Corriere di Romagna - Unindustria Rimini

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Corriere di Romagna - Unindustria Rimini
UNINDUSTRIA RIMINI
Lunedì, 09 maggio 2016
UNINDUSTRIA RIMINI
Lunedì, 09 maggio 2016
Stampa Locale
09/05/2016 Corriere di Romagna Pagina 3
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Tagliatella e piadina per lo Swing Cooking Show
09/05/2016 Corriere di Romagna Pagina 55
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La Regione frena lo sviluppo di Rimini
09/05/2016 Corriere Imprese (ed. Emilia Romagna) Pagina 2
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Due milioni ai bulloni in titanio di Poggipolini
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Ma sulla via Emilia il patent box ancora non sfonda
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La società nata a Rimini con marchi internazionali come Moschino...
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Massimo Degli Esposti
Outlet, l' occasione del Titano
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MASSIMO DEGLI ESPOSTI
Cocchi, dopo una vita in Carpigiani ora lavora a una hi ­tech company
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FRANCESCA CANDIOLI
Finanziamenti, consulenze e uffici: tutti i concorsi che aiutano le startup
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ANDREA RINALDI
Vyrus, la boutique delle superbike che tutto il mondo desidera
09/05/2016 La Voce di Romagna Pagina 7
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Show business e grandi artisti
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Tradizioni tedesche e romagnole s'incontrano
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L' eccellenza
09/05/2016 La Voce di Romagna Pagina 14
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Arrivano gli indiani
09/05/2016 La Voce di Romagna Pagina 14
24
Domani Sipario sulla Elmi Ferruzzi
09/05/2016 La Voce di Romagna Pagina 44
25
#Lavorando: via alla campagna social
Stampa nazionale
09/05/2016 Affari & Finanza Pagina 8
GLORIA RIVA
Anche in bottiglia il dolce non va più
09/05/2016 Affari & Finanza Pagina 21
CHRISTIAN BENNA
Piastrelle, la Sassuolo Valley clona se stessa in Tennessee
09/05/2016 Affari & Finanza Pagina 23
EUGENIO OCCORSIO
Tortoriello, con energia al vertice di Unindustria
09/05/2016 Affari & Finanza Pagina 25
GLORIA RIVA
K­Flex, il numero uno degli isolanti punta sull' automotive e sull' oil&gas
09/05/2016 Affari & Finanza Pagina 37
LUIGI DELL' OLIO
Imprenditori, per la prima volta cresce l' ottimismo
09/05/2016 Corriere della Sera Pagina 5
ENRICO MARRO
L' ex di Ferrari e Confindustria torna al...
09/05/2016 Corriere della Sera Pagina 6
DARIO DI VICO
Le scelte di Padoan e l' assist alla
09/05/2016 Corriere della Sera Pagina 15
Nessuno all' altezza E il premier è costretto a rimangiarsi la...
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Il Premio Campiello si presenta a Villa Necchi
09/05/2016 Il Resto del Carlino Pagina 11
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ANTONELLA COPPARI
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Tagliatella e piadina per lo Swing Cooking Show
Music Inside Rimini, nell' ultima giornata si parla di notte mediterranea per un
divertimento di qualità
RIMINI. Dopo una notte in consolle e a ballare,
cosa poteva esserci di meglio del rifocillarsi
con tagliatelle e piadina. Anche questo ha
offerto ieri, a cavallo dell' ora di pranzo, Music
Inside Rimini. Profumi e suoni nel Villaggio
delle Arti grazie all' insolito Swing Cooking
Show.
Maestro di cerimonie Bengi, il leader dei
Ridillo, alla guida di una formazione molto
particolare: gli Swingredienti, chiamati a fare
da colonna sonora alla realizzazione in diretta
di una ricetta a km zero.
I n t e r r a d i Romagna la scelta non poteva
cadere che sulle tagliatelle.
Sul palco, assieme ai musicisti, anche una
energica "sfoglina" e Cristian Pratelli,
executive chef Summertrade. Tra una sfoglia e
un sugo, un siparietto e una cover swing
spazio alle comiche incursioni "dietetiche" di
Gianni Fantoni e al liscio romagnolo di Mirko
Casa dei, accompagnato da alcuni membri
della celebre orchestra, e l' ospite speciale
Raul Casadei che ha ricordato anche l' altra
ricetta romagnola doc, la piada, a cui ha
dedicato l' inno "La Pida".
Non solo musica. La sala Diotal levi (11­13)
ospita il convegno "La notte mediterranea:
Salento, Riviera romagnola e Ibiza per un
diver timento di qualità". Alle 11,30 nella sala Abete si parla di "Ergomusic ergocert & doc". In
contemporanea, la sala Cedro, ospita il convegno ".
L' attuazione della "direttiva Collecting": elementi critici e prospettive. Sempre nella sala Cedro, a partire
dalle 14,30, si parla di "Video e foto­droni: le nuove opportunità volanti". In simultanea, alla sala Tiglio 1,
si discute di "Lavoro nello spettacolo: appalti e sicurezza oltre l' articolo 26", Alle 16,30 nella sala Tiglio
2, il convegno "Share culture, coop: condivisione di impresa culturale".
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TRENI, FIERA, AEROPORTO
La Regione frena lo sviluppo di Rimini
Onestamente a me sembra che andiamo
indietro invece di andare avanti, come si dice.
In passato c' era un treno giornaliero che
collegava Dortmund mi pare (e ovviamente
Monaco) a Rimini e terminava ad Ancona.
Un Espresso, quindi molto economico, da
maggio a settembre che tutti i giorni alle 15
circa portava a Rimini i tedeschi per tutta l'
estate. Tutti ­i ­giorni.
Adesso brindano 10.000 persone (IAT, IPT,
Unione del prodotto di.., IAM, GNAM...,
D i r e t t o r e c o ­ d i r e t t o r e , Presidente, V i c e
Presidente, Presidente emerito, CEO, AD...)
per due collegamenti con la Germania
(Corsini, Gambaccini, Pierini...; Zanetti,
Zambianchi, Zambo ni...) probabilmente più di
quanti tedeschi questi 2 treni/settimana
riusciranno a portare.
Quindi diciamo pure: a passo di gambero,
Rimini perde quote per varie ragioni, una di
queste è essere ingabbiati in una Regione che
tratta un' area come quella del riminese e della
Riviera alla stessa stregua del turismo dell'
appennino. Noi siamo UNA PROMESSA NON
MANTENUTA.
Lo dimostra "Il" grattacielo. Che intendeva
presagire uno sviluppo che non c' è stato in
quanto dal 1970 siamo stati ingabbiati in una
Regione per cui ogni foglia che si muove a Rimini decide Bologna, e spesso decide come si dice "pro
domo sua", visto che esempio su Fiere e Congressi è il nostro principale competitor e si appresta a
papparsi la nostra fiera, che fu fatta, come l' aeroporto mi pare, guardando a Milano, quando "Bologna"
era una città come le altre e non quelli che decidano cosa va e cosa non va bene per Rimini; e l'
aeroporto di Rimini non 20 ma quasi 100 anni fa aveva voli per Milano quando il Marconi dovevano
ancora inventarlo! Personalmente credo che il nostro turismo oggi se 40 anni fa non fossimo diventati
una specie di feudo bolognese ­ che poi incalza sempre più invece di arretrare "statalizza", verbo
passato in disuso ­ credo che varrebbe il triplo oggi. E credo che finchè da un punto di vista
amministrativo la Riviera sarà trattata come Capracotta invece di riconoscere uno statuto "particolare",
un' eccellenza nazionale come si dice oggi spesso a sproposito, almeno come ricettività, tradizione,
numeri, o quantomeno non sarà lasciata libera dai lacci regionali che sono ­ invadenti, opprimenti,
onnipresenti, sempre più invasivi ­noi non avremo futuro.
Zobeta Rimini.
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Due milioni ai bulloni in titanio di Poggipolini
Un progetto rivolto all' automotive. Il manager: «Benefici per l' indotto e l' occupazione»
Tra le quattro pmi che hanno vinto i
finanziamenti della fase due di Horizon 2020,
una è bolognese. Si tratta della Poggipolini srl,
azienda di San Lazzaro con oltre sessant' anni
di storia: «L' ha fondata nel 1950 mio nonno
Calisto ­ racconta Michele Poggipolini,
responsabile commerciale ­ E negli anni '70
abbiamo iniziato a produrre le viti in titanio».
Viti che oggi finiscono nei motori di elicotteri,
moto da corsa, macchine da Formula Uno e
supercar. E presto saranno utilizzate anche
per auto molto meno costose, visto che il
finanziamento da circa due milioni di euro
permetterà all' azienda di produrle a un prezzo
competitivo: «Ci stiamo lavorando da quattro
anni. Abbiamo voluto permettere ai nostri
clienti, come Fiat e Volkswagen, di pensare
che la vite in titanio può essere impiegata per
volumi più alti e budget più bassi», spiega
ancora Poggipolini.
Oggi l' azienda impiega 65 dipendenti, ma con
questa nuova tecnologia potrebbero aumen
tare: «Questa è una nuova linea, va a
complementare il nostro prodotto. Possiamo
entrare su nuovi mercati e questo farà
crescere l' occupazione da noi ma anche nell'
indotto». Fino a pochi anni fa, l' impresa
lavorava quasi esclusivamente per la Formula
Uno, in cui era entrata nel 1984: «Ancora oggi
­ racconta Poggipolini ­ riforniamo tutte le scuderie principali.
Nel 2009, l' 80% del nostro business lo faceva la Formula Uno.
Ma nel 2010 sono entrate in vigore regole nuove sul contenimento dei costi, come quelle sul limite ai
motori da utilizzare in una stagione. In un anno abbiamo perso il 60% del nostro fatturato e abbiamo
cominciato a traferire le nostre competenze su altri settori». Settori come l' aeronautica e le supercar,
che l' azienda frequentava già, visto che dal 1996 fornisce pezzi per gli elicotteri Agusta e dal 2004
lavora con Ferrari, Lamborghini, Bugatti, McLaren e Porsche.
Ma le priorità sono cambiate: «Nel 2015 il fatturato, 12 milioni con un aumento dell' 80% rispetto al 2010,
è arrivato al 50% dall' aeronautica, al 35% dall' automotive e al 15% dal motor sport: non solo Formula
Uno, ma anche Moto Gp e Le Mans.
Il 70% dei ricavi arriva dalle viti critiche in titanio e leghe speciali, l' altro 30% dalle lavorazioni
meccaniche». Vincere un finanziamento come Horizon 2020 non è semplice: «Uno può anche avere il
progetto più in teressante del mondo, ma se non lo presenta bene è molto probabile che non vinca.
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Bisogna scegliere i consulenti più all' altezza per aggiudicarsi il podio: due anni fa Unindustria ci ha
presentato un partner molto qualificato, Inspiralia, che è stato fondamentale».
Intanto la ricerca prosegue, anche in collaborazione con Eredità Michele Poggipolini, direttore
commerciale e business development e nipote di Calisto, il fondatore dell' azienda, nata nel 1950 alle
porte di Bologna enti pubblici come il Dipartimento di Ingegneria dell' Università di Bologna: «Per
combattere nel mercato, che è molto competitivo, dobbiamo per forza puntare sull' innovazione.
Quindi dobbiamo interagire e collaborare con il nostro territorio».
Riccardo Rimondi.
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Ma sulla via Emilia il patent box ancora non sfonda
Solo 636 richieste presentate. Il consulente: «I grandi affari li faranno soprattutto le big»
Il Patent box non fa breccia tra le imprese della
via Emilia. Il meccanismo della norma che
consente di detassare il reddito derivante dall'
utilizzo di beni immateriali, tra cui marchi,
brevetti e il know­how, è troppo complesso. E
così molti imprenditori dopo un primo tentativo
di compilare la domanda hanno preferito
rinunciare all' agevolazione.
In Emilia­Romagna, stando ai dati dell'
Agenzia delle entrate, sono state 636 le
richieste inviate su un totale nazionale di
4.498.
Un dato che ne fa la terza regione in Italia
dietro la Lombardia (1.240) e il Veneto (706).
Però se si considera che nell' ultimo anno in
regione sono state presentate 2.392 domande
all' Ufficio italiano brevetti e marchi e di queste
2.211 sono state registrate, si può ipotizzare
che tanti imprenditori o non sono poco
informati della novità oppure hanno preferito
semplicemente rinunciarvi. Analizzando il
report dell' Agenzia delle entrate risulta che la
maggior parte delle adesioni a livello
nazionale (1.349) proviene da imprese con
fatturati tra i 10 e i 50 milioni di euro. I
principali beni finiti in patent box riguardano
marchi (36%), know how (22%) e brevetti
(18%). Un dato che non si discosta molto da
quello emiliano ­romagnolo dove le aziende
nella fascia tra i 10 e i 50 milioni di euro sono 199, mentre dai 50 agli oltre 300 milioni di euro sono 175.
Son proprio queste ultime le candidate a beneficiare maggiormente della novità. Alcuni analisti
finanziari, addirittura, si spingono a prevedere che colossi hi tech come Ima, Datalogic, Bonfiglioli,
Coesia, Inter pump, Comer o Marposs, ciascuna con centinaia di brevetti in cassaforte, potranno
chiudere i bilanci 2016 con utili in crescita a due cifre solo per effetto del patent box.
«Non tutte le aziende possono però usufruire dell' agevolazione ­ spiega Patrizio Pollini, responsabile
fiscale dell' associazione professionale Scoa, che segue diverse imprese nelle pratiche di patent box a
livello regionale ­ e questo non perché ci sia un limite nella normativa ma per una questione legata ai
ricavi. Infatti, il beneficio si produce per chi ha fatturati oltre i 10 milioni e che riesce a stabilire quanto
sia il reddito prodotto dallo sfruttamento del loro bene immateriale. Potendolo così detassare».
Ravenna Reggio Emilia Rimini Province Bologna Ferrara Forlì Modena Parma Piacenza Ravenna
Reggio Emilia Rimini Per capire meglio come funziona il patent box e il perché in molti casi, a causa
della complessità del meccanismo, un' azienda preferisca rinunciare proviamo a fare un esempio.
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Ipotizziamo che un' impresa con un fatturato da 10 milioni di euro debba il suo 3% allo sfruttamento di
un diritto immateriale. Il risultato è che quel bene genera un ricavo da 300.000 euro a cui vanno però
sottratti 100.000 euro di costi per il mantenimento e lo sviluppo del diritto. Il totale è 200.000.
Una volta estrapolato il reddito, che potrebbe finire sotto agevolazione, bisogna fare altri due passaggi.
Il primo consiste nell' individuare le spese di ricerca e sviluppo sostenute in un arco di tempo
determinato, il secondo è la definizione di un coefficiente di calcolo, detto «nexus ratio».
Qui vanno indicate le spese sostenute per il mantenimento del bene ed eventualmente quelle per l'
acquisto da terzi. Se ad esempio in 4 anni un' azienda ha speso 10.000 euro all' anno per ricerca e
sviluppo e ha solo questa, il 100% del reddito calcolato rientra nell' agevolazione e verrà abbattuto per
una percentuale che oggi è del 40% e nel 2017 del 50%.
Se invece si aggiungono anche le spese relative all' acquisto del bene immateriale l' agevolazione sarà
la metà.
«Un procedimento molto complesso che culmina poi nell' interpello con l' Agenzia delle entrate ­
continua Pollini ­ in cui viene valutata l' effettiva rispondenza della domanda ai requisiti. C' è da dire
però che in presenza di un reale valore del diritto immateriale, resta comunque un' opportunità da non
sottovalutare».
Dino Collazzo.
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L' azienda La storia
La società nata a Rimini con marchi internazionali
come Moschino e Pollini
Un' azienda nata nel distretto del tessile
riminese che in 30 anni ha saputo conquistarsi
piano piano la ribalta e le passerelle,
passando per la Borsa e diventando big del
luxury conosciuto a Est come a Ovest dell'
Europa. Il gruppo Aeffe, oggi sinonimo di
Moschino o Pollini, in realtà ha in pancia tanti
altri brand e viaggia intorno ai 268 milioni di
euro di fatturato (questo l' ammontare dei
ricavi consolidati approvati per il 2015, +7% a
cambi correnti rispetto al 2014, con Ebitda pari
a 19,3 milioni e utili a 1,5). La società
romagnola è infatti caratterizzata da una
strategia multi ­marca e annovera nel proprio
portafoglio marchi noti a livello internazionale,
sia di proprietà (tra cui Alberta Ferretti,
Philosophy di Lorenzo Serafini, Moschino e
Pollini appunto), che in licenza (tra cui Jeremy
Scott e Cédric Char lier).
A fondarla nel 1980 a San Giovanni in
Marignano (Rimini) sono i fratelli Alberta
(stilista e oggi vicepresidente) e Massimo
Ferretti (presidente del gruppo).
Un anno dopo Alberta debutterà a Milano con
una propria collezione dalle linee essenziali e
discrete. Oggi rappresenta il top luxury brand
della maison riminese e comprende una
collezione di pret­à­porter, la Demi Couture
denominata Limited Edition ed Alberta Ferretti
Forever dedicata alla Sposa. La collezione Philosophy nasce invece nel 1984 come linea giovane del
brand Alberta Ferretti. Già da alcuni anni la stilista ne ha delegato la direzione creativa affidandola alla
direzione di Lorenzo Serafini dall' Autunno/Inverno 2015. Il brand Moschino, fondato da Franco
Moschino nel 1983 e fin dagli esordi prodotto e distribuito da Aeffe, è stato acquisito con una quota di
maggioranza del 70% nel 1999 e dall' autunno/ inverno 2014 è stato affidato allo stilista americano
Jeremy Scott (scelta azzeccata visto che lo scorso febbraio il Wall Street Journal lo ha definito brand
chiave della settimana della moda milanese insieme a Prada e Gucci). Tra gli anni '90 e 2000 i fratelli
Ferretti cominciano a guardare oltre gli italici confini e a crescere: nel '94 inaugura la propria sede
milanese in via Donizetti; di lì a due anni, vengono aperti gli uffici della filiale americana Aeffe Usa e nel
2002 quelli di Aeffe France in rue du Faubourg St. Honoré a Parigi. Nel 2001 viene acquisito Pollini,
brand italiano della pelletteria nato nel 1953, affidato alla creatività di Erminio Cerbone nel 2007 avviene
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il debutto a Piazza Affari nel segmento Star. Cédric Charlier, stilista belga formatosi a Parigi, lancia la
collezione eponima con Aeffe nell' Autunno/Inverno 2012 sulle passerelle parigine. A partire dalla P/E
2017 Cédric Charlier innoverà la propria offerta presentando un' unica collezione che incorpora Main e
Pre ­collection con debutto a New York a giugno 2016.
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Outlet, l' occasione del Titano
Borletti lancia un progetto da 100 milioni per riportare il turismo dello shopping a San
Marino, ma un referendum può bloccarlo
C ento milioni di euro per un investimento che
creerà fino a 500 posti di lavoro e un giro
d'affari di almeno 200 milioni annui. In un'area,
anzi uno Stato, San Marino, dove la
disoccupazione è salita al 9% e l'economia ha
perso il 25% dal 2007. Eppure il progetto del
nuovo outlet «The Market», che da solo
potrebbe contribuire al 10% del Pil del Titano
e rianimare il turismo di tutto il riminese,
Aeroporto compreso, è ostaggio della
sindrome Nimby. Il 15 maggio, infatti, i
sanmarinesi saranno chiamati a votare per un
referendum che mira ad abolire la legge
urbanistica che trasforma l'area di Rovereta,
dove sorgerà «The Market», da parco a sito
commerciale. Dal risultato dipenderà l'avvio
dei lavori, che nei piani dei promotori
dovrebbero concludersi nel 2019. Il progetto
ha finanziatori e sponsor eccellenti: il Gruppo
Borletti, con precedenti alla Rinascente e alla
parigina Printemps e Dea Real Estate che ha
già al suo attivo, tra gli altri, gli outlet di
Serravalle, Fidenza e Barberino e un pedigee
di tutto rispetto come consulente dei colossi
McArtur Glenn e Value Retail. Mercoledì
scorso si sono mobilitati tutti, a partire dallo
stesso Maurizio Borletti, per spiegare alla
popolazione del Titano che «The Market» si
candida ad essere un volano d'affari per un
territorio vasto almeno come tutta la Riviera. Settantacinquemila metri quadrati di superficie coperta,
100 negozi, un bacino d' utenza, fra residenti e turisti, di oltre 9 milioni di persone.
I visitatori attesi ogni anno sono due milioni, ma queste, come i ricavi attesi, sono solo previsioni
ricavate dai dati medi degli altri 24 impianti già presenti in Italia. «In realtà ­ spiega il managing partner
di Borletti Paolo De Spirt ­ "The Market" ha potenzialità ancora superiori. Sap piamo per esempio che l'
Aeroporto di Rimini, prima del fallimento, è arrivato a contare fino a 30 voli giornalieri dalla Russia: si
tratta di un turismo finalizzato allo shopping che potrebbe resuscitare con una meta come il nostro
outlet. In tutto il mondo, ormai, i grandi poli dello shopping rappresentano di per sé una meta del
turismo orga nizzato e infatti molti tour operator russi o asiatici pianificano voli charter dedicati».
Dunque il referendum di domenica prossima può rappresentare uno spartiacque per l' economia di tutta
l' area e non solo per i 33.000 elettori del Titano chiamati a deciderne le sorti. In caso di vittoria del
«no», spiega De Spirt, non esi ste una soluzione B entro i confini di San Marino. «Abbiamo altre ipotesi,
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per il momento nemmeno prese in considerazione, sempre tra Rimini e Pesaro che è l' unico territorio
ancora appetibile per un investimento del genere. Però ­ prosegue De Spirt ­ su "The Market" abbiamo
già speso tre anni di lavoro di un team di progettazione di 50 persone; se vincesse il no andrebbe
completamente perduto». La location sanmarinese non piace solo al gruppo Borletti. Ancor prima della
posa della «prima pietra», infatti, i candidati ad occupare gli spazi commerciali fanno già la fila. In parte
per i vantaggi fiscali Iva all'8% per i primi sei anni e al 17% successivamente, contro il 22% in Italia in
parte per le potenzialità future. Secondo i piani dei promotori, il primo lotto di 70 negozi (più due grandi
superfici per un iper alimentare e per un multimarca) è già prenotato al 50%. Servirà a mettere a punto il
brand. «Puntiamo non sul lusso estremo, ma sui marchi del fashion con più spiccata proiezione
internazionale. In base ai primi risultati sarà completato un secondo lotto di 30 negozi che assegneremo
a chi meglio si inserisce nell'immagine complessiva della nostra realizzazione». E a chi nel Titano parla
di ecomostro, mercoledì sera sono stati mostrati progetti avveniristici, curati dagli architetti specializzati
dello studio One Works.
Massimo Degli Esposti
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Cocchi, dopo una vita in Carpigiani ora lavora a una
hi ­tech company
Con la sua Arethé l' ex ad fornisce componenti per Iter e Cern di Ginevra
Dicono che la vita cominci a 40 anni. Quella di
Gino Cocchi imprenditore, invece, è
cominciata abbondantemente dopo la fatidica
data della pensione post «riforma Fornero», a
70 anni esatti.
Era il 2010 e Areté&Cocchi Technologies, il
suo gruppo appena fondato, debuttava sulla
scena industriale bolognese con la prima
acquisizione. Oggi occupa 350 dipendenti,
conta una mezza dozzina di aziende, fattura
poco meno di 100 milioni. È un fornitore chiave
di sofisticati componenti per l' acceleratore di
particelle del Cern di Ginevra, per il progetto
sperimentale internazionale Iter, la prima
centrale al mondo a fusione nucleare, per i
maggiori aeroporti internazionali. Nella vita
precedente Cocchi era stato un grande
manager. Era salito al comando dell' azienda
metalmeccanica bolognese Sassi men che
trentenne, poi aveva resuscitato la Cattabriga,
e infine pilotato a una nuova giovinezza la
«gloriosa macchina da utili» Carpigiani, prima
sotto l' ombrello protettivo del fondatore Poerio
Carpigiani, poi, dal '90, con il nuovo
proprietario Luciano Berti e il suo gruppo Ali.
Di quell' esperienza da top manager durata
quasi mezzo secolo non ha mai dimenticato
una lezione: «Me la diede il vecchio Poerio nel
1971 quando mi consegnò il timone della
Cattabriga che aveva appena rilevato dal fallimento. Produceva macchine da gelateria dal 1927 ed era
il principale concorrente della sua Carpigiani. La rimetta in piedi, mi disse, mi faccia tutta la concorrenza
che vuole, perché altrimenti i miei si convincono di avercela fatta e quello è l' inizio della fine».
In Areté Cocchi ha applicato la regola alla lettera. Ogni azienda, pur controllata al 100% dalla holding di
Cocchi, ha un capo, una missione, una strategia autonoma e due obblighi: investire in ricerca e sviluppo
almeno il 10% dei ricavi e chiudere i bilanci in nero. Al centro, l' azionista Areté&Cocchi Technologies è
solo un team di supporto e indirizzo. Si occupa di finanza, controllo di gestione, consulenza sulle risorse
umane e sui processi industriali. Per tutto il resto le singole aziende devono arrangiarsi.
L' obiettivo immediato è superare la soglia dei 100 milioni di fatturato.
«Quando li supereremo, e sarà molto presto, farò una grande festa. Ma fino ad allora, si lavora a testa
bassa» dice con un sorriso sbrigativo, lasciando la sede di Confindustria Emilia­Romagna dove ci ha
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ricevuto e dove guida il Comitato internazionalizzazione, per scappare in fabbrica, a Crespellano. Altre
due società del gruppo hanno sede nel Ferrarese, un' altra a Bologna, una in Francia e una a Chicago.
La «nave ammiraglia» è la Ocem, rilevata dal fallimento a metà del 2011. La divisione Power
Electronics, sede a Bologna, è un' eccellenza mondiale negli alimentatori ad altissima potenza; a lei
fanno capo le commesse del Cern e quella da 20 milioni per i super magneti che terranno in
sospensione magnetica il plasma in fusione nell' Iter in costruzione a Cadarache, in Francia. L' altra
divisione, Ocem Airflield Technology deriva dall' acquisizione della divisione di Buini e Grandi
specializzata in sistemi di illuminazione per aviazione. Con l' americana Multi Electric, la francese
Augier e la Its cinese ha appena ultimato il sistema di guida luminosa a led delle piste dell' aeroporto di
Chicago. Sempre Augier è leader mondiale nei sistemi di trasporto a breve raggio dell' energia elettrica
ad alta tensione. È anch' essa fornitrice di Cern e ha realizzato l' impianto per il settimo ponte sul Fiume
delle Perle, in Guandong. Ancora la startup Priatherm, a Ferrara, produce sistemi di raffreddamento per
l' elettronica di potenza, la Algo tex di Bologna iniettori plotters per la stampa dei tessuti e la Ctpack, con
i marchi Mopa, Vortex, Otem e Karton, produce fra Ferrara e la Germania macchine automatiche per il
soft packaging alimentare e i «frozen desserts». Areté, insomma, è già una mini multinazionale.
«Ho deciso di indossare i panni dell' imprenditore ­ spiega Cocchi ­ perché sono convinto che la nostra
terra, l' Emilia­Romagna, abbia un potenziale tecnologico immenso e in parte ancora inespresso. Per
valorizzarlo occorre mettere assieme le forze, trovando punti di contatto tra saperi che si intrecciano e
possono collaborare tra loro. Nella mia testa Areté deve diventare un gruppo elettromeccanico di
eccellenze hi ­tech, specializzate in alcune nicchie di mercato dove essere primi al mondo. Solo così
possiamo garantire alle aziende un futuro vincente nella competizione globale e lasciare ai nostri eredi
qualcosa in più di quello che abbiamo trovato».
MASSIMO DEGLI ESPOSTI
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Emilia Romagna)
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Finanziamenti, consulenze e uffici: tutti i concorsi
che aiutano le startup
Startcup e Upidea! accettano progetti innovativi fino a giugno, Cna invece ne ha già
premiati cinque
Progetti mai visti e aspiranti innovatori cercasi.
Sono già due in regione i concorsi appena
partiti e dedicati interamente a chi ha una
buona idea da trasformare in realtà. A
cominciare dalla Star Cup Emilia­Romagna,
promossa da Aster in collaborazione con l'
università di Modena e Reggio ­Emilia, che ha
scelto il 3 giugno come data ultima per
presentare la propria idea di impresa (su
www.starcupemiliaromagna.it): ad accedervi
saranno i 40 migliori progetti, che poi
diventeranno 10 all' evento di premiazione di
ottobre a Reggio ­Emilia. Durante le ultime fasi
i partecipanti rimasti presenteranno la propria
idea davanti ad una platea di imprenditori,
investitori e ma nager, che designerà i tre
vincitori. Al primo classificato saranno
assegnati 10.000 euro, al secondo 5.000 e al
terzo 4.000, e tutti e tre potranno aderire al
Premio nazionale per l' innovazione promosso
dalla rete degli incubatori di impresa
universitari, che quest' anno si terrà a Modena
l' 1 e il 2 dicembre.
C' è invece tempo fino al 30 giugno per
prendere parte ad «Upidea! Startup program
2016». Si tratta di un' iniziativa, promossa a
livello regionale dai Giovani imprenditori di
Confindustria Emilia­Romagna, che mette in
palio un programma di accelerazione di
cinque mesi per sviluppare la propria proposta di business; una sede fissa per un anno; supporto nella
gestione del prodotto con partner tecnici e laboratori; visibilità; contatti con business angel e matching
con un network di circa 8.000 aziende in tutti i settori industriali sul territorio, e altro ancora. Di fatto un
aiuto a 360 gradi per le startup che saran no ritenute migliori da una giuria di esperti, chiamata a
valutare ciascun progetto secondo il grado di innovatività, sostenibilità economica, qualità e
completezza del team. Sarà poi con l'«Investor day», al termine del percorso di accelera zione, che le
vincitrici potranno andare alla ricerca di finanziamenti presentandosi, con le loro idee, agli investitori e
alle aziende del territorio regionale. Per partecipare occorre presentare la propria candidatura
compilando i documenti di sponibili sul sito www.upidea.it. Aperte pure le candidature per il Premio
Innovazione R2B di R2B­Smau, che si terrà il 9 e 10 giugno alla fiera di Bologna. La prima call termina il
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27 maggio (candidatura su www.smau.it).
Infine c' è anche chi come Cna Emilia­Romagna ha già individuato i giovani imprenditori più innovativi
del territorio.
Solo una settimana fa è andato in scena «Lampi di ingegno ­ Cna Next» a Forlì: un evento dedicato a
cinque storie di successo di startup che ce l' hanno fatta. Come Italdron di Ravenna che in tre anni e
mezzo è arrivata ad oltre un milione di euro di fatturato.
Francesca Candioli.
FRANCESCA CANDIOLI
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Vyrus, la boutique delle superbike che tutto il mondo
desidera
L' ex Bimota Ascanio Rodorigo assembla a Rimini moto su misura per clienti come
Keanu Reeves e Tom Cruise. Nel futuro una scuola di formazione artigiana
C ' è u n g a r a g e , s u i c o l l i d i Rimini ­
colpevolmente non segnalato dalle istituzioni
nella nostra Motor valley ­ che rompe l'
equazione secondo cui in Romagna crescono i
piloti, mentre è l' Emilia a fornire loro i motori.
Imprenditori da ogni latitudine, Keanu Reeves
e Tom Cruise, Lorenzo Bertelli figlio di Miuccia
Prada, tutti si inerpicano fino a qua e fanno la
fila solo per una cosa: una Vyrus. Un bolide su
due ruote dal design aggressivo, che arriva a
300 chilometri orari e che viene pazientemente
assemblato a mano e personalizzato in 18
mesi di lavoro.
«Noi non facciamo auto tradizionali né di
lusso, il nostro veicolo in alcuni casi viene
messo in salotto come oggetto d' arte. Il
segreto è il posiziona mento filosofico del
prodotto», riassume Ascanio Rodorigo, un
passato in Bimota come telaista e dal 2002
artefice di questo miracolo meccanico venduto
esclusivamente all' estero. I suoi segreti?
Customizzazione, artigianalità, passaparola,
linee e volumi all' avanguardia:
«Confezioniamo moto su misura. Per certi
aspetti siamo come un atelier, però a me piace
chiamarla bottega», un concetto su cui insiste
molto questo 53enne visionario. Tant' è che ha
già messo nero su bianco due progetti legati
alla sua azienda: «Voglio creare una scuola di
formazione professionale di alto livello, oppure di gestione manageriale. Voglio far comprendere ai
giovani quale tipo di sforzo e di dedizione ci vuole per creare e condurre un' impresa artigianale come
questa ­ rivela ­ vorrei far vedere che c' è un modo di promuovere istruzione e turi smo: se viene un
americano qua lo puoi tenere una settimana a vedere come nasce una moto, a "fare le pieghe" sui colli,
a mangiare bene.
Sulla via Emilia realizziamo gli oggetti più belli del mondo, trovatemi un' altra strada nel mondo con
tanta inventiva».
E lui di inventiva ne aveva a tonnellate quando, nel l' 8 5, mollò la Bimota, allora in am ministrazione
controllata, per aprire la bottega dove forgiava parti speciali per moto da competizione: «Man mano che
ci specializzavamo abbiamo cominciato a costruire qualche moto one­off, cosa che facciamo tuttora.
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Nel 2002 alla Motor Bike Expo di Padova abbiamo portato la 984, il nostro primo modello: eravamo in 3­
4 e volevamo fare en gineering per le grandi aziende motociclistiche». Sono rimasti 3­4 in officina
ancora oggi (ma il gruppo di lavoro con designer e consulenti sale a 19) e pure il nome è rimasto quello,
appiccicato negli anni al pari della resina che lavoravamo e che li ha ispirati: «"Chiamiamola Vyrus con
la y, ci saremo anche ammalati a lavorarla, ma questa moto è una malattia positiva", propose un
ragazzo. Gli abbiamo abbinato lo slogan "pura follya tecnologica", che racchiude il microcosmo delle
nostre competenze».
Da Padova Rodorigo e i suoi ragazzi tornarono a casa con una quantità tale di richieste che decisero di
produrla in serie. «Ne facemmo una linea di 5 pezzi poi di 12 e oggi, a distanza di 15 anni, abbiamo
realizzato oltre 150 moto. Che sembrano poche, ma, per una piccola bottega artigiana che si prefigge lo
scopo di fare veicoli unici, sono numeri importanti».
Le Vyrus sono costruite con materiali nobili, telai in carbonio o ergal; ogni singolo componente è
lavorato con la macchina utensile, non c' è nulla di industrializzato, solo tecnologia per le moto da gran
premio. «Vendiamo a 27.000 euro anche i kit per trasformare in Vyrus le vecchie motociclette: c' è un
grosso bacino di utenza ed è un mercato a cui crediamo. Le Vyrus vere e proprie, essendo
personalizzate, arrivano a costare anche 100.000 euro. È un prezzo abbordabile, rispetto al valore che
hanno e rispetto a una moto da Gp, che può essere venduta a 2 milioni».
Vyrus esiste in due serie: i modelli 984, 985 (solo 25 esemplari) e 987, motorizzati Ducati,
estremamente leggeri, 150 chili di peso; e il modello 986, con motore Honda, nata per le corse, ma
omologata anche per la strada, 145 chili di peso. «Adesso stiamo lavorando sulla terza serie, sarà una
moto universale, per girare in pista, per viaggiare o per andare a prendere un caffè.
Sarà ancora più all' avanguardia e renderemo la meccanica estrema, il design sarà molto avveniristico,
ma senza cadere nel tranello del futurismo».
Nascerà però sempre in garage: «Non sono interessato a collaborazioni con fondi. Desidererei avere un
partner che avesse rispetto del mio pensiero e desiderio di partecipare a un progetto. In Italia c' è un
sapere artigiano che va preservato. E quando vedo gioielli italiani come Loro Piana o la Benelli in mani
straniere mi sento triste... ».
[email protected].
ANDREA RINALDI
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La Voce di Romagna
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Show business e grandi artisti
PRIMA GIORNATA Tantissimi operatori e pubblico di tutte le età all' evento
Debutto in grande stileper MUSIC INSIDE
RIMINI ­ Innovation, Technology, Light, Sound
& Video, prima edizione dell' evento ­
organizzato da Rimini Fiera in collaborazione
con APIAS, SILB FIPE, ENA e il patrocinio di
Regione Emilia­Romagna e Comune di Rimini
­ che riunisce in un' unica manifestazione l'
intero mercato professionale della musica e
dello spettacolo dal vivo, con un format unico
in Italia.
In fiera è accorso sia il mondo business, sia la
folta platea del pubblico degli appassionati,
dando spazio alle tecnologie luci, audio,
rigging, video, design, strumenti musicali,
clubbing e a tutte le contaminazioni possibili
tra cultura, turismo ed entertainment.
Tante novità in Fiera. A cominciare dalla
Technology Ex po e i padiglioni Live
Technology Show per la presentazione delle
tecnologie luci, audio e video di ultima
generazione in un contesto dinamico e
interattivo pensato appositamente per gli
addetti ai lavori, con spettacoli inediti in grado
di affascinare anche il grande pubblico.
Alla prima serata migliaia e migliaia di giovani
e meno giovani hanno affollato i padiglioni per
ascoltare star del calibro di Sven Väth, Tale Of
Us, Solomun, Len Faki, Jamie Jones, CW/A,
Ralf e ancora Kollektiv Turmstrasse, Undercatt, Flavio Vecchi, Lehar, Marco Effe e Margot. Stasera
saranno invece sotto i riflettori Ricardo Villalobos, Nina Kraviz, Ilario Alicante, Pan Pot, Recondite,
Raresh, Sonja Moonear, Carola Pisaturo, Rame aka Enroll e Da Vid.
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La Voce di Romagna
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Tradizioni tedesche e romagnole s'incontrano
BELLARIA IGEA MARINA Gastronomia, musica e balli bavaresi nella "Borgata che
danza"
La tradizione romagnola è pronta a incontrare
a Bellaria Igea Marina il folklore e la
gastronomia tedesca: il matrimonio è
annunciato tra venerdì 20 e domenica 22
maggio, quando nella città di Panzini si
fonderanno la 24^ edizione de "La Borgata che
danza" e le celebrazioni di "Meine Romagna",
la Festa di Pentecoste promossa da Unione
Prodotto Costa, Apt Servizi e tutti i comuni
della Riviera. Nel contesto di "Meine
Romagna", grande happening di benvenuto
dedicato agli ospiti tedeschi, saranno presenti
a Bella ria Igea Marina il gruppo musicale "Die
Andern und I" e il gruppo folkloristico "Die
Vilstaler Ebensbach", provenienti dalla
Baviera. Entrambi i gruppi saranno
protagonisti nella giornata di domenica e in
due festose anteprime: venerdì 20 maggio,
alle 20.00 in viale Ennio, l' evento "Wilkommen
in Bellaria Igea Marina" proporrà apericena
con specialità gastronomiche italiane e
tedesche, musica anni '80 e video dj, mentre
sabato 21 maggio, nel pomeriggio e in serata,
i due gruppi allieteranno le spiagge e i viali
pedonali di Bellaria Igea Marina con uno
spettacolo itinerante. Il clou è invece in
programma per domenica 22 maggio, con l'
evento "Das Frühlingsfest in Bellaria Igea
Marina": la musica e i sapori tedeschi incontreranno dalle ore 19.00 la tradizione romagnola nei cortili
interni, nelle osterie e lungo le strade della Borgata Vecchia, storico insediamento del centro di Bellaria.
"La Borgata che danza", festival di strada di musiche della tradizio ne orale, è dal canto suo una delle
più apprezzate manifestazioni della "bella stagione" a Bellaria Igea Marina.
L' edizione 2016 sarà caratterizzata non solo dall' incontro musicale, culturale, artistico e gastronomico
con la tradizione tedesca, ma anche da una particolare attenzione al genere che in Emilia Romagna e in
Italia è comunemente chiamato "liscio", che sarà presentato con espressioni provenienti sia dalla nostra
Regione, sia dalla Lombardia.
Il Festival si tiene nel nucleo storico della "Borgata Vecchia" di Bellaria, nelle vie Ionio e Romea, con l'
obiettivo di valorizzare le tradizioni, le musiche e i balli popolari anche nella loro accezione culturale ed
aggregativa: a tal fine, vengono promossi annualmente laboratori dedicati ai ragazzi, in contri di
approfondimento, lavori di ricerca e promozione della narrazione popolare. Parte integrante della
manifestazione, i momenti conviviali ed il coinvolgimento di residenti e turisti presso gli spazi domestici
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ed cortili interni delle abitazioni, che per l' occasione si trasformano in osterie ­ sempre molto
apprezzate ­ dove le famiglie del posto cucinano cibi tradizionali mentre gruppi di suonatori
improvvisano canti e balli; per l' edizione 2016 saranno aperte le osterie "da Magnùl", "da Guiròin", "da
Marascòun", "La speranza" e, ovviamente, un' osteria "Meine Romagna" in cui gustare specialità
tedesche.
Così il Sindaco Enzo Ceccarelli: "A Bellaria Igea Marina la grande Festa di Pentecoste dedicata ai
tedeschi sarà valorizzata e nobi litata dal coinvolgimento in una manifestazione, quella della Borgata
Vecchia, ricca di tradizione ed autenticità: ingredienti che, da sempre, gli amici tedeschi cercano nella
nostra Romagna. Ne è un esempio anche il "liscio", che non a caso abbiamo voluto porre al centro della
24^ edizione della "Borgata che danza". Tutta la città", continua il Primo cittadino, "è pronta a dare il
proprio benvenuto agli ospiti tedeschi in un weekend, quello dal 20 al 22 maggio, che sarà
contraddistinto anche da altri eventi importanti, come il 23^ Sand Volley targato Kiklos: invito sin da ora
la cittadinanza a vivere i tanti momenti di divertimento che la Città di Bellaria Igea Marina ha in serbo
per l' occasione, ritrovandoci poi in Borgata per festeggiare insieme.
"
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La Voce di Romagna
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UN ROMAGNOLO AL MESE
L' eccellenza
LE NOSTRE INTERVISTE Stavolta niente personaggi. Siamo andati alla scoperta di
"Volux", un' impresa di Santarcangelo esempio di livello nazionale nel campo della
diagnostica per immagini 3D
Questa volta la rassegna "Un Romagnolo al
mese" vede protagonista non una persona,
bensì Q un' impresa. A Santarcangelo si trova
un centro d' eccellenza nel campo della
diagnostica per immagini 3D: "Volux".
Di cosa si occupa Volux?
(Loretta Morolli, Titolare ed Amministratrice)
Sono presenti varie realtà nel campo della
diagnostica digitale, ma non c' e alcun centro
analogo a Volux in quanto noi abbiamo riunito
tutta l' innovazione che il mercato attualmente
offre, per dare un servizio all' avanguardia
davvero completo. La nostra strumentazione
rappresenta il top del mercato.
A chi si rivolge l' offerta di Volux?
Principalmente a odontoiatri, chirurghi orali e
chirurghi maxillo­facciali, ma anche a otorini,
chirurghi estetici, gnatologi, posturologi e
fisioterapisti del distretto collo e cranio. L'
odontoiatria, come tutti i settori della medicina,
sta vivendo la rivoluzione digitale, e non può
più prescindere dall' uso di strumenti
innovativi.
Esistono altri centri come il vostro?
(Fabrizio Anelli, Tecnico Ortodontico, Titolare)
Esistono molti centri di radiologia, ma il nostro
centro e unico in Italia per completezza e peculiarità del servizio offerto. In Europa si trova un centro
similare in Spagna, e a livello mondiale ne esiste un altro in Brasile. Insomma, siamo il terzo centro al
mondo totalmente dedicato al servizio di radiologia ed imaging 3D del distretto dento­maxillo­facciale.
Collaborate anche col Servizio Sanitario Nazionale?
Certamente. Attualmente collaboriamo con ospedali che hanno i reparti di maxillo­facciale, abbiamo
rapporti con gli ospedali di Cesena, Cotignola, ed anche Bologna, ma progettiamo di estendere i
contatti oltre il nostro territorio, in altre Regioni d' Italia. Il nostro centro e altamente specializzato sul
distretto anatomico craniale, e tale specializzazione ci caratterizza.
I professionisti che hanno conosciuto il nostro centro si sono appassionati ad esso perche la gamma
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della diagnostica e totale e ciò consente di migliorare la qualità della diagnosi da esprimere.
Quali specialisti usufruiscono maggiormente del vostro centro?
E' molto apprezzato da dentisti e chirurghi maxillo­facciali. Per i dentisti la imaging 3D e preziosa per l'
implantologia guidata, che agevola il posizionamento degli impianti nel cavo orale, riducendo
notevolmente i rischi di difetti. Per questo credo il centro potrebbe dare nuovo impulso alla tecnica dell'
implantologia nel nostro territorio. I chirurghi maxillofacciali possono invece simulare in 3D il risultato
estetico di un intervento ricostruttivo. Anche gli otorinolaringoiatri cominciano ad apprezzare la TAC 3D
per l' esplorazione delle vie respiratorie e dell' orecchio.
Il vostro centro offre anche altri servizi oltre alla diagnostica?
Certo. Voglio esprimere un concetto importante. In Volux si e cambiato l' approccio alla diagnostica: la
TAC per noi non e un punto di arrivo ma un punto di partenza da cui avviare, ad esempio, un percorso
di consulenza polispecialistica con i medici che collaborano col centro, o da cui avviare, altro esempio,
la produzione della replica anatomica per la ricostruzione delle parti ossee mancanti.
Il nostro centro si avvale della stampa 3D, con cui crea i manufatti ortodontici e/o maxillo­facciali da
impiantare ai pazienti durante l' intervento chirurgico, ovviamente tutto precedentemente rilevato con la
nostra TAC o con lo scanner intraorale. Poi abbiamo partners nazionali ed internazionali con cui
collaboriamo a progetti di ricerca. Il nostro centro non e statico, e in continua evoluzione, pronto a
rispondere fattivamente alle esigenze ed alle richieste dei pazienti e dei professionisti che si avvalgono
della nostra collaborazione, e attento a recepire le news dal mondo della tecnologia.
E ora occupiamoci delle vostre apparecchiature.
(Nicolò Mario Pistoni, Tecnico di Radiologia medica, Ingegnere Biomedico) La nostra punta di diamante
e la TAC Cone Beam VGI EVO, il top di gamma della ditta QR, unica al mondo in grado di produrre l'
immagine più ampia possibile per la TAC 3D: 24 cm di diametro x 19 cm di altezza, il primo strumento
al mondo in grado di produrre immagini di radiologia dinamica, un filmato non in grafia ma in scopia,
bidimensionale, che consente di vedere la funzionalità dell' articolazione mandibolare, della deglutizione
e della flesso ­estensione del rachide cervicale. Altri strumenti sono la TAC Cone Beam HYPERION per
aree di piccole dimensioni, lo scanner endorale e lo scanner facciale 3D. Come si evince, una
strumentazione completa e ad altissima definizione d' immagine. Siamo partico larmente orgogliosi del
fatto che la nostra strumentazione e tutta italiana, a dimostrazione che in moti settori l' Italia e ai massimi
livelli.
Immaginiamo tutto ciò si traduca in un forte inquinamento elettromegnetico dovuto alle radiazioni.
Non e così, il costo biologico del paziente e molto inferiore a quanto si possa pensare perche la nostra
TAC emana il 10% delle radiazioni rispetto ad una TAC tradizionale. Quindi: altissima risoluzione,
bassissimo costo biologico, molto risparmio in termini di salute.
Tanta tecnologia non poteva che esprimersi anche nella gestione amministrativa, ad alto livello d'
informatizzazione.
(Valentina Tieni, Office Manager) Quando il paziente arriva al box office inizia il viaggio dei suoi dati,
che dall' accettazione vengono inviati immediatamente a ogni apparecchiatura presente nel nostro
centro; ciò semplifica e velocizza lo scambio delle informazioni: quando i tecnici iniziano il loro lavoro
sul paziente, hanno già tutti i suoi dati. Inoltre, al momento dell' accettazione ad ogni pa ziente viene
consegnata una password generata nel centro. Dopo aver eseguito gli esami, il paziente può,
accedendo al nostro sito ed inserendo la password, prendere visione dell' esito degli esami; la
password può dal paziente essere consegnata anche al proprio medico curante, il quale, allo stesso
modo, può visionare gli esami eseguiti ed il loro esito.
Infine, nel nostro sito internet e possibile verificare la disponibilità per una visita e gestirne direttamente
la prenotazione. Nel nostro centro tutto e informatizzato, in questo modo tutto e visionabile dal proprio
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ambulatorio o da casa, tutto può essere stampato o memorizzato dal cliente, gestito in piena autonomia,
con grande risparmio di tempo. Soltanto i referti del nostro Direttore Sanitario, il Dr. Domenico D'
Artista, Medico Radiologo, sono, necessariamente, cartacei.
Mentre intervistiamo Valentina entra un cliente, il Dr. Luca Battarra, Medico Chirurgo abilitato all'
odontoiatria. Gli chiediamo cosa pensa dell' attività di Volux.
Io lavoro e vivo a Rimini e devo dire che avere vicino un centro di questo In alto lo staff di Volux. A
sinistra e sopra due esempi del tipo di studio che l' impresa santarcangiolese predispone nella sua
attività tipo si sta rivelando un' opportunità straordinaria perche avvalendosi del centro il professionista
non deve più acquistare le apparecchiature per il proprio ambulatorio, può svolgere la professione in
ambulatori di dimensioni ridotte perche non necessità più dello spazio per le attrezzature, e tutto ciò si
traduce in un abbattimento notevole dei costi per i pazienti. Si spende meno, ma si ha maggiore qualità
perche la qualità del servizio e al top. Voglio puntualizzare che tutta la tecnologia che si trova in Volux
non sostituisce l' abilità e la competenza dei professionisti: si deve essere ben preparati clinicamente
per poter usare il digitale, non e un servizio che può essere utilizzato con improvvisazione ed
approssimazione. Tuttavia, sono convinto che il futuro abbia già tracciato il percorso, e che Volux lo stia
percorrendo.
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La Voce di Romagna
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PALAZZO BEGNI
Arrivano gli indiani
Nella mattinata di mercoledì prossimo, a
Palazzo Begni, l' Ambasciata della Repubblica
Indiana presenterà il progetto "Enchanting
India", organizzato in collaborazione con le
Segreterie di Stato agli Affari Esteri e al
Turismo. L' iniziativa ha lo scopo di avvicinare
i due Paesi attraverso una migliore
conoscenza degli aspetti più caratteristici della
loro cultura: da una parte l' India, con le sue
città e i suoi siti archeologici, i monumenti, le
espressioni artistiche tipiche del lontano
Oriente e il suo sviluppo nel corso dell' ultimo
ventennio; dall' altra San Marino, con la sua
testimonianza d i l i b e r t à e d e m o c r a z i a ,
intimamente legata alle Istituzioni e alle
tradizioni millenarie.
Alle presentazioni multimediali seguiranno
interventi focalizzati sui rispettivi sistemi
economici e finanziari; per San Marino
relazionerà il Direttore della Camera d i
Commercio.
Gli interessati a partecipare potranno fare
richiesta via posta elettronica all' indirizzo
[email protected] m o
contattare il numero 0549 88 22 29.
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La Voce di Romagna
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STORIE DI SUCCESSO
Domani Sipario sulla Elmi Ferruzzi
Domani sera alle ore 21 Maria Cristina Elmi
Ferruzzi sarà l' indiscussa protagonista di
'Storie di Successo', il ciclo di incontri condotto
dal giornalista Michele Cucuzza che Asset
Banca o r g a n i z z a . U n a p r o t a g o n i s t a d '
eccezione dunque, l' imprenditrice proprietaria
della Sibeg, vice presidente d e l c d a d e l l '
Espresso, titolare della Europa Pubblicità e
presidente degli industriali italiani in Albania.
La sua storia comincia con una perdita e lì si
sarebbe potuta concludere se non fosse stato
per l' ostinazione di un' imprenditrice di razza
capace di superare gli ostacoli (e le
sofferenze) e rialzarsi dopo la caduta. Una vita
dedicata al lavoro nella quale dice di non aver
sacrificato né la sfera del privato, quella di
mamma, né le tante passioni.
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ECONOMIA Partita il primo maggio su internet, serve a realizzare uno studio sul lavoro in Italia
#Lavorando: via alla campagna social
MILANO ­ Una campagna social con lo scopo
di realizzare uno studio ­antropologico basato
sul lavoro in Italia, per esaltarne gli aspetti
positivi, ma anche le sue carenze. Il tutto
attraverso l' invio di foto dal posto di lavoro,
pensieri, opere d' arte, fotografie d' autore,
racconti, libri e scene cinematografiche sui
principali social network. Parte su Face book,
Twitter ed Instagram #Lavorando, l' iniziativa
inedita rivolta agli utenti della rete chiamati a
scegliere immagini, frasi e testi e postarli sulle
pagine social, che attualmente si trova tra le
tendenze di Twitter . Lavoro come prima
preoccupazione del Paese come confermato
dal Capo dello Stato Sergio Mattarella al suo
primo discorso a reti unificate il 31 dicembre
scorso: "L' occupazione è tornata a crescere.
Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l'
uscita dalla recessione economica e la ripresa
non pongono ancora termine alle difficoltà
quotidiane di tante persone e di tante famiglie.
I l lavoro manca ancora a troppi dei nostri
giovani". Le ultime statistiche rilasciate dall'
Istat p a r l a n o d a s o l e : a n c o r a u n a v o l t a
emergono dati in chiaro scuro sull'
occupazione, che confermano il clima di
incertezza tra le imprese.
"Con questo esperimento che ha il fine di
realizzare uno studio socio ­antropologico ­ afferma Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo ­
vogliamo celebrare il mondo del lavoro partendo dal basso, ovvero dando la possibilità a chiunque di
manifestare l' importanza del diritto al lavoro attraverso immagini, aforismi o veri e propri racconti inediti
da poter postare sul sito e sui profili social di Libreriamo.
Un' iniziativa che lanciamo in vista del 1à maggio ma che vogliamo viva nel corso dell' anno,
raccogliendo tutti i vari contributi in un unico contenitore che possa vivere anche fuori la rete, in una
mostra dedicata". Nonostante il dato tendenzialmente positivo dell' occupazione (+96 mila occupati), il
picco di assunzioni rilevato in gennaio 2016 per effetto degli sgravi, ha lasciato in febbraio il posto ad
una frenata legata alla loro sostanziosa riduzione come sostiene Confesercenti. Il dato positivo invece, è
rappresentato da un miglioramento, seppur lieve, della situazione dei giovanissimi (che infatti riducono
di 2 decimali il tasso di disoccupazione rispetto a gennaio 2016).
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Affari & Finanza
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Anche in bottiglia il dolce non va più
CALO COSTANTE PER IL MERCATO DELLE BEVANDE ANALCOLICHE. I MARGINI
DELLE AZIENDE SI RIDUCONO PER LA GUERRA DEI PREZZI E A QUESTO SI
SOMMANO GLI SFORZI DEI GOVERNI PER RIDURRE IL CONTENUTO DI
ZUCCHERO
[ IL CASO ] Milano L' ultima, in ordine di tempo, è la Gran
Bretagna. Il cancelliere George Osborne ha dichiarato guerra
all' obesità infantile e la prima battaglia l' ha dichiarata ai
produttori di bevande gassate. Se entro il 2017 le aziende di
soft drink non avranno ridotto lo zucchero ­ massimo 15
grammi per una lattina e notare che oggi una lattina di Coca
ne contiene 39 di grammi di zucchero, cioè sette cucchiai ­
dovranno pagare dazio per restare sul mercato britannico.
Strategia, quella inglese, non certo originale. C' erano già
arrivati americani, francesi, danesi, finlandesi, ungheresi,
messicani. Risultato?
Quasi tutti hanno fatto marcia indietro, perché tassare le
bollicine dolci non ne riduceva il consumo. «Sono state
effettuate ricerche sugli stati americani dove è stata introdotta
l' accisa e s' è visto che il consumatore si sposta su marchi
meno costosi, piuttosto che cambiare abitudini», racconta
Cinzia Di Novi, ricercatrice di Scienze delle Finanze all'
università di Pavia che fa notare come negli Usa la soft drink
taxation incida in media fra il 3 e il 5% sul costo della bibita,
mentre dovrebbe lievitare al 16% per ottenere una riduzione
del consumo di bevande zuccherate di 100 calorie al giorno.
«Ma anche così non funziona. A New York ha introdotto la
obesity tax sulle soft drink di 18 punti percentuali che ha
funzionato dal punto di vista della riduzione del consumo, ma i
consumatori si sono messi a bere altre bevande, altrettanto
zuccherate o grasse, come succhi di frutta o latte», spiega Di
Novi.
Anche in Italia, 4 anni fa, c' era stata la proposta di introdurre
una tassa così, ma alla fine non se n' era fatto nulla, tanto più
che il mercato è in una fase calante. Secondo le indagini di
Assobibe, la Confindustria delle bevande analcoliche, negli
ultimi sei anni il mercato si è ridotto del 19%, passando da un
consumo di 3,8 a 3,1 miliardi di litri, con un aumento
soprattutto di energy drink e un tonfo delle gassose. Il peggio
potrebbe non essere alle spalle, anzi. I margini delle imprese
del settore, che vale 1,9 miliardi di euro, dà lavoro a 25 mila
persone (l' export è pochissimo e, praticamente, la produzione
serve il mercato italiano), presto potrebbero ulteriormente
assottigliarsi, perché sulla loro testa pende la norma, già
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approvata ma ancora priva di decreti attuativi, sul 20% minimo di succo d' arancia obbligatorio per tutte
le aranciate prodotte in Italia: «E' una decisione che penalizza chi produce qui, dal momento che l'
imposizione non vale per chi produce all' estero. L' effetto? Si allontanano gli investimenti, si riduce l'
attività e si mettono in forse posti di lavoro e gettito versato in Italia. Mentre i benefici non sono chiari»,
commenta David Dabianikov, direttore di Assobibe, che spera ancora in uno stop o una rimodulazione
di quella legge, in seguito a un parere della Commissione Europea. «Al contrario questa industria
avrebbe ampio margine di crescita, soprattutto perché i consumi sono esigui rispetto agli altri paesi dell'
Unione Europea»:, dati alla mano, Dabianikov fa notare che in Italia si consumano in media 41 litri
procapite di soft drink, contro i 70 dell' Europa, per un apporto calorico complessivo di meno dell' 1%.
Certo, poi c' è da dire che i bambini italiani sono i più obesi d' Europa, come rileva anche l' Ocse: «Ma
incidere fiscalmente non serve, piuttosto è una questione di educazione alimentare, sulla quale bisogna
investire », dice l' economista Di Novi.
Chi invece, in Italia sta emergendo, andando in controtendenza, sono le aziende di energy drink,
biologiche e che hanno investito sulla qualità e l' estetica delle bottiglie. Lo ha fatto Lurisia di Mondovì
(Cuneo) che nel 2007 ha lanciato sul mercato il "vero Chinotto": senza coloranti, conservanti, in
bottigliette di vetro (quindi non inquinan­ti), e usando il chinotto di Savona, presidio slow food,
riproducendo un' antica ricetta. Il fatturato della società è raddoppiato. Recentemente, è ricomparso
anche il marchio Spumador (di proprietà degli olandesi Refresco, la società ha sede a Como),
rispolverando il logo del passato e creando nuove bottigliette che si rifanno alla tradizione, e si è messa
in marcia anche la Fava Bibite, anche questa comasca, che realizza bibite a marchio proprio e conto
terzi.
Quest' ultima, nell' autunno 2015, ha cominciato la produzione di una bibita naturale al Baobab,
realizzata in collaborazione con il governo dello Zimbabwe, nel tentativo di conciliare creatività e
attenzione al nuovo mood salutista.
Non a caso un colosso come Coca Cola ha lanciato la versione Life, la Coca con l' etichetta verde che
contiene stevia, un dolcificante naturale con poche calorie, e che in Italia sta avendo grande successo:
«I risultati di Coca­Cola Life a ridotto contenuto calorico, hanno infatti superato le nostre previsioni»,
afferma Barbara Garioni, Direttore Modern Trade Coca­Cola HBC Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA A fianco, un distributore automatico di bevande analcoliche: il
consumo in Italia si è ridotto da 3,8 a 3,1 miliardi di litri.
GLORIA RIVA
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Piastrelle, la Sassuolo Valley clona se stessa in
Tennessee
INVESTIMENTI CRESCENTI NEL MERCATO USA DELLE AZIENDE ITALIANE: DEL
CONCA, FLORIM, REMIX, CONCORDIA, PANARIA E ALTRE ANCORA "ESPORTANO"
KNOW HOW, TECNICI E TECNOLOGIE. L' EXPORT CRESCE, IL MERCATO
INTERNO NO. ORA SI TEME LA FINE DELL' ANTIDUMPING UE
Milano I n Tennessee la lingua ufficiale degli
affari, per chi si occupa di ceramiche e
rivestimenti, è l' emiliano­romagnolo. Si
capisce che non potrebbe essere altrimenti: su
1.300 occupati nel nascente settore delle
piastrelle nel south east d' America, 800
lavorano negli impianti di aziende made in
Italy. E siamo solo agli inizi dell' emigrazione
di lusso proveniente dai distretti di Sassuolo,
di Modena e Reggio Emilia. Per capire il
fenomeno bisogna spostare le lancette al
2008, quando l' America sprofondava in quella
crisi finanziaria che avrebbe poi contagiato
tutta l' economia globale.
Sotto la valanga dei mutui subprime, che ha
fatto crollare il settore immobiliare, ci è finita l'
intera filiera della piastrella del Made in Italy,
quel piccolo e grande mondo antico che dal
Seicento in poi con le sue maioliche decorate
ha dominato i mercati per volumi e per
eccellenza.
In quegli anni era quasi tutto pronto per dare l'
estrema unzione a un comparto che sembrava
non più al passo con i tempi: con il caro
energia che divorava i margini, la cassa
integrazione dilagante e i prodotti orientali low
cost che invadevano l' Europa. Otto anni dopo,
tutto è cambiato. Certo, qualcuno ha dovuto issare bandiera bianca, come il gruppo Iris (brand risorto
insieme con GranitiFiandre), altri sono passati sotto controllo estero, è il caso di Marazzi oggi guidata
dagli americani di Mohawk. Ma buona parte della della truppa, 150 aziende e 20 mila dipendenti, ha
ripreso a correre. E oggi è tra i protagonisti del ritorno dell' industria sia in Italia che negli Stati Uniti.
Il dato preconsuntivo 2015 del settore delle ceramiche parla di una ripresa economica che, per valore,
ha riagguantato quasi i livelli pre­crisi con un giro d' affari di 5,1 miliardi di euro per una quota di
mercato globale del 16%. I volumi produttivi sono ancora lontani dai 600 milioni di metri quadrati di una
volta. Ma è stata superata la soglia psicologica di 400 milioni che non si vedeva da anni, ai quali vanno
aggiunti 80 milioni sfornati all' estero, e metà di questi escono dalle linee degli stabilimenti italiani negli
Usa. Il dato rivelatore è quell' export balzato a 4,3 miliardi. Cinque anni fa le vendite all' estero non
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arrivavano al 70% dei ricavi, oggi valgono l' 83%. Nel 2015 il distretto della piastrella di Sassuolo,
secondo le stime del monitor di Intesa San Paolo, ha visto crescere l' export del 7,5%. L' euro debole ha
fatto la sua parte nel favorire le vendite all' estero. Ma la grande corsa a investire negli Usa racconta la
storia di processi produttivi rinnovati nel segno dell' automazione 4.0 e dell' alta qualità, andando ben
oltre le forniture per bagni e cucine. Le nuove tecnologie in linea spingono sulle grandi lastre di
ceramiche che consentono maggiore libertà ai progettisti secondo le esigenze dell' architettura
moderna, dai rivestimenti alle facciate dei palazzi. A creare un clone della Sassuolo Valley in terra
americana oggi ci sono una dozzina di imprese, e molte hanno scelto il Tennessee come base.
Ci sono i macchinari da 1,2 miliardi di euro della Sacmi guidata da Paolo Mongardi, il gruppo System,
387 milioni di ricavi e specializzata nell' automazione industriale per il settore, e poi ancora il gruppo
Martinelli, i ricambi di Inter Ser, Lb e Bmr che hanno unito le forze nel segmento della finitura di
prodotto. Poi ci sono anche gli investimenti in impianti produttivi dei "piastrellisti" a tutto tondo:
GranitiFiandre, Florim, Concorde, Remix e Panaria Group, che è entrata sul mercato acquisendo la
società Florida, in Kentucky.
L' ultimo investimento in ordine di tempo è quello del gruppo Del Conca di Rimini, 130 milioni di ricavi e
500 addetti, che ha raddoppiato i suoi impianti mettendo sul piatto 30 milioni di euro nella fabbrica della
contea di Loudon, sempre in Tennessee. «Passeremo da 3 a 6 milioni di metri quadrati all' anno di
produzione per una superficie di 40 mila metri quadri coperti­ dice Enzo Donald Munaroni, ceo dell'
azienda romagnola ­ A convincerci a scommettere ancora sugli Usa ci sono l' energia a basso costo, la
possibilità di reperire materia prima, la burocrazia ridotta al minimo, grazie a cui si riesce a mettere a
regime uno stabilimento in pochi mesi e un mercato che continua a crescere. Inoltre il Tennessee è una
regione strategica dal punto di vista logistico perché confina con otto Stati». Nel 2015 l' export di
piastrelle dall' Italia agli Stati Uniti è balzato del 9,3% in valore e del 12,8% in quantità rispetto all' anno
precedente per un giro d' affari complessivo di 573 milioni di euro. Il mercato americano è fortemente in
ripresa e sta diventando sempre più sofisticato con maggiore richiesta di prodotti dal design italiano.
«Non si tratta di delocalizzazioni ­ continua Munaroni ­ Ma di investimenti che fanno bene alla
produzione italiana. Perché l' alto di gamma rimane in Italia. E la nostra presenza negli Usa spinge i
nostri impianti allo sviluppo».
Il settore delle ceramiche non è rimasto inerte di fronte alla grande crisi. «Il processo di
internazionalizzazione è stato accompagnato da grandi investimenti in tecnologia ­ dice Emilio Mussini,
presidente di Panaria Group e responsabile delle attività promozionale e fieristica di Confindustria
Ceramiche ­ Il settore ceramico italiano, l' anno scorso, ha investito 300 milioni, il 6% del fatturato, in
innovazione e ammodernamento tecnologico. L' America è un mercato molto importante ma non l'
unico. Abbiamo lavorato molto sull' espansione internazionale in Turchia, Brasile e in Russia anche
grazie all' attività fieristica dove le aziende operano in modo sinergico sotto il capello del marchio
Ceramics Tiles of Italy».
Gli imprenditori con la valigia riscuotono successo all' estero ma faticano in casa propria.
Il 2015 è stato avaro di buone notizie sul fronte domestico, con un mercato sostanzialmente piatto. Oggi
a spaventare le imprese c' è anche la spada di Damocle della questione cinese. Spiega Vittorio Borelli,
presidente di Confindustria Ceramiche: «Le azioni antidumping ci hanno permesso di tenere in
equilibrio conti anche nella stagione più nera della crisi. Le importazioni dal Far East sono diminuite del
60%. Ma a settembre scadranno queste misure e l' ipotesi che la Cina diventi economia di mercato
spaventa tutto il comparto. Temiamo che se la politica a livello europeo non interverrà ci troveremo
senza difese. In Europa rischiamo di perdere 100 mila posti di lavoro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA.
CHRISTIAN BENNA
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Tortoriello, con energia al vertice di Unindustria
IL PATRON DI GALA, PRIMO FORNITORE INDIPENDENTE DI ELETTRICITÀ DEL
PAESE NONCHÉ GRUPPO MANIFATTURIERO E DI INGEGNERIA ATTIVO ANCHE IN
CINA, È DI GRAN LUNGA IL FAVORITO PER LA PRESIDENZA DEGLI INDUSTRIALI
DEL LAZIO
Roma C he anno, il 2016, per Filippo
Tortoriello, patron del gruppo Gala.
Cominciato con l' aggiudicazione del progetto
di pianificazione urbanistica per il waterfront di
Shanghai, finirà con ogni probabilità con la
presidenza di Unindustria, l' associazione
degli industriali del Lazio: passato in
Confindustria M a u r i z i o S t i r p e q u a l e
vicepresidente nella squadra di Vincenzo
Boccia, è Tortoriello il quasi sicuro
successore. Classe '52, nato a Potenza,
laureato in ingegneria civile a Napoli, vede
così coronato un lungo cammino dipanatosi
tutto nel settore energetico.
«Quando fondai la mia prima società di
consulenza appunto nell' ingegneria
energetica, la Costen, erano gli anni in cui,
dopo la crisi del 1973, cominciava la
sensibilità verso questo problema. Però non
mancavano le perplessità quando andavo
nelle fabbriche a dire: vi faccio un piano di
ottimizzazione energetica e non mi dovete
nulla. Se risparmierete qualcosa, ci
divideremo i profitti». Il business comunque
decolla: il miglior biglietto da visita se lo
guadagna all' Alfasud, «che malgrado le
polemiche era una fabbrica moderna e
tecnologicamente evoluta. Così riuscimmo a tracciare i consumi di energia reparto per reparto e
scoprimmo, ad esempio, che la lastrosaldatura assorbiva 12 Mw: creammo un software che evitava che
le saldature, operazione che richiede poche frazioni di secondo, avvenissero tutte insieme ma in
rapidissima successione, e l' assorbimento crollò a 2 Mw».
Con gli anni la società cambia nome in Gala Engineering e Tortoriello continua a diffondere la cultura di
un uso dell' energia «più sostenibile, consapevole ed economico». Finché nel 2001 la svolta con l'
ingresso nel mercato dell' energia appena liberalizzato.
«Grazie all' approvvigionamento sulla Borsa elettrica, in qualità di grossisti cominciammo a offrire
forniture a imprese, pubbliche amministrazioni e successivamente anche alle famiglie di tutta Italia. Il
nostro è un nuovo concetto di utiliy: oggi, con oltre 10 Terawatt di elettricità forniti pari al 5% del mercato
libero, 1,3 miliardi di fatturato e 41 milioni di utile netto (dati del 2014, quelli del 2015 arriveranno fra
pochi giorni ma si prevedono in crescita, ndr ), siamo il quinto player del settore dietro Enel, Acea, Hera
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Affari & Finanza
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ed Edison, il primo fra i non produttori».
La divisione ingegneria intanto continua la sua crescita, e all' inizio dell' anno ha vinto la prima
importante gara internazionale, quella per il masterplan della marina di Shanghai, dove sorgeranno
uffici, strutture pubbliche, attività turistiche, ovviamente porti per yacht e navi cargo. «È una piccola fetta
di un piano di lavori da oltre 16 miliardi in dieci anni su un' area di 723 ettari con una superficie di terra
da costruire nel mare di 2 chilometri quadrati e nuovi bacini acquiferi per 1,4 chilometri quadri. C' erano
220 contendenti all' inizio, per noi è un' immensa soddisfazione e anche la premessa, speriamo, per
ulteriori sviluppi: intanto per altri lavori nella stessa area e poi chissà, magari un ingresso nel mercato
cinese dell' energia che sta cominciando a liberalizzarsi.
Puntare a un ingresso diretto su questo mercato sarebbe stato troppo difficile». L' aggiudicazione della
gara permetterà a Gala China di procedere nella fase esecutiva della pianificazione urbanistica in
collaborazione con Shanghai Urban Planning Design Institute. «Abbiamo aspettato a lungo prima di
avventurarci sui mercati esteri perché sono convinto che sia un passo da fare solo quando si hanno
spalle forti e non per cercare affannosamente nuove fonti di affari».
Il gruppo Gala dal 2014 è quotato al segmento Aim di Piazza Affari, «un' esperienza a dire la verità
piuttosto deludente, anche se con 25 milioni raccolti abbiamo una delle migliori performance del
comparto. Ora stiamo preparando il passaggio al mercato maggiore, al quale potremmo cominciare a
pensare già dal 2017, con l' innalzamento dal 15 al 25% del flottante».
L' ultima nata della famiglia Gala è la divisione manifattura, sempre concentrata sull' energia: «Abbiamo
anche realizzato alcuni impianti fotovoltaici ma soprattutto abbiamo gettato le basi per un nuovo
distretto produttivo nella provincia di Rieti rilevando la Solsonica, produttrice di pannelli solari, e la
Proxima che realizza batterie al redox­vanadio per l' accumulo di energia, il futuro per una gestione
ottimizzata delle fonti rinnovabili». Il tutto in un' ottica di sempre maggiore integrazione fra le varie
attività del gruppo: «Siamo oggi in grado di offrire tutto ciò che serve per usufruire nel modo migliore
dell' energia, dalla fornitura alla consulenza fino alla produzione, in un' ottica di forte sostenibilità
ambientale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nel disegno, Filippo Tortoriello , visto da Massimo Jatosti Tortoriello è
azionista di maggioranza del gruppo Gala, 1,3 miliardi di fatturato.
EUGENIO OCCORSIO
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Affari & Finanza
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K­Flex, il numero uno degli isolanti punta sull'
automotive e sull' oil&gas
UN PIANO DI ACQUISIZIONI E DI JOINT VENTURE ALL' ESTERO PORTA IL GRUPPO
MONZESE DELLA FAMIGLIA SPINELLI A METTERE NEL MIRINO L' OBIETTIVO DI
500 MILIONI DI RICAVI. GLI INVESTIMENTI SONO AUTOFINANZIATI
Milano I francesi fanno incetta di marchi e
aziende italiane? Ma anche viceversa. La
monzese K­Flex ha da poco messo a segno
un' acquisizione oltralpe: la Sagi Arma Decoup
di Champtocé­sur­Loire, società da 12 milioni
di fatturato.
L' operazione fa parte di un grande piano di
espansione, cominciato una decina d' anni fa
in casa K­Flex, prima con la creazione di
nuove sedi produttive all' estero e adesso sta
continuando con un lungo programma di
fusioni e acquisizioni che coinvolgono società
francesi, statunitensi e coreane. L' obiettivo è
sfondare il tetto di 500 milioni di fatturato entro
i prossimi due anni. Un progetto ambizioso se
si pensa che la società, che produce e vende
isolanti termici e acustici per tutti i settori e gli
utilizzi, ha chiuso il 2015 con un volume d'
affari di circa 320 milioni di euro. «K­Flex sta
raddoppiando la produzione nei siti produttivi
di Stati Uniti, India, Malesia e Polonia, stiamo
anche inserendo nuovi prodotti su mercato, ad
esempio investendo sulle schiume tecniche
che vengono sempre più utilizzate nel settore
dell' automotive», spiega Marta Spinelli,
direttore risorse umane della società, fondata
dal padre Amedeo Spinelli nel 1989, ancora
oggi proprietario della società e presidente del consiglio di amministrazione, dove siedono anche i figli
Marta e Carlo.
«Superare mezzo miliardo di fatturato è un obiettivo stimolante e raggiungibile, soprattutto perché il
mercato in cui operiamo è tutt' altro che saturo. Possiamo continuare a crescere, specialmente nei paesi
in via di espansione, puntando molto sulla ricerca di nuove soluzioni, sull' innovazione», continua la
Spinelli, che è anche presidente nazionale di Assogomma, la Confindustria della gomma: «Se nell'
ambito degli pneumatici e dell' automotive il settore ha registrato un miglioramento dell' 11% nel 2015,
nel campo degli articoli tecnici, l' incremento si attesta attorno a un più 2%. Complessivamente il settore
gomma registra un miglioramento del 7%. Dal 2016 ci attendiamo un ulteriore mantenimento delle
performance nel segmento automotive e, sugli articoli tecnici, un miglioramento ulteriore».
I prodotti della Isolante K­Flex vengono usati nei settori più disparati, dall' edilizia ai trasporti, dal
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petrolchimico alle energie rinnovabili. I rami più rilevanti sono il civile, che richiede materiali di
protezione dal fuoco, ma anche per il solare termico, e quello industriale che usa i materiali K­Flex per
la produzione di macchine di automazione industriale, nell' Oil&Gas, navale e ferroviario.
La società, che nel comparto isolanti è il numero uno mondiale, con una quota di mercato del 35% , ha
1.500 dipendenti, è presente in 60 paesi e ha 10 impianti produttivi (Italia, Turchia, Cina, prima a
Guanzhou e poi a Suzhou, Stati Uniti, Russia, Malesia, Polonia, Dubai e India), più altri 25 uffici
commerciali, strutturati per offrire ai clienti un immediato servizio di assistenza. Le prime espansioni
sono state realizzate da K­Flex avvalendosi del sostegno di Simest, la finanziaria di sviluppo controllata
da Cassa Depositi e Prestiti, che sostiene i piani di internazionalizzazione delle società partecipando al
capitale sociale delle nuove realtà aziendali aperte all' estero.
«I prodotti, che sostanzialmente sono composti da aria e gomma, sono troppo pesanti da trasportare su
lunghe distanze e per questo fin dagli anni Novanta abbiamo scelto di realizzare impianti per servire i
mercati stranieri. Con Simest c' è un interesse reciproco a favorire processi di espansione. Il nostro
approccio è quello di creare inizialmente delle joint venture con soci locali, per poi acquisire la totalità
dei siti industriali stranieri. Ci occupiamo direttamente della formazione delle persone e portiamo negli
stabilimenti stranieri il nostro know how. Avendo fortemente consolidato il business, oggi la società è in
grado di sostenere gli investimenti per proprio conto», racconta Marta Spinelli, che continua illustrando
la nuova strategia di business, focalizzata sull' espansione in una nuova gamma dei prodotti per il Fire
Stopping e le schiume tecniche, usate al posto delle guarnizioni e come riempitivi. K­Flex sta anche
lavorando a nuovi sistemi rimovibili e riutilizzabili, rispondendo a una richiesta del mercato di ridurre l'
impatto ambientale dei manufatti. La società investe il 4%del fatturato in programmi di ricerca e
sviluppo per intercettare le nuove esigenze dei clienti. Il dipartimento r&d conta una ventina di
ricercatori, ma i sistemi di innovazione stanno invadendo tutti gli ambiti industriali, specialmente per
ridurre i costi di produzione e aumentare gli standard qualitativi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA MartaSpinelli A lato, lavori in un impianto Lukoil in Russia.
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Imprenditori, per la prima volta cresce l' ottimismo
L' ISTAT RIVELA CHE NEL MESE DI APRILE LA FIDUCIA DELLE AZIENDE È
AUMENTATA IN TUTTI I SETTORI, DAI SERVIZI A MANIFATTURA ED EDILIZIA. È
SOLTANTO UN RIMBALZO? NEL PRIMO TRIMESTRE SALITA PURE LA RICHIESTA
DI CREDITO
Milano L e rilevazioni più recenti e gli indicatori
prospettici segnalano che il momento più
critico per le aziende italiane è alle spalle.
Anche se i livelli pre­crisi restano distanti, con
la velocità di recupero che dipenderà in buona
parte dalla capacità di risolvere alcuni
problemi strutturali.
Secondo il rapporto sulla Stabilità Finanziaria
della Banca d' Italia, due imprese su tre
dovrebbero aver chiuso il bilancio 2015 in
utile. Si tratta di una stima, in attesa di una
conferma nelle settimane a venire, che sta a
indicare la quota più elevata da circa dieci
anni. Un dato che va a innestarsi in un
contesto indebolito da sette anni di crisi quasi
ininterrotta, che ha bruciato circa il 10% del Pil
e un quinto della capacità produttiva
nazionale. La fase negativa ha ampliato il gap
tra le aree più ricche e quelle più povere del
Paese, con il Sud che solo nell' ultimo anno ha
dato segnali di risveglio. Come confermato
dall' ultimo rapporto di Confindustria e Cerved,
dal quale emerge che il numero dei fallimenti
nel corso del 2015 è sceso del 23%. La svolta
è arrivata dopo un lungo periodo difficile che
ha spinto gli imprenditori meridionali a
riversare importanti risorse personali nelle
aziende per sostenerne la patrimonializzazione.
Guardando in prospettiva, ci sono le condizioni per vedere il bicchiere mezzo pieno. L' ultimo
International Business Report di Grant Thornton segnala che l' ottimismo degli imprenditori a livello
internazionale è in calo e riguarda ormai una minoranza (34% in Europa e 46% negli Usa), mentre in
Italia si è passati dal 32% dell' ultimo trimestre 2015 al 50% dei primi tre mesi del 2016. Ora occorrerà
vedere se si tratta di un semplice rimbalzo dopo anni di pessimismo o di un cambio di rotta strutturale.
Intanto di positivo c' è che la domanda di credito da parte delle imprese italiane è tornata a crescere. Il
Barometro di Crif segnala un progresso nell' ordine del 5,2% durante il primo trimestre di quest' anno
rispetto all' analogo periodo del 2015, con una crescita maggiore tra le società rispetto alle imprese
individuali (+6,8% rispetto a +2,9%). Di pari passo è salito anche l' importo medio delle richieste, nell'
ordine del 18,7%, a quota 76.899 euro.
Si tratta dell' incremento più sostenuto registrato negli ultimi due anni. Segno che evidentemente è
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Affari & Finanza
Stampa nazionale
tornata la voglia di investire. Del resto, l' Istat segnala che ad aprile la fiducia delle imprese è salita in
tutti i settori, dalla manifattura alle costruzioni, ai servizi. L' auspicio è che a questa predisposizione
positiva risponda una maggiore disponibilità da parte degli istituti di credito. L' ultimo dato di Bankitalia
sui prestiti alle imprese, relativo a febbraio, segnala un rialzo dello 0,3% nel confronto a dodici mesi. Si
tratta di un progresso contenuto, ma significativo se confrontato con il calo dello 0,9% registrato a
gennaio.
Di certo non si possono attendere miracoli a fronte di problemi che si sono stratificati nel tempo fino a
divenire strutturali. Anche se la crisi è stata generalizzata, in Italia ha colpito più che altrove a causa dell'
estrema polverizzazione del sistema economico.
Nella graduatoria sulla competitività di costo delle economie nazionali europee, l' Italia occupa la
terzultima posizione. Per ogni 100 euro di costo del lavoro unitario, le imprese della Penisola riescono a
produrre meno di 125 euro di valore aggiunto, rispetto a una media europea di quasi 143 euro e ai 208
euro di quelle irlandesi, agevolate da una pressione fiscale più contenuta.
Il "piccolo è bello", per anni vanto del Paese, alla fine ha presentato un conto salato. In un recente
rapporto sulla salute delle piccole e medie imprese europee, Moody' s indica che le realtà italiane sono
le più deboli d' Europa, con un tasso di mortalità annuale superiore di un punto percentuale rispetto alle
nascite, soprattutto a causa delle dimensioni molto contenute. Un fattore, ricorda l' agenzia di rating, che
penalizza l' accesso al credito e si somma ad altri ostacoli come una burocrazia spaventosa, una
pressione fiscale pesante e i ritardi nei pagamenti, soprattutto da parte della pubblica amministrazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Nel primo trimestre l' importo medio delle richieste di credito è salito
del 18,7% a quota 76.899 euro.
LUIGI DELL' OLIO
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Corriere della Sera
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Il ritratto
L' ex di Ferrari e Confindustria torna al governo con
la promozione
ROMA Carlo Calenda aveva lasciato il
ministero dello Sviluppo economico il 20
gennaio. Da viceministro.
Ci torna ora da ministro, dopo appena tre mesi
e mezzo. Anche questa volta per volontà del
presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che, a
sorpresa, così come gli aveva chiesto di
cambiare mestiere e di andare a Bruxelles a
fare il rappresentante dell' Italia presso l'
Unione Europea, adesso gli ha chiesto di
tornare nel palazzone di via Veneto, lasciato
sguarnito dalle clamorose dimissioni di
Federica Guidi, il 31 marzo scorso. Insomma,
Calenda è per Renzi l' uomo da mandare al
fronte: ieri quello europeo, oggi quello interno.
Romano, 43 anni, Calenda ha alle spalle una
carriera da manager (Sky Italia e Ferrari). Dal
2004 al 2008 è stato prima assistente del
presidente della Confindustria, Luca Cordero
di Montezemolo, e poi direttore dell' Area
internazionale dell' associazione, seguendo
numerose missioni imprenditoriali all' estero.
Un' esperienza che poi ha arricchito da
viceministro dello Sviluppo (già dal 2013, per
volontà dell' allora premier Enrico Letta)
facendo spesso da «apripista» alle visite
internazionali dei presidenti del Consiglio, e
quindi con il breve incarico a Bruxelles, che
prima era sempre stato ricoperto da un
diplomatico. Ma Renzi voleva appunto dare un' impronta più dinamica e manageriale alla nostra
missione presso l' Unione Europea e ora si aspetta un cambio di passo anche al ministero dello
Sviluppo economico. Figlio dell' economista Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini, all' età di
dieci anni, Carlo interpretò la parte dello scolaro Enrico Bottini nello sceneggiato tv Cuore , diretto dal
nonno Luigi Comencini. Venti anni dopo si candida con Scelta civica ed entra in Parlamento. Nel 2015
passa al Pd.
Enrico Marro.
ENRICO MARRO
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9 maggio 2016
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Corriere della Sera
Stampa nazionale
Il commento
Le scelte di Padoan e l' assist alla Confindustria di
Boccia
Il ministro Pier Carlo Padoan nell' intervista
rilasciata ad Enrico Marro e pubblicata ieri sul
Corriere ha confermato che il governo sta
lavorando a un pacchetto di misure per la
crescita rivolte in primo luogo a supportare le
piccole imprese. Il provvedimento è in
gestazione al Mef da qualche settimana,
prevede molti capitoli e sta ritardando ­ si
spera ­ solo per la precedenza assoluta
assegnata al capitolo banche. Il risultato è che
la probabile approvazione del pacchetto da
parte del Consiglio dei ministri finirà per
coincidere con l' avvio della nuova presidenza
d e l l a Confindustria p r e v i s t a p e r i l 2 5 d i
maggio. E di fatto così Padoan lancia un assist
al successore di Giorgio Squinzi, Vincenzo
Boccia, che dopo la lunga campagna elettorale
avrà la possibilità di incassare subito un
provvedimento pro imprese e di lavorare per
creare le migliori condizioni possibili di utilizzo
dello stesso. Il tema non è nuovo e può essere
sintetizzato nella formula «come far arrivare
alle imprese capitali pazienti che ne
supportino la crescita dimensionale»: si tratta
di riproporlo in termini nuovi e per di più in una
fase in cui l' accumulazione di risparmio da
parte delle famiglie procede a buon ritmo,
nonostante la carenza di impieghi
sufficientemente allettanti. Vogliamo che questi
flussi di risparmio vadano all' estero o finanzino la nostra economia reale? È questa la domanda che si
è posto Padoan e il pacchetto per la crescita tenta di dare una prima risposta. Boccia a sua volta viene
dalla piccola impresa e conosce bene sia il mondo che ha rappresentato sia i temi del credito: toccherà
a lui dunque già dall' inizio del mandato fare una mossa. In Confindustria, come del resto nelle altre
associazioni di rappresentanza dei Piccoli, c' è da sempre un certo pudore nell' affrontare di petto il
tema della crescita dimensionale perché si teme in qualche maniera di entrare in conflitto con la base.
Ma molta acqua è passata sotto i ponti e ci sono qua e là segnali che autorizzano una moderata dose di
ottimismo. Penso all' esperienza delle reti di impresa coordinata in Confindustria dal bresciano Aldo
Bonomi e che vanta già 2.700 accordi stipulati da 13.500 imprese. Ma va ricordata anche la recente
ricerca dell' ufficio studi di Intesa Sanpaolo sull' affermarsi di una nuova classe di medie imprese
vincenti, poco conosciute dal grande pubblico ma salite di taglia gr azie a un maggiore dinamismo di
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Corriere della Sera
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mercato.
DARIO DI VICO
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9 maggio 2016
Pagina 15
Corriere della Sera
Stampa nazionale
Letteratura
Il Premio Campiello si presenta a Villa Necchi
Tradizionale patrimonio veneto da più di
mezzo secolo, il Premio Campiello esordisce
per la prima volta anche sul palcoscenico
milanese: oggi il celebre concorso letterario
viene presentato al pubblico con l' inedito
evento «CampielloRacconta», ospite dello
splendido scenario di Villa Necchi Campiglio
(ore 11.30, via Mozart 14, ingresso libero) . 54
anni di romanzi in gara: alla prima edizione
trionfò Primo Levi con «La tregua», l' anno
scorso ha vinto Marco Balzano con «L' ultimo
arrivato». Nato nel 1963 per volontà degli
industriali del Veneto, promosso e gestito da
Fondazione Il Campiello (composta dalle sette
associazioni industriali locali più la
Confindustria regionale), è stato ed è tutt' ora
uno dei nostri concorsi letterari più prestigiosi,
trampolino di lancio per tanti autori esordienti e
talentuosi: un esempio positivo della possibile
joint venture tra mondo industriale e mondo
letterario. Presentato dal comico Enrico
Bertolino (foto) , l' incontro odierno annuncerà
tutte le novità 2016 della competizione, ma ne
racconterà anche la storia grazie ad una
carrellata intorno ai momenti salienti del
passato.
Saranno presenti partecipanti e vincitori di
trascorse edizioni, oltre a diverse personalità
della cultura e dello spettacolo: dal presidente
della giuria letteraria Ernesto Galli della Loggia al cantautore Roberto Vecchioni, dal critico d' arte
Philippe Daverio all' attore Neri Marcoré.
Saliranno sul palco anche i cinque finalisti 2016 del Campiello Giovani, riservato ai ragazzi tra 15 e 22
anni.
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Il Resto del Carlino
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LA SCELTA CALENDA VA E TORNA DA BRUXELLES
Nessuno all' altezza E il premier è costretto a
rimangiarsi la parola
Antonella Coppari ROMA SCELTA perfetta. Salvo come è
maturata. Perché è vero che Carlo Calenda era il
candidato numero uno di Renzi, ma era stato appena
inviato a Bruxelles a rappresentare l' Italia presso l' Unione
europea per dare più mordente all' attività rispetto ai
diplomatici in carriera: «Un investimento pesante, che
iniziava a dare qualche frutto», dicono i bene informati. E
ora lì bisognerà ricominciare da zero.
COSA che invece non dovrà fare lui al ministero dello
Sviluppo, dove fino allo scorso gennaio ha ricoperto il
ruolo di vice dell' ex titolare del dicastero, Federica Guidi.
«Torna al suo posto ­ ironizza qualcuno ­ era lui che, in
realtà, faceva il ministro». Taglia corto il premier: «È la
persona giusta».
Quarantatré anni, romano, figlio della regista Cristina
Comencini e dell' economista Fabio Calenda, una carriera
da manager ­ l' esperienza più significativa in Ferrari,
dove approda nel 1998 come responsabile relazioni con i
clienti e le istituzioni finanziarie ­ è stato scelto (con l' okay
del Quirinale) perché chiaramente le alternative da De
Vincenti a Chicco Testa, non sono state ritenute all'
altezza, mentre ha convinto la sua prova quando guidava
il Commercio con l' estero al ministero. Un ruolo
interpretato con grinta, con una fama da duro nelle
trattative.
Non ha dubbi Ermete Realacci: «È una buona notizia:
Calenda ha già lavorato bene per difendere il made in Italy
nel mondo e può rafforzare l' azione del ministero in
questo campo, puntando su innovazione, qualità, green
economy, su un' Italia che fa l' Italia». In effetti: dal 2004 al
2008 è stato prima assistente del presidente di
Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, con delega
agli affari internazionali e poi direttore dell' Area strategica
Affari internazionali di viale dell' Astronomia.
Nella cifra del personaggio Calenda ­ un politico­manager
­ il motivo dell' opzione di Renzi.
Una decisione comunque che spiazza: più d' uno, ai
vertici del Pd, era all' oscuro della decisione. E pur
tuttavia, ponderata assicurano gli intimi del premier: «Se
Matteo nomina un ambasciatore a Bruxelles ­ come tutto lascia supporre ­ il cerchio si chiude».
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Il Resto del Carlino
Stampa nazionale
Fino a un certo punto, almeno a sentire la sinistra Pd: «Avrà puntato su un esponente di Scelta civica
per costruire il partito della Nazione», dicono da quelle parti. Sì, perché la carriera politica di Calenda è
legata a Mario Monti: per essere precisi, lui era il coordinatore di Italia Futura di Montezemolo quindi
diScelta civica: con questo partito si candida alla Camera nel 2013, ma non viene eletto. Enrico Letta,
però, lo nomina nello stesso anno viceministro allo sviluppo economico, carica confermata dal
successore.
ANTONELLA COPPARI
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