programmazione neuro linguistica e caregiver
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programmazione neuro linguistica e caregiver
Matr. N. 05637 UNIVERSITA’ CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA PROGRAMMAZIONE NEURO LINGUISTICA E CAREGIVER NELLE CURE DOMICILIARI Relatore Vittoradolfo Tambone Correlatore Claudio Pensieri Laureando Emanuele Giaquinto ANNO ACCADEMICO 2012/2013 1 È dedicato a te nonna Giuseppina… Affinchè questo lavoro possa essere di aiuto alle persone colpite dal male che ti ha portato via… 2 INDICE Indice 3 Introduzione 4 1. La nascita della PNL 6 1.1 Cos’è la PNL 6 1.2 Storia della PNL 9 1.3 I primi libri di PNL 15 1.4 Le controversie sulla PNL 21 2. Le applicazioni della PNL in campo sanitario 27 2.1 Articoli su PubMed 28 2.2 Articoli su PsycNet APA (American Psychological Association) 32 2.3 PNL e Sanità 37 3. Indagine per valutare il distress psicologico del caregiver 41 3.1 Strumento per misurare il carico assistenziale del caregiver “Distress del Caregiver” 41 3.2 Distress e Burn-out 44 3.3 Come affiancare il test “Distress del Caregiver” alla PNL 50 4. Analisi dei risultati e ipotesi di applicazione della PNL al distress psicologico 53 4.1 Obiettivo primario 53 4.2 Materiale e metodi 53 4.3 Metodo di somministrazione 55 4.4 Risultati 55 4.5 Descrizione dei risultati 69 4.6 Ipotesi di utilizzo della PNL per diminuire il distress psicologico 72 5. Conclusioni 86 Ringraziamenti 87 Bibliografia 89 Sitografia 92 Allegati 93 3 INTRODUZIONE La tesi nasce dal progetto di valutare il distress psicologico di cui soffre un caregiver familiare nelle cure domiciliari al parente con malattia neoplastica in fase terminale, per poi trovare un “metodo” tramite tecniche di Programmazione Neuro-Linguistica su determinati problemi che potrebbe riscontrare il caregiver al fine di diminuire il distress. L’assistenza di una persona malata è un compito che con competenza ed esperienza si può affrontare. Non è di certo un compito facile, ed i momenti in cui il caregiver può incontrare delle difficoltà sono moltissimi: non sentirsi all’altezza del compito, non saper entrare in empatia con il paziente, non saperlo ascoltare e capire quali siano le problematiche sia fisiche che psichiche più incombenti per il suo stile di vita e per la sua incolumità sono solo alcuni dei tanti problemi che ci si può trovare ad affrontare. Un professionista sanitario ha più possibilità di gestire lo stress grazie alla sua esperienza ed alla sua formazione, anche se spesso non basta neanche questo. Ma cosa accade quando il caregiver è un familiare? È una persona che ha sicuramente ha una carica empatica maggiore rispetto ad un professionista sanitario: conosce l’assistito, vive giornalmente i suoi cambiamenti di salute, è parte integrante della sua vita. Ma ha anche un coinvolgimento maggiore a livello emotivo che può deviarlo da un’assistenza giusta e di qualità. È chiaro che il familiare si prende carico di un “lavoro” di cui non ha sperimentato nessun tipo di esperienza, ne ha alcun tipo di preparazione. Quando questo accade, in situazione in cui il paziente affronta una malattia neoplastica in fase terminale e viene dimesso dall’ospedale, al fine di farlo vivere più tempo possibile nel proprio ambiente familiare, il parente per quanto seguito nell’assistenza domiciliare da struttura specializzate in cure palliative, riceve un carico maggiore sulla sua emotività e sullo stile di vita fio ora avuto. L’obiettivo della tesi è creare un’ipotesi di “metodica”su particolari problemi che potrebbe incontrare il caregiver usando tecniche di Programmazione NeuroLinguistica affinchè esso possa essere più efficace nell’assistenza al proprio parente e 4 ottenere così due risultati: il familiare che si fa carico dell’assistenza è predisposto emotivamente ad affrontare una situazione che gli è letteralmente “caduta dal cielo” e, come effetto domino, il miglioramento dell’efficacia assistenziale possa giovare sulla cura del malato stesso e garantirgli una morte serena. La base di partenza è stata la somministrazione, a 30 caregiver di familiari in cura domiciliare da professionisti sanitari e infermieri della struttura in cure palliative Antea di Roma, di un questionario dal titolo “Distress del Caregiver” creato dalle infermiere Valentina Grimaldi e Federica Fabbrini dell’Unità Cure PalliativeLeniterapia c/o Ospedale S.M. Annunziata zona sud-est del distretto ASL di Firenze basato su strumenti già validati quali: “Caregiver burden inventory” (CBI, Novak M.,Guest C.,1989); “Caregiver burden scale” (Cummings JL et al, 2002); “Scala di sovraccarico del caregiver di ZARIT” (adattamento di Sandri A. e Anaya F., 2004). 5 CAPITOLO 1: LA NASCITA DELLA PNL 1.1 COS’E’ LA PNL C’era una volta un giovane principe che credeva in tutte le cose tranne che tre. Non credeva nelle principesse, non credeva nelle isole, non credeva in Dio. Il re suo padre gli diceva che queste cose non esistevano. Siccome nei domini paterni non vi erano né principesse né isole né alcun segno di Dio, il principe credeva al padre. Ma un bel giorno il principe lasciò il palazzo reale e giunse al paese vicino. Quivi, con sua grande meraviglia, da ogni punto della costa vide delle isole e, su queste isole, strane e inquietanti creature cui non si arrischiò di dare un nome. Stava cercando un battello, quando lungo la spiaggia gli si avvicinò un uomo in abito da sera, di gran gala. “Sono vere isole, quelle?” , chiese il giovane principe. “Certo, sono vere isole”, rispose l’uomo in abito da sera. “E quelle strane e inquietanti creature?”. “Sono tutte genuine e autentiche principesse”. “Ma allora anche Dio deve esistere!”, gridò il principe. “Sono io Dio”, rispose l’uomo in abito da sera con un inchino. Il giovane principe tornò a casa al più presto. “Eccoti dunque di ritorno”, disse il re, suo padre. “Ho visto le isole, ho visto le principesse, ho visto Dio”, disse il principe in tono di rimprovero. Il re rimase impassibile. “Non esistono né vere isole né vere principesse né un vero Dio”. “Ma è ciò che ho visto!”. “Dimmi com’era vestito Dio”. “Dio era in abito da sera, di gala”. “Portava le maniche della giacca rimboccate?”. Il principe ricordava che erano rimboccate. Il re rise. 6 “È la divisa da mago. Sei stato ingannato”…1 Robert Dilts2 definisce la PNL (PROGRAMMAZIONE NEURO-LINGUISTICA) lo studio della struttura dell’esperienza soggettiva.3 La PNL si occupa di studiare come modificare (programmazione) il modo in cui rappresentiamo le nostre esperienze attraverso la neurologia (neuro), così da poter comunicare più efficacemente con noi stessi e con gli altri (linguistica). È il processo attraverso cui scoprire come pensiamo, come comunichiamo e come agiamo, così da poter cominciare a farlo in modo più fluido e fruttuoso; viene descritta come un “atteggiamento” e una “metodologia” Più precisamente è un atteggiamento che consente di vivere una vita più felice, utile e produttiva. È una metodologia che consente di “modellare” efficacemente (nel senso di “osservare e riprodurre i comportamenti efficaci”) le persone che si sono distinte in ambiti come, ad esempio,la terapia psicologica, la psicoterapia, l’insegnamento, la medicina e gli affari. La PNL è un atteggiamento: caratterizzato da senso di curiosità, avventura e desiderio di imparare abilità necessarie a comprendere quali tipi di comunicazione influenzano gli altri. È il desiderio di conoscere le cose che vale la pena conoscere. È guardare alla vita come una rara opportunità per apprendere. La PNL è una metodologia: basata sul principio che ogni comportamento ha una struttura, e che questa struttura 1 Bandler R., Grinder J. La struttura della magia. Roma: edizione Astrolabio; 1981, pp 13-14. Robert Dilts è uno dei maggiori autori mondiali sul tema della Programmazione Neuro-Linguistica fin dagli albori di questa disciplina. Ha applicato la PNL ai campi di salute, dell’apprendimento e del lavoro operando anche come consulente e trainer nei maggiori gruppi aziendali del mondo come Hewlett Packard, Apple Computer. È stato prima studente e poi collega di Richard Bandler e John Grinder, i fondatori della PNL, e ha studiato personalmente con Milton Erickson e Gregory Bateson. 3 Neuro-Linguistic Programming: Book I. Meta Pubblications edition, 1980. 2 7 può essere estrapolata, imparata, insegnata e anche cambiata. Il criterio guida di questo metodo è sapere che cosa sarà utile ed efficace. La convinzione di base è la promessa che le strategie efficaci di pensiero possono essere identificate, assunte e utilizzate da chiunque lo desideri. Indipendentemente da quello che un’altra persona sa fare, è possibile imparare a fare la stessa cosa in modo simile, una volta compreso che cosa faccia quella persona all’interno della propria mente e in termini di azioni e comportamenti. Racchiude in sé sistemi e abilità che consentiranno di migliorare la qualità della vita. … A queste parole il principe tornò nel paese vicino e si recò alla stessa spiaggia dove s’imbatté di nuovo nell’uomo in abito da sera. “Il re mio padre mi ha detto chi sei”, disse il principe indignato. “L’altra volta mi hai ingannato, ma non m’ingannerai ancora. Ora so che quelle isole non sono vere né sono vere le principesse, perché tu sei un mago”. L’uomo della spiaggia sorrise. “Sei tu che ti inganni, ragazzo mio. Nel regno di tuo padre vi sono molte isole e molte principesse, ma tu sei sotto l’incantesimo di tuo padre e non le puoi vedere”. Il principe tornò a casa pensieroso. Quando vide il padre, lo fissò negli occhi. “Padre, è vero che tu non sei un vero re, ma solo un mago?”. Il re sorrise e si rimboccò le maniche. “Sì figlio mio, sono solo un mago”. “Allora l’uomo della spiaggia era Dio”. “L’uomo della spiaggia era un altro mago”. “Devo sapere la verità, la verità dietro la magia”. “Non vi è alcuna verità, dietro la magia”, disse il re. Il principe era in preda alla tristezza. Disse: “mi ucciderò”. Il re per magia, fece comparire la morte. Dalla porta la morte fece un cenno al principe. Il principe rabbrividì. Ricordò le isole belle ma irreali e le belle ma irreali principesse. 8 “Va bene”, disse, “riesco a sopportarlo”. “Vedi, figlio mio”, disse il re, “adesso anche tu stai diventando un mago”.4 Ognuno di noi ha una personale e completamente soggettiva idea di realtà. Vive nella propria rappresentazione di realtà e si muove in essa, incontrandosi e a volte scontrandosi con le altre rappresentazioni delle persone incontrate. Nessuna realtà che noi, o altre persone, percepiamo è giusta o sbagliata poiché, essendo una rappresentazione personale basata su vari “filtri”, si crea su fondamenta solide come il nostro carattere, temperamento, le esperienze passate etc. Questa storiella presentata non ha un significato e ne ha infiniti. Come la realtà a cui noi attribuiamo un valore e un significato del tutto personale e soggettivo. Sta a ognuno di noi trovare il significato della storiella… 1.2 STORIA DELLA PNL La Programmazione Neuro Linguistica (PNL) è nata negli Stati Uniti nei primi anni ’70. Richard Bandler, studente in matematica con indirizzo in fisica ed informatica alla neo nata Università della California a Santa Cruz, si trovava insieme a Frank Pucelik nell’impresa di creare un nuovo modello di lavoro per il cambiamento personale, mettendo insieme la sua personale genialità e le capacità di entrambi. La storia narra di alterni successi, specialmente per Richard Bandler quanto riguarda la creazione di un modello distaccato dalle influenze dell’approccio gestaltico 4 Bandler R., Grinder J. La struttura della magia. Roma: edizione Astrolabio;1981, pp 14-15. 9 che i due giovani avevano ereditato dal lavoro e dalla conoscenza di Bandler con Fritz Perls. Questo lavoro risale alla richiesta rivolta a Bandler di Bob Spitzer, titolare della casa editrice Science and Behaviour Books, di frequentare e registrare alcuni seminari nel centro di Esalen in California per riordinare poi gli appunti di Perls in un libro da scrivere, uscito poi postumo, “Eyewitness To Therapy” (1973). Nel contempo, come racconta Bandler stesso, ebbe modo di far la conoscenza con Virginia Satir, terapeuta famigliare dalle capacità quasi “magiche”, che lo prese in grande simpatia facendosi in seguito accompagnare in numerose delle sue visite in ospedali psichiatrici e in sedute con famiglie di pazienti, situazioni da cui Bandler racconta di aver appreso tantissimo, osservando le capacità ipnotiche “inconsapevoli” della stessa Satir. La grande capacità di empatia della Satir e il suo peculiare stile successivamente terapeutico a trarre molti portò modelli linguistici dal suo linguaggio. Quello che nella classica storia della PNL in Italia non viene mai detto è che Richard Bandler Virginia Satir era anche studente ed operava utilizzando un approccio corporeo e di tocco denominato “Rolfing”5, dalla dott.sa Ida Rolf6, una biochimica che a partire dagli anni ‘20 ha trascorso la sua vita esplorando le possibilità di cura contenute all’interno della mente e del corpo umano. Intorno al 1972 ci troviamo di fronte all’evento che normalmente si trova narrato nella maggior parte dei siti e dei racconti riguardanti la storia della Programmazione Neuro Linguistica. 5 “Il rofling è un metodo di lavoro corporeo che mira a stabilire armonia ed equilibrio nella struttura corporea, attraverso il tocco e l’educazione al movimento. Detiene una posizione di rilievo tra le discipline olistiche” AIR( Associazione Italiana Rofling) http://www.rofling.it/il-rofling.html accesso del 5/10/2013 ore 17:20. 6 Ida Pauline Rolf (New York, 19 maggio 1896 – New York ,19 marzo 1979) biochimica fondatrice del metodo rofling e del Rolf Insitute of Structural Integration, la scuola internazionale e professionale del metodo rofling 10 L’università di Santa Cruz permetteva agli studenti dell’ultimo anno di tenere corsi su specifici argomenti sotto la supervisione di un professore. Per Bandler nell’incontro quell’occasione con John si concretizzò Grinder, linguista, professore in quella stessa Università. Grinder era stato capitano dei corpi speciali militari americani in Europa durante gli anni ’60. Rientrato John Grinder negli Stati Uniti era tornato all’università specializzandosi nel 1972 in Linguistica dedicando una particolare attenzione alle teorie di Noam Chomsky della grammatica trasformazionale, specializzandosi nella sintassi. Ciò che raramente emerge nella classica storia della PNL è che Grinder è stato, al di fuori del lavoro specifico nell’ambito della PNL, autore di alcuni libri, tra cui: “Guide to Transformational Grammar”7 (scritto con Suzette Elgin) e “On Deletion Phenomena in English”8 (Mouton & Co., 1976). La storia narra che Grinder, impressionato dall’abilità di Bandler di ottenere il cambiamento nelle persone partecipanti ai seminari e dei cambiamenti che lui stesso viveva come studente di Bandler, si sia proposto con la frase “Se mi insegni a fare ciò che fai, io ti spiego come fai a farlo!”. Questa fu la prima scintilla che portò alla creazione dei primi corsi interni all’Università e a quella serie di modelli che tra il 1974 e il 75 fu denominato Programmazione Neuro Linguistica. Bandler e Grinder insieme incominciarono a studiare le caratteristiche della comunicazione utilizzata da alcuni psicoterapeuti eccellenti, capaci di produrre cambiamenti e guarigioni in modo efficace e con continuità. Iniziano a formarsi i primi gruppi che seguono i seminari (e costituiscono le prime cavie per gli studi e gli esperimenti), tra i partecipanti ai corsi incontriamo alcuni nomi che diverranno poi famosi contribuendo a loro volta ad arricchire la storia della PNL. 7 8 Grinder J., Elgin S. H. Guide to Trasformation Grammar. Holt, Reinhart and Wiston; 1971. Grinder J. On deletion Phenomena in English. Mouton de Gruyter; Gennaio 1976. 11 Un elenco di alcuni personaggi dei gruppi iniziali comprende Frank Pucelick (passato al ruolo di allievo), Robert Dilts, Judith DeLozier (per un periodo la signora Grinder), Leslie Cameron Bandler (per un breve periodo la signora Bandler), Stephen Gilligan, Tod Epstein, Terry McClendon. I primi due libri che videro la luce, “La Struttura della Magia volume 1” e Robert Dilts successivamente “La Struttura della Magia volume 2” (pubblicati in Italia in un unico volume “La struttura della magia” ed. Astrolabio) sono appunto il risultato del lavoro e delle sperimentazioni di questi primi anni. Con la pubblicazione del primo libro, uno dei più impegnativi da leggere dell’intero panorama dei libri di Programmazione Neuro Linguistica in quanto prevalentemente basato sulla tesi di laurea di Richard Bandler e rivolto ai terapeuti, si consolidò il rapporto con un gigante del pensiero e del movimento per il potenziale umano, l’antropologo Gregory Bateson. La storia narra che Bateson, che alla fine degli anni 50 e inizio 60, fu a capo del gruppo di ricerca dell’Università di Palo Alto in California, nel quale operava anche un giovane di nome Paul Watzlawick9, che sviluppò il lavoro sulla “Pragmatica della comunicazione umana”10, consigliò a Bandler, di cui era divenuto grande amico, di analizzare il lavoro di Milton H.Erickson11, un medico noto come uno dei maggiori e più efficaci esperti in ipnosi clinica, il cui lavoro era stato considerato per lungo tempo controverso. 9 Paul Watzlawick (Villach, 25 luglio 1921- Palo Alto, 31 marzo 2007) è stato uno psicologo e filosofo austriaco e ricercatore associato al Mental Research Institute di Palo Alto, California 10 Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. Pragmatica della comunicazione umana. Studio di modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. edizione Astrolabio; 1967. 11 Milton Erickson (Aurum, 5 dicembre 1901- Phoenix, 25 marzo 1980) è stato uno psicologo statunitense riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del Novecento, che rivoluzionò la prassi dell’ipnosi. È considerato il padre de “l’approccio strategico” in psicoterapia. È stato presidente e fondatore della Società Americana di Ipnosi Clinica e membro della Associazione Americana di Psichiatria. 12 Riuscire a rimanere coscienti in presenza di Erickson era sempre un compito difficile, se non spesso impossibile. Così Bandler si “programmò” per uscire dallo stato di trance ogni volta che iniziava ad entrarci con la voce di Erickson. Fu questa una delle chiavi che permise ulteriormente alla coppia Bandler e Grinder di riuscire a modellare il grande ipnotista. Anche da Erickson furono estratti modelli di comunicazione di straordinaria efficacia in psicoterapia, fino alla pubblicazione dei libri “I modelli della tecnica ipnotica di Milton H. Erickson vol. 1” e successivamente del Volume 2, mai tradotto in italiano. L’incredibile quantità di modelli e lavori che Bandler, Grinder e il gruppo di studenti che ormai li seguivano nei loro studi e ricerche fu in grado di produrre in quei primi anni portò altri studenti ad interessarsi della disciplina che si stava ormai sviluppando con lo studio di personaggi che andavano ben oltre i tre principali di cui narra la classica storia della PNL. Innanzitutto si avvicinò John O. Stevens, che poi cambiò nome in Steve Andreas, con la moglie Connirae i quali, reperite le registrazioni dei seminari le riordinarono e le pubblicarono in vari libri: “La metamorfosi terapeutica”, “Ipnosi e trasformazione” e “La ristrutturazione” pubblicati a doppio nome di Bandler e Grinder, e successivamente qualche anno più tardi “Usare il cervello per cambiare” ad opera del solo Richard Bandler. Quello che più stupiva in quegli storici anni iniziali era il fatto che l’approccio della PNL sfidava i tradizionali miti della terapia psicologica classica e supportava questa sfida con alternative di pratica applicazione. Normalmente si fa riferimento a quegli anni come gli anni “selvatici” della Programmazione Neuro Linguistica. A quel tempo, erano ormai gli ultimi anni ’70, era stata costituita la NLP Society per la verifica della qualità dei seminari di formazione in PNL a supporto della band scatenata che percorreva in lungo e in largo gli Stati Uniti tenendo seminari e workshop sempre più gremiti. Ormai la PNL aveva iniziato a fare la sua comparsa sulla stampa e nei media e con l’arrivo nei primi anni ’80 di un giovane di belle speranze, Antony Robbins, era pronta per diventare un prodotto ed essere così commercializzata. 13 Poco più avanti nel tempo, Bandler e Grinder, che non erano mai andati veramente d’accordo, decisero di dividersi definitivamente. Questo portò Grinder a sviluppare, insieme a Judith DeLozier, prima e successivamente con Carmen Bostic St. Clair, la cosiddetta PNL Nuovo Codice (NLP New Code) sulla presupposizione che il codice originale della PNL contenesse un “bug”, un difetto e che andasse riscritto. Judith DeLozier Mentre Bandler e inizialmente altri 5 PNLlisti12 (il cosiddetto Bandler Group) andarono avanti a modellare e creare nuovi modelli matematici per il cambiamento delle persone. In questi anni furono modellati numerosi personaggi che apparentemente non vengono di norma associati al lavoro della PNL, ma che comunque ne influenzano ancora oggi le espressioni più avanzate ed efficaci. Tra questi vanno ricordati gli ipnotisti studiati e modellati dal Dr. Richard Bandler, che la classica storia della PNL spesso non ricorda. In primis va citato il lavoro unico di Dave Dobson13, Alleviare il dolore14, così come quello di Jeffrey Zeig15. Per poi terminare l’elenco dei contributori agli sviluppi più moderni del lavoro di Bandler, è necessario citare due nomi meno noti in associazione agli approcci di cambiamento personale, György Pólya 16, un matematico Ungherese autore dei “Patterns of plausible reasoning”17, che insieme al lavoro e alla linguistica di Robert Anton Wilson18 ha influenzato i modelli che sono poi sfociati nelle tecniche dei Nested Loops, della “fuzzy logic” e delle “storielle inutili” che tanto hanno fatto “scervellare” negli ultimi decenni i puristi della PNL 12 Professionisti di PNL. Ipnoterapeuta e psicoterapeuta di fama mondiale,collega di Milton Erickson. 14 Dobson D.R. Pain allevation. editore In Mind; 2011. 15 Jeffrey Zeig psicoterapeuta, fondatore e direttore del Milton H. Erickson Foundation, Phoenix AZ 16 György Pòlya (Budapest, 13 dicembre 1887- Palo Alto, 7 settembre 1985) matematico ungherese professore alla Stanford University, i cui lavoro gravitava intorno ad argomenti matematici della teoria dei numeri, le serie, il calcolo combinatorio e le probabilità. 17 Pòlya G. Mathematics and Plausible Reasoning Book I. Princeton Paperbacks; 1954. 18 Robert Anton Wilson (Brooklyn, 18 gennaio 1932- Capitola, 11 gennaio 2007) è stato uno scrittore statunitense noto per la saga”Gli illuminati”. 13 14 pura, come si faceva una volta, nel chiedersi come mai, un uomo geniale come Richard Bandler, raccontasse un sacco di storie senza finirle, invece di dare spiegazioni razionali, magari correlate da fiumi di slides…19 Oggigiorno sono milioni le persone di ogni parte del mondo che fanno uso della PNL e, sebbene sia conosciuta sotto diversi nomi, è ancora in grado di offrire alcune delle idee e delle tecniche per il cambiamento più efficaci ed efficienti. Conoscerla permette di apprendere in maniera ancora più approfondita la filosofia e i concetti di base che hanno permesso a questa disciplina di diventare un movimento che ha ormai influenzato tutte le aree dello sviluppo umano. …anche se in tanti ancora lo ignorano o addirittura non lo vogliono sapere… 1.3 I PRIMI LIBRI DI PNL LA STRUTTURA DELLA MAGIA (RICHARD BANDLER; JOHN GRINDER, 1975)20: Mi soffermerò nel trattare dettagliatamente questo libro, considerato il “cardine” della Programmazione Neuro-linguistica . Più che un libro, un pezzo di storia. Qualcuno lo considera il libro che ha dato il via alla disciplina. E’ un libro che John Grinder e Richard Bandler hanno scritto prima di conoscere e modellare Milton Erickson e questo è palese nella lettura: l’approccio descritto dagli autori, specialmente nella prima parte, è basato sull’interazione verbale e sul portare l’interlocutore a rendersi conto di come sta costruendo la sua “mappa” del mondo in modo disfunzionale, guidandolo a decidere di cambiarla (sfidare i limiti del proprio 19 20 http://www.accademiadeicoach.com/la-storia-della-pnl/ (accesso del 20 agosto 2013) Bandler R., Grinder J. La struttura della magia. Roma: edizione Astrolabio; 1975 15 modello e usare le decisioni emozionali per generare cambiamento era un metodo tipico della Gestalt Therapy, quindi vediamo la chiara influenza di Perls, che si sarebbe poi via via affievolita nel tempo per lasciare più spazio alle influenze di Erickson e Satir che perdurano ancora oggi). Ma è pur sempre un pezzo di storia. Non solo, l’insieme di schemi e procedure descritti in queste pagine, che compongono il cosiddetto Metamodello(ovvero la linguistica di precisione) , sono l’ABC della PNL e della comunicazione, il che rende il libro un must irrinunciabile per chiunque desideri acquisire competenza in PNL o nella comunicazione in generale, quale che sia il motivo per farlo o il campo di interesse. Il libro è diviso in due parti. In Italia venne pubblicato come un unico volume, ma negli USA è stata originariamente pubblicata prima quella che oggi è la prima parte, The Structure of Magic vol 1 – A book about Language and Therapy, seguita a distanza di circa un anno dalla parte seconda, col sottotitolo A book about Communication and Change. Nella prima parte troviamo la descrizione dettagliata del Metamodello, con esercizi per farlo proprio, nonchè le prefazioni di Gregory Bateson, entusiasta del lavoro di Bandler e Grinder e di Virginia Satir. Le intuizioni e gli schemi che questa parte del libro permette di utilizzare sono straordinarie e nessuno si può dire competente in pnl senza una capacità ben addestrata nell’uso di almeno parte di questi schemi. Nella seconda parte gli autori introducono le basi di quelli che saranno gli approfondimenti del lavoro futuro: sistemi rappresentazionali, sinestesie, lavoro con le incongruenze. Una nota particolare merita un capitolo dal nome Notazione Formale: in questo capitolo gli autori propongono un modello da seguire per individuare la struttura del problema presentato e dei criteri per decidere, in base alla struttura individuata, che tipo di intervento operare. Una prima versione di metodologia dell’intervento. 16 Di per sè il modello proposto in Notazione Formale è complesso e remoto, tuttavia invita a ragionare sul concetto di eleganza nell’intervento e pone le basi per lo sviluppo delle capacità strategica e di progettazione dell’intervento del pnlista. Ma la cosa forse più importante di questo capitolo è il criterio che Bandler e Grinder forniscono per capire quando le informazioni in nostro possesso sono sufficienti per procedere oltre, smettendo di indagare con l’uso del Metamodello quella data area. Questo è un argomento che ha creato parecchia confusione tra appassionati e professionisti: spesso l’apprendista (ma anche il “professionista”) continua ad usare il metamodello all’infinito, quasi dimenticando lo scopo per cui ha iniziato a fare le domande. Il metamodello è uno strumento di indagine e, in alcuni casi uno strumento di ristrutturazione verbale. Serve ad identificare chiaramente il problema sul quale lavorare. Chi non ha ben chiaro come utilizzare il metamodello lo utilizza come una serie di domande senza senso in un circolo in cui si perde l’obiettivo e quindi il senso del discorso. Inoltre se non si è sincronizzati nel fare il metamodello vi è il rischio di trasformare le domande in un interrogatorio con notevole disagio da parte del cliente. Il criterio di Bandler e Grinder è semplice e logico: in una prima fase si lavora per individuare la struttura profonda a partire dalla struttura superficiale, mettendo a confronto la struttura superficiale con la struttura profonda da cui è derivata. In una fase successiva, si opera per trovare i limiti del modello del cliente: si confronta la struttura profonda con la struttura di riferimento (l’esperienza effettiva del cliente) da cui è derivata. In una terza fase, individuati i limiti del modello, procederemo ad una forma di intervento (ristrutturazione, integrazione di parti incongrue ecc… insomma, introducendo un cambiamento in quella parte del modello del mondo del cliente che risulta disfunzionale). Bandler e Grinder descrivono nel dettaglio come individuare la fine di una fase e sapere quindi che è ora di spostarci alla successiva. Mancare di fare questa distinzione significa rischiare di rimanere intrappolati nel porre domande e contestare 17 violazioni anche quando questo non serve più, con la conseguente frustrazione del pnlista e del cliente (la ben nota sensazione di non arrivare da nessuna parte). Il lettore esperto noterà, leggendo o rileggendo il testo, che La Struttura della Magia contiene “l’embrione” delle tecniche della PNL,in quanto la parte linguistica risulta ancora attuale mentre quella terapeutica è stata superata dai successivi studi e applicazioni. Nella parte sulle Equivalenze Complesse, ad esempio, possiamo individuare alcuni schemi che presto sarebbero stati chiamati Sleight of Mouth. Il metodo proposto per il lavoro con l’incongruenza è esattamente quello che sarebbe in seguito stato schematizzato nella tecnica di integrazione di parti conflittuali. La tecnica dello spostamento degli indici referenziali poneva le basi per il lavoro con le posizioni percettive. Tutte le tecniche di ristrutturazione verbale possono essere trovate negli schemi del metamodello (e nelle trascrizioni del capitolo “Nel Vortice”). La tecnica che gli autori chiamano di “salvaguardia dell’integrità del cliente”, in cui si invita il cliente a sottoporre a test cinestesico (un test di congruenza) le eventuali intuizioni del terapeuta, anche se ormai dimenticata e scomparsa dai corsi di pnl, viene ripresa ampiamente nel new code (anche se spesso questo test viene fatto o attraverso la calibrazione da parte del pnlista o con la comunicazione con l’inconscio del cliente). Richard Bandler, rinomato come nessun altro per la sua abilità nell’uso del linguaggio e degli schemi linguistici, è tutt’oggi un maestro nell’uso degli schemi descritti in questo libro (anche se lui stesso ha finito col rinnegare una parte di ciò che insieme a Grinder aveva incluso nel testo). Gli stessi Sleight of Mouth sono nati quando Robert Dilts ha deciso di modellare l’abilità di Bandler nell’uso di questi schemi. John Grinder ha creato una versione ridotta (congruamente con l’osservazione fatta ad Hall) del Metamodello, chiamandola Verbal Package. 18 Bandler si è concentrato sulla neurosonica, sul Design Human Engineering e sul Neuro Hypnotic Repatterning. IPNOSI E TRASFORMAZIONE (RICHARD BANDLER; JOHN GRINDER , 1983)21: Costituito dalla trascrizione del materiale tratto da dieci diversi seminari didattici tenuti da Grinder e Bandler, riuniti in un singolo e organico workshop, questo libro prende in esame l’ipnosi nei suoi vari aspetti (induzione semplice e profonda, ristrutturazione tramite ipnosi, tecniche di utilizzazione, calibrazione, autoipnosi). Più in generale è un’utilissima guida a più efficaci e pregnanti modalità di comunicazione nel campo dell’ipnosi. Molto del materiale, presentato in modo vivace e piacevole, deriva dalla sistematica osservazione del lavoro di Milton H. Erickson. LA METAMORFOSI TERAPEUTICA (RICHARD BANDLER; JOHN GRINDER, 198022): Perché guarisce un paziente di Erickson, o di Freud, o di Perls? Non per quello che essi dicono di fare, ma per quello che fanno. Alla base di questo libro c'è un bizzarro progetto: sbarazzarsi di tutte le teorie psicologiche create dai "maghi" della psicoterapia, e capire ciò che in realtà fanno senza sapere di farlo. È una rivoluzione nel modo di concepire l'azione terapeutica, e di quelle destinate a segnare un'epoca. LA RISTRUTTURAZIONE (RICHARD BANDLER;JOHN GRINDER, 1983)23: Questo libro contiene la trascrizione di un seminario sulla ristrutturazione. Contiene sezioni sulla negoziazione fra parti, sulla creazione di nuove parti, sulla 21 R. Bandler R., Grinder J. Ipnosi e trasformazione. edizione Astrolabio; 1983 R. Bandler R., Grinder J. La metamorfosi terapeutica. edizione Astrolabio; 1980 23 R. Bandler R., Grinder J. La ristrutturazione. edizione Astrolabio; 1983 22 19 ristrutturazione in sei fasi (six-step reframing) e sulla ristrutturazione in sistemi come le famiglie e le organizzazioni. La ristrutturazione è un potentissimo strumento di comunicazione. Gli autori propongono una tecnica terapeutica basata su una serie di interventi prevedibili e sistematici per ottenere il cambiamento comportamentale. I MODELLI DELLA TECNICA IPNOTICA (RICHARD BANDLER; JOHN GRINDER, 198424): Gli autori si sono dedicati in questo volume a una minuziosa opera di scomposizione, pezzo per pezzo, di ciascuna tecnica di Milton Erickson, così da isolarne gli schemi tipici e organizzarli fino a costruire un modello formale applicabile tanto nella ricerca quanto in campo clinico. La strategia degli autori si articola in tre fasi: 1) individuare gli schemi tipici nel contesto dell’opera di Erickson; 2) familiarizzare il lettore con ciascuno schema, con la sua forma e il suo uso; 3) offrire alcune formulazioni che consentono di costruire gli schemi e servirsene nel proprio lavoro. USARE IL CERVELLO PER CAMBIARE (RICHARD BANDLER, 1986)25: PNL significa imparare ad usare il proprio cervello in maniera ottimale. L’autore ci insegna come utilizzare rapidamente ed efficacemente le risorse del cervello umano, sconosciute ai più e poco sfruttate in tutti, per produrre nei pazienti dei cambiamenti profondi quanto rapidi e duraturi. GUIDA PER L’ESPERTO ALLE SUBMODALITA’ ( RICHARD BANDLER; WILL MACDONALD, 1991)26: 24 25 Bandler R., Grinder J. I modelli della tecnica ipnotica. edizione Astrolabio; 1984 Bandler R. Usare il cervello per cambiare. edizione Astrolabio; 1986 20 Un manuale di programmazione neurolinguistica breve e agile, composto di semplici tecniche ed esercizi che insegnano a operare sulle submodalità al fine di ottenere specifici e duraturi cambiamenti nel comportamento, nel carattere e nella psiche della persona. Gli autori presentano una serie di esercizi per imparare delle strategie specifiche con cui ottenere i risultati più vari, dal cambiamento delle vecchie abitudini sgradevoli e limitanti fino all'eliminazione delle fobie. 1.4 LE CONTROVERSIE SULLA PNL Un primo problema insorto si è delineato nella divisione dei due fondatori Richard Bandler e John Grinder. Sfociò nel luglio del 1996 in una causa legale in cui Bandler reclamava la proprietà esclusiva della PNL sin dalla sua fondazione, mettendo chiaramente l’accento sul percorso successivamente seguito alla loro divisione in quanto fosse quello più vicino ai cardini della PNL. Claudio Pensieri, laureato in scienze della comunicazione, health care coach e formatore in programmazione neuro-linguistica medica afferma che attualmente la persona che è più sulla linea della PNL originaria teorica è John Grinder, mentre Richard Bandler ha sviluppato nuove applicazioni e terapie efficaci incline alla parte pratica della PNL originaria27. Naturalmente le due divise correnti di Richard Bandler e John Grinder hanno influenzato l’opinione pubblica su un riconoscimento internazionale della PNL. Christopher Sharpley nel 1987 in una revisione di una ricerca condotta nel 1984 concluse che vi erano scarsi elementi probatori per la sua utilità come un efficace 26 27 Bandler R., Macdonald W. Guida per l’esperto alle submodalità. edizione Astrolabio; 1991 Pensieri C. La comunicazione medico paziente. Nlp International ltd; 2009 21 strumento di consulenza28, mentre il consiglio della Ricerca Nazionale degli USA diede alla PNL un giudizio complessivamente negativo29 . Ma secondo Einspruch & Forman30, Sharpley nel condurre le sue ricerche, non ha preso in considerazione numerosi errori metodologici nella sua recensione sulle ricerche sulla PNL. Le categorie di errori includono: - Non familiarità con la PNL come un approccio alla terapia; - Inadeguata definizioni delle relazioni; - Insufficiente controllo del contesto; - Errori di logica. A quei tempi non vi era una prova significativa a dimostrazione che la PNL poteva essere provata empiricamente e la mancanza di approvazione scientifica e di risultati misti erano molto comuni31 Daniel Druckman32 affermò che la maggior parte dei risultati dei dati delle ricerche sulla PNL erano “fortemente viziati” e che “l’efficacia della terapia di PNL intrapresa in contesti clinici autentici, non è stata ancora sottoposta ad un’indagine adeguata”33. 28 Sharpley, C.F. Predicate matching in NLP: A review of research on the preferred representational system. Journal of Counseling Psychology. 1984;31(2), pp. 238-248. 29 Sharpley C. F. Research findings on neurolinguistic programming: nonsupportive data or an untestable theory? Journal of counseling Psychology. 1987; 34, 103-107. 30 Einspruch E. L., Forman B. D. Observations Concerning Research Literature on Neuro- Linguistic Programming. Journal of Counseling Psycology. 1985; 32(4), 589-596. 31 La British Psycological Society (BPS) ha assegnato la sua chiave di livello B cda di accreditamento per la formazione ed il suo nuovo test psicometrico, cdaq. Questo significa che la Cda, il Leeds-based di sviluppo organizzativo e di gestione del cambiamento di consulenza, è ora una delle aziende, a numero limitato nel Regno Unito, che sono accreditati dal BPS per eseguire Livello B di formazione. Questo importante riconoscimento formale segue il lancio di cdaq in data 1 novembre 2004 Cdaq, che rappresenta un nuovo approccio alla personalità di test basati su psicologia cognitiva e programmazione neurolinguistica (PNL). http://www.cdaq.com e http://www.onrec.com 32 Professore di psicologia presso l’Università del Queensland a Brisbane, Australia 33 Druckman afferma che le prove aneddotiche sulla PNL sono ampiamente credibili e positive, ma che la maggior parte dei tentativi di studio sono fortemente imperfetti, come ad esempio: (a) lo studio del livellamento dell’empatia soggettiva con efficacia clinica – (b) lo studio della PNL come una teoria, piuttosto che come una tecnica verso le tecniche esistenti – (c) la mancanza di studi sulla PNL come un sistema di modellamento dei trainer. Druckman, D., Swets, J. A. (Eds) Enhancing Human Performance: Issues, Theories, and Techniques. Washington DC: National Academy Press; 1988. 22 Sempre secondo Druckman34 nella PNL non vi è nessun supporto scientifico sul monitoraggio del linguaggio del corpo e i modelli rappresentazionali. Questa tesi è confutata da Childers John H. in cui discute e dimostra in uno studio come l’intervento della PNL sui modelli rappresentazionali aumenta l’efficacia dell’apprendimento.35 In più Professionisti di PNL come Mathison Tosey36 sostengono che l’approccio scientifico non è sempre adatto per la ricerca sulla PNL, che invece va ricercato fenomenologicamente.37 Gareth Roderique-Davies38 sostiene che gli esperti di PNL affermano semplicemente come funziona la PNL e cosa può fare, costringendoli a fornire prove a sostegno di queste affermazioni. Egli sostiene che la proposta di condurre una ricerca fenomenologica sulla PNL “costituisce l’ammissione che la PNL non ha una base di conoscenza e che i praticanti di PNL sono alla ricerca di una credibilità post-hoc”39. Molti fautori della programmazione neuro-linguistica come Robbins40 e Dilts41 affermano che le procedure e gli interventi generati dalla PNL devono essere utilizzati entro i presupposti contenuti nel modello. Mentre precedenti ricerche hanno cercato di valutare l’efficacia delle tecniche di PNL isolando una porzione del modello ed esaminandolo come un modello indipendente. Dilts afferma: “ Le varie tecniche che compongono il corpo della PNL sono state isolate e rese esplicite, come 34 Druckman, D. Be All That You Can Be: Enhancing Human Performance. Journal of Applied Social Psychology Nov 2004;34 (11): 2234–2260. 35 Childers, John H., Neuro-Linguistic Programming: Enhancing Teacher-Studenr communications., Journal of Humanistic Counseling, Education & development. 1985; Vol 24(1),32-39. 36 Tosey, P.; Mathison, J. Exploring inner landscapes through psychophenomenology: The contribution of neuro-linguistic programming to innovations in researching first person experience. Qualitative Research in Organizations and Management: an International Journal. 2011; 5: 63. 37 La ricerca fenomenologica è libera da ipotesi e preconcetti e cerca di descrivere piuttosto che spiegare. 38 Docente della Facoltà di Economia e Società presso l’università Glamorgan a Treforest, Regno Unito 39 Roderique-Davies, G. Neuro-linguistic programming: Cargo cult psychology? Journal of Applied Research in Higher Education 1. 2009; (2): 58–11. 40 Robbins, A. Notes From a Friend; A Quick and Simple Guide to Taking Control of Your Life. Fireside. 1995. 41 Dilts, R. Roots of Neuro Linguistic Programming. Meta Pubblications. June 1983. 23 pezzi separati, in modo da renderle facilmente comprensibili. Al fine di renderle utili, tuttavia, devono essere applicate contemporaneamente, nel loro insieme”. Secondo Dilts quindi la PNL è orientato al risultato e l’utilità è determinata dall’efficacia dell’intervento non dalla prova scientifica. Michael Heap42(psicologo forense specializzato in terapia con persone con problemi di salute mentale, ipnosi, e preparazione dei testimoni per i tribunali penali) sottolineò nel 1988 l’assenza delle teorie sviluppate dai fondatori della PNL sulle riviste o sui libri di testo dedicati alla psicologia. Secondo Heap, tali affermazioni sarebbero state, se corrette, scoperte notevoli e con importanti implicazioni.43 Questa opinione venne rafforzata dallo studio di Efran e Lukens nel 1990 che scrissero al tempo: “l’interesse originario per la PNL si è trasformato in disillusione dopo averla studiata, tanto che oggi in psicoterapia è solo raramente citata”44 Altre contestazioni che spesso vengono mosse contro la PNL sono: - Le teorie su cui poggia le proprie tecniche di cambiamento sono quelle che la moderna psicologia studia ed approfondisce dagli anni ’60 ed a cui dedica scuole di specializzazione quadriennali riconosciute ministerialmente, aperte a psicologi che abbiano già l’autorizzazione ad esercitare la professione; - Non è facile comprenderne il funzionamento; - Permette ad una qualunque persona di ritenersi pronta ad affrontare clienti con gravi disagi psicologici dopo un corso di formazione di un numero ancora non precisato di giorni; - Non è applicabile a tutti i casi di disturbi, turbe o malattie mentali; - A volte appare più che un metodo efficiente di gestione della comunicazione, un grande fenomeno di marketing; 42 Psicologo forense specializzato in terapia con persone con problemi di salute mentale, ipnosi e preparazione dei testimoni per i tribunali penali (pre-trial e pre-frase) 43 M. Heap, Neurolinguistic Programming: An interim verdict. In M. Heap (Ed.) Hypnosis: Current Clinical, Experimental and Forensic Practices, London, Croom Helm, pp. 268-280. 1988 44 Efran J.S., Lukens M. D. Language, structure, and change: frameworks of meaning in psychotherapy. New York: Published by WW Norton; 1990. 24 - La critica non è tanto sulla diffusione in grande scala di tecniche comunicative, ma sulla applicazione di queste tecniche in contesti terapeutici da chi terapeuta non è.45 Un problema centrale della PNL, legato inevitabilmente al tema della non sufficiente scientificità, è che i titoli conferiti( practioner, master, counselor, trainer) non sono avvalorati legalmente. Attualmente però, nell’ Unione Europea, l’associazione di terapisti di PNL, sta promuovendo una formazione in linea con gli standard europei. Secondo Peter Schutz46 la durata del training in Europa varia da 2-3 giorni a 35-40 giorni, per chi lo affronta per hobby,e fino a 9 mesi per raggiungere un livello di competenza professionale. Ciò ha portato alla creazione di certificati specifici in base al tipo di corso conseguito. Di recente a questa prassi si è aggiunta la possibilità di affiliazione ad istituti esteri di formazione riconosciuti dall’Unione Europea, dove le qualifiche dichiarate dalla scuola di PNL, a seguito di superamento di apposite sessioni d’esame presso istituti esteri, arrivano a corrispondere a degli attestati professionali di livello universitario. Quindi la critica centrale pare essere non tanto, sulla teoria originale in sé, quanto sull’assenza di una regolamentazione per il suo insegnamento e utilizzo. Finché vi sarà questa grande incertezza, la PNL potrebbe restare con quest’ immagine di teoria da poter essere acquisita in breve tempo anche da persone completamente prive di formazione psicologica o in campo comunicativo. Ecco perché vi sono ancora molti dubbi sulla competenza e la moralità di alcuni che si professano trainer di PNL. Ognuno può utilizzare tecniche e strumenti psicologici, come la PNL, ma non basta questo per divenire un professionista della promozione del cambiamento47. 45 Pensieri C. La comunicazione medico-paziente. Nlp International Ltd; 2009. Peter Schutz, psicoterapeuta, Trainers Training NLP, responsabile della “ European Association for Neurolinguistic Psycotherapy EA-NLP” 47 Pensieri C. La comunicazione medico-paziente. Nlp International; 2009. 46 25 E’ diverso utilizzare la PNL, sul proprio lavoro, che diventare un professionista della PNL.48 L’Irish National Center for Guidance nel suo Education’s “Guidance Counsellor’s HandBook”49 riassume la PNL affermando che: “La PNL è stata applicata con successo in campi quali l’azienda, lo sport, l’insegnamento, le arti dello spettacolo, consulenza, terapia, la risoluzione dei conflitti, gestione dello stress e di apprendimento […] In questi ultimi anni, in particolare negli Stati Uniti ed in Francia, è stata applicata con crescente successo nell’istruzione primaria e secondaria. La PNL è stata utilizzata con grande effetto per massimizzare l’efficacia del nostro gruppo di insegnamento, e più efficacemente per comunicare con i singoli studenti e con i nostri colleghi, la comprensione e l’apprendimento individuale e le strategie di motivazione, nel migliorare le nostre ‘counselling skills’ e nel nostro sviluppo personale”. La PNL è un campo in continua evoluzione e oggetto di molti studi diversi sia favorevoli che contrari, quindi un riconoscimento scientifico unanime vi potrà essere quando vi sarà un controllo accurato sul come vengono condotti questi studi. 48 49 http://www.inlpa.org/index.cfm?c=o&a=10022 http://www.ncge.ie/resources_handbooks_guidance.htm 26 CAPITOLO 2: LE APPLICAZIONI DELLA PNL IN CAMPO SANITARIO Ripercorrendo cronologicamente la letteratura scientifica in merito alla PNL, ho selezionato degli articoli sia a favore sia “critici”nei confronti della Programmazione Neuro-Linguistica nelle banche dati di PubMed e Psycnet APA ( American Psychological Association). Tra gli anni ’70 e ’80 ho selezionato 18 articoli ( 13 su Psycnet APA e 5 su PubMed), di cui 5 critici e 13 a favore. Gli argomenti trattati riguardano: 5 articoli sulla formazione personale e storia della PNL con descrizioni di tecniche specifiche da poter apprendere, 1 articolo a favore sulla PNL su argomenti di ipnoterapia ed infine, 12 articoli sulla comunicazione, di cui 7 a favore e 5 critici sulla PNL. Tra gli anni ’90 fino ad arrivare ai giorni nostri ho selezionato 12 articoli (6 su PubMed e 6 su Psycnet APA) riguardanti tematiche: 8 sulla formazione di cui 2 studi di formazione con PNL applicata alla diminuzione dell’ansia, 2 articoli su argomenti di ipnoterapia, uno favorevole ed uno critico, 1 sulla comunicazione ed infine 1 sulla psicologia. Una divisione ulteriore va fatta per gli articoli sia su PubMed sia su Psycnet APA che trattano argomenti sulla sanità. Negli anni ’80 saranno illustrati 3 articoli riguardanti tematiche come abuso sessuale, contributo della PNL alla pratica clinica e terapeutica e l’uso della tecnica di ancora per il trattamento delle fobie. Il primo articolo da un’opinione favorevole, il secondo è critico mentre il terzo si limita a spiegare come funziona la tecnica di ancoraggio, specificando però che la ricerca attuale risulta limitata per dimostrarne la validità scientifica. 27 Tra gli anni ’90 ed i giorni nostri verranno trattati 7 articoli riguardanti tematiche di formazione e comportamento, trattamento dell’obesità, comunicazione medicopaziente, trattamento della claustrofobia e della depressione clinica. Come si potrà notare i campi di applicazione della PNL sono vari, così come sono varie le opinioni espresse dagli autori che nei prossimi paragrafi verranno illustrati. Questo dimostra come la PNL sia un campo in continua evoluzione e finché non vi sarà una regolamentazione su come vengono condotti gli studi non vi potrà essere un riconoscimento scientifico unanime. 2.1 ARTICOLI SU PUBMED Negli anni 80 furono pubblicati vari articoli riguardanti la PNL. Brockopp, nel Dicembre del 1983 pubblicò un articolo “What is NLP (Neurolinguistic Programming)?”50. L’autrice illustrava cosa sia la PNL, per poi focalizzarsi sui sistemi di rappresentazione: Uditivo, Visivo e Cinestesico. Ogni persona ne preferisce uno rispetto ad un altro, ma vi sono persone come R. Bandler e J. Grinder che riescono ad utilizzarli tutti e tre, spostandosi da uno all’altro in base al tipo di comunicazione ed al messaggio che vogliono esporre. L’autrice finisce specificando che questo modo di saper usare i tipi di rappresentazione ne fa di essi degli ottimi comunicatori. Nel Gennaio del 1984 Am. Steinbach, sulla rivista “Cam Fam Physician”, spiega i campi di utilizzo della PNL51 (mondo degli affari, istruzione, diritto, medicina, 50 Brockopp, DY. What is NLP (NeuroLinguistic Programming)?. Taehan Kanho. 1983 Dec 30;22(5):48-9. 51 Steinbach, AM. NeuroLinguistic Programming: a systematic approach to change. Can Fam Physician. 1984 Jan; 30: 147-50. 28 psicoterapia) e i modi per stabilire una comunicazione efficace in PNL. Secondo Steinbach vi sono 5 passi: 1. stabilire un rapporto, il terapeuta deve corrispondere i suoi comportamenti verbali e non verbali con quelli del paziente; 2. raccolta di informazioni sui problemi e gli obiettivi presenti del paziente notando i suoi modelli verbali e le risposte non verbali; 3. considerare l'impatto che il raggiungimento degli obiettivi del paziente avrà su di lui, sul suo lavoro, la famiglia e gli amici, e mantenere tutti gli aspetti positivi della sua situazione attuale; 4. aiutare il paziente a raggiungere i suoi obiettivi utilizzando tecniche specifiche per alterare le sue risposte a vari stimoli; 5. assicurare gli obiettivi raggiunti nella terapia integrati nella vita quotidiana del paziente. La PNL è stata utilizzata per aiutare i pazienti con problemi puramente psicologici fino ad arrivare a trattare problemi organici complessi. Nel Dicembre del 1985 Farmer, nella rivista “Percept Mot Skills”, pubblica uno studio sui movimenti oculari descritti in Programmazione Neuro-Linguistica.52 Avendo videoregistrato ed analizzato 30 soggetti di età compresa tra i 15 e i 75 anni a cui è stato chiesto di ricordare immagini, visionare oggetti e ascoltare suoni, lo studio dimostra che non vi sono dei movimenti oculare specifici legati alla sfera interna mentale del sistema rappresentazionale. Sullo stesso argomento, nell’Aprile del 1986, Wertheim, Habib e Cumming pubblicano un articolo dal titolo “Test of the NeuroLinguistic Programming Hypothesis that eye-movements relate to processing imagery”.53 Questo studio confuta l’articolo di Farmer del 1985, dimostrando che i 28 volontari sottoposti al test e videoregistrati nel richiamare alla mente stimoli visivi, uditivi e cinestesici 52 Farmer, A. Hipothesized eye movements of Neurolinguistic programming: a statical artifact. Percept Mot Skills. 1985 Dec; 61(3 Pt 1): 717-8. 53 Wertheim, EH., Habib, C., Cumming, G. Test of the NeuroLinguistic Programming Hypothesis that eye-movements relate to processing imagery. Percept Mot Skills. 1986 Apr;62(2):523-9. 29 precedentemente memorizzati, creavano movimenti oculari più o meno vistosi in base al sistema rappresentazionale richiamato alla mente. Nel 1988 un terzo articolo riguardante i movimenti oculari in Programmazione Neuro-Linguistica viene pubblicato sulla rivista “Percept Mot Skills”. L’autore dimostra che vi sono risposte oculari differenti tra individui neurologicamente normali rispetto a quelli afasici.54 Negli anni ’90 Field, precisamente nel Gennaio 1990, pubblica sulla rivista “Clin Hypn.” l’articolo dal titolo: “Neurolinguistic Programming a san adjunct to other psychotherapeutic/hypnotherapeutic interventions”. Sono illustrate le tecniche di PNL “Ancoraggio” e “Dissociazione”, paradigmi di trattamento che incorporano l’idea della divisione in stati dell’IO. Queste due tecniche sono state applicate su un paziente con grave ansia, manifestata con episodi d’iperattività. Il paziente è riuscito ad avvertire in modo più cosciente quanto questi episodi siano dannosi ed ha creato un “modello” per non riviverli, bloccandoli in modo permanente sul nascere. Duncan, nel Giugno del 1990, valuta gli effetti positivi, come aumento di consapevolezza personale, flessibilità, sensibilità verso gli altri, in studenti/tirocinanti dopo un corso di formazione di 24 giorni in PNL all’Università di Miami.55 Nel 1992 Konefal J., sulla rivista “Psychol Rep.” Riprende l’argomento del trattamento dell’ansia tramite la Programmazione Neuro-Linguistica. Lo studio riporta i cambiamenti misurati su un gruppo di soggetti tramite lo “Spielberg StateTrait Anxiety Inventory e Wallston” dopo una formazione di 21 giorni in Programmazione Neuro-Linguistica. I risultati sono coerenti con l’ipotesi che questa formazione abbassi i punteggi di ansia e aumenti il controllo personale emotivo.56 Sempre Konefal J., nel 1998 sulla medesima rivista, pubblica un nuovo articolo dal titolo “Social Anxiety and Training Neurolinguistic Programming”. Tramite il “ Liebowitz Social Phobia Scale” misura l’effetto sulle risposte di ansia sociale su un 54 Dooley, KO. Comparison for aphasic and control subjects of eye movements hypothesized in neurolinguistic programming. Percept Mot Skills. 1988 Aug;67(1):233-4. 55 Duncan, RC. Effect of Neurolinguistic programming training on self-actualization as measured by the personal orientation inventory. Psychol Rep. 1990 Jun;66(3 Pt 2):1323-30. 56 Konefal, J. Neurolinguistic programming training, trait anxiety, and locus of control. Rep. 1992 Jun;70(3 Pt 1):819-32. 30 gruppo di 28 adulti prima e dopo un corso di formazione di 21 giorni e in seguito di 6 mesi in PNL. Anche qui è dimostrato che una formazione in PNL possa ridurre reazioni di ansia, aumentandone l’autocontrollo.57 Cambiando la situazione in cui viene applicata la PNL, De Miranda, sulla rivista “Sao Paulo Med J.” pubblica nel marzo del 1999 uno studio caso- controllo su 45 coppie di madri e figli con età compresa tra i 18 e i 36 mesi, abitanti di una baraccopoli nella città di Sao Paulo, Brasile.58 Dimostrata l’importanza che la madre ha nello sviluppo di un bambino, l’obiettivo dello studio è creare un ambiente domestico positivo migliorando lo stato mentale delle madri successivamente a 15 sedute di PNL. Il risultato ha confermato che le sedute di PNL hanno migliorato l’ambiente domestico in cui crescerà il bambino. Ultimo articolo preso in considerazione riguarda la relazione tra ipnosi e la PNL. Articolo recente, Aprile del 2011, pubblicato sulla rivista “Clin Exp Hypn.” da Av. Kirenskava e J. Int.59 Viene illustrata l’analisi delle variabili autonomi che soggettive (frequenza cardiaca, conduzione arco della pelle) per verificare la realtà dell’esperienza interiore durante un ricordo emotivamente neutro, positivo e negativo su eventi passati utilizzando ipnosi e sessioni sperimentali non ipnotiche. In seguito viene studiata l’influenza dell’ipnosi sull’efficacia di una tecnica di immagini basate sulla Programmazione Neuro-Linguistica. Nei soggetti ipnotizzati, la tecnica di immagini ha provocato una maggiore intensità emotiva, così come sono aumentate le attività autonomi che, rispetto ai soggetti non ipnotizzati. 57 Konefal, J. Social anxiety and training in neurolinguistic programming. Psycol Rep. 1998 Dec;83(3 Pt1):115-22. 58 De Miranda, CT. Impact of the application of neurolinguistic programming to mothers of children enrolled in a day care center of a Shantytown. Sao Paulo Med J. 1999 Mar 4;117(2):63-71. 59 Kirenskava, AV., Int, J. The relationship between hypnotizability, internal imagery, and efficiency of Neurolinguistic programming. Clin Exp Hypn. 2011 Apr;59(2):225-41. 31 2.2 ARTICOLI SU PSYCNET APA (AMERICAN PSYCHOLOGICAL ASSOCIATION) Stevens John O. Nel 1978 pubblicò un articolo su come la PNL possa provocare una rappresentazione verbale dell’esperienza soggettiva più completa. Secondo l’autore pensare, decidere, ricordare, possono essere descritti come una sequenza di rappresentazione interna di un modello. E questo modello può essere modificato, amplificato o rimosso conferendo alla persona una nuova flessibilità e nuove capacità.60 Nel 1983 Buchanan Dale R. e Little Donna sulla rivista “Journal of Group Psychoterapy, Psychodrama & Sociometry” descrivono alcune somiglianze tra la PNL e la teoria psicodrammatica.61 Per entrambi le teorie, gli esseri umani sono creatori dei propri mondi. PNL e psicodramma condividono anche un contesto terapeutico in cui il cliente/paziente ha il controllo del sistema terapeutico solo quando il comportamento del terapeuta è limitato ad una specifica serie di tecniche. Se invece si mostra spontaneo negli atteggiamenti e nel comunicare il terapeuta sfugge al controllo del paziente. Nell’approccio al cliente, sia i terapisti di PNL sia gli psicodrammatisti, impiegano l’uso di metafore e storie simboliche, consapevoli che la mente inconscia è spesso più consapevole dei problemi rispetto alla mente cosciente. Infine gli autori descrivono tecniche terapeutiche come il raddoppio, l’inversione di ruolo e la proiezione futura. Nell’ottobre dello stesso anno Dorn Fred J., Brunson Bradford I., e Atwater Mike pubblicano un articolo dal titolo “Assessment of prymary representational systems with Neurolinguistic Programming: examination of preliminary literature” in cui descrivono come i sistemi rappresentazionali possono essere identificati se si una con 60 Stevens, John O. Neurolinguistic Programming (NLP) and Gestalt. Gestalt Journal. 1978; Vol 1(2). 84-88. 61 Buchanan, D. R., Little, D. Neurolinguistic Programming and psychodrama: Theoretical and clinical similarities. Journal of Group Psychoterapy, Psychodrama & Sociometry. 1983; Vol 36(3), 114-122. 32 precisione la Programmazione Neuro-Linguistica. Concludono specificando che sulla base della ricerca scientifica esistente, non vi è un metodo affidabile per valutare i sistemi di rappresentazione percettiva di un soggetto.62 Sharpley Christopher F. sulla rivista “Journal of Counseling Psychology” ad Aprile del 1984, ha valutato l’utilizzo del sistema rappresentazionale percettivo sulla base di 15 studi effettuati. Valutando i dati raccolti l’autore conclude che non vi sono prove a sostegno per l’utilizzo dei sistemi rappresentazionali percettivi in PNL.63 Nel novembre dello stesso anno Connel H. Stanley illustra sulla rivista “Training & Development Journal” tre tecniche e principi di Programmazione Neuro-Linguistica che i venditori possono usare per influenzare i clienti nelle scelte ed allinearsi con le loro percezioni: Mirroring, ancoraggio e ristrutturazione.64 Andando avanti di un anno, nel 1985 Zika Bill, ripercorre storicamente l’uso dell’ipnosi in psicoterapia, per poi focalizzarsi sui modelli di PNL in psicoterapia, i quali prevedono l’uso di trance e modelli di ipnoterapia analitica per scoprire le esperienze soggettive critiche iniziali. Infine è illustrato il caso di un ragazzo ventunenne con sindrome depressiva e stati di ansia trattato efficacemente con l’ipnoterapia trasformazionale, che sintetizza i modelli di terapia analitica della Programmazione Neuro-Linguistica con l’aggiunta di un quadro olistico.65 Dello stesso anno è l’articolo di Einspruch Eric L. e Forman Bruce D.,66 che riprende lo studio effettuato l’anno precedente da Sharpley. Essi affermano che nel condurre le sue ricerche, Sharpley non ha preso in considerazione numerosi errori metodologici nella sua recensione sulle ricerche sulla PNL. Le categorie di errori includono: 62 Dorn, F. J., Brunson, B. I., Atwater M. Assessment of primary representational system with Neurolinguistic Programming: examination of preliminary literature. American Mental Health Counselors Association Journal. Oct 1983; Vol 5(4). 161-168. 63 Sharpley, C. F. Predicate matching in NLP: a review of research on the preferred representational system. Journal of Counseling Psychology. Apr 1984; Vol 31(2). 238-248. 64 Connell, H. S. NLP techniques for salespeople. Training & Development Journal. Nov 1984; Vol 38(11). 44-46. 65 Zika, B. Trasformational hypnotherapy: historical antecedents and a case example. Australian Journal of Clinical Hyonotherapy and Hypnosis. Sep 1985; Vol 6(2). 57-66. 66 Einspruch, E. L., Forman, B.D. Observations concerning research literature on Neurolinguistic programming. of Counseling Psychology. Oct 1985; Vol 32(4). 589-596. 33 - Non familiarità con la PNL come un approccio alla terapia; - Inadeguata definizioni delle relazioni; - Insufficiente controllo del contesto; - Errori di logica. Davis Donald I. e Davis Susan L., sempre nel 1985, descrivono l’utilizzo della Programmazione Neuro-Linguistica nella terapia di coppia illustrando un caso che coinvolge una coppia di anni 30 uniti in matrimonio da 2 anni e trattati positivamente con tecniche di PNL come l’ancoraggio e l’utilizzo di sistemi rappresentazionali percettivi.67 A seguire altri tre articoli del 1985. Childers John H. sulla rivista “Journal of Humanistic Counseling, Education & development” definisce cos’è la PNL e discute le dimensioni del modello che ha applicazioni per l’insegnamento nelle classi scolastiche. Secondo Childers, il modello di PNL è progettato per facilitare la comprensione di come le persone organizzano la loro esperienza e in particolare come la coinvolgono nel processo decisionale, creativo, nell’apprendimento e nella motivazione personale.68 Elich Matthew, Thompson Richard W. e Miller Laurence, pubblicano uno studio sui movimenti oculari descritti da R. Bandler e J. Grinder. Analizzando 39 studenti a cui sono state poste domande che evocano modalità visive, uditive e cinestesiche, hanno notato che non vi sono movimenti degli occhi specifici abbinati alle modalità, anche se la modalità visiva ha più facilità ad essere riconosciuta.69 Per concludere l’anno 1985 Bradley E. Jane e Biedermann Heinz-Joachim pubblicano sulla rivista “Psychotherapy: Theory, Research, Practice, Training” un articolo che considera il contesto storico in cui R. Bandler e J. Grinder (’75, ’76, ’79) 67 Davis, D. I., Davis S. L. Integrating individual and marital therapy using NeuroLinguistic Programming. Journal of Family Psychiatry. 1985; Vol 6(1). 3-17. 68 Childers, J. H. Neuro-Linguistic Programming: enhancing teacher-student communications. Journal of Humanistic Counseling, Education & development. Sep 1985; Vol 24(1). 32-39. 69 Elich, M., Thompson, R. W., Miller L. Mental imagery as reveled by eye movements and spoken predicates: a test of Neurolinguistic Programming. Journal of Counseling Psychology. Oct 1985; Vol 32(4). 622-625. 34 elaborarono la teoria della PNL, al fine di fornire qualche informazione specifica sottostante la teoria. Finendo, gli autori ritengono che esami sperimentali contribuiranno a chiarire il modello di Programmazione Neuro-Linguistica e la sua efficacia.70 Nel luglio 1986 viene pubblicato l’articolo “The effectiveness of Neurolinguistic Programming in a small-group setting”. Gli autori esaminano l’effetto provocato dalla PNL su 98 studenti universitari, mettendo in evidenza che la PNL riduce la resistenza dell’ascoltatore alla comunicazione con l’utilizzo dei comandi incorporati e della nidificazione per fornire la parte principale dei un messaggio all’interno di un altro messaggio. Come risultato la PNL ha creato un clima più rilassato, senza però creare un cambio di atteggiamento nella scelta degli studenti.71 Sharpley Christopher F. nel 1987 analizza i commenti di EL. Einspruch e BD. Forman del 1985 concludendo che i suggerimenti dati dai due autori si fondano su idee sbagliate per quanto riguarda i fattori che limitano il valore metodologico della ricerca e confuta molte delle critiche avanzate con dati provenienti da 7 studi, i quali illustrano che non vi sono basi a supporto dei principi della PNL o la sua applicazione nel counseling.72 Passando agli anni 90’, nel Gennaio del 1991 l’articolo “The NLP swish pattern: an innovative visualizing technique” descrive il modello della tecnica di visualizzazione “ Swish” sviluppato nella PNL. Viene fatta una breve panoramica sulla PNL e sulla tecnica presa in esame e successivamente presentati due casi di studio in cui si dimostra l’efficacia della tecnica.73 70 Bradley E. J., Biedermann H.J. Bandler and Grinder’s neurolinguistic programmino: its historical context and contribution. Psychotherapy: Theory, Research, Practice, Training. 1985; Vol 22(1). 5962. 71 Parr, G. D., Dixon, P. N., Yarbrough, D., Ratheal M. The effectiveness of Neurolinguistic Programming in a small-group setting. Journal of College Student Personnel. Jul 1986; Vol 27(4). 358-361. 72 Sharpley, C. F. Research findings on Neurolinguistic Programming: nonsupportive data or an untestable theory?. Journal of Counseling Psychology. Jan 1987; Vol 34(1). 103-107. 73 Master, B. J., Rawlins, M. E., Rawlins, L. D., Weidner, J. The NLP swish pattern: an innovative visualizing technique. Journal of Mental Health Counseling. Jan 1991; Vol 13(1). 79-90. 35 A marzo dello stesso anno, Gray Richard discute in un suo articolo i rapporti di base della PNL, come l’abbinamento del linguaggio con la posizione del corpo.74 Per concludere il 1991, a Dicembre, Helm David J. Esplora come la PNL è in grado di aprire canali di comunicazione tra il consulente scolastico e lo studente, creando empatia e fornendo una guida per uno stile di vita personale ed educativo stabile.75 È il 1994 quando House Sharon effettua una descrizione tra i sistemi rappresentazionali di Programmazione Neuro Linguistica utilizzati dalle persone per elaborare informazioni percettive in arrivo, suggerendo che un terapeuta, leggendo questi segnali, può migliorare enormemente la comunicazione terapeuta-paziente sviluppando forti legami di fiducia e rapport.76 Georges D. Patric nel 1996, propone nell’articolo “Improved employee selection and staffing through meta programmes” come i dirigenti di azienda dovrebbero utilizzare i meta-programmi di PNL per determinare con maggiore precisione le qualifiche e le attitudini dei candidati al lavoro.77 La selezione degli articoli arriva al nuovo secolo ove, nel Dicembre del 2009 Kudliskis Voldis e Burden Robert nell’articolo “Applying “what works” in Psychology to enhancing examination success in schools: the potential contribution of NLP” descrivono i punti di forza e di debolezza della Programmazione Neuro Linguistica con riferimento alle sue origini, alla ricerca e ai commenti critici. Infine viene proposto un caso di approccio di PNL per fornire risultati mirati agli interventi che gli psicologi offrono alle scuole, e tecniche che possono essere insegnate agli studenti per diminuire la pressione pre esame. Questo studio è stato 74 Gray, R. Tools for the trade: Neuro-Linguistic Programming and the art of communication. Federal Probation. Mar 1991; Vol 55(1). 11-16. 75 Helm, D. J. Neuro-Linguistic Programming: establishing rapport between the school couselor and the student. Journal of Instructional Psychology. Dec 1991; Vol 18(4). 255-257. 76 House, S. Blending NLP representational systems with the rt counseling environment. Journal of Reality Therapy. 1994; Vol 14(1). 61-65. 77 Georges, D. P. Improved employee selection and staffing through meta programmes. The carreer Development International. 1996; Vol 1(5). 5-9. 36 condotto in una scuola secondaria nel sud-ovest dell’Inghilterra e valutato in base ai commenti degli stessi studenti.78 2.3 PNL E SANITA’ Il primo articolo che sarà citato è di Rosa Nicholas M.79, che definisce operativamente la tecnica di ancoraggio per il trattamento delle fobie semplici. Ne descrive la tecnica come una forma di contro condizionamento in cui un insieme di risposte basate sulla fobia, evocate da una serie di stimoli, sono sostituite da un insieme di risposte sensate contro la fobia stessa. È il 1989 quando Shelden Virignia E. Shelden Randall G., sulla rivista “Family Therapy”, pubblicano l’articolo “Sexual abuse of males by females: the problem, treatment modality, and case example”. Recensione letteraria sull’abuso sessuale delle donne sugli uomini e spiegato un caso di un paziente di 42 anni di sesso maschile abusato sessualmente da sua madre in età adolescenziale e trattato efficacemente con tecniche di PNL.80 Nello stesso anno, a settembre, Baddeley Mark pubblica l’articolo “Neurolinguistic Programming: The academic verdict so far.” in cui esamina la teoria della Programmazione Neuro Linguistica ed il suo contributo nella pratica clinica sulla base delle critiche nella letteratura scientifica. Il verdetto dell’autore è che la PNL 78 Kudliskis, V., Burden, R. Applying “what works” in Psychology to enhancing examination success in schools: the potential contribution of NLP. Thinking Skills and Creativity. Dec 2009; Vol 4(3). 170-177. 79 Rosa, N. M. Anchoring as a treatment for simple phobias. Phobia Practice & Research Journal. 1988; Vol 1(2). 141-152. 80 Shelden, V. E, Shelden, R. G. Sexual abuse of males by females: the problem, treatment modality, and case example. Family Therapy. 1989; Vol 16(3). 249-258. 37 non può spiegare la vasta gamma delle problematiche intrapsichiche e interpersonali che si possono incontrare nella pratica clinica.81 “Using an imaginary scrapbook for Neurolinguistic Programming in the aftermath of a clinical depression: a case history.” è il titolo dell’articolo pubblicato da Hossack A. sulla rivista “Gerontologist” nel 1993. È la descrizione di un caso di un paziente anziano di sesso maschile in Inghilterra con depressione clinica, trattato con sedute di PNL. Viene incoraggiato il paziente a concettualizzare in immagini le esperienze passate intrinsecamente gratificanti al fine di creare in lui un auto-identità positiva e recuperarlo dalla depressione clinica. L’ansia e la depressione del paziente sono state alleviate e gli obiettivi funzionali in gran parte realizzati.82 Graf U. in “Fortschr Med” pubblica nel 1995 “Neurolinguistic Programming in physician-patient communication. Basic principles of the procedure examples for application in surgery ”. Descrive la PNL come un mezzo per migliorare in maniera esponenziale la comunicazione medico-paziente. Inoltre aggiunge esempi di PNL applicati al campo della chirurgia, spiegando come comportarsi per il trattamento di condizioni cliniche dolorose utilizzando tecniche di trance o di dissociazione, e come la PNL può influenzare le aspettative e le ristrutturazioni dei pensieri in un paziente con malattia cronica.83 Sul finire del secolo Schaefer J. e Shajor S. applicano, in uno studio, la PNL nella progettazione dei piani di cura da parte di studenti universitari in scienze infermieristiche, dimostrando come essa possa migliorare le capacità dei futuri infermieri nell’individuare i bisogni alterati e stabilire un piano di cura efficiente.84 Nel nuovo secolo, e precisamente ad Aprile del 2003, Walter J. e Bayat A. collegano la PNL al temperamento e al carattere. Apprendendo essa, si può riconoscere i tipi di carattere delle persone, le loro differenze di personalità e scoprire punti di forza e di 81 Baddeley, M. Neurolinguistic Programming: The academic verdict so far. Australian Journal of Clinical Hypnotherapy and Hypnosis. Sep 1989; Vol 10(2). 73-81. 82 Hossack, A. Using an imaginary scrapbook for Neurolinguistic Programming in the aftermath of a clinical depression: a case history. Gerontologist. 1993 Apr;33(2): 265-8. 83 Graf, U. Neurolinguistic Programming in physician-patient communication. Basic principles of the procedure examples for application in surgery. Fortschr Med. 1995 Sep 20; 113(26):368-71. 84 Schaefer, J., Shajor, S. Learning with all one’s senses. Neurolinguistic Programming in the teaching of pediatric nursing. Kinderkrankenschwester. 1999 Jul;18(7):289-91. 38 debolezza personali, utile per comprendere se la carriera scelta nelle professioni sanitarie rifletta e sia compatibile con il set di abilità ed il tipo di carattere individuale.85 Nel settembre 2004 Ellic C. mette in luce le tecniche di linguaggio che un medico dovrebbe attuare per far raggiungere in modo più proficuo l’obiettivo prefissato dal paziente, indicando come la categoria dei medici “buoni comunicatori” prestino attenzione ed impegnano molte energie nell’ascoltare e sincronizzarsi con il paziente. Entrano in empatia stabilendo un contatto sia verbale che non verbale attraverso il “mirroring” o la tecnica di interpretazione del tono, del timbro, del ritmo e del volume della voce nella conversazione.86 Una particolare attenzione va mostrata per lo studio effettuato nel 2006/2007 da Bigley J., Griffiths PD., Prydderch A., Romanowski CA., Miles L., Lidiard H. e Hoggard N. del “Department of Radiology, Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, Royal Hallamshire Hospital”. Lo scopo dello studio era di valutare il successo della Programmazione Neuro Linguistica nel ridurre la necessità di anestesia generale in pazienti claustrofobici che necessitano di un esame di risonanza magnetica, con tutte le riduzione di spesa connesse per gli ospedali. Lo studio è stato condotto su 50 adulti che avevano rifiutato di sottoporsi all’esame di risonanza magnetica a causa della claustrofobia. Dopo un ciclo di terapia in PNL 38 soggetti su 50 (76 %) hanno effettuato e completato l’esame senza essere ricorsi ad anestesia generale.87 L’ultimo articolo selezionato è del 2011 “Weight maintenance through behavior modification with a cooking course or Neurolinguistic Programming” di Sorensen LB., Greve T., Kreutzer M., Pedersen U., Nielsen CM., Toubro S. e Astrup A.88 85 Walter, J., Bayat, A. Neurolinguistic Programming: temperament and character types. Bmj. 2003 Apr 19;326(7394):s 133. 86 Ellic, C. Neurolinguistic Programming in the medical consultation. Afr. Med J. 2004 Sep;94(9):748-9. 87 Bigley, J., Griffiths, PD., Prydderch, A., Romanowski, CA., Miles, L., Lidiard, H., Hoggard, N. Neurolinguistic Programming used to reduce the need for anaesthesia in claustrophobic patients undergoing mri. Br J Radiol. 2010 Feb;83(986):113-7. 39 Viene confrontato l’effetto sulla modificazione del peso su due gruppi di soggetti utilizzando due diverse tecniche. Dopo un programma di 12 settimane di perdita di peso, 49 partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo gruppo ha eseguito sedute di PNL, mentre il secondo gruppo un corso di alta cucina. La rivalutazione dei due gruppi è stata effettuata dopo 3 anni. Il risultato ha mostrato che entrambi i gruppi di soggetti sono riusciti a stabilizzare il peso acquisito dopo le 12 settimane del programma di dieta, ma il tasso di abbandono è stato più alto nel gruppo che ha seguito le tecniche di PNL, 26% contro il 4% del gruppo che ha seguito il corso di alta cucina. 88 Sorensen, LB., Greve, T., Kreutzer, M., Pedersen, U., Nielsen, CM., Toubro, S., Astrup, A. Weight maintenance through behavior modification with a cooking course or Neurolinguistic Programming. Can J Dier Pract Res. 2011 Winter;71(4):181-5. 40 CAPITOLO 3: INDAGINE PER VALUTARE IL DISTRESS PSICOLOGICO DEL CAREGIVER 3.1 STRUMENTO PER MISURARE IL CARICO ASSISTENZIALE DEL CAREGIVER “DISTRESS DEL CAREGIVER” L’assistenza di una persona malata è un compito che con competenza ed esperienza si può affrontare. Non è di certo un compito facile, ed i momenti in cui il caregiver può incontrare delle difficoltà sono moltissimi: non sentirsi all’altezza del compito, non saper entrare in empatia con il paziente, non saperlo ascoltare e capire quali sono le problematiche sia fisiche che psichiche più incombenti per il suo stile di vita e per la sua incolumità sono solo alcuni dei tanti problemi che ci si può trovare ad affrontare. Un professionista sanitario non può apprendere solo dal suo percorso di studio le “tecniche” per soddisfare ogni bisogno assente della persona che assiste. È nell’indole di ognuno di noi trovare quel “metodo” che possa creare quel clima di fiducia in cui la persona assistita si senta pienamente a suo agio e protetta da personalità intorno a lui che egli stesso definisce di “alta qualità”. Quante volte è capitato che illustri medici o preparatissimi infermieri, ritenuti nell’ambiente ospedaliero dei veri e propri guru nei loro rispettivi campi vengano etichettati da alcuni pazienti come “ non preparati” o dichiarano di loro: “ non mi fido di lui/lei, preferisco essere visitato da un altro!”. Un chiaro esempio di una mancanza di fiducia. Il paziente sente di aver qualcosa che non va nel suo corpo e si affida all’assistenza dei professionisti sanitari. 41 Quello che nella maggior parte delle volte viene messo in secondo piano è la componente emotiva che accompagna quel “qualcosa che non va nel suo corpo”. Quando non si riesce a far breccia ed a costruire un ponte di contatto tra i mondi esistenti nella mente del paziente e in quello del professionista sanitario che lo assiste si crea una barriera che, sfavorisce sia la guarigione che l’assistenza stessa. Ed ecco che il paziente chiede di essere assistito da un altro professionista “più qualificato”. Ma cos’è una qualifica? Non basta il curriculum lavorativo e i successi nell’ambito lavorativo a dimostrare la bravura? Purtroppo le tempistiche sull’assistenza nel sistema sanitario sono regolate da fattori economici che limitano i giorni di degenza ed assistenza ospedaliera, ed incentrate su un modello Bio-Medico che focalizza l’attenzione sulla malattia e non sul malato. Tutto questo naturalmente mette in ombra la componente emotiva, che dovrebbe essere messa allo stesso piano della componente fisica. Il loro equilibrio fortifica la cura e ne favorisce la guarigione. Come si nota anche negli ambienti ospedalieri quindi, ove vi lavorano persone preparate ad affrontare questo tipo di situazioni, insorgono problemi di inadeguatezza dell’assistenza della persona malata. E cosa accade quando il caregiver, cioè colui che si fa carico dell’assistenza di un altro individuo che non riesce più ad occuparsi di se stesso in modo autonomo e si preoccupa di rispondere ai suoi bisogni fisici, psichici e sociali, è un familiare? Una persona che sicuramente ha una carica empatica maggiore rispetto ad un professionista sanitario. Conosce l’assistito, vive giornalmente i suoi cambiamenti di salute, è parte integrante della sua vita. Ma ha anche un coinvolgimento maggiore a livello emotivo che può deviarlo da un’assistenza giusta e di qualità. 42 A volte una manovra dolorosa nell’immediato ma necessaria per il bene del malato/familiare non viene effettuata per non volersi prendere carico di provocargli un dolore atroce, perdendo così il fine ultimo della manovra stessa. O assecondare il familiare in alcune scelte che si ritengono sbagliate per il suo stato di salute solo per compassione, per un amore sconfinato di vederlo felice in quel momento anche a scapito di un peggioramento dello stato di salute. È chiaro che il familiare si prende carico di un “lavoro” di cui non ha nessun tipo di preparazione. Quando questo accade in situazioni in cui il paziente affronta una malattia neoplastica in fase terminale e viene dimesso dall’ospedale, al fine di farlo vivere più tempo possibile nel proprio ambiente familiare, il parente , per quanto sia seguito nell’assistenza domiciliare da strutture specializzate in cure palliative, riceve un carico maggiore sulla sua emotività e sullo stile di vita fin ora avuto. Il passaggio dall’indipendenza alla dipendenza del malato, la perdita del ruolo familiare e sociale, i problemi economici che possano presentarsi, la situazione di precarietà del futuro e la necessità di introdurre nuove persone all’interno dell’habitat casalingo sono “terremoti” che si abbattono nel nucleo familiare finanche ad alterarne la stabilità e l’armonia. Le infermiere Valentina Grimaldi e Federica Fabbrini dell’Unità Cure Palliative – Leniterapia c/o Ospedale S.M. Annunziata zona sud est del distretto ASL di Firenze, sulla “Rivista Italiana di Cure Palliative” hanno pubblicato nel 2007 uno strumento per misurare il carico assistenziale del caregiver di un paziente oncologico in fase terminale a domicilio, dal titolo “Distress del Caregiver”89. Questo testo si articola in diverse domande e suddiviso in una parte riservata all’operatore ed un’ altra al caregiver. Le domande vertono su un area assistenziale, area delle relazioni familiari, della salute fisica e psicologica, delle relazioni sociali e private e del carico economico. 89 Grimaldi V., Fabbrini F., “Distress del Caregiver”. Proposta di uno strumento per misurare il carico assistenziale del caregiver di un paziente oncologico in fase terminale a domicilio., La rivista italiana di Cure Palliative., numero I, primavera 2007. 43 3.2 DISTRESS E BURN-OUT Sebbene ad oggi non esista una definizione del burn-out univocamente accettata, accordandoci alla maggioranza degli autori che si sono occupati di questo tema, si potrebbe definire il burn-out come una sindrome complessa a componente prevalentemente psichica che si instaura come risposta ad una condizione di stress lavorativo prolungato e che viene definita da tre dimensioni caratteristiche: 1. l’esaurimento emotivo; 2. la depersonalizzazione; 3. la mancata realizzazione personale. L’uso di questo termine, nella sua eccezione clinica, risale al 1961 quando lo scrittore Green, in uno dei suoi romanzi, presenta un caso di burn-out in un architetto che spiritualmente tormentato e disilluso abbandona il suo lavoro per rifugiarsi in una località esotica. È interessante sottolineare che il burn-out nasce come campo di interesse per psicologi, psichiatri e sociologi molto tempo prima che diventi oggetto di studio da parte dei ricercatori. Difatti la fase pionieristica della ricerca inizia nel 1975 con Freudenberger, uno psichiatra, e con Maslach, un sociologo, nel 1976. Freudenberger, in particolar modo, ha fornito delle osservazioni dirette in cui descriveva il processo per cui egli stesso ed i suoi collaboratori che lavoravano in un reparto di salute mentale, avevano sperimentato una sensazione di deplezione emozionale con perdita di motivazione e impegno verso il proprio lavoro che per la prima volta è stata definita con un termine che, nel linguaggio comune, veniva utilizzato per descrivere gli effetti dell’abuso cronico di droghe: burn-out appunto. Le pubblicazioni seguenti a quella di Freudenberger sono state soprattutto di tipo trasversale ed hanno solamente avuto lo scopo di raccogliere quante più informazioni possibili sulla sintomatologia e sulla prevalenza della sindrome. 44 Negli anni ’80 sono iniziati gli studi empirici in cui la ricerca prevedeva campioni di persone molto più ampi e che era strutturata con lo scopo di trovare gli strumenti più adatti che consentissero di valutare ed accertare la presenza della sindrome del burnout nei soggetti in esame. Nasce in quel periodo il metodo di valutazione ad oggi ancora più utilizzato ovvero il Mislach Burn-out Inventory (MBI) messo a punto da Maslach e Jackson.90. L’MBI consiste in un questionario che valuta le tre dimensioni di burn-out: Esaurimento Emotivo (EE) ovvero la sensazione di essere inaridito emotivamente ed esaurito dal proprio lavoro; Depersonalizzazione (D) intesa come distacco e indifferenza nei confronti dell’oggetto lavorativo e Realizzazione Personale (RP) come valutazione della sensazione relativa alla propria competenza e al proprio desiderio di successo nel lavorare con gli altri. Esistono diverse versioni del MBI come il MBI-HHS, da somministrare a personale che lavora nei servizi sociali e medici, MBI-ES, da utilizzare nel personale docente, e il MBI-GS da somministrare nelle altre categorie. L’esaurimento emotivo diventa evidente quando il soggetto sente che non ha quasi più niente da offrire agli altri per cui egli sviluppa sentimenti di impotenza, disperazione, depressione, rabbia, impazienza, irritabilità, incremento delle tensioni e conflitti, scontrosità, ecc; sono presenti anche segni e sintomi fisici come fatica cronica, frequenti mal di testa, nausea, tensioni muscolari, disturbi del sonno. La depersonalizzazione invece comporta indifferenza ed induce un comportamento di negatività verso gli altri, sé stessi, il lavoro. Una mancata realizzazione personale implica la sfiducia nelle proprie potenzialità ed una revisione critica di tutto ciò che si è fatto in precedenza. Sebbene il burn-out sia spesso associato ad ansia e depressione, esso si differenzia dalle altre due patologie in quanto i sintomi si presentano in concomitanza dell’esperienza lavorativa piuttosto che indefinitamente in tutti i settori della vita. 90 Maslach, C., Jackson, S.E., Leiter, M.P., Schaufeli, W.B., Schwab, R.I. Mislach Burn-out Inventory MBI. 1981. 45 Le categorie a rischio sono rappresentate da lavoratori le cui professioni comportino un impegno assistenziale sociale verso persone bisognose di cure ed attenzione. I più esposti possono dunque essere: medici, infermieri, personale impiegato nei reparti di urgenza o di malattie terminali, insegnanti, guardie carcerarie,caregiver familiari ecc. Tuttavia le prevalenze pubblicate in letteratura sono da valutare criticamente, per la mancanza di una definizione univoca e di criteri specifici per porre diagnosi differenziale con gli altri disturbi psichici indotti dalla presenza di stressors nel luogo di lavoro. I fattori che possono predisporre all’insorgenza della sindrome del burn-out sono sia di tipo ambientale che individuale91. Nella letteratura scientifica il burn-out è molto presente in vari campi: psicologia, oncologia, sociologia etc… È stato dimostrato che caregiver formali come i professionisti sanitari92, operanti in reparti di oncologia, hanno un rischio elevato di sviluppare un burn-out93con un rischio ulteriore di diminuzione della qualità di cura. Può essere presente anche nei caregiver informali (familiari) di pazienti dimessi dagli ospedali dopo aver subito un ictus94o di pazienti affetti da demenza95. Per concludere e dimostrare quanto il burn-out si presenti nelle situazioni più varie è da sottolineare che le mogli dei veterani di guerra, che in questo caso possono trovarsi a svolgere inconsciamente la funzione del caregiver, possono sperimentare 91 Tomei, G., Tomao, E., Sancini, A. Burn-out, Giornate Romane di Medicina del Lavoro “Antonello Spinazzola”- Sezione Regionale Laziale- Abruzzese della S.I.M.L.I.I.- Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro- Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. 92 Edmonds, C., Lockwood, GM., Bezjak, A., Nyhof-Young J. Alleviating emotional exhaustion in oncology nurses: an evaluation of Wellspring's "Care for the Professional Caregiver Program", J. Cancer Educ. Marzo 2012. 93 Sherman, AC., Edwards, D., Simonton, S., Mehta, P. Caregiver stress and burnout in an oncology unit. Palliat Support Care, Marzo 2006. 94 Van den Heuvel ET., et al., Risk factors for burn-out in caregivers of stroke patients, and possibilities for intervention., Clin Rehabil. Dicembre 2001. 95 Truzzi A, et al. Burnout in familial caregivers of patients with dementia. Rev Bras Psiquiatr. Dicembre 2012. 46 un burn-out diventando vittime indirette dei disturbi post traumatici da stress cronico (PTSD) dei loro mariti.96 Stress e ansia sono strettamente collegati, tant'è che possiamo considerarli come due facce della stessa medaglia;il rapporto individuo/ambiente è soggetto a frequenti interazioni di tipo stressorio, le quali possono provocare come conseguenza l'ansia. Gli stressors, ovvero gli elementi ambientali (intesi anche come situazioni, esperienze o persone) che producono una sollecitazione sull'organismo, subiscono sempre un'elaborazione di tipo cognitivo, dalla quale dipende in gran parte la reazione della persona. L'ansia deriva da queste elaborazioni, per esempio nel caso in cui la persona percepisca il pericolo come reale e desideri liberarsene. Lo stress in sostanza è la prima sollecitazione che l'organismo subisce quando vi è un cambiamento nell'equilibrio tra organismo e ambiente. L'ansia è una sua possibile conseguenza. Lo stress può essere di due tipi: eustress (eu: in greco, buono, bello) o distress (dis: cattivo, morboso). L'eustress, o stress buono, è quello indispensabile alla vita, che si manifesta sotto forma di stimolazioni ambientali costruttive ed interessanti. Un esempio può essere una promozione lavorativa, la quale attribuisce maggiori responsabilità ma anche maggiori soddisfazioni. Il distress è invece lo stress cattivo, quello che provoca grossi scompensi emotivi e fisici difficilmente risolvibili. Un esempio può essere un licenziamento inaspettato, oppure un intervento chirurgico. Ognuno di noi risponde agli eventi stressanti in modo diverso, questo perché ogni persona fa esperienze diverse e fa proprie strategie interpretative e di pensiero diverse. Inoltre un ruolo fondamentale nell'interpretazione degli eventi, sia interni che esterni, spetta all'apprendimento. Noi impariamo a comportarci in un certo modo di fronte a certi stimoli e questi meccanismi di apprendimento agiscono in modo automatico, al di fuori della nostra consapevolezza. Le nostre stesse valutazioni personali degli eventi e delle cose subiscono l'effetto dell'apprendimento e una volta 96 Klarić, M., Francisković, T., Pernar, M., Nembić, Moro, I., Milićević, R., Cerni Obrdalj, E., Salcin Satriano, A. Caregiver burden and burnout in partners of war veterans with post-traumatic stress disorder. Coll Antropol. Marzo 2010. 47 consolidatesi funzionano in modo relativamente autonomo. Gli schemi comportamentali e di pensiero hanno la funzione di farci risparmiare energia sia fisica che mentale, infatti si basano su esperienze pregresse già elaborate, facilmente rievocabili. La risposta di stress si esplica in tre fasi: nella prima fase, definita fase di allarme, lo stressor suscita nell'organismo un senso di allerta, definito arousal97, con conseguente attivazione dei processi psicofisiologici (aumento del battito cardiaco, iperventilazione ecc.). Dopodiché, nella fase di resistenza, l'organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi anche se lo sforzo attuato è molto intenso. Nel caso in cui l'adattamento non sia sufficiente si arriva alla terza fase, la fase dell'esaurimento, in cui l'organismo non riesce più a difendersi e la naturale capacità di adattamento viene a mancare. Quest'ultima fase è la più pericolosa, in quanto l'esposizione prolungata ad una situazione di stress può provocare l'insorgenza di patologie sia fisiche che psichiche. In particolare, lo stress cronico attiva un circuito composto da strutture cerebrali e da una ghiandola endocrina (asse ipotalamo-ipofisi-surrene), il surrene, il quale aumenta la secrezione di cortisolo. Quest'ormone, anche conosciuto come ormone dello stress, se presente in quantità superiori alla norma provoca vari disturbi. Tra i sintomi più frequenti dello stress si ricorda: frequente sensazione di stanchezza generale, accelerazione del battito cardiaco, difficoltà di concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto, depressione, frustrazione, attacchi di ansia, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera dello stomaco, diarrea, crampi allo stomaco, colite, malfunzionamento della tiroide, facilità ad ammalarsi, difficoltà ad esprimersi e a trovare un vocabolo conosciuto, sensazione di noia nei confronti di ogni situazione, 97 Stato generale di attivazione e reattività del sistema nervoso, in risposta a stimoli interni (soggettivi) o esterni (ambientali e sociali). Esso è attribuibile all’influenza della formazione reticolare attivante sul sistema nervoso autonomo e sull’intera corteccia cerebrale, e si connota come una variabile continua sulla quale i diversi individui possono variare. Comprende un livello intermedio ottimale, adeguato per il funzionamento psicologico. Molti studi sperimentali infatti dimostrano una relazione funzionale a U rovesciata tra attivazione e prestazione: le prestazioni migliori nell’essere umano si ottengono in corrispondenza di livelli intermedi di arousal, mentre un arousal ridotto (come nel sonno o nel rilassamento profondo) o eccessivo (come negli attacchi di panico) è incompatibile con un buon funzionamento cognitivo. Un arousal di media entità produce quindi uno stato di coscienza di piena vigilanza e motivazione verso il compito in atto [...]. http://www.treccani.it/enciclopedia/arousal_(Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica)/ 48 frequente bisogno di urinare, cambio della voce, iperattività, confusione mentale, irritabilità, abbassamento delle difese immunitarie, diabete, ipertensione, cefalea, ulcera. La letteratura scientifica abbonda di articoli riguardanti il distress psicologico. In particolare, nelle malattie oncologiche il distress del caregiver è presente ad alti livelli, dovuto anche alla diminuzione delle attività ricreative e all’aumento delle spese familiari per qualunque attività inerente la cura della persona malata98. Uno studio sul distress psicologico dei caregiver familiari di parenti malati di cancro in stato avanzato ha dimostrato che la percentuale di distress varia da un 41% al 62% nei caregiver rispetto al 19,2% riscontrato nella popolazione, con un aumento progressivo quando il paziente/parente perde la sua autonomia99. Concludendo il professore Marco Luigi Bellani, dell’Unità di Psicologia Clinica, Università degli Studi dell’Insubria (Varese) e vice Presidente della Società italiana di psico-oncologia ha dichiarato sul distress: “La sofferenza psicologica del paziente è stata definita distress(per evitare termini che possano avere una connotazione negativa): ha manifestazioni diverse – da sintomi lievi fino a problemi che possono diventare disabilitanti e interferire negativamente con la capacità di affrontare il cancro, i sintomi fisici e il trattamento – riconducibili alla malattia, alle caratteristiche della persona che si ammala e al contesto familiare, sociale e culturale all’interno del quale l’esperienza viene vissuta. Studi di letteratura riportano che il 30-40 per cento delle persone ammalate di cancro vive una situazione di distress più o meno severo. In Italia, su circa 260mila nuovi casi di tumore ogni anno, si stima che 80–100mila nuovi pazienti presentino un quadro di distress, di cui 50-60mila con forme severe (inclusi disturbi d’ansia e depressivi) che meriterebbero un’attenzione “specialistica”. A questo numero si aggiungono le persone non trattate negli anni precedenti, quelle che hanno delle ricadute e quanti entrano nella fase terminale di malattia, senza dimenticare i 98 Pellegrino, R., Formica, V., Portarena, I., Mariotti, S., Grenga, I., Del Monte, G., Roselli, M. Caregiver distress in the early phases of cancer. Anticancer Res. Novembre 2010. 99 Dumont, S., Turgeon, J., Allard, P., Gagnon, P., Charbonneau, C., Vézina, L. Caring for a loved one with advanced cancer: determinants of psychological distress in family caregivers. J Palliat Med. Agosto 2006. 49 familiari dei pazienti, che spesso necessitano di sostegno. Tuttavia, sebbene la sofferenza emozionale sia un fenomeno molto diffuso, solo il 10-12 per cento di chi ne ha bisogno riceve un adeguato supporto. Se il distress non viene adeguatamente trattato, può comportare importanti conseguenze sul piano della salute psicosociale (compromissione delle relazioni e ritiro dalla vita sociale), di quella fisica (non adesione alle cure, interferenza con i sintomi della malattia e gli effetti collaterali dei trattamenti) e anche sul fronte “economico” (aumento delle giornate di degenza e del numero di ricoveri). La letteratura internazionale definisce il distress come il sesto parametro vitale - insieme a temperatura, respiro, battito cardiaco, pressione arteriosa e dolore - e ne raccomanda il monitoraggio e il trattamento. Esiste, infatti, un elevato rischio di considerare “normale” la reazione emotiva del paziente con diagnosi di cancro. Al “dolore” psichico va invece riservata la stessa considerazione che si ha nei confronti del dolore fisico, conseguenza di questa e altre patologie, che viene affrontato e trattato in tutte le sue espressioni perché ritenuto non necessario e non dignitoso.”100 3.3 COME AFFIANCARE IL TEST “DISTRESS DEL CAREGIVER” ALLA PNL Il progetto è di visualizzare i risultati ottenuti dalla revisione di questo test nel contesto delle cure palliative a domicilio erogate presso la struttura Antea di Roma e identificare, tramite la PNL, una “metodica” affinchè il caregiver possa essere più efficace nell’assistenza al proprio parente e così ottenere due risultati: - Il familiare che si fa carico dell’assistenza è predisposto emotivamente ad affrontare una situazione che gli è letteralmente “caduta dal cielo”; 100 http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/11_ottobre_28/reazioni-emozionali-schedaannunziata-bellani_b3b91782-fa76-11e0-81c3-3aee3ebb3883.shtml (accesso 18/10/ 2013) 50 - Come effetto domino il miglioramento dell’efficacia dell’assistenza possa giovare sulla cura del malato stesso e garantirgli una morte serena. Il cancro non può essere considerato una patologia che colpisce soltanto un singolo individuo poiché coinvolge sul piano emotivo e assistenziale tutte le persone vicine al paziente. La famiglia risente del “peso” della malattia e reagisce in modo soggettivo alla situazione creata. Si tratta di Uomini e Donne costrette, non per volontà loro, a subire gli influssi della malattia del loro parente e che con Amore, con Forza di Volontà, cercano di contrastare una situazione che sanno essere a termine, creando un ambiente intorno al parente malato “ovattato” e accondiscendente nei suoi confronti. Questo eccesso di altruismo naturalmente ha delle ritorsioni come una minor cura personale, diminuzione del tempo libero in cui dedicare a se stessi piaceri momentanei che servono a “staccare la spina”. Il corpo è una macchina perfetta che ha bisogno anche dei momenti di svago per ricaricare le batterie. Quando è sovralimentato da pensieri negativi, paure del presente e del futuro, angosce, riduzioni della privacy per il continuo entrare e uscire giornaliero nella propria casa di assistenti sanitari o, l’aumento di attività fisica di persone anziane che devono muoversi per andare a comprare farmaci, andare dal medico o sostituirsi alle attività quotidiane prima gestite dal malato, creano uno stress che influisce sia sulla psiche che sul corpo, aumentando il rischio di ammalarsi a sua volta o semplicemente arrivare sempre più sfinito a fine giornata. Può portare ad un senso di impotenza o incapacità e pian piano, radicarsi nella mente generando una depressione. Queste persone hanno un peso che va distribuito e diminuito. In fisica, se un peso grava su un punto preciso di una superficie e la superficie stessa non può sostenere il peso, essa romperà i suoi legami atomici e chimici fino a rompersi sotto il peso 51 stesso. Ma se lo stesso peso viene distribuito su più parti della superficie essa può in determinati casi sostenerlo senza creare un danno ad essa. Con la PNL applicata a questo campo si cercherà di creare delle basi solide a cui poggiare questo “peso caduto dal cielo” che rappresenta la malattia del parente. Si deve raggiungere il risultato che il caregiver sia predisposto emotivamente ad affrontare la situazione e di conseguenza essere più efficace nell’assistenza con giovamento da parte del malato. Bisogna però partire da una base per valutare lo stress quindi tutto naturalmente verterà interamente sulle risposte dei familiari a questo test, che darà una chiara informazione sul loro stress dovuto all’assistenza del parente malato per poter poi generare una “metodica”. Il test, come sottolineato nel paragrafo 3.1, verte su l’area assistenziale, l’area delle relazioni familiari, della salute fisica e psicologica, delle relazioni sociali e private e del carico economico. Ogni area qui elencata influisce sull’emotività e sulle scelte fatte dal caregiver, un insieme delle risposte che ne generano un comportamento unico in un dato momento e una data situazione. Quindi la PNL può intervenire sull’insieme delle parti e sulle singole parti per creare un “ambiente mentale” che verte verso la positività, centrando dei punti base, inamovibili come delle fondamenta, e proseguendo costruendo un nuovo modo di pensare e di interagire da parte del caregiver conseguendo il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Un familiare è un cardine nei momenti difficili da consultare e seguire, se egli stesso ha smarrito la strada, il parente malato può sentirsi ancor più solo a combattere una malattia, che nel suddetto caso di malattia terminale, lo sta sconfiggendo nel fisico. La mente deve trovare intorno a se un clima amorevole e fiducioso, cosicché non si senta abbandonato al proprio destino. In più il caregiver familiare, può sentire di aver dato tutto se stesso per garantire il meglio che si poteva offrire al proprio parente, ed averlo accompagnato nella maniera assistenziale più adeguata fino alla morte. 52 CAPITOLO 4: ANALISI DEI RISULTATI E IPOTESI DI APPLICAZIONE DELLA PNL AL DISTRESS PSICOLOGICO 4.1 OBIETTIVO PRIMARIO L’obiettivo prefissato è ricercare una “metodica” usando le tecniche della PNL per diminuire il distress psicologico del caregiver. C’è bisogno di una base da cui dover partire per valutare il distress, e questa base è il test revisionato “Distress del Caregiver” creato dalle infermiere Valentina Grimaldi e Federica Fabbrini, dell’Unità Cure Palliative – Leniterapia c/o Ospedale S.M. Annunziata ASL 10 di Firenze zona sud-est, che ricalcano strumenti già validati quali: “Caregiver inventory” (CBI, Novak M, Guest C., 1989)101; “Caregiver burden Scale” (Cummings J.L. et all, 2002); “Scala di sovraccarico del caregiver di ZARIT” (adattamento di Sandri A. e Anaya F., 2004)102. Questo test ha lo scopo di rilevare appunto il sovraccarico del familiare che assiste al domicilio il proprio parente giunto alla fine della vita. 4.2 MATERIALI E METODI Il campione selezionato è rappresentato dai caregiver di pazienti neoplastici assistiti al proprio domicilio dal personale della struttura Antea di Roma. 101 Sasso L., Gamberoni L., Ferraresi A. et al. L’infermiere di famiglia. Scenari assistenziali e orientamenti futuri. Milano: McGraw-Hill; 2005. 102 Collegio IPASVI Firenze, “Obiettivo professione infermieristica”, n. 2/2004: 30. 53 I criteri di inclusione del campione sono: 1. Il caregiver è rappresentato esclusivamente da un familiare; 2. Malattia neoplastica in fase terminale; 3. Età del paziente > 18 anni; 4. Familiari di persone assistite dalla struttura Antea di Roma; 5. Disponibilità di collaborazione dei familiari; 6. Campione dei caregiver disponibili al test di 30 unità ; La scelta di includere nello studio solo caregiver rappresentati da un familiare (punto 1.) e non dal badante è dettata dal fatto che quest’ultimo viene considerato un caregiver formale, in quanto legato al paziente da un rapporto di lavoro. Di conseguenza il carico emotivo, fisico ed economico del badante nei confronti del paziente sarà ovviamente inferiore o, comunque, diverso da quello del familiare. La malattia (punto 2.) è una malattia neoplastica in fase terminale, ove il carico del caregiver nell’assistenza è molto alto, con la presenza di distress elevato. L’età del paziente (punto 3.) è stata decisa sulla base di restringere il campo dell’intervento e sulla difficoltà ulteriore di avere il consenso da parte del tutore e del malato stesso. La disponibilità di collaborazione dei familiari (punto 5.) è un requisito fondamentale, in quanto questo test mostra domande a cui una persona può sentirsi libera di non rispondere, essendo domande inerenti la malattia e la situazione che ne crea la malattia stessa del parente, quindi può provocare sensazioni sgradevoli che non tutti hanno la forza di provare al momento di rispondere alle domande del test. Il test si compone di undici domande, otto a risposta chiusa con scala Likert( per niente, poco, abbastanza, molto) e tre a risposta chiusa a scelta multipla. È diviso in due parti: la prima parte è riservata all’operatore mentre la seconda è riservata al caregiver. 54 Le domande vertono su differenti aree di disagio del caregiver quali l’area assistenziale, l’area delle relazioni familiari, della salute fisica e psicologica, delle relazioni sociali e private e del carico economico. 4.3 METODO DI SOMMINISTRAZIONE Nel periodo di 30 giorni compreso tra Agosto 2013 e Settembre 2013 mi sono recato presso la struttura Antea di Roma. Ho ricevuto un affiancamento nei turni diurni ad un’infermiera della struttura, la quale aveva giornalmente dei pazienti oncologici in fase terminale da assistere a domicilio. Durante il turno di 7 ore giornaliere ci siamo recati presso i domicili dei pazienti. I parenti erano molto disponibili nell’aiutare l’infermiera Maddalena nelle cure al parente malato ed ho riscontrato una notevole disponibilità nel sottoporsi al test. Al caregiver che dava il suo consenso ad eseguire il test veniva illustrata e spiegata ognuna delle 11 domande e successivamente ad aver compilato la parte riservata all’operatore, consegnavo il test al caregiver. Al momento di andar via dal domicilio, il test veniva riconsegnato compilato. 4.4 RISULTATI In questo paragrafo verrà mostrato il test e le sue domande ed in seguito elencate le risposte dei trenta caregiver che si sono sottoposti al test. 55 Infine verrà valutato il distress del caregiver attribuendo un punteggio da 1( per niente) a 4 (molto) per ogni domanda e un punto aggiuntivo nelle domande che riservano una o più risposte specifiche. - 11 > : non è presente distress - 12-22 : sovraccarico scarso - 23-33 : sovraccarico moderato - 33 < : sovraccarico elevato. 56 Test “Distress del caregiver” pagina prima. 57 Test “Distress del caregiver” pagina seconda. 58 Test “Distress del caregiver” pagina terza. 59 Il test è stato effettuato dal familiare senza l’aiuto dell’operatore. CHI E’ LA PERSONA MAGGIORMENTE IMPEGNATA NELL’ASSISTENZA DEL PAZIENTE? 7; 23% moglie figlia / figlio 23; 77% Sette caregiver erano le mogli del parente malato, mentre ventitre erano figlio o figlia. SESSO: 6; 20% maschio femmina 24; 80% 60 Sei erano di sesso maschile, figli, e ventiquattro erano di sesso femminile, sette mogli e diciassette figlie. ETA’ DEL CAREGIVER: 3; 10% 9; 30% 50/60 18; 60% 60/70 70/80 L’età del caregiver ha una predominanza tra i 50/60 anni per il 60% (18 risposte), seguito dal 30% (9 risposte) di età compresa tra i 60/70 e dal 10% (3 risposte) con età compresa tra i 70/80 anni. DA QUANTI MEMBRI E’ COMPOSTO IL NUCLEO FAMILIARE? 6; 20% 6; 20% 3 4 più di 4 18; 60% 61 Diciotto caregiver hanno un nucleo familiare di quattro persone (60%), sei un nucleo familiare composto da 3 individui e gli ultimi sei di più di quattro individui (20%; 20%). Questa parte è riservata direttamente al caregiver e sono undici domande, di cui otto con scala Likert (per niente, poco, abbastanza, molto) con punteggio da 1 a 4 e tre a risposta chiusa con scelta multipla (1 punto ogni risposta barrata). 1) RITIENE CHE LE ATTIVITA’ CHE DEVE SVOLGERE PER IL SUO FAMILIARE DURANTE LA GIORNATA ( AD ESEMPIO IGIENE E CURA DELLA PERSONA) SIANO DIFFICILI DA GESTIRE? 6 20% 9 30% poco abbastanza 15 50% molto A questa domanda nove soggetti hanno risposto poco (30%); quindici abbastanza (50%) e sei molto (20%). 2) RITIENE CHE LA SOMMINISTRAZIONE DELLA TERAPIA DEL SUO FAMILIARE SIA DIFFICILE DA GESTIRE? 62 6 20% 12 40% per niente poco 9 30% abbastanza 3 10% molto Dodici caregiver hanno risposto per niente (40%); tre hanno risposto poco (10%); nove abbastanza (30%) e infine sei soggetti hanno risposto molto (20%). 3) RITIENE CHE I RAPPORTI (COMUNICARE CON LA PERSONA MALATA, ESPRIMERE I PROPRI SENTIMENTI) CON IL SUO FAMILIARE SIANO DIFFICILI DA GESTIRE? 9 30% 9 30% niente poco abbastanza 9 30% molto 3 10% 63 Nove soggetti hanno dato come risposta niente (30%); tre soggetti hanno risposto poco (10%); nove soggetti hanno dato come risposta abbastanza (30%) ed infine, nove soggetti hanno dato come risposta molto (30%). Diciotto soggetti che hanno dato come risposta abbastanza o molto hanno risposto alla successiva domanda che specifica meglio la loro posizione: SE HA RISPOSTO ABBASTANZA O MOLTO SPECIFICARE PER QUALI MOTIVI ( PUO’ BARRARE PIU’ DI UNA RISPOSTA) 2, 11% perché lei non riesce ad accettare la malattia del suo familiare altro 16, 89% Sedici soggetti su diciotto (89%) ha specificato come risposta: perché non riesce ad accettare la malattia del suo familiare; mentre solo due soggetti hanno dato come risposta altro (11%). 4) PENSA CHE DA QUANDO E’ INIZIATA LA MALATTIA SIANO INSORTI PROBLEMI TRA I MEMBRI STESSI DEL NUCLEO FAMILIARE? 64 12 40% 18 60% per niente poco Diciotto soggetti hanno dato come risposta per niente (60%), mentre dodici soggetti hanno dato come risposta poco(40%). 5) RITIENE CHE LA CURA DEL SUO FAMILIARE ABBIA INFLUITO SULLA SUA SALUTE? 6 20% 9 30% per niente poco 15 50% abbastanza Nove soggetti hanno dato come risposta niente (30%); quindici soggetti hanno dato come risposta poco (50%); sei soggetti hanno dato come risposta abbastanza (20%). 65 I caregiver che hanno dato come risposta abbastanza hanno specificato nella successiva domanda: SE HA RISPOSTO ABBASTANZA O MOLTO SPECIFICARE (PUO’ BARRARE UNA O PIU’ RISPOSTE). 1 17% alterazione del sonno 5 83% tristezza Cinque soggetti hanno dato come risposta: alterazione del sonno (83%) e 1 solo soggetto ha dato come risposta: tristezza (17%). 6) RITIENE CHE LA CURA DEL SUO FAMILIARE ABBIA INFLUITO SULLE SUE RELAZIONI SOCIALI? 9 30% 6 20% per niente poco 15 50% abbastanza Sei soggetti hanno dato come risposta per niente (20%); quindici hanno dato come risposta poco(50%); nove soggetti hanno dato come risposta abbastanza (30%). 66 7) RITIENE CHE LA CURA DEL SUO FAMILIARE ABBIA INFLUITO SULLA SUA VITA PRIVATA? 3 10% 7 23% 9 30% per niente poco abbastanza 11 37% molto Tre caregiver hanno dato come risposta per niente (10%); nove caregiver hanno dato come risposta poco (30%); undici caregiver hanno dato come risposta abbastanza (37%); sette caregiver hanno dato come risposta molto (23%). 8) RITIENE DI AVER BISOGNO DI ESPRIMERE LE SUE EMOZIONI? 9 30% 12 40% poco abbastanza 9 30% molto 67 Nove caregiver hanno dato come risposta poco (30%); nove caregiver hanno dato come risposta abbastanza (30%); dodici caregiver hanno dato come risposta molto (40%). I caregiver che hanno dato come risposta abbastanza o molto (18), hanno specificato nella domanda: SE HA RISPOSTO ABBASTANZA O MOLTO SPECIFICARE CON CHI (PUO’ BARRARE UNA O PIU’ RISPOSTE): il 100% dei caregiver (18/18) ha dato come risposta con gli altri membri della famiglia; otto caregiver hanno dato anche un’altra risposta: 17% 17% con l'infermiere 66% con il medico con lo psicologo Quattro caregiver hanno dato come risposta con l’infermiere (66%); due caregiver hanno dato come risposta con il medico (17%); due caregiver hanno dato come risposta con lo psicologo (17%). 68 4.5 DESCRIZIONE DEI RISULTATI In questo paragrafo verranno analizzate, domanda per domanda, tutte le risposte date dai caregiver del campione esaminato ed infine valutato il punteggio finale. Innanzitutto è bene mettere in risalto che per l’80% è la donna che si prende cura del parente malato e, l’età che maggiormente risulta da questo studio è compresa tra i 50 e i 60 anni (60%), seguita dal 30% di età compresa tra i 60 e i 70 anni. Le donne sono più inclini all’assistenza al malato e, soprattutto le figlie con un età compresa tra i 50 e i 60 anni, risultano come l’identikit del caregiver tipo. Il nucleo familiare risulta essere composto per la maggior parte da quattro persone. Genericamente, nelle giornate in cui ho effettuato lo studio, ho riscontrato la famiglia tipo in marito, moglie e due figli. La domanda numero uno, sulle attività da svolgere sul parente giornalmente, dimostra e mette in risalto la prima difficoltà del caregiver, che non è abituato, non ha mai svolto o semplicemente si sente emotivamente in difficoltà nello svolgere attività che prima il parente svolgeva autonomamente. Per il 70% dei caregiver valutati, vi è una netta difficoltà. Si tratta di attività come cura personale, igiene o anche il semplice andar a prendere un bicchier d’acqua, movimenti divenuti impossibili per la persona malata. Il conseguimento di questa attività da parte del caregiver provoca reazioni emotive varie ( dalla compassione all’odio per la malattia) che possono o meno aumentare le interferenze nello svolgere queste attività. Per non dimenticare che fluidi corporei come sangue, vomito etc… possono essere impossibili da trattare per alcune persone, per il senso di ribrezzo che ne provano nel vedere o sentirne gli odori. La seconda domanda relativa alla gestione della terapia del familiare, si nota una netta spaccatura: per metà dei caregiver esaminati non vi sono difficoltà o sono difficoltà minime, mentre per l’altro 50% vi sono delle problematiche evidenti. 69 Spesso accade perché ci si trova di fronte a farmaci mai sentiti, di cui non si conoscono gli effetti nelle esperienze soggettive. O non sanno riconoscere i sintomi tipici per somministrare quel farmaco, o ancora si ritrovano di fronte a effetti collaterali che inizialmente non sanno affrontare e questo ne aumenta le loro paure o angosce nel creare più danno che beneficio al loro familiare. Nella domanda numero tre, relativa alla gestione del rapporto con il proprio parente malato, vi è una leggera predominanza (60%) di difficoltà presente nel gestire il rapporto. Qui è da fare una precisazione: risposte così varie (60% abbastanza e molto; 40% per niente e poco) sono dovute principalmente allo stadio della malattia del familiare. Quando il malato è cosciente le relazioni, anche se possono risultare modificate in alcuni contesti, risultano normali. Quando la malattia è in uno stadio avanzato in cui il familiare ha perdite di coscienza momentanee, dovute anche ai farmaci somministrati per lo stadio della malattia, o permanenti, l’espressione dei sentimenti del caregiver o la comunicazione stessa ne risulta alterata, con aumento della consapevolezza della brutalità della malattia. Infatti delle diciotto persone che nella suddetta domanda hanno risposto abbastanza o molto, sedici hanno specificato che non riescono ad accettare la malattia del familiare. Finchè i segni e i sintomi della malattia danno limitazioni lievi, la consapevolezza sulla situazione non sempre viene acquisita. Con l’aumentare dei segni e sintomi e degli stati della malattia, la maggior parte dei caregiver acquista una maggiore consapevolezza che può portare al rifiuto della malattia stessa. La domanda numero quattro evidenzia che la malattia non ha prodotto o, comunque, ha prodotto problematiche lievi tra i nuclei della famiglia. Può essere un indice descrittivo che una malattia terminale possa fortificare la famiglia, non creando contrasti tra i membri stessi del nucleo. La domanda numero cinque, sulla possibilità di alterazione della salute del caregiver a seguito delle cure al familiare malato ha dato un esito abbastanza negativo nel campione esaminato. L’80% dichiara di non aver avuto, o avuto pochi problemi passeggeri sulla sua salute dovuti alla maggior cura verso il parente. Le poche 70 persone (20%) che hanno dichiarato problemi evidenti sulla propria salute, hanno specificato che si tratta di alterazione del sonno per la maggior parte dei caregiver e tristezza. Anche per quanto riguardano le relazioni sociali (domanda numero sei), i caregiver si sono espressi nel non aver particolari problemi con un 70% di soggetti che ha risposto poco o per niente e solo il 30% abbastanza. Le persone intorno alla famiglia (amici, comunità) possono creare una valvola di sfogo per “staccare la spina” e ricaricare le batterie per affrontare meglio la situazione. Diverso è invece l’influenza che la cura del familiare ha avuto sulla vita privata, con un 60% di soggetti che dichiarano di subire influssi molto importanti e un 40% che ne dichiara l’opposto. Anche qui lo stadio della malattia del familiare e la sua coscienza o non coscienza può influire su questo dato, con una minor relazione con la persona malata per la difficoltà di comunicazione. Altre variabili sono la minor privacy dovuta all’ingresso nel nucleo familiare di professionisti sanitari o alla minor dedizione di tempo agli hobby personali o agli svaghi per il crescere dell’assistenza fornita al familiare. Infine la domanda numero otto, sul bisogno da parte del caregiver di esprimere le proprie emoziona, ha dato un chiaro segno di quanto il caregiver ha bisogno di sfogarsi, parlare e trovare nuove convinzioni di fronte all’impotenza di fermare la malattia che avanza. Il 70% di caregiver sottoposti al test ha risposto abbastanza o molto e solo il 30% ha risposto poco. È da sottolineare che nessun caregiver ha risposto per niente. Del 70% dei caregiver che ha risposto abbastanza o molto il 100% ha specificato che ha bisogno di esprimere le emozioni con gli altri membri della famiglia e solo sei su diciotto ha specificato anche con infermieri (66%), medici (17%), psicologi (17%). Questo risultato apre ad una riflessione: la netta centralità della famiglia, l’importanza che ha e la forza che può generare, ma anche la paura di affrontare discorsi su emozioni negative all’interno di una famiglia già provata dalla malattia, 71 come se il parlarne possa generare un malessere generalizzato crescente e che si sposta da un componente della famiglia all’altro, in un escalation di negatività. Allora si cerca di evitare questo argomento, anche se visibile lo stato emotivo agli occhi di qualunque familiare, generando una chiusura emotiva che crea un baratro da cui può risultare sempre più difficile uscirne. Per concludere il punteggio del test ha mostrato che il 63% dei caregiver il distress è di grado scarso e per il 37% è moderato. 4.6 IPOTESI DI UTILIZZO DELLA PNL PER DIMINUIRE IL DISTRESS PSICOLOGICO Nel presente paragrafo verranno spiegate tecniche di PNL (àncora, submodalità e ristrutturazione) e le possibili applicazioni su ipotetiche problematiche che il caregiver può trovarsi ad affrontare. Ogni essere umano prova delle emozioni. Accade a volte che le emozioni del passato restino e ci condizionino nel presente in quanto memorizzate come risposte a un medesimo stimolo. Se per esempio si accende la radio e per caso sta passando una vecchia canzone che evoca un’emozione di gioia, un momento felice della vita che fino a quel momento non era ricordato, essa automaticamente richiama quell’emozione e viene vissuta in modo più o meno forte nel qui e ora. Così come in questo caso se si rivive un’emozione positiva, accade a volte di provare vecchie emozioni “negative” in quanto risposte memorizzate. Ogni volta che certi tipi di segnali sensitivi passano attraverso una serie di sinapsi, queste acquistano una maggiore capacità di trasmettere gli stessi segnali in una successiva occasione, per un processo chiamato «di facilitazione». Dopo che i segnali sensitivi sono passati molte volte attraverso le stesse sinapsi, queste acquistano un tale grado di facilitazione da permettere che segnali generati all’interno dell’encefalo stesso possano dar luogo a trasmissione di impulsi attraverso la stessa sequenza di sinapsi, anche se i 72 corrispondenti canali sensitivi di entrata non sono stati eccitati. Ciò dà all’individuo la percezione dell’esperienza sensitiva originaria, benché in effetti si tratti soltanto di tracce mnemoniche di quell’esperienza. Questo processo (chiamato anche “ancoraggio”) permette di riprovare emozioni piacevoli, come “la nostra canzone” o “ogni volta che entro in quel luogo provo una profonda sensazione di pace” o “ogni volta che entro in chiesa mi sento tranquilla” ecc. Ma non sempre i ricordi delle emozioni del passato sono piacevoli. A volte possono bloccare l’evoluzione di una persona, in quanto creano percorsi mentali che associano a un certo avvenimento o esperienza la stessa emozione vissuta già nel passato in occasione di un’esperienza analoga; si pensa ad esempio a quelle persone che, magari una sola volta nella vita, si sono trovati davanti un animale (come i piccioni) e hanno acquisito (dall’interno o dall’esterno) un’emozione di paura. Da quel momento in poi è possibile che avranno un disagio o addirittura una fobia dei pennuti, oppure un medico che, per esempio, viene chiamato nell’ufficio del primario solo quando deve essere punito; dopo alcune volte il medico non andrà volentieri in quella stanza perché l’avrà associata a un’emozione negativa precedente. Lo stesso sarà per i pazienti: quando devono eseguire una serie di analisi o devono frequentare lo stesso laboratorio o lo stesso ambulatorio, sarà molto importante l’emozione che associano a quel luogo, perché essa influenzerà anche il rapporto che instaureranno con il medico. Naturalmente quest’ultimo non ha alcuna possibilità di intervenire su questo fattore, perché l’emotività che il paziente «poggia» sul luogo fisico non è di sua responsabilità né ha i mezzi per fare qualcosa in merito, mentre dovrebbe essere compito della struttura sanitaria intervenire in questo settore (ecco uno dei motivi per cui i nuovi ospedali vengono costruiti in modo sempre più simile agli alberghi, con una grande hall d’accoglienza interna). Può sembrare strano, ma l’ambiente fisico è il primo contatto comunicativo/relazionale che la sanità instaura con i pazienti, allo stesso modo di un ambulatorio di medicina generale o di un laboratorio per le analisi. Bisogna capire quali sono le emozioni e individuare quali attualmente possono limitare e quali possono potenziare.103 103 Pensieri C. PNL Medica e Salute dal corpo all’emotività. Armando Curcio Editore; Marzo 2012. 73 Un caregiver troppo emotivo può sviluppare un’ansia molto forte. In questa ipotesi il caregiver ha delle emozioni che lo limitano sia nel rapporto con il proprio parente che nell’assistenza stessa, diminuendo il suo apporto al familiare e generando una situazione ancor più difficile da gestire. Il vocabolario Treccani definisce l’ansia come: “Stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa; In medicina e psicologia, il particolare stato d’incertezza e di timore, che può riguardare specifici oggetti o eventi oppure non averne alcuno di riconoscibile, e che può essere accompagnato nei casi più gravi da disturbi vasomotori e da penose sensazioni viscerali (costrizione toracica e laringea, ecc.). In psicanalisi, la reazione di allarme di fronte a un pericolo esterno (oggettivo) o interno (di origine pulsionale); in particolare, come risposta dell’I0 agli aumenti di tensione istintuale o emotiva, si distingue un’ansia primaria, che si accompagna al venir meno della capacità di controllo dell’I0 ed è, per esempio, presente negli incubi notturni, e un’ansia segnale, come meccanismo d’allarme che avverte l’Io di una grave minaccia al proprio equilibrio.”104 L’ansia non è da sottovalutare. Se si usa la tecnica “àncora” è possibile creare un’immagine positiva che dia una sensazione piacevole. Essa, una volta che è stata ben focalizzata ed integrata dal caregiver, può essere richiamata alla mente, generando la sensazione desiderata. Quando il caregiver si troverà di fronte ai sintomi crescenti dell’ansia, potrà usare l’ancora per diminuire il suo stato emotivo limitante, così da riprendere il pieno controllo di se stesso e poter essere più efficace sia nella cura che nei rapporti con il familiare malato. La PNL moderna ha ideato un modello operativo per interpretare il «software» della psiche umana. Cosa che la rende capace di intervenire su tutta una serie di fattori limitanti che interferiscono nel raggiungimento dei nostri obiettivi. La PNL non lavora sul contenuto delle rappresentazioni mentali (come invece spesso fa la psicanalisi), ma sulla loro struttura, da questo punto di vista è fortemente “non 104 http://www.treccani.it/vocabolario/ansia/ (accesso 18/10/2013) 74 intrusiva”. Questo approccio ci consente di intervenire in modo risolutivo ed estremamente rapido nella ristrutturazione delle interferenze presenti nella nostra vita. Padroneggiare la PNL significa saper utilizzare una delle più potenti tecnologie del cambiamento oggi esistenti: le submodalità o «sottomodalità». La neurologia e la fisiologia medica stanno da tempo studiando il cervello umano. Sicuramente sappiamo che l’essere umano fa esperienza del mondo attraverso i suoi 5 sensi che, per ricevere input dal mondo esterno, devono avere dei recettori. Gli stimoli nervosi arrivano in determinate aree del cervello dove vengono elaborati e costituiscono poi le nostre mappe mentali, cioè la Rappresentazione interna (RI) di una Realtà esterna (RE). Ogni ricordo umano si basa quindi sulle informazioni acquisite in quel momento dai suoi 5 sensi. Tramite i nostri 5 sensi, o registri sensoriali noi percepiamo il mondo; queste sono quindi le 5 modalità con le quali ci facciamo un’idea del mondo esterno. Naturalmente la PNL si è ispirata fortemente alla neurologia e alla fisiologia medica, per poi approdare al fortissimo rapporto che esiste tra le nostre esperienze e il modo in cui le viviamo: RI ed RE; il modo con cui noi associamo determinati stati d’animo ad alcune esperienze può dar vita a comportamenti potenzianti o limitanti. Ma come fa, a livello neurologico, l’essere umano a crearsi una RI potenziante anziché una limitante? Se si parte dall’analisi fisiologica,si può dire che, in generale, i segnali provenienti da tutti i tipi di recettori sensoriali terminano nella corteccia cerebrale, posteriormente alla scissura centrale, in generale, la metà anteriore del lobo parietale è coinvolta quasi completamente con la ricezione e l’interpretazione dei segnali somestesici mentre la metà posteriore con più elevati livelli di analisi. I segnali visivi terminano nel lobo occipitale e quelli uditivi nel lobo temporale. La parte della corteccia che si trova anteriormente alla scissura centrale e che costituisce la metà posteriore del lobo frontale è coinvolta quasi interamente nel controllo motorio. I sistemi sensoriali partono da raggrupamenti generali (i 5 sensi) per poi specificarsi all’interno dell’organismo attraverso aree cerebrali differenti, ma anche attraverso cellule dell’organismo specializzate alla raccolta dati di quel particolare senso. 75 Qualsiasi manuale di Fisiologia medica105 classifica la sensibilità somatica in tre categorie: sensibilità somatiche meccanocettive (sensibilità tattile e senso di posizione), sensibilità termiche e sensibilità dolorifiche. La sensibilità tattile a sua volta comprende il senso del tatto, della pressione, della vibrazione e il solletico, mentre il senso di posizione include il senso di posizione statica e il senso in movimento. Vengono inoltre classificati in: - sensibilità esterocettive, quando le cellule percepiscono stimoli esterni che agiscono sulla superficie del corpo; - sensibilità propriocettive, che trasmettono informazioni sullo stato fisico del corpo e comprendono il senso di posizione, sensibilità a partenza da recettori muscolari, tendinei e articolari, sensibilità pressorie e senso dell’equilibrio; - sensibilità viscerali, che riguardano stimoli provenienti dai visceri, generalmente è riferito a sensazioni originate da organi interni; - sensibilità profonde, che provengono da tessuti profondi come aponeurosi, muscoli e ossa. Descritti i cinque sensi analizziamo le submodalità. Se per modalità intendiamo i 5 sensi (sistemi rappresentazionali), per sottomodalità intendiamo la specializzazione che essi hanno. Le submodalità sono infatti gli elementi più semplici all’interno dei sistemi rappresentazionali, ossia i modi in cui il cervello ordina e codifica l’esperienza106. Se pensiamo all’essere umano e al suo cervello fisico come a un hardware, gli schemi submodali di trasformazione possono essere impiegati per cambiare il suo software: i modi in cui reagiamo alle nostre esperienze. Quindi, l’esperienza è rappresentata, codificata e immagazzinata in forma di submodalità. Le submodalità sono gli elementi strutturali che determinano la «qualità» delle rappresentazioni mentali, sono sia uno strumento di cambiamento personale, sia un potentissimo strumento comunicativo. Con esse siamo in grado di studiare tutti i processi analizzabili con le strategie mentali, rileggendoli però a un altro livello di 105 106 Guyton A. C., Hall J. E. Fisiologia Medica. Napoli: Edises; 2002, pp 607-8. Bandler R. Usare il cervello per cambiare. Roma: Astrolabio; 1986. 76 descrizione e precisione, rendendo la nostra comunicazione ancora più calibrata e orientata verso la rappresentazione interna dell’altra persona. R. Bandler, nella sua opera Usare il cervello per cambiare, argomentando sulle 3 modalità rappresentazionali dei dati dell’attività cerebrale umana (Visiva, Auditiva, Cinestesica) definisce le submodalità come modalità di ordine secondario, caratterizzanti il sistema rappresentazionale nell’ambito di una determinata modalità principale. In altre parole, le submodalità sono distinzioni ulteriori per operare all’interno dei sistemi sensoriali di base. Il sistema rappresentazionale e le submodalità influenzano e sono influenzati dal sistema nervoso, per cui io potrò immaginare o ricordare un evento o una situazione in modi differenti in base allo stato d’animo che vivo in un determinato momento. Oppure, potrò percepire una persona o una situazione in base a come la mia codifica si collega con le sensazioni, proprio grazie al mio sistema rappresentazionale che dal passato attinge per interpretare il futuro. Esse si suddividono in 3 categorie: visive, uditive e cinestesiche. Spesso mostriamo una preferenza di submodalità; nello specifico, alcune submodalità hanno più effetto di altre, sono più efficaci nel raggiungere l’obiettivo, queste sub modalità sono definite con il termine di “submodalità critiche”. Agendo sulle submodalità, si può essere in grado di intervenire su molti aspetti congnitivi e comportamentali per: - Eliminare paure; - Liberarsi da abitudini indesiderate; - Generare nuovi comportamenti; - Accedere a stati fisiologici di eccellenza; - Disporre di tutte le risorse necessarie istantaneamente107. In un ipotesi in cui il caregiver ha paura di provocare del dolore al parente nell’operare azioni di cura necessarie, fino anche ad ometterle pur di non essere responsabile di un nuovo dolore, perdendo così il fine ultimo del perché quella manovra va fatta, creare una submodalità in cui le emozioni negative (paura, angoscia, pena verso il familiare) siano attenuate e fortificate le emozioni positive tramite una ristrutturazione, (soddisfare ad un bisogno che il parente da solo non può 107 Pensieri C. PNL Medica e Salute dal corpo all’emotività. Armando Curcio Editore; Marzo 2012, pp 156-169. 77 soddisfare, saper di effettuare la scelta giusta nell’operare la manovra) la qualità del sistema di rappresentazione mentale del caregiver ne uscirà rafforzata, creando le basi per dare al caregiver la fiducia nel fare la cosa giusta e la motivazione (data dal sistema rappresentazionale modificato in positivo) nel non esitare di fronte a questa situazione, migliorando il profilo assistenziale fornito al parente. Ultima tecnica di PNL che voglio trattare è la ristrutturazione in sei fasi applicata ai caregiver con paura degli aghi e un esercizio tipo alle submodalità con esempio di un case history. La ristrutturazione di un evento si fonda sul presupposto che la rappresentazione interiore della realtà non riproduce esattamente la realtà, ma è solo un'interpretazione filtrata attraverso le credenze e i valori personali. Questo significa che ciascun evento può essere interpretato da vari punti di vista e ricontestualizzato. La ristrutturazione del contesto significa questo: si prende un evento, si riconsidera in una situazione diversa e se ne cercano nuovi significati. Ad esempio se una persona è molto testarda per le faccende di casa, si può ristrutturarne il contesto: quella stessa testardaggine, sul lavoro può diventare determinazione ed essere considerata una grande qualità. La ristrutturazione del contenuto significa invece modificare il senso che si da ad un evento: ad esempio se il datore di lavoro si lamenta di una persona, non vuol dire per forza che la persona è incapace o incompresa come può pensare. Potrebbe voler dire che il capo la stima e vorrebbe aiutarla a crescere in un determinato lavoro e così via. Applicata ai vari contesti della vita, la ristrutturazione può risultare molto utile, sia per affrontare dolori e sofferenze del passato, sia per i piccoli problemi quotidiani che portano rabbia e frustrazione. Quindi la ristrutturazione è diretta al cambiamento di un comportamento, di una convinzione, di un modo di fare e pensare. il procedimento consiste nel cambiare il quadro entro il quale una persona concepisce certi eventi, allo scopo di cambiare il 78 significato degli eventi stessi. quando il significato cambia, le reazioni e i comportamenti della persona cambiano anch'essi. La ristrutturazione può essere utilizzata in una modalità "classica", che si avvicina ad un contesto terapeutico, nel quale un coach/terapeuta/formatore ha di fronte a se un cliente/paziente e in questo caso emerge tutta la caratterizzazione originale di questa tecnica. La comunicazione si svolge tra il coach e il cliente direttamente, ma anche tra il coach e la parte interiore/subconscio del cliente e tra il cliente e la sua parte interiore/subconscio. La modalità comunicativa e la scelta delle parole rispetta il codice del linguaggio ipnotico e molte volte il cliente/paziente è in uno stato di trance leggera. 1. Il primo passo consiste nell'identificare lo schema mentale e di comportamento da modificare, affermando come nella nostra ipotesi di problema del caregiver "voglio smettere di aver paura degli aghi ma non ci riesco”. 2. Stabilire una comunicazione con la parte responsabile del comportamento che si vuole modificare, qualcuno la chiamerebbe “subconscio”, altri “parte interiore”, altri “lato della personalità” o “aspetto del carattere”. In sostanza quello che conta è identificare quella parte che determina lo stato mentale che si intende ristrutturare. In questa fase si chiede alla parte responsabile del comportamento se è disposta ad entrare in comunicazione: "la parte che mi fa avere paura degli aghi è disposta a comunicare con me, con il mio conscio?". Ora è importante osservare attentamente il proprio interlocutore, valutare ogni piccolo cambiamento nella postura, nei gesti, nelle espressioni. Ogni piccolo gesto può costituire il canale di comunicazione scelto dalla parte inconscia per comunicare con quella conscia. Quando si svolge questa tecnica nei corsi di formazione sulla PNL, molte volte si decide in anticipo quale sarà il segnale e i trainer suggeriscono che sia il movimento del dito indice della mano destra. Questo è solo un suggerimento, una traccia per chi svolge l'esercizio; in realtà il canale di comunicazione è scelto autonomamente dalla parte inconscia e bisogna captare questo segno con grande attenzione. Non è possibile definire con la parte conscia il gesto che farà la parte inconscia, altrimenti per superare un comportamento che limita o modificare uno schema mentale basterebbe dire "fai questo o fai quello" e subito, razionalmente, ci si comporterebbe 79 di conseguenza, ma non è così facile. Quindi, in questa fase, come nel proseguimento della tecnica, bisogna fare attenzione ad ogni piccolo cambiamento o gesto dell'interlocutore. 3. Separare il comportamento, lo schema mentale, dalla finalità positiva che svolge (es. la paura entra in gioco bloccando la persona per proteggerla dalla puntura che potrebbe ricevere se usa gli aghi). Il presupposto a questo momento della tecnica, ma utilizzato anche da altre teorie e metodologie terapeutiche, è che la parte interiore/subconscio cerca sempre il meglio o almeno quello che crede sia il meglio e il suo obiettivo è sempre quello di condurre al benessere, anche se alcune volte i modi che sceglie non portano direttamente a questo risultato, anzi possono sembrare addirittura delle forme di autosabotaggio. Chiedere alla parte interiore responsabile dello schema mentale da modificare "saresti disposta a far sapere al mio conscio che cosa stai cercando di fare per me, tramite questo schema mentale?". Se la risposta è positiva chiedere di comunicare la finalità positiva, altrimenti si torna ai passaggi precedenti per stabilire di nuovo un canale di comunicazione con la parte inconscia. 4. Ora, rilassandosi, continuano le domande con l’inconscio: "sei consapevole di avere in te una parte creativa? allora, dimmi pensa a tre modi alternativi di soddisfare la funzione positiva che hai individuato per eliminare la paura degli aghi". 5. "Sei disposto ad utilizzare uno di questi modi nelle prossime settimane e vedere cosa accade?". 6. "C'è qualche parte di te, del tuo carattere, dei tuoi valori che contrasta con questa nuova modalità di pensiero e azione?". Se è tutto ok, si adotta il nuovo comportamento e si verifica se è stato modificato nel tempo e se è strutturato all’interno della persona. Questa tecnica potrebbe imprimere nella mente del caregiver una concezione nuova della sua paura, eliminandola, e creando un nuovo pensiero sugli aghi, essendo di grande aiuto al malato nel somministrare farmaci contro il dolore o contro la sua malattia, al fine di migliorarne la qualità dell’assistenza e delle cure. L’ESERCIZIO SUBMODALE 80 Questo esercizio è basato sul modello TOTE (Test-Operate-Test-Exit). È necessario procedere con calma, dobbiamo misurare l’apporto di ogni submodalità al cambiamento percettivo dell’esperienza. Dobbiamo misurare l’amplificazione (+) o l’attenuazione (–) relativa a ogni submodalità, partendo e tornando sempre alla percezione originaria. Quindi, se vogliamo misurare il colore dovremo chiedere innanzitutto se la scena è a colori o in b/n e, se è a colori, farla mettere in b/n e segnare se l’emozione si è amplificata (+) o se si è attenuata (–). Se la scena è in b/n, farla mettere a colori (magari vivaci) e chiedere se l’emozione con questi colori vivaci si è amplificata (+) o attenuata (–). Dopo aver segnato vicino alla submodalità se essa attenua o amplifica l’emozione, riportiamo l’esperienza alla versione originale. Se un parametro amplifica più di un altro segneremo con + +, quel parametro, altrimenti con – oppure con – – se è più forte in negativo. In molti casi mettere in B/n il ricordo dell’esperienza vissuta, vedere il nostro corpo all’interno dell’esperienza (come se ci fosse un attore a cui accadono le cose dell’esperienza) e allontanarla dal campo visivo è sufficiente per attenuare la sensazione sgradevole legata all’esperienza. Se ciò non bastasse, il coach può anche intervenire sulle altre submodalità visive, auditive e cenestesiche. Per le visive può lavorare su: 1. Colore; 2. Luminosità; 3. Distanza; 4. Profondità; 5. Nitidezza; 6. Contrasto; 7. Campo; 8. Movimento; 9. Velocità; 10. Prospettiva; 11. Dominante; 81 12. Brillantini; 13. Trasparenza; 14. Rapporto dimensionale; 15. Orientamento; 16. Figura sfondo; Per le auditive: 1. Localizzazione; 2. Intensità; 3. Tonalità; 4. Melodia; 5. Inflessione; 6. Volume; 7. Tempo; 8. Ritmo; 9. Durata; 10. Mono/Stereo/Dolby; 11. Timbro; 12. Direzione; Per le cinestesiche: 1. Pressione; 2. Localizzazione nel corpo; 3. Area ed estensione dell’area; 4. Temperatura; 5. Movimento; 6. Velocità; 7. Direzione; 8. Intensità; 9. Frequenza; Nel lavorare con un caregiver avere questo schema a portata di mano: 82 Di fondamentale importanza nel lavorare con le submodalità non è tanto il processo di attenuazione (dissociazione) di un’esperienza negativa, quanto invece il processo di Amplificazione (associazione) dell’esperienza positiva. Se ho paura di mettere un ago perché in passato avevo provato con una persona e non ci ero riuscito e mi accorgo che il problema è dovuto alla scarsa fiducia in me stesso, con le submodalità (oltre a dissociarsi dall’esperienza in cui non ci ero riuscito) dovrò investire più tempo nell’esperienza in cui ho avuto una grande fiducia in me stesso portando a termine in modo efficace il compito che mi ero dato. In esperienze particolarmente (dissociazione/associazione) non traumatizzanti la semplice basta. E’ necessario Submodalità passare dall’aspirina all’antibiotico, ovvero utilizzare strumenti di PNL che arrivano più nel profondo. Ad esempio la “Doppia Dissociazione al Cinema”. In questa tecnica lo spettatore immagina di essere seduto in un cinema e vede scorrere l’esperienza sullo schermo. Utilizzando le submodalità se ne “dissocia”, poiché anche così risulta ancora “negativa” la sensazione legata all’esperienza allora lo si spinge ad immaginare di andare nella cabina di regia del cinema e vedere la scena da questo punto di vista (vedendo ancora il suo corpo seduto in platea). 83 Dopodichè si procede con il processo di associazione ad un’altra esperienza potenziante, si crea un’àncora e con la nuova emozione si torna in platea. Nell’arrticolo di Field ES: “Neurolinguistic programming as an adjunct to otherpsychotherapeutic/hypnotherapeutic interventions” il terapeuta riporta 2 case history interessanti in cui la dissociazione/associazione ha portato importanti benefici sui pazienti Ne citiamo uno brevemente: Case Hisotory 1 Un maschio di anni 32 originario della Spagna si presenta in terapia per persistenti sentimenti di rabbia e negatività. Il suo umore era disforico e connesso ad una mancanza di soddisfazione nella famiglia, nel lavoro e nella vita sociale che lo portava ad allontanarsi e ad avere difficoltà sempre più evidenti di concentrazione. La diagnosi iniziale era episodio singolo di Depressione Maggiore. Dopo l’intervento con le dissociazioni/associazioni il paziente si è dimostrato molto proattivo verso la famiglia tanto che ha riferito di aver compiuto un rilascio completo dei sentimenti negativi verso la moglie degli ultimi sette anni. La moglie ha riportato una comprensione senza precedenti nel loro rapporto. Successivamente vi è stato un cambiamento significativo nella loro vita familiare, in quanto egli nel rapporto coniugale, ha mostrato per la prima volta interesse per il benessere della moglie e dei figli. Vi era una ripresa della comunicazione, con approfondimenti sui loro sentimenti. Anche i figli hanno notato un cambiamento nell’interagire con il proprio genitore. Durante il follow-up a distanza di 9 mesi, il paziente ha comunicato che la dissociazione delle submodalità ha segnato la svolta positiva nella sua vita. PROTOCOLLO Esistono numerose possibilità di mix delle tecniche di PNL. Un processo facilmente implementabile da qualsiasi caregiver e sul quale si potrebbe sperimentarne l’efficacia è: 1. Creazione di un’àncora potenziante nel caregiver 2. Dissociazione e associazione submodale (eventualmente tecnica del Cinema) 84 3. Cambio di strategia comportamentale Questi tre passaggi si possono risolvere in due incontri di 10-20 minuti. Sarebbe anche il caso di lavorare sull’elaborazione del lutto, ma questo non è più compito dell’infermiere o del medico che avevano in cura quel paziente. SVILUPPI FUTURI Questa tesi pone le basi teoriche per un’applicazione pratica nella gestione del caregiver oncologico. Il prossimo passo potrebbe essere la “sperimentazione sul campo” delle possibilità promesse dalla PNL. Si potrebbe quindi sperimentare, ad opera di un infermiere specializzato in PNL, su un campione ridotto il seguente protocollo: 1. Creazione di un’àncora potenziante nel caregiver; 2. Dissociazione e associazione submodale (eventualmente tecnica del Cinema); 3. Cambio di strategia comportamentale. 85 CAPITOLO 5: CONCLUSIONE Si può vivere facendosi trasportare dalle correnti emotive che non ci appartengono ed essere succubi di ciò che accade. Oppure scegliere di essere padroni della propria vita e decidere quale sia lo stato interno migliore da utilizzare in una data esperienza ed avere il potere di “Essere”. Le relazioni con le altre persone possono portare guarigione o essere delle sale di tortura emozionale. Non ci può essere “sana” umanità se non si è nello stato migliore per accogliere la sofferenza, soprattutto del proprio parente malato. Questo studio vuole mostrare come la PNL applicata al caregiver di una malattia oncologica possa essere un aiuto concreto per le situazioni emozionalmente negative che portano al distress. Un abbassamento della soglia di esso, porta benefici enormi sia in termini assistenziali che di salute del caregiver stesso. Inoltre lo studio vuole gettare le basi per un’applicazione assidua e costante delle tecniche di PNL ai caregiver oncologici, con una formazione e corsi per gli infermieri operanti nelle strutture specializzate in cure palliative, al fine di insegnare ai caregiver a gestire il loro distress. 86 RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare in primis la mia famiglia, sempre presente nel darmi il supporto e soprattutto per avermi dato la possibilità di studiare. Mio padre Vincenzo, mia madre Lina e mio fratello Vito hanno contribuito alla mia formazione personale. Se sono arrivato fin qui è anche merito loro. Ringrazio Silvia, quando mi sentivo stressato era li a trasmettermi calma, se avevo pensieri negativi sugli esami o sulla tesi, ha sempre trovato il modo di ridarmi forza e volontà. Una donna magnifica da aver ogni giorno al mio fianco. Ringrazio il Dottor Claudio Pensieri, la sua formazione in PNL, la sua disponibilità e la sua gentilezza hanno permesso di poter sviluppare questo progetto, altrimenti irrealizzabile. Ringrazio il professor Don Victor per le conoscenze ed i suoi consigli messi in atto per strutturare la tesi, in collaborazione con la professoressa Paola Binetti che, anche se non risulta nella tesi, ha contribuito alla sua realizzazione. Ringrazio i miei amici che hanno sempre trovato il modo di farmi “staccare la spina” quando ne avevo bisogno. Ringrazio la struttura Antea di Roma, e l’infermiera Paola Maddalena per la disponibilità e l’aiuto mostrato nel permettermi di somministrare i questionari. Infine concludo dedicando i miei tre anni di studio a nonno Vito e nonno Emanuele, che da lassù mi hanno guidato, e a nonna Candida, che ha vissuto nella vita il mio percorso spronandomi e prevedendo per me una carriera gloriosa. Purtroppo non hai potuto vedere l’atto conclusivo della parte universitaria e l’inizio della vita lavorativa, anche se sei presente dell’alto e nel mio cuore oggi come domani. Dedico la mia tesi e tutto il suo lavoro a mia nonna Giuseppina. Il suo distacco dalla vita terrena è avvenuto troppo presto, ed io non ho avuto la fortuna di conoscerla per colpa di un male che ha portato via anche un pezzo di cuore delle persone intorno a lei. Ma vedendo mio padre, riconosco in lui l’educazione, la moralità ed i principi trasmessi da una donna Straordinaria. Spero che questo lavoro possa essere un punto di partenza, ed un traguardo per aiutare persone come te che oggi affrontano questo male, e dargli quel supporto per 87 farli sentire emotivamente più positivi nei confronti della vita, anche se la stanno abbandonando. Un modo per sentirci più vicini… 88 BIBLIGRAFIA Bandler R., Grinder J. La struttura della magia. Roma: edizione Astrolabio; 1981, pp 13-14. Neuro-Linguistic Programming: Book I. Meta Pubblications edition, 1980. Bandler R., Grinder J. La struttura della magia. Roma: edizione Astrolabio;1981, pp 14-15. Grinder J., Elgin S. H. Guide to Trasformation Grammar. Holt, Reinhart and Wiston; 1971. Grinder J. On deletion Phenomena in English. Mouton de Gruyter; Gennaio 1976. Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. Pragmatica della comunicazione umana. Studio di modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi. edizione Astrolabio; 1967. Dobson D.R. Pain allevation. editore In Mind; 2011. Pòlya G. 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Department of Oncology, University of Miami School of Medicine, FL. La formazione di programmazione neurolinguistica si basa su dei principi che dovrebbero permettere al tirocinante di essere più "presente" ,orientato internamente ed esternamente, flessibile, auto-consapevole e sensibile verso gli altri. Questo studio riporta i cambiamenti all'interno di una persona sulle misure di auto-realizzazione nell’orientamento personale a seguito di un corso di formazione di 24 giorni in programmazione neurolinguistica. Sono state visionate variazioni medie positive significative per 18 professionisti su 9 delle 12 scale proposte e per 36 operatori su 10 delle 12 scale proposte. I risultati sono coerenti con l'ipotesi che la formazione aumenta i punteggi individuali di auto-realizzazione. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING TRAINING, TRAIT ANXIETY, AND LOCUS OF CONTROL. Konefal J, Psychol Rep. 1992 Jun;70(3 Pt 1):819-32. Department of Psychiatry, University of Miami School of Medicine, FL. La formazione nelle tecniche di programmazione neurolinguistica di dissociazione, sulla base di un’elaborazione cognitiva delle esperienze sugli eventi ricordati che porta ad una maggiore consapevolezza delle contingenze comportamentali e di un riconoscimento più sensibile degli stimoli ambientali, potrebbe servire ad abbassare l'ansia e aumentare il senso di controllo personale emotivo. Questo studio riporta i cambiamenti misurati su un gruppo di persone tra i tipi di ansia tramite lo “Spielberg State-Trait Anxiety Inventory e Wallston” dopo una formazione di 21 giorni in programmazione neurolinguistica. Questo 96 studio attesta una significativa diminuzione nei punteggi di ansia,mentre i punteggi nel controllo personale emotivo sono aumentati. Differenze significative di punteggio sono state notate in tipi di ansia tra i partecipanti europei e statunitensi, anche se le variazioni degli indici sono stati simili nei due gruppi. Questi risultati sono coerenti con l'ipotesi che questa formazione può abbassare i punteggi di ansia e aumentare il controllo personale emotivo. Non era disponibile un gruppo di controllo e di conseguenza non è stato possibile eseguire un follow-up. HIPOTHESIZED EYE MOVEMENTS OF NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: A STATISTICAL ARTIFACT. Farmer A., Percept Mot Skills. 1985 Dec; 61(3 Pt 1): 717-8 Studio sull’ipotesi dei movimenti oculari nella programmazione neuro linguistica. Dopo aver registrato su videocassette 30 soggetti di età compresa tra i 15 e i 75 anni sono stati misurati i movimenti oculari. Ai soggetti è stato chiesto di ricordare immagini, visionare oggetti e ascoltare suoni. Dall’analisi delle videocassette si evince che i movimenti oculari non hanno posizioni legate alla sfera interna mentale nel quale opera il ricordo, l’emozione o la sfera dedicata all’astrattismo e all’invenzione. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING AS AN ADJUNCT TO OTHER PSYCHOTHERAPEUTIC/ HYPNOTHERAPEUTIC INTERVENTIONS. Field ES., Am J. Clin Hypn., 1990 Jan;32(3):174-82 Le tecniche terapeutiche di "ancoraggio" e "dissociazione", di programmazione neurolinguistica (PNL), paradigmi di trattamento che incorporano l'idea della divisione in stati dell'Io, sono efficaci in interventi di crisi e come stimolo per la catarsi. Utilizzando la tecnica di ancoraggio nella prima sessione, un paziente con grave ansia, manifestata con episodi di iperattività, è stato in grado di sovrapporre le risorse interne positive sulle situazioni che hanno determinato gli episodi di ansia. Utilizzando la dissociazione, il paziente ha avvertito gli episodi iperattivi come 97 dannosi e ha creato un modello per non rivivere più questi episodi, bloccandoli in modo permanente sul nascere. Sono stati utilizzati l’esplorazione ipnotica e la segnalazione ideomotoria su un paziente che presenta sensazioni sgradevoli connesse con rabbia intensa. Dopo che l'origine della rabbia è stata determinata, la dissociazione ha prodotto un miglioramento della situazione e la catarsi. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: A SYSTEMATIC APPROACH TO CHANGE AM. Steinbach, Can Fam Physician. 1984 Jan; 30: 147-50. La Programmazione Neurolinguistica (PNL) integra i progressi della cibernetica, della psicofisiologia, della linguistica, e dei servizi di informazione. E utilizzata nel mondo degli affari, nell'istruzione, nel diritto, nella medicina e psicoterapia per alterare le risposte della gente a stimoli, in modo che siano in grado di regolare il loro ambiente e se stessi. Ci sono cinque passi per un’ interazione efficace in PNL. Essi comprendono: 1. stabilire un rapporto, il terapeuta deve corrispondere i suoi comportamenti verbali e non verbali con quelli del paziente paziente; 2. raccolta di informazioni sui problemi e gli obiettivi presenti del paziente notando i suoi modelli verbali e le risposte non verbali; 3. considerare l'impatto che il raggiungimento degli obiettivi del paziente avrà su di lui, sul suo lavoro, la famiglia e gli amici, e mantenere tutti gli aspetti positivi della sua situazione attuale; 4. aiutare il paziente a raggiungere i suoi obiettivi utilizzando tecniche specifiche per alterare le sue risposte a vari stimoli; 5. assicurare gli obiettivi raggiunti nella terapia integrati nella vita quotidiana del paziente. La PNL è stato utilizzato per aiutare i pazienti con problemi puramente psicologici fino ad arrivare a trattare problemi organici complessi. 98 IMPACT OF THE APPLICATION OF NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING TO MOTHERS OF CHILDREN ENROLLED IN A DAY CARE CENTER OF A SHANTYTOWN. De Miranda CT., Sao Paulo Med J. 1999 Mar 4;117(2):63-71. Departement of Psychiatry of Universidade Federal de Sao Paulo, Centro de Referencia da Saùde da Mulher Nutricao. Alimentacao e Desenvolvimento, Brazil. Tra i membri di una famiglia, la madre è senza dubbio la più importante. È una delle variabili da considerare come fattore determinante del livello di sviluppo di ogni bambino. L’obiettivo, tramite uno studio caso-controllo, è valutare l’impatto dell’applicazione della Programmazione Neurolinguistica sullo sviluppo del bambino con l’ambiente domestico e la salute mentale materna. Lo studio ha incluso bambini iscritti al centro comunale di una baraccopoli nella città di Sao Paulo. Hanno partecipato 45 coppie di madri e i rispettivi figli con un età compresa tra i 18 e i 36 mesi. Dopo 15 sedute di PNL Il risultato dimostra che c’è stata una tendenza positiva verso l’integrazione nell’ambiente domestico. COMPARISON FOR APHASIC AND CONTROL SUBJECTS OF EYE MOVEMENTS HYPOTHESIZED IN NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Dooley KO., Percept Mot Skills, 1988 Aug;67(1):233-4, School of Education, San Jose State University, CA 95192 Sono stati misurati i movimenti oculari ipotizzati nella programmazione neurolinguistica utilizzando delle videocassette su 10 soggetti afasici e 10 abbinati per età e sesso. L’analisi ha indicato che le risposte relative ai movimenti oculari erano significativamente differenti nei gruppi. I risultati supportano la tesi che le 99 risposte oculari possono differire tra individui neurologicamente normali e quelli afasici. THE RELATIONSHIP BETWEEN HYPNOTIZABILITY, INTERNAL IMAGERY, AND EFFICIENCY OF NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Kirenskava AV., Int J. Clin Exp Hypn. 2011 Apr;59(2):225-41. Doi: 10.1080/00207144.2011.546223., Serbsky state Research Centre For Social and Forensic Psychiatry, Kropotkinsky by-street 23, Moscow, Russia. L’analisi delle variabili autonomiche soggettive (frequenza cardiaca, conduzione arco della pelle) sono state utilizzate per verificare la realtà dell'esperienza interiore durante il ricordo emotivamente neutro, positivo e negativo su eventi passati, utilizzando ipnosi e sessioni sperimentali non ipnotiche. Inoltre viene studiata l'influenza dell’ipnosi sull'efficacia di una tecnica di immagini basata sulla programmazione neurolinguistica (PNL). I risultati hanno dimostrato che i punteggi soggettivi sul ricordo dell'immagine e l'intensità emotiva erano significativamente più alti nei soggetti ipnotizzati. Gli eventi passati sono stati seguiti da una maggiore attività autonomica solo nei soggetti ipnotizzati. In seguito la procedura è stata rieseguita dopo l’intervento di tecniche sperimentali di PNL sul ricordo negativo. L’attività autonomica è risultata diminuita nei soggetti sotto ipnosi ma non nei soggetti non ipnotizzati. SOCIAL ANXIETY AND TRAINING IN NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Konefal J., Psycol Rep. 1998 Dec;83(3 Pt1):115-22. Department of Psychiatry and Behavioral Sciences, University of Miami School of Medicine, FL 33101, USA. Il Liebowitz Social Phobia Scale ha misurato l'effetto sulle risposte di ansia sociale su 28 adulti prima e dopo un corso di formazione di 21 giorni, e in 6 mesi in 100 programmazione neuro-linguistica. Il risultato è di una riduzione per quanto riguarda i punteggi globali della scala sulla paura e il comportamento di evitamento in situazioni sociali. I punteggi relativi ai domini situazionali di parlare formale e informale, di essere osservati da altri, e di affermazione, hanno mostrato una riduzione significativa e continuativa. Questi risultati sono coerenti con l'ipotesi che questa formazione può essere associata a reazioni ridotte di ansia sociale, anche se l’interpretazione ne risulta limitata. TEST OF THE NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING HYPOTHESIS THAT EYE-MOVEMENTS RELATE TO PROCESSING IMAGERY. Wertheim EH., Habib C., Cumming G., Percept Mot Skills. 1986 Apr;62(2):523-9., Department of Psychology, La Trobe University, Bundoora, Victoria, Australia. È stato elaborata l’ipotesi di R. Bandler e J. Grinder che movimenti oculari riflettono l’elaborazione sensoriale. 28 volontari hanno prima memorizzato e poi richiamato alla mente stimoli visivi, uditivi e cinestetici. Sono stati videoregistrati i cambiamenti nella posizioni degli occhi durante il richiamo mentale e classificati da due valutatori. L’analisi ha suggerito che gli stimoli visivi, quando ricordati, hanno suscitato un movimento oculare più verso l’alto rispetto agli stimoli uditivi e cinestetici. WHAT IS NLP (NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING)? Brockopp DY., Taehan Kanho. 1983 Dec 30;22(5):48-9. Article in Korean In questo articolo viene spiegato cos’è la Programmazione Neuro-Linguistica. In seguito sono illustrati i tipi di rappresentazione uditivo, visivo e cinestetico. Ogni persona ne preferisce uno rispetto ad un altro, ma vi sono persone come Bandler e Grinder che riescono ad utilizzare tutti e tre, spostandosi da uno all’altro in base al tipo di comunicazione e di messaggio che vogliono esporre. Questo li rende degli ottimi comunicatori. 101 NEURO-LINGUISTIC PROGRAMMING ADN PSYCHODRAMA: THEORETICAL AND CLINICAL SIMILARITIES. Buchanan, Dale R., Little, Donna., Journal of Group Psychoterapy, Psychodrama & Sociometry, Vol 36(3), 1983, 114-122. Descrive le ipotesi di programmazione neurolinguistica (PNL) che sono compatibili con la teoria psicodrammatica. Per entrambi, psicodramma e PNL, gli esseri umani sono creatori dei propri mondi. PNL e psicodramma condividono anche un contesto terapeutico in cui il cliente ha il controllo del sistema terapeutico quando il comportamento del terapeuta è limitato ad una specifica serie di tecniche (legge della varietà necessaria). Il direttore del gruppo, in entrambi gli approcci, deve essere il membro del gruppo più spontaneo per evitare di essere controllato dai clienti. I terapisti di PNL, come psicodrammatisti, impiegano l'uso di metafore e storie simboliche, consapevoli che la mente inconscia è spesso più consapevole dei problemi rispetto alla mente cosciente. Per entrambi, i programmatori di PNL e i psicodrammatisti, la resistenza del cliente è un concetto limitante: è sottolineata l'importanza del comportamento del terapeuta che va con, invece di andare contro, la resistenza per poi modificarla. Sono messe in discussione tecniche terapeutiche che comportano il raddoppio, l’inversione di ruolo, e la proiezione futura che sono sostenuti sia da gli esperti di PNL e sia dai psicodrammatici e sono presentati casi con esempi illustrativi. APPLYING “WHAT WORKS” IN PSYCHOLOGY TO ENHANCING EXAMINATION SUCCESS IN SCHOOLS: THE POTENTIAL CONTRIBUTION OF NLP. Kudliskis, Voldis: Burden, Robert, Thinking Skills and Creativity, Vol 4(3), Dec 2009, 170-177. Doi: 10.1016/j.tsc.2009.09.002 Sono descritti i punti di forza e di debolezza della Programmazione NeuroLinguistica (PNL) con riferimento alle sue origini, alla ricerca e ai commenti critici. È proposto un caso di approccio alla PNL per fornire risultati mirati agli interventi 102 che la psicologia e gli psicologi offrono alle scuole. In particolare, la PNL comprende una serie di tecniche che possono essere "regalati" agli insegnanti e studenti di fronte alle pressioni pre-esame. È descritto l'implicazione che hanno le tecniche di PNL su studenti in una scuola secondaria nel sud-ovest dell'Inghilterra e valutato in base ai commenti degli stessi studenti. Il risultato sta nel valutare come le abilità della PNL possano diminuire l’ansia pre-esame e le difficoltà connesse a quest’ansia. Viene proposto un modello di otto sedute cicliche di PNL e viene dimostrata l’efficacia nel diminuire l’ansia negli studenti, con conseguente miglioramento dell’apprendimento pre-esame. PREDICATE MATCHING IN NLP: A REVIEW OF RESEARCH ON THE PREFERRED REPRESENTATIONAL SYSTEM. Sharpley, Christopher F. Journal of Counseling Psychology, Vol 31(2), Apr 1984, 238-248. Doi: 10.1037/0022-0167.31.2.238 Recensioni su 15 studi che hanno valutato l'utilizzo del sistema rappresentazionale (PRS) in programmazione neurolinguistica (PNL) con sunto dei dati raccolti. Vengono valutati gli aspetti di progettazione, la metodologia, la popolazione, e le misure dipendenti, con i commenti sui risultati ottenuti. I risultati suggeriscono che non ci sono prove di supporto per l'utilizzo del PRS in PNL in questi 15 studi, con molti dati in senso contrario. Sono sollevate domande e suggerimenti per la ricerca futura. RESEARCH FINDINGS ON NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: NONSUPPORTIVE DATA OR AN UNTESTABLE THEORY? Sharpley, Chistopher F. Journal of Counseling Psychology, Vol 34(1), Jan 1987, 103-107. Doi: 10.1037/0022-0167..34.1.103 103 In una recensione precedente della letteratura sperimentale sulla programmazione neurolinguistica (PNL), il presente autore ha concluso che l'efficacia di questa terapia è ancora da dimostrare. Nel loro commento su tale analisi, EL Einspruch e BD Forman hanno concordato con questa conclusione, ma hanno suggerito che era a causa della presenza di errori metodologici nella ricerca sulla PNL e ad oggi, l'efficacia della PNL è aperta al dibattito. Nel presente articolo, si è sostenuto che tali suggerimenti sono basati su idee sbagliate per quanto riguarda i fattori che limitano il valore metodologico della ricerca. Sono confutate molte delle critiche dettagliate di tale revisione e vengono dimostrati dati provenienti da 7 studi recenti, i quali illustrano che i dati della ricerca non supportano i principi di base della PNL o la loro applicazione in situazioni di counseling. Sono discussi inoltre le implicazioni per l'uso della PNL nella ricerca di consulenza o di pratica clinica. NEURO-LINGUISTIC PROGRAMMING: ENHANCING TEACHER- STUDENT COMMUNICATIONS. Childers, John H., Journal of Humanistic Counseling, Education & development, Vol 24(1), Sep 1985,32-39. Definisce la programmazione neurolinguistica (PNL) e discute le dimensioni del modello che ha applicazioni per l'insegnamento nelle classi scolastiche. Il modello di PNL è stato progettato per facilitare la comprensione di come le persone organizzano la loro esperienza e in particolare come la coinvolgono nel processo decisionale, creativo, nell'apprendimento e nella motivazione. Alla base della PNL vi sono due principi: (1) che ogni individuo sviluppa un modello del mondo sulla base di informazioni sensoriali ricevute attraverso i sensi, e (2) come una persona presenta il suo / la sua comunicazione influisce notevolmente sul modo in cui viene percepita da un altra persona. La PNL riconosce che tutto l'apprendimento inizia nella cornice dello studente di riferimento. Si suggerisce che la padronanza della PNL aumenta efficacemente le "competenze interpersonali e la 104 capacità di riconoscere le preferenze rappresentazionali degli studenti. Sono discussi i sistemi rappresentazionali (di tipo visivo, uditivo, cinestetico, e le esperienze olfattive) e i modi in cui i diversi individui comunicano le loro esperienze. IMPROVED EMPLOYEE SELECTION AND STAFFING THROUGH META PROGRAMMES. Georges, D. Patrick, The career Development International, Vol 1(5), 1996, 5-9. Doi: 10.1108/13620439610130579 Per ottenere risultati attesi dalle persone, i dirigenti devono essere consapevoli di nuovi approcci per la selezione dei dipendenti e del personale. L'istituzione di una nuova disciplina chiamata programmazione neurolinguistica (PNL) negli Stati Uniti è in grado di offrire questi nuovi approcci. La ricerca in PNL ha identificato circa due dozzine di sottoprogrammi mentali che le persone utilizzano inconsciamente e ne influenzano le preferenze di lavoro. La PNL li chiama meta programmi (meta prefisso greco che significa "al di là" o "dopo"). Sono così chiamati perché sembrano essere operativi al di là o su un altro livello da quello dei principali programmi che guidano i soliti processi mentali. Questo articolo propone che i dirigenti potrebbero utilizzare i meta programmi per determinare con maggiore precisione se i candidati di lavoro sono qualificati per le posizioni che stanno cercando. Queste tecniche potrebbero anche essere utili nel prendere decisioni di promozione e di trasferimento e nella elaborazione di tavole di successione. HOW EVOLUTIONARY ALGORITHMS ARE APPLIED TO STATISTICAL NATURAL LANGUAGE PROCESSING. Araujo, Lourdes, Artificial Intelligence Review, Vol 28(4), Dec 2007, 275-303. Doi: 10.1007/s10462-009-9104-y Statistica dell’elaborazione del linguaggio naturale (NLP) e gli algoritmi evolutivi (EA) sono due aree di ricerca molto attiva che sono state combinate tante volte. In 105 generale, i modelli statistici applicati con le attività di PNL richiedono la progettazione di algoritmi specifici per essere acquisiti e applicati per elaborare nuovi testi. Lo sviluppo di tali algoritmi può essere difficile. Questo rende gli EA (algoritmi evolutivi) attraenti quando offrono un disegno generale, pur essendo dotati di un alto rendimento in particolari condizioni di applicazione. In questo articolo, presentiamo un sondaggio di molte opere che applicano gli EA a diversi problemi di PNL, tra cui l'analisi sintattica e semantica, induzione grammatica, sintesi e generazione di testo, documenti di clustering e di traduzione automatica. Questa recensione fornisce conclusioni su quali sono i migliori problemi e aspetti gli particolari all'interno di tali problemi da risolvere con un algoritmo evolutivo. TOOLS FOR THE TRADE: NEURO- LINGUISTIC PROGRAMMING AND THE ART OF COMMUNICATION. Gray, Richard, Federal Probation, Vol 55(1), Mar 1991, 11-16 La Programmazione Neuro-Linguistica (PNL) è una tecnologia per la produzione di cambiamento basato sulla manipolazione consapevole degli stati e dei processi interni ed esterni per suscitare particolari risultati comportamentali. Tra gli strumenti utili presentati alla comunità dalla PNL è la tecnologia di rapporto. Nel presente contesto, si riferisce al senso di fiducia e di apertura da parte del cliente, basato sulla capacità di riflettere attivamente sul modello che ha il cliente del mondo. Sono discussi competenze come rapport di base, come l’abbinamento del linguaggio e la posizione del corpo. È valutata la rilevanza del meta-modello e la grammatica trasformazionale di prova (ad esempio, all'intervistatore esperto è dato un quadro di riferimento per affinare le abilità). PNL è imparare a comunicare efficacemente e consapevolmente e offre strategie per la modellazione e la modifica del comportamento. 106 NEURO-LINGUISTIC PROGRAMMING: ESTABLISHING RAPPORT BETWEEN THE SCHOOL COUSELOR AND THE STUDENT. Helm, David J., Journal of Instructional Psychology, Vol 18(4), Dec 1991, 255-257. Esplora come la programmazione neurolinguistica (PNL)è in grado di aprire canali di comunicazione tra il consulente scolastico e lo studente nell'ambiente di consulenza. Il consulente scolastico deve creare empatia con lo studente e fornire una guida per aiutare lo studente a stabilire uno stile di vita personale / educativo stabilizzato. Si afferma che questo può essere raggiunto attraverso il consulente di PNL, impiegando come tecnica la costruzione di un rapport. THE EFFECTIVENESS OF NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING IN A SMALL-GROUP SETTING. Parr, Gerald D.; Dixon, Paul N.; Yarbrough, Douglas; Ratheal, Michael, Journal of College Student Personnel, Vol 27(4), Jul 1986, 358-361 È stata esaminata la comunicazione utilizzando la programmazione neurolinguistica (PNL),confrontando l'effetto del messaggio su 98 studenti universitari. La PNL crea l'illusione della scelta, in modo da ridurre la resistenza dell’ascoltatore, e utilizza i comandi incorporati, e di nidificazione per fornire la parte principale di un messaggio all'interno di un altro messaggio. Il messaggio principale era di aderire ad una organizzazione studentesca professionale. I risultati mostrano che la PNL ha creato un clima più rilassato, ma non ha creato un cambio di atteggiamento nella scelta degli studenti. ASSESSMENT OF PRYMARY REPRESENTATIONAL SYSTEMS WITH NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: EXAMINATION OF PRELIMINARY LITERATURE. 107 Dorn, Fred J.; Brunson, Bradford I.; Atwater Mike, American Mental Health Counselors Association Journal, Vol 5(4), Oct 1983, 161-168. Sottolinea che il sistema rappresentazionale principale del cliente (PRS) possa essere identificato con precisione se la programmazione neurolinguistica (PNL) è impiegata come una strategia terapeutica efficace. Due metodi sono stati suggeriti per l'identificazione del PRS: Uno è il metodo di utilizzo del predicato e l'altro è la procedura dei movimenti oculari. Gli autori analizzano i risultati preliminari in letteratura che hanno affrontato l'identificazione del PRS (sistema di rappresentazione percettiva). Sulla base della ricerca esistente, non sembra esservi un metodo affidabile per valutare la PRS. Gran parte della ricerca sulla PNL ha unito l'influenza sociale che ha la PNL stessa, direttamente o indirettamente. OBSERVATIONS CONCERNING RESEARCH LITERATURE ON NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Einspruch, Eric L.; Forman, Bruce D., Journal of Counseling Psychology, Vol 32(4), Oct 1985, 589-596. Doi: 10.1037/0022-0167.32.4.589 Discute 6 categorie di progettazione ed errori metodologici contenuti nei 39 studi empirici sulla programmazione neurolinguistica (PNL) documentate fino ad aprile 1984. La PNL si riferisce a un modo di organizzare e comprendere la struttura dell'esperienza soggettiva e riguarda il modo in cui le persone elaborano le informazioni (attraverso modalità cinestetiche,visive, uditive, olfattive). Le 6 categorie di errori riscontrati in letteratura includono: la mancanza di comprensione dei concetti di pattern recognition e controllo inadeguato del contesto, non familiarità con la PNL come un approccio alla terapia, la mancanza di familiarità con il metamodello di PNL della comunicazione linguistica, mancata considerazione di ruolo delle associazioni stimolo-risposta, formazione inadeguata dell’intervistatore e definizioni di rapporto, errori logici. Sono discussi i rapporti rappresentativi che riflettono ogni categoria. Sono offerti suggerimenti per migliorare la qualità della ricerca sulla PNL. 108 NEURO LINGUISTIC PROGRAMMING (NLP) AND GESTALT. Stevens, John O., Gestalt Journal, Vol 1(2), 1978, 84-88 La PNL è un modello esplicito di come il linguaggio può essere usato per provocare una rappresentazione verbale completa dell'esperienza di una persona. Pensare, decidere, ricordare, e altri comportamenti possono essere descritti come una sequenza di rappresentazioni interna con un modello e un contenuto. La modifica, ridisegnando, aggiungendo o sostituendo questi modelli conferisce alla persona nuova flessibilità e capacità. La PNL è un modello utile per effettuare ampi e rapidi cambiamenti nel comportamento umano. NLP TECHNIQUES FOR SALESPEOPLE. Connell, H. Stanley, Training & Development Journal, Vol 38(11), Nov 1984, 4446. Discute 3 principi e tecniche di programmazione neurolinguistica (NLP) utili per influenzare gli altri: mirroring, sistema di rappresentazione verbale della prospettiva di ancoraggio e di rinforzo. Queste tecniche neurolinguistiche consentono ai venditori di allinearsi con le percezioni dei clienti in modo che siano disposti ad ascoltare ed essere più recettivi a una presentazione di vendita. BLENDING NLP REPRESENTATIONAL SYSTEMS WITH THE RT COUNSELING ENVIRONMENT. House, Sharon., Journal of Reality Therapy, Vol 14(1), 1994, 61-65. Distinsione tra visivo, uditivo, cinestetico dei sistemi rappresentazionali di programmazione neurolinguistica che vengono utilizzati dalle persone per elaborare le informazioni percettive in arrivo. Sono elencate le caratteristiche generali delle 109 persone con problemi visivi, uditivi, e canali cinestetici di comportamento così come i specifici movimenti oculari caratteristici di questi 3 sistemi rappresentazionali. Si suggerisce che un terapeuta, leggendo questi segnali del cliente, può migliorare la comunicazione terapeuta-cliente enormemente e contribuire a sviluppare forti legami di fiducia e di rapport. THE NLP SWISH PATTERN: AN INNOVATIVE VISUALIZING TECHNIQUE. Masters, Betsy J.; Rawlins, Melanie E.; Rawlins, Larry D.; Weidner, Jean, Journal of Mental Health Counseling, Vol 13(1) Jan 1991, 79-90. Descrive il modello di tecnica di visualizzazione “swish” sviluppato nel quadro della programmazione neurolinguistica (PNL). Viene fatta una breve panoramica della PNL e una spiegazione della teoria di base e dei risultati attesi dello “swish”. Misure specifiche per l'utilizzo dello “swish” includono l'identificazione del contesto e la creazione di una immagine del sé desiderato. Vengono presentati due casi di studio con la tecnica swish per alleviare lo stress e illustrato la sua versatilità e l'efficacia. MENTAL IMAGERY AS REVEALED BY EYE MOVEMENTS AND SPOKEN PREDICATES: A TEST OF NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Elich, Matthew; Thompson, Richard W.; Miller, Laurence, Journal of Counseling Psychology, Vol 32(4), Oct 1985, 622-625. Doi: 10.1037/0022-0167.32.4.622 Secondo R. Bandler e J. Grinder (1975, 1979) i movimenti oculari sono indicativi di modalità sensoriale di immagini. 39 studenti sono stati visionati a seguito di domande che evocano le modalità visive, uditive e cinestitiche. La direzione dei movimento degli occhi e i predicati vocali sono stati abbinati con le modalità sensoriali delle domande. Non sono state trovate relazioni tra i modelli e i movimenti oculari anche se la modalità visiva era dominante. Le modalità visive sono più vivide e spesso riconosciute. I dati sono discussi nel contesto dell’interpretazione di una letteratura sempre crescente che non supporta le teorie di R. Bandler e J. Grinder. 110 BANDLER AND GRINDER’S NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: ITS HISTORICAL CONTEXT AND CONTRIBUTION. Bradley, E. Jane; Biedermann, Heinz-Joachim, Psychotherapy: Theory, Research, Practice, Training, Vol 22(1), 1985, 59-62. Doi:10.1037/h0088527 Rivede il contesto storico in cui R. Bandler e J. Grinder (1975 , 1976 , 1979) elaborarono la teoria della programmazione neurolinguistica, al fine di fornire qualche informazione specifica sottostanti la teoria . Sono discussi C. Rogers ( 1951) e Chomsky ( 1957), le influenze filosofiche e fenomenologiche di Husserl ; lo studio di W. Wundt del linguaggio. Prendendo in prestito la teoria della grammatica trasformazionale di Chomsky(1947) , Bandler e Grinder delineano un'analisi step-bystep del linguaggio di una persona, come nella terapia , e i profondi significati di tali strutture. L’ analisi della comunicazione si è basata sull'esistenza dei processi innati che influenzano la comunicazione, ma è limitata dalla mancanza di ricerca empirica e dell'incapacità di riconoscere l'importanza delle influenze ambientali sul comportamento. Si è concluso che gli esami sperimentali contribuiranno a chiarire il modello di programmazione neurolinguistica e la sua efficacia. INTEGRATING INDIVIDUAL AND MARITAL THERAPY USING NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Davis, Donald I.; Davis, Susan L., International Journal of Family Psychiatry, Vol 6(1), 1985, 3-17. Viene illustrato l'utilizzo della programmazione neurolinguistica (PNL) in terapia con coppie sposate. Sono presentati l'utilizzo dei sistemi rappresentazionali e l'ancoraggio. Le tecniche sono legate ad un intervento con le coppie, che consiste nel trovare il modo con cui il paziente vorrebbe comportarsi con il coniuge in un determinato contesto e come realmente il suo stato interno lo fa comportare. Viene 111 illustrato un caso che coinvolge una coppia di coniugi di anni 30, che sono uniti in matrimonio da 2 anni, trattati attraverso tecniche di PNL. TRASFORMATIONAL HYPNOTHERAPY: HISTORICAL ANTECEDENTS AND A CASE EXAMPLE. Zika, Bill, Australian Journal of Clinical Hypnotherapy and Hypnosis, Vol 6(2), Sep 1985, 57-66. Ripercorre l'uso dell'ipnosi in psicoterapia, con particolare attenzione sulle indicazioni che lo stato ipnotico è uno strumento prezioso per scoprire e risolvere le dinamiche inconsce dei comportamenti disadattivi. È messo in discussione Il modello di programmazione neurolinguistica (PNL) in psicoterapia, con l’utilizzo di trance, e il modello di ipnoterapia analitica, per scoprire le esperienze critiche iniziali. L’ipnoterapia trasformazionale, che sintetizza i modelli di terapia analitica di PNL, con l'aggiunta di un quadro olistico, si presenta come un modello terapeutico positivo per una vasta gamma di comportamenti disadattivi. Viene discusso il caso di un 21enne depresso e ansioso. I risultati rivelano che che le 7 sessioni di ipnoterapia trasformazionale, hanno provocato un miglioramento nella risoluzione delle sensazioni di ansia, nel ridurre la depressione e nello stabilire risposte comportamentali più positive alle situazioni precedentemente percepite come una minaccia. SEXUAL ABUSE OF MALES BY FEMALES: THE PROBLEM, TREATMENT MODALITY, AND CASE EXAMPLE. Shelden, Virignia E: Shelden, Randall G., Family Therapy, Vol 16(3), 1989, 249258. Recensioni in letteratura sull'abuso sessuale delle femmine sui maschi, con particolare attenzione verso l'abuso sessuale di una madre su un figlio maschio. È descritto un modello di trattamento noto come programmazione neurolinguistica 112 (PNL). L'obiettivo principale in PNL è il risultato. Il compito del terapeuta è quello di individuare un comportamento del paziente che si vuole cambiare e di impegnarsi a trovare basi positive per cambiare lo stato desiderato. PNL, biofeedback, e altri metodi possono essere usati per esporre l'abuso sessuale precoce come fonte di disturbo negli adulti; questa scoperta può essere utilizzata per ottenere l'accesso ad un sistema familiare disturbato. Un caso di studio è presentato su un paziente di 42 anni di sesso maschile che è stato abusato sessualmente da sua madre trattato con la PNL. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: THE ACADEMIC VERDICT SO FAR. Baddeley, Mark, Australian Journal of Clinical Hypnotherapy and Hypnosis, Vol 10(2), Sep 1989, 73-81. Viene esaminata la teoria della programmazione neurolinguistica (PNL), sulla base di critiche nella letteratura. La PNL è valutata come una teoria della comunicazione, e su base fenomenologica viene esaminato il suo contributo nella pratica clinica e terapeutica delle famiglia. Il verdetto accademico sulla PNL dato è: la PNL non può spiegare la vasta gamma di problematiche intrapsichiche e interpersonali incontrate nella pratica clinica. Un verdetto finale è sospeso fino a quando vengono segnalati ulteriori studi clinici e indagini sperimentali. ANCHORING AS A TREATMENT FOR SIMPLE PHOBIAS. Rosa, Nicholas M., Phobia Practice & Research Journal, Vol 1(2), 1988, 141-152. Definisce operativamente l’ancoraggio, una procedura di programmazione neurolinguistica (PNL) utilizzato per il trattamento di fobie semplici. La ricerca attuale è limitata per quanto riguarda l'efficacia e l'efficienza dell’ancoraggio e, in generale, la ricerca sulla PNL è stata criticata per motivi metodologici. È offerta una spiegazione comportamentale di ancoraggio, descrivendolo come forma di contro condizionamento in cui un insieme di risposte basate sulla fobia, evocate da una serie 113 di stimoli, sono sostituite da un insieme di risposte sensate contro la fobia stessa. Sono presentate fasi specifiche della procedura di ancoraggio clinica. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING USED TO REDUCE THE NEED FOR ANAESTHESIA IN CLAUSTROPHOBIC PATIENTS UNDERGOING MRI. Bigley J., Griffiths PD., Prydderch A., Romanowski CA., Miles L., Lidiard H., Hoggard N., Department of Radiology, Sheffield Teaching Hospitals NHS Foundation Trust, Royal Hallamshire Hospital, Glossop Road, Sheffield s102jr., Br J Radiol: 2010 Feb;83(986):113-7. Doi: 10.1259/bjr/14421796. Epub 2009 Jun 8. Lo scopo di questo studio era di valutare il successo della programmazione neurolinguistica nel ridurre la necessità di anestesia generale in pazienti claustrofobici che necessitano di risonanza magnetica e, di prendere in considerazione le implicazioni finanziarie per gli operatori sanitari. Questo è stato uno studio prospettico eseguito nel 2006 e 2007 presso un ospedale di insegnamento in Inghilterra e comprendeva 50 adulti che non avevano effettuato l’esame di RM a causa della claustrofobia. Le principali misure di esito erano la capacità di tollerare un esame RM con successo dopo la programmazione neurolinguistica e la riduzione dei punteggi di ansia. La Programmazione neurolinguistica ha permesso a 38/50 persone (76%) di completare l'esame RM con successo. Nel complesso, il punteggio medo dell’ansia era significativamente ridotto dopo una sessione di programmazione neurolinguistica. In conclusione, la programmazione neurolinguistica riduce l'ansia e la conseguente possibilità di effettuare la risonanza magnetica senza ricorrere all’anestesia generale in una elevata percentuale di adulti claustrofobici. Se questi risultati saranno riproducibili, ci saranno grandi vantaggi in termini di sicurezza e costi sanitari. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING IN THE MEDICAL CONSULTATION. Ellic C., S. Afr. Med J.,2004 Sep;94(9):748-9 114 Dopo una rapida descrizione basilare sulla PNL l’autrice mette in luce le tecniche di utilizzo del linguaggio da parte del medico, per raggiungere l’obiettivo nel paziente, che coincide nel cambiamento dei comportamenti e il miglioramento dello stato di salute. Indica come la categoria dei “buoni comunicatori” rispetto agli altri medici, prestano attenzione al proprio stato di mente e a quello del paziente. Il concentrare le proprie energie nell’ascoltare senza pensare ai successivi appuntamenti. Entrare in empatia con il paziente e stabilire un contatto sia verbale che non verbale attraverso il “mirroring” o la tecnica di interpretazione del tono, del ritmo, del timbro e del volume della parola nella conversazione. LEARNING WITH ALL ONE’S SENSES.. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING IN THE TEACHING OF PEDIATRIC NURSING. Schaefer J., Shajor S., Kinderkrankenschwester. 1999 Jul;18(7):289-91. Descrive la pianificazione dei contenuti dei registri di cura per l'uso in un ambiente di apprendimento virtuale, sulla base individualizzata di una programmazione didattica, una risorsa didattica che utilizza i principi di base di analisi comportamentale. gli obiettivi finali sono pianificare attività didattiche specifiche per ogni studente. Suddividendo i contenuti dei comportamenti sono emerse sette categorie: imparzialità, organizzazione, onestà, obiettività, coerenza, leggibilità e discernimento. La conclusione dello studio dimostra che l'uso della programmazione neurolinguistica, individualizzata come risorsa didattica per pianificare i contenuti dei registri di cura, può identificare le unità e i moduli per lo sviluppo di un corso in un ambiente di apprendimento virtuale per i professionisti infermieri. 115 HEALTH COACHING: A FRESH, NEW APPROACH TO IMPROVE QUALITY OUTCOMES AND COMPLICANCE FOR PATIENTS WITH CHRONIC CONDITIONS. Huffman MH., Principal Miller & Huffman Outcome Architects, Llc, 269 Lakeview Way, Winchester, TN 37398, USA. Home Healthc Nurse. 2009 Sep; 27(8):490-6; quiz 496-8. Doi:10.1097/01.nhh.0000360924.64474.04. Viene illustrato il coach di salute, la sua origine e il suo lavoro: migliorare l’autogestione del paziente nelle malattie croniche, migliorando la compliance del paziente e i risultati, e riducendo così i costi ospedalieri. Come coach di salute ha raggiunto questo successo il Dr. William Miller che condivide le sue intuizioni e pensieri in una breve sessione di domande e risposte con l'autore. WEIGHT MAINTENANCE THROUGH BEHAVIOUR MODIFICATION WITH A COOKING COURSE OR NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING. Sorensen LB., Greve T., Kreutzer M., Pedersen U., Nielsen CM., Toubro S., Astrup A., Department of Human Nutrition, University of Copenhagen, Frederiksberg, Denmark., Can J Dier Pract Res. 2011 Winter;71(4):181-5. Doi: 10.3148/72.4.2011.181. Viene confrontato l'effetto sulla modificazione del peso su 2 gruppi di soggetti.. Hanno partecipato cinquantasei soggetti in sovrappeso e obesi. Il primo passo è stato un programma di 12 settimane di perdita di peso. Quarantanove partecipanti hanno perso almeno l'8% del loro peso corporeo iniziale e sono passati alla fase successiva. Successivamente un gruppo ha seguito sedute di PNL e l’altro gruppo un corso di alta cucina. Il follow-up si è verificato dopo tre anni.. Il gruppo che seguiva terapia con la PNL ha perso un ulteriore 1,8 kg mentre il gruppo di cucina ha perso 0,2 kg. Il tasso di abbandono nel gruppo che ha seguito il corso di alta cucina è stato del 4%, rispetto al 26% nel gruppo che ha seguito il corso di PNL (p = 0.04). In conclusione, la perdita di peso nei soggetti in sovrappeso e obesi è stata mantenuta di pari 116 efficienza sia nel corso di cucina sana sia con la terapia di PNL, ma il tasso di abbandono è stata più bassa nel gruppo trattato con il corso di alta cucina. USING AN IMAGINARY SCRAPBOOK FOR NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING IN THE AFTERMATH OF A CLINICAL DEPRESSION: A CASE HISTORY. Hossack A., Gerontologist. 1993 Apr;33(2): 265-8. Department of Clinical Psychology, University of Liverpool, Merseyside, England. Abbiamo utilizzato i principi di programmazione neurolinguistica (PNL) per sviluppare in un paziente anziano di sesso maschile in Inghilterra, un’auto-identità positiva per recuperarlo dalla depressione clinica. Questa nuova tecnica ha incoraggiato il ricordo di esperienze passate intrinsecamente gratificanti. Ogni esperienza è stato concettualizzata in un'immagine e, compilata cronologicamente in un libro immaginario, ha fornito una continuità a quelli che erano i ricordi caotici durante la fase immediata all’inizio della depressione. L'ansia e la depressione del paziente sono stati alleviati e gli obiettivi funzionali in gran parte realizzati. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING IN PHYSICIAN-PATIENT COMMUNICATION. BASIC PRINCIPLES OF THE PROCEDURE EXAMPLES FOR APPLICATION IN SURGERY. Graf U. Fortschr Med. 1995 Sep 20; 113(26):368-71., Abteilung Fur Allgemein- und Gefasschirurgie, Stauferklinik, Mutlangen. La programmazione neurolinguistica (PNL) è un mezzo per migliorare la comunicazione medico-paziente che può essere appresa da qualsiasi medico. Il presente articolo prima descrive alcuni dei fondamenti della PNL e in seguito fornisce esempi tratti dal campo della chirurgia, mostrando cosa fare con il trattamento di condizioni dolorose utilizzando tecniche di trance o di dissociazione e, 117 in secondo luogo, illustrando come la PNL può influenzare le aspettative e le ristrutturazione (riformulazione) dei pensieri in un paziente con malattia maligna. NEUROLINGUISTIC PROGRAMMING: TEMPERAMENT AND CHARACTER TYPES. Walter J., Bayat A., Bmj. 2003 Apr 19;326(7394):s 133. Viene spiegato come, sapendo riconoscere i tipi di temperamento e carattere delle persone, può aiutarci a capire le differenze di personalità che incontriamo nella vita di tutti i giorni al fine di scoprire i nostri punti di forza e di debolezza,del perchè ci comportiamo consapevolmente nel nostro modo di fare, e del perché abbiamo scelto un particolare ruolo professionale o personale. Questo significa anche che dovremmo essere in grado di determinare se la carriera che abbiamo scelto in medicina è in realtà la più appropriata per il nostro set di abilità individuali tipo carattere. Ottenere informazioni sul carattere e temperamento può consentire di prendere decisioni più consapevoli sui futuri cambiamenti di lavoro e la progressione della carriera. 118
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