Micerium News 2014_MQ

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Micerium News 2014_MQ
SETTEMBRE 2014
Dr. Remo Benedetti
Odt. Fabio Fantozzi
professione...
or tod
onzia
ortodonzia
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...all’interno articolo
Dr. Remo Benedetti
Odt. Fabio Fantozzi
Micerium News
Gentile Cliente,
Siamo lieti di poterLe inviare la nostra ultima pubblicazione del
Micerium News, in cui troverà due articoli, uno di carattere
Clinico, a cura del Dr. Remo Benedetti, l'altro di carattere Tecnico,
a firma degli Odt. Fabio Fantozzi e Stefano Vallorani.
Il Dr. Remo Benedetti ci propone un interessante Case Report,
dal titolo "Correzione Ortodontica dell'agenesia degli incivi
laterali mascellari, mediante mesializzazione del canino e
chiusura degli spazi".
L'Odt. Fabio Fantozzi, con il suo stretto collaboratore, Stefano
Vallorani, ci illustrerà l'utilizzo del Distal Jet per il recupero della
classe molare, prima dell'utilizzo di Allineatori sequenziali
trasparenti, ALL IN.
Dopo il grande successo del V Meeting Micerium in Thailandia,
Le proponiamo il VI interessantisimo e prestigioso Meeting Internazionale Micerium, presso Praia Do Forte, a Salvador De
Bahia, in Brasile dal 7 al 15 Marzo 2015; troverà i dettagli all'interno della rivista.
Saremo inoltre lieti di averLa ospite presso il nostro Stand SIDO
in Ottobre a Firenze, presso Fortezza da Basso, per condividere
con Lei la possibilità di coniugare l'esigenza di un acquisto alla
possibilità di concorrere all'estrazione finale di un prestigioso ed
importante premio ...
L'occasione è per me gradita per augurarLe buon lavoro.
Nicola Sonoro
Responsabile Commerciale Ortodonzia Italia
Introduzione
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Articolo Dr. Benedetti
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www.micerium.it
Articolo Odt. Fantozzi
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Visita il nostro sito...
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Buona navigazione !!! Lo Staff Micerium
file: Micerium News 09-2014
Index
Dr. Remo Benedetti
Libero Professionista in Genova, laureato in Medicina e Chirurgia, Specializzato in Odontostomatologia, Specializzato in Ortognatodonzia, Certificato di eccellenza dell'Italian
Board of Orthodontics. Pratica esclusiva dell' Ortodonzia.
Correzione ortodontica dell’agenesia degli incisivi
laterali mascellari, mediante mesializzazione del
canino e chiusura degli spazi.
UN CASO DI AGENESIA DEGLI INCISIVI LATERALI MASCELLARI.
SUMMARY: la correzione ortodontica di una malocclusione che presenta l’agenesia di uno o di entrambi gli incisivi
laterali mascellari rappresenta sempre una sfida per l’ortodontista ad effettuare un buon piano di trattamento, facendo le migliori scelte per il paziente. Le vie da imboccare sono due: chiudere gli spazi con il posizionamento
del canino come incisivo laterale o l’apertura dello spazio per la sostituzione protesica od implanto protesica.
In quest’articolo sono esaminati i pro e i contro delle due soluzioni. Viene presentato un case report per illustrare
il possibile risultato ottenuto con la correzione puramente ortodontica.
INTRODUZIONE
L’agenesia degli incisivi laterali mascellari è stata studiata da numerosi autori e risulta essere la più frequente
dopo quella dei secondi premolari mandibolari1.
La presenza di questa malformazione determina, nella maggior parte dei casi, la richiesta di un trattamento ortodontico. Si tratta di una condizione che ha un evidente impatto estetico che compromette gravemente l’autostima
ed altera le relazioni sociali.
In un articolo di Shaw2, in cui venne valutata l’influenza delle variazioni dell’aspetto del settore mascellare superiore
sull’impatto interpersonale, l’assenza degli incisivi superiori fu, curiosamente e costantemente, associata con un
alto livello di aggressività.
L’importanza dell’aspetto estetico nel determinare la necessità di un trattamento ortodontico è ormai un valore
assodato, tant’è vero che anche l’NHS (Servizio Sanitario Nazionale) Britannico ha perfezionato l’originario schema
IONT, tabella che determina la necessità del trattamento sulla base di parametri esclusivamente occlusali, aggiungendo uno schema di valutazione estetica di cui cito una delle voci che, particolarmente, si collega all’argomento in questione:
“Hypodontia: Visible missing anterior teeth are considered to be among the most unattractive occlusal traits”3
Il trattamento dei pazienti con l’agenesia di uno od entrambi gli incisivi laterali mascellari ci pone quindi di fronte
ad una scelta operativa con marcate implicazioni estetiche, oltre che. come in tutti i casi, funzionali, di salute parodontale, di stabilità dei risultati.
Quali sono le alternative che possiamo proporre? Essenzialmente due:
- aprire lo spazio tra canino ed incisivo centrale, per consentire un’adeguata sostituzione implanto protesica.
- utilizzare il canino nella posizione dell’incisivo laterale, per mascherarne l’assenza.
Operazione che può essere definita brevemente come Sostituzione del Canino.
Entrambe queste scelte hanno elementi favorevoli e sfavorevoli, che variano secondo i casi.
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LA SOSTITUZIONE PROTESICA O IMPLANTO PROTESICA
richiede l’apertura di uno spazio che per ottenere un risultato estetico confacente, deve essere proporzionato alle
dimensioni dei denti del paziente.
Qualora si scelga l’apertura dello spazio per una sostituzione mediante un impianto osteo integrato avremo delle
esigenze e specifiche di spazio da rispettare. Il corretto
posizionamento dell’impianto ridurrà la possibilità di recessione dei tessuti gengivali e consentirà un buon risultato estetico. Se si utilizza un impianto di 3.75 mm di
diametro la sua piattaforma sarà 4 mm. Per mantenere
un’adeguata struttura della papilla e consentire un’igiene
accurata, è necessario avere uno spazio di 1.5 mm tra impianto e denti contigui. Dovremo, quindi, creare 7 mm di
spazio mesiodistale tra l’emergenza dei denti. La posizione sul piano vestibolo linguale, per gli impianti anteriori, è un altro elemento critico dal punto di vista estetico.
La testa dell’impianto dovrebbe essere posizionata all’interno della linea che unisce i bordi incisali dell’emergenza
dei denti contigui, in tal modo l’asse longitudinale dell’impianto si verrà a trovare a 4 mm dalla linea tangente i bordi
occlusali dei denti contigui. Sul piano verticale la piattaforma dell’impianto dovrebbe 3.5 mm più apicale rispetto
ai margini gengivali dell’emergenza dei denti contigui, per
consentire una buona smile line4.
Queste esigenze di spazio vanno ben considerate, al
momento della scelta terapeutica, e valutate con l’implantologo per decidere se sia possibile, nel caso specifico, fornire al collega una tale situazione.
Spesso infatti si confonde la agenesia con la perdita di
un dente. L’agenesia, specie nei settori frontali, è un difetto che sovente coinvolge la struttura ossea. Si tratta
dell’assenza congenita di un dente associata ad un difetto primario dell’osso di supporto. Nel caso di un
dente perso per cause diverse, si tratta di riaprire uno
spazio già esistente e modificato, in seguito, dalla migrazione dei denti contigui. Nell’agenesia dentale bisogna, se vogliamo applicare un impianto, formare, ex
novo lo spazio necessario che non esisteva prima, secondo i parametri appena visti. Non sempre questo è
possibile, rispettando i canoni ortodontici. Qualora non
fosse possibile raggiungere tali obiettivi si può optare
per una sostituzione protesica supportata dai denti vicini
o per la Sostituzione del Canino.
SOSTITUZIONE DEL CANINO
la sostituzione del canino è la soluzione più conveniente
per i pazienti che devono, comunque, essere sottoposti
ad un trattamento ortodontico. In questi casi la correzione
dello spazio di agenesia offre il vantaggio di non dover attendere il completamento della crescita per poter applicare un impianto, di offrire una soluzione stabile nel lungo
termine e, cosa che piace molto ai pazienti, di evitare la
chirurgia implantare,
La Sostituzione del Canino è più facilmente ottenibile
quando all’ortodontista si presentano due tipologie:
1) Classe II^ con overjet aumentato e minimo affollamento
sull’arcata inferiore. Questo consente di finire con i molari in
seconda classe e i primi premolari superiori, che prendono
il posto dei canini, in prima classe con i canini inferiori.
2) Classe I^ con un affollamento sull’arcata inferiore tale
da richiedere l’estrazione di due premolari. In questi casi
si finirà con un rapporto molare di prima classe ed i primi
premolari superiori, posizionati in sostituzione dei canini,
in prima classe con i canini inferiori.
A seconda delle dimensioni, forma e colore la Sostituzione
del Canino può dare un ottimo risultato estetico o necessitare della finalizzazione estetica, protesica o ricostruttiva5, figura 1.
La Sostituzione del canino presenta scarse indicazioni nel
caso di un’agenesia monolaterale. E’ difficile, infatti, ottenere un buon risultato estetico perché la differenza di dimensioni tra l’incisivo laterale presente ed il canino in
sostituzione causa spesso problemi riguardo alla simmetria.
La paziente si presentò nello studio richiedendo una correzione dell’estetica del sorriso, all’esame obiettivo era
evidente l’assenza, in arcata, di 1.2, 2.2, 2.3. Erano evidenti ampi spazi sull’arcata superiore. La classe dentale, a
livello molare era di prima a destra, seconda a sinistra. La
panoramica confermava il sospetto di agenesia dei due
incisivi laterali mascellari e l’inclusione di 2.3.
I valori cefalometrici misurati con il sistema Tetragon Plus,
secondo l’Alexander Discipline, figura 5, mostravano un
buon rapporto scheletrico sagittale, una divergenza nella
Fig. 1a: agenesia di 1.2, 2.2 prima del trattamento, l’ incisivo laterale superiore di destra che si vede in foto è un elemento deciduo.
Fig. 1b: fine del trattamento con posizionamento dei canini al posto degli incisivi laterali.
Fig. 1c: dal particolare si può notare che il canino di sinistra presenta una buona morfologia ed un accettabile livello gengivale,
su questo elemento non è stato effettuato alcun intervento di finalizzazione estetica. Il canino di sinistra, originariamente incluso,
presentava una scadente morfologia ai fini estetici, questo elemento è stato finalizzato protesicamente. Il posizionamento adeguato
degli attacchi è determinante per ottenere una buona posizione dei denti ed un corretto allineamento dei contorni gengivale.
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CASE REPORT:
Beatrice S.
Età 14 anni
C.C. Estetica del sorriso
Classe dentale I^ dx,
II^ sn Scheletrica I^
Normodivergente
Affollamento inferiore assente,
spazio +3mm
Overbite 3 mm
Overjet 3
Agenesia 1.2-2.2
Inclusione 2.3
Fig. 2: Foto del volto prima del trattamento
Fig. 3: Foto Intarorali prima del trattamento
Fig. 4: Panoramica e teleradiografia prima del trattamento
norma ed una buona posizione degli incisivi sulle basi
ossee con un angolo interincisivo nella norma.
Prendendo in considerazione la necessità, comunque, di
un trattamento ortodontico completo per la situazione generale, la giovane età della paziente, le richieste della
madre che avrebbe voluto evitare gli impianti, decisi di
mesializzare i canini mascellari, dopo aver portato in arcata
quello di sinistra, utilizzandoli per sostituire gli incisivi man-
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Fig. 5: Tetragon Plus
canti. E’ ovvio che il trattamento prevedeva la mesializzazione di tutti i denti dell’arcata superiore per chiudere gli
spazi, finendo con una seconda classe molare, prima canina, (se consideriamo il primo premolare in posizione di
canino.)
In tali casi premetto sempre che la posizione finale dei canini sarà buona ma non così potrebbe essere per quel che
riguarda la forma e l’aspetto estetico, se valutato nel con-
5
testo di un’ottimizzazione del sorriso. Per questo programmo, fin dall’inizio, una finalizzazione estetica, che
potrà essere ricostruttiva o protesica.
Il trattamento durò 26 mesi tempo che ritengo accettabile
vista la complessità della mal occlusione.
Sorvolo, per motivi di spazio, sui dettagli tecnici del trattamento. Nel Alexander Discipline esiste uno schema di
trattamento per la sostituzione degli incisivi laterali assenti
con i canini, l’argomento è molto interessante ed utile e
potrebbe essere l’oggetto di un prossimo articolo.
Il risultato finale sia per quel che riguarda i rapporti dentali,
l’estetica del viso e l’estetica del sorriso era, a fine trattamento, molto buono, come si può vedere dalle immagini.
E’ da notare che all’atto della rimozione delle apparecchiature, feci un primo bonding sui primi premolari mascellari,
accentuando la cuspide vestibolare, cosa evidente nelle
foto. Questo sia per motivi fuzionali che estetici.
Le radiografie finali mostrano una buona situazione sia per
quanto riguarda, nella panoramica, il parallelismo delle radici e la chiusura degli spazi, sia, nella teleradiografia per
i rapporti basali, dento basali ed interdentali.
Come ho detto sopra un risultato molto buono ma che, io
sapevo, avrebbe potuto essere migliorato, fino a raggiun-
gere l’eccellenza, se finalizzato esteticamente, in modo da
migliorare la morfologia dei denti frontali, portando l’estetica del sorriso a livelli ottimali.
Per questo convinsi la paziente a rivolgersi ad uno specialista del settore dell’estetica dentale, (Dr. Walter Devoto)
con cui avevo già pianificato la finalizzazione della correzione ortodontica. Il risultato di questo impegno collettivo
Paziente – Dentista Estetico – Ortodontista, può essere
apprezzato nelle figure che seguono.
CONCLUSIONI
La decisione su come intervenire per correggere una malocclusione caratterizzata dall’agenesia degli incisivi laterali mascellari, deve essere determinata dalla valutazione
delle caratteristiche specifiche del paziente e dalle sue richieste. Attualmente abbiamo a disposizione le conoscenze e l’esperienza che ci possono far ottenere
un’eccellente risultato. Per raggiungere quest’obiettivo,
però, abbiamo l’obbligo di visualizzare i possibili risultati
futuri e capire che il miglior risultato possibile è raggiungibile, in questi pazienti, solo con un lavoro interdisciplinare, che deve essere messo in essere già al momento
della formulazione del piano di trattamento.
Fig. 6: Foto del volto a fine trattamento trattamento
Fig. 7: Foto Intarorali a fine trattamento
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Fig. 8: Panoramica e teleradiografia a fine trattamento
Fig. 9: Tetragon Plus a fine trattamento
Fig. 10: gruppo frontale dopo il riposiziona- Fig.11: il sorriso a fine trattamento
mento gengivale e la ricostruzione estetica
Bibliografia
• Michael Behr, et alii, “Survey of congenitally missing
teeth in orthodontic patients” Eastern Bavaria Eur J Orthod (2011) 33 (1): 32-36
• Shaw CommunityDentistry and Oral Epidemiology
1980, 8:36-45
• Charles Daniels BDS et alii, “The Development of the
Index of Complexity,Outcome and Need (ICON)” Journal
Fig. 12: il sorriso dopo la finalizzazione
estetica
of Orthodontics 27: 149–162, 2000
• Spear, F.M.: Mathews, D.M.; and Kokich, V.G. “Interdisciplinary management of single tooth implants.”
Semin. Orthod. 3:45-72, 1997
• Rosa M. Zachrisson B.U. ,“The space closure alternative
for missing maxillary lateral incisors: an update.” Journalof
clinical Orthodontics 44:540-549, 2010
Fig. 13: Prima del trattamento, a
fine trattamento, dopo la finalizzazione estetica. Un bel sorriso per la
soddisfazione della paziente, del
restauratore e dell’ortodontista.
INCONTRI
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Odt. Fabio Fantozzi
Maestro Tecnico Ortodontista titolare dell'Orthofan laboratorio ortodontico di Teramo
Istruttore autorizzato Micerium, per l'insegnamento alla fabbricazione del Distal Jet
In collaborazione con Odt. Stefano Vallorani
Il Distal Jet per il recupero della
classe molare, prima dell’utilizzo
di allineatori sequenziali trasparenti
Fig.1: Distal Jet visto
dall’alto, prima della
consegna al clinico
INTRODUZIONE
Molto spesso, nella pianificazione digitale dei casi che devono essere trattati con allineatori sequenziali invisibili,
si creano delle situazioni, che prevedono apparecchi di tipo diverso, per evitare un numero eccessivo di mascherine, per una grossa espansione trasversale o per il recupero della prima classe molare. A tal proposito, il clinico
propone dispositivi intraorali, come quad helix, espansori rapidi eccetera, anch’essi invisibili, per fare movimenti
che, con gli allineatori sarebbero impossibili o non del tutto precisi.
La distalizzazione ed il controllo del tip molare e premolare, è davvero difficile da ottenere in una fase di arretramento del gruppo posteriore, quindi, per ovviare a tutti i problemi sopracitati, il Distal Jet (figura 1), è uno degli
apparecchi più indicati. Esso infatti, è invisibile perché intraorale/palatale, attivabile unicamente dal clinico ed ha
un risultato programmabile e predicibile.
La fabbricazione di tale dispositivo, richiede una grande abilità manuale pertanto, Micerium richiede che il tecnico
ortodontista, frequenti un corso di abilitazione per poter fabbricare ed acquistare il kit necessario alla produzione
di questo apparecchio per la distalizzazione.
Di seguito mostreremo alcune delle importanti fasi di progettazione del D.J., al fine di mostrare a clinici e tecnici,
quanto sia importante non commettere errori che compromettano il corretto funzionamento del dispositivo.
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Fig. 2: Modello dell’arcata superiore, in gesso di III classe ADA
Fig. 3: Scartatura del gesso con bisturi
Fig.4: Adattamento delle bande molari e premolari
Fig. 5: Visione dei tubi orizzontali, puntati e saldati alle bande
molari
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PROGETTAZIONE E FABBRICAZIONE
La scelta clinica, in riferimento al dispositivo è del tutto
soggettiva, infatti, l’Ortodontista, può decidere di far produrre un D.J. su quattro bande -16, 26, 14, 24-, oppure su
due bande -16, 26- ed appoggi occlusali -14, 24- o -14,
24, 15, 25-, oppure, può richiedere un dispositivo ancorato su miniviti chiamato Distal Screw, che prevede solo
due bande -16, 26-, niente appoggi occlusali e due miniviti sul palato. Quest’ultimo, è molto comodo perché, non
perde ancoraggio e può essere frequentemente e facilmente rimosso per la pulizia del bottone palatino o per la
passivizzazione a fine distalizzazione.
In questo caso specifico, abbiamo deciso di mostrare un
D.J. dimostrativo tradizionale, infatti, realizziamo un dispositivo ancorato su bande molari e premolari. Le bande saranno adattate dal laboratorio pertanto, dopo aver
sviluppato il modello in gesso con le proporzioni indicate
dalla casa produttrice (figura 2), esso sarà pulito da ogni
bolla ed imperfezione.
La scartatura del gesso, per riprodurre virtualmente la falsa
radice degli elementi interessati ad essere bandati, è la
fase iniziale più importante (figura 3). Quanto più è precisa
questa fase, quanto più precise saranno le bande che il
clinico installerà in bocca al suo paziente.
Con grande attenzione, iniziamo a scegliere gli anelli più
precisi possibili per i denti interessati, porgendo molta attenzione a non scalfire il gesso che modificherebbe il perimetro degli elementi (figura 4).
In questa fase, dobbiamo puntare elettricamente i lingual
shift per l’inserimento della baionetta pertanto, dopo aver
individuato la giusta posizione del tubo sulla superficie palatale delle bande molari, diamo un solo colpo di puntatura
per bloccare le due parti di metallo da unire poi, completiamo l’accoppiamento per mezzo di una saldatura laser
che salda in maniera permanente i due pezzi (figura 5).
La prima componente da realizzare è la barra transpremolare che serve da unione, stabilizzazione e collegamento
della parte anteriore del dispositivo. In questo caso specifico, essendo un apparecchio dimostrativo, abbiamo deciso di unire la barra alle bande dei premolari, per mezzo
di una brasatura da un lato e di una saldatura laser dall’altro (figura 6).
Giunge il momento della fabbricazione delle baionette e
dei fili che saranno ospitati dalle cannule (figura 7).
Quando la baionetta è inserita nel lingual shift, è importante che il filo che ospiterà la cannula, sia perfettamente
parallela al piano occlusale (figura 8).
Il primo preformato del kit entra in gioco: si tratta delle
cannule! Esse sono saldate al laser ad un filo che è la loro
parte ritentiva nel bottone in resina posto sul palato. Le
cannule vengono accorciate nel minimo indispensabile e
non devono assolutamente essere intaccate, per non impedire lo scorrimento del filo distalizzante posto all’interno
di esse (figura 9).
Bloccate le componenti in metallo sul gesso, il modello
viene messo in acqua fredda per 5 minuti, per permettere
la fuoriuscita delle parti di aria inglobate in esso. Dopo
tale fase e dopo l’asciugatura, iniziamo a stratificare la re-
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sina con la tecnica “sale e pepe” per la realizzazione del
bottone palatale (figura 10).
La polimerizzazione avviene come da indicazioni del fabbricante della resina e, dopo aver rimosso il modello dalla polimerizzatrice (figura 11), il dispositivo viene vaporizzato per
l’eliminazione della cera e poi viene rimosso dal modello.
Giunge il momento della fresatura dell’acrilico ponendo
una grande attenzione a non toccare minimamente le cannule con frese o strumenti vari e liberando la papilla retroincisiva che non deve assolutamente essere compressa
(figura 12). Quando le dimensioni saranno corrette, gommini e carta vetrata, porteranno le superfici alla fase di lucidatura finale (figura 13). La brillantatura della resina può
essere fatta sia con metodi tradizionali –pulitrice, pomice,
pasta lucidante-, oppure, con lacche fotopolimerizzabili di
ultima generazione (figura 14).
Siamo alla fine. Solo dopo aver pulito tutte le superfici, si
inserisce, dal lato del filo maschio, il dado in acciaio che
protegge la compressione della molla ni-ti da 240 gr, evitando che salga in maniera verticale verso la banda e facendo in modo che mantenga la sua posizione all’altezza
del centro di resistenza del molare. Il chiavistello deve essere invece inserito sulla cannula e subito dietro di lui, si
posiziona la molla (figura 15).
Per praticità, la molla viene compressa in laboratorio per
la prima volta (figura 16) e si effettua una legatura metallica che mantenga il sistema in compressione fino all’installazione in bocca da parte del clinico. Questa procedura
Fig. 6: Barra transpremolare con il particolare della brasatura
Fig. 7: Particolare produttivo della baionetta da inserire nel
da un lato e della saldatura laser dall’altro
lingual shift
Fig. 8: Particolare del parallelismo del filo in riferimento al
Fig. 9: Cannule modellate sui fili di scorrimento
piano occlusale
Fig. 10: Fase di stratificazione della resina acrilica
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Fig. 11: D.J. appena rimosso dalla polimerizzatrice
11
Fig. 12: Fasi di fresatura del bottone palatino
Fig. 13: Bottone palatino prima della lucidatura finale
Fig. 14: Bottone palatino lucidato prima del montaggio della
parte finale dei kit
Fig. 15: Inserimento del chiavistello a vite, della molla in nickel
titanio e del dadino in acciaio che mantiene la molla all’altezza
del centro di resistenza del dente
Ritengo che l’idea del Dr. Carano e del collega Testa, sia
ancora ad oggi, una geniale soluzione per la spinta distale
degli elementi posteriori. pioni esposti, rispetto alle colture di cellule di controllo.
Fig. 16: Visione della compressione della molla in ni-ti
è comoda perché rende l’intero dispositivo come se fosse
un corpo unico. Se invece non fosse legato, la parte posteriore del D.J., oltre a ruotare, potrebbe inavvertitamente sfilarsi dalle cannule.
CONCLUSIONI
Abbiamo visto un sistema distalizzante utilizzabile in una
fase pre-allineatori. Ovviamente, è ancor più estetico se al
posto delle bande sui premolari, viene messo un appoggio
occlusale.
Il dispositivo è attivabile dal clinico una volta al mese, per
mezzo di una chiavetta esagonale ed il dispositivo produce
una distalizzazione corporea di 1mm al mese ad esclusione
del primo che, in alcune condizioni, utilizza quella spinta
per migliorare la stabilità del dispositivo sul palato.
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Bibliografia
• Carano A., Testa M., Rotunno E., Siciliani G.: Un nuovo
sistema per la distalizzazione dei molari superiori. Ortognatod. It. Vol 4, 4 1995
• Carano A., Testa M., Rotunno E., Siciliani G.: Valutazioni
cliniche su 25 casi di distalizzazione dei molari superiori
ottenute con Distal Jet. Ortognat. It. Vol 5, 6 1996
• Fantozzi F.: Dispositivi distalizzanti intraorali dell’ultima
generazione: Pendulum, Distal Jet, First class, Distal 8,
Nuovo distalizzatore, Fast Back. Boll. Inform. Ortodontiche anno 23 n°69
• Fantozzi F.: Tecnica Ortodontica. Edi Ermes 2013
• Bolla E., Doldo T.: Metodiche ortodontiche per la distalizzazione molare. Collana di Ortodonzia n°15 Edizioni
Martina
• Lanteri C., Beretta M., Lanteri V: Distalizzazione dei molari superiori: il fast back. Collana di Ortodonzia n° 29 Edizioni Martina
• Melsen B., Verna C., Luzi C.: Le mini-viti ortodontiche e
loro applicazioni cliniche: l’esperienza della scuola di Aarhus. Collana di Ortodonzia n°30 Edizioni Martina
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