Qui - Benvenuto al `Milano Duomo`

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Qui - Benvenuto al `Milano Duomo`
29° PREMIO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA
del Lions Club Milano Duomo
19 Maggio 2009
Cerimonia di premiazione presso la Sede della
Banca Popolare Commercio & Industria
@
COPYRIGHT 2009
LIONS CLUB MILANO DUOMO
PROPRIETA‟ LETTERARIA RISERVATA
A.G.D. ARTI GRAFICHE DONATI SRL
Via Bizzozzero 101 - 20032 Cormano MI
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Lions dr. prof. Bruno Salvadori
Nell’ottobre 2008, aveva appena ricevuto dal Presidente della Repubblica l’altissimo
riconoscimento di Cavaliere al Merito della Repubblica, mentre quasi
contemporaneamente a Guijon, nelle Asturie in Spagna, si costituiva la ‘Bruno
Salvadori Lions Fundaćion en su lucha contra el Cáncer de Mama’ (Fondazione Lions
Bruno Salvadori per la lotta contro il cancro della mammella).
Lo scorso dicembre, abbiamo non solo perduto un grande maestro della medicina
oncologica, ma anche un grande maestro di vita, uno splendido esempio di qualità
umane votate alla generosità e al genuino impegno nei confronti del prossimo.
A Bruno, per 32 anni Socio del Lions Club Milano Duomo, è dedicato il 29° ‘Milano
Duomo’.
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LETTERA APERTA AI PARTECIPANTI
Gentili Partecipanti,
la Vostra risposta alla 29ma edizione del „Milano Duomo‟ è stata particolarmente
positiva, sia per il numero di autori e di composizioni, sia, come informa la Giuria, per
la qualità di molte di esse.
Evidentemente, la crisi sociale ed economica che da anni ci preoccupa non intacca, anzi
rafforza la capacità e la voglia della gente di richiamarsi ai valori veri e di esprimere le
proprie emozioni, anche quelle di protesta, tramite il più antico e il più civile dei
comportamenti: quello di scrivere una poesia o di raccontare una storia.
Ancora grazie e complimenti a tutti i concorrenti, gli amici di sempre e i nuovi autori.
I lusinghieri risultati ottenuti consentiranno di devolvere anche più di quanto
preventivato alle meritorie attività che l‟Associazione Libro Parlato Lions Onlus
esplica a favore dei non vedenti e dislessici italiani .
Segnaliamo l‟interesse che sta raccogliendo a livello internazionale un progetto di
ricerca che, basato su tecnologie sviluppate dall‟Associazione, sembra portare concreti
benefici ai giovani dislessici.
L‟ iscrizione-on-line al nostro concorso incontra il crescente apprezzamento del
pubblico per i suoi non pochi vantaggi in termini di rapidità, flessibilità, completezza e
costo della comunicazione.
Vi esortiamo viepiù ad utilizzare in via preferenziale l‟iscrizione-on-line, magari
ricorrendo, ove possibile, alle competenze informatiche di giovani parenti o amici.
Ancora una volta, abbiamo aperto questa raccolta di opere letterarie con una dedica ad
un grande amico del „Milano Duomo‟, recentemente scomparso.
A qualcuno sembrerà eccessivo ma è l‟unico mezzo che abbiamo per pubblicamente
ringraziare queste persone esemplari, da decenni discreti quanto importanti sostenitori
della nostra iniziativa.
Il prossimo sarà l‟anno del trentennale del „Milano Duomo‟. Stiamo già lavorando su un
progetto adeguato alla ricorrenza.
Con l‟aiuto del Signore e con il Vostro sostegno.
Il Comitato Organizzatore
Milano, 2 maggio 2009
P.S. Alcune curiosità e dati statistici sul 29° „Milano Duomo‟ sono riportati a pag. 69.
L‟indice è a pag. 71.
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Un libro è conoscenza,
è libertà, è fantasia,
è compagnia, è riflessione,
e vita …
Come è difficile
per un non vedente
godere appieno
della ricchezza di un libro.
Integrazione e promozione
socio-culturale della
persona disabile della vista
sono il nostro permanente,
appassionato progetto.
Grazie per il vostro aiuto a realizzarlo.
LIBRO PARLATO LIONS
Tra il maggio 2008 e l‟aprile 2009, in proseguimento dell‟incarico ricevuto dal
Ministero dei Beni Culturali, il Libro Parlato Lions ha contribuito all‟installazione di
speciali postazioni informatiche per non vedenti in circa 100 Biblioteche Regionali /
Provinciali / Comunali, portando il numero complessivo di installazioni a 25
Biblioteche Statali e 632 Biblioteche Regionali/Provinciali/Comunali . L‟iniziativa è
tuttora in corso fino a coprire le Biblioteche pubbliche dell‟intero territorio nazionale.
Nel 2008, in collaborazione con l‟Istituto di ricerche mediche Medea di Bosisio (Lecco)
è stato messo a punto un procedimento che ha mostrato concreti risultati migliorativi
dell‟apprendimento e del comportamento di giovani dislessici. [NdR]
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UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO AI GRANDI AMICI DEL ‘MILANO DUOMO’
PER IL CONTRIBUTO ALL‟ORGANIZZAZIONE
Giuria del Premio
Giancarla Re Mursia, Presidente
Liana De Luca
Gastone Geron
Lucio Pisani
Silvio Riolfo
Guido Zavarone
Interpreti
Adriana de Guilmi e Natale Ciravolo
Conduttore
Raffaele Fallica
Madrina del Premio
Liliana Feldmann
PER AVER FAVORITO LA DIFFUSIONE DEL BANDO
Quotidiani e Periodici
Corriere della Sera, E-Polis/nazionale, Gazzetta del Sud , Gazzetta di Parma, Giornale di
Sicilia, Il Cittadino di Lodi , Il Cittadino di Monza, Il Tempo, Il Veterano Sportivo, Italia
Oggi, L' Eco di Bergamo, La Provincia di Como, La Provincia di Lecco, La Provincia di
Sondrio, La Provincia di Varese, La Repubblica, La Sicilia, La Voce di Mantova,
l‟Unità, Milano Finanza, The Lion.
altri media
ATM, Zeta Radio, Antenna 3
PER AVER SOSTENUTO FINANZIARIAMENTE L‟INIZIATIVA
Banca Popolare Commercio e Industria, Arti Grafiche Donati srl, Bruni Glass spa,
Famiglia Ceruti, ICR Industrie Cosmetiche Riunite spa, NH Hotels spa, GNS System
News srl.
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI MILANO - CULTURA
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EMOZIONI …..
In questo libro, in edizione fuori commercio, sono raccolte
le opere premiate nel 29° „Milano Duomo‟
Premio Nazionale di Poesia e Narrativa
presentate al pubblico nella cerimonia di premiazione
di martedì 19 Maggio 2009
presso la sede di Milano della
Banca Popolare Commercio e Industria
Organizzazione
Lions Club Milano Duomo
a favore della
Associazione Libro Parlato Lions
Centro “Romolo Monti” - Onlus
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VERBALE DELLA GIURIA
del 29° ‘Milano Duomo’ – Premio Nazionale di Poesia e Narrativa
Giunto alla sua 29ma edizione, il Milano Duomo ha confermato la sua validità sia per il
numero quasi da record di partecipanti, sia per il buon livello letterario delle opere
pervenute.
E ciò nonostante il momento di crisi sociale ed economica; il che sta a significare che le
iniziative finalizzate alla solidarietà ed alla crescita culturale sono ancora incentivi che
trovano adeguato riscontro nella sensibilità di tanti italiani.
Per quanto attiene ai temi trattati nelle varie opere, oltre a quelli di evidente attualità, la
pietas per i casi umani più drammatici, la povertà, l‟immigrazione, si evidenzia un
ricorso sempre più insistito al fascino memoriale nonché a sentimenti di nostalgia per gli
affetti familiari; soprattutto v‟è un bisogno di sogno, una attenzione al vivere più che
all‟esistere nella voce gridata della scrittura e attraverso l‟inchiostro del cuore.
Certo, si notano ribellioni e rese, a volte uno scadimento nel volgare, come esigenza di
rappresentare una realtà alla deriva. Tuttavia la Giuria vuol ricordare a se stessa e agli
altri che la funzione dell‟arte non è pura rappresentazione, ma, preso atto della realtà,
deve sempre tendere ad una sublimazione ed ad uno stimolo di crescita che alcuna
bruttura, pur esistente, può eliminare.
Del resto, anche il richiamo a dolenti vicende dell‟attualità fa da cartina di tornasole ad
una sensibilità umana che nella letteratura trova rifugio e speranza: vedi le tante opere
che richiamano problemi di integrazione razziale, la condizione degli umili, dei
diseredati o di chi è semplicemente lontano dalla terra natia, o gli specifici e toccanti casi
umani come quello di Eluana Englaro. Essi testimoniano una sensibilità sociale ed
umana largamente vincente su coloro che intendono sfogare la loro resa in sterili quanto
volgari invettive.
L‟immagine della società che si mostra attraverso lo specchio del microcosmo di un
premio letterario non appare così desolante e perduta come alcune cronache del
quotidiano potrebbero far pensare, ma anzi induce alla speranza e alla vita nella sua
pienezza di significato.
La Giuria composta da Giancarla Re Mursia, presidente, Liana De Luca, Gastone Geron,
Lucio Pisani, Silvio Riolfo e Guido Zavanone dopo attenta lettura individuale dei testi
pervenuti e senza alcun preconcetto di scuole o di correnti, ma solo intesa ad individuare
originalità e dignità di temi e stili, ha formulato una prima rosa, nelle varie sezioni, di
complessive 1.395 opere (1.119 autori) tra le 2.879 opere pervenute (2.018 autori).
Una successiva analisi comparativa e una lettura ancor più rigorosamente critica hanno
dato luogo ad una seconda rosa di 548 opere (438 autori), che sottoposte ad ulteriore
esame e vaglio critico ha portato alla scelta di 149 opere semi-finaliste (137 autori).
Nella riunione collegiale conclusiva, dopo analisi e vivaci confronti tra i Giurati, la rosa
dei 48 Autori/opere finaliste è stata così enucleata:
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- Sez. Poesia Adulti: Alvigini C., Ardisia U., Bandini P., Bartolomeoli G., Bernardini
F., Caso G., Cappai G., Cernuschi A., Cocucci S., De Marchi Gherini A., Di Stefano
Busà N., Interlandi G., Luiso D., Mengaziol A., Miliotti R., Pupillo U., Raimondi D.,
Razzini M., Sacco G., Sangiovanni P., Schomberg D., Vanni R., Vicaretti U., Zambolin
P. .
- Sez. Vernacolo: Ascolti C., Bizzarri F., Bonvento L., Lalla M., Tirotto G., Vicari M. .
- Sez. Narrativa Adulti : Angioletti R., Clemente D., Di Dio MC., Gaccione A., Gallo
Jarre P., Montani Inzerillo C., Pillon S., Venturato G. .
- Sez. Giovani Poeti : Botti M., Donella R., Mosca F., Rabaioli A., Venturini G. .
- Sez. Giovani Scrittori : Bernardini L., Giana E.L., Marangon M., Passeretti A., Regis
A.A. .
Tra questi, la Giuria ha unanimemente assegnato i seguenti premi:
Sez. Poesia Adulti :
1° Premio assoluto: L’anima una farfalla di Giovanni Caso
2° Premio assoluto: Rito di Gianfranco Bartolomeoli
Menzione /medaglia d‟oro: Nel disegno di Dio di Ninnj Di Stefano Busà
Menzione /medaglia d‟oro: Solo un gioco di Domenico Luiso
Menzione /medaglia d‟oro: L’armonica a bicchieri di Gianluigi Sacco
Menzione /medaglia d‟oro: Piccola mosca d’autunno di Raimondo Vanni
Sez. Vernacolo :
1° Premio assoluto: Lu Trateure (Il tiretto) di Michele Lalla
2° Premio assoluto: Ciapeme a brasseto (Prendimi sottobraccio) di Marta Vaccari
Sez. Narrativa Adulti :
1° Premio assoluto: L’uccisione dei cani di Angelo Gaccione
2° Premio ex-aequo: Il volo di Dante Clementi
2° Premio ex-aequo: Amicizia di Gianpiero Venturato
Sez. Giovani Poeti :
1° Premio assoluto: *** Revocato
2° Premio assoluto : Un tetro teatro di Federico Mosca
Sez. Giovani Scrittori:
1° Premio assoluto: Il Signor Pè di Martina Marangon
2° Premio assoluto : Mostri nella notte di Edoardo Luigi Giana
La Giuria infine, nell‟auspicare ancor maggior successo per gli anni a venire, ringrazia
l‟organizzazione del „Milano Duomo‟ e in particolare l‟impegno e la cura profusi dal
suo presidente e anima del concorso, il Lions dr. Raffaele Mastroleo.
La Giuria del 29° Milano Duomo
*** Controlli successivi al lavoro conclusivo della Giuria, hanno evidenziato alcune
irregolarità riguardanti l’autore dell’opera premiata con il 1° Premio nella sez.
Giovani Poeti. Il Premio è stato pertanto revocato, il corrispondente importo
monetario è totalmente devoluto ad Associazione Libro Parlato Lions Onlus.
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1° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria: Il senso e il non senso di una vita nel breve battito d‟ali e nel
respiro di una farfalla che vola nel tempo del niente e nel paesaggio inesistenziale degli
approdi non raggiunti.
Fortemente lirica, la poesia ha suggestive provocazioni e nostalgie accorate.
L’ANIMA UNA FARFALLA
Non avemmo che cieli di albicocchi,
volti incarnati nella polpa d'aria,
anime vorticanti. E fummo esperti
al gioco dei cantoni e dietro il cerchio
quando il tramonto accolse i nostri fiati
ed era tutto lì, tra il pozzo e il rovo,
il nostro cuore.
A volte il vento aveva
pelle di gelso e mani di frumento
e sulle labbra un sorso di parole
come inventate ad ogni suo passaggio,
a volte dentro un calice di foglie
custodivamo more e prugne o un grillo
così che il giorno non avesse fine.
Poi il tempo volse il passo oltre le vigne.
Come avvertire ancora, in un bisbiglio,
piangere il cielo e sciogliersi la pioggia,
come sentire galoppare il sogno
dietro lucenti pegasi, se oscuro
si è fatto il giorno e amara è la ferita
al grano dello spirito?
Già forse
svanito è di quell'attimo il dolore.
Esausta è la farfalla al lume bianco
del suo stupore, e l'ala le si accende,
e più non vede il fragile suo corpo
nel caldo mare dell'immensa luce.
Giovanni Caso
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2° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Un giocattolo, un ornamento o un‟esistenza? In questo
dilemma carico di civetteria si snoda un verseggiare vezzoso che dona grazia
all‟immaginazione, luce agli occhi e sorriso al cuore.
RITO
Non sa capire
una bambola vestale
perché a un tratto uno sguardo
si spenga sopra un viso,
perché resti una volta
questo dubbio sorriso
e un‟altra
una stolta parola da ignorare
o un opaco silenzio,
come sassi nell‟acqua a macerare
cerchi sempre più grandi di ansietà.
Un‟orientale piccola vestale
queste cose non sa.
Chiede soltanto un sole di pastello
o il canto sommesso da ascoltare
nel perdersi del mare sulla sabbia.
O la rabbia
di un cupo temporale.
Il kimono in un gesto
di grazia millenaria,
nell‟ora di un vento di Grecale,
prega devote mani che la volgano
con il volto ad Oriente.
Per queste cose è nata
una maiolicata bambola vestale,
cose proprio da niente.
Gianfranco Bartolomeoli
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MENZIONE D‟ONORE SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria - Una preghiera o un bilancio? Forse solo l‟avventura umana
che, tra speranze e rese, perpetua il mistero dell‟essere, il senso di esistere.
Un verseggiare piano in un quadro di immagini suggestive e incisive.
NEL DISEGNO DI DIO
L'approdo è dove non immaginiamo,
dove l'acqua increspa una stilla sorgiva
e il polline si disfa in prodigi d'erba.
Stagione breve, la nostra, di silenzi e memorie
come un fiume in piena che esonda.
Giorni aperti ai soffi delle brezze,
alla spiga che odora di fatica;
un vespro profumato a sbocciare
nelle sere accese all'avventura,
ai gridi spezzati del tramonto,
dilaga ampio fra i rami e oltre il muro
trafitto dalla bruma tra silenzi di strade.
Il cuore trascrive l'epilogo del giorno
serba tutte le sue arsure
tra le pieghe di carne e ripone
l'eterno entro un'orbita vuota.
Forse, nel disegno di Dio siamo
la luce del perdono, oppure solo argilla
da plasmare che inebria e corrode.
C'è una speranza d'oltre cresciuta
in solitudine, sospesa a una sorsata
d'illusioni, fra respiri di zolla fatta carne,
si annida lì o altrove il rovo del mattino,
la gioia di un'attesa oltre il suo nulla.
Ninnj Di Stefano Busà
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MENZIONE D‟ONORE SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria - Un coacervo di pensieri, parole ed immagini teso a
rappresentare le fughe ed i ritorni del nostro vivere in armonia con un verso di
accattivante e consapevole suggestione.
SOLO UN GIOCO
Un gioco solo un gioco senza fine
un gioco sghembo e brutto
un puzzle col ritorno sempre a capo
fra tessere e caselle ricomposte
dal freddo soffio di un ringhioso baro
e rinnegare per ricominciare
partendo da sinistra o liberando
il centro anagrammato in arabeschi
un gioco obbligatorio una condanna
senza colpa e senza appello
un rituale
di dita scarne attorcigliate ai fili
sull'assito cascante di un teatrino
zoccoli e preghiere mani e pianti
palchi e mantelli occhi aperti e fumo
parole rantolanti sulle pietre
muoviamo prima il fante che ci appare
vigoroso come il suono di una tromba
e poi vediamo che si sfiata floscio
come un sacco ripieno di parole
spostiamo in alto lo stregone
e il prete
si confessa da solo sull'altare
e non c'è via d'uscita ai quattro canti
un intasato corridoio un crollo
di lampi e di detriti e di una mano
un refolo di piuma
incantata a mezz'aria
sulla livida fascia del silenzio
un gioco senza carte né pedine
gracidante scomposto in un pantano
un gioco assurdo
forse inesistente
come il sangue che sgorga dalle dita
Domenico Luiso
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MENZIONE D‟ONORE SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – La musica che non muore accompagna il filo memoriale dei
ricordi dove tra affetti ed effetti può ancora contemplarsi l‟attimo esistenziale che conta.
Un lirismo sommesso ma sapiente e persuasivo.
L’ARMONICA A BICCHIERI
Stava scritto in un vecchio dizionario
scovato nel solaio di mio nonno
appassionato musicista, che l‟armonica
a bicchieri è strumento
musicale - siamo sinceri, non così
normale - usato già nel mille
e settecento, composto da bicchieri
pieni d'acqua a più diverse e calcolate
altezze... - forse sta qui l'errore
che il nonno appassionato bevitore
non avrebbe mai messo, poveretto
il suo bicchiere sotto un rubinetto –
in modo da ottenere intonazioni
differenti - mentr'io ricordo
libagioni persistenti – strofinando
leggermente le dita sui bordi
dei bicchieri - così come ricordo
la sua vita i bagordi i suoi pensieri –
essi emettevano dei suoni dolci
e penetranti - tin tin, cin cin
e avanti... Che "spiritosa" idea
ebbe il nonnino di riempire
quei bicchieri con il vino!
Gianluigi Sacco
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MENZIONE D‟ONORE SEZIONE POESIA LINGUA ITALIANA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria - Nella stagione dei morti non si celebrano solo i cari defunti
ma anche lo stupore dell‟insetto che simbolicamente inquadra approdi non toccati o
forse mai tentati nel graffio che incide ma non raggiunge l‟oltre.
PICCOLA MOSCA D’AUTUNNO
Piccola mosca d‟autunno
Aggrappata al vetro della finestra
Guardi il morire lento dell‟anno
E non sai capire la tua stagione
Dov‟è.
Rinchiusa nella mia stanza
Sei sopravvissuta; vedi, o fortunata
Altri colori, altre stagioni, altri prati
Fioriti d‟autunno e di neve, ghiacciati
E non sai se il conoscere oltre il confine
Comune ai tuoi simili è bene o solitudine.
T‟affanni a cercare di uscire
A superare quel limite che è lente
Al tuo sguardo e incendia la tua brama di Vita;
Non te ne andare mia piccola amica
Anch‟io sono nave in bottiglia;
non avremo mari da navigare,
né Amori che albeggiano lievi e tenaci,
né prati né vita da assaporare:
e ti osservo graffiare quel vetro
come io ferisco il mio cuore
per andare oltre, per afferrare
per sentire sulla pelle passare
quel brivido e un‟ultima volta
vivere.
Raimondo Vanni
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1° PREMIO ASSOLUTO SEZ. POESIA LINGUE VERNACOLE
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Da questo cassetto nel quale non si sa bene se vi sia più
accumulo di cose o di sentimenti o di passioni o di immaginazioni emerge un
verseggiare dovizioso e generoso non solo di beni ma di parole che si fanno verso e
ritmo suggestivi. Come se il tiretto fosse un portagioie.
LU TRATEURE
(Vernacolo Abruzzese di Chieti)
Chedd‟è cullu trateure de fragaglie
che cure pure canna le scasciglie
e aretravulde riceveute e fuglie
de carte nche le chente, addò tuglie
l‟aghe e le vetteune, lu detale
o la fúrceve e la ròcele de file.
IL TIRETTO
(traduzione approssimativa)
Cos‟è quel tiretto di cianfrusaglie
che curi anche quando lo scompigli
e rimescoli ricevute e fogli
di carta con i conti, dove togli
l‟ago e i bottoni, il ditale
o la forbice e il rocchetto di filo.
Chedd‟è cullu trateure che sciagaglie
sotte a le mine parole di pescaglie
addò la memorie te ce arravuaglie
le penzire e ce annascunne lu caglie
de le ulí: recchine, anèlle, e craglie,
fetografí, làttere, e pendaglie
che t‟arecorde ore di maraviglie.
Cos‟è quel tiretto che balbetta
sotto alle mani parole di pozzanghere
dove la memoria ci aggroviglia
i pensieri e ci nasconde il caglio
di voglie: orecchini, anelli, e collane,
fotografie, lettere, e pendagli
che ti ricordano ore di meraviglia.
Chedd‟è cullu trateure de tuvaglie
aricamite scujutite a maglie
de sunne maschichite gnè la quaglie
nche lu nide che le cerase coglie
sotte a le frusce de lu crède mèglie
lu jurre apprisse de mèmme e feglie.
Cos‟è quel tiretto di tovaglie
ricamate tranquilla a maglie
di sogni masticati come la quaglia
con il nido che le ciliegie coglie
sotto le foglie del credere meglio
il giorno prossimo di mamma e figli.
Trateure ammendecate sopre a ceglie
de le fusse pe pòrevele de sbiglie
ddò l‟acche de la ménde z‟arraccoglie
porte sughe a le custate che peglie
de recurde ammuchiete gnè nu steglie
e arescalle lu core che ze scioglie.
Tiretto inventato sopra a ciglia
dei fossi per polvere di sbagli
dove l‟acqua della mente si raccoglie
porta sugo alle costole che ardono
di ricordi ammucchiati come una biga
e riscaldano il cuore che si scioglie.
Michele Lalla
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2° PREMIO ASSOLUTO SEZ. POESIA LINGUE VERNACOLE
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Versi che sono quasi una strizzatina d‟occhio nel segno di
una complicità sentimentale che è poi la vera essenza dell‟amore. Il vernacolo in questa
poesia semiseria è particolarmente coerente con l‟atmosfera descritta.
CIAPEME A BRASSETO
(dialetto della periferia sud-est di Verona)
PRENDIMI SOTTOBRACCIO
(Traduzione approssimativa)
Temme de ocio se te vedi che son ia,
dame uno scorlon,
fa‟ in modo che mi no‟ manda el pensar
a stagnar
su treni che va a pian
in do g‟à un sentar la malinconia.
Ma se te farò un segno de stissa,
ti tasi, però,
al massimo dime lassa star, lassa perdar
… nò stemo s-ciapar l‟ànema!
Dopo ciapeme a brasseto
e co‟ a man libara
gireme la facia verso de ti
finchè na me ocià
la possa fermarse ne i to oci
par farne tremar.
Sarà alora el resussitar
caminando streti streti
da sentir na peldoca unica,
e lassando che le foje seche dedrio de noantri
le deventa coriandoli pestezè
… ghe pensarà el vento a trategnerseli in gola
visto che a lu ghe piase sempre supiar,
disrurbando.
Tienimi d‟occhio se vedi che sono evanescente,
dammi una scrollata,
fa‟ in modo che io non mandi il pensare
a ristagnare
su treni lenti
dove ha un sedile la malinconia.
Ma se ti farò un accenno di stizza,
tu taci, però,
al massimo dimmi lascia stare,
lascia perdere
… non dividiamo l‟anima!
Poi prendimi sottobraccio
e con la mano libera
girami il volto verso di te
finché un mio sguardo
possa fermarsi nei tuoi occhi
per farci tremare.
Sarà allora il resuscitare
camminando stretti stretti
da percepire la pelle d‟oca accomunarsi
e lasciando che le foglie secche dietro di noi
divengano coriandoli frantumati
…. ci penserà il vento a trattenerseli in gola
visto che lui ama sempre soffiare,
disturbando.
Marta Vaccari
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1° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE NARRATIVA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Racconto dove la linearità e la puntualità del linguaggio
ben si sposano con la dinamica e la varietà di una vicenda articolata e complessa, al
limite dell‟onirico e dell‟ironico, ove amore e violenza nei confronti di ogni forma di
vita ci indicano la via perché la nostra umanità non vada dispersa nell‟astrazione delle
idee.
L’UCCISIONE DEI CANI
Il venti dicembre del ‟56 era un inverno senza attese e nessuno a Roccabruna si aspettava
alcunché. E nulla sarebbe certamente accaduto se Giovanni Ferro, detto il bandito, per
quelle basette lunghe e cispose da malandrino e quello sfregio sulla guancia destra, non
si fosse messo in testa che i cani del canile comunale li avrebbe sparati lui.
Infilò gli stivali da caccia, si mise il fucile a tracolla e salì la rampa del lucido selciato di
via Sprovieri, fino al sottoportico delle monache del Sacro Cuore. La casa di Guglielmo
Porta distava a meno di uno sputo dalla sua; erano amici da sempre cresciuti nello stesso
quartiere e appena fu sotto il balcone, Giovanni Ferro gli fischiò alla maniera dei pastori
con il pollice e l‟indice sotto la lingua. Porta si affacciò sulla ringhiera coperto solo da
una ruvida maglia di lana che la moglie gli aveva lavorato a mano con due ferri robusti,
gli stessi che le servivano per arrotare i fusilli fatti in casa.
“Dammi due minuti” disse, “il tempo di mettermi qualcosa” e scomparve dietro le
vetrate.
Da un basso saliva il canto di Rosa Saporito che al bandito era rimasta in gola; aveva
fatto lo scientifico, il cascamorto, per mesi l‟aveva coperta di serenate, ma Rosa non
s‟era lasciata impressionare da tutto quel miele.
“Quando la gallina canta vuol dire che il pollaio è allegro” le gridò il bandito, e la voce
cessò.
Porta scese bardato di fucile a canne doppie, tascapane e anfibi come se dovesse andare
in guerra. Il figlio, un vispo ragazzetto riccioluto di circa sette anni, gli teneva dietro con
la cartucciera infilata ad un braccio.
“Lo porto così lo svezziamo” disse l‟uomo alludendo al figlio, “la madre lo vorrebbe
sempre attaccato alla sottana”.
Aveva appena finito la frase che la moglie inviperita lo apostrofò dal balcone:
“Dove vai col segnato di Dio?” disse riferendosi a Giovanni Ferro e alla cicatrice che
aveva sulla faccia, “ora anche il bambino mi porti alla rovina” proseguì, “Ferro non ha
famiglia, se lo trovano impiccato non lo piange nessuno” concluse acida.
Il marito si girò e le puntò contro il fucile come se volesse spararle. La donna rientrò
lesta e sbatté il vetro.
“Come la sopporti?” si intromise Ferro, ma Porta non gli badò; cavò del tabacco da una
tasca, l‟avvolse nella cartina inumidendola con la lingua ed accese.
“Mille lire al colpo” lo informò Ferro.
“Quanti sono i cani?” domandò Porta.
“Parecchi” ribatté Ferro, “la giornata c‟è, stai tranquillo”.
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Man mano che scendevano verso il ghetto per superare Càlamo e portarsi oltre il
Calvario, una folla di ragazzi prese a seguirli; guardavano ammirati il bandito e le armi,
e molestavano il ragazzino perché ad ogni costo volevano vedere le cartucce infilate
nelle celle della cartucciera. Arrivati sull‟arcata del ponte che scavalcava il fiume, Ferro
si arrestò di colpo e li minacciò con il braccio: “Adesso sparite!” e il gruppo dei ragazzi
non osò più proseguire. Rimasero a guardare fino a quando le tre figure disparvero oltre
la fitta barriera del canneto che sovrastava il fiume.
Faceva molto freddo ed il respiro si condensava in uno spesso fiotto di vapore.
“Sei stanco?” domandò Porta al ragazzino.
Il figlio fece cenno di no con la testa. Era tutto accaldato ed il freddo gli aveva arrossato
le guance.
“Perché li ammazzate?” domandò brusco, e gli uomini furono colti di sorpresa.
Il padre lo guardò con ammirazione; con quella cartucciera infilata al braccio pareva
molto più grande della sua età.
“Perché ci pagano” rispose secco.
Ferro cercava di darsi un contegno agli occhi del piccolo e cominciò a fare lo scientifico,
al solito.
“Sono randagi. Bastardi sono, senza alcuna utilità”.
Il ragazzo non osò ribattere.
Ferro proseguì: “Sono malati e i padroni non li vogliono più in casa; sono contenti che li
ammazziamo, non pagano nemmeno la tassa per il rilascio. Oh, non faccio per dire, ma
un cane che si rispetti gira con la museruola. Hai visto i cani da caccia di don Saverio?
Lucidi, grassi, puliti, e che intelligenza! .. manca la parola”.
Il piccolo avrebbe voluto ribattere che a lui i cani di don Saverio facevano paura, sempre
liberi per il quartiere, aggressivi, spavaldi, e guai a chi osasse toccarli… ma non ne ebbe
il coraggio. In silenzio li seguì attraverso lo stretto sentiero che menava al canile
comunale, sulle prime pendici di Serra di Buda fuori dalle mura della città.
Camminarono un‟altra buona mezz‟ora e appena giunti in prossimità del casolare, il
rumore dei passi e delle voci scatenarono l‟inferno. Latrati, guaiti, abbaii, ululati, si
fondevano minacciosi, disperati, assordanti. Il bandito si avvicinò ad un lato del casolare,
tirò fuori un fascio di chiavi e fece scattare il robusto lucchetto che fermava una solida
lastra di ferro. Era piuttosto arrugginita e gli costò fatica spingere all‟insù la serranda.
Si avvicinò anche Porta e si trovò davanti uno spettacolo che lo eccitò: un branco
indistinto si ammassava in uno spazio angusto; ciechi di furore, affamati, assetati di
vendetta, si erano dilaniati a vicenda in una spaventosa furibonda lotta all‟ultimo sangue,
per un brandello di carne, un minimo di spazio vitale, di liquido per sopravvivere. Alcuni
giacevano per terra esanimi con gli occhi spalancati ed il ventre squarciato dai morsi,
altri vagolavano ebeti con il pelo lacerato e la cancrena viva nelle ferite, altri ancora
ululavano e mostravano i denti ai più deboli e a quanti osavano avvicinarsi. Porta li
provocò con un gesto della mano ed essi si misero a ringhiare come lupi assetati di
sangue; si avventarono rabbiosi contro i ferri della gabbia che li imprigionavano. Porta
rideva crudele, trasse un tozzo di pane dal tascone e lo lanciò in mezzo alle bestie con il
deliberato intento di provocare una lotta ancora più devastante.
Il risultato non si fece attendere e dentro la gabbia si scatenò il finimondo.
Il bambino era impietrito dalla paura, era diventato pallido e non riusciva né a muoversi
né ad articolare parola, mentre il padre gridava come un ossesso, come se un bagliore di
pazzia gli avesse compromesso l‟ordine logico del cervello.
22
Ferro dovette sparare contro la gabbia un colpo di fucile per far cessare quell‟inferno.
Spaventati i cani si disposero ad arco facendo il vuoto attorno alla carcassa abbattuta
dallo sparo, e per la prima volta ebbero il presentimento di una minaccia ancora più
terribile del buio, della fame e della sete che erano stati costretti a subire là dentro.
Finalmente si quietarono e allora si poté vedere tutta la loro miseria. Alcuni erano
completamente privi di pelo, altri erano scheletriti e spolpati, rinsecchiti come tante
pannocchie vuote divorate dalle cavallette. Quelli più vecchi stentavano a reggersi sulle
zampe, molti tremavano, quasi tutti erano pieni di zecche, costretti com‟erano a rivoltarsi
nel proprio sterco. Il fetore era insopportabile e si sparse come un‟onda maligna e
dolorosa. Ferro parafrasò con un antico proverbio l‟amaro destino di quelle creature
senza speranza: “Puttane, cani randagi e cavalli da carrozza, fanno buona gioventù e
cattiva vecchiezza”. E davvero non c‟erano parole più efficaci per significare la loro
sorte miseranda.
“Dammi la cartucciera” disse Porta rivolto al figlio, ma gliela dovette levare, tanto il
piccolo era rimasto imbambolato ed incapace di qualsiasi movimento.
Sparavano mirando nel mucchio e man mano che i cani cadevano abbattuti dal tuono
perentorio, le file si assottigliavano e i gruppi diventavano più radi. Una luce sinistra
emanava dagli occhi dei due carnefici, una luce tuttavia gioiosa che li spingeva a
gareggiare, a non fallire il colpo, a misurarsi in una specie di sfida, esaltata dalla
riverenza e dalla voluttà dello strumento; uno strumento che li attraeva con tutto il suo
carico di potenza e di sopraffazione, capace di estinguere la vita in un baleno.
Le detonazioni secche e precise si espandevano in una serie di onde stordenti ed avevano
paralizzato gli ultimi cani superstiti, il cui destino era stato procrastinato solo per il
tempo necessario al loro turno. Tuttavia questi sembravano oramai del tutto indifferenti a
quanto avveniva intorno a loro, come se una benevola alienazione li avesse già liberati
dal peso di una sofferenza cosciente.
Mezz‟ora più tardi l‟odore acre della polvere delle cartucce sovrastava il fetore dello
sterco e delle carcasse decomposte. Una nuvola grigiastra avvolgeva in un‟atmosfera
plumbea tutto il casolare.
“Riposiamoci” disse Ferro all‟amico, “prendiamoci una boccata d‟aria”.
“Ce n‟è ancora uno” annunciò Porta, “passami il cappio”.
Si avvicinò ad una macilenta cagnetta e le avvitò il nerbo di bue attorno alla gola. Era
così terrorizzata dagli spari e dalla presenza ostile degli uomini, che non trovava la forza
di alzarsi.
Porta la strattonò con durezza e la condusse fuori; la cagnetta non emise il più lieve
guaito e non oppose alcuna resistenza. L‟uomo rise crudele e disse: “Guardate come
trema, posso lasciargli il cappio allentato, è così stupido che non fa neppure un tentativo
per scappare” ed infierì sulla cagnetta con una frusta. Poi levò il fucile, fermò il calcio
vicino alla clavicola e prese la mira. La cagnetta smarrita e sconfitta si accucciò di più
raccogliendosi tutta, guardò l‟uomo per l‟ultima volta e una lacrima le si staccò dagli
occhi.
“Cristo!” esclamò Porta, “Dio Cristo!” e cominciò ad imprecare come un dannato.
Ferro vide che gli tremavano le mani e non capiva un accidente, e quello zotico si dava
pugni sulla testa e continuava a ripetere come la bestia che era: “Cristo! Dio Cristo!” e
non sapeva dire altro, come se gli fosse entrata una cicala nel cervello ed era ammattito
di colpo come una capra. Saltava da un lato all‟altro e pareva un tarantolato e invece di
dire a o ba, faceva segno col dito, e indicava il cane come uno scimunito.
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Ferro pensò che il cane l‟avesse morso, ma osservandone il tremore gli pareva
impossibile e non si spiegava quella reazione così scomposta.
“Calmati!” gli urlava, “calmati!” e poiché quello continuava a fare il teatro come se
avesse dinanzi a sé il demonio, imbracciò il fucile e sparò la cagnetta in mezzo alla
fronte.
Improvvisamente Porta sembrò calmarsi, ma si chiuse in un mutismo così ostinato che
non pronunciò una sola parola per tutto il viaggio di ritorno, e Ferro si convinse sul serio
che l‟amico fosse diventato pazzo.
Il venti dicembre di quell‟anno i segni oscuri si infittirono e i testimoni dicono che fu
tutta colpa dei cani, e di quel segnato di Dio: ché se uno si ritrova una coltellata sulla
faccia non si può dire che sia un mazzo di rose. E Giovanni Ferro un mazzo di rose non
lo era di certo, e molti dicevano che presto avrebbe avuto un altro taglio sull‟altra
guancia se non la smetteva di portare le serenate, chitarre e mandolino, alle mogli degli
emigranti rimaste sole a Roccabruna.
Al quartiere Castello, lo stesso dove abitava l‟uomo che aveva perso la parola per aver
dato retta al bandito, una vecchia paralitica dal ballatoio di casa imprecando malediceva i
passanti con parole incomprensibili, e si percuoteva il seno avvizzito con mani
raggrinzate.
“Che avete da ridere?”, con queste parole Vera Livrieri apostrofò Nunzio De Seta che
avendo studiato a Napoli, faceva il saputo e si prendeva spasso della credulità popolare.
“Il gabbo aggobba” gli cantò sul grugno e gli spense il riso su quell‟osceno labbro
leporino.
Prima del vespro la notizia rimbalzò per tutto il quartiere e riempì ogni anfratto: la madre
del saputo, che per tutta la vita non aveva mai conosciuto una febbre, si mise a letto con
una quartana e pareva che da un momento all‟altro dovessero venire i diavoli
dell‟inferno a portarsela via. Il saputo piangeva e batteva la testa contro la spalliera del
letto: “Santa Teresa mia, se me la salvi andrò a chiedere l‟elemosina scalzo casa per
casa”.
“Ci facesse fare almeno il Natale senza lutto” implorava la cognata del saputo.
“Ci facesse fare almeno il matrimonio di Chiara” le faceva eco uno dei cugini che era
stato scelto per fare il compare d‟anello.
Gli inviti erano stati spediti e la data era stata fissata.
“Tre giorni di vita, solo tre giorni di vita chiediamo al Padreterno”.
La moglie di Guglielmo Porta gelò le speranze: “Non si possono drizzar le gambe ai
cani” disse, e aggiunse che le anime dei cani ammazzati avevano maledetto il paese e
che quel Natale l‟avrebbero ricordato come l‟anno più amaro. Allora fu mandata a
chiamare Dora Fiorito che era una donna pratica e sapeva dispensare consigli con lo
stesso garbo di una madama. Dora Fiorito radunò le donne, ordinò di impastare e fece
mettere sul fuoco la padella più grande perché si friggesse.
A tutti fu proibito di bere [1]: il saputo non aveva mai visto uscire l‟olio dal rubinetto
[2], né sentito gli animali parlare all‟Epifania [3], ma questa volta non rise; le bestie
ebbero cibo in abbondanza e i vicini furono invitati numerosi.
“Mangiate per l‟anima buona di questa santa donna” ripeteva Dora Fiorito, e infilzava
allo spiedo le piccole ciambelle dorate e gibbose che galleggiavano nell‟olio
scoppiettante. Erano fragranti e dolci cosparse di zucchero o affogate nel miele caldo,
denso e odoroso.
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“Portate canestri a chi è in lutto e non può friggere, e spargetene pezzi sulla via: che i
cani abbiano la loro parte”.
La saggezza di Dora Fiorito fece il miracolo e la donna guarì; il saputo disse che contro
il malaugurio, la sera della Vigilia avrebbe fatto mettere sulla tavola le tredici pietanze
della tradizione; perché ora si sentiva parte di una comunità ritrovata e voleva sentirne il
calore e capirne il senso. Qualcuno giurò di aver visto quella notte, sul bordo della via,
una cagnetta macilenta saltare festosa con una ciambella gibbosa fra i denti; il saputo di
turno ne rise, sostenendo che alle fiabe credono solo i minchioni. Ad ogni modo Chiara
poté sposarsi senz‟altri intoppi nella data stabilita, ed il falò di quell‟anno superò, in
questo concordano tutti, quelli delle Vigilie precedenti. Era così imponente che da tutta
la città venivano lì sulla piazza a tesserne le lodi. Rimase acceso fino al mattino del
giorno dopo, superando di tre ore persino il falò dei casalicchioti, notoriamente abili a
comporre la pira, perché il fuoco si mantenesse vivo e consumasse lento.
Il bandito era allegro come una pasqua; portò l‟organetto a mantice e suonò senza posa
bevendo con tutti quelli che volevano brindare. Ogni tanto gettava un mozzicone nel
fuoco e ripeteva che col nuovo anno avrebbe messo la testa a posto e fatto famiglia.
La vecchia paralitica morì qualche anno più tardi, non aveva mai avuto parenti e si
ignorava chi l‟avesse cresciuta; tuttavia il quartiere fu generoso: fece una colletta a cui
partecipò anche il bandito che vendette il fucile per l‟occasione. Comprarono una bella
tomba e la donna fu sepolta tra la cappella di famiglia dei Bramante, ed il solenne
mausoleo della famiglia De Filippis che si ergeva maestoso sulle misere croci allineate
sulla nuda terra.
[Milano dicembre 1995]
Angelo Gaccione
…………………..
[ 1 ] Un‟antica usanza prescriveva il divieto di bere durante le fritture natalizie. Secondo
questa credenza l‟olio si sarebbe prosciugato nella padella, segno di malaugurio.
[ 2 ] e [ 3 ] Narra una credenza popolare, che la notte dell‟Epifania, dai rubinetti delle
case sarebbe uscito olio al posto dell‟acqua, e gli animali avrebbero, per quella notte,
acquistato il dono della parola. Era pertanto necessario esser prodighi nelle razioni di
cibo nei loro confronti, altrimenti gli animali tenuti al digiuno o non saziati abbastanza,
avrebbero usato quel dono contro i membri della famiglia, imprecando e maledicendo.
Gravi disgrazie si sarebbero abbattute sulla casa che ne fosse stata investita.
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2° PREMIO EX-AEQUO SEZIONE NARRATIVA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Il racconto surreale di sapore kafkiano prende forma nella
metafora dolorosa delle famiglie che sopportano il disagio esistenziale della convivenza
con un familiare colpito da un‟infermità insopportabile: quasi una maledizione.
Il linguaggio è sapiente e ricco di effetti.
IL VOLO
“Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un
insetto mostruoso”.
Da “Le metamorfosi di Franz Kafka”
Si era svegliato nel cuore della notte, all‟improvviso. Dalla stanza in fondo al corridoio
venivano rumori sempre più insistenti: sembravano graffi sul pavimento e soffi
mescolati a corte grida di dolore. Eppure da mesi, ormai, quella stanza era vuota e
nessuno vi era più entrato. Da quando la donna a mezzo servizio vi aveva trovato lo
scheletro di quell‟orribile insetto capovolto sul pavimento, tra mucchi di escrementi, e
l‟aveva infilato in un sacco. Grosso come un cane, aveva detto, trascinando il sacco
lungo il corridoio mentre il sig. Hermann e la signora Julie si voltavano dall‟altra parte
per non vedere.. Solo la sorella Ottla, senza uscire dalla sua camera, aveva guardato con
un sussulto di pena quel sacco nero di juta spinto giù dagli scalini e lasciato poi sul
marciapiede, per gli spazzini del mattino.
Da allora nessuno più ne aveva parlato. La donna a mezzo servizio era stata licenziata
bruscamente il giorno dopo, senza un motivo apparente. Il sig. Hermann non aveva
nemmeno preso in considerazione un debole tentativo di difesa da parte di sua moglie.
Quella donna,ossuta e gigantesca, che si allontanava finalmente dalla loro casa
dondolando sulla testa una piuma di struzzo infilata in un cappellino di lana, provocava
in lui un‟irritazione crescente e un malumore che nelle ultime settimane non riusciva più
a nascondere. Ma tutti in quella casa sapevano il motivo del suo licenziamento: negli
ultimi giorni era stata la sola che era entrata là dentro. L‟aveva visto e gli aveva parlato
mentre lui scivolava dal letto o da dietro un armadio per succhiare dalla ciotola latte e
pezzi di pane che lei gli spingeva addosso con il piede.
E in quella stanza sembrava che ora qualcuno o qualcosa fosse ritornato e si muovesse.
Il sig. Hermann si era seduto sul letto, tendendo le orecchie. Ormai una leggera sordità
gli impediva di sentire i rumori deboli e lontani, ma quelle che ora gli giungevano erano
lacerazioni stridule e secche, seguite da tonfi e rotolii. Sembrava che qualcosa
rimbalzasse sul pavimento: lamine o scaglie che mandavano scricchiolii prolungati,
come se fossero strappate a fatica.
Ciò che più, tuttavia, lo inquietava erano i lamenti (così almeno egli li interpretava) che
ogni tanto sostituivano i rumori, riempiendo da soli la notte.
Ad un certo punto essi parvero mutarsi in un fitto schioccare di becco e in un sommesso
pigolio.
*****
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Il temporale della notte doveva aver spinto ventate furiose contro la finestra perché il sig.
Hermann ne sentì l‟imposta battere contro la parete e coprire ogni altro rumore.
La signora Julie, invece, sembrava non essersi accorta di niente: dormiva
profondamente. Il sig. Hermann sentiva intorno a sé il suo respiro profondo e provò per
lei un improvviso sentimento di tenerezza e di protezione.
Gli accadeva raramente, quasi si vergognasse di cedere a commozioni giudicate un
tempo ridicole, ma ora sempre più pronte a sorprenderlo. Anche quando la moglie gli
domandava dolcezza per quel figlio spaurito e sensibile, egli troncava bruscamente le
sue parole con un gesto di stizza. Voleva farne un uomo di quel figlio, non un
intellettuale che produceva parole, un inseguitore di turbamenti e angosce di carta.
Adesso dalla stanza non veniva alcun rumore, ma il silenzio lo turbò ancora di più
diventandogli insopportabile. Scese allora lentamente dal letto, allungò la mano verso la
sedia vicina e si avvolse nella sua vestaglia scura. La moglie aveva lasciata accesa la
lampada sul tavolino del salotto e una striscia di luce filtrava da sotto la porta: una
dimenticanza che altre volte l‟avrebbe infastidito ma non in quella notte.
Nella penombra seguì la luce ed entrò nel salotto. Andò subito alla finestra, la spalancò e
guardò fuori. Doveva essere piovuto a lungo, quella notte, una pioggia violenta, di fine
inverno. Ma niente preannunciava l‟arrivo della primavera; il cielo era ancora nero e dai
marciapiedi giungevano fino al davanzale le luci fredde dei lampioni e lo strisciare dei
primi tram all‟angolo di via Maislova con via Kaprova. Dalla strada qualche passo di
persona; di tanto in tanto una carrozza: Praga sembrava ancora morta, in quell‟ora della
notte.
Il sig. Hermann fissò il buio sopra i tetti con una stanchezza che non aveva mai provata.
Una solitudine improvvisa gli piombò addosso, una sofferenza che pensava infinita per
sempre ed invece quei rumori là dentro la stanza l‟avevano ridestata senza pietà. Eppure
un tempo erano stati una famiglia felice; una famiglia come tante a Praga: i figli, la
scuola tedesca, la sinagoga, le ricorrenze della tradizione, il negozio nello splendido
palazzo Kinsky: chincaglierie, tessuti, articoli di moda, ombrelli, bastoni da passeggio…
Ne aveva fatta di strada il figlio del macellaio! Ma in quel momento, diversamente da
altre volte,non provò alcuna soddisfazione: la sua esistenza gli apparve insignificante e
inutile. Da quella mattina in cui la donna di servizio aveva scaricato sul marciapiede quel
sacco, qualcosa si era rotto in lui, per sempre. Sentiva dentro di sé una colpa che non gli
dava respiro, che riaffiorava ogni volta che tornava a casa dal negozio, ogni volta che
incrociava lo sguardo di sua figlia Ottla e di sua moglie.
I silenzi tra loro si erano fatti ogni giorno più lunghi, soprattutto a sera, durante la cena, o
quando tutti e tre in salotto, incontravano, anche senza volerlo, nella fotografia posta sul
tavolino,il “suo” volto: gli occhi brucianti, le orecchie aperte in contrasto con il taglio
virile del naso e della bocca, gli zigomi taglienti che si ammorbidivano in un‟espressione
di enigmatica dolcezza.
Uno schianto improvviso proveniente dalla stanza in fondo al corridoio lo fece
sobbalzare e distogliere dalle sue riflessioni. Questa volta decise di andare a vedere. La
luce schermata del salotto non riusciva a rischiarare neppure debolmente il corridoio e il
sig. Hermann dovette procedere piano, rasentando il muro e allungando le mani davanti
a sé. Quando esse toccarono la porta, le ritrasse indietro, preso da un turbamento che non
era solo paura. Alla fine si risolse e appoggiò l‟orecchio. Rimase così nell‟oscurità ad
ascoltare. Da dentro ogni tanto giungevano suoni come di una tela lacerata cui faceva
seguito un colpo sul pavimento come di cose che vi cadevano. Il sig. Hermann era
troppo stordito per chiedersi quali cose.
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Non si era neppure accorto che alle sue spalle erano sopraggiunte la moglie e la figlia,
che lo interrogavano con occhi spaventati.
Allora si decise ad aprire. Girò la chiave e socchiuse la porta. Dapprima vide lui solo,
poi anche la moglie e la figlia. Qualcosa si muoveva sul pavimento, la schiena polverosa
di un enorme insetto si dibatteva capovolta con tremiti convulsi e un‟antenna, o quel che
ne rimaneva, si ergeva di scatto, orribile e annerita. L‟animale tentava di girarsi ma le
sue zampe si agitavano in aria sbatacchiavano sul pavimento senza fare presa. Una,
poi,curiosamente terminava con quello che il sig. Hermann avrebbe definito un abbozzo
di ali. Parevano uscire a fatica, ma inesorabilmente, come sospinte da uno sforzo
doloroso di parto. Nella stanza, schiarita ora dalla prima luminosità dell‟alba, l‟insetto
gigantesco si stava trasformando sotto i loro occhi, tra gemiti e convulsioni di antenne e
di scaglie. Dalla corazza scossa cadevano a terra croste e squame di pelle violacea e
rugosa. Poi tutte le zampe di destra fecero leva e l‟animale si ribaltò lanciando uno
squittio disperato. Il sig. Hermann e le due donne videro appena il ventre convesso,
bruniccio, spartito da solchi arcuati e chiusero gli occhi per il ribrezzo.
Quando li riaprirono, si accorsero che nessun animale si dibatteva più sul pavimento:un
uccello, invece, dalle grandi ali bianche era fermo sul balcone aperto e sembrava
guardarli.
-Gregor- gridò il padre correndo verso la finestra.
-Gregor- sussurrarono le due donne, immobili sulla porta spalancata.
L‟uccello volse la testa verso i tetti della città e spiccò il volo con un grido rauco, simile
ad uno scroscio di risa.
I primi chiarori del giorno illuminavano, alle spalle del sig. Hermann, la stanza. Il
pavimento appariva coperto da scaglie a pezzi o intere. Una minuscola zampa chitinosa,
coperta di ciuffi neri,era ai piedi del letto e un‟antenna spezzata colava una riga di
schiuma grigia su un troncone d‟insetto svuotato. Una mela, o quel che ne restava,
marciva conficcata in una fessura del pavimento di legno, vicino all‟armadio.
******
Da alcune settimane Ottla usciva prima del solito per andare al negozio del padre.
Infilava una via della Città Vecchia e si avviava verso il ponte, sul fiume. Qui si
appoggiava al parapetto di pietra e aspettava. A volte tirava fuori dalla borsetta un
cartoccio di pane e lanciava verso la corrente manciate di briciole. I gabbiani si
gettavano stridendo per afferrarle. Risalivano, poi, in alto sopra la sua testa, pronti a
lasciarsi cadere di nuovo in picchiata. Qualcuno si avvicinava più degli altri, sostava
lottando contro il vento, a poca distanza dalla sua mano, prima di rituffarsi sotto le arcate
del ponte.
Una mattina un gabbiano che si distingueva dagli altri per le dimensioni insolite delle ali
e del becco scese dall‟alto. Volteggiò, incurante del cibo che Ottla gli lanciava,
rasentando dapprima la sua testa e poi aggrappandosi con le zampe alla sua mano
spalancata. Ottla lo guardò intenerita: le sembrava che qualcosa luccicasse nella pupilla
dell‟uccello e il suo pigolio volesse dirle qualcosa.
-Franz, fratello mio- sussurrò dolcemente Ottla.
Il gabbiano scosse le grandi ali e si staccò dalle sue dita. Ottla lo vide alzarsi sul fiume e
scomparire in alto, dietro le nuvole e i tetti della città.
Dante Clementi
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2° PREMIO EX-AEQUO SEZIONE NARRATIVA
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Più che un racconto l‟opera si rappresenta come una
descrizione ricca di riflessioni, di analisi, di introspezioni tutte intese all‟individuazione
di una identità dell‟altro o dell‟uno, simboli della nostra incapacità di pervenire al vero.
La prosa in cui il racconto si esprime è sapiente e ben articolata.
AMICIZIA
Compresi sino in fondo l‟intensità della nostra amicizia grazie al verificarsi di un
episodio che si manifestò nel silenzio, senza che nemmeno un accenno, un gesto magari,
venissero a sottolineare tra noi l‟accaduto. Praticavamo entrambi il pudore delle parole.
Non preannunciato, ero giunto al borgo nel pomeriggio di una di quelle giornate
malinconiche, quando la pioggia si traveste di solo vapore acqueo e ogni cosa risulta
velata allo sguardo, visibile ma come da un vetro vecchio, povera di luce nonostante
l‟ora. L‟avevo cercato nella sua abitazione e poi nell‟unica osteria ma senza averne
notizie. Con la speranza di udirne il passo inconfondibile sui gradini e poi
sull‟acciottolato della piccola corte, sempre aperto l‟uscio di casa, mi ero trattenuto in
cucina per qualche secondo, chiamandolo ad alta voce ma senza riceverne risposta:
l‟umidità e un freddo ostile definitivamente insediati fra le mura.
Incuriosito – ma più libero a ragione della sua assenza – mi ero guardato intorno
considerando ancora una volta la modestia delle cose di ogni giorno e l‟atmosfera, che
lui assente le svelava ancor più: la penombra presidiava gli ambienti per ogni lato. Vi
regnava un ordine minimo ma riconoscibile: quello di un uomo dalle modeste esigenze e
solo. Sparse ovunque nella completa disponibilità, le forme; eleganti sculture lavorate
nel bosso tenace e nel roseo pero, lasciate come casualmente, per essere prese e toccate
al bisogno, accarezzate come ottemperando ad una richiesta irrinunciabile dello sguardo
e delle mani. Alle pareti, quasi abbandonate, alcune tele che mi disse appartenere al
tempo dei suoi primi lavori.
Nel centro della cucina il gran tavolo di noce con la sua patina maculata, oscura, che di
ognuno dei visitatori conosceva le vicende. Dominante, l‟odore rappreso che ben
riconoscevo: vino, resti di cibo dell‟ultimo pranzo sull‟acquaio e vecchie stoffe
dimenticate in un armadio. Poi quel silenzio grave, quasi una forma dell‟anima, una sua
proiezione palpabile. Sarei riuscito a conviverlo io? Fuori, il verde fitto nella piccola
corte e le altre abitazioni, seconde case sul pianerottolo a ringhiera, tutte serrate assenti i
proprietari.
Mi sorprese l‟improvviso sopraggiungere di un suono, raro benché il palazzetto fosse
situato nel centro dell‟abitato. Un borgo, il suo, disposto ai confini del nostro tempo,
dimenticato dai più in quel “verde polmone” di Lombardia, fuori mano e solo sfiorato
dai domenicali cercatori d‟aria non inquinata.
Antonio era in confidenza con questi boschi, ne conosceva ogni albero e tutti i sentieri,
penosamente abbandonati. Mi faceva notare la situazione del sottobosco con un sorriso
amaro, e guardandomi, per leggere le mie reazioni, quando considerava quanto poco
osassero spingersi all‟interno i gitanti del picnic domenicale. “Hanno paura di perdersi…
sono così gli uomini adesso, il loro bosco è profondo venti metri dalla statale…”. Era
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vero. Muoveva adagio le mani nel dirlo, non so come ma rivelavano anch‟esse del
disappunto
Mi risultava molto arduo comprendere come un individuo vissuto da sempre nel cuore
della Milano creativa, quella insediatasi tutt‟intorno a Brera, avesse potuto fuggirne
definitivamente senza mai più averne una qualunque nostalgia. Ne avevo seguito il
percorso d‟allontanamento sin dall‟inizio.
Tre coppie amiche per le quali la Milano di quei giorni non era più vivibile. Dopo avere
cercato a lungo l‟altrove più rispondente, se ne allontanano a metà circa degli anni
sessanta. Con tremenda determinazione tagliano i ponti alle spalle e si rifugiano senza
più volgersi, quasi privi di risorse economiche, in un borghetto di poche case dell‟alto
luinese del tutto abbandonato. Un paesello solo separato da un torrente per la linea di
confine col territorio svizzero. Difficile immaginarsi più divisi, più fuori del mondo
civilizzato di così.
Attore di una diversa scelta e seppur dubitando della loro determinazione avevo
partecipato alla complessa individuazione del luogo. Io invece m‟arrampicavo in città un
giorno dopo l‟altro, scalando i gradini del sociale ma senza mai perderli di vista e
percependo, visita dopo visita, il loro progressivo inselvatichirsi. Capivo che niente del
mio vivere poteva più interessarli.
Avevano preso possesso di un‟ampia abitazione ancora in buone condizioni,
restaurandone ogni ambiente: era stata ufficio postale e scuola. Ne ricordo il biancore
accecante delle pareti, i rari mobili ed il suono cristallino dell‟acqua che precipita nella
coppa della fontanella pubblica, udibile da qualunque punto dell‟abitato come una
presenza di vita. Era cosa consueta per loro mettere in acqua fili ed ami, la sera, per
trovarne le prede il mattino, ancora guizzanti. In breve tempo avevano rivitalizzato con
successo un orto.
Gradualmente, si avvicinò il momento in cui mi resi conto di essere percepito come
qualcuno che ne scrutava i comportamenti ma sempre da più lontano, diverso e portatore
di un linguaggio del vivere a loro divenuto del tutto insopportabile. I segnali della
sintonia si erano fatti più deboli e involontariamente meno sinceri. La separazione netta
dei codici di vita reciproci e delle scelte conseguenti praticate ogni giorno, divennero
inconciliabili.
Scivolavamo verso un‟imbarazzante incomunicabilità. Di volta in volta andarono
rarefacendosi gli argomenti, la loro estraneità si fece cosa solida generando imbarazzo ed
esclusione. Mi sentivo come colui al quale era mancato l‟ardire della scelta; qualcuno
che adesso ne spiava la durezza del vivere, incapace – dal loro punto di vista – di
comprenderne davvero le ragioni, i differenti valori e l‟indifferibile necessità. Colluso –
così mi ritenevano – con l‟onda alta del consumismo avanzante.
Li vidi per l‟ultima volta al principiare di un inverno che li avrebbe isolati del tutto,
portai a Gianni un telo militare per preservare dalle intemperie la sua ormai anziana,
amatissima Guzzi. Mi rincorse giù per il pendio per regalarmi un coltellino che poco
prima avevo osservato per un attimo di troppo, esposto con altri in una teca della casa. Ci
scambiammo un‟ultima occhiata: c‟erano sentimenti inespressi nei nostri occhi. Non
l‟avrei più rivisto. Era un gran fotografo e una magnifica persona di pochissime parole;
gli volevo bene anche perché aveva saputo dedicarsi per un intero pomeriggio alla
stampa di un mio negativo. Rappresentava dei sassi ancora umidi, deposti sul piano di
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ferro del tavolino di un bar, nella prospettiva velata dell‟infinito: voleva che se ne
potesse percepire la materia con lo sguardo. E ci riuscì.
Ritrovai Antonio molti anni dopo, quasi casualmente. La loro comune si era sciolta. Lui
aveva interrotto il rapporto con l‟importante editore che gli garantiva un flusso
ininterrotto di sostentamento, commissionandogli tavole naturalistiche per le sue
enciclopedie vendute a dispense. Tutto ciò mi disse, gli impediva di trovare in sé i tempi
e la concentrazione per dipingere. Pur necessaria e determinante, egli subiva questa
collaborazione come una drammatica schiavitù e coerentemente la interruppe,
accettandone i rischi e le implicazioni.
Seppi da lui di Gianni e Mario trasferitisi in Maremma, lontani e come dispersi nel
tempo e nei luoghi.
Il più incerto, meno praticato dei rapporti era proprio quello intessuto con lui, con
Antonio, ben più chiuso dei due fratelli. Ne percepivo le occhiate interrogative: s‟andava
poco e con imbarazzo oltre il saluto. Probabilmente aveva avvertito più degli altri del
controsenso nel mio apparire in quel luogo, troppo contraddittorie le nostre scelte di vita.
Quando lo rincontrai stava giocando a bocce in Valganna, mi ero fermato per una sosta
al bar. Non sapeva di me né io di lui: abitavamo adesso a pochi chilometri. Milano
lontana anche dalla mia prospettiva, che non fosse per l‟attività professionale. La
compagna lo aveva lasciato all‟improvviso, andandosene con la figlia. “Stanca di
ristrettezze” mi disse laconico. Nella voce e negli occhi un turbamento infinito che
sarebbe durato a lungo.
Presi a frequentarlo. Vivevo e lavoravo di corsa in un‟Italia resa piccola dai mezzi, e lui
divenne un punto di riferimento certo. In qualunque giorno od ora avessi deciso di fargli
visita, sapevo che lì l‟avrei ritrovato; privo persino di un telefono utilizzava al bisogno
quello dell‟osteria.
Si mostrava fanciullescamente curioso del mio vivere ma erano rarissime le domande.
Lasciarsi andare al dialogo era cosa difficile per entrambi: un motore impigrito che ogni
volta recalcitrava prima di mettersi in moto ma che risuonava perfettamente quando
avviato. Gli stetti vicino per quanto mi riuscì. Viveva il suo lutto dei sentimenti senza
tentare di evaderne. Aveva smesso di dipingere e pareva non averne rimpianto: mi
sbagliavo. Trascorsero mesi, discutevamo di donne e politica. La sua opinione circa le
prime era senza appello. Interpretava la seconda distribuendo in paese, la domenica,
qualche copia dell‟Unità, subendone l‟acrimonia dei compaesani, per la gran parte devoti
sottomessi, e la sotterranea ostilità del parroco.
Improvvisa apparve sul suo orizzonte una donna, presentatagli da un amico in gita
domenicale e forse non del tutto casualmente. Sperai di ritrovarcela e così accadde.
S‟innamorò di lui impadronendosi d‟ogni aspetto della situazione e lavorandoci ogni fine
settimana con dedizione. Non le ci volle molto tempo. Seppe recuperarne la vitalità
artistica, ridurne la sete e, cosa determinante, favorirne il riavvicinamento al dipingere.
Anche la casa cambiò volto: riuscì a sostituirvi persino gli odori. Antonio lavorava
finalmente con impegno ma la sua creatività necessitava di tempi molto lenti. Anche per
questa ragione aveva rifiutato in passato, così come adesso, proposte contrattuali
generose da parte di noti galleristi della sua Milano. Non tollerava di sentirsi il fiato sul
collo, escludendo stizzito di poter aumentare i ritmi del proprio dipingere. Pagava molto
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caro questo rifiuto, così come gli fu di ostacolo la difficoltà di separarsi dalle opere
concluse, anche perché a suo giudizio, per davvero, non lo erano quasi mai.
C‟erano molta nobiltà, ostinazione e coraggio in questa scelta: era giunto a subire
logoranti ristrettezze economiche e sconvolgimenti personali pur di non accettare
compromessi con i propri fini. Furente quando, messo in ginocchio dalle situazioni,
cedeva qualche tela a persone che non giudicava capaci di comprenderne l‟impegno
pittorico e ancor meno i significati simbolici. Avvoltoi, così li apostrofava, individui le
cui opere in questo modo acquisite, mai più sarebbero state esposte e considerate da un
pubblico competente: sapeva che costoro avrebbero solo atteso il giorno della sua
scomparsa.
Densi di allusioni i soggetti: ebbi da lui il fronte di un cassetto che pareva giacere nel
vuoto. Una piccola tela interamente realizzata sui valori del grigio mille volte uguali e
diversi; e che in quel vuoto così intensamente abitato da misteriosi interrogativi,
sembrava custodire le questioni decisive del nostro vivere, l‟imponderabilità delle
circostanze, l‟oscurità ostinata in cui permane il futuro di ognuno, avendone l‟esistenza
scompaginato a suo piacimento le ore e gli errori del passato. M‟interrogo ancora davanti
a quella piccola tela, e scandaglio tacitamente la personalità dei miei ospiti occasionali
dall‟interesse che le dedicano
Lo attesi ancora facendo due passi. Stavo infine per andarmene dopo avergli lasciato un
biglietto, quando mi venne in mente che potesse essere in studio, benché fossero ancora i
giorni del suo rifiuto a dipingere e pur essendo lei già entrata nella sua vita. Giunsi nella
corte del palazzetto ad un piano e ne gridai senza molta fiducia il nome. Una voce nel
silenzio: “sono qui”… “sali”. Lo feci con qualche esitazione, ne stavo interrompendo la
concentrazione?
Era ossessionato dall‟esigenza di definire in dettagli perfetti i temi delle sue tele, seppure
– questa la magia – avvolgendone la riconoscibilità come dentro una caligine misteriosa;
un ambiente pittorico intensamente interpretato che rappresentava ogni possibile
connubio nella tavolozza del bianco e del nero, facendola indossare ai protagonisti
dell‟opera non raramente oggetto d‟una graffiante ironia. Poteva il suo sentire di quegli
anni spronarlo diversamente?
Questa volta non depose i pennelli, mi salutò con lo sguardo e una parola, divertito
dall‟espressione del mio volto. Ero infatti frastornato per ben due formidabili ragioni.
Innanzitutto la mia venuta non ne aveva interrotto l‟agire: quale segno più alto di
amicizia e fiducia? L‟attenzione poi, mi era stata subito catturata dal centro del dipinto in
lavorazione. In quella minuscola apertura sull‟infinito stava capitando qualcosa di
straordinario: tenue e quieto era apparso il colore. Animava, per la prima volta da gran
tempo, un paesaggio dalle morbide sfumature pastello, immerse in una luce dorata.
Un‟atmosfera toscana perfetta nel riflettere la pace più verosimile e necessaria: quella
dell‟autore, che finalmente aveva trovato in sé l‟energia bisognevole a darne pubblica
rappresentazione, riaffacciandosi alla vita.
Ma fu proprio la vita a tradirne maligna le aspettative. Esattamente nel momento in cui si
seppe profondamente corrisposto nei sentimenti e rappacificato con l‟universo – tanto da
avere allestito col lavoro di poco più di un anno quel numero di tele che considerava
numericamente congruo e qualitativamente meritevole di una personale – Antonio seppe
di avere un tumore.
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Me lo disse a modo suo, rompendo un silenzio ostinato davanti ad un bicchiere e con la
stufa che scoppiettava festosa: mi stavo chiedendo la ragione di quell‟umore cupo, così
simile a quello di certe serate di un tempo e che pareva adesso cosa lontana e rimossa.
Guardò di sottecchi la mia reazione. Si alzò senza una ragione per risedersi quasi subito.
Riuscii a dirgli le poche cose che mi parvero credibilmente cariche di speranza. Fu
operato dopo qualche giorno e l‟intervento sembrò riuscito e capace di arrestare la
diffusione del male, tanto che riprese a lavorare e ritrovare il sorriso. Formidabile lei per
l‟energia che profuse nell‟assisterlo ma soprattutto nel tenere viva e credibile la fede nel
loro domani.
Dopo non molto prese a dimagrire, gli esami rivelarono il diffondersi di quella tremenda
entità. Lo incontrai ad ogni rientro dal mio girovagare professionale. Fu così anche nel
giorno della scomparsa. Riposa nel cimitero del paese, proprio dinanzi al principiare del
sentiero che s‟inerpica subito e che mille volte aveva percorso in solitudine per entrare
ed uscire dal suo bosco, con quel passo lento e pesante.
Busso sul marmo quando gli faccio visita.
Gianfranco Venturato
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36
1° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE GIOVANI POETI
29° Milano Duomo
REVOCATO
Controlli successivi al lavoro conclusivo della Giuria hanno
evidenziato alcune irregolarità riguardanti l‟autore dell‟opera
premiata con il 1° Premio nella sez. Giovani Poeti.
Il Premio è stato pertanto revocato, il corrispondente importo
monetario è totalmente devoluto ad Associazione Libro Parlato
Lions Onlus.
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2° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE GIOVANI POETI
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Di questi tredici versi meraviglia la sapiente capacità di
assonanze e di ritmi che dimostrano una maturità sorprendente nel fare poesia.
UN TETRO TEATRO
Pupazzi di latta
sorrisi di cera.
Dietro le quinte del cielo,
il silenzio la sera.
Passi vuoti
rumori spenti.
Scale di vetro,
urli, lamenti.
Scelte già fatte,
un triste diario.
Perché ci fai questo?
Si chiuda
il sipario.
Federico Mosca
16 anni
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1° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE GIOVANI SCRITTORI
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Immaginario che si fa persona in una visionarietà che
lenisce le tristezze del vivere e ci insegna come anche i più lontani paesi possano essere
vicini se soltanto il fischio di avvio lo emette la fantasia.
Il SIGNOR PE’
Il signor Pè era quello che, vedendo in un negozio le ultime due confezioni di dentifricio
acquistabili, chiedeva al commesso se per favore avesse il diritto di comprarle entrambe.
Il signor Pè era quello che dopo aver fatto una coda di trentun minuti alle Poste, per
pagare i bollettini, arrivato ad avere quattro sole persone davanti a lui (ovvero meno di
tre minuti d'attesa rimanente), se ne tornava indietro a fatica ed usciva perché si era
proprio rotto, proponendosi di tornare l'indomani mattina.
Il signor Pè era anche quello che in un qualsiasi locale si faceva portare il listino, lo
consultava per qualche ora, per poi richiedere al cameriere con aria afflitta se non si
potesse proprio trovare un grappino al pane. Di norma, il cameriere si avvicinava in
modo benevolo sussurrando Come, scusi? oppure Prego? o altrimenti Il...?
Il signor Pè ripeteva, grappino al pane, diceva in tono comprensivo, grappino al pane,
perché a me piacciono tanto sia la grappa sia il pane. No, signore, spiacente, non ne
abbiamo. I camerieri più esperti ci aggiungevano un bel Li abbiamo terminai giusto ieri.
Allora il signor Pè prendeva un'acqua tonica. Perché non era certo quello che si alzava e
se ne andava da un locale solo per il fatto di non avere trovato il suo grappino al pane,
non gli sembrava corretto.
Per questi suoi modi di essere e per altri non citati, si era beccato in paese il soprannome
di Mattopè: “Hai visto Mattopè, l'altro giorno?”, “C'era Mattopè che parlava con un
pettirosso...”, “Andiamo a fare uno scherzo a Mattopè?”. Effettivamente, era un poco
bizzarro. Lo attorniava un'aura di curiosità, ma lui pareva non rendersene conto.
Il signor Pè, poi, era buono: solo che nessuno lo capiva. Lo capivano unicamente i
bambini, i quali avrebbero pagato oro (pur non conoscendo l'effettivo valore di un
pagamento in oro) per farsi raccontare una storia da lui. Ma i bambini troppo presto
crescevano e diventavano pre-adolescenti, un po' più superficiali, tanto che iniziavano a
stra-fregarsene delle storie, perché - a detta loro - le storie non erano cose da grandi e
loro - sempre a detta loro - erano grandi. E poi, i pre-adolescenti crescevano ancora e
diventavano adolescenti. E finiva che non solo se ne stra-fregavano delle sue storie, se ne
stra-fregavano e basta. Di tutto. Il signor Pè scompariva per loro, poteva schiattare, non
gliene importava nulla.
Infine, adulti, ovvero iniziavano a temerlo un po' , quel vecchio stravagante, e
imponevano ai figlioletti di non rivolgergli mai la parola e di scapparsene via, nel caso in
cui si fossero trovati soli con lui: ma in questo modo finivano per alimentare la curiosità
dei piccoli. Andava avanti così da qualche generazione, Mattopè con la sua bella età
(107), gli adulti con il distacco e un velo di paura, gli adolescenti con la noia, i preadolescenti con la superficialità e i bambini col divieto e la voglia assurda di parlargli.
Così, uno tra i più coraggiosi, o meglio, uno tra i più curiosi, lo salutò un giorno.
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Ciao.

Ciao; come ti chiami?
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Federico.
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

Federico?! Ma è un nome bellissimo...io avevo un amico, una volta, che si
chiamava Federico.
E adesso non ce l'hai più?
Partito per il Tibet, non ci siamo più visti. Capita a volte. Non vuoi sapere come
mi chiamo io?
Io lo so già come ti chiami.
Ah sì? E come mi chiamo?
Ti chiami Mattopè!
Mattopè?! Eh no, Federico, hai sbagliato proprio. Chi ti ha detto che mi chiamo
così?
Lo dicono tutti...i grandi, soprattutto. Lo dice anche la mamma.
Ah, anche la mamma? Allora ci dev'essere stato un equivoco, la mam..
Cos'è un chivoco?
Un equivoco è un errore, uno sbaglio. Dicevo, c'è stato uno sbaglio, la mamma
non ti racconterebbe bugie, ti vuole bene.
Sì, tanto.
Già...deve avere proprio capito male anche lei...in ogni caso, io mi chiamo
Gattopè. Con la g.
Gattopè...come un gatto? Ma perché, sei un gatto?
No...ti sembro un gatto? Un gatto ha i baffi e la coda. E il pelo, nero o bianco o
chessoio.
O giallo!
O giallo, esatto. Io l'ho visto pochissimo tempo fa un gatto col pelo giallo...
Ma mia mamma dice che i gatti non sono mai gialli. Però anche io ne ho visti,
due.
Ecco, Federico, nell'insieme abbiamo visto ben tre gatti gialli! Vuoi vedere se
non esistono.
Sei simpatico.
Grazie. È bello che tu apprezzi la mia compagnia. La apprezzano in così pochi.
E perché?
Sai...è difficile stare con le persone vecchie che vedono ancora i gatti gialli. Noi
vecchi, secondo l'opinione comune, non dovremmo vedere gatti gialli, ma
grigi...dovremmo vedere tutto grigio, grigio anche il sole. Ti pensi, un sole
grigio? Sarebbe brutto. Ma sai, se dicessi di vedere sole e gatti grigi, tutto
grigio, i grandi direbbero: è vecchio, è normale che veda grigio, va capito. Ma
io vedo gatti gialli, allora dicono: è vecchio e pazzo, non è normale che veda
giallo, bisogna stargli alla larga.
Non ho capito.
Ah, Federico, non importa che tu capisca ora. Ma ti prego, continua a ricercare i
gatti gialli. Sono anche più belli degli altri.
Però è difficile accarezzarli!
Oh sì! I gatti gialli, mica tutti riescono a vederli...figurati ad accarezzarli! È già
bello riuscire a scorgerli, credimi...
La mamma non li vede, però. Sei tanto simpatico. E non fai paura.
Dovrei far paura?
Dicono... però secondo me non fai paura.
L'hai già detto, Federico. Dimmi, devi tornare a casa?
Sì, adesso vado.
40

O la mamma si preoccupa.
È che devo farmi la doccia.
E allora vai, su.


Quando quella sera Federico tornò a casa, non fece parola ai genitori dell'accaduto,
poiché aveva capito che era molto meglio restarsene zitti. Prima di andare a letto, però,
successe che rovesciò il caffè di suo padre sul divano e subito si scusò, aggiungendo con
un sorriso: “ È stato un chivoco”.
E ancora, nonostante l'espressione stupita del padre, non fece il minimo accenno al
pomeriggio appena trascorso.
Il giorno seguente, trovò il signor Pè che accarezzava le zampette pelose di un ragno.
Come uno a 107 anni riesca a tenere fermo nella mano un ragno, questo non saprei
proprio dirlo. Ma dopotutto era il signor Pè, mica uno qualsiasi.

Ciao Federico. (Senza alzare lo sguardo dal ragnetto.)
Come sai che sono io, senza vedermi?

Semplice, me l'ha detto il ragno e un ragno non sbaglia mai.

Posso vederlo?

È un po' timido, sai...magari, però...vieni qui...sì, esatto, fermati lì. E zitto, mi
raccomando.
Il signor Pè schiude la mano. Sbuca un ragnetto peloso.

Che brutto! È nero!

Di che colore li vedi tu, i ragni?

Io, blu o verdi...ma questo è nero...è bruttissimo...
Il signor Pè sorride, come per il ricordo di un centinaio d'anni prima.

Com'è che non sei in giro con i tuoi amichetti?

Loro vanno al parco giochi...io preferisco venire qui da te. Oh, attento...il ragno
scappa!

E vabbè, lascialo andare...tanto era bruttino... blu o verdi, hai detto?

Sì, ma tanti blu e pochi verdi.

Capisco. Torna domani, se vuoi. Ma ora è meglio se vai al parco giochi e passi
il tempo coi tuoi coetanei, perché vedi bene che io sono vecchio e chissà quanto
ancora ci sarò.

Come?

Sai, i vecchi, dopo un po', devono partire, per fare un viaggio lungo,
lunghissimo.

E dov'è che vanno?

Vanno in Tibet, Federico. Vanno in Tibet...

Ehi, così vai a trovare il tuo amico, quello che si chiama come me, no?

Sì, esatto.

Così lo vedi! Ma perché non vai a trovarlo subito, allora? Parti, così lo vedi!

Eh no, Federico...aspetto ancora un po'. Non posso mica lasciarti subito, ti ho
appena conosciuto. Sai, anche tu mi sei simpatico. Ora però ti accompagno al
parco giochi, se vuoi.

Camminano, un vecchio (107) e un bambino curioso, camminano insieme, felici, e
parlano, anche.
41
Parlano di gatti gialli e di ragni blu (pochi verdi). A vederli così, vien da chiedersi cosa
possa unire due età così distanti, due mondi così diversi. Forse la “pazzia” allegra che li
accomuna. O il non vedere nulla di grigio. Ma perché cercare risposte sul loro particolare
rapporto appena nato?
Basti dire che uno sta per partirsene verso il Tibet, mentre l'altro, il Tibet, non sa manco
dove si trova. Ma stanno camminando insieme, parlano, e sono felici. E il resto non
conta proprio nulla.
All'entrata del parco giochi, si fermano. Scorgono, a fianco del cancello, un gatto giallo
che si sta leccando le zampe anteriori (pulizia intima quotidiana). Federico scoppia a
ridere divertito, come ridono i bambini, senza controllo. Il signor Pè sorride. Il gatto
giallo alza gli occhi su di loro un attimo, poi torna a curare la sua igiene personale. E il
resto, davvero non conta proprio nulla.
Martina Marangon
20 anni
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2° PREMIO ASSOLUTO SEZIONE GIOVANI SCRITTORI
29° Milano Duomo
Motivazione della Giuria – Un incidente automobilistico è occasione di bilancio di una
vita: nella rissa dei clacson, la constatazione dell‟effimero e della precarietà
dell‟esistenza. Rappresentazione spietata di una civiltà in crisi.
MOSTRI NELLA NOTTE
Luci insistenti, vanità di una città che non rinuncia al proprio rimmel nemmeno di notte.
Luci, tante luci. E i fari delle auto si gasano, potenti, ruspanti. Rispondono con la
strafottenza dei loro abbaglianti al lampeggiare delle insegne un po' troppo naif, simile al
battito civettuolo di svampite ciglia truccate. Nel loro ammiccare c'è un po' di sana
ingenuità, forse una lieve sfumatura di lascivia, giusto per aggiungere quel tocco di
volgarità che il capriccio del mondo si ostina ormai a richiedere. Ed eccoli di nuovo. I
fari si atteggiano, si danno arie: rombano il muggito del loro motore, ruggiscono
apprezzamenti pesanti, strizzano l'occhio con fare esaltato, e poi via, nel buio di una
strada che porta lontano. Lontano da casa. Dal bagordo. Dal ricordo.
Mario è al volante, dimentico di tutto ciò che avrebbe dovuto ricordare. Fugge anche lui,
sordo alle imprecazioni dei clacson che la radio a palla soffoca col proprio urlare. Ed è
musica, musica che sfonda, pompata fuori dalle casse della Yaris in un parto doloroso.
Musica che pulsa nella lamiera, che pulsa sul parabrezza. Musica che pulsa nelle vene. E
Mario la sente. Dentro, nella pancia. La sente con le orecchie e con lo stomaco; palpita
nel petto, sussulta dietro le palpebre, agita convulsamente la sua gamba, quella gamba
che se ne frega del contatto con l'acceleratore e che guizza su e giù sulla scia del quattro
quarti del rock.
Sulle sue labbra c'è una vaga smorfia. Disgusto, forse. Lingua e denti sì muovono
convulsamente, masticando a fatica parole aliene, frutto del cuore di una generazione a
cui lui non appartiene ma che invece vorrebbe appartenesse a lui. Le storpia, le schiaccia
per bene e poi le sputa fuori, sul parabrezza appannato.
Gesù.
Mario ha cinquantasei anni. Anni profondi, anni incisi attorno agli occhi e attorno alla
bocca: cicatrici del tempo. Anni che tingono di grigio i capelli. Anni che con le loro
impietose sforbiciate s'improvvisano parrucchieri e provvedono a sfoltirli un po', non
soddisfatti dei ciuffi folti che trovano sulla sommità del cranio e che si apprestano a
tagliare. Anni che gonfiano il ventre. Anni che lo sospingono al di là della cintura da
quattro soldi, lasciandolo cascare sulle grosse cosce di sotto. Anni che inaridiscono le
mani, che le essiccano e le screpolano, che le macchiano di scuro e le irrigidiscono. Anni
che rompono e si fanno sentire. E con la batteria.
Sì, insomma, anni buttati nel cesso, uno dopo l'altro.
Otto ore al giorno di culo frustrato in uno schifo di industria metalmeccanica, schiacciato
dal peso e dalla fame di quattro figli che sembrano fare apposta a non crescere più. E che
restano lì, in quella casa firmata Lorenzetti che puzza di moglie svogliata e di soldi che
passano solo per un ciao. Bambini che il problema del pane non se lo pongono
nemmeno. Bambini che si mettono a piangere e che piangono per le loro cazzate senza
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neanche rendersi conto delle centinaia e centinaia di lacrime che il loro padre ha dovuto
ingoiare, a grandi cucchiaiate. E, Dio, quanto sono amare...
Mario Lorenzetti sterza di scatto.
«Pezzo d'idiota!» ruggisce all'eco dell'urlo di un clacson.
Quella santa bottiglia è stata una benedizione, una manna dal cielo, il pegno
dell'esistenza di un Dio che troppe volte aveva staccato il telefono per non essere
disturbato. Mario abbozza un sorriso. L'arida sabbia di un deserto di sofferenza aveva
cominciato a turbinargli nel cuore. Si era sentito morire. L'arsura del dolore che aveva
avvertito dentro di sé era diventata così insopportabile da indurlo a pregare che presto gli
piovesse dentro qualcosa di gelido e scrosciante, che potesse lavare via tutto quanto. E
dopo giorni e giorni di schedine beffarde e muri presi a testate, la sua pioggia redentrice
l'aveva trovata nel caldo e irresistibile piscio del diavolo. Alcol. Oh, signore alcol...
L'alcol lo aveva ubriacato con tutta la sua rovente illusione d'oblio. Cuore e dolore. Sì,
Mario li aveva affogati per bene, tutt'e due, annaffiandoli a larga mano con quell'ultimo
bicchierino che ultimo non era mai stato.
«Ah, al diavolo.»
Mario sbatte le palpebre, spalancate sul parabrezza appannato e sul mondo che di fronte
ad esse comincia ad appannarsi. Ci sono lampi. Lampi senza tuono che si affollano di
fronte a lui. Lampi che sfarfallano con ali di nulla e che sbattono davanti ai suoi occhi.
Accidenti. Le palpebre hanno forza, si chiudono di nuovo, pesanti, sempre più pesanti.
Dio, le prenderebbe a pugni. Le apre, impreca cupamente tra sé e stringe tra le mani il
volante. E tutt'a un tratto si fa scivoloso.
«Accidenti», ripete.
La musica continua a pulsare, rombando nel tuono di tamburo che accompagna i suoi
lampi dì luce. Pulsa. Pulsa, sempre più forte. Gli pulsa nel cranio, nelle tempie. Sono
sanguisughe, nematodi invisibili che gli succhiano il sangue oltre le orbite.
Mario scuote la testa. Volge il capo, le sue vertebre scricchiolano.
Là fuori le macchine corrono, mostri della notte, del giorno e di qualsiasi altra ora
vogliano possedere. Le carrozzerie sono anonime, scure, lucide come la corazza di un
coleottero, lustrate a gratis dal buio delle ventitré e trenta e dal chiarore di quelle stelle
che nessuno si degna più di ringraziare. Sfrecciano. Rapide. Gli sguardi chiusi nei loro
involucri di ferro e lamiera si soffermano un istante sulle donne al margine della strada.
Scintillano. Passano veloci su giacche attillate e gonne troppo corte per il freddo che fa
fuori. Sfiorano sorrisi stanchi, professionali, ombra di una voglia che non è mai esistita e
che adesso più che mai vorrebbe non dover esistere. Toccano sguardi vuoti, occhi
cerchiati dai pugni di un mascara violento che si ostina ad attaccarsi a quelle fragili
orbite. Gli sguardi indugiano, sognano. Peccano. Qualcuno cede. Gli altri si girano e
tornano sulla strada.
Mario non vede più nulla.
Forse ha chiuso le palpebre. Forse no. Forse l'ha deciso lui.
«Dio Santo...» mormora.
C'è l'urlo di un freno.
Poi l'impatto. Violento, massacrante. La Yaris è pazza, incontrollabile, non sa più
dominarsi. Scatta in avanti, bruscamente, digrignando il rombare del suo incedere, poi la
sua stessa velocità prende il sopravvento e la scaraventa con immensa potenza contro la
fiancata di una Punto. Impattano con violenza, tutt‟e due, l'utilitaria italiana rotea su se
stessa, fuori controllo, i pneumatici ringhiano sull'asfalto, si afferrano ad esso, slittano
lontano, oltrepassano la linea bianca, si bloccano. Qualcun altro sterza. Freni che latrano,
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occhi che urlano. C'è un secondo impatto, più tremendo, la Punto è tranciata a metà dalla
potenza distruttiva di un tir. Il muso del bestione schiatta contro la sua fiancata,
l'accartoccia e la scaraventa via, lontano. A pezzi, come una carcassa dilaniata. Questa
rotea. Rotea nell'aria. Quando si abbatte di nuovo a terra trova il sussultare di una
Mercedes e la travolge, fracassandone il parabrezza e stritolandole il cofano. Il retro
s'impenna, la macchina si piega in due come un foglio di cartone. Il clacson suona, suona
e grida la propria agonia ad un cielo immoto, freddo e distaccato. Poi c'è silenzio.
Mario apre piano gli occhi.
La morbidezza dell'airbag la soffoca nella propria stretta rassicurante, calda e consolante
come il petto di una balia. Boccheggia. Tenta di sollevare la testa ma le vertebre
cervicali cigolano la propria insofferenza.
«Oh mio Dio» mormora, e c'è sangue nella sua bocca. I suoi occhi sorpassano il
parabrezza infranto, scrutano attraverso la cupa ragnatela dell'incidente.
Di fronte a lui c'è la carcassa di un'auto. E' capottata.
Dal finestrino rotto, tra i cocci finissimi di vetro sparsi per terra, sporge una mano
giovane, affusolata e priva di vita, rossa di sangue, rivolta verso l'alto nel patetico gesto
di offrire a Dio tutto quello che Lui stesso avrebbe potuto offrire a lei nel corso della
vita, e che ora non avrebbe più potuto ricevere. All'anulare scintilla una fede.
Mario chiude gli occhi.
«Oh, mio Dio... » ripete.
Mostro della notte.
Edoardo Luigi Giana
18 anni
45
46
ELENCO DEI PARTECIPANTI
L‟elenco riporta in ordine alfabetico cognome e nome e provincia di residenza
dei 2.018 Autori ammessi al 29° Milano Duomo - Premio Nazionale di Poesia e Narrativa.
Nel rispetto della „privacy‟ è stato tralasciato deliberatamente ogni altro riferimento anagrafico.
Aderendo alla richiesta di molti partecipanti di essere informati sulle valutazioni della Giuria,
il simbolo „x‟ che precede il nominativo ha il seguente significato:
x = almeno un‟opera dell‟autore figura nella prima rosa di valutazione ( 1.116 Autori)
xx = almeno un‟opera dell‟autore figura nella seconda rosa di valutazione ( 438 Autori)
xxx = almeno un‟opera dell‟autore figura nella raccolta delle opere semi-finaliste ( 137 Autori).
Gli Autori „finalisti‟ e quelli „premiati‟ sono nominati nel Verbale della Giuria a pag. 9.
Benché l‟elenco sia stato realizzato con la massima accuratezza,
ci scusiamo per gli eventuali errori, inesattezze ed omissioni.
Vi saremo grati per ogni segnalazione correttiva.
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47
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XXX
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XX
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X
X
ABATIELLO PASCAL
ABBATE FRANCESCO
ABBATE SEBASTIANA
ABBONDANZA GIUSEPPE
ABELA ANGELO
ACCORINTI MARIA TO
ACCORONI DONATELLA
ACQUAVIVA FRANCESCA
ADAMI ANDREA
ADAMOLI GIANLUCA
ADDIS ANNA
ADRIANI FRANCESCO
AGNELLO PAOLO
AGOSTO GABRIELE
AGOZZINO GIORDANO CLARA
AGRÒ ANGELICA
AJELLO GABRIELE
ALAINO ANTONINO
ALASIA DANIELE
ALBA STEFANIA
ALBANI KENJI
ALBERGAMO FRANCESCA
ALBERTINI GIANNI
ALBIERO ELEONORA
ALDEGHERI NICOLE
ALDRIGHETTI CRISTINA
ALESSANDRINI MARIA
ALESSI GAETANO
ALESSIANI GIOV.BATTISTA
ALFANO OLIMPIA
ALFIERI ELENA
ALGISI PETRA
ALÌAS DINO
ALICHINO ANTONIO
ALIOTO ANTONINO
ALLEGRINI LORENZO
ALLETTO MARGHERITA
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ALTOMARE DE MARTINI MIRELLA GE
ALVIGINI CLAUDIO
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ALZATI VALENTINA
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ALZETTA VASCO
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AMADDEO LOREDANA
BG
AMANTINI CLAUDIO
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AMATO GIOVANNI
PA
AMATO SERGIO
PA
AMBROSIO ANNALISA
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AMBROSIO RUCCIA WILMA CE
AMENTA ROSARIO
CT
AMICO SALVATORE
CL
AMMONI ELENA
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AMODEO MATTEO
PA
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X
X
X
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X
X
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X
48
AMORE GIOVANNI
RC
AMOROSO ANDREA
BS
ANCILOTTO PAOLA
VE
ANDRIGHETTO MARIA LUISA VI
ANFOSSI ANDREA
IM
ANGELICA DOMENICO
EE
ANGIOLETTI ROSSANO
MI
ANGIOLINI LORI
PI
ANSALDI MARCELLA
VE
ANTOGNOLI GIULIANO
TA
ANTONELLI ANTONIO
RM
ANTONIAZZI BEATRICE
MI
ANTONUCCI ROSA
TR
ANZALONE ROSANNA
CL
APARO ESTER
FE
APRILE ANGELA
PA
APRILE GAETANO
CT
ARAMU GIUSEPPE
MI
ARBIB KARIN
RM
ARDEMAGNI CLAUDIO
MI
ARDISIA VINCENZO
BG
ARDITO ANTONIO
MI
ARECCHI ALBERTO
PV
ARENA ROSSELLA
ME
ARESU GIOVANNA
CA
ARETINO SABINA
BG
ARGENTI CECILIA
MI
ARGENTO NINO
PA
ARICÒ MARILIA
NA
ARIENTI LAURA
MI
ARONICA MARIA
MI
ARPAIA ELIANA
NA
ARSENI LUCIA ANNA
LE
ARSUFFI FABRIZIO
BG
ARTIGIANI FABIO
LI
ARTONE BERNARDINO
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ASCIONE CIRO
NA
ASCOLTI CLAUDIO
BS
ASTOLFI GABRIELE
BO
ATZORI PIERPAOLO
MI
AUDAGNOTTO CARLA
TO
AUFIERO GAETANA
AV
AVANZINI NICOLA GIUS.
MI
AVOLA LORENZO
PA
AZZOLA GIANNI
MI
BACCEI MARCO
FI
BACCHI MELLIN VIRGILIO
VA
BACCINI ISA
BO
BADII DANIELA
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BAGLIANI ALBERTO CARLO AL
BAGNASCO FRANCESCA
RE
XXX
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XX
XX
BAIANO MARIA ANNA
BALBI NATASCIA
BALBONI GIULIANA
BALDI VINCENZO GIUSEPPE
BALDINI VIVIANA
BALLESIO LAURA
BÀMBINA GABRIELE
BANDIERA GIOVANNI
BANDINELLI CETTI ALLEGRA
BANDINI PIA
BANFI VANESSA
BANZATO LETIZIA
BARABA GAETANA
BARACCHI ARTURO
BARBAGALLO PAOLA
BARBAGLIA LUCA
BARBANO MARIA GRAZIA
BARBARO ELEONORA
BARBAZZA ANDREA
BARBERA PIETRO
BARBERI TANINO
BARBIERI MARICA
BARBON FABIO
BARDELLI MASSIMO
BARLASSINA PIETRO
BAROFFIO ARNALDO
BARONE ARMANDO
BARONE MARIA
BARONE VINCENZO
BARONI CARLA
BARONIELLO CONCETTA
BARSOTTI MARIA LAURA
BARTHOLINI AURELIA
BARTOCCI MARIO
BARTOLI FRANCESCO
BARTOLOMEO GIOVANNA
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BARTOLOMEOLI GIANFRANCO TO
BARTOLOTTA EUGENIO
PA
BARUFFALDI MAURIZIO
MI
BARUFFALDI STENO
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BASILE FRANCESCO
PA
BASILICO EMILIO
CO
BASSETTI ELISABETTA
VA
BASSO ANNA FRANCESCA VI
BASSO DE ROBERTO LUCA TV
BASSO LUCIA
VE
BASSO PIETRO
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BASSO RICCI SILVANO
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BASTA MICHELE
BG
BASTELLI ANNA
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BATACCHI ALESSANDRA
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49
BATISTI SYLVA
BATTAGIN LUCA
BATTAGLIA PASQUALE
BATTAGLINI MASSIMO
BATTINI ERIKA
BATTISTELLA MIRCO
BAZZANI GIULIANO
BAZZU ANTONELLO
BECCA ALBERTO
BEGLIA EMILIO
BELBUSTI LAURA
BELLABARBA ANGELICA
BELLOMETTI ALESSANDRA
BELLUCCI DONATELLA
BELOTTI ELENA GIULIA
BELTRAME MENINI LUCIA
BENAGLIO GIOVANNI
BENASSI FABIO
BENVENUTI ISABELLA
BERARDI TERESA
BERETTA ORNELLA
BERNARDELLI CECILIA
BERNARDI CESARINA
BERNARDINI FEDERICA
BERNARDINI LIVIA
BERNAVA ARTURO
BERRA LAURANA
BERSANI COSTANZA
BERSINI IVANO
BERTINI ANGELO
BERTOLA ANTONELLA GISELLA
BERTOLA CARLO ANTONIO
BERTOLINI ANNA MARIA
BERTOLINO ALESSANDRO
BERTONCELLI ALVARO
BERTONCELLO NICO
BETTARINI SABRINA
BETTI MATTEO
BETTIOL FABIO
BIACCO DANIELE
BIANCHERI ANNA
BIANCHI CINZIA
BIANCHI ELENA M. CHRISTINA
BIANCHI ROBERTO
BIANCHI SIMONA
BIANCO DAVIDE PAOLO
BIANCO DENNIS
BIASIN FRANCESCA
BIASION MARIATERESA
BIFFANI MARCO
BILLO GASTONE ERMANNO
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XX
X
X
BILOTTA SANTA
BINDELLI GIOVANNA
BINELLI GRAZIA
BINI ATTILIO
BINOSI ELISABETTA
BIONDO GIUSEPPINA
BIONDO MARCELLA
BIOZZI PARRIZIA
BIRSAN BIANCA
BISIO MARIA ROSA
BIZZARRI FERNANDO
BLANDINO SILVANA
BLASI LUCIO
BLASI PAMELA
BLUMETTI FRANCESCA
BOASELLI EMANUELE
BOATI REBECCA
BOCCHI PAOLA
BOERO GIUSEPPE
BOGLIONE FRANCESCO
BOIETTI MARCO
BOLOGNESI LIETA
BOMBINO VITTORIO
BONADÈ LORENZO
BONAGURA MARIO
BONAMICO ELIANO
BONANNO CONTI MARIO
BONCI ANNA
BONFANTI BRUNO
BONFIGLIO RITA
BONI ANNA
BONIZZONI GIORGIO
BONOMELLI LIONELLO
BONOMO GIOVANNI
BONVENTO LUCIANO
BONVINI BLANDINA
BONZANO LUCA AUGUSTO
BORASCO RENATO
BORDIGNON GIANCARLO
BORGIANNI GIUSEPPE
BORRONI CAGELLI GIULIA
BORSATO MARIO
BORSONI PAOLO
BORTOLETTO CHIARA
BORTOLOTTI DANIELE
BOSCALI SIMONE
BOSCHI LAURA
BOSIA GIOVANNI
BOSSI BRUNA
BOSSI LUCIA
BOSSINI MASSIMILIANO
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50
BOTTAI BRUNO
LU
BOTTERO DIEGO
CN
BOTTI MARTINA
MI
BOTTURI GIULIANA
BS
BRACCINI FABIANO
MI
BRAGA JOHN
NO
BRAGGIO CLAUDIO
AL
BRAMBILLA ENRICO
BG
BRANDANU SALVATORE
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BRAUCCI VINCENZO
NA
BREVIARIO PAOLO
BG
BREVIARIO PASQUALINA
BG
BRIGLIADORI IVANA
BO
BROCCA VESNA MARIA
TV
BROCCOLI ANGELA CRISTINA MI
BROCCOLI BARBARA
MI
BRUNI LIVIO
GR
BRUNITTO GIOV.PATRIZIA MI
BRUNO FRANCESCO
PA
BRUNO LUCA PAOLO
TO
BRUNO SETTIMIO
RM
BRUSCA ADRIANA
PA
BRUSCHI MARTINA
RM
BRUSUTTI FABIO
TV
BUA NUNZIATO
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BUCOLO MARCO
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BUONO LAURA
CB
BUONOMO SALVATORE
TA
BUONVICINI RICCARDO
CO
BURATTI MATTEO
BO
BURDINO MARIA CRISTINA BG
BUSCEMI PIERO
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BUSETTA MARCO
BO
BUSSETTI ALESSANDRA
TR
BUTERA CARLO
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C.E.O.D . ARCHIMEDE
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CABRIOLU PABLO FABRIZIO CA
CACACE MASSIMO
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CACCAMESE GIUSEPPE
CT
CACCIA OIERFRANCO
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CADEDDU SANDRA
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CAGELLI MARZIA
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CAGLIERO ANDREA
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CAIRO MARIO
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CALABRESE FRANCESCO
CT
CALASCIBETTA ANTONIO
PA
CALDARO EUGENIA
VI
CALDERA ISABELLA
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CALIENDO GIUDITTA
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CALÒ ROBERTA
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CALOGERO GIOVANNI
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XXX
X
XX
XX
XX
XX
CALOGERO ITALO
CALSOLARO LUCIANA
CALVARUSO CONCETTO
CALVI PAOLA
CALZOLARI MARIA
CAMERINO FILOMENA
CAMETTI PONZANA NORIS
CAMMARATA MICHELE
CAMMAROTO LUCIANO
CAMPANALE LUIGI
CAMPESI STEFANO
CAMPUS FRANCESCO
CANDIDO NICOLA
CANÈ ARCANGELO
CANEPA PIERANGELO
CANEPARO MAURO
CANGEMI VINCENZO
CANINO FRANCESCA
CANNAROZZO ALESSIO
CANNARSI EMILIO
CANNATA ANGELO
CANNIZZARO SIMONETTA
CANOBBIO ROBERTO
CANTAGALLO CAMILLO
CANTARELLI DERNO
CANTARINI ROBERTO
CANTARUTTI LUCIANO
CANTELLI MAURIZIO
CANTIELLO ANTONIETTA
CANTON PATRIZIA
CANZI DR ACHILLE
CAO ALESSANDRA
CAPACCIOLI ROBERTO
CAPARRELLI B. VASCO
CAPISANI DEA
CAPITANO GAE
CAPOBIANCO M. M.PALMA
CAPOCCI MAURIZIO
CAPORALE MARIA AGATA
CAPORUSSO MADDALENA
CAPPA ELEONORA
CAPPAI GIANFRANCO
CAPPELLARI SONIA
CAPPELLETTI RICCARDO
CAPPELLETTI STEFANO
CAPPELLI RANIERO
CAPPIELLO SILVIA
CAPPONI SIMONETTA
CAPUANO GAETANO
CAPUANO ROMOLO
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51
CAPUTO GIANFRANCO
CAPUTO SARA
CAPUTO TANIA
CARABAICH TIZIANA
CARACCIOLI GIANFRANCO
CARAVELLI LORENZA
CARBONARA STEFANO
UD
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CARBONARO B. GIANNA MI
CARCHIDI GIUS. GREGORIO CZ
CARCIS FEANCO
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CARDACI LIUBA
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CARDÌA ROMINA
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CARDILLO ANNA MARIA
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CARDINALE ANGELA
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CARDINALI SARA
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CARIDI SIMONE
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CARLESSO ALBERTO
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CARLIS FRANCO
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CARLON CATIA
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CARLOTTA ANNA
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CARMENI GIANLUCA
CT
CAROLA ALFONSO
NA
CARONDA GIUSEPPE
TO
CARONIA FERDINANDO
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CARPITELLA ROBERTO
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CARRUS ALESSANDRO
SS
CARUSO GABRIELE
PA
CASALI PAOLO
RM
CASALINI GUIDO
LC
CASANA COSTANZA
VI
CASATI SANTA
MI
CASAVOLA M. GABRIELLA BR
CASCELLI CRISTIANO
RM
CASELLA ANDREA
NO
CASELLA ELENA
SS
CASERTA LUCA
VR
CASO GIOVANNI
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CASSIERI MARIA
TO
CASTELLANETA LISA
TO
CASTELLANI DANIELA
PG
CASTELLETTI BRUNO
VR
CASTELLI ENRICO
MI
CASTINI ALESSANDRO
FI
CASTRO SERENA
TS
CATANZARO GIUSEPPE
RM
CATANZARO NICOLA
CT
CATARRASO FRANCESCA
CO
CATTAFI MASSIMO
BO
CATTANEO EZIO
BG
CATTANEO LORIS
CR
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X
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XX
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X
X
XX
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XX
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XX
XX
XX
XXX
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XX
X
X
CAUCIGH CARLA
CAUCIGH CARLA
CAULI CESARE
CAUSI NICOLA
CAVAGNA GABRIELE
CAVAGNERO RENATO
CAVALIERI D’ORO ALBERTO
CAVALLI OTTAVIO
CAVALLI VERGA CARMEN
CAVAZZI MARIA LUISA
CAVEDONI GILDA
CAVIGLIA EVELINA
CECCAROLI MARIKA
CECCHETTO ERIKA
CECCHI FABIO
CECCHINATO ALESSANDRA
CECERE GIOVANNI
CECOVINI A. SUSANNA
CEFALÌ CLAUDIA
CELENTANO MICHELE
CELLA FRANCESCA
CENISI LUCA
CENTI GINA
CENTURIONI GIORGIO
CERBONI LORENZO
CERCIELLO MARIO
CERÈ RODOLFO
CERIANI S. FABRIZIO
CERILLI COLAIANNO MARISA
CERNUSCHI ANTONIO
CERRONI ANNA
CERUSO VINCENZO
CESTARO GIUSEPPINA
CHECCHI ROBERTO
CHESSA GIOVANNI
CHESSA SEBASTIANO
CHIABRA PIETRO
CHIANELLO GABRIELLA
CHIANELLO ROSA MARIA
CHIAPPA VALERIA
CHIARAMONTE GABRIELE
CHIARELOTTO BRUNO
CHIAROMONTE ADRIANA
CHIBBARO CLAUDIO
CHIELLINO GIOVANNINO
CHIERICI GIANLUCA
CHIESI MAZZANTI STEFANO
CHINAGLIA FEDERICA
CHIUNCHIO JUSSY
CHIZZOLINI FABIO
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X
X
X
X
XX
52
CIAMBRONE DENISE
TO
CIAMPI ROBERTO
TV
CIBIN PATRIZIA
TV
CICALI ALESSIO
FI
CICCHETTI FULVIO
MI
CICERI PIERANGELA
CO
CICETTI ENZO
PU
CIGNI SIMONE
PV
CILLI DEBORA
TO
CIMINO MARIA DANIELA
PA
CIOCCA VASINO NATALE
VB
CIPOLLONE GIULIO CESARE BO
CIPOLLONE ROBERTO
AQ
CIPRIANO CHIARA
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CIRMI CONCETTA
CT
CITTON GIAN
BL
CIUFFO RENATO
CO
CIULLO FRANCO
CO
CLEMENTI DANTE
VR
COBELLI GRAZIANO MICHELE VR
COCCO STEFANIA
CA
COCOZZA DOMENICO
MI
COCUCCI SERGIO
MI
COELLO MATTEO
TO
COEN CRISTIANA
MI
COGLIATI RENATO
LC
COLACI MARCELLA
BO
COLANGELO GIOVANNI
MI
COLANGELO ROSA MARIA MI
COLFI LORENZO
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COLLINA ALBERTO
BO
COLLOSI MINNITI ADRIANA BS
COLOMBI MAURA
PA
COLOMBINI FABRIZIO
MI
COLOMBO EZIANNA
CO
COLOMBO RAFFAELE
CO
COLONNA V. ANTONELLA RM
COLOR FABRIZIO
RM
COLZANI ANGELO
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COMANESCU K. ISABELA
RM
COMELLI CRISTIAN
BS
COMIN MARIA ANTONIETTA PD
COMOTTI GIGLIOLA
BG
COMPAGNUCCI ALESSANDRA MC
COMPATANGELO LUCA
PV
CONCERTO ACHILLE
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CONDORELLI GRAZIA
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CONSOLI FABRIZIO
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CONSOLI MARTINO
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CONSONNI RAOUL
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CONSORTE FABIOLA R.
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XX
X
X
CONTI SALVATORE
CONTI SILVANA
CONVERSO CHIARA
COPPETA MARIA
COPPI ALESSIA ELETTA
COPPOLA DANILO
COPPOLA LUIGI
CORDONE RENZO
CORDOVA FERNANDO
CORGIOLU LUCA
CORLETO ANDREA
CORNELLI CINZIA
CORRADINI RITA MATILDE
CORRADO RAMONA
CORSETTI M. EUFEMIA
CORSINOVI CARLO
CORTESI DANIELE
CORTESI LUIGI
CORTI DARIO
CORTI ITALO
CORTINA LUCA
COSENTINO FULVIO
COSMA ANTONIO
COSTANTINI ANNARITA
COSTANTINI SERENA
COSTANTINO MARIANGELA
COSTANZA PAOLA
COSTI FELICITA
COUCOURDE FAUSTO
CRAVERO MARIA CARLA
CRETTO GIUSEPPINA
CRIPPA MARIA LUISA
CRISCI VINCENZO
CRISCIONE SALVATORE
CRISPINO DOMENICO
CRISTARELLI VINCENZO
CRISTIANI PIERA
CRISTIANINI GIOVANNI
CRISTOFANI ANTONELLA
CRISTOFARI LUCIO
CRIVELLI ALIDA
CRIVELLI FRANCO
CROCCHINI RAFFAELLA
CROSATO FRANCESCO
CROSERA MARCO
CUCCIA PROVVIDENZA
CUCCO CINZIA
CUCCO SERENA ANGELA
CUCCURULLO MARIA RITA
CUCINO CONCETTA
CUGNATA VITA
BG
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X
XXX
X
XX
53
CUOMO GENNARO
CURATOLO NICOLA
CURATOLO ROBERTO
CUTILLO MARIANNA
CUTINI MANUEL
DAL DOSSO GIOVANNA
DAL POZZO WANNA
D'ALEO SALVATORE
DALLA PALMA MARIO
DALLA PRIA VERONICA
D'AMATO MARIANO U.
DAMIANO PAOLO
D'AMICIS ALESSANDRA
D'AMICO TOMMASO
D'ANCA ANNA
D'ANDREA ANDREA
DANDREA GIANGIACOMO
DANESE MICHELE
D'ANGELO RICCARDO
D'ANGELO SERGIO
DANIELE ELIO
DANIELI MIRELLA
DANIELI PAOLA
DANIELI ROSALIA
D'ANTONIO RACHELE MARIA
D'ARCA LUIGI
D'AUSTRIA SABRINA
DAVALLI BENEDETTA
DAVEGGIA CLAUDIO
DAVID MARA
DAVITE GRAZIELLA
DAVOLI FRANCESCO
DAVOLI SARA
DE ANGELIS FEDERICO
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DE BENEDICTIS ROBERTO LUIGI BA
DE BENETTI ANDREA
DE BIASI NICOLA
DE BONA SABRINA
DE CANI NORBERTO
DE CAPRIO DOMENICO
DE CARIA PAOLA
DE CESARE VITTORIO
DE FONZO CARLO
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CH
PV
LC
MI
MI
NA
CT
DE FRANCHI M. MADDALENA GE
DE GENNARO VITO
BA
DE GIGLIO GIOVANNA
BA
DE GIORGI DANIELA GIOVANNA BG
DE GIORGIS WANDA
MI
DE GIROLAMO FRANCESCO RM
DE LAZZER ECCLI ISOTTA
BZ
DE LUCA CONCETTA
VI
X
XXX
X
X
X
XXX
X
X
XX
DE LUCA DONATO
DE LUCA M. ANTONIETTA
DE LUCA ROSA
DE MAIO DINO
DE MARCHI GHERINI ANTONIO
DE MASI GABRIELE
DE MEO GIULIANO
DE MEO VITO
DE MIELESI D.C. EDVIGE
DE MURO ROSALBA
DE NARDI MARISA
DE NICOLÒ DANIELA
DE NIGRIS MARIA CRISTINA
DE PADOVA PATRIZIA
DE PALMA ANTONIO
DE PALMA NICOLETTA
DE ROSA ANTONIO
DE ROSA MARIO
DEFASSI ROBERTA
DEGOLA FRANCESCA
DEL BONO CARLA
DEL NOCE RITA
DEL PRETE RUGGIERI ADRIANA
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XXX
XX
X
XXX
XX
DEL RE PIERO
DEL VECCHIO REGINALDO
DELIA ANDREA
DELIA JULENE
DELIPERI PIETRO
DELLA VEDOVA ROBERTO
DELL'OGLIO FILIPPO
DELL'OMO ANGELICA
DELPINO PAOLO
DEMARIA ROBERTO
DEMICHELI ETTORE
DENINNO FRANCESCO
DEPINI MARA
DERIU PAOLO
DEROSAS FABRIZIO
DESCLOUX GIUSEPPE
D'ESTE FABIANO
D'ESTE LORENZO
DEVANI FRANCO
DI BARTOLOMEO LUCA
DI BELLA FRANCESCO
DI BONAVENTURA IOLANDA
DI CAPRIO NICOLA
DI CIANNI ANGELO
DI DIO LO CICERO LUIGI
DI DIO MARIA CRISTINA
DI DOMENICO CLAUDIA
DI FIGLIA ANGELO
DI FIORE RUSSO LULE ROSALBA CL
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54
DI GIORGIO ALFONSO
DI GIROLAMO CHIARA
DI GIULIO GIUSEPPE
DI GREGORIO GIUSEPPA
DI LEO FRANCO
DI LIETO GIUSEPPE
DI LORENZO RAFFAELE
DI MARTINO MARIA
DI MARTINO SALVATORE
DI MATTEO COSTANTINO
DI MAURO MARIA
DI MICELI LUIGI
DI NAPOLI VINCENZO
DI NUTO PIETRO ANTONIO
DI PIRAMO VALERIO
DI PRIMA ROSANNA
DI PROSSIMO MARIA PIA
DI ROSA RODOLFO
DI SALLE GIANFRANCO
DI SALVATORE ROSA MARIA
DI SALVO GIUSEPPINA
DI SANTO DARIO
DI STASI VALERIA
DI STEFANO BUSÀ NINNJ
DI STEFANO SANTI
DI TROCCHIO ELISA
DI VITO CHIRICO NATSUMI
DIELI MARIA GRAZIA
DINI DANIELA
DINI D'AREZZO M. VANNA
DIOTTO GIUSEPPE
DISTANTE FRANCESCO
DOLCE FLORIANA
DONAGGIO ALBERTO
DONATI LORENZO
DONATI MARTA
DONATO AGNESE
DONDOSSOLA GIOVANNI
DONELLA REBECCA
DONZELLO GIULIANA
DORATO GABRIELLA
D'ORAZIO MARIA CELESTE
DORI PUDDU ROBERTA
DOSSENA ANTONIO
D'OTTAVIO ALBA
DOTTO ANDREA
DOTTORE LIRIO
DROCCO IVANA
DURKIC TAGLIAVINI MARINA
DURO ALMA
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XXX
XX
DUSCI LUIGI
EGIDI ANDREA
EGITTO ALESSANDRO MARIA
ELIA ANNIBALE
EMILIANI TINA
EPISCOPO ANGELO MORO
ERMIO PASQUALE
ESAWI ELSAYED
ESPOSITO C. GIUSEPPE
ESPOSITO DANIELA
ESPOSITO EMANUELA
ESPOSITO FRANCESCO
ESPOSITO MIRKO
EVARISTO MAURIZIO
FABBRI ANGELA
FABBRI CAMILLA
FABBRONI ANNAMARIA
FABBRONI GLORIA
FABIANO NICOLAS
FABRIS PIERO
FACCHINELLI LOREDANA
FAGGION CRISTINA
FAGNANI LAURA
FAGNANO GIANFRANCO
FAGNONI MASSIMO
FAINI SILVIA
FALABRINO GIAN LUIGI
FALASCO TIZIANO
FALCHANO BARDAL DIOGO
FALINI VALERIA
FANTACCINI ALFONSO
FANTIN DIEGO
FANTINI ROBERTA
FANTONI LUCIANO
FARACCI GIANLUCA
FARINA GIOVANNI
FARINON PAOLO
FASANO FABRIZIO
FASOLI SABINA
FASSINA S. IOLANDA
FATONE FILIPPO
FATTOROSI ANNA MARIA
FAVARON SARA
FAVERO GIANNI
FAVUZZI SELENE
FAZI CHIARA
FEDELI STEFANO
FEDERICI ROBERTA
FELICETTI CINZIA
FELTRIN DINO
FERRADINI ALDO
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55
FERRAMOLA ELENA
FERRANTE CHRISTIAN
FERRANTI FRANCESCA
FERRARA ANTONIO
FERRARI ANNA
FERRARI BARBARA
FERRARI GIANMARIA
FERRARI LIDIA
FERRARI LUCA
FERRARINI CARLO
FERRARINI ROMOLO
FERRARIO SILVANA
FERRÈ GABRIELE
FERREIRA CLAWDETTE
FERRI FRANCESCA
FERRIGATO MASSIMO
FERRO LUIGI
FERRON ALESSANDRA
FERRONI CAMILLA
FICHERA CLAUDIO
FIGARI NICOLETTA
FILIPPI MARCO
FILIPPINI MARIA STELLA
FINETTI FABRIZIO
FIOCCHI ELISABETTA
FIOCCO SIMONE
FIORE MASSIMILIANO
FIORE RAFFAELE
FIORENTINO LUIGI
FIORI LAURA
FIORINI FRANCO
FIRINU MARIA CHIARA
FLORI VINCENZO
FOGLIA ANNAMARIA
FONA CRISTINA
FONTANA FEDERICA
FONTANA GIULIA
FONTE BISCONTI SABINA
FORESTI ELISABETTA
FORLANI LETIZIA
FORMENTI COSTANZA
FORMENTI TERESA
FORNARA B. GIULIANO
FORNELLI ADELE
FORNERO CLAUDIO
FORTE ALFONSO
FORTI MARIA GRAZIA
FORTUNATI VITTORIO
FOSSATI ARMANDO
FOTI NUCCIA
FRAGOMENI EMILIA
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X
X
X
FRANCESCHINI GIUSEPPE
FRANCESCHINI SARA
FRANCESETTI ALESSANDRA
FRANCHINI JACOPO
FRANGIPANE ALDO
FRANZOI MARCO
FRASCÀ FABIANA
FRASCATI ANTONIA
FRATICELLI SARA
FRAU GIULIA
FREGNAN DIEGO
FREGOLA LUIGI
FRENI ANTONINO
FRESIA ELEONORA
FRIZZONI CRISTINA
FROLDI ALDO
FRONTERRÈ ANGELA
FURLAN MORENA
FURLAN SUSANNA
FUSCO ALBERTO
FUSI CRISTINA
GABBA MARIA LUISA
GABRIELE SILVANO
GABRIELLI GIORGIO
GACCIONE ANGELO
GADALETA PAOLO
GAITO GIUSEPPINA MARTA
GALASSO GIUSEPPINA
GALATIOTO ROSARIO
GALEOTTI MARIA-LUISA
GALIA GIAN LUCA
GALIAZZO MONICA
GALIMBERTI MATTEO
GALIOTO ANTONIO
GALLERI AUGUSTO
GALLO ALBERTINA
GALLO JARRE PAOLA
GALLO SILVIO
GALLUCCI VITO
GALLUCCIO CLAUDIO
GAMBA DENISE
GAMBA MANUELA
GAMBARDELLA SILLA
GAMBINO ROBERTA
GANDOLFO CARLO
GARAVAGLIA SONIA
GARBELLINI LUISA ROMANA
GARDINAZZI FABIA
GARIGLIO CARLA
GARLATO ALESSIO
GARZILLO VINCENZO
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XXX
X
56
GASPARRONI LUIGI
GASPERINI ANTONIO
GATTI GIOVANNA
GATTO YURI
GAVA LUCIO
GAYE CHEIKH TIDIANE
GELLI LUCIANO
GELLI MARIA ROSA
GENNARO ALFREDO
GENNARO ROBERTO
GENTILI GIANPIERO
GENTILIN MARIA LUISA
GENUARDI ANTONELLA
GERARDI GIUSEPPE
GERRI FRANCO
GHIABI MAZIYAR
GHIDINI MARTA
GHILARDI VINCENTI EDDA
GHIONE ESTER
GHIROLDI AURORA
GIACOMA ROPOLO PIERO
GIACOMAZZO MASSIMO
GIACOMAZZI GIACOMO
GIACOVELLI ENRICO
GIAMMUSSO FABIO
GIANA EDOARDO LUIGI
GIANGRANDI ILARIA
GIANNI ESMERALDA
GIANNINI ALBA
GIARDINA FILIPPO
GIARDINA FRANCESCA
GILBERTI DONATO
GIORDANO ALESSANDRA
GIORDANO GIOVANNI
GIORGI ARMANDO
GIORGI GILBERTO
GIORGI LARA
GIOTTI ADRIANO
GIOVANNELLI B. LUCIA
GIOVANNETTI FABRIZIO
GIRARDI LIDIA
GIRELLI LANZA ERICA
GIRO SILVIA MARIA
GIUDICI CRISTINA
GIUMELLI NORMA
GIUNTA FRANC. PAOLO
GIUSTI VANESSA
GNECCHI FRANCA
GOATELLI BRUNO
GOBBO GIANFRANCO
GOTTI ALESSANDRO
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X
XX
XX
X
X
GRACCI BIASCI ATHE
GRALLO ROSANNA
GRAMEGNA CHIARA
GRAMEGNA IOLANDA
GRANAI ALESSIA
GRANATA GIUSEPPE
GRASSO C. e GIUFFRIDA R.
GRASSO FRANCA
GRASSO MICHELANGELO
GRAUSO GIULIETTA
GRAVINA LAURA
GRAZIANI GIACOMO
GRECO ANTONIA
GRECO ANTONIO
GRECO EMANUELE
GRECO MARGHERITA
GREGORI RITA
GREGORIN SERGIO
GREGORIO M. GIUSEPPINA
GRIECO GENNARO
GRIGGIO BARBARA
GRIGOLETTO LORENA
GRILLI LORENZO
GRION PIERGIORGIO
GRISANZIO CATERINA
GRIZI SERENA
GROSSI AMBROGIO
GUARINO ANDREA
GUARINO NICOLA
GUARNACCIA PAOLA
GUARRERA GIUSEPPE
GUASTELLA RICCARDO
GUERRIERO PAOLINO
GUGLIELMIN STEFANO
GUIDO CARLO
GULINO FORTUNATO
GULOTTA VINCENZA
GURRERA ROSSANA
GUSMEROLI R. M.ROSA
GUSSAGO LUIGI
GUSTAPANE ANNA MARIA
IACOBELLIS DOMENICO
IACOBUCCI CLAUDIO
IACOBUCCI GIUSEPPINA
IACOBUCCI SABINA
IANNACCONE PELLEGRINO
IANNANTUONI M. ANTONIA
IANNELLI LINDA
IANNIELLO ALBA
IAVARONE MARIA CRISTINA
IMBIMBO MARIO
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XXX
X
X
XXX
57
IMBRIACO SERENA
IMPERADRICE FEDERICA
IMPROTA ILDEBRANDO
IMPROTA MARIA
INDIGENO ANTONIO
INNOCENTI SIMONETTA
INNOCENTI UMBERTO
INTERLANDI GIANCARLO
INTROZZI ALESSIO
INVIATI ANGELA
IODICE IPPOLITA PAOLA
IPPOLITO MARIKA
ISETTA FLAVIA
IUS ERALDO
JACONO LUCIA
JORIO ALESSANDRA
KAMAL HAZEM
KENNEY ALYCE MARIE
KING SAGLIA EILEEN
KOFLER ANGELA
KOSHKINA MARIA
KRAMAR ANA
KUSTRIN DANIELA
LA CHIMIA S. EMMA
LA MONICA M. ANGELINA
LA NOVARA ENZO
LA PAGLIA SAVERIO
LA SCALA ANTONINO
LA SPINA MARIO
LA VIA PAOLA
LABARTINO DANIELE
LAI SERGIO FRANCO
LALLA MICHELE
LAMANNA VINCENZO
LAMBERTI VANESSA
LAMPIS ANTONIO
LAMPONI PIER LUIGI
LANCINI C. M.ROSA
LANEVE ANTONIO
LANZO TIZIANA
LAPORTA ALBANO
LAPORTA PARSAEI GIULIA
LASCARI LIDIA
LAUTIZI ALVARO
LAZZERI MARCELLO
LEALI MARUSCA
LEGGIERO ANTONIO
LENCI MARCO
LENTINI GIUSEPPE
LEONARDI ALESSANDRA
LEONARDI GIUSEPPE
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XXX
XX
X
LEONE ANTONELLA
LEONE FRANCESCA
LEONE PASQUALE
LEONELLI GUIDO
LEONI ELISA
LERMA DAVIDE
LIBERTI GIUSEPPE
LICATA NICOLÒ
LICCIARDELLO ALFIO A.
LICCIOLI GLORIA
LIGIA MARCELLA A.GIULIA
LIGUORI LUCA
LIPARI FRANCO
LISETTI NICCOLÒ ANDREA
LIVIO MARCO
LIZZA GIOVANNA
LO CASTRO GAETANO
LO CURTO SOMMA TINUCCIA
LO DUCA MANUELA
LO RE VINCENZO
LO SARDO MARA
LO SCIUTO GIUSEPPE
LODI DARIO
LOI CHRISTIAN
LOI MARIELLA
LOMBARDI FRANCESCA
LOMBARDO BRUNA
LOMBARDO SALVATORE
LONARDO ANTONIO
LONGANESI BRUNO
LONGHI EGIDIO
LONGO ANDREI
LONGO MARIA LUIGIA
LONGO PASQUALE
LONGONI FRANCESCO
LONGONI PAOLO
LONOCE FEDERICO
LOREFICE LORENA
LORENZI MAURIZIO
LUCACCINI M. MENTANA
LUCANIA GAETANO
LUCCA STEFANO
LUCCI ROSA CARMELA
LUCERI MONICA
LUGARO MARIA CRISTINA
LUISO DOMENICO
LUMINI CAMILLA
LUMINI DANIELA
LUNARDI DAVIDE
LUPERINI MARIA
LUPPI PAOLO
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XXX
XX
X
58
LUSARDI ARIANNA
LUTAN NICU
LUTEROTTI LUCIO
MACCAN GIADA
MACCHI PIERA
MACCHIA LAURA
MACCHINI SILVIA
MADERNA ALESSANDRO
MAENZA SALVATORE
MAESTRONI ALFREDO
MAFFEI ERNESTO
MAGLIULO P. CLEMENTINA
MAGNAVACCA ANNA
MAINENTE RENZO
MAINETTI RICCARDO
MAINIERO PAOLA
MAIO LIDIA MARTA
MALARA PAOLO
MALATESTA EGIZIA
MALENGO MARTA
MALERBA GIORGIO
MALERBA VALENTINA
MALFATTO JESSICA
MALFI LIVIO
MALINVERNI MARINA
MALUCELLI VITTORIO LUIGI
MALUNE CLAUDIO
MALVANI CARLO ENRICO
MAMELI CATERINA
MAMELI DANIELA
MANCA MARIA DOLORES
MANCA MIRELLA
MANGHISI LUIGIA
MANIDI ELISABETTA
MANNO S. GIUSEPPINA LISA
MANTELLINI ALESSANDRO
MANZELLA ELISABETTA
MANZO ANTONELLA
MANZO GIUSEPPE
MANZO IDA
MANZO ROSSELLA
MANZONI LUCIA
MANZONI LUISA
MARAN BENELLA MARY
MARANDO ANTONIO
MARANGI GIUSEPPE
MARANGON MARTINA
MARANI MORENO
MARANZATO MARIA LUISA
MARASCA FRANCESCO
MARCECA RITA
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X
X
MARCHESE ANTONIA
MARCHESI DAVIDE
MARCHESI MARIA MARA
MARCHIANÒ ROCCO FRANC.
MARCHIONI DANIELE
MARCIA ANNA RITA
MARCON GIACOMO
MARCORA GIANLUIGI
MARCUCCI DOMENICO
MARI MARIA TERESA
MARIANI TULLIO
MARIANO BARBARA
MARIN FEDERICA
MARINI RAFFAELLA
MARINI SIMONE
MARINO MARIO
MARINO OLIMPIA
MARIOTTO EMANUELA
MARMIROLI CLAUDIO
MARNONI CHIARA
MARRAS ALESSANDRA
MARRAS MARIO LUCIO
MARRAS VINCENZO
MARRONE ANTONINO
MARTANO GRIGOROV ANNA
MARTINCICH DIEGO
MARTINO A. MARIA ANNA
MARTINO LAURA
MARUCCIO SILVANA
MARVALDI ROSELLA
MARZANO MASSIMO
MASALA GIUSEPPE
MASCHERONI ELENA
MASELLI MARIA
MASI DANIELA
MASI FEDERICO
MASNERI GRAZIELLA
MASO MARIA ANTONIA
MASONI BENEDETTA
MASOTTI ANDREA
MASSONE SARA
MASSUCCI LUIGI
MASTROLIA ANNA RITA
MATAROZZO MASSIMO
MATERA ANNAMARIA
MATTA ALDO
MATTEOLI EDI
MATTIOLI POMPEO
MAURI GUGLIELMO
MAURO ROBERTO
MAURO VITO
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X
XX
XX
X
59
MAZZOCCHI ALESSIO
MAZZOCCOLA GENNARO
MAZZOLENI CARLO
MEGGIOLARO FULVIA
MEL GALENO
MELE ADAMO DINO
MELE ALMA
MELE ARISTIDE
MELE EMANUELE
MELE VITO GIUSEPPE
MELIDONI GIUSEPPINA
MELIS ALBERTO
MELIS ALICE
MELIS FRANCA
MEMKO BLERINA
MEMOLI FULVIA
MENATO ASSUNTA
MENDOLIA VINCENZO
MENGAZIOL ANNADINA
MERCIAI GIAMPAOLO
MERIGHI GIUSEPPINA
MERLIN BRUNETTA
MERLO SIMONA
MERULLA GINA
MESSAGGI ALBERTO
MESSANA FEDERICO
MESSINA RAFFAELLA
MESTRONE ROBERTO
MEZZADRI DAVIDE
MEZZETTI MARCO
MIANI ANNA
MICHELAZZI LUCIA
MICHELON STEFANIA
MIGLIONICO MICHELE
MIGLIORE ROSANNA
MILANOPULO CARLO
MILETO GERARDA
MILILLO NICOLA
MILINI NICOLA
MILIOTTI ROBERTO
MILO CARMINE
MILONE GIANFRANCA
MINACH FERRUCCIO
MINNITI MAURIZIO
MION ANNA MARIA
MIOTTO ALIOSCIA
MISITANO RAFFAELLA
MOALLI PAOLA
MODAFFARI B. ANTONELLA
MODICA MAURO
MOISER GIANLUCA
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XX
X
MOLINARI MAURIZIO
PZ
MOLINARI MAURIZIO ALBERTO MI
MOLINAROLI ROSANNA
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MOLTENI ADRIANO
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MOLTENI SILVIA
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MONACO LUIGI
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MONACO SALVATORE
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MONICA GIULIA
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MONTALBINI ANNA MARIA BZ
MONTANI INZERILLO CLELIA BS
MONTEMAGGIORE M. GRAZIA VI
MONTENOVO ANTONIETTA MI
MONTICCIOLO CATERINA TP
MONTICELLI ANTONIO
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MONTIERI GIANNI
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MORANDI MAURIZIO
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MORANDUZZO B. ROSSELLA GE
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MORELLI PIER LUIGI
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MORENO M. M. EUGENIA FI
MORETTI FEDERICO
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MORETTI NELLY
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MORMILE RAFFAELLA
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MORO ANNAMARIA
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MOSCA FEDERICO
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MOSCARIELLO GERARDO
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MOSCATELLI CARLA
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MOSCHELLA VINCENZO
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MOSSI CLAUDIA
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MOTOLO AUGUSTO
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MOTTOLA VALLI ANNA
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MUCCIOLI LORENZO
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MUCILI ANNALISA
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MUNTONI FRANCESCA
LO
MURA ANNAMARIA
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MURA GIANCARLO
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MURA GIOVANNI ANTIOCO OR
MURGIANO M. GIOVANNA CA
MURILLO ESPERANZA
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MURTAS PAOLA
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MUSCAS LUIGI
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MUSCETTA GIUSEPPE
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MUSIO ENRICA PAOLA
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MUSSI VALENTINA
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X
60
MUZZU ANTONELLO
NACUCCHI FEDELE
NAGARI ANGELA MARIA
NALE MAURELLI MILLY
NANNI AURELIO
NAPOLI ANNAMARIA
NAPOLI MICHELA
NAPPA SALVATORE
NAPPO FRANCESCO
NARDI GAETANO
NARDONE M. ANTONIETTA
NARDULLI MARIA
NASILLI NINA
NASTRI TERESA
NATALE STEFANIA
NATALI CARLA
NATALI FABIANA
NATTA LUCREZIA
NAZZANI SARA
NAZZARRO R. MARGHERITA
NEGROTTI GIOVANNI ANDREA
NEMBRI EMANUELA
NEMISIO MARIA FIORELLA
NENCIONI G.C. RICCARDO E.
NERI NOVI MARGHERITA
NERVETTI STEFANO
NESE GIOVANNA
NIBBI GIAMPIERO
NICOLETTI ROCCO
NICOLI GIANERNESTO
NICOLINI FRANCESCA
NICORA P. M. GRAZIA
NICOSIA NICOLETTA
NOARO EMILIO
NOBILE GIORGIO
NOBILE UMBERTO
NOCENTINI ANNA MARIA
NOCERINO LUCIANO
NOMICISIO ALGISA
NOPETTI CARMEN
NORIS MAURIZIO
NORO OLGA
NOSARI GIOVANNI
NOTO ANTONIO
NOVELLI MARGHERITA
NOVELLINI ALESSANDRO
NOVELLO MARGHERITA
NUNCIATI ANGELA
NUNZIATA PINUCCIO
OCCHINO GIOVANNA
OCCHIPINTI MELISSA
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X
X
OCCUPATO VINCENZO
OLFI ORNELLA
OLIVERIO SALVATORE
OLMI GABRIELLA
ORAZI SABRINA M. GRAZIA
ORGIANA ADELAIDE
ORIFICI DOMENICO
ORIZI SERENA
ORLANDI SILVIA
ORLANDO CIRO
ORRICO LUIGI
ORRÙ ANNALISA
ORSUCCI PATRIZIA
OVEDI MARIA
PACI MARCO
PACINI MARTA
PADOVAN ELENA
PAGANI MARIO
PAGLIARELLO ADRIANA
PAGLIUCA ROBERTO
PAIANO DINO
PAIANO FRANCA
PALA FRANCA
PALAMARA VINCENZO
PALERMO ALDA
PALERMO ANTONIETTA
PALERMO FRANCESCO
PALETTI LUIGINA
PALMA RAFFAELA
PALMERONE SABRINA
PALMISANO FRANCESCO
PALOMBA ILARIA
PALUMBO GIULIANO ALTEO
PALUMBO RITA
PAMPALONE ALESSANDRA
PANARELLI UBALDO
PANCIERA ELENA
PANDOLFETTI CARMELA
PANDOLFI ORNELLA
PANETTA ALFREDO
PANETTIERI MARIA
PANI GINO
PAOLI MARCELLA
PAOLINI DABIZZI M.GRAZIA
PAPALE IVAN
PAPIRO SAMUELE
PAPPALARDO GIUSEPPE
PAPPALARDO ORAZIO
PAPPALETTERA SERGIO
PAPPANO LUIGINO
PARADISO CESARE
NA
BS
CO
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CA
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XXX
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XXX
X
X
X
X
X
X
X
X
X
XXX
XX
X
61
PARATORE MARIAROSA
PARENTE ANTONIO
PARENTIGNOTI GIOVANNI
PARISI ANTONINO MARIA
PARISI CARMELO
PARLAPIANO CALOGERO
PARMA GRAZIELLA
PARODI PASTORINO ANGELA
PAROLINI GIANCARLO
PARRINO GAETANO
PASARGIKLIAN MIHRTAD
PASETTO PIERLUIGI
PASOTTO ADRIANO
PASQUALETTI GIORGIO
PASSALACQUA GIULIANO
PASSANTE MARIANGELA
PASSARETTI ALESSANDRA
PASSAVANTI ROSARIA
PASTA GIOVANNI
PASTARO FEDERICO
PASTORE ANGELA
PASTORINI ALBERTINO
PATANÈ EUGENIO
PATTI FERNANDO
PATTI MARIO
PAU PAOLO
PAULETTO RENATO
PAVIA ALESSANDRA
PAVONE ROBERTA
PECCARISI A.LUCIA
PECCHIONI DANIELA
PEDRETTI DOMENICO
PELLE GIOVANNA
PELLE GIOVANNI
PELLEGRINI DARIO
PELLESI ERNESTINA
PELLITTERI ADELAIDE
PELUSO ASSUNTA
PENATI GIOVANNI
PEPE BIANCA
PEPE MARIA CARMELA
PERALTA GIOVANNI
PERALTA GUGLIELMO
PERCHIA MARIA PIA
PERELLI STEFANIA
PERINO MICHELE
PEROTTO FIORENZA
PEROZZI MARINA
PEROZZIELLO FRANCESCA
PERROZZI MICHELA
PERSEU JOHNNY
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X
XX
XX
XX
XX
XXX
PERSI VALENTINA
VT
PERSOD S.GIORGIO ANGELO CA
PERUCON PATRIZIA
BL
PES ANNA MARIA
CA
PES LUIGI
SS
PESCI PIERALLI ANNALISA FI
PESCINA LUIGI
PD
PESENTI LUIGI
SV
PESETTI SILVIA
GE
PETRONE SALVATORE
CB
PEYRETTI MICHELA
MI
PEZZETTI ETTORE
PD
PEZZOTTA OMAR
BG
PIAMONTE MARCO
VE
PIANTONI MICHELE
BS
PIAZZONI FRANCESCO
VR
PICCININI BRUNO
PR
PICCIOLO BEATRICE
LE
PICCOLI REMO
BO
PICCOLINI GIUSEPPE
MI
PICK SILVIA
VE
PICOTTI LORETTA
BS
PIERALICE SERGIO
RM
PIERI PIERO
MI
PIERINI FARO
SI
PIERONI CLAUDIA
BS
PIERPAOLI GIUSEPPE
LC
PIERRO ALFONSO
MI
PIETROSANTI FLORA
RM
PILLININI ANITA
GO
PILLON SANDRA
TV
PINDUCCIU SERGIO
VB
PINI CARLO
RM
PINI PIERINO
BS
PINNA MARIELLA
CA
PINO GIULIANA
CL
PINTORE SALVATORE
SS
PIOVAN ANNA
PD
PIRAS ANGELICA
CA
PIRAS CRISSI
SS
PIRAS ROBERTA
TO
PIRAS STEFANIA
TO
PIRIA ANNA MARIA
MI
PIRINI MATTEO
FO
PIRODDI STEFANO
CA
PIRODDU TORE MARIO
SS
PIROLA ELENA
MI
PIRONE MIRCO
RM
PISANI ANNA MARIA
FI
PISANI PAOLO
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PISTIDDA SARA
SS
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X
XX
XXX
XX
XXX
X
X
X
X
XX
X
X
X
X
PISTIS MAURIZIO
PISTONE ANDREA
PISTONE IVAN
PISU VALENTINA
PIVA MARIA BRUNA
PIZZO LORENZA
PLATANIA TANINO
PLAYER PIANTA ARVENA
PLEBANI FAGA ELISA
POGGESE NERINA
POLETTI LAURA
POLIN ALBERTO
POLINAS GIOVANNI
POLITO BIONDI LUCIANA
POLLASTRI ELENA
POLLERO ENRICO
POLLICE ALFONSO
POLLIO ROBERTO
POLO ANDREA
POLO EVA MARINA
POMI ELISABETTA
POPOLO LENTINI ANITA
PORTANOME SANTI
PORTOCARRERO OLIVA JUANA
X
X
X
X
X
X
XXX
XXX
X
XXX
X
XX
POTENZA GIOVANNA
POTI' JOLANDA
POZZANI CAMILLA
POZZI MARCO
POZZI ROBERTO
POZZOLI MARGHERITA
PRADOLIN GIORGIA
PRATO CATERINA
PRESSENDA GIANCARLO
PRETI ANNAMARIA
PRETI PIER PAOLO
PREVIATO LUCA
PRIANO M.ROSA LAURA
PRIBAZ SILVA
PRINA VALERIA
PRIOGLIO TOMASO
PROFITA GIUSEPPINA
PROIETTI ANGELA
PRONZATO ANGELA ALBERTINA
X
X
X
X
X
XX
X
62
PROVENZANO DANIELA
PROVENZANO GIUSEPPINA
PUCCETTI CARL. VERONICA
PUDDU ELENA
PUDDU MILENA
PUGGIONI GAVINO
PUGLIESE IDA FEDERICA
PUGLIESE PATRIZIA
TV
VA
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CA
TV
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XXX
X
XX
XXX
X
XX
XXX
PULEJO FEDERICO
PUPILLO UGO
PUSCEDDU MASSIMO
PUTTINI LUISA
QUARANTA MARINA
QUARANTA PAOLA
QUARANTA VALERIO
QUARISA MICHELE
QUARTERO GABRIELE
QUATTROCCHI TERESA
QUERCI GIULIA
QUEZEL FILIPPO
QUINTO SALVATORE
RABAIOLI ALESSIA
RACCUGLIA BARBARA
RADICE LUIGIA
RAFFO CIRO ALBERTO
RAGAZZI NIVA
RAIA FRANCESCO
RAIMONDI DANIELA
RAINA TIZIANA
RAINERI LUCIANO
RAJIC RADA
RAMASCHIELLO VINCENZA
RAMINELLI FEDERICO
RAMUNNO ORIANA
RAPISARDA ALFIO
RASCHETTI LINA
RASCHILLA' STEFANIA
RASPA GIANFRANCO
RASPANTE FABRIZIO
RATTI STEFANO
RATTO PIETRO
RAVASI ROSETTA
RAVASIO GUIDO
RAZERA MARIA ROSARIA
RAZZINI MARIO
REALE VITTORIO DAVIDE
REALINI ARTURO
REBUZZI LILIANA
REDAELLI TERESITA
REDENTORI GINO
REGIS AMELIA AUGUSTA
REGIS MAURIZIO
RENGA STEFANO
RENOSTO SANTINA
RESCHIGNA FAUSTO
RESCIGNO GIANNI
RESPLANDOR KATTY
RESTELLI CARLO MARIA
RESTELLI RICCARDO
ME
CT
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XX
X
X
X
XXX
XX
XX
XX
X
X
XX
XX
63
RIBECCO CARMELA
RICCARDI MARCO
RICCI ALICE
RICCI NUNZIA
RICCO STEFANIA
RICCOBELLI ROBERTO
RIERA VITTORIO
RIGAMONTI ENRICO
RIGAMONTI MASSIMO
RIGHETTI MARIA ROSA
RIGHETTI PAMELA
RIGHETTINI PAOLA
RIGHI GIULIA
RIGHI MILENA
RINALDI CARLO
RINALDI MARCELLO
RINAUDO L.M. MICHELA
RISSO CRISTINA
RISTIC LAZAR
RIVA DAVID
RIVA LORENZA
RIVIERA ISOTTA
RIVOLA CELSO
RIVOLI LAURA
RIZZO ALESSANDRA
RIZZO TOMMASA
ROBBA MANGIONI ADRIANA
ROBERTO ANTONIO
ROBUCCI MATTIA
ROCCHEGIANI ANDREA
ROCCHETTI SILVANA
ROCCHI GIORGIO
ROCCHI PATRIZIA
ROCCHI REMILIA
RODOLAO SARA
ROERO ALDO
ROGGERO ALESSANDRO
ROMAGNOLO MIRIAM
ROMANO ANTONIA
ROMANO BASILIO
ROMANO GIUSEPPE
ROMANO RODOLFO
ROMEO ELISA
ROMEO PASQUALE
RONDINELLA M.ROSARIA
RONDINONE M. CHIARA
ROSADI ELISABETTA
ROSAS LUCIANA
ROSATI ANGELA
ROSI ELEONORA
ROSINI GIANFRANCO
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XXX
X
XX
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X
XX
XX
XXX
XX
XXX
ROSITANI GIUS. FRANCESCO RC
ROSSATI FRANC. SAVERIO MI
ROSSETTI VALENTINA
VE
ROSSI BASTIANINI ANNAMARIA VA
ROSSI DARIO
RM
ROSSI DAVIDE
MI
ROSSI ENRICO
RM
ROSSI LAURA
PV
ROSSI MOI MARISTELLA
PI
ROSSI TULLIO
TV
ROSSINI MONIKA
NA
ROSSITTI ILARIA
UD
ROTA FRYDA
VC
ROTA NODARI ANNAMARIA BG
ROTUNDO NICOLETTA
MI
ROVELLI ALBERTO
MI
ROVERSI CATERINA
BS
ROVERSI ENEA
BO
RUBINO CRISTOFORO
PA
RUFFO GIORDANI ELEONORA SR
RUGGER CARLA
PD
RUGGERI FRANCESCO
PA
RUGGIERO ANTONELLA
RI
RUGGIERO DOMENICO
BA
RUI DANILO
MI
RUSCICA STEFANIA VALERIA PN
RUSSO ALESSANDRO
BS
RUSSO ANTONIO
VI
RUSSO MARIA GRAZIA
VI
RUSSO ROSSELLA
NA
RUSSO SERGIO
NA
SABATINI UMBERTO
RC
SABATINO ANTONIO
FI
SABBADINI CRIVELLI VITTORIA IM
SACCHETTI ROBERTA
MS
SACCHI GIANCARLO
MI
SACCO GIANLUIGI
PV
SACCUCCI LUIGI
RM
SAIA ONOFRIO
PA
SALA ENRICO
MI
SALA LUISA
CO
SALA OSVALDA
MI
SALAHORU PAULA
TO
SALAMONE MANLIO
RM
SALAMONE MARIA
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SALARDI ALBERTO
VR
SALAZAR MICHELE
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SALDI SANDRO
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SALERNO GAETANO
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SALIS ANTONIO
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SALLUSTIO COSTANZA
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XX
XX
XX
X
X
X
64
SALVI GIANNINA
SAMBO LEDA
SAMMARELLI D.C. F.SAVERIO
SAMMARELLI L. VINCENZA
SAMMARITANO DOMENICA
SÁNCHEZ PALOS ISAAC
SANCILIO MAURIZIO
SANDRINI DARIO
SANFILIPPO SALV. ANTONIO
SANGIORGIO ANGELA GIÒIA
SANGIOVANNI PAOLO
SANNA ALICA
SANNA ELEONORA
SANNA PIERPAOLO
SANNICANDRO FRANCESCO
SANTACROCE ANTONIETTA
SANTANGELO GIUSEPPINA
SANTANGELO MARCO
SANTARPINO GIANNI
SANTARSIERO STEFANIA
SANTOJANNI ERMELINDA
SANTORO D.M. MADDALENA
SANTUCCIO GIUSEPPE
SAPORITO CARMELA
SARCHINI DONATELLA
SARCUNO FABIANA
SARDI DUNIA
SAROLLI ANGELO
SAROLLI SOFONISBA
SARTIRANA GIANLUCA
SARTIRANA MICHELE
SATO GIOVANNI
SATTA ANTONIO
SAULINI GIOVANNA
SAVALLI ELEONORA
SAVARIS BANAUDI CARMELA
SAVINO MARIA ALBERTA
SAVINO MARIA GRAZIA
SAVIOLI GIUSEPPE
MI
MI
BA
BA
PC
BG
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RM
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SAVONA MAURILIO RICCARDO TP
SCALABRELLI GIACOMO
MI
SCANDALITTA ADRIANO
PV
SCANDROGLIO PATRIZIA
VA
SCAPPINI REINA NADIA
TN
SCARDINA IGNAZIO ROMANO PA
SCARPIGNATO DORA
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SCARPONI ANNUNZIATA
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SCARZELLO MARCO
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SCAVONE M. GIOVANNA
CL
SCHEMBARI EMANUELE
RG
SCHIATTARELLA ANDREA
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XX
X
XX
XX
XXX
X
X
SCHIAVO MICHELA
SCHIAVON MARCO
SCHIAVON M.ANTONIA
SCHIFAUDO FRANCESCO
SCHIMMENTI GABRIELE
SCHINO ALESSANDRO
SCHIOPPA FABIO
SCHONBERG DARIO
SCHVARCZ GIAMPAOLO
SCIANDIVASCI FEDERICA
SCIUTO MARIA
SCOLARI SILVANA
PD
PD
VE
PA
PA
BA
FO
VE
PD
RM
CT
CR
SC. MEDIA DON BOSCO CL 2C MI
SCURATI MARIO
MI
SEGATI DARIO
GO
SEIDITA MANILA
PA
SELLA DIANA
PA
SELMIN MANUEL
PD
SEMEJA NADIA
TS
SEMERARO GIANFRANCO BR
SEMINARA NUCCIA
MI
SERAFINI ELISA
RE
SERBASSI SAURO
MC
SERCI MARIA CRISTINA
SS
SERGI DOMENICO
ME
SERRA LIVIO
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SERRITIELLO DORA
SA
SERRITIELLO FERNANDO
SA
SERVILLO ELEONORA
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SESSA GIULIA
TP
SESSA MARIA DOLORES
VA
SESSA VITALI MONICA
MI
SETOLA DEBORAH
MI
SFERRAZZA PAPA FRANCESCO MI
SGARAMELLA MAURO
RM
SGARRELLA EUGENIO
MI
SGRO PIETRO
RC
SGROI LEONARDO
PA
SHAFI MICHELE
MI
SICA IVANA
MO
SICCARDI LUIGI
SV
SICHENZ ELISA
MI
SICILIANO VINCENZO
NA
SICLARI PIER GASPARRE
TO
SILVA SABRINA
PC
SILVESTRI MARIA ROSARIA MI
SILVESTRI MARINA SCINTILLA MI
SILVESTRI SILVESTRO
VA
SIMONCINI SILVANA
FI
SIRAGUSA ANTONINO
PA
SIRIGU MARCO
CA
X
X
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X
XXX
X
XX
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XX
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X
X
X
XXX
X
X
XXX
X
X
X
XX
X
X
X
XX
XX
X
X
X
65
SISCA GIUSEPPINA
CS
SISINO SILVANA
NA
SITZIA MARIA ROSARIA
OR
SIVIERI ARNALDO
PD
SOCORRO P. ELISABETTA
MC
SOLARO GIUSEPPE
BA
SOLDAINI NEDO
LU
SOLDO DOMENICO
NA
SOMENZI VANNA
MI
SOMMARUGA DANIELA
VA
SOMMARUGA MICHELE
MI
SOMMAVILLA V. GIOVANNI BO
SORBO ROSA ANNA
PD
SORIO MARCO
MI
SORTINO FRANCESCO
PA
SPADA IVANA
TV
SPAMPINATO M. ANTONIO CT
SPANO' MAURIZIO
GE
SPANU ANTONIO PIETRO
SS
SPANU DORIANA
SS
SPARACINO BALDASSARRE RM
SPATAFORA SERAFINA
PA
SPERANZINI GRAZIA
BO
SPICCIA GIUSEPPE
MI
SPINA MARIA CONSOLATA ME
SPOLAOR SIMONE
CO
SPORTELLI DOMENICO
BA
SPOSITO NUNZIA
PA
SQUILLONI ELEONORA
FI
STAROPOLI GIUSY
CZ
STEFANI GIULIA
VT
STEFANUZZI M.CRISTINA
VE
STEGHER VITTORIO
RM
STERI MASSIMO
CA
STERNHEIM N. GABRIELLA PA
STORELLI MARIANNA
CR
STRAMARE CHRISTIAN
TV
STRIPPARO LUANA
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SURANO PAOLA
VA
TABASCIO NICOLA
BA
TADDEI GIAN BATTISTA
TO
TADDIA FRANCESCO
BO
TADIOTTO GIOVANNA
PD
TAGLIABUE MARISA
MI
TAGLIAFERRI CLAUDIO
PC
TAGLIAFERRO M. TERESA
PD
TAGLIAGAMBE VALENTINA FI
TAGLIAPIETRA E. LEOPOLDO VI
TAGLIATI ROMANO FRANCO MI
TAGLIETTI SONIA
BS
TALAMO FRANCESCO
VA
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X
XX
XX
X
XX
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X
X
X
XX
X
XX
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X
XX
X
XX
XX
X
X
X
X
XX
XX
X
XX
XX
XX
X
XX
TALENTI TERESA
TAMANTINI DIANA
TAMBORNINI ELISA
TAMPONI GIOVANNI
TANDA SALVATORE
TANI SIMONE
TANTERI VINCENZO
TANZI IVANA
TARANTELLO CONCETTA
TARCHI ETTORE
TASSAN MIRIAM
TASSONE BRUNO AGOSTINO
TAURISANO MIMMINA
TAVANI RIGGIO FRANCESCA
TAVASSI GIAN MARIA
TECCHIO GIOVANNI
TEDDE MARIANGELA
TEDESCO ELISABETTA
TELATIN MARTA
TELESCO VALENTINA
TERENZIO ROBERTO
TERZA GISELLA
TESORIO ARMANDO
TESTA GIUSEPPE
TETI FABIO
TINEBRA ENRICO
TINEBRA VINCENZO
TIRELLI STEFANIA
TIROTTO GIUSEPPE
TISO MICHELE
TOBIA GUIDO
TOCALLI MARCELLO
TOFANI GIOVANNA
TOFANI PATRIZIA
TOGNOCCHI GIGLIOLA
TOLA FRANCESCO
TOLOTTI PIERINO
TOMASELLI AZALEN
TOMASI TOMMASO
TOMASINA EDOARDO
TOMMASOLI LAVINIA
TONELLI STEFANO
TONIATO CARLA
TONIN GIUSEPPE
TONIN PAOLA
TONIOLI SILVIA
TORELLI S. GIUSEPPINA
TORRESAN MARIA CRISTINA
TORRIONE D.G. ANNA
TORRISI ANTONINO
TORTO SILVANA
BO
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XX
XXX
XXX
X
X
XX
X
XX
X
XXX
X
66
TOSCANO SERENA
TOVAGLIARI ANNALISA
TOZZOLA GIUSEPPINA
TRAINA ELENA
TRAMONTANA NINO
TRAMUTA VINCENZO
TRANCHINA GIUSEPPE
TRASCIATTI CAMILLA
TRECCANI CHINELLI ALBERTO
TREGAMBE CORRADO
TRENTIN MONICA
TREVISAN MARCO
TREVISAN MARILISA
TRIASSI GRETA
TRICCO LAURA
TRIMBOLI PATRIZIA
TRINCAS SARA
TRINCHILLO PASQUALINA
TRINCIA MARIA TERESA
TRIPODI LEANDRO
TRIVELLATO NICOLETTA
TROCCHI ROSSELLA
TROCCOLI ANGELA
TRONCIA PIERLUIGIA
TROVATO CARLO
TROVATO SALVATORE
TURCO BALDASSARE
TUZZOLINO BERNARDO
UBERTONE MASSIMO
UBIZZONI GAIA
UBOLDI FEDERICA
UCCHEDDU SARA
ULIANA PIER FRANCO
URGESE SARAH
VACCARI MARTA
VACCARI ROBERTO
VACCARO ANNAMARIA
VACCARO MAURIZIO
VALENTE CARMINE
VALENTI F. CELESTE
VALENTINO GIOVANNA
VALENTINO SANTE
VALERIANI TAMARA
VALLAURI CARLO
VALLONE ELEONORA
VALORI ADRIANO
VANNI LARTHIA
VANNI RAIMONDO
VANNUCCHI GIULIA
VANOLI TATIANA
VARRA' ALESSIA
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X
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X
X
XX
XX
X
XX
VASTA MICHELANGELO
VATOVA MARIA
VECCHIONE ANGELA
VECCHIONE PAOLO
VEDOVELLI MANUELA
VELONÀ FRANCESCO
VENDIGNI ROSA
VENEZIANO MARCO
VENTIMIGLIA GIOVANNA
VENTRIGLIA GABRIELLA
VENTURATO GIANFRANCO
VENTURI VALENTINO
VENTURINI FABIO
VERACCHI CARMELA
VERCESI SILVANA
VERDERIO ANGELO
VERDIANI BENEDETTO
VERDIROSI NERI GENESIO
VERSACE VITTORIO
VESCO CATIA
VESCOVI ELEONORA
VETTORATO MAURO
VETTORE WALTER
VEZZOLA ALEXEI
VEZZOLA PATRIZIA
VIANELLI MARIA LUISA
VICARETTI UMBERTO
VICELLI FRANCESCA
VICENZI LAURA
VICINO ROSA
VIGILANTE LIDIA
VIGLIOTTI MICHELA
VIGNA SURIA SILVIA
VIGO CLAUDIA
VINACCI ILARIA
VINCI MARCO
VIO DAMIANO
VIO VITTORIO
VIOLA LORENZO
VIOLA MASSIMO
VISTOLI PAOLO
VITALE MARTA
CT
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X
XX
67
VITERITTI VIOLA
FI
VITI MARISTELLA
FI
VIVIAN GIANNI
VE
VOZZA MASSIMO
TO
VURCHIO MADDALENA
BA
ZACCAGNA MASSIMO
FI
ZACCARI UMBERTO
RM
ZAGARIA MARCELLO
MI
ZAGO ALESSANDRA
PD
ZAMA GIACOMO
RA
ZAMBOLIN PIERGIORGIO
PD
ZAMBON GIORGIO
VI
ZAMBRUNO B. CRISTINA
AL
ZAMPOL SARA
MI
ZANARDI GIULIA
BG
ZANELLA LISA
LI
ZANELLATI LORELLA
FE
ZANELLI ROBERTO
MI
ZANETTI MATTEO GIOVANNI BG
ZANNIER CHIARA
MI
ZANNIER STEFANO
MI
ZANOBINI GIULIA
FI
ZANON MARIA CRISTINA
RE
ZANOTTI LUCIA
CR
ZANUS STEFANO
VE
ZATTARIN SAMANTA
PD
ZAZZARO VINCENZO
NA
ZECCA LUCA
SO
ZECCA RITA BIANCA MARIA VA
ZEMA ANGELO
RM
ZEMA ANTONINO
RC
ZENNARO ALEMANNO FRANCA PD
ZINETTI LILIANA
BG
ZINGARELLI M.TONIETTA MI
ZITELLI C. MASSIMILIANO RM
ZOCCALI CARMELA
RM
ZOLLA PASQUALE
FG
ZOPPÈ FRANCESCO
SS
ZORDAN MARCELLA
VI
ZUCCA LIVIA
PV
ZUCCHELLI ALESSANDRO
VA
68
APPENDICE STATISTICA
Tutte le province e regioni Italiane hanno partecipato al 29° Milano Duomo, quest‟anno
Valle d‟Aosta inclusa, per complessivi 2018 Autori e 2879 opere.
E‟ un record superato soltanto dall‟edizione-anno 2000, alla quale però avevano
partecipato anche le Scuole.
Quasi paritetica la partecipazione di uomini 51% e donne 49%.
La Lombardia, seguita da Veneto, Sicilia, Toscana e Lazio sono le Regioni con il più
alto numero di partecipanti. La classifica sorprendentemente cambia se si considera il
rapporto tra il numero di partecipanti in ciascuna Regione e il numero ISTAT di abitanti
della stessa Regione (“indice di partecipazione”).
INDICE DI PARTECIPAZIONE
Come mostra il grafico, il 29° Milano Duomo ha avuto una partecipazione di 3,5 Autori
ogni 100.000 abitanti come media nazionale, con sensibili differenze tra regione e
regione. La Sardegna è in testa con un indice di 6,7 seguìta da Lombardia (6,1) , Veneto
(4,9), Toscana (4,1) e Sicilia (4,0). Il grande exploit della Sardegna è probabilmente
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spiegabile con la recente realizzazione del sistema di informatizzazione, quindi di
comunicazione, che ha interessato l‟intera isola.
L‟indice relativamente basso di alcune Regioni del centro-nord (es. Piemonte, Lazio,
Emilia-Romagna) è probabilmente dovuto alla mancata pubblicazione del Bando sui
giornali locali.
Gli autori che hanno partecipato per la prima volta al „Milano Duomo‟ rappresentano il
70% del totale, con ciò indicando una molto confortante tendenza del Premio a
rinnovarsi.
458 Autori, 27% del totale, hanno inviato 2 o più opere.
Ancora in crescita (ca 40% del totale) è il numero di Autori che utilizzano l‟iscrizioneon-line via Internet (52% uomini, 48% donne). Essi sembrano gradire la rapidità, oltre
che l‟economicità, della nuova procedura la quale anche permette un efficace sistema di
comunicazione con i partecipanti nelle varie fasi del Concorso (purtroppo non
realizzabile con il servizio postale).
Il concorrente più giovane è una signorinella di Varese di 8 anni, il più maturo è una
freschissima signora di Firenze di 102 anni.
Delle 2.879 opere ammesse, il 78% è dedicato alla Poesia vernacolo incluso, 22% alla
Narrativa.
Le opere dei partecipanti sotto i 21 anni sono 11% del totale.
Sezione
1-Poesia Adulti
Opere
ammesse
4-Poesia Giovani
1.808
63%
2-Vernacolo Adulti
194
7%
3-Narrativa Adulti
578
20%
4-Poesia Giovani
217
8%
5-Narrativa Giovani
82
3%
TOT. OPERE 2.879
5-Narrativa
Giovani
3-Narrativa Adulti
2-Vernacolo
Adulti
1-Poesia Adulti
100%
Il processo organizzativo del 29°Milano Duomo ha richiesto 3900 ore di lavoro del
volontariato.
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INDICE
Dedica
Lettera aperta ai partecipanti
Libro Parlato Lions
Un particolare ringraziamento ai grandi amici del Premio
Emozioni …
3
5
6
7
8
Verbale della Giuria
9
Sez. Poesia in Lingua Italiana
1° Premio assoluto:
2° Premio assoluto:
Menzione /medaglia d‟oro:
Menzione /medaglia d‟oro:
Menzione /medaglia d‟oro:
Menzione /medaglia d‟oro:
L’anima una farfalla di Giovanni Caso
Rito di Gianfranco Bartolomeoli
Nel disegno di Dio di Ninnj Di Stefano Busà
Solo un gioco di Domenico Luiso
L’armonica a bicchieri di Gianluigi Sacco
Piccola mosca d’autunno di Raimondo Vanni
11
13
14
15
16
17
Sez. Poesia in Lingue Vernacole
1° Premio assoluto:
Lu Trateure di Michele Lalla
2° Premio assoluto:
Ciapeme a brasseto di Marta Vaccari
19
20
Sez. Narrativa
1° Premio assoluto:
2° Premio ex-aequo:
2° Premio ex-aequo:
L’uccisione dei cani di Angelo Gaccione
Il volo di Dante Clementi
Amicizia di Gianfranco Venturato
21
27
31
Sez. Giovani Poeti
1° Premio assoluto:
2° Premio assoluto :
***Revocato***
Un tetro teatro di Federico Mosca
37
38
Sez. Giovani Scrittori
1° Premio assoluto:
2° Premio assoluto :
Il Signor Pè di Martina Marangon
Mostri nella notte di Edoardo Luigi Giana
39
43
Elenco dei Partecipanti
47
Appendice Statistica
69
Indice
71
Segreteria del ‘Milano Duomo’
73
71
72
Segreteria del ‘Milano Duomo’
presso Associazione Libro Parlato Onlus
Via Boscovich 44 20124 Milano
Tel: 02-2951.0942
Fax: 02-2951.3384
e-mail: [email protected]
c/c postale: 000073168973 intestato a Lions Club Milano Duomo
IBAN: IT33C 0760101600000073168973
Informazioni aggiornate sul „Milano Duomo‟
sono disponibili sul sito web:
www.premionazionalepoesia.it
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Edizione fuori commercio
Finito di stampare nel mese di Maggio 2009 a cura di
ARTI GRAFICHE DONATI SRL
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