Orizzonti di speranza dicembre 2014

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Orizzonti di speranza dicembre 2014
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Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo
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n°12 / 2014 Dicembre
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Un Dio che
ci viene a cercare
sommario
Carisma
5
Pastorale giovanile
& vocazionale
7
Laici del
Piccolo Disegno
8
Giustizia
e Pace
10
Missionari
digitali
12
Sfida educativa
15
Dalle Comunità
20
Missio-news
21
Testimonianze
23
Notizie di famiglia
24
Buon Natale!
Donatella Coalova
Natale ci rivela il volto di Dio: non un
dio-orologiaio, indifferente e lontano,
ma l’Emmanuele, il Dio con noi; non
un Moloch superbo e arrogante, che
esige il sangue dei suoi fedeli, ma Gesù
Bambino, umile e semplice, che viene
a donarci la sua vita e a rendere bella la
nostra esistenza. Il Signore non è mai
stanco di noi, ci cerca incessantemente, ci cambia con la sua Parola. Davanti al piccolo Gesù si chinano i re della
terra, le intelligenze più brillanti.
Un genio come Dostoevskij diceva:
«Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in
Cristo, ebbene io preferirei restare con
Cristo piuttosto che con la verità».
Cristo scende sulla terra per tutti, e
specialmente per chi sta soffrendo. Viene per rendere rette le nostre coscienze,
per accendere i cuori, per seminare l’amore e la pace. Non ha nulla, eppure ci
dona tutto. È nudo, indifeso, eppure
abbatte i cedri del Libano, la nostra superbia e cecità. È fragile,
eppure ci riempie di forza e
di coraggio. Viene di
notte, ma inonda la storia di luce. E la
Vergine diventa Madre, Madre di Dio
e della Chiesa.
Maria, fiore d’Israele, splendore
dell’Altissimo, nardo delicato, colomba nascosta nella roccia, Vergine
del silenzio e della lode, Signora della
koinonia, Regina del cielo e Sorella di
ogni povero, tu sempre ascolti la nostra preghiera. Madre dolcissima, concedi anche a noi di stringere al cuore il
Bambino con lo stesso amore con cui
lo stringesti tu e di riconoscere il volto
di Cristo nel «caro prossimo» che Dio
ci fa incontrare. Aiutaci a camminare
ogni giorno con forza, con passo fiducioso, animati dal tuo «Magnificat» che
è canto di lode a Dio e di impegno per
dare vita al mondo. E che la luce soave
del Natale palpiti nei nostri cuori, in
ogni giorno dell’anno.
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Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo
Via Principi d’Acaja, 82 – Pinerolo – 0121.32.26.08 – www.suoresangiuseppepinerolo.it
Grafica: Silvia Aimar – Redazione: suor Silvina Valsania, Vincenzo Parisi – Stampa in proprio
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Pinerolo. Lo scorso 29 giugno a San Maurizio benedetta la targa commemorativa
Madre Speranza… è qui!
Vincenzo Parisi
«Un altro stupendo fiore, che va ad arricchire il meraviglioso giardino di santità presente in questa nostra basilica: il
servo di Dio don Giovanni Barra, san
Maurizio, la Vergine Maria e ora Madre
Speranza». Queste le parole di don Massimo Lovera, parroco di San Maurizio
(nonché docente di Religione Cattolica
al liceo dell’Istituto Maria Immacola-
ta), la mattina dello scorso 29 giugno,
nel corso della celebrazione eucaristica
al termine della quale è stata benedetta
la targa commemorativa dedicata a Marie Charlotte Vaudey (questo il nome
anagrafico di suor Speranza), prima superiora (ad appena diciotto anni) della
congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo.
Suor Speranza Vaudey: le date di una vita
Marie Charlotte
Vaudey nacque
il 20 ottobre
1807 a Les Chapelles (Alta Savoia, in Francia).
Entrò quattordicenne
nella
congregazione
delle Suore di
San Giuseppe di
Chambery. Con
la vestizione (7
ottobre 1822),
prese il nome di suor Esperance (Speranza).
Nel mese di ottobre del 1825, in risposta
ad una richiesta del vescovo di Pinerolo, monsignor Rey, madre Saint-Jean
Marcoux (superiora delle Suore di San
Giuseppe di Chambery) inviò suor Speranza nella nostra città, insieme ad altre
due giovani consorelle, per occuparsi,
in maniera particolare delle numerose persone povere e malate. Con una
scelta inaspettata, suor Speranza (la più
giovane del gruppo) fu nominata superiora. Le religiose furono inizialmente
ospitate nel palazzo vescovile, dove mi-
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sero in piedi
una scuola per
il popolo e si
impegnarono, insieme al
vescovo Rey
(il quale vendette buona
parte della sua
argenteria per
aiutarle), nella catechesi e
nella distribuzione del cibo
ai poveri. La successiva inaugurazione
della Casa Madre non migliorò l’esistenza materiale delle suore, che continuarono il loro indefesso impegno apostolico, vivendo però in estrema povertà e
soffrendo addirittura la fame. La stessa
Madre Speranza scelse come giaciglio
per la notte un pagliericcio appoggiato
per terra, senza lenzuola e con appena
una ruvida coperta, collocato in un malsano corridoio. Morì il 20 febbraio 1829,
a soli 21 anni, per una intossicazione
causata da cibo contaminato (raschiò il
fondo di una pentola, dopo aver servito
il pasto alle sue consorelle).
Presenti la madre generale, Gabriella
Canavesio, e una nutrita rappresentanza
di consorelle.
La targa è stata collocata sulla parete a
fianco della porta di ingresso della sacrestia della basilica, adiacente alla zona
(sul lato destro guardando l’altare, dopo
la tomba del sacerdote pinerolese Giovanni Barra) dove si pensa riposino le
spoglie mortali della religiosa francese.
È stata donata alla congregazione delle
Suore di San Giuseppe dalla famiglia
della dottoressa Marta Fusi, dirigente
dell’Ordine Mauriziano di Torino.
Nell’omelia, don Lovera ha preso spunto
dalla solennità liturgica del giorno (santi Pietro e Paolo), accostando la figura di
Madre Speranza a quella di Simon Pietro e di Paolo di Tarso: «Tre santi (anche
se Madre Speranza non lo è ufficialmente, noi la consideriamo tale) accomunati
dalla profonda fede in Cristo, dallo zelo
missionario e dalla fiamma della carità,
che ardeva nel loro cuore».
Della giovane fondatrice, don Lovera
ha voluto mettere in luce «la profonda
umiltà e il generoso spirito di servizio,
fino al dono della sua stessa vita. Suor
Speranza, spinta dall’Amore soprannaturale, anteponeva il Tu divino e il “tu”
di chi incontrava al proprio io, mettendo sempre le altre persone, specialmente
i poveri e i bisognosi, al primo posto».
Prima della benedizione finale, suor
Claudia Frencia (membro del consiglio generale della congregazione) ha
letto alcune note biografiche di Madre
Speranza, aiutando i presenti a situarne
storicamente e a comprenderne la figura, all’interno del complesso contesto
sociale e religioso della Pinerolo dell’epoca.
Suor Claudia sta scrivendo un volume
dedicato alla figura di Madre Speranza:
si tratta di una “primizia” assoluta, dal
momento che non esiste alcuna biografia della suora francese, che riveste una
fondamentale importanza per la storia
della congregazione delle Suore di San
Giuseppe di Pinerolo e per il tessuto religioso della nostra città.
Carisma
Lo scorso 3 luglio la comunità delle suore giuseppine di Annecy in visita a Pinerolo
Un pellegrinaggio
alle nostre origini
suor
Suzanne Marie Castella
Lo scorso 3 luglio alle 7 del mattino
suor Pauline e il Consiglio Generale,
suor Marie (superiora provinciale della
Francia) e le 23 suore della Provincia attendono sul marciapiede della Tournette
il pullman che le condurrà a Pinerolo in
Italia. Questo pellegrinaggio alle nostre
origini è stato proposto da suor Pauline.
Infatti dallo scorso 1 gennaio ha messo
la nostra congregazione sotto la protezione delle prime cinque Suore di San
Giuseppe venute da Pinerolo, fondatrici
della nostra Congregazione. Andare nei
luoghi dove esse sono vissute ed hanno
pregato, è stato per ciascuna di noi una
grande gioia. Alle 11 arriviamo a Pinerolo. Un amico delle nostre consorelle
ci viene incontro per guidarci all’Istituto Maria Immacolata. L’accoglienza è
stata molto calorosa, fraterna, generosa.
La madre generale, suor Gabriella Canavesio, suor Filippina Fossat (la nostra
traduttrice), le suore ed alcuni loro amici si trovano con le loro macchine per
condurci in centro città, prima di raggiungere la Casa Madre. Dopo quattro
ore di viaggio apprezziamo il rinfresco
e i dolci e siamo commosse per la delicatezza e l’affetto da parte delle suore
di Pinerolo. In seguito, in macchina, andiamo a visitare la cattedrale di San Donato dove un parrocchiano, l’architetto
Bruno Bonino, ci spiega la storia della
chiesa e commenta i magnifici affreschi
che abbelliscono i muri e le colonne. Poi
direzione vescovado, dove alloggiarono
le tre prime suore nel 1825. Il vescovo di
Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi, ci accoglie con grande bontà
e dolcezza. Ed eccoci infine in Casa Madre. Le suore avevano preparato tutto
per manifestarci la gioia di riceverci. È
da questo luogo che siamo venute; sono
loro che ci hanno
trasmesso lo spirito
di padre Jean-Pierre
Médaille. È nella
loro cappella, molto bella, che madre
Fortunata Meynet
e le sue quattro
compagne hanno
accettato con fede
e coraggio l’obbe-
dienza data loro da monsignor Rey per
la fondazione di Annecy. Dopo un buon
pranzo, un diaporama ci ricorda gli inizi della congregazione di Pinerolo e la
breve vita di madre Speranza Vaudey,
prima superiora. Vogliamo dire a madre Gabriella, a suor Filippina e ad ogni
suora di Pinerolo, un affettuoso grazie
per l’accoglienza e la fraterna amicizia.
Siamo partite ciascuna con un regalo,
ultima delicatezza di madre Gabriella.
Questo ritorno alle nostre origini ci ha
radicate maggiormente nella nostra storia. Abbiamo sperimentato una volta di
più la forza del nostro carisma legato a
san Giuseppe: ci siamo sentite sorelle,
senza conoscerci, ma semplicemente
perchè la medesima linfa, il medesimo
carisma ci fa vivere. Un ringraziamento
grande sale a Dio dai nostri cuori per il
dono della nostra vocazione di figlie di
padre Médaille, per il dono delle nostre
suore “maggiori” di Pinerolo. Un grande
grazie a suor Pauline per questo pellegrinaggio alle nostre origini. Grazie a suor
Marie e a suor Marie Paule che l’hanno
preparato.
pinerolo. Alle radici del carisma: incontri mensili di spiritualità
Il carisma di padre Jean-Pierre Médaille affonda le radici nella spiritualità ignaziana e in quella di san Francesco di Sales.
Perciò la commissione capitolare per il Carisma invita a partecipare agli incontri (iniziati nello scorso mese di novembre), a
Pinerolo presso il Monastero della Visitazione (via J.Longo, 5),
sul tema: “Il cammino della pace con San Francesco di Sales”.
Gli incontri si tengono mensilmente, la seconda domenica
del mese, col seguente programma: al mattino la relazione e
Carisma
gli interventi dei partecipanti; alle ore 12:15 il pranzo comunitario; alle 14 uno spazio di preghiera nella nuova cappella
della Visitazione e la celebrazione eucaristica. Il costo della
giornata, per il pranzo e per le spese relative all’organizzazione dell’incontro, è ad offerta libera.
Per la partecipazione al pranzo, è gradita una telefonata di
conferma, al numero 340.3624599.
Relatrice degli incontri: Donatella Coalova.
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Suor Marie Louise Vulliez, superiora di Annecy, ha trascorso un mese a Pinerolo
Quel legame così speciale
Donatella Coalova
Nella scorsa estate, una trentina di religiose della Congregazione di San Giuseppe di
Annecy ha fatto visita alle nostre Suore di
Pinerolo.
Suor Marie Louise Vulliez, responsabile della comunità della Casa Madre di
Annecy, spiega sorridendo il legame particolare che unisce le Suore Giuseppine
di Pinerolo a quelle di Annecy: «La nostra Congregazione è stata fondata dalla
Congregazione di Pinerolo e da quella di
Lione.
Quando monsignor Pietro Giuseppe Rey
(1770-1842), che fu vescovo a Pinerolo e successivamente ad Annecy, invitò
in Francia cinque suore di Pinerolo nel
maggio 1833, nella nostra diocesi erano
già presenti, a partire dal 1822, quattro
comunità di Suore di San Giuseppe di
Lione. Verso la fine del 1833 monsignor
Rey riunì tutte queste religiose e diede loro
il nome di Suore di San Giuseppe di Annecy».
Conservate dei ricordi di monsignor
Rey?
Nel nostro archivio custodiamo molti
suoi testi autografi che riguardano anche
la storia ecclesiale di Pinerolo. Fra le sue
lettere, mi commuove ricordare quella
che monsignor Rey inviò alla superiora
di Pinerolo, quando preparava la venuta
delle suore ad Annecy. In essa, col suo
tipico stile, tutto vibrante di carità e di
zelo, e pieno di sollecitudine paterna,
monsignor Rey scriveva: «Abbiate cura
delle nostre care figlie... Bisogna che
esse portino una misura senza misura
di umiltà, di obbedienza e di coraggio
generoso».
Qual è oggi la fisionomia della Congregazione di Annecy?
Attualmente noi siamo circa cinquecento suore: abbiamo una Provincia in
Francia, due in India, una in Inghilterra,
una in Senegal e Gambia, due comunità
in Tanzania e una piccola fondazione in
Congo Brazzaville. Come tutte le Suore
di San Giuseppe, ovunque noi siamo,
cerchiamo di rispondere ai bisogni di
oggi, e specialmente alle necessità dei
4
più poveri.
Qual è il vostro apostolato?
In Europa il servizio del «caro prossimo»
prende sempre più la forma dell’accoglienza delle persone in cerca di lavoro
e di alloggio. Cerchiamo di aiutare le
famiglie e i giovani in difficoltà. Attuiamo questo avvalendoci anche di legami
di collaborazione con varie associazioni
e con dei laici.
E in terra di missione?
In India e in Africa, l’educazione a tutti i livelli (dall’infanzia all’età adulta)
e la cura della salute rappresentano i
due principali campi per il nostro impegno. Da alcuni mesi una delle nostre
suore indiane, suor Justine, rappresenta
all’ONU tutte le Suore di San Giuseppe
sparse nel mondo. La sua presenza contribuisce ad attirare l’attenzione sulle
necessità dei poveri a livello mondiale.
È bello vedere la vitalità del carisma lasciato alla Chiesa da padre Médaille...
Sì, questa è tutta la nostra ricchezza,
è come una sorgente da cui incessantemente zampilla acqua viva. Proprio
quest’anno la nostra superiora generale,
madre Pauline, che è di origini indiane,
ci ha invitate a ritornare alle nostre fonti, per rafforzare lo slancio apostolico
alla luce dell’esempio delle prime suore.
Ci ha aiutato lo studio dei nostri Testi
Primitivi.
Anche la visita alle Suore di San Giuseppe di Pinerolo rappresenta un ritorno alle origini...
È stato un bellissimo incontro, preparato con cura dalle Suore di Pinerolo
che ci hanno accolte con tanta amicizia fraterna. Personalmente ho avuto la
fortuna di passare un mese nella Casa
Madre di Pinerolo: è stata una preziosa
occasione di scambi e di conoscenza del
territorio...
Che cosa l’ha colpita di più?
Vorrei sottolineare una realtà che mi ha
particolarmente arricchita: lo sviluppo
del ramo laicale del Piccolo Disegno,
in conformità alle intuizioni del nostro
fondatore, il gesuita padre Médaille
(1610-1669). Da circa sei anni la Federazione italiana ha iniziato un percorso
di formazione comune con i laici che
desiderano vivere la vocazione battesimale condividendo la spiritualità e la
missione del Piccolo Disegno. Partecipando all’incontro di programmazione
di inizio anno con i referenti dei vari
gruppi, ho percepito quanto i laici si
sentano responsabili, insieme alla Congregazione, nel vivere e trasmettere il
carisma. Oserei dire che le “Massime”
e gli scritti di padre Médaille diventano il loro pane quotidiano che nutre la
preghiera e arricchisce la qualità delle
relazioni. Le suore, da parte loro, provano gioia nel trasmettere il carisma del
Piccolo Disegno e sentono che la condivisione, unita alla collaborazione, è un
forte stimolo per la loro vita religiosa.
Quale saluto ci lascia?
Desidero esprimere la mia riconoscenza alle suore di Pinerolo che mi hanno
accolta così fraternamente e mi hanno
arricchita con la condivisione della vita
quotidiana e la varietà delle loro esperienze. Possano i legami che abbiamo
avviato quest’anno rafforzare il nostro
“spirito giuseppino” e aiutarci sempre
più ad aprirci agli altri.
Carisma
Pella. Dal 4 al 7 settembre si è svolto l’annuale campo per ragazzi e giovani
Quell’atomo di amore…
Suor Liliana Renaldo
Un gruppo di giovanissimi e giovani si
sono incontrati a Pella (Lago d’Orta)
dal 4 al 7 settembre. Le giornate sono
trascorse nella serenità e nella gioia,
scandite dai momenti di riflessione,
di amicizia, dalle testimonianze, dai
dialoghi, dentro la cornice bellissima
del lago... del cielo... e del sole.
Il tema era costituito da una frase di
Etty Hillesum: «Ogni atomo di amore che aggiungiamo al mondo, lo rende più ospitale».
Ci accompagnavano nella riflessione
don Dino Negro (di Alba) e alcune
Suore di San Giuseppe.
Ecco alcune sottolineature della verifica
conclusiva, fatte da alcuni partecipanti:
«Mi è piaciuto molto il posto, il silenzio
a contatto con la Parola e con la natura»
«Mi sono sentita a “casa” con Dio e con voi»
«Mi è piaciuta molto la marcia itinerante in
compagnia del profeta Geremia
e degli apostoli Giovanni e Andrea»
«Le giornate sono volate via; mi sono serviti
il confronto con ragazzi più grandi di me
(sempre a disposizione e aperti verso noi più
giovani), gli stand e i dialoghi con le suore,
la testimonianza della giovanissima
monaca di clausura»
«Mi sono rimasti nel cuore l’ambiente,
il luogo, il lago, il silenzio».
Le proposte sono state varie ed accattivanti: la camminata a tappe
sulla riva del lago, verso la borgata
di Ronco, in compagnia della forza
“disarmante” della Parola di Dio; i
giochi tematici e le testimonianze dei
giovani e degli adulti; le condivisioni
ambientate davanti al lago; il dialogo con una monaca di clausura nel
monastero dell’Isola di San Giulio
d’Orta; gli stand; il rosario meditato
“notturno” alla Madonna del Sasso;
e, non ultimo, le tappe comunitarie,
non certamente forzate, dal... gelataio di Pella!
Pinerolo. Dal 6 al 10 ottobre si è svolta la “settimana comunitaria” femminile
Fai come se fossi a casa tua!
Può una settimana ordinaria trasformarsi in un’esperienza unica? Questo è
l’obiettivo della settimana comunitaria,
una proposta rivolta ogni anno a ragazze liceali ed universitarie (primi anni di
corso) che abbiano voglia di trascorrere
del tempo assieme, in un’atmosfera di
fraternità e condivisione, fermandosi a
riflettere con un po’ più di attenzione
sui grandi temi della vita, dell’amore e
della fede.
Quest’anno l’iniziativa, promossa dalla
commissione di Pastorale Giovanile e
Vocazionale della nostra congregazione, ha avuto luogo dal 6 al 10 ottobre
a Pinerolo, nella “Casetta” attigua alla
Casa Madre. Presenti, come guide,
suor Mariarita Bollati, suor Maria Paola
Vandone, suor Adriana Usseglio. Nelle discussioni tematiche si è cercato di
approfondire quanto i giudizi degli altri possano pesare su di noi e quanto i
nostri giudizi possano pesare sugli altri,
sulla nostra autostima e sul riconoscimento delle proprie ricchezze.
Dio è Padre misericordioso e ci ama così
come siamo, con i nostri limiti e sbagli,
perché punta il suo sguardo sulle nostre
ricchezze e su come possiamo diventare, non su come gli altri vedono noi. La
Pastorale giovanile & vocazionale
riflessione si è alternata allo studio e si
è articolata in una serie di attività che
hanno previsto momenti di riflessione corale, proiezioni di film, giochi di
ruolo, testimonianze missionarie e laboratori teatrali. Insomma, un’esperienza
vissuta in un’atmosfera di fraternità,
preghiera, riflessione e condivisione sul
tema della fragilità e dell’autostima.
Ecco le testimonianze di alcune partecipanti:
«Credo che si possano evidenziare molteplici lati positivi in un’esperienza
come la settimana comunitaria. Io ho
partecipato solo a una parte dell’iniziati-
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va e vorrei mettere l’accento
sull’aspetto che personalmente ho apprezzato maggiormente: la possibilità
che ho avuto di fermarmi a
riflettere, a guardare, a considerare, a scoprire. Infatti,
sempre più persi dietro a
“coincidenze, prenotazioni,
trappole e scorni” di una società forse troppo frenetica,
abbiamo perso l’abitudine
di guardarci allo specchio.
Non quello concreto - che
almeno cento volte al giorno
utilizziamo - ma quello metaforico, che conduce all’introspezione e alla (ri)scoperta di sé. Riscoperta con
conseguente rivalutazione:
quanti pregi e quanti successi personali
scivolano in secondo piano, surclassati
dai difetti e dai fallimenti? Sarà anche
vero che siamo ricchi di mancanze, ma
lo è altresí che è possibile trasformarle
in punti di forza. E fare d’un vizio una
virtù ha un indubbio vantaggio: sarà
difficile smettere».
intensi, dove puoi esprimere i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti. Ogni volta che
vengo, imparo cose nuove che mi possono aiutare nella vita di tutti i giorni. Ci
sono anche dei momenti di preghiera,
dove puoi stare a contatto con Dio».
«Per me questa settimana comunitaria è stato un periodo di grande gioia
e apprendimento. Abbiamo condiviso
insieme molte cose divertenti, ma anche momenti più profondi che ci hanno
permesso di capire e di renderci conto
che siamo importanti, questo perché il
tema della settimana comunitaria era
la fiducia in se stessi. Questo tema mi è
servito molto, e penso di essere riuscita
a superare alcuni miei limiti».
mento complessivo era l’autostima che comprendeva al
suo interno punti come: accettazione dei propri limiti,
accettazione degli altri senza
giudizi, fiducia, credere in
noi stessi, creare un rapporto con gli altri senza ansia.
Mi ha aiutato molto questa
settimana perché, non avendo fiducia e autostima di me
stessa, mi ha fatto capire che
non sono proprio da buttare e come diceva una canzone che in questa settimana
ci hanno fatto ascoltare “io
valgo” tanto quanto le altre
persone, ne più ne meno,
ma tanto quanto le altre. La
cosa che ho anche capito che
spesso bisogna mettersi in gioco e cercare di non farci toccare troppo dagli altri
e dai loro giudizi e mi rendo conto anzi,
mi sono resa conto che non è così facile
non lasciarci toccare dagli altri, mi sono
resa conto che spesso siamo troppo concentrati su noi stessi e non guardiamo
gli altri».
«La cosa che mi è servita di più è sape«La settimana comunitaria mi ha fatto
re che in questa settimana non eravamo
capire come nessuno di noi conosca vegiudicate e quindi in essa sono riuscita
ramente se stesso, la cosa peggiore è che
ad esprimermi. Mi è servita molto quenoi non conosciamo le parti migliori del
sta settimana perché ho iniziato a prennostro essere o, meglio, non vogliamo
dere coscienza di me stessa».
vederle. Ognuno di noi è speciale, solo
che è cosi difficile dirselo, specialmente
«Ciò che mi è servito di più è stato scriquando sembra andare tutto storto, ci
vere i miei successi, perché mi fa capire
valutiamo come le persone più brutte «Nonostante la stanchezza stavi lì ad
che ho un po’ di autostima: per essere
del mondo e attribuiamo agli altri pregi ascoltare gli argomenti che esponevano
migliore, per essere felice, per guardarche anche noi abbiamo ma semplice- giorno dopo giorno, come un bambino
mi dentro e capire cosa non va in me,
mente non vogliamo riconoscere. Come che va alla scoperta del mondo. L’argoper capire cosa voglio davvero
è difficile scavare dentro la nostra
da me e dalla mia vita futura».
anima. Forse dovremmo smettere
la scorsa estate
«Quello che ho capito nel giordi correre a destra e sinistra tutun’esperienza
missionaria
no in cui ho partecipato è che
to il giorno e ogni tanto ricavarci
noi ogni giorno ci prendiamo
giovanile in Romania
un po’ di tempo per camminare
il “lusso” di giudicare gli altri
tranquillamente senza una meta
Durante
lo
scorso
pee non ci rendiamo conto che la
e così provare a sentirci più liberiodo
estivo
(dal
19
maggior parte delle volte giuri. La cosa più importante che ho
luglio al 4 agosto),
dichiamo le persone non per
capito nei giorni di settimana co- alcuni giovani legati
quello che sono, ma per la loro
munitaria è che bisogna prima di alla nostra congre“etichetta”. Togliamo queste
tutto stare bene con se stessi, per gazione si sono uniti
al
gruppo
della
Lega
stupide etichette e cerchiamo
poi riuscire a stare bene e far stare
Missionaria Studendi capire che la persona davanti
bene gli altri».
ti dei padri Gesuiti e
a noi non ha bisogno di essere
«La settimana comunitaria pre- hanno vissuto con
presa in giro o altro, ma ha bisosenta momenti di svago e di diver- loro un’esperienza di
gno del nostro sostegno/aiuto».
servizio in Romania.
timento, ma anche di riflessione e
6
Pastorale giovanile & vocazionale
Druento. Costituito un nuovo gruppo di Laici del Piccolo Disegno
“I ragazzi del Signore”
Martina Alcamo
Quando eravamo piccolini, andavamo
agli incontri dei Laici del Piccolo Disegno soprattutto per giocare, ma adesso
che siamo cresciuti abbiamo deciso di
lavorare seriamente, come i nostri genitori. Abbiamo fatto un cartellone e scritto delle paroline: amicizia, pace, amore,
gentilezza, felicità e abbiamo dato un
nome al nostro gruppo: “I ragazzi del
Signore”.
Gli incontri si svolgono in questo modo:
la preghiera iniziale è guidata dai nostri
genitori, poi ci dividiamo genitori e figli,
seguiti rispettivamente da suor Adriana
Usseglio e suor Silvana Manavella. Al
termine dell’incontro, ci troviamo tutti
insieme e la preghiera conclusiva la guidiamo noi.
Con suor Silvana abbiamo trattato il
primo argomento, l’amicizia, e siamo
arrivati alla conclusione che senza l’amicizia la nostra vita sarebbe molto triste!
Siamo molto contenti di essere tutti
amici, altrimenti non potremmo fare
queste belle cose insieme.
Festeggiamenti
a Druento
Nei giorni 16, 17 e 18 maggio 2014
si sono svolti i festeggiamenti per i
trent’anni della costruzione della chiesa
parrocchiale di San Domenico e della
presenza delle Suore di San Giuseppe di
Pinerolo a Druento.
coro e orchestra IMI a bibiana
Il Coro di Voci Bianche
“Piccoli Cantori Padre
Medaille” e l’orchestra
giovanile (composti
da allievi della scuola primaria e media
dell’Istituto Maria Immacolata) si sono esibiti lo scorso venerdì 5
dicembre nella chiesa
San Marcellino a Bibiana (in Val Pellice). Le
offerte raccolte sono
state interamente destinate a favore delle
attività della Caritas
parrocchiale.
Laici del Piccolo Disegno
...
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Torino. Lo scorso 15 novembre si è svolta una giornata di riflessione sui diritti umani
Maria Grazia,
la suora dell’ONU
Elisabetta Botto Benci (3 media B, Istituto Maria Immacolata - Pinerolo)
Lo scorso 15 novembre si è svolta a Torino, presso l’Istituto delle
Suore di San Giuseppe, l’annuale
giornata di formazione organizzata dalla commissione federale
“Giustizia e Pace” della congregazione.
Vi hanno partecipato anche alcuni
allievi delle terze medie e del liceo
dell’Istituto Maria Immacolata di
Pinerolo, accompagnati da alcuni
docenti (Mauro Borra, suor Claudia Frencia e Vincenzo Parisi) e da
suor Rinangela Pairotto (superiora
della comunità dell’IMI).
Dopo un momento iniziale di
preghiera, abbiamo presentato
all’assemblea i risultati di un lavo- Suor Maria Grazia Caputo
ro realizzato a scuola, avente per
oggetto le caratteristiche, la storia
e le finalità dell’ONU (Organizzazione ta alla sua congregazione, presso la sede
delle Nazioni Unite): noi della media ONU di Ginevra.
abbiamo commentato una presenta- Le varie ong partecipano al sistema
zione in PowerPoint; i ragazzi del liceo, ONU sollevando vari problemi (i diinvece, hanno proiettato una serie di ritti di donne e bambini, l’istruzione, la
mini-interviste sull’ONU, realizzate ai povertà…), che vengono poi inseriti in
loro compagni di classe.
quella che suor Maria Grazia ha definito
Il nucleo centrale della giornata è stato «l’agenda politica del mondo». Così fal’incontro con suor Maria Grazia Ca- cendo, incidono sulle decisioni assunte
puto, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dall’ONU, soprattutto in campo sociale
referente dell’Istituto Internazionale di ed umanitario, realizzano partnership
Maria Ausiliatrice (IIMA), ossia l’ong con i Paesi aderenti per contribuire a
(organizzazione non governativa) lega- realizzare gli obiettivi proposti e, infi-
Gli studenti della scuola media durante il loro intervento
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ne, hanno il compito di controllori
(osservando, criticando ed informando i cittadini).
Suor Caputo è la direttrice dell’Ufficio dei Diritti Umani, per conto
dell’IIMA. La missione dell’IIMA
è quella di favorire, stabilire e costruire vincoli con gli organismi
delle Nazioni Unite che si occupano della difesa e della promozione
dei diritti umani, al fine di influire
sulle decisioni politiche internazionali volte a promuovere e a garantire il diritto all’educazione per tutti.
Suor Maria Grazia ha illustrato i
“pilastri” dell’IIMA: fornire alle
Nazioni Unite dei report sulla condizione della protezione dei diritti
umani in un dato Paese, organizzando «side events» e meeting; portare esempi di buone prassi e rivolgere
denunce “in positivo” ai rappresentanti
diplomatici dei Paesi interessati.
L’IIMA inoltre organizza, coadiuvata
dall’associazione VIDES (Volontariato
Internazionale salesiano), corsi di formazione per operatori sul campo, affinché possano prendere maggiore coscienza dei proprio diritti ed imparino ad
interagire con i meccanismi dell’ONU
volti al miglioramento della tutela di tali
diritti a livello nazionale.
Il compito dell’Ufficio in cui opera suor
Gli studenti del liceo con il professor Mauro Borra e suor Rinangela Pairotto
Giustizia e Pace
Caputo a Ginevra è di costruire una rete
di collaborazione con le varie istituzioni
e organizzazioni. L’unico imprescindibile requisito è che anch’esse abbiano
a cuore il diritto all’educazione. Per garantire un’azione efficace, è necessaria
una fitta comunicazione fra i membri
IIMA sul campo, la sede di Ginevra e
gli altri soggetti interessati.
A tal fine l’Ufficio, tramite blog e newsletter, aggiorna costantemente sul lavoro che sta svolgendo, riportando notizie,
resoconti e un calendario con gli eventi che verranno seguiti a Ginevra. Allo
stesso tempo, monitora le dinamiche
e le politiche che si sviluppano in sede
ONU intorno alle questioni educative e
alla difesa dei diritti umani.
Suor Maria Grazia, durante la conferenza, ha sottolineato la differenza fra la
sede dell’ONU a New York e quella di
Ginevra.
La prima è molto più politica e burocratica, mentre a Ginevra le ong svolgono
un ruolo attivo e possono davvero fare
la differenza.
La suora ha ribadito più volte che la
strada per la difesa dei diritti umani è
lunga e faticosa, ma si cerca di raggiungere le orecchie dei potenti per migliorare le condizioni dei più deboli.
Ha anche insistito molto sull’importanza di lavorare insieme ai giovani e renderli partecipi, perché essi sono il futuro, la speranza di un domani migliore
per tutti.
Questa conferenza è stata davvero molto coinvolgente e ha offerto numerosi
spunti di riflessione, ma soprattutto ci
ha aperto nuovi orizzonti: è bello crescere sapendo che si potranno fare cose
grandi ed utili!
Foto di gruppo con la relatrice suor Maria Grazia Caputo al termine della mattinata
e nel pomeriggio...
Anna Maria Golfieri
Il pomeriggio ha voluto essere, attraverso l’utilizzazione di vari
linguaggi, un momento di riflessione, di proposta, di festa in
cui la relazione di suor Maria Grazia Caputo è stata vista come
uno stimolo a lavorare sugli stessi obiettivi calandoli nella specificità della congregazione delle Suore di San Giuseppe.
Le salesiane sono sin dall’inizio una congregazione centralizzata, mentre l’istanza di impegno globale delle nostre commissioni “Giustizia e Pace” si intreccia con il recente processo di
sempre maggiore coesione, connessione, capacità di operare
in rete messo in moto dalle nostre congregazioni e Federazioni presenti nelle varie parti del mondo.
Il servizio al «caro prossimo» contribuisce a incrementare la
comunione interna, per realizzare sempre più la vocazione alla
comunione insita nel carisma.
Suor Graziella Zocchi e suor Nicoletta Danna hanno tratteggiato la storia a livello italiano della commissione federale Giustizia e Pace, la sua volontà di crescere con gradualità e tenacia,
la scelta di focalizzare l’attenzione sul tema dell’ accoglienza
ai migranti.
Poi suor Gabriella Canavesio, madre generale delle Suore di
San Giuseppe di Pinerolo, ha riferito con entusiasmo contagioso l’esperienza vissuta a New York nell’ambito delle sue responsabilità a livello internazionale sui temi di “Giustizia, Pace
e Integrità del creato”. L’incontro e lo scambio con tante consorelle e con figure istituzionali («Il presidente dell’Economic
Giustizia e Pace
and Social Council ci ha accolte come un fratello», ha affermato madre Gabriella) è stato consolante e motivante, capace di
far toccare con mano quanto siano già ben presenti e operanti
le tracce di un altro mondo possibile, giusto, fraterno, solidale,
corrispondente al progetto di Dio, che ha avuto il coraggio di
consegnare il creato nelle nostre mani. L’immagine biblica del
«santo pellegrinaggio» che trasforma in giardino la valle del
pianto si concretizza attraverso la connessione di tutte le forze
positive, per andare avanti, diffondendo pace, gioia, serenità;
il mondo nuovo è sempre al di là di quanto abbiamo già fatto,
e di cui dobbiamo essere grati, perché è il Signore ad aver operato attraverso di noi.
Musica, poesia, testimonianze brevi e concrete di migranti
hanno documentato l’attività sinergica di due associazioni torinesi: “Ad gentes”,che offre in ogni momento dell’anno corsi
di italiano ai nuovo arrivati; “Speranza”, finalizzata all’aiuto alle
donne migranti.
Associazioni che trovano il loro motore nell’impegno di suor
Fatima Valsania, come hanno sottolineato i rispettivi presidenti.
Le suore malgasce di Aosta si sono espresse attraverso la
composta armoniosità della danza e due giovani musicisti del
cuneese, dotati di un ricco curriculum formativo, hanno ricordato l’importanza dell’arte come veicolo di comunione ed elevazione spirituale.
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Una riflessione su opportunità e rischi dell’utilizzo delle nuove tecnologie
Uomo-macchina: un rappor to
af fascinante e problematico
(Articolo di Fabio Pasqualetti tratto dalla rivista “Catechesi”, ed. Elledici)
Una presenza data per scontata
Il senso di panico e smarrimento che ormai coglie varie persone nel momento
in cui, per vari motivi, non possono collegarsi alla rete o perché hanno dimenticato il cellulare a casa e non possono
usarlo, è un indice che queste tecnologie della comunicazione sono qualcosa di più che strumenti: sono cordoni
ombelicali, connessioni linfatiche che ci
tengono in vita. In che cosa ci stiamo
trasformando?
Questa è una domanda che i nativi digitali non si pongono; si accorgono della
rete solo quando non funziona e allora
sono colti dal panico.
Come i pesci nell’acqua non si chiedono cosa sia l’acqua, così i nativi digitali non si chiedono cosa sia Internet e
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come stia trasformando la nostra vita,
o perlomeno non si pongono tale interrogativo a livello di istanza di riflessione
esistenziale.
Non si fanno problemi sulla sua natura,
quali reconditi e problematici misteri o
pericoli nasconda, ma ci vivono felicemente dentro, si muovono e si concentrano su quello che vogliono fare.
Indubbiamente questo giudizio è un po’
semplicistico, e tuttavia è proprio questo senso di “normalità” che fa la differenza tra il mondo adulto e le nuove
generazioni.
Un nuovo tipo di memoria
Un altro aspetto suggestivo del rapporto tra uomo e macchina è la possibilità
di gestire la nostra memoria attraverso
questi strumenti e la rete.
La novità non sta tanto nella memoria
esterna, perché anche i libri e le biblioteche sono state e sono “memorie esterne”, bensì nel fatto che alla costruzione
di questa memoria esterna stanno partecipando un numero imprecisato di persone che la modificano costantemente,
senza dover chiedere il permesso a nessuno per ciò che dicono o fanno.
Quest’attività in rete, fatta da moltissime persone, a volte viene definita “mente alveare” che nei contesti del web 2.0
assume sia connotati positivi se intesa
come collaborazione tra persone, sia
negativi se intesa come manipolazione
emotiva dell’utenza che anziché usare
criticamente la propria opinione si lascia influenzare dai flussi di opinione
della rete.
Missionari digitali
Un problema non nuovo e già incontrato negli studi sul rapporto tra mass media e opinione pubblica. Ciò che varia
è la velocità con cui avvengono questi
fenomeni di interazione, collaborazione e influenza reciproca; varia pure la
proporzione delle persone coinvolte ed
è notevole ii fatto che si estendano a livello globale.
Un nuovo modo di pensare
l’uomo e la realtà
Tutto ciò porta a immaginare che oggi
ci sia un «pensare che si genera in modo
differente», ma che a lungo andare ridefinisce il nostro essere umani, come
del resto hanno fatto tutte le tecnologie
della comunicazione precedenti.
Dalla nascita della scrittura a quella di
Internet, le tecnologie della comunicazione influiscono sui nostri sensi e quindi sui processi mentali ed espressivi che
conseguentemente generano.
Questo produce visioni della
realtà e della vita che spesso
si traducono in metafore.
Ad esempio, l’orologio
meccanico e i suoi
congegni hanno influito su una certa
visione meccanicistica della vita, delle relazioni sociali e
persino del rapporto
con il trascendente, a
tal punto da considerare
Dio come il Grande Orologiaio.
Lettura e scrittura scaturiscono
dall’invenzione dell’alfabeto. Il fatto
che l’alfabeto greco sia il modello sul
quale si sono generati vari alfabeti occidentali non è indifferente se pensiamo
che, come abbiamo già accennato, ogni
tecnologia non porta con sé il semplice sapere pratico ma anche il proprio
sapere esistenziale e quindi la propria
cultura.
In una cultura orale, la memoria è affidata alla capacità di memorizzazione e
per questo si sviluppano forme narrative
che facilitano il ricordo.
Una volta che subentra la scrittura, non
c’è più bisogno di ricordarsi tutto, perché la memoria viene affidata in buona parte a un supporlo esterno. Ma la
scrittura a sua volta sviluppa dei modi di
Missionari digitali
espressione che sono suoi tipici, logici,
consequenziali, strutturati e che la distinguono da una discorso orale. Il racconto orale è ritmico, è arricchito dalla
personalità di chi lo narra, dai suoi stati
emotivi. La scrittura è strutturalmente
più rigida, consegna a chi legge il compito dell’interpretazione dei contenuti
e delle emozioni, ma è anche la tecnologia che ha permesso lo sviluppo della
filosofia e della scienza, due pilastri della
cultura occidentale.
Una tecnologia che ha modificato profondamente la scrittura e la sua organizzazione è stata il libro che, una volta
diffusosi, è diventato oggetto di consumo personale, ha favorito la lettura in
silenzio e accresciuto la capacità delle
persone di accedere alle informazioni e
al sapere.
Questa attenzione intensa verso l’oggetto di lettura ha facilitato lo sviluppo della lettura profonda e continua,
aspetti fondamentali per lo sviluppo del
pensiero logico e simbolico. Potremmo
dire che il libro ha aiutato a costruire
l’individuo in quanto l’azione di lettura personale crea un processo singolare
che si avvale di una interazione tra la
propria esperienza e la proposta culturale del libro che si anima nelle nostre
menti. Si dia lo stesso libro da leggere a
più persone e si verifichi quante versioni
e sfumature interpretative si ottengono!
Ma è anche vero che il libro insegna a
organizzare il sapere e quindi la realtà in
un modo logico, sequenziale, interconnesso tra un paragrafo e l’altro, tra un
capitolo e l’altro.
Questa tecnologia che ha accompagnato
l’Occidente per secoli vive oggi una fase
particolare di transizione e crisi. Dopo
più di cinquecento anni di stampa,
all’inizio del XX secolo sono comparsi
i media elettronici: radio, cinema e televisione hanno contribuito ad arricchire
le possibilità di accesso all’informazione
e all’intrattenimento; allo stesso tempo,
però, hanno modificato anche le nostre
pratiche di vita, il nostro tempo libero,
il nostro modo di pensare, la nostra cultura; e hanno inciso sul nostro modo di
vedere il mondo e noi stessi.
La proprietà di «sincronizzare» pubblici
diversi, tipico dei media elettronici, ha
trasformato, per esempio, le generazioni
nate con la televisione in tribù che si aggregano e conversano attorno ai palinsesti televisivi.
Potenzialità e limiti
Capire oggi la ricaduta
sociale della rete e delle
tecnologie digitali ci
permette di coglierne
potenzialità e limiti.
Se accettiamo la tesi
di Manuel Castells
che sostiene che «Internet è la trama delle
nostre vite», la differenza, in questa trama la
può fare la nostra attività
comunicativa cosciente e intenzionale che, interagendo con
la tecnologia, può determinarne lo sviluppo in un modo piuttosto che in un
altro. Internet è nata come tecnologia
aperta, flessibile e difficilmente controllabile. Può però subire notevoli trasformazioni che dipendono molto anche
dai contesti socio-politici ed economici.
L’attuale evoluzione verso il web 2.0
presenta aspetti molto interessanti per
quanto riguarda la partecipazione.
Di fatto, una massa immensa di persone si è trovata improvvisamente a essere
promossa ad «autrice» e «produttrice» di
contenuti; il che, da un punto di vista di
possibilità di espressione, è un aspetto
interessante. Ma sappiamo anche che la
rete può essere un potente strumento di
controllo.
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Pinerolo. Lo scorso 16 aprile una rievocazione storica nel centro cittadino
Madre Speranza
cammina con noi
Vincenzo Parisi
20 febbraio 1829: a soli 21 anni, per
una intossicazione causata da cibo contaminato, moriva Madre Speranza, al
secolo Marie Charlotte Vaudey, prima
superiora (ad appena 18 anni) della congregazione delle Suore di San Giuseppe
di Pinerolo.
Il pomeriggio dello scorso 16 aprile, in
un incontro formativo facente parte del
Master triennale per Educatori Cristiani (al quale stanno partecipando tutti
gli insegnanti dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo), alcuni allievi ed
ex-allievi della scuola media dell’IMI,
coordinati da suor Claudia Frencia (vice-preside e docente di Italiano), hanno
realizzato una rievocazione storica, mettendo in scena gli episodi più significativi della breve vita terrena di Madre
Speranza.
Si è iniziato, alla presenza del vescovo Pier Giorgio Debernardi, nella Sala
“Pacem in Terris” del Museo Diocesano:
dapprima, un inquadramento generale
del contesto storico del primo Ottocento in Piemonte, a cura di Marco Meotto
(docente di Lettere nel liceo dell’IMI);
poi, la sintetica narrazione della vita di
Madre Speranza da parte di suor Claudia e la recitazione da parte dei ragazzi.
È seguita la processione (con un ampio
gruppo di figuranti in costumi d’epoca),
seguendo fedelmente l’ordine e il per-
12
corso compiuto all’epoca, fino alla Casa
Madre delle Suore di San Giuseppe di
Pinerolo, in via Principi d’Acaja.
All’arrivo, la rievocazione del discorso
pronunciato (il 15 ottobre 1828) dall’allora vescovo Pietro Giuseppe Rey, la
consegna delle chiavi di Casa Madre alle
religiose e, infine, la rappresentazione
della tragica e prematura morte di suor
Vaudey. Il percorso si è concluso nella
basilica di San Maurizio, dove tuttora
riposano (si pensa sul lato destro guardando l’altare, dopo la tomba di don
Giovanni Barra) le spoglie mortali di
Madre Speranza.
Nata il 20 ottobre 1807 a Les Chapelles
(Alta Savoia, in Francia), Marie Char-
Sfida educativa
lotte Vaudey entrò quattordicenne nella
congregazione delle Suore di San Giuseppe di Chambery.
Con la vestizione (7 ottobre 1822), prese il nome di suor Esperance (Speranza).
Nel mese di ottobre del 1825, in risposta ad una richiesta del vescovo di Pinerolo, monsignor Rey, madre Saint-Jean
Marcoux (superiora delle Suore di San
Giuseppe di Chambery) inviò Speranza
nella nostra città, insieme ad altre due
giovani consorelle, per occuparsi, in maniera particolare delle numerose persone
povere e malate.
Con una scelta inaspettata, suor Speranza (la più giovane del gruppo) fu nominata superiora. Le religiose furono inizialmente ospitate nel palazzo vescovile,
dove misero in piedi una scuola per il
popolo e si impegnarono, insieme al vescovo Rey (il quale vendette buona parte
della sua argenteria per aiutarle), nella
catechesi e nella distribuzione del cibo
ai poveri.
La successiva inaugurazione della Casa
Madre non migliorò l’esistenza materiale delle suore, che continuarono il loro
indefesso impegno apostolico, vivendo
però in estrema povertà e soffrendo addirittura la fame.
La stessa Madre Speranza, fino al giorno
della sua dipartita, scelse come giaciglio
per la notte un pagliericcio appoggiato
per terra, con solo una ruvida coperta.
Sfida educativa
13
Pinerolo. Da settembre 2015 un nuovo indirizzo liceale all’Istituto Maria Immacolata
Lo spor t sale in cattedra
Vincenzo Parisi
I nuovi impianti sportivi dell’Istituto Maria Immacolata
Tre ore settimanali di Scienze Motorie
e Sportive, tre di Discipline Sportive
(due ore nel triennio) ed altrettante di
Diritto ed Economia dello Sport (ma
solamente nel triennio). Niente Latino,
Disegno e Storia dell’Arte.
Nell’arco di ciascun biennio, approfondimento (teorico e pratico) di due
discipline sportive individuali e due di
squadra, oltre ad attività di atletica ed
orienteering.
Ciascun studente potrà continuare ad
allenarsi presso la propria società sportiva. Il sabato è libero, per consentire
lo svolgimento degli eventuali impegni
agonistici, generalmente più intensi nel
fine settimana, senza dover perdere le
lezioni. L’ampliamento dell’offerta formativa (compresa nel monte ore settimanale) comprende: conversazione in
lingua inglese, informatica, laboratorio
di fisica.
Queste le caratteristiche principali del
Liceo Scientifico Sportivo, che aprirà
i battenti il prossimo anno scolastico
2015-2016 all’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo.
La dirigente scolastica dell’IMI (primaria, media e liceo), Maria Margherita
Caporgno, afferma: «Ci tengo a precisare che si tratta di un liceo scientifico,
caratterizzato quindi dal livello di impegno richiesto e dall’impianto didattico proprio di tale scuola. L’aggettivo
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“sportivo” fa riferimento alle materie
di indirizzo le quali, però, non hanno
come finalità diretta la prestazione atletica agonistica, né la selezione, ma la
crescita negli studenti di una vera e profonda cultura sportiva ad ampio raggio,
in grado di integrarsi in maniera armonica con le altre dimensioni della persona, che i ragazzi devono sviluppare negli
anni della scuola superiore.
Il nostro liceo non è rivolto esclusivamente ad atleti tesserati, perché l’obiettivo non è quello di formare dei campioni, ma di preparare la base per diverse
figure professionali che si specializzeranno dopo il liceo: allenatore, organizzatore di eventi sportivi, massaggiatore,
oltre che sportivi professionisti».
L’idea di aprire, nel settembre 2015,
l’indirizzo scientifico sportivo «è nata prosegue la prof.ssa Caporgno - da una
constatazione interna all’IMI. Negli ultimi anni, ci siamo resi contro del continuo aumento della percentuale di nostri
allievi liceali che praticano sport individuali o di squadra, sia a livello dilettantistico sia agonistico. Però l’attività
sportiva non risulta sempre facilmente
conciliabile con un serio impegno scolastico.
La formazione globale e integrale della
persona si basa sulla coesistenza di una
preparazione specifica di tipo liceale e
della pratica sportiva; in quest’ottica,
la disciplina corporea diventa un ulteriore strumento di conoscenza di sé, dei
propri limiti e punti di forza, al fine di
migliorare l’autostima».
Di qui, la struttura formativa “a rete”
del nuovo liceo: «Stipuleremo convenzioni con alcune federazioni (CONI) e
società sportive del territorio. Inoltre,
un tutor avrà il compito di fare da ponte tra scuola, famiglia e società sportiva.
E per aiutare i ragazzi che, a causa di
impegni o gare, dovessero perdere alcune lezioni, sarà strutturato un apposito
percorso di recupero personalizzato, in
modalità e-learning».
Quali gli sbocchi? «Si tratta di un diploma di maturità scientifica, che quindi
consente l’accesso a ogni facoltà universitaria; chiaramente, alcune risultano essere più affini: Scienze Motorie,
Medicina, Fisioterapia, Giurisprudenza,
Giornalismo sportivo. È facilitato anche
l’inserimento all’interno delle varie Federazioni, per intraprendere una formazione rivolta a professioni strettamente
legate al mondo dello sport».
Orario: dal lunedì al venerdì dalle 7:55
alle 13:20.
Nel pomeriggio è prevista la stessa offerta formativa degli altri percorsi liceali
dell’IMI: studio individuale e/o a gruppi, recupero, potenziamento, preparazione certificazioni di lingua straniera,
cineforum, teatro...
Sfida educativa
Moncalieri (To). Una missione popolare animata dalle nostre suore: il racconto
Tutti sul sicomoro!
Grazia (co-missonaria di Moncalieri)
Dal 30 marzo al 6 aprile, la comunità parrocchiale di
Santa Maria della Scala e Sant’Egidio in Moncalieri (Provincia di Torino) ha vissuto un’insolita esperienza. Una
decina di Suore di San Giuseppe di Pinerolo, provenienti
da varie parti d’Italia, ha condotto la “Missione al Popolo”.
Accompagnate da alcuni co-missionari, hanno visitato
ogni angolo del territorio parrocchiale. Da Santa Brigida
fino a Borgo Navile, da strada Rebaude alla Porta Piacentina, le suore hanno portato nelle famiglie una lettera del
parroco Paolo Comba e il messaggio evangelico centrato
sulla figura di Zaccheo.
Come Zaccheo, infatti, la nostra comunità è stata invitata a salire sull’albero di sicomoro per incontrare e riconoscere il Messia.
Ecco due significative testimonianza:
«Le porte delle case che abbiamo visitato con le suore
sono rimaste in molti casi chiuse, ma quelle che abbiamo
trovato aperte mi hanno riempito il cuore della gioia di
accompagnare il messaggio di Gesù»;
«Alla fine di questa settimana, ho provato un senso di tristezza per la conclusione di questo che è stato un periodo
rigenerante per la mia anima e spero per quella dei miei
co-parrocchiani. Tra le tante esperienze particolari vissute
con le missionarie, ricordo, con emozione, l’incontro con
due ragazzi accomunati dalla lontananza da Dio: nonostante uno di loro non fosse battezzato, entrambi hanno
accolto con gioia la visita di queste suore ascoltando la
Parola biblica e pregando insieme a loro».
Dalle comunità
15
Pinerolo. Il 30 e 31 luglio si sono svolte due giornate di formazione in Casa Madre
Vita fraterna:
dono e strada in salita
Suor Antonella Racca
Ancora una volta, e certamente
non l’ultima, abbiamo goduto
del dono della fraternità, ritrovandoci insieme e numerose in
Casa Madre lo scorso 30 e 31
luglio.
Anche il refettorio si è riempito
di voci e di colori, segno di una
partecipazione spontanea, della
presenza di suore, se non giovani, giovanili.
«La qualità della vita fraterna si
gioca sulle relazioni, ma esige,
contemporaneamente, profondità di vita»: così suor Luisita Quaglia (psicologa e filosofa, della
congregazione delle Suore di San
Giuseppe di Cuneo), ha iniziato
il suo discorso.
Le «radici» e il «dono» della vita fraterna
e la «strada in salita» hanno introdotto il
tema della prima giornata. Tutte noi siamo state particolarmente coinvolte dalle
seguenti indicazioni: crescita nella capacità di relazione; cura di sé e autostima;
riconciliarsi con la propria storia relazionale e affettiva; assumere la responsabilità della propria vita; saper dare e ricevere
gioia; ri-conoscere le diversità; vivere in
solitudine; perdono dato e ricevuto; diventare ospitali.
Questi punti ci hanno accompagnate
lungo il corso della mattinata, conclusasi con la celebrazione eucaristica, cuore
delle nostre giornate e regalo per la nostra interiorità.
Nel pomeriggio siamo state invitate a lavorare personalmente e poi in gruppetti
sull’abbondante materiale del mattino.
La spinta nella direzione di una vita fraterna sempre più vera e che ha il suo fondamento nel Battesimo, è oggi appello
per tutti i cristiani, ma per noi, Suore di
San Giuseppe, chiamata urgente alla comunione, dono e conquista quotidiana.
La relazione di suor Luisita ci ha attrezzate a mettercela tutta, perché ogni
comunità profumi davvero di amore,
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stimolandoci a ‘salire’ la strada faticosa dello stare insieme, non per cullarci
nell’idea infantile di comunità-bisogno,
ma per contemplare e vivere in alto la
comunione, lasciando a valle interessi
egoistici e chiusure.
Ci siamo confrontate in piccoli gruppi, e
poi in assemblea generale. L’impressione
è stata quella di un buon cammino nelle
nostre comunità, anche nella linea del
coraggio nell’affrontare problemi scabrosi e della libertà nell’esporre il vero.
Il punto nodale emerso è stato la riconciliazione con la propria storia personale
per accettare e non aggredire, superando
la ‘virtù pesante’ caratterizzata dall’intolleranza, dal pregiudizio, dalla critica,
dall’ invidia e gelosia, per scegliere la
gioia non ingenua o superficiale che non
coglie i problemi, ma quella adulta che
sa riconoscere le diversità e vivere di perdono dato e ricevuto.
Questo giorno di grazia, in cui ciascuna ha ascoltato la propria interiorità,
e si è messa in armonia con le sorelle,
non è terminato con la recita del vespro
e la cena allegra, ma con la proiezione
di un film “Belle e Sebastien”, che ha
fatto vibrare le corde della nostra sensibilità, prospettandoci, con abbondanza
di particolari, un esempio di
amicizia singolare tra un cane
e un bambino, vissuta in un
ambiente di montagna, rustico ma sano, povero di presenze
umane, ma ricco di sentimenti
e di valori all’interno di uno
scenario di natura spettacolare
nei suoi tramonti e colori.
Colpivano le persone solide
ed integre come le rocce delle
loro montagne, i loro dialoghi
scarni eppure essenziali su cui
non c’è da aggiungere o togliere nulla, e i volti, espressioni
di un mondo genuino, sacro,
segnato dalla sofferenza e dalla
morte accettate senza lamenti,
ma anche dalla gioia di condividere una
vita in cui la fiducia nell’altro compie,
ogni giorno il miracolo della trasformazione: la bestia, il cane cattivo e brutto,
dal lungo pelo grigio per lo sporco, da
cui ci si deve difendere, in Belle, immacolata come la neve di quelle montagne,
l’amica del piccolo uomo: Sebastien.
Il 31 luglio, dopo la preghiera delle Lodi,
ci siamo ancora incontrate in salone per
un’altra boccata d’aria. Il tema della vita
fraterna si è concentrato sulle tappe della nostra esistenza, e, in particolare, sulla
vecchiaia. Suor Luisita ha individuato
per noi una strada con un bivio, che richiede un discernimento, una scelta: o
invecchiare bene e acquisire saggezza, o
invecchiare male ed inaridire. Nel primo
caso è il sereno tramonto di una vita generosa e luminosa, è apertura al nuovo
e al bello delle generazioni future. Nel
secondo caso è turbamento e inquietudine, caratterizzata dai cammini abbandonati e da tutto ciò che non abbiamo
fatto di bene, che abbiamo scartato e nascosto, è il panico della “porta chiusa”,
cioè paura di invecchiare, paura della
morte. Ma il panico della “porta chiusa”
sfuma se il soggetto si pone attivamente
nella propria esistenza e la accetta, accor-
Dalle comunità
Suor Luisita Quaglia, relatrice delle giornate (prima da destra)
gendosi così di quanto di positivo c’è e
c’è stato nella sua vita e... che c’è ancora
futuro! Non vedere soltanto il campo di
stoppie, trascurando i granai pieni del
passato. La porta che minaccia di chiudersi è la porta di un granaio pieno! La
vecchiaia diventa, invece, un tempo di
speranza. Non è durare, ma vivere! Nella vecchiaia semplicemente si è: non ciò
che facciamo ci definisce, ma ciò che
siamo.
Qual è il compito spirituale della vecchiaia? Un approfondimento di sé;
un’apertura all’esterno, esorcizzando
gli aspetti regressivi dell’invecchiamento: rigidità, egocentrismo, resistenza al
cambiamento, difficoltà nell’adeguarsi,
ecc. Occorre diventare capaci di guardare con la pace della sera agli avvenimenti della vita scoprendone il passaggio di
Dio per raggiungere l’armonia con la
nostra natura autentica, con l’immagine
di Dio, non devo diventare “qualcuno”,
perché ho trovato me stesso. So, invece,
che sono atteso da Qualcuno.
Tempo allora del raccolto, che non è solamente la somma di quanto abbiamo
realizzato, ma piuttosto che noi stessi
siamo diventati frutto!
Pinerolo. Veglia missionaria a Casa Nazareth
Lo scorso 26 settembre Casa Nazareth ha ospitato un incontro di preghiera missionaria per religiose, dal tema: “Andiamocene
altrove…” (Mt 1,38). Durante la veglia c’è stato spazio per ascoltare la testimonianza a viva voce di suor Amedea Valsania, nostra
consorella missionaria in Argentina.
Dalle comunità
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Pinerolo. Dal 27 al 29 agosto in Casa Madre si è svolta la verifica triennale del Capitolo
Riaccendere la passione
per il Regno
Suor Antonella Racca
“Rimotivarci per un discepolato convinto e una forte passione per il Regno”:
un appuntamento necessario, dopo tre
anni dal Capitolo Generale, per rivedere, verificare, interiorizzare rimotivare, pregare, sperando che le opacità e
le stanchezze del cammino acquistino
nuova luce e nuova forza dallo Spirito
Santo. Questo è stato, ma c’è di più...
Parlo del sorprendente aiuto di Giovanni Dalpiaz (monaco camaldolese
dell’ordine di San Benedetto, priore
dell’eremo del Garda, teologo e sociologo), che è stato con noi due giorni,
offrendoci la sapienza benedettina unita
alla preparazione sociologica. Il suo intervento (“Custodire la speranza, tessere
legami di carità”) ci ha educate ad una
visione non solo realistica, ma equilibrata del tempo in cui viviamo, nella
linea della speranza, proiettandoci verso
i beni eterni.
Ecco le sue parole: «Proprio quando il
cambiamento intorno a noi e dentro
gli istituti si fa particolarmente intenso
e diffuso, emerge la consapevolezza che
la vita religiosa è testimonianza dell’eterno nella mutevolezza della storia. Essere testimoni dell’eterno in un mondo
che cambia è progetto e sfida attorno al
quale orientare l’impegno delle religiose
delle comunità». Dopo l’introduzione
di madre Gabriella Canavesio, abbiamo lavorato personalmente e in gruppo
su due tematiche di fondo: “Comunità
di vita per la missione di oggi” e “Discepoli e missionari corresponsabili nel
governo”.
Il lavoro consisteva, partendo dalle
sintesi delle risposte delle comunità,
nell’interiorizzare le tre luci che danno
energia al nostro cammino spirituale,
portandole nel cuore nella preghiera.
Esse sono state individuate:
• nella presenza reale di Gesù
nell’Eucaristia;
• nella consapevolezza che la Provvi-
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denza vuole servirsi di noi, comunità fraterne, per compiere il suo
progetto di salvezza universale;
• nella presa di coscienza che possiamo contare sulle doti delle sorelle.
Tra gli interventi delle suore delle comunità, ognuna, nel momento della
riflessione personale, doveva indicare
quello che più la interpellava.
Successivamente, nel lavoro di gruppo,
ci si è confrontate.
I problemi emersi, partendo dalla relazione di padre Dalpiaz, sono stati così
espressi sotto forma di domande:
• non è scontata la capacità di proiettarsi nel futuro, forse non vi è neppure il desiderio... e allora che cosa
fare?
• Proprio perché siamo state abituate
ad una vita religiosa “dipendente”,
adesso troviamo difficile la corresponsabilità nell’obbedienza. Come
passare dall’una all’altra?
• Quali sono le tappe necessarie per
riuscire ad attuare la ritirata dell’io
per fare spazio al noi?
• È possibile che piccole scontentezze,
in sé di non grande peso ma durature nel tempo, alla fine si rivelino pesi
faticosi da portare?
Le risposte a questi interrogativi possono essere riassunte nel seguente pensiero
di Dalpiaz: «La forza della motivazione spirituale va non solo custodita ma
più ancora alimentata, avendo attenzione che rovi e spine, sassi e calpestio
di passi incauti non impediscano al
seme di crescere e portare frutto. Può
accadere che l’assillo per gli impegni
quotidiani, la molteplicità dei compiti da svolgere, una certa abitudinarietà nel ritmo della vita spirituale
concorrano ad indebolire la consapevolezza e la robustezza del desiderio
di seguire ed imitare Gesù, sotteso
alla decisione di entrare a far parte di
una comunità religiosa».
Il 28 agosto, giorno centrale per il nostro lavoro di verifica, è stato davvero
significativo, soprattutto per gli interessanti interventi delle commissioni
(Carisma; Carisma ai Laici; Giustizia,
Pace e Integrità del Creato; Pastorale
Giovanile e Vocazionale; Sfida Educativa; Missionari Digitali) arricchiti da
sollecitazioni, proposte e proiezioni di
fotografie e filmati; in particolare, da
segnalare il video su madre Speranza e
la visita, alla basilica di San Maurizio,
presso la sua tomba, conclusasi con la
preghiera del Vespro. Giorni belli, nutriti di preghiera, soprattutto della celebrazione eucaristica, che dà il senso al
nostro ritrovarsi, per fare comunione,
secondo quanto padre Médaille continuamente ci chiede.
E poi...«continuiamo con dedizione
ed equilibrio nell’impegno apostolico,
sapendo che si semina nel pianto e si
raccoglie nella gioia e contemporaneamente uno semina ed un altro raccoglie
secondo i tempi e i modi che sono nel
disegno di Dio».
Dalle comunità
Buon anniversario a voi!
Lo scorso 9 novembre, grande festa in
Casa Madre per la celebrazione dei giubilei di professione religiosa:
70 anni:
Sr Palmira
Sr Emanuela
Sr Fede
60 anni:
Sr Paolina
Sr Eliana
Sr Onorata
Sr Filippina
Sr Benvenuta
Sr Consilia
Sr Lucia
Sr Adriana
Sr Isidora
Sr Pierpaola
Sr Serena
Sr Angiolina
50 anni:
Sr Josefina*
Sr Romana
Sr Gabriella
Sr Annavirginia
Sr Antonietta
25 anni:
Sr Venanzia*
(*festeggeranno in Argentina con la visita di madre Gabriella Canavesio)
I nominativi delle festeggiate compaiono nella bacheca in mezzo ad una bella
immagine e scritte riguardanti la vita
consacrata. È pure una giornata di ritiro spirituale guidata da padre Carlo
Lanza che ricorda a tutte le presenti,
festeggiate e non, il valore della consacrazione battesimale e religiosa, la fedeltà agli impegni assunti, la necessità
di discernere i nuovi bisogni, di dare
una soluzione equilibrata ai problemi,
e di rivedere i nostri metodi di azione
che saranno efficaci se usati con Dio,
perché è sempre Lui che prende l’iniziativa.
Molto bello e partecipato, con gioia
di tutte, è stato il momento di frater-
nità in refettorio abbellito con cura
e arricchito con fiori e doni per ogni
festeggiata. Nel pomeriggio, in salone,
proiezione di alcuni PowerPoint sulla
gioia e preghiera dei Vespri con libere
espressioni di ringraziamento a Dio per
il dono della vocazione religiosa da parte di parecchie festeggiate. Infine, nella cappella addobbata di bianco per la
circostanza, la celebrazione eucaristica
con canti, preghiere e rinnovazione dei
voti. Al termine, la tradizionale fotografia di gruppo (in alto) ai piedi della
Sacra Famiglia.
tanti auguri suor paolina!
Pinerolo. Lo scorso 17 maggio
in Casa Madre, suor Paolina
Malano (ex madre generale
della nostra congregazione)
ha raggiunto il bel traguardo
dei 90 anni.
Dalle comunità
19
Brasile. Lo scorso 26 giugno si è svolto l’incontro delle “juniores”
Tra mistica e... Mondiali
suor
Gemma Valero
Giovedí sera, 26 giugno: eccoci riunite
in Feira de Santana, nella Bahia!
Ir. Talita, ir. Lucivânia e ir. Nilza: juniores dell’Istituto; ir. Shirley e ir. Karina:
juniores di Pinerolo, irmã Maura ed io.
La mattinata di venerdì inizia con la
condivisione di un tema affrontato in
un weekend di formazione per juniores:
“La mistica come contemplazione trasformatrice dei tempi attuali”.
Si prosegue con uno scambio di esperienze sulla base delle seguenti domande: “Come mi sento nel mio processo
di maturazione vocazionale, cioè come
donna consacrata, come Suora di San
Giuseppe?” ;“Qual é la mia prioritá
oggi di fronte alle nuove sfide?”; “La
bellezza e la ricchezza del nostro carisma sono grandi: cosa cerco di vivere
quotidianamente? In questi mesi quale
sfida maggiore ho attraversato e come
ho cercato di superarla?”.
Nel pomeriggio giunge padre Evandro,
un giovanissimo sacerdote che ha attraversato le conseguenze di un tumore
maligno, attualmente “sotto controllo”.
La sua testimonianza di serenitá e di
semplicitá ci accompagna nei due giorni “biblici” in cui affrontiamo lo studio
dei libri dei Profeti. Ci concediamo una
pausa pomeridiana per assistere alla
partita di calcio dei Mondiali: ovvio!
Gioca il Brasile… e vince! Concludiamo la domenica lasciandoci con una
domanda-sfida: ““Quali sono i segni di
profetismo religioso oggi e quali segni
profetici io do?”.
Brasile. Lo scorso 16 agosto
l’ingresso di tre nuove aspiranti
Foto al termine della celebrazione eucaristica a Cristinápolis che ha segnato ufficialmente l’ingresso nel nostro aspirantato da
parte di tre giovani: Ivanilde Bernardo Dos Santos, Elenice e Angela Ribeiro. Presenti la Madre generale, suor Gabriella Canavesio,
e padre Yuri Ribeiro.
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Missio-News
Roma. Lo scorso 19 ottobre tre suore hanno partecipato alla cerimonia di beatificazione
Paolo VI, il papa
dalle braccia aper te
suor
Claudia Frencia
«Ci sarebbe anche bisogno di un paziente sforzo di educazione per imparare o imparare di nuovo a gustare semplicemente le molteplici gioie
umane che il Creatore mette già sul
nostro cammino».
Così scriveva Paolo VI nell’esortazione
apostolica “Gaudete in Domino”, pubblicata in occasione dell’Anno Santo
1975.
Una di queste grandi gioie è stata, per
suor Luisa Novo, per suor Rinangela
Pairotto e per me, partecipare alla cerimonia di beatificazione del papa Paolo
VI. È stato un dono vivere di persona
questo evento di Chiesa, si tocca con
mano la bellezza dell’ecclesialità, della
koinonìa: un’unione di cuori, un camminare insieme con Cristo verso la pienezza della vita. Piazza San Pietro era
gremita di fedeli che non solo erano lì
per vedere papa Francesco e ascoltare
le sue parole, ma per testimoniare la
gioia di proclamare insieme la fede nel
Signore Risorto. Sfuma, in quel variopinto formicolio di fratelli, la paura di
essere soli, senti davvero di far parte di
un’umanità in cammino e che la Chiesa
non ha confini. Prima che inizi la cele-
brazione vera e propria c’è un composto
via vai di persone (moltissimi milanesi
e bresciani, ovviamente), che parlano,
si fotografano, leggono, confezionano
cappelli di carta per ripararsi dal sole, è
infatti una splendida e calda giornata.
Non appena il diacono annuncia di raccogliersi per la recita del Santo Rosario,
si fa un silenzio palpabile, bello e vero.
Tutti pregano con intensità la Madre
di ogni uomo, la Madre della Chiesa
che Paolo VI ha invocato e amato con
cuore di figlio. Paolo VI, nella “Marialis
cultus”, aveva sottolineato come questa
preghiera, che egli chiamava «il nostro
caro Rosario», potesse essere un’ottima
preparazione alla liturgia. La celebrazione eucaristica si apre con l’ingresso sulla
piazza san Pietro dell’amato papa emerito Benedetto XVI, accolto con simpatia e commozione dalla folla; Paolo VI
l’aveva eletto arcivescovo di Monaco e
Frisinga e poi creato cardinale (1977).
Benedetto XVI aveva autorizzato la
Congregazione per le Cause dei Santi
a promulgare il decreto riguardante il
riconoscimento delle virtù eroiche del
servo di Dio Paolo VI, il 20 dicembre
2012. Questo provvedimento aprì la
Da sinistra: suor Claudia Frencia, suor Rinangela Pairotto e suor Luisa Novo
Testimonianze
strada alla beatificazione di papa Montini. Padre Antonio Marrazzo, il postulatore, afferma che la prima richiesta di
introdurre la causa di beatificazione è
partita dall’episcopato latino-americano. È davvero particolare tutto questo!
Entrano in processione, accompagnati
dal coro della Cappella Sistina che canta
l’Inno in onore di Paolo VI “In nomine
Domini”, i vescovi che hanno preso parte al Sinodo straordinario sulla Famiglia
e infine giunge papa Francesco. Una delle strofe dell’inno merita di essere citata:
«Nell’ardore dello Spirito
a noi tu parli ancora,
feriti da ogni guerra,
divisi, senza gioia,
incerti e senza luce.
Raccogli chi cerca la pace,
annunci la terra promessa,
in nomine Domini».
Papa Francesco indossa la casula che lui
stesso aveva donato a Paolo VI in occasione del suo ottantesimo compleanno,
utilizza il pastorale e il calice del beato.
La celebrazione si svolge nella lingua
latina, con grande semplicità e sobrietà; dopo l’atto penitenziale, il rito della beatificazione: monsignor Luciano
Monari, vescovo di Brescia, domanda a
papa Francesco che si proceda alla beatificazione del Servo di Dio, Paolo VI;
il postulatore, padre Antonio Marrazzo,
presenta la biografia del Servo di Dio e
papa Francesco annuncia l’approvazione
della Chiesa perché Paolo VI salga all’onore degli altari.
Viene sollevato il telo che nasconde l’arazzo con l’immagine di Paolo VI, uno
scroscio di applausi copre i due cori del
Duomo di Milano e della Cappella Sistina: l’immagine parla, è stata scattata
da Pepi Merisio a Manila, Paolo VI sta
salutando gli universitari con le braccia
aperte e un sorriso di grande dolcezza:
è l’icona del dialogo! Non nascondo le
lacrime, che scendono anche sui volti
di molti fedeli, lacrime di commozione
21
e di gratitudine, lacrime che diventano
preghiera di supplica a quel papa che
tutti sentiamo così fedele e così vero.
Mi sono tornate alla mente le parole che
papa Benedetto XVI (allora arcivescovo
Ratzinger) aveva pronunciato nell’omelia di una celebrazione in onore di Paolo
VI che era appena tornato alla Casa del
Padre: «La fede gli ha dato coraggio. La
fede gli ha dato bontà. La nostra memoria conserva l’immagine di un uomo che
tende le mani. La fede tende le mani. Il
suo segno non è il pugno, ma la mano
aperta».
Accompagnata dal canto “Iubilate Deo”
viene portata processionalmente all’altare la reliquia del nuovo beato: una delle due magliette rimasta insanguinata
dopo che uno squilibrato all’aeroporto
di Manila si era avvicinato a Montini,
colpendolo con un coltello; la lama ferì
lievemente il papa che continuò la sua
missione come se niente fosse. Questa
reliquia rimarrà nel duomo di Brescia
(Diocesi in cui Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897), mentre l’altra delle due magliette è conservata a Milano. Dopo le letture, in lingua
italiana, spagnola e latina, il papa tiene
una brevissima omelia; riporto un piccolo stralcio, che mi pare significativo:
«Nei confronti di questo grande papa,
di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio
oggi non possiamo che dire una parola
tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie nostro caro e amato
papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e
profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa! Nelle sue annotazioni personali, il grande timoniere del
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Concilio, all’indomani della chiusura
dell’assise conciliare, scrisse: “Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia
qualche attitudine, o affinché io governi
e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa
per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non
altri, la guida e la salva” (P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Brescia 2001, pp.
120-121). In questa umiltà risplende la
grandezza del beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e
ostile, ha saputo condurre con saggezza
lungimirante - e talvolta in solitudine - il
timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore».
Tutta la celebrazione prosegue e si conclude nella bellezza e serenità; si respira
un’atmosfera di dolcezza; certo lui, il
papa dalla bontà profonda e pura, era ed
è presente nella sua Chiesa che ha amato
e per la quale ha offerto la vita.
Io ho amato e amo Paolo VI. L’ho incontrato per la prima e unica volta da
vicino in San Pietro nel 1973 e la sua
figura, la sua persona mi si è impressa
nel cuore: eravamo all’interno della basilica, lui è passato nella navata centrale sulla sedia gestatoria. Quando mi è
giunto vicinissimo, sono rimasta colpita
dalla fragilità di quell’uomo che scompariva, come ingoiato da quel trono, che
lui non aveva cercato. Ricordo lo sguardo con cui mi si è rivolto: penetrante,
vivo, donato! Ne sono rimasta conquistata. Le mie consorelle sanno di questo
grande affetto che nutro per Paolo VI;
insieme al cardinale Van Thuan, sono
le mie guide del Cielo. Ho ricevuto dai
suoi scritti e dalla sua intercessione mol-
te grazie spirituali e materiali per la mia
famiglia, la congregazione e soprattutto
per i giovani dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo. Mi ha insegnato e mi
insegna tutt’oggi la via del dialogo che
è fermezza e disponibilità all’accordo.
Scriveva monsignor Joseph Ratzinger:
«Paolo VI ha resistito alla telecrazia e
alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente», proprio come Cristo,
che è verità e misericordia, fermezza e
abbraccio. La tomba del Beato Paolo VI
non è stata trasferita in basilica, è rimasta nelle Grotte vaticane, per rispettare
il suo desiderio di rimanere nella terra:
«La tomba amerei che fosse nella vera
terra, con umile segno, che indichi il
luogo e inviti a cristiana pietà. Niente
monumento per me»; è una semplice
tomba in marmo bianco su cui è scritto:
“Beatus Paulus PP. VI”. Sostiamo in preghiera, c’è poca gente silenziosa, pochi
fiori semplici, una manciata di biglietti
gettati dai fedeli, silenzio e pace.
Voglio concludere con l’ultima parte del
“Pensiero alla morte”, breve scritto di
Paolo VI: «O uomini, comprendetemi;
tutti vi amo nell’effusione dello Spirito
Santo, ch’io ministro dovevo a voi partecipare. Così vi guardo, così vi saluto,
così vi benedico. Tutti. La pace sia con
voi. E alla Chiesa, a cui tutto devo e che
fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio
siano sopra di te; abbi coscienza della
tua natura e della tua missione; abbi il
senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera,
forte e amorosa verso Cristo. Amen. Il
Signore viene!».
Beato Paolo VI, prega per tutti noi e per
la nostra Chiesa di Pinerolo!
Testimonianze
Notizie di famiglia
2014-2015:
date da ricordare
• Sabato 27 dicembre: tombolata del
Piccolo Disegno (vedi locandina).
• Domenica 28 e lunedì 29 dicembre:
incontro di formazione permanente per
suore.
• 15 marzo: incontro federale a Torino del Piccolo Disegno.
• Dal 20 al 22 marzo: giornate di formazione permanente a Spotorno.
• 25-26 aprile: giornate di formazione
permanente in Casa Madre.
RITIRI MENSILI 2014-2015
in Casa Madre
Domenica
(con padre Carlo Lanza)
•
•
•
•
•
11 gennaio
8 febbraio
8 marzo
12 aprile
24 maggio
Giovedì
(con don Baldo Alagna)
•Generalmente il secondo giovedì
del mese.
Nella consolante
certezza della
Risurrezione ricordiamo i
nostri cari defunti
 26 aprile funerale di Elvira Bourlot (sorella di suor Angelamaria)
 30 aprile morte di Francesco Iervolino (fratello di suor Adriana e
zio di suor Stella Aliberti)
 28 agosto morte di Pagano Carmine (cugino di suor Candida
Bellini)
 28 agosto morte di Carla Martinatto (sorella di suor Flaviana)
 3 settembre morte di Bruno Battisti (fratello di suor Prosperina)
 8 ottobre funerale di suor Massima Bordignon (il 24 aprile aveva
compiuto 100 anni)
Il 31 dicembre
torna il
Capodanno di
solidarietà” all’IMI
La sera del 31 dicembre, presso l’Istituto Maria Immacolata, ci sarà una cena
di condivisione e solidarietà con alcune
persone sole o che vivono vari tipi di
difficoltà. L’anno scorso, grazie alla collaborazione di tutti, siamo riusciti a preparare la cena e a dare numerosi doni ad
una cinquantina di persone. Quest’anno desideriamo riprovarci. Vuoi essere
dei nostri? In che modo? Puoi portare:
torte salate, antipasti, affettati, formaggio, salatini e pizzette, bibite, dolci (il
cibo deperibile va portato mercoledì 31
dicembre); un regalo per questi ospiti in
difficoltà (es. cuffie di lana, guanti, sciarpe, calze, maglioni, camicie, biscotti, caramelle, cioccolatini, frutta secca, e ciò
che la fantasia suggerisce …); bicchieri,
posate, piatti, tovaglie di carta, teglie
usa e getta di alluminio. Per informazioni rivolgersi a suor Mariapaola Vandone
(349.3568397) o al prof. Mauro Borra
(348.9362791).
Le suore di San Giuseppe e
l’associazione teatrale “Imiut”
Notizie di famiglia
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Il Natale per me...
I bambini della scuola primaria “Istituto Suore di San Giuseppe” di Pinerolo:
Per me il Natale è una festa di gioia, pace, amicizia,
che ti entra proprio nel profondo del cuore,
come se vedessi Dio davanti ai tuoi occhi.
(Maria Bianco, 3A)
Il Natale è una cosa bella perché puoi incontrare nuovi amici,
si festeggia la nascita di Gesù e perché si può stare assieme ai propri cari.
(Davide Errico, 3A)
Per me il Natale è una festa d’amore
e vorrei che tutti amassero Dio e il prossimo!
(Gabriele Ferrotto, 3A)
Io so che il Natale è una festa speciale e desidererei che tutti i bambini dell’Africa
avessero un piccolo regalino e festeggiassero il Natale con tutta la loro famiglia.
(Sofia Zorio, 3A)
Per me Natale è felicità, allegria, stare insieme, divertirsi ma anche accogliere Gesù.
Natale è una festa molto bella perché esprime la gioia di stare in famiglia.
(Gaia Bunino, 5A)
Per tutti i bambini fortunati il Natale è un albero con un mucchio di regali,
ma sotto tutti quei regali c’è un Bambino, purtroppo ormai dimenticato,
che più di duemila anni fa cambiò la vita di tutti.
Per me il Natale è Gesù che nasce.
(Marco Pucci, 5B)
Per me il Natale è aiutare gli altri, essere felice, stare bene con tutti
e sentirmi fortunata per quello che ho, perché so che molti bimbi anche piccoli
non possono riunirsi con tutta la famiglia.
(Sara Scudiero, 5B)