vegetativo delle colture risicole. Tale ritardo è stato poi recuperato a partire dall’ultima settimana di maggio quando le temperature massime sono salite oltre i 30°C. Nei mesi di giugno e luglio le temperature si sono mantenute nella media, con l’eccezione della terza settimana di luglio che ha fatto registrare abbassamenti delle temperature minime, fortunatamente non così pronunciati come nell’anno precedente e soprattutto in un periodo in cui la maggior parte dei genotipi avevano già differenziato l’apparato riproduttivo. Ad un mese di agosto nella norma ha fatto seguito la prima decade di settembre con temperature basse che hanno bloccato i processi di maturazione, di conseguenza si è avuta una maturazione disforme sulla pannocchia con granelli apicali secchi e parte basale ancora verde. La grandine ha inoltre colpito aree piuttosto ampie della zona risicola, senza interessare però i campi delle prove descrittiva e agronomiche. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine si deve tener presente che nel 2001 le condizioni meteorologiche non hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni e le colture sono risultate in genere sane 172 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 2000 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Arborio 5 nc Ariete 1 nc Baldo 2 nc Balilla 4 nc Cripto 1 nc Lido 3 nc Loto 0 nc Selenio 1 nc Gladio 1 nc Thai 3 nc N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 5 nc 1 5 nc 2 6 nc 3 0 nc 4 2 nc 5 1 nc La campagna 2000 è stata caratterizzata da un andamento nella norma nei mesi di maggio e giugno, cui ha fatto seguito un mese di luglio con abbassamenti termici molto pronunciati che hanno negativamente influenzato la delicata fase di differenziazione fiorale di molte varietà. Come conseguenza è stata registrata sterilità e colatura apicale con significative riduzioni della produzione nelle varietà interessate. Il mese di agosto ha fatto registrare temperature elevate favorevoli alla coltura, mentre il mese di settembre è stato caratterizzato da temperature piuttosto elevate di giorno e fresche di notte. La fine della stagione colturale è stata funestata, a partire dalla fine di settembre, da intense piogge culminate nei noti fenomeni alluvionali a metà ottobre, che hanno interferito con la conclusione delle operazioni di raccolta. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine si deve tener presente a Collobiano si sono verificati attacchi di malattie fungine di media entità. Per quanto riguarda il giudizio sulla resistenza all’allettamento si deve tener presente che il fenomeno non si è manifestato in modo significativo. Seconda Parte. Allegati | 173 1999 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Arborio 1 nc Ariete 2 nc Balilla 2 nc Cripto 2 nc Lido 1 nc Loto 0 nc Padano 2 nc Selenio 2 nc Zena 4 nc Thaibonnet 2 nc N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 2 nc 1 3 nc 2 8 nc 3 3 nc 4 2 nc 5 0 nc Nella campagna 1999 l’andamento climatico ha fatto registrare valori di temperature e precipitazioni nella norma. Da segnalare le piogge abbondanti nella seconda e terza decade di agosto, che hanno creato le condizioni ideali per lo sviluppo del mal del collo anche se gli attacchi sono stati significativamente inferiori rispetto all’annata precedente. La fase di maturazione è stata accelerata dalle temperature massime piuttosto elevate intorno alla metà di settembre. 174 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1998 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Ariete 1 nc Balilla 2 nc Cripto 2 nc Drago 2 nc Elio 3 nc Lido 5 nc Loto 3 nc Padano 1 nc Selenio 2 nc Volano 1 nc Thaibonnet 2 nc Zena 4 nc N° cv N° cv Scala rilievi. Varietà in prova 0 0 nc 1 4 nc 2 7 nc 3 2 nc 4 2 nc 5 5 nc La campagna 1998 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto anomalo con temperature molto elevate e caldo afoso quasi ininterrottamente da metà giugno a metà settembre. Questo ha determinato un accorciamento anche sensibile dei cicli vegetativi di tutte le varietà per cui la maturazione e la successiva raccolta sono risultate anticipate e favorite da un andamento climatico abbastanza favorevole nel mese di settembre. L’umidità e la temperatura elevate hanno favorito lo sviluppo del mal del collo sulle varietà più suscettibili e la comparsa di macchie sul granello dovute ad agenti fungini. Seconda Parte. Allegati | 175 1997 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Ariete 1 nc Cripto 2 nc Drago 1 nc Elio 3 nc Lido 4 nc Loto 2 nc Selenio 1 nc Thaibonnet 1 nc Zena Scala rilievi. Varietà in prova 3 nc N° cv N° cv 0 9 nc 1 4 nc 2 6 nc 3 1 nc 4 2 nc 5 1 nc La campagna 1997 è stata caratterizzata da un andamento climatico estremamente favorevole alla coltura, che ha consentito di ottenere produzioni molto elevate per tutti i tipi di varietà. In particolare una primavera con temperature superiori alla media ed elevata luminosità ha favorito lo sviluppo iniziale della coltura. Dopo un’estate con temperature nella media, la maturazione e la successiva raccolta hanno potuto giovarsi nel mese di settembre e nella prima metà di ottobre, di un andamento climatico molto favorevole, con temperature elevate e assenza di precipitazioni. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine si deve tener presente che si sono verificati solo attacchi tardivi. 176 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana 1996 Varietà testimoni Rilievo P. oryzae (scala 1-5) VC (Collobiano) PV (Castello d’Agogna) Arborio 0 0 Ariete 0 0 Cripto 0 0 Drago 0 0 Elio 0 0 Lido 0 0 Loto 0 0 Selenio 0 0 Thaibonnet 0 0 Zena 0 0 N° cv N° cv 0 32 nc 1 0 nc 2 0 nc 3 0 nc 4 0 nc 5 1 nc Scala rilievi. Varietà in prova La campagna 1996 è stata caratterizzata da una variabilità piuttosto spiccata, con periodi soleggiati alternati a piogge persistenti anche nei mesi estivi. Le temperature, in particolare le massime, si sono mantenute inferiori alle medie stagionali. La raccolta delle varietà più tardive si è protratta fino alla fine del mese di ottobre a causa delle piogge persistenti che hanno molto rallentato la maturazione. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine si deve tener presente che si sono verificati solo attacchi tardivi. Seconda Parte. Allegati | 177 Allegato 5. Situazione delle varietà di riso coltivate in Italia in relazione alla malattia Pyricularia grisea A cura dell’Ente Nazionale Risi5 Le varietà di riso coltivate in Italia nel 2009 sono state 95 su circa 238.458 ha di superficie; alcune di queste varietà non sono state prese in considerazione perché ancora in fase di sperimentazione, questo studio si è basato quindi su 86 varietà per un totale di 233.799 ha coltivati a riso in Italia nel 2009. Le varietà sono state suddivise, in base alla sensibilità alla malattia fungina, in tre gruppi: 5 Ente Nazionale Risi – Centro Ricerche sul Riso – Strada per Ceretto, 4 27030 Castello d’Agogna (PV) 178 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana • sensibili medio sensibili • tolleranti • Le varietà sensibili sono le più sono soggette alla malattia e in condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo della fitopatia possono richiedere anche due interventi fungicidi per salvaguardare la coltivazione. Le varietà medio sensibili sono quelle che hanno una sensibilità alla malattia minore delle precedenti e che, di norma, possono essere preservate dalla malattia con un solo trattamento fungicida. Le varietà tolleranti sono quelle che hanno una resistenza alla malattia intrinseca o indotta attraverso la selezione tramite incroci con piante dotate di geni di resistenza. Le varietà sensibili alla malattia (Pyricularia grisea) sono 29; la superficie su cui vengono coltivate corrisponde a 74.067 ha, poco meno di un terzo dell’intera superficie coltivata a riso in Italia. Appartengono a questa categoria le varietà che vengono utilizzate per il consumo interno e in particolar modo per la preparazione di risotti, come ad esempio Vialone Nano (I.G.P. nel mantovano-veronese), Carnaroli, Arborio, Volano, e Baldo. Le varietà che hanno una sensibilità inferiore alla malattia, ma che necessitano comunque di trattamenti, sono 54 e occupano una superficie di 130.850 ha, più della metà del totale. In questo gruppo ci sono le varietà più coltivate, come ad esempio Gladio (la più coltivata in Italia), S.Andrea, Balilla e Centauro, oltre a molte altre appartenenti ai diversi gruppi merceologici: Lunghi A, Lunghi B e Tondi. Il totale della superficie coltivata con varietà sensibili o medio sensibili arriva quindi a poco meno di 205.000 ha, rappresentando l’87% della superficie risicola italiana. Le varietà che si possono definire tolleranti sono coltivate su una superficie di 28.882 ha, circa il 12% del totale. Da quanto è emerso in questa ricerca risulta che la maggior parte delle varietà di riso coltivate hanno una sensibilità più o meno marcata alla Piriculariosi, vedi tabella n. 1 riportata in fondo al testo. Emblematico quanto successo nell’estate del 2008, più precisamente nei mesi di luglio, agosto e nella prima metà del mese di settembre, quando le condizioni climatiche hanno favorito in modo particolare lo sviluppo e la diffusione della malattia. Quasi tutte le varietà coltivate sono state oggetto di attacchi più o meno gravi nonostante i trattamenti fungicidi preventivi e curativi. Dove non sono stati effettuati trattamenti i danni sulla produzione sono stati molto elevati. Dalla tabella n. 2, riportata in fondo al testo, appare chiaramente come in alcune provincie la coltivazione di varietà più sensibili alla malattia rivesta un „importanza” rilevante. Le provincie lombarde, per tradizione e vocazione di terreni e clima Seconda Parte. Allegati | 179 sono le principali produttrici di risi da consumo interno, che sono, al contempo le varietà più sensibili. Nelle provincie di Milano, Lodi e Pavia vengono coltivate le varietà cosiddette “da mercato interno”, le più datate ma con caratteristiche organolettiche eccellenti per la preparazione dei risotti. La mancanza di strumenti adeguati di difesa potrebbe rappresentare, per queste provincie, un grave danno sia dal punto di vista economico che culturale, in quanto le aziende potrebbero essere costrette ad abbandonare la coltivazione di varietà di alto pregio ma sensibili alla malattia. Nelle province di Mantova e Verona la coltivazione di Vialone Nano, una delle varietà più sensibili alla Piriculariosi, è prevalente ed ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) per le sue caratteristiche organolettiche particolari e molto apprezzate dagli intenditori. Nelle province di Vercelli e Novara sono coltivate principalmente varietà del gruppo merceologico dei Lunghi B e Lunghi A utilizzati prevalentemente per la parboilizzazione. Sono inoltre coltivati risi Tondi, varietà che hanno una media sensibilità alla Piriculariosi. Queste varietà, tutte molto produttive, vengono coltivate principalmente per il mercato estero, inoltre per ottenere buone produzioni, necessitano, oltre che di buone fertilizzazioni, anche di un trattamento preventivo con prodotti fungicidi. Lo sviluppo delle malattie fungine è fortemente legato al clima, all’ambiente di coltivazione e alla predisposizione varietale. Non sempre esistono le condizioni per uno sviluppo epidemico della malattia, come è avvenuto nel 2008, ma i trattamenti fungicidi, anche preventivi, vengono di norma effettuati per poter assicurare alla coltura una protezione adeguata, l’evoluzione della malattia non è infatti valutabile fino a quando i sintomi non diventano evidenti con un danno, anche se ancora parziale, non più recuperabile. Da notare che anche in prospettiva futura non sarà disponibile a breve termine un numero sufficiente di varietà tolleranti che possano venire impiegate con successo sostituendo le varietà più sensibili, in particolar modo per quanto riguarda il mercato interno. Nonostante il miglioramento genetico lavori per la costituzione di piante resistenti alle malattie utilizzando il Breeding assistito, che consente di verificare l’introduzione di geni che conferiscono resistenza alla malattia nelle nuove linee in selezione, le tempistiche appaiono ancora piuttosto lunghe e un ricambio “migliorativo” del patrimonio varietale italiano rimane al momento ancora piuttosto lontano. 180 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Varietà S M-S AIACE M-S ALBATROS M-S AMBRA Totale Ha 3865,86 182 S APOLLO ARBORIO T 211,17 M-S 108,45 S 1309,73 ARBORIO DOP BARAGGIA S 57,57 ARBORIO PRECOCE S 18,67 ARGO M-S ARIETE M-S 514,4 ARISTOTELE M-S 60,87 ARPA M-S ARSENAL 568,49 34,22 T 1389,27 ARTEMIDE M-S 6,31 ARTIGLIO M-S 8,64 ASSO M-S AUGUSTO 262,22 T BALDO S BALDO DOP BARAGGIA S 4478,14 9756,99 29,99 BALILLA M-S BALILLA DOP BARAGGIA M-S 7,43 BIANCA M-S 198,99 M-S 6011,82 BRAVO S BRIO 7332,16 8,57 CARMEN S 146,12 CARNAROLI S 6406,76 CARNAROLI DOP BARAGGIA S 120,34 CARNISE S 164,47 CARNISE PRECOCE S CENTAURO CRESO 20949,96 M-S 2783,62 S CRLB1 DELFINO DENEB 499,28 M-S 7467,6 M-S S 3374,8 200,63 ELBA M-S 55,08 ELIO M-S 189,24 ELLEBI M-S 4092,4 EOLO M-S 463,1 ERCOLE M-S 143,59 EUROPA M-S 13,85 EUROSIS M-S 2591,37 FLIPPER M-S 2775,66 FRAGRANCE M-S GALILEO S 26,2 3723,09 Seconda Parte. Allegati | 181 Varietà S M-S T Totale Ha GANGE M-S 161,21 GENIO M-S 373,44 GIANO M-S 37,03 GLADIO M-S 30914,23 GLADIO DOP BARAGGIA KARNAK M-S 44,73 S KORAL 4493,84 M-S LIBERO 14 T LIDO M-S 23014,25 183,82 LOTO S 10719,16 LOTO DOP BARAGGIA S 235,6 LUXOR S MARTE NEMBO S NUOVO MARATELLI S OPALE PADANO 555,2 M-S 200,92 M-S 1205,61 S 173,07 PERLA M-S PIERROT M-S POSEIDONE 193 5130,89 37,45 8,98 S 136,68 RIBE M-S 17 ROMA M-S 4006,91 ROSA MARCHETTI M-S 175,95 S.ANDREA M-S 8903,49 S.ANDREA DOP BARAGGIA M-S 517,3 SALVO M-S 0,13 SAMBA M-S 302,08 SARA M-S 32 SATURNO M-S 37,15 SAVIO SCIROCCO M-S 693,41 S 598,92 SCUDO M-S 431,56 SELENIO M-S 18405,05 SIRMIONE M-S 9,14 SISR215 M-S 3727,25 M-S 321,46 M-S 3211,24 SPRINT TEA S THAIBONNET 16,55 ULISSE S 1373,05 VIALONE NANO S 3940,84 VIALONE NANO IGP VERONESE S 165,81 VOLANO S 16205,51 YUME Totale complessivo M-S 74067,02 130850,8 265,45 28881,66 233799,5 182 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana Tab. 2. Ripartizione per provincia delle varietà: S=sensibili, M-S=medio sensibili, T=tolleranti, valori espressi in ettari Provincie S M-S T Totale Alessandria 3029,73 4094,54 1173,37 8297,64 Biella 1606,78 1897,66 425,59 3930,03 5359,3 1620,79 282,36 7262,45 Lodi 1260,54 285,4 369,72 1915,66 Milano 8646,45 2435,58 2349,3 13431,33 Mantova 1260,25 92,72 12,5 1365,47 Novara 3718,82 25630,53 4326,63 33675,98 Ferrara Oristano Pavia 844,65 1292,09 411,07 2547,81 29699,2 43386,77 10703,78 83789,75 Rovigo 740,76 210,65 17,9 969,31 Vercelli 17266,5 45736,76 8782,72 71785,98 Verona 1754,34 122,39 0 1876,73 Seconda Parte. Allegati | 183 Allegato 6. La registrazione del triciclazolo: evoluzione recente A cura di Dow AgroSciences Italia srl 1. La registrazione nazionale del Beam Il triciclazolo rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela della risicoltura italiana essendo la molecola fungicida largamente più impiegata per il controllo del patogeno Pyricularia grisea che causa il brusone del riso. In Italia la “questione brusone” esplode negli anni ’90 destando preoccupazione crescente tra i risicoltori che si trovano improvvisamente a dover fronteggiare pesantissime perdite di produzione. Urge una soluzione. Una volta appurata l’assenza di adeguati mezzi tecnici disponibili in Italia, la necessità di contrastare la malattia porta a rivolgere lo sguardo oltre i confini nazionali. All’epoca la Spagna era il solo paese europeo in cui fosse autorizzato all’immissione in commercio l’unico agrofarmaco in grado di controllare efficacemente il brusone del riso. Il prodotto spagnolo BIM a base di triciclazolo viene quindi immediatamente identificato come l’arma a cui ricorrere per bloccare l’avanzata della malattia. In mancanza di prodotti regolarmente autorizzati in Italia, i risicoltori sono costretti a gestire la problematica in regime d’emergenza barcamenandosi tra i pochi mezzi a disposizione e ricorrendo infine all’importazione illegale di BIM dalla Cina. In un simile contesto il Ministero della Salute si trova a dover agire sia per dare una risposta ai risicoltori sia per risolvere il problema di salute pubblica conseguente all’appurato impiego sul territorio nazionale di un agrofarmaco non autorizzato, importato illegalmente, per il quale non fosse stata preliminarmente verificata la sicurezza nei confronti dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Nel 1996 Dow AgroSciences inoltra alle autorità italiane la richiesta di registrazione del prodotto fitosanitario BEAM. Facendosi portavoce degli interessi dei risicoltori, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, al fine di ve- 184 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana locizzare il processo, chiede al Ministero della Salute l’applicazione della procedura d’urgenza che viene prontamente accettata. Nel 1998, con tempi brevissimi, BEAM viene quindi autorizzato all’immissione in commercio anche in Italia. Dall’epoca della registrazione ad oggi, BEAM ha efficacemente contribuito al controllo del patogeno e continua ad essere riconosciuto come uno strumento fondamentale per la salvaguardia del settore produttivo risicolo. Tant’è che di fronte ai recenti esiti negativi della revisione europea della sostanza attiva ai fini dell’eventuale inclusione nell’Allegato I della Direttiva 91/414/CEE, i risicoltori italiani e degli altri paesi europei coltivatori di riso (Spagna, Portogallo e Grecia), allarmati dal rischio di perdere uno strumento tecnico così importante per le loro aziende agricole, si sono ampiamente mobilitati a difesa del triciclazolo. Mediante l’azione congiunta dell’Ente Nazionale Risi, del Sindacato Europeo dei Risicoltori e di varie associazioni di categoria hanno letteralmente investito le autorità locali ed europee di richieste di sostegno alla molecola. 2. La revisione europea del triciclazolo Il primo programma di revisione delle sostanze attive note da parte della Commissione europea prevedeva specifiche scadenze secondo il calendario di lavoro definito organizzando le molecole in quattro liste con conclusione fissata al 31 dicembre 2008. Il ritardo accumulato per la valutazione delle sostanze della Lista 1 e della Lista 2 aveva portato la Commissione europea e l’EFSA a dover valutare quelle delle Liste 3 e 4 in tempi brevissimi. Sulla base di un nuovo processo di revisione decretato dal Reg. (CE) N. 1095/2007 si è quindi velocizzata la Seconda Fase, pertanto modificata rispetto a quanto precedentemente attuato per le sostanze delle Liste 1 e 2. Il citato Regolamento ha introdotto l’impossibilità per il notificante di presentare nuovi studi, se non espressamente richiesti dallo Stato Membro Relatore in accordo con l’EFSA, e la suddivisione delle sostanze attive in classi differenti. Ha definito quindi diverse procedure di valutazione dei dossier per le diverse classi di sostanze, tra cui due iter abbreviati non contemplanti il parere scientifico dell’EFSA: 1) immediata non iscrizione -”Dark Red Route”- per sostanze presentanti manifestamente effetti nocivi e 2) immediata iscrizione -”Green Route”- per sostanze manifestamente prive di effetti nocivi. L’attività EFSA, nell’ottica di ottimizzare le risorse, è stata quindi concentrata sui casi più problematici al fine della decisione in merito all’iscrizione della sostanza attiva nell’Allegato I. Per accelerare ulteriormente la procedura, nei casi dubbi, è stata introdotta la possibilità di ricorrere alla “withdrawal option”, ossia al ritiro volontario ma temporaneo dal programma di revisione di sostanze che avrebbero richiesto un approfondimento anche in virtù di informazioni addizionali resesi disponibili da parte del notificante. In questo caso la Commissione europea ha Seconda Parte. Allegati | 185 offerto al notificante la possibilità di ripresentare, tramite la Procedura Accelerata prevista del Capo III del Reg. (CE) N. 33/2008, una nuova richiesta di iscrizione della sostanza nell’Allegato I (“re-submission”) fornendo unicamente gli studi necessari a rispondere alle domande aperte. Il triciclazolo, iscritto nella Lista di revisione 3B mediante il Reg. (CE) N. 1490/2002, è stato valutato dalle autorità francesi che, nel loro ruolo di Stato Membro Relatore, hanno pubblicato il Draft Assessement Report nell’agosto 2007 proponendo la non iscrizione nell’Allegato I della Direttiva 91/414/CEE sulla base di conclusioni che Dow AgroSciences non ha mai condiviso e alle quali ha contro-argomentato in tutte le sedi possibili. Nel novembre 2007 Dow AgroSciences, ritenendo ingiustificata l’immediata sospensione del triciclazolo dal processo di inserimento in Allegato I (Dark Red Route), non sussistendo per la molecola chiare indicazioni di effetti pericolosi ai sensi dell’Allegato VI del Reg. (CE) N. 1095/2007, ha quindi trasmesso alla Commissione europea le proprie contro-deduzioni richiedendo che la sostanza attiva fosse eleggibile per il ritiro volontario (withdrawal) da parte del notificante allo scopo di procedere alla re-submission del dossier. Contestualmente ha inoltrato al Ministero della Salute l’invito ad assumere, in quanto principale produttore europeo di riso, il ruolo di nuovo Stato Relatore per la valutazione accelerata del dossier europeo del triciclazolo. Invito che è stato prontamente accettato dalle autorità italiane, fortemente interessate al destino del triciclazolo. Nel frattempo l’Ente Nazionale Risi, d’accordo con la Regione Lombardia e la Regione Piemonte, ha trasmesso al Ministero della Salute e al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali la richiesta di Uso Essenziale per l’impiego del triciclazolo sulla coltura del riso al fine di non perdere tale importante prodotto nel caso in cui la Commissione non avesse accettato la proposta di withdrawal. Il processo di valutazione si è concluso con la mancata iscrizione del triciclazolo nell’Allegato I, votata durante la riunione del Comitato Permanente svoltasi a Bruxelles il 20 maggio 2007 e pubblicata con Decisione della Commissione europea 2008/770 del 30 settembre. Questa presa di posizione, che penalizza pesantemente tutto il comparto risicolo del Sud Europa ed in particolare quello italiano, dimostra che la Commissione europea non ha purtroppo tenuto in considerazione né le proposte avanzate dal Ministero della Salute di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, né la massiccia mobilitazione delle organizzazioni risicole europee. Dow AgroSciences, sempre convinta che la decisione presa sia eccessiva e ingiustificata, ha continuato ad investire sul BEAM lavorando agli studi destinati a costituire parte integrante della re-submission per garantire ai risicoltori di disporre ancora a lungo di questo valido mezzo di controllo del brusone del riso. Nel marzo 2009 ha presentato nuova domanda di iscrizione secondo la specifica Procedura Accelerata prevista dal Capo III del Reg. (CE) N. 33/2008, rispettando appieno le tempistiche dettate dalla stessa. Purtroppo uno degli studi condotti in 186 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana tempo per la re-submission ha rilevato l’esistenza di nuovi metaboliti che necessitano quindi di caratterizzazione mediante ulteriori studi. Però l’articolo 18.3 del citato regolamento prevede che, nel contesto della Procedura Accelerata, il notificante non possa inoltrare allo stato relatore nuovi studi ma solo informazioni aggiuntive. Dow AgroSciences, suo malgrado, si è quindi vista costretta a ritirare il dossier del triciclazolo dal processo di valutazione accelerata in attesa di inoltrarlo nuovamente secondo la Procedura Regolare definita dal Capo II dello stesso regolamento. Questo inaspettato sviluppo ha avuto come malaugurata conseguenza un allungamento del processo di autorizzazione europea della sostanza attiva. 3. La richiesta dell’uso di emergenza per il Beam Alla luce di questa sfortunata circostanza, comportante un allungamento dei tempi di rivalutazione della sostanza attiva, il 30 novembre 2009 Dow AgroSciences ha chiesto al Ministero della Salute di autorizzare per l’anno 2010, in base a quanto previsto dall’art.8 della Dir. 91/414/CEE, l’uso di emergenza del prodotto fitosanitario BEAM al fine di continuare ad assicurare la difesa dal brusone del riso. Il 30 marzo 2009 l’autorizzazione nazionale all’immissione in commercio del BEAM è stata infatti revocata ed alla fine di novembre è terminata ogni possibilità di commercializzare i quantitativi regolarmente prodotti e giacenti sul mercato come scorte utilizzabili fino al 30 marzo 2010. Alla luce del ruolo chiave della sostanza attiva triciclazolo nella lotta contro il brusone del riso e della necessità, in vista della campagna di semina, di preservare la coltura ed evitare danni al raccolto, nella scorsa primavera il Ministero della Salute ha firmato il decreto relativo all’uso di emergenza del BEAM. Tenuto conto delle numerose richieste giunte dall’Ente Risi e dalle Associazioni degli agricoltori, la Commissione Consultiva per i Prodotti Fitosanitari, riunita in sessione plenaria durante la riunione del 13 aprile 2010, ha espresso parere positivo al rilascio di un’autorizzazione eccezionale della durata di 120 giorni in base al Decreto Dirigenziale 26 aprile 2010 emanato dalla Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione La richiesta dell’uso d’emergenza è stata fortemente sostenuta dai risicoltori italiani che auspicano anche per il 2011 l’immissione in commercio in circostanze eccezionali del BEAM per fronteggiare la prossima campagna risicola e continuare a disporre di questo fondamentale strumento per la salvaguardia del riso in attesa della nuova autorizzazione europea del triciclazolo. Il mondo risicolo si è infatti pronunciato in più occasioni, a livello sia nazionale sia europeo, sul ruolo chiave che la sostanza attiva riveste nel contenimento del brusone e continua ad esprimere grande preoccupazione per le gravi conseguenze che la scomparsa del BEAM dal mercato determinerebbe sulla prossima campagna di coltivazione del Seconda Parte. Allegati | 187 riso, comportando l’impossibilità di far fronte alla crescente recrudescenza manifestata negli ultimi anni dal patogeno. 4. Il problema dell’importazione illegale Alla luce della situazione di reale emergenza del comparto risicolo, è facile prevedere come il venir meno in Italia di ogni autorizzazione del BEAM possa comportare un immediato e significativo incremento del ricorso all’importazione illegale del prodotto. Tale sospetto è avvalorato anche dalla tendenza all’aumento delle superfici agricole destinate alla coltivazione del riso, nonché alla diffusione di nuove varietà, tanto apprezzate dal consumatore quanto sensibili agli attacchi del brusone. Dow AgroSiences è da tempo impegnata sia a livello nazionale (attraverso la campagna promossa da Agrofarma ‘Stop agli Agrofarmaci Illegali’) che internazionale (attraverso l’iniziativa promossa dall’ECPA ‘Counterfeit Pesticides Across Europe: Facts, Consequences and Actions Needed’) nella lotta ai fitofarmaci illegali. Dal 1998 ad oggi ha presentato nelle sedi più opportune numerose denunce relative alla vendita o all’impiego di BEAM contraffatto. Nonostante le segnalazioni ed il coinvolgimento dei reparti del N.A.S. operanti in “zona riso”, il fenomeno è infatti ancora lungi dall’essere debellato. Negli ultimi dieci anni numerosi sono stati gli interventi di rilievo del N.A.S. carabinieri di Torino che hanno portato al sequestro di alcuni depositi non autorizzati e al rinvenimento di fitofarmaci anonimi o contraffatti di origine cinese e di confezioni contrabbandate da Paesi Comunitari con etichetta in lingua straniera. Il redditizio mercato degli agrofarmaci contraffatti, adulterati, non autorizzati e potenzialmente pericolosi per la salute pubblica è infatti sempre più prospero e il venir meno della registrazione ministeriale del BEAM rischia di dare ulteriore impulso a questo fenomeno, spostando l’approvvigionamento di prodotto dal contesto della legalità a quello della totale illegalità. L’autorizzazione dell’uso di emergenza del BEAM per l’anno 2011 potrebbe giocare un ruolo chiave nel contenimento della problematica. 5. “Secondary approval”: inserimento del Beam nei disciplinari di produzione integrata A riprova dell’importanza del BEAM per il settore risicolo italiano si sottolinea come prima la regione Lombardia e poi la regione Piemonte abbiamo provveduto, per rispondere all’esigenza dei risicoltori, ad inserirlo nei disciplinari di produzione integrata del riso rispettivamente a partire dall’annata 2007 e 2008. All’epoca della decisione della Regione Lombardia l’inserimento di un prodotto fitosanitario nei disciplinari di produzione integrata era strettamente dipendente 188 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana dalla sua classificazione tossicologica e la presenza in etichetta del simbolo Xn (nocivo) rappresentava un chiaro criterio di esclusione. L’unico principio attivo presente nell’allora disciplinare in riferimento alla difesa integrata del riso dal brusone era l’azoxystrobin del prodotto fitosanitario AMISTAR, non classificato dal punto di vista tossicologico. La necessità di disporre del triciclazolo per un efficace contenimento della Pyricularia grisea ha fatto ascrivere il BEAM fra i prodotti ammessi, pur essendo classificato nocivo. Per l’annata 2009 la presenza del triciclazolo nei disciplinari di produzione integrata del riso è stata confermata, come si evince dal documento inerente alle norme tecniche della Regione Piemonte: Difesa integrata del riso Sostanze attive e ausiliari Limitazioni d’uso e note Avversità Criteri di intervento Crittogame Fusariosi (Fusarium spp.) Interventi chimici: ammessa solo la concia delle sementi Elmintosporiosi (Drechslera oryzae) Interventi chimici: ammessa solo la concia delle sementi flutriafol Brusone (Pyricularia oryzae) Interventi chimici: si consiglia di intervenire nei terreni sciolti tra la fase di botticella e la spigatura al verificarsi delle condizioni idonee alle infezioni: - bagnatura da pioggia o rugiada di almeno 12 ore - temperatura superiore a 24°C - umidità relativa dell’aria superiore al 90% Interventi agronomici: - fare uso di varietà tolleranti - evitare somministrazione eccessiva di azoto - evitare semine troppo ritardate - evitare semine troppo fitte azoxystrobin triciclazolo flutriafol Fitofagi, Crostacei Coppette (Triops cancriformis) Interventi agronomici: asciutta Non sono ammessi interventi chimici Insetti Ditteri Chironomidi (Chironomus spp.) (Cricotopus spp.) Interventi agronomici: asciutta Non sono ammessi interventi chimici Ditteri Efidridi (Hydrellia griseola) Interventi agronomici: asciutta Non sono ammessi interventi chimici Vermi Vermi di risaia (Anellidi) Interventi agronomici: asciutta Non sono ammessi interventi chimici Al massimo 1 trattamento fungicida all’anno solo su varietà sensibili Si sottolinea come tali norme tecniche relative all’azione 214.1 del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 (applicazione delle tecniche di produzione integrata) ed ai programmi operativi inerenti le tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale di cui al Reg. (CE) N. 1234/2007 siano state predisposte in Seconda Parte. Allegati | 189 accordo con i criteri generali approvati dalla Commissione europea e abbiano ricevuto il parere di conformità alle linee guida nazionali da parte del Comitato produzione integrata (CPI). L’inquadramento regolatorio dei fungicidi autorizzati in Italia per il riso a dicembre 2010 Triciclazolo (BEAM) Flutriafol (IMPACT) Azoxystrobin (AMISTAR) Propiconazolo (TILT) Iprodione (ROVRAL) Dir. 91/414/CEE: Lista di revisione delle sostanze attive esistenti 3 3 Nuova sostanza attiva 1 1 Dir. 91/414/CEE: Iscrizione nell’Allegato I NO NO Dir. 1998/47/CE del 25.06.1998 Dir. 2003/70/CE del 17.07.2003 Dir. 2003/31/CE del 11.04.2003 Dir. 91/414/CEE: Decisione per la non iscrizione nell’Allegato I Decisione 2008/770/CE del 30.09.2008 Decisione 2008/934/CE del 5.12.2008 NO NO NO Reg. (CE) N. 1095/2007: Ritiro volontario e temporaneo del supporto da parte del notificante NO SI NO NO NO Reg. (CE) N. 33/2008: Presentazione di ulteriori dati SI SI NO NO NO Disponibilità degli agrofarmaci Revocato. Approvato l’uso di emergenza per la campagna 2010 Fino al 31 dicembre 2011 SI SI SI Studi & RiceRche Il riso è una delle principali produzioni cerealicole del nostro paese ed in particolare è un elemento di rilevo dell’agricoltura di alcune aree vocate del Nord Italia. È proprio in queste aree, però, che la coltura del riso mostra un’elevata sensibilità al brusone, malattia causata dal patogeno fungino Pyricularia grisea, in progressiva diffusione, che determina negli anni in cui si manifesta con forte gravità ingenti danni alla produzione risicola. Il principale strumento di difesa dalla malattia è rappresentato dall’impiego di agrofarmaci. In Italia sono stati autorizzati fin dagli anni ’90 prodotti a base di due sostanze attive: triciclazolo e azoxystrobin. In assenza del loro impiego, le contrazioni produttive legate alle epidemie di brusone sono state stimate nell’ordine del 40%. Nel 2007 però la revisione europea del triciclazolo ai sensi della Dir. 91/414/CEE si è conclusa negativamente, portando alla revoca delle autorizzazioni nazionali degli agrofarmaci contenenti tale sostanza attiva. Dietro forte sollecitazione dei risicoltori, il Ministero della Salute ha autorizzato l’uso di emergenza in Italia del triciclazolo, come strumento indispensabile per la difesa del riso dal brusone, nell’attesa che venga avviato un nuovo processo di valutazione europeo di questa molecola. In questo contesto si è sviluppato lo studio di Nomisma che, partendo da un’analisi sull’importanza della coltura del riso in Italia, descrive caratteristiche e diffusione del brusone ed offre un esame delle possibili strategie di difesa, della loro efficacia e del loro impiego da parte dei risicoltori italiani. Sulla base di queste informazioni è stata impostata una simulazione per scenari, che delinea i potenziali impatti sulla risicoltura italiana legati, da un lato, alla fuoriuscita dal mercato del triciclazolo e, dall’altro, all’eventualità di una mancanza completa di agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone. Questo secondo scenario è reso plausibile dalla possibilità che l’azoxystrobin, qualora divenga l’unico prodotto disponibile sul mercato e sia perciò utilizzato sull’intera superficie risicola italiana, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del patogeno. DISTRIBUZIONE AGRA EDITRICE e 18,00 IVA inclusa