del triciclazolo

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del triciclazolo
Il ruolo economico
del triciclazolo
nella risicoltura italiana
Il ruolo economico
del triciclazolo
nella risicoltura
italiana
Il ruolo economico del triciclazolo
nella risicoltura italiana
Copyright © 2011 Nomisma Spa
Edito da A.G.R.A. srl
via Nomentana 257
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A cura di
Lo studio è stato realizzato per Dow Agrosciences.
Finito di stampare
nel mese di giugno 2011
La realizzazione del lavoro è stata possibile grazie
al contributo di un team di esperti. Si ringrazia in
particolare il Prof. Paolo Cortesi dell’Università
degli Studi Milano che ha curato l’approfondimento
relativo alla difesa dal brusone; lo studio Agrosfera di Vercelli per la realizzazione dell’indagine in
campo presso i risicoltori, per il supporto operativo
e le preziosissime informazioni sulla coltura del riso;
l’Ente Nazionale Risi che, oltre a rendere disponibili
i propri dati e le proprie pubblicazioni, ha curato
l’analisi sulla malattia; infine l’Istituto Nazionale
di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione – Ente
Nazionale Sementi Elette che ha fornito indicazioni
sulla presenza di brusone sulle colture da seme.
Realizzazione editoriale: Agra srl
Progetto grafico: Blu omelette
Illustrazione: Emiliano Ponzi
Stampa: Das Print – Roma
Tutti i diritti sono riservati a Dow Agrosciences.
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
o utilizzata in alcun modo, senza l’autorizzazione
scritta di Dow Agrosciences, né con mezzi
elettronici né meccanici, incluse fotocopie,
registrazione o riproduzione attraverso qualsiasi
sistema di elaborazione dati.
Il Gruppo di Ricerca di Nomisma
Ersilia Di Tullio (Responsabile Unità Sviluppo)
Stefano Baldi (ricercatore Area Agricoltura ed
Industria alimentare)
Le rilevazioni in campo sono state realizzate da
Agro-sfera (VC) di Massimo e Maurizio Tabacchi.
Indice
Presentazione del progetto 11
1. La risicoltura italiana 13
1.1 Il ruolo della risicoltura italiana nel contesto mondiale 13
1.2. La coltura del riso in Italia 14
1.3. La bilancia commerciale 18
1.4. Il ruolo della risicoltura in alcuni specifici ambiti territoriali 19
1.5. La trasformazione del riso in Italia 22
2. Il brusone del riso, caratteristiche e diffusione 23
2.1. Genesi e diffusione del brusone su scala mondiale 23
2.2. Gli effetti del brusone sul riso 24
2.3. I fattori predisponenti le epidemie di brusone in Italia 25
2.4. Evoluzione e diffusione del brusone in Italia 27
2.5. Diffusione territoriale della malattia 29
2.6. Le varietà di riso e la sensibilità al brusone 30
3. I sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana 35
3.1. Varietà resistenti 35
3.2. Mezzi agronomici di difesa 36
3.3. Trattamenti fungicidi 37
3.4. Le performance agronomiche del riso con diversi sistemi di difesa chimica
dal brusone 40
3.5. I costi dei sistemi di difesa chimica dal brusone 43
6 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
4. La diffusione dei diversi sistemi di difesa dal brusonenella risicoltura
italiana 45
4.1. La diffusione dei sistemi di difesa chimica 46
4.2. La percezione dei risicoltori nei confronti del brusone 50
5. La difesa dal brusone del riso in Italia: scenari evolutivi 55
5.1. Premessa 55
5.2. La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente 56
5.3. Le simulazioni di impatto 57
6. Considerazioni conclusive 69
6.1. La filiera del riso in Italia 69
6.2. Il brusone e le strategie di difesa del riso 70
6.3. Una valutazione sintetica delle due sostanze attive 70
6.4 Diverse strategie di difesa dal brusone: gli impatti sulla risicoltura italiana 71
7. Appendice metodologicadell’analisi per scenari 75
7.1. Definizione della SITUAZIONE ATTUALE 75
7.2. Elaborazione degli scenari 78
8. Bibliografia 81
Allegato 1. Il brusone del riso: danni causati dalle epidemie e ottimizzazione
della difesa con triciclazolo 87
A cura di Paolo Cortesi
Introduzione 87
Il brusone 88
Ciclo biologico di Magnaporthe oryzae 89
Epidemiologia del brusone 91
La difesa del riso in Italia 96
Materiali e metodi 101
Risultati 108
Conclusioni 130
Alcune considerazioni finali 134
Bibliografia 135
Indice | 7
Allegato 2.
Analisi andamento della semina interrata negli anni 2004-2010 141
A cura di Cesare Cenghialta
Allegato 3. Diffusione territoriale della malattia Pyricularia grisea su riso in
Piemonte e Lombardia 143
A cura di Maurizio Tabacchi
Allegato 4. La presenza di brusone nelle colture di riso da seme Campagna
2008-2009 155
A cura di Luigi Tamborini
Introduzione 155
Le colture da seme 156
Analisi della presenza di brusone 156
Conclusioni 158
Campagna 2009-2010 159
La presenza di brusone nelle colture da seme 2009 159
Analisi varietale 161
Conclusioni 161
Cenni sull’andamento climatico delle campagne 1996–2009, con particolare
riferimento alla presenza di brusone 161
Allegato 5. Situazione delle varietà di riso coltivate in Italia in relazione alla
malattia Pyricularia grisea 177
A cura dell’Ente Nazionale Risi
Allegato 6. La registrazione del triciclazolo: evoluzione recente 183
A cura di Dow AgroSciences Italia srl
1. La registrazione nazionale del Beam 183
2. La revisione europea del triciclazolo 184
3. La richiesta dell’uso di emergenza per il Beam 186
4. Il problema dell’importazione illegale 187
5.“Secondary approval”: inserimento del Beam nei disciplinari di produzione
integrata 187
|9
Prima Parte
Progetto
Prima Parte. Progetto | 11
Presentazione del progetto
Il riso rappresenta un elemento di rilievo per l’agricoltura italiana (238.500 ettari
di superficie investita e oltre 1,6 milioni di tonnellate di riso greggio prodotte nel
2009/10). Sebbene in termini assoluti questa produzione non sia fra le prime a livello nazionale, essa caratterizza fortemente la filiera agroalimentare di alcune aree
vocate del paese localizzate nel Nord Italia (Novara e Vercelli in Piemonte; Pavia,
Milano e Mantova in Lombardia; Verona nel Veneto; Ferrara in Emilia-Romagna).
È proprio in queste aree, però, che la coltura del riso mostra un’elevata sensibilità
al brusone, una malattia causata dal parassita fungino Magnaporthe oryzae. Questa
patologia sta assumendo nel tempo un’importanza sempre più rilevante, causando negli anni in cui si manifesta con forte gravità ingenti danni alla produzione di
riso, come è accaduto nel 2008.
Il principale strumento di difesa dalla malattia è rappresentato dall’impiego di
agrofarmaci. A tal fine al termine dagli anni ‘90 sono stati autorizzati in Italia prodotti a base di due sostanze attive: il triciclazolo e l’azoxystrobin. In assenza del
loro impiego, le conseguenti contrazioni produttive legate alle epidemie di brusone sono state stimate nell’ordine del 40%.
Nel 2007 però la revisione europea del triciclazolo ai sensi della Dir. 91/414/CEE
si è conclusa negativamente, portando alla revoca delle autorizzazioni nazionali
degli agrofarmaci contenenti la molecola. In attesa che Dow AgroSciences avvii il
prima possibile un nuovo processo di valutazione europeo della sostanza attiva,
in seguito delle forti sollecitazioni dei risicoltori e delle loro rappresentanze che
ritengono il triciclazolo fondamentale per la difesa dal brusone, il Ministero della
Salute ha concesso per l’anno 2010 l’uso di emergenza in Italia.
È in questo contesto che è stato sviluppato il progetto di Nomisma, i cui risultati
sono presentati in questo Rapporto. Lo studio realizzato, partendo da un’analisi
sull’importanza della coltura del riso in Italia, descrive caratteristiche e diffusione
12 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
del brusone in Italia ed offre un’analisi delle possibili strategie di difesa, della loro
efficacia e del loro impiego da parte dei risicoltori italiani. Sulla base di queste
informazioni è stato possibile, attraverso una simulazione per scenari, delineare i
potenziali impatti sulla risicoltura italiana legati, in prima battuta, alla fuoriuscita
dal mercato del triciclazolo e, successivamente, nell’eventualità di una mancanza
completa di agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone. Questo secondo scenario
è reso plausibile dalla possibilità che l’azoxystrobin, qualora divenga l’unico prodotto disponibile sul mercato e sia perciò utilizzato sull’intera superficie risicola
italiana, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del patogeno.
Nomisma ha realizzato l’analisi economica grazie al contributo scientifico dal
Prof. Paolo Cortesi che ha offerto con un proprio studio le informazioni di natura
fitopatologica sul brusone e le strategie di difesa chimica, al supporto informativo
sulla coltura del riso fornito dell’Ente Nazionale Risi e dall’Ente Nazionale Sementi
Elette ed all’analitica descrizione dei comportamenti e delle percezioni dei risicoltori relativamente alla difesa dal brusone raccolti in campo da Agro-sfera.
Prima Parte. Progetto | 13
1.
La risicoltura italiana
1.1 Il ruolo della risicoltura italiana nel contesto mondiale
Il riso, insieme a mais e grano, è fra i cereali di maggiore importanza economica
a livello mondiale. Nel 2007 sono stati prodotti complessivamente 657 milioni di
tonnellate di riso greggio, dei quali oltre il 50% nelle sole Cina ed India (figura
1.1).
Figura 1.1. Produzione di riso greggio: primi 20 Paesi (2007)
Cina
India
Indonesia
Bangladesh
Vietnam
Tailandia
Birmania
Filippine
Giappone
Brasile
USA
Pakistan
Egitto
Cambogia
Repubblica di Corea
Nepal
Madagascar
Nigeria
Sri Lanka
Colombia
Produzione mondiale:
657 mln tonn.
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati FAO.
Pur trattandosi di una produzione caratteristica del continente asiatico, il riso
viene coltivato anche nell’Unione Europea, dove la produzione complessiva si
è attestata nel 2009 a poco meno di 3,2 milioni di tonnellate. L’Italia è il primo
14 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
produttore europeo di riso (52% delle superfici e della produzione dell’UE a 27),
seguita a distanza da Spagna (con circa la metà della produzione italiana), Grecia,
Portogallo e Francia e da alcuni Paesi dell’Est Europeo (Romania, Bulgaria ed Ungheria) (tabella 1.1). Nel corso degli ultimi anni la coltura ha incrementato sia le
superfici che la produzione, per effetto di una generalizzata espansione in tutti i
paesi produttori; questa dinamica è poi particolarmente accentuata nei piccoli produttori dell’Est, in cui oltre ad aumentare gli investimenti in ettari si sta verificando
soprattutto un rapido incremento della resa per ettaro.
La produzione europea non è però in grado di soddisfare il consumo interno: il
grado di auto-approvvigionamento dell’UE a 27 si attesta al 65% nel 2007, seguendo un percorso di progressiva contrazione rispetto agli anni precedenti. L’incremento dei consumi interni, infatti, procedendo ad un ritmo più sostenuto rispetto
al pur significativo incremento produttivo, alimenta la progressiva apertura della
forbice fra importazioni ed esportazioni (nel 2007 il deficit commerciale della bilancia risicola europea si è attestato a -794.000 tonnellate).
Tabella 1.1. Produzione e superfici di riso greggio nell’UE a 27 (2009°)
Produzione di riso greggio
Italia
(.000 tonn)
SAU
variaz. 09/07
(.000 ha)
Rese
variaz. 09/07
tonn/ha
1.644
10,1%
238
2,3%
6,9
Spagna
880
19,2%
119
16,7%
7,4
Grecia
208
15,6%
29
13,1%
7,1
Portogallo
164
5,7%
27
7,0%
6,1
5,9
Francia
125
14,6%
21
0,5%
Altri paesi
145
90,3%
25
47,5%
5,8
3.165
15,1%
460
8,4%
6,9
Totale UE 27
° Stime Copa-Cogeca.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat e Copa-Cogeca.
1.2. La coltura del riso in Italia
Il riso occupa una posizione di rilievo fra le produzioni cerealicole del nostro
paese. Nonostante la sua diffusione in termini di superfici occupate sia meno rilevante rispetto ad altri cereali caratteristici della produzione agricola italiana, come
grano e mais, la sua importanza economica è legata al fatto che il riso è in grado di
generare un più elevato reddito per unità di superficie raggiungendo un valore di
poco inferiore ai 2.500 euro per ettaro1 (tabella 1.2).
1 A questo importo contribuiscono in maniera importante i contributi della PAC, che nel caso del
riso sono ancora presenti in forma accoppiata. Per determinare i dati di produzione a prezzi di base,
infatti, l’Istat utilizza i prezzi delle camere di commercio ed include i contributi erogati al settore
risicolo pari a 453€/ha.
Prima Parte. Progetto | 15
Tabella 1.2. Produzioni cerealicole italiane (2008)
Produz. Raccolta
PLV
Superficie
PLV/ha
.000 tonn
mln euro
.000 ha
euro/ha
Frumento duro
5.113
1.498
1.587
944
Mais
9.723
1.832
992
1.848
Frumento tenero
3.746
703
702
1.002
Orzo
1.237
212
331
642
Riso
1.389
558
224
2.489
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
Inoltre nel corso degli ultimi decenni la coltura del riso è stata caratterizzata
complessivamente da una dinamica positiva di crescita. Dal 1980 al 2008 la produzione nazionale ha realizzato un incremento del 51%, nonostante una flessione
agli inizi degli anni 2000. In particolare la produzione è cresciuta non solo nella
storica area piemontese (+27%), ma si è progressivamente estesa nelle vicine province lombarde, area in cui la produzione è praticamente raddoppiata (+94%) nel
corso degli ultimi trent’anni. Sono quindi Piemonte e Lombardia a rappresentare
il nucleo forte della produzione risicola nazionale, cui contribuiscono per circa il
95% (figura 1.2).
Figura 1.2. Trend della produzione di riso greggio in Italia (.000 di tonnellate, 1980-2008)
Lombardia
Piemonte
Italia
1600
+51%
1400
1200
1000
+27%
800
+94%
600
400
200
0
1980 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
Se il dato di lungo periodo evidenzia un trend di crescita, l’analisi delle ultime
annate mostra viceversa una certa oscillazione delle performance produttive, che
può essere ricondotta al variare delle condizioni climatiche, al verificarsi di attacchi
parassitari ed alle dinamiche di mercato che orientano le scelte di investimento dei
risicoltori. Nel corso degli ultimi 8 anni la coltura è stata comunque caratterizzata
da una dinamica tendenzialmente stabile: le superfici si sono attestate al di sopra
dei 220.000 ettari, la produzione varia fra 1,4 e 1,5 milioni di tonnellate di riso
16 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
greggio (o risone)2 e le 850.000-950.000 tonnellate di riso lavorato ed infine le rese
fluttuano fra le 6,2 e le 6,5 tonnellate per ettaro (tabella 1.3).
Tabella 1.3. Italia: andamento di superfici e produzione di riso greggio e lavorato (2003-2010)
Produzione lorda*
(riso greggio)
Produzione (riso
lavorato)
SAU
Resa
(riso greggio)
.000 tonn
.000 tonn
.000 ha
tonn/ha
2009/10
1.644
n.d.
238
6,9
2008/09
1.389
852
224
6,2
2007/08
1.540
950
233
6,6
2006/07
1.445
880
229
6,3
2005/06
1.445
875
224
6,5
2004/05
1.523
938
230
6,6
2003/04
1.448
831
220
6,6
2002/03
1.379
870
219
6,3
* Comprensivo dei reimpieghi aziendali.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi.
La campagna 2009/10 si è rilevata particolarmente positiva. Gli agricoltori, dopo
l’annata 2008/2009 in cui le elevate quotazioni di grano e mais avevano orientato
le scelte produttive a favore di questi cereali, sono ritornati ad investire sul riso,
portando la superficie ad oltre 238.000 ettari (+6% rispetto all’annata precedente).
La produzione si attesta sul valore record di 1,6 milioni di tonnellate di riso greggio, grazie sia alle elevate superfici, che alla presenza di rese medie molto elevate
(6,9 tonn./ha). Questa tendenza positiva sembra confermata anche per l’annata
2010/11: le stime relative alla superficie investita a riso in Italia si attestano sui
246.100 ettari, in crescita del 3,2% rispetto alla campagna precedente.
Parallelamente il comparto risicolo ha affrontato una fase di ristrutturazione a
favore di una progressiva specializzazione della produzione. A fronte, infatti, di
una progressiva contrazione del numero di imprese e di una superficie investita
costante si è assistito ad un incremento delle superfici medie aziendali risicole: il
dato medio per azienda è passato dai 45,7 ettari del 2003/04 ai 49,8 del 2008/09
(tabella 1.4).
2 Per risone si intende il prodotto greggio liberato dalle impurità (paglia, terriccio, pietre, semi di
altre piante, ecc.); il riso semigreggio o sbramato, è privato della lolla; dopo una serie di trattamenti
(lucidatura, brillatura, ecc.) effettuati dall’industria risiera il riso lavorato è reso idoneo al consumo.
Da questo processo di lavorazione si ottengono inoltre vari sottoprodotti, che sono genericamente
indicati come rotture di riso.
Prima Parte. Progetto | 17
A conferma della positiva dinamica che il comparto sta vivendo, nella campagna
produttiva in corso si registra un ulteriore consolidamento dell’investimento medio aziendale (fino ai 51,3 ettari per azienda), che avviene pur in presenza di una
ripresa del numero di imprese impegnate nella coltura (circa +150 unità).
Tabella 1.4. Risicoltura italiana: aziende e superfici medie
SAU
Aziende
.000 ha
unità
SAU per azienda
ha
2009/10°
238
4.652
51,3
2008/09
224
4.501
49,8
2007/08
233
4.712
49,4
2006/07
229
4.771
47,9
2005/06
224
4.854
46,2
2004/05
230
4.918
46,7
2003/04
220
4.818
45,7
° Stime Ente Risi.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi.
In Italia sono seminate ogni anno molte varietà di riso; in particolare, l’Ente
Nazionale Risi ne rileva più di 40 diverse, appartenenti a quattro principali gruppi
varietali: Tondo, Medio, Lungo A e Lungo B (figura 1.3). La maggior parte della
produzione fa riferimento alle varietà del gruppo Lungo A (che comprende le varietà parboiled e quelle da risotto destinate al consumo interno, fra le quali le più
pregiate sono Carnaroli, Arborio, Volano, Baldo, Sant’Andrea, Roma) che occupano circa il 44% della superficie nazionale di riso, seguite dalle varietà Lungo B (fra
le quali si trovano quelle di esportazione del tipo Indica) con il 29%, quindi dai risi
“comuni” o di tipo Tondo (23%) e da una limitata quota di varietà del tipo Medio
(fra le quali figura il Vialone nano), attestata al 4%.
Figura 1.3. Principali gruppi varietali di riso (ripartizione percentuale della superficie 2009)
Lungo A 44%
Lungo B 29%
Tondo 23%
Medio 4%
Superficie: 238.458 ettari
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi.
I principali artefici dell’incremento delle superfici del 2009 rispetto al 2008 sono
le varietà dei gruppi Lungo A e Tondo, che sono cresciute rispettivamente dell’11%
e del 19% rispetto all’anno precedente, mentre sono in flessione sia quelle del
gruppo Lungo B (-6%) che del Medio (-5%).
18 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1.3. La bilancia commerciale
La leadership produttiva europea del nostro Paese nel comparto del riso, alimenta un importante flusso di esportazioni di riso e sottoprodotti. In particolare,
grazie alla presenza sul territorio nazionale di un’industria risiera di eccellenza, la
gran parte del flusso di export è riconducibile al prodotto semilavorato e lavorato,
che rappresenta circa l’82% del valore complessivo delle esportazioni nazionali,
mentre la restante quota è rappresentata da riso greggio (risone) e semigreggio o
dai sottoprodotti della lavorazione, le rotture di riso3. Questo fa sì che la bilancia
commerciale sia caratterizzata da un surplus di circa 438 milioni di euro nel 2008,
legato in gran parte al riso lavorato e semilavorato. L’unica categoria in deficit è
quella del risone in cui il saldo commerciale è di 19 milioni di euro, ma la sua incidenza è limitata sul totale complessivo.
Nel corso degli ultimi anni la bilancia commerciale del riso ha mostrato una
dinamica vivace, registrando importanti incrementi dei flussi sia in entrata che in
uscita. Complessivamente nel periodo 2003-08 l’export è cresciuto del 90% raggiungendo i 557 milioni di euro, mentre le importazioni sono più che triplicate
attestandosi su 119 milioni di euro (tabella 1.5).
Tabella 1.5. Bilancia commerciale italiana di riso e sottoprodotti (2008)
Export
mil €
Semilavorato o lavorato
Import
var. 08/03
Saldo
mil €
var. 08/03
mil €
429
457
76%
28
201%
66
234%
62
145%
4
6
36%
24
848%
-19
Rotture di riso
28
177%
5
298%
23
Totale
557
90%
119
211%
438
Semigreggio
Risone
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat.
In riferimento alla destinazione finale del prodotto, il mercato comunitario costituisce il principale sbocco delle esportazioni nazionali, assorbendo circa l’83%
del riso inviato dall’Italia oltre confine. In particolare Francia, Germania, Belgio e
Regno Unito rappresentano i principali Paesi di destinazione del nostro prodotto,
sebbene in realtà il riso italiano raggiunga moltissimi Paesi nei diversi continenti
(tabella 1.6).
3 Per la classificazione dei diversi tipi di riso si veda la precedente nota 2.
Prima Parte. Progetto | 19
Tabella 1.6. Principali Paesi di destinazione dell’export di riso italiano (2008)
Esportazioni
miln €
%
EUROPA
523,2
93,4%
UE-27
467,6
83,5%
Francia
105,8
18,9%
Germania
91,1
16,3%
Belgio
61,8
11,0%
Regno Unito
49,6
8,9%
Repubblica Ceca
24,9
4,4%
Svizzera
11,9
2,1%
1,7
0,3%
3,6%
Russia
ASIA
20,0
Siria
8,8
1,6%
Libano
5,3
0,9%
Giordania
3,3
0,6%
Israele
1,5
0,3%
NORD AMERICA
8,0
1,4%
USA
6,4
1,1%
AFRICA
4,4
0,8%
OCEANIA
2,5
0,5%
CENTRO-SUD AMERICA
1,9
0,3%
560,0
100,0%
Mondo
Il valore totale delle esportazioni del dato Istat differisce leggermente rispetto al valore Eurostat.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
1.4. Il ruolo della risicoltura in alcuni specifici ambiti territoriali
La predisposizione del territorio e la tradizione colturale hanno favorito la concentrazione della risicoltura in alcune aree del Paese. Come precedentemente
indicato circa il 94% della produzione di questo cereale viene oggi realizzata in
due sole regioni: il Piemonte e la Lombardia (tabella 1.7). Nella pianura padana
occidentale, sede tipica delle aziende agrarie irrigue, le quattro province di Vercelli,
Novara, Pavia e Milano comprendono oggi, da sole, circa l’87% della superficie
investita a riso in Italia, sebbene la coltura sia diffusa anche in alcune province
limitrofe (Alessandria e Biella, Mantova e Lodi). Bacini produttivi, di dimensioni
nettamente inferiori, si trovano anche nei comprensori irrigui di altre regioni, fra
i quali in particolare in Veneto a Verona, in Emilia-Romagna nel ferrarese ed in
Sardegna nell’oristanese. La presenza del riso in altre aree (Toscana e Calabria) è
infine limitata a poche centinaia di ettari (figura 1.4).
Il valore delle rese in Piemonte e Lombardia è uguale o di poco superiore alle
6 tonn/ha, dato in linea anche con la media nazionale (6,2 tonn/ha). Fra le altre
aree di diffusione della coltura si distinguono la Sardegna e l’Emilia-Romagna, che
presentano rese produttive superiori al dato medio italiano (pari rispettivamente a
7,9 tonn/ha e 6,8 tonn/ha).
20 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Tabella 1.7. La coltura del riso per aree (2008)
2008
Piemonte
Superficie (sau)
ha
Produzione raccolta
% su tot
.000 tonn
Resa
% su tot
tonn/ha
6,0
117.625
52,5%
709
51,1%
Vercelli
72.554
32,4%
416
30,0%
5,7
Novara
33.082
14,8%
216
15,6%
6,5
Alessandria
7.702
3,4%
52
3,7%
6,8
Biella
3.938
1,8%
22
1,6%
5,6
Lombardia
93.382
41,7%
590
42,5%
6,3
Pavia
78.307
34,9%
508
36,6%
6,5
Milano
12.233
5,5%
65
4,7%
5,3
1332
0,6%
8
0,6%
5,9
Mantova
Lodi
Veneto
1502
0,7%
8
0,6%
5,6
2.918
1,3%
18
1,3%
6,0
Verona
1.670
0,7%
10
0,7%
6,2
Emilia-Romagna
6.625
3,0%
45
3,2%
6,8
Ferrara
6.145
2,7%
42
3,0%
6,8
297
0,1%
2
0,1%
6,0
Toscana
437
0,2%
3
0,2%
6,0
Sardegna
Calabria
2.912
1,3%
23
1,7%
7,9
Oristano
2.439
1,1%
20
1,4%
8,2
224.196
100,0%
1.389
100,0%
6,2
ITALIA
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
Figura 1.4. La localizzazione della risicoltura per province in Italia (superficie in ettari 2008)
0 - 100 ha
100 - 1.000 ha
1.000 - 10.000 ha
Oltre 10.000 ha
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
Prima Parte. Progetto | 21
Complessivamente la produzione agricola del riso si è attestata nel 2008 oltre
i 558 milioni di euro, della quale una quota pari al 94% fa riferimento alle sole
regioni Piemonte e Lombardia (figura 1.5). In realtà questa ricchezza fa prevalentemente riferimento alle 4 province in cui la coltura è maggiormente diffusa, nella
quali il riso rappresenta una produzione di grande rilievo e con una forte incidenza
sulla Produzione Lorda Vendibile (PLV) locale. A Vercelli la produzione agricola
del riso rappresenta circa la metà del totale, a Novara e Pavia oscilla fra il 27-29%,
mentre nella provincia di Milano si attesta intorno al 4% (figura 1.6).
In queste aree la coltivazione del riso assume anche una rilevante valenza legata alle tradizioni ed alla cultura locale. Una sostituzione con altri cereali, data
la loro minore redditività, genererebbe una contrazione della ricchezza prodotta
nell’area, oltre che una dispersione delle tradizioni e dei saperi locali legati alla
coltura del riso. Inoltre, l’eventuale diminuzione o scomparsa della coltura del riso
in queste province potrebbe seriamente comprometterne la produzione a livello
nazionale. È infatti difficile prevedere un’espansione della coltura in altre aree,
data la necessità di condizioni pedologiche e climatiche particolari, oltre che della
disponibilità di acqua irrigua.
Figura 1.5. PLV del riso per regione (2008)
Piemonte 53%
Lombardia 41%
Altre regioni 6%
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat.
Figura 1.6. Incidenza della PLV del riso sulla PLV totale nelle principali province risicole (2007)
PLV Altre produzioni
PLV Riso
4%
Milano
29%
Novara
27%
Pavia
49%
Vercelli
0
100
200
300
PLV (miln Euro)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Istat e UnionCamere.
400
500
600
22 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1.5. La trasformazione del riso in Italia
La risicoltura italiana rappresenta il primo anello della filiera che dal campo porta fino al consumo finale di riso. Ad essa è perciò strettamente connessa l’attività
di trasformazione, costituita da piccole imprese artigianali e da imprese industriali
di medie e grandi dimensioni, cui si affiancano inoltre le attività di trasformazione
realizzate nelle imprese risicole.
Non a caso a Pavia, Vercelli e Novara, le principali province risicole italiane, è
localizzato circa il 90% del potenziale industriale del settore risiero. Si tratta di circa
60 stabilimenti di trasformazione attivi nell’intero corso dell’anno che fanno riferimento a circa 40 imprese, alcune delle quali di grandi dimensioni (Curti, Colussi,
Gallo, Flora, Scotti, ecc.), che esprimono un fatturato superiore al miliardo di euro,
alimentando così, attraverso la valorizzazione della materia prima, un circuito virtuoso per l’economia locale4.
Il rapporto tra agricoltura ed industria risiera è in Italia molto stretto. Se si esclude il riso basmati importato dall’estero per completare la gamma dell’offerta soprattutto per la richiesta della grande distribuzione, il settore risicolo si approvvigiona esclusivamente di materia prima nazionale. Alla produzione italiana fa
riferimento, infatti, la materia prima di maggiore qualità; si tratta delle pregiate
varietà di riso per risotti (Carnaroli, Arborio, Volano, Baldo, Sant’Andrea, Roma,
Vialone Nano).
Lo stato di buona salute del comparto è testimoniato dal buon flusso di esportazioni di riso. L’Italia è, infatti, il principale produttore europeo di riso ed esporta prevalentemente nel mercato comunitario (Francia, Germania, Belgio e Regno
Unito) strutturalmente deficitario. In questo mercato il consumo del prodotto
sembra destinato ad aumentare nel medio e lungo periodo e pertanto, di fronte ad
una positiva congiuntura di mercato, esistono le condizioni per far crescere ulteriormente l’industria di trasformazione e con essa la risicoltura italiana.
4 Fonte: Associazione Italiana Risiere Italiane (AIRI).
Prima Parte. Progetto | 23
2.
Il brusone del riso,
caratteristiche e diffusione
5
2.1. Genesi e diffusione del brusone su scala mondiale
Il brusone, o piricularia, è senza dubbio tra le più pericolose patologie registrate
per la coltura del riso, nonché la malattia epidemica del riso più diffusa nel mondo
(Ou, 1985). Provocata dal patogeno Magnaporthe oryzae6, ha una grande importanza a livello mondiale sia per la sua diffusione territoriale - è presente in tutte le
zone di coltivazione del riso - sia per i danni considerevoli causati dalle epidemie,
che nei paesi tropicali possono compromettere addirittura la sopravvivenza della
coltura.
È presente in tutte le zone di coltivazione del riso; è, infatti, particolarmente diffusa in Asia, Europa, Centro e Sud America, ma è stata segnalata anche in regioni
risicole australiane e nord americane. La sua gravità è maggiore nelle coltivazioni
sommerse delle regioni temperate e in quelle tropicali situate ad alta quota. Meno
severe, invece, sono le epidemie nelle risaie delle aree tropicali pianeggianti in
presenza di un corretto governo delle acque.
5 Il capitolo riporta in maniera sintetica alcune indicazioni tecniche tratte dallo studio “Il brusone del
riso: danni causati dalle epidemie ed ottimizzazione della difesa con triciclazolo” realizzato dal Prof.
Paolo Cortesi (DiPSA – Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione della Biodiversità). Per una descrizione più analitica si può fare riferimento direttamente allo
studio riportato in Allegato 1 al presente lavoro.
6 Altre denominazioni del patogeno nelle sue diverse forme sono Pyricularia grisea (= Pyricularia
oryzae) e Magnaporthe grisea. In tutto il rapporto si utilizzerà la denominazione Magnaporthe oryzae
che fa riferimento al patogeno nella sua forma teleomorfa o sessuata.
24 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
In Cina la malattia fu segnalata già nel 1637 con il nome di “febbre del riso”,
mentre in Giappone le prime informazioni sulla sua presenza risalgono al 1704 e la
prima descrizione del patogeno è stata fatta da Shirai nel 1896. Negli Stati Uniti la
malattia è stata segnalata nel 1876 in Carolina del sud e pochi anni dopo, nel 1913,
venne riportata in India (Ou, 1985). Nel 1953 in Giappone, nonostante il trattamento chimico delle risaie, la perdita di raccolto causata dal brusone fu di 800.000
tonnellate e nel 1960 di 273.300 tonnellate, determinando contrazioni annuali della produzione totale comprese tra l’1,4 e il 7,3%. Sempre in Giappone, nel 1962,
un’epidemia di brusone si diffuse su un’area di 865.000 ettari, di cui ben 847.000
trattati chimicamente. Anche in India, durante la stagione 1960/61, più di 266.000
tonnellate di riso andarono perse a causa del brusone; nello stesso anno, in alcune
aree epidemiche delle Filippine, il 50% delle risaie fu devastato dalla malattia.
Questi casi dimostrano chiaramente quale possa essere il potenziale distruttivo
della malattia. Nonostante, infatti, l’uso di cultivar resistenti interessi un numero
crescente di ettari, il problema dei danni dovuti alla malattia non è ancora stato risolto a causa del ripetuto superamento della resistenza da parte della popolazione
del patogeno. Quando ciò si verifica i danni alla produzione possono fluttuare tra
il 20 e il 100%.
Prendendo in esame la storia più recente della diffusione delle epidemie del
patogeno, nel 1993 le temperature particolarmente basse hanno determinato danni stimati dell’ordine del 42% della produzione in Giappone come sommatoria
dei danni dovuti alla malattia e quelli determinati dalla sterilità (Khush e Jena,
2009). Nelle Filippine, in aree predisponenti le epidemie, sono frequenti perdite
produttive anche superiori al 50% (Ou, 1985). In Cina, nell’ultimo trentennio sono
state registrate tre ondate epidemiche: 1982-85, 1992-94 e 2001-2005. La prima
ha interessato 3,8 milioni di ettari con perdite di diversi milioni di tonnellate; nel
1993 è stata stimata una perdita di 1,1 milioni di tonnellate di riso solo nel sud del
paese e negli ultimi anni è stata stimata la presenza della malattia su 5,7 milioni di
ettari (Khush e Jena, 2009). In alcune regioni dell’India i danni causati alle colture
in asciutta possono raggiungere anche il 50% della produzione.
2.2. Gli effetti del brusone sul riso
Magnaporthe oryzae è un patogeno policiclico, sensu Van der Plank (Van der Plank
e Matthee, 1963), in quanto nella stagione vegetativa del riso possono susseguirsi
numerosi cicli di patogenesi.
Il brusone del riso, in termini fitopatologici, è da includere nel gruppo delle malattie tossiche o necrotossiche. Le cellule dei tessuti invasi, infatti, sono rapidamente uccise dal patogeno che è in grado di utilizzare il materiale cellulare per le
sue necessità alimentari. La distruzione delle cellule è conseguenza di una forte
alterazione della permeabilità differenziale delle membrane cellulari e l’aggressio-
Prima Parte. Progetto | 25
ne può essere condotta su tutti i tessuti della pianta che siano in condizioni vitali.
Inoltre, il micelio fungino intercellulare può produrre due sostanze tossiche (la
piricularina e l’acido alfa-picolinico) in grado di alterare la permeabilità di membrana e di bloccare la reattività cellulare. Oltre a ciò, da un punto di vista funzionale, Magnaporthe oryzae invade i tessuti della pianta provocando un conseguente
arresto del trasporto di materiale nutritivo e generando un decorso acuto della
malattia (Picco et al., 2000; Cortesi, 2011-Allegato 1).
In Italia, i danni maggiori sulle piante di riso sono quelli conseguenti gli attacchi
del patogeno sul culmo che prendono denominazioni diverse a seconda delle parti
interessate:
• mal del collo, quando il patogeno invade l’ultimo internodo al di sotto della
inserzione della pannocchia;
• mal del nodo, quando attacca i nodi del culmo;
• mal del rachide, quando vengono interessate le diramazioni paniculari, le rachille e le cariossidi. È comunemente noto come “brusone della pannocchia”.
Gli attacchi a livello fogliare, invece, denominati “brusone fogliare”, possono
causare danni consistenti all’apparato epigeo, ed eventuali epidemie precoci possono fungere da focolaio di infezioni su nodi, culmo e pannocchie.
In seguito all’attacco, i tessuti colpiti e quelli sovrastanti (nel caso di attacchi ai
nodi, al collo e alla pannocchia) necrotizzano assumendo una tipica colorazione grigiastra. I culmi colpiti presentano pannocchie con spighette completamente
vuote o solo parzialmente riempite a seconda della fase fenologica. Tendenzialmente, i danni sono tanto più gravi quanto più precocemente si verifica l’attacco
del patogeno. I danni causati dalle epidemie del patogeno possono compromettere sia le quantità prodotte, che la resa netta alla lavorazione (percentuale di granelli
interi di riso bianco commercializzabili) (Cortesi e Giuditta 2003, Cortesi, 2011Allegato 1).
2.3. I fattori predisponenti le epidemie di brusone in Italia 7
Molti sono i fattori che possono condizionare lo sviluppo epidemico della malattia. Tra questi, quelli climatici e nutrizionali sono i più importanti, sebbene non si
debba dimenticare che la quantità di inoculo iniziale, nonché l’epoca di comparsa
dei primi sintomi sono parametri altrettanto importanti nel determinare la precocità e gravità delle epidemie. Di seguito si propone una serie di indicazioni non
esaustiva.
7 Indicazioni tratte dallo studio del prof. Cortesi in allegato e da Picco A.M., Rodolfi M., Sala F. “Atlante delle principali malattie del riso” Regione Lombardia e Università degli Studi di Pavia (anno
2000).
26 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Dal punto di vista epidemiologico, la trasmissione per seme è molto importante
in quanto le piante malate sono uniformemente distribuite e costituiscono delle fonti d’inoculo primarie precoci funzionali allo sviluppo epidemico anticipato
della malattia. La percentuale di trasmissione per seme è strettamente legata alle
caratteristiche del seme, alla tecnica di semina e alle condizioni ambientali che si
verificano durante la germinazione. In particolare la percentuale di trasmissione è
inversamente proporzionale alla profondità di semina; pertanto la scarsa copertura
del seme, o la semina in superficie su terreno umido, determinano una percentuale
maggiore di plantule infette, mentre l’interramento comporta percentuali minori
e la semina in acqua la impedisce (Manandhar et al., 1998; Guerber e TeBeest,
2006).
Le condizioni climatiche al momento della germinazione e successivamente
all’emergenza sono altrettanto importanti e influiscono sul periodo di incubazione. Le piogge, l’umidità relativa dell’aria, la temperatura e la luminosità interagiscono con tutte le fasi del ciclo biologico del patogeno. Fra i diversi fattori ambientali, l’umidità dell’aria e la bagnatura fogliare sono le condizioni indispensabili di
attacco del patogeno. L’infezione ed il rilascio di conidi necessitano di acqua sotto
forma di rugiada, oltre che di valori di umidità relativa dell’aria superiori all’8589% e di elevati valori medi di temperatura (Yamanaka e Ikeda, 1964; Kato, 1974;
Picco et al., 2000).
Inoltre, non devono essere sottovalutati fattori quali la presenza di sostanze tossiche nel terreno (ad esempio acidi grassi ed acido solfidrico), una temperatura
dell’acqua di risaia superiore a 36°C e la carenza di silicio nella pianta.
La struttura, la presenza di metaboliti e l’età della pianta sono ulteriori fattori che
influenzano la patogenesi; piante con foglie orizzontali all’asse principale del fusto
raccoglieranno più conidi rispetto a piante con foglie verticali. Le pareti poco silicizzate delle giovani piantine sono più suscettibili rispetto a quelle di piante adulte
con cellule epidermiche ben silicizzate.
Oltre a ciò, il giusto apporto di nutrienti al terreno riduce il rischio di avere epidemie particolarmente gravi della malattia; in particolare, elevati apporti di azoto
sono un fattore predisponente l’infezione, tenendo conto che gli effetti dell’azotatura variano con le condizioni climatiche e con quelle del suolo. L’influenza è
notevole quando si distribuisce azoto a pronta azione come il solfato d’ammonio e, soprattutto, quando ne viene somministrato in eccesso ed in una sola volta
(Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994). Anche somministrazioni troppo tardive o
con temperature dell’aria troppo basse durante i primi stadi di crescita producono
effetti deleteri. Risultati negativi si sono ottenuti anche in suoli sabbiosi o limosi e
quindi con scarsa capacità di scambio cationico (Picco et al., 2000).
Si pensa che l’accumulo cuticolare di azoto causi una maggiore permeabilità e
riduca l’emicellulosa e la lignina delle cellule, predisponendo le stesse all’attacco
del patogeno. Inoltre, l’accumulo di azoto in forma solubile all’interno delle cellule
Prima Parte. Progetto | 27
della pianta stimola la germinazione delle spore, la formazione dell’appressorio e
contribuisce ad aumentare la grandezza delle lesioni. Il patogeno, quindi, utilizza
l’azoto in eccesso come fonte di nutrimento.
Più in generale, le perdite produttive più rilevanti si riscontrano nei paesi a clima temperato e su riso coltivato in asciutta. Gli stress causati dagli abbassamenti
repentini di temperatura e la carenza idrica aumentano in modo significativo la
suscettibilità della coltura e la espongono a epidemie causa di danni produttivi
rilevanti (Bonmann, 1992).
In Italia, è durante il mese di luglio che solitamente si verificano le condizioni
ottimali per l’instaurarsi della malattia. Il tempo necessario ad un conidio per infettare ed invadere le cellule dell’ospite varia con la temperatura ed è di 10, 8, 6 ore
con temperatura rispettivamente di 32°C, 28°C e 24°C. Magnaporthe oryzae infine
si perpetua sul seme, nel suolo o sulle stoppie e su graminacee spontanee.
2.4. Evoluzione e diffusione del brusone in Italia
Nel nostro Paese il brusone rappresenta la principale malattia del riso (Moletti
et al., 1988). Fu rinvenuta per la prima volta nel 1838 da Astolfi, cui si deve la
denominazione “brusone” a causa dei tipici disseccamenti fogliari che induceva
sulle foglie e sulle pannocchie. Sebbene negli anni successivi la malattia sia stata
segnalata nuovamente, si deve sottolineare che con l’appellativo di brusone si indicavano una serie di malattie del riso, non tutte attribuibili all’agente patogeno
Magnaporthe oryzae.
I dati riguardanti le epidemie di brusone in Italia sono frammentari e risalgono
già a diversi anni fa. Nel 1946, in provincia di Pavia, le condizioni climatiche e le
eccessive concimazioni azotate hanno determinato un’epidemia particolarmente grave sulle varietà Cinese originario e Vialone Nano, con perdite produttive
comprese tra il 30 ed il 70% (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi non
sono reperibili quantificazioni precise dei danni causati dalle epidemie di brusone
e alcune indicazioni possono essere ricavate, per alcune varietà e località, solo da
alcune sperimentazioni fitoiatriche (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003).
A partire dagli anni ‘80, è stato comunque osservato un aggravamento delle epidemie e dei danni causati dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). Gravi epidemie
si sono verificate sempre più di frequente specialmente sulle varietà più suscettibili (figura 2.1), probabilmente anche a causa dell’incremento delle concimazioni
azotate e dell’espansione della semina a file interrate (Cortesi e Giuditta, 2003;
Cortesi, 2011-Allegato 1).
Particolarmente importante è stata l’epidemia del 2008 che ha comportato considerevoli danni alla produzione risicola (Ente Nazionale Risi, 2008; 2009).
28 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Figura 2.1. Evoluzione delle epidemie di brusone sul riso in Italia
La malattia ha
uno sviluppo
sporadico, localizzato
e comunque
trascurabile
(Buffa, 2000)
1960
Dopo la gravissima
epidemia del
1970 la malattia
si è presentata
saltuariamente e
limitata ad aree
ristrette
(Buffa, 2000)
1970
Nel quadriennio
1980-1983 (in
particolare nel 1981) e
nel 1986 si registrano
forti epidemie che
riportano la malattia
alla ribalta
(Moletti et al., 1988)
1980
Si registrano
epidemie con
maggiore frequenza
e sempre più intense
soprattutto sulle
varietà sensibili
diffuse nell’area
lombarda. In
particolare si
ricordano le
epidemie del 1994
che misero a rischio
la presenza di alcune
tra le varietà più
coltivate, e dei tre
anni consecutivi
1998-1999-2000
(Ente Nazionale Risi,
ENSE 2009; Cortesi e
Giuditta, 2003)
1990
2000
Si rilevano epidemie
in tutte le annate e
con una diffusione
varietale e territoriale
sempre più ampia
(ENSE, 2009; Cortesi,
2011-Allegato 1).
Particolarmente
dannosa l’annata 2008
per aver coinvolto
province storicamente
poco colpite come
Vercelli, Novara,
Alessandria e Biella
(Tabacchi, 2008)
2010
Maggiore diffusione delle epidemie
Fonte: elaborazioni Nomisma su fonti varie.
La recente evoluzione della tecnica colturale del riso sembra aver favorito la diffusione del patogeno nell’areale risicolo italiano soprattutto nelle zone più vocate.
Un esempio significativo è rappresentato dalla continua espansione della semina
a file interrate8, che contribuisce ad aumentare la suscettibilità del riso nei confronti del brusone (Long et al., 2001), specialmente se associata all’uso di varietà
molto produttive che necessitano di elevati apporti azotati (Kürschner et al., 1992;
Ishiguro, 1994; Long et al., 2000)9. Questa tecnica sta conoscendo un periodo di
espansione: nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010, infatti, l’incidenza di questa
tecnica sul totale della superficie seminata a riso è passata dal 15% al 26%, con una
crescita in termini di ettari coinvolti da 34.500 a 64.500 (figura 2.2). La semina a
8 Dati tratti dall’Allegato 2 “Analisi andamento della semina interrata negli anni 2004-2010” a cura
di Cesare Cenghialta, Ente Nazionale Risi.
9 L’affermarsi della semina a file interrate con irrigazione turnata, se da un lato comporta un notevole
risparmio del fabbisogno idrico della coltura e una facilitazione delle operazioni colturali, dall’altro ha
portato però ad una maggiore sensibilità della coltura agli sbalzi termici con conseguente aumento
della percentuale di sterilità delle spighette e incremento della suscettibilità al mal del collo e al brusone fogliare - esperienza del Consorzio d’Irrigazione e Bonifica del Canale Villoresi - (AAVV, 2008;
Ente Nazionale Risi, 2010). La tecnica della semina interrata a file permette in generale di semplificare le operazioni di semina nelle risaie. In questo modo il seme è uniformemente distribuito sulla
superficie seminata favorendo al contempo un investimento corretto e un migliore affrancamento al
suolo delle plantule. Con la tecnica della semina interrata sono inoltre risolte problematiche legate a
fermentazioni, proliferazione di alghe e presenza di parassiti animali.
Prima Parte. Progetto | 29
file interrate è concentrata tra Pavia e Milano, che complessivamente esprimono il
79% della superficie totale che impiega questa tecnica di semina in Italia.
Allo stesso modo il ritardo delle semine e la minima lavorazione del terreno
sono altri fattori che possono favorire l’attacco del brusone alle piante di riso (Cartwright e Lee, 2010; Cortesi, 2011-Allegato 1).
Figura 2.2. Diffusione della semina a file interrate nella risicoltura italiana
(superfici in ettari, 2004-2010)
Semina interrata
Semina non interrata
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
0
50
100
150
200
250
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente nazionale Risi.
2.5. Diffusione territoriale della malattia 10
Le epidemie di Magnaporthe oryzae sono più frequenti ed intense nelle province
lombarde di Pavia e Milano rispetto alle provincie piemontesi di Vercelli, Novara,
Alessandria e Biella a causa di diversi fattori:
• la tipologia dei terreni dedicati alla coltura del riso: i terreni con minor contenuto
di sostanza organica, bassa capacità di scambio cationico e con tessitura sabbiosa
o franco-sabbiosa dell’areale lombardo comportano elevati apporti azotati nella
fase di crescita della pianta, favorendo l’instaurarsi della malattia.
• il metodo di coltivazione del riso: la tipologia di suolo sabbioso e più permeabile
della Lombardia ha portato ad una maggiore diffusione della tecnica della semina interrata a file che espone il riso a squilibri di nutrizione azotata ed escursioni
termiche maggiori rispetto al metodo classico di coltivazione in sommersione,
favorendo la comparsa di epidemie di brusone. Questa tecnica, come dettagliato
al paragrafo precedente, è maggiormente diffusa tra Pavia e Milano.
• le varietà maggiormente utilizzate: la coltivazione di varietà storiche di riso per
10 Questo paragrafo fa riferimento all’Allegato 3 - “Diffusione territoriale della malattia Pyricularia
grisea su riso in Piemonte e Lombardia” a cura di Maurizio Tabacchi, Studio Agro-Sfera.
30 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
il mercato interno (varietà per risotto) quali Carnaroli, Vialone Nano, Arborio,
Volano e Baldo, è diffusa prevalentemente in Lombardia rispetto al Piemonte.
Tali varietà infatti meglio si adattano alla semina interrata ed alle temperature
minime generalmente superiori di 2-3 °C rispetto all’areale piemontese. Esse
presentano una suscettibilità molto elevata al brusone del riso.
La diffusione territoriale della patologia ha come conseguenza una maggiore
attenzione dei risicoltori lombardi alla strategia di difesa, con un ricorso quasi sistematico ad opportuni trattamenti fungicidi preventivi. Questo consente anche
in presenza di gravi epidemie di evitare danni ingenti alle produzioni di riso del
Pavese e del Milanese. Viceversa gli agricoltori del Piemonte, dove il patogeno in
passato non ha causato particolari problemi se non sporadicamente, non hanno
l’abitudine di effettuare interventi fungicidi specifici contro il brusone, correndo
il rischio di esporsi a gravi perdite in campo negli anni di maggior attacco, come
verificatosi recentemente nel 2008. Nel corso di quell’anno, infatti, le provincie
piemontesi sono state interessate da epidemie di brusone in superfici maggiori
rispetto alle provincie lombarde (Vercelli 47%, Novara 59% e Pavia 39%).
In effetti, un eventuale mancato trattamento delle colture durante la campagna
2008 nella zona di Pavia, in particolare sulle varietà comunemente denominate
superfini, avrebbe provocato la completa distruzione del raccolto.
Ulteriore conferma di questo aspetto lo si riscontra nell’analisi varietale: la cultivar più note per la loro suscettibilità sono risultate nel 2008 tra le meno colpite
dall’infezione, in quanto preventivamente trattate in corrispondenza delle fondamentali fasi fenologiche di sviluppo11.
2.6. Le varietà di riso e la sensibilità al brusone
Nel 2009 su un totale di 238.458 ettari di superficie, le varietà di riso coltivate in
Italia sono state 95, di cui 86 effettivamente in commercio e le rimanenti ancora
in fase di sperimentazione. Nel corso degli anni si è potuto assistere ad un processo di selezione genetica, concentrato in prevalenza sull’ottenimento di varietà
con elevate qualità organolettiche, che ha visto incrementare considerevolmente il
panorama varietale italiano. Tuttavia, la capacità del patogeno di sapersi adattare
rapidamente a nuove condizioni ambientali ed a nuove varietà ha determinato il
cambiamento della sensibilità di alcune varietà alla malattia.
Secondo una classificazione dell’Ente Nazionale Risi (Ente Nazionale Risi,
11 Allegato 4 “La presenza di brusone nelle colture di riso da seme. Campagna 2008-2009” a cura di
Luigi Tamborini – INRAN-ENSE.
Prima Parte. Progetto | 31
2010)12, che suddivide le varietà di riso in base alla sensibilità al brusone, si possono identificare 3 gruppi principali:
• sensibili (S): sono le varietà più soggette alla malattia e che, in condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo della fitopatia, possono richiedere anche due
applicazioni di fungicidi per salvaguardare la produzione;
• medio sensibili (MS): hanno una sensibilità alla malattia inferiore alle precedenti varietà e possono essere preservate dalla malattia con una sola applicazione di fungicida;
• tolleranti (T): hanno una resistenza alla malattia intrinseca o indotta attraverso
la selezione, tramite incroci, di piante dotate di geni di resistenza che rendono
questi individui immuni dall’attacco fungino.
Prendendo in esame la distribuzione delle superfici risicole per grado di sensibilità al brusone delle diverse varietà, si osserva come a livello nazionale, complessivamente, solo il 2,5% della superficie è investita con varietà tolleranti al brusone,
mentre la restante quota si divide fra un 32,6% di varietà sensibili ed un 64,9% di
mediamente sensibili (figura 2.3). Nel corso degli anni si è assistito ad un aumento
della sensibilità al brusone anche nelle varietà meno sensibili a causa della presenza di nuove razze patogenetiche di brusone (De Datta, 1981; Grayson et al., 1990;
Cortesi, 2011-Allegato 1).
Figura 2.3. Diffusione delle varietà di riso per sensibilità al brusone
Mediamente Sensibili 64,9%
Sensibili 32,6%
Tolleranti 2,5%
Superficie risicola*: 230.648 ettari nel 2009
*Dal totale sono escluse le varietà in sperimentazione.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi.
Entrando nel dettaglio della diffusione territoriale di tali varietà, dalla figura 2.4
emerge come, attualmente, la maggiore incidenza delle varietà sensibili si riscontri
nell’area lombarda. La quota è particolarmente elevata a Milano (65% del totale della superficie coltivata), dove peraltro non si riscontra la presenza di varietà tolleranti al patogeno, ma comunque rilevante anche a Pavia (35%) e Vercelli
(24%). Novara infine ha una netta prevalenza di varietà mediamente sensibili (pari
all’84% della superficie investita).
12 Allegato 5 “Situazione delle varietà di riso coltivate in Italia in relazione alla malattia Pyricularia
grisea” a cura dell’Ente Nazionale Risi.
32 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Figura 2.4. Diffusione delle varietà di riso per sensibilità al brusone nelle principali province risicole
italiane
Sensibili
Mediamente Sensibili
Tolleranti
Milano
Novara
Pavia
Vercelli
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi
Le prime quattro varietà per diffusione in Italia sono Gladio, Libero, Centauro
e Selenio, che contribuiscono per oltre il 39% (93.300 ettari) alla superficie risicola
italiana (tabella 2.1). Mostrano tutte una sensibilità media al brusone. Seguono
Volano, Loto e Baldo, con il 15% della superficie (37.000 ettari), che invece hanno
un’elevata suscettibilità al brusone ed infine il Sant’Andrea con una media sensibilità (4%).
Tabella 2.1. Principali varietà di riso coltivate in Italia e sensibilità al brusone (2009)
Superficie (sau)
Prezzo
.000 ha
%
€/tonn
Gladio
31,0
13,0%
282,8
MS
Libero
23,0
9,7%
282,8
MS
Centauro
20,9
8,8%
422,2
MS
Selenio
18,4
7,7%
419,2
MS
Volano
16,2
6,8%
444,6
S
Loto
11,0
4,6%
419,3
S
Baldo
9,8
4,1%
454,5
S
Sant’Andrea
9,4
4,0%
458,2
MS
Creso
7,5
3,1%
419,3
S
Balilla
7,3
3,1%
422,2
MS
Carnaroli
6,5
2,7%
469,6
S
Brio
6,0
2,5%
422,2
MS
S
Sensibilità al brusone
Nembo
5,1
2,2%
419,3
Varie Lungo B
5,2
2,2%
282,8
-
Varie Lungo A
5,0
2,1%
-
-
Altre varietà
Totale
56,1
23,5%
-
-
238,5
100,0%
-
-
I prezzi sono il risultato della media aritmetica di tutti i prezzi rilevati nell’annata agraria (novembre 2008-novembre 2009)
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi e Camera di Commercio di Vercelli.
Prima Parte. Progetto | 33
Si individuano inoltre due fasce di prezzo molto diverse:
una di prezzo più contenuto (282,8 €/tonn.), cui fanno riferimento le prime due
varietà per diffusione (Gladio e Libero) e una quota minoritaria della varietà
Lungo B;
• una con prezzi medi nettamente più elevati (oltre 400 €/tonn.), che comprende
le varietà Carnaroli, Sant’Andrea e Baldo, che raggiungono valori superiori ai
450 €/tonn.
•
Circa il 50% delle superfici risicole viene coltivato con queste ultime varietà che,
se da un lato si caratterizzano per parametri qualitativi di pregio, dall’altro risultano essere sensibili al brusone. Appartengono a questa categoria le varietà utilizzate
per il consumo interno e in particolar modo per la preparazione dei risotti, come ad
esempio il Vialone Nano (IGP del mantovano veronese), il Carnaroli, l’Arborio, il
Volano, il Balilla, il Roma e il Baldo. Pertanto le epidemie di brusone su queste varietà determinano una perdita economica più grave dal momento che causano uno
scadimento quali-quantitativo della produzione di maggior valore commerciale.
Un’analisi infine di come si è evoluto il panorama varietale nel corso degli anni,
con particolare riferimento a quelle che oggi sono le varietà dominanti, permette
di comprendere più a fondo le dinamiche di diffusione anche in relazione allo sviluppo della malattia (figura 2.5).
Nel corso degli anni si sono, infatti, progressivamente diffuse nuove varietà in
affiancamento o in sostituzione di quelle presenti precedentemente. Le prime tre
varietà per superficie sono fra quelle di più recente introduzione: Gladio è stata
introdotta alla fine degli anni ‘90; Libero e Centauro hanno iniziato a diffondersi
nella seconda metà degli anni 2000; Selenio, Volano, Loto e Baldo, invece erano
già presenti agli inizi degli anni ‘90. In particolare Loto ha conosciuto dei momenti
di maggiore espansione.
Figura 2.5. Diffusione delle principali varietà risicole dal 1990 ad oggi
150000
Baldo (S)
Loto (S)
120000
Volano (S)
90000
Selenio (MS)
60000
Centauro (MS)
30000
0
Libero (MS)
Gladio (MS)
1991
1993
1995
1997
1999
2001
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Ente Nazionale Risi.
2003
2005
2007
2009
Prima Parte. Progetto | 35
3.
I sistemi di difesa dal brusone
nella risicoltura italiana
Questo capitolo propone una ricognizione dei principali sistemi impiegati in risicoltura per il contenimento dei danni causati dal patogeno Magnaporthe oryzae
cercando di analizzarne le implicazioni di natura tecnica. Successivamente si affronteranno gli aspetti economici per giungere ad un’analisi comparata tecnicoeconomica fra i differenti sistemi di difesa considerati.
La difesa dal brusone è attuabile mediante diversi mezzi che si possono classificare in diretti ed indiretti. I primi sono finalizzati ad inibire o eliminare il patogeno,
i secondi a ridurre la suscettibilità dell’ospite. Tra i primi si identificano l’adozione
di buone pratiche agronomiche e l’impiego di varietà meno sensibili ottenute tramite il miglioramento genetico; le prime sono tecniche già ampiamente conosciute, diffuse e praticate dai risicoltori italiani. Tra i mezzi diretti l’uso dei fungicidi
rappresenta la pratica più comune e attualmente quella ritenuta più efficace.
3.1. Varietà resistenti
Lo sviluppo di cultivar resistenti al brusone del riso è fra le strategie più efficaci per combattere il patogeno Magnaporthe oryzae. Attualmente sono noti più di
40 geni di resistenza dei quali circa 25 già mappati nel genoma di riso (Chao et
al., 1999). Tuttavia, la resistenza presente nelle varietà rilasciate, dopo pochi anni
viene superata dal patogeno a causa dell’ampia variabilità ed adattabilità del suo
genoma (Bonman, 1992). Una resistenza duratura e ad ampio spettro può essere
ottenuta solo con l’accumulo di più geni di resistenza in un’unica varietà (gene
pyramiding), ciascuno dei quali conferisce la resistenza a determinati ceppi di Magnaporthe oryzae.
Ad oggi nel nostro paese questo percorso non è ancora stato compiuto e negli
anni si è potuto constatare che anche varietà tolleranti alla malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso nel tempo questa caratteristica (Cortesi, 2011-Allegato 1,
Ente Nazionale Risi, 2009). In prospettiva futura si ritiene quindi che non potrà essere disponibile in tempi brevi un numero sufficiente di varietà resistenti al brusone
da impiegare in sostituzione di quelle più sensibili (Cortesi, 2011-Allegato 1).
36 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Non si deve inoltre trascurare il fatto che l’adozione sempre più diffusa della
semina in asciutta e l’affermarsi della semina ritardata per consentire la gestione
del riso crodo (AAVV, 2008), sono ulteriori fattori che hanno incrementato la suscettibilità del riso alle epidemie di brusone. In conclusione si può affermare che
gran parte delle varietà più coltivate in Italia sono suscettibili alla malattia e quindi
per la loro protezione si devono adottare opportune strategie di difesa.
3.2. Mezzi agronomici di difesa
Sono diverse le tecniche agronomiche che il risicoltore può adottare per difendere la propria coltura dalle epidemie di brusone. In linea di massima, l’obiettivo
di queste pratiche agronomiche è di limitare e controllare i fattori predisponenti le
epidemie (vedere paragrafo 3 del capitolo 2).
Di seguito si elencano fra le diverse tecniche le principali e più diffuse che favoriscono o contrastano le infezioni di brusone:
• buon livellamento delle risaie: è importante nelle prime fasi vegetative del riso
quando un livello dell’acqua troppo alto induce uno stress nelle piante;
• arature: hanno un effetto benefico in quanto favoriscono l’ossidazione della sostanza organica e limitano l’instaurarsi di fermentazioni anomale in ambiente ridotto, predisponenti alla formazione di sostanze tossiche quali l’acido solfidrico
e acidi organici che bloccano l’assorbimento di potassio (K) e silicio (Si);
• razionalizzazione dell’impiego dei fertilizzanti azotati: deve essere funzione del
tipo di terreno. In terreni con scarso potere adsorbente l’azoto (N) deve essere
frazionato o vanno impiegati concimi azotati a lento rilascio, viceversa si creano
delle condizioni positive per l’infezione;
• semine in asciutta: favoriscono la crescita dei germinelli e favoriscono lo sviluppo dell’apparato radicale. Viene stimolato l’assorbimento dell’azoto e la sintesi
di composti azotati. Ciò rende la pianta più suscettibile al patogeno specialmente perché su terreno asciutto non è favorito l’assorbimento del silicio;
• gestione delle acque: se le temperatura dell’acqua è inferiore ai 20°C la pianta
è più suscettibile alle infezioni, specialmente se ciò si verifica durante le prime
fasi del ciclo di sviluppo e in associazione ad elevata disponibilità di azoto. Le
asciutte e la loro durata hanno un’influenza diretta sullo sviluppo della malattia.
La minor incidenza del brusone si riscontra quando la sommersione è continua
e comunque essa:
– non deve mai venir meno durante la spigatura;
– è più importante nelle fasi precedenti all’eserzione della pannocchia di quella
nelle fasi successive;
– dovrebbe essere protratta per 2-3 settimane dopo l’eserzione della pannocchia, sebbene occorra considerare gli eventuali rischi associati alla presenza
dell’acqua in risaia in prossimità della raccolta;
Prima Parte. Progetto | 37
•
semine fitte: sono da evitare in quanto favoriscono la malattia;
riduzione del potenziale d’inoculo: sebbene per le malattie policicliche non sia
importante come per le monocicliche, la riduzione della quantità di inoculo deve
sempre essere presa in considerazione.
Alcuni metodi indiretti di difesa dal brusone sono ampiamente diffusi nella risicoltura italiana, tanto da rappresentare pratiche ordinarie nelle imprese risicole
localizzate in aree soggette all’attacco del patogeno. Allo stesso tempo l’adozione
di alcune tecniche colturali (semina in asciutta, semina ritardata per gestire il riso
crodo, minimum tillage) rende il riso più suscettibile alle epidemie di brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1). È per tale motivo che le imprese risicole fanno ricorso alla
difesa con fungicidi, ritenuta la strategia più efficace per contrastare la malattia13.
•
3.3. Trattamenti fungicidi
Per le malattie policicliche, come il brusone, i trattamenti fungicidi sono finalizzati al contenimento del tasso di crescita della malattia che è funzione della
suscettibilità dell’ospite e dell’aggressività del patogeno in un determinato areale, dell’intensità iniziale della malattia dall’epoca di comparsa della stessa nonché
delle condizioni climatiche. Conferme sull’efficacia di questi prodotti nella difesa
del riso dal brusone in campo sono arrivate sia da sperimentazioni condotte in
Italia tra gli anni 1982 e 1986, sia da altre effettuate dagli anni ‘90 ad oggi. I dati
sperimentali complessivamente confermano l’efficacia di questi fungicidi sia per
quanto riguarda la salvaguardia dei livelli produttivi, sia per il miglioramento delle
caratteristiche merceologiche del risone. Tra i fungicidi disponibili per l’impiego
sul riso, quelli attualmente registrati per la difesa dal brusone sono: triciclazolo,
azoxystrobin e flutriafol.
Triciclazolo e azoxystrobin sono prodotti comunemente usati in risicoltura contro
il brusone mentre flutriafol è considerato un prodotto specifico per il contenimento
dell’elmintosporiosi (Cortesi, 2011-Allegato 1). Per questa ragione il presente studio fa riferimento principalmente all’attività di triciclazolo e azoxystrobin.
3.3.1. Triciclazolo
Il triciclazolo (nome commerciale Beam) è un fungicida sistemico, ad azione preventiva, specifico per il controllo del brusone del riso, conosciuto da molto tempo e
largamente impiegato in risicoltura. In Italia è stato registrato nel 1998.
Il principio attivo viene rapidamente assorbito dagli organi verdi della pianta e
quindi traslocato verso gli apici con movimento acropeto. È caratterizzato da un
meccanismo d’azione multi sito, unico rispetto agli altri prodotti utilizzati per il
13 Come mostrano i risultati dell’indagine diretta riportati nel Capitolo 4, figura 4.7.
38 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
controllo della malattia. Infatti non inibisce la germinazione delle spore, ma impedisce la penetrazione del patogeno nella pianta. Quando le condizioni sono favorevoli alla diffusione del brusone, il triciclazolo è l’unico in grado di svolgere
un’azione protettiva nei confronti della foglia a bandiera e quindi della pannocchia. L’utilizzo di triciclazolo ad infezione già avvenuta non impedisce la comparsa
dei sintomi, ma riduce sensibilmente l’efficienza infettiva delle spore. Dalla sua
immissione in commercio non sono stati registrati casi di resistenza per il brusone
(Kurahashi Y., 2001; Ente Nazionale Risi, 2009; Cortesi, 2011-Allegato 1).
3.3.2. Azoxystrobin
L’azoxystrobin (nome commerciale Amistar) è una molecola derivata dalla famiglia delle strobilurine attiva su numerosi patogeni fungini tra cui brusone ed
elmintosporiosi. In Italia è stata registrata nel 1999.
Si tratta di un fungicida ad attività preventiva e, per alcuni patogeni, curativa
ed antisporulante se applicato all’inizio del periodo di incubazione. Dopo l’applicazione rimane in parte sulla vegetazione trattata e in parte viene assorbito distribuendosi in modo uniforme all’interno delle foglie (movimento translaminare
sistemico). Il suo meccanismo d’azione, unisito, si esplica mediante l’inibizione
della respirazione cellulare. Ciò lo espone al rischio di selezione di ceppi resistenti,
già segnalati per Magnaporthe oryzae dei tappeti erbosi (Vincelli e Dixon, 2002).
Relativamente alle dosi e modalità di impiego, in condizioni molto favorevoli allo
sviluppo del brusone si interviene tra le fasi di botticella e inizio della spigatura
ripetendo l’applicazione a distanza di 10-14 giorni (Ente Nazionale Risi, 2009).
3.3.3. Flutriafol
Il flutriafol (nome commerciale Impact 250SC) è un fungicida appartenente alla
famiglia dei triazoli (DMI inibitori della demetilazione) non specifico per il controllo del brusone, ma ad ampio spettro d’azione. In Italia è di recente introduzione
essendo stato registrato nel 2008.
Si tratta di un fungicida ad attività preventiva e parzialmente curativa nei confronti di alcuni patogeni quando applicato immediatamente dopo l’infezione. In
applicazioni fogliari la sua elevata sistemicità ne garantisce una rapida traslocazione. Il suo meccanismo d’azione si esplica con il blocco della sintesi dell’ergosterolo, componente fondamentale della membrana cellulare degli ascomiceti, causando l’inibizione della crescita fungina (Ente Nazionale Risi, 2009).
3.3.4. Resistenza ai fungicidi
Con l’introduzione dei fungicidi sistemici, l’incidenza dello sviluppo di resisten-
Prima Parte. Progetto | 39
ze è aumentata drasticamente ed il tempo necessario alla resistenza per insorgere
si è rilevato spesso relativamente breve (talvolta entro i due anni dalla commercializzazione). Per questo motivo, molti fungicidi immessi sul mercato dalla fine degli
anni ‘60 sono stati seriamente compromessi ad eccezione di alcuni impiegati come
antiperonosporici sulla vite (fosetil-Al) e di altri impiegati per la difesa dal brusone
del riso (probenazole, isoprothiolane e triciclazolo) che hanno mantenuto la loro
efficacia nel corso del tempo (Brent, 2007).
Secondo il FRAC (Fungicide Resistance Action Committee) il patogeno del brusone è classificato tra quelli che possono innescare con maggiore facilità una resistenza nei confronti di fungicidi. Il rischio di insorgenza di resistenza all’azione di
un fungicida da parte del patogeno è particolarmente elevato soprattutto se questo
realizza più cicli nel corso di una stagione e se le spore si disperdono nell’ambiente
con facilità e per un periodo prolungato. Azoxystrobin viene classificato dal FRAC
tra i fungicidi ad elevato rischio di insorgenza di resistenza; sono infatti conosciuti
diversi casi di resistenza da parte di varie specie di patogeni. Per il triciclazolo non
sono invece riportati casi evidenti di resistenza (FRAC, 2010).
In ragione dell’esigua gamma di principi attivi disponibili per il controllo del
brusone e delle indicazioni fornite dal FRAC, la necessità di gestire correttamente
il rischio di resistenza in campo rappresenta un elemento di fondamentale importanza.
3.3.5. Trattamenti fungicidi: modalità di intervento
I trattamenti chimici con triciclazolo o azoxystrobin contro il brusone del riso si
possono differenziare principalmente in funzione:
• della suscettibilità varietale;
• dell'andamento epidemico della malattia (fortemente legato all’andamento climatico).
In base a questi elementi il risicoltore può decidere di non intervenire chimicamente o di effettuare il trattamento, che può prevedere una o due applicazioni
nelle diverse fasi di sviluppo della pianta nel corso del ciclo colturale annuale.
Per entrambi i prodotti le modalità di esecuzione del trattamento seguono la
medesima procedura. L’applicazione sulla coltura viene effettuata attraverso una
macchina dotata di una barra irroratrice e utilizzando un quantitativo di acqua pari
a circa 300 l/ha.
Il trattamento chimico contro il brusone del riso viene spesso accompagnato da
applicazioni di altri prodotti (azoxystrobin, flutriafol, propiconazolo, iprodione) al
fine di combattere altre malattie fungine (in particolare l’elmintosporiosi). In questi casi i prodotti sono miscelati fra loro secondo le rispettive dosi di utilizzo.
In caso di mancato trattamento contro il brusone difficilmente il risicoltore effettua trattamenti contro altri patogeni fungini.
40 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
3.4. Le performance agronomiche del riso con diversi sistemi di
difesa chimica dal brusone
In questo paragrafo si analizzano le performance agronomiche dei prodotti
fungicidi impiegati nella difesa dal brusone del riso, in termini di incidenza sulla
produttività della coltura. Gli effetti legati a tecniche di difesa indiretta non sono
stati considerati poiché queste pratiche sono ampiamente diffuse fra i risicoltori ed
applicate indipendentemente dalle epidemie del patogeno.
L’impatto che l’utilizzo di diversi agrofarmaci ha sul decorso epidemico della
malattia e di conseguenza sulla produzione finale sono stati misurati in una serie
di prove di campo protrattesi per svariati anni (dal 2006 al 2009), in diversi areali
geografici (Pavia e Vercelli) e su sei varietà di riso (Cortesi, 2011-Allegato 1). I
risultati di tali prove riportano informazioni sia sulla diffusione e gravità della malattia sulla pianta (diffusione, indice di infezione, indice di protezione), che sulla
produzione finale in granella sia dal punto di vista quantitativo (tonnellate per ettaro) che qualitativo (percentuale di riso bianco e di granelli interi commerciabili).
I risultati dettagliati di tali prove sono riportate nello studio in allegato14. Di seguito invece si illustra il percorso seguito per individuare e quantificare i differenziali di performance produttiva della coltura del riso nei differenti casi di trattamento di difesa con triciclazolo, con azoxystrobin ed in caso di colture non trattate
(testimone).
L’obiettivo di questa valutazione consiste nell’individuare una misura del differenziale di performance produttiva in risone fra:
• trattamento con triciclazolo ed azoxystrobin;
• trattamento con triciclazolo e testimone non trattato;
• trattamento con azoxystrobin e testimone non trattato.
Questa valutazione oltre ad esprimere in maniera diretta le performance dei diversi sistemi di difesa contro il brusone, consente inoltre di identificare gli indici
che saranno applicati all’analisi per scenari sviluppata nel successivo capitolo 5.
A tal fine, tra le differenti prove illustrate nello studio di Cortesi, sono state selezionate:
a)quelle che contenevano esplicite indicazioni sulle rese produttive (e non quelle
descrittive della diffusione e gravità della malattia sulla pianta);
b)quelle con utilizzo dei diversi prodotti nelle dosi consentite dalle etichette;
c)quelle con impiego dei prodotti nelle modalità operative corrette (dosi, epoca di
trattamento, numero di applicazioni, ecc.).
14 Allegato 1. “Il brusone del riso: danni causati dalle epidemie ed ottimizzazione della difesa con triciclazolo.” del Prof. Paolo Cortesi (DiPSA – Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare
e Urbano e Valorizzazione della Biodiversità).
Prima Parte. Progetto | 41
Sulla base di questa selezione sono state individuati sei gruppi di prove realizzate su sei diverse varietà (Ambra, Carnaroli, Giano, Karnak, Nembo, Vialone Nano,
tutte di tipo sensibile al brusone ad eccezione di Giano che è mediamente sensibile) nelle annualità 2006-2007-2008-2009 in provincia di Pavia e Vercelli.
In queste prove l’azoxystrobin è sempre stato impiegato con doppio trattamento, mentre il triciclazolo è stato impiegato sia in singola che doppia applicazione.
Ai fini del calcolo dell’indice generale si è scelto di utilizzare comunque tutte le
osservazioni, mettendo a confronto:
• trattamento doppio di triciclazolo con trattamento doppio di azoxystrobin;
• trattamento singolo di triciclazolo con trattamento doppio di azoxystrobin.
In quest’ultimo caso le performance del triciclazolo sono sottostimate, ma si è
preferito comunque prendere come base di calcolo un maggior numero di osservazioni (16 complessivamente) per rendere l’indice più stabile. Il risultato così ottenuto rappresenta pertanto una stima prudenziale delle performance produttive
del triciclazolo nel caso del trattamento singolo.
Poiché nel corso delle prove le rese in risone (espresse in tonnellate per ettaro)
sono diverse da quelle che si conseguono in campo, la misurazione delle performance produttive fra i differenti sistemi di difesa ed il campione non trattato è
stato fatto in termini di indice, attraverso il rapporto fra la produzione realizzata
nelle seguenti diverse condizioni:
a)con trattamento con azoxystrobin rispetto al trattamento con triciclazolo (Azoxy/
TCA);
b)con trattamento con triciclazolo rispetto al testimone non trattato (Test./TCA);
c)con trattamento con azoxystrobin rispetto al testimone non trattato (Test./Azoxy).
Figura 3.1. Indici di performance produttiva del riso in Italia in presenza di diversi trattamenti
di difesa dal brusone ed in assenza di trattamento
100
90%
80
60%
60
63%
40
20
0
Azoxy/TCA
Test./TCA
Azoxy = trattamento con azoxystrobin
TCA = trattamento con triciclazolo
Test. = testimone, assenza di trattamento contro il brusone
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Cortesi.
Test./Azoxy
42 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Ottenuti gli indici specifici per ciascuna varietà considerata, si è calcolato un
indice generale ponderato, pesando gli indici relativi ad ogni singola varietà per la
diffusione in campo delle diverse varietà (espressa in termini di superficie investita
nel 2009).
I risultati ottenuti (figura 3.1) mostrano che il trattamento con triciclazolo consente, a parità di condizioni, di avere migliori performance produttive rispetto
all’azoxystrobin, con un differenziale di resa produttiva del 10%. La produzione di
riso in assenza di trattamento è pari al 60% di quella realizzabile con l’impiego del
triciclazolo ed al 63% di quella realizzabile con l’uso di azoxystrobin, con perdite di
produzione considerevoli nel caso in cui non si effettui alcun trattamento chimico
contro la malattia.
Il calo delle performance produttive è particolarmente evidente quando si prendano in considerazione delle situazioni che fanno riferimento a gravi epidemie di
brusone ed a varietà sensibili (Carnaroli, Karnak e Vialone Nano). In particolare
fra le prove prese in considerazione ve ne sono alcune che fanno riferimento a
contesti caratterizzati da un’elevatissima diffusione della malattia (Cortesi, 2011Allegato 1); si tratta delle prove realizzate:
• nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak;
• nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli.
In situazioni di elevata gravità dell’epidemia l’efficacia dell’intervento chimico
e dei due prodotti considerati cambia di intensità. In questi casi gli indici sono
ottenuti dal confronto delle differenti perfomance produttive delle varietà sensibili
tra il trattamento doppio di triciclazolo e di azoxystrobin (coerente con la grave
epidemia della malattia) e questi trattamenti ed il testimone non trattato. Emerge
un’amplificazione della forbice esistente sia nel confronto fra triciclazolo e azoxystrobin che nel raffronto fra i due prodotti ed il testimone non trattato (figura 3.2)
I dati mostrano come il comportamento dei due prodotti nel caso del 2009 a
Sant’Alessio Convialone su Vialone Nano sia simile a quanto visto a livello generale; gli indici di produzione sono, infatti, molto simili a quelli calcolati in precedenza e pari al 90% per il trattamento con azoxystrobin in confronto a quello con
triciclazolo, mentre scendono al 50% nel confronto fra il trattamento di triciclazolo
con il testimone non trattato ed al 61% per il trattamento di azoxystrobin con il
testimone non trattato.
Più frequentemente però gli indici di resa sono nettamente più ridotti rispetto al
dato generale sia nel confronto tra i due trattamenti con triciclazolo e azoxystrobin
che nel caso di assenza di trattamenti. Infatti confrontando l’efficacia dei due prodotti si registrano rispettivamente delle produzioni realizzate con azoxystrobin rispetto a quelle con triciclazolo pari al 50% per il Vialone Nano nel 2008 (Vigevano),
al 77% nel 2007 per il Karnak (Olcenengo) e al 74% per il Carnaroli nel 2006 (Sam-
Prima Parte. Progetto | 43
perone). Inoltre, nel confronto con il triciclazolo il testimone non trattato consegue
produzioni oscillanti tra il 14% il 26% ed il 39%, mentre nel caso dell’azoxystrobin
gli indici di performance produttiva variano fra 27%, 35% e 50%.
Figura 3.2. Epidemie gravi: indici di performance produttiva del riso in presenza di diversi
trattamenti di difesa dal brusone ed in assenza di trattamento in aree specifiche
Azoxy/TCA
100
Test,/TCA
Test./Azoxy
90%
77%
80
60
55%
74%
61%
50%
39%
40
35%
26%
27%
14%
20
0
50%
Vialone Nano
San'Alessio Convialone (PV)
2009
Vialone Nano
Vigevano (PV)
2008
Karnak
Olcenengo (VC)
2007
Carnaroli
Samperone (PV)
2006
Azoxy = trattamento con azoxystrobin
TCA = trattamento con triciclazolo
Test. = testimone, assenza di trattamento contro il brusone
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Cortesi.
Le considerazioni fin qui raccolte fanno esplicito riferimento alle sole rese produttive in risone. I diversi trattamenti hanno anche un effetto specifico sulla resa
alla lavorazione, che si traduce in un maggiore o minore valore commerciale del
prodotto venduto. Tali elementi, pur presenti, non sono stati presi in considerazione in questo studio per una ridotta numerosità di osservazioni disponibili ai fini
di un’analisi quantitativa.
3.5. I costi dei sistemi di difesa chimica dal brusone
I principi attivi impiegati nella difesa dal brusone del riso prevedono modalità di
applicazione identiche, pertanto i costi di un singolo trattamento variano unicamente in funzione delle dosi di prodotto somministrate e del prezzo del prodotto
stesso. Nello specifico, un trattamento con fungicidi contro il brusone del riso prevede le seguenti voci di costo:
1.il costo unitario di acquisto del formulato commerciale contenente la sostanza
attiva;
2.la manodopera impiegata per i relativi tempi di esecuzione dell’intervento;
3.gli ammortamenti delle macchine impiegate ed il consumo di carburante;
4.i costi collegati allo svuotamento della risaia.
Il costo medio delle operazioni di trattamento in Italia, escluso l’acquisto del
44 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
fungicida, ammonta a circa 25 euro per ettaro comprensivi del costo della manodopera, carburante, materiali accessori, ammortamenti delle macchine e altre
attrezzature impiegate. Tale cifra corrisponde al costo di un singolo passaggio. Nel
caso in cui il risicoltore si appoggi ad un contoterzista per la realizzazione di questa
operazione, il costo si aggira intorno a 40-50 euro + IVA.
Esaminando i diversi tipi di trattamento contro il brusone del riso, si osservano
differenze sostanziali in termini di spesa per ettaro. Nello specifico, si sono presi in
considerazione triciclazolo e azoxystrobin, i principali composti impiegati contro
Magnaporthe oryzae, sia in forma singola che complementare (tabella 3.1).
Tabella 3.1. Dosi e costi medi di trattamento per fungicida applicato
Trattamento singolo (1 applicazione)
TCA
Azoxy
TCA+Azoxy
0,450
1,000
0,450 +1,000
Costo prodotto (€/kg)
87
50
137
Costo trattamento (€/ha)
25
25
25
64,2
75,0
114,2
Dose (kg/ha)
Costo totale (€/ha)
Trattamento doppio (2 applicazioni)
Dose (kg/ha)
Costo prodotto (€/kg)
TCA
Azoxy
TCA+Azoxy
0,300 X 2
1,000 X 2
0,300 X 2 +1,000
87
50
137
Costo trattamento (€/ha)
25 X 2
25 X 2
25 X 2
Costo totale (€/ha)
102,2
150,0
152,2
I dosaggi riportati sono quelli consigliati e segnalati nell’etichetta dei prodotti.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali.
Sia nel trattamento con un unico passaggio che in quello doppio, nonostante il
prezzo unitario del triciclazolo (87 €/kg) sia superiore all’azoxystrobin (50 €/kg), il
costo totale per ettaro è maggiore per quest’ultimo fungicida a causa del dosaggio
più elevato richiesto per poter contrastare efficacemente la diffusione della malattia. Nel caso di trattamento con la miscela dei due prodotti, l’azoxystrobin, in
quanto fungicida ad ampio spettro d’azione, viene di norma adottato per difendere
la pianta da altri patogeni fungini (es. elmintosporiosi) mentre nel doppio trattamento è consigliato il suo impiego solamente in una delle due applicazioni.
Prima Parte. Progetto | 45
4.
La diffusione dei diversi sistemi
di difesa dal brusone
nella risicoltura italiana
Offrire un quadro analitico della diffusione delle tecniche di difesa dal brusone
è un percorso complesso poiché non esistono delle statistiche ufficiali sul tema.
Per tale motivo questo lavoro ha cercato di fornire una serie di indicazioni facendo
riferimento alle fonti dirette di informazione ed elaborando successivamente i dati
raccolti per stimare le caratteristiche e dinamiche del quadro nazionale.
La raccolta di informazioni primarie è avvenuta nell’autunno 2009 per mezzo
di un’indagine diretta realizzata su un campione di 102 aziende risicole collocate
nelle principali province italiane in cui si coltiva riso e che rappresentano circa il
92% della superficie risicola nazionale (Alessandria, Biella, Milano, Novara, Pavia, Vercelli). La rilevazione è stata effettuata attraverso la somministrazione di un
questionario da parte di personale con un’elevata esperienza tecnica, che ha permesso di raccogliere diverse informazioni sui comportamenti delle imprese nella
difesa dal brusone (varietà impiegate, modalità di trattamento, tipologie e numeri
di interventi, ecc.) e su alcune caratteristiche strutturali delle imprese stesse (box
4.1). Al fine di completare il quadro nazionale sono state poi realizzate alcune interviste dirette con degli esperti di difesa del riso per conoscere le modalità con cui
vengono realizzati i trattamenti contro il brusone in Veneto, nella provincia di Ferrara e nel resto d’Italia. Le diverse condizioni pedo-climatiche, le specifiche varietà
coltivate e le relative pratiche agronomiche di questi areali produttivi influiscono,
infatti, sulla sensibilità alle epidemie di brusone in maniera differente da quanto
avviene in Piemonte e Lombardia. Trattando i dati raccolti con le indagini dirette,
si è stimato quindi un quadro complessivo della realtà nazionale.
L’analisi illustra pertanto una serie di informazioni quantitative sull’impiego
delle diverse tecniche di trattamento contro il brusone in Italia nel corso del 2009
e alcune considerazioni di natura qualitativa sulla percezione che i risicoltori hanno della diffusione del patogeno e sui fattori che influenzano la sua presenza in
risaia.
46 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
4.1. La diffusione dei sistemi di difesa chimica
L’impiego di fungicidi è attualmente il sistema di difesa dal brusone del riso più
diffuso in Italia. Le stime nazionali indicano, infatti, che nel 2009 su una quota pari
al 75,1% (circa 179.000 ettari) della superficie investita a riso in Italia (pari a oltre
238.000 ettari), vengono effettuati trattamenti chimici contro il brusone, mentre
sulla restante quota (24,9%) non si interviene, grazie a condizioni pedo-climatiche
sfavorevoli allo sviluppo della malattia, impiego di varietà meno suscettibili, ecc.
(figura 4.1).
Figura 4.1. Diffusione dei trattamenti fungicidi contro il brusone del riso in Italia (2009)
Singolo 57,8%
Non trattato 24,9%
Doppio 17,3%
Superficie risicola: 238.458 ettari nel 2009
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta e Ente Nazionale Risi.
Box 4.1. Il campione di aziende risicole intervistate
Il campione di imprese intervistate nel periodo ottobre-novembre 2009 da Agro-sfera è composto
da 102 aziende risicole situate in 6 province nelle regioni Piemonte e Lombardia su una superficie
complessiva pari a 11.965 ettari. La maggior parte di queste superfici risicole (10.600 ettari pari
all’87,3% del campione) è situata nel territorio delle province di Pavia, Vercelli e Novara. La
rappresentatività del campione nell’ambito del presente studio è rafforzata dal fatto che l’area Nord
Ovest del Paese assorbe la quasi totalità dei consumi di fungicidi per il riso. Il campione è costituito
da un gruppo di aziende di grandi dimensioni e che presenta segnali di maggiore dinamicità
rispetto alla media nazionale. La dimensione media aziendale del campione in termini di superficie
è di 117,3 ettari (media italiana circa 51 ettari). In particolare nelle tre provincie più rappresentative
si osservano valori più che doppi rispetto a quello medio nazionale.
Campione imprese risicole: numero di aziende, superficie coltivata a riso e dimensione media
Alessandria
Aziende
SAU
%
ha
SAU media
ha
3,9%
318
79,5
180,0
Biella
2,0%
360
Milano
6,9%
686
97,9
Novara
15,7%
1.717
107,3
Pavia
38,2%
5.323
136,5
Vercelli
33,3%
3.561
104,7
100,0%
11.965
117,3
Totale
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta (2009).
Prima Parte. Progetto | 47
Per quanto riguarda l’età dei conduttori delle aziende risicole del campione, si può notare come
buona parte di questi rientri nelle classi di età più giovani. Si tratta nella generalità di risicoltori che
praticano l’attività agricola a tempo pieno (solo il 4% degli intervistati lavora part-time). Riguardo
infine il livello di istruzione fra gli intervistati, oltre il 50% è in possesso di un diploma professionale
(principalmente agrario) e poco meno del 20% è laureato.
Campione imprese risicole: classi di età, SAU e titolo di studio dei conduttori
Classi di età
<35
%
Classi di SAU
%
17,2%
<30
35-45
25,3%
45-55
30,3%
55-65
19,2%
>65
8,1%
>200
9,8%
100,0%
Totale
100,0%
Totale
Titolo di studio
%
8,8%
Elementare
30-50
8,8%
Media inferiore
19,4%
50-100
34,3%
Diploma professionale/perito
53,1%
100-200
38,2%
Media superiore (licei)
Laurea
Totale
3,1%
5,1%
19,4%
100,0%
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta (2009).
In particolare, più della metà (57,8%) delle superfici coltivate sono interessate da
un unico trattamento nel corso del ciclo biologico annuale della pianta, mentre sul
17,3% delle aree investite a riso sono state necessari due applicazioni per contrastare la diffusione della malattia.
Tali dati vanno comunque valutati con attenzione tenendo presente due elementi di opposta tendenza: da un lato, infatti, l’annata 2009 ha registrato condizioni climatiche tendenzialmente sfavorevoli allo sviluppo della malattia, limitando
il ricorso ai mezzi chimici per la difesa. Dall’altro, a seguito dei gravi danni subiti
nella campagna produttiva 2008 a causa delle epidemie di brusone soprattutto in
areali storicamente poco colpiti, un maggior numero di risicoltori ha compiuto
almeno un trattamento per evitare danni al raccolto. La disaggregazione di questo
dato a livello regionale consente di avere un quadro sulle differenti modalità di intervento contro la malattia nelle diverse aree risicole del paese. Emerge in maniera
chiara come fra le regioni interessate dalle epidemie di brusone, il Piemonte sia
meno suscettibile rispetto a quanto accade in Lombardia e Veneto (tabella 4.1).
Nella maggiore regione risicola italiana, infatti, sono presenti ampie superfici
non trattate (circa un terzo degli oltre 121.000 ettari coltivati a riso), l’incidenza
dell’applicazione singola è omogenea al dato delle altre regioni (59%), mentre è
nettamente più contenuta la quota di superficie interessata dalla doppia applicazione (circa 8%). Questo tipo di trattamento è più diffuso in Lombardia e Veneto,
aree in cui raggiunge incidenze pari rispettivamente al 28% ed al 50% della superficie, mentre l’applicazione singola si attesta su 60% e il 50%. In queste regioni
le condizioni pedoclimatiche e varietà particolarmente suscettibili (ad esempio il
Vialone Nano) richiedono infatti trattamenti più intensi. Nelle restanti regioni risicole italiane non si effettuano invece trattamenti di difesa contro il brusone poiché
il patogeno non trova le condizioni ottimali per diffondersi.
48 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Tabella 4.1. Superfici trattate con fungicidi per le principali province risicole
(stime su dati indagini dirette 2009)
Superficie non trattata
Singola applicazione
Doppia applicazione
Totale
ha
% su
regione
ha
% su
regione
ha
% su
regione
Piemonte
39.382
32%
72.312
59%
9.973
8%
121.666
Lombardia
11.827
12%
61.017
60%
28.829
28%
101.673
0
0%
1.603
50%
1.603
50%
3.205
3.638
50%
2.784
38%
854
12%
7.276
4.638
100%
0
0%
0
0%
4.638
59.484
25%
137.716
58%
41.258
17%
238.458
Veneto
Emilia-Romagna
Altre province
Totale
ha
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta e Ente Nazionale Risi.
La difesa dalle epidemie fungine prevede l’impiego di diversi principi attivi. In
particolare il triciclazolo, specificamente registrato per la difesa dal brusone; l’azoxystrobin e di più recente introduzione, il flutriafol, entrambi autorizzati sia per il
brusone che per altre malattie fungine in particolare l’elmintosporiosi; ed infine il
propiconazolo e l’iprodione, registrati per l’elmintosporiosi.
Nella pratica agronomica di difesa dai patogeni fungini i risicoltori italiani intervengono prevalentemente contro il brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1), potenziando questi trattamenti con interventi combinati contro l’elmintosporiosi nelle aree
suscettibili anche a questa patologia fungina. Si comprende pertanto come l’incidenza dei trattamenti con i principi attivi registrati per il brusone sia nettamente
più rilevante (figura 4.2).
Figura 4.2. Difesa del riso contro i patogeni fungini15: incidenza dei trattamenti con i diversi principi
attivi sulla superficie trattata (2009)
94,1%
Triciclazolo
31,1%
Azoxystrobin
Iprodione
9,3%
Propiconazolo
9,2%
Superficie trattata: 178.874 ettari nel 2009
6,7%
Flutriaful
0
20
40
60
80
100
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
In particolare il triciclazolo è la molecola con maggiore diffusione, utilizzata su
circa il 94,1% delle superfici trattate, segue l’azoxystrobin impiegato sul 31,1%
15 Sulla stessa unità di superficie possono essere applicati contemporaneamente più fungicidi aventi
differente spettro d’azione (specifici per il brusone, per l’elmintosporiosi o attivi su entrambe le malattie). Di conseguenza la somma delle percentuali relative alle superfici trattate con ciascun prodotto
è superiore al 100%.
Prima Parte. Progetto | 49
delle superfici, mentre a netta distanza si collocano iprodione, propiconazolo e
flutriafol.
Una migliore comprensione delle modalità di intervento contro le patologie del
riso è offerto dalla lettura della diffusione dei diversi tipi di trattamento dati da
diverse combinazioni di principi attivi e dal numero di applicazioni effettuate.
Nel caso dell’applicazione singola (figura 4.3), che costituisce la tipologia di intervento più diffusa (come visto precedentemente, ha interessato nel 2009 il 57,8%
della superficie totale a riso), la modalità prevalente è quella che vede l’applicazione del solo triciclazolo (46,0% delle superfici trattate con una sola applicazione),
seguita da triciclazolo in combinazione con l’azoxystrobin (23,6%) o con uno degli
altri tre fungicidi (22,8%). L’azoxystrobin viene applicato da solo sul 6,7% delle
superfici ed in combinazione con gli altri fungicidi attivi contro l’elmintosporiosi
sullo 0,8% della superficie, oltre al già citato 23,8% di superfici trattate con triciclazolo ed azoxystrobin in combinazione.
Nel complesso, nel caso dell’applicazione singola, il triciclazolo viene impiegato, da solo o in combinazione con altri prodotti, nel 92,4% delle superfici risicole,
mentre l’azoxystrobin raggiunge una quota del 31,1%.
Figura 4.3. Distribuzione delle superfici trattate contro il brusone: singola applicazione (2009)
Triciclazolo 46%
Triciclazolo + azoxystrobin 23,6%
Triciclazolo in combinazione 22,8%
Azoxystrobin 6,7%
Azoxystrobin in combinazione 0,8%
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
Anche sulle superfici risicole in cui si effettua la doppia applicazione (17,3% della
superficie a riso nel 2009) vi è una predominanza della strategia che vede l’utilizzo del triciclazolo in forma singola o in combinazione con altri fungicidi (tabella
4.2). Le superfici che vengono trattate con il solo triciclazolo, rispettivamente nella
prima e seconda applicazione, rappresentano infatti l’81,1% e il 50,8% delle superfici. Ma se si considera anche l’impiego del triciclazolo in combinazione con
altri prodotti, la superficie interessata si estende al 95,3% del totale per la prima
applicazione ed al 92,2% nella seconda applicazione.
L’azoxystrobin viceversa ha percentuali nettamente più contenute (sempre inferiori al 5%) e che raggiungono una rilevanza solo nell’impiego combinato con
il triciclazolo (rispettivamente l’8,6% per la prima applicazione ed il 16,6% per la
seconda applicazione).
50 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Tabella 4.2. Distribuzione delle superfici trattate contro il brusone nel trattamento doppio (2009)
I Applicazione
Triciclazolo
II Applicazione
81,1%
50,8%
5,6%
24,8%
Triciclazolo+azoxystrobin
8,6%
16,6%
Azoxystrobin
4,6%
3,2%
-
4,5%
100,0%
100,0%
Triciclazolo in combinazione
Azoxystrobin in combinazione
Totale
4.2. La percezione dei risicoltori nei confronti del brusone
I dati di diffusione delle diverse strategie chimiche di difesa dal brusone offrono
un quadro quantitativo del fenomeno. Di grande interesse è però anche comprendere quali siano le motivazioni che spingono i risicoltori a scegliere di effettuare
dei trattamenti e che influiscono sulle modalità di intervento prescelte. L’esperienza diretta dei risicoltori - rilevata attraverso l’indagine diretta - fornisce quindi
uno spaccato della realtà di campo, indicando la percezione che questi agricoltori
hanno della malattia dal punto di vista della sua evoluzione nel tempo, dei fattori
che ne favoriscono lo sviluppo e i comportamenti relativi alle pratiche colturali e
di difesa adottate per limitarne la diffusione, fra cui anche la scelta di un prodotto
fungicida rispetto ad un altro.
I risultati dell’indagine mostrano quindi che nel panorama delle principali malattie fungine che colpiscono il riso, il brusone è la più diffusa (figura 4.4). Per il
65% delle imprese la superficie risicola colpita dalla malattia negli ultimi 3 anni è
superiore al 20% e per il 42% addirittura va oltre il 50%. Molto meno avvertita è la
gravità degli altri due patogeni (elmintosporiosi e fusarium) per i quali gran parte
dei risicoltori indica percentuali di superficie interessata dagli attacchi inferiore al
20%.
Figura 4.4. Percezione dei risicoltori: presenza di malattie fungine in azienda e superficie
interessata (stima media degli ultimi 3 anni)
Non presente
0-5%
6-20%
21-50%
>50%
100
80
60
40
20
0
Brusone
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
Elmintosporiosi
Fusarium
Prima Parte. Progetto | 51
La gravità della malattia è avvertita con grande preoccupazione: nel 2009 oltre
il 97% delle imprese risicole ritiene che il brusone sia una malattia importante o
molto importante per la produzione di riso. Questa percezione si è progressivamente accentuata nel corso degli ultimi anni: le imprese che ritengono la malattia
importante o molto importante è passata dal 43,9% per il periodo prima del 1995
al 78,4% del periodo 1995-2007, fino ai dati attuali (figura 4.5).
Figura 4.5. Percezione dei risicoltori: evoluzione delle epidemie di brusone nel tempo
Non importante
Poco importante
Importante
Molto importante
100
80
60
40
20
0
Prima del 1995
1995-2007
2008
2009
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
Tra i fattori che più di tutti hanno influito sulla presenza e gravità delle epidemie
di brusone emerge l’errata concimazione, un andamento climatico favorevole alla
proliferazione del patogeno e la coltivazione di varietà sensibili oltre alla presenza
concomitante di più fattori predisponenti. È interessante notare come, in corrispondenza del 2008, l’incidenza del fattore clima pesi sensibilmente di più rispetto
agli altri elementi, a testimonianza delle pessime performance agronomiche registrate in quella campagna risicola a causa di condizioni di temperatura e umidità
ottimali per il patogeno (figura 4.6).
Figura 4.6. Percezione dei risicoltori: fattori che hanno influito maggiormente sulla presenza e
gravità del brusone
Mix di diversi
fattori
Altri fattori
Varietà
più suscettibili
Andamento
climatico
Concimazione
100
80
60
40
20
0
Prima del 2008
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
2008
2009
52 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
In relazione ai fattori che sono considerati predisponenti il brusone, i risicoltori
tendono a valutare alcune pratiche agronomiche più efficaci di altre nella difesa
(figura 4.7).
È nettamente evidente come i risicoltori abbiano una forte aspettativa positiva
nell’impiego di fungicidi per prevenire lo sviluppo e diffusione del patogeno in
risaia; nello specifico, l’82,4% di loro si affida a questa pratica ritenendola estremamente valida. Tra le altre strategie, la scelta varietale (ritenuta efficace dal 33,3%
dei risicoltori) rappresenta quella che permette di ridurre ulteriormente i danni
provocati dal patogeno. La gestione idrica e la concimazione ridotta infine si presentano come tecniche necessarie nella gestione della difesa ma non sufficienti per
il controllo della malattia.
Figura 4.7. Percezione dei risicoltori: efficacia dei diversi metodi di difesa dal brusone
Non sufficiente
Sufficiente
Valida
100
80
60
40
20
0
Scelta varietale
Concimazione ridotta
Gestione idrica
Trattamenti fungicidi preventivi
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
Il gradimento per le strategie di difesa chimica è probabilmente giustificato
dall’impatto negativo che le epidemie di brusone hanno sulla produzione finale
di risone (figura 4.8).
In caso di assenza dell’impiego di fungicidi, infatti, i risicoltori hanno valutato in
media una contrazione della produzione pari al 34%. Questa incidenza sale fino al
58% nella provincia di Milano e si attesta vicino alla media per Pavia (35%). Meno
rilevanti, ma comunque elevati, sono gli impatti nelle province piemontesi (Novara 30% e Vercelli 28%). A fianco di questi cali di produzione, si rileva inoltre che
l’80,3% degli intervistati ha riscontrato non solo un calo della quantità prodotta,
ma anche della qualità della granella. A tal proposito, si tenga presente che un
calo qualitativo importante rischia di compromettere l’intera partita di prodotto
agendo negativamente sul prezzo liquidato dall’acquirente e riducendo il margine
dell’imprenditore agricolo.
Prima Parte. Progetto | 53
Figura 4.8. Percezione dei risicoltori: percentuale di danno stimato in caso di mancato trattamento
contro il brusone
58%
Milano
30%
Novara
35%
Pavia
28%
Vercelli
34%
Totale
0
10
20
30
40
50
60
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta.
Un’ulteriore informazione ottenuta dall’indagine riguarda quale prodotto fungicida sia ritenuto indispensabile per il controllo del brusone dai risicoltori italiani
(figura 4.9). Circa il 97% degli intervistati ha manifestato il proprio orientamento
sul triciclazolo motivando questa scelta con diversi motivi. I più accreditati sono la
garanzia di produzione e la specificità di azione del principio attivo. Infatti oltre il
40% dei risicoltori afferma che con condizioni meteo molto favorevoli alla malattia
è il triciclazolo l’unico prodotto, in singolo o doppio trattamento a seconda della
varietà, a garantire la sicurezza della produzione. Il 20,6% sostiene che questo
principio attivo è l’unico specifico per il controllo di Magnaporthe oryzae, ritenendo
azoxystrobin e flutriafol fungicidi ad ampio spettro d’azione attivi su numerosi
patogeni e perciò meno selettivi. È infine significativa la quota di intervistati che
considera questo fungicida come l’unica soluzione veramente efficace per il controllo della malattia (17,6%).
Figura 4.9. Motivazioni per cui si ritiene il triciclazolo indispensabile per il controllo del brusone
Garanzia produzione 40,2%
Specificità 20,6%
Efficacia ottimale 17,6%
Riduzione danni da distribuzione 13,7%
Efficacia con unico trattamento 5,9%
Controllo e spettro d'azione 2,0%
Fonte: elaborazioni Nomisma su indagine diretta
Prima Parte. Progetto | 55
5.
La difesa dal brusone del riso
in Italia: scenari evolutivi
5.1. Premessa
Questa parte finale dello studio ha l’obiettivo di tracciare gli scenari futuri di
impiego delle diverse tecniche di trattamento contro il brusone del riso in Italia.
Come già accennato in precedenza, il brusone è una delle malattie epidemiche
del riso più diffuse al mondo; ciononostante, il risicoltore attualmente si trova a
dover fronteggiare i rischi sempre più frequenti di epidemie con pochi strumenti
a disposizione. In presenza già di un attento impiego delle pratiche agronomiche
che limitano gli impatti della malattia, dell’adozione di alcuni sistemi colturali che
comunque ne favoriscono la diffusione (ad esempio semine a file interrate) e data
la disponibilità di varietà prevalentemente mediamente sensibili o sensibili (fra
queste ultime sono comprese quelle commercialmente più valide), oggi la difesa
chimica contro il brusone rappresenta una strada obbligata, per la quale sono disponibili due prodotti fungicidi efficaci: triciclazolo e azoxystrobin.
La simulazione ha lo scopo di creare un modello che sia in grado di spiegare in
termini quantitativi quali potrebbero essere le conseguenze sul sistema risicolo
nazionale di un’eventuale esclusione dal mercato di uno o più prodotti impiegati
per la difesa dal brusone del riso. Partendo da una base dati costituita da dati
ufficiali sulle coltivazioni risicole nazionali e dai risultati di indagini dirette (così
come riportati nei capitoli precedenti del rapporto), il modello fornisce una stima
dell’impatto di un simile cambiamento sulle principali variabili economiche legate
alle imprese agricole che operano nel settore risicolo.
56 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
5.2. La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente 16
Riguardo alla difesa dal brusone del riso, il più grave elemento di incertezza per
i prossimi anni consiste nella disponibilità o meno del triciclazolo.
Questa sostanza attiva viene introdotta in Italia per il progressivo espandersi
delle epidemie di brusone nel riso. Negli anni ‘90, infatti, i risicoltori si trovano
ad affrontare questa malattia con pesantissime perdite di produzione che destano
una preoccupazione crescente. All’epoca in Italia non esistono, infatti, adeguati
mezzi tecnici che possano frenare l’avanzata della malattia e pertanto i risicoltori
rivolgono lo sguardo oltre i confini nazionali. La Spagna è in quel momento il
solo paese europeo con autorizzazione all’immissione in commercio del BIM, un
prodotto a base di triciclazolo, efficace contro il brusone. Constatata la validità del
prodotto, ma in assenza di una sua autorizzazione nel nostro paese, di fronte alla
gravità della malattia in alcuni casi i risicoltori, sprovvisti di qualsiasi altro sistema
di contrasto del brusone, ricorrono anche all’importazione illegale del triciclazolo
dalla Cina.
Di fronte ad una situazione così grave interviene il Ministero della Salute, preoccupato da un lato di risolvere il problema di salute pubblica contrastando l’impiego
di un prodotto non autorizzato, importato illegalmente, e dall’altro di dare una
risposta ai risicoltori. Nel 1996 Dow AgroSciences inoltra alle autorità italiane la
richiesta di registrazione dell’agrofarmaco BEAM, a base di triciclazolo, che viene
pertanto gestita in tempi brevissimi. Facendosi portavoce degli interessi dei risicoltori, il Ministero dell’Agricoltura, al fine di velocizzare il processo, chiede, infatti, al
Ministero della Salute l’applicazione della procedura d’urgenza.
Dall’epoca della registrazione ad oggi, il triciclazolo ha efficacemente contribuito
al controllo del brusone del riso e continua ad essere riconosciuto come un valido
strumento di difesa.
Nel 2007 però la revisione europea della sostanza attiva ai sensi della Dir. 91/414/
CEE ha dato esiti negativi, determinando la mancata iscrizione del triciclazolo
nell’Allegato I e la conseguente revoca delle registrazioni nazionali di agrofarmaci
contenenti la molecola. Dow AgroSciences, decisa a sostenere il triciclazolo, sta
attualmente lavorando agli studi destinati a costituire parte integrante della resubmission al fine di avviare il prima possibile un nuovo processo di valutazione
europeo della sostanza attiva.
In questo scenario, che al momento lascia aperta un’unica strada per la difesa
chimica del riso dal brusone, ossia l’impiego in campo del solo azoxystrobin, i risicoltori italiani e degli altri paesi europei coltivatori di riso e le loro rappresentanze
(Ente Nazionale Risi, Sindacato Europeo dei Risicoltori e associazioni di categoria
16 Un excursus dettagliato è riportato all’allegato 6 “La registrazione del triciclazolo, evoluzione recente” a cura di Dow Agrosciences.
Prima Parte. Progetto | 57
degli agricoltori), si sono mobilitati a sostegno del triciclazolo, allarmati dal rischio
di perdere tale efficace strumento tecnico.
Alla luce della necessità di preservare la coltura del riso ed evitare danni al raccolto, il Ministero della Salute ha concesso per l’anno 2010 l’uso di emergenza
dell’agrofarmaco BEAM in Italia, rilasciando un’autorizzazione eccezionale della
durata di 120 giorni in base a quanto previsto dall’art. 8 della Dir. 91/414/CEE. La
richiesta dell’uso d’emergenza viene ulteriormente sostenuta dai risicoltori italiani
anche per il 2011, per fronteggiare la prossima campagna risicola, in attesa della
nuova autorizzazione europea del triciclazolo.
Questa breve sintesi sul percorso autorizzativo del triciclazolo consente di comprendere le motivazioni che hanno portato alla costruzione della successiva analisi
per scenari, che prevede la simulazione di cosa accadrebbe alla risicoltura nel caso
in cui il triciclazolo non potesse essere più commercializzato nel nostro Paese.
5.3. Le simulazioni di impatto
5.3.1. L’approccio metodologico dell’analisi per scenari
La valutazione di impatto sviluppata successivamente si basa su un modello di
analisi per scenari, attraverso i quali si delineeranno gli effetti nella risicoltura italiana su produzione, valore della produzione e costi di difesa legati ad una sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin nella difesa dal brusone e successivamente
all’assenza di interventi di difesa chimica contro questa patologia. Questi due scenari ipotetici simulano cosa potrebbe accadere nella risicoltura italiana nel caso di
una fuoriuscita dal mercato del triciclazolo e nel caso di una mancanza completa di
agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone.
L’approccio di analisi si è sviluppato lungo il seguente percorso17.
Inizialmente si è definito lo SCENARIO ATTUALE, che riflette la situazione corrente relativa alla difesa chimica contro il brusone ricostruita attraverso le informazioni ed i dati raccolti ed elaborati a partire dall’analisi delle fonti ufficiali e delle
rilevazioni dirette presentati nei precedenti capitoli.
Lo SCENARIO ATTUALE costituisce il “cruscotto” sul quale si sono innestati i
seguenti cambiamenti per le simulazioni dei due scenari:
• SCENARIO 1 - sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin: conversione delle
superfici di riso trattate contro il brusone con triciclazolo o triciclazolo in combinazione con azoxystrobin in trattamenti con solo azoxystrobin;
• SCENARIO 2 - assenza di trattamenti chimici contro il brusone: conversione di
tutte le superfici trattate con i due agrofarmaci in superfici non trattate.
17 Una descrizione dettagliata della metodologia seguita è riportata nel capitolo 7, Appendice metodologica dell’analisi per scenari.
58 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
La differente produzione di riso legata all’impiego di prodotti diversi o alla mancanza di trattamento chimico è espressa dagli indici di performance produttiva
ricavati a partire dallo studio di Cortesi, riportati nel capitolo 3. Di seguito sono
illustrati i risultati delle simulazioni per i diversi scenari individuati.
5.3.2. La situazione attuale
Nella costruzione di questo scenario di partenza per depurare i dati della variabilità stagionale (legata ai cicli biologici della coltura del riso, alle fluttuazioni
di mercato, ecc.) si è fatto riferimento ad una media relativa agli anni 2006-2007200818. In particolare sono stati raccolti i dati relativi alle superfici coltivate a riso
disaggregate per le principali regioni risicole, i dati medi di resa e quindi di produzione, i prezzi medi di mercato ed il valore della produzione19. La ripartizione
delle superfici di riso coltivate in Italia per tipologia di interventi di difesa chimica
contro il brusone è stata invece effettuata sui dati raccolti in via diretta attraverso
l’indagine ai risicoltori realizzata nel 2009; le diverse strategia di difesa sono stati
ricondotte a trattamenti:
1.con triciclazolo,
2.con azoxystrobin,
3.con entrambi i prodotti in combinazione20.
Il quadro della situazione attuale è presentato nella tabella 5.1.
Infine i costi di difesa sono delle proiezioni sulle superfici totali dei costi per
ettaro dei diversi trattamenti; sono stati calcolati sulla base delle dosi riportate in
etichetta e dei prezzi di vendita dei diversi agrofarmaci e sono strettamente coerenti con le indicazioni di costo dei trattamenti fornite dai risicoltori intervistati
nell’analisi diretta (tabelle 5.2, 5.3 e 5.4).
18 I dati 2009 disaggregati non erano infatti ancora disponibili al momento della costruzione del
modello di stima.
19 Il valore della produzione calcolata nel modello non comprende gli aiuti della Politica Agricola
Comunitaria.
20 Rispettando lo specifico peso, i trattamenti di triciclazolo in combinazione con flutriafol, iprodione
e propiconazolo sono stati ricondotti a trattamenti di triciclazolo in combinazione con azoxystrobin
(in quanto questi prodotti hanno un’azione specifica contro l’elmintosporiosi), mentre i trattamenti
di azoxystrobin in combinazione con propiconazolo sono stati convertiti in trattamenti con il solo
azoxystrobin. Questa conversione si è resa necessaria perché non si dispone di indici specifici di
performance produttiva per questi trattamenti. La loro diffusione è comunque limitata rispetto ai
trattamenti con triciclazolo ed azoxystrobin e comunque avviene sempre in associazione con questi
ultimi prodotti che rappresentano l’elemento qualificante del trattamento.
Prima Parte. Progetto | 59
Tabella 5.1. SITUAZIONE ATTUALE: indicatori economici principali (media 2006-2007-2008)
Superficie
totale
Ettari
Superficie
non trattata
Superficie
trattata
TCA
TCA +
Azoxy
Azoxy
(a+b)
(a)
(b)=(c+d+e)
(c)
(d)
(e)
Piemonte
118.245
38.274
79.971
40.192
4.081
35.698
Lombardia
96.416
11.216
85.201
44.254
6.724
34.223
3.354
0
3.354
1.916
192
1.246
Emilia-Romagna
6.404
3.202
3.202
1.640
214
1.348
Altre regioni
4.000
4.000
0
0
0
0
228.419
56.691
171.727
88.002
11.211
72.514
Produzione
totale
Produzione
non trattata
Produzione
trattata
TCA
Azoxy
TCA +
Azoxy
Veneto
Totale Italia
.000 tonn.
(a+b)
(a)
(b)=(c+d+e)
(c)
(d)
(e)
Piemonte
744
241
503
253
26
224
Lombardia
203
571
66
504
262
40
Veneto
18
0
18
10
1
7
Emilia-Romagna
38
19
19
10
1
8
Altre regioni
26
26
0
0
0
0
Totale Italia
1.396
352
1.044
535
68
442
Milioni di €
Valore
produz.
totale
Valore
produz. non
trattata
Valore produz.
trattata
TCA
Azoxy
TCA +
Azoxy
(a+b)
(a)
(b)=(c+d+e)
(c)
(d)
(e)
Piemonte
212
69
144
72
7
64
Lombardia
177
21
156
81
12
63
7
0
7
4
0
3
13
6
6
3
0
3
Veneto
Emilia-Romagna
Altre regioni
Totale Italia
8
8
0
0
0
0
416
103
313
160
20
132
Produzione al netto dei reimpieghi, valore della produzione al netto degli aiuti della Politica Agricola Comunitaria.
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta e Ente Nazionale Risi.
Tabella 5.2. Difesa dal brusone: dosi e costi del trattamento singolo
Dose
Costo prodotti
Costo
distribuzione
Costo totale
(kg/ha)
(€/kg)
(€/ha)
(€/ha)
0,45
87
25
64,15
1
50
25
75
0,450+1,000
137
25
114,15
109,15
Trattamento singolo
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo + azoxystrobin
Triciclazolo + flutriafol
0,450+0,750
147
25
Triciclazolo + propiconazolo
0,450+0,500
127
25
84,15
Triciclazolo + iprodione
0,450+1,800
107
25
100,15
1+0,500
90
25
95
Azoxystrobin + propiconazolo
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali.
60 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Tabella 5.3. Difesa dal brusone: dosi e costi del trattamento doppio
Dose (singola
applicazione)
Costo
prodotti
Costo
distribuzione
Costo
singola
applicazione
Costo doppia
applicazione
(kg/ha)
(€/kg)
(€/ha)
(€/ha)
(€/ha)
0,3
87
25
51,1
102,2
1
50
25
75
150,0
Triciclazolo + azoxystrobin
0,300+1,000
137
25
101,1
152,2
Triciclazolo + flutriafol
0,300+0,750
147
25
96,1
147,2
Triciclazolo + propiconazolo
0,300+0,500
127
25
71,1
122,2
Triciclazolo + iprodione
0,300+1,800
107
25
87,1
138,2
Trattamento doppio
Triciclazolo
Azoxystrobin
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati aziendali.
Tabella 5.4. Difesa dal brusone: costi dei trattamenti in Italia
Piemonte
Lombardia
Veneto
EmiliaRomagna
Totale
2.890
3.500
166
125
6.681
350
504
18
17
889
2.226
1.970
77
81
4.354
Triciclazolo + flutriafol
119
756
29
18
922
Triciclazolo + propiconazolo
774
417
19
22
1.233
Triciclazolo + iprodione
624
830
24
29
1.507
0
87
1
2
90
6.983
8.064
336
293
15.676
.000 €
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo + azoxystrobin
Azoxystrobin + propiconazolo
Totale
Fonte: elaborazioni Nomisma su dati indagine diretta, Ente Nazionale Risi e aziendali.
Complessivamente i dati rilevanti della SITUAZIONE ATTUALE sono sintetizzati nella figura 5.1.
Figura 5.1. SITUAZIONE ATTUALE: principali indicatori economici
Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone
Superficie
Superficie non
trattate
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo +
azoxystrobin
Totale
56.691
88.002
11.211
72.514
228.419
25%
39%
5%
32%
100%
Ettari
%
Principali indicatori economici
Produzione
6,1 (tonn/ha)
1.396 (.000 tonn)
Valore produzione
1.823 (€/ha)
416 (milioni €)
Costi difesa
68,6 (€/ha)
15.676 (.000 €)
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Prima Parte. Progetto | 61
5.3.3. SCENARIO 1 - sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin
Con la mancata iscrizione del triciclazolo nell’Allegato I della Dir. 91/414/CEE ed
in attesa di un nuovo invio alla Commissione Europea del dossier di valutazione
della sostanza attiva, l’impiego del triciclazolo è oggi consentito in Italia solo in
caso di uso di emergenza autorizzato dal Ministero della Salute.
Lo scenario delineato simula quindi cosa accadrebbe in caso di non disponibilità
sul mercato degli agrofarmaci a base di triciclazolo. Situazione possibile nel breve
periodo, qualora l’uso di emergenza non fosse più concesso.
Poiché, come è stato illustrato nei capitoli precedenti, la difesa dal brusone è
una pratica necessaria nella risicoltura italiana, l’ipotesi più plausibile in una simile
situazione è che i risicoltori ricorrano ad un’altra sostanza attiva anch’essa efficace
contro il brusone. Come visto, l’unica soluzione alternativa disponibile al triciclazolo è l’azoxystrobin.
Lo SCENARIO 1 perciò prevede che le superfici trattate con triciclazolo, da
solo o in combinazione con azoxystrobin, siano convertite in superfici trattate con
l’azoxystrobin. In definitiva tutti i poco meno dei 172.000 ettari interessati dalla
difesa chimica in Italia utilizzerebbero un unico prodotto.
In questo caso si registrerebbero i seguenti impatti sulle produzioni risicole e sui
costi dei trattamenti (tabella 5.5):
• come visto nel capitolo 3, le performance agronomiche del riso trattato con
l’azoxystrobin rispetto al triciclazolo in media si contraggono del 10%. Questa
contrazione della resa interessa solo la quota di superfici interessate dai trattamenti contro il brusone (circa il 75% delle superfici investite a riso sul territorio
nazionale).
• La contrazione della resa si attesta complessivamente a livello italiano al 7,3%
(da 6,1 a 5,7 tonn./ha) con flessioni leggermente più marcate nelle regioni ove vi
è una maggiore suscettibilità alla malattia (Lombardia) e dove vengono coltivate
varietà particolarmente sensibili (ad es. il Vialone Nano in Veneto).
• La contrazione delle rese si traduce in un calo della produzione totale pari a
livello nazionale a circa 101.000 tonnellate ed - in egual misura - del valore della
produzione (-30 milioni di euro). Se in termini di dimensione assoluta è pressoché identico il valore della perdita in Piemonte e Lombardia (in entrambi i
casi fra i 14 ed i 15 milioni di euro), a livello di impresa le riduzioni più marcate
si registrano in Lombardia e Veneto (rispettivamente -154 e -199 €/ha), contro
una media nazionale di -132 euro per ettaro di riso coltivato.
• Parallelamente l’impiego di azoxystrobin, che ha un costo unitario superiore a
quello del triciclazolo, comporta anche una crescita dei costi di difesa (+1%) che
passano da 68,3 a 69,3 euro per ettaro. Complessivamente a livello italiano i costi
di difesa crescono di 162.000 euro.
Una sintesi dei principali impatti dello SCENARIO 1 è riportato nella figura 5.2
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Variazione dei costi
Costi SCENARIO 1
Costi SITUAZIONE ATTUALE
Variazione del valore della produzione
Valore produzione SCENARIO 1
Valore produzione SITUAZIONE ATTUALE
Variazione della produzione
Produzione SCENARIO 1
Produzione SITUAZIONE ATTUALE
SCENARIO 1
5,9
-49,3
tonn/ha
.000 tonn
mil €
-2,2
-3,7%
87,5
56,9
-258,7
€/ha
.000 €
€/ha
83,6
8.440,4
59,1
6.724,7
€/ha
.000 €
var. %
-8,4%
8.064,2
-6,6%
6.983,4
var. %
.000 €
4,7%
3,9
376,2
-154,1
-119,0
-14,9
-14,1
€/ha
€/ha
161,8
1.678,3
198,1
1.675,7
mil €
176,7
1.832,5
212,2
1.794,8
€/ha
-8,4%
-0,5
-48,0
5,4
522,6
5,9
570,6
Lombardia
mil €
-0,4
694,3
.000 tonn
-6,6%
6,3
tonn/ha
var. %
743,6
tonn/ha
Piemonte
.000 tonn
12,4%
12,4
41,6
112,5
377,4
100,1
335,8
-9,7%
-199,7
-0,7
1.850,4
6,2
2.050,1
6,9
-9,7%
-0,5
-1,8
4,8
16,2
5,4
18,0
Veneto
Tabella 5.5. SCENARIO 1 sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin: impatti sui principali indicatori economici
1,2%
0,6
3,6
46,3
296,5
45,7
292,9
-4,8%
-97,4
-0,6
1.922,2
12,3
2.019,6
12,9
-4,8%
-0,3
-1,9
5,7
36,6
6,0
38,5
Emilia-Romagna
0,0%
0,0
0,0
-
-
-
-
0,0%
0,0
0,0
1.915,5
7,7
1.915,5
7,7
0,0%
0,0
0,0
6,4
25,5
6,4
25,5
Altre regioni
1,0%
0,7
162,7
69,3
15.839,0
68,6
15.676,3
-7,3%
-132,3
-30,2
1.690,5
386,1
1.822,8
416,4
-7,3%
-0,4
-100,9
5,7
1.295,2
6,1
1.396,1
Totale Italia
62 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Prima Parte. Progetto | 63
Figura 5.2. SCENARIO 1: impatti sui principali indicatori economici.
Sostituzione del triciclazolo con azoxystrobin
Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone
Superficie
Superficie non
trattate
Ettari
%
Triciclazolo +
azoxystrobin
Totale
171.727
-
228.419
75%
0%
100%
Triciclazolo
Azoxystrobin
56.691
-
25%
0%
Principali indicatori economici e variazione rispetto alla situazione attuale
Produzione
5,7 (tonn/ha)
1.295 (.000 tonn)
-7,3%
Valore produzione
1.690 (€/ha)
386 (milioni €)
-7,3%
69,3 (€/ha)
15.839 (.000 €)
+1,0%
Costi difesa
Impatto dello SCENARIO 1
Produzione
-0,4 (tonn/ha)
-101 (.000 tonn)
Valore produzione
-132 (€/ha)
-30,2 (milioni €)
Costi difesa
+0,7 (€/ha)
+162.700 (€)
Fonte: elaborazioni Nomisma.
5.3.4. SCENARIO 2 - assenza di trattamenti chimici contro il brusone
Lo SCENARIO 2 simula invece cosa accadrebbe nell’eventualità in cui non vi
fosse alcuna sostanza attiva disponibile per la difesa contro il brusone e pertanto
tutte le superfici attualmente interessate dalla difesa non venissero trattate.
Tale scenario potrebbe verificarsi nel medio periodo, qualora il triciclazolo non
fosse più disponibile e l’azoxystrobin, classificato tra le molecole ad alto rischio di
insorgenza di resistenza, fosse impiegato ripetutamente e sull’intera superficie a
riso determinando un aumento significativo della pressione di selezione su Magnaporthe oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma estremamente plastico,
si può ragionevolmente prevedere, in analogia con quanto successo in Italia per altri patogeni, che insorgerebbero presto popolazioni resistenti su cui l’azoxystrobin
non sarebbe più efficace ed il comparto risicolo resterebbe così senza più strumenti
per la protezione della coltura dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1).
In questo caso l’impatto sarebbe ancor più rilevante in quanto il 75% della superficie risicola nazionale (circa 171.700 ha) che attualmente viene difesa con triciclazolo o azoxystrobin, si troverebbe priva di protezione di fronte alle epidemie
di brusone.
Gli impatti sarebbero i seguenti (figura 5.3 e tabella 5.6):
• Le performance agronomiche di quella quota di produzione nazionale interessata dalla difesa chimica subirebbero un brusco ridimensionamento. Come
riportato nel capitolo 3, il passaggio da un trattamento con triciclazolo ad un
64 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
non intervento comporterebbe contrazioni della produzione del 40%, mentre
nel caso dell’azoxystrobin questo calo si attesterebbe al 37%. Questi cali produttivi interesserebbero rispettivamente i 160.500 ettari trattati con triciclazolo e
triciclazolo in combinazione con azoxystrobin e gli 11.200 ettari trattati con solo
azoxystrobin.
• In questo caso la contrazione della resa sarebbe sensibile, passando dai 6,1 della
SITUAZIONE ATTUALE a 4,3 tonn./ha, pari ad un ridimensionamento percentuale del 29,8%. Anche in questo scenario come nel precedente l’incidenza del
fenomeno sarebbe più marcata in Veneto ed in Lombardia.
• Il conseguente calo della produzione si attesterebbe sulle 416.000 tonnellate,
corrispondente ad una perdita del valore della produzione di 125 milioni di euro,
prevalentemente localizzata in Piemonte (-57 milioni di euro) ed in Lombardia
(-62 milioni di euro). In termini unitari il calo di valore della produzione ammonterebbe a livello nazionale a circa 550 euro per ettaro, con punte di. 650 euro
per ettaro in Lombardia e addirittura -820 euro per ettaro in Veneto.
• In assenza di difesa verrebbero meno i corrispondenti costi, con un risparmio
complessivo di 15,7 milioni di euro e 68,6 euro per ettaro. Ma la contrazione produttiva generata, come visto, ha una dimensione nettamente superiore a questo
risparmio, per cui complessivamente il saldo sarebbe nettamente negativo sia a
livello generale che per ettaro.
Figura 5.3. SCENARIO 2: impatti sui principali indicatori economici.
Assenza di trattamenti chimici contro il brusone
Superficie risicola italiana: ripartizione per interventi di difesa del brusone
Superficie
Ettari
Superficie non
trattate
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo +
azoxystrobin
Totale
228.419
-
-
-
228.419
100%
0%
0%
0%
100%
%
Principali indicatori economici e variazione rispetto alla situazione attuale
Produzione
4,3 (tonn/ha)
979,7 (.000 tonn)
-29,8%
Valore produzione
1.276 (€/ha)
292 (milioni €)
-29,8%
0 (€/ha)
0 (.000 €)
-100%
Costi difesa
Impatto dello SCENARIO 2
Produzione
Valore produzione
Costi difesa
Fonte: elaborazioni Nomisma.
-1,8 (tonn/ha)
-416 (.000 tonn)
-546 (€/ha)
-125 (milioni €)
-68,6 (€/ha)
-15,676 (.000 €)
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Variazione dei costi
Costi SCENARIO 2
Costi SITUAZIONE ATTUALE
Variazione del valore della produzione
Valore produzione SCENARIO 1
Valore produzione SITUAZIONE ATTUALE
Variazione della produzione
Produzione SCENARIO 2
Produzione SITUAZIONE ATTUALE
SCENARIO 2
4,6
-200,8
tonn/ha
.000 tonn
mil €
-6.983,4
.000 €
-100,0%
-
-
€/ha
var. %
-
-
-100,0%
-83,6
-8.064,2
83,6
59,1
€/ha
.000 €
-59,1
-35,2%
8.064,2
-27,0%
6.983,4
var. %
.000 €
€/ha
-645,0
-484,6
-62,2
-57,3
€/ha
€/ha
114,5
1.187,4
154,9
1.310,2
mil €
176,7
1.832,5
212,2
1.794,8
€/ha
-35,2%
-2,1
-200,8
3,8
369,7
5,9
570,6
Lombardia
mil €
-1,7
542,8
.000 tonn
-27,0%
6,3
tonn/ha
var. %
743,6
tonn/ha
Piemonte
.000 tonn
-100,0%
-100,1
-335,8
-
-
100,1
335,8
-39,9%
-818,1
-2,7
1.232,0
4,1
2.050,1
6,9
-39,9%
-2,1
-7,2
3,2
10,8
5,4
18,0
Veneto
-100,0%
-45,7
-292,9
-
-
45,7
292,9
-19,9%
-402,6
-2,6
1.616,9
10,4
2.019,6
12,9
-19,9%
-1,2
-7,7
4,8
30,8
6,0
38,5
Emilia-Romagna
Tabella 5.6. SCENARIO 2 assenza di trattamenti chimici contro il brusone: impatti sui principali indicatori economici
0,0%
0,0
0,0
-
-
-
-
0,0%
0,0
0,0
1.915,5
7,7
1.915,5
7,7
0,0%
0,0
0,0
6,4
25,5
6,4
25,5
Altre regioni
-100,0%
-68,6
-15.676,3
-
-
68,6
15.676,3
-29,8%
-546,4
-124,8
1.276,4
291,6
1.822,8
416,4
-29,8%
-1,8
-416,5
4,3
979,7
6,1
1.396,1
Totale Italia
Prima Parte. Progetto | 65
66 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
5.3.5. Gli impatti in caso di gravi epidemie
Gli scenari proposti descrivono gli impatti generali che si potrebbero delineare
nel caso di una mancata disponibilità del triciclazolo o del triciclazolo e dell’azoxystrobin per la difesa dal brusone in Italia. Gli impatti individuati fanno riferimento
a condizioni generali, descritte a livello italiano e delle principali regioni risicole
nazionali. Questo non esclude che in situazioni specifiche, in particolare in presenza di epidemie gravi e con varietà sensibili al brusone, gli impatti legati al non
impiego del triciclazolo per la difesa del riso possano assumere dimensioni diverse
e più nette rispetto a quanto avviene in termini generali.
È questo il caso dei dati illustrati nel Capitolo 3 relativamente alla prove realizzate:
• nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak;
• nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli.
Si è perciò simulato cosa accadrebbe in queste specifiche realtà se si sostituisse il
doppio trattamento di triciclazolo con l’azoxystrobin e se non si trattasse affatto.
I dati per ciascuna realtà (produzione e valore della produzione per ettaro) fanno
in questo caso riferimento ai dati medi della specifica varietà presa in considerazione (Carnaroli, Vialone Nano e Karnak) per l’annualità e nella regione in cui sono
realizzate le prove. In questi casi, se si esclude il caso del Vialone Nano nel 2009 a
Sant’Alessio Convialone, che mostrerebbe performance produttive in linea con i
dati rilevati nell’analisi per scenari, le contrazioni produttive espresse in tonnellate
per ettaro sarebbero particolarmente significative con perdite di produzione fra il
25 ed il 50% nella sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin e tra il 60 e l’85%
nel caso di mancato intervento fungicida (figura 5.4). Questo significherebbe che le
varietà più pregiate - che già sono caratterizzate da rese produttive più contenute
rispetto alle varietà comuni - subirebbero contrazioni produttive particolarmente
rilevanti e, conseguente, anche del corrispettivo valore della produzione (quantità
per prezzo medio di vendita) di forte impatto sulle redditività dell’impresa risicola.
A ciò si affiancherebbe un lieve incremento dei costi nel passaggio dal trattamento
con triciclazolo a quello con azoxystrobin. Dai 102,20 euro per ettaro del doppio
trattamento con triciclazolo i costi si attesterebbero a 150 euro per ettaro per quello
con azoxystrobin, con un incremento dei costi di circa 48 euro per ettaro. Viceversa
nel caso di non intervento i costi si ridurrebbero di 102.20 euro per ettaro.
Se sommiamo algebricamente il valore della contrazione della produzione con
la variazione dei costi di difesa, si ottiene il calo di redditività dell’impresa risicola
associata al cambiamento del trattamento o al non intervento raffrontata al valore
della produzione della varietà nello specifico areale (figura 5.5). Come emerge, il
cambiamento dell’agrofarmaco impiegato nel trattamento di difesa può contrarre
la redditività aziendale di 290 euro per ettaro nel caso di minore impatto, fino ai
Prima Parte. Progetto | 67
circa 500 euro per ettaro nei casi intermedi e agli oltre 1.200 euro per ettaro nel
caso più grave. In caso di assenza di trattamento, il calo di redditività si attesterebbe tra i 1.000 ed i 1.200 euro per ettaro nei casi meno gravi fino ai 1.900 euro per
ettaro per la situazione più critica.
Figura 5.4. Epidemie gravi nell’impresa risicola: impatti sulla produzione (tonn./ha) per differenti
areali/varietà di diversi trattamenti contro il brusone
6
5,2
4,7
5
Sant’Alessio Convialone (PV)
2009 Vialone Nano
4
3
Vigevano (PV)
2008 Vialone Nano
4,9
3
-10%
Trattamento
Trattamento
con triciclazolo con azoxystrobin
5,4
0
Nessun
trattamento
-86%
Trattamento
Trattamento
con triciclazolo con azoxystrobin
6
Olcenengo (VC)
2007 Karnak
5
-50%
1
-45%
6
2,5
2
1
5
4,2
4
3,6
2
-23%
1
-26%
1
-61%
Trattamento
Trattamento
con triciclazolo con azoxystrobin
Nessun
trattamento
3
2,1
2
0,7
Samperone (PV)
2006 Carnaroli
4,9
4
3
0
5
4
2,8
2
0
6
0
Nessun
trattamento
1,3
-76%
Trattamento
Trattamento
con triciclazolo con azoxystrobin
Nessun
trattamento
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Figura 5.5. Epidemie gravi nell’impresa risicola:differenziali di redditività (€/ha) per diversi areali/
varietà generati dal trattamento con azoxystrobin e dall’assenza di intervento rispetto all’impiego di
triciclazolo
Trattamento con azoxystrobin
Valore produzione: 2.409
Nessun trattamento
Valore produzione: 2.326
Valore produzione: 2.065
Valore produzione: 1.756
0
-250
-500
-289
-520
-750
-1000
-508
-982
-1250
-1.211
-1.167
-1.194
Karnak
Olcenengo (VC)
2007
Carnaroli
Samperone (PV)
2006
-1500
-1750
-2000
-2250
-1.907
Vialone Nano
San'Alessio Convialone (PV)
2009
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Vialone Nano
Vigevano (PV)
2008
Prima Parte. Progetto | 69
6.
Considerazioni conclusive
Il Rapporto contiene un’analisi dettagliata della risicoltura italiana, della malattia
del brusone del riso, della sua diffusione e dei suoi effetti sulla produzione risicola,
dei conseguenti comportamenti dei risicoltori ed infine un modello di simulazione,
che analizza cosa accadrebbe al comparto risicolo italiano in assenza del triciclazolo nell’ipotesi di una sua sostituzione con l’azoxystrobin e nel caso di non disponibilità di entrambe le sostanze attive efficaci contro il brusone.
In conclusione del lavoro è opportuno riprendere alcune indicazioni che sono
emerse nel corso dello sviluppo dello studio ed aggiungere alcune considerazioni
finali.
6.1. La filiera del riso in Italia
La produzione di riso rappresenta un elemento di rilievo per l’agricoltura italiana. Sebbene in termini assoluti questa produzione non sia fra le prime a livello nazionale, essa caratterizza fortemente la filiera agroalimentare delle aree vocate, alimentando l’industria di trasformazione e l’indotto. L’elemento più caratterizzante
è dato dal fatto che l’industria risiera si approvvigioni esclusivamente a livello nazionale (con l’eccezione del riso basmati), potendo contare su produzioni risicole
di elevata qualità. Il prodotto viene poi consumato in Italia, ma anche esportato sul
mercato europeo, caratterizzato da positivi trend di crescita. Lo scenario del settore
è quindi positivo e lascia intravedere dei potenziali ambiti di crescita.
Parallelamente, nel corso degli ultimi decenni la risicoltura italiana si è rafforzata, incrementando la propria produzione e soprattutto avviando un percorso di
ristrutturazione del settore che vede oggi imprese con dimensioni medie superiori
ai 50 ettari, in progressiva crescita, elemento di eccellenza nel panorama agricolo
nazionale. Questo percorso non si può ancora considerare concluso in quanto la
redditività della coltura è ancora oggi legata all’importante contributo degli aiuti
della Politica Agricola Comunitaria (sia come premi storici legati al pagamento
unico che sotto forma di aiuti accoppiati). Pertanto in uno scenario futuro post
70 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2013, una contrazione di questi aiuti potrebbe riflettersi negativamente sulle performance economiche delle imprese risicole, soprattutto di piccole dimensioni.
6.2. Il brusone e le strategie di difesa del riso
Tra le malattie fungine che possono interessare il riso, il brusone è senz’altro
quella più diffusa e su cui vi è maggiore attenzione da parte dei risicoltori italiani.
Nel nostro paese questa malattia è passata nel giro di qualche decennio da una
presenza sporadica e poco dannosa ad una progressiva diffusione, come hanno
rilevato gli stessi risicoltori coinvolti nell’indagine diretta. Adottati già tutti gli
accorgimenti tecnico-agronomici in grado di limitarne gli effetti negativi, l’unico
percorso ritenuto efficace è il ricorso ai trattamenti chimici. In alcune aree particolarmente soggette alle epidemie del patogeno (in particolare quelle lombarde) e
per le varietà di riso che presentano un’elevata sensibilità alla malattia (soprattutto
quelle da risotto caratterizzate da un maggiore valore commerciale) i trattamenti
fungicidi contro il brusone divengono addirittura preventivi. Nel 2009 in Italia il
75% della superficie coltivata a riso (quasi 238.500 ettari) è stata soggetta a trattamenti fungicidi contro il brusone. Oggi in Italia la difesa da questa malattia è affidata sostanzialmente a due sostanze attive: il triciclazolo e l’azoxystrobin, entrambi disponibili sul mercato dalla fine degli anni novanta. Utilizzati sia in trattamenti
singoli che doppi, i due prodotti mostrano però nel 2009 un grado di diffusione
nettamente differente. Mentre nel primo caso la superficie interessata è la quasi
totalità di quella trattata pari al 94,1%, l’azoxystrobin si attesta a circa un terzo, cioè
al 31,3% e per circa il 25% il suo uso è combinato al triciclazolo.
6.3. Una valutazione sintetica delle due sostanze attive
Nel confronto fra le due sostanze attive emergono alcune indicazioni che possono spiegare i motivi della diversa diffusione (box 6.1).
Box 6.1. Punti di forza e di debolezza dei diversi sistemi di difesa dal brusone
Punti di Forza
Punti di Debolezza
Triciclazolo
Non sono stati segnalati casi di resistenza
Maggiori performance produttive rispetto
all’azoxystrobin, soprattutto in caso di gravi epidemie
Costo più contenuto rispetto all’azoxystrobin
Esperienza d’uso di oltre 10 anni
Specifico contro il brusone, necessita
dell’integrazione con altre sostanze attive per la difesa
dall’elmintosporiosi
Azoxystrobin
Ampio spettro d’azione
Esperienza d’uso di oltre 10 anni
Sono stati segnalati casi di resistenza
Minori performance produttive rispetto al triciclazolo,
soprattutto in caso di gravi epidemie
Costo più elevato rispetto al triciclazolo
Prima Parte. Progetto | 71
La valutazione del risicoltore è prevalentemente legata a due aspetti. Da un lato
il trattamento con triciclazolo è più conveniente rispetto all’azoxystrobin; dall’altro
le performance produttive sono nel primo caso più elevate. Sebbene vi sia una
grande variabilità di situazioni, in termini generali dalle prove sperimentali risulta
che la resa produttiva con azoxystrobin è pari al 90% di quella realizzabile con
triciclazolo. Questa forbice tende ad aprirsi in caso di gravi epidemie, in cui le
contrazioni di produzione con varietà sensibili possono attestarsi fino al 25-50%
in meno.
In entrambi i casi comunque il loro ruolo nella difesa dal brusone è fondamentale perché in assenza di trattamento le contrazioni produttive sono state stimate
nell’ordine del 40%; gli stessi risicoltori intervistati indicano una percentuale di
danno in caso di mancato trattamento contro il brusone pari in media al 34%.
A queste ragioni di natura produttivo-economica si affianca anche una ragione
di natura tecnica che occorre tenere in considerazione. La possibilità, verificatasi
già oggi in alcuni casi circoscritti (ceppi resistenti segnalati per Magnaporthe oryzae
dei tappeti erbosi) che l’azoxystrobin, classificato tra le molecole ad alto rischio di
insorgenza di resistenza, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del
patogeno si amplificherebbe velocemente nell’eventualità in cui divenisse l’unico
prodotto disponibile sul mercato e fosse perciò utilizzato sull’intera superficie risicola italiana.
6.4 Diverse strategie di difesa dal brusone: gli impatti sulla
risicoltura italiana
Il modello di simulazione predisposto ha verificato gli impatti su quantità prodotte, valore della produzione e costi di trattamento in due scenari:
• SCENARIO 1: è assimilabile ad una fuoriuscita del triciclazolo dal mercato. In
questo caso è stato stimato l’impatto legato ad una conversione delle superfici
di riso trattate contro il brusone con triciclazolo o triciclazolo in combinazione
con azoxystrobin in trattamenti con solo azoxystrobin. Tale scenario potrebbe
verificarsi nel brevissimo periodo qualora l’uso di emergenza dell’agrofarmaco
BEAM in Italia non fosse più concesso dal Ministero della Salute.
• SCENARIO 2: è riferibile ad una completa mancanza di alternative chimiche per
la difesa contro il brusone. Si è perciò simulato cosa accadrebbe se le superfici
trattate con i due agrofarmaci fossero convertite in superfici non trattate. Un
simile scenario potrebbe verificarsi nel medio periodo qualora il triciclazolo non
fosse più disponibile e l’azoxystrobin fosse impiegato ripetutamente e sull’intera superficie a riso determinando un aumento significativo della pressione di
selezione su Magnaporthe oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma
estremamente plastico si può ragionevolmente prevedere che insorgerebbero
presto popolazioni resistenti su cui l’azoxystrobin non sarebbe più efficace ed
72 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
il comparto risicolo resterebbe così senza più strumenti per la protezione della
coltura dal brusone (Cortesi, 2011-Allegato 1).
Nel primo caso (tabella 6.1) gli effetti legati ad una minore performance produttiva dell’azoxystrobin rispetto al triciclazolo si tradurrebbero in un complessivo
calo della produzione e conseguentemente del valore della produzione del 7,3%
rispetto alla SITUAZIONE ATTUALE. Si tratterebbe di circa 100.000 tonnellate di
prodotto in meno (circa il 50% della produzione della provincia di Novara, una
delle maggiori province risicole italiane) per un valore di 30 milioni di euro (al netto degli aiuti comunitari). Si verificherebbe quindi un impoverimento del sistema
risicolo nazionale, aggravato anche da un leggero incremento dei costi di produzione (che crescerebbero di circa un milione di euro) in uno scenario caratterizzato
invece da una fase di ristrutturazione.
Tabella 6.1. Impatti dell’analisi per scenario (in valori assoluti)
Produzione
Valore produzione
Costi
.000 tonn.
milioni €
.000 €
1.396
416
15.676,3
-101
-30
162,7
-7,3%
-7,3%
1,0%
-416
-125
-15.676,3
-29,8%
-29,8%
-100,0%
SITUAZIONE ATTUALE
SCENARIO 1
SCENARIO 2
Fonte: elaborazioni Nomisma.
In un contesto caratterizzato da una forte integrazione di filiera, inoltre, ciò non
mancherebbe di esercitare riflessi negativi anche sulle fasi a valle ed in particolare
sull’industria di trasformazione che grazie alla favorevole congiuntura di mercato
nazionale ed internazionale richiede invece un incremento delle quantità prodotte.
Questi effetti sarebbero invece nettamente più marcati nel caso in cui si verificassero gli impatti legati allo SCENARIO 2. In questo caso le perdite produttive
sarebbero sostanziali in quanto 416.000 tonnellate di riso in meno (-30% rispetto
alla SITUAZIONE ATTUALE) equivarrebbero a perdere l’intera capacità produttiva della provincia di Vercelli, con una complessiva perdita di valore per la risicoltura pari a 125 milioni di euro. Il risparmio sui costi di 15,7 milioni di euro compenserebbe solo in minima parte il calo di redditività della coltura. In questo caso non
solo sul piano nazionale, ma anche e soprattutto a livello di singoli sistemi locali
(Milano, Novara, Pavia e Vercelli) i riflessi negativi sulla risicoltura e sull’indotto
sarebbero di grande impatto.
In particolare gli effetti sull’impresa risicola sono più facilmente leggibili se si
prendono in considerazione i dati relativi agli impatti per ettaro dei diversi scenari
(tabella 6.2).
Nello SCENARIO 1 la perdita per ettaro sarebbe pari a 132 euro, una cifra non
Prima Parte. Progetto | 73
rilevante se considerata come tale, ma di cui si intuisce la portata se si calcola che
oggi la marginalità della coltura è in gran parte garantita dagli aiuti comunitari, che
oscillano fra gli 800-900 euro per ettaro.
In uno scenario futuro in cui a seguito della riforma della Politica Agricola Comunitaria questi aiuti dovessero ridimensionarsi ed in assenza di una crescita dei
prezzi di vendita del riso, un’ulteriore perdita legata ad una non efficace strategia
di difesa dal brusone potrebbe essere di grande impatto per le imprese risicole,
soprattutto per quelle di piccole e medie dimensioni nelle quali la marginalità è
più contratta.
A maggior ragione gli impatti dello SCENARIO 2 sarebbero ancor più gravi e
rischierebbero di mettere in crisi l’intero settore. A poco gioverebbe in questo caso
il risparmio di meno di 70 euro per ettaro legato ai mancati costi di difesa.
Tabella 6.2. Impatti dell’analisi per scenario (in valori unitari per ettaro)
Produzione
Valore produzione
Costi
tonn./ha
€/ha
€/ha
68,6
SITUAZIONE ATTUALE
SCENARIO 1
SCENARIO 2
6,1
1.823
-0,4
-132
0,7
-7,3%
-7,3%
1,0%
-1,8
-546
-68,6
-29,8%
-29,8%
-100,0%
Fonte: elaborazioni Nomisma.
Infine si consideri che, in specifiche realtà territoriali e nel caso di varietà di riso
particolarmente sensibili, in presenza di forti epidemie di brusone le performance
produttive tendono ad essere nettamente più negative rispetto al dato medio. In
una simile eventualità l’impresa risicola nel passaggio dalla difesa con il triciclazolo
a quella con l’azoxystrobin o in assenza di interventi di difesa chimica si troverebbe
ad affrontare un calo di redditività nettamente più accentuato di quello registrato
come dato medio (tabella 6.3).
Tabella 6.3. Epidemie gravi: effetti sulla redditività in alcune realtà specifiche nel passaggio da
trattamento con triciclazolo ad azoxystrobin o in assenza di intervento
Variazione redditività
Valore della
produzione°
SCENARIO 1
Sant’Alessio Convialone (PV) 2009 - Vialone Nano
2.409
-289
-982
Vigevano (PV) 2008 - Vialone Nano
2.326
-1.211
-1.907
Olcenengo (VC) 2007 - Karnak
2.065
-520
-1.167
Samperone (PV) 2006 - Carnaroli
1.756
-508
-1.194
€/ha
°Valore della produzione al netto degli aiuti comunitari.
Fonte: elaborazioni Nomisma.
SCENARIO 2
Prima Parte. Progetto | 75
7.
Appendice metodologica
dell’analisi per scenari
Di seguito sono riportate le modalità attraverso le quali sono state sviluppate le
simulazioni riportate nel capitolo 5.
7.1. Definizione della SITUAZIONE ATTUALE
In questa fase è stato individuato il quadro di riferimento per l’elaborazione dei
successivi scenari di modifica dei sistemi di difesa dal brusone nella risicoltura italiana, che prevedono in un caso la sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin e
nell’altro il non impiego dei due agrofarmaci.
La definizione di questo scenario comporta una rappresentazione della situazione relativa alla coltivazione del riso ed ai diversi sistemi di lotta del brusone
attualmente diffusi nella risicoltura italiana. Tale rappresentazione è frutto di un
processo di stima che trova i suoi fondamenti sia sui dati istituzionali (superfici,
rese, produzione, valori economici, ecc.) che sui risultati di indagini dirette ed interviste a testimoni privilegiati. Nella definizione di questo quadro si è fatto riferimento per alcune variabili a dati medi (superfici, produzioni, prezzi, ecc.) al fine
di ridurre le influenze relative a variabilità stagionali e di mercato. La situazione
rappresentata pertanto non è una fotografia in un determinato momento della realtà, ma costituisce un quadro rappresentativo della produzione risicola nazionale
e della diffusione dei sistemi di lotta al brusone.
Di seguito sono dettagliati i diversi step per la determinazione dello scenario di
base SITUAZIONE ATTUALE (tabelle 5.1 e 5.2).
1.Identificazione delle superfici risicole italiane:
a.Elaborazione della media delle superfici coltivate a riso in Italia nel triennio
2006-2007-2008 (fonte Ente Nazionale Risi), disaggregata per le principali aree
(Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, altre regioni risicole).
2.Le superfici risicole italiane sono state successivamente distinte in superfici trattate secondo diversi sistemi di difesa dal brusone (con triciclazolo, con azoxy-
76 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
strobin, con entrambi) o non trattate, in quanto non soggette alle epidemie del
patogeno. In particolare:
a.Sulla base dei risultati dell’indagine diretta sono state stimate le superfici interessate dai diversi trattamenti contro il brusone, riportando all’universo l’incidenza di ciascuna strategia sul totale delle superfici trattate così come emersa dai
dati campionari relativi al 2009 (la rappresentazione è riportata nella tabella 4.1).
Si sono così distinte le superfici trattate con le diverse sostanze attive e le specifiche tipologie di trattamento (singolo e doppio). I risultati dell’indagine diretta
hanno consentito di definire la situazione per Lombardia e Piemonte mentre per
Veneto, Emilia-Romagna ed altre regioni si è ricorso ad interviste con testimoni
privilegiati.
b.Successivamente tutti i trattamenti sono stati ricondotti ai due agrofarmaci oggetto delle simulazioni. I trattamenti di triciclazolo in combinazione con altri
prodotti sono stati assimilati a trattamenti di triciclazolo in combinazione con
azoxystrobin (in quanto di questi prodotti si sfrutta l’azione contro l’elmintosporiosi), mentre quelli di azoxystrobin in combinazione sono stati ricondotti
a trattamenti con solo azoxystrobin. Questa approssimazione è possibile poiché questi trattamenti sono comunque poco diffusi e l’agrofarmaco principale è
sempre il triciclazolo o l’azoxystrobin. La rappresentazione finale non distingue
fra singolo o doppio trattamento in quanto per le simulazioni si dispone di indici
di performance agronomiche medi che non discriminano fra singola e doppia
applicazione.
3.Le quantità di riso prodotte, sono state ottenute secondo il seguente procedimento:
a.Calcolo della resa media per ettaro di riso coltivato (tonn/ha) nel triennio 20062007-2008 (fonte Ente Nazionale Risi), disaggregata per le principali aree risicole
(Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, altre regioni risicole).
b.Determinazione del peso dei reimpieghi aziendali sulla produzione lorda totale,
sulla base della media 2006-2008 (coefficiente medio pari a 3,1%).
c.Calcolo della quantità di riso prodotte per aree geografiche al netto dei reimpieghi: (superficie risicola x resa media ad ettaro) - reimpieghi aziendali.
Le rese e le relative produzioni differenziate per aree sono un’indicazione media
delle performance agronomiche ordinarie in relazione alle diverse caratteristiche
pedo-climatiche e presupponendo che le scelte degli agricoltori riguardo i trattamenti contro il brusone siano le più appropriate.
4.Successivamente i dati medi di produzione sono stati utilizzati per il calcolo del
valore della produzione, ottenuto moltiplicando i dati produttivi per un prezzo
medio regionale, che pondera la presenza delle diverse varietà (caratterizzate da
costi differenti) nella specifica area geografica considerata. Il calcolo non comprende i contributi della Politica Agricola Comunitaria. In particolare si è proceduto come segue:
Prima Parte. Progetto | 77
a.Calcolo del valore medio regionale 2006-2007-2008 della produzione risicola per
i principali gruppi varietali. Somma delle Produzioni Lorde Vendibili (PLV) regionali medie 2006-2007-2008 dei principali gruppi varietali di riso, ottenute attraverso resa media nazionale 2006-2007-2008 delle diverse varietà x superficie
media regionale 2006-2007-2008 per singola varietà x prezzo medio 2006-20072008 del gruppo varietale rilevato sulla Borsa di Vercelli21;
b.Calcolo del prezzo medio 2006-2007-2008 del riso per regione: rapporto tra valore medio regionale della produzione risicola e relativa produzione risicola media in tonnellate.
c.Calcolo del valore della produzione per regione distinto per tipologia di trattamento contro il brusone: prezzo medio per regione x le quantità prodotte disaggregate per tipologia di trattamento calcolate come al punto 3.c22.
5.Infine si sono determinati i costi di ciascun trattamento (valore per ettaro e costo
complessivo per le superfici interessate), sulla base delle dosi medie di impiego
dei diversi agrofarmaci e dei relativi costi. Il procedimento è il seguente:
a.Determinazione delle dosi medie per ettaro per triciclazolo, azoxystrobin, e
triciclazolo+azoxystrobin in combinazione, triciclazolo in combinazione con
iprodione o propiconazolo o flutriafol e azoxystrobin in combinazione con
propiconazolo sulla base delle informazioni riportate nell’etichetta dei diversi
agrofarmaci (sia per il trattamento singolo che per quello doppio). Questa scelta
è sostenuta dal fatto che i valori indicati in etichetta sono quelli che dovrebbero essere applicati per assicurare il corretto uso del prodotto e che i risultati
dell’indagine confermano (con qualche lieve scostamento) che effettivamente
i risicoltori rispettano le dosi definite in etichetta e che i costi da loro dichiarati
coincidono con quelli calcolati.
b.Calcolo dei costi medi per ettaro dei diversi trattamenti come somma tra i costi
dell’operazione colturale (25 €/ha)23 ed il prezzo di acquisto del prodotto secondo le indicazioni dell’etichetta.
c.I costi complessivi di trattamento sono dati da: costo medio per ettaro x ettari trattati (considerando i diversi prodotti e tenendo conto della distinzione tra
21 Questa Borsa è stata presa a riferimento per tutte le varietà ad eccezione del Vialone Nano e Padano i cui listini sono stati estratti dalle Borse merci di Pavia e Mortara.
22 La differenza tra il valore della produzione calcolato e quello segnalato dall’ISTAT è giustificata
dal fatto che i dati di produzione a prezzi di base calcolati dall’ISTAT utilizzano i prezzi delle camere
di commercio, ma includono anche i contributi (accoppiati) erogati al settore risicolo (circa 800€/ha).
Per questo motivo la produzione Istat risulta significativamente più elevata rispetto a quella utilizzata
nel modello di simulazione.
23 Si assume che i trattamenti vengano effettuati dall’agricoltore stesso senza l’ausilio di contoterzisti. Questo fatto è confermato dai risultati dell’indagine, in cui risulta che nessun agricoltore utilizza
servizi di terzi per realizzare i trattamenti fitoiatrici. I 25 €/ha fanno riferimento ai costi di un singolo
passaggio/trattamento e sono comprensivi di costo del personale, carburante, materiali accessori,
ammortamenti di macchine e attrezzature impiegate.
78 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
trattamento singolo e doppio). Nello specifico, per l’elaborazione dei costi per
il trattamento doppio si è effettuato il seguente calcolo: costo totale per ettaro
(fungicida + operazione colturale) x ettari trattati con quel prodotto x 2.
7.2. Elaborazione degli scenari
Definiti tutti i dati esemplificativi della SITUAZIONE ATTUALE si è proceduto
a simulare quali cambiamenti sulla produzione (in quantità e valore) e sui costi di
trattamento si determinerebbero nell’eventualità:
• di una sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin (SCENARIO 1);
• di un’assenza di strategie di lotta chimica al brusone (SCENARIO 2).
Di seguito sono dettagliati i diversi step per la stima degli impatti dei due scenari. La determinazione dell’indice di performance produttiva da impiegare per i
diversi trattamenti contro il brusone (figura 3.1) è basata sulle prove sperimentali
di Cortesi24.
I risultati ottenuti dalle simulazioni sono stati proposti sia in termini di effetto
complessivo sulla risicoltura italiana e quindi in termini di impatto sulla produzione complessiva, sul suo valore e sui costi complessivi sostenuti, che per regione,
che con indicatori per ettaro di riso coltivato.
7.2.1. SCENARIO 1: sostituzione del triciclazolo con l’azoxystrobin
Lo SCENARIO 1 simula una sostituzione completa del triciclazolo con l’azoxystrobin: le superfici trattate con triciclazolo sono convertite in superfici trattate con
azoxystrobin. Conseguentemente variano la produzione realizzata, il corrispettivo
valore della produzione e i costi di trattamento.
Di seguito nel dettaglio gli step per la determinazione dei valori dello SCENARIO 1:
1.Le superfici investite a riso trattate per il brusone con triciclazolo e triciclazolo +
azoxystrobin vengono convertite al trattamento con azoxystrobin; date le condizioni definite nella SITUAZIONE ATTUALE il risultato complessivo è che tutte
le superfici trattate sono interessate da un trattamento con azoxystrobin, mentre
per le superfici non trattate non viene simulato alcun cambiamento.
2.I nuovi valori di quantità prodotte sono determinati applicando alla resa relativa
alle superfici trattate con triciclazolo della SITUAZIONE ATTUALE l’indice di
performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e azoxystrobin (90%). Per le superfici già precedentemente
trattate con quest’ultimo agrofarmaco la situazione è identifica a quella definita
24 Le modalità di stima degli indici sono illustrate nel Capitolo 3, paragrafo 4.
Prima Parte. Progetto | 79
nella SITUAZIONE ATTUALE, così come pure per le superfici non trattate.
3.Il nuovo valore economico della produzione è definito moltiplicando a questi
quantitativi prodotti i prezzi medi adottati nello scenario SITUAZIONE ATTUALE.
4.I costi del trattamento con triciclazolo, da solo o in combinazione con altri prodotti, viene sostituito con il valore del costo unitario dell’intervento con azoxystrobin.
7.2.2. SCENARIO 2: assenza di trattamenti chimici contro il brusone
Per valutare l’eventualità di un’esclusione dal mercato delle sostanze attive efficaci contro la lotta al brusone, le superfici trattate con triciclazolo ed azoxystrobin
sono convertite in superfici non trattate. Conseguentemente variano la produzione realizzata, il corrispettivo valore della produzione e i costi di trattamento.
Di seguito nel dettaglio gli step per la determinazione dei valori dello SCENARIO 2.
In questo caso si utilizza l’indice di performance produttiva relativo al confronto triciclazolo e testimone non trattato ed azoxystrobin e testimone non trattato.
Nessuna modifica interviene a carico delle superfici non trattate. Parallelamente i
costi del trattamento si annullano.
1. Le superfici investite a riso trattate per il brusone con triciclazolo, con azoxystrobin e triciclazolo + azoxystrobin vengono convertite in superfici non trattate, mentre per le superfici non trattate dello SCENARIO ATTUALE non viene
simulato alcun cambiamento.
2. I nuovi valori di quantità prodotte sono determinati applicando alla resa delle
superfici dello SCENARIO ATTUALE trattate:
a.con triciclazolo l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e testimone non trattato
(60%);
b.con azoxystrobin l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con azoxystrobin e testimone non trattato
(63%);
c.con l’indice di performance produttiva che esprime la differenza di produttività fra trattamento con triciclazolo e testimone non trattato (60%), poiché
si ritiene prevalente nella difesa dal brusone l’effetto del triciclazolo.
Le superfici non trattate non sono interessate da cambiamenti nella simulazione.
3. Il valore della produzione è calcolato come prodotto tra le quantità prodotte
stimate e gli stessi prezzi medi adottati nello scenario SITUAZIONE ATTUALE.
4. I costi della lotta al brusone divengono nulli.
80 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
7.9.8 Elaborazione degli scenari in caso di gravi epidemie di brusone
Secondo lo stesso procedimento seguito nell’analisi complessiva si sono definiti
anche gli impatti in specifiche realtà, identificate per la presenza di gravi epidemie
di brusone. Si tratta delle situazioni descritte nel Capitolo 3 Paragrafo 2, relativamente alla prove realizzate:
• nel 2009 a Sant’Alessio Convialone in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2008 a Vigevano in provincia di Pavia su Vialone Nano;
• nel 2007 a Olcenengo in provincia di Vercelli su Karnak;
• nel 2006 a Sanperone in provincia di Pavia su Carnaroli.
Anche in questo caso si è stimato l’impatto calcolato per ettaro di riso coltivato:
• dello SCENARIO 1: esclusione di triciclazolo dal mercato e sua sostituzione con
azoxystrobin;
• dello SCENARIO 2: eliminazione completa dei trattamenti chimici contro il brusone.
I dati di produzione e valore della produzione sono ottenuti facendo riferimento
alle produzioni ed ai prezzi di mercato di ciascuna specifica varietà nell’anno considerato e nella regione in cui si sono realizzate le prove. I dati così rilevati sono
stati assimilati ad un trattamento con triciclazolo, data la maggiore diffusione di
quest’ultimo rispetto all’azoxystrobin.
I costi del trattamento non differiscono da quelli impiegati per le simulazioni
precedentemente descritte.
Per le variazioni di resa (espressa in tonnellate per ettaro) nei diversi scenari si
sono utilizzati in ciascuna realtà specifica gli indici elaborati sulla base dello studio
di Cortesi come riportato nella figura 3.2.
Prima Parte. Progetto | 81
8.
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| 85
Seconda Parte
Allegati
Seconda Parte. Allegati | 87
Allegato 1.
Il brusone del riso:
danni causati dalle epidemie
e ottimizzazione della difesa
con triciclazolo
A cura di Paolo Cortesi1
Introduzione
Il riso è l’alimento base per oltre il 50% della popolazione mondiale, oltre il 95%
è prodotto e consumato nei Paesi in via di sviluppo ed insieme a mais e frumento
è tra i cereali più diffusi sul pianeta.
1 Paolo Cortesi. Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione delle Biodiversità (DiPSA), Via Celoria 2, 20133 Milano – Email:
[email protected]
88 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
La superficie mondiale coltivata a riso è in continuo aumento e attualmente ha
raggiunto circa 155 milioni di ettari; parallelamente la produzione è aumentata del
60% dalla metà degli anni ’70 a oggi, con una produzione stimata di circa 595 milioni di t di riso greggio. L’Estremo Oriente la Cina e il Sud-Est asiatico, realizzano
quasi l’85% della produzione mondiale che viene in gran parte consumata in loco.
Giappone, Sud America e Usa rappresentano altri importanti poli produttivi: nei
primi due Paesi gran parte della produzione viene consumata localmente, mentre gli Stati Uniti esportano su tutti i mercati del mondo. Gli ettari investiti a riso
nell’Unione Europea sono circa 395.000, lo 0,25% della superficie mondiale, dei
quali il 55% circa vengono coltivati in Italia e i restanti in Spagna, Francia, Portogallo e Grecia.
In Italia, il numero delle varietà iscritte al registro nazionale è molto elevato, tuttavia quelle coltivate su superfici apprezzabili sono una decina. Dei 225.000 ettari,
il 30% della superficie nazionale (70.000 ha circa) è occupata da cv della categoria
merceologica lungo B, e solo due cv., Gladio e Libero, sono coltivate sul 75% di
essa. Segue la categoria merceologica comune, coltivata sul 25% circa della superficie nazionale (55.000 ha circa), con il 95% della superficie investita con le cv.
Centauro e Selenio e infine Balilla e Brio. Nelle altre categorie merceologiche le cv.
che occupano circa 10.000 ha ciascuna sono: Loto, Baldo, Volano (circa 16.000 ha),
Carnaroli e Karnak (11.000 ha) e Vialone nano (4.000 ha). Queste 12 cv. occupano
il 70% circa della superficie nazionale (www.enterisi.it).
Il brusone
Il brusone è una delle malattie epidemiche del riso più diffuse nel mondo. In
Cina, la malattia venne riportata nel 1637, con il nome di febbre del riso. In Giappone, le prime informazioni sulla sua presenza risalgono al 1704 e la prima descrizione del patogeno è stata fatta da Shirai nel 1896. Negli Stati Uniti, la malattia è stata
segnalata nel 1876 in Carolina del sud e pochi anni dopo, nel 1913, venne riportata
in India (Ou, 1985).
In Italia, la malattia è stata rinvenuta per la prima volta nel 1838 da Astolfi, che la
chiamò brusone, per i tipici disseccamenti fogliari che induceva sulle foglie e sulle
pannocchie. Sebbene negli anni successivi la malattia venne segnalata nuovamente, si deve sottolineare che con il nome brusone si indicavano una serie di malattie
del riso, non tutte attribuibili all’agente patogeno Magnaporthe oryzae.
Il brusone, o piricularia, è una malattia importante a livello mondiale sia per la
sua diffusione territoriale, infatti è presente in tutte le zone di coltivazione del riso,
sia per i danni considerevoli causati dalle epidemie, che nei paesi tropicali possono
compromettere addirittura la sopravvivenza della coltura.
Le perdite produttive più rilevanti si riscontrano nei paesi a clima temperato e su
riso coltivato in assenza di irrigazione. Gli stress causati dagli abbassamenti repen-
Seconda Parte. Allegati | 89
tini di temperatura e la carenza idrica aumentano in modo rilevante la suscettibilità
delle coltura e la espongono a epidemie causa di danni produttivi rilevanti. Determinare l’entità delle perdite produttive non è sempre facile, anche a causa della
mancanza di un servizio territoriale finalizzato a questo scopo.
In Giappone, tra il 1950 e il 1960 sono state stimate perdite produttive annue del
3% circa della produzione nazionale di risone, sebbene le colture siano state sottoposte a trattamenti fungicidi specifici; questo dimostra il potenziale distruttivo
della malattia (Goto, 1965). Successivamente l’uso di cv resistenti ha interessato
un numero crescente di ettari. Tuttavia, il problema dei danni dovuti alla malattia
non è stato risolto a causa del ripetuto superamento della resistenza da parte della
popolazione del patogeno e laddove ciò si verifica i danni alla produzione possono fluttuare tra il 20 e il 100%. Nel 1993, le temperature particolarmente basse
hanno determinato danni stimati dell’ordine del 42% della produzione nazionale
come sommatoria dei danni dovuti alla malattia e quelli determinati dalla sterilità
(Khush e Jena, 2009).
Nelle Filippine, in aree predisponenti le epidemie, sono frequenti perdite produttive anche superiori al 50% (Ou, 1985).
In Cina, nell’ultimo trentennio sono state registrate tre ondate epidemiche:
1982-85, 1992-94 e 2001-2005. La prima ondata epidemica ha interessato 3,8 milioni di ettari con perdite di diversi milioni di tonnellate; nel 1993 è stata stimata
una perdita di 1,1 milioni di tonnellate di riso solo nel sud del paese e negli ultimi
anni è stata stimata la presenza della malattia su 5,7 milioni di ettari (Khush e Jena,
2009).
In alcune regioni dell’India i danni causati alle colture in asciutta possono raggiungere anche il 50% della produzione.
In Italia, i dati riguardanti il brusone sono frammentari e risalgono a molti anni
fa. Nel 1946, in provincia di Pavia, le condizioni climatiche e le eccessive concimazioni azotate hanno determinato un’epidemia particolarmente grave sulle varietà
Cinese originario e Vialone Nano, con perdite produttive comprese tra il 30 ed il
70% (Baldacci e Picco, 1948). Negli anni successivi non sono reperibili quantificazioni dei danni causati dalle epidemie di brusone e alcune indicazioni possono
essere ricavate, per alcune varietà e località, solo da alcune sperimentazioni fitoiatriche (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003).
Ciclo biologico di
Magnaporthe oryzae
La descrizione del ciclo biologico può incominciare dallo svernamento. Ai tropici
esso non è importante in quanto il fungo è sempre presente sul riso, o su altri ospiti. Nei climi temperati, invece, in assenza dell’ospite M. oryzae sverna come micelio
e/o conidi nei granelli infetti, nelle foglie e sui residui colturali. Non è escluso che
il patogeno possa svernare sui cereali vernini, in quanto in laboratorio è stata di-
90 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
mostrata la patogenicità dei ceppi isolati da riso per l’orzo, o su ospiti alternativi,
ma non è detto che ciò avvenga in natura (Asuyama, 1965; Kingsolver et al., 1984;
Teng, 1994). In laboratorio i conidi mantenuti in ambiente secco sopravvivono più
di 1 anno e il micelio più di 3, ma se conservati in ambiente umido, la loro sopravvivenza diminuisce tanto da non raggiungere la stagione successiva. Le basse temperature hanno una capacità di sterilizzazione parziale dell’inoculo che potrebbe
sopravvivere negli strati più interni dei cumuli di residui colturali (Ou, 1985).
Quando M. oryzae sverna nei granelli, si può localizzare in tutte le strutture:
nell’embrione, nell’endosperma e nelle glume e a volte tra le glume e l’endosperma. Al momento della germinazione del seme l’infezione si localizza frequentemente a livello dell’embrione, causando un’infezione sistemica del germinello e
successivamente della pianta (Sesma e Osbourn, 2004). Nel caso in cui il granello
non germina, costituisce dapprima il substrato alimentare e poi il substrato riproduttivo del fungo, specialmente se il granello è localizzato sulla superficie del
terreno. C’è una correlazione lineare tra la percentuale di pannocchie infette e
la percentuale di cariossidi infette, sebbene, pannocchie asintomatiche possano
portare cariossidi infette. Le cariossidi abortite hanno una percentuale di infezione
maggiore (circa il doppio) di quelle normali (Ou, 1985).
La germinazione delle spore avviene in acqua e, 30-90 minuti dopo la loro idratazione, si forma il tubulo germinativo. La germinazione è ritardata se i conidi
sono stati precedentemente esposti a condizioni di secco, o bassa umidità relativa.
La temperatura ottimale per la germinazione è compresa tra i 25 e 28°C, mentre non avviene a temperature inferiori a 10°C. La formazione dell’appressorio
all’apice del tubo germinativo inizia circa 4 h dopo l’inizio della germinazione e
si completa in circa 15 h a temperature comprese tra 20 e 32°C. La temperatura
ottimale per la formazione dell’appressorio è compresa tra 16 e 25 °C. Ovviamente
la mancanza di acqua blocca i processi di germinazione e causa la degenerazione
delle spore (Kim, 1994). La temperatura e la bagnatura fogliare sono determinanti
per il processo di infezione dell’ospite. La penetrazione dello stiletto nel mesofillo
fogliare necessita di 6-8 h di bagnatura alla temperatura ottimale di circa 25°C,
mentre con temperatura media di 15,6°C il periodo di bagnatura si allunga a 1620 h. L’efficienza infettiva delle spore è maggiore quando le piante sono tenute al
buio, mentre diminuisce in presenza di luce diffusa.
Il periodo di incubazione della malattia è compreso tra 12 e 13 giorni a 9-10°C,
e 4-5 giorni a 26-28°C, temperatura ottimale per lo sviluppo del fungo. Le dimensioni delle aree sintomatiche, a parità di altre condizioni, sono direttamente
proporzionali alla velocità di crescita del micelio e quindi variano con la temperatura: a circa 27°C, temperatura ottimale di sviluppo del micelio, dopo 7 giorni di
incubazione le lesioni fogliari sono due volte più grandi di quelle di piante tenute
a 15,5°C (Bhatt e Singh, 1992).
Il periodo di latenza, che definiamo come l’intervallo compreso tra l’infezione
Seconda Parte. Allegati | 91
e la sporulazione, è compreso tra 13 e 18 giorni, quando le temperature sono intorno a 9-11°C, e 4-6 giorni, a temperature di 26-28°C. La sporulazione avviene
solo se l’umidità relativa dell’aria è superiore all’89% e il processo si compie in 4-6
h in condizioni ottimali. U.R. superiore al 93% e temperature comprese tra 25°C
e 28°C favoriscono la produzione di un conidio ogni 40 minuti. La maggior parte
dei conidi è prodotta nei 7-12 giorni che seguono l’inizio della sporulazione che
può protrarsi anche per 60 giorni. Durante la notte viene prodotta e rilasciata la
maggior parte dei conidi, in particolare nelle prime ore del mattino. La dispersione
dei conidi incomincia circa 4 h dopo la loro formazione e solo con umidità relativa
superiore al 95% in un intervallo termico compreso tra 11 e 26°C. La presenza di
acqua sui tessuti vegetali, come rugiada o pioggia, è necessaria per il distacco dei
conidi che poi vengono dispersi dal vento. Il numero maggiore di conidi viene
prodotto su piante giovani e su lesioni fogliari in accrescimento, mentre piante
infettate dopo l’inizio della levata hanno un potenziale di sporulazione minore.
Le lesioni che producono il maggior numero di conidi sono quelle con il centro
grigio ed i margini marroni, tipiche delle varietà suscettibili alla malattia. I conidi
prodotti sulle cv. suscettibili sono anche 10 volte più numerosi di quelli delle cv.
tolleranti. La quantità d’inoculo prodotto sulle piante in stress idrico è circa 3,5
volte maggiore rispetto a quella delle piante in condizioni fisiologiche normali,
e le spore conservano più a lungo la capacità infettiva come risultato dello stress
pre-infezionale. La produzione dell’inoculo rappresenta l’evento finale del ciclo
biologico del patogeno e costituisce il primo evento di un nuovo ciclo di infezione
(Kim, 1994; Teng, 1994).
Epidemiologia del brusone
L’epidemia rappresenta l’incremento rapido di una malattia nella popolazione
dell’ospite, in una determinata area. Magnaporthe oryzae è un patogeno policiclico,
sensu Van der Plank (Van der Plank e Matthee, 1963), in quanto nella stagione
vegetativa del riso possono susseguirsi numerosi cicli di patogenesi. Il susseguirsi
delle generazioni e la sovrapposizione dei cicli di patogenesi portano ad una produzione continua di propaguli. L’intervallo tra due generazioni è un parametro
specifico di ogni patogeno e può essere modulato dalle condizioni climatiche nonché dalle caratteristiche genotipiche e fenotipiche della popolazione dell’ospite.
Può avvicinarsi al tempo minimo teorico, che è quello che si ottiene in condizioni
climatiche ottimali di crescita per il patogeno su un ospite suscettibile (lo sviluppo
del patogeno raggiunge il tasso di crescita più elevato), o essere ben più lungo, in
condizioni climatiche meno favorevoli e in popolazioni dell’ospite resistenti, tali da
rallentare lo sviluppo del patogeno.
L’ambiente e le caratteristiche della popolazione dell’ospite sono i fattori principali che condizionano l’intervallo tra le generazioni, la quantità di individui ad
92 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
ogni generazione ed il conseguente sviluppo epidemico della malattia. È evidente
che il numero delle generazioni di un patogeno policiclico su un determinato ospite varia nel corso degli anni, sino a casi limite in cui in condizioni particolarmente
sfavorevoli alcuni patogeni policiclici potrebbero avere un solo ciclo per stagione
vegetativa, o addirittura affidare la loro sopravvivenza agli organi di svernamento
che possono rimanere vitali anche per più di un anno.
Il tempo necessario al patogeno per crescere e riprodursi e il modo in cui la progenie viene dispersa esercitano un’influenza diretta sulla dinamica della malattia.
I propaguli possono essere originati sessualmente e/o asessualmente. La riproduzione in alcuni patogeni avviene una sola volta durante la stagione vegetativa,
o addirittura in alcuni casi richiede più di una stagione vegetativa. Nella maggior
parte dei casi la riproduzione avviene frequentemente sino ad apparire continua.
L’epidemia non è sempre grave: la gravità dipende dai danni produttivi che vengono causati dallo sviluppo epidemico della malattia.
Fattori che favoriscono lo sviluppo epidemico. Tra i numerosi fattori che possono condizionare lo sviluppo epidemico della malattia, quelli climatici e nutrizionali sono i più importanti, sebbene non si debba dimenticare che la quantità
di inoculo iniziale, nonché l’epoca di comparsa dei primi sintomi sono parametri
altrettanto importanti nel determinare la precocità e gravità delle epidemie.
Dal punto di vista epidemiologico, la trasmissione per seme è molto importante
in quanto le piante malate sono uniformemente distribuite e costituiscono delle
fonti d’inoculo primarie precoci funzionali allo sviluppo epidemico anticipato delle
malattia. Pertanto risulta importante conoscere la percentuale di granelli infetti
presenti nella semente e l’efficienza con cui la malattia viene trasmessa ai germinelli. Per quanto riguarda la sanità della semente, indagini effettuate in Arkansas
hanno dimostrato che il 66% dei campioni analizzati aveva una percentuale di
granelli infetti compresa tra 0 e 10,5% (Guerber e TeBeest, 2006). La percentuale di
trasmissione per seme è strettamente legata alla tecnica di semina e alle condizioni
ambientali che si verificano durante la germinazione. La percentuale di trasmissione è inversamente proporzionale alla profondità di semina. La scarsa copertura
del seme, o la semina in superficie su terreno umido, determinano una percentuale maggiore di plantule infette, mentre l’interramento comporta percentuali
minori e la semina in acqua la impedisce. Le condizioni climatiche al momento
della germinazione e successivamente all’emergenza sono altrettanto importanti
e influiscono sul periodo di incubazione. Germinelli cresciuti a 15-20°C risultano
asintomatici sebbene siano stati infettati. Il periodo di incubazione si concluderà
con la comparsa dei sintomi i quali si evidenzieranno solo quando le temperature
raggiungeranno i 25-30°C (Manandhar et al., 1998; Guerber e TeBeest, 2006). In
Arkansas, la distribuzione sul terreno di granelli infetti dopo la semina in percentuali crescenti ha consentito di dimostrare l’importanza di questa fonte d’inoculo
nello sviluppo epidemico della malattia. Infatti i primi sintomi sulla cv. suscettibile
Seconda Parte. Allegati | 93
M-201 sono comparsi precocemente anche 30 giorni prima di quanto osservato in
assenza di inoculo e conseguentemente lo sviluppo epidemico è stato più precoce
e la gravità molto più elevata (Long et al., 2001).
Le piogge, l’umidità relativa dell’aria, la temperatura e la luminosità interagiscono con tutte le fasi del ciclo biologico del patogeno. Ricordiamo brevemente che
l’umidità dell’aria e la bagnatura fogliare sono le condizioni indispensabili per avere l’infezione dell’ospite. L’acqua è necessaria sia per avviare la germinazione delle
spore sia nelle fasi successive che portano all’infezione. Se la bagnatura fogliare
viene interrotta prima dell’infezione, quest’ultima non avviene (Yamanaka e Ikeda, 1964). L’incremento della bagnatura fogliare da 12 a 15 h determina il 30% di
infezioni in più (Kato, 1974). Il periodo di bagnatura fogliare necessario all’infezione è funzione della temperatura: alla temperatura ottimale di 25°C sono sufficienti
6-8 h, mentre a temperature inferiori la bagnatura deve durare più a lungo.
La bagnatura fogliare non è solo funzione dell’andamento climatico, ma può essere modificata indirettamente anche dalle concimazioni azotate, che favoriscono
il rigoglio vegetativo delle piante e dalla densità di semina: più le semine sono fitte
più prolungata è la bagnatura.
Le piogge favoriscono lo sviluppo epidemico della malattia in modo duplice: in
primo luogo favorendo le bagnature fogliari prolungate e in secondo luogo favorendo la produzione e la dispersione dell’inoculo. La maggior densità di inoculo
è presente nell’aria circostante le colture di riso tra la mezzanotte e le sei del mattino, in quanto la produzione dei conidi avviene preferibilmente al buio con U.R.
elevata. La velocità del vento superiore a 3,5 m/sec ne favorisce il distacco dai rami
conidiofori e la dispersione (Kingsolver et al., 1984).
Un parametro epidemiologico importante è l’efficienza infettiva: il rapporto tra
il numero delle lesioni e quello delle infezioni. Questo parametro è funzione della
resistenza dell’ospite e può modificare il tasso di crescita dell’epidemia (Calvero
et al., 1992). L’efficienza infettiva del patogeno su piante che hanno subito uno
stress idrico è quattro volte maggiore che su piante non stressate (Gill e Bonman,
1988). La maggior suscettibilità del riso coltivato in asciutta rispetto al riso coltivato in sommersione era nota da tempo; a parità di varietà, età delle piante e clima,
la suscettibilità al brusone è indirettamente proporzionale al contenuto idrico del
terreno.
Anche la temperatura del terreno può influenzare la suscettibilità della pianta
che diventa più suscettibile quando la temperatura del terreno è compresa tra 21
e 28°C. Temperature del terreno di 18-20°C e dell’aria di 30°C favoriscono lo sviluppo epidemico, mentre se la temperatura del suolo è intorno ai 25-28°C, il riso è
meno suscettibile alle infezioni (Ou, 1985).
La luce solare può inibire, o favorire la malattia in funzione della sua durata ed
intensità. Ha effetti diversi sul patogeno e sull’ospite. L’ombreggiamento favorisce lo sviluppo iniziale delle lesioni, mentre successivamente diventa un fattore
94 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
limitante. La resistenza del riso è favorita da un aumento dell’insolazione mentre
l’ombreggiamento aumenta la suscettibilità della pianta, correlata ad un aumento
del contenuto di amminoacidi nelle foglie (Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994).
Tra i fattori nutrizionali, l’azoto, il fosforo, il potassio e il silicio determinano importanti modifiche fisiologiche nella pianta di riso. Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione diretta tra la dose di azoto e la gravità del brusone fogliare.
L’effetto negativo delle somministrazioni azotate è maggiore a basse temperature,
quando vengono impiegati fertilizzanti a rilascio rapido e in suoli poco fertili e
con bassa capacità di scambio. La correlazione tra la gravità della malattia e l’N è
spiegabile con l’aumento del contenuto di azoto nelle cellule sotto forma di azoto
solubile (ammonio), amminoacidi, ammine (in particolare glutammina), queste
ultime soprattutto a basse temperature. Concimazioni azotate eccessive inoltre,
determinano una mancata deposizione di emicellulosa e lignina nella parete delle
cellule dell’epidermide rendendo i tessuti dell’ospite meno resistenti alla penetrazione dello stiletto (Ou, 1985; Manibhushan Rao, 1994). La gravità della malattia è
correlata positivamente alla sostanza secca prodotta, e alla concentrazione di N ed
è correlata negativamente con il rapporto Si/N e con il contenuto di Si(Kürschner
et al., 1992).
Il fosforo generalmente non ha effetti sullo sviluppo della malattia(Ou, 1985),
sebbene in suoli carenti l’apporto di P può ridurre l’incidenza della malattia (Kozaka, 1965).
Il potassio ha un’interazione complessa con la malattia e il suo assorbimento è
correlato negativamente con l’N. Apporti eccessivi di potassio favoriscono lo sviluppo della malattia in piante che hanno ricevuto alte dosi azoto, ma non in piante
concimate con poco azoto (Manibhushan Rao, 1994).
Il silicio è un componente importante nella pianta del riso. Numerosi studi riguardanti gli effetti dell’applicazione di Si sulla penetrazione dello stiletto hanno
dimostrato la relazione diretta tra silicizzazione delle cellule dell’epidermide e resistenza delle piante. La deposizione di silicio nelle cellule dell’epidermide costituisce una barriera fisica alla penetrazione meccanica del fungo. Concimazioni con
questo elemento riducono la gravità della malattia per effetto di un rallentamento
della crescita epidemica determinato da un effetto combinato di minor quantità
di inoculo prodotto e dimensioni delle lesioni (Yoshida et al., 1962; Datnoff et al.,
1992; Winslow, 1992; Datnoff et al., 2000; Seebold et al., 2001).
L’età della pianta e dei tessuti fogliari sono due fattori molto importanti per lo
sviluppo epidemico e la gravità della malattia. Le piante e le foglie giovani sono le
più suscettibili alle infezioni, successivamente la silicizzazione dell’epidermide e
l’invecchiamento dei tessuti fogliari li rende resistenti. La resistenza viene acquisita dopo un intervallo di tempo variabile nelle diverse cv. (Kahan e Libby, 1958;
Goto et al., 1961; Nottenghem e Andriatompo, 1979). Il numero di lesioni fogliari è
associato all’intervallo di tempo necessario alle foglie in via di sviluppo per acqui-
Seconda Parte. Allegati | 95
sire la completa resistenza; minore è l’intervallo meno numerose saranno le lesioni
che si svilupperanno (Roumen, 1992). Ai tropici, le colture sono particolarmente
suscettibili alla malattia fino alla levata, mentre nelle fasi successive la pianta diventa resistente, così come diventano resistenti le foglie mature. La pianta diventa
nuovamente suscettibile alla malattia al momento dell’eserzione della pannocchia
quando il patogeno può colonizzare facilmente l’ultimo nodo e causare il mal del
collo. Non è mai stata trovata correlazione tra la suscettibilità della pianta al brusone fogliare e il mal del collo, o viceversa (Ou, 1985).
In Italia, a partire dagli anni ’80, è stato osservato un aggravamento delle epidemie e dei danni causati dal brusone, soprattutto in risaie stabili coltivate con varietà
suscettibili concimate abbondantemente con azoto per aumentare la produzione.
Risalgono agli stessi anni i primi studi di difesa dalla malattia, effettuati dai ricercatori dell’Ente Nazionale Risi, valutando l’efficacia di alcune molecole quali i
benzimidazoli benomyl, carbendazim e thiophanate methyl e pyroquilon e triciclazolo. I fungicidi sono stati impiegati sia contro il brusone fogliare, applicandoli
su colture seminate in luglio, per far coincidere il periodo di maggiore suscettibilità
del riso con le condizioni ottimali di virulenza del patogeno, sia contro il brusone della pannocchia, applicandoli su colture seminate in epoca normale secondo un criterio fenologico a partire dall’eserzione della pannocchia. Il numero dei
trattamenti variava, da uno a tre, applicati con intervallo di 8-10 giorni. I risultati
hanno dimostrato la sostanziale inefficacia dei benzimidazoli, mentre pyroquilon
e triciclazolo hanno dato buoni risultati nella difesa dal brusone fogliare il primo
e dal brusone della pannocchia il secondo. L’incidenza media del brusone della
pannocchia su tre varietà e in tre annate è stato di circa il 90% a cui ha corrisposto
una perdita produttiva di circa il 55%. I trattamenti ripetuti di triciclazolo, applicato
a 750 g/ha di p.a., sono risultati più efficaci del trattamento singolo, sebbene le
differenze non siano risultate significativamente diverse. L’efficacia dei trattamenti
ha dimostrato una tendenza alla diminuzione, quando vengono applicati dopo
la spigatura(Moletti et al., 1988). Da questa sperimentazione, purtroppo, non si
desume la dinamica epidemica del brusone sulle foglie. Si potrebbe addirittura
pensare che sulle cv. oggetto della sperimentazione non si abbia sviluppo epidemico tantè che per valutare l’efficacia dei trattamenti sulle foglie i ricercatori sono
ricorsi alla semina in epoca non consona ai fini produttivi. L’ipotesi che è stata
successivamente verificata da Cortesi e collaboratori è stata la possibile assenza di
epidemie di brusone sulle foglie in colture a semina primaverile, poco suscettibili
alla malattia per effetto della mancanza di coincidenza tra le condizioni climatiche
favorevoli all’epidemia e la suscettibilità dei tessuti fogliari, che diventano via via
più resistenti (Kahan e Libby, 1958; Goto et al., 1961; Roumen, 1992). Nei casi in
cui si riscontri la presenza di brusone, il risicoltore difficilmente effettua trattamenti specifici contro altri patogeni quali l’elmintosporium.
96 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
La difesa del riso in Italia
La difesa dal brusone è attuabile mediante diversi mezzi che si possono classificare in diretti ed indiretti. I primi sono finalizzati ad inibire, o eliminare il patogeno, i secondi a ridurre la suscettibilità dell’ospite. La quasi totalità delle varietà
iscritte al registro nazionale mostra un elevato livello di consanguineità in quanto
la base genetica di tutte le cv. è molto ristretta (Spada et al., 2004). Il miglioramento
genetico per la resistenza al brusone può seguire strategie diverse. Quella che ad
oggi ha dato i migliori risultati di durata nel tempo è il gene-piramiding, cioè l’inserimento di più geni di resistenza in una varietà. L’utilizzo, invece, di resistenza
monogenica è stata sempre velocemente superata in seguito ad un adattamento
della popolazione del fungo per effetto selettivo. Pertanto si dovrebbe continuamente monitorare la struttura genetica della popolazione del fungo e rilasciare
continuamente cv. resistenti con i geni a cui risultano sensibili ai genotipi del patogeno (Leung et al., 1988; Guimaraes et al., 1996; Jia et al., 2004). Ad oggi nel nostro paese tutto ciò non è stato fatto e negli anni si è potuto constatare che anche
cv. inizialmente tolleranti alla malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso
nel tempo questa caratteristica (Cortesi dati non pubblicati). Pertanto, si ritiene,
che in tempi brevi non potranno essere disponibili un numero sufficiente di cv.
migliorate per la resistenza al brusone, impiegabili stabilmente e con successo in
sostituzione di quelle più suscettibili attualmente apprezzate dal mercato.
Non si deve dimenticare, infine, che il cambiamento di alcune tecniche colturali,
quali l’adozione sempre più diffusa della semina in asciutta e l’affermarsi della
semina ritardata per consentire la gestione del riso crodo, o del minimum tillage
per il contenimento dei costi energetici, ha determinato un incrementato della suscettibilità del riso alle epidemie di brusone, tant’è che le aziende adottano sistematicamente strategie di difesa per raggiungere produzioni adeguate a garantire
un reddito.
Tra i mezzi diretti di difesa, l’uso dei fungicidi rappresenta la pratica più comune
e certamente la più efficace. Tuttavia è bene sottolineare che l’uso dei fungicidi
deve essere limitato solo ai casi di reale necessità, dopo aver valutato il rischio epidemico dell’areale, l’andamento climatico e la dinamica della malattia.
Per le malattie policicliche, come il brusone, i trattamenti fungicidi sono finalizzati al contenimento del tasso di crescita della malattia che è funzione della
suscettibilità dell’ospite e dell’aggressività del patogeno in un determinato areale,
della quantità iniziale di malattia dall’epoca di comparsa della stessa nonché dalle
condizioni climatiche. In alcuni areali e su alcune cv., infatti, i risultati sperimentali
hanno dimostrato che il contenimento dello sviluppo epidemico può essere realizzato con la stessa efficienza con un numero variabile di trattamenti (Cortesi e
Giuditta, 2003; Pizzatti e Cortesi, 2008).
I fungicidi. Tra i principi attivi disponibili per l’impiego su riso, quelli registrati
Seconda Parte. Allegati | 97
per la protezione dal brusone sono: triciclazolo, azoxystrobin e flutriafol. Beam
DAS (triciclazolo 75%) e Amistar (azoxystrobin 25%) sono i fungicidi comunemente usati in risicoltura per la difesa dal brusone, per i quali esiste un’ampia
letteratura sulla loro efficacia, mentre Impact (flutriafol 25%), così come Tilt (propiconazole 25%) e altre molecole della famiglia degli IBS, sono considerati fungicidi specifici per il contenimento dell’elmintosporiosi, da impiegarsi in miscela con
i primi (Moletti et al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti
et al., 2008).
Considerato l’oggetto della presente monografia, nel prosieguo verranno trattati
esclusivamente triciclazolo e azoxystrobin.
Triciclazolo (Beam). È un fungicida sistemico specifico per controllo del brusone del riso. È un fungicida conosciuto da molto tempo ed è largamente impiegato
sul riso in Asia. In Italia è stato registrato nel 1998. Il fungicida agisce per assorbimento fogliare e radicale. Nella pianta è trasportato in senso acropeto dal sistema
xilematico. Una volta nella pianta, il principio attivo subisce una trasformazione
metabolica che provoca l’ossidazione del gruppo metilico, con formazione di un
gruppo alcolico (Day et al., 1980). Il triciclazolo ha diverse proprietà utili per la
difesa dal brusone: la persistenza, la sistemia e un meccanismo d’azione unico e
multisito (Tomlin, 1994).
La sistemia del triciclazolo nelle piante di riso è stata dimostrata indirettamente,
controllando i sintomi fogliari di brusone dopo aver applicato il fungicida a cariossidi, radici, suolo e foglie. Il fungicida è efficace anche in applicazioni radicali, sia
immergendo le radici di riso per 10 minuti in una sospensione di triciclazolo, sia
applicandolo al suolo. Il mal del collo è stato contenuto efficacemente con trattamenti fogliari effettuati in botticella alle dosi di 255-560 g/ha di p.a. Un trattamento di triciclazolo alla dose di 150 g/ha di p.a., in botticella, è sufficiente ad ottenere
un buon contenimento del mal del collo quando è stato trattato il suolo prima del
trapianto (Froyd et al., 1976; Froyd et al., 1978; Day et al., 1980).
Triciclazolo ha una modalità d’azione di tipo preventivo; assorbito dalle spore
in germinazione inibisce la sintesi di melanina da parte dell’appressorio di molti
Ascomiceti, rendendolo incapace di penetrare la superficie dell’ospite con lo stiletto. In M. oryzae la concentrazione di 0,1 µg/ml di triciclazolo è sufficiente ad
inibire la sintesi di melanina e stimola lo sviluppo di mutanti melanina-deficienti
il cui micelio, le spore e gli escreti sono colorati di giallo arancio. Concentrazioni
superiori, 50 µg/ml, non sono tossiche per M. oryzae (Tokousbalides e Sisler, 1979;
Woloshuk et al., 1980; Woloshuk et al., 1981; Woloshuk et al., 1983).
Triciclazolo in Verticillium dahlie e Thielaviopsis basicola blocca la sintesi di melanina impedendo la conversione del 1,3,8-triidroxynaftalene (1,3,8 THN) in vermelone, un precursore della melanina (Tokousbalides e Sisler, 1979; Stipanovic e
Wheeler, 1980). In P. grisea a concentrazioni comprese tra 0,01 e 0,1µg/ml si ha
un predominante accumulo di 2-HJ(2-hydroxyjuglone) e 3,4,8-DTN 3,4-dihydro-
98 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
3,4,8-trihydroxy-1-(2H)-naphthaltnone), metaboliti derivati da precursori della
melanina. Tale risultato indica che il blocco primario in questo patogeno è lo stesso
che è stato trovato in V. dahlie e T. basicola. L’accumulo di flavonoidi a concentrazioni di tricyclazolo da 1 a 10 µg/ml accompagnate da un decremento in concentrazione di 3,4,8-DTN e DDN (3,4-dihydro-4,8-dihydroxy-1-(2H)-naphthaltnone)
indicano un possibile sito secondario di inibizione tra 1,3,6,8- THN e scytalone.
Confrontando mutanti melanina-deficienti, selezionati con raggi UV, con mutanti
melanina-deficienti ottenuti con triciclazolo si è osservato che entrambi accumulano 2-HJ, flavonoidi e 3,4,8-DTH, non convertono lo scytalone in melanina e non
sono patogeni per due varietà di riso, a conferma della relazione esistente tra il
triciclazolo e l’inibizione della biosintesi di melanina (Woloshuk et al., 1980).
Studi inerenti l’ultrastruttura dell’appressorio in M. grisea, hanno dimostrato
l’importanza della melanina nelle normali funzioni dell’appressorio: appressori
non melanizzati posti in soluzione iper-osmotica subiscono una plasmolisi, mentre appressori melanizzati subiscono un collasso, a dimostrazione della differenza
di pressione generata dagli oppressori melanizzati e della funzione di barriera permeabile svolta dallo strato di melanina, ma solo all’acqua (Woloshuk et al., 1983;
Howard e Ferrari, 1989; Howard, 1991). Inoculando membrane sintetiche di diversa consistenza con appressori sani si è trovata una relazione diretta tra la pressione
necessaria per la penetrazione e la resistenza della membrana (Howard, 1991).
Azoxystrobin (Amistar). Azoxystrobin è un derivato dell’acido beta-metossiacrilico, strobilurina di sintesi analoga alla strobilurina A, sintetizzata da Zeneca
Agrochemical nel 1988. Le strobilurine, le oudemansine e i mixotiazoli sono derivati naturali dell’acido beta-metossiacrilico. Queste molecole vengono prodotte da
diversi microrganismi, tra cui ricordiamo i funghi basidiomiceti Oudemansiella mucida e Strobilorus tenacellus, l’ascomicete Bolinea lutea e i batteri Myxococcus fulvus
ceppi f16 e f85. Questi composti posseggono una pronunciata attività biologica. Il
primo membro di questa famiglia, la strobilurina A, sostanza fungitossica prodotta
da S. tenacellus, basidiomicete appartenente all’ordine delle Agaricales, rinvenibile
sui coni di numerose specie di Picea, è stata sviluppata come medicinale per il controllo delle micosi della pelle (Anke et al., 1977; Anke et al., 1979; Beautement et
al., 1991). L’interesse verso i derivati dell’acido beta-metossiacrilico da parte delle
agroindustrie come potenziali fungicidi è riconducibile al loro meccanismo d’azione. L’acido beta-metossiacrilico nei funghi causa la traslocazione dell’ubichinone
con conseguente blocco del trasporto degli elettroni alla proteina ferro-zolfo del
citocromo bc1 o complesso III. Il sito di legame dell’acido beta-metossiacrilico,
situato all’esterno della membrana mitocondriale, è identico a quello dell’ubichinone, chiamato centro Qo (Mansfield e Wiggins, 1990). L’interruzione del trasporto di elettroni blocca la respirazione mitocondriale con conseguente arresto
della produzione di ATP, energia indispensabile per il metabolismo cellulare. La
mancata produzione di energia porta inevitabilmente alla morte cellulare. Le stro-
Seconda Parte. Allegati | 99
bilurine naturali sono composti altamente instabili alla luce solare che ne causa
la rapida degradazione in composti non tossici. La fotoinstabilità è stata superata
sintetizzando composti analoghi alle strobilurine naturali, di cui conservavano il
sito attivo (Becker et al., 1981; Brandt et al., 1988; Mansfield e Wiggins, 1990; Beautement et al., 1991; Brandt e Von Jagow, 1991; Godwin et al., 1992; Clough, 1993;
Clough et al., 1996).
Azoxystrobin, analogamente alle strobilurine naturali, inibisce la respirazione a
livello dei mitocondri, bloccando il trasporto degli elettroni fra il citocromo b e il
citocromo c1. La molecola, formulata come Amistar, o come Quadris, è risultata attiva su numerosi patogeni appartenenti alle classi degli Ascomiceti, Basidiomiceti,
Oomiceti e Deuteromiceti (Godwin et al., 1992; Heaney e Knight, 1994; Clough et
al., 1996). Azoxystrobin una volta applicato sulla vegetazione si deposita sulla superficie degli organi trattati, dove permane a lungo aderendovi tenacemente. L’assorbimento è lento e graduale. Dopo la penetrazione, la molecola viene traslocata
per diffusione e per via xilematica con una diminuzione progressiva della concentrazione. Trattando con azoxystrobin le radici di piante giovani di zucchino si è ottenuta una buona protezione delle foglie dall’oidio, Sphaerotheca fuliginea (Godwin
et al., 1992; Heaney e Knight, 1994). Azoxystrobin si caratterizza per la sua attività
preventiva e curativa grazie alla sua particolare azione inibente sulla germinazione
delle spore, sulla crescita del micelio e sulla sporulazione. L’applicazione su foglie
di grano di 0,4 mg p.a./l un’ora prima dell’inoculazione con P. recondita inibisce la
germinazione delle uredospore. Risultati simili sono stati ottenuti sulle spore di
Septoria tritici e Septoria nodorum. L’effetto fungicida su P. recondita è stato ottenuto
anche in seguito a movimento sistemico della molecola; applicata a 10 mg p.a./l
sulla metà prossimale di una foglia di grano, 24 ore prima dell’inoculazione, ha
protetto anche la parte distale inibendo la germinazione delle uredospore. Applicando alla dose di 2 mg p.a./l a plantule di grano, 5 giorni dopo l’inoculazione con
P. recondita, determina il collasso del micelio del fungo, a conferma dell’attività
eradicante della molecola (Godwin et al., 1992).
Le strobilurine hanno, oltre all’ effetto fungitossico, influenze positive sulla
crescita della pianta, sui processi di senescenza, sulla produzione e qualità della
granella. Questi effetti sono stati documentati per due molecole, azoxystrobin e
kresoxim-methyl. Nel grano l’inibizione della sintesi di etilene da parte di kresoxim-methyl, unitamente ad un incremento dei livelli endogeni delle citochinine potrebbe spiegare il ritardo della senescenza e l’incremento della colorazione
verde(Grossman e Retzlaff, 1997; Gerhard et al., 1999).
Amistar per l’impiego su cereali è stato registrato in Italia nel 1999. Azoxystrobin
applicato alla dose di 0,03 e 1 mg p.a./l un giorno dopo l’inoculazione di M. oryzae
ha effetto protettivo ed eradicante. Il contenimento di P. oryzae si ottiene anche a
seguito di applicazioni radicali del fungicida (Godwin et al., 1992; Godwin et al.,
1994). In America, azoxystrobin applicato in diversi stadi fenologici del riso, alla
100 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
dose di 1 l/ha, è risultato particolarmente efficace contro il brusone della pannocchia, indotto da M. grisea. Un solo trattamento tra la botticella e il 100% di
pannocchie emerse ha consentito di ottenere livelli di protezione del 99% (Long
e TeBeest, 1997).
Il meccanismo d’azione unisito del fungicida lo espone al rischio di selezione
di ceppi resistenti, già segnalati per P. grisea dei tappeti erbosi (Vincelli e Dixon,
2002).
Secondo il Fungicide Resistance Action Committee (FRAC) il patogeno M. oryzae è classificato tra quelli che possono mutare con maggiore facilità dando luogo a
resistenza nei confronti di fungicidi. Il rischio di insorgenza di resistenza all’azione
di un fungicida da parte del patogeno è particolarmente elevato soprattutto nel
caso di elevata variabilità genetica delle popolazioni e per l’ampiezza delle popolazioni dovute allo sviluppo epidemico della malattia, nonché per l’elevata pressione
di selezione esercitata dal fungicida sulle popolazioni del patogeno. Azoxystrobin,
per il suo meccanismo d’azione, viene classificato dal FRAC tra i fungicidi ad elevato rischio di insorgenza di resistenza; nel rapporto del 2008 del gruppo di lavoro
del FRAC - resistenza ai fungicidi QoI - sono elencate più di 30 specie di patogeni, diversamente distribuite nel mondo, con resistenza di campo conclamata alla
molecola (www.frac.info). Per il triciclazolo, invece, non sono stati mai segnalati
casi evidenti di cali di efficacia del fungicida nei confronti di M. oryzae dovuti a
resistenza del patogeno nei confronti della molecola.
In ragione dell’esigua gamma di principi attivi disponibili per il controllo del
brusone e delle indicazioni fornite dal FRAC, la necessità di gestire correttamente
il rischio di resistenza in campo rappresenta un elemento di fondamentale importanza, conseguibile unicamente se entrambi i fungicidi continueranno a essere
disponibili per la difesa del riso.
Conferme sull’efficacia di triciclazolo e di azoxystrobin nella difesa del riso dal
brusone in campo sono arrivate sia da sperimentazioni condotte in Italia tra gli
anni 1982 e 1986, sia da altre effettuate dagli anni ’90 ad oggi. Azoxystrobin su
riso non ha dimostrato di ritardare significativamente la senescenza (Moletti et
al., 1988; Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). I
dati sperimentali complessivamente confermano l’efficacia dei fungicidi mentre le
strategie di difesa potrebbero differenziarsi in funzione della suscettibilità varietale e dell’andamento epidemico della malattia. Ovviamente laddove le strategie si
differenziano è utile valutare gli effetti della difesa nel contenimento dei danni e
sulla qualità della produzione. A questo fine sono state effettuate una serie di prove sperimentali, ripetute nell’arco di un quinquennio in diverse località e varietà,
al fine di approfondire gli studi relativi all’efficacia di triciclazolo e azoxystrobin,
impiegati in diverse strategie di difesa, di valutare la difesa dal brusone quale mezzo per stabilizzare la produzione, evitando le perdite causate dalle epidemie della
malattia e per incrementare la qualità della granella.
Seconda Parte. Allegati | 101
Materiali e metodi
Prove sperimentali. Le prove sperimentali sono state condotte in diverse località. A Carpiano (MI), presso l’azienda agricola Pojago, sono state effettuate su
diverse cv. dal 2004 al 2007; sulla cv. Volano nel 2004, 2006 e 2007, sulla cv. Baldo
nel 2005 e 2006 e sulle cv. Carnaroli e Libero e nel 2007. Nel triennio 2004-2006
la semina del riso è stata effettuata in condizioni di risaia sommersa, utilizzando
190-195 kg/ha di seme distribuito a spaglio, mentre nel 2007 è stata effettuata a
fila interrata, utilizzando 180 kg/ha circa di seme. All’emergenza, l’investimento
medio nei diversi anni è risultato pari a circa 100-150 piante/m2 che alla raccolta
hanno dato un numero medio di pannocchie pari a circa 350-400 pannocchie/
m2. L’attività biologica dei fungicidi è stata valutata nel quadriennio applicando i
prodotti sia con criterio fenologico, sia epidemiologico, effettuando il primo trattamento alla comparsa dei primi sintomi sulla foglia (Tab. 1).
Le prove sperimentali sono state realizzate secondo uno schema a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni. La parcella elementare aveva una superficie di 27 m2
(9 x 3). I fungicidi sono stati applicati alla pressione di circa 5 atm, impiegando
un’irroratrice a motore FOX F 320, distribuendo circa 500 l/ha di sospensione per
ottenere una buona bagnatura della vegetazione.
Prove sperimentali in altre Località. Nel 2006, la prova sperimentale di Samperone (PV) è stata effettuata sulla cv. Carnaroli. La semina è stata eseguita a file
interrate con un investimento di 190 kg/ha di seme. È stato adottato uno schema
sperimentale a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni e parcelle di 30 m2 (10 x 3). I
trattamenti sono stati effettuati impiegando circa 300 l/ha di sospensione fungicida in modo da garantire una buona bagnatura della coltura. I fungicidi sono stati
applicati con criterio fenologico (Tab. 1).
Nel 2007, sono state pianificate, prove sperimentali in due località in provincia
di Pavia, Vigevano e Samperone. Con lo stesso disegno sperimentale sono state
confrontate 5 cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo, e i fungicidi
sono stati applicati sia con criterio fenologico, sia con criterio epidemiologico, effettuando il primo trattamento alla comparsa dei primi sintomi su foglia. Inoltre,
è stata effettuata un’altra prova a Olcenengo (VC), impiegando unicamente la cv.
Karnak (Tab. 2). Le prove sono state effettuate secondo uno schema sperimentale
a blocchi randomizzati con tre ripetizioni su parcelle di 27 m2 (9 x 3). Il riso è stato
seminato a file interrate con una densità di 180 kg/ha di seme nelle due prove di
Pavia, mentre ad Olcenengo è stato adottato uno schema sperimentale a 4 ripetizioni e la semina è stata effettuata in risaia sommersa.
Nel 2008, la prova di Vigevano è stata effettuata sulla cv. Carnaroli, con un piano sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni e parcelle di 27 m2 (9 x
3). La semina è stata effettuata a file interrate. I fungicidi sono stati applicati con
102 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
criterio fenologico ed epidemiologico. Inoltre, è stata prevista l’effettuazione di un
trattamento al verificarsi di condizioni climatiche favorevoli alla comparsa della
malattia quali temperatura di 24-26 °C, UR > 95% e almeno 12 ore di bagnatura
fogliare (Tab. 1).
Nel 2009 sono state effettuate tre prove, a Vigevano, Collobiano e S. Alessio
con Vialone, impiegando lo stesso protocollo sperimentale e la stessa cv., Vialone
Nano. La semina è stata effettuata in risaia sommersa a Collobiano e a file interrate
nelle altre località, impiegando180 kg/ha di risone. Le parcelle elementari erano di
24 m2 (8 x 3) distribuite secondo uno schema a blocchi randomizzati con quattro
ripetizioni (Tab. 1).
Quantificazione della malattia della produzione e della resa del risone. La
dinamica di crescita del brusone sulle diverse parti della pianta è stata monitorata sul testimonio non trattato, con intervallo almeno bi-settimanale da fine accestimento-inizio levata fino in prossimità della raccolta. La quantificazione della
malattia è stata effettuata su un campione di piante rappresentativo di ogni parcella, osservando per ogni pianta la foglia bandiera e la pannocchia. Individuati i
sintomi specifici della malattia, ne è stata determinata la diffusione e la gravità sui
diversi organi. Quando la diffusione era bassa è stata utilizzata un’ampiezza campionaria di almeno 100 piante per ogni ripetizione, scelte in modo casuale lungo
la diagonale di ogni parcella, mentre quando la malattia si è diffusa il campione è
stato ridotto a 50 piante per ogni ripetizione. La diffusione è stata espressa come
percentuale di foglie o pannocchie colonizzate (Diff.%). La gravità è stata determinata stimando visivamente la superficie delle foglie apicali o della pannocchia
interessata dai sintomi, secondo una scala arbitraria a 8 classi e, poi, calcolando
l’Indice percentuale d’Infezione (I%I) come sommatoria dei valori delle classi / n°
dei campioni x n° dei sintomi. Per il mal del collo, diffusione e gravità coincidono
in quanto l’infezione di M. grisea sull’ultimo nodo o internodo, causa il disseccamento precoce della pannocchia.
L’attività dei fungicidi è stata espressa come Indice di Protezione (I%P) calcolato
come differenza tra il valore del testimonio e il valore della tesi trattata/il valore del
testimonio x 100. La produzione è stata determinata raccogliendo in ogni parcella
un m2 di coltura. Dopo la sgranatura il risone è stato essiccato ed è stata determinata la produzione in t/ha normalizzata al 13% di umidità. La resa, globale e netta,
è stata determinata su un campione di risone essiccato di 100g proveniente da ogni
parcella. Dopo le analisi è stata calcolata la resa globale come percentuale di riso
bianco e la resa netta come percentuale di granelli interi commerciabili.
Analisi statistica dei dati. I risultati dei rilievi sono stati successivamente sottoposti all’analisi della varianza (ADV), utilizzando il pacchetto statistico MSTAT-C
(Nissen, 1983). I valori espressi come percentuale prima di essere analizzati sono
stati trasformati in arcsen √%, per soddisfare il principio di indipendenza della varianza. Quando l’ADV è risultata significativa le medie sono state successivamente
Seconda Parte. Allegati | 103
sottoposte al test LSD di confronto fra medie, in modo da mettere in evidenza le
differenze significative ad un livello di probabilità di 0,05. Medie seguite da lettere
uguali non sono significativamente diverse.
Tabella 1. Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi
del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2004-2006 e nel 2008 e 2009
2006
Data
2004 2005 Semina
04-mag
10-mag
04-lug
2008
2009
S.
Alessio
c/
Vialone
Carpiano
Samperone
Vigevano
Vigevano
Collobiano
22-mag
28-apr
23-apr
08-mag
26-apr
32 1 =
p.s.2
34 (p.s.)
05-lug
06-lug
08-lug
34
34
34
09-lug
34
11-lug
16-lug
34
23-lug
24-lug
27-lug
28-lug
47-49
(34 + 21 gg)
47-49
47-49
51-52
51-52
47-49
29-lug
49
45
31-lug
51-52
01-ago
47-49 =
climat.3
02-ago
03-ago
57-59
04-ago
51-52
05-ago
57-59
06-ago
51-52
58-59 (51-
58-59 (51-
58-59
(51-
(34 + 21
gg)
52 + 10
gg)
52 + 10 gg)
52 + 10
gg)
67-69
(49 + 14
gg)
07-ago
11-ago
14-ago
47-49
51
61 (51 + 10
gg)
58-59 (51
+ 10 gg)
47-49 +
14 gg)
16-ago
59-61
Fasi fenologiche (scala BBCH); 2 Primi sintomi della malattia; 3 Primi sintomi previsti secondo un modello climatico
(vedi testo).
1
61-65
(49-51+14gg)
14-ago
20-ago
*Fasi fenologiche (scala BBCH); **Pimi sintomi della malattia.
24-ago
22-ago
49-51
10-ago
08-ago
05-ago
77-79
(49 --51+14gg)
31-lug
30-lug
71-73
(49-51+14gg)
27-lug
02-ago
26-lug
Libero
25-lug
49-51 (p.s.)
Carpiano
Volano
13-apr
49-51
37-39 (p.s.)
Carnaroli
24-lug
20-lug
Semina
28-giu
04-lug
06-lug
10-lug
11-lug
12-lug
13-lug
16-lug
17-lug
18-lug
Data
58-59
(51--52+10 gg)
51-52
34*
47-49
(34 + +21 gg) = p.s.
Nembo
58-59
(51-52+10 gg)
51-52
47-49
(34+21 gg)
37 = p.s.
34
Giano
58-59
(51- -52+10 gg)
51-52
47-49
(34 + +21 gg) = p.s.
34
Vigevano
Ambra
20-apr
58-59
(51-52+10gg)
47-49
(34 + 21 gg)
51-52
39 (p.s.)
34
Vialone N.
58-59
(51--52+10gg)
51-52
47-49
(34+21 gg)
34 = p.s.**
Karnak
Tabella 2. Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2007
104 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
51-52
58-59
(51-52+10 gg)
20-ago
22-ago
58-59
(51-52 + 10 gg)
51-52
47-49
(34 + 21 gg)
34 = p.s.
Vialone N.
*Fasi fenologiche (scala BBCH); **Pimi sintomi della malattia.
24-ago
05-ago
14-ago
02-ago
31-lug
10-ago
30-lug
08-ago
27-lug
47-49
(34 + 21 gg)
34 = p.s.
Karnak
Semina
28-giu
04-lug
06-lug
10-lug
11-lug
12-lug
13-lug
16-lug
17-lug
18-lug
20-lug
24-lug
25-lug
26-lug
Data
p.s.
34
Samperone
Ambra
24-apr
58-59
(51-52 + 10 gg)
51-52
47-49
(34 + 21 gg)
34 = p.s.
Giano
59-61
51-52
47-49
(34 + 21 gg)
Olcenengo
Karnak
05-mag
p.s. = 34
51-52
34
47-49
(34 + + 21 gg) = p.s.
Nembo
Tabella 2. (segue) Località, date delle fasi fenologiche del riso (scala BBCH) e di comparsa dei primi sintomi del brusone per le prove sperimentali effettuate nel 2007
Seconda Parte. Allegati | 105
Principio attivo
Dose
(f.c./ha)
Epoca intervento
2004
2005
Testimone
√
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
267 g
49* + 14 gg
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
P.s.** + 49
EAF-761
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 47-49
GF-1455
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 47-49
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 21 gg
EAF-761
Triciclazolo 75%
300 g
34 (p.s.) + 21 gg
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
49-51 + 14 gg
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
34 (p.s.)
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
45
Beam WP
Triciclazolo 75%
450 g
47-49
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
47-49
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
51-52
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
61
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
Soglia climatica***
Beam WP
Triciclazolo 75%
534 g
57-59
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
600 g
51-54
Beam WP
Triciclazolo 75%
600 g
57-59
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
0,8 l
49 + 14 gg
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
34 (p.s.)
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
P.s. + 49-51
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
47-49
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
51 + 10 gg
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
51-52 + 59
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
49-51 + 14 gg
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,25 l
57-59
√
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,5 l
51-52
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,5 l
10gg dopo 51-52
*Fasi fenologiche (scala BBCH); **Primi sintomi della malattia; ***Primi sintomi previsti secondo un modello climatico (vedi testo).
Formulato
commerciale
Tabella 3. Fungicidi, dosi e criteri d’impiego nei diversi anni e località
√
√
√
Samperone
√
√
2006
√
√
√
√
√
√
Carpiano
√
106 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Principio attivo
Dose
(f.c./ha)
Epoca intervento
Carpiano
√
2007
Vigevano e Samperone
√
Olcenengo
√
2008
√
2009
√
Testimone
Beam WP
Triciclazolo 75%
267 g
49* + 14 gg
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
P.s.** + 49
√4
EAF-761
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 47-49
√
GF-1455
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 47-49
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
34 + 21 gg
EAF-761
Triciclazolo 75%
300 g
34 (p.s.) + 21 gg
√
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
300 g
49-51 + 14 gg
√
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
34 (p.s.)
√
√
√
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
45
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
450 g
47-49
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
47-49
√
√
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
51-52
√
√
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
61
√
EAF-761
Triciclazolo 75%
450 g
Soglia climatica***
√
Beam WP
Triciclazolo 75%
534 g
57-59
Beam WP
Triciclazolo 75%
600 g
51-54
Beam WP
Triciclazolo 75%
600 g
57-59
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
0,8 l
49 + 14 gg
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
34 (p.s.)
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
P.s. + 49-51
√****
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
47-49
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
51 + 10 gg
√
√
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
51-52 + 59
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1l
49-51 + 14 gg
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,25 l
57-59
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,5 l
51-52
√
√
Amistar SC
Azoxystrobin 23,2%
1,5 l
10gg dopo 51-52
√
*Fasi fenologiche (scala BBCH); **Primi sintomi della malattia; ***Primi sintomi previsti secondo un modello climatico (vedi testo); ****Solo sulle cv. Carnaroli e Volano.
Formulato
commerciale
Tabella 3. (segue) Fungicidi, dosi e criteri d’impiego nei diversi anni e località
Seconda Parte. Allegati | 107
108 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Risultati
Nel 2004, sulla cv. Volano a Carpiano (MI), il brusone ha interessato solo le pannocchie, sulle quali era molto diffuso. La gravità, invece, ai primi di settembre era
contenuta a valori del 5% circa, per poi innalzarsi al 14% circa in prossimità della
raccolta. Un solo trattamento ha avuto un’efficacia del 10% per triciclazolo e del
13% per azoxystrobin (Tab. 4).
Nel 2005, sulla cv. Baldo a Carpiano,il brusone ha interessato nuovamente solo
la pannocchia. L’epidemia non è stata grave e in prossimità della raccolta era pari
al 3%. Sebbene le differenze tra i trattamenti non siano risultate significative, le
protezioni più elevate, 32% per triciclazolo e 48% per azoxystrobin, sono state conseguite con un solo trattamento effettuato al 50% di pannocchie emerse. La scarsa
protezione conseguita con entrambi i fungicidi, applicati al dosaggio più basso due
volte a partire dalla botticella, indica che l’epidemia è stata tardiva (Tab. 5).
Nel 2006, nella stessa località e sulla stessa cv. è stato riscontrato un decorso
epidemico analogo al precedente e a fronte di una diffusione rilevante della malattia solo sulle pannocchie, la gravità è stata contenuta ed è aumentata solo nelle
settimane precedenti la raccolta, ben due mesi dopo i trattamenti. I fungicidi sono
risultati efficaci nel contenimento della gravità. Anche in questo caso i trattamenti
precoci anche se ripetuti sono risultati meno efficaci dei due trattamenti effettuati
con triciclazolo a partire dall’eserzione della pannocchia, che ha conseguito protezioni del 30%, e con azoxystrobin con protezioni del 52% (Tab. 6). Nello stesso
anno è stata effettuata anche una prova sulla cv. Carnaroli a Samperone (PV).
Seconda Parte. Allegati | 109
Questa cv. risulta particolarmente suscettibile alle infezioni fogliari. Sul testimone non trattato, all’11 agosto, il brusone sulla foglia bandiera aveva una gravità
del 7%, aumentata al 60% in prossimità della raccolta. I fungicidi hanno difeso
egregiamente la coltura dalla malattia e l’efficacia di triciclazolo è stata significativamente più elevata di quella di azoxystrobin, sia in applicazioni singole precoci
che ripetute. In questo caso, il trattamento alla levata in concomitanza di una sviluppo epidemico precoce sulle foglie ha dimostrato la sua importanza. Triciclazolo
è risultato più efficace di azoxystrobin anche nella protezione della pannocchia.
Alla raccolta quest’ultimo fungicida applicato una sola volta in levata è risultato
inefficace mentre il doppio trattamento pur migliorando la protezione è risultato
numericamente inferiore a triciclazolo che nel doppio trattamento ha conseguito
il 61% di protezione (Tab. 7 e 8). L’ottima protezione dell’apparato fogliare e della
pannocchia conseguita con il doppio trattamento di triciclazolo si è tradotto in un
aumento significativo di produzione, quadruplicata rispetto al testimone non trattato che è stato distrutto dall’epidemia del brusone. Insieme alla produzione sono
migliorati anche i parametri merceologici con un aumento significativo della resa
globale e netta passata rispettivamente dal 65% e 25% del testimone non trattato
al 72% e 54% del risone raccolto dalle tesi trattate due volte con triciclazolo (Tab.
9).
Nel 2007, le prove sperimentali sono state svolte in 4 località e su 8 cv.; a Carpiano (MI) sulle cv. Carnaroli, Volano e Libero; a Samperone (PV) e Vigevano (PV)
sulle 5 cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo e a Olcenengo (VC) solo
sulla cv. Karnak.
A Carpiano, il brusone non si è manifestato sulle foglie e l’epidemia sulle pannocchie è stata tardiva e di scarsa gravità. Alla raccolta, infatti, la diffusione sulla
pannocchia del testimone non trattato era pari rispettivamente al 48 e 35% per
le cv. Carnaroli e Volano con gravità inferiore all’1% per entrambe le cv. La protezione dalla malattia sulla cv. Carnaroli era compresa tra il 40 e il 49% senza riscontrare differenze statisticamente significative tra i trattamenti, mentre sulla cv.
Volano non sono risultate statisticamente significative neanche le differenze tra le
tesi trattate e il testimone. Sulla cv. Libero, più tardiva delle precedenti, diffusione
e gravità sono risultate leggermente più elevate e i due trattamenti effettuati a partire dall’eserzione della pannocchia hanno determinato una protezione parziale;
più elevata quella di azoxystrobin rispetto a triciclazolo (Tab. 10).
Le due prove di Samperone e Vigevano e quella di Olcenengo hanno avuto decorsi epidemici del brusone sia sulle foglie sia sulle pannocchie e hanno consentito
di evidenziare anche differenze di suscettibilità alla malattia tra le cv. Per quanto
riguarda il brusone fogliare e della pannocchia la cv. più suscettibile è stata Vialone
Nano, seguita da Karnak, Nembo e infine Giano e Ambra, senza differenza tra
esse, mentre a Vigevano la cv. meno suscettibile è risultata Nembo. Fatta salva
questa eccezione, in generale non sono state riscontrate differenze di rilievo per la
110 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
gravità delle epidemie nelle tre località (Tab. 11-20, 22-31 e 35-36). La suscettibilità delle cv. al mal del collo non ha dato gli stessi risultati. Nella prova di Vigevano,
infatti, le cv. Karnak, Vialone Nano e Giano sono risultate le più suscettibili, seguite da Ambra e Nembo; nei due gruppi di cv. non sono state riscontrate differenze
significative (Tab. 21, 32).
A Samperone, il fungicida che ha consentito di ottenere protezioni dal brusone
della foglia bandiera significativamente diverse dal testimonio è stato, sulla cv.
Vialone Nano, triciclazolo applicato alla levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g), con
un risultato non significativamente diverso se applicato una sola volta alla levata
alla dose di 450 g/ha (Tab. 13). Sulla cv. Nembo, invece, la miglior protezione è
stata conseguita con triciclazolo applicato all’eserzione della pannocchia a 450 g/
ha. Meno efficaci, ma non significativamente diverse le protezioni conseguite con
due trattamenti di triciclazolo alla levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g) e azoxystrobin applicato alla spigatura e 10 gg dopo (Tab. 19). Per quanto riguarda la protezione della pannocchia sulla cv. Karnak al rilievo del 4 settembre, la diffusione del
brusone sulle tesi protette sia con un solo trattamento di triciclazolo applicato in
botticella (450 g/ha), sia con una doppia applicazione dello stesso fungicida alla
levata e 21 gg dopo (300 g + 300 g) era inferiore al testimone, mentre al rilievo in
prossimità della raccolta la gravità di tutte le tesi trattate era inferiore al testimone,
ma non tra loro. Sulla cv. Vialone Nano, la gravità della malattia è stata contenuta
significativamente meglio dalla doppia applicazione di triciclazolo, effettuata alle
levata e 21 gg dopo rispetto alle tesi trattate con lo stesso fungicida una sola volta o
sottoposte alla doppia applicazione di azoxystrobin (Tab. 12 e 14). Sulla cv. Ambra,
la diffusione e la gravità del brusone non erano inferiori a quelle del testimone,
mentre sulle cv. Giano e Nembo la diffusione e la gravità erano significativamente
inferiori a quelle del testimone rispettivamente al rilievo del 4 settembre e al rilievo
del 25 settembre (Tab. 16, 18 e 20).
I trattamenti hanno contenuto il mal del collo su tutte le cv. ad accezione della
cv. Ambra, e protezioni significativamente più elevate sono state ottenute per la cv.
Vialone Nano con due trattamenti di triciclazolo alla levata e 21 gg dopo, e sulla cv.
Nembo con il doppio trattamento di azoxystrobin, la cui protezione non è risultata significativamente diversa da quella di triciclazolo applicato all’eserzione della
pannocchia (450 g), o due volte alla levata e 21 gg dopo (Tab. 21).
A Vigevano, sulla cv. Karnak, al rilievo in prossimità della raccolta, il brusone
fogliare è stato contenuto efficacemente dal triciclazolo e la protezione conseguita,
sia con un solo trattamento (450 g), sia con due trattamenti in levata e 21 gg dopo
(300 g + 300 g), è risultata significativamente più elevata di quella degli altri fungicidi. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche per la cv. Vialone Nano per la
quale la superiorità del triciclazolo è stata riscontrata solo nel contenimento della
diffusione al rilievo del 10 settembre. In prossimità della raccolta, invece, le tesi
trattate si sono differenziate dal testimone ma non tra loro. Sulla cv. Ambra, le
Seconda Parte. Allegati | 111
differenze tra le tesi trattate e il testimone sono emerse solo in prossimità della raccolta. Anche per questa cv. il fungicida più efficace è risultato triciclazolo applicato
alla levata e 21 gg dopo, con indici di protezione superiori al 95%, ma non significativamente diversi da quelli conseguiti con un solo trattamento all’eserzione della
pannocchia. Sulle cv. Giano e Nembo, la scarsa diffusione e gravità della malattia
hanno precluso la valutazione dell’efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone
fogliare (Tab. 22, 24, 26, 28 e 30).
Per quanto riguarda il brusone della pannocchia, sia triciclazolo che azoxystrobin
hanno contenuto la diffusione e la gravità della malattia. Sulla cv. Karnak, a fronte
di una gravità del 40%, la protezione migliore è stata ottenuta con triciclazolo, con
valori compresi tra il 65% e il 90% circa, sia applicato una sola volta che due volte. Sulla cv. Vialone Nano, l’epidemia è stata ancora più grave raggiungendo una
gravità dell’80%. In questo caso, invece, la doppia applicazione di triciclazolo, con
protezioni comprese tra l’80% e il 98%, è risultata quasi sempre superiore all’applicazione singola, la quale, però, non si è differenziata da quella ottenuta con
azoxystrobin. Sulle cv. Ambra e Giano, la gravità è stata del 30%. Per la cv. Ambra,
tutti i fungicidi hanno contenuto significativamente il brusone e solo nel caso del
contenimento della gravità la protezione significativamente più elevata, 78%, è
stata realizzata effettuando un solo trattamento con triciclazolo. Sulla cv. Giano,
i fungicidi hanno ridotto la gravità della malattia mediamente del 60% circa, ma
non sono state osservate differenze significative tra essi. Sulla cv. Nembo, infine,
la gravità del brusone è stata bassa, 8% circa, e la protezione ottenuta con azoxystrobin è risultata significativamente più elevata di quella con triciclazolo (Tab. 23,
25, 27, 29 e 31).
Il mal del collo a Vigevano è stato particolarmente grave su tutte le cv. e i fungicidi hanno determinato una riduzione significativa della gravità della malattia. Sulla
cv. Karnak, i fungicidi più efficaci, e non diversi tra loro, sono risultati triciclazolo,
sia applicato all’eserzione della pannocchia sia nel doppio trattamento alla levata
e dopo 21 gg, e azoxystrobin nel doppio trattamento al 10% circa di pannocchie
emerse e 10 gg dopo. Sulla cv. Vialone Nano, i due programmi di difesa con triciclazolo sono risultati significativamente più efficaci di azoxystrobin; quest’ultimo
fungicida, invece, è risultato più efficace sulla cv. Nembo (Tab. 32).
La difesa dal brusone ha determinato un aumento significativo della produzione
di risone su tutte le cv. ad eccezione di Nembo; questi aumenti erano compresi tra
il 10% circa della cv. Giano e il 100% circa della cv. Vialone Nano. Su quest’ultima
cv., le produzioni più elevate sono state riscontrate sulle tesi trattate con triciclazolo applicato alla levata e dopo 21 gg, mentre per le altre cv., l’efficacia dei fungicidi
non si è differenziata significativamente. La resa globale e netta è aumentata significativamente sulle cv. Karnak e Vialone Nano, ma non sulle altre cv., ad eccezione
della resa netta per la cv. Nembo sulla quale il fungicida più efficace è risultato
azoxystrobin (Tab. 33 e 34).
112 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
A Olcenengo (VC), il brusone fogliare sulla cv. Karnak ha avuto una gravità
dell’11% mentre il brusone della pannocchia ha raggiunto il 41%. La protezione
significativamente più elevata, pari al 70% circa su foglia e 85% su pannocchia, è
stata conseguita con due trattamenti di triciclazolo, applicati alla levata e dopo 21
gg. Sulle foglie è risultato meno efficace, ma non significativamente diverso dal
precedente, un solo trattamento effettuato ai primi sintomi o al 10% di pannocchie
emerse (Tab. 35 e 36).
La protezione dal brusone ha determinato un aumento notevole della produzione che, sulle tesi protette più efficacemente con triciclazolo, è aumentata di 2,5
volte circa rispetto al testimone, passando da 2,8 t/ha a 7 t/ha. L’incremento della
resa globale è stato abbastanza contenuto e quello significativamente più elevato,
pari al 68%, è stato ottenuto per il risone raccolto dalle parcelle trattate con azoxystrobin applicato al 10% di pannocchie emerse e 10 gg dopo. Rilevante l’incremento della resa netta ottenuto con la difesa: è passata dal 35% del testimone al
53% della tesi trattata con triciclazolo al 10% di pannocchie emerse, seguito dal
49% e 48%, valori non significativamente diversi dal precedente, delle tesi trattate
due volte con azoxystrobin a partire dal 10% di pannocchie emerse e due volte con
triciclazolo, alla levata e 21 gg dopo (Tab. 37).
Nel 2008, le prove sono state effettuate sulla cv. Vialone Nano a Vigevano, dove
è stata confermata nuovamente l’elevata suscettibilità di questa cv. alla malattia.
Sul testimone non trattato, il brusone fogliare aveva una gravità del 41% e il brusone della pannocchia del 98%. A fronte di un’epidemia così grave, la produzione di
risone del testimonio è stata minimale, 0,3 t/ha, mentre sulle tesi trattate è aumentata significativamente. Le protezioni più elevate della coltura sono state ottenute
con triciclazolo applicato alla levata e all’eserzione della pannocchia o in un solo
trattamento indifferentemente in botticella o al 10% di pannocchie emerse. Su
queste tesi la produzione di risone è stata ben superiore a quella del testimone e
pari rispettivamente a 2,2 t/ha, 1,5 t/ha e 1,4 t/ha (Tab. 38 e 39).
Nel 2009, le prove sono state fatte sulla cv. Vialone Nano in tre località. L’epidemia di brusone è stata molto grave e sulla bandiera del testimone ha determinato
gravità comprese tra il 45% di Vigevano (PV) il 63% di Collobiano (VC), mentre la
gravità della malattia sulla pannocchia è risultata meno fluttuante e compresa tra
il 72% di Vigevano e il 78% di S.Alessio (PV). I fungicidi hanno contenuto efficacemente la diffusione e gravità dell’epidemia in tutte le località senza differenziarsi
significativamente, ad eccezione della prova di Vigevano, dove due trattamenti di
azoxystrobin hanno conseguito l’85% di protezione dalla gravità del brusone sulla
bandiera, e della prova di Collobiano, dove sono risultati più efficaci due trattamenti di triciclazolo nella difesa del brusone della pannocchia (Tab. 40 e 41).
La produzione e le caratteristiche merceologiche sono state valutate per la prova
di S.Alessio. La produzione del testimone è stata di 3,8 t/ha mentre quella delle tesi
trattate è quasi raddoppiata passando a circa 7 t/ha senza evidenziare differenze
Seconda Parte. Allegati | 113
significative tra i due fungicidi. La resa globale non ha subito variazioni statisticamente significative, mentre la resa netta è aumentata del 50% circa sulle tesi
trattate, passando dal 31% al 47%, senza evidenziare differenze significative tra i
due fungicidi (Tab. 42).
Per lo sviluppo del modello adottato nello studio di Nomisma è stato necessario
selezionare dall’universo delle prove sperimentali disponibili, dapprima quelle che
riportano la produzione e la resa alla lavorazione dei granelli, poi le annate e variètà caratterizzate da gravi epidemie di brusone della pannocchia e, infine, sono
state scelte solo le tesi caratterizzate da dosaggi ed epoche d’impiego dei fungicidi
confrontabili (Tab.43).
-
600 g
1,25 l
Testimone
Triciclazolo
Azoxystrobin
57-59
57-59
-
Epoca
intervento
0 sintomi/m2
0,03 sintomi/m2
0,07 sintomi/m2
19-ago
Diffusione
75,5 a
78,5 a
81,5 a
Diff%
02-set
7,36
3,68
-
I%P
4,94 a
5,0 a
5,31 a
I%I
7,06
5,88
-
I%P
-
267 g
534 g
0,8 l
1,25 l
Testimone
Triciclazolo
Triciclazolo
Azoxystrobin
Azoxystrobin
57-59
49 + 14 gg
57-59
49 + 14 gg
-
Epoca
intervento
73,5 b
71 b
84,5 ab
85 ab
86 a
Diff%
24-ago
14,53
17,44
0,59
1,16
-
I%P
0,92 ab
0,9 b
1,11 a
1,07 ab
1,1 a
I%I
16,48
18,18
-0,57
3,41
-
I%P
1l
300 g
1l
600 g
300 g
Azoxystrobin
Triciclazolo
Triciclazolo
450 g
Triciclazolo
Azoxystrobin
-
Testimone
Triciclazolo
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
100
100
51-54
100
100
100
100
100 n.s.
Diff%
47-49 +
14 gg
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
47-49
-
Epoca
intervento
0
0
0
0
0
0
-
I%P
11-set
2,21 b
2,11 bc
1,58 c
2,24 b
2,3 b
2,6 ab
3,39 a
I%I
34,64
37,59
53,29
33,9
32,05
21,53
-
I%P
Tabella 6. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Baldo, Carpiano (MI), 2006
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 5. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Baldo, Carpiano (MI), 2005
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Diff%
94,5
96,5
99 n.s.
Diff%
100
100
100
100
100
100
100 n.s.
Diff%
100
100
99
100
100 n.s.
Tabella 4. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Volano, Carpiano (MI), 2004
17-set
0
0
0
0
0
0
-
I%P
05-ott
0
0
1
0
-
I%P
19-set
4,54
2,52
-
I%P
I%I
3,93 b
4,39 b
2,69 c
4,51 b
4,28 b
4,38 b
5,61 a
I%I
1,54
1,8
2,03
2,4
2,99 n.s.
I%I
12,31 b
12,75 ab
14,19 a
29,91
21,77
52,08
19,55
23,78
21,89
-
I%P
48,33
39,75
32,01
19,67
-
I%P
13,22
10,13
-
I%P
114 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
450 g
1l
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 61 (10 gg)
34 + 21 gg
34 (p.s.)
34 (p.s.)
-
Epoca
intervento
11-ago
3,49 b
0,62 c
3,18 b
0,99 c
6,90 a
I%I
-
450 g
1l
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 61 (10 gg)
34 + 21 gg
34 (p.s.)
34 (p.s.)
-
Epoca
intervento
11-ago
6,10 a
6,10 a
30,57 a
6,10 a
74,11 a
I%I
1l
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Azoxystrobin
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
51 + 61 (10 gg)
34 + 21 gg
34 (p.s.)
34 (p.s.)
-
Epoca
intervento
3,093 b
4,173 a
1,470 c
3,250 b
1,073 c
Produzione (t/ha)
Tabella 9. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone della cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
16-ott
49,42
91,01
53,91
85,65
-
I%P
I%I
07-set
91,89 a
49,96 b
39,69 b
71,26 a
71,51 a
66,25 bc
68.78 ab
49,91
60,21
7,88
35,59
-
I%P
73,35
87,86
47,3
78,11
-
I%P
50,99 ab
54,52 a
30,42 cd
41,36 bc
24,89 d
Resa netta (g/100 g)
15,46 a
7,04 a
30,57 a
12,7 a
64,25 b
65,01 c
07-set
I%I
58,01 a
99,75 a
Resa globale (g/100g)
91,77
91,77
58,75
91,77
-
I%P
Tabella 8. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 7. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Carnaroli, Samperone (PV), 2006
Parte ?. Capitolo? | 115
-
1l
300 g
1l
300 g
Testimone
Azoxystrobin
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo
49-51 + 14 gg
49-51 + 14 gg
P.s. + 49-51
P.s. + 49-51
-
Epoca
intervento
26,7 b
28,0 b
27,3 b
28,0 b
48,0 a6
Diff%
44,44
41,66
43,06
41,66
-
I%P
I%I
0.33 b
0.35 b
0.34 b
0.35 b
0.65 a
Carnaroli, 11-set
49,23
46,15
47,69
46,15
-
I%P
22,0
28,67
34,0
26,0
35,3 n.s.
Diff%
37,73
18,85
3,76
26,41
-
I%P
I%I
0,28
0,36
0,43
0,33
0,44 n.s.
Volano, 11-set
1l+1l
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
49,33
49,33
63,03
49,33
70,79
a
a
a
a
a
Diff%
30,32
30,32
10,96
30,32
-
I%P
04-set
8,94
9,02
14,58
7,27
12,63
I%I
29,22
28,58
-15,44
42,44
-
I%P
Dose
f.c./ha
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Principio
attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
29,44
5,19
1,87
11,67
41,3
ab
c
c
bc
a
Diff%
04-set
28,72
87,43
95,47
71,74
-
I%P
2,8
0,11
0,17
0,46
2,59
a
a
a
a
a
I%I -8,11
95,75
93,44
82,24
-
I%P
100
a
a
a
49,33
38,32
50,71
68,15
a
a
a
a
a
Diff%
66,22
90,76
95,88
99,09
a
a
Diff%
93,48
Tabella 12. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Samperone (PV), 2007
450 g
300 g + 300 g
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
18,18
2,27
25,0
-
I%P
36,36
Tabella 11. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Samperone (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
25,51
42,13
23,42
-2,91
-
13,33
I%I
1,95 b
-
-
3,34 a
20,58
14,54
20,64
21,56
b
b
b
b
a
I%I
a
a
a
a
a
I%I
2,33 ab
41,59
13,92
14,83
14,62
25-set
I%P
9,24
4,12
0,91
6,52
-
27,79
12,27
25,47
-
-
-
I%P
Libero, 04-ott
25-set
I%P
62 b
52,7 c
-
-
70,7 a
Diff%
Tabella 10. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulle cv. Carnaroli, Volano e Libero, Carpiano (MI), 2007
50,52
65,04
50,37
48,16
-
I%P
49,91
46,64
47,39
52,03
-
I%P
30,24
41,62
-
-
-
I%P
116 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
94,54
81,05
88,2
84,5
99,09
a
a
a
a
a
Diff%
4,59
18,21
10,99
14,72
-
19,91
38,81
24,58
43,17
26,99
04-set
I%P
a
a
a
a
a
I%I
37,48
53,88
10,10
43,06
-
I%P
100
99,55
100
100
100
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
98,62
89,92
99,55
95,51
100
a
a
a
a
a
Diff%
1,38
10,08
0,45
4,49
-
96,97
68,55
94,71
93,96
98,44
04-set
I%P
ab
d
bc
c
a
I%I 1,49
30,36
3,79
4,55
-
I%P
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
25,98
31,88
41,18
28,48
34,95
a
a
a
a
a
Diff%
04-set
25,67
8,78
-17,83
18,51
-
I%P
2,7
1,87
2,77
3,29
3,6
a
a
a
a
a
I%I
25,00
48,06
23,06
8,61
-
I%P
100
100
100
98,13
100
96,58
100
a
a
a
a
a
Diff%
97,38
98,13
a
a
a
a
a
Diff%
97,38
Tabella 15. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Ambra, Samperone (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
a
a
a
a
a
Diff%
Tabella 14. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano, Samperone (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 13. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Vialone Nano, Samperone (PV), 2007
0,00
1,87
0,00
3,42
-
I%P
25-set
2,62
1,87
2,62
0,00
-
I%P
6,15
5,41
8,07
5,31
7,26
71,87
42,9
83,2
64,25
92,23
56,51
26,40
73,52
40,44
25-set
1,38
10,08
0,45
4,49
-
79,69
25-set
I%P
a
a
a
a
a
I%I
c
d
b
c
a
I%I ab
c
a
bc
a
I%I
15,29
25,48
-11,16
26,86
-
I%P
22,08
53,49
9,79
30,34
-
I%P
29,09
66,87
7,74
49,25
-
I%P
Parte ?. Capitolo? | 117
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
39,62
15,71
22,69
31,02
38,96
a
a
a
a
a
Diff%
-1,69
59,68
41,76
20,38
-
I%P
6,12
1,91
3,29
5,6
4,41
a
a
a
a
a
I%I -38,78
56,69
25,40
-26,98
-
I%P
04-set
86,85
78,4
83,31
68,71
97,63
1l+1l
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
16,75
11,1
32
27,51
30,33
a
a
a
a
a
Diff%
04-set
44,77
63,40
-5,51
9,30
-
I%P
1,74
1,57
1,4
1,43
2,85
a
a
a
a
a
I%I
38,95
44,91
50,88
49,82
-
I%P
Dose
f.c./ha
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Principio
attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
12,13
5,19
8,73
18,91
43,99
b
b
b
b
a
Diff%
72,43
88,20
80,15
57,01
-
I%P
04-set
1,08
0,63
1,78
1,78
5,25
b
b
b
b
a
I%I
79,43
88,00
66,10
66,10
-
I%P
51,15
100
100
100
100
100
21,2
16,75
23,51
19,79
Tabella 18. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Giano, Samperone (PV), 2007
450 g
300 g + 300 g
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 17. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Giano, Samperone (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 16. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Ambra, Samperone (PV), 2007
a
a
a
a
a
Diff%
a
a
a
a
a
Diff%
a
a
a
a
a
Diff%
58,55
67,25
54,04
61,31
-
I%P
25-set
0,00
0,00
0,00
0,00
-
I%P
25-set
11,04
19,70
14,67
29,62
-
I%P
3,92
3,72
4,65
4,54
9,17
13,11
8,71
9,23
7,96
12,90
7,85
9,01
12,81
9,6
11,41
a
a
a
a
a
I%I a
a
a
a
a
I%I
a
a
a
a
a
I%I 57,25
59,43
49,29
50,49
-
I%P
-1,63
32,48
28,45
38,29
-
I%P
31,20
21,03
-12,27
15,86
-
I%P
25-set
118 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1l+1l
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
50,67
41,1
53,38
43,97
59,06
a
a
a
a
a
Diff%
04-set
14,21
30,41
9,62
25,55
-
I%P
3,24
3,3
3,18
2,58
3,46
a
a
a
a
a
I%I
6,36
4,62
8,09
25,43
-
I%P
f.c./ha
-
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
intervento
Epoca
35,89
45,28
37,67
31,29
49,28
a
a
a
a
a
Diff%
27,17
8,12
23,56
36,51
-
2,9 a
4,8 a
3,64 a
3,22 a
4,04 a
04-set
I%P
I%I
28,22
-18,81
9,90
20,30
-
I%P
35,97
34,19
39,98
34,58
69,53
100
100
100
100
100
b
b
b
b
a
Diff%
a
a
a
a
a
Diff%
48,27
50,83
42,50
50,27
-
I%P
6,88
7,86
8,74
9,92
17,97
11,81
11,57
9,85
14,69
21,46
25-set
25-set
0,00
0,00
0,00
0,00
-
I%P
b
b
b
b
a
I%I
bc
bc
c
b
a
I%I
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
26,41
30,55
37,01
57,45
89,35
b
b
b
b
a
70,44
65,81
58,58
35,70
-
86,93
75,46
89,41
89,41
100
b
c
b
b
a
Diff%
13,07
24,54
10,59
10,59
-
I%P
Vialone Nano
I%P
Karnak
Diff%
Ambra
73,91
53,64
76,21
68,18
68,71
a
a
a
a
a
Diff%
-7,57
21,93
-10,92
0,77
-
I%P
Giano
15,41
8,27
30,55
13,5
37,27
b
b
a
b
a
Diff%
58,65
77,81
18,03
63,78
-
I%P
17,15
23,92
22,56
31,47
71
c
bc
bc
b
a
Diff%
Nembo
-
I%P
75,85
66,31
68,23
55,68
-
I%P
61,71
56,26
51,36
44,80
-
I%P
44,97
46,09
54,10
31,55
Tabella 21. Efficacia dei fungicidi nei confronti del mal del collo sulle cv. Karnak, Vialone Nano, Ambra, Giano e Nembo, Samperone (PV), 25 settembre 2007
Dose
Principio
Tabella 20. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Nembo, Samperone (PV), 2007
450 g
300 g + 300 g
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 19. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Nembo, Samperone (PV), 2007
Parte ?. Capitolo? | 119
1l+1l
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
31,55
18,22
20,87
23,51
45,28
a
a
a
a
a
Diff%
10-set
30,32
59,76
53,91
48,08
-
I%P
6,38
3,39
4,56
5,05
12,47
a
a
a
a
a
I%I
48,84
72,81
63,43
59,50
-
I%P
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
38,97
60,64
53,57
78,03
98,62
d
bc
cd
b
a
Diff%
10-set
60,48
38,51
45,68
20,88
-
I%P
10,21
4,41
4,12
10,5
40,15
b
c
c
b
a
I%I
74,57
89,02
89,74
73,85
-
I%P
96,62
99,09
99,55
100
100
56,03
35,87
36
58,71
98,21
Dose
f.c./ha
450 g
450 g
300 g + 300g
1l+1l
Principio
attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
54,79
37,19
49,33
90,69
87,67
bc
c
c
a
ab
Diff%
10-set
37,50
57,58
43,73
-3,44
-
I%P
13,46
7,64
10
16,18
36,43
b
b
b
b
a
I%I
63,05
79,03
72,55
55,59
-
I%P
56,24
46,61
53,38
67,29
99,55
b
b
b
b
a
Diff%
a
a
a
a
a
Diff% b
c
c
b
a
Diff%
Tabella 24. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 23. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Vigevano (PV), 2007
450 g
300 g + 300 g
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 22. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Vigevano (PV), 2007
25-set
43,51
53,18
46,38
32,41
-
I%P
25-set
3,38
0,91
0,45
0,00
-
I%P
22,53
11,69
14,87
20,03
70,45
16,56
13,24
12,58
20,33
37,17
10,8
6,06
10,03
10,49
34,69
25-set
42,95
63,48
63,34
40,22
-
I%P
b
b
b
b
a
I%I
bc
c
c
b
a
I%I b
c
bc
bc
a
I%I 68,02
83,41
78,89
71,57
-
I%P
55,45
64,38
66,16
45,31
-
I%P
68,87
82,53
71,09
69,76
-
I%P
120 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
49,33
7,67
27,02
52,07
84,43
bc
d
c
b
a
Diff%
10-set
41,57
90,92
68,00
38,33
-
I%P
19,65
11,66
16,58
28,04
72,32
bc
c
bc
b
a
I%I 72,83
83,88
77,07
61,23
-
I%P
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
1,79
0
0,45
1,79
8,73
a
a
a
a
a
Diff%
79,50
100,00
94,85
79,50
0,11
0,6
0,45
0
0,03
10-set
I%P
a
a
a
a
a
I%I
25,00
100,00
95,00
81,67
-
I%P
Dose
f.c./ha
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Principio
attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
10,03
6,22
11,1
6,52
50,68
b
b
b
b
a
80,21
87,73
78,10
87,13
-
5,95
5,92
4,42
8,13
19,65
bc
bc
c
b
a
69,72
69,87
77,51
58,63
-
69,53
73,74
76,23
59,06
99,09
25-set
I%P
Diff%
I%I 25,86
1,79
19,1
31,72
58,82
Diff%
I%P
98,13
100
100
100
b
b
b
b
a
b
c
bc
ab
a
67,53
56,04
96,96
29,83
25,58
22,06
15,66
24,02
30,58
79,59
9,15
11,06
11,43
11,58
29,78
I%I
9,21
0,94
5,85
12,54
21,62
25-set
7,71
1,87
0,00
46,07
23,07
0,00
40,40
-
25-set
I%P
I%P
I%P
a
a
a
a
a
Diff%
Diff%
92,29
10-set
Tabella 27. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Ambra, Vigevano (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 26. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Ambra, Vigevano (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 25. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2007
b
b
b
b
a
abc
c
bc
ab
a
I%I
cd
d
bc
b
a
57,40
95,65
72,94
42,00
-
I%P
72,28
80,32
69,27
62,86
61,62
61,11
-
61,58
-
I%P
69,82
I%P
I%I Parte ?. Capitolo? | 121
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
0
0,45
0,45
0
2,62
a
a
a
a
a
Diff%
100,00
82,82
82,82
100,00
-
0
0,03
0,03
0
0,28
10-set
I%P
a
a
a
a
a
I%I
100,00
89,29
89,29
100,00
-
I%P
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
10,71
24,81
21,6
21,6
66,86
b
b
b
b
a
Diff%
10-set
83,98
62,89
67,69
67,69
-
I%P
6
6,78
7,3
7,89
25,9
b
b
b
b
a
I%I 76,83
73,82
71,81
69,54
-
I%P
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
0,91
1,79
2,62
0
1,79
Diff%
a
a
a
a
a
-
I%P
11-set
a
a
a
a
a
Diff%
a
a
a
a
a
Diff%
49,16
0,00
-46,37
100,00
94,45
97,63
99,55
100
100
0,45
0
0
0,45
0,45
Tabella 30. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Nembo, Vigevano (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 29. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Giano, Vigevano (PV), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 28. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Giano, Vigevano (PV), 2007
25-set
0,22
0,37
0,34
0,00
0,42
I%I
5,55
2,37
0,45
0,00
-
I%P
0,42
0,00
0,00
0,14
0,28
a
a
a
a
a
12,18
13,22
14,75
16,99
32,13
25-set
0,00
100,00
100,00
0,00
-
I%P
b
b
b
b
a
I%I a
a
a
a
a
I%I
47,62
11,90
19,05
100,00
-
I%P
62,09
58,85
54,09
47,12
-
I%P
-50,00
100,00
100,00
50,00
-
I%P
122 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1l+1l
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
0,45
14,61
4,12
6,22
17,29
Diff%
b
a
ab
ab
a
97,40
15,50
76,17
64,03
-
I%P
0,96
3,3
3,62
3,66
4,83
I%I
10-set
c
b
b
b
a
80,12
31,68
25,05
24,22
-
I%P
35,73
76,76
68,42
66,03
95,51
Diff%
c
ab
b
bc
ab
28,36
62,59
19,63
5,3
4,65
4,89
5,89
7,92
I%I
25-set
30,87
-
I%P
a
a
a
a
a
-
450 g
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
Karnak 20
19,1
15,12
54,76
92,33
c
c
c
b
a
Diff%
78,34
79,31
83,62
40,69
-
I%P
48,02
18,28
37,08
60,64
96,39
b
c
bc
b
a
Diff%
-
I%P
50,18
81,04
61,53
37,09
Vialone Nano
Ambra
3,38
4,49
0,91
6,22
53,16
b
b
b
b
a
Diff%
93,64
91,55
98,29
88,30
-
I%P
22,65
27,5
35,89
42,57
95,88
b
b
b
b
a
450 g
300 g + 300 g
1l+1l
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
-
450 g
Testimone
Epoca
intervento
Dose
f.c./ha
Triciclazolo (EAF-761)
Principio
attivo
6,903 a
7,087 a
7,210 a
6,625 a
5,502 b
Produzione (q.li/
ha)
72,67 a
72,67 a
73,00 a
72,00 a
70,00 b
Resa globale
(g/100g)
Karnak
66,67a
65,67 a
66,00 a
62,01 b
52,33 c
Resa netta
(g/100 g)
6,543 b
7,489 a
6,736 b
6,575 b
3,880 c
Produzione (q.li/
ha)
76,38
71,32
62,57
55,60
-
I%P
22,56
33,15
53,38
71,33 a
72,00 a
72,00 a
71,67 a
70,33 b
Resa globale
(g/100g)
2,62
34,44
Vialone Nano
Giano
Diff%
Tabella 33. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone delle cv. Karnak e Vialone Nano, Vigevano (PV), 23 ottobre 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
-
95,09
35,48
57,74
37,90
60,34 a
60,34 a
58,33 a
57,02 a
45,66 b
Resa netta
(g/100 g)
c
ab
b
b
a
Diff%
I%P
33,08
41,29
38,26
25,63
-
I%P
Nembo
Tabella 32. Efficacia dei fungicidi nei confronti del mal del collo sulle cv. Karnak, Vialone. Ambra, Giano e Nembo, Vigevano (PV), 25 settembre 2007
450 g
300 g + 300 g
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Triciclazolo (EAF-761)
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 31. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Nembo, Vigevano (PV), 2007
Parte ?. Capitolo? | 123
-
450 g
450 g
300 g +
300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo
(EAF-761)
Triciclazolo
(EAF-761)
Triciclazolo
(EAF-761)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 21 gg
47-49
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
4,944 ab
5,441 a
5,273 a
5,389 a
4,452 b
Produzione
(t/ha)
Ambra
73,00 a
73,00 a
74,00 a
73,33 a
74,00 a
Resa globale
(g/100g)
63.71 a
65,08 a
67,67 a
64,35 a
67,34 a
Resa netta
(g/100 g)
8,721 a
8,239 a
8,491 a
8,604 a
7,306 b
Produzione
(t/ha)
Giano
71,33 a
72,00 a
72,00 a
71.67 a
72,00 a
Resa globale
(g/100g)
62,01 a
64,34 a
63,69 a
61,36 a
64.67 a
Resa netta
(g/100 g)
450 g
1,5 l
1,5 l
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Azoxystrobin
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
51-52 + 10 gg
34 + 21 gg
10gg dopo 51-52
51-52
51-52
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
40,97
19,63
51,9
58,43
33,8
37,07
60,76
ab
c
ab
a
bc
bc
a
Diff%
32,57
67,69
14,58
3,83
44,37
38,99
-
I%P
5,26
5,37
3,35
7,88
4,47
1,97
4,82
11-set
bc
d
bc
bc
bc
cd
a
I%I 43,27
75,00
38,83
33,25
31,85
57,49
-
I%P
50
25,35
73,53
61,22
43,83
58,22
81,62
Tabella 35. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della foglia bandiera sulla cv. Karnak, Olcenengo (VC), 2007
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
c
d
ab
bc
d
bc
a
Diff%
Nembo
38,74
68,94
9,91
24,99
46,30
28,67
-
I%P
4,99
3,08
6,61
5,33
4,55
4,58
11
bc
d
b
bc
cd
cd
a
I%I 71,00 a
71,00 a
71,67 a
71,67 a
71,33 a
Resa globale
(g/100g)
28-set
7,332 a
6,889 a
6,935 a
6,708 a
6,922 a
Produzione
(t/ha)
Tabella 34. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone delle cv. Ambra, Giano e Nembo, Vigevano (PV), 23 ottobre 2007
54,64
72,00
39,91
51,55
58,64
58,36
-
I%P
67,33 a
65,33 bc
65,34 bc
66,01 ab
64,00 c
Resa netta
(g/100 g)
124 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1,5 l
300 g + 300 g
1l+1l
Azoxystrobin
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
51-52 + 10 gg
34 + 21 gg
10gg dopo 51-52
51-52
51-52
Primi sintomi
-
Epoca
intervento
31,86
14,69
51,9
44,81
45,84
54,02
88,39
c
d
b
bc
bc
b
a
Diff%
11-set
63,96
83,38
41,28
49,30
48,14
38,88
-
I%P
10,87
3,37
14,07
12,66
14,01
10,59
38,95
b
c
b
b
b
b
a
I%I 72,09
91,35
63,88
67,50
64,03
72,81
-
I%P
45,94
30,78
53,29
64,15
1,5 l
Azoxystrobin
1l+1l
300 g + 300 g
Azoxystrobin
Triciclazolo (EAF-761)
1,5 l
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Azoxystrobin
450 g
-
Dose f.c./ha
Triciclazolo (EAF-761)
Testimone
Principio attivo
51-52 + 10 gg
34 + 21 gg
10gg dopo 51-52
51-52
51-52
Primi sintomi
-
Epoca intervento
5,470 abc
7,002 a
3,920 cd
4,869 bc
6,050 ab
4,768 bc
2,782 d
Peso secco (t/ha)
35,95
54,05
95,64
cd
d
bc
b
d
bc
a
Diff% 51,97
67,82
44,28
32,93
62,41
43,49
-
I%P
67,75 a
66,00 ab
66,25 ab
66,25 ab
66,76 ab
65,00 bc
63,76 c
Resa globale (g/100g)
Tabella 37. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone della cv. Karnak, Olcenengo (VC), 12 ottobre 2007
450 g
1,5 l
450 g
Triciclazolo (EAF-761)
Triciclazolo (EAF-761)
-
Testimone
Azoxystrobin
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 36. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Karnak, Olcenengo (VC), 2007
13,91
6,11
19,84
18,62
14,54
10,83
41,21
28-set
66,25
85,17
51,86
54,82
64,72
73,72
-
I%P
49,00 ab
48,00 ab
43,25 bc
42,74 bcd
52,75 a
39,22 cd
35,51 d
Resa netta (g/100 g)
bc
d
b
b
bc
c
a
I%I Parte ?. Capitolo? | 125
51
34 + 47-49
450 g
450 g
450 g
450 g
450 g
450 g
450 g
1,5 l
300 g + 300 g
1l+1l
Triciclazolo
Triciclazolo
Triciclazolo
Triciclazolo
Triciclazolo
Triciclazolo
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo
Azoxystrobin
88
77,3
84
88
69,3
92
90,7
93,3
78,7
79,3
97,3
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
Diff%
11-ago
9,56
20,55
13,67
9,56
28,78
5,45
6,78
4,11
19,12
18,50
-
I%P
23,1
8,6
23,6
31,2
9,2
18,8
14,8
14,3
13,3
13,8
17,3
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
I%I -33,53
50,29
-36,42
-80,35
46,82
-8,67
14,45
17,34
23,12
20,23
-
I%P
100
100
98,7
100
100
100
100
100
100
100
100
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
Diff%
450 g
450 g
1,5 l
300 g + 300 g
1l+1l
Triciclazolo
Triciclazolo
Azoxystrobin
Triciclazolo
Azoxystrobin
450 g
450 g
Triciclazolo
450 g
Triciclazolo
Triciclazolo
450 g
Triciclazolo
51-52 + 59
34 + 47-49
51
Climatico
Primi sintomi
61
51
47-49
45
34
-
-
450 g
Testimone
Epoca
intervento
Dose
f.c./ha
Triciclazolo
Principio
attivo
45,7
9,3
45,7
50,7
15
42,7
33,3
20,7
13,3
13,7
41,7
I%I ab
ab
b
ab
a
ab
ab
ab
ab
ab
ab
-9,59
77,70
-9,59
-21,58
64,03
-2,40
20,14
50,36
68,11
67,15
-
I%P
11-ago
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
100
Diff% a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
a
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
-
I%P
86
70
89,3
81,7
88,3
97
81,7
83,3
76,7
88,3
98
I%I 19-set
a
ab
b
ab
ab
ab
a
ab
ab
b
ab
-
12,24
28,57
8,88
16,63
9,90
1,02
16,63
15,00
21,73
9,90
23-set
ab
b
ab
ab
ab
ab
ab
ab
ab
ab
a
I%I 1,121
2,213
0,617
1,265
0,551
0,481
1,398
1,164
1,544
0,642
0,321
Produzione
(t/ha)
27,98
12,6
34,71
36,22
28,56
31,32
25,69
25,27
17,69
22,19
41,34
19-set
I%P
0,00
0,00
1,30
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
0,00
-
I%P
Tabella 39. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia e produzione della cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2008
51-52 + 59
Climatico
Primi sintomi
61
51
47-49
45
34
-
-
Testimone
Epoca
intervento
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 38. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Vialone Nano, Vigevano (PV), 2008
bcd
a
bcd
bcd
bcd
cd
bc
bcd
b
bcd
d
32,32
69,52
16,04
12,39
30,91
24,24
37,86
38,87
57,21
46,32
-
I%P
126 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
-
300 g + 300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo
(GF-1455)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 47-49
-
Epoca
intervento
46,44 c
68,07b
89,7 a
Diff%
48,23
24,11
-
I%P
6,75 c
12,94 b
44,95 a
I%I
Vigevano (PV)
84,98
71,21
-
I%P
56,05 b
48,27 b
94,69a
Diff%
40,81
49,02
-
I%P
18,74 b
10,08b
63,36a
I%I
Collobiano (VC)
70,42
84,09
-
I%P
-
300 g +
300 g
1l+1l
Testimone
Triciclazolo
(GF-1455)
Azoxystrobin
51 + 10 gg
34 + 47-49
-
Epoca
intervento
56,04 b
43,98 c
64,1 a
Diff%
12,57
31,39
-
I%P
12,06 b
10,62 b
71,78 a
I%I
Vigevano (PV)
83,20
85,20
-
I%P
67,22 ab
52,07 b
90 a
Diff%
25,31
42,14
-
I%P
29,83 b
7,29 c
76,89 a
I%I
Collobiano (VC)
61,20
90,52
-
I%P
72,22 a
51,13 a
79,12 a
Diff%
Azoxystrobin
Triciclazolo (GF-1455)
Testimone
Principio attivo
1l+1l
300 g + 300 g
-
Dose f.c./ha
51 + 10 gg
34 + 47-49
-
Epoca intervento
6,408 a
7,012 a
3,796 b
Produzione (t/ha)
64,75 a
66,01 a
62,30 a
Resa globale (g/100g)
Tabella 42. Produzione e caratteristiche merceologiche del risone cv. Vialone Nano, S. Alessio c/Vialone (PV), 11 ottobre 2009
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
30,17
36,25
-
I%I
12,9 b
10,96b
59,77 a
8,72
35,38
-
I%P
74,03
87,94
-
I%P
78,42
81,66
-
I%P
46,75 a
46,73 a
30,98 b
Resa netta (g/100 g)
20,26 b
9,41 b
78,02 a
I%I
S. Alessio c/Vialone (PV)
63,72 a
58,17 a
91,25 a
I%P
S. Alessio c/Vialone (PV)
Diff%
Tabella 41. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone della pannocchia sulla cv. Vialone Nano in tre località il 25 agosto 2009
Dose
f.c./ha
Principio
attivo
Tabella 40. Efficacia dei fungicidi nei confronti del brusone sulla foglia bandiera della cv. Vialone Nano in tre località il 25 agosto 2009
Parte ?. Capitolo? | 127
Principio attivo
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (EAF 761)
Triciclazolo (EAF 761)
Azoxystrobin
Prova
1
1
1
2
2
2
2
2
2
2
2
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
3
4
4
4
4
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
0,450
-
2,000
0,600
-
Dose
kg/l
2
2
1
-
2
2
1
-
2
2
1
-
2
2
1
-
2
2
1
-
2
2
1
-
2
2
-
N° tratt.
51-52 +10gg
34+21gg
51-52
-
51+10gg
34+21gg
47-49
-
51+10gg
34+21gg
47-49
-
51+10gg
34+21gg
47-49
-
51+10gg
34+21gg
47-49
-
51+10gg
34+21gg
47-49
-
51+61(10gg)
34+21gg
-
Epoca di
intervento
5,470
7,002
6,050
2,782
7,332
6,889
6,935
6,922
8,721
8,239
8,491
7,306
4,944
5,441
5,273
4,452
6,543
7,489
6,736
3,880
6,903
7,087
7,210
5,502
3,093
4,173
1,073
Produzione
t/ha
67,75
66,00
66,76
63,76
71,00
71,00
71,67
71,33
71,33
72,00
72,00
72,00
73,00
73,00
74,00
74,00
71,33
72,00
72,00
70,33
72,67
72,67
73,00
70,00
71,26
71,51
65,01
Resa globale
g/100 g
49,00
48,00
52,75
35,51
67,33
65,33
65,34
64,00
62,01
64,34
63,69
64,67
63,71
65,08
67,67
67,34
60,34
60,34
58,33
45,66
66,67
65,67
66,00
52,33
50,99
54,52
24,89
Resa netta
g/100 g
Karnak
Karnak
Karnak
Karnak
Nembo
Nembo
Nembo
Nembo
Giano
Giano
Giano
Giano
Ambra
Ambra
Ambra
Ambra
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Karnak
Karnak
Karnak
Karnak
Carnaroli
Carnaroli
Carnaroli
Varietà
VC
VC
VC
VC
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
Provincia
Tabella 43. Sintesi delle prove di efficacia della difesa ai fini produttivi e qualitativi applicando gli stessi fungicidi, dosaggi ed epoche di applicazione su sei
cultivar di riso dal 2006 al 2009
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2007
2006
2006
2006
Anno
128 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Principio attivo
Testimone
Triciclazolo
Triciclazolo
Azoxystrobin
Testimone
Triciclazolo (GF-1455)
Azoxystrobin
Prova
5
5
5
5
6
6
6
2,000
0,600
-
2,000
0,600
0,450
-
Dose
kg/l
2
2
-
2
2
1
-
N° tratt.
51+10gg
34+47-49
-
51-52+59
34+47-49
47-49
-
Epoca di
intervento
6,408
7,012
3,796
1,121
2,213
1,164
0,321
Produzione
t/ha
64,75
66,01
62,30
-
-
-
-
Resa globale
g/100 g
46,75
46,73
30,98
-
-
-
-
Resa netta
g/100 g
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Vialone Nano
Varietà
PV
PV
PV
PV
PV
PV
PV
Provincia
2009
2009
2009
2008
2008
2008
2008
Anno
segue Tabella 43. Sintesi delle prove di efficacia della difesa ai fini produttivi e qualitativi applicando gli stessi fungicidi, dosaggi ed epoche di applicazione su
sei cultivar di riso dal 2006 al 2009
Parte ?. Capitolo? | 129
130 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Conclusioni
I risultati di queste numerose e articolate prove sperimentali finalizzate al contenimento delle epidemie del brusone e dei danni da esse causate, rappresentano un
ulteriore contributo utile a dimostrare la costante ricorrenza delle epidemie della
malattia negli areali risicoli, la variabilità dei danni arrecati alle diverse cv., l’elevata
efficacia di alcuni fungicidi nei confronti di M. oryzae e gli straordinari effetti della
difesa della coltura, sia per quanto riguarda gli incrementi produttivi, sia per il miglioramento delle caratteristiche merceologiche del risone.
In Italia, studi relativi allo sviluppo epidemico della malattia e ai gravi danni
causati alla produzione risalgono alla fine degli anni ’40 (Baldacci e Picco, 1948).
Negli anni successivi, non è presente in letteratura alcun contributo autorevole e
referato e si deve arrivare agli anni ’80 per trovarne un altro, dove viene affrontato
anche il tema della difesa dalla malattia. Questo lavoro, però, è abbastanza contraddittorio in quanto dapprima vengono messi in evidenza lo sviluppo epidemico
della malattia sulle foglie, sulla pannocchia e sull’ultimo internodo (mal del collo),
la ricorrenza delle epidemie nel quinquennio di sperimentazione e i rilevanti danni
produttivi, poi, nelle conclusioni gli autori, dopo aver dimostrato che con triciclazolo era possibile contenere lo sviluppo epidemico della malattia, incrementare
considerevolmente la produzione e ottenere un significativo aumento delle resa
netta, hanno preferito sostenere che con i mezzi agronomici, quali un ridotto apporto di azoto e l’impiego di cv. tolleranti, era possibile evitare l’uso dei fungicidi (Moletti et al., 1988). Queste ultime affermazioni devono essere ritenute mere
speculazioni o auspici degli autori in quanto non supportate da nessun piano o
risultato sperimentale che mettesse in luce la reale possibilità di omettere la difesa
senza penalizzare la produzione di risone e la sua qualità.
Negli anni ’90, la registrazione del triciclazolo prima, e dell’azoxystrobin poi,
hanno nei fatti sconfessato le conclusioni di Moletti e collaboratori (1988) in quanto la difesa della coltura è entrata a far parte a pieno titolo delle pratiche colturali.
Le sperimentazioni dagli anni ’90 ad oggi sono state finalizzate a dimostrare il contributo della difesa alla produzione quali-quantitativa del risone e a razionalizzare
l’impiego dei fungicidi. Su questi temi, è stato chiarito che: i due fungicidi sono
molto efficaci nei confronti del brusone; triciclazolo è stato spesso significativamente più efficace di azoxystrobin; la difesa dal brusone delle cultivar più suscettibil negli areali più predisponenti a gravi epidemie deve poter disporre di entrambi
i fungicidi; non ci può essere una sola strategia di difesa valida per tutte le cultivar
e malattie. Questa sperimentazione, infatti, ha messo in luce che oltre al brusone
anche l’elmintosporiosi è una malattia epidemica temibile, e sulla pannocchia, le
due malattie coesistono e sono visivamente indistinguibili. Pertanto, l’efficacia di
un fungicida o dell’altro nella protezione della pannocchia può dipendere oltre che
dalla suscettibilità varietale anche dai rapporti di copresenza delle due malattie
Seconda Parte. Allegati | 131
(Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008). Queste sperimentazioni hanno anche evidenziato che diverse varietà coltivate con tecniche
tradizionali possono spesso sfuggire alle epidemie fogliari della malattia dimostrando l’opportunità di posticipare la difesa finalizzandola alla protezione della
pannocchia (Cortesi e Giuditta, 2003; Bertocchi et al., 2007; Pizzatti et al., 2008).
In questo lavoro sono stati inclusi i risultati di 22 prove sperimentali, svolte dal
2004 al 2009 in 5 località (tre province) e su 9 cv., finalizzate a valutare l’efficacia di
triciclazolo e azoxystrobin, applicati con diverse strategie, nei confronti del brusone fogliare e della pannocchia e del mal del collo. Inoltre, sono stati valutati anche
i danni produttivi provocati dalle epidemie della malattia e i benefici della difesa,
non solo in termini di incremento di produzione, ma anche in termini di maggiore
resa alla lavorazione del risone.
Per quanto riguarda l’epidemiologia della malattia è stato ampiamente confermato che in alcune località e su alcune cv., quali Baldo, Libero, Ambra, Giano e
Nembo, le infezioni sulla foglia bandiera pur essendo a volte diffuse, non sono
gravi, con valori che difficilmente raggiungono il 10%. La cv. Volano potrebbe
essere considerata mediamente suscettibile, con gravità che arrivano anche al 1520%, mentre sulle cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano le epidemie fogliari rappresentano la norma, indipendentemente dalla località. Su queste cv. molto suscettibili i primi sintomi del brusone vengono spesso osservati intorno alla levata, e
le epidemie che si generano, con dinamiche sovrapponibili negli anni, interessano
dapprima le foglie e poi le pannocchie. La loro gravità raggiunge facilmente anche
il 70-90%, tale da comportare danni produttivi che, nella migliore delle ipotesi,
portano ad un dimezzamento della produzione, ma possono anche annullarla. Oltre alla produzione viene compromessa la qualità merceologica della granella la cui
resa netta risulta dimezzata.
Fatta salva qualche eccezione, la dinamica epidemica del brusone della pannocchia è, ovviamente, temporalmente ritardata rispetto alla dinamica epidemica
sulle foglie, tuttavia generalmente i sintomi sono molto diffusi e la gravità con cui
si presenta sulle diverse cv. non si sovrappone necessariamente alla gravità del
brusone fogliare. In particolare la cv. Baldo è oggetto di epidemie gravi insieme alle
già citate cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano, mentre per le cv. Ambra, Giano e
Nembo le epidemie hanno gravità variabili in località diverse.
Il mal del collo, cioè l’infezione localizzata sull’ultimo internodo, ha una dinamica epidemica propria, che però, per le cv. suscettibili, può essere influenzata
dalla dinamica epidemica del brusone fogliare. Generalmente, queste infezioni
avvengono con la coltura in fase di botticella e, nelle 2-3 settimane successive,
causano il disseccamento della pannocchia. L’entità di queste infezioni non è mai
elevatissima e se non sono associate ad epidemie su altri organi generalmente non
comportano diminuzioni significative di produzione (Cortesi e Giuditta, 2003). Infatti, anche nei modelli proposti per stimare le perdite produttive causate dal bru-
132 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
sone, il parametro che ha maggior peso è la gravità del brusone della pannocchia e
non la diffusione del mal del collo (Pinnschmidt et al., 1994). Si deve sottolineare,
però, che trascurare il mal del collo comporta un aumento significativo del rischio
epidemico a partire dalla fioritura-allegagione, fase fenologica in cui la pannocchia
risulta particolarmente suscettibile alla malattia.
La produzione di risone è stata rilevata per 6 cv. in 9 prove, usando ripetutamente le cv. Carnaroli, Karnak e Vialone Nano, le più suscettibili alla malattia.
In assenza di trattamenti la cv. Carnaroli ha prodotto il 36% rispetto al trattato
con una resa globale e netta pari rispettivamente al 94% e 56% del trattato. La cv.
Karnak si è comportata meglio producendo a Olcenengo (VC) il 52% del trattato
con rese pari rispettivamente al 96% e 78% del trattato, e a Vigevano (PV) il 79%
del trattato con rese del 96% e 80% del trattato. In quest’ultima località e nello
stesso anno la cv. Vialone Nano ha prodotto il 57% del trattato con rese del 98% e
del 77% del trattato, mentre le cv. Ambra, Giano e Nembo, a conferma della loro
maggior tolleranza alla malattia hanno prodotto rispettivamente l’85%, l’86% e il
93% del trattato con rese globali e nette non diverse dal trattato per le cv. Ambra
e Giano e una resa netta del 97% del trattato per la cv. Nembo. In altre due prove,
la cv. Vialone Nano ha prodotto il 38% del trattato a Vigevano (PV) e il 57% del
trattato a S.Alessio (PV) con rese rispettivamente del 95% e del 66% del trattato.
Questi risultati confermano la necessità di proteggere dal brusone le cv. suscettibili
alla malattia, mentre per le cv. tolleranti i danni produttivi sono meno evidenti,
compresi tra l’1 e il 15% con rese alla lavorazione pressochè inalterate.
Questi risultati sono in linea con quanto riportato in altre sperimentazioni dove
in assenza di trattamenti la cv. Balilla, molto suscettibile, ha prodotto il 60% del
trattato, ma in una sola sperimentazione, mentre in altre prove e per altre cv. la
produzione del non trattato si è collocata tra il 92 e il 95% del trattato (Cortesi e
Giuditta, 2003).
Triciclazolo e azoxystrobin hanno dimostrato di possedere un’ottima efficacia
nei confronti di M. oryzae e nel contenimento della gravità si collocano su valori del
90% sia sulle foglie che sulle pannocchie. In alcune sperimentazioni, le strategie
con cui è stato applicato triciclazolo sono risultate più efficaci di quelle con cui è
stato impigato azoxystrobin. Tale superiorità riscontrabile soprattutto in annate
caratterizzate da epidemie particolarmente gravi a carico della pannocchia è emersa, peraltro, anche in altri lavori sperimentali (Pizzatti et al., 2008).
Le strategie d’impiego del triciclazolo possono essere riassunte in questo modo.
Per le cv. molto suscettibili alla malattia, si deve senza dubbio ricorrere alla doppia
applicazione del fungicida. Il primo trattamento può essere fatto alla levata o alla
comparsa dei primi sintomi della malattia. Sebbene quest’ultima epoca di applicazione sia strettamente legata all’andamento epidemico della malattia, si deve
osservare che spesso i due momenti coincidono. Tuttavia, pur essendo auspicabile dal punto di vista fitoiatrico legare l’effettuazione del primo trattamento alla
Seconda Parte. Allegati | 133
comparsa dei sintomi, nella pratica, in assenza di un servizio finalizzato al monitoraggio della malattia, per l’agricoltore risulta certamente più pratico intervenire
al raggiungimento della fase fenologica. Il secondo trattamento dovrà essere fatto
circa 3 settimane dopo, o meglio, anche in questo caso, legandolo alla fase fenologica di botticella tardiva-eserzione della pannocchia, quando la pannocchia risulta
particolarmente suscettibile alle infezioni del nodo paniculare, e garantire, inoltre,
anche una protezione precoce della pannocchia nelle prime fasi di formazione dei
granelli. Ovviamente, l’esatta collocazione del trattamento dovrà tener conto anche del ciclo vegetativo della cv. e dell’epoca e modalità di semina.
Per le cv. meno suscettibili alla malattia, o laddove le condizioni ambientali e
colturali sono meno favorevoli alle epidemie, quindi in condizioni di rischio epidemico limitato, può essere sufficiente un solo trattamento la cui effettuazione, in
assenza di brusone fogliare, potrà essere ritardata alla botticella tardiva, 10-20% di
pannocchie emerse. Tuttavia, si deve sottolineare che non è opportuno ricorrere
sistematicamente all’impiego dei fungicidi per la protezione del riso dal brusone
in quanto ciò può essere messo in dubbio dai risultati sperimentali che per alcune
cv. e areali indicano un modesto incremento produttivo, probabilmente non sempre sufficiente a coprire i costi aggiuntivi del/dei trattamenti e i danni arrecati dal
passaggio dei macchinari.
La recente revoca d’impiego del triciclazolo (Decisione CE del 30/9/2008; G.U.
n°96 del 27/4/2009) è molto preoccupante per il comparto risicolo italiano in quanto per la difesa del riso dalle malattie fungine disporrà quasi unicamente di una
sola famiglia di fungicidi, le strobilurine, caratterizzate da un meccanismo d’azione
unisito e quindi ad alto rischio di insorgenza di popolazioni resistenti dei patogeni.
Un caso di perdita di efficacia in campo di azoxystrobin nei confronti di M. grisea su
Lolium perenne L., dovuto a resistenza, è stato segnalato nel 2002 (Vincelli e Dixon,
2002), casi di popolazioni resistenti alle strobilurine sono state segnalate anche per
l’oidio delle cucurbitacee (Ishii et al., 2001) e, in Italia, anche per la peronospora
delle vite (Brunelli et al., 2002; Sierotzki et al., 2005). L’aumento della pressione di
selezione indotta dall’uso esclusivo di azoxystrobin, su un patogeno caratterizzato
da popolazioni estremamente plastiche, capaci di superare in pochi anni anche i
geni di resistenza utilizzati nel miglioramento varietale, deve far riflettere in quanto in futuro si corre il rischio di rimanere senza fungicidi efficaci nei confronti dei
patogeni fungini più pericolosi per la coltura e il miglioramento genetico non sarà
in grado di rispondere adeguatamente all’emergenza considerato che il nostro panorama varietale è ancor oggi caratterizzato da molte cv. suscettibili e quelle che
non lo erano all’inizio della loro commercializzazione, lo sono diventate nel giro di
pochi anni (Cortesi dati non pubblicati).
Nell’ambito di questo quadro, un ulteriore aspetto preoccupante è rappresentato
dalla continua espansione delle semina a file interrate, diffusa ormai sul 25% circa
della superficie italiana che, senza dubbio, contribuisce ad aumentare la suscettibi-
134 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
lità del riso nei confronti del brusone (Long et al., 2001), specialmente se associata
all’uso di cv. produttive che necessitano di elevati apporti azotati (Kürschner et al.,
1992; Ishiguro, 1994; Long et al., 2000).
La disponibilità del triciclazolo, fungicida multi sito che dopo quasi un trentennio d’uso nel mondo non ha dato luogo ad alcuna popolazione di M. oryzae
resistente, rappresenta un importante strumento di cui disporre per la gestione
della difesa del riso dalle malattie fungine minimizzando il rischio di insorgenza di
resistenza per l’uso ripetuto nello spazio e nel tempo delle strobilurine.
Alcune considerazioni finali
La recente revoca d’impiego del triciclazolo è molto preoccupante per il comparto risicolo italiano, si tratta infatti del fungicida più largamente impiegato e
molto efficace nel contenimento del brusone e la sua indisponibilità renderebbe
la protezione della coltura meno efficace specialmente a fronte di un possibile
aggravamento delle epidemie dovuto ai recenti cambiamenti della tecnica colturale.
Cv sensibili e tolleranti
Il panorama varietale italiano è costituto prevalentemente da variètà sensibili o
mediamente sensibili al brusone. Infatti varietà, definite inizialmente resistenti alla
malattia, quali Thaibonnet e Gladio, hanno perso nel tempo questa caratteristica.
Inoltre le varietà più sensibili alla malattia rappresentano un terzo della superficie
coltivata a riso in Italia vengono utilizzate per il consumo interno e in particolar
modo per la preparazione di risotti, come ad esempio Vialone Nano (I.G.P. nel
mantovano-veronese), Carnaroli, Arborio, Volano, e Baldo e sono le più pregiate e
note nel panorama risicolo nazionale ed europeo.
Efficacia
Il triciclazolo ha diverse proprietà utili ai fini della protezione dal brusone: la
persistenza, la sistemia e un meccanismo d’azione unico.
Efficacia in casi di gravi epidemie della malattia
Fra le diverse tipologie di brusone, le infezioni della pannocchia sono quelle
che determinano le maggiori perdite produttive, soprattutto sulle varietà pregiate
da risotto. Triciclazolo ha spesso dimostrato di possedere un’efficacia superiore a
quella di azoxystrobin che si riflette in aumenti significativi di produzione e di resa
alla lavorazione del riso.
Basso rischio di insorgenza di resistenza
Triciclazolo è un fungicida multisito che dopo quasi un trentennio d’uso nel
mondo non ha dato luogo a diminuzioni significative di efficacia in campo a seguito di selezione di popolazioni di Magnaporthe oryzae resistenti al fungicida.
Pertanto esso rappresenta un importante strumento di razionalizzazione della
difesa del riso dalle malattie fungine considerato che azoxystrobin è caratterizzate
Seconda Parte. Allegati | 135
da un meccanismo d’azione unisito e quindi classificato tra le molecole ad alto
rischio di insorgenza di resistenza. In assenza di triciclazolo il comparto risicolo
italiano disporrà quasi unicamente di azoxystrobin che verrà impiegato ripetutamente e quasi sull’intera superficie a riso determinando un aumento significativo
della pressione di selezione su M. oryzae. Trattandosi di un patogeno con un genoma estremamente plastico si può ragionevolmente prevedere, in analogia con
quanto successo in Italia per altri patogeni, che in breve insorgeranno popolazioni
del fungo resistenti su cui il fungicida non sarà più efficace. Il comparto risicolo
potrebbe quindi restare senza più strumenti per la protezione della coltura dal
brusone.
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Seconda Parte. Allegati | 141
Allegato 2.
Analisi andamento della semina
interrata negli anni 2004-2010
A cura di Cesare Cenghialta2
La tecnica della semina interrata a file permette in generale di semplificare le
operazioni di semina delle risaie. In questo modo il seme viene distribuito uniformemente sulla superficie seminata favorendo al contempo un investimento
corretto e un migliore affrancamento al suolo delle plantule. Con la tecnica della semina interrata vengono risolte inoltre problematiche legate a fermentazioni,
proliferazione di alghe e presenza di parassiti animali. Negli ultimi anni è stato
possibile osservare una crescita significativa della superficie a riso seminata con la
tecnica della semina interrata a file, in particolare riferendosi al periodo compreso
tra il 2004 e il 2010 è possibile utilizzare i dati acquisiti attraverso le denuncie di
superfici seminata a riso presentate dagli agricoltori ad Ente Nazionale Risi, vedi
grafico 1.
Grafico 1. Andamento della superficie a semina interrata dal 2004 al 2010
7000
6000
5000
4000
3000
2000
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2 Ente Nazionale Risi – Centro Ricerche sul Riso – Strada per Ceretto, 4 27030 Castello d’Agogna
(PV)
142 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
In tabella 1 sono riportati i valori riferiti alla superficie seminata a riso con la
tecnica della semina interrata a file relativi al periodo 2004-2010. In tabella 2 sono
invece riportati i valori divisi per provincia relativi al 2010.
Tabella 1. Superficie a semina interrata e totale. Andamento semina interrata 2004-2010
Anno
Semina Interrata
Superficie Totale Riso
2004
34485,07
225.000
2005
38634,48
224.014
2006
46773,1
228.084
2007
52845,56
232.549
2008
55140,43
224.197
2009
60169,5
238.458
2010
64554,87
247.594
Tabella 2. Semina interrata a file nel 2010 per provincia
Provincia
Alessandria
Bergamo
Biella
Bologna
Cremona
Ferrara
Lodi
Milano
Mantova
Modena
Novara
Ha
2532,45
5,56
57,55
142,03
2,95
85,75
1901,1
9373,16
283,67
10,36
2582,25
Piacenza
13,09
Padova
73,61
Parma
Pavia
Reggio Emilia
Roma
9,1
41651,44
3,49
25
Rovigo
6
Torino
45,78
Udine
Vercelli
4,07
4752,27
Venezia
19,33
Vicenza
102,96
Verona
867,9
Medio Campidano
4
Seconda Parte. Allegati | 143
Allegato 3.
Diffusione territoriale
della malattia Pyricularia grisea
su riso in Piemonte e Lombardia
A cura di Maurizio Tabacchi3
Le province lombarde di Pavia e Milano sono considerate aree risicole storicamente soggette a fenomeni epidemici di brusone più frequenti ed anche di maggiore intensità rispetto all’areale piemontese di Vercelli, Novara, Alessandria e
Biella.
Le differenze principali che causano questa diversa “suscettibilità” agli attacchi di
Pyricularia grisea tra i due sistemi territoriali (Lombardia e Piemonte) sono:
• la tipologia dei terreni dedicati alla coltura del riso
• il metodo di coltivazione del riso
• le varietà maggiormente utilizzate Per quanto riguarda la tipologia dei suoli, l’areale lombardo compreso tra le pro3 Studio Agrosfera di Dott. Massimo Tabacchi e Dott. Maurizio Tabacchi - Piazza Zumaglini, 8 13100 Vercelli
144 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
vince di Pavia e Milano è caratterizzato, come dimostrano chiaramente le carte pedologiche dell’ERSAL (Ente Regionale per lo Sviluppo Agricola della Lombardia)
(ERSAL, 2010) allegate, da un contenuto in sostanza organica generalmente povero, da una capacità di scambio cationico bassa o media e da una tessitura prevalentemente sabbiosa o franco-sabbiosa. Questa tipologia di terreni è generalmente
contraddistinta da una minore capacità di trattenere e rendere disponibile gradualmente il principale elemento nutritivo del riso, cioè l’azoto, e di conseguenza
gli apporti sono necessariamente più elevati nella fase di crescita della pianta e
comportano di frequente squilibri azotati notevoli, che favoriscono l’instaurarsi
della malattia. È noto infatti, che la presenza di azoto solubile in eccesso è fonte di
nutrimento per lo sviluppo del fungo (Kürschner et al., 1992; Ishiguro, 1994; Long
et al., 2000).
Al contrario, i suoli piemontesi sono, per la maggior parte dell’area risicola e ad
eccezione delle sole zone contigue agli alvei dei fiumi Po, Sesia e Ticino, caratterizzati da una tessitura franca o franco-limosa (Cartine di tessitura e del contenuto
di carbonio organico della Regione Piemonte relative alle Grange Vercellesi, al
Casalese ed alla Baraggia Biellese Regione Piemonte, 2009-allegate) con un contenuto di sostanza organica medio ed una capacità di scambio cationico sufficiente,
seppur non troppo elevata. Per tale motivo la disponibilità di azoto è più graduale nel corso dello sviluppo vegetativo e riproduttivo del riso, il quale è quindi
in uno stato nutrizionale più equilibrato per periodi prolungati, condizione che
limita fortemente la comparsa di fenomeni epidemici di brusone e la presenza di
danni importanti. Indirettamente la tipologia dei suoli influenza anche il metodo
di coltivazione del riso operato dai risicoltori. In Piemonte la prevalenza di terreni
franco-limosi, con una maggiore capacità di mantenimento del livello idrico, determina una diffusione molto maggiore della semina in acqua rispetto alla tecnica
di semina interrata a file in asciutto, con sommersione tardiva degli appezzamenti.
Di contro, i terreni sabbiosi e più permeabili della Lombardia (soprattutto della
provincia di Pavia) comportano una maggiore propensione del risicoltore a coltivare il riso con la tecnica della semina interrata, diffusa a partire dalla fine degli
anni 80 del secolo scorso ed arrivata ora ad occupare quasi il 30% della superficie
nazionale. Questo metodo di coltivazione in cui la presenza del livello idrico è
ritardato nel corso della stagione e, per la natura sabbiosa dei terreni, non è così facilmente mantenibile con continuità durante la crescita della coltura, espone il riso
a squilibri di nutrizione azotata ed escursioni termiche maggiori rispetto al metodo
classico di coltivazione in sommersione, risultando fattori entrambi favorevoli alla
comparsa di epidemie di brusone.
Per ciò che concerne le scelte varietali, è facilmente desumibile (ENR, 2009)
come la coltivazione di varietà storiche di riso per il mercato interno (varietà per risotto) quali Carnaroli, Vialone Nano, Arborio, Volano e Baldo sia prevalentemente
diffusa in Lombardia rispetto al Piemonte. Tale situazione è legata a fattori come
Seconda Parte. Allegati | 145
la maggiore adattabilità di queste varietà alla semina interrata (grazie alla quale
è favorito l’investimento iniziale e ridotto il problema dell’allettamento, tipico di
questi genotipi a taglia molto alta), la presenza di temperature minime generalmente superiori di 2-3 °C rispetto all’areale piemontese (condizione che limita
i problemi di sterilità fiorale a cui sono molto soggette queste varietà) e anche
la storicità di tale coltivazione nelle province di Pavia e Milano ed una naturale
tendenza al mantenimento di queste peculiarità agronomiche ed economiche da
parte del risicoltore lombardo. La suscettibilità di queste varietà al brusone del
riso è molto elevata e la loro diffusione sul territorio, in combinazione con i fattori
predisponenti delle caratteristiche dei terreni e della gestione idrica delle risaie,
determina una generale presenza di fenomeni epidemici ed una frequenza maggiore degli attacchi della malattia. La conseguenza di questa situazione particolare
nella diffusione territoriale della patologia è una maggiore attenzione dei risicoltori
lombardi nell’approccio alla strategia di difesa, con un ricorso quasi sistematico ad
opportuni trattamenti fungicidi preventivi. Grazie a ciò, difficilmente la comparsa
di attacchi importanti, in concomitanza con condizioni climatiche favorevoli alla
malattia, determina danni ingenti alle produzioni di riso del Pavese e del Milanese.
Al contrario, soprattutto nel Vercellese e nel Novarese, dove il fungo in passato
non ha mai causato particolari problemi se non sporadicamente, la tendenza degli agricoltori a non effettuare interventi fungicidi specifici contro il brusone può
comportare nelle annate peggiori gravi perdite in campo, come verificatosi recentemente nel 2008.
146 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Seconda Parte. Allegati | 147
148 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Seconda Parte. Allegati | 149
150 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Seconda Parte. Allegati | 151
152 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Seconda Parte. Allegati | 153
Seconda Parte. Allegati | 155
Allegato 4.
La presenza di brusone
nelle colture di riso da seme
Campagna 2008-2009
A cura di Luigi Tamborini4
Introduzione
La produzione e la commercializzazione delle sementi sono regolamentate da
norme comuni a tutti i Paesi dell’Unione Europea. Presupposto fondamentale ed
indispensabile è la certificazione, ovvero l’applicazione di una serie di procedure
tecniche ed amministrative che assicurino l’utilizzatore finale circa la qualità del
prodotto che utilizzerà per dare origine a tutte le sue coltivazioni.
4 Luigi Tamborini INRAN-ENSE Sezione di Milano - Via Ugo Bassi 8 Milano
156 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Le procedure riguardano tutte le fasi della produzione sementiera, dalla coltivazione, alla selezione, all’insacco. In ogni fase viene verificata la corrispondenza ai
requisiti previsti dalle norme. Per quanto riguarda gli aspetti fitopatologici le normative distinguono le malattie in funzione della loro trasmissibilità. Ne consegue
una maggior rigidità di controllo e dei limiti ben precisi e determinati per quelle
trasmissibili per seme, un’indicazione o una raccomandazione di massima per le
altre.
Il brusone del riso è causato dal fungo Pyricularia grisea, un microrganismo capace di vivere in ambienti molto diversi quali acqua, terreno, piante, residui colturali.
La trasmissibilità attraverso il seme è possibile, ma non è la via di diffusione preferita dal fungo. Inoltre per lo sviluppo dell’infezione si devono creare le condizioni
ambientali favorevoli allo sviluppo ed alla diffusione del fungo. Nel 2008 le condizioni meteorologiche ideali si sono verificate ben 26 volte, tutte in momenti ottimali per l’insediamento e la diffusione della malattia. Ne è derivata una virulenza
estremamente elevata della malattia, come non si ricordava da anni, con danni
fortissimi su pressoché tutte le varietà ed in quasi tutti gli areali di coltivazione.
Le colture da seme
Nelle colture da seme è prevista una tolleranza alla malattia, in particolare le
norme prevedono “la minor presenza possibile” di piante con sintomi evidenti.
Va, inoltre, considerata l’elevata professionalità dei moltiplicatori di sementi di
riso: le colture vengono tutte epurate manualmente, eliminando le piante di diversa varietà e/o le piante di riso crodo eventualmente presenti e quindi le colture
risultano attentamente e continuamente controllate, ne consegue che ogni sintomo viene rilevato precocemente e gli eventuali trattamenti effettuati risultano
oltremodo efficaci.
Nel corso della campagna di produzione 2008 le colture da seme hanno riguardato oltre 11.350 ettari. Tutte le coltivazioni (circa 800) sono state controllate ufficialmente a partire dagli ultimi giorni di Agosto.
Analisi della presenza di brusone
Gli areali a maggior vocazione risicola, e quindi le coltivazioni investite in Lombardia e Piemonte, rappresentano oltre l’85% del totale. In queste aree ben il 47%
delle superfici (41% delle colture) ha evidenziato la presenza di brusone. Nello
specifico delle principali provincie rileviamo Vercelli con il 47%, Novara con il 59%
e Pavia con il 39%.
Seconda Parte. Allegati | 157
Tabella 1 e 2. Superficie controllata, per la produzione sementiera, e percentuale su cui è stata
evidenziata la presenza di M. grisea
Piemonte
ha
%
TO
38
11
BI
115
41
CN
132
9
AL
303
52
NO
2454
59
VC
2478
47
Lombardia
ha
%
MN
42
43
LO
149
39
MI
254
22
PV
2354
39
La decisa differenza che è stata rilevata tra le zone piemontesi e quelle lombarde
non è dovuta a particolari condizioni climatiche o agronomiche, né tanto meno,
alle varietà coltivate. Anzi, tradizionalmente, le varietà riprodotte nell’areale Pavese sono quelle destinate al consumo interno nazionale, e quindi geneticamente
più predisposte alla suscettibilità al brusone. Ma proprio questo aspetto ha creato
nel tempo una maggior sensibilità degli agricoltori che si traduce in una maggior
attenzione ed anche in una maggiore consuetudine all’utilizzo dei trattamenti preventivi in campo. In effetti il non trattamento delle colture, in particolare con le
varietà comunemente denominate superfini, nella campagna 2008 avrebbe provocato la completa distruzione del raccolto. Ulteriore conferma di questo aspetto lo si
riscontra nell’analisi varietale: le cultivar più note per la loro suscettibilità risultano
tra le meno colpite dall’infezione, in quanto preventivamente trattate in corrispondenza delle fondamentali fasi fenologiche di sviluppo.
Tabella 3. Valutazione dell’incidenza della malattia, considerando gli areali risicoli lombardi e
piemontesi
Incidenzadella malattia
Superficie con segnalazioni
(%)
(ha)
5
1540
35
10
1924
44
15
717
17
20
120
3
33
1
>20 (scarto)
(%)
Considerando solo le varietà con più di 50 ettari coltivati, al fine di evitare errori
di valutazione legati alla scarsa diffusione o alla recente introduzione, sono state
individuate ben 32 varietà colpite, quindi praticamente tutte le principali varietà
coltivate, che rappresentano il 92% delle superfici visitate.
158 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Analizzando il panorama varietale non emergono cultivar che abbiano evidenziato, nella campagna 2008, una particolare resistenza, anzi, al contrario, sono
emerse varietà che hanno evidenziato una particolare suscettibilità, mai ben riconosciuta nelle campagne precedenti.
Figura 1. Presenza di M. grisea sulle colture da seme – campagna 2008 – Provincie di Novara e
Vercelli
Conclusioni
La campagna 2008 ha “ricordato” a tutti i risicoltori, indipendentemente dall’areale di coltivazione, la gravità degli attacchi di P. grisea e l’entità dei danni provocati.
Infatti gli andamenti climatici delle ultime annate, particolarmente sfavorevoli allo
sviluppo della malattia, avevano fatto abbassare la guardia in molte zone, spesso
disorientando gli agricoltori anche rispetto alla suscettibilità varietale.
La campagna 2008 ha “riportato con i piedi per terra” tutti i risicoltori ed ulteriormente allertato i moltiplicatori di sementi. A partire dal 2009 si assisterà allo
sviluppo di una maggior attenzione verso le problematiche fitopatologiche, e sicuramente alla ricerca ed all’utilizzo di prodotti per i trattamenti in campo. Questi
diventeranno non solo fondamentali per la produzione risicola in senso generale,
Seconda Parte. Allegati | 159
ma addirittura determinanti per la coltivazione o meno di alcune varietà.
La diffusione di questi prodotti si generalizzerà, estendendosi anche in provincie
sino ad oggi poco propense alla programmazione di un loro utilizzo.
Campagna 2009-2010
Per quanto riguarda l’influenza della presenza della malattia sulla produzione
sementiera, dal punto di vista normativo, si rimanda alla relazione della campagna
2008. Il riso in Italia viene coltivato in areali pedo-climatici estremamente diversificati. Il cuore della produzione risicola si concentra nelle province di Vercelli,
Novara e Pavia, ma, anche storicamente, si riscontrano ampie zone di produzione
in altre province quali Bologna, Ferrara, Rovigo, Verona, Oristano e Cagliari. In
particolare gli areali sardi sono risultati particolarmente vocati per la produzione
sementiera, grazie alle condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli allo sviluppo delle malattie fungine.
Le elevate temperature accompagnate da limitate escursioni termiche, la presenza pressoché costante di ventilazione, con conseguente scarsa o inesistente
presenza di umidità a livello degli apparati fogliari, favoriscono uno sviluppo della
pianta ottimale e creano un ambiente inadatto all’insediamento ed alla diffusione
delle principali fitopatologie, in particolare del brusone.
La presenza di brusone nelle colture da seme 2009
L’andamento delle condizioni climatiche della campagna 2009 è stato notevolmente diverso da quello della campagna precedente, ed anche estremamente diversificato nei principali areali di produzione.
Nelle principali province risicole piemontesi e lombarde le condizioni favorevoli
allo sviluppo della malattia si sono verificate a partire dalla metà di luglio. In particolare nell’ultima decade, in corrispondenza della fase fenologica di botticella o
inizio spigatura (almeno per la gran parte delle varietà). Le parcelle “spia”, investite
con cultivar particolarmente suscettibili e coltivate in modo da favorire lo sviluppo
della malattia, hanno evidenziato un forte attacco con lesioni fogliari ampiamente
diffuse, tali, in alcuni casi, da compromettere irreversibilmente la coltivazione.
La maggior parte dei risicoltori, anche in funzione dell’esperienza dello scorso
anno, è intervenuta immediatamente con trattamenti idonei, anche ripetuti se mirati alla protezione di varietà suscettibili.
Le condizioni climatiche predisponenti alla diffusione di Pyricularia grisea si
sono ripresentate ancora, ma l’attenzione dei coltivatori e l’applicazione dei trattamenti (in particolare la puntualità nell’applicazione dei trattamenti) hanno contenuto notevolmente l’incidenza della malattia. Infatti sono stati rilevati sintomi
solo su una bassa percentuale delle colture visitate, con percentuali di danno molto
160 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
contenute. Nello specifico sono stati osservati principalmente sintomatologie di
“mal del collo” su varietà suscettibili o su coltivazioni allestite in areali favorevoli
allo sviluppo della malattia.
Figura 2. Le provincie risicole italiane
Torino
Novara
Biella
Vercelli
Alessandria
Cuneo
Milano
Lodi
Pavia
Verona
Mantova
Rovigo
Ferrara
Bologna
Modena
Grosseto
Ancona
Oristano
Cagliari
Cosenza
Una situazione completamente diversa e anomala si è invece presentata in Sardegna, in verità nel corso delle ultime annate più volte si sono presentate condizioni simili a quelle di quest’anno, ma con conseguenze decisamente meno gravi.
All’inizio della stagione colturale piogge abbondanti e distribuite in un ampio periodo temporale hanno costretto i risicoltori a posticipare notevolmente le semine
causa inagibilità dei terreni e quindi impossibilità di effettuare idonee lavorazioni.
Le successive fasi dello sviluppo vegetativo, dalla seconda decade di giugno, sono
state particolarmente favorite dal clima. A partire dalla seconda decade di agosto
le condizioni climatiche hanno presentato temperature decisamente elevate, con
forti escursioni termiche notturne, ed assoluta mancanza di ventilazione, per circa
20 giorni: condizioni estremamente favorevoli allo sviluppo di Pyricularia grisea.
La gran parte delle coltivazioni, in seguito alle semine ritardate, si trovava nella
fase fenologica di fioritura o inizio maturazione lattea. La malattia si è sviluppata
e diffusa in modo estremamente virulento. Gli agricoltori più attenti e preparati
sono intervenuti immediatamente con trattamenti di pieno campo, anche ripetuti.
In molte situazioni i danni causati della fitopatia sono stati perlomeno contenuti,
Seconda Parte. Allegati | 161
in altri si è assistito alla completa distruzione di tutta o di parte della coltivazione.
In particolare quando lo sviluppo della malattia ha coinciso con la fioritura (mal
del colletto). Sicuramente la mancanza di prodotti idonei ai trattamenti in campo
si sarebbe pesantemente ripercossa sulle coltivazioni, provocando la completa distruzione di moltissime colture con ingenti danni dal punto di vista economico.
Analisi varietale
Dal punto di vista varietale l’andamento della campagna 2009 ha permesso una
verifica della suscettibilità decisamente più precisa rispetto al 2008. Dai verbali
di sopralluogo in campo dei tecnici dell’ENSE tra le varietà più colpite troviamo:
Achille, Agave, Ambra, Augusto (sopratutto mal del collo), Balilla, Carnaroli, Carnise, Carnise precoce, Creso, Deneb, Eolo, Galileo, Giano, Karnak, Lido, Loto,
Luxor, Opale, Vialone nano, Tea, Thaibonnet. Hanno evidenziato una suscettibilità inferiore, ma comunque significativa: Selenio, Brio, Eurosis. SisR215, Arpa,
Ariete, Flipper, S.Andrea, Roma, Ulisse, Volano, Arborio, Baldo, Bravo, Gladio e
Sirio CL. Nella valutazione delle segnalazioni dei tecnici occorre sempre tenere in
considerazione il fatto che le colture visitate sono state, praticamente tutte, trattate con prodotti idonei. La sintomatologia rilevata dipende, quindi, oltre che dalla
suscettibilità varietale anche dall’efficacia del trattamento effettuato, sia in positivo
che in negativo, e dal periodo di copertura della coltura da parte del prodotto utilizzato.
Conclusioni
La campagna 2009 è stata caratterizzata da un andamento climatico estremamente differenziato in funzione dei diversi areali di coltivazione. I danni susseguenti all’instaurarsi della malattia sono stati contenuti dove è stato possibile intervenire ai primi sintomi con rapidità e puntualità. Spesso l’attenzione da parte dei
risicoltori è risultata strettamente correlata alla campagna 2008. La disponibilità di
prodotti idonei, anche in funzione del periodo di copertura della coltura, è risultata
fondamentale per evitare conseguenze analoghe a quelle della precedente campagna. Nelle provincie sarde, dove il livello di attenzione dei coltivatori è abitualmente inferiore, grazie alle condizioni climatiche favorevoli, si sono presentati danni
analoghi a quelli della campagna 2008 nelle provincie piemontesi e lombarde.
Cenni sull’andamento climatico delle campagne 1996–2009, con
particolare riferimento alla presenza di brusone
I dati riportati in questa relazione sono stati estrapolati dalle prove agronomiche
effettuate per l’iscrizione al Catalogo nazionale delle nuove varietà di riso. Sino al
162 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2002 venivano effettuate 2 prove (in provincia di Vercelli e di Pavia) dal 2003 si è
aggiunta una terza prova in provincia di Novara. Inoltre per alcune annate non
è stato possibile recuperare i dati della sperimentazione allestita in provincia di
Pavia. La sintesi relativa all’andamento climatico è forzatamente breve, in quanto
abitualmente utilizzata come introduzione alla presentazione dei dati produttivi.
La provenienza dei dati è anche funzione delle modalità di espressione dei rilievi,
in quanto per le varietà testimoni è stato possibile esplicitare l’effettivo livello di
sintomatologia rilevato, per gli altri genotipi (in prova per l’iscrizione) si è preferito
raggrupparli in funzione della classe di infezione.
Nella valutazione dei dati va tenuto in forte considerazione il fatto che tutte le
sperimentazioni, a partire dal 1999, sono state trattate con prodotti fungicidi ad
azione specifica contro Pyricularia oryza (di norma un unico trattamento effettuato
allo stadio fenologico di fioritura o di botticella).
La scala utilizzata per il rilievo è quella prevista dalle norme per l’iscrizione al
Registro nazionale (DM 21 ottobre 2002) e prevede 5 livelli oltre alla completa
assenza. Si sottolinea come un livello 2 o 3 sia già decisamente significativo, considerando che al livello 5 corrisponde la pressoché completa distruzione della coltura. Inoltre in determinate annate (es 2008) alla forte e generalizzata presenza
di malattia nelle coltivazioni risicole nazionali spesso non corrisponde un’analoga presenza rilevata nelle colture sperimentali, questo a causa sia della localizzazione della prova sia dell’efficacia del trattamento fungicida effettuato. Come
ovvio,talvolta, è possibile verificare anche l’andamento opposto.
Le 14 annate prese in considerazione possono essere suddivise in 3 blocchi:
• n° 5 annate con presenza di brusone bassa (1996-2001-2004-2005-2009)
• n° 5 annate con presenza di brusone media (1997-2002-2003-2006-2007)
• n° 4 annate con presenza di brusone forte (1998–1999- 2000-2008)
Per quanto riguarda un’analisi generale sulle varietà è possibile evidenziare
come:
• il numero di varietà (testimoni + cultivar in iscrizione) con rilievi pari o superiori
al livello 3 vada man mano diminuendo negli anni. Ovviamente con occasionali
eccezioni, chiaramente legate ad una specifica suscettibilità
• negli anni antecedenti al 2000 si evidenziano i maggiori e più diffusi attacchi
• nei singoli anni sia le varietà testimoni che le cultivar in iscrizione evidenziano
un andamento pressoché analogo
Verificare le ragioni è spesso molto difficile, ma sicuramente è possibile identificarne 2:
• la maggior attenzione alla suscettibilità varietale, da parte dei costitutori
• i trattamenti fungicidi, e la cura posta nel loro utilizzo
Seconda Parte. Allegati | 163
2009
Varietà testimoni
Ariete
Balilla
Gladio
Loto
Roma
Selenio
Thaibonnet
Volano
Scala rilievi. Varietà in prova
0
1
2
3
4
5
VC (Collobiano)
0
0
0
1
0
0
1
1
N° cv
16
8
0
0
0
0
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
NO (Garbagna)
1
1
1
2
2
1
2
2
N° cv
2
11
9
1
0
1
PV (Castello d’Agogna)
2
2
1
2
2
2
2
2
N° cv
0
6
16
2
0
0
Nella campagna 2009 il mese di aprile è stato caratterizzato da piogge abbondanti e
temperature notturne e mattutine fredde, mentre i mesi successivi, in generale, hanno
fatto registrare temperature sopra la media. In particolare, nel mese di maggio è stata
registrata una bassa piovosità (da 8 a 15 mm nelle tre province considerate) e, nell’ultima decade, le temperature massime hanno raggiunto medie prossime a 30°C. Le
temperature e la piovosità registrate nel mese di giugno sono state in linea con quelle
tipiche del periodo; è possibile evidenziare il verificarsi di grandinate che, tuttavia,
non hanno causato seri danni alle coltivazioni. Tra il 17 e il 20 luglio è stato registrato
un forte calo delle temperature notturne (11-13°C); poiché il periodo è coinciso con la
fase di botticella-inizio spigatura, è probabile che questo fenomeno abbia causato la
colatura apicale osservata in alcune varietà. La seconda e terza decade di agosto sono
state particolarmente calde, con temperature massime sempre superiori a 30°C e punte di oltre 36° registrate il 20 e 21 agosto. In settembre, le temperature medio-elevate e
la bassa piovosità hanno favorito una rapida chiusura del ciclo colturale delle varietà,
con conseguente scarsa differenziazione (di ciclo semina-maturazione) tra le varietà a
ciclo medio e quelle a ciclo tardivo. Il mese di ottobre è stato nettamente diviso in due
parti: la prima decade, caratterizzata da temperature piuttosto elevate per il periodo
(con punte di 27°C), e la seconda e terza decade in cui si è avuto un brusco calo delle
temperature, soprattutto per quanto riguarda le minime notturne (3°C nella seconda decade). Le scarse precipitazioni (37 mm in media nelle tre località considerate)
hanno infine agevolato la conclusione delle operazioni di raccolta, generalmente in
anticipo di circa 10 giorni rispetto alla norma. Le condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli nella fase di insediamento della coltura hanno favorito l’emergere
delle piante colpite da fusariosi; dalla fioritura in poi non si sono verificate condizioni
particolarmente conduttive nei confronti di Pyricularia oryzae e di Bipolaris oryzae e,
generalmente, le colture hanno evidenziato un basso livello di attacco.
164 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2008
Varietà testimoni
Ariete
Gladio
Karnak
Loto
Selenio
Venere
Volano
Scala rilievi. Varietà in prova
0
1
2
3
4
5
VC (Collobiano)
1
0
1
1
1
1
2
N° cv
1
11
2
1
0
0
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
NO (Garbagna)
grandine
grandine
grandine
grandine
grandine
grandine
grandine
N° cv
grandine
grandine
grandine
grandine
grandine
grandine
PV (Castello d’Agogna)
nc
nc
nc
nc
nc
nc
nc
N° cv
nc
nc
nc
nc
nc
nc
Nella campagna 2008 il mese di aprile ha fatto registrare temperature piuttosto
basse e precipitazioni abbondanti e frequenti soprattutto nella seconda decade, le
quali hanno sfavorito l’emergenza dei risi seminati in asciutta. Nel mese di maggio
le temperature sono state inferiori a quelle medie del periodo, mentre la piovosità
è stata abbondante e compresa tra 100 e 150 mm, concentrata soprattutto nella
seconda e terza decade. Anche il mese di giugno è stato relativamente piovoso (da
70 a 165 mm nelle tre province considerate), ma le temperature, in linea con quelle
tipiche del periodo, hanno favorito i risi e il recupero dello sviluppo vegetativo che
era leggermente in ritardo rispetto alla norma. Il mese di luglio ha fatto registrare alcuni giorni con forte escursione termica e temperature massime elevate (con
punte di 37 C°) che hanno causato problemi di colatura apicale in alcune varietà; le
precipitazioni sono state presenti ma moderate (in media 50 mm). Il mese di agosto
è stato contraddistinto da temperature elevate (fino a 37°C) e da forti temporali. In
particolare nella notte tra il 14 e il 15 agosto si è verificata una grandinata particolarmente violenta che ha causato forti danni alla produzione in una vasta area risicola,
comprendente la zona in cui è ubicata la Cascina Giara di Collobiano (VC), sede
di uno dei tre campi sperimentali in cui sono state condotte le prove agronomiche.
Nel campo sperimentale di Collobiano, infatti, si è avuta la distruzione quasi totale
dell’apparato aereo delle piante e il 100% di perdita della produzione. Nel mese di
settembre si è registrato un forte calo delle temperature minime e una piovosità di
circa 70 mm. Nel mese di ottobre le temperature ancora miti, con punte massime di
25°C, e le scarse precipitazioni (35 mm) hanno agevolato le operazioni di raccolta
concentrate in questo mese. Le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni; in particolare, nei mesi di luglio ed agosto si sono presentate frequentemente le condizioni ottimali alle infezioni di Pyricularia oryzae, le
quali, in fase di maturazione, si sono evidenziate con forti attacchi di mal del collo
(necrosi dell’ultimo internodo e del rachide della pannocchia).
Seconda Parte. Allegati | 165
2007
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
NO (Garbagna)
PV (Castello d’Agogna)
Augusto
1
0
0
Balilla
2
1
1
Gladio
1
0
0
Karnak
2
1
1
Loto
1
0
0
S.Andrea
0
0
0
Selenio
0
1
1
Thaibonnet
0
0
0
Venere
2
2
1
Volano
1
0
0
Scala rilievi. Varietà in prova
N° cv
N° cv
N° cv
0
3
9
11
1
8
5
3
2
3
1
1
3
0
0
0
4
1
0
0
5
0
0
0
Nella campagna 2007 il mese di aprile ha fatto registrare temperature elevate
raggiungendo nella terza decade valori massimi di oltre 28 C° che hanno favorito
i risi seminati interrati a file; le precipitazioni sono state però scarse. Nel mese di
maggio le temperature si sono mantenute pressoché simili a quelle del mese precedente mentre la piovosità ha raggiunto i 90 mm, concentrati soprattutto nella
prima decade. I primi dieci giorni di giugno sono stati caratterizzati da temperature
più basse della media e da una piovosità di circa 50 mm. Il mese di luglio e i primi
20 giorni di agosto si sono contraddistinti per le temperature elevate, con punte di
34 C° intorno alla metà di luglio, durante questo periodo non si sono praticamente
verificate precipitazioni. Nel mese di settembre si sono registrate temperature abbastanza elevate e una piovosità di circa 80 mm. Nel mese di ottobre, nonostante
le basse temperature notturne, si sono osservate temperature diurne spesso molto
prossime o superiori ai 20 C°; con precipitazioni praticamente assenti che hanno
permesso di completare le operazioni di raccolta concentrate in questo mese. Per
quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine, si deve
tener presente che le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli
agenti patogeni, soprattutto Pyricularia oryzae, che ha manifestato i suoi sintomi
colpendo prevalentemente l’ultimo internodo e il rachide della pannocchia.
166 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2006
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
NO (Garbagna)
PV (Castello d’Agogna)
Augusto
1
0
0
Baldo
1
1
0
Balilla
1
1
0
Castelmochi
1
1
0
Gladio
1
2
2
Loto
2
0
0
S.Andrea
2
1
1
Selenio
0
1
0
Thaibonnet
1
1
0
Volano
1
2
1
N° cv
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
3
1
7
1
8
9
6
2
4
5
1
3
0
0
0
4
0
0
0
5
0
0
0
La campagna 2006 è stata caratterizzata da temperature non eccessivamente
elevate nelle prime fasi di sviluppo della coltura e da precipitazioni scarse. Nei
mesi di giugno e luglio le precipitazioni sono state pressoché assenti; questo ha
portato ad avere problemi di approvvigionamento idrico nel campo prova di Collobiano (VC), senza peraltro evidenziare particolari ripercussioni sul livello produttivo delle varietà in prova e sulla resa alla lavorazione industriale. Negli stessi
mesi le temperature sono andate aumentando sino a registrare, nel mese di luglio,
medie decadiche superiori ai 30 °C. Nel corso dei mesi di agosto e settembre, si è
osservato un brusco e progressivo abbassamento delle temperature, con minime
decadiche inferiori ai 10°C. Intense precipitazioni si sono avute nel corso della
seconda e terza decade di settembre. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla
resistenza alle malattie fungine, si deve tener presente che le condizioni meteorologiche hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni limitatamente alle
ultime fasi del ciclo vegetativo delle colture nel corso della campagna 2006.
Seconda Parte. Allegati | 167
2005
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
NO (Garbagna)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
0
0
nc
Augusto
0
0
nc
Baldo
0
1
nc
Balilla
0
0
nc
Castelmochi
0
1
nc
Gladio
0
0
nc
Loto
0
1
nc
Selenio
0
1
nc
Thaibonnet
0
0
nc
Volano
0
2
nc
N° cv
N° cv
N° cv
0
15
7
nc
1
0
7
nc
2
0
1
nc
3
0
0
nc
4
0
0
nc
5
0
0
nc
Scala rilievi. Varietà in prova
La campagna 2005 è stata caratterizzata da un andamento climatico simile a
quello della media dell’ultimo ventennio. I mesi di aprile e maggio hanno fatto registrare temperature nella media con precipitazioni frequenti che però non hanno
ostacolato le operazioni di semina. Le temperature più elevate sono state registrate
nella terza decade di giugno con 34,1°C il 27 giugno. Nel mese di luglio ed agosto
oltre a medie delle temperature massime mai superiori ai 30°C, si sono verificate precipitazioni costanti; l’associazione dei due fenomeni ha fatto si che l’inizio
della raccolta, nella maggior parte dei casi, sia avvenuta dalla seconda decade di
settembre in poi. Temperature nella media e precipitazioni periodiche hanno determinato una campagna con produzioni e rese alla trasformazione nella media.
Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine, si deve
tener presente che le condizioni meteorologiche non hanno favorito la diffusione
degli agenti patogeni e le colture sono risultate in genere sane.
168 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2004
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
NO (Garbagna)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
0
0
nc
Balilla
0
0
nc
Loto
0
0
nc
Selenio
0
0
nc
Volano
0
0
nc
Gladio
0
0
nc
Thaibonnet
0
0
nc
N° cv
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
8
8
nc
1
0
0
nc
2
0
0
nc
3
0
0
nc
4
0
0
nc
5
0
0
nc
La campagna 2004 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto
normale, infatti la primavera è stata caratterizzata dal mese di aprile con temperature nella media e con precipitazioni piuttosto frequenti (148,8 mm).
Nell’ultima settimana di aprile sono iniziate le semine del riso che sono proseguite per tutto il mese di maggio dopo i trattamenti per il controllo del riso crodo.
All’inizio del mese di maggio si sono verificate le precipitazioni maggiori di tutto
il mese (88,1 mm su 99,5 mm). Le temperature molto favorevoli hanno consentito
una buona germinazione delle semine.
Nei mesi di giugno, luglio e agosto i valori delle temperature minime e massime
sono rimasti nella media raggiungendo i 33,5 °C il giorno 23 luglio (giorno più
caldo dell’anno).
A fine settembre si è verificato un brusco calo delle temperature (minima 5,7 °C
il giorno 26) che però non ha compromesso le produzioni le quali sono state buone
con una discreta resa alla lavorazione.
Da segnalare come nel corso di questa annata agraria non ci siano stati grossi
problemi dal punto di vista fitopatologico in quanto sia il brusone (Pyricularia oryzae) sia l’elmintosporiosi (Bipolaris oryzae) non hanno trovato le condizioni favorevoli (temperatura ed umidità) per svilupparsi.
Seconda Parte. Allegati | 169
2003
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
NO (Garbagna)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
1
2
nc
Baldo
2
3
nc
Balilla
1
2
nc
Loto
2
1
nc
Selenio
1
2
nc
Volano
1
2
nc
Gladio
1
1
nc
Thaibonnet
1
2
nc
N° cv
N° cv
N° cv
0
3
0
nc
1
6
0
nc
2
3
4
nc
3
1
0
nc
4
0
1
nc
5
0
0
nc
Scala rilievi. Varietà in prova
La campagna 2003 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto
anomalo, infatti ad una primavera con temperature favorevoli che hanno garantito un’ottima emergenza ha fatto seguito un periodo estivo torrido che da inizio
giugno fino alla fine di agosto ha determinato un innalzamento delle temperature
massime, le quali si sono attestate costantemente sopra i 30°C raggiungendo i
35,5°C il giorno 11 agosto.
Nei mesi di settembre ed ottobre le temperature massime e minime si sono
mantenute nella media stagionale favorendo le operazioni di raccolta.
Le precipitazioni invece sono state di scarsissima entità, carenza che ha determinato in alcuni areali risicoli grossi problemi nella corretta gestione delle acque e
di alcune pratiche agronomiche, determinando una riduzione di produzione e di
resa alla lavorazione del prodotto.
Quest’andamento climatico caratterizzato da elevate temperature e scarse precipitazioni ha fatto si che le colture seminate in epoca tradizionale abbiano raggiunto la completa maturazione velocemente determinando l’inizio della raccolta
nell’ultima decade d’agosto.
Le produzioni ottenute sono state mediamente buone, mentre le rese alla lavorazione hanno risentito dell’effetto della maturazione accelerata dovuta alle elevate temperature e sono risultate di gran lunga inferiori rispetto a quelle della annata
precedente.
170 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2002
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
2
nc
Baldo
1
nc
Balilla
2
nc
Lido
1
nc
Loto
1
nc
Selenio
1
nc
Volano
2
nc
Gladio
1
nc
Thaibonnet
1
nc
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
3
nc
1
17
nc
2
4
nc
3
0
nc
4
0
nc
5
0
nc
La campagna 2002 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto
anomalo, con temperature superiori alla norma nella prima fase (maggio e giugno), e condizioni di instabilità, temperature inferiori alla media e piogge anche
persistenti e abbondanti nei mesi di luglio e agosto. Gli abbassamenti termici non
sono stati tali da compromettere la delicata fase riproduttiva delle colture, ma hanno rallentato il processo di maturazione, che è risultato molto dilatato nel tempo. Il
mese di settembre è stato caratterizzato da temperature piuttosto elevate di giorno
e fresche di notte. Si sono inoltre verificati alcuni temporali accompagnati da grandine, che hanno interessato anche i campi delle prove descrittiva e agronomiche,
prima dell’inizio delle operazioni di raccolta. In dettaglio, nella prova agronomica
di Collobiano si sono verificati danni oscillanti dal 50 al 100%, a seconda del genotipo e del livello di maturazione raggiunto; di conseguenza non è stato possibile
effettuare la raccolta parcellare delle suddette prove.
Seconda Parte. Allegati | 171
2001
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Arborio
0
nc
Ariete
0
nc
Baldo
0
nc
Balilla
1
nc
Cripto
0
nc
Lido
0
nc
Loto
1
nc
Selenio
0
nc
Volano
0
nc
Gladio
0
nc
Thaibonnet
Scala rilievi. Varietà in prova
0
nc
N° cv
N° cv
0
18
nc
1
5
nc
2
2
nc
3
0
nc
4
0
nc
5
0
nc
Nella campagna 2001 i mesi di aprile e maggio hanno fatto registrare temperature inferiori alla media e giorni di pioggia alternati a giornate di bel tempo, che
complessivamente hanno determinato un ritardo vegetativo delle colture risicole.
Tale ritardo è stato poi recuperato a partire dall’ultima settimana di maggio quando le temperature massime sono salite oltre i 30°C. Nei mesi di giugno e luglio le
temperature si sono mantenute nella media, con l’eccezione della terza settimana
di luglio che ha fatto registrare abbassamenti delle temperature minime, fortunatamente non così pronunciati come nell’anno precedente e soprattutto in un
periodo in cui la maggior parte dei genotipi avevano già differenziato l’apparato
riproduttivo. Ad un mese di agosto nella norma ha fatto seguito la prima decade
di settembre con temperature basse che hanno bloccato i processi di maturazione,
di conseguenza si è avuta una maturazione disforme sulla pannocchia con granelli apicali secchi e parte basale ancora verde. La grandine ha inoltre colpito aree
piuttosto ampie della zona risicola, senza interessare però i campi delle prove descrittiva e agronomiche. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle
malattie fungine si deve tener presente che nel 2001 le condizioni meteorologiche
non hanno favorito la diffusione degli agenti patogeni e le colture sono risultate
in genere sane
172 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
2000
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Arborio
5
nc
Ariete
1
nc
Baldo
2
nc
Balilla
4
nc
Cripto
1
nc
Lido
3
nc
Loto
0
nc
Selenio
1
nc
Gladio
1
nc
Thai
3
nc
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
5
nc
1
5
nc
2
6
nc
3
0
nc
4
2
nc
5
1
nc
La campagna 2000 è stata caratterizzata da un andamento nella norma nei mesi
di maggio e giugno, cui ha fatto seguito un mese di luglio con abbassamenti termici molto pronunciati che hanno negativamente influenzato la delicata fase di
differenziazione fiorale di molte varietà. Come conseguenza è stata registrata sterilità e colatura apicale con significative riduzioni della produzione nelle varietà
interessate. Il mese di agosto ha fatto registrare temperature elevate favorevoli alla
coltura, mentre il mese di settembre è stato caratterizzato da temperature piuttosto elevate di giorno e fresche di notte. La fine della stagione colturale è stata
funestata, a partire dalla fine di settembre, da intense piogge culminate nei noti
fenomeni alluvionali a metà ottobre, che hanno interferito con la conclusione delle
operazioni di raccolta. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle
malattie fungine si deve tener presente a Collobiano si sono verificati attacchi di
malattie fungine di media entità. Per quanto riguarda il giudizio sulla resistenza
all’allettamento si deve tener presente che il fenomeno non si è manifestato in
modo significativo.
Seconda Parte. Allegati | 173
1999
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Arborio
1
nc
Ariete
2
nc
Balilla
2
nc
Cripto
2
nc
Lido
1
nc
Loto
0
nc
Padano
2
nc
Selenio
2
nc
Zena
4
nc
Thaibonnet
2
nc
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
2
nc
1
3
nc
2
8
nc
3
3
nc
4
2
nc
5
0
nc
Nella campagna 1999 l’andamento climatico ha fatto registrare valori di temperature e precipitazioni nella norma. Da segnalare le piogge abbondanti nella
seconda e terza decade di agosto, che hanno creato le condizioni ideali per lo sviluppo del mal del collo anche se gli attacchi sono stati significativamente inferiori
rispetto all’annata precedente. La fase di maturazione è stata accelerata dalle temperature massime piuttosto elevate intorno alla metà di settembre.
174 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1998
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
1
nc
Balilla
2
nc
Cripto
2
nc
Drago
2
nc
Elio
3
nc
Lido
5
nc
Loto
3
nc
Padano
1
nc
Selenio
2
nc
Volano
1
nc
Thaibonnet
2
nc
Zena
4
nc
N° cv
N° cv
Scala rilievi. Varietà in prova
0
0
nc
1
4
nc
2
7
nc
3
2
nc
4
2
nc
5
5
nc
La campagna 1998 è stata caratterizzata da un andamento climatico piuttosto
anomalo con temperature molto elevate e caldo afoso quasi ininterrottamente da
metà giugno a metà settembre. Questo ha determinato un accorciamento anche
sensibile dei cicli vegetativi di tutte le varietà per cui la maturazione e la successiva
raccolta sono risultate anticipate e favorite da un andamento climatico abbastanza favorevole nel mese di settembre. L’umidità e la temperatura elevate hanno
favorito lo sviluppo del mal del collo sulle varietà più suscettibili e la comparsa di
macchie sul granello dovute ad agenti fungini.
Seconda Parte. Allegati | 175
1997
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Ariete
1
nc
Cripto
2
nc
Drago
1
nc
Elio
3
nc
Lido
4
nc
Loto
2
nc
Selenio
1
nc
Thaibonnet
1
nc
Zena
Scala rilievi. Varietà in prova
3
nc
N° cv
N° cv
0
9
nc
1
4
nc
2
6
nc
3
1
nc
4
2
nc
5
1
nc
La campagna 1997 è stata caratterizzata da un andamento climatico estremamente favorevole alla coltura, che ha consentito di ottenere produzioni molto elevate per tutti i tipi di varietà. In particolare una primavera con temperature superiori alla media ed elevata luminosità ha favorito lo sviluppo iniziale della coltura.
Dopo un’estate con temperature nella media, la maturazione e la successiva raccolta hanno potuto giovarsi nel mese di settembre e nella prima metà di ottobre,
di un andamento climatico molto favorevole, con temperature elevate e assenza di
precipitazioni. Per quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie
fungine si deve tener presente che si sono verificati solo attacchi tardivi.
176 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
1996
Varietà testimoni
Rilievo P. oryzae (scala 1-5)
VC (Collobiano)
PV (Castello d’Agogna)
Arborio
0
0
Ariete
0
0
Cripto
0
0
Drago
0
0
Elio
0
0
Lido
0
0
Loto
0
0
Selenio
0
0
Thaibonnet
0
0
Zena
0
0
N° cv
N° cv
0
32
nc
1
0
nc
2
0
nc
3
0
nc
4
0
nc
5
1
nc
Scala rilievi. Varietà in prova
La campagna 1996 è stata caratterizzata da una variabilità piuttosto spiccata, con
periodi soleggiati alternati a piogge persistenti anche nei mesi estivi. Le temperature, in particolare le massime, si sono mantenute inferiori alle medie stagionali.
La raccolta delle varietà più tardive si è protratta fino alla fine del mese di ottobre
a causa delle piogge persistenti che hanno molto rallentato la maturazione. Per
quanto riguarda il giudizio relativo alla resistenza alle malattie fungine si deve
tener presente che si sono verificati solo attacchi tardivi.
Seconda Parte. Allegati | 177
Allegato 5.
Situazione delle varietà di riso
coltivate in Italia in relazione
alla malattia Pyricularia grisea
A cura dell’Ente Nazionale Risi5
Le varietà di riso coltivate in Italia nel 2009 sono state 95 su circa 238.458 ha di
superficie; alcune di queste varietà non sono state prese in considerazione perché
ancora in fase di sperimentazione, questo studio si è basato quindi su 86 varietà
per un totale di 233.799 ha coltivati a riso in Italia nel 2009. Le varietà sono state
suddivise, in base alla sensibilità alla malattia fungina, in tre gruppi:
5 Ente Nazionale Risi – Centro Ricerche sul Riso – Strada per Ceretto, 4 27030 Castello d’Agogna
(PV)
178 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
•
sensibili
medio sensibili
• tolleranti
•
Le varietà sensibili sono le più sono soggette alla malattia e in condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo della fitopatia possono richiedere anche due interventi fungicidi per salvaguardare la coltivazione. Le varietà medio sensibili sono
quelle che hanno una sensibilità alla malattia minore delle precedenti e che, di
norma, possono essere preservate dalla malattia con un solo trattamento fungicida. Le varietà tolleranti sono quelle che hanno una resistenza alla malattia intrinseca o indotta attraverso la selezione tramite incroci con piante dotate di geni di
resistenza.
Le varietà sensibili alla malattia (Pyricularia grisea) sono 29; la superficie su cui
vengono coltivate corrisponde a 74.067 ha, poco meno di un terzo dell’intera superficie coltivata a riso in Italia. Appartengono a questa categoria le varietà che
vengono utilizzate per il consumo interno e in particolar modo per la preparazione
di risotti, come ad esempio Vialone Nano (I.G.P. nel mantovano-veronese), Carnaroli, Arborio, Volano, e Baldo.
Le varietà che hanno una sensibilità inferiore alla malattia, ma che necessitano
comunque di trattamenti, sono 54 e occupano una superficie di 130.850 ha, più
della metà del totale.
In questo gruppo ci sono le varietà più coltivate, come ad esempio Gladio (la più
coltivata in Italia), S.Andrea, Balilla e Centauro, oltre a molte altre appartenenti ai
diversi gruppi merceologici: Lunghi A, Lunghi B e Tondi.
Il totale della superficie coltivata con varietà sensibili o medio sensibili arriva
quindi a poco meno di 205.000 ha, rappresentando l’87% della superficie risicola
italiana.
Le varietà che si possono definire tolleranti sono coltivate su una superficie di
28.882 ha, circa il 12% del totale.
Da quanto è emerso in questa ricerca risulta che la maggior parte delle varietà
di riso coltivate hanno una sensibilità più o meno marcata alla Piriculariosi, vedi
tabella n. 1 riportata in fondo al testo. Emblematico quanto successo nell’estate
del 2008, più precisamente nei mesi di luglio, agosto e nella prima metà del mese
di settembre, quando le condizioni climatiche hanno favorito in modo particolare
lo sviluppo e la diffusione della malattia. Quasi tutte le varietà coltivate sono state
oggetto di attacchi più o meno gravi nonostante i trattamenti fungicidi preventivi
e curativi. Dove non sono stati effettuati trattamenti i danni sulla produzione sono
stati molto elevati.
Dalla tabella n. 2, riportata in fondo al testo, appare chiaramente come in alcune
provincie la coltivazione di varietà più sensibili alla malattia rivesta un „importanza” rilevante. Le provincie lombarde, per tradizione e vocazione di terreni e clima
Seconda Parte. Allegati | 179
sono le principali produttrici di risi da consumo interno, che sono, al contempo
le varietà più sensibili. Nelle provincie di Milano, Lodi e Pavia vengono coltivate
le varietà cosiddette “da mercato interno”, le più datate ma con caratteristiche
organolettiche eccellenti per la preparazione dei risotti. La mancanza di strumenti
adeguati di difesa potrebbe rappresentare, per queste provincie, un grave danno
sia dal punto di vista economico che culturale, in quanto le aziende potrebbero essere costrette ad abbandonare la coltivazione di varietà di alto pregio ma sensibili
alla malattia.
Nelle province di Mantova e Verona la coltivazione di Vialone Nano, una delle
varietà più sensibili alla Piriculariosi, è prevalente ed ha ottenuto l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) per le sue caratteristiche organolettiche particolari e molto
apprezzate dagli intenditori.
Nelle province di Vercelli e Novara sono coltivate principalmente varietà del
gruppo merceologico dei Lunghi B e Lunghi A utilizzati prevalentemente per la
parboilizzazione. Sono inoltre coltivati risi Tondi, varietà che hanno una media
sensibilità alla Piriculariosi. Queste varietà, tutte molto produttive, vengono coltivate principalmente per il mercato estero, inoltre per ottenere buone produzioni,
necessitano, oltre che di buone fertilizzazioni, anche di un trattamento preventivo
con prodotti fungicidi.
Lo sviluppo delle malattie fungine è fortemente legato al clima, all’ambiente di
coltivazione e alla predisposizione varietale. Non sempre esistono le condizioni
per uno sviluppo epidemico della malattia, come è avvenuto nel 2008, ma i trattamenti fungicidi, anche preventivi, vengono di norma effettuati per poter assicurare
alla coltura una protezione adeguata, l’evoluzione della malattia non è infatti valutabile fino a quando i sintomi non diventano evidenti con un danno, anche se
ancora parziale, non più recuperabile.
Da notare che anche in prospettiva futura non sarà disponibile a breve termine
un numero sufficiente di varietà tolleranti che possano venire impiegate con successo sostituendo le varietà più sensibili, in particolar modo per quanto riguarda
il mercato interno. Nonostante il miglioramento genetico lavori per la costituzione di piante resistenti alle malattie utilizzando il Breeding assistito, che consente
di verificare l’introduzione di geni che conferiscono resistenza alla malattia nelle
nuove linee in selezione, le tempistiche appaiono ancora piuttosto lunghe e un ricambio “migliorativo” del patrimonio varietale italiano rimane al momento ancora
piuttosto lontano.
180 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Varietà
S
M-S
AIACE
M-S
ALBATROS
M-S
AMBRA
Totale Ha
3865,86
182
S
APOLLO
ARBORIO
T
211,17
M-S
108,45
S
1309,73
ARBORIO DOP BARAGGIA
S
57,57
ARBORIO PRECOCE
S
18,67
ARGO
M-S
ARIETE
M-S
514,4
ARISTOTELE
M-S
60,87
ARPA
M-S
ARSENAL
568,49
34,22
T
1389,27
ARTEMIDE
M-S
6,31
ARTIGLIO
M-S
8,64
ASSO
M-S
AUGUSTO
262,22
T
BALDO
S
BALDO DOP BARAGGIA
S
4478,14
9756,99
29,99
BALILLA
M-S
BALILLA DOP BARAGGIA
M-S
7,43
BIANCA
M-S
198,99
M-S
6011,82
BRAVO
S
BRIO
7332,16
8,57
CARMEN
S
146,12
CARNAROLI
S
6406,76
CARNAROLI DOP BARAGGIA
S
120,34
CARNISE
S
164,47
CARNISE PRECOCE
S
CENTAURO
CRESO
20949,96
M-S
2783,62
S
CRLB1
DELFINO
DENEB
499,28
M-S
7467,6
M-S
S
3374,8
200,63
ELBA
M-S
55,08
ELIO
M-S
189,24
ELLEBI
M-S
4092,4
EOLO
M-S
463,1
ERCOLE
M-S
143,59
EUROPA
M-S
13,85
EUROSIS
M-S
2591,37
FLIPPER
M-S
2775,66
FRAGRANCE
M-S
GALILEO
S
26,2
3723,09
Seconda Parte. Allegati | 181
Varietà
S
M-S
T
Totale Ha
GANGE
M-S
161,21
GENIO
M-S
373,44
GIANO
M-S
37,03
GLADIO
M-S
30914,23
GLADIO DOP BARAGGIA
KARNAK
M-S
44,73
S
KORAL
4493,84
M-S
LIBERO
14
T
LIDO
M-S
23014,25
183,82
LOTO
S
10719,16
LOTO DOP BARAGGIA
S
235,6
LUXOR
S
MARTE
NEMBO
S
NUOVO MARATELLI
S
OPALE
PADANO
555,2
M-S
200,92
M-S
1205,61
S
173,07
PERLA
M-S
PIERROT
M-S
POSEIDONE
193
5130,89
37,45
8,98
S
136,68
RIBE
M-S
17
ROMA
M-S
4006,91
ROSA MARCHETTI
M-S
175,95
S.ANDREA
M-S
8903,49
S.ANDREA DOP BARAGGIA
M-S
517,3
SALVO
M-S
0,13
SAMBA
M-S
302,08
SARA
M-S
32
SATURNO
M-S
37,15
SAVIO
SCIROCCO
M-S
693,41
S
598,92
SCUDO
M-S
431,56
SELENIO
M-S
18405,05
SIRMIONE
M-S
9,14
SISR215
M-S
3727,25
M-S
321,46
M-S
3211,24
SPRINT
TEA
S
THAIBONNET
16,55
ULISSE
S
1373,05
VIALONE NANO
S
3940,84
VIALONE NANO IGP VERONESE
S
165,81
VOLANO
S
16205,51
YUME
Totale complessivo
M-S
74067,02
130850,8
265,45
28881,66
233799,5
182 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
Tab. 2. Ripartizione per provincia delle varietà: S=sensibili, M-S=medio sensibili, T=tolleranti, valori
espressi in ettari
Provincie
S
M-S
T
Totale
Alessandria
3029,73
4094,54
1173,37
8297,64
Biella
1606,78
1897,66
425,59
3930,03
5359,3
1620,79
282,36
7262,45
Lodi
1260,54
285,4
369,72
1915,66
Milano
8646,45
2435,58
2349,3
13431,33
Mantova
1260,25
92,72
12,5
1365,47
Novara
3718,82
25630,53
4326,63
33675,98
Ferrara
Oristano
Pavia
844,65
1292,09
411,07
2547,81
29699,2
43386,77
10703,78
83789,75
Rovigo
740,76
210,65
17,9
969,31
Vercelli
17266,5
45736,76
8782,72
71785,98
Verona
1754,34
122,39
0
1876,73
Seconda Parte. Allegati | 183
Allegato 6.
La registrazione del triciclazolo:
evoluzione recente
A cura di Dow AgroSciences Italia srl
1. La registrazione nazionale del Beam
Il triciclazolo rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela della risicoltura italiana essendo la molecola fungicida largamente più impiegata per il
controllo del patogeno Pyricularia grisea che causa il brusone del riso.
In Italia la “questione brusone” esplode negli anni ’90 destando preoccupazione
crescente tra i risicoltori che si trovano improvvisamente a dover fronteggiare pesantissime perdite di produzione. Urge una soluzione. Una volta appurata l’assenza di adeguati mezzi tecnici disponibili in Italia, la necessità di contrastare la malattia porta a rivolgere lo sguardo oltre i confini nazionali. All’epoca la Spagna era
il solo paese europeo in cui fosse autorizzato all’immissione in commercio l’unico
agrofarmaco in grado di controllare efficacemente il brusone del riso. Il prodotto spagnolo BIM a base di triciclazolo viene quindi immediatamente identificato
come l’arma a cui ricorrere per bloccare l’avanzata della malattia. In mancanza di
prodotti regolarmente autorizzati in Italia, i risicoltori sono costretti a gestire la
problematica in regime d’emergenza barcamenandosi tra i pochi mezzi a disposizione e ricorrendo infine all’importazione illegale di BIM dalla Cina.
In un simile contesto il Ministero della Salute si trova a dover agire sia per dare
una risposta ai risicoltori sia per risolvere il problema di salute pubblica conseguente all’appurato impiego sul territorio nazionale di un agrofarmaco non autorizzato,
importato illegalmente, per il quale non fosse stata preliminarmente verificata la
sicurezza nei confronti dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.
Nel 1996 Dow AgroSciences inoltra alle autorità italiane la richiesta di registrazione del prodotto fitosanitario BEAM. Facendosi portavoce degli interessi dei
risicoltori, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, al fine di ve-
184 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
locizzare il processo, chiede al Ministero della Salute l’applicazione della procedura d’urgenza che viene prontamente accettata. Nel 1998, con tempi brevissimi,
BEAM viene quindi autorizzato all’immissione in commercio anche in Italia.
Dall’epoca della registrazione ad oggi, BEAM ha efficacemente contribuito al
controllo del patogeno e continua ad essere riconosciuto come uno strumento fondamentale per la salvaguardia del settore produttivo risicolo. Tant’è che di fronte ai
recenti esiti negativi della revisione europea della sostanza attiva ai fini dell’eventuale inclusione nell’Allegato I della Direttiva 91/414/CEE, i risicoltori italiani e degli altri paesi europei coltivatori di riso (Spagna, Portogallo e Grecia), allarmati
dal rischio di perdere uno strumento tecnico così importante per le loro aziende
agricole, si sono ampiamente mobilitati a difesa del triciclazolo. Mediante l’azione
congiunta dell’Ente Nazionale Risi, del Sindacato Europeo dei Risicoltori e di varie
associazioni di categoria hanno letteralmente investito le autorità locali ed europee
di richieste di sostegno alla molecola.
2. La revisione europea del triciclazolo
Il primo programma di revisione delle sostanze attive note da parte della Commissione europea prevedeva specifiche scadenze secondo il calendario di lavoro
definito organizzando le molecole in quattro liste con conclusione fissata al 31
dicembre 2008.
Il ritardo accumulato per la valutazione delle sostanze della Lista 1 e della Lista
2 aveva portato la Commissione europea e l’EFSA a dover valutare quelle delle
Liste 3 e 4 in tempi brevissimi. Sulla base di un nuovo processo di revisione decretato dal Reg. (CE) N. 1095/2007 si è quindi velocizzata la Seconda Fase, pertanto
modificata rispetto a quanto precedentemente attuato per le sostanze delle Liste
1 e 2. Il citato Regolamento ha introdotto l’impossibilità per il notificante di presentare nuovi studi, se non espressamente richiesti dallo Stato Membro Relatore
in accordo con l’EFSA, e la suddivisione delle sostanze attive in classi differenti. Ha definito quindi diverse procedure di valutazione dei dossier per le diverse
classi di sostanze, tra cui due iter abbreviati non contemplanti il parere scientifico
dell’EFSA: 1) immediata non iscrizione -”Dark Red Route”- per sostanze presentanti manifestamente effetti nocivi e 2) immediata iscrizione -”Green Route”- per
sostanze manifestamente prive di effetti nocivi.
L’attività EFSA, nell’ottica di ottimizzare le risorse, è stata quindi concentrata sui
casi più problematici al fine della decisione in merito all’iscrizione della sostanza
attiva nell’Allegato I. Per accelerare ulteriormente la procedura, nei casi dubbi, è
stata introdotta la possibilità di ricorrere alla “withdrawal option”, ossia al ritiro
volontario ma temporaneo dal programma di revisione di sostanze che avrebbero richiesto un approfondimento anche in virtù di informazioni addizionali resesi
disponibili da parte del notificante. In questo caso la Commissione europea ha
Seconda Parte. Allegati | 185
offerto al notificante la possibilità di ripresentare, tramite la Procedura Accelerata
prevista del Capo III del Reg. (CE) N. 33/2008, una nuova richiesta di iscrizione
della sostanza nell’Allegato I (“re-submission”) fornendo unicamente gli studi necessari a rispondere alle domande aperte.
Il triciclazolo, iscritto nella Lista di revisione 3B mediante il Reg. (CE) N. 1490/2002,
è stato valutato dalle autorità francesi che, nel loro ruolo di Stato Membro Relatore, hanno pubblicato il Draft Assessement Report nell’agosto 2007 proponendo la
non iscrizione nell’Allegato I della Direttiva 91/414/CEE sulla base di conclusioni
che Dow AgroSciences non ha mai condiviso e alle quali ha contro-argomentato
in tutte le sedi possibili. Nel novembre 2007 Dow AgroSciences, ritenendo ingiustificata l’immediata sospensione del triciclazolo dal processo di inserimento in
Allegato I (Dark Red Route), non sussistendo per la molecola chiare indicazioni di
effetti pericolosi ai sensi dell’Allegato VI del Reg. (CE) N. 1095/2007, ha quindi trasmesso alla Commissione europea le proprie contro-deduzioni richiedendo che
la sostanza attiva fosse eleggibile per il ritiro volontario (withdrawal) da parte del
notificante allo scopo di procedere alla re-submission del dossier. Contestualmente
ha inoltrato al Ministero della Salute l’invito ad assumere, in quanto principale
produttore europeo di riso, il ruolo di nuovo Stato Relatore per la valutazione
accelerata del dossier europeo del triciclazolo. Invito che è stato prontamente accettato dalle autorità italiane, fortemente interessate al destino del triciclazolo.
Nel frattempo l’Ente Nazionale Risi, d’accordo con la Regione Lombardia e la
Regione Piemonte, ha trasmesso al Ministero della Salute e al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali la richiesta di Uso Essenziale per l’impiego
del triciclazolo sulla coltura del riso al fine di non perdere tale importante prodotto nel caso in cui la Commissione non avesse accettato la proposta di withdrawal. Il processo di valutazione si è concluso con la mancata iscrizione del triciclazolo nell’Allegato I, votata durante la riunione del Comitato Permanente svoltasi
a Bruxelles il 20 maggio 2007 e pubblicata con Decisione della Commissione europea 2008/770 del 30 settembre. Questa presa di posizione, che penalizza pesantemente tutto il comparto risicolo del Sud Europa ed in particolare quello italiano,
dimostra che la Commissione europea non ha purtroppo tenuto in considerazione
né le proposte avanzate dal Ministero della Salute di concerto con il Ministero
delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, né la massiccia mobilitazione delle
organizzazioni risicole europee.
Dow AgroSciences, sempre convinta che la decisione presa sia eccessiva e ingiustificata, ha continuato ad investire sul BEAM lavorando agli studi destinati a
costituire parte integrante della re-submission per garantire ai risicoltori di disporre ancora a lungo di questo valido mezzo di controllo del brusone del riso. Nel
marzo 2009 ha presentato nuova domanda di iscrizione secondo la specifica
Procedura Accelerata prevista dal Capo III del Reg. (CE) N. 33/2008, rispettando
appieno le tempistiche dettate dalla stessa. Purtroppo uno degli studi condotti in
186 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
tempo per la re-submission ha rilevato l’esistenza di nuovi metaboliti che necessitano quindi di caratterizzazione mediante ulteriori studi. Però l’articolo 18.3 del
citato regolamento prevede che, nel contesto della Procedura Accelerata, il notificante non possa inoltrare allo stato relatore nuovi studi ma solo informazioni
aggiuntive. Dow AgroSciences, suo malgrado, si è quindi vista costretta a ritirare il
dossier del triciclazolo dal processo di valutazione accelerata in attesa di inoltrarlo
nuovamente secondo la Procedura Regolare definita dal Capo II dello stesso regolamento. Questo inaspettato sviluppo ha avuto come malaugurata conseguenza
un allungamento del processo di autorizzazione europea della sostanza attiva.
3. La richiesta dell’uso di emergenza per il Beam
Alla luce di questa sfortunata circostanza, comportante un allungamento dei
tempi di rivalutazione della sostanza attiva, il 30 novembre 2009 Dow AgroSciences ha chiesto al Ministero della Salute di autorizzare per l’anno 2010, in base a
quanto previsto dall’art.8 della Dir. 91/414/CEE, l’uso di emergenza del prodotto
fitosanitario BEAM al fine di continuare ad assicurare la difesa dal brusone del
riso.
Il 30 marzo 2009 l’autorizzazione nazionale all’immissione in commercio del
BEAM è stata infatti revocata ed alla fine di novembre è terminata ogni possibilità di commercializzare i quantitativi regolarmente prodotti e giacenti sul mercato
come scorte utilizzabili fino al 30 marzo 2010.
Alla luce del ruolo chiave della sostanza attiva triciclazolo nella lotta contro il
brusone del riso e della necessità, in vista della campagna di semina, di preservare
la coltura ed evitare danni al raccolto, nella scorsa primavera il Ministero della
Salute ha firmato il decreto relativo all’uso di emergenza del BEAM. Tenuto conto
delle numerose richieste giunte dall’Ente Risi e dalle Associazioni degli agricoltori,
la Commissione Consultiva per i Prodotti Fitosanitari, riunita in sessione plenaria
durante la riunione del 13 aprile 2010, ha espresso parere positivo al rilascio di
un’autorizzazione eccezionale della durata di 120 giorni in base al Decreto Dirigenziale 26 aprile 2010 emanato dalla Direzione Generale della Sicurezza degli
Alimenti e della Nutrizione
La richiesta dell’uso d’emergenza è stata fortemente sostenuta dai risicoltori italiani che auspicano anche per il 2011 l’immissione in commercio in circostanze
eccezionali del BEAM per fronteggiare la prossima campagna risicola e continuare a disporre di questo fondamentale strumento per la salvaguardia del riso in
attesa della nuova autorizzazione europea del triciclazolo. Il mondo risicolo si è
infatti pronunciato in più occasioni, a livello sia nazionale sia europeo, sul ruolo
chiave che la sostanza attiva riveste nel contenimento del brusone e continua ad
esprimere grande preoccupazione per le gravi conseguenze che la scomparsa del
BEAM dal mercato determinerebbe sulla prossima campagna di coltivazione del
Seconda Parte. Allegati | 187
riso, comportando l’impossibilità di far fronte alla crescente recrudescenza manifestata negli ultimi anni dal patogeno.
4. Il problema dell’importazione illegale
Alla luce della situazione di reale emergenza del comparto risicolo, è facile
prevedere come il venir meno in Italia di ogni autorizzazione del BEAM possa
comportare un immediato e significativo incremento del ricorso all’importazione
illegale del prodotto. Tale sospetto è avvalorato anche dalla tendenza all’aumento
delle superfici agricole destinate alla coltivazione del riso, nonché alla diffusione
di nuove varietà, tanto apprezzate dal consumatore quanto sensibili agli attacchi
del brusone.
Dow AgroSiences è da tempo impegnata sia a livello nazionale (attraverso la
campagna promossa da Agrofarma ‘Stop agli Agrofarmaci Illegali’) che internazionale (attraverso l’iniziativa promossa dall’ECPA ‘Counterfeit Pesticides Across Europe: Facts, Consequences and Actions Needed’) nella lotta ai fitofarmaci illegali. Dal
1998 ad oggi ha presentato nelle sedi più opportune numerose denunce relative
alla vendita o all’impiego di BEAM contraffatto.
Nonostante le segnalazioni ed il coinvolgimento dei reparti del N.A.S. operanti
in “zona riso”, il fenomeno è infatti ancora lungi dall’essere debellato. Negli ultimi dieci anni numerosi sono stati gli interventi di rilievo del N.A.S. carabinieri
di Torino che hanno portato al sequestro di alcuni depositi non autorizzati e al
rinvenimento di fitofarmaci anonimi o contraffatti di origine cinese e di confezioni
contrabbandate da Paesi Comunitari con etichetta in lingua straniera.
Il redditizio mercato degli agrofarmaci contraffatti, adulterati, non autorizzati
e potenzialmente pericolosi per la salute pubblica è infatti sempre più prospero
e il venir meno della registrazione ministeriale del BEAM rischia di dare ulteriore impulso a questo fenomeno, spostando l’approvvigionamento di prodotto dal
contesto della legalità a quello della totale illegalità. L’autorizzazione dell’uso di
emergenza del BEAM per l’anno 2011 potrebbe giocare un ruolo chiave nel contenimento della problematica.
5. “Secondary approval”: inserimento del Beam nei disciplinari
di produzione integrata
A riprova dell’importanza del BEAM per il settore risicolo italiano si sottolinea
come prima la regione Lombardia e poi la regione Piemonte abbiamo provveduto,
per rispondere all’esigenza dei risicoltori, ad inserirlo nei disciplinari di produzione
integrata del riso rispettivamente a partire dall’annata 2007 e 2008.
All’epoca della decisione della Regione Lombardia l’inserimento di un prodotto
fitosanitario nei disciplinari di produzione integrata era strettamente dipendente
188 | Il ruolo economico del triciclazolo nella risicoltura italiana
dalla sua classificazione tossicologica e la presenza in etichetta del simbolo Xn
(nocivo) rappresentava un chiaro criterio di esclusione. L’unico principio attivo
presente nell’allora disciplinare in riferimento alla difesa integrata del riso dal brusone era l’azoxystrobin del prodotto fitosanitario AMISTAR, non classificato dal
punto di vista tossicologico. La necessità di disporre del triciclazolo per un efficace
contenimento della Pyricularia grisea ha fatto ascrivere il BEAM fra i prodotti ammessi, pur essendo classificato nocivo.
Per l’annata 2009 la presenza del triciclazolo nei disciplinari di produzione integrata del riso è stata confermata, come si evince dal documento inerente alle
norme tecniche della Regione Piemonte:
Difesa integrata del riso
Sostanze attive
e ausiliari
Limitazioni d’uso
e note
Avversità
Criteri di intervento
Crittogame
Fusariosi
(Fusarium spp.)
Interventi chimici:
ammessa solo la concia delle
sementi
Elmintosporiosi
(Drechslera oryzae)
Interventi chimici:
ammessa solo la concia delle
sementi
flutriafol
Brusone
(Pyricularia oryzae)
Interventi chimici:
si consiglia di intervenire nei terreni
sciolti tra la fase di botticella e
la spigatura al verificarsi delle
condizioni idonee alle infezioni:
- bagnatura da pioggia o rugiada di
almeno 12 ore
- temperatura superiore a 24°C
- umidità relativa dell’aria superiore
al 90%
Interventi agronomici:
- fare uso di varietà tolleranti
- evitare somministrazione eccessiva
di azoto
- evitare semine troppo ritardate
- evitare semine troppo fitte
azoxystrobin
triciclazolo
flutriafol
Fitofagi, Crostacei
Coppette
(Triops cancriformis)
Interventi agronomici:
asciutta
Non sono ammessi
interventi chimici
Insetti
Ditteri Chironomidi
(Chironomus spp.)
(Cricotopus spp.)
Interventi agronomici:
asciutta
Non sono ammessi
interventi chimici
Ditteri Efidridi
(Hydrellia griseola)
Interventi agronomici:
asciutta
Non sono ammessi
interventi chimici
Vermi
Vermi di risaia
(Anellidi)
Interventi agronomici:
asciutta
Non sono ammessi
interventi chimici
Al massimo 1
trattamento fungicida
all’anno solo su
varietà sensibili
Si sottolinea come tali norme tecniche relative all’azione 214.1 del Programma
di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013 (applicazione delle tecniche di produzione
integrata) ed ai programmi operativi inerenti le tecniche di coltivazione a basso
impatto ambientale di cui al Reg. (CE) N. 1234/2007 siano state predisposte in
Seconda Parte. Allegati | 189
accordo con i criteri generali approvati dalla Commissione europea e abbiano ricevuto il parere di conformità alle linee guida nazionali da parte del Comitato produzione integrata (CPI).
L’inquadramento regolatorio dei fungicidi autorizzati in Italia per il riso a dicembre 2010
Triciclazolo
(BEAM)
Flutriafol
(IMPACT)
Azoxystrobin
(AMISTAR)
Propiconazolo
(TILT)
Iprodione
(ROVRAL)
Dir. 91/414/CEE:
Lista di
revisione delle
sostanze attive
esistenti
3
3
Nuova sostanza
attiva
1
1
Dir. 91/414/CEE:
Iscrizione
nell’Allegato I
NO
NO
Dir. 1998/47/CE
del 25.06.1998
Dir. 2003/70/CE
del 17.07.2003
Dir. 2003/31/CE
del 11.04.2003
Dir. 91/414/CEE:
Decisione per
la non iscrizione
nell’Allegato I
Decisione
2008/770/CE
del 30.09.2008
Decisione
2008/934/CE
del 5.12.2008
NO
NO
NO
Reg. (CE)
N. 1095/2007:
Ritiro volontario
e temporaneo
del supporto
da parte
del notificante
NO
SI
NO
NO
NO
Reg. (CE)
N. 33/2008:
Presentazione
di ulteriori dati
SI
SI
NO
NO
NO
Disponibilità
degli
agrofarmaci
Revocato.
Approvato l’uso
di emergenza
per la campagna
2010
Fino al
31 dicembre
2011
SI
SI
SI
Studi & RiceRche
Il riso è una delle principali produzioni cerealicole del nostro paese ed in particolare è un elemento di rilevo dell’agricoltura di alcune aree vocate del Nord
Italia. È proprio in queste aree, però, che la coltura del riso mostra un’elevata
sensibilità al brusone, malattia causata dal patogeno fungino Pyricularia grisea,
in progressiva diffusione, che determina negli anni in cui si manifesta con forte
gravità ingenti danni alla produzione risicola.
Il principale strumento di difesa dalla malattia è rappresentato dall’impiego di
agrofarmaci. In Italia sono stati autorizzati fin dagli anni ’90 prodotti a base
di due sostanze attive: triciclazolo e azoxystrobin. In assenza del loro impiego, le contrazioni produttive legate alle epidemie di brusone sono state stimate
nell’ordine del 40%. Nel 2007 però la revisione europea del triciclazolo ai sensi
della Dir. 91/414/CEE si è conclusa negativamente, portando alla revoca delle
autorizzazioni nazionali degli agrofarmaci contenenti tale sostanza attiva.
Dietro forte sollecitazione dei risicoltori, il Ministero della Salute ha autorizzato
l’uso di emergenza in Italia del triciclazolo, come strumento indispensabile per
la difesa del riso dal brusone, nell’attesa che venga avviato un nuovo processo
di valutazione europeo di questa molecola.
In questo contesto si è sviluppato lo studio di Nomisma che, partendo da
un’analisi sull’importanza della coltura del riso in Italia, descrive caratteristiche
e diffusione del brusone ed offre un esame delle possibili strategie di difesa,
della loro efficacia e del loro impiego da parte dei risicoltori italiani. Sulla base di queste informazioni è stata impostata una simulazione per scenari, che
delinea i potenziali impatti sulla risicoltura italiana legati, da un lato, alla fuoriuscita dal mercato del triciclazolo e, dall’altro, all’eventualità di una mancanza completa di agrofarmaci efficaci nella difesa dal brusone. Questo secondo
scenario è reso plausibile dalla possibilità che l’azoxystrobin, qualora divenga
l’unico prodotto disponibile sul mercato e sia perciò utilizzato sull’intera superficie risicola italiana, determini fenomeni di resistenza nelle popolazioni del
patogeno.
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