ANIA-fondino azzurro
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ANIA-fondino azzurro
PREMESSA L’Assicurazione svolge un importante ruolo economico e sociale, perché protegge le persone e le imprese dai rischi di varia natura ai quali sono esposte, rafforzando la stabilità del Paese. Lo scorso anno, per sinistri e prestazioni a favore di assicurati e danneggiati, le compagnie di assicurazione italiane hanno pagato quasi 100 miliardi di euro; gli investimenti degli assicuratori italiani, in larga parte in titoli di Stato, sono ammontati a oltre 510 miliardi di euro. La solidità economica e finanziaria, fondata su mezzi propri pari a 40 miliardi, ha permesso alle compagnie di affrontare le forti turbolenze finanziarie e la congiuntura economica negativa registrata negli ultimi anni, mantenendo inalterata la capacità di rispondere, giorno dopo giorno, alle domande di sicurezza e protezione di imprese e privati. Le oltre 230 società di assicurazione che hanno sede e operano in Italia e che sono associate ad ANIA rappresentano premi per circa 110 miliardi di euro, il quarto mercato assicurativo in Europa e il settimo al mondo. L’Assicurazione rappresenta per gli italiani una forma importante di impiego del risparmio: il 12% delle attività finanziarie delle famiglie è costituito da riserve assicurative. Quello assicurativo è un settore con un’importante forza lavoro: i dipendenti delle imprese (dirigenti, funzionari, impiegati, produttori, addetti ai call center) sono circa 47.500, ai quali vanno aggiunti 250.000 addetti che operano nella rete distributiva (agenti, broker, e loro impiegati e produttori). Promuovere lo sviluppo dell’assicurazione significa ridurre la vulnerabilità di persone, famiglie e imprese e rafforzare la crescita del Paese. Per questo l’ANIA propone al nuovo Governo e al nuovo Parlamento interventi in alcuni ambiti strategici. 5 1. IL CONTRIBUTO DEL SETTORE ASSICURATIVO ALLO SVILUPPO DEL PAESE Le assicurazioni proteggono il patrimonio delle persone, delle famiglie e delle imprese contro rischi di varia natura. Alla base dell’attività assicurativa vi è una tecnica che consente agli assicuratori, tramite l’assunzione di una molteplicità di rischi omogenei, di trasformare un rischio individuale in un rischio collettivo (mutualità assicurativa), ripartendo fra l’insieme degli assicurati un onere – il danno economico derivante dall’eventuale sinistro – che sarebbe insopportabile se rimanesse a carico dei singoli. Le assicurazioni svolgono un fondamentale ruolo economico La numerosità e la rilevanza dei rischi fa sì che molte attività non possano essere svolte senza la presenza di un’adeguata copertura assicurativa. Le assicurazioni giocano, dunque, un ruolo fondamentale nel sostegno della competitività del sistema produttivo nel suo complesso, soprattutto ora che il Paese è chiamato ad affrontare una crisi profonda, a gestire il cambiamento, a investire sul futuro. Offrendo protezione contro rischi di varia natura, il settore assicurativo protegge il patrimonio delle famiglie, favorendo la stabilità dei consumi durante il ciclo di vita delle persone. Secondo i dati più recenti raccolti dalla Banca d’Italia, un quarto delle famiglie italiane (oltre 6 milioni) possiede una polizza assicurativa danni a protezione dei propri beni (principalmente la casa), mentre quasi il 6% (1,2 milioni) tutela la salute attraverso una copertura malattia. Ancor più in periodi di crisi economica, l’assicurazione rappresenta un “ombrello” che protegge la stabilità finanziaria delle famiglie e dei singoli. L’assicurazione per le famiglie I forti cambiamenti della struttura demografica della popolazione, con l’allungamento della speranza di vita, il progressivo invecchiamento della popolazione e la bassa natalità, stanno esercitando ed eserciteranno notevoli pressioni sul sistema di welfare pubblico. Le assicurazioni, offrendo una protezione sociale complementare, possono svolgere un ruolo importante nel garantire ai cittadini un modello di welfare adeguato e finanziariamente sostenibile. L’assicurazione e il sistema di welfare L’assicurazione svolge un ruolo cruciale anche per le aziende. Facendosi carico dei cosiddetti “rischi extra imprenditoriali”, consente alle aziende di “liberare” risorse che, in assenza di copertura, dovrebbero rimanere immobilizzate per far fronte alle conseguenze dannose di eventi rischiosi. L’assicurazione, dunque, favorisce gli investimenti e una maggiore propensione all’innovazione. Risulta confermato che le aziende sottoassicurate non riescono a cogliere le nuove opportunità imprenditoriali, investono in misura inferiore nell’innovazione e il loro grado di presenza sui mercati internazionali è generalmente basso. L’assicurazione per le aziende Uno studio recente dimostra, inoltre, che le imprese dotate di coperture assicurative ottengono più facilmente, e a condizioni migliori, credito dalle banche in quanto queste ultime attribuiscono loro una minore probabilità di default. L’assicurazione rende anche più accessibile il credito 7 Per ogni rischio assicurato in più, le imprese beneficiano di una media di 17 punti base in meno di tasso sul credito bancario, oltre a vedere diminuita del 2% la probabilità di un razionamento del credito. Ciò è vero soprattutto per le aziende di piccola e media dimensione, le più esposte a rischi non correlati con la propria attività imprenditoriale, come ad esempio le catastrofi naturali. Più assicurazione favorisce la stabilità e la crescita L’assicurazione in Italia ha un grado di diffusione inferiore rispetto a quello che si riscontra, ad esempio, in Francia, in Germania e in altri paesi europei. Promuovere lo sviluppo dell’assicurazione significa ridurre la vulnerabilità e rafforzare la stabilità e la crescita del Paese. Chi è assicurato si sente garantito e protetto e, quindi, gode di una migliore qualità della vita. Principali caratteristiche dell’attività assicurativa Ma sarebbe sbagliato, peraltro, attribuire all’assicurazione un ruolo che non le è proprio, pensare che possa coprire tutto e tutti, senza limiti economici. Il raggio di azione dell’industria assicurativa dipende anzitutto dalla sua capacità di copertura dei rischi, capacità condizionata dall’entità delle risorse patrimoniali disponibili. Uno svolgimento efficace e corretto dell’attività assicurativa richiede, poi, il rispetto di alcuni principi e di alcune condizioni fondamentali. Fra questi, il principio della mutualità, che consente di formare portafogli ampi e omogenei su cui ripartire il rischio; e i criteri di “assicurabilità”, che fanno si che solo i rischi aventi determinate caratteristiche possano essere coperti con lo strumento assicurativo. Il ruolo economico dell’assicurazione e i suoi limiti Dal punto di vista economico, l’assicurazione può essere definita come un’operazione che consente a individui, famiglie e imprese di coprirsi contro le conseguenze economiche del verificarsi di un rischio determinato, ripartendo tali conseguenze tra una pluralità di soggetti esposti al medesimo tipo di rischio. L’assicurato, dunque, si tutela contro gli effetti economici negativi di un rischio, trasferendoli all’assicuratore, il quale, assumendo presso di sé una quantità elevata di rischi omogenei, è in grado di ripartire tali conseguenze negative su una pluralità di assicurati, riducendo l’onere medio per ogni individuo. L’assicurazione, comunque, non può offrire copertura contro ogni tipologia di rischio. Di norma, infatti, l’attività assicurativa riguarda i cosiddetti “rischi puri”, ossia rischi che, al loro verificarsi, possono dar luogo solo a una perdita per i soggetti esposti. Si tratta di rischi alla persona – come il rischio di morte prematura, di infortunio o malattia –, di rischi relativi alla perdita o al danneggiamento di beni (furto, incendio) e di rischi che possono colpire il patrimonio (tipicamente, rischi di responsabilità). 8 Anche così delimitato, il campo dei rischi assicurabili è ulteriormente circoscritto in quanto la tecnica assicurativa, per funzionare con efficacia, prevede l’esistenza di alcune condizioni: si tratta dei cosiddetti criteri di assicurabilità dei rischi. Nel dettaglio, un rischio è assicurabile quando sussistono le seguenti condizioni: • massa: esistenza di un numero elevato di soggetti esposti al rischio, in modo da rendere più accurata la stima delle perdite prevedibili; • omogeneità: i rischi da assicurare dovrebbero avere caratteristiche per quanto possibile simili quanto a dimensione e frequenza; • casualità: l’evento deve essere fortuito o accidentale e non essere soggetto al controllo di chi è esposto al rischio; • indipendenza: l’evento non dovrebbe essere tale da colpire contemporaneamente un numero molto elevato di unità a rischio. La necessità di rispettare questi requisiti definisce il campo di azione dell’industria assicurativa. Non si può, ad esempio, pensare di attribuire all’assicurazione privata un ruolo esclusivo nella copertura dei rischi catastrofali, dove spesso non sussistono i requisiti dell’omogeneità (tipicamente il rischio può assumere dimensioni elevatissime) e dell’indipendenza (l’evento può colpire contemporaneamente moltissime unità esposte al rischio). Questo è il motivo per cui, in genere, il sistema di assicurazione dei rischi catastrofali in vigore in numerosi paesi esteri poggia su una cooperazione fra pubblico e privato, in cui il pubblico interviene per la parte che eccede la capacità di copertura da parte del settore privato. 9 2. LA TASSAZIONE DEL RISPARMIO E GLI INVESTIMENTI DI LUNGO PERIODO Le proposte dell’ANIA 1) Durante l’ultima legislatura sono stati introdotti numerosi provvedimenti che hanno aumentato sensibilmente l’imposizione fiscale sul risparmio. Così si rischia di disincentivare i comportamenti virtuosi delle famiglie e di penalizzare l’industria italiana di gestione del risparmio. Il risparmio – che è un fattore cruciale del Paese – va invece incoraggiato, creando idonei incentivi fiscali e garantendo regole chiare e certe. 2) Il settore assicurativo ha registrato un appesantimento del prelievo sulle riserve matematiche del ramo vita, determinato da un ulteriore aumento dell’aliquota annua applicata. Detto prelievo costituisce un credito di imposta da recuperare a scomputo delle imposte applicate sui rendimenti delle polizze quando le stesse vanno in prestazione. Poiché ogni anno il versamento dell’imposta supera la possibilità di recupero, le compagnie hanno raggiunto uno stock di credito infruttifero nei confronti dello Stato pari a 6 miliardi. Occorre, pertanto, pensare a meccanismi che consentano il recupero di tale ammontare di credito in tempi ragionevoli. 3) L’imposizione sui premi di assicurazione danni in Italia è tra le più alte in Europa. È opportuno che si riportino le aliquote in linea, quantomeno, con la media europea. 4) Nonostante l’aggravio del prelievo fiscale, l’industria assicurativa italiana ha conservato la capacità di investire nel lungo periodo e ha svolto un ruolo stabilizzatore anche durante il recente periodo di forte crisi finanziaria. Occorre che la regolamentazione garantisca le condizioni per svolgere questo ruolo anche in futuro. In proposito, è essenziale un’azione forte del nostro Paese nel processo di approvazione del nuovo regime europeo di solvibilità, Solvency II. 5) Va favorita la canalizzazione del risparmio verso gli investimenti di lungo termine. In quest’ottica vanno definite le regole attuative dei Piani di Risparmio a medio-lungo termine introdotti nel 2011. Le famiglie italiane sono storicamente caratterizzate da una notevole capacità di risparmio. Negli anni recenti si sta indebolendo la capacità di risparmio degli italiani Fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso il tasso di risparmio delle famiglie è stato molto elevato, tra il 20 e il 25% del reddito disponibile. Nell’ultimo ventennio, invece, la propensione al risparmio si è ridotta notevolmente, passando dal 22,2% del 1992 all’8,8% del 2011. L’effetto è stato particolarmente evidente negli ultimi cinque anni. Il risparmio è un fattore importante per il Paese e, come tale, va preservato e incentivato (proposta 1). 10 Nel corso dell’ultima legislatura sono stati varati numerosi provvedimenti che hanno accresciuto la tassazione sulle forme di risparmio finanziario e assicurativo. Tra questi: In Italia numerose imposte penalizzano, direttamente o indirettamente, il risparmio delle famiglie… • è stata unificata al 20% l’aliquota d’imposta sui rendimenti finanziari, elevando quella del 12,5% che gravava sui rendimenti della maggior parte dei prodotti finanziari (azioni, fondi comuni di investimento, polizze, ecc.) – tranne quella dei titoli pubblici (che è rimasta al 12,5%) – e riducendo quella del 27% che era a carico di altre forme di investimento (depositi e conti correnti postali e bancari, ecc.); • è stata introdotta un’imposta di bollo sui prodotti finanziari, originariamente dello 0,10%, successivamente incrementata, a partire dal 2013, allo 0,15%; • è stata introdotta un’imposta sul trasferimento della proprietà di azioni e altri strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato, nonché su strumenti finanziari derivati che abbiano come sottostante prevalentemente uno o più di tali strumenti (c.d. “Tobin Tax”). Queste misure danno origine a notevoli distorsioni, potendo determinare una perdita competitiva del mercato finanziario nazionale. Relativamente alle specificità del settore assicurativo, occorre evidenziare, oltre all’appesantimento della pressione fiscale che ha caratterizzato l’intero mondo produttivo, due aspetti rilevanti: …e particolarmente elevato è il prelievo sulle imprese e sui contratti di assicurazione • è ulteriormente aumentato il prelievo sulle riserve matematiche dei rami vita. Si tratta di un prelievo che – contravvenendo ai principi della tassazione – colpisce un debito delle imprese di assicurazione nei confronti degli assicurati. Le imprese di assicurazione versano annualmente il prelievo e lo recuperano progressivamente vantando un credito fiscale. Lo stock di tale credito è ora pari a circa 6 miliardi. Poiché tale credito è infruttifero, la remunerazione dei prodotti assicurativi è fortemente penalizzata. Occorre, pertanto, individuare meccanismi che consentano il recupero di tale ammontare di credito in tempi ragionevoli (proposta 2); • l’imposta sulle assicurazioni danni, che viene calcolata sui premi versati dagli assicurati, sconta aliquote tra le più elevate a livello europeo (come si evince dalla tabella che segue), il che determina un forte disincentivo alla stipula di contratti assicurativi. È opportuno che, in Italia, si riportino le aliquote in linea, quanto meno, con la media europea (proposta 3). R.C. Auto Regno Unito Olanda Spagna Germania Italia Francia 6,00 9,70 8,15 19,00 26,50 (*) 34,20 R.C. Incendio R.C. Generale 6,00 9,70 11,15 13,20 22,25 30,00 6,00 9,70 6,50 19,00 22,25 9,00 (*) Comprensiva della quota aggiuntiva a favore delle Province. 11 Aliquote d’imposta sui contratti assicurativi Le assicurazioni sono un importante investitore istituzionale… …con un orizzonte di investimento di lungo termine Le assicurazioni attenuano la volatilità dei mercati… …e anche durante la recente crisi hanno dimostrato stabilità Nonostante l’evidente penalizzazione dal punto di vista del trattamento fiscale, l’industria delle assicurazioni ha conservato e conserva un ruolo primario quale investitore istituzionale. Nel 2012, infatti, l’assicurazione italiana ha effettuato complessivamente investimenti per oltre 510 miliardi di euro. Questi investimenti sono rivolti soprattutto verso titoli a lungo termine (governativi e “corporate”), attraverso un’attenta gestione delle scadenze che permette di mantenere gli impegni, anche essi di lunga durata, nei confronti degli assicurati. Tale caratteristica fa sì che le imprese di assicurazione non abbiano tra i loro obiettivi quello di sfruttare la volatilità a breve dei mercati: non essendo in genere costrette a vendere titoli nelle fasi di forte declino dei corsi, riducono le pressioni pro-cicliche e aiutano a stabilizzare i mercati finanziari. In altri termini, le imprese di assicurazione sono poco inclini alla cosiddetta “veduta corta”, che rappresenta una della cause alla base della recente crisi finanziaria. Durante la recente crisi, il settore non solo è riuscito a mantenere le condizioni di solvibilità senza dover ricorrere ad interventi esterni, ma ha svolto un ruolo fondamentale di stabilizzazione dell’economia, destinando una quota rilevante di investimenti ai titoli di Stato italiani (oltre il 40% alla fine del 2012; tale percentuale era pari al 28% nel 2009). In termini assoluti, l’ammontare investito dagli assicuratori in titoli governativi italiani era, a fine 2012, di circa 220 miliardi di euro, una cifra equivalente all’11% dello stock di titoli di debito pubblico. La regolamentazione dovrebbe favorire l’investimento di lungo termine Il fabbisogno di investimenti a lungo termine aumenta… …in una fase nella quale si renderebbero più necessari a far ripartire la crescita È necessario che la regolamentazione, sia essa di natura prudenziale, contabile o fiscale, consenta alle imprese assicuratrici italiane di continuare a svolgere questo importante ruolo stabilizzatore e di investitori di medio-lungo termine. In particolare, Solvency II, il progetto europeo di riforma del regime di solvibilità, deve contenere tutti gli strumenti anticiclici idonei a preservare l’attuale modello di business degli assicuratori italiani. È necessario, in tal senso, una ferma azione del Governo e della vigilanza durante la negoziazione del testo della direttiva in questione (proposta 4). La recente crisi, peraltro, ha messo in luce, accentuandola, una preoccupante tendenza in atto già da qualche anno. In Italia, come in molti paesi europei, si è infatti ridotta notevolmente nel corso degli ultimi anni la capacità, sia del settore privato sia di quello pubblico, di finanziare progetti di investimento a medio e lungo termine, normalmente rivolti alla costruzione di nuove infrastrutture. Il 2% degli asset gestiti dagli investitori istituzionali è allocato in questa tipologia di strumenti: un quinto del loro potenziale, secondo le stime degli esperti. Questa tipologia di investimenti è essenziale per generare crescita e aumentare la competitività; in una prospettiva di medio-lungo termine, è fondamentale 12 definire una strategia coordinata per creare le condizioni affinché, da un lato, riprenda il flusso di investimenti verso progetti infrastrutturali e, dall’altro, verso il finanziamento dei settori più dinamici e innovativi dell’economia. In particolare delle imprese attive nel comparto della ricerca e dello sviluppo di piccole e medie dimensioni, specie non quotate. La questione è tra le priorità dei maggiori organismi internazionali, tra i quali l’OCSE e la Commissione Europea. Quest’ultima ha annunciato l’elaborazione di un Libro Verde sul tema (“Long Term Financing of the European Economy”), di prossima pubblicazione. Le più importanti organizzazioni internazionali Secondo uno studio dell’OCSE, misure volte a incoraggiare il risparmio a lungo termine e a favorire il sistema delle imprese sono previste, tra l’altro, in Canada, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Spagna. La logica è quella di tassare ad aliquota ordinaria (ossia quella che si applica ai redditi di capitale) i guadagni “speculativi” o comunque di breve periodo (da sei mesi a cinque anni, a seconda dei paesi). Al di là del breve periodo, l’aliquota si riduce, gradualmente o in un’unica soluzione, o addirittura scende a zero. Promuovere il risparmio e l’investimento In Italia sono stati fatti di recente alcuni, timidi, passi avanti. Nel 2011 è stata introdotta una nuova categoria di strumento finanziario – i “piani di risparmio a lungo termine” – al fine, si presume, di facilitare gli investimenti finalizzati all’innovazione. Tuttavia, non sono ancora state fornite, né a livello normativo né a livello regolamentare, indicazioni sulle caratteristiche che tali strumenti devono avere per fruire dell’aliquota di imposta ridotta (12,5%, anziché 20%). Vanno definite in tempi brevi le regole attuative dei Piani in questione (proposta 5). I “Piani di risparmio di lungo termine” 13 stanno studiando il problema di lungo termine 3. IL WELFARE 3.1 Previdenza complementare e tutela delle persone non autosufficienti Le proposte dell’ANIA 1) Comunicare a tutti i lavoratori la stima dell’importo – o della forchetta di importi – della rata di pensione pubblica che sarà verosimilmente percepita (c.d. busta arancione INPS). 2) Introdurre più flessibilità nel sistema della previdenza complementare: diritto del lavoratore al ripensamento sulla scelta di conferire il TFR, piena portabilità del contributo datoriale, uscita dal sistema più flessibile in caso di difficoltà nel raggiungere i requisiti del pensionamento di base. 3) Favorire la previsione nei futuri rinnovi dei contratti di lavoro – a parità di costo complessivo per le imprese – di una maggiorazione, in funzione previdenziale, degli aumenti retributivi a favore dei lavoratori più giovani e una destinazione degli eventuali aumenti di produttività alla previdenza integrativa. 4) Introdurre ulteriori incentivi fiscali in fase di accumulazione del montante contributivo: tassazione dei rendimenti realizzati dalla forma di previdenza integrativa solo se erogati ai partecipanti, meccanismi più flessibili di deducibilità dei contributi, in corrispondenza della capacità di versamento variabile nelle diverse fasi della vita lavorativa o in caso di versamenti a favore di figli o nipoti. 5) Promuovere la diffusione delle coperture assicurative contro il rischio di non autosufficienza, valorizzando anche il ruolo che possono svolgere le forme di contrattazione collettiva. L’Italia vedrà crescere notevolmente nei prossimi anni l’età media della popolazione... Il nostro paese deve prepararsi a gestire, nei prossimi anni, l’atteso processo di invecchiamento della popolazione che, a seguito del progressivo aumento della longevità e dei ridotti tassi di natalità, porterà il “tasso di dipendenza degli anziani”, ossia il rapporto fra persone di almeno 65 anni e persone potenzialmente attive (età 15-64), quasi a raddoppiare nel giro di un trentennio. Alla luce di tale evoluzione, e considerando i vincoli di spesa pubblica, è evidente che un modello di welfare fondato esclusivamente, o in larga parte, sull’intervento pubblico sia insostenibile dal punto di vista finanziario. …e, dati i vincoli di spesa pubblica, occorre immaginare anche nella previdenza e nell’assistenza a persone non autosufficienti un sistema basato sulla cooperazione tra pubblico e privato Come assicuratori promuoviamo il passaggio, peraltro già in corso, verso un nuovo sistema di welfare, basato sulla cooperazione fra pubblico e privato. L’attuazione di questo modello richiede la compartecipazione e la responsabilizzazione delle singole persone, delle imprese e delle forze sociali. Per raggiungere l’obiettivo, la trasparenza è un requisito indispensabile: lo Stato deve informare i cittadini che non è in grado di proteggere tutti da tutti i rischi, ma che continuerà ad offrire le prestazioni essenziali, tutelando le fasce deboli e incentivando le scelte responsabili dei cittadini. 14 Nell’area delle pensioni, a fronte della tendenziale riduzione delle prestazioni offerte dal sistema pubblico, rimane insufficiente lo sviluppo della previdenza complementare. Riguardo alla previdenza, le recenti riforme hanno introdotto novità importanti… La recente “riforma Fornero” accelera l’introduzione per tutti del metodo contributivo e comporta, per i lavoratori non lontani dalla quiescenza e a condizione che vi sia continuità nella contribuzione, un aumento del rapporto tra la prima rata di pensione e l’ultima retribuzione, in ragione dell’accresciuto numero di anni di versamenti contributivi richiesti e del più breve periodo di godimento delle prestazioni. Occorre, tuttavia, rilevare che nel corso degli ultimi anni la copertura pensionistica è diminuita. In primo luogo, per la limitata rivalutazione del montante contributivo a causa del negativo andamento del PIL. Inoltre, le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro stanno portando a una minore continuità contributiva e a un appiattimento delle carriere, elementi che concorrono ulteriormente a rendere più contenuta la pensione attesa. Nello stesso ambito, la maggiore flessibilità in uscita renderà i percorsi lavorativi più discontinui rispetto al passato. ...ma rimangono punti di attenzione ancora aperti Rimane sostanzialmente inalterata, quindi, l’esigenza di costruirsi un’adeguata pensione integrativa, soprattutto per i giovani lavoratori. Invece, ancora quasi tre lavoratori su quattro non aderiscono al sistema integrativo e la partecipazione dei giovani rimane fortemente limitata: meno di un quinto dei lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. È in crescita, inoltre, il numero di coloro che sospendono il pagamento dei contributi. Nonostante sia sostanzialmente inalterato il bisogno di previdenza complementare, le adesioni al sistema sono ancora limitate Cosa fare, dunque, per rivitalizzare le adesioni? Soprattutto per coloro che ancora sono sprovvisti di una forma previdenziale, occorre agire innanzitutto sull’informazione: tutti i cittadini devono essere consapevoli del proprio futuro previdenziale. Occorre, dunque, comunicare a tutti i lavoratori la stima dell’importo della rata di pensione pubblica che sarà presumibilmente percepita (proposta 1). È necessario che tutti siano consapevoli Per convincere, poi, molti cittadini ancora indecisi ad aderire, alcune misure sarebbero di grande aiuto. Ad esempio, realizzare un sistema della previdenza complementare compiutamente aperto e meno rigido di quello attuale. A tal fine occorre introdurre più flessibilità nel sistema: diritto del lavoratore al ripensamento sulla scelta di conferire il TFR, piena portabilità del contributo datoriale, uscita dal sistema più flessibile in caso di difficoltà nel raggiungere i requisiti del pensionamento di base (proposta 2). …che il sistema della previdenza complementare Contrastare la ridotta capacità economica dei lavoratori, soprattutto di quelli più giovani, è un problema più complesso e articolato. Al riguardo, si ritiene che l’ambito dei futuri rinnovi contrattuali sia una sede adeguata a individuare 15 del proprio futuro previdenziale… sia più flessibile… …che nei contratti collettivi vi sia più attenzione al problema della previdenza per i giovani… opportune soluzioni. Si potrebbe, ad esempio, stabilire nei futuri rinnovi dei contratti di lavoro – attraverso appositi interventi normativi e a parità di costo complessivo per le imprese – che gli aumenti retributivi siano redistribuiti in maniera tale da prevedere: 1) una maggiorazione, da destinare a previdenza integrativa, per i giovani; 2) che gli eventuali aumenti di produttività siano riconosciuti a tutti i lavoratori anche sotto forma di maggiore contribuzione alle forme previdenziali (proposta 3). …e che si aggiornino le misure di incentivazione fiscale esistenti Nelle attività finanziarie delle famiglie c’è spazio per una maggiore attenzione alle forme previdenziali Sarebbe, infine, importante trovare lo spazio per ulteriori e mirati incentivi fiscali a favore dell’accumulazione a fini previdenziali. Ad esempio, introdurre la tassazione dei rendimenti realizzati dalla forma di previdenza integrativa solo in sede di erogazione delle prestazioni ai partecipanti (con il sistema EET) anziché, come avviene oggi, sui rendimenti maturati – modalità questa che riduce significativamente il montante a scadenza. Così come sembra opportuno introdurre più flessibilità nelle misure di incentivazione esistenti, estendendo a ogni età lavorativa (quindi anche negli ultimi anni di lavoro) la possibilità di fruire della deducibilità dei contributi versati anche se eccedenti la misura massima prevista, purché nel limite dei contributi non versati (e non dedotti) in anni precedenti, così come attualmente previsto per i lavoratori di prima occupazione. Meccanismi più flessibili di deducibilità dei contributi dovrebbero essere previsti anche in caso di versamenti a favore di figli o nipoti (proposta 4). Gli spazi per realizzare questi obiettivi ci sono: le famiglie italiane continuano a detenere uno stock elevato di attività finanziarie, nonostante la riduzione degli ultimi anni della propensione al risparmio, e circa tre quarti di tali attività fanno capo a lavoratori dipendenti o a pensionati. Siamo convinti che l’accoglimento di queste proposte possa determinare un’inversione di tendenza nell’adesione dei lavoratori alla previdenza integrativa. Anche per la tutela delle persone non autosufficienti occorre individuare misure adeguate… …e anche in questo caso sarà fondamentale il ruolo delle forme collettive… …come già attuato nel settore assicurativo Anche nell’area dell’assistenza delle persone non autosufficienti occorre individuare misure adeguate ad incentivare la diffusione di coperture assicurative private, che attualmente sono piuttosto limitate. In questo contesto, appare decisivo il ruolo delle forme di contrattazione collettiva, che potranno destinare specifiche risorse a questa finalità, eventualmente associando questa tipologia di copertura all’interno dei fondi di previdenza complementare anche in termini di rendita vitalizia maggiorata in caso di perdita di autosufficienza, come già previsto per alcune forme previdenziali (proposta 5). A conferma dell’attenzione al tema prestata dall’industria delle assicurazioni, in questo ambito vi è l’esempio del Fondo di settore finanziato interamente dai datori di lavoro, che assicura tutti i lavoratori dipendenti, anche dopo che sia cessata la loro condizione lavorativa, contro i rischi della non autosufficienza. 16 3.2 Sanità Le proposte dell’ANIA 1) L’Italia ha un sistema sanitario di tipo universale, che deve essere mantenuto. Vi è, però, un problema di finanziamento del sistema, che può essere risolto tramite una maggiore cooperazione fra pubblico e privato. Occorre definire con chiarezza cosa può offrire il sistema sanitario pubblico, integrandolo con l’intervento del privato. 2) Estendere i benefici fiscali alle polizze malattia, attualmente gravate da una imposta sui premi versati del 2,5%, in modo da determinare parità di trattamento con gli altri strumenti integrativi – fondi, casse e società di mutuo soccorso – che hanno le stesse finalità. 3) Introdurre misure che incentivino la trasparenza sui costi e sulla qualità delle prestazioni sanitarie erogate dal servizio pubblico. Nei prossimi decenni tutti i paesi a economia e welfare sviluppati dovranno fronteggiare costi per la sanità fortemente crescenti, a causa principalmente dell’invecchiamento della popolazione. In Italia, intorno al 2050, essi potrebbero portare al raddoppio della spesa sanitaria pubblica sul PIL (circa 7 punti percentuali). Si pone per la sanità, quindi, un problema di sostenibilità finanziaria di lungo termine. Da un lato, siamo in presenza di un forte aumento della richiesta di prestazioni che il servizio sanitario pubblico non sembra in grado di soddisfare. Dall’altro, il peso della spesa diretta, in forte crescita negli ultimi anni, ricade su chi si ammala, con evidenti disparità tra chi ha disponibilità economiche per curarsi e chi no. Sembra quindi inevitabile perseguire le stesse scelte operate per la previdenza, ovvero dare un deciso impulso allo sviluppo di un sistema di finanziamento multipilastro, che favorisca un maggiore coinvolgimento di fondi sanitari, società di mutuo soccorso e imprese di assicurazione, al fine di organizzare meglio la spesa, migliorare la sostenibilità e l’equità complessiva del sistema. Per far questo, occorre una definizione chiara delle prestazioni che il sistema sanitario pubblico è in grado di erogare e con quale livello/modalità di compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini (c.d. ticket): ciò avrebbe il vantaggio di liberare risorse da destinare agli ambiti che il Servizio Sanitario Nazionale ritiene opportuno presidiare, consentendo allo stesso tempo una reale integrazione delle prestazioni da parte degli operatori privati (proposta 1). In ogni caso, va garantita la copertura universale del sistema sanitario, la tutela delle fasce deboli della popolazione e, quindi, la progressività del costo per la sanità e la protezione dei malati cronici. 17 Nei prossimi decenni è previsto un raddoppio dell’incidenza della componente pubblica sul PIL… …con conseguenze negative anche in termini di sostenibilità del sistema Anche nella sanità la scelta obbligata è quella di prevedere un sistema a più pilastri, in cui anche le polizze malattia abbiano pari dignità con i fondi sanitari Naturalmente, le modalità di integrazione possono essere diverse. Si può guardare all’esperienza della Francia, dove la grandissima maggioranza dei cittadini ha un’assicurazione privata che rimborsa la spesa relativa ai ticket. O della Germania, dove ai cittadini con reddito superiore a una certa soglia è lasciata la facoltà di coprire le proprie esigenze sanitarie con una polizza assicurativa privata, versando però un contributo di solidarietà al sistema pubblico. Occorre, poi, garantire la parità di trattamento tra strumenti di sanità integrativa con finalità analoghe (fondi, casse e società di mutuo soccorso). Ciò implica l’estensione della deducibilità fiscale anche per i premi delle polizze malattia, attualmente gravati da una imposta del 2,5% (proposta 2). Allo stesso tempo, bisognerebbe provvedere a indicizzare il limite della deducibilità dei contributi, che è pari a 3.615,20 euro fin dalla sua introduzione nel 2000. Infine, andrebbero introdotte ulteriori misure per favorire l’integrazione tra pubblico e privato nella sanità Infine, per favorire la concorrenza tra i diversi provider di prestazioni sanitarie, andrebbero calcolate e pubblicate le statistiche sui costi e sulla qualità delle prestazioni erogate (proposta 3). Ciò renderebbe più efficiente il lavoro di convenzionamento degli operatori privati che, convogliando le proprie risorse verso le strutture sanitarie ritenute oggettivamente migliori, ottimizzerebbero la spesa innalzando ulteriormente la qualità del servizio offerto. 3.3 Responsabilità civile sanitaria Le proposte dell’ANIA 1) Introdurre una più accurata e rigorosa gestione del rischio negli ospedali e nelle strutture sanitarie. 2) Rivisitare il concetto di responsabilità dei medici e degli operatori sanitari. 3) Standardizzare i criteri di valutazione dei danni. 4) Integrare, attraverso la costituzione di appositi fondi, l’assicurabilità di determinate specializzazioni mediche particolarmente rischiose. Il tema della responsabilità civile sanitaria è di grande attualità La principale causa del fenomeno è il mutato orientamento della giurisprudenza che ha comportato un aumento delle richieste di risarcimento e del loro ammontare Nel corso degli ultimi anni è significativamente aumentato il numero delle denunce per casi di malasanità, ossia per le richieste di risarcimento dei danni avvenuti per responsabilità dei medici e degli operatori sanitari. Non si tratta di un fenomeno solo italiano; infatti esso ha interessato molti altri paesi. Le principali cause di tale fenomeno sono, all’estero come in Italia: • una maggiore attenzione dei pazienti alla qualità e ai risultati delle cure ricevute, in parte favorita da alcuni fornitori di servizi di tutela dei danneggiati; • l’ampliamento dei diritti e dei casi da risarcire da parte della giurisprudenza; 18 • un deciso aumento degli importi dei risarcimenti riconosciuti dai tribunali, in particolare per i danni non patrimoniali. Le ovvie conseguenze per i sistemi sanitari e per i loro operatori sono state: maggiori difficoltà nei rapporti tra il medico e il paziente; maggiori costi diretti in termini di risarcimenti dovuti ai danneggiati o di prezzi delle coperture assicurative; maggiori costi indiretti derivanti da un ricorso eccessivo e improprio alla diagnostica e alle terapie al fine di ridurre il rischio di essere denunciati dal paziente (c.d. “medicina difensiva”). Per il sistema assicurativo, e per quello italiano in particolare, le conseguenze sono state duplici. Da un lato, ingenti perdite economiche subite, anche in conseguenza di una tariffazione non adeguata rispetto all’aggravamento dei rischi derivanti da decisioni giurisprudenziali. Dall’altro, rapporti più difficili con gli assicurati a causa dell’inevitabile aumento dei prezzi, delle più stringenti condizioni contrattuali e, in taluni casi, addirittura della mancata copertura. Si devono, pertanto, individuare misure utili per mitigare il rischio di malpractice medica, contenere il livello dei costi e incrementare la disponibilità di coperture assicurative. Le conseguenze per i sistemi sanitari sono state l’aumento dei risarcimenti e il ricorso alla “medicina difensiva” Tali effetti si sono riflessi anche in maggiori criticità per il settore assicurativo Appare quindi necessario introdurre misure già affermate in ambito internazionale Si può affermare che, in un sistema giuridico come quello italiano, basato sulla responsabilità, le soluzioni possono essere individuate nelle seguenti azioni: • una maggiore attenzione e impiego di risorse per ridurre i rischi di possibili errori e malfunzionamenti delle aziende sanitarie (proposta 1); • la limitazione del concetto di responsabilità civile di chi esercita la professione sanitaria (proposta 2); • la standardizzazione dei criteri di valutazione dei danni con l’introduzione, per esempio, di tabelle di valutazione del danno e la definizione di eventuali limiti ai danni non patrimoniali (proposta 3); • l’integrazione della capacità del mercato assicurativo privato attraverso la costituzione di fondi che coprano particolari categorie di rischio che non dovessero trovare copertura sul mercato privato (proposta 4). In merito alle ultime due proposte, un segnale importante è arrivato dalla Legge 189/2012 che, al comma 2 dell’art. 3, prevede l’emanazione – entro il 30 giugno 2013, con Decreto del Presidente della Repubblica – di una serie di misure, tra le quali: • la costituzione di un Fondo speciale per garantire la copertura assicurativa a coloro che esercitano professioni sanitarie particolarmente rischiose. Il principio sottostante alla previsione è condivisibile: laddove il rischio raggiunga livelli particolarmente elevati, l’attività dell’assicuratore privato incontra limiti ben precisi e, pertanto, è necessario l’intervento dello Stato. Tuttavia, le modalità di finanziamento del Fondo non sono condivisibili e andrebbero modificate prima dell’emanazione del D.P.R.. Infatti, la norma prevede che il Fondo sia alimentato dal contributo dei professionisti che 19 Segnali importanti sono arrivati dalla legge 189/2012 con l’istituzione di un Fondo per le categorie di rischio difficilmente assicurabili e l’applicazione di tabelle per il risarcimento del danno biologico ne chiedano le garanzie, nonché da un ulteriore contributo (fino al 4% dei premi incassati) a carico delle imprese assicuratrici, il che si ripercuoterebbe inevitabilmente sul costo delle polizze. È sicuramente più logico e coerente, invece, che il Fondo sia finanziato in parte dai medici (come già previsto) e in parte da coloro che usufruiscono delle specifiche prestazioni sanitarie, in modo simile a quanto stabilito per il contributo previdenziale gravante sulle parcelle di alcune categorie professionali; • l’applicazione delle tabelle previste dal Codice delle Assicurazioni in materia di r.c. auto per il risarcimento del danno biologico conseguente all’esercizio della professione sanitaria. Anche in questo caso, è positivo il passo verso una maggiore standardizzazione dei risarcimenti, anche se siamo ancora in attesa della pubblicazione – a ormai sette anni dalla loro previsione – delle tabelle relative alle lesioni gravi nel settore r.c. auto. 3.4 Catastrofi naturali Le proposte dell’ANIA 1) Introdurre misure fiscali per favorire la diffusione dell’assicurazione delle abitazioni contro i danni da catastrofi naturali. 2) Creare le condizioni per favorire un sistema misto pubblico/privato, in cui una parte del rischio complessivo sia coperta dal sistema assicurativo e una parte eccedente sia a carico del sistema pubblico, anche sulla scorta di alcune esperienze internazionali. L’Italia è un paese particolarmente esposto agli eventi catastrofali… …ma non è dotato di un sistema assicurativo nazionale per far fronte ai danni derivanti da calamità naturali, andando incontro a diverse problematiche di gestione dei risarcimenti L’Italia è particolarmente esposta alle calamità naturali e alle loro conseguenze, a causa della morfologia del territorio, dell’elevata densità della popolazione, delle insufficienti misure di prevenzione. Dal secondo dopoguerra, il complesso dei costi per lo Stato per far fronte a tali eventi è ammontato a 245 miliardi. A differenza di molti altri paesi sviluppati, il nostro Paese non è dotato di un sistema pubblico-privato per garantire ai cittadini il risarcimento dei danni derivanti dalle calamità naturali. Tali danni vengono risarciti mediante finanziamenti ad hoc che fanno leva sulla fiscalità generale. Tale impostazione comporta le seguenti criticità: • l’entità del risarcimento non è definita a priori e non esiste la certezza di riceverlo; • la tempistica dei risarcimenti è spesso eccessivamente lunga; • l’erogazione degli aiuti è poco trasparente ed esposta al rischio di fenomeni clientelari, con conseguente uso inefficiente e inefficace delle risorse stanziate; • la mancanza di incentivi per una corretta gestione del territorio e per l’attuazione di misure di prevenzione del rischio; 20 • si alimenta l’illusione che esista una copertura “senza costi”: in realtà, il costo degli interventi ex-post pesa sulla fiscalità generale. In Italia, peraltro, il ricorso alle coperture assicurative per gli immobili è penalizzato da un’imposta sul premio versato dagli assicurati tra le più elevate in Europa (22,25%). La proposta dell’ANIA è, invece, di ridurre drasticamente tale imposta e incentivare la stipula di polizze assicurative, attraverso la deducibilità fiscale dei premi pagati da coloro che assicurano la propria casa, compiendo un responsabile atto di prevenzione (proposta 1). La diffusione di tali coperture concorrerebbe a ridurre l’entità dell’eventuale intervento pubblico ex-post, in quanto, come è noto, l’ammontare complessivo del risarcimento non può eccedere il valore del danno subito. Tali misure rappresenterebbero un passo importante verso una maggiore, ancorché parziale, pianificazione delle risorse necessarie per far fronte ai danni arrecati dalle catastrofi. In Italia l’offerta volontaria delle coperture contro A tal riguardo, da molti anni si discute della introduzione di un sistema assicurativo misto pubblico-privato, anche sulla scorta di alcune esperienze internazionali, che avrebbe il pregio di mitigare fenomeni antiselettivi, cioè la tendenza ad assicurarsi solo se si risiede in aree più esposte al rischio, e fornire, grazie all’intervento dello Stato, la capacità finanziaria necessaria per far fronte agli eventi che dovessero arrecare danni superiori a quelli sostenibili dal solo sistema privato. Un sistema assicurativo misto pubblico-privato tali rischi dovrebbe essere agevolata e non disincentivata da una elevata tassazione del premio apporterebbe benefici, quali l’incentivazione delle misure di prevenzione… Come ha evidenziato anche l’OCSE, la diffusione di coperture assicurative o l’introduzione di un sistema assicurativo apporta numerosi benefici, in quanto incentiva i proprietari a mettere preventivamente in sicurezza le costruzioni, rende più certa, efficiente e meno soggettiva la valutazione dei danni e riduce la pressione sui conti pubblici. Un tale sistema, andrebbe attentamente disegnato con il settore assicurativo per far sì, come suggerito sempre dall’OCSE, che l’infrastruttura assicurativa privata sia utilizzata al meglio (proposta 2). 21 ...ma andrebbe attentamente disegnato 4. LA R.C. AUTO Le proposte dell’ANIA 1) Dopo l’“ondata” regolamentare dell’ultimo decennio, limitare gli interventi normativi ai fattori che incidono effettivamente sui costi e sui prezzi della r.c.a. 2) Approvare la tabella per la valutazione economica e medico legale dei danni gravi alla persona. 3) Impiegare la nuova struttura antifrode dell’IVASS per una più efficace azione contro le frodi assicurative, coinvolgendo le forze dell’ordine e le imprese. 4) Definire una tabella nazionale per il risarcimento dei parenti delle vittime di incidenti stradali, soprattutto in caso di decesso delle vittime stesse, con valori economici coerenti con il resto d’Europa. 5) Incentivare la riparazione diretta dei veicoli presso carrozzerie convenzionate. 6) Prevedere un termine di decadenza per la presentazione delle richieste di risarcimento. 7) Costruire un consenso istituzionale sulle azioni da intraprendere, istituendo un tavolo tecnico con tutti gli stakeholders, per valutare gli interventi necessari e i loro effetti economici. Da tempo la r.c. auto costituisce in Italia un tema sensibile dal punto di vista sociale, in quanto interessa tutti quei cittadini che si trovano a pagare un prezzo significativo per assicurare gli oltre 40 milioni di veicoli circolanti. Eccesso di regolazione nella r.c. auto Nel corso dell’ultimo decennio sono stati emanati numerosissimi provvedimenti normativi (v. tabella allegata) con l’obiettivo di ridurre i prezzi della r.c. auto per la collettività. Obiettivo condivisibile, ma mai centrato perché non si sono affrontati in maniera decisa i fattori strutturali che sono alla base degli alti costi dei risarcimenti in Italia e, quindi, dei prezzi delle coperture. In particolare, gli interventi legislativi sono tutti partiti dal presupposto, errato, che nel nostro Paese i prezzi elevati della r.c. auto siano determinati dalla mancanza di una vera concorrenza tra imprese. Presupposto smentito dalla realtà dei fatti, che registra un’amplissima possibilità per i consumatori di sfruttare la vivace concorrenza praticata dalle imprese. Da nostri studi, ma anche dall’esperienza che può fare qualsiasi cittadino collegandosi ai preventivatori r.c. auto pubblici e privati, si evince che, per tutte le città e per tutti i profili di assicurati, si configurano margini di risparmio dell’ordine del 50% per coloro che pagano i valori massimi e del 20% per coloro che pagano un valore medio. Nonostante l’evidenza, si è proceduto a legiferare adottando per la r.c. auto misure ritenute utili per la riduzione dei prezzi che, il più delle volte, hanno avuto esiti esattamente opposti. 22 Gli interventi realizzati dal 2000 ad oggi sono stati di varia natura: dal blocco delle tariffe r.c. auto per un anno (che ha prodotto solo un “effetto fionda” di aumento elevato dei prezzi alla fine del blocco e una condanna dello Stato italiano per violazione delle disposizioni comunitarie sulla libertà tariffaria) all’imposizione di sconti per determinate categorie di assicurati (i più rischiosi che hanno beneficiato del c.d. bonus malus familiare o hanno visto abbonato il primo sinistro provocato in concorso di colpa). Sempre nell’ottica di ridurre i prezzi, si è intervenuto sulla distribuzione assicurativa, vietando patti di monomandato tra compagnie e agenti e introducendo forme di libera collaborazione tra agenti, nel presupposto che tali misure avrebbero innescato una più accesa concorrenza tra le imprese. Solo di recente sono state introdotte misure da valutare positivamente, delle quali tuttavia si attendono ancora gli effetti. Si sono, infatti, finalmente adottate previsioni per contrastare le speculazioni sui danni alla persona di lieve entità, disponendo criteri più severi per il loro accertamento. Gli interventi normativi positivi Sono state introdotte significative competenze dell’Organo di vigilanza al fine di contrastare le frodi assicurative. Positivo è stato anche il percorso di “dematerializzazione” del contrassegno assicurativo che, in combinato con gli strumenti previsti per il controllo sistematico dell’adempimento dell’obbligo assicurativo, potrà determinare una contrazione significativa del fenomeno della mancata copertura assicurativa, fenomeno che riguarda milioni di veicoli. È necessario, però, in proposito, abbreviare i tempi (oggi previsti in un massimo di due anni dall’emanazione del Regolamento attuativo) per il completamento della “dematerializzazione” dei contrassegni assicurativi. La crisi economica in atto e la tensione sui prezzi dei carburanti hanno determinato una forte riduzione della circolazione, che si è tradotta in un calo consistente del numero dei sinistri. Perciò l’attuale miglioramento della gestione tecnica del ramo r.c. auto è dovuto a fattori più congiunturali che strutturali, anche se le norme che hanno previsto maggior severità nell’accertamento dei danni lievissimi alle persone stanno cominciando a produrre effetti positivi su questa importante voce di costo. Già a partire dall’autunno 2012 si è assistito a una progressiva riduzione delle tariffe r.c. auto. In particolare, nel trimestre novembre 2012-gennaio 2013 si è registrata, a livello di mercato, una riduzione tariffaria su base annualizzata di quasi il 3%. La riduzione potrebbe continuare nell’anno in corso, se venisse confermata la riduzione del numero degli incidenti. La natura congiunturale del miglioramento della situazione, in termini di costi per il sistema e di prezzi per la collettività, evidenzia la necessità di portare a compimento alcune misure che risultano decisive per garantire una stabilizzazione durevole della spesa assicurativa per la r.c. auto (proposta 1). 23 I prezzi r.c. auto si riducono, ma occorre garantire una riduzione strutturale Approvare la tabella per la valutazione dei danni alla persona di grave entità L’approvazione della tabella per la valutazione dei danni alla persona di grave entità è il provvedimento più importante da adottare (proposta 2), vista la sua incidenza sull’ammontare complessivo dei costi dei risarcimenti (5,7 miliardi euro, su un totale di 13,8 miliardi). È un provvedimento previsto dal Codice delle assicurazioni, che risale al 2005. Resistenze politiche ingiustificate, visto che i valori economici previsti dalla tabella sarebbero comunque i più elevati in Europa, hanno finora impedito il suo varo. La tabella è stata rivista in aumento per tener conto di esigenze di equo risarcimento e, nonostante ciò, se ne ritarda l’uscita. L’effetto di riduzione tariffaria che ne deriverebbe nell’immediato è stimabile nell’ordine del 3%. Ma la sua portata è ben superiore, se proiettata nel medio periodo, poiché la tabella avrebbe l’effetto di stabilizzare costi in continua e disordinata crescita e fornirebbe alle imprese elementi di certezza duraturi per il calcolo delle riserve sinistri, il cui ammontare è decisivo per la stima del fabbisogno tariffario e agisce direttamente, dunque, sul livello dei prezzi. Di seguito un confronto da cui si evince che i valori previsti dall’ultima Tabella predisposta dal Governo sarebbero in generale, e in particolare misura per le lesioni medie e più gravi, i più elevati in Europa. DANNO MORALE / DANNO BIOLOGICO PUNTI DI INVALIDITÀ Nazione I.P. 10% I.P. 25% I.P. 60% I.P. 90% Età del danneggiato Età del danneggiato Età del danneggiato Età del danneggiato 20 40 60 20 40 60 20 40 60 20 40 60 ITALIA 1 16.600 14.800 12.800 64.600 57.400 49.900 306.600 272.300 236.800 590.000 524.000 455.700 ITALIA 2 17.200 15.300 13.300 68.900 61.200 53.200 323.300 287.200 249.700 609.300 541.200 470.600 FRANCIA 26.000 23.000 22.000 69.000 64.000 59.000 230.000 170.000 130.000 455.000 374.000 350.000 GERMANIA 10.000 10.000 10.000 35.000 35.000 35.000 70.000 70.000 70.000 250.000 250.000 250.000 GRAN BRETAGNA 28.700 28.700 28.700 41.400 41.400 41.400 103.500 103.500 103.500 212.800 212.800 212.800 SPAGNA 9.800 8.900 7.500 36.500 33.500 28.000 104.500 96.500 81.000 259.000 239.000 201.000 BELGIO 10.300 8.200 4.800 76.000 59.000 37.200 152.000 118.000 74.500 272.500 212.700 134.000 OLANDA 15.000 15.000 12.500 35.000 30.000 30.000 65.000 60.000 55.000 150.000 150.000 125.000 Per l’Italia i valori sono i minimi previsti dalla tabella dello schema di DPR in approvazione. Tali minimi possono, inoltre, essere aumentati fino al 30% dal giudice nel caso concreto. Non viene considerata l’inabilità temporanea. ITALIA 1 si riferisce alla prima Tabella predisposta. ITALIA 2 è l’ultima Tabella definita a seguito del parere del Consiglio di Stato e di una riconsiderazione del Mise sui valori economici. Impiegare la nuova struttura antifrode dell’IVASS come centro di coordinamento delle azioni di contrasto ai fenomeni fraudolenti e speculativi Un ulteriore intervento è in realtà già legge, ma necessita di un’attuazione che imprima una svolta nella lotta alle frodi. I nuovi poteri dell’IVASS rappresentano un potenziale che non va sprecato né limitato. La struttura antifrode dell’Istituto, che dovrebbe operare in stretto contatto con le imprese e con le forze inquirenti, deve essere dotata di infrastrutture tecnologiche e di processi operativi costruiti sulla logica dei modelli investigativi (proposta 3). Quindi, 24 non solo incrocio di banche dati, ma supporto alle istruttorie delle imprese e della magistratura nelle azioni di contrasto alle frodi. È inoltre necessario definire una tabella nazionale per il risarcimento del danno morale subito dai parenti delle vittime di incidenti stradali, soprattutto in caso di decesso delle vittime stesse, con valori economici coerenti con quelli in vigore nel resto d’Europa, fermo restando il risarcimento del danno patrimoniale. (proposta 4). Definire una tabella per il risarcimento Occorre, altresì, incentivare la riparazione diretta dei veicoli presso le carrozzerie convenzionate in luogo del risarcimento in denaro, come strumento efficace sia per la riduzione dei costi dei danni materiali sia per il controllo antispeculativo dei sinistri (proposta 5). Incentivare la riparazione diretta Si deve poi prevedere un termine di decadenza per la presentazione della richiesta di risarcimento: a parte casi eccezionali (gravi danni alla persona), una richiesta presentata oltre tre mesi dalla data dell’incidente è spesso motivata da intenti chiaramente speculativi. Il problema sussiste particolarmente in alcune zone, in cui il 15-20% delle richieste di risarcimento viene presentato oltre i 90 giorni dal sinistro e il 5-7% oltre 365 giorni dal sinistro (proposta 6). Prevedere un termine di decadenza Infine, i provvedimenti realmente utili vanno condivisi attraverso l’analisi economica, altrimenti restano annunci privi di effetti. Si propone, dunque, un tavolo tecnico con imprese, consumatori, rappresentanti del Governo, del Parlamento e dell’Autorità di vigilanza: una sede adeguata in cui, per ogni intervento proposto, ne venga valutato l’impatto economico effettivo (proposta 7). Creare un tavolo tecnico 25 del danno morale dei parenti delle vittime per la richiesta di risarcimento 5. LA DISTRIBUZIONE Le proposte dell’ANIA • Dopo anni in cui si è inteso condizionare l’evoluzione dei modelli distributivi tramite l’azione normativa, è ora il momento di lasciare operare le forze del mercato. Il ruolo della distribuzione in assicurazione Il modello distributivo dell’assicurazione italiana è profondamente cambiato negli ultimi venti anni, mostrando una chiara tendenza verso la diversificazione e la multicanalità. È una tendenza comune a tutti i paesi europei, perché consente alle imprese di offrire il modello di servizio più rispondente alle diversificate esigenze dei clienti. Un dibattito condizionato Il dibattito istituzionale sulla distribuzione assicurativa, nonché le decisioni legislative che ne sono seguite negli ultimi anni, sono stati invece condizionati dal presupposto – profondamente sbagliato – che il problema dei prezzi r.c. auto traesse origine da una scarsa tensione competitiva dei modelli distributivi adottati dall’industria. “Liberalizzazioni”, divieti e commistioni Le norme hanno imposto divieti sconosciuti nel resto del mondo (sui patti di esclusiva agenziali) o introdotto – attraverso la c.d. “libera collaborazione” – figure di intermediari ibridi, ossia agenti che vendono prodotti di una compagnia da cui non hanno ricevuto un mandato. Si è perciò indebolito il rapporto fra le imprese e le proprie reti di intermediari professionali, anche se l’intermediazione agenziale conserva un’importanza cruciale in ragione dello stretto legame con i clienti e della qualità del servizio offerto. Le “riforme” non hanno prodotto benefici per i consumatori e condizionano le scelte delle imprese nell’organizzazione distributiva Le riforme hanno perciò prodotto un danno per le imprese che hanno estese reti distributive agenziali, in quanto il valore della rete, frutto di ingenti investimenti effettuati nel tempo, rappresenta una quota significativa della capitalizzazione della compagnia. Se un agente vende i prodotti di una compagnia diversa dalla propria, probabilmente nel lungo periodo fa un danno a se stesso, perché perderà il cliente, ma certamente lo fa alla compagnia. Al contrario, non ne è derivato alcun effetto positivo per i consumatori. Infatti, è irrealistica l’ipotesi secondo la quale l’allungamento della filiera distributiva, con l’intervento di più di un intermediario per lo stesso contratto, possa determinare una diminuzione dei costi a carico degli assicurati. Emblematico, in tal senso, è il caso del Regno Unito, ossia di un mercato molto aperto, con forte presenza di intermediari non esclusivi, in cui ogni anno metà degli automobilisti cambia compagnia, grazie anche al diffuso utilizzo degli aggregatori su Internet per confrontare le diverse proposte tariffa- 26 rie. Un mercato in cui il costo dell’assicurazione obbligatoria è all’incirca lo stesso che in Italia e in cui i costi generali e commerciali sono addirittura, in proporzione ai premi, più alti. A dimostrazione del fatto che, ove la rete di vendita è al servizio di diverse compagnie, gli oneri di distribuzione tendono ad essere più elevati. Si è inoltre aperta una questione di trasparenza e di potenziali conflitti di interesse ai danni dei consumatori: un assicurato entra in un’agenzia con un marchio d’impresa, l’ha scelta anche per questo, e poi trova proposte assicurative di altre imprese da lui non selezionate in partenza. Per il futuro, il nostro auspicio è che si torni a ragionare in termini costruttivi, avendo in mente che le condizioni economiche e le forze di mercato tendono a comprimere i costi di distribuzione e possono mettere in difficoltà una quota rilevante delle oltre 20.000 agenzie (che nel complesso offrono lavoro a circa 250.000 persone). È perciò essenziale accrescere l’efficienza delle agenzie attraverso il contenimento dei costi gestionali e, soprattutto, l’aumento dei prodotti distribuiti. In tale prospettiva, le imprese devono fare la loro parte, favorendo la standardizzazione di procedure e sistemi, grazie a un più diffuso utilizzo delle nuove tecnologie. Accrescere l’efficienza delle agenzie Un contributo altrettanto importante al contenimento dei costi può venire da una semplificazione del quadro normativo e regolamentare che alleggerisca le reti da oneri amministrativi ormai eccessivi. Tra questi, certamente, l’obbligo dei tre preventivi che deve essere sostituito dall’implementazione di un più funzionale preventivatore dell’IVASS. Semplificare il quadro normativo 27 6. L’IMPEGNO SOCIALE DELLE ASSICURAZIONI 6.1 Interventi a favore della sicurezza stradale Le proposte dell’ANIA • Per il grande impatto che l’incidentalità presenta sul piano economico e sociale, una priorità dell’azione di Governo deve essere quella di garantire i più elevati standard di sicurezza stradale. • L’industria assicurativa, tramite la Fondazione ANIA per la sicurezza stradale, intende mantenere il suo impegno nella promozione della cultura della prevenzione e della sicurezza sulla strada, con particolare attenzione ai conducenti più giovani. • Gli interventi che l’industria assicurativa ritiene urgenti riguardano: 1) la sicurezza delle infrastrutture: è necessario garantire un adeguato stato di manutenzione delle strade, attraverso la predisposizione di un piano finanziato da una quota dei proventi delle sanzioni pecuniarie nei casi di violazione del Codice della Strada; 2) la qualità della formazione alla guida: è urgente diffondere la cultura della responsabilità e il rispetto delle regole e investire in formazione alla guida sicura. Da un lato, è necessario avvalersi dei fondi previsti dall’art. 208 del Codice della Strada per realizzare nelle scuole iniziative di educazione stradale. Dall’altro, occorre favorire la diffusione dei corsi di guida sicura che completino il percorso di apprendimento iniziato durante l’acquisizione della patente; 3) la sicurezza per i conducenti professionali: è opportuno che anche in Italia si diffonda l’installazione dei sistemi di verifica del grado alcolemico degli autisti di mezzi professionali prima che questi si mettano alla guida, prevedendo adeguate sanzioni per i trasgressori. La sicurezza stradale al centro dell’agenda politica del Governo La sicurezza stradale, per il suo rilievo economico e sociale, deve continuare ad essere una priorità dell’azione di Governo. Nel 2000 si erano registrati circa 7.000 decessi a seguito di incidenti stradali. L’Italia, come l’intera Europa, aveva preso l’impegno di dimezzare il numero delle vittime in 10 anni. Molto è stato fatto in termini di interventi normativi di modifica del Codice della strada e di diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione dell’incidentalità. Ma l’obiettivo non è stato raggiunto. Ancora nel 2011 vi sono stati in Italia 3.860 morti a seguito di incidenti stradali: ciò significa che, ogni giorno, hanno perso la vita 11 persone. È prioritario, dunque, che lo Stato investa in sicurezza stradale e che, in questo, si avvalga anche della collaborazione della società civile. 28 Il settore assicurativo opera dal 2004 tramite la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale (FASS), che offre il proprio supporto strategico, finanziario e di competenze alle Istituzioni nazionali e locali. Dal 2004 ad oggi il settore assicurativo ha dato il suo contributo e intende proseguire in questa direzione Un impegno considerevole, in termini di know-how e di risorse investite, che il settore assicurativo intende mantenere anche per gli anni a venire al fine di individuare interventi capaci di garantire adeguati livelli di sicurezza nella circolazione stradale, nonché azioni che permettano di portare il nostro Paese ad allinearsi agli standard di sicurezza europei. In tal modo si potranno perseguire gli obiettivi fissati dalla Commissione europea di riduzione del numero di decessi sulle strade. A tal fine, la Fondazione ANIA ha individuato tre ordini di intervento urgenti: Gli ambiti di intervento più urgenti 1) sicurezza delle infrastrutture, 2) qualità della formazione alla guida, 3) sicurezza sul lavoro correlata alla sicurezza stradale. Lo stato delle infrastrutture incide per il 20% sulle cause di incidentalità. È dovere dello Stato garantire adeguate condizioni di circolazione e, tra queste, la manutenzione delle strade è certamente la più importante. Occorre predisporre un piano finanziario che consenta di mettere a disposizione risorse per il miglioramento della sicurezza delle strade: ciò è possibile, ad esempio, destinando a tal fine una quota dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie applicate nei casi di violazione del Codice (art. 208 CdS) (proposta 1). In ogni caso, occorre essere consapevoli che il beneficio economico e sociale derivante dalla riduzione dei costi sanitari e assicurativi eccede ampiamente il costo degli investimenti in sicurezza stradale. Sicurezza delle infrastrutture L’80% degli incidenti è da attribuire ai comportamenti al volante. Pertanto, imparare a guidare correttamente è fondamentale per aumentare i livelli di sicurezza sulle nostre strade. Grazie all’attività della DG Motorizzazione civile del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in collaborazione con la Fondazione ANIA, è operativa una procedura che consente il monitoraggio delle lezioni di guida in autoscuola, permettendo di meglio valutare il percorso formativo del futuro automobilista. Qualità della formazione alla guida Ma la qualità della formazione alla guida passa anche per la responsabilità dei singoli. Su questo aspetto, la Fondazione ANIA ha operato per promuovere comportamenti responsabili, ma anche la scuola ha un ruolo da svolgere avvalendosi – anche in questo caso – di fondi ad hoc previsti dall’art. 208 del Codice della Strada (proposta 2). Infine, non si può trascurare la formazione alla guida sicura che si può seguire in maniera facoltativa presso centri specializzati. La Fondazione ANIA sostiene da anni l’importanza di questi corsi, che permettono di imparare a manovrare l’auto in situazioni di emergenza e auspica un intervento del 29 Legislatore che ne favorisca la diffusione, ad esempio, tramite la deducibilità fiscale del costo dei corsi. Sicurezza sul lavoro correlata alla sicurezza stradale Per determinate categorie di guidatori, sicurezza stradale implica anche sicurezza sul lavoro. Il riferimento è ai guidatori professionali che sulla strada trascorrono la maggior parte della giornata lavorativa e per i quali la legge prevede 0 g/l di alcol nel sangue quando sono al volante. Si tratta di un tema molto delicato su cui si registrano iniziative anche a livello europeo, con attività volte a garantire la sobrietà al volante. Tra queste, la principale è quella che riguarda l’introduzione del sistema alcol-lock sui mezzi pesanti, un dispositivo che in Italia ancora trova diverse resistenze alla sua diffusione. La Fondazione ANIA è favorevole a un utilizzo ampio di questi sistemi e propone al Legislatore di considerarne l’installazione obbligatoria: a) sui veicoli professionali, b) sui mezzi di guidatori recidivi alla guida in stato di ebbrezza, c) sulle flotte aziendali, al fine di conseguire i requisiti ISO che certificano la qualità del trasporto in sicurezza. Inoltre, il Legislatore dovrebbe introdurre pene più severe per coloro che usassero in maniera impropria l’alcol-lock: un comportamento che implicherebbe un chiaro dolo e che, come tale, dovrebbe essere punito in maniera adeguata (proposta 3). 6.2 L’educazione alla gestione del rischio, alla mutualità e alla prevenzione Le proposte dell’ANIA • Inserire, nei programmi della scuola dell’obbligo, l’educazione alla gestione del rischio, alla mutualità e alla prevenzione. • Studiare forme di formazione e informazione volte a favorire l’inclusione economica e finanziaria degli immigrati. La società è dominata dalla complessità, che rende difficile la difesa del benessere economico dei cittadini I cittadini, oggi, devono compiere le loro scelte finanziarie in un contesto dominato dalla complessità. Si susseguono, infatti, i cambiamenti sul piano sociale, demografico, economico, ambientale e normativo, così come si trasformano i rischi cui ogni famiglia è esposta. L’attuale crisi economica e il progressivo restringimento delle garanzie sociali stanno aumentando sempre più l’esposizione delle famiglie verso shock esterni e rendono più complessa la difesa del benessere economico. 30 È sempre più necessario disporre di conoscenze che consentano di comprendere e misurare i rischi, valutare i bisogni di sicurezza, scegliere gli strumenti più appropriati per soddisfarli. Sia la Commissione Europea sia l’OCSE sottolineano l’importanza del tema, destinato a diventare cruciale negli anni a venire. L’OCSE, in particolare, ha inserito il tema della alfabetizzazione finanziaria nella valutazione PISA 2012 (Programme for International Student Assessment). La Commissione europea e l’OCSE sottolineano L’industria assicurativa, in partnership con le principali Associazioni dei consumatori attraverso la Fondazione “Forum ANIA-Consumatori”, sta da anni sviluppando programmi educativi, rivolti alle scuole e agli adulti, finalizzati alla diffusione della cultura del rischio, della prevenzione e della mutualità. Le iniziative del “Forum ANIA-Consumatori” È opportuno che questi temi siano inseriti in maniera organica e stabile all’interno dei programmi della scuola dell’obbligo. È importante, infatti, perseguire una strategia formativa efficace per far crescere nelle nuove generazioni la cultura del rischio e della prevenzione, a tutela del proprio futuro e del benessere delle proprie famiglie. È necessaria una strategia formativa efficace… È inoltre necessario studiare modalità di formazione e informazione volte a favorire l’inclusione economica e finanziaria degli immigrati. Gli immigrati sono sempre più una componente l’importanza del tema vitale della società italiana… Sono ormai oltre cinque milioni gli stranieri che vivono in Italia: uno straordinario motore economico, sociale e culturale per la nostra società. Le imprese che hanno come titolari persone immigrate superano le 400.000 unità. Con l’avanzare dei processi di integrazione lavorativa e sociale dei migranti, anche i bisogni finanziari di questi ultimi tendono ad evolvere, incrementarsi e differenziarsi. È importante che questa significativa porzione della popolazione residente sia aiutata a esprimere al meglio le proprie potenzialità, attraverso iniziative volte ad accelerarne l’inclusione finanziaria. …e richiedono inclusione finanziaria ANIA partecipa all’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia ed è direttamente impegnata in attività di ricerca e studio sulle esigenze e le caratteristiche di tale popolazione, con la convinzione che una migliore conoscenza del fenomeno sia utile per attivare strumenti, opportunità e occasioni di informazione e formazione e per incentivare un processo virtuoso che includa l’integrazione economica e quella sociale, migliorando la percezione del rischio, riducendo la vulnerabilità economica nei confronti di shock esterni, accrescendo la stabilità finanziaria attraverso forme di accumulo del risparmio. Formazione e informazione 31 INTERVENTI NORMATIVI IN MATERIA DI R.C. AUTO DAL 2000 AL 2012 LEGGI E PROVVEDIMENTI CONTENUTO D.L. n. 70 del 2000 – Legge 26 maggio 2000, n. 137 Blocco delle tariffe RCA PROVVEDIMENTO ABROGATO DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209, a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea Legge 5 marzo 2001, n. 57 “Disposizioni in materia di apertura e regolazione dei mercati” Trasparenza e danno alla persona Capo I (INTERVENTI NEL SETTORE ASSICURATIVO) (ARTT. DA 1 A 6, ABROGATI DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209) Legge 12 dicembre 2002, n. 273 “Misure per favorire l’iniziativa privata e lo sviluppo della concorrenza” – c.d. RIFORMA MARZANO Trasparenza e vigilanza rafforzata Capo III (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RC AUTO) (ARTT. DA 19 a 26, ABROGATI DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209 TRANNE ART. 24 CONCERNENTE MODIFICA DELL’ARTICOLO 642 DEL CODICE PENALE) D.lgs. 30 giugno 2003, n. 190 “Attuazione della direttiva 2000/26/CE in materia di assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli, che modifica anche le direttive 73/239/CEE e 88/357/CEE” Recepimento della IV Direttiva Danni CE Artt. da 1 a 13 (Abrogati dal D.LGS. 7 settembre 2005, n. 209) Decreto Ministero della salute 3 luglio 2003 Tabella delle menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 1 e 9 punti di invalidità D.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 – Codice delle assicurazioni private – c.d. “CAP” Titolo X (ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA PER I VEICOLI A MOTORE E I NATANTI) D.P.R. 18 luglio 2006, n. 254 Regolamento attuativo del risarcimento diretto dei danni derivanti dalla circolazione stradale D.L. n. 223/2006 – Legge 4 agosto 2006, n. 248 – c.d. “DECRETO BERSANI 1” Art. 8 (Clausole anticoncorrenziali in tema di responsabilità civile auto) Al comma 1, si prevede l’abolizione del divieto di esclusiva nella distribuzione delle polizze auto D.L. n. 7/2007 – Legge 2 aprile 2007, n. 40 – c.d. “DECRETO BERSANI 2” Art. 5 (Misure per la concorrenza e per la tutela del consumatore nei servizi assicurativi) Abolizione del divieto di esclusiva nella distribuzione delle polizze relative a tutti i rami danni e disciplina del bonus-malus prevedendo: • Il beneficio dell’applicazione della stessa classe di merito conseguita su un veicolo ad ulteriori veicoli acquistati dal titolare della polizza o dai componenti del suo nucleo familiare; • la possibilità di applicare il malus a seguito di un sinistro solo dopo che la compagnia abbia proceduto al risarcimento del danno e solo nei confronti di un assicurato responsabile “principale”, con esclusione quindi dei responsabili con corcorso di colpa “paritario” o “minoritario”. D.lgs. 6 novembre 2007, n. 198 (Attuazione della direttiva 2005/14/CE che modifica le direttive 72/166/CEE, 84/5/CEE, 88/357/CEE, 90/232/CEE e 2000/26/CE sull’assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli) Recepimento della V Direttiva Auto Nuovi massimali minimi obbligatori per la copertura r.c. auto DIRETTIVA 2009/103/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 16 settembre 2009 (VI Direttiva Auto) VI Direttiva Auto La VI Direttiva Auto (codifica della precedente legislazione europea in materia) comporta per gli Stati membri un rafforzamento del regime delle garanzie esistenti a tutela del consumatore, inteso sia come contraente che come parte lesa di un sinistro. Schema di D.P.R. c.d. “MACROPERMANENTI” (art. 138 del CAP) approvato in via preliminare dal CDM il 3 agosto 2011 (Non ancora pubblicato in G.U.) Tabella delle menomazioni all’integrità psicofisica comprese tra dieci e cento punti di invalidità segue 34 segue LEGGI E PROVVEDIMENTI CONTENUTO Legge 12 novembre 2011, n. 183 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” – Legge di stabilità 2012 Art. 13 (Semplificazione dei pagamenti e degli accertamenti delle violazioni all’obbligo di copertura assicurativa) Il comma 5 prevede che l’accertamento della mancanza di copertura assicurativa RCA obbligatoria del veicolo possa essere effettuato anche mediante il raffronto tra i dati delle polizze emesse dalle imprese assicuratrici e le immagini provenienti dai dispositivi di controllo del traffico e delle infrazioni. Le forze di polizia a decorrere dal 1° gennaio 2012 potranno impiegare i sistemi di controllo massivi e a distanza (del tipo dei tutor) per contestare l’inadempimento dell’obbligo. A tal fine dovranno disporre dei dati sulle coperture assicurative delle imprese di assicurazione, presenti nell’archivio SITA gestito dall’ANIA. Legge 15 dicembre 2011, n. 217 “Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2010 Art. 5 (Modifiche al codice del consumo in materia di servizi finanziari a distanza), comma 1, lettera b) Il diritto di recesso non si applica ai contratti di assicurazione obbligatoria della R.C.A. per i quali si sia verificato l’evento assicurato. D.L. n. 1/2012 – Legge 24 marzo 2012, n. 27 – c.d. “DECRETO-LEGGE LIBERALIZZAZIONI” Art. 29 (Efficienza produttiva del risarcimento diretto) Art. 30 (Repressione delle frodi) Art. 31 (Contrasto della contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di assicurazione per la R.C.A.) Art. 32 (Ispezione del veicolo, scatola nera, attestato di rischio, liquidazione dei danni) Art. 33 (Sanzioni per frodi nell’attestazione delle invalidità derivanti da incidenti) Art. 34 ( Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto) Art. 34-bis (Disposizioni in materia di contratti di assicurazione dei veicoli) Art. 34-ter (Certificato di chiusura inchiesta nell’assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore) D.L. n. 179/2012 – Legge 17 dicembre 2012, n. 221 – c.d. “CRESCITA-BIS” o “SVILUPPO 2” Art. 21 (Misure per l’individuazione ed il contrasto delle frodi assicurative) Art. 22 (Misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel mercato assicurativo): • libera collaborazione tra gli intermediari per tutti i tipi di polizza e la costituzione di una piattaforma informatica di interfaccia comune tra tutte le imprese per “la gestione dell’intero ciclo del prodotto assicurativo” (preventivo, gestione del rapporto, conclusione e rinnovo del contratto); • cinque giorni lavorativi per effettuare la perizia sul veicolo danneggiato (anziché 2); • limitazione alle sole polizze vita della prescrizione lunga (10 anni) per “gli altri diritti derivanti dal contratto”; • esclusione del rinnovo tacito delle polizze r.c. auto ma obbligo dell’impresa di mantenere le garanzie nei 15 giorni successivi alla scadenza del contratto; • semplificazione delle procedure e degli adempimenti burocratici nei rami danni; • obbligo per le imprese, in caso di estinzione anticipata o di trasferimento del mutuo, di restituire al contraente le frazioni di premio pagate e non godute relativamente alle polizze collegate al mutuo stesso. Legge 24 dicembre 2012, n. 228 Legge di stabilità 2013 Art. 1, co. 510. Piattaforma di interfaccia comune per le attività di consultazione di cui all’art. 34, comma 1, del d.l. n. 1/2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27/2012 (Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto). 35