ANIA-fondino azzurro

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ANIA-fondino azzurro
PREMESSA
L’Assicurazione svolge un importante ruolo economico e
sociale, perché protegge le persone e le imprese dai rischi di
varia natura ai quali sono esposte, rafforzando la stabilità del
Paese.
Lo scorso anno, per sinistri e prestazioni a favore di assicurati
e danneggiati, le compagnie di assicurazione italiane hanno
pagato quasi 100 miliardi di euro; gli investimenti degli
assicuratori italiani, in larga parte in titoli di Stato, sono
ammontati a oltre 510 miliardi di euro.
La solidità economica e finanziaria, fondata su mezzi propri
pari a 40 miliardi, ha permesso alle compagnie di affrontare
le forti turbolenze finanziarie e la congiuntura economica
negativa registrata negli ultimi anni, mantenendo inalterata
la capacità di rispondere, giorno dopo giorno, alle domande
di sicurezza e protezione di imprese e privati.
Le oltre 230 società di assicurazione che hanno sede e
operano in Italia e che sono associate ad ANIA rappresentano
premi per circa 110 miliardi di euro, il quarto mercato
assicurativo in Europa e il settimo al mondo.
L’Assicurazione rappresenta per gli italiani una forma
importante di impiego del risparmio: il 12% delle attività
finanziarie delle famiglie è costituito da riserve assicurative.
Quello assicurativo è un settore con un’importante forza
lavoro: i dipendenti delle imprese (dirigenti, funzionari,
impiegati, produttori, addetti ai call center) sono circa
47.500, ai quali vanno aggiunti 250.000 addetti che operano
nella rete distributiva (agenti, broker, e loro impiegati e
produttori).
Promuovere lo sviluppo dell’assicurazione significa ridurre la
vulnerabilità di persone, famiglie e imprese e rafforzare la
crescita del Paese.
Per questo l’ANIA propone al nuovo Governo e al nuovo
Parlamento interventi in alcuni ambiti strategici.
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1. IL CONTRIBUTO DEL SETTORE ASSICURATIVO
ALLO SVILUPPO DEL PAESE
Le assicurazioni proteggono il patrimonio delle persone, delle famiglie e delle
imprese contro rischi di varia natura. Alla base dell’attività assicurativa vi è
una tecnica che consente agli assicuratori, tramite l’assunzione di una molteplicità di rischi omogenei, di trasformare un rischio individuale in un rischio
collettivo (mutualità assicurativa), ripartendo fra l’insieme degli assicurati un
onere – il danno economico derivante dall’eventuale sinistro – che sarebbe
insopportabile se rimanesse a carico dei singoli.
Le assicurazioni svolgono un fondamentale
ruolo economico
La numerosità e la rilevanza dei rischi fa sì che molte attività non possano
essere svolte senza la presenza di un’adeguata copertura assicurativa. Le assicurazioni giocano, dunque, un ruolo fondamentale nel sostegno della competitività del sistema produttivo nel suo complesso, soprattutto ora che il
Paese è chiamato ad affrontare una crisi profonda, a gestire il cambiamento,
a investire sul futuro.
Offrendo protezione contro rischi di varia natura, il settore assicurativo protegge il patrimonio delle famiglie, favorendo la stabilità dei consumi durante
il ciclo di vita delle persone. Secondo i dati più recenti raccolti dalla Banca
d’Italia, un quarto delle famiglie italiane (oltre 6 milioni) possiede una polizza
assicurativa danni a protezione dei propri beni (principalmente la casa), mentre
quasi il 6% (1,2 milioni) tutela la salute attraverso una copertura malattia.
Ancor più in periodi di crisi economica, l’assicurazione rappresenta un
“ombrello” che protegge la stabilità finanziaria delle famiglie e dei singoli.
L’assicurazione per le famiglie
I forti cambiamenti della struttura demografica della popolazione, con l’allungamento della speranza di vita, il progressivo invecchiamento della popolazione e la bassa natalità, stanno esercitando ed eserciteranno notevoli pressioni sul sistema di welfare pubblico. Le assicurazioni, offrendo una protezione
sociale complementare, possono svolgere un ruolo importante nel garantire
ai cittadini un modello di welfare adeguato e finanziariamente sostenibile.
L’assicurazione e il sistema di welfare
L’assicurazione svolge un ruolo cruciale anche per le aziende. Facendosi carico
dei cosiddetti “rischi extra imprenditoriali”, consente alle aziende di “liberare”
risorse che, in assenza di copertura, dovrebbero rimanere immobilizzate per
far fronte alle conseguenze dannose di eventi rischiosi. L’assicurazione, dunque,
favorisce gli investimenti e una maggiore propensione all’innovazione. Risulta
confermato che le aziende sottoassicurate non riescono a cogliere le nuove
opportunità imprenditoriali, investono in misura inferiore nell’innovazione e il
loro grado di presenza sui mercati internazionali è generalmente basso.
L’assicurazione per le aziende
Uno studio recente dimostra, inoltre, che le imprese dotate di coperture assicurative ottengono più facilmente, e a condizioni migliori, credito dalle banche
in quanto queste ultime attribuiscono loro una minore probabilità di default.
L’assicurazione rende anche più accessibile il credito
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Per ogni rischio assicurato in più, le imprese beneficiano di una media di
17 punti base in meno di tasso sul credito bancario, oltre a vedere diminuita
del 2% la probabilità di un razionamento del credito. Ciò è vero soprattutto
per le aziende di piccola e media dimensione, le più esposte a rischi non correlati con la propria attività imprenditoriale, come ad esempio le catastrofi
naturali.
Più assicurazione favorisce la stabilità e la crescita
L’assicurazione in Italia ha un grado di diffusione inferiore rispetto a quello
che si riscontra, ad esempio, in Francia, in Germania e in altri paesi europei.
Promuovere lo sviluppo dell’assicurazione significa ridurre la vulnerabilità e
rafforzare la stabilità e la crescita del Paese. Chi è assicurato si sente garantito
e protetto e, quindi, gode di una migliore qualità della vita.
Principali caratteristiche dell’attività assicurativa
Ma sarebbe sbagliato, peraltro, attribuire all’assicurazione un ruolo che non
le è proprio, pensare che possa coprire tutto e tutti, senza limiti economici. Il
raggio di azione dell’industria assicurativa dipende anzitutto dalla sua capacità
di copertura dei rischi, capacità condizionata dall’entità delle risorse patrimoniali disponibili. Uno svolgimento efficace e corretto dell’attività assicurativa
richiede, poi, il rispetto di alcuni principi e di alcune condizioni fondamentali.
Fra questi, il principio della mutualità, che consente di formare portafogli ampi
e omogenei su cui ripartire il rischio; e i criteri di “assicurabilità”, che fanno
si che solo i rischi aventi determinate caratteristiche possano essere coperti
con lo strumento assicurativo.
Il ruolo economico dell’assicurazione e i suoi limiti
Dal punto di vista economico, l’assicurazione può essere definita come
un’operazione che consente a individui, famiglie e imprese di coprirsi contro
le conseguenze economiche del verificarsi di un rischio determinato, ripartendo tali conseguenze tra una pluralità di soggetti esposti al medesimo tipo
di rischio.
L’assicurato, dunque, si tutela contro gli effetti economici negativi di un
rischio, trasferendoli all’assicuratore, il quale, assumendo presso di sé una
quantità elevata di rischi omogenei, è in grado di ripartire tali conseguenze
negative su una pluralità di assicurati, riducendo l’onere medio per ogni
individuo.
L’assicurazione, comunque, non può offrire copertura contro ogni tipologia
di rischio. Di norma, infatti, l’attività assicurativa riguarda i cosiddetti “rischi
puri”, ossia rischi che, al loro verificarsi, possono dar luogo solo a una perdita
per i soggetti esposti. Si tratta di rischi alla persona – come il rischio di morte
prematura, di infortunio o malattia –, di rischi relativi alla perdita o al danneggiamento di beni (furto, incendio) e di rischi che possono colpire il patrimonio (tipicamente, rischi di responsabilità).
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Anche così delimitato, il campo dei rischi assicurabili è ulteriormente circoscritto
in quanto la tecnica assicurativa, per funzionare con efficacia, prevede l’esistenza
di alcune condizioni: si tratta dei cosiddetti criteri di assicurabilità dei rischi.
Nel dettaglio, un rischio è assicurabile quando sussistono le seguenti condizioni:
• massa: esistenza di un numero elevato di soggetti esposti al rischio, in
modo da rendere più accurata la stima delle perdite prevedibili;
• omogeneità: i rischi da assicurare dovrebbero avere caratteristiche per
quanto possibile simili quanto a dimensione e frequenza;
• casualità: l’evento deve essere fortuito o accidentale e non essere soggetto
al controllo di chi è esposto al rischio;
• indipendenza: l’evento non dovrebbe essere tale da colpire contemporaneamente un numero molto elevato di unità a rischio.
La necessità di rispettare questi requisiti definisce il campo di azione dell’industria assicurativa. Non si può, ad esempio, pensare di attribuire all’assicurazione privata un ruolo esclusivo nella copertura dei rischi catastrofali, dove
spesso non sussistono i requisiti dell’omogeneità (tipicamente il rischio può
assumere dimensioni elevatissime) e dell’indipendenza (l’evento può colpire
contemporaneamente moltissime unità esposte al rischio). Questo è il motivo
per cui, in genere, il sistema di assicurazione dei rischi catastrofali in vigore
in numerosi paesi esteri poggia su una cooperazione fra pubblico e privato,
in cui il pubblico interviene per la parte che eccede la capacità di copertura
da parte del settore privato.
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2. LA TASSAZIONE DEL RISPARMIO
E GLI INVESTIMENTI DI LUNGO PERIODO
Le proposte dell’ANIA
1) Durante l’ultima legislatura sono stati introdotti numerosi provvedimenti
che hanno aumentato sensibilmente l’imposizione fiscale sul risparmio.
Così si rischia di disincentivare i comportamenti virtuosi delle famiglie e di
penalizzare l’industria italiana di gestione del risparmio.
Il risparmio – che è un fattore cruciale del Paese – va invece incoraggiato,
creando idonei incentivi fiscali e garantendo regole chiare e certe.
2) Il settore assicurativo ha registrato un appesantimento del prelievo sulle
riserve matematiche del ramo vita, determinato da un ulteriore aumento
dell’aliquota annua applicata. Detto prelievo costituisce un credito di imposta da recuperare a scomputo delle imposte applicate sui rendimenti delle
polizze quando le stesse vanno in prestazione. Poiché ogni anno il versamento dell’imposta supera la possibilità di recupero, le compagnie hanno
raggiunto uno stock di credito infruttifero nei confronti dello Stato pari a
6 miliardi. Occorre, pertanto, pensare a meccanismi che consentano il
recupero di tale ammontare di credito in tempi ragionevoli.
3) L’imposizione sui premi di assicurazione danni in Italia è tra le più alte in
Europa. È opportuno che si riportino le aliquote in linea, quantomeno,
con la media europea.
4) Nonostante l’aggravio del prelievo fiscale, l’industria assicurativa italiana
ha conservato la capacità di investire nel lungo periodo e ha svolto un
ruolo stabilizzatore anche durante il recente periodo di forte crisi finanziaria. Occorre che la regolamentazione garantisca le condizioni per svolgere questo ruolo anche in futuro. In proposito, è essenziale un’azione
forte del nostro Paese nel processo di approvazione del nuovo regime
europeo di solvibilità, Solvency II.
5) Va favorita la canalizzazione del risparmio verso gli investimenti di lungo
termine. In quest’ottica vanno definite le regole attuative dei Piani di
Risparmio a medio-lungo termine introdotti nel 2011.
Le famiglie italiane sono storicamente caratterizzate da una notevole capacità
di risparmio.
Negli anni recenti si sta indebolendo la capacità
di risparmio degli italiani
Fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso il tasso di risparmio delle
famiglie è stato molto elevato, tra il 20 e il 25% del reddito disponibile. Nell’ultimo ventennio, invece, la propensione al risparmio si è ridotta notevolmente, passando dal 22,2% del 1992 all’8,8% del 2011. L’effetto è stato
particolarmente evidente negli ultimi cinque anni.
Il risparmio è un fattore importante per il Paese e, come tale, va preservato e
incentivato (proposta 1).
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Nel corso dell’ultima legislatura sono stati varati numerosi provvedimenti che
hanno accresciuto la tassazione sulle forme di risparmio finanziario e assicurativo. Tra questi:
In Italia numerose imposte penalizzano,
direttamente o indirettamente,
il risparmio delle famiglie…
• è stata unificata al 20% l’aliquota d’imposta sui rendimenti finanziari, elevando quella del 12,5% che gravava sui rendimenti della maggior parte
dei prodotti finanziari (azioni, fondi comuni di investimento, polizze, ecc.)
– tranne quella dei titoli pubblici (che è rimasta al 12,5%) – e riducendo
quella del 27% che era a carico di altre forme di investimento (depositi e
conti correnti postali e bancari, ecc.);
• è stata introdotta un’imposta di bollo sui prodotti finanziari, originariamente
dello 0,10%, successivamente incrementata, a partire dal 2013, allo 0,15%;
• è stata introdotta un’imposta sul trasferimento della proprietà di azioni e
altri strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato, nonché su strumenti finanziari derivati che abbiano come
sottostante prevalentemente uno o più di tali strumenti (c.d. “Tobin Tax”).
Queste misure danno origine a notevoli distorsioni, potendo determinare una
perdita competitiva del mercato finanziario nazionale.
Relativamente alle specificità del settore assicurativo, occorre evidenziare, oltre
all’appesantimento della pressione fiscale che ha caratterizzato l’intero mondo
produttivo, due aspetti rilevanti:
…e particolarmente elevato è il prelievo sulle
imprese e sui contratti di assicurazione
• è ulteriormente aumentato il prelievo sulle riserve matematiche dei rami vita.
Si tratta di un prelievo che – contravvenendo ai principi della tassazione –
colpisce un debito delle imprese di assicurazione nei confronti degli
assicurati. Le imprese di assicurazione versano annualmente il prelievo e
lo recuperano progressivamente vantando un credito fiscale. Lo stock di
tale credito è ora pari a circa 6 miliardi. Poiché tale credito è infruttifero,
la remunerazione dei prodotti assicurativi è fortemente penalizzata.
Occorre, pertanto, individuare meccanismi che consentano il recupero di
tale ammontare di credito in tempi ragionevoli (proposta 2);
• l’imposta sulle assicurazioni danni, che viene calcolata sui premi versati
dagli assicurati, sconta aliquote tra le più elevate a livello europeo (come
si evince dalla tabella che segue), il che determina un forte disincentivo
alla stipula di contratti assicurativi.
È opportuno che, in Italia, si riportino le aliquote in linea, quanto meno,
con la media europea (proposta 3).
R.C. Auto
Regno Unito
Olanda
Spagna
Germania
Italia
Francia
6,00
9,70
8,15
19,00
26,50 (*)
34,20
R.C. Incendio
R.C. Generale
6,00
9,70
11,15
13,20
22,25
30,00
6,00
9,70
6,50
19,00
22,25
9,00
(*) Comprensiva della quota aggiuntiva a favore delle Province.
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Aliquote d’imposta sui contratti assicurativi
Le assicurazioni sono un importante
investitore istituzionale…
…con un orizzonte di investimento
di lungo termine
Le assicurazioni attenuano la volatilità
dei mercati…
…e anche durante la recente crisi hanno
dimostrato stabilità
Nonostante l’evidente penalizzazione dal punto di vista del trattamento fiscale,
l’industria delle assicurazioni ha conservato e conserva un ruolo primario quale
investitore istituzionale. Nel 2012, infatti, l’assicurazione italiana ha effettuato
complessivamente investimenti per oltre 510 miliardi di euro.
Questi investimenti sono rivolti soprattutto verso titoli a lungo termine (governativi e “corporate”), attraverso un’attenta gestione delle scadenze che permette di mantenere gli impegni, anche essi di lunga durata, nei confronti
degli assicurati.
Tale caratteristica fa sì che le imprese di assicurazione non abbiano tra i loro
obiettivi quello di sfruttare la volatilità a breve dei mercati: non essendo in
genere costrette a vendere titoli nelle fasi di forte declino dei corsi, riducono le
pressioni pro-cicliche e aiutano a stabilizzare i mercati finanziari. In altri termini,
le imprese di assicurazione sono poco inclini alla cosiddetta “veduta corta”,
che rappresenta una della cause alla base della recente crisi finanziaria.
Durante la recente crisi, il settore non solo è riuscito a mantenere le condizioni
di solvibilità senza dover ricorrere ad interventi esterni, ma ha svolto un ruolo
fondamentale di stabilizzazione dell’economia, destinando una quota rilevante
di investimenti ai titoli di Stato italiani (oltre il 40% alla fine del 2012; tale
percentuale era pari al 28% nel 2009).
In termini assoluti, l’ammontare investito dagli assicuratori in titoli governativi
italiani era, a fine 2012, di circa 220 miliardi di euro, una cifra equivalente
all’11% dello stock di titoli di debito pubblico.
La regolamentazione dovrebbe favorire
l’investimento di lungo termine
Il fabbisogno di investimenti a lungo termine
aumenta…
…in una fase nella quale si renderebbero
più necessari a far ripartire la crescita
È necessario che la regolamentazione, sia essa di natura prudenziale, contabile
o fiscale, consenta alle imprese assicuratrici italiane di continuare a svolgere
questo importante ruolo stabilizzatore e di investitori di medio-lungo termine.
In particolare, Solvency II, il progetto europeo di riforma del regime di solvibilità, deve contenere tutti gli strumenti anticiclici idonei a preservare l’attuale
modello di business degli assicuratori italiani. È necessario, in tal senso, una
ferma azione del Governo e della vigilanza durante la negoziazione del testo
della direttiva in questione (proposta 4).
La recente crisi, peraltro, ha messo in luce, accentuandola, una preoccupante
tendenza in atto già da qualche anno. In Italia, come in molti paesi europei,
si è infatti ridotta notevolmente nel corso degli ultimi anni la capacità, sia del
settore privato sia di quello pubblico, di finanziare progetti di investimento a
medio e lungo termine, normalmente rivolti alla costruzione di nuove infrastrutture. Il 2% degli asset gestiti dagli investitori istituzionali è allocato in
questa tipologia di strumenti: un quinto del loro potenziale, secondo le stime
degli esperti.
Questa tipologia di investimenti è essenziale per generare crescita e aumentare
la competitività; in una prospettiva di medio-lungo termine, è fondamentale
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definire una strategia coordinata per creare le condizioni affinché, da un lato,
riprenda il flusso di investimenti verso progetti infrastrutturali e, dall’altro,
verso il finanziamento dei settori più dinamici e innovativi dell’economia. In
particolare delle imprese attive nel comparto della ricerca e dello sviluppo di
piccole e medie dimensioni, specie non quotate.
La questione è tra le priorità dei maggiori organismi internazionali, tra i quali
l’OCSE e la Commissione Europea. Quest’ultima ha annunciato l’elaborazione
di un Libro Verde sul tema (“Long Term Financing of the European Economy”),
di prossima pubblicazione.
Le più importanti organizzazioni internazionali
Secondo uno studio dell’OCSE, misure volte a incoraggiare il risparmio a lungo
termine e a favorire il sistema delle imprese sono previste, tra l’altro, in
Canada, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Spagna. La logica è quella di
tassare ad aliquota ordinaria (ossia quella che si applica ai redditi di capitale)
i guadagni “speculativi” o comunque di breve periodo (da sei mesi a cinque
anni, a seconda dei paesi). Al di là del breve periodo, l’aliquota si riduce, gradualmente o in un’unica soluzione, o addirittura scende a zero.
Promuovere il risparmio e l’investimento
In Italia sono stati fatti di recente alcuni, timidi, passi avanti. Nel 2011 è stata
introdotta una nuova categoria di strumento finanziario – i “piani di risparmio a lungo termine” – al fine, si presume, di facilitare gli investimenti finalizzati all’innovazione. Tuttavia, non sono ancora state fornite, né a livello
normativo né a livello regolamentare, indicazioni sulle caratteristiche che tali
strumenti devono avere per fruire dell’aliquota di imposta ridotta (12,5%,
anziché 20%). Vanno definite in tempi brevi le regole attuative dei Piani in
questione (proposta 5).
I “Piani di risparmio di lungo termine”
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stanno studiando il problema
di lungo termine
3. IL WELFARE
3.1 Previdenza complementare e tutela delle persone non autosufficienti
Le proposte dell’ANIA
1) Comunicare a tutti i lavoratori la stima dell’importo – o della forchetta di
importi – della rata di pensione pubblica che sarà verosimilmente percepita
(c.d. busta arancione INPS).
2) Introdurre più flessibilità nel sistema della previdenza complementare:
diritto del lavoratore al ripensamento sulla scelta di conferire il TFR, piena
portabilità del contributo datoriale, uscita dal sistema più flessibile in caso
di difficoltà nel raggiungere i requisiti del pensionamento di base.
3) Favorire la previsione nei futuri rinnovi dei contratti di lavoro – a parità di
costo complessivo per le imprese – di una maggiorazione, in funzione previdenziale, degli aumenti retributivi a favore dei lavoratori più giovani e
una destinazione degli eventuali aumenti di produttività alla previdenza
integrativa.
4) Introdurre ulteriori incentivi fiscali in fase di accumulazione del montante
contributivo: tassazione dei rendimenti realizzati dalla forma di previdenza
integrativa solo se erogati ai partecipanti, meccanismi più flessibili di deducibilità dei contributi, in corrispondenza della capacità di versamento variabile nelle diverse fasi della vita lavorativa o in caso di versamenti a favore
di figli o nipoti.
5) Promuovere la diffusione delle coperture assicurative contro il rischio di
non autosufficienza, valorizzando anche il ruolo che possono svolgere le
forme di contrattazione collettiva.
L’Italia vedrà crescere notevolmente nei prossimi
anni l’età media della popolazione...
Il nostro paese deve prepararsi a gestire, nei prossimi anni, l’atteso processo
di invecchiamento della popolazione che, a seguito del progressivo aumento
della longevità e dei ridotti tassi di natalità, porterà il “tasso di dipendenza
degli anziani”, ossia il rapporto fra persone di almeno 65 anni e persone potenzialmente attive (età 15-64), quasi a raddoppiare nel giro di un trentennio.
Alla luce di tale evoluzione, e considerando i vincoli di spesa pubblica, è evidente che un modello di welfare fondato esclusivamente, o in larga parte,
sull’intervento pubblico sia insostenibile dal punto di vista finanziario.
…e, dati i vincoli di spesa pubblica,
occorre immaginare anche nella previdenza e
nell’assistenza a persone non autosufficienti
un sistema basato sulla cooperazione
tra pubblico e privato
Come assicuratori promuoviamo il passaggio, peraltro già in corso, verso un
nuovo sistema di welfare, basato sulla cooperazione fra pubblico e privato.
L’attuazione di questo modello richiede la compartecipazione e la responsabilizzazione delle singole persone, delle imprese e delle forze sociali. Per raggiungere l’obiettivo, la trasparenza è un requisito indispensabile: lo Stato deve
informare i cittadini che non è in grado di proteggere tutti da tutti i rischi,
ma che continuerà ad offrire le prestazioni essenziali, tutelando le fasce deboli
e incentivando le scelte responsabili dei cittadini.
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Nell’area delle pensioni, a fronte della tendenziale riduzione delle prestazioni
offerte dal sistema pubblico, rimane insufficiente lo sviluppo della previdenza
complementare.
Riguardo alla previdenza, le recenti riforme
hanno introdotto novità importanti…
La recente “riforma Fornero” accelera l’introduzione per tutti del metodo
contributivo e comporta, per i lavoratori non lontani dalla quiescenza e a condizione che vi sia continuità nella contribuzione, un aumento del rapporto tra
la prima rata di pensione e l’ultima retribuzione, in ragione dell’accresciuto
numero di anni di versamenti contributivi richiesti e del più breve periodo di
godimento delle prestazioni.
Occorre, tuttavia, rilevare che nel corso degli ultimi anni la copertura pensionistica è diminuita. In primo luogo, per la limitata rivalutazione del montante
contributivo a causa del negativo andamento del PIL. Inoltre, le trasformazioni
in atto nel mercato del lavoro stanno portando a una minore continuità contributiva e a un appiattimento delle carriere, elementi che concorrono ulteriormente a rendere più contenuta la pensione attesa. Nello stesso ambito, la
maggiore flessibilità in uscita renderà i percorsi lavorativi più discontinui
rispetto al passato.
...ma rimangono punti di attenzione ancora aperti
Rimane sostanzialmente inalterata, quindi, l’esigenza di costruirsi un’adeguata pensione integrativa, soprattutto per i giovani lavoratori. Invece, ancora
quasi tre lavoratori su quattro non aderiscono al sistema integrativo e la partecipazione dei giovani rimane fortemente limitata: meno di un quinto dei
lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma pensionistica complementare. È in crescita, inoltre, il numero di coloro che sospendono il pagamento dei contributi.
Nonostante sia sostanzialmente inalterato
il bisogno di previdenza complementare,
le adesioni al sistema sono ancora limitate
Cosa fare, dunque, per rivitalizzare le adesioni?
Soprattutto per coloro che ancora sono sprovvisti di una forma previdenziale,
occorre agire innanzitutto sull’informazione: tutti i cittadini devono essere
consapevoli del proprio futuro previdenziale. Occorre, dunque, comunicare a
tutti i lavoratori la stima dell’importo della rata di pensione pubblica che sarà
presumibilmente percepita (proposta 1).
È necessario che tutti siano consapevoli
Per convincere, poi, molti cittadini ancora indecisi ad aderire, alcune misure
sarebbero di grande aiuto. Ad esempio, realizzare un sistema della previdenza
complementare compiutamente aperto e meno rigido di quello attuale. A tal
fine occorre introdurre più flessibilità nel sistema: diritto del lavoratore al ripensamento sulla scelta di conferire il TFR, piena portabilità del contributo datoriale, uscita dal sistema più flessibile in caso di difficoltà nel raggiungere i
requisiti del pensionamento di base (proposta 2).
…che il sistema della previdenza complementare
Contrastare la ridotta capacità economica dei lavoratori, soprattutto di quelli
più giovani, è un problema più complesso e articolato. Al riguardo, si ritiene
che l’ambito dei futuri rinnovi contrattuali sia una sede adeguata a individuare
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del proprio futuro previdenziale…
sia più flessibile…
…che nei contratti collettivi vi sia più attenzione
al problema della previdenza per i giovani…
opportune soluzioni. Si potrebbe, ad esempio, stabilire nei futuri rinnovi dei
contratti di lavoro – attraverso appositi interventi normativi e a parità di costo
complessivo per le imprese – che gli aumenti retributivi siano redistribuiti in
maniera tale da prevedere:
1) una maggiorazione, da destinare a previdenza integrativa, per i giovani;
2) che gli eventuali aumenti di produttività siano riconosciuti a tutti i lavoratori anche sotto forma di maggiore contribuzione alle forme previdenziali
(proposta 3).
…e che si aggiornino le misure di incentivazione
fiscale esistenti
Nelle attività finanziarie delle famiglie
c’è spazio per una maggiore attenzione
alle forme previdenziali
Sarebbe, infine, importante trovare lo spazio per ulteriori e mirati incentivi
fiscali a favore dell’accumulazione a fini previdenziali. Ad esempio, introdurre
la tassazione dei rendimenti realizzati dalla forma di previdenza integrativa
solo in sede di erogazione delle prestazioni ai partecipanti (con il sistema EET)
anziché, come avviene oggi, sui rendimenti maturati – modalità questa che
riduce significativamente il montante a scadenza. Così come sembra opportuno introdurre più flessibilità nelle misure di incentivazione esistenti, estendendo a ogni età lavorativa (quindi anche negli ultimi anni di lavoro) la possibilità di fruire della deducibilità dei contributi versati anche se eccedenti la
misura massima prevista, purché nel limite dei contributi non versati (e non
dedotti) in anni precedenti, così come attualmente previsto per i lavoratori di
prima occupazione. Meccanismi più flessibili di deducibilità dei contributi
dovrebbero essere previsti anche in caso di versamenti a favore di figli o nipoti
(proposta 4).
Gli spazi per realizzare questi obiettivi ci sono: le famiglie italiane continuano
a detenere uno stock elevato di attività finanziarie, nonostante la riduzione
degli ultimi anni della propensione al risparmio, e circa tre quarti di tali attività
fanno capo a lavoratori dipendenti o a pensionati.
Siamo convinti che l’accoglimento di queste proposte possa determinare un’inversione di tendenza nell’adesione dei lavoratori alla previdenza integrativa.
Anche per la tutela delle persone
non autosufficienti occorre individuare
misure adeguate…
…e anche in questo caso sarà fondamentale
il ruolo delle forme collettive…
…come già attuato nel settore assicurativo
Anche nell’area dell’assistenza delle persone non autosufficienti occorre individuare misure adeguate ad incentivare la diffusione di coperture assicurative
private, che attualmente sono piuttosto limitate.
In questo contesto, appare decisivo il ruolo delle forme di contrattazione collettiva, che potranno destinare specifiche risorse a questa finalità, eventualmente associando questa tipologia di copertura all’interno dei fondi di previdenza complementare anche in termini di rendita vitalizia maggiorata in caso
di perdita di autosufficienza, come già previsto per alcune forme previdenziali
(proposta 5).
A conferma dell’attenzione al tema prestata dall’industria delle assicurazioni, in
questo ambito vi è l’esempio del Fondo di settore finanziato interamente dai
datori di lavoro, che assicura tutti i lavoratori dipendenti, anche dopo che sia
cessata la loro condizione lavorativa, contro i rischi della non autosufficienza.
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3.2 Sanità
Le proposte dell’ANIA
1) L’Italia ha un sistema sanitario di tipo universale, che deve essere mantenuto. Vi è, però, un problema di finanziamento del sistema, che può essere
risolto tramite una maggiore cooperazione fra pubblico e privato. Occorre
definire con chiarezza cosa può offrire il sistema sanitario pubblico, integrandolo con l’intervento del privato.
2) Estendere i benefici fiscali alle polizze malattia, attualmente gravate da
una imposta sui premi versati del 2,5%, in modo da determinare parità
di trattamento con gli altri strumenti integrativi – fondi, casse e società di
mutuo soccorso – che hanno le stesse finalità.
3) Introdurre misure che incentivino la trasparenza sui costi e sulla qualità
delle prestazioni sanitarie erogate dal servizio pubblico.
Nei prossimi decenni tutti i paesi a economia e welfare sviluppati dovranno
fronteggiare costi per la sanità fortemente crescenti, a causa principalmente
dell’invecchiamento della popolazione. In Italia, intorno al 2050, essi potrebbero portare al raddoppio della spesa sanitaria pubblica sul PIL (circa 7 punti
percentuali). Si pone per la sanità, quindi, un problema di sostenibilità finanziaria di lungo termine.
Da un lato, siamo in presenza di un forte aumento della richiesta di prestazioni
che il servizio sanitario pubblico non sembra in grado di soddisfare. Dall’altro,
il peso della spesa diretta, in forte crescita negli ultimi anni, ricade su chi si
ammala, con evidenti disparità tra chi ha disponibilità economiche per curarsi
e chi no.
Sembra quindi inevitabile perseguire le stesse scelte operate per la previdenza,
ovvero dare un deciso impulso allo sviluppo di un sistema di finanziamento
multipilastro, che favorisca un maggiore coinvolgimento di fondi sanitari,
società di mutuo soccorso e imprese di assicurazione, al fine di organizzare
meglio la spesa, migliorare la sostenibilità e l’equità complessiva del sistema.
Per far questo, occorre una definizione chiara delle prestazioni che il sistema
sanitario pubblico è in grado di erogare e con quale livello/modalità di compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini (c.d. ticket): ciò avrebbe il vantaggio di liberare risorse da destinare agli ambiti che il Servizio Sanitario Nazionale ritiene opportuno presidiare, consentendo allo stesso tempo una reale
integrazione delle prestazioni da parte degli operatori privati (proposta 1).
In ogni caso, va garantita la copertura universale del sistema sanitario, la
tutela delle fasce deboli della popolazione e, quindi, la progressività del costo
per la sanità e la protezione dei malati cronici.
17
Nei prossimi decenni è previsto un raddoppio
dell’incidenza della componente pubblica sul PIL…
…con conseguenze negative anche in termini
di sostenibilità del sistema
Anche nella sanità la scelta obbligata è quella
di prevedere un sistema a più pilastri, in cui
anche le polizze malattia abbiano pari dignità
con i fondi sanitari
Naturalmente, le modalità di integrazione possono essere diverse. Si può guardare all’esperienza della Francia, dove la grandissima maggioranza dei cittadini
ha un’assicurazione privata che rimborsa la spesa relativa ai ticket. O della
Germania, dove ai cittadini con reddito superiore a una certa soglia è lasciata
la facoltà di coprire le proprie esigenze sanitarie con una polizza assicurativa
privata, versando però un contributo di solidarietà al sistema pubblico.
Occorre, poi, garantire la parità di trattamento tra strumenti di sanità integrativa con finalità analoghe (fondi, casse e società di mutuo soccorso). Ciò
implica l’estensione della deducibilità fiscale anche per i premi delle polizze
malattia, attualmente gravati da una imposta del 2,5% (proposta 2). Allo
stesso tempo, bisognerebbe provvedere a indicizzare il limite della deducibilità
dei contributi, che è pari a 3.615,20 euro fin dalla sua introduzione nel 2000.
Infine, andrebbero introdotte ulteriori misure
per favorire l’integrazione tra pubblico e privato
nella sanità
Infine, per favorire la concorrenza tra i diversi provider di prestazioni sanitarie,
andrebbero calcolate e pubblicate le statistiche sui costi e sulla qualità delle
prestazioni erogate (proposta 3). Ciò renderebbe più efficiente il lavoro di
convenzionamento degli operatori privati che, convogliando le proprie risorse
verso le strutture sanitarie ritenute oggettivamente migliori, ottimizzerebbero
la spesa innalzando ulteriormente la qualità del servizio offerto.
3.3 Responsabilità civile sanitaria
Le proposte dell’ANIA
1) Introdurre una più accurata e rigorosa gestione del rischio negli ospedali
e nelle strutture sanitarie.
2) Rivisitare il concetto di responsabilità dei medici e degli operatori sanitari.
3) Standardizzare i criteri di valutazione dei danni.
4) Integrare, attraverso la costituzione di appositi fondi, l’assicurabilità di
determinate specializzazioni mediche particolarmente rischiose.
Il tema della responsabilità civile sanitaria
è di grande attualità
La principale causa del fenomeno è il mutato
orientamento della giurisprudenza che ha
comportato un aumento delle richieste
di risarcimento e del loro ammontare
Nel corso degli ultimi anni è significativamente aumentato il numero delle
denunce per casi di malasanità, ossia per le richieste di risarcimento dei danni
avvenuti per responsabilità dei medici e degli operatori sanitari.
Non si tratta di un fenomeno solo italiano; infatti esso ha interessato molti
altri paesi.
Le principali cause di tale fenomeno sono, all’estero come in Italia:
• una maggiore attenzione dei pazienti alla qualità e ai risultati delle cure
ricevute, in parte favorita da alcuni fornitori di servizi di tutela dei danneggiati;
• l’ampliamento dei diritti e dei casi da risarcire da parte della giurisprudenza;
18
• un deciso aumento degli importi dei risarcimenti riconosciuti dai tribunali,
in particolare per i danni non patrimoniali.
Le ovvie conseguenze per i sistemi sanitari e per i loro operatori sono state:
maggiori difficoltà nei rapporti tra il medico e il paziente; maggiori costi diretti
in termini di risarcimenti dovuti ai danneggiati o di prezzi delle coperture assicurative; maggiori costi indiretti derivanti da un ricorso eccessivo e improprio
alla diagnostica e alle terapie al fine di ridurre il rischio di essere denunciati
dal paziente (c.d. “medicina difensiva”).
Per il sistema assicurativo, e per quello italiano in particolare, le conseguenze
sono state duplici. Da un lato, ingenti perdite economiche subite, anche in
conseguenza di una tariffazione non adeguata rispetto all’aggravamento dei
rischi derivanti da decisioni giurisprudenziali. Dall’altro, rapporti più difficili con
gli assicurati a causa dell’inevitabile aumento dei prezzi, delle più stringenti
condizioni contrattuali e, in taluni casi, addirittura della mancata copertura.
Si devono, pertanto, individuare misure utili per mitigare il rischio di malpractice medica, contenere il livello dei costi e incrementare la disponibilità di
coperture assicurative.
Le conseguenze per i sistemi sanitari sono state
l’aumento dei risarcimenti e il ricorso
alla “medicina difensiva”
Tali effetti si sono riflessi anche in maggiori
criticità per il settore assicurativo
Appare quindi necessario introdurre misure
già affermate in ambito internazionale
Si può affermare che, in un sistema giuridico come quello italiano, basato sulla
responsabilità, le soluzioni possono essere individuate nelle seguenti azioni:
• una maggiore attenzione e impiego di risorse per ridurre i rischi di possibili
errori e malfunzionamenti delle aziende sanitarie (proposta 1);
• la limitazione del concetto di responsabilità civile di chi esercita la professione sanitaria (proposta 2);
• la standardizzazione dei criteri di valutazione dei danni con l’introduzione,
per esempio, di tabelle di valutazione del danno e la definizione di eventuali limiti ai danni non patrimoniali (proposta 3);
• l’integrazione della capacità del mercato assicurativo privato attraverso la
costituzione di fondi che coprano particolari categorie di rischio che non
dovessero trovare copertura sul mercato privato (proposta 4).
In merito alle ultime due proposte, un segnale importante è arrivato dalla
Legge 189/2012 che, al comma 2 dell’art. 3, prevede l’emanazione – entro il
30 giugno 2013, con Decreto del Presidente della Repubblica – di una serie
di misure, tra le quali:
• la costituzione di un Fondo speciale per garantire la copertura assicurativa
a coloro che esercitano professioni sanitarie particolarmente rischiose. Il
principio sottostante alla previsione è condivisibile: laddove il rischio raggiunga livelli particolarmente elevati, l’attività dell’assicuratore privato
incontra limiti ben precisi e, pertanto, è necessario l’intervento dello Stato.
Tuttavia, le modalità di finanziamento del Fondo non sono condivisibili e
andrebbero modificate prima dell’emanazione del D.P.R.. Infatti, la norma
prevede che il Fondo sia alimentato dal contributo dei professionisti che
19
Segnali importanti sono arrivati dalla legge
189/2012 con l’istituzione di un Fondo
per le categorie di rischio difficilmente assicurabili
e l’applicazione di tabelle per il risarcimento
del danno biologico
ne chiedano le garanzie, nonché da un ulteriore contributo (fino al 4%
dei premi incassati) a carico delle imprese assicuratrici, il che si ripercuoterebbe inevitabilmente sul costo delle polizze. È sicuramente più logico
e coerente, invece, che il Fondo sia finanziato in parte dai medici (come
già previsto) e in parte da coloro che usufruiscono delle specifiche prestazioni sanitarie, in modo simile a quanto stabilito per il contributo previdenziale gravante sulle parcelle di alcune categorie professionali;
• l’applicazione delle tabelle previste dal Codice delle Assicurazioni in materia di r.c. auto per il risarcimento del danno biologico conseguente all’esercizio della professione sanitaria. Anche in questo caso, è positivo il passo
verso una maggiore standardizzazione dei risarcimenti, anche se siamo
ancora in attesa della pubblicazione – a ormai sette anni dalla loro previsione – delle tabelle relative alle lesioni gravi nel settore r.c. auto.
3.4 Catastrofi naturali
Le proposte dell’ANIA
1) Introdurre misure fiscali per favorire la diffusione dell’assicurazione delle
abitazioni contro i danni da catastrofi naturali.
2) Creare le condizioni per favorire un sistema misto pubblico/privato, in cui
una parte del rischio complessivo sia coperta dal sistema assicurativo e
una parte eccedente sia a carico del sistema pubblico, anche sulla scorta
di alcune esperienze internazionali.
L’Italia è un paese particolarmente esposto
agli eventi catastrofali…
…ma non è dotato di un sistema assicurativo
nazionale per far fronte ai danni derivanti
da calamità naturali, andando incontro a diverse
problematiche di gestione dei risarcimenti
L’Italia è particolarmente esposta alle calamità naturali e alle loro conseguenze,
a causa della morfologia del territorio, dell’elevata densità della popolazione,
delle insufficienti misure di prevenzione. Dal secondo dopoguerra, il complesso
dei costi per lo Stato per far fronte a tali eventi è ammontato a 245 miliardi.
A differenza di molti altri paesi sviluppati, il nostro Paese non è dotato di un
sistema pubblico-privato per garantire ai cittadini il risarcimento dei danni
derivanti dalle calamità naturali. Tali danni vengono risarciti mediante finanziamenti ad hoc che fanno leva sulla fiscalità generale.
Tale impostazione comporta le seguenti criticità:
• l’entità del risarcimento non è definita a priori e non esiste la certezza di
riceverlo;
• la tempistica dei risarcimenti è spesso eccessivamente lunga;
• l’erogazione degli aiuti è poco trasparente ed esposta al rischio di fenomeni clientelari, con conseguente uso inefficiente e inefficace delle risorse
stanziate;
• la mancanza di incentivi per una corretta gestione del territorio e per l’attuazione di misure di prevenzione del rischio;
20
• si alimenta l’illusione che esista una copertura “senza costi”: in realtà, il
costo degli interventi ex-post pesa sulla fiscalità generale.
In Italia, peraltro, il ricorso alle coperture assicurative per gli immobili è penalizzato da un’imposta sul premio versato dagli assicurati tra le più elevate in
Europa (22,25%). La proposta dell’ANIA è, invece, di ridurre drasticamente
tale imposta e incentivare la stipula di polizze assicurative, attraverso la deducibilità fiscale dei premi pagati da coloro che assicurano la propria casa, compiendo un responsabile atto di prevenzione (proposta 1). La diffusione di tali
coperture concorrerebbe a ridurre l’entità dell’eventuale intervento pubblico
ex-post, in quanto, come è noto, l’ammontare complessivo del risarcimento
non può eccedere il valore del danno subito. Tali misure rappresenterebbero
un passo importante verso una maggiore, ancorché parziale, pianificazione
delle risorse necessarie per far fronte ai danni arrecati dalle catastrofi.
In Italia l’offerta volontaria delle coperture contro
A tal riguardo, da molti anni si discute della introduzione di un sistema assicurativo misto pubblico-privato, anche sulla scorta di alcune esperienze internazionali, che avrebbe il pregio di mitigare fenomeni antiselettivi, cioè la tendenza ad assicurarsi solo se si risiede in aree più esposte al rischio, e fornire,
grazie all’intervento dello Stato, la capacità finanziaria necessaria per far fronte
agli eventi che dovessero arrecare danni superiori a quelli sostenibili dal solo
sistema privato.
Un sistema assicurativo misto pubblico-privato
tali rischi dovrebbe essere agevolata e non
disincentivata da una elevata tassazione del premio
apporterebbe benefici, quali l’incentivazione
delle misure di prevenzione…
Come ha evidenziato anche l’OCSE, la diffusione di coperture assicurative o
l’introduzione di un sistema assicurativo apporta numerosi benefici, in quanto
incentiva i proprietari a mettere preventivamente in sicurezza le costruzioni,
rende più certa, efficiente e meno soggettiva la valutazione dei danni e riduce
la pressione sui conti pubblici.
Un tale sistema, andrebbe attentamente disegnato con il settore assicurativo
per far sì, come suggerito sempre dall’OCSE, che l’infrastruttura assicurativa
privata sia utilizzata al meglio (proposta 2).
21
...ma andrebbe attentamente disegnato
4. LA R.C. AUTO
Le proposte dell’ANIA
1) Dopo l’“ondata” regolamentare dell’ultimo decennio, limitare gli interventi normativi ai fattori che incidono effettivamente sui costi e sui prezzi
della r.c.a.
2) Approvare la tabella per la valutazione economica e medico legale dei
danni gravi alla persona.
3) Impiegare la nuova struttura antifrode dell’IVASS per una più efficace
azione contro le frodi assicurative, coinvolgendo le forze dell’ordine e le
imprese.
4) Definire una tabella nazionale per il risarcimento dei parenti delle vittime
di incidenti stradali, soprattutto in caso di decesso delle vittime stesse, con
valori economici coerenti con il resto d’Europa.
5) Incentivare la riparazione diretta dei veicoli presso carrozzerie convenzionate.
6) Prevedere un termine di decadenza per la presentazione delle richieste di
risarcimento.
7) Costruire un consenso istituzionale sulle azioni da intraprendere, istituendo
un tavolo tecnico con tutti gli stakeholders, per valutare gli interventi
necessari e i loro effetti economici.
Da tempo la r.c. auto costituisce in Italia un tema sensibile dal punto di vista
sociale, in quanto interessa tutti quei cittadini che si trovano a pagare un
prezzo significativo per assicurare gli oltre 40 milioni di veicoli circolanti.
Eccesso di regolazione nella r.c. auto
Nel corso dell’ultimo decennio sono stati emanati numerosissimi provvedimenti normativi (v. tabella allegata) con l’obiettivo di ridurre i prezzi della r.c.
auto per la collettività. Obiettivo condivisibile, ma mai centrato perché non si
sono affrontati in maniera decisa i fattori strutturali che sono alla base degli
alti costi dei risarcimenti in Italia e, quindi, dei prezzi delle coperture.
In particolare, gli interventi legislativi sono tutti partiti dal presupposto, errato,
che nel nostro Paese i prezzi elevati della r.c. auto siano determinati dalla mancanza di una vera concorrenza tra imprese. Presupposto smentito dalla realtà
dei fatti, che registra un’amplissima possibilità per i consumatori di sfruttare la
vivace concorrenza praticata dalle imprese. Da nostri studi, ma anche dall’esperienza che può fare qualsiasi cittadino collegandosi ai preventivatori r.c. auto
pubblici e privati, si evince che, per tutte le città e per tutti i profili di assicurati,
si configurano margini di risparmio dell’ordine del 50% per coloro che pagano
i valori massimi e del 20% per coloro che pagano un valore medio.
Nonostante l’evidenza, si è proceduto a legiferare adottando per la r.c. auto
misure ritenute utili per la riduzione dei prezzi che, il più delle volte, hanno
avuto esiti esattamente opposti.
22
Gli interventi realizzati dal 2000 ad oggi sono stati di varia natura: dal blocco
delle tariffe r.c. auto per un anno (che ha prodotto solo un “effetto fionda”
di aumento elevato dei prezzi alla fine del blocco e una condanna dello Stato
italiano per violazione delle disposizioni comunitarie sulla libertà tariffaria)
all’imposizione di sconti per determinate categorie di assicurati (i più rischiosi
che hanno beneficiato del c.d. bonus malus familiare o hanno visto abbonato
il primo sinistro provocato in concorso di colpa). Sempre nell’ottica di ridurre
i prezzi, si è intervenuto sulla distribuzione assicurativa, vietando patti di
monomandato tra compagnie e agenti e introducendo forme di libera collaborazione tra agenti, nel presupposto che tali misure avrebbero innescato una
più accesa concorrenza tra le imprese.
Solo di recente sono state introdotte misure da valutare positivamente, delle
quali tuttavia si attendono ancora gli effetti. Si sono, infatti, finalmente adottate previsioni per contrastare le speculazioni sui danni alla persona di lieve
entità, disponendo criteri più severi per il loro accertamento.
Gli interventi normativi positivi
Sono state introdotte significative competenze dell’Organo di vigilanza al fine
di contrastare le frodi assicurative.
Positivo è stato anche il percorso di “dematerializzazione” del contrassegno
assicurativo che, in combinato con gli strumenti previsti per il controllo sistematico dell’adempimento dell’obbligo assicurativo, potrà determinare una
contrazione significativa del fenomeno della mancata copertura assicurativa,
fenomeno che riguarda milioni di veicoli. È necessario, però, in proposito,
abbreviare i tempi (oggi previsti in un massimo di due anni dall’emanazione
del Regolamento attuativo) per il completamento della “dematerializzazione”
dei contrassegni assicurativi.
La crisi economica in atto e la tensione sui prezzi dei carburanti hanno determinato una forte riduzione della circolazione, che si è tradotta in un calo consistente del numero dei sinistri. Perciò l’attuale miglioramento della gestione
tecnica del ramo r.c. auto è dovuto a fattori più congiunturali che strutturali,
anche se le norme che hanno previsto maggior severità nell’accertamento dei
danni lievissimi alle persone stanno cominciando a produrre effetti positivi su
questa importante voce di costo.
Già a partire dall’autunno 2012 si è assistito a una progressiva riduzione delle
tariffe r.c. auto. In particolare, nel trimestre novembre 2012-gennaio 2013 si
è registrata, a livello di mercato, una riduzione tariffaria su base annualizzata
di quasi il 3%. La riduzione potrebbe continuare nell’anno in corso, se venisse
confermata la riduzione del numero degli incidenti.
La natura congiunturale del miglioramento della situazione, in termini di costi
per il sistema e di prezzi per la collettività, evidenzia la necessità di portare a
compimento alcune misure che risultano decisive per garantire una stabilizzazione durevole della spesa assicurativa per la r.c. auto (proposta 1).
23
I prezzi r.c. auto si riducono, ma occorre garantire
una riduzione strutturale
Approvare la tabella per la valutazione
dei danni alla persona di grave entità
L’approvazione della tabella per la valutazione dei danni alla persona di grave
entità è il provvedimento più importante da adottare (proposta 2), vista la
sua incidenza sull’ammontare complessivo dei costi dei risarcimenti (5,7
miliardi euro, su un totale di 13,8 miliardi). È un provvedimento previsto dal
Codice delle assicurazioni, che risale al 2005. Resistenze politiche ingiustificate, visto che i valori economici previsti dalla tabella sarebbero comunque i
più elevati in Europa, hanno finora impedito il suo varo. La tabella è stata
rivista in aumento per tener conto di esigenze di equo risarcimento e, nonostante ciò, se ne ritarda l’uscita. L’effetto di riduzione tariffaria che ne deriverebbe nell’immediato è stimabile nell’ordine del 3%. Ma la sua portata è ben
superiore, se proiettata nel medio periodo, poiché la tabella avrebbe l’effetto
di stabilizzare costi in continua e disordinata crescita e fornirebbe alle imprese
elementi di certezza duraturi per il calcolo delle riserve sinistri, il cui ammontare è decisivo per la stima del fabbisogno tariffario e agisce direttamente,
dunque, sul livello dei prezzi.
Di seguito un confronto da cui si evince che i valori previsti dall’ultima Tabella
predisposta dal Governo sarebbero in generale, e in particolare misura per le
lesioni medie e più gravi, i più elevati in Europa.
DANNO MORALE / DANNO BIOLOGICO
PUNTI DI INVALIDITÀ
Nazione
I.P. 10%
I.P. 25%
I.P. 60%
I.P. 90%
Età del danneggiato
Età del danneggiato
Età del danneggiato
Età del danneggiato
20
40
60
20
40
60
20
40
60
20
40
60
ITALIA 1
16.600
14.800
12.800
64.600
57.400
49.900
306.600
272.300
236.800
590.000
524.000
455.700
ITALIA 2
17.200
15.300
13.300
68.900
61.200
53.200
323.300
287.200
249.700
609.300
541.200
470.600
FRANCIA
26.000
23.000
22.000
69.000
64.000
59.000
230.000
170.000
130.000
455.000
374.000
350.000
GERMANIA
10.000
10.000
10.000
35.000
35.000
35.000
70.000
70.000
70.000
250.000
250.000
250.000
GRAN BRETAGNA
28.700
28.700
28.700
41.400
41.400
41.400
103.500
103.500
103.500
212.800
212.800
212.800
SPAGNA
9.800
8.900
7.500
36.500
33.500
28.000
104.500
96.500
81.000
259.000
239.000
201.000
BELGIO
10.300
8.200
4.800
76.000
59.000
37.200
152.000
118.000
74.500
272.500
212.700
134.000
OLANDA
15.000
15.000
12.500
35.000
30.000
30.000
65.000
60.000
55.000
150.000
150.000
125.000
Per l’Italia i valori sono i minimi previsti dalla tabella dello schema di DPR in approvazione. Tali minimi possono, inoltre, essere aumentati fino
al 30% dal giudice nel caso concreto. Non viene considerata l’inabilità temporanea.
ITALIA 1 si riferisce alla prima Tabella predisposta. ITALIA 2 è l’ultima Tabella definita a seguito del parere del Consiglio di Stato e di una
riconsiderazione del Mise sui valori economici.
Impiegare la nuova struttura antifrode dell’IVASS
come centro di coordinamento delle azioni
di contrasto ai fenomeni fraudolenti e speculativi
Un ulteriore intervento è in realtà già legge, ma necessita di un’attuazione
che imprima una svolta nella lotta alle frodi. I nuovi poteri dell’IVASS rappresentano un potenziale che non va sprecato né limitato. La struttura antifrode
dell’Istituto, che dovrebbe operare in stretto contatto con le imprese e con le
forze inquirenti, deve essere dotata di infrastrutture tecnologiche e di processi
operativi costruiti sulla logica dei modelli investigativi (proposta 3). Quindi,
24
non solo incrocio di banche dati, ma supporto alle istruttorie delle imprese e
della magistratura nelle azioni di contrasto alle frodi.
È inoltre necessario definire una tabella nazionale per il risarcimento del danno
morale subito dai parenti delle vittime di incidenti stradali, soprattutto in caso
di decesso delle vittime stesse, con valori economici coerenti con quelli in
vigore nel resto d’Europa, fermo restando il risarcimento del danno patrimoniale. (proposta 4).
Definire una tabella per il risarcimento
Occorre, altresì, incentivare la riparazione diretta dei veicoli presso le carrozzerie convenzionate in luogo del risarcimento in denaro, come strumento efficace sia per la riduzione dei costi dei danni materiali sia per il controllo antispeculativo dei sinistri (proposta 5).
Incentivare la riparazione diretta
Si deve poi prevedere un termine di decadenza per la presentazione della
richiesta di risarcimento: a parte casi eccezionali (gravi danni alla persona), una
richiesta presentata oltre tre mesi dalla data dell’incidente è spesso motivata
da intenti chiaramente speculativi. Il problema sussiste particolarmente in
alcune zone, in cui il 15-20% delle richieste di risarcimento viene presentato
oltre i 90 giorni dal sinistro e il 5-7% oltre 365 giorni dal sinistro (proposta 6).
Prevedere un termine di decadenza
Infine, i provvedimenti realmente utili vanno condivisi attraverso l’analisi economica, altrimenti restano annunci privi di effetti. Si propone, dunque, un
tavolo tecnico con imprese, consumatori, rappresentanti del Governo, del Parlamento e dell’Autorità di vigilanza: una sede adeguata in cui, per ogni intervento proposto, ne venga valutato l’impatto economico effettivo (proposta 7).
Creare un tavolo tecnico
25
del danno morale dei parenti delle vittime
per la richiesta di risarcimento
5. LA DISTRIBUZIONE
Le proposte dell’ANIA
•
Dopo anni in cui si è inteso condizionare l’evoluzione dei modelli distributivi tramite l’azione normativa, è ora il momento di lasciare operare le
forze del mercato.
Il ruolo della distribuzione in assicurazione
Il modello distributivo dell’assicurazione italiana è profondamente cambiato
negli ultimi venti anni, mostrando una chiara tendenza verso la diversificazione
e la multicanalità. È una tendenza comune a tutti i paesi europei, perché consente alle imprese di offrire il modello di servizio più rispondente alle diversificate esigenze dei clienti.
Un dibattito condizionato
Il dibattito istituzionale sulla distribuzione assicurativa, nonché le decisioni
legislative che ne sono seguite negli ultimi anni, sono stati invece condizionati
dal presupposto – profondamente sbagliato – che il problema dei prezzi r.c.
auto traesse origine da una scarsa tensione competitiva dei modelli distributivi
adottati dall’industria.
“Liberalizzazioni”, divieti e commistioni
Le norme hanno imposto divieti sconosciuti nel resto del mondo (sui patti di
esclusiva agenziali) o introdotto – attraverso la c.d. “libera collaborazione” –
figure di intermediari ibridi, ossia agenti che vendono prodotti di una compagnia da cui non hanno ricevuto un mandato.
Si è perciò indebolito il rapporto fra le imprese e le proprie reti di intermediari
professionali, anche se l’intermediazione agenziale conserva un’importanza
cruciale in ragione dello stretto legame con i clienti e della qualità del servizio
offerto.
Le “riforme” non hanno prodotto benefici
per i consumatori e condizionano le scelte
delle imprese nell’organizzazione distributiva
Le riforme hanno perciò prodotto un danno per le imprese che hanno estese
reti distributive agenziali, in quanto il valore della rete, frutto di ingenti investimenti effettuati nel tempo, rappresenta una quota significativa della capitalizzazione della compagnia. Se un agente vende i prodotti di una compagnia
diversa dalla propria, probabilmente nel lungo periodo fa un danno a se
stesso, perché perderà il cliente, ma certamente lo fa alla compagnia.
Al contrario, non ne è derivato alcun effetto positivo per i consumatori. Infatti,
è irrealistica l’ipotesi secondo la quale l’allungamento della filiera distributiva,
con l’intervento di più di un intermediario per lo stesso contratto, possa determinare una diminuzione dei costi a carico degli assicurati.
Emblematico, in tal senso, è il caso del Regno Unito, ossia di un mercato
molto aperto, con forte presenza di intermediari non esclusivi, in cui ogni
anno metà degli automobilisti cambia compagnia, grazie anche al diffuso utilizzo degli aggregatori su Internet per confrontare le diverse proposte tariffa-
26
rie. Un mercato in cui il costo dell’assicurazione obbligatoria è all’incirca lo
stesso che in Italia e in cui i costi generali e commerciali sono addirittura, in
proporzione ai premi, più alti. A dimostrazione del fatto che, ove la rete di
vendita è al servizio di diverse compagnie, gli oneri di distribuzione tendono
ad essere più elevati.
Si è inoltre aperta una questione di trasparenza e di potenziali conflitti di interesse ai danni dei consumatori: un assicurato entra in un’agenzia con un marchio d’impresa, l’ha scelta anche per questo, e poi trova proposte assicurative
di altre imprese da lui non selezionate in partenza.
Per il futuro, il nostro auspicio è che si torni a ragionare in termini costruttivi,
avendo in mente che le condizioni economiche e le forze di mercato tendono
a comprimere i costi di distribuzione e possono mettere in difficoltà una quota
rilevante delle oltre 20.000 agenzie (che nel complesso offrono lavoro a circa
250.000 persone).
È perciò essenziale accrescere l’efficienza delle agenzie attraverso il contenimento dei costi gestionali e, soprattutto, l’aumento dei prodotti distribuiti. In
tale prospettiva, le imprese devono fare la loro parte, favorendo la standardizzazione di procedure e sistemi, grazie a un più diffuso utilizzo delle nuove
tecnologie.
Accrescere l’efficienza delle agenzie
Un contributo altrettanto importante al contenimento dei costi può venire da
una semplificazione del quadro normativo e regolamentare che alleggerisca
le reti da oneri amministrativi ormai eccessivi. Tra questi, certamente, l’obbligo
dei tre preventivi che deve essere sostituito dall’implementazione di un più
funzionale preventivatore dell’IVASS.
Semplificare il quadro normativo
27
6. L’IMPEGNO SOCIALE DELLE ASSICURAZIONI
6.1 Interventi a favore della sicurezza stradale
Le proposte dell’ANIA
• Per il grande impatto che l’incidentalità presenta sul piano economico e
sociale, una priorità dell’azione di Governo deve essere quella di garantire
i più elevati standard di sicurezza stradale.
• L’industria assicurativa, tramite la Fondazione ANIA per la sicurezza stradale, intende mantenere il suo impegno nella promozione della cultura
della prevenzione e della sicurezza sulla strada, con particolare attenzione
ai conducenti più giovani.
• Gli interventi che l’industria assicurativa ritiene urgenti riguardano:
1) la sicurezza delle infrastrutture: è necessario garantire un adeguato
stato di manutenzione delle strade, attraverso la predisposizione di un
piano finanziato da una quota dei proventi delle sanzioni pecuniarie
nei casi di violazione del Codice della Strada;
2) la qualità della formazione alla guida: è urgente diffondere la cultura
della responsabilità e il rispetto delle regole e investire in formazione
alla guida sicura. Da un lato, è necessario avvalersi dei fondi previsti
dall’art. 208 del Codice della Strada per realizzare nelle scuole iniziative
di educazione stradale. Dall’altro, occorre favorire la diffusione dei corsi
di guida sicura che completino il percorso di apprendimento iniziato
durante l’acquisizione della patente;
3) la sicurezza per i conducenti professionali: è opportuno che anche in
Italia si diffonda l’installazione dei sistemi di verifica del grado alcolemico degli autisti di mezzi professionali prima che questi si mettano
alla guida, prevedendo adeguate sanzioni per i trasgressori.
La sicurezza stradale al centro dell’agenda politica
del Governo
La sicurezza stradale, per il suo rilievo economico e sociale, deve continuare
ad essere una priorità dell’azione di Governo.
Nel 2000 si erano registrati circa 7.000 decessi a seguito di incidenti stradali. L’Italia, come l’intera Europa, aveva preso l’impegno di dimezzare il
numero delle vittime in 10 anni. Molto è stato fatto in termini di interventi
normativi di modifica del Codice della strada e di diffusione della cultura
della sicurezza e della prevenzione dell’incidentalità. Ma l’obiettivo non è
stato raggiunto.
Ancora nel 2011 vi sono stati in Italia 3.860 morti a seguito di incidenti stradali: ciò significa che, ogni giorno, hanno perso la vita 11 persone.
È prioritario, dunque, che lo Stato investa in sicurezza stradale e che, in questo, si avvalga anche della collaborazione della società civile.
28
Il settore assicurativo opera dal 2004 tramite la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale (FASS), che offre il proprio supporto strategico, finanziario e di
competenze alle Istituzioni nazionali e locali.
Dal 2004 ad oggi il settore assicurativo
ha dato il suo contributo e intende proseguire
in questa direzione
Un impegno considerevole, in termini di know-how e di risorse investite, che
il settore assicurativo intende mantenere anche per gli anni a venire al fine di
individuare interventi capaci di garantire adeguati livelli di sicurezza nella circolazione stradale, nonché azioni che permettano di portare il nostro Paese
ad allinearsi agli standard di sicurezza europei. In tal modo si potranno perseguire gli obiettivi fissati dalla Commissione europea di riduzione del numero
di decessi sulle strade.
A tal fine, la Fondazione ANIA ha individuato tre ordini di intervento urgenti:
Gli ambiti di intervento più urgenti
1) sicurezza delle infrastrutture,
2) qualità della formazione alla guida,
3) sicurezza sul lavoro correlata alla sicurezza stradale.
Lo stato delle infrastrutture incide per il 20% sulle cause di incidentalità. È
dovere dello Stato garantire adeguate condizioni di circolazione e, tra queste,
la manutenzione delle strade è certamente la più importante. Occorre predisporre un piano finanziario che consenta di mettere a disposizione risorse per
il miglioramento della sicurezza delle strade: ciò è possibile, ad esempio, destinando a tal fine una quota dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie applicate nei casi di violazione del Codice (art. 208 CdS) (proposta 1).
In ogni caso, occorre essere consapevoli che il beneficio economico e sociale
derivante dalla riduzione dei costi sanitari e assicurativi eccede ampiamente
il costo degli investimenti in sicurezza stradale.
Sicurezza delle infrastrutture
L’80% degli incidenti è da attribuire ai comportamenti al volante. Pertanto,
imparare a guidare correttamente è fondamentale per aumentare i livelli di
sicurezza sulle nostre strade. Grazie all’attività della DG Motorizzazione civile
del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti in collaborazione con la Fondazione ANIA, è operativa una procedura che consente il monitoraggio delle
lezioni di guida in autoscuola, permettendo di meglio valutare il percorso formativo del futuro automobilista.
Qualità della formazione alla guida
Ma la qualità della formazione alla guida passa anche per la responsabilità
dei singoli. Su questo aspetto, la Fondazione ANIA ha operato per promuovere
comportamenti responsabili, ma anche la scuola ha un ruolo da svolgere avvalendosi – anche in questo caso – di fondi ad hoc previsti dall’art. 208 del
Codice della Strada (proposta 2).
Infine, non si può trascurare la formazione alla guida sicura che si può
seguire in maniera facoltativa presso centri specializzati. La Fondazione ANIA
sostiene da anni l’importanza di questi corsi, che permettono di imparare a
manovrare l’auto in situazioni di emergenza e auspica un intervento del
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Legislatore che ne favorisca la diffusione, ad esempio, tramite la deducibilità
fiscale del costo dei corsi.
Sicurezza sul lavoro correlata
alla sicurezza stradale
Per determinate categorie di guidatori, sicurezza stradale implica anche
sicurezza sul lavoro. Il riferimento è ai guidatori professionali che sulla strada
trascorrono la maggior parte della giornata lavorativa e per i quali la legge
prevede 0 g/l di alcol nel sangue quando sono al volante.
Si tratta di un tema molto delicato su cui si registrano iniziative anche a livello
europeo, con attività volte a garantire la sobrietà al volante. Tra queste, la
principale è quella che riguarda l’introduzione del sistema alcol-lock sui mezzi
pesanti, un dispositivo che in Italia ancora trova diverse resistenze alla sua diffusione.
La Fondazione ANIA è favorevole a un utilizzo ampio di questi sistemi e propone al Legislatore di considerarne l’installazione obbligatoria:
a) sui veicoli professionali,
b) sui mezzi di guidatori recidivi alla guida in stato di ebbrezza,
c) sulle flotte aziendali, al fine di conseguire i requisiti ISO che certificano la
qualità del trasporto in sicurezza.
Inoltre, il Legislatore dovrebbe introdurre pene più severe per coloro che usassero in maniera impropria l’alcol-lock: un comportamento che implicherebbe
un chiaro dolo e che, come tale, dovrebbe essere punito in maniera adeguata
(proposta 3).
6.2 L’educazione alla gestione del rischio, alla mutualità e alla prevenzione
Le proposte dell’ANIA
• Inserire, nei programmi della scuola dell’obbligo, l’educazione alla gestione
del rischio, alla mutualità e alla prevenzione.
• Studiare forme di formazione e informazione volte a favorire l’inclusione
economica e finanziaria degli immigrati.
La società è dominata dalla complessità, che
rende difficile la difesa del benessere economico
dei cittadini
I cittadini, oggi, devono compiere le loro scelte finanziarie in un contesto
dominato dalla complessità. Si susseguono, infatti, i cambiamenti sul piano
sociale, demografico, economico, ambientale e normativo, così come si trasformano i rischi cui ogni famiglia è esposta.
L’attuale crisi economica e il progressivo restringimento delle garanzie sociali
stanno aumentando sempre più l’esposizione delle famiglie verso shock
esterni e rendono più complessa la difesa del benessere economico.
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È sempre più necessario disporre di conoscenze che consentano di comprendere e misurare i rischi, valutare i bisogni di sicurezza, scegliere gli strumenti
più appropriati per soddisfarli. Sia la Commissione Europea sia l’OCSE sottolineano l’importanza del tema, destinato a diventare cruciale negli anni a
venire. L’OCSE, in particolare, ha inserito il tema della alfabetizzazione finanziaria nella valutazione PISA 2012 (Programme for International Student Assessment).
La Commissione europea e l’OCSE sottolineano
L’industria assicurativa, in partnership con le principali Associazioni dei consumatori attraverso la Fondazione “Forum ANIA-Consumatori”, sta da anni
sviluppando programmi educativi, rivolti alle scuole e agli adulti, finalizzati
alla diffusione della cultura del rischio, della prevenzione e della mutualità.
Le iniziative del “Forum ANIA-Consumatori”
È opportuno che questi temi siano inseriti in maniera organica e stabile all’interno dei programmi della scuola dell’obbligo. È importante, infatti, perseguire
una strategia formativa efficace per far crescere nelle nuove generazioni la
cultura del rischio e della prevenzione, a tutela del proprio futuro e del benessere delle proprie famiglie.
È necessaria una strategia formativa efficace…
È inoltre necessario studiare modalità di formazione e informazione volte a
favorire l’inclusione economica e finanziaria degli immigrati.
Gli immigrati sono sempre più una componente
l’importanza del tema
vitale della società italiana…
Sono ormai oltre cinque milioni gli stranieri che vivono in Italia: uno straordinario motore economico, sociale e culturale per la nostra società. Le imprese
che hanno come titolari persone immigrate superano le 400.000 unità. Con
l’avanzare dei processi di integrazione lavorativa e sociale dei migranti, anche
i bisogni finanziari di questi ultimi tendono ad evolvere, incrementarsi e
differenziarsi.
È importante che questa significativa porzione della popolazione residente sia
aiutata a esprimere al meglio le proprie potenzialità, attraverso iniziative volte
ad accelerarne l’inclusione finanziaria.
…e richiedono inclusione finanziaria
ANIA partecipa all’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei
Migranti in Italia ed è direttamente impegnata in attività di ricerca e studio
sulle esigenze e le caratteristiche di tale popolazione, con la convinzione che
una migliore conoscenza del fenomeno sia utile per attivare strumenti, opportunità e occasioni di informazione e formazione e per incentivare un processo
virtuoso che includa l’integrazione economica e quella sociale, migliorando la
percezione del rischio, riducendo la vulnerabilità economica nei confronti di
shock esterni, accrescendo la stabilità finanziaria attraverso forme di accumulo
del risparmio.
Formazione e informazione
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INTERVENTI NORMATIVI
IN MATERIA DI R.C. AUTO
DAL 2000 AL 2012
LEGGI E PROVVEDIMENTI
CONTENUTO
D.L. n. 70 del 2000 – Legge 26 maggio 2000, n. 137
Blocco delle tariffe RCA
PROVVEDIMENTO ABROGATO DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209,
a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea
Legge 5 marzo 2001, n. 57
“Disposizioni in materia di apertura e regolazione
dei mercati”
Trasparenza e danno alla persona
Capo I (INTERVENTI NEL SETTORE ASSICURATIVO)
(ARTT. DA 1 A 6, ABROGATI DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209)
Legge 12 dicembre 2002, n. 273
“Misure per favorire l’iniziativa privata e lo sviluppo
della concorrenza” – c.d. RIFORMA MARZANO
Trasparenza e vigilanza rafforzata
Capo III (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RC AUTO)
(ARTT. DA 19 a 26, ABROGATI DAL D.LGS. 7 SETTEMBRE 2005, N. 209 TRANNE
ART. 24 CONCERNENTE MODIFICA DELL’ARTICOLO 642 DEL CODICE PENALE)
D.lgs. 30 giugno 2003, n. 190
“Attuazione della direttiva 2000/26/CE in materia di
assicurazione della responsabilità civile risultante
dalla circolazione di autoveicoli, che modifica anche
le direttive 73/239/CEE e 88/357/CEE”
Recepimento della IV Direttiva Danni CE
Artt. da 1 a 13 (Abrogati dal D.LGS. 7 settembre 2005, n. 209)
Decreto Ministero della salute 3 luglio 2003
Tabella delle menomazioni alla integrità psicofisica comprese tra 1 e 9 punti
di invalidità
D.lgs. 7 settembre 2005, n. 209 – Codice delle
assicurazioni private – c.d. “CAP”
Titolo X
(ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA PER I VEICOLI A MOTORE E I NATANTI)
D.P.R. 18 luglio 2006, n. 254
Regolamento attuativo del risarcimento diretto dei danni derivanti dalla
circolazione stradale
D.L. n. 223/2006 – Legge 4 agosto 2006, n. 248
– c.d. “DECRETO BERSANI 1”
Art. 8 (Clausole anticoncorrenziali in tema di responsabilità civile auto)
Al comma 1, si prevede l’abolizione del divieto di esclusiva nella distribuzione
delle polizze auto
D.L. n. 7/2007 – Legge 2 aprile 2007, n. 40
– c.d. “DECRETO BERSANI 2”
Art. 5 (Misure per la concorrenza e per la tutela del consumatore nei servizi
assicurativi)
Abolizione del divieto di esclusiva nella distribuzione delle polizze relative a
tutti i rami danni e disciplina del bonus-malus prevedendo:
• Il beneficio dell’applicazione della stessa classe di merito conseguita su un veicolo
ad ulteriori veicoli acquistati dal titolare della polizza o dai componenti del suo
nucleo familiare;
• la possibilità di applicare il malus a seguito di un sinistro solo dopo che la
compagnia abbia proceduto al risarcimento del danno e solo nei confronti di un
assicurato responsabile “principale”, con esclusione quindi dei responsabili con
corcorso di colpa “paritario” o “minoritario”.
D.lgs. 6 novembre 2007, n. 198
(Attuazione della direttiva 2005/14/CE che modifica
le direttive 72/166/CEE, 84/5/CEE, 88/357/CEE,
90/232/CEE e 2000/26/CE sull’assicurazione della
responsabilità civile risultante dalla circolazione
di autoveicoli)
Recepimento della V Direttiva Auto
Nuovi massimali minimi obbligatori per la copertura r.c. auto
DIRETTIVA 2009/103/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO
E DEL CONSIGLIO del 16 settembre 2009
(VI Direttiva Auto)
VI Direttiva Auto
La VI Direttiva Auto (codifica della precedente legislazione europea in materia)
comporta per gli Stati membri un rafforzamento del regime delle garanzie esistenti
a tutela del consumatore, inteso sia come contraente che come parte lesa di un
sinistro.
Schema di D.P.R. c.d. “MACROPERMANENTI”
(art. 138 del CAP) approvato in via preliminare
dal CDM il 3 agosto 2011
(Non ancora pubblicato in G.U.)
Tabella delle menomazioni all’integrità psicofisica comprese tra dieci
e cento punti di invalidità
segue
34
segue
LEGGI E PROVVEDIMENTI
CONTENUTO
Legge 12 novembre 2011, n. 183 “Disposizioni per
la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato” – Legge di stabilità 2012
Art. 13 (Semplificazione dei pagamenti e degli accertamenti delle violazioni
all’obbligo di copertura assicurativa)
Il comma 5 prevede che l’accertamento della mancanza di copertura assicurativa RCA
obbligatoria del veicolo possa essere effettuato anche mediante il raffronto tra i dati
delle polizze emesse dalle imprese assicuratrici e le immagini provenienti dai dispositivi
di controllo del traffico e delle infrazioni.
Le forze di polizia a decorrere dal 1° gennaio 2012 potranno impiegare i sistemi di
controllo massivi e a distanza (del tipo dei tutor) per contestare l’inadempimento
dell’obbligo.
A tal fine dovranno disporre dei dati sulle coperture assicurative delle imprese di
assicurazione, presenti nell’archivio SITA gestito dall’ANIA.
Legge 15 dicembre 2011, n. 217
“Disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti
dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee
– Legge comunitaria 2010
Art. 5 (Modifiche al codice del consumo in materia di servizi finanziari
a distanza), comma 1, lettera b)
Il diritto di recesso non si applica ai contratti di assicurazione obbligatoria della R.C.A.
per i quali si sia verificato l’evento assicurato.
D.L. n. 1/2012 – Legge 24 marzo 2012, n. 27
– c.d. “DECRETO-LEGGE LIBERALIZZAZIONI”
Art. 29 (Efficienza produttiva del risarcimento diretto)
Art. 30 (Repressione delle frodi)
Art. 31 (Contrasto della contraffazione dei contrassegni relativi ai contratti di
assicurazione per la R.C.A.)
Art. 32 (Ispezione del veicolo, scatola nera, attestato di rischio, liquidazione dei
danni)
Art. 33 (Sanzioni per frodi nell’attestazione delle invalidità derivanti da incidenti)
Art. 34 ( Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto)
Art. 34-bis (Disposizioni in materia di contratti di assicurazione dei veicoli)
Art. 34-ter (Certificato di chiusura inchiesta nell’assicurazione obbligatoria per
i veicoli a motore)
D.L. n. 179/2012 – Legge 17 dicembre 2012, n. 221
– c.d. “CRESCITA-BIS” o “SVILUPPO 2”
Art. 21 (Misure per l’individuazione ed il contrasto delle frodi assicurative)
Art. 22 (Misure a favore della concorrenza e della tutela del consumatore nel
mercato assicurativo):
• libera collaborazione tra gli intermediari per tutti i tipi di polizza e la costituzione
di una piattaforma informatica di interfaccia comune tra tutte le imprese per “la
gestione dell’intero ciclo del prodotto assicurativo” (preventivo, gestione del
rapporto, conclusione e rinnovo del contratto);
• cinque giorni lavorativi per effettuare la perizia sul veicolo danneggiato (anziché 2);
• limitazione alle sole polizze vita della prescrizione lunga (10 anni) per “gli altri diritti
derivanti dal contratto”;
• esclusione del rinnovo tacito delle polizze r.c. auto ma obbligo dell’impresa di
mantenere le garanzie nei 15 giorni successivi alla scadenza del contratto;
• semplificazione delle procedure e degli adempimenti burocratici nei rami danni;
• obbligo per le imprese, in caso di estinzione anticipata o di trasferimento del
mutuo, di restituire al contraente le frazioni di premio pagate e non godute
relativamente alle polizze collegate al mutuo stesso.
Legge 24 dicembre 2012, n. 228
Legge di stabilità 2013
Art. 1, co. 510.
Piattaforma di interfaccia comune per le attività di consultazione di cui
all’art. 34, comma 1, del d.l. n. 1/2012, convertito, con modificazioni, dalla
legge n. 27/2012 (Obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto).
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