Orizzonti di speranza dicembre 2014
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Orizzonti di speranza dicembre 2014
Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo n°12 / 2014 Dicembre 2 Un Dio che ci viene a cercare sommario Carisma 5 Pastorale giovanile & vocazionale 7 Laici del Piccolo Disegno 8 Giustizia e Pace 10 Missionari digitali 12 Sfida educativa 15 Dalle Comunità 20 Missio-news 21 Testimonianze 23 Notizie di famiglia 24 Buon Natale! Donatella Coalova Natale ci rivela il volto di Dio: non un dio-orologiaio, indifferente e lontano, ma l’Emmanuele, il Dio con noi; non un Moloch superbo e arrogante, che esige il sangue dei suoi fedeli, ma Gesù Bambino, umile e semplice, che viene a donarci la sua vita e a rendere bella la nostra esistenza. Il Signore non è mai stanco di noi, ci cerca incessantemente, ci cambia con la sua Parola. Davanti al piccolo Gesù si chinano i re della terra, le intelligenze più brillanti. Un genio come Dostoevskij diceva: «Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità». Cristo scende sulla terra per tutti, e specialmente per chi sta soffrendo. Viene per rendere rette le nostre coscienze, per accendere i cuori, per seminare l’amore e la pace. Non ha nulla, eppure ci dona tutto. È nudo, indifeso, eppure abbatte i cedri del Libano, la nostra superbia e cecità. È fragile, eppure ci riempie di forza e di coraggio. Viene di notte, ma inonda la storia di luce. E la Vergine diventa Madre, Madre di Dio e della Chiesa. Maria, fiore d’Israele, splendore dell’Altissimo, nardo delicato, colomba nascosta nella roccia, Vergine del silenzio e della lode, Signora della koinonia, Regina del cielo e Sorella di ogni povero, tu sempre ascolti la nostra preghiera. Madre dolcissima, concedi anche a noi di stringere al cuore il Bambino con lo stesso amore con cui lo stringesti tu e di riconoscere il volto di Cristo nel «caro prossimo» che Dio ci fa incontrare. Aiutaci a camminare ogni giorno con forza, con passo fiducioso, animati dal tuo «Magnificat» che è canto di lode a Dio e di impegno per dare vita al mondo. E che la luce soave del Natale palpiti nei nostri cuori, in ogni giorno dell’anno. Foglio di collegamento delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo Via Principi d’Acaja, 82 – Pinerolo – 0121.32.26.08 – www.suoresangiuseppepinerolo.it Grafica: Silvia Aimar – Redazione: suor Silvina Valsania, Vincenzo Parisi – Stampa in proprio Pinerolo. Lo scorso 29 giugno a San Maurizio benedetta la targa commemorativa Madre Speranza… è qui! Vincenzo Parisi «Un altro stupendo fiore, che va ad arricchire il meraviglioso giardino di santità presente in questa nostra basilica: il servo di Dio don Giovanni Barra, san Maurizio, la Vergine Maria e ora Madre Speranza». Queste le parole di don Massimo Lovera, parroco di San Maurizio (nonché docente di Religione Cattolica al liceo dell’Istituto Maria Immacola- ta), la mattina dello scorso 29 giugno, nel corso della celebrazione eucaristica al termine della quale è stata benedetta la targa commemorativa dedicata a Marie Charlotte Vaudey (questo il nome anagrafico di suor Speranza), prima superiora (ad appena diciotto anni) della congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo. Suor Speranza Vaudey: le date di una vita Marie Charlotte Vaudey nacque il 20 ottobre 1807 a Les Chapelles (Alta Savoia, in Francia). Entrò quattordicenne nella congregazione delle Suore di San Giuseppe di Chambery. Con la vestizione (7 ottobre 1822), prese il nome di suor Esperance (Speranza). Nel mese di ottobre del 1825, in risposta ad una richiesta del vescovo di Pinerolo, monsignor Rey, madre Saint-Jean Marcoux (superiora delle Suore di San Giuseppe di Chambery) inviò suor Speranza nella nostra città, insieme ad altre due giovani consorelle, per occuparsi, in maniera particolare delle numerose persone povere e malate. Con una scelta inaspettata, suor Speranza (la più giovane del gruppo) fu nominata superiora. Le religiose furono inizialmente ospitate nel palazzo vescovile, dove mi- 2 sero in piedi una scuola per il popolo e si impegnarono, insieme al vescovo Rey (il quale vendette buona parte della sua argenteria per aiutarle), nella catechesi e nella distribuzione del cibo ai poveri. La successiva inaugurazione della Casa Madre non migliorò l’esistenza materiale delle suore, che continuarono il loro indefesso impegno apostolico, vivendo però in estrema povertà e soffrendo addirittura la fame. La stessa Madre Speranza scelse come giaciglio per la notte un pagliericcio appoggiato per terra, senza lenzuola e con appena una ruvida coperta, collocato in un malsano corridoio. Morì il 20 febbraio 1829, a soli 21 anni, per una intossicazione causata da cibo contaminato (raschiò il fondo di una pentola, dopo aver servito il pasto alle sue consorelle). Presenti la madre generale, Gabriella Canavesio, e una nutrita rappresentanza di consorelle. La targa è stata collocata sulla parete a fianco della porta di ingresso della sacrestia della basilica, adiacente alla zona (sul lato destro guardando l’altare, dopo la tomba del sacerdote pinerolese Giovanni Barra) dove si pensa riposino le spoglie mortali della religiosa francese. È stata donata alla congregazione delle Suore di San Giuseppe dalla famiglia della dottoressa Marta Fusi, dirigente dell’Ordine Mauriziano di Torino. Nell’omelia, don Lovera ha preso spunto dalla solennità liturgica del giorno (santi Pietro e Paolo), accostando la figura di Madre Speranza a quella di Simon Pietro e di Paolo di Tarso: «Tre santi (anche se Madre Speranza non lo è ufficialmente, noi la consideriamo tale) accomunati dalla profonda fede in Cristo, dallo zelo missionario e dalla fiamma della carità, che ardeva nel loro cuore». Della giovane fondatrice, don Lovera ha voluto mettere in luce «la profonda umiltà e il generoso spirito di servizio, fino al dono della sua stessa vita. Suor Speranza, spinta dall’Amore soprannaturale, anteponeva il Tu divino e il “tu” di chi incontrava al proprio io, mettendo sempre le altre persone, specialmente i poveri e i bisognosi, al primo posto». Prima della benedizione finale, suor Claudia Frencia (membro del consiglio generale della congregazione) ha letto alcune note biografiche di Madre Speranza, aiutando i presenti a situarne storicamente e a comprenderne la figura, all’interno del complesso contesto sociale e religioso della Pinerolo dell’epoca. Suor Claudia sta scrivendo un volume dedicato alla figura di Madre Speranza: si tratta di una “primizia” assoluta, dal momento che non esiste alcuna biografia della suora francese, che riveste una fondamentale importanza per la storia della congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo e per il tessuto religioso della nostra città. Carisma Lo scorso 3 luglio la comunità delle suore giuseppine di Annecy in visita a Pinerolo Un pellegrinaggio alle nostre origini suor Suzanne Marie Castella Lo scorso 3 luglio alle 7 del mattino suor Pauline e il Consiglio Generale, suor Marie (superiora provinciale della Francia) e le 23 suore della Provincia attendono sul marciapiede della Tournette il pullman che le condurrà a Pinerolo in Italia. Questo pellegrinaggio alle nostre origini è stato proposto da suor Pauline. Infatti dallo scorso 1 gennaio ha messo la nostra congregazione sotto la protezione delle prime cinque Suore di San Giuseppe venute da Pinerolo, fondatrici della nostra Congregazione. Andare nei luoghi dove esse sono vissute ed hanno pregato, è stato per ciascuna di noi una grande gioia. Alle 11 arriviamo a Pinerolo. Un amico delle nostre consorelle ci viene incontro per guidarci all’Istituto Maria Immacolata. L’accoglienza è stata molto calorosa, fraterna, generosa. La madre generale, suor Gabriella Canavesio, suor Filippina Fossat (la nostra traduttrice), le suore ed alcuni loro amici si trovano con le loro macchine per condurci in centro città, prima di raggiungere la Casa Madre. Dopo quattro ore di viaggio apprezziamo il rinfresco e i dolci e siamo commosse per la delicatezza e l’affetto da parte delle suore di Pinerolo. In seguito, in macchina, andiamo a visitare la cattedrale di San Donato dove un parrocchiano, l’architetto Bruno Bonino, ci spiega la storia della chiesa e commenta i magnifici affreschi che abbelliscono i muri e le colonne. Poi direzione vescovado, dove alloggiarono le tre prime suore nel 1825. Il vescovo di Pinerolo, monsignor Pier Giorgio Debernardi, ci accoglie con grande bontà e dolcezza. Ed eccoci infine in Casa Madre. Le suore avevano preparato tutto per manifestarci la gioia di riceverci. È da questo luogo che siamo venute; sono loro che ci hanno trasmesso lo spirito di padre Jean-Pierre Médaille. È nella loro cappella, molto bella, che madre Fortunata Meynet e le sue quattro compagne hanno accettato con fede e coraggio l’obbe- dienza data loro da monsignor Rey per la fondazione di Annecy. Dopo un buon pranzo, un diaporama ci ricorda gli inizi della congregazione di Pinerolo e la breve vita di madre Speranza Vaudey, prima superiora. Vogliamo dire a madre Gabriella, a suor Filippina e ad ogni suora di Pinerolo, un affettuoso grazie per l’accoglienza e la fraterna amicizia. Siamo partite ciascuna con un regalo, ultima delicatezza di madre Gabriella. Questo ritorno alle nostre origini ci ha radicate maggiormente nella nostra storia. Abbiamo sperimentato una volta di più la forza del nostro carisma legato a san Giuseppe: ci siamo sentite sorelle, senza conoscerci, ma semplicemente perchè la medesima linfa, il medesimo carisma ci fa vivere. Un ringraziamento grande sale a Dio dai nostri cuori per il dono della nostra vocazione di figlie di padre Médaille, per il dono delle nostre suore “maggiori” di Pinerolo. Un grande grazie a suor Pauline per questo pellegrinaggio alle nostre origini. Grazie a suor Marie e a suor Marie Paule che l’hanno preparato. pinerolo. Alle radici del carisma: incontri mensili di spiritualità Il carisma di padre Jean-Pierre Médaille affonda le radici nella spiritualità ignaziana e in quella di san Francesco di Sales. Perciò la commissione capitolare per il Carisma invita a partecipare agli incontri (iniziati nello scorso mese di novembre), a Pinerolo presso il Monastero della Visitazione (via J.Longo, 5), sul tema: “Il cammino della pace con San Francesco di Sales”. Gli incontri si tengono mensilmente, la seconda domenica del mese, col seguente programma: al mattino la relazione e Carisma gli interventi dei partecipanti; alle ore 12:15 il pranzo comunitario; alle 14 uno spazio di preghiera nella nuova cappella della Visitazione e la celebrazione eucaristica. Il costo della giornata, per il pranzo e per le spese relative all’organizzazione dell’incontro, è ad offerta libera. Per la partecipazione al pranzo, è gradita una telefonata di conferma, al numero 340.3624599. Relatrice degli incontri: Donatella Coalova. 3 Suor Marie Louise Vulliez, superiora di Annecy, ha trascorso un mese a Pinerolo Quel legame così speciale Donatella Coalova Nella scorsa estate, una trentina di religiose della Congregazione di San Giuseppe di Annecy ha fatto visita alle nostre Suore di Pinerolo. Suor Marie Louise Vulliez, responsabile della comunità della Casa Madre di Annecy, spiega sorridendo il legame particolare che unisce le Suore Giuseppine di Pinerolo a quelle di Annecy: «La nostra Congregazione è stata fondata dalla Congregazione di Pinerolo e da quella di Lione. Quando monsignor Pietro Giuseppe Rey (1770-1842), che fu vescovo a Pinerolo e successivamente ad Annecy, invitò in Francia cinque suore di Pinerolo nel maggio 1833, nella nostra diocesi erano già presenti, a partire dal 1822, quattro comunità di Suore di San Giuseppe di Lione. Verso la fine del 1833 monsignor Rey riunì tutte queste religiose e diede loro il nome di Suore di San Giuseppe di Annecy». Conservate dei ricordi di monsignor Rey? Nel nostro archivio custodiamo molti suoi testi autografi che riguardano anche la storia ecclesiale di Pinerolo. Fra le sue lettere, mi commuove ricordare quella che monsignor Rey inviò alla superiora di Pinerolo, quando preparava la venuta delle suore ad Annecy. In essa, col suo tipico stile, tutto vibrante di carità e di zelo, e pieno di sollecitudine paterna, monsignor Rey scriveva: «Abbiate cura delle nostre care figlie... Bisogna che esse portino una misura senza misura di umiltà, di obbedienza e di coraggio generoso». Qual è oggi la fisionomia della Congregazione di Annecy? Attualmente noi siamo circa cinquecento suore: abbiamo una Provincia in Francia, due in India, una in Inghilterra, una in Senegal e Gambia, due comunità in Tanzania e una piccola fondazione in Congo Brazzaville. Come tutte le Suore di San Giuseppe, ovunque noi siamo, cerchiamo di rispondere ai bisogni di oggi, e specialmente alle necessità dei 4 più poveri. Qual è il vostro apostolato? In Europa il servizio del «caro prossimo» prende sempre più la forma dell’accoglienza delle persone in cerca di lavoro e di alloggio. Cerchiamo di aiutare le famiglie e i giovani in difficoltà. Attuiamo questo avvalendoci anche di legami di collaborazione con varie associazioni e con dei laici. E in terra di missione? In India e in Africa, l’educazione a tutti i livelli (dall’infanzia all’età adulta) e la cura della salute rappresentano i due principali campi per il nostro impegno. Da alcuni mesi una delle nostre suore indiane, suor Justine, rappresenta all’ONU tutte le Suore di San Giuseppe sparse nel mondo. La sua presenza contribuisce ad attirare l’attenzione sulle necessità dei poveri a livello mondiale. È bello vedere la vitalità del carisma lasciato alla Chiesa da padre Médaille... Sì, questa è tutta la nostra ricchezza, è come una sorgente da cui incessantemente zampilla acqua viva. Proprio quest’anno la nostra superiora generale, madre Pauline, che è di origini indiane, ci ha invitate a ritornare alle nostre fonti, per rafforzare lo slancio apostolico alla luce dell’esempio delle prime suore. Ci ha aiutato lo studio dei nostri Testi Primitivi. Anche la visita alle Suore di San Giuseppe di Pinerolo rappresenta un ritorno alle origini... È stato un bellissimo incontro, preparato con cura dalle Suore di Pinerolo che ci hanno accolte con tanta amicizia fraterna. Personalmente ho avuto la fortuna di passare un mese nella Casa Madre di Pinerolo: è stata una preziosa occasione di scambi e di conoscenza del territorio... Che cosa l’ha colpita di più? Vorrei sottolineare una realtà che mi ha particolarmente arricchita: lo sviluppo del ramo laicale del Piccolo Disegno, in conformità alle intuizioni del nostro fondatore, il gesuita padre Médaille (1610-1669). Da circa sei anni la Federazione italiana ha iniziato un percorso di formazione comune con i laici che desiderano vivere la vocazione battesimale condividendo la spiritualità e la missione del Piccolo Disegno. Partecipando all’incontro di programmazione di inizio anno con i referenti dei vari gruppi, ho percepito quanto i laici si sentano responsabili, insieme alla Congregazione, nel vivere e trasmettere il carisma. Oserei dire che le “Massime” e gli scritti di padre Médaille diventano il loro pane quotidiano che nutre la preghiera e arricchisce la qualità delle relazioni. Le suore, da parte loro, provano gioia nel trasmettere il carisma del Piccolo Disegno e sentono che la condivisione, unita alla collaborazione, è un forte stimolo per la loro vita religiosa. Quale saluto ci lascia? Desidero esprimere la mia riconoscenza alle suore di Pinerolo che mi hanno accolta così fraternamente e mi hanno arricchita con la condivisione della vita quotidiana e la varietà delle loro esperienze. Possano i legami che abbiamo avviato quest’anno rafforzare il nostro “spirito giuseppino” e aiutarci sempre più ad aprirci agli altri. Carisma Pella. Dal 4 al 7 settembre si è svolto l’annuale campo per ragazzi e giovani Quell’atomo di amore… Suor Liliana Renaldo Un gruppo di giovanissimi e giovani si sono incontrati a Pella (Lago d’Orta) dal 4 al 7 settembre. Le giornate sono trascorse nella serenità e nella gioia, scandite dai momenti di riflessione, di amicizia, dalle testimonianze, dai dialoghi, dentro la cornice bellissima del lago... del cielo... e del sole. Il tema era costituito da una frase di Etty Hillesum: «Ogni atomo di amore che aggiungiamo al mondo, lo rende più ospitale». Ci accompagnavano nella riflessione don Dino Negro (di Alba) e alcune Suore di San Giuseppe. Ecco alcune sottolineature della verifica conclusiva, fatte da alcuni partecipanti: «Mi è piaciuto molto il posto, il silenzio a contatto con la Parola e con la natura» «Mi sono sentita a “casa” con Dio e con voi» «Mi è piaciuta molto la marcia itinerante in compagnia del profeta Geremia e degli apostoli Giovanni e Andrea» «Le giornate sono volate via; mi sono serviti il confronto con ragazzi più grandi di me (sempre a disposizione e aperti verso noi più giovani), gli stand e i dialoghi con le suore, la testimonianza della giovanissima monaca di clausura» «Mi sono rimasti nel cuore l’ambiente, il luogo, il lago, il silenzio». Le proposte sono state varie ed accattivanti: la camminata a tappe sulla riva del lago, verso la borgata di Ronco, in compagnia della forza “disarmante” della Parola di Dio; i giochi tematici e le testimonianze dei giovani e degli adulti; le condivisioni ambientate davanti al lago; il dialogo con una monaca di clausura nel monastero dell’Isola di San Giulio d’Orta; gli stand; il rosario meditato “notturno” alla Madonna del Sasso; e, non ultimo, le tappe comunitarie, non certamente forzate, dal... gelataio di Pella! Pinerolo. Dal 6 al 10 ottobre si è svolta la “settimana comunitaria” femminile Fai come se fossi a casa tua! Può una settimana ordinaria trasformarsi in un’esperienza unica? Questo è l’obiettivo della settimana comunitaria, una proposta rivolta ogni anno a ragazze liceali ed universitarie (primi anni di corso) che abbiano voglia di trascorrere del tempo assieme, in un’atmosfera di fraternità e condivisione, fermandosi a riflettere con un po’ più di attenzione sui grandi temi della vita, dell’amore e della fede. Quest’anno l’iniziativa, promossa dalla commissione di Pastorale Giovanile e Vocazionale della nostra congregazione, ha avuto luogo dal 6 al 10 ottobre a Pinerolo, nella “Casetta” attigua alla Casa Madre. Presenti, come guide, suor Mariarita Bollati, suor Maria Paola Vandone, suor Adriana Usseglio. Nelle discussioni tematiche si è cercato di approfondire quanto i giudizi degli altri possano pesare su di noi e quanto i nostri giudizi possano pesare sugli altri, sulla nostra autostima e sul riconoscimento delle proprie ricchezze. Dio è Padre misericordioso e ci ama così come siamo, con i nostri limiti e sbagli, perché punta il suo sguardo sulle nostre ricchezze e su come possiamo diventare, non su come gli altri vedono noi. La Pastorale giovanile & vocazionale riflessione si è alternata allo studio e si è articolata in una serie di attività che hanno previsto momenti di riflessione corale, proiezioni di film, giochi di ruolo, testimonianze missionarie e laboratori teatrali. Insomma, un’esperienza vissuta in un’atmosfera di fraternità, preghiera, riflessione e condivisione sul tema della fragilità e dell’autostima. Ecco le testimonianze di alcune partecipanti: «Credo che si possano evidenziare molteplici lati positivi in un’esperienza come la settimana comunitaria. Io ho partecipato solo a una parte dell’iniziati- 5 va e vorrei mettere l’accento sull’aspetto che personalmente ho apprezzato maggiormente: la possibilità che ho avuto di fermarmi a riflettere, a guardare, a considerare, a scoprire. Infatti, sempre più persi dietro a “coincidenze, prenotazioni, trappole e scorni” di una società forse troppo frenetica, abbiamo perso l’abitudine di guardarci allo specchio. Non quello concreto - che almeno cento volte al giorno utilizziamo - ma quello metaforico, che conduce all’introspezione e alla (ri)scoperta di sé. Riscoperta con conseguente rivalutazione: quanti pregi e quanti successi personali scivolano in secondo piano, surclassati dai difetti e dai fallimenti? Sarà anche vero che siamo ricchi di mancanze, ma lo è altresí che è possibile trasformarle in punti di forza. E fare d’un vizio una virtù ha un indubbio vantaggio: sarà difficile smettere». intensi, dove puoi esprimere i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti. Ogni volta che vengo, imparo cose nuove che mi possono aiutare nella vita di tutti i giorni. Ci sono anche dei momenti di preghiera, dove puoi stare a contatto con Dio». «Per me questa settimana comunitaria è stato un periodo di grande gioia e apprendimento. Abbiamo condiviso insieme molte cose divertenti, ma anche momenti più profondi che ci hanno permesso di capire e di renderci conto che siamo importanti, questo perché il tema della settimana comunitaria era la fiducia in se stessi. Questo tema mi è servito molto, e penso di essere riuscita a superare alcuni miei limiti». mento complessivo era l’autostima che comprendeva al suo interno punti come: accettazione dei propri limiti, accettazione degli altri senza giudizi, fiducia, credere in noi stessi, creare un rapporto con gli altri senza ansia. Mi ha aiutato molto questa settimana perché, non avendo fiducia e autostima di me stessa, mi ha fatto capire che non sono proprio da buttare e come diceva una canzone che in questa settimana ci hanno fatto ascoltare “io valgo” tanto quanto le altre persone, ne più ne meno, ma tanto quanto le altre. La cosa che ho anche capito che spesso bisogna mettersi in gioco e cercare di non farci toccare troppo dagli altri e dai loro giudizi e mi rendo conto anzi, mi sono resa conto che non è così facile non lasciarci toccare dagli altri, mi sono resa conto che spesso siamo troppo concentrati su noi stessi e non guardiamo gli altri». «La cosa che mi è servita di più è sape«La settimana comunitaria mi ha fatto re che in questa settimana non eravamo capire come nessuno di noi conosca vegiudicate e quindi in essa sono riuscita ramente se stesso, la cosa peggiore è che ad esprimermi. Mi è servita molto quenoi non conosciamo le parti migliori del sta settimana perché ho iniziato a prennostro essere o, meglio, non vogliamo dere coscienza di me stessa». vederle. Ognuno di noi è speciale, solo che è cosi difficile dirselo, specialmente «Ciò che mi è servito di più è stato scriquando sembra andare tutto storto, ci vere i miei successi, perché mi fa capire valutiamo come le persone più brutte «Nonostante la stanchezza stavi lì ad che ho un po’ di autostima: per essere del mondo e attribuiamo agli altri pregi ascoltare gli argomenti che esponevano migliore, per essere felice, per guardarche anche noi abbiamo ma semplice- giorno dopo giorno, come un bambino mi dentro e capire cosa non va in me, mente non vogliamo riconoscere. Come che va alla scoperta del mondo. L’argoper capire cosa voglio davvero è difficile scavare dentro la nostra da me e dalla mia vita futura». anima. Forse dovremmo smettere la scorsa estate «Quello che ho capito nel giordi correre a destra e sinistra tutun’esperienza missionaria no in cui ho partecipato è che to il giorno e ogni tanto ricavarci noi ogni giorno ci prendiamo giovanile in Romania un po’ di tempo per camminare il “lusso” di giudicare gli altri tranquillamente senza una meta Durante lo scorso pee non ci rendiamo conto che la e così provare a sentirci più liberiodo estivo (dal 19 maggior parte delle volte giuri. La cosa più importante che ho luglio al 4 agosto), dichiamo le persone non per capito nei giorni di settimana co- alcuni giovani legati quello che sono, ma per la loro munitaria è che bisogna prima di alla nostra congre“etichetta”. Togliamo queste tutto stare bene con se stessi, per gazione si sono uniti al gruppo della Lega stupide etichette e cerchiamo poi riuscire a stare bene e far stare Missionaria Studendi capire che la persona davanti bene gli altri». ti dei padri Gesuiti e a noi non ha bisogno di essere «La settimana comunitaria pre- hanno vissuto con presa in giro o altro, ma ha bisosenta momenti di svago e di diver- loro un’esperienza di gno del nostro sostegno/aiuto». servizio in Romania. timento, ma anche di riflessione e 6 Pastorale giovanile & vocazionale Druento. Costituito un nuovo gruppo di Laici del Piccolo Disegno “I ragazzi del Signore” Martina Alcamo Quando eravamo piccolini, andavamo agli incontri dei Laici del Piccolo Disegno soprattutto per giocare, ma adesso che siamo cresciuti abbiamo deciso di lavorare seriamente, come i nostri genitori. Abbiamo fatto un cartellone e scritto delle paroline: amicizia, pace, amore, gentilezza, felicità e abbiamo dato un nome al nostro gruppo: “I ragazzi del Signore”. Gli incontri si svolgono in questo modo: la preghiera iniziale è guidata dai nostri genitori, poi ci dividiamo genitori e figli, seguiti rispettivamente da suor Adriana Usseglio e suor Silvana Manavella. Al termine dell’incontro, ci troviamo tutti insieme e la preghiera conclusiva la guidiamo noi. Con suor Silvana abbiamo trattato il primo argomento, l’amicizia, e siamo arrivati alla conclusione che senza l’amicizia la nostra vita sarebbe molto triste! Siamo molto contenti di essere tutti amici, altrimenti non potremmo fare queste belle cose insieme. Festeggiamenti a Druento Nei giorni 16, 17 e 18 maggio 2014 si sono svolti i festeggiamenti per i trent’anni della costruzione della chiesa parrocchiale di San Domenico e della presenza delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo a Druento. coro e orchestra IMI a bibiana Il Coro di Voci Bianche “Piccoli Cantori Padre Medaille” e l’orchestra giovanile (composti da allievi della scuola primaria e media dell’Istituto Maria Immacolata) si sono esibiti lo scorso venerdì 5 dicembre nella chiesa San Marcellino a Bibiana (in Val Pellice). Le offerte raccolte sono state interamente destinate a favore delle attività della Caritas parrocchiale. Laici del Piccolo Disegno ... 7 Torino. Lo scorso 15 novembre si è svolta una giornata di riflessione sui diritti umani Maria Grazia, la suora dell’ONU Elisabetta Botto Benci (3 media B, Istituto Maria Immacolata - Pinerolo) Lo scorso 15 novembre si è svolta a Torino, presso l’Istituto delle Suore di San Giuseppe, l’annuale giornata di formazione organizzata dalla commissione federale “Giustizia e Pace” della congregazione. Vi hanno partecipato anche alcuni allievi delle terze medie e del liceo dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo, accompagnati da alcuni docenti (Mauro Borra, suor Claudia Frencia e Vincenzo Parisi) e da suor Rinangela Pairotto (superiora della comunità dell’IMI). Dopo un momento iniziale di preghiera, abbiamo presentato all’assemblea i risultati di un lavo- Suor Maria Grazia Caputo ro realizzato a scuola, avente per oggetto le caratteristiche, la storia e le finalità dell’ONU (Organizzazione ta alla sua congregazione, presso la sede delle Nazioni Unite): noi della media ONU di Ginevra. abbiamo commentato una presenta- Le varie ong partecipano al sistema zione in PowerPoint; i ragazzi del liceo, ONU sollevando vari problemi (i diinvece, hanno proiettato una serie di ritti di donne e bambini, l’istruzione, la mini-interviste sull’ONU, realizzate ai povertà…), che vengono poi inseriti in loro compagni di classe. quella che suor Maria Grazia ha definito Il nucleo centrale della giornata è stato «l’agenda politica del mondo». Così fal’incontro con suor Maria Grazia Ca- cendo, incidono sulle decisioni assunte puto, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dall’ONU, soprattutto in campo sociale referente dell’Istituto Internazionale di ed umanitario, realizzano partnership Maria Ausiliatrice (IIMA), ossia l’ong con i Paesi aderenti per contribuire a (organizzazione non governativa) lega- realizzare gli obiettivi proposti e, infi- Gli studenti della scuola media durante il loro intervento 8 ne, hanno il compito di controllori (osservando, criticando ed informando i cittadini). Suor Caputo è la direttrice dell’Ufficio dei Diritti Umani, per conto dell’IIMA. La missione dell’IIMA è quella di favorire, stabilire e costruire vincoli con gli organismi delle Nazioni Unite che si occupano della difesa e della promozione dei diritti umani, al fine di influire sulle decisioni politiche internazionali volte a promuovere e a garantire il diritto all’educazione per tutti. Suor Maria Grazia ha illustrato i “pilastri” dell’IIMA: fornire alle Nazioni Unite dei report sulla condizione della protezione dei diritti umani in un dato Paese, organizzando «side events» e meeting; portare esempi di buone prassi e rivolgere denunce “in positivo” ai rappresentanti diplomatici dei Paesi interessati. L’IIMA inoltre organizza, coadiuvata dall’associazione VIDES (Volontariato Internazionale salesiano), corsi di formazione per operatori sul campo, affinché possano prendere maggiore coscienza dei proprio diritti ed imparino ad interagire con i meccanismi dell’ONU volti al miglioramento della tutela di tali diritti a livello nazionale. Il compito dell’Ufficio in cui opera suor Gli studenti del liceo con il professor Mauro Borra e suor Rinangela Pairotto Giustizia e Pace Caputo a Ginevra è di costruire una rete di collaborazione con le varie istituzioni e organizzazioni. L’unico imprescindibile requisito è che anch’esse abbiano a cuore il diritto all’educazione. Per garantire un’azione efficace, è necessaria una fitta comunicazione fra i membri IIMA sul campo, la sede di Ginevra e gli altri soggetti interessati. A tal fine l’Ufficio, tramite blog e newsletter, aggiorna costantemente sul lavoro che sta svolgendo, riportando notizie, resoconti e un calendario con gli eventi che verranno seguiti a Ginevra. Allo stesso tempo, monitora le dinamiche e le politiche che si sviluppano in sede ONU intorno alle questioni educative e alla difesa dei diritti umani. Suor Maria Grazia, durante la conferenza, ha sottolineato la differenza fra la sede dell’ONU a New York e quella di Ginevra. La prima è molto più politica e burocratica, mentre a Ginevra le ong svolgono un ruolo attivo e possono davvero fare la differenza. La suora ha ribadito più volte che la strada per la difesa dei diritti umani è lunga e faticosa, ma si cerca di raggiungere le orecchie dei potenti per migliorare le condizioni dei più deboli. Ha anche insistito molto sull’importanza di lavorare insieme ai giovani e renderli partecipi, perché essi sono il futuro, la speranza di un domani migliore per tutti. Questa conferenza è stata davvero molto coinvolgente e ha offerto numerosi spunti di riflessione, ma soprattutto ci ha aperto nuovi orizzonti: è bello crescere sapendo che si potranno fare cose grandi ed utili! Foto di gruppo con la relatrice suor Maria Grazia Caputo al termine della mattinata e nel pomeriggio... Anna Maria Golfieri Il pomeriggio ha voluto essere, attraverso l’utilizzazione di vari linguaggi, un momento di riflessione, di proposta, di festa in cui la relazione di suor Maria Grazia Caputo è stata vista come uno stimolo a lavorare sugli stessi obiettivi calandoli nella specificità della congregazione delle Suore di San Giuseppe. Le salesiane sono sin dall’inizio una congregazione centralizzata, mentre l’istanza di impegno globale delle nostre commissioni “Giustizia e Pace” si intreccia con il recente processo di sempre maggiore coesione, connessione, capacità di operare in rete messo in moto dalle nostre congregazioni e Federazioni presenti nelle varie parti del mondo. Il servizio al «caro prossimo» contribuisce a incrementare la comunione interna, per realizzare sempre più la vocazione alla comunione insita nel carisma. Suor Graziella Zocchi e suor Nicoletta Danna hanno tratteggiato la storia a livello italiano della commissione federale Giustizia e Pace, la sua volontà di crescere con gradualità e tenacia, la scelta di focalizzare l’attenzione sul tema dell’ accoglienza ai migranti. Poi suor Gabriella Canavesio, madre generale delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo, ha riferito con entusiasmo contagioso l’esperienza vissuta a New York nell’ambito delle sue responsabilità a livello internazionale sui temi di “Giustizia, Pace e Integrità del creato”. L’incontro e lo scambio con tante consorelle e con figure istituzionali («Il presidente dell’Economic Giustizia e Pace and Social Council ci ha accolte come un fratello», ha affermato madre Gabriella) è stato consolante e motivante, capace di far toccare con mano quanto siano già ben presenti e operanti le tracce di un altro mondo possibile, giusto, fraterno, solidale, corrispondente al progetto di Dio, che ha avuto il coraggio di consegnare il creato nelle nostre mani. L’immagine biblica del «santo pellegrinaggio» che trasforma in giardino la valle del pianto si concretizza attraverso la connessione di tutte le forze positive, per andare avanti, diffondendo pace, gioia, serenità; il mondo nuovo è sempre al di là di quanto abbiamo già fatto, e di cui dobbiamo essere grati, perché è il Signore ad aver operato attraverso di noi. Musica, poesia, testimonianze brevi e concrete di migranti hanno documentato l’attività sinergica di due associazioni torinesi: “Ad gentes”,che offre in ogni momento dell’anno corsi di italiano ai nuovo arrivati; “Speranza”, finalizzata all’aiuto alle donne migranti. Associazioni che trovano il loro motore nell’impegno di suor Fatima Valsania, come hanno sottolineato i rispettivi presidenti. Le suore malgasce di Aosta si sono espresse attraverso la composta armoniosità della danza e due giovani musicisti del cuneese, dotati di un ricco curriculum formativo, hanno ricordato l’importanza dell’arte come veicolo di comunione ed elevazione spirituale. 9 Una riflessione su opportunità e rischi dell’utilizzo delle nuove tecnologie Uomo-macchina: un rappor to af fascinante e problematico (Articolo di Fabio Pasqualetti tratto dalla rivista “Catechesi”, ed. Elledici) Una presenza data per scontata Il senso di panico e smarrimento che ormai coglie varie persone nel momento in cui, per vari motivi, non possono collegarsi alla rete o perché hanno dimenticato il cellulare a casa e non possono usarlo, è un indice che queste tecnologie della comunicazione sono qualcosa di più che strumenti: sono cordoni ombelicali, connessioni linfatiche che ci tengono in vita. In che cosa ci stiamo trasformando? Questa è una domanda che i nativi digitali non si pongono; si accorgono della rete solo quando non funziona e allora sono colti dal panico. Come i pesci nell’acqua non si chiedono cosa sia l’acqua, così i nativi digitali non si chiedono cosa sia Internet e 10 come stia trasformando la nostra vita, o perlomeno non si pongono tale interrogativo a livello di istanza di riflessione esistenziale. Non si fanno problemi sulla sua natura, quali reconditi e problematici misteri o pericoli nasconda, ma ci vivono felicemente dentro, si muovono e si concentrano su quello che vogliono fare. Indubbiamente questo giudizio è un po’ semplicistico, e tuttavia è proprio questo senso di “normalità” che fa la differenza tra il mondo adulto e le nuove generazioni. Un nuovo tipo di memoria Un altro aspetto suggestivo del rapporto tra uomo e macchina è la possibilità di gestire la nostra memoria attraverso questi strumenti e la rete. La novità non sta tanto nella memoria esterna, perché anche i libri e le biblioteche sono state e sono “memorie esterne”, bensì nel fatto che alla costruzione di questa memoria esterna stanno partecipando un numero imprecisato di persone che la modificano costantemente, senza dover chiedere il permesso a nessuno per ciò che dicono o fanno. Quest’attività in rete, fatta da moltissime persone, a volte viene definita “mente alveare” che nei contesti del web 2.0 assume sia connotati positivi se intesa come collaborazione tra persone, sia negativi se intesa come manipolazione emotiva dell’utenza che anziché usare criticamente la propria opinione si lascia influenzare dai flussi di opinione della rete. Missionari digitali Un problema non nuovo e già incontrato negli studi sul rapporto tra mass media e opinione pubblica. Ciò che varia è la velocità con cui avvengono questi fenomeni di interazione, collaborazione e influenza reciproca; varia pure la proporzione delle persone coinvolte ed è notevole ii fatto che si estendano a livello globale. Un nuovo modo di pensare l’uomo e la realtà Tutto ciò porta a immaginare che oggi ci sia un «pensare che si genera in modo differente», ma che a lungo andare ridefinisce il nostro essere umani, come del resto hanno fatto tutte le tecnologie della comunicazione precedenti. Dalla nascita della scrittura a quella di Internet, le tecnologie della comunicazione influiscono sui nostri sensi e quindi sui processi mentali ed espressivi che conseguentemente generano. Questo produce visioni della realtà e della vita che spesso si traducono in metafore. Ad esempio, l’orologio meccanico e i suoi congegni hanno influito su una certa visione meccanicistica della vita, delle relazioni sociali e persino del rapporto con il trascendente, a tal punto da considerare Dio come il Grande Orologiaio. Lettura e scrittura scaturiscono dall’invenzione dell’alfabeto. Il fatto che l’alfabeto greco sia il modello sul quale si sono generati vari alfabeti occidentali non è indifferente se pensiamo che, come abbiamo già accennato, ogni tecnologia non porta con sé il semplice sapere pratico ma anche il proprio sapere esistenziale e quindi la propria cultura. In una cultura orale, la memoria è affidata alla capacità di memorizzazione e per questo si sviluppano forme narrative che facilitano il ricordo. Una volta che subentra la scrittura, non c’è più bisogno di ricordarsi tutto, perché la memoria viene affidata in buona parte a un supporlo esterno. Ma la scrittura a sua volta sviluppa dei modi di Missionari digitali espressione che sono suoi tipici, logici, consequenziali, strutturati e che la distinguono da una discorso orale. Il racconto orale è ritmico, è arricchito dalla personalità di chi lo narra, dai suoi stati emotivi. La scrittura è strutturalmente più rigida, consegna a chi legge il compito dell’interpretazione dei contenuti e delle emozioni, ma è anche la tecnologia che ha permesso lo sviluppo della filosofia e della scienza, due pilastri della cultura occidentale. Una tecnologia che ha modificato profondamente la scrittura e la sua organizzazione è stata il libro che, una volta diffusosi, è diventato oggetto di consumo personale, ha favorito la lettura in silenzio e accresciuto la capacità delle persone di accedere alle informazioni e al sapere. Questa attenzione intensa verso l’oggetto di lettura ha facilitato lo sviluppo della lettura profonda e continua, aspetti fondamentali per lo sviluppo del pensiero logico e simbolico. Potremmo dire che il libro ha aiutato a costruire l’individuo in quanto l’azione di lettura personale crea un processo singolare che si avvale di una interazione tra la propria esperienza e la proposta culturale del libro che si anima nelle nostre menti. Si dia lo stesso libro da leggere a più persone e si verifichi quante versioni e sfumature interpretative si ottengono! Ma è anche vero che il libro insegna a organizzare il sapere e quindi la realtà in un modo logico, sequenziale, interconnesso tra un paragrafo e l’altro, tra un capitolo e l’altro. Questa tecnologia che ha accompagnato l’Occidente per secoli vive oggi una fase particolare di transizione e crisi. Dopo più di cinquecento anni di stampa, all’inizio del XX secolo sono comparsi i media elettronici: radio, cinema e televisione hanno contribuito ad arricchire le possibilità di accesso all’informazione e all’intrattenimento; allo stesso tempo, però, hanno modificato anche le nostre pratiche di vita, il nostro tempo libero, il nostro modo di pensare, la nostra cultura; e hanno inciso sul nostro modo di vedere il mondo e noi stessi. La proprietà di «sincronizzare» pubblici diversi, tipico dei media elettronici, ha trasformato, per esempio, le generazioni nate con la televisione in tribù che si aggregano e conversano attorno ai palinsesti televisivi. Potenzialità e limiti Capire oggi la ricaduta sociale della rete e delle tecnologie digitali ci permette di coglierne potenzialità e limiti. Se accettiamo la tesi di Manuel Castells che sostiene che «Internet è la trama delle nostre vite», la differenza, in questa trama la può fare la nostra attività comunicativa cosciente e intenzionale che, interagendo con la tecnologia, può determinarne lo sviluppo in un modo piuttosto che in un altro. Internet è nata come tecnologia aperta, flessibile e difficilmente controllabile. Può però subire notevoli trasformazioni che dipendono molto anche dai contesti socio-politici ed economici. L’attuale evoluzione verso il web 2.0 presenta aspetti molto interessanti per quanto riguarda la partecipazione. Di fatto, una massa immensa di persone si è trovata improvvisamente a essere promossa ad «autrice» e «produttrice» di contenuti; il che, da un punto di vista di possibilità di espressione, è un aspetto interessante. Ma sappiamo anche che la rete può essere un potente strumento di controllo. 11 Pinerolo. Lo scorso 16 aprile una rievocazione storica nel centro cittadino Madre Speranza cammina con noi Vincenzo Parisi 20 febbraio 1829: a soli 21 anni, per una intossicazione causata da cibo contaminato, moriva Madre Speranza, al secolo Marie Charlotte Vaudey, prima superiora (ad appena 18 anni) della congregazione delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo. Il pomeriggio dello scorso 16 aprile, in un incontro formativo facente parte del Master triennale per Educatori Cristiani (al quale stanno partecipando tutti gli insegnanti dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo), alcuni allievi ed ex-allievi della scuola media dell’IMI, coordinati da suor Claudia Frencia (vice-preside e docente di Italiano), hanno realizzato una rievocazione storica, mettendo in scena gli episodi più significativi della breve vita terrena di Madre Speranza. Si è iniziato, alla presenza del vescovo Pier Giorgio Debernardi, nella Sala “Pacem in Terris” del Museo Diocesano: dapprima, un inquadramento generale del contesto storico del primo Ottocento in Piemonte, a cura di Marco Meotto (docente di Lettere nel liceo dell’IMI); poi, la sintetica narrazione della vita di Madre Speranza da parte di suor Claudia e la recitazione da parte dei ragazzi. È seguita la processione (con un ampio gruppo di figuranti in costumi d’epoca), seguendo fedelmente l’ordine e il per- 12 corso compiuto all’epoca, fino alla Casa Madre delle Suore di San Giuseppe di Pinerolo, in via Principi d’Acaja. All’arrivo, la rievocazione del discorso pronunciato (il 15 ottobre 1828) dall’allora vescovo Pietro Giuseppe Rey, la consegna delle chiavi di Casa Madre alle religiose e, infine, la rappresentazione della tragica e prematura morte di suor Vaudey. Il percorso si è concluso nella basilica di San Maurizio, dove tuttora riposano (si pensa sul lato destro guardando l’altare, dopo la tomba di don Giovanni Barra) le spoglie mortali di Madre Speranza. Nata il 20 ottobre 1807 a Les Chapelles (Alta Savoia, in Francia), Marie Char- Sfida educativa lotte Vaudey entrò quattordicenne nella congregazione delle Suore di San Giuseppe di Chambery. Con la vestizione (7 ottobre 1822), prese il nome di suor Esperance (Speranza). Nel mese di ottobre del 1825, in risposta ad una richiesta del vescovo di Pinerolo, monsignor Rey, madre Saint-Jean Marcoux (superiora delle Suore di San Giuseppe di Chambery) inviò Speranza nella nostra città, insieme ad altre due giovani consorelle, per occuparsi, in maniera particolare delle numerose persone povere e malate. Con una scelta inaspettata, suor Speranza (la più giovane del gruppo) fu nominata superiora. Le religiose furono inizialmente ospitate nel palazzo vescovile, dove misero in piedi una scuola per il popolo e si impegnarono, insieme al vescovo Rey (il quale vendette buona parte della sua argenteria per aiutarle), nella catechesi e nella distribuzione del cibo ai poveri. La successiva inaugurazione della Casa Madre non migliorò l’esistenza materiale delle suore, che continuarono il loro indefesso impegno apostolico, vivendo però in estrema povertà e soffrendo addirittura la fame. La stessa Madre Speranza, fino al giorno della sua dipartita, scelse come giaciglio per la notte un pagliericcio appoggiato per terra, con solo una ruvida coperta. Sfida educativa 13 Pinerolo. Da settembre 2015 un nuovo indirizzo liceale all’Istituto Maria Immacolata Lo spor t sale in cattedra Vincenzo Parisi I nuovi impianti sportivi dell’Istituto Maria Immacolata Tre ore settimanali di Scienze Motorie e Sportive, tre di Discipline Sportive (due ore nel triennio) ed altrettante di Diritto ed Economia dello Sport (ma solamente nel triennio). Niente Latino, Disegno e Storia dell’Arte. Nell’arco di ciascun biennio, approfondimento (teorico e pratico) di due discipline sportive individuali e due di squadra, oltre ad attività di atletica ed orienteering. Ciascun studente potrà continuare ad allenarsi presso la propria società sportiva. Il sabato è libero, per consentire lo svolgimento degli eventuali impegni agonistici, generalmente più intensi nel fine settimana, senza dover perdere le lezioni. L’ampliamento dell’offerta formativa (compresa nel monte ore settimanale) comprende: conversazione in lingua inglese, informatica, laboratorio di fisica. Queste le caratteristiche principali del Liceo Scientifico Sportivo, che aprirà i battenti il prossimo anno scolastico 2015-2016 all’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo. La dirigente scolastica dell’IMI (primaria, media e liceo), Maria Margherita Caporgno, afferma: «Ci tengo a precisare che si tratta di un liceo scientifico, caratterizzato quindi dal livello di impegno richiesto e dall’impianto didattico proprio di tale scuola. L’aggettivo 14 “sportivo” fa riferimento alle materie di indirizzo le quali, però, non hanno come finalità diretta la prestazione atletica agonistica, né la selezione, ma la crescita negli studenti di una vera e profonda cultura sportiva ad ampio raggio, in grado di integrarsi in maniera armonica con le altre dimensioni della persona, che i ragazzi devono sviluppare negli anni della scuola superiore. Il nostro liceo non è rivolto esclusivamente ad atleti tesserati, perché l’obiettivo non è quello di formare dei campioni, ma di preparare la base per diverse figure professionali che si specializzeranno dopo il liceo: allenatore, organizzatore di eventi sportivi, massaggiatore, oltre che sportivi professionisti». L’idea di aprire, nel settembre 2015, l’indirizzo scientifico sportivo «è nata prosegue la prof.ssa Caporgno - da una constatazione interna all’IMI. Negli ultimi anni, ci siamo resi contro del continuo aumento della percentuale di nostri allievi liceali che praticano sport individuali o di squadra, sia a livello dilettantistico sia agonistico. Però l’attività sportiva non risulta sempre facilmente conciliabile con un serio impegno scolastico. La formazione globale e integrale della persona si basa sulla coesistenza di una preparazione specifica di tipo liceale e della pratica sportiva; in quest’ottica, la disciplina corporea diventa un ulteriore strumento di conoscenza di sé, dei propri limiti e punti di forza, al fine di migliorare l’autostima». Di qui, la struttura formativa “a rete” del nuovo liceo: «Stipuleremo convenzioni con alcune federazioni (CONI) e società sportive del territorio. Inoltre, un tutor avrà il compito di fare da ponte tra scuola, famiglia e società sportiva. E per aiutare i ragazzi che, a causa di impegni o gare, dovessero perdere alcune lezioni, sarà strutturato un apposito percorso di recupero personalizzato, in modalità e-learning». Quali gli sbocchi? «Si tratta di un diploma di maturità scientifica, che quindi consente l’accesso a ogni facoltà universitaria; chiaramente, alcune risultano essere più affini: Scienze Motorie, Medicina, Fisioterapia, Giurisprudenza, Giornalismo sportivo. È facilitato anche l’inserimento all’interno delle varie Federazioni, per intraprendere una formazione rivolta a professioni strettamente legate al mondo dello sport». Orario: dal lunedì al venerdì dalle 7:55 alle 13:20. Nel pomeriggio è prevista la stessa offerta formativa degli altri percorsi liceali dell’IMI: studio individuale e/o a gruppi, recupero, potenziamento, preparazione certificazioni di lingua straniera, cineforum, teatro... Sfida educativa Moncalieri (To). Una missione popolare animata dalle nostre suore: il racconto Tutti sul sicomoro! Grazia (co-missonaria di Moncalieri) Dal 30 marzo al 6 aprile, la comunità parrocchiale di Santa Maria della Scala e Sant’Egidio in Moncalieri (Provincia di Torino) ha vissuto un’insolita esperienza. Una decina di Suore di San Giuseppe di Pinerolo, provenienti da varie parti d’Italia, ha condotto la “Missione al Popolo”. Accompagnate da alcuni co-missionari, hanno visitato ogni angolo del territorio parrocchiale. Da Santa Brigida fino a Borgo Navile, da strada Rebaude alla Porta Piacentina, le suore hanno portato nelle famiglie una lettera del parroco Paolo Comba e il messaggio evangelico centrato sulla figura di Zaccheo. Come Zaccheo, infatti, la nostra comunità è stata invitata a salire sull’albero di sicomoro per incontrare e riconoscere il Messia. Ecco due significative testimonianza: «Le porte delle case che abbiamo visitato con le suore sono rimaste in molti casi chiuse, ma quelle che abbiamo trovato aperte mi hanno riempito il cuore della gioia di accompagnare il messaggio di Gesù»; «Alla fine di questa settimana, ho provato un senso di tristezza per la conclusione di questo che è stato un periodo rigenerante per la mia anima e spero per quella dei miei co-parrocchiani. Tra le tante esperienze particolari vissute con le missionarie, ricordo, con emozione, l’incontro con due ragazzi accomunati dalla lontananza da Dio: nonostante uno di loro non fosse battezzato, entrambi hanno accolto con gioia la visita di queste suore ascoltando la Parola biblica e pregando insieme a loro». Dalle comunità 15 Pinerolo. Il 30 e 31 luglio si sono svolte due giornate di formazione in Casa Madre Vita fraterna: dono e strada in salita Suor Antonella Racca Ancora una volta, e certamente non l’ultima, abbiamo goduto del dono della fraternità, ritrovandoci insieme e numerose in Casa Madre lo scorso 30 e 31 luglio. Anche il refettorio si è riempito di voci e di colori, segno di una partecipazione spontanea, della presenza di suore, se non giovani, giovanili. «La qualità della vita fraterna si gioca sulle relazioni, ma esige, contemporaneamente, profondità di vita»: così suor Luisita Quaglia (psicologa e filosofa, della congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo), ha iniziato il suo discorso. Le «radici» e il «dono» della vita fraterna e la «strada in salita» hanno introdotto il tema della prima giornata. Tutte noi siamo state particolarmente coinvolte dalle seguenti indicazioni: crescita nella capacità di relazione; cura di sé e autostima; riconciliarsi con la propria storia relazionale e affettiva; assumere la responsabilità della propria vita; saper dare e ricevere gioia; ri-conoscere le diversità; vivere in solitudine; perdono dato e ricevuto; diventare ospitali. Questi punti ci hanno accompagnate lungo il corso della mattinata, conclusasi con la celebrazione eucaristica, cuore delle nostre giornate e regalo per la nostra interiorità. Nel pomeriggio siamo state invitate a lavorare personalmente e poi in gruppetti sull’abbondante materiale del mattino. La spinta nella direzione di una vita fraterna sempre più vera e che ha il suo fondamento nel Battesimo, è oggi appello per tutti i cristiani, ma per noi, Suore di San Giuseppe, chiamata urgente alla comunione, dono e conquista quotidiana. La relazione di suor Luisita ci ha attrezzate a mettercela tutta, perché ogni comunità profumi davvero di amore, 16 stimolandoci a ‘salire’ la strada faticosa dello stare insieme, non per cullarci nell’idea infantile di comunità-bisogno, ma per contemplare e vivere in alto la comunione, lasciando a valle interessi egoistici e chiusure. Ci siamo confrontate in piccoli gruppi, e poi in assemblea generale. L’impressione è stata quella di un buon cammino nelle nostre comunità, anche nella linea del coraggio nell’affrontare problemi scabrosi e della libertà nell’esporre il vero. Il punto nodale emerso è stato la riconciliazione con la propria storia personale per accettare e non aggredire, superando la ‘virtù pesante’ caratterizzata dall’intolleranza, dal pregiudizio, dalla critica, dall’ invidia e gelosia, per scegliere la gioia non ingenua o superficiale che non coglie i problemi, ma quella adulta che sa riconoscere le diversità e vivere di perdono dato e ricevuto. Questo giorno di grazia, in cui ciascuna ha ascoltato la propria interiorità, e si è messa in armonia con le sorelle, non è terminato con la recita del vespro e la cena allegra, ma con la proiezione di un film “Belle e Sebastien”, che ha fatto vibrare le corde della nostra sensibilità, prospettandoci, con abbondanza di particolari, un esempio di amicizia singolare tra un cane e un bambino, vissuta in un ambiente di montagna, rustico ma sano, povero di presenze umane, ma ricco di sentimenti e di valori all’interno di uno scenario di natura spettacolare nei suoi tramonti e colori. Colpivano le persone solide ed integre come le rocce delle loro montagne, i loro dialoghi scarni eppure essenziali su cui non c’è da aggiungere o togliere nulla, e i volti, espressioni di un mondo genuino, sacro, segnato dalla sofferenza e dalla morte accettate senza lamenti, ma anche dalla gioia di condividere una vita in cui la fiducia nell’altro compie, ogni giorno il miracolo della trasformazione: la bestia, il cane cattivo e brutto, dal lungo pelo grigio per lo sporco, da cui ci si deve difendere, in Belle, immacolata come la neve di quelle montagne, l’amica del piccolo uomo: Sebastien. Il 31 luglio, dopo la preghiera delle Lodi, ci siamo ancora incontrate in salone per un’altra boccata d’aria. Il tema della vita fraterna si è concentrato sulle tappe della nostra esistenza, e, in particolare, sulla vecchiaia. Suor Luisita ha individuato per noi una strada con un bivio, che richiede un discernimento, una scelta: o invecchiare bene e acquisire saggezza, o invecchiare male ed inaridire. Nel primo caso è il sereno tramonto di una vita generosa e luminosa, è apertura al nuovo e al bello delle generazioni future. Nel secondo caso è turbamento e inquietudine, caratterizzata dai cammini abbandonati e da tutto ciò che non abbiamo fatto di bene, che abbiamo scartato e nascosto, è il panico della “porta chiusa”, cioè paura di invecchiare, paura della morte. Ma il panico della “porta chiusa” sfuma se il soggetto si pone attivamente nella propria esistenza e la accetta, accor- Dalle comunità Suor Luisita Quaglia, relatrice delle giornate (prima da destra) gendosi così di quanto di positivo c’è e c’è stato nella sua vita e... che c’è ancora futuro! Non vedere soltanto il campo di stoppie, trascurando i granai pieni del passato. La porta che minaccia di chiudersi è la porta di un granaio pieno! La vecchiaia diventa, invece, un tempo di speranza. Non è durare, ma vivere! Nella vecchiaia semplicemente si è: non ciò che facciamo ci definisce, ma ciò che siamo. Qual è il compito spirituale della vecchiaia? Un approfondimento di sé; un’apertura all’esterno, esorcizzando gli aspetti regressivi dell’invecchiamento: rigidità, egocentrismo, resistenza al cambiamento, difficoltà nell’adeguarsi, ecc. Occorre diventare capaci di guardare con la pace della sera agli avvenimenti della vita scoprendone il passaggio di Dio per raggiungere l’armonia con la nostra natura autentica, con l’immagine di Dio, non devo diventare “qualcuno”, perché ho trovato me stesso. So, invece, che sono atteso da Qualcuno. Tempo allora del raccolto, che non è solamente la somma di quanto abbiamo realizzato, ma piuttosto che noi stessi siamo diventati frutto! Pinerolo. Veglia missionaria a Casa Nazareth Lo scorso 26 settembre Casa Nazareth ha ospitato un incontro di preghiera missionaria per religiose, dal tema: “Andiamocene altrove…” (Mt 1,38). Durante la veglia c’è stato spazio per ascoltare la testimonianza a viva voce di suor Amedea Valsania, nostra consorella missionaria in Argentina. Dalle comunità 17 Pinerolo. Dal 27 al 29 agosto in Casa Madre si è svolta la verifica triennale del Capitolo Riaccendere la passione per il Regno Suor Antonella Racca “Rimotivarci per un discepolato convinto e una forte passione per il Regno”: un appuntamento necessario, dopo tre anni dal Capitolo Generale, per rivedere, verificare, interiorizzare rimotivare, pregare, sperando che le opacità e le stanchezze del cammino acquistino nuova luce e nuova forza dallo Spirito Santo. Questo è stato, ma c’è di più... Parlo del sorprendente aiuto di Giovanni Dalpiaz (monaco camaldolese dell’ordine di San Benedetto, priore dell’eremo del Garda, teologo e sociologo), che è stato con noi due giorni, offrendoci la sapienza benedettina unita alla preparazione sociologica. Il suo intervento (“Custodire la speranza, tessere legami di carità”) ci ha educate ad una visione non solo realistica, ma equilibrata del tempo in cui viviamo, nella linea della speranza, proiettandoci verso i beni eterni. Ecco le sue parole: «Proprio quando il cambiamento intorno a noi e dentro gli istituti si fa particolarmente intenso e diffuso, emerge la consapevolezza che la vita religiosa è testimonianza dell’eterno nella mutevolezza della storia. Essere testimoni dell’eterno in un mondo che cambia è progetto e sfida attorno al quale orientare l’impegno delle religiose delle comunità». Dopo l’introduzione di madre Gabriella Canavesio, abbiamo lavorato personalmente e in gruppo su due tematiche di fondo: “Comunità di vita per la missione di oggi” e “Discepoli e missionari corresponsabili nel governo”. Il lavoro consisteva, partendo dalle sintesi delle risposte delle comunità, nell’interiorizzare le tre luci che danno energia al nostro cammino spirituale, portandole nel cuore nella preghiera. Esse sono state individuate: • nella presenza reale di Gesù nell’Eucaristia; • nella consapevolezza che la Provvi- 18 denza vuole servirsi di noi, comunità fraterne, per compiere il suo progetto di salvezza universale; • nella presa di coscienza che possiamo contare sulle doti delle sorelle. Tra gli interventi delle suore delle comunità, ognuna, nel momento della riflessione personale, doveva indicare quello che più la interpellava. Successivamente, nel lavoro di gruppo, ci si è confrontate. I problemi emersi, partendo dalla relazione di padre Dalpiaz, sono stati così espressi sotto forma di domande: • non è scontata la capacità di proiettarsi nel futuro, forse non vi è neppure il desiderio... e allora che cosa fare? • Proprio perché siamo state abituate ad una vita religiosa “dipendente”, adesso troviamo difficile la corresponsabilità nell’obbedienza. Come passare dall’una all’altra? • Quali sono le tappe necessarie per riuscire ad attuare la ritirata dell’io per fare spazio al noi? • È possibile che piccole scontentezze, in sé di non grande peso ma durature nel tempo, alla fine si rivelino pesi faticosi da portare? Le risposte a questi interrogativi possono essere riassunte nel seguente pensiero di Dalpiaz: «La forza della motivazione spirituale va non solo custodita ma più ancora alimentata, avendo attenzione che rovi e spine, sassi e calpestio di passi incauti non impediscano al seme di crescere e portare frutto. Può accadere che l’assillo per gli impegni quotidiani, la molteplicità dei compiti da svolgere, una certa abitudinarietà nel ritmo della vita spirituale concorrano ad indebolire la consapevolezza e la robustezza del desiderio di seguire ed imitare Gesù, sotteso alla decisione di entrare a far parte di una comunità religiosa». Il 28 agosto, giorno centrale per il nostro lavoro di verifica, è stato davvero significativo, soprattutto per gli interessanti interventi delle commissioni (Carisma; Carisma ai Laici; Giustizia, Pace e Integrità del Creato; Pastorale Giovanile e Vocazionale; Sfida Educativa; Missionari Digitali) arricchiti da sollecitazioni, proposte e proiezioni di fotografie e filmati; in particolare, da segnalare il video su madre Speranza e la visita, alla basilica di San Maurizio, presso la sua tomba, conclusasi con la preghiera del Vespro. Giorni belli, nutriti di preghiera, soprattutto della celebrazione eucaristica, che dà il senso al nostro ritrovarsi, per fare comunione, secondo quanto padre Médaille continuamente ci chiede. E poi...«continuiamo con dedizione ed equilibrio nell’impegno apostolico, sapendo che si semina nel pianto e si raccoglie nella gioia e contemporaneamente uno semina ed un altro raccoglie secondo i tempi e i modi che sono nel disegno di Dio». Dalle comunità Buon anniversario a voi! Lo scorso 9 novembre, grande festa in Casa Madre per la celebrazione dei giubilei di professione religiosa: 70 anni: Sr Palmira Sr Emanuela Sr Fede 60 anni: Sr Paolina Sr Eliana Sr Onorata Sr Filippina Sr Benvenuta Sr Consilia Sr Lucia Sr Adriana Sr Isidora Sr Pierpaola Sr Serena Sr Angiolina 50 anni: Sr Josefina* Sr Romana Sr Gabriella Sr Annavirginia Sr Antonietta 25 anni: Sr Venanzia* (*festeggeranno in Argentina con la visita di madre Gabriella Canavesio) I nominativi delle festeggiate compaiono nella bacheca in mezzo ad una bella immagine e scritte riguardanti la vita consacrata. È pure una giornata di ritiro spirituale guidata da padre Carlo Lanza che ricorda a tutte le presenti, festeggiate e non, il valore della consacrazione battesimale e religiosa, la fedeltà agli impegni assunti, la necessità di discernere i nuovi bisogni, di dare una soluzione equilibrata ai problemi, e di rivedere i nostri metodi di azione che saranno efficaci se usati con Dio, perché è sempre Lui che prende l’iniziativa. Molto bello e partecipato, con gioia di tutte, è stato il momento di frater- nità in refettorio abbellito con cura e arricchito con fiori e doni per ogni festeggiata. Nel pomeriggio, in salone, proiezione di alcuni PowerPoint sulla gioia e preghiera dei Vespri con libere espressioni di ringraziamento a Dio per il dono della vocazione religiosa da parte di parecchie festeggiate. Infine, nella cappella addobbata di bianco per la circostanza, la celebrazione eucaristica con canti, preghiere e rinnovazione dei voti. Al termine, la tradizionale fotografia di gruppo (in alto) ai piedi della Sacra Famiglia. tanti auguri suor paolina! Pinerolo. Lo scorso 17 maggio in Casa Madre, suor Paolina Malano (ex madre generale della nostra congregazione) ha raggiunto il bel traguardo dei 90 anni. Dalle comunità 19 Brasile. Lo scorso 26 giugno si è svolto l’incontro delle “juniores” Tra mistica e... Mondiali suor Gemma Valero Giovedí sera, 26 giugno: eccoci riunite in Feira de Santana, nella Bahia! Ir. Talita, ir. Lucivânia e ir. Nilza: juniores dell’Istituto; ir. Shirley e ir. Karina: juniores di Pinerolo, irmã Maura ed io. La mattinata di venerdì inizia con la condivisione di un tema affrontato in un weekend di formazione per juniores: “La mistica come contemplazione trasformatrice dei tempi attuali”. Si prosegue con uno scambio di esperienze sulla base delle seguenti domande: “Come mi sento nel mio processo di maturazione vocazionale, cioè come donna consacrata, come Suora di San Giuseppe?” ;“Qual é la mia prioritá oggi di fronte alle nuove sfide?”; “La bellezza e la ricchezza del nostro carisma sono grandi: cosa cerco di vivere quotidianamente? In questi mesi quale sfida maggiore ho attraversato e come ho cercato di superarla?”. Nel pomeriggio giunge padre Evandro, un giovanissimo sacerdote che ha attraversato le conseguenze di un tumore maligno, attualmente “sotto controllo”. La sua testimonianza di serenitá e di semplicitá ci accompagna nei due giorni “biblici” in cui affrontiamo lo studio dei libri dei Profeti. Ci concediamo una pausa pomeridiana per assistere alla partita di calcio dei Mondiali: ovvio! Gioca il Brasile… e vince! Concludiamo la domenica lasciandoci con una domanda-sfida: ““Quali sono i segni di profetismo religioso oggi e quali segni profetici io do?”. Brasile. Lo scorso 16 agosto l’ingresso di tre nuove aspiranti Foto al termine della celebrazione eucaristica a Cristinápolis che ha segnato ufficialmente l’ingresso nel nostro aspirantato da parte di tre giovani: Ivanilde Bernardo Dos Santos, Elenice e Angela Ribeiro. Presenti la Madre generale, suor Gabriella Canavesio, e padre Yuri Ribeiro. 20 Missio-News Roma. Lo scorso 19 ottobre tre suore hanno partecipato alla cerimonia di beatificazione Paolo VI, il papa dalle braccia aper te suor Claudia Frencia «Ci sarebbe anche bisogno di un paziente sforzo di educazione per imparare o imparare di nuovo a gustare semplicemente le molteplici gioie umane che il Creatore mette già sul nostro cammino». Così scriveva Paolo VI nell’esortazione apostolica “Gaudete in Domino”, pubblicata in occasione dell’Anno Santo 1975. Una di queste grandi gioie è stata, per suor Luisa Novo, per suor Rinangela Pairotto e per me, partecipare alla cerimonia di beatificazione del papa Paolo VI. È stato un dono vivere di persona questo evento di Chiesa, si tocca con mano la bellezza dell’ecclesialità, della koinonìa: un’unione di cuori, un camminare insieme con Cristo verso la pienezza della vita. Piazza San Pietro era gremita di fedeli che non solo erano lì per vedere papa Francesco e ascoltare le sue parole, ma per testimoniare la gioia di proclamare insieme la fede nel Signore Risorto. Sfuma, in quel variopinto formicolio di fratelli, la paura di essere soli, senti davvero di far parte di un’umanità in cammino e che la Chiesa non ha confini. Prima che inizi la cele- brazione vera e propria c’è un composto via vai di persone (moltissimi milanesi e bresciani, ovviamente), che parlano, si fotografano, leggono, confezionano cappelli di carta per ripararsi dal sole, è infatti una splendida e calda giornata. Non appena il diacono annuncia di raccogliersi per la recita del Santo Rosario, si fa un silenzio palpabile, bello e vero. Tutti pregano con intensità la Madre di ogni uomo, la Madre della Chiesa che Paolo VI ha invocato e amato con cuore di figlio. Paolo VI, nella “Marialis cultus”, aveva sottolineato come questa preghiera, che egli chiamava «il nostro caro Rosario», potesse essere un’ottima preparazione alla liturgia. La celebrazione eucaristica si apre con l’ingresso sulla piazza san Pietro dell’amato papa emerito Benedetto XVI, accolto con simpatia e commozione dalla folla; Paolo VI l’aveva eletto arcivescovo di Monaco e Frisinga e poi creato cardinale (1977). Benedetto XVI aveva autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il riconoscimento delle virtù eroiche del servo di Dio Paolo VI, il 20 dicembre 2012. Questo provvedimento aprì la Da sinistra: suor Claudia Frencia, suor Rinangela Pairotto e suor Luisa Novo Testimonianze strada alla beatificazione di papa Montini. Padre Antonio Marrazzo, il postulatore, afferma che la prima richiesta di introdurre la causa di beatificazione è partita dall’episcopato latino-americano. È davvero particolare tutto questo! Entrano in processione, accompagnati dal coro della Cappella Sistina che canta l’Inno in onore di Paolo VI “In nomine Domini”, i vescovi che hanno preso parte al Sinodo straordinario sulla Famiglia e infine giunge papa Francesco. Una delle strofe dell’inno merita di essere citata: «Nell’ardore dello Spirito a noi tu parli ancora, feriti da ogni guerra, divisi, senza gioia, incerti e senza luce. Raccogli chi cerca la pace, annunci la terra promessa, in nomine Domini». Papa Francesco indossa la casula che lui stesso aveva donato a Paolo VI in occasione del suo ottantesimo compleanno, utilizza il pastorale e il calice del beato. La celebrazione si svolge nella lingua latina, con grande semplicità e sobrietà; dopo l’atto penitenziale, il rito della beatificazione: monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia, domanda a papa Francesco che si proceda alla beatificazione del Servo di Dio, Paolo VI; il postulatore, padre Antonio Marrazzo, presenta la biografia del Servo di Dio e papa Francesco annuncia l’approvazione della Chiesa perché Paolo VI salga all’onore degli altari. Viene sollevato il telo che nasconde l’arazzo con l’immagine di Paolo VI, uno scroscio di applausi copre i due cori del Duomo di Milano e della Cappella Sistina: l’immagine parla, è stata scattata da Pepi Merisio a Manila, Paolo VI sta salutando gli universitari con le braccia aperte e un sorriso di grande dolcezza: è l’icona del dialogo! Non nascondo le lacrime, che scendono anche sui volti di molti fedeli, lacrime di commozione 21 e di gratitudine, lacrime che diventano preghiera di supplica a quel papa che tutti sentiamo così fedele e così vero. Mi sono tornate alla mente le parole che papa Benedetto XVI (allora arcivescovo Ratzinger) aveva pronunciato nell’omelia di una celebrazione in onore di Paolo VI che era appena tornato alla Casa del Padre: «La fede gli ha dato coraggio. La fede gli ha dato bontà. La nostra memoria conserva l’immagine di un uomo che tende le mani. La fede tende le mani. Il suo segno non è il pugno, ma la mano aperta». Accompagnata dal canto “Iubilate Deo” viene portata processionalmente all’altare la reliquia del nuovo beato: una delle due magliette rimasta insanguinata dopo che uno squilibrato all’aeroporto di Manila si era avvicinato a Montini, colpendolo con un coltello; la lama ferì lievemente il papa che continuò la sua missione come se niente fosse. Questa reliquia rimarrà nel duomo di Brescia (Diocesi in cui Giovanni Battista Montini nacque il 26 settembre 1897), mentre l’altra delle due magliette è conservata a Milano. Dopo le letture, in lingua italiana, spagnola e latina, il papa tiene una brevissima omelia; riporto un piccolo stralcio, che mi pare significativo: «Nei confronti di questo grande papa, di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie nostro caro e amato papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa! Nelle sue annotazioni personali, il grande timoniere del 22 Concilio, all’indomani della chiusura dell’assise conciliare, scrisse: “Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva” (P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Brescia 2001, pp. 120-121). In questa umiltà risplende la grandezza del beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore». Tutta la celebrazione prosegue e si conclude nella bellezza e serenità; si respira un’atmosfera di dolcezza; certo lui, il papa dalla bontà profonda e pura, era ed è presente nella sua Chiesa che ha amato e per la quale ha offerto la vita. Io ho amato e amo Paolo VI. L’ho incontrato per la prima e unica volta da vicino in San Pietro nel 1973 e la sua figura, la sua persona mi si è impressa nel cuore: eravamo all’interno della basilica, lui è passato nella navata centrale sulla sedia gestatoria. Quando mi è giunto vicinissimo, sono rimasta colpita dalla fragilità di quell’uomo che scompariva, come ingoiato da quel trono, che lui non aveva cercato. Ricordo lo sguardo con cui mi si è rivolto: penetrante, vivo, donato! Ne sono rimasta conquistata. Le mie consorelle sanno di questo grande affetto che nutro per Paolo VI; insieme al cardinale Van Thuan, sono le mie guide del Cielo. Ho ricevuto dai suoi scritti e dalla sua intercessione mol- te grazie spirituali e materiali per la mia famiglia, la congregazione e soprattutto per i giovani dell’Istituto Maria Immacolata di Pinerolo. Mi ha insegnato e mi insegna tutt’oggi la via del dialogo che è fermezza e disponibilità all’accordo. Scriveva monsignor Joseph Ratzinger: «Paolo VI ha resistito alla telecrazia e alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente», proprio come Cristo, che è verità e misericordia, fermezza e abbraccio. La tomba del Beato Paolo VI non è stata trasferita in basilica, è rimasta nelle Grotte vaticane, per rispettare il suo desiderio di rimanere nella terra: «La tomba amerei che fosse nella vera terra, con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà. Niente monumento per me»; è una semplice tomba in marmo bianco su cui è scritto: “Beatus Paulus PP. VI”. Sostiamo in preghiera, c’è poca gente silenziosa, pochi fiori semplici, una manciata di biglietti gettati dai fedeli, silenzio e pace. Voglio concludere con l’ultima parte del “Pensiero alla morte”, breve scritto di Paolo VI: «O uomini, comprendetemi; tutti vi amo nell’effusione dello Spirito Santo, ch’io ministro dovevo a voi partecipare. Così vi guardo, così vi saluto, così vi benedico. Tutti. La pace sia con voi. E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte e amorosa verso Cristo. Amen. Il Signore viene!». Beato Paolo VI, prega per tutti noi e per la nostra Chiesa di Pinerolo! Testimonianze Notizie di famiglia 2014-2015: date da ricordare • Sabato 27 dicembre: tombolata del Piccolo Disegno (vedi locandina). • Domenica 28 e lunedì 29 dicembre: incontro di formazione permanente per suore. • 15 marzo: incontro federale a Torino del Piccolo Disegno. • Dal 20 al 22 marzo: giornate di formazione permanente a Spotorno. • 25-26 aprile: giornate di formazione permanente in Casa Madre. RITIRI MENSILI 2014-2015 in Casa Madre Domenica (con padre Carlo Lanza) • • • • • 11 gennaio 8 febbraio 8 marzo 12 aprile 24 maggio Giovedì (con don Baldo Alagna) •Generalmente il secondo giovedì del mese. Nella consolante certezza della Risurrezione ricordiamo i nostri cari defunti 26 aprile funerale di Elvira Bourlot (sorella di suor Angelamaria) 30 aprile morte di Francesco Iervolino (fratello di suor Adriana e zio di suor Stella Aliberti) 28 agosto morte di Pagano Carmine (cugino di suor Candida Bellini) 28 agosto morte di Carla Martinatto (sorella di suor Flaviana) 3 settembre morte di Bruno Battisti (fratello di suor Prosperina) 8 ottobre funerale di suor Massima Bordignon (il 24 aprile aveva compiuto 100 anni) Il 31 dicembre torna il Capodanno di solidarietà” all’IMI La sera del 31 dicembre, presso l’Istituto Maria Immacolata, ci sarà una cena di condivisione e solidarietà con alcune persone sole o che vivono vari tipi di difficoltà. L’anno scorso, grazie alla collaborazione di tutti, siamo riusciti a preparare la cena e a dare numerosi doni ad una cinquantina di persone. Quest’anno desideriamo riprovarci. Vuoi essere dei nostri? In che modo? Puoi portare: torte salate, antipasti, affettati, formaggio, salatini e pizzette, bibite, dolci (il cibo deperibile va portato mercoledì 31 dicembre); un regalo per questi ospiti in difficoltà (es. cuffie di lana, guanti, sciarpe, calze, maglioni, camicie, biscotti, caramelle, cioccolatini, frutta secca, e ciò che la fantasia suggerisce …); bicchieri, posate, piatti, tovaglie di carta, teglie usa e getta di alluminio. Per informazioni rivolgersi a suor Mariapaola Vandone (349.3568397) o al prof. Mauro Borra (348.9362791). Le suore di San Giuseppe e l’associazione teatrale “Imiut” Notizie di famiglia 23 Il Natale per me... I bambini della scuola primaria “Istituto Suore di San Giuseppe” di Pinerolo: Per me il Natale è una festa di gioia, pace, amicizia, che ti entra proprio nel profondo del cuore, come se vedessi Dio davanti ai tuoi occhi. (Maria Bianco, 3A) Il Natale è una cosa bella perché puoi incontrare nuovi amici, si festeggia la nascita di Gesù e perché si può stare assieme ai propri cari. (Davide Errico, 3A) Per me il Natale è una festa d’amore e vorrei che tutti amassero Dio e il prossimo! (Gabriele Ferrotto, 3A) Io so che il Natale è una festa speciale e desidererei che tutti i bambini dell’Africa avessero un piccolo regalino e festeggiassero il Natale con tutta la loro famiglia. (Sofia Zorio, 3A) Per me Natale è felicità, allegria, stare insieme, divertirsi ma anche accogliere Gesù. Natale è una festa molto bella perché esprime la gioia di stare in famiglia. (Gaia Bunino, 5A) Per tutti i bambini fortunati il Natale è un albero con un mucchio di regali, ma sotto tutti quei regali c’è un Bambino, purtroppo ormai dimenticato, che più di duemila anni fa cambiò la vita di tutti. Per me il Natale è Gesù che nasce. (Marco Pucci, 5B) Per me il Natale è aiutare gli altri, essere felice, stare bene con tutti e sentirmi fortunata per quello che ho, perché so che molti bimbi anche piccoli non possono riunirsi con tutta la famiglia. (Sara Scudiero, 5B)