d01 02 - Comune di Caldogno

Transcript

d01 02 - Comune di Caldogno
COMUNE DI CALDOGNO
Provincia di Vicenza
Elaborato
d01
P.A.T.
02
Relazione Tecnica
Adottato con delibera di C.C. n. 24 del 27 aprile 2011
Approvato dalla Conferenza di Servizi in data 26 aprile 2012
Sindaco
Montecchio Precalcino
Malo
Sandrigo
rag. Marcello Vezzaro
Villaverla
Regione Veneto
Direzione Urbanistica
103154
103141
Dueville
Provincia di Vicenza
Isola Vicentina
Dipartimento Territorio e Ambiente
Settore Urbanistica
Caldogno
Monticello Conte Otto
103142
103152
103153
Responsabile settore urbanistica
geom. Giandomenico Breccia
Costabissara
Gambugliano
Progettisti
125031
125034
Monteviale
GRUPPO
di
PROGETTAZIONE
dott. arch. Ilario Faresin
dott. arch. Marisa Fantin
dott. urb. Francesco Sbetti
Vicenza
REGIONE VENETO
Direzione Urbanistica
RTP
A.P.M. srl
dott. arch. Ilario Faresin
Informatizzazione
Geomundi srl - dott. Paolo De Martin
PROVINCIA di VICENZA
Dipartimento Territorio e Ambiente - Settore Urbanistica
archistudio
dott. arch. Marisa Fantin
Indagine geologica
dott.ssa geol. Emanuela Tescari
COMUNE di CALDOGNO
Settore Urbanistica
Sistema snc
dott. urb. Francesco Sbetti
Indagine agronomica
dott.ssa for. Roberta Meneghini
DATA: aprile 2011
0484.2-P-ur-02-00
Comune di CALDOGNO
P.A.T. – Relazione Tecnica
RELAZIONE SOCIO-ECONOMICA
RELAZIONE AGRONOMICA
RELAZIONE GEOLOGICA
Comune di CALDOGNO
P.A.T. – Relazione Tecnica
R
ELAZIONE
S
E
OCIO-
CONOMICA
Studio Sistema s.n.c. - dott. urb. Francesco Sbetti
INDICE
1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ........................................................3
1.1 Inquadramento geografico infrastrutturale ....................................................3
1.2 Assetto insediativo .........................................................................................4
1.3. Caldogno e i comuni contermini ...................................................................5
2. STRUTTURA E DINAMICA DEMOGRAFICA ...........................................6
2.1 Evoluzione della popolazione residente ........................................................6
2.2 Composizione per classi d’età .......................................................................7
2.3 Indicatori demografici di sintesi ....................................................................7
2.4 Evoluzione e caratteristiche delle famiglie ....................................................8
2.5 Stranieri immigrati e residenti a Caldogno ....................................................9
2.6 Distribuzione della popolazione nel Comune ..............................................11
3. STRUTTURA E DINAMICA ECONOMICA ..............................................12
3.1 Consistenza delle unità locali e degli addetti ...............................................12
3.2 Le dinamiche recenti ....................................................................................13
3.3 Indice di imprenditorialità ...........................................................................14
3.4 Indice di specializzazione ............................................................................15
3.5 Struttura del sistema agricolo ......................................................................16
4. STRUTTURA E DINAMICA ABITATIVA .................................................18
4.1 Consistenza e modi d’uso del patrimonio abitativo .....................................18
5. PREVISIONI E SCENARI TENDENZIALI ................................................19
5.1 Previsioni demografiche ..............................................................................19
2
1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
1.1 Inquadramento geografico infrastrutturale
Il comune di Caldogno (VI) ricade nell’ambito della pianura immediatamente a
nord di Vicenza, in prossimità delle propaggini più orientali dei Monti Lessini.
La superficie comunale è costituita da un ambito di forma allungata, diviso, in
senso nord-ovest/sud-est, dal Torrente Timonchio.
Il territorio comunale si sviluppa su una superficie di 15,87 Km2, del tutto
pianeggiante e debolmente digradante verso sud-est, con quote della superficie
topografica comprese tra un massimo di circa 68.5 m s.l.m. all'estremità
settentrionale e di 38.0 m s.l.m. a quella meridionale.
Il Comune di Caldogno, si trova a Nord di Vicenza, alla confluenza delle direttrici
di collegamento viario con i grossi centri urbani dell’alto vicentino, quali Schio e
Thiene e confina, partendo da Ovest in senso orario, con i comuni di Costabissara,
Isola Vicentina, Villaverla, Dueville e Vicenza.
Caldogno è situato in una posizione strategica dal punto di vista infrastrutturale,
ad est/nord-ovest passa l’autostrada “A31 Valdastico” toccando i comuni di
Dueville ( con casello autostradale) e Villaverla; la linea ferroviaria che da
Vicenza porta a Schio per un primo tratto segue il tracciato dell’autostrada, con
stazioni ferroviarie a Montecchio Precalcino, Dueville e Monticello C.O.
Nella parte ovest il territorio comunale è attraversato dalla S.P. n. 349 (via Altura,
via Pontaron) che porta a Thiene, proseguimento della S.P. n. 46 che arriva a
Schio proveniente da Vicenza. La S.P. n. 349, assieme alla S.P. n. 41 (e a seguire
n. 248) e la S.P. n. 50 fungono da collegamento con il casello dell’autostrada A31.
Figura 1.1 Inquadramento territoriale
(ex)
Fonte: elaborazione Sistema su dati Centro Interregionale per la cartografia e le informazioni
territoriali.
3
Lo sviluppo abitativo e produttivo è concentrato essenzialmente in due fasce
principali ad andamento meridiano: quella tra il Capoluogo e Capovilla, nel
settore centro settentrionale, e quella di Rettorgole-Cresole, a sud.
Insediamenti più limitati si hanno poi lungo la viabilità principale, in particolare
la S.P. n. 349 (ex Strada Statale), al limite occidentale del territorio comunale.
Comune della prima cintura dell’area metropolitana di Vicenza fa parte
dell’unione dei comuni con Costabissara ed Isola Vicentina per la gestione
territoriale.
Caldogno appartiene all’area geografica del Bacino Idrografico dei fiumi Brenta e
Bacchiglione, bacino di rilievo nazionale, ed è interessato dall’attraversamento
del Torrente Timonchio e dal fiume Bacchiglione, nonché dalla presenza di
risorgive.
1.2 Assetto insediativo
Il nucleo insediativo fin dalle sue origini si è sviluppato lungo gli assi viabilistici,
che collegano Caldogno con i centri circostanti.
L’insediamento storico si identifica con le frazioni di Caldogno, Capovilla,
Cresole e Tomasina - C. da Sesto, come da Atlante dei Centri storici della
Regione (L.R. Veneto 80/1980) e come ZTO A perimetrata dal PRG vigente.
Lo sviluppo residenziale è avvenuto non solo a consolidamento dei nuclei storici,
ma anche lungo la viabilità storica principale di collegamento che collega
Caldogno ai centri di Isola Vicentina, Dueville e Villaverla, Vicenza.
Rappresentativa per il centro storico di Caldogno, località in cui si è sviluppata
maggiormente l’espansione residenziale, è Villa Caldogno.
Il centro di Caldogno è uno spazio fortemente caratterizzato dalla presenza della
Chiesa di San Giovanni Battista e della Torre Campanaria, dal sistema storico
composto da Villa Caldogno e dalla Barchessa.
Il territorio è caratterizzato da elementi naturali come la presenza di risorgive e di
ambiti ambientali tutelati (SIC e ZPS), e di cave autorizzate per l’estrazione di
argilla per laterizi (Cava Scartesini, Faresin e Fontana-Mazzaron) situate
prevalentemente a nord del territorio comunale.
Dal punto di vista della struttura urbanistica e della caratterizzazione fisica e
funzionale degli insediamenti, si possono distinguere tre macro aree: il sistema
urbano rurale rappresentato dal territorio agricolo ancora esistente, l’area urbana
consolidata rappresentata dal centro abitato di Caldogno con la presenza di aree di
rilevanza storico architettonico - come Villa Caldogno - e le urbanizzazioni lineari
che si sviluppano lungo un’asse centrale nord-sud identificabile con le frazioni di
Rettorgole, Cresole e Capovilla; l’area urbana artigianale-industriale di località
Altura, con una composizione funzionale più articolata rispetto ai precedenti
ambiti territoriali, per la presenza di funzioni residenziali ed extraresidenziali
legate alla produzione, nonché l'ambito artigianale-industriale in località
Pomaroli.
4
1.3. Caldogno e i comuni contermini
Il comune di Caldogno ha una densità territoriale di 706,1 ab/Kmq e, fatta
eccezione per il comune di Vicenza, rappresenta la realtà più densamente abitata
rispetto ai comuni contermini; il dato comunale risulta inoltre decisamente al di
sopra della densità territoriale media provinciale pari a 318,2 ab/Kmq.
La popolazione di Caldogno nel 2009 è di 11.263 abitanti, l'11,3% in più rispetto
al 2001. Nel periodo intercensuario i residenti passano da 9.402 a 10.116 (+7,6%),
un trend positivo che caratterizza tutti i comuni ad eccezione di Vicenza.
Nel 2009 le famiglie residenti a Caldogno sono 4.212, il 18,2% in più rispetto al
2001. Tra il 1991 e il 2001 le famiglie residenti aumentano del 17,4%, un dato più
alto rispetto alla variazione media degli altri ambiti comunali considerati
(+12,2%) e del valore provinciale (+15,7%).
Tra i due censimenti, aumenta il numero delle abitazioni (+19,2%); tale
incremento è in linea rispetto ai territori comunali circostanti (+19,4%) e più
elevato rispetto alla Provincia (+15,9%).
La struttura economica di Caldogno presenta dei segnali di crescita nel decennio
di riferimento 1991-2001, sia in termini di unità locali (+35,7%) che di addetti
(+14,5%). L’incremento di unità locali è in linea con il dato medio dei comuni
contermini (+32,1%), mentre l’aumento medio della Provincia è più contenuto e
pari a +23,5%. L’incremento di addetti è superiore al dato medio dei comuni
confinanti (+10,6%) e leggermente più basso del valore medio provinciale
(+14,8%).
Nel comune di Caldogno troviamo una presenza di 9,2 unità locali ogni cento
abitanti, un dato inferiore a quello medio dei comuni vicini e della Provincia.
Grafico 1.1 – Variazione percentuale della popolazione residente nel Comune di
Caldogno e nei comuni contermini (2001-2009)
11,3
Caldogno
Costabissara
22,0
16,0
Isola Vicentina
15,6
Villaverla
7,5
Dueville
7,8
Vicenza
9,1
Provincia di Vicenza
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
5
Tabella 1.1 - Confronto delle dinamiche socioeconomiche e abitative tra Caldogno, comuni contermini e Provincia di Vicenza
Caldogno
Sup. Territoriale kmq.
Densità territoriale 2009 (ab/kmq.)
Pop.residente 1991
Pop.residente 2001
Pop.residente 2009
variazione % 1991-2001
variazione % 2001-2009
Famiglie 1991
Famiglie 2001
Famiglie 2009
variazione % 1991-2001
variazione % 2001-2009
Dimensione media famiglie 1991
Dimensione media famiglie 2001
Abitazioni 1991
Abitazioni 2001
variazione % 2001-91
Unità locali 1991
Unità locali 2001
variazione % 2001-1991
Addetti 1991
Addetti 2001
variazione % 2001-91
Dimensione media U. L. 2001
U.L per 100 abitanti 2001
Addetti per 100 abitanti 2001
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
Costabissara
Isola Vicentina
Villaverla
Dueville
Vicenza
Totale
Provincia di
comuni
Vicenza
172,0
2722,8
949,5
318,2
16,0
706,1
13,2
525,3
26,4
352,5
15,7
396,1
20,1
697,5
80,6
1434,2
9.402
10.116
11.263
4.957
5.692
6.945
7.046
8.034
9.319
4.813
5.389
6.230
12.403
13.063
14.041
107.454
107.223
115.550
146.075
149.517
163.348
747.957
794.317
866.398
7,6
11,3
14,8
22,0
14,0
16,0
12,0
15,6
5,3
7,5
-0,2
7,8
2,4
9,3
6,2
9,1
3.037
3.564
4.212
1.574
2.022
2.743
2.192
2.789
3.532
1.545
1.887
2.352
4.035
4.671
5.378
40.788
44.716
52.297
53.171
59.649
70.514
257.019
297.496
345.792
17,4
18,2
28,5
35,7
27,2
26,6
22,1
24,6
15,8
15,1
9,6
17,0
12,2
18,2
15,7
16,2
3,1
2,8
3,1
2,8
3,2
2,9
3,1
2,9
3,1
2,8
2,6
2,4
2,7
2,5
2,9
2,6
3.142
3.745
19,2
1.698
2.149
26,6
2.335
3.015
29,1
1.679
2.067
23,1
4.262
4.851
13,8
43.838
50.174
14,5
53.146
63.457
19,4
304.224
352.620
15,9
684
928
35,7
395
554
40,3
528
605
14,6
352
461
31,0
882
1.098
24,5
9507
12.665
33,2
12.348
16.311
32,1
62.171
76.776
23,5
2.943
3.369
14,5
1.724
1.862
8,0
2.425
3.046
25,6
1.613
2.109
30,8
3.902
4.670
19,7
54.911
59.639
8,6
67.518
74.695
10,6
319.588
366.882
14,8
3,6
9,2
33,3
3,4
9,7
32,7
5,0
7,5
37,9
4,6
8,6
39,1
4,3
8,4
35,7
4,7
11,8
55,6
4,6
10,9
50,0
4,8
9,7
46,2
.
2. STRUTTURA E DINAMICA DEMOGRAFICA
2.1 Evoluzione della popolazione residente
Alla fine del 2009 la popolazione di Caldogno è di 11.263 abitanti, circa 1.802 in
più rispetto al 1991, quando il comune contava 9.461 residenti. Per l’intero
periodo considerato che va dal 1991 al 2009, il trend del comune di Caldogno si
mantiene generalmente positivo, con una crescita più accentuata tra il 2001 e il
2009. Rispetto all’ultimo censimento, si registra nel 2009 un incremento della
popolazione di circa l’11%, equivalente ad un aumento di 1.139 abitanti.
Grafico 2.1 – Andamento della popolazione residente (1991-2009)
11.500
11.000
10.500
10.000
9.500
9.499
9.508
9.606
9.672
9.799
9.820
9.961
9.979
10.069
10.124
10.354
10.497
10.600
10.675
10.775
10.881
11.087
11.263
8.500
9.461
9.000
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
Nel periodo 1991-2009 il saldo naturale della popolazione è sempre positivo, a
differenza del saldo sociale che presenta un andamento più altalenante dove
compaiono anche dei valori negativi in corrispondenza degli anni 1992, 1993,
1997, 1999 e 2001. I valori positivi del saldo naturale riescono sempre a
compensare i saldi sociali negativi e ciò determina durante l’intero periodo un
saldo totale positivo.
Grafico 2.2 – Dinamiche demografiche (1991-2009)
250
200
150
100
50
0
-50
-100
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
Saldo naturale
Saldo sociale
Saldo totale
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
2.2 Composizione per classi d’età
L’aumento della popolazione nel comune di Caldogno ha comportato un
cambiamento nella struttura per età. Negli anni considerati (2001, 2009) si
registra una diminuzione della popolazione giovane compresa in particolare nella
fascia d’età 20-29.
Nel 2009 la classe d’età più numerosa è quella compresa tra i 40 e 49 anni, dove
si registra un numero di residenti pari a 1.993. La popolazione ultrasessantenne
rappresenta circa il 22% degli abitanti di Caldogno.
Tabella 2.1 - Popolazione residente per classi di età (2001, 2009)
2001
2009
variazione 2009-2001
v.a.
%
v.a.
%
v.a.
%
0-9
1.084
10,7
1.191
10,6
107
9,9
10-19
1.030
10,2
1.151
10,2
121
11,7
20-29
1.431
14,1
1.203
10,7
-228
-15,9
30-39
1.883
18,6
1.775
15,8
-108
-5,7
40-49
1.461
14,4
1.993
17,7
532
36,4
50-59
1.413
14,0
1.434
12,7
21
1,5
60-69
984
9,7
1.302
11,6
318
32,3
70-79
592
5,8
776
6,9
184
31,1
80-89
205
2,0
373
3,3
168
82,0
90 e più
41
0,4
65
0,6
24
58,5
Totale
10.124
100,0
11.263
100,0
1.139
11,3
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
Classi d'età
Grafico 2.3 - Classi di età della popolazione residente al 2009
95 e più
90-94
85-89
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
10-14
5-9
0-4
10
8
6
4
2
0
Maschi
2
4
6
8
10
Femmine
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
2.3 Indicatori demografici di sintesi
Al fine di restituire una rappresentazione sintetica della struttura della
popolazione sono stati presi in esame alcuni indicatori demografici: indice di
vecchiaia, indice di dipendenza, indice di ricambio.
L’indice di vecchiaia della popolazione presenta valori crescenti: nel 2001
troviamo una presenza di circa 80 anziani ogni 100 giovani, mentre nel 2009 si
registrano 103 anziani ogni 100 giovani.
7
L’indice di dipendenza strutturale evidenzia che 100 persone attive devono farsi
carico mediamente di circa 53 persone non attive, corrispondenti a 24 anziani e 29
giovani. L’indice risulta in crescita, rilevando un progressivo aumento della quota
di popolazione non attiva a carico di quella attiva. L’indice di ricambio, in
aumento nel periodo 2001-2009, evidenzia che a 100 potenziali ingressi
nell’attività lavorativa corrispondono mediamente circa 120 uscite.
Tabella 2.2 - Indicatori demografici
2001
2009
80,2
103,4
vecchiaia
45,3
53,6
dipendenza
giovanile
27,6
29,3
senile
17,6
24,3
104,6
120,5
ricambio
1) quanti anziani vivono ogni 100 giovani P(65+)/P(0-13)
2) carico della popolazione non attiva su quella attiva [P(0-18)+P(65+)]/P(19-64)
3) possibilità di lavoro che derivano dai posti resi disponibili da coloro che lasciano
l’attività lavorativa per il raggiungimento dell’età pensionabile P(60-64)/P(19-23)
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
2.4 Evoluzione e caratteristiche delle famiglie
Nel periodo di riferimento 1991-2009 si è verificata una crescita costante del
numero di famiglie. Si è passati infatti da 3.037 famiglie nel 1991 a 4.217
famiglie nel 2009. Il numero medio di componenti ha subito nel tempo un
costante calo, passando dai 3,1 nel 1991 ai 2,7 nel 2009.
Tra i due ultimi Censimenti, si è verificato un incremento delle famiglie unipersonali pari al 57,9%, mentre si osserva una riduzione delle famiglie numerose
con 5 o più componenti. Nel periodo si evidenzia anche una differenziazione nella
tipologia del nucleo familiare: nel territorio sono sempre più presenti le famiglie
formate da coppie senza figli.
Tabella 2.3 – Famiglie e numero medio di componenti (1991-2009)
Anno
Popolazione
Famiglie
1991
9.461
3.037
1992
9.499
3.058
1993
9.508
3.097
1994
9.606
3.155
1995
9.672
3.217
1996
9.799
3.299
1997
9.820
3.327
1998
9.961
3.404
1999
9.979
3.452
2000
10.069
3.513
2001
10.124
3.564
2002
10.354
3.672
2003
10.497
3.772
2004
10.600
3.835
2005
10.675
3.903
2006
10.775
3.979
2007
10.881
4.049
2008
11.087
4.142
2009
11.263
4.217
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
n. medio
componenti
3,1
3,1
3,1
3,0
3,0
3,0
3,0
2,9
2,9
2,9
2,8
2,8
2,8
2,8
2,7
2,7
2,7
2,7
2,7
8
Tabella 2.4 - Evoluzione delle famiglie per numero componenti (1991-2001)
Componenti
1991
V.a.
%
Unipersonali
375
12,3
2
699
23,0
3
764
25,2
4
793
26,1
5
310
10,2
6 o più
96
3,2
Totale
3.037
100,0
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
2001
V.a.
592
940
916
833
231
52
3.564
%
16,6
26,4
25,7
23,4
6,5
1,5
100,0
Variazione 1991/2001
V.a.
%
217
57,9
241
34,5
152
19,9
40
5,0
-79
-25,5
-44
-45,8
527
17,4
Tabella 2.5 - Evoluzione dei nuclei familiari (1991-2001)
Tipologia di
nucleo
1991
V.a.
%
Coppia con figli
1.806
68,3
Coppia senza figli
626
23,7
Padre con figli
53
2,0
Madre con figli
160
6,0
Totale
2.645
100,0
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
2001
Variazione 1991/2001
V.a.
%
V.a.
%
1.864
62,9
58
3,2
815
27,5
189
30,2
50
1,7
-3
-5,7
233
7,9
73
45,6
2.962
100,0
317
12,0
2.5 Stranieri immigrati e residenti a Caldogno
Alla fine del 2009 gli stranieri residenti nel comune di Caldogno sono 821, in
netta crescita rispetto all’ultimo censimento, dove gli stranieri erano 254. Oltre al
numero di stranieri aumenta contemporaneamente la loro presenza in termini
percentuali rispetto alla popolazione totale residente: tale valore passa dal 2,5%
del 2001 al 7,3% del 2009.
Tabella 2.6 - Stranieri residenti (1991-2009)
Incidenza %
Anno
Stranieri
Popolazione
stranieri/popolazione
1991
74
9.461
0,8
1992
79
9.499
0,8
1993
89
9.508
0,9
1994
83
9.606
0,9
1995
101
9.672
1,0
1996
133
9.799
1,4
1997
142
9.820
1,4
1998
160
9.961
1,6
1999
188
9.979
1,9
2000
215
10.069
2,1
2001
254
10.124
2,5
2002
319
10.354
3,1
2003
412
10.497
3,9
2004
490
10.600
4,6
2005
562
10.675
5,3
2006
602
10.775
5,6
2007
693
10.881
6,4
2008
788
11.087
7,1
2009
821
11.263
7,3
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
9
Degli 821 cittadini stranieri residenti al 2009, più della metà si concentra in una
fascia d’età che va dai 30 ai 60 anni. La popolazione straniera con meno di 10
anni rappresenta circa il 18% del totale e rivela una quota significativa di giovani
coppie straniere con figli.
Tabella 2.7 - Stranieri residenti per classi d’età al 31/12/2009
Classi d'età
v.a.
0-2
67
3-5
36
6-10
45
11-13
32
14-18
34
19-29
174
30-60
421
60 e più
12
Totale
821
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
%
8,2
4,4
5,5
3,9
4,1
21,2
51,3
1,5
100,0
Il 19% degli stranieri residenti è di nazionalità rumena; significativa è anche la
presenza di bosniaci e marocchini.
Grafico 2.4 - Popolazione residente straniera per cittadinanza
Romania
19%
Altri Paesi
44%
Bosnia-Erzegovina
11%
Serbia
6%
Ghana
9%
Marocco
11%
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
10
2.6 Distribuzione della popolazione nel Comune
Rispetto alla distribuzione della popolazione nelle diverse zone, si registra che nel
2001 il 92,1% si concentra nei centri di Caldogno-Rettorgole-Cresole, circa il 5%
nei nuclei abitati e il 3% nelle case sparse. Dal confronto della distribuzione della
popolazione nel periodo intercensuario 1991-2001, si osserva che nei centri di
Caldogno-Rettorgole-Cresole la popolazione residente aumenta; ad eccezione
della località “Asiago”, in tutti i nuclei si registra un incremento della
popolazione, mentre diminuiscono i residenti in case sparse.
Tabella 2.8 - Dinamica demografica nelle frazioni (1991-2001)
1991
Località abitate
v. a.
Caldogno, Rettorgole, Cresole
8.543
Scartezzini
137
Altura I
28
Asiago
27
Cà Bastare
26
Fornaci
141
Pomaroli II
23
Case sparse
567
Totale
9.402
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
2001
%
90,9
1,5
0,3
0,3
0,3
1,5
0,2
6,0
100,0
v. a.
9.319
189
42
25
36
173
25
307
10.116
%
92,1
1,9
0,4
0,2
0,4
1,7
0,2
3,0
100,0
Variazione 20011991
v. a.
%
776
9,1
52
38,0
14
50,0
-2
-7,4
10
38,5
32
22,7
2
8,7
-260
-45,9
714
7,6
Figura 2.1 – Distribuzione della popolazione (sezioni ISTAT 2001)
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
11
3. STRUTTURA E DINAMICA ECONOMICA
3.1 Consistenza delle unità locali e degli addetti
Nel 2001 sul totale delle 928 unità locali registrate dal censimento, circa la metà
sono distribuite tra due settori: attività commerciali (26,5%) e attività
manifatturiere (23,4%), settori emergenti già nel 1991. Gli altri settori rilevanti
sono l’attività immobiliare (15,7%) e il settore delle costruzioni (12,1%). Rispetto
al 1991 le unità locali che hanno avuto un maggior aumento sono i settori
dell’intermediazione finanziaria (150%), l’attività immobiliare (147,5%), seguito
dal settore della sanità ed altri servizi sociali (100%). Rispetto al numero di
addetti, il settore più importante è quello della manifattura con 1.691 occupati nel
2001. In linea generale si può affermare ch il comune di Caldogno presenta nel
periodo 1991-2001 un trend positivo sia in termini di unità locali (eccetto per il
settore dell’agricoltura, caccia e silvicoltura) che di addetti. Le unità locali in
questo decennio passano da 684 a 928, mentre il numero di addetti da 2.943 a
3.369.
Tabella 3.1 – Unità locali per sezione economica (1991, 2001)
Sezione economica
A Agricoltura, caccia e silvicoltura
B Pesca, piscicoltura e servizi connessi
D Attivita' manifatturiere
F Costruzioni
G Commercio ingrosso e dett.; rip. di auto, moto.
H Alberghi e ristoranti
I Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni
J Intermediazione monetaria e finanziaria
K Attivita' immob., noleggio, infor., ricerca, profess.
L Pubblica amministr.. e difesa; assic. sociale obbl.
M Istruzione
N Sanita' e altri servizi sociali
O Altri servizi pubblici, sociali e personali
Totale
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
1991
v.a. %
9
1,3
2
0,3
201 29,4
79 11,5
197 28,8
25
3,7
32
4,7
8
1,2
59
8,6
2
0,3
9
1,3
15
2,2
46
6,7
684 100,0
2001
Var. 2001-1991
v.a. %
v.a.
%
2
0,2
-7
-77,8
2
0,2
0
0,0
217 23,4
16
8,0
112 12,1
33
41,8
246 26,5
49
24,9
37
4,0
12
48,0
33
3,6
1
3,1
20
2,2
12
150,0
146 15,7
87
147,5
2
0,2
0
0,0
10
1,1
1
11,1
30
3,2
15
100,0
71
7,7
25
54,3
928 100,0 244
35,7
Tabella 3.2 – Addetti per sezione economica (1991, 2001)
1991
2001
Var. 2001-1991
v.a.
%
v.a.
%
v.a.
%
A Agricoltura, caccia e silvicoltura
23
0,8
6
0,2
-17
-73,9
B Pesca, piscicoltura e servizi connessi
5
0,2
2
0,1
-3
-60,0
D Attivita' manifatturiere
1.702 57,8 1.691 50,2
-11
-0,6
F Costruzioni
234
8,0 288
8,5
54
23,1
G Commercio ingrosso e dett.; rip. di auto, moto.
392 13,3 456 13,5
64
16,3
H Alberghi e ristoranti
73
2,5 157
4,7
84
115,1
I Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni
66
2,2
75
2,2
9
13,6
J Intermediazione monetaria e finanziaria
21
0,7
46
1,4
25
119,0
K Attivita' immob., noleggio, infor., ricerca, prof..
106
3,6 225
6,7 119
112,3
L Pubblica amministr.. e difesa; assic. sociale obbl.
33
1,1
37
1,1
4
12,1
M Istruzione
154
5,2 150
4,5
-4
-2,6
N Sanita' e altri servizi sociali
37
1,3 116
3,4
79
213,5
O Altri servizi pubblici, sociali e personali
97
3,3 120
3,6
23
23,7
Totale
2.943 100,0 3.369 100,0 426
14,5
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
Sezione economica
12
Tabella 3.3 – Numero medio di addetti per sezione economica (1991, 2001)
Sezione economica
A Agricoltura, caccia e silvicoltura
B Pesca,piscicoltura e servizi connessi
D Attivita' manifatturiere
F Costruzioni
G Comm.ingr.e dett.-rip.beni pers.e per la casa
H Alberghi e ristoranti
I Trasporti,magazzinaggio e comunicaz.
J Intermediaz.monetaria e finanziaria
K Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca
L Pubblica amm. e difesa; assic. sociale obbl.
M Istruzione
N Sanita' e altri servizi sociali
O Altri servizi pubblici,sociali e personali
Totale
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
1991
2,6
2,5
8,5
3,0
2,0
2,9
2,1
2,6
1,8
16,5
17,1
2,5
2,1
4,3
2001
3,0
1,0
7,8
2,6
1,9
4,2
2,3
2,3
1,5
18,5
15,0
3,9
1,7
3,6
3.2 Le dinamiche recenti
In base ai dati di fine 2009 della Camera di Commercio di Vicenza, nel comune di
Caldogno risultano insediate 1.025 aziende. Di queste il 26,0% svolgono attività
nel settore del commercio, il 19,1% operano nel manifatturiero e il 17,8%
appartengono al settore delle costruzioni.
Tabella 3.4 - Unità locali per settore di attività economica a dicembre 2009
Sezione economica
A Agricoltura, silvicoltura pesca
C Attività manifatturiere
E Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di gestione d...
F Costruzioni
G Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di aut...
H Trasporto e magazzinaggio
I Attività dei servizi alloggio e ristorazione
J Servizi di informazione e comunicazione
K Attività finanziarie e assicurative
L Attivita' immobiliari
M Attività professionali, scientifiche e tecniche
N Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle im...
P Istruzione
Q Sanita' e assistenza sociale
R Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e diver...
S Altre attività di servizi
X Imprese non classificate
TOTALE
Fonte: Stock View di Infocamere
v.a.
99
196
4
182
267
24
49
16
23
58
29
13
2
8
3
41
11
1.025
%
9,7
19,1
0,4
17,8
26,0
2,3
4,8
1,6
2,2
5,7
2,8
1,3
0,2
0,8
0,3
4,0
1,1
100,0
Nell’ambito delle attività manifatturiere, i settori che concentrano la quota
maggiore di unità locali sono:
- fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari, ecc.), 25,0%;
- altre industrie manifatturiere, 21,4%.
13
Tabella 3.5 – Unità locali per sottosezione economica: attività manifatturiere
(2009)
Sottosezione economica
C 10 Industrie alimentari
C 11 Industria delle bevande
C 12 Industria del tabacco
C 13 Industrie tessili
C 14 Confezione di articoli di abbigliamento; confezione di ar...
C 15 Fabbricazione di articoli in pelle e simili
C 16 Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero (es...
C 17 Fabbricazione di carta e di prodotti di carta
C 18 Stampa e riproduzione di supporti registrati
C 19 Fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinaz...
C 20 Fabbricazione di prodotti chimici
C 21 Fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e di prepa...
C 22 Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
C 23 Fabbricazione di altri prodotti della lavorazione di miner..
C 24 Metallurgia
C 25 Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari ...
C 26 Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ott...
C 27 Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchi...
C 28 Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca
C 29 Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
C 30 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
C 31 Fabbricazione di mobili
C 32 Altre industrie manifatturiere
C 33 Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed...
Totale
Fonte:Stock View di Infocamere
v.a.
6
0
0
4
16
11
9
1
8
0
2
0
6
6
0
49
2
12
11
0
3
4
42
4
196
%
3,1
0,0
0,0
2,0
8,2
5,6
4,6
0,5
4,1
0,0
1,0
0,0
3,1
3,1
0,0
25,0
1,0
6,1
5,6
0,0
1,5
2,0
21,4
2,0
100,0
3.3 Indice di imprenditorialità
L’indice di imprenditorialità costituisce un indicatore della consistenza delle unità
locali ogni mille abitanti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più elevata è
la densità imprenditoriale in una determinata area.
Per il comune di Caldogno si registra un indice di imprenditorialità complessivo
in crescita nel periodo 1991-2001: si passa, infatti, da un valore di 72,8 ad uno di
91,7.
Il confronto con i dati relativi alla provincia di Vicenza evidenzia che l’indice di
imprenditorialità complessivo a Caldogno è inferiore sia nel 1991 che nel 2001.
14
Tabella 3.6 – Indice di imprenditorialità (1991, 2001)
Sezione economica
A Agricoltura, caccia e silvicoltura
B Pesca,piscicoltura e servizi connessi
C Estrazione di minerali
D Attivita' manifatturiere
E Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua
F Costruzioni
G Comm.ingr.e dett.-rip.beni pers.e per la casa
H Alberghi e ristoranti
I Trasporti,magazzinaggio e comunicaz.
J Intermediaz.monetaria e finanziaria
K Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca
L Pubblica amm. e difesa; assic. sociale obbl.
M Istruzione
N Sanita' e altri servizi sociali
O Altri servizi pubblici,sociali e personali
Totale
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
Comune di Caldogno Provincia di Vicenza
1991
2001
1991
2001
1,0
0,2
0,4
0,5
0,2
0,2
0,0
0,0
0,0
0,0
0,2
0,2
21,4
21,5
20,0
19,6
0,0
0,0
0,1
0,1
8,4
11,1
9,7
11,4
21,0
24,3
24,0
23,4
2,7
3,7
4,4
4,5
3,4
3,3
3,7
3,8
0,9
2,0
1,5
2,3
6,3
14,4
8,5
17,8
0,2
0,2
0,5
0,4
1,0
1,0
1,4
1,3
1,6
3,0
2,6
3,5
4,9
7,0
6,0
8,1
72,8
91,7
83,1
96,7
3.4 Indice di specializzazione
L’indice di specializzazione consente di determinare se un dato territorio è più
(i.s. > 1) o meno (i.s. < 1) specializzato rispetto all’area di riferimento (nel caso in
esame l’intera Provincia di Vicenza) in un determinato settore. Si ottiene
confrontando gli addetti di ciascun settore con gli addetti totali sia nell’area di
analisi che nell’area di riferimento.
I settori dove il comune di Caldogno risulta più specializzato, esclusi i settori
dell’agricoltura e della pesca, riguardano le attività manifatturiere, le costruzioni,
il comparto alberghi e ristoranti e altri servizi pubblici, sociali e personali.
Tabella 3.7 – Indice di specializzazione* (1991, 2001)
Sezione economica
1991
2001
A Agricoltura, caccia e silvicoltura
3,4
0,6
B Pesca,piscicoltura e servizi connessi
10,2
8,1
C Estrazione di minerali
0,0
0,0
D Attivita' manifatturiere
1,2
1,1
E Prod.e distrib.energ.elettr.,gas e acqua
0,0
0,0
F Costruzioni
1,2
1,3
G Comm.ingr.e dett.-rip.beni pers.e per la casa
0,9
1,0
H Alberghi e ristoranti
0,9
1,6
I Trasporti,magazzinaggio e comunicaz.
0,7
0,6
J Intermediaz.monetaria e finanziaria
0,3
0,6
K Attiv.immob.,noleggio,informat.,ricerca
0,7
0,7
L Pubblica amm. e difesa; assic. sociale obbl.
0,6
0,6
M Istruzione
1,0
0,9
N Sanita' e altri servizi sociali
0,3
0,6
O Altri servizi pubblici,sociali e personali
1,4
1,4
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
* in formula i.s. = (Ad Com /Ad Tot Com)/(Ad Pr /Ad Tot Pr), con Ad Com addetti del Comune per
sezione economica, Ad Tot Com totale addetti del comune, Ad Pr addetti della provincia, Ad Tot
Pr addetti totali della provincia
15
3.5 Struttura del sistema agricolo
Nel 2000 le aziende agricole censite sono 325 con una superficie totale pari a
circa 1.140,7 ettari. Comparando i dati del 2000 con quelli del 1990, si rileva un
ridimensionamento del numero di aziende agricole. e della superficie agricola
utilizzata ad eccezione delle aziende con superficie dai 10 ai 20 ha, dai 50 ai 100
ha e oltre 100 ha.
Mettendo a confronto le aziende per classi di superficie agricola, le più numerose
risultano quelle di piccola dimensione (fino a 1 ettaro), le quali mantengono per
tutto il periodo considerato un numero discreto di aziende.
Nel 2000 (come pure nel 1990), risulta che la quasi totalità delle aziende agricole
sono a conduzione diretta del coltivatore (68,6%); quasi la metà impiegano
salariati e/o compartecipanti (31,1%).
Analizzando la ripartizione della superficie aziendale secondo l’utilizzazione dei
terreni, è possibile notare che, nel 2000, il 93,1% della superficie agricola
utilizzata complessiva è investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni
propriamente agricole: di questa il 66,2% è adibita a seminativi e l’1,3% a
coltivazioni permanenti; la presenza di superficie a boschi è poco rilevante
(2,2%). Rispetto al 1990 i dati relativi ai seminativi risultano pressoché invariati
mentre si registra un’elevata diminuzione delle superfici boscate, da 106,3 ha a
27,3 ha.
Tabella 3.8 – Aziende e relativa superficie agricola utilizzata (in ha) per classe
di superficie agricola utilizzata (1990, 2000)
Classi di superficie
agricola utilizzata (SAU)
1990
Aziende
%
2000
Superficie
Senza superficie
0
0,0
Fino a 1 ettaro
179 45,4
da 1 a 2 ettari
80 20,3
da 2 a 5 ettari
82 20,8
da 5 a 10 ettari
34
8,6
da 10 a 20 ettari
14
3,6
da 20 a 50 ettari
5
1,3
da 50 a 100 ettari
0
0,0
oltre 100 ettari
0
0,0
Totale
394 100,0
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
%
0,0
0,0
75,1
7,6
113,5 11,5
255,7 26,0
226,0 23,0
206,2 20,9
107,9 11,0
0,0
0,0
0,0
0,0
984,3 100,0
Aziende
%
3
0,9
128 39,4
69 21,2
70 21,5
30
9,2
19
5,8
4
1,2
1
0,3
1
0,3
325 100,0
Superficie
%
0,0
0,0
59,5
5,2
105,9
9,3
221,4 19,4
194,4 17,0
260,3 22,8
87,4
7,7
76,2
6,7
135,6 11,9
1.140,7 100,0
Tabella 3.9 – Ripartizione della superficie aziendale secondo l’utilizzazione dei
terreni (ettari), (1990, 2000)
1990
ha
%
Seminativi
802,1
61,6
Prati permanenti e pascoli
259,2
19,9
Coltivazioni permanenti*
23,7
1,8
Superficie agricola utilizzata
1.085,0
83,3
Superficie a boschi
106,3
8,2
Altra superficie
110,9
8,5
Totale
1.302,2 100,0
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
Utilizzazione dei terreni
2000
ha
%
810,8
66,2
313,8
25,6
16,2
1,3
1.140,7
93,1
27,3
2,2
57,2
4,7
1.225,1
100,0
Var 2000-1990
v.a.
%
8,7
1,1
54,5
21,0
-7,5
-31,7
55,7
5,1
-79,1
-74,4
-53,7
-48,5
-77,1
-5,9
16
Tra i seminativi sono prevalentemente coltivati i cereali (55,4%), mentre tra le
coltivazioni legnose, la vite rappresenta lo 0,9% della SAU. Una porzione
rilevante di SAU (27,5%) è rappresentata da prati permanenti.
Figura 3.1 – Ripartizione della superficie agricola utilizzata (SAU) tra le diverse
colture
27,5
PRATI PERMANENTI
0,6
Colture
ORTI FAMILIARI
ALTRE COLTIVAZIONI LEGNOSE
0,0
VIVAI
0,1
FRUTTIFERI
0,4
VITE
0,9
TERRENI A RIPOSO
0,7
12,2
FORAGGERE AVVICENDATE
PIANTINE
0,1
FIORI E PIANTE ORNAMENTALI
0,0
ORTIVE
0,4
1,8
PIANTE INDUSTRIALI
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
0,0
55,4
CEREALI
0,0
10,0
20,0
30,0
40,0
50,0
60,0
% SAU
Fonte: elaborazione Sistema su dati Regione Veneto – Direzione sezione statistica
Per quanto concerne le attività zootecniche, nel corso degli ultimi dieci anni, il
numero totale delle aziende agricole con allevamenti, pari a 136 nel 2000, è
diminuito dello 0,28%. La maggior parte delle aziende è costituita da allevamenti
avicoli, (107 aziende), con un numero totale di capi pari a 1.921.
17
4. STRUTTURA E DINAMICA ABITATIVA
4.1 Consistenza e modi d’uso del patrimonio abitativo
Le abitazioni al censimento 2001 ammontano a 3.745 unità. Di queste 3.553
(94,9%) sono occupate da residenti e 33 da non residenti. Le abitazioni non
occupate sono pari al 4,2% del totale delle abitazioni di Caldogno, corrispondenti
a 159 unità.
Tra i due censimenti le abitazioni sono cresciute di 570 unità pari al 36,8%;
questo incremento è il risultato di una crescita delle abitazioni occupate (18,1%) e
di quelle non occupate (18,7%). Al 2001, la maggior parte delle abitazioni
occupate risultano di proprietà (77,4%); rispecchia infatti la diminuzione delle
abitazioni in affitto o subaffitto.
Tabella 4.1 – Abitazioni nel Comune di Caldogno (1991, 2001)
Abitazioni
Abitazioni occupate da persone residenti
Abitazioni occupate da persone non residenti
Abitazioni non occupate
TOTALE
Fonte: elaborazione Sistema su dati ISTAT
1991
2001
var 2001-1991
v.a
%
v.a.
%
v.a.
%
3.008 95,7 3.553
94,9
545
18,1
33
0,9
134
4,3
159
4,2
25
18,7
3.142 100,0 3.745 100,0
570
36,8
Tabella 4.2 – Abitazioni occupate per titolo di godimento (1991, 2001)
Titolo di godimento
Proprietà, usufrutto o riscatto
Affitto o subaffitto
Altro titolo
Totale abitazioni
Fonte: Elaborazione Sistema su dati ISTAT
1991
v.a.
2.253
533
222
3.008
%
74,9
17,7
7,4
100,0
2001
v.a.
2751
508
294
3.553
%
77,4
14,3
8,3
100,0
18
5. PREVISIONI E SCENARI TENDENZIALI
5.1 Previsioni demografiche
Per il futuro di Caldogno le tendenze demografiche degli ultimi anni evidenziano
una continua e progressiva crescita. Le stime condotte per ottenere previsioni di
popolazione sono state effettuate utilizzando il cosiddetto metodo analitico o per
componenti. Si analizzano e si prevedono singolarmente le dinamiche dei
fenomeni che condizionano la popolazione futura, che dipende non solo dalla sua
situazione attuale, ma anche da natalità, mortalità, immigrazione ed emigrazione.
Il metodo, procedendo per coorti1, proietta la popolazione odierna nel futuro
applicando i tassi specifici di mortalità. Intuitivamente, un ventenne l’anno
prossimo avrà ventuno anni con una probabilità di non morire pari al tasso di
sopravvivenza sx. Si può perciò procedere calcolando: 1Px+1=0Px* sx. La
popolazione al tempo uno in età x +1 è pari alla popolazione al tempo zero in età
x per il tasso di sopravvivenza. Quest’ultimo si ricava dalle tavole di mortalità
pubblicate dall’Istat a livello provinciale. Per il futuro si ritiene che i tassi di
sopravvivenza non varieranno consistentemente, così come è stato per tutto il
secolo scorso ed è perciò ipotizzabile che rimangano stabili.
Per quanto concerne la dinamica della fecondità il discorso è differente, in quanto
da un punto di vista teorico bisognerebbe prevedere longitudinalmente i tassi
specifici di fecondità, ma nella pratica è possibile farlo solo per strutture
territoriali di una certa grandezza non per i piccoli comuni. Per i comuni, la
metodologia più opportuna è quella di calcolarsi il tasso grezzo di fecondità per
l’ultimo anno disponibile, nati sulla popolazione femminile in età fertile (N/Pf[1549]), e riaggiornare tale tasso annualmente in base alla popolazione femminile
prevista. Il totale dei nati sarà poi scomposto per genere in base al coefficiente di
mascolinità alla nascita (pari a 105 maschi su 100 femmine).
L’ultimo fenomeno da prendere in considerazione sono le migrazioni, data la loro
imprevedibilità è indispensabile formulare delle diverse ipotesi. Le ipotesi
elaborate sono le seguenti:
Ipotesi di base: la popolazione immigrata e quella emigrata vengono proiettate
linearmente tenendo conto del loro trend negli ultimi 20 anni, analizzando le
dinamiche anche per tipo di immigrazione (dall’estero o da altro comune) e
di emigrazione (per l’estero o per altro comune).
Ipotesi 1: il saldo sociale tende dal 2014 a stabilizzarsi nell’arco di una quindicina
d’anni; tende, cioè, a essere pari a 0 nel 2029.
Ipotesi2: la popolazione emigrata, verso altro comune, dal 2014 tende a
dimezzarsi nell’arco di quindici anni; tende, cioè, ad essere pari alla metà
nel 2029, il saldo sociale determinato dai flussi migratori da e verso l’estero
tende dal 2014 a stabilizzarsi nell’arco di una quindicina d’anni; tende, cioè,
a essere pari a 0 nel 2029.
La popolazione migrante viene aggiunta ex post, sommandola a quella derivata
dal metodo per componenti.
1
Coorte: gruppi di persone accomunate dall’aver sperimentato l’evento d’analisi nella medesima unità di
tempo. Un tipico esempio di coorte è la generazione
19
A seconda delle ipotesi prese in considerazione, tale stima potrebbe variare tra
12.877 (ipotesi 1) e 13.527 (ipotesi 2). Al 31 gennaio 2020 si assume come
popolazione residente nel Comune di Caldogno un valore pari a 13.223 persone.
Le famiglie molto probabilmente si aggireranno intorno alle 5.749 unità,
ipotizzando che la dimensione media (2,7 componenti per famiglia) nei prossimi
anni tenderà al valore di Vicenza e cintura, pari a 2,3 componenti per famiglia.
Tabella 5.1 Previsione della popolazione residente per anno, al 31 dicembre
Anno
2009
Ipotesi
Reale
Popolazione
11.263
12.062
Base
12.063
2014
Uno
12.123
Due
13.223
Base
12.877
2020
Uno
13.527
Due
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
Famiglie
4.217
4.516
4.517
4.539
4.951
4.821
5.065
La combinazione delle ipotesi demografiche incrociate con le tendenze
economiche consentono di definire uno scenario di sviluppo della popolazione
pari a circa 1.960 nuovi abitanti nel 2020.
La struttura per età della popolazione subirà una leggera variazione nei prossimi
anni: probabile, in particolare, un aumento di ragazzi e ragazze tra i 19 e i 24 anni.
Nel 2020 si prevede inoltre una presenza più consistente di ultrasessantacinquenni
rispetto al 2009.
Tabella 5.2 Previsione della popolazione per anno e classe d’età al 2020
Variazione 2020-2009
v.a.
0-3
475
529
54
4-5
235
282
47
6-10
589
731
142
11-13
377
445
68
14-18
553
667
114
19-24
662
848
186
25-64
6.520
7.380
860
65 e più
1.852
2.342
490
Totale
11.263
13.223
1960
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
Età
2009
2020
%
11,4
20,1
24,0
18,0
20,6
28,1
13,2
26,4
17,4
20
Grafico 5.1 – Piramide per età della popolazione residente nel Comune di
Caldogno al 2009 e prevista al 2020
95 e più
90-94
85-89
80-84
75-79
70-74
65-69
60-64
55-59
50-54
45-49
40-44
35-39
30-34
25-29
20-24
15-19
10-14
5-9
0-4
11
6
1
2009
4
9
2020
Fonte: elaborazione Sistema su dati Ufficio Anagrafe del Comune di Caldogno
Le analisi demografiche e le previsioni tendenziali forniscono le indicazioni per
determinare l’obiettivo del dimensionamento abitativo del piano. Le risposte ai
fabbisogni vengono individuate in modo di predisporre una nuova offerta
residenziale variegata che faccia fronte a diversi livelli della domanda non ultima
quella di qualità; nuova offerta che non significa sempre nuove aree di
espansione, quanto piuttosto di ristrutturazione urbanistica di aree oggi dimesse o
degradate o in altri casi bisognose di ricuciture del tessuto edilizio e di quello
paesaggistico.
21
Comune di CALDOGNO
P.A.T. – Relazione Tecnica
R
ELAZIONE
A
GRONOMICA
dott.ssa for. Roberta Meneghini
INDICE
1.
PREMESSE
2
2.
CENNI DI NORMATIVA IN MATERIA URBANISTICA
6
3.
OBIETTIVI E AZIONI DEL PAT E DELLA VAS
7
4.
INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA
8
4.1.
CLIMA
10
4.2.
FLORA E VEGETAZIONE
17
4.3.
ECOSISTEMI E PAESAGGIO
17
4.4.
FAUNA E HABITAT FAUNISTICI
23
4.4.1.
SPECIE PRESENTI
23
4.4.2.
SIC – BOSCO DI DUEVILLE E RISORGIVE LIMITROFE CODICE RETE NATURA
2000: IT3220040
30
5.
DESCRIZIONE DELLE TAVOLE
41
6.
INDICAZIONI PROGETTUALI
58
7.
CONCLUSIONI
60
8.
DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
62
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
1. PREMESSE
Su incarico e per conto dell’Amministrazione Comunale di Caldogno è stato
eseguito il presente studio agronomico ed ambientale, ponendo attenzione alle
caratteristiche
della
zona
rurale,
ivi
compresa
la
componente
economica
rappresentata dalle aziende agricole, a corredo del Piano di Assetto del Territorio.
Fig. 1
Fig.1 – Corografia generale: estratto da IGM alla scala 1:25.000.
Dr. For. Roberta Meneghini
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2
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
La L.R. 23 aprile 2004, n. 11 “Norme per il governo del territorio” suddivide il
Piano Regolatore Comunale (PRC) nel Piano di Assetto del Territorio (PAT) e nel
Piano degli Interventi (PI), attribuendo al primo strumento la funzione strategica di
individuazione delle invarianti strutturali di un territorio ed al secondo strumento una
funzione più operativa.
Tale legge introduce importanti novità nella progettazione del governo del
territorio finalizzata alla promozione di uno sviluppo sostenibile nel rispetto delle
risorse naturali, dell’uso del suolo e delle particolarità paesaggistiche (comma 1 art.
2 L.R. 11/04).
Mentre l’art. 2 enuncia le finalità della legge e, fra le altre, le seguenti:
- la promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole (…) nel
rispetto delle risorse naturali;
- la tutela del paesaggio rurale, montano e delle aree di importanza naturalistica;
- l’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla
riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente.
La
sintesi
pre-progettuale
e
la
realizzazione
degli
elaborati grafici
che
prendono in esame l’aspetto ambientale del P.A.T., sono il sunto delle trasformazioni
del tessuto socio-economico e di quello urbano. Esso spesso si muove di pari passo
con il quadro legislativo, non solo quello strettamente urbanistico quanto invece
quello che, interessando molti elementi del territorio aperto o urbanizzato, finisce
con l’interessare più o meno direttamente la procedura di formazione del Piano di
Assetto Territoriale, i suoi contenuti, la sua gestione.
Nello
studio
agro-ambientale
correlato
al
P.A.T.
questi
aspetti
si
concretizzano nella stesura del quadro conoscitivo (il sistema integrato delle
informazioni e dei dati necessari alla comprensione delle tematiche svolte dagli
strumenti
di
pianificazione
territoriale
ed
urbanistica)
e
nella
redazione
di
Dr. For. Roberta Meneghini
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3
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
cartografie
tematiche
nelle
quali
vengono
evidenziati
i
principali
elementi
agronomici, ambientali e paesaggistici di interesse.
Il quadro conoscitivo rappresenta un catalogo di informazioni suddivise in
ambiti tematici denominati Matrici, suddivise a loro volta in livelli sempre più
specifici: i Temi, i Sottotemi
e le Classi, comprensive di Banche Dati associate.
Il presente studio, in particolare, prende in considerazione la Matrice 05
Suolo e Sottosuolo con i relativi Temi:

Tema 0506 – Uso del suolo, Sottotema: Copertura del suolo agricolo;

Tema
0510
–
Classificazione
agronomica
dei
suoli,
Sottotema:
caratteristiche chimico-fisiche-idrauliche-morfologiche;
Matrice 06 Biodiversità
 Tema 0601 – Sistemi ecorelazionali, Sottotema: sistemi eco relazionali
Matrice 07 Paesaggio
 Tema 0701 Componenti storiche del paesaggio rurale
 Tema 0702 Componenti di relazione del paesaggio rurale con il settore
produttivo, Carta degli elementi qualificanti/detrattori il paesaggio
 Tema 0704 Componenti del paesaggio
Matrice 10 Economia e Società
 Tema 1016 Agricoltura: Superficie Agricola Utilizzata e Carta degli Elementi
produttivi strutturali
Gli elementi contenuti nel quadro conoscitivo portano alla redazione di
elaborati cartografici di sintesi quali la Carta dei Vincoli, la Carta delle Invarianti,
la Carta delle Fragilità e la Carta delle Trasformabilità.
Il
presente
(Superficie
Agricola
studio
ha
Utilizzata)
permesso
e
SAT
infatti
la
(Superficie
determinazione
Agricola
della
SAU
Trasformabile)
e
l’individuazione delle invarianti di natura ambientale e paesaggistica
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4
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
L’indagine
ha
previsto
una
prima
fase
di
rilevamento
di
campagna,
supportata dallo studio interpretativo delle foto aeree, ed una seconda fase di
raccolta della documentazione di carattere agronomico derivante dagli studi fatti
per la redazione dei PRGC relativa al territorio studiato; tutte le informazioni
acquisite ed elaborate nella fase di formazione del Piano sono state integrate con
i dati in possesso del Comune stesso. Nella stesura della presente relazione e dei
relativi elaborati cartografici sono stati analizzati e valutati i contenuti ed i vincoli
dei seguenti Piani sovracomunali: P.T.C.P
e P.T.C.R..
Dato il carattere essenzialmente applicativo dell’indagine, finalizzato alla
stesura di elaborati cartografici di supporto al Piano, è stata posta particolare
attenzione all’esame delle condizioni di criticità (naturalità) del territorio. Si è
quindi cercato di evidenziare gli elementi che allo stato attuale, o in previsione
della loro evoluzione futura, possono costituire elementi di “pericolosità” per gli
insediamenti e le infrastrutture, ovvero il “rischio”.
Tra gli elaborati redatti a corredo del quadro conoscitivo sono compresi la
Carta dell’uso del Suolo (c0506), la Carta dei sistemi eco relazionali (c0601) e la
Carta della Superficie Agricola utilizzata (c1016), Carta del paesaggio (c0702),
Carta degli elementi produttivi strutturali (c1016). Si tiene a precisare inoltre che,
data l’ampia scala di redazione della cartografia 1:10.000, i limiti tra campiture
differenti non sono tassativi ma possono costituire una fascia di transizione, che
potrà essere maggiormente dettagliata in sede di P.I..
La descrizione e l’identificazione di ciascun dato acquisito sono state
organizzate in metadati, documenti di identificazione di un gruppo di dati riferiti ai
livelli informativi, utilizzando la maschera di compilazione standard fornita dalla
Regione Veneto.
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5
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
2. CENNI DI NORMATIVA IN MATERIA URBANISTICA
Da qualche anno la Regione Veneto si è dotata di una nuova normativa
con la L.R. n°11 del 23 aprile 2004 “Norme per il governo del territorio”.
Il Piano
di Assetto del Territorio (P.A.T.) che rappresenta la disposizione strutturale del
Piano Regolatore Generale, delinea le scelte strategiche di assetto e sviluppo del
territorio comunale individuando tra l’altro “invarianti” di natura paesaggistica,
ambientale, geologica, geomorfologica, idrogeologica e quant’ altro in materia.
Nella redazione del presente lavoro, sono state tenute in considerazione
anche le indicazioni legate al parere della seconda Commissione Consiliare del 12
ottobre 2009 prot. n. 12848 riguardante le “Specifiche tecniche per la formazione
e l'aggiornamento delle banche dati nonché per la redazione degli strumenti
urbanistici generali su carta tecnica regionale e per l'aggiornamento della relativa
base cartografica da parte dei comuni” e
i “contenuti essenziali del quadro
conoscitivo, della relazione illustrativa, delle Norme Tecniche del Piano di Assetto
del Territorio e del Piano degli Interventi”, pubblicato nel B.U.R il gennaio 2010.
Anche nei contenuti degli strumenti di pianificazione sia a livello inferiore
(Piani Urbanistici Attuativi) sia quelli a livello superiore (Piani Territoriali di
Coordinamento Provinciale e Regionale) sono individuate specifiche verifiche di
compatibilità geologica, geomorfologica ed idrogeologica.
Secondo la normativa regionale in questione il P.A.T. deve comprendere un
“quadro conoscitivo” a sua volta formato da una Relazione Tecnica che espone gli
esiti delle analisi e delle verifiche territoriali, dalle Norme Tecniche che definiscono
le direttive, le prescrizioni ed i vincoli, da una serie di elaborati cartografici e da
una banca dati contenente tutte le informazioni del quadro conoscitivo.
Senza entrare in ulteriori dettagli della legge ma facendo in riferimento agli
Atti di Indirizzo di cui all’art. 50 della stessa normativa, così come confermato dal
parere della Commissione Consiliare 10/2009, si evidenzia che la serie cartografica
sopra citata, realizzata alla scala 1:10.000, deve essere costituita da una Carta dei
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6
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Vincoli e della Pianificazione Territoriale, da una Carta delle Invarianti, da una
Carta delle Fragilità e da una Carta delle Trasformabilità.
La nuova legge garantisce in ogni modo la possibilità che i contenuti del
quadro conoscitivo possano essere restituiti graficamente nelle tavole di analisi
(Carta dell’uso del Suolo, Carta dei sistemi eco relazionali, Carta della Superficie
Agricola utilizzata, Carta del paesaggio, Carta degli elementi produttivi strutturali)
attraverso il loro inserimento nella banca dati.
3. OBIETTIVI e AZIONI DEL PAT E DELLA VAS
Come si legge nel Documento Preliminare e che viene riportato di seguito
“Gli obiettivi generali che l’Amministrazione di Caldogno si prefigge, e che
ritiene di poter realizzare, sono molteplici:
 la tutela e valorizzazione del paesaggio agrario e di interesse storico,
nonché la salvaguardia del centro storico;
 la tutela delle risorse naturalistiche e ambientali e la difesa del suolo;
 la riqualificazione dei tessuti insediativi meno recenti;
 lo sviluppo e il completamento dei nuclei residenziali;
 le opportunità di sviluppo delle attività produttive;
 lo sviluppo del settore turistico-ricettivo;
 il riordino e lo sviluppo dei servizi;
 il miglioramento del sistema infrastrutturale.
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7
COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
4. INQUADRAMENTO GENERALE DELL’AREA
Il Comune di Caldogno si sviluppa su una superficie di 15.87 kmq, con
andamento pianeggiante e debolmente digradante verso sud-est, con quote della
superficie topografica comprese tra un massimo di circa 68.5 m s.l.m. all'estremità
settentrionale e di 38.0 m s.l.m. a quella meridionale.
Il territorio comunale, di forma allungata con lunghezza di circa 7.400 metri
e larghezza media di m 3.000, viene attraversato in direzione NordOvest-SudEst
dal Torrente Timonchio.
Caldogno è un comune della cintura periurbana del capoluogo provinciale,
trovandosi immediatamente a Nord di Vicenza e confina inoltre, da Ovest in senso
orario, con i comuni di Costabissara, Isola Vicentina, Villaverla e Dueville.
Lo sviluppo abitativo e produttivo è concentrato essenzialmente in due
fasce principali ad andamento meridiano: quella tra il Capoluogo e Capovilla, nel
settore centro settentrionale, e quella di Rettorgole-Cresole, a sud.
Insediamenti più limitati si hanno poi lungo la viabilità principale, in
particolare la S.S. n. 349, al limite occidentale del territorio comunale.
Dal punto di vista infrastrutturale il
Comune presenta una posizione
strategica in quanto i caselli autostradali del ramo autostradale della A31,
denominato
Valdastico,
si
ubicano
non
lontano
dal
territorio
comunale,
precisamente nel Comune di Dueville, frazione di Povolaro, mentre la linea
ferroviaria, da Vicenza a Schio, segue inizialmente il tracciato dell’autostrada e con
due stazioni ferroviarie, una a Dueville, l’altra a tra Villaverla e Montecchio
Precalcino.
I collegamenti con l’alto vicentino sono garantiti dalla SP 349 (via Altura, via
Pontaron) che porta a Thiene, proseguimento della SP 46 che, invece, arriva a
Schio proveniente da Vicenza. La SP 349 assieme alla SP 248 e la SP 50 (est)
fungono da collegamento con i caselli autostradali della A31.
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
A31
Ferrovia
Vicenza - Schio
SP 349
SP 46
Fig. 2
Fig. 2. Comune di Caldogno: inquadramento infrastrutturale.
Caldogno appartiene all’area geografica del Bacino Idrografico dei fiumi
Brenta e Bacchiglione, bacino di rilievo nazionale, ed è interessato dalla presenza
di risorgive e dalla presenza di siti facenti parte della Rete Natura 2000,
ampiamente descritti in un capitolo a seguire.
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Fig. 3
Fig. 3. Comune di Caldogno: individuazione del capoluogo comunale e delle frazioni.
4.1. CLIMA
Il clima della provincia di Vicenza, come quello di tutto il Veneto, pur
rientrando
nella
tipologia
mediterranea,
presenta
peculiarità
proprie.
Queste
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
peculiarità climatiche sono dovute principalmente alla concomitanza sul territorio di
tre importanti fattori ecologico-climatici:
 l’azione mitigatrice delle acque mediterranee
 l’effetto orografico della catena alpina
 la continentalità dell’area
In ogni caso mancano alcune delle caratteristiche tipicamente mediterranee
quali l’inverno mite e la siccità estiva; in particolare l’assenza di periodi di siccità
è da attribuire ai frequenti temporali di tipo termoconvettivo che colpiscono il
territorio nelle stagioni più calde.
Il clima varia in funzione della quota, in particolare le maggiori diversità si
riscontrano fra le zone di montagna e quelle di pianura. Nelle zone di pianura, ad
esempio, si verificano notevoli escursioni termiche tra la stagione invernale e
quella estiva, infatti l’inverno è caratterizzato da basse temperature e umidità
relative elevate, che provocano frequenti nebbie; per contro le estati risultano
spesso calde ed afose. Mentre in alta montagna gli inverni sono caratterizzati da
temperature rigide e le estati risultano generalmente miti e fresche.
L’area del territorio comunale di Caldogno rientra nel settore planiziale,
caratterizzato da un regime pluviometrico intermedio tra influenze di tipo marittimo
e continentale, definito sublitoraneo alpino. Presenta due massimi equinoziali con
l’assenza di stagione secca e una temperatura media annua di 13 °C circa.
Uno studio condotto da Arpa Veneto ha permesso di analizzare i dati
relativi ad alcuni parametri legati alla temperatura ed alle precipitazioni, nell’arco
di 50 anni, ossia tra il 1956 e il 2004. Per quanto riguarda il Veneto, le medie
annuali delle temperature massime giornaliere registrano nel periodo considerato
un incremento medio di circa 0.46°C per decennio, mentre le medie annuali delle
temperature minime giornaliere registrano nel periodo considerato un incremento
medio di circa 0.26°C per decennio.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Un effetto evidente degli incrementi di temperatura è anche riscontrabile nel
progressivo anticipo delle fasi fenologiche delle colture agrarie (fasi di sviluppo
delle piante come ad esempio la fioritura, la maturazione del frutto ecc.)
verificatosi negli ultimi decenni in Veneto.
E’
importante
rilevare
che
la
crescita
più
significativa
dei
valori
di
temperatura massima si colloca negli ultimi 20 anni circa, mentre, nel precedente
periodo l’andamento appare mediamente più stazionario. Per quanto riguarda le
precipitazioni, in analogia a quanto osservato in media nell’area mediterranea, in
Veneto si registrano, nel periodo analizzato, dei valori totali annui in calo con una
diminuzione media per decennio di circa 34 mm.
Le valutazioni effettuate in Veneto, per le temperature massime e minime,
trovano riscontro a livello europeo dove si registrano tendenze pressoché ovunque
in crescita e con incrementi decennali paragonabili.
Per un’analisi climatica sufficientemente dettagliata a livello comunale ci si è
basati sull’elaborazione dei dati termometrici e di quelli pluviometrici relativi alla
stazione agrometeorologica di Vicenza e di Montecchio Precalcino.
Vicenza - Precipitazione (mm) somma dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
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RELAZIONE AGRONOMICA
Montecchio Precalcino - Precipitazione (mm) somma dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
Vicenza - Precipitazione (giorni piovosi) dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
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RELAZIONE AGRONOMICA
Montecchio Precalcino - Precipitazione (giorni piovosi) dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
Andamento termico (°C)
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RELAZIONE AGRONOMICA
Vicenza - Temperatura aria a 2m (°C) media delle massime dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
Montecchio Precalcino - Temperatura aria a 2m (°C) media delle massime dal 1 gennaio 1996 al 31
dicembre 2007
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RELAZIONE AGRONOMICA
Vicenza - Temperatura aria a 2m (°C) media delle massime dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2007
Montecchio Precalcino - Temperatura aria a 2m (°C) media delle massime dal 1 gennaio 1996 al 31
dicembre 2007
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RELAZIONE AGRONOMICA
4.2. FLORA E VEGETAZIONE
Il territorio comunale di Caldogno è caratterizzato da una vasta area
pianeggiante in alcuni tratti intensamente coltivata e interessata principalmente da
seminativi, da nuclei rurali, centri urbani e aree adibite a sistema produttivoindustriale, oltre che da attività di cava, alcune la cui coltivazione è terminata
altre in cui è ancora attiva.
L’uso del suolo è stato fortemente condizionato dall’intensa antropizzazione
del territorio, in particolar modo dall’attività agricola, ma in primis dalla necessità
di zone da destinare ad attività produttive e zone residenziali.
Lo sviluppo dell’attività agricola ed industriale ha portato alla scomparsa
delle associazioni fitosociologiche autoctone e caratteristiche della porzione di
territorio considerata.
La classificazione fitoclimatica dell’area qui proposta è quella secondo il
metodo fitoclimatico di Pavari, quindi la zona studiata rientra nella fascia
fitoclimatica del “Castanetum sottozona fredda”, caratterizzata da clima temperato,
da una temperatura media annua con valori compresi fra 10° e 15°C e da una
temperatura media del mese più freddo compresa tra 0° e 3°C. In particolare ci si
trova
nel
tipo
II
molto
piovoso
(precipitazioni
annue
>
700
mm),
avendo
precipitazioni medie annue decisamente abbondanti, con valori di poco inferiori ai
1100 mm (Pavari, 1916; modif. in Susmel, 1988).
4.3. ECOSISTEMI E PAESAGGIO
Nel territorio comunale si possono ritrovare le seguenti unità, riconducibili ad
ecosistemi, che contraddistinguono e determinano il paesaggio:
 Siepi e bande boscate;
 Seminativi;
 Incolti erbacei;
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RELAZIONE AGRONOMICA
 Vegetazione acquatica e ripariale.
Siepi e bande boscate
L’avvento dell’agricoltura e il suo espandersi per conquistare sempre più
terreno ha ridotto le originarie siepi e le macchie mesofite, presenti soprattutto ai
margini degli appezzamenti e dei canali consortili, a semplici elementi di confine,
se non addirittura a qualche elemento arboreo isolato. Tali elementi caratterizzanti
la
conformazione
della
pianura
veneta,
sono
costituiti
essenzialmente
da
vegetazione arbustiva e/o arborea con sviluppo in genere esclusivamente lineare.
Così come l’uomo è intervenuto modificando l’estensione delle siepi e fasce
boscate, così ne ha modificato la composizione, inserendo e favorendo le specie
che gli garantivano legna da ardere e frasca.
Le specie arboree tipiche sono il gelso bianco (Morus alba), il Bagolaro
(Celtis australis), il platano ibrido (Platanus acerifolia), seguito dalla robinia (Robinia
pseudoacacia) in genere presenti come ceppaie. Altre specie importanti della
consociazione sono Salix viminalis, Acer campestre, Tilia spp., Ulmus campestre,
Populus alba. Molto diffuse sono alcune pomacee, drupacee e anche rosacee da
frutto come il Ciliegio (Prunus avium) e il Pado (Prunus padus).
Lo strato arbustivo di siepi e fasce boscate è molto importante dal punto
di vista naturalistico, per l'ospitalità che garantisce alla fauna, sia in termini di
rifugio, grazie all'elevata densità dei rami, sia in termini di alimentazione, grazie
alla produzione di grandi quantità di fiori e di frutti. Le specie più diffuse sono
Cornus sanguinea e Sambucus nigra. Si segnala poi la presenza, in minore
quantità, di Crataegus monogyna, Viburnum lantana e Corylus avellana.
Lo strato erbaceo è costituito prevalentemente dalle specie provenienti dai
seminativi, incolti e prati circostanti. L’ingresso di tali specie è graduale e genera
spesso delle cenosi di transizione.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Le siepi e i filari alberati ricoprono una essenziale funzione ecologica, in
quanto offrono nicchie favorevoli per lo stallo e la nidificazione dell’avifauna, ma
consentono anche la vita di numerose altre specie animali, come insetti e piccoli
mammiferi. Altre funzioni importanti sono rappresentate dall’azione di abbattimento
della CO2 dell’atmosfera e l’azione di fitodepurazione degli elementi inquinanti
presenti nell’acqua superficiale.
Oltre
alle
funzioni
prettamente
ambientale,
le
siepi
svolgono
un
fondamentale ruolo economico-sociale: come frangivento, per incrementare la resa
delle colture agrarie e per smorzare gli effetti dei danni da vento; per la
produzione di legna da ardere e di prodotti secondari; per l'importante funzione
ricreativa e di miglioramento estetico del paesaggio.
Prati falciabili
Nella zona di pianura i prati falciabili sono quasi totalmente scomparsi per
lasciar spazio ad una agricoltura che ha cercato di guadagnare più terreno
produttivo
possibile.
Questo
processo
ha fatto
sì che
i prati siano
quasi
completamente scomparsi, tranne qualche piccolo lembo residuo sparso. La quasi
totale scomparsa delle superfici prative è dovuta alla concomitanza di diversi
fattori: l’abbandono della pratica dello sfalcio e della concimazione, la sostituzione
dei seminativi coi prati, il rimpiazzo, nell’allevamento bovino, del fieno da parte di
alimenti concentrati energetici.
Alcune specie caratteristiche di questi prati sono:
Dactylis glomerata,
Trifolium repens e T. pratense, Lolium perenne, Poa pratensis, Trisetum flavescens
e Lotus corniculatus.
Seminativi
Anche nel territorio comunale di Caldogno, come nel resto della Pianura
Padana,
le
colture
a
mais
sono
particolarmente
nettamente lo spazio aperto così come gli ecosistemi.
estese,
e
caratterizzano
La coltura prevalente è il
mais, ma tra i seminativi si trovano anche l’orzo, come coltura autunno-vernina, e
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RELAZIONE AGRONOMICA
la
soia.
Nelle
aziende
agricole
con
allevamento
zootecnico,
il
mais
viene
reimpiegato per l'alimentazione del bestiame come granella o insilato, ma trova
impieghi anche nel settore industriale.
Non si sono rilevate cenosi infestanti sulle colture sopraccitate, in quanto il
diserbo costante limita notevolmente lo sviluppo di queste specie, tra le quali si
citano il panico (Panicum crus-galli) e la setaria (Setaria viridis).
Incolti erbacei
In questa tipologia rientrano quelle aree che erano occupate in particolare
da seminativo e prato stabile e che, con l’abbandono della pratica agricola, sono
state invase da vegetazione infestante.
Dal punto di vista fitosociologico l’incolto non ha un inquadramento preciso,
in quanto tali superfici sono spesso soggette ad un temporaneo abbandono e
soprattutto si tratta di situazioni in rapida evoluzione, in cui si verifica un
susseguirsi di fasi vegetazionali dissimili contraddistinte da specie erbacee diverse.
Le specie maggiormente rappresentative di un incolto sono: Agropyron repens,
Artemisia vulgaris (artemisia comune), Papaver rhoeas (papavero) e Capsella bursapastoris (borsa del pastore).
Vegetazione acquatica e ripariale
Alcuni tratti di rogge e di scoline ospitano vegetazione spontanea e adatta
a vegetare in presenza di terreno molto umido e spesso soggetto a sommersione.
Essa è costituita, per quanto riguarda la componente arborea, prevalentemente da
pioppi (P.alba, P.canescens, Populus nigra), da salici (Salix alba, S.caprea, Salix
purpurea, S.viminalis) e ontani (Alnus glutinosa, A.incana).
Lungo
le
scoline
di
un’area
agricola
la
vegetazione
erbacea
quasi
sicuramente è composta da specie non spontanee. In genere tra le specie che si
aggregano possiamo individuare la callitriche (Callitriche palustris), i potamogei
(Potamogetum crispus e Potamogetum pusillus), insieme ad alcune specie di
veroniche (Veronica anagallis-aquatica e V. beccabunga).
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
L’esito dei rilievi, eseguiti in campo durante i mesi di maggio e giugno del
2009, è sintetizzato nell’elenco floristico riportato in Tabella 1.
Le specie prese in considerazione sono quelle che rivestono una maggiore
importanza sull’area in base al loro interesse fitogeografico e geobotanico nonché
del loro status.
Tabella 1. Elenco delle specie floristiche presenti nell’area di studio
FAMIGLIA
SALICACEAE
YUGLANDACEAE
CORYLACEAE
MAGNOLIACEAE
CELASTRACEAE
POTAMOGETONACEAE
ULMACEAE
MORACEAE
SPECIE
Populus alba
Populus nigra
Salix viminalis
Juglans regia
Corylus avellana
Magnolia grandiflora
Euonymus europaeus
Potamogeton crispus
Ulmus minor
Celtis australis
Ficus carica
ECOLOGIA
STATUS
luoghi umidi
C
C
C
coltivato per il frutto e per il legno
C
bande boscate
C
ornamentale
-
ornamentale
C
stagni, corsi d’acqua
C
boschi, siepi, incolti
C
lungo le vie, parchi
C
C
luoghi umidi, lungo le vie
lungo i corsi d'acqua
coltivato per il frutto
Morus alba
coltivato per l'allev. del baco da seta,
C
raramente. subspontaneo
URTICACEAE
Urtica dioica
terreni abbandonati, cumuli di rifiuti,
nitrofila, presso le case o nelle schiarite
CC
dei boschi
POLYGONACEAE
Rumex crispus
incolti, ruderi, coltivi
C
CARYOPHYLLACEAE
Stellaria media
Ranunculus acquatilis
Ranunculus acris
vegetazione antropogena
CC
Fossati, corsi d’acqua
prati ed incolti
CC
CC
CRUCIFERAE
Capsella bursa-pastoris
incolti
CC
AMARILLIDACEAE
Narcissus pseudonarcissusgiardini
frutteti, giardini
Vitis vinifera
prati, luoghi soleggiati
Salvia pratensis
RANUNCULACEAE
VITACEAE
LABIATAE
R
C
C
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RELAZIONE AGRONOMICA
FAMIGLIA
PINACEAE
PLATANACEAE
ROSACEAE
SPECIE
ECOLOGIA
STATUS
Picea abies
Platanus hybrida
parchi, giardini
CC
parchi, lungo le vie
CC
Prunus avium
coltivato su larga scala, subspontaeo C
Rubus spp.
Robinia pseudoacacia
-
CC
siepi, incolti
Trifolium pratense
prati, boschi, incolti, anche colt. come
CC
foraggera
Trifolium repens
prati ed incolti
CC
CHENOPODIACEAE
Chenopodium album
Prati ed incolti
C
UMBELLIFERAE
incolti, lungo le vie
CC
prati, cigli strada
CC
PAPAVERACEAE
Daucus carota
Lotus corniculatus
Papaver rhoeas
incolti, prati
CC
SCROPHULARIACEAE
Veronica persica
PLANTAGINACEAE
Plantago major
Sambucus nigra
Soncus oleraceus
Bellis perennis
Artemisia vulgaris
Centaurea cyanis
Conyza canadensis
LEGUMINOSAE
PAPILIONACEAE
CAPRIFOLIACEAE
COMPOSITAE
GRAMINACEAE
campi, colture sarchiate, orti e ovunque
CC
attorno ad insediamenti umani
CC
C
strade, suoli compatti e disturbati
luoghi umidi, schiarite
CC
CCC
CC
C
CC
Luoghi disturbati, ciglio strada
Incolti, prati
sinantropica, incolti
campi di cereali
incolti aridi
Taraxacum officinale
schiarite di boschi caducifogli, prati
CC
concimati, ambienti ruderali
Agropyron repens
Incolti aridi, lungo le vie
Alopecurus myosuroides
campi di cereali su terreno leggero, arido,
C
ben provvisto in calcare.
Arrhenatherum elatius
Briza media
Dactylis glomerata
C
C
C
CC
prati stabili
prati falciabili, incolti
prati falciabili, incolti
Festuca rubra
prati falciati e concimati, spesso anche
C
coltivata come foraggera
Lolium perenne
luoghi erbosi calpestati, prati stabili C
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COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
FAMIGLIA
SPECIE
ECOLOGIA
STATUS
Poa annua
incolti, bordi di vie, orti
Sorghum halepense
colture sarchiate, incolti sabbiosi umidi
C
Trisetum flavescens
Zea mays
prati falciati e concimati
I: Interesse
Status
(fonte-Flora d’Italia,
Pignatti, 1982)
CC
CC
CC
seminativi
LEGENDA
IF
Interesse fitogeografico
C
Specie comune
CC
Specie molto comune
R
Specie rara
RR
Specie molto rara
M
Specie minacciata (libro rosso delle
piante d’Italia. WWF 1992)
4.4. FAUNA E HABITAT FAUNISTICI
4.4.1. Specie presenti
Per l’analisi della componente faunistica, si è scelto di fare riferimento ad
alcune pubblicazioni specifiche riguardanti il territorio regionale e provinciale, oltre
ad informazioni raccolte da altre fonti. Gli studi cui si è fatto riferimento sono
stati:
 Atlante degli anfibi e dei rettili della provincia di Vicenza (Gruppo Nisoria,
1997);
 Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Vicenza (Gruppo Nisoria, 1997);
 Pubblicazioni sulla fauna locale.
Il
quadro faunistico dell’area è
stato sufficientemente dettagliato con
l’utilizzo delle pubblicazioni di cui sopra e ha permesso di verificare che la
componente faunistica riscontrata risulta essere quella tipica degli ambienti di
pianura antropizzati in cui sono presenti le specie caratteristiche degli spazi aperti
e dei campi coltivati e, in ugual misura, le specie tipiche che colonizzano siepi e
piccole superfici boscate.
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Uccelli
I dati riferiti alla classe degli Uccelli sono tratti dalla pubblicazione ”Atlante
degli uccelli nidificanti nella provincia di Vicenza (Gruppo Nisoria) 1997”.
I cambiamenti provocati dalle trasformazioni sull’ambiente di pianura da
parte dell’opera dell’uomo (espansione di insediamenti industriali e abitativi a
scapito dell’agricoltura con conseguente scomparsa di elementi tipici del mondo
rurale
come
i
modificazione
soprattutto
filari
anche
della
alberati
e
la
dell’avifauna
mancanza
di
zone incolte)
riportata
possono
nell’Atlante
aggiornamenti
dei
aver
causato
sopracitato,
dati
relativi
in
alle
la
virtù
specie
considerate.
Le specie che potenzialmente costituiscono la comunità ornitica nidificante
all’interno del livello superiore sono 65 (Tabella 2).
Nella
tabella
seguente
sono
state
inserite
anche
le
specie
elencate
nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e le specie non elencate nell’Allegato I, per
quanto riguarda il sito di Rete Natura 2000 presente all’interno del territorio.
Tabella 2. Elenco delle specie di uccelli presenti nell'area di studio.
Specie
(nome latino)
Tachybaptus ruficollis
Gallinula chloropus
Coturnix coturnix
Columba palumbus
Streptopelia decaocto
Streptopelia turtur
Cuculus canorus
Tyto alba
Otus scops
Athene noctua
Strix aluco
Asio otus
Specie
(nome italiano)
Tuffetto
Gallinella d’acqua
Quaglia
Colombaccio
Tortora dal collare
Tortora
Cuculo
Barbagianni
Assiolo
Civetta
Allocco
Gufo comune
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COMUNE DI CALDOGNO
PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Specie
(nome latino)
Agus apus
Merops apiaster
Upupa epops
Jinx torquilla
Alauda arvensis
Riparia riparia
Ptyonoprogne rupestris
Hirundo rustica
Delichon urbica
Motacilla cinerea
Motacilla alba
Erithacus rubecula
Luscinia megarhyncos
Phoenicurus phoenicurus
Saxicola torquata
Turdus merula
Cettia cetti
Sylvia atricapilla
Phylloscopus collybita
Muscicapa striata
Aegythalos caudatus
Remiz pendulinus
Parus major
Oriolus oriolus
Lanius collurio
Garrulus glandarius
Pica pica
Corvus corone cornix
Sturnus vulgaris
Passer italiae
Passer montanus
Fringilla coeles
Serinus serinus
Carduelis chloris
Carduelis carduelis
Coccothraustes coccothraustes
Specie
(nome italiano)
Rondone
Gruccione
Upupa
Torcicollo
Allodola
Topino
Rondine montana
Rondine
Balestruccio
Ballerina gialla
Ballerina bianca
Pettirosso
Usignolo
Codirosso
Saltimpalo
Merlo
Usignolo di fiume
Capinera
Liù piccolo
Pigliamosche
Codibugnolo
Pendolino
Cinciallegra
Rigogolo
Averla piccola
Ghiandaia
Gazza
Cornacchia grigia
Storno
Passera d’Italia
Passera mattugia
Fringuello
Verzellino
Verdone
Cardellino
Frosone
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Specie
(nome latino)
Specie
(nome italiano)
Uccelli migratori abituali
elencati nell’Allegato I della
Direttiva 79/409/CEE
Falco columbarius
Circus pyrargus
Circus aeruginosus
Crex crex
Philomachus pugnans
Pluvialis apricaria
Sylvia nisoria
Circus cyaneus
Alcedo atthis
Pandion haliaethus
Lanius collurio
Lullula arborea
Nycticorax nycticorax
Egretta garzetta
Tringa glareola
Luscinia svecica
Falco vespertinus
Smeriglio
Albanella minore
Falco di palude
Re di quaglie
Combattente
Piviere dorato
Bigia padovana
Albanella reale
Martin pescatore
Falco pescatore
Averla piccola
Tottavilla
Nitticora
Garzetta
Piro piro boschereccio
Pettazzurro
Falco cuculo
Uccelli migratori abituali non
elencati nell’Allegato I della
Direttiva 79/409/CEE
Tachybaptus ruficollis
Lanius excubitor
Tyto alba
Rallus aquaticus
Otus scops
Scolopax rusticola
Ardea cinerea
Asio otus
Tuffetto
Averla maggiore
Barbagianni
Porciglione
Assiolo
Beccaccia
Airone cenerino
Gufo comune
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Mammiferi
La classe dei mammiferi è rappresentata a livello superiore da 17 specie,
come si evince dalla Tab. n. 3. L’espansione delle comunità di mammiferi, in
numero
e
qualità,
è
fortemente
limitata
dalla
forte
antropizzazione
e
frammentazione dell’area, oltre che dalla lontananza dai biotopi naturali.
Tabella 3. Elenco delle specie di mammiferi presenti nell'area di studio.
Specie
(nome latino)
Specie
(nome italiano)
Pipistrellus kuhli (Kuhl, 1817)
Pipistrello albolimbato
Martes foina
Faina
Mustela nivalis
Donnola
Martes martes
Martora
Meles meles
Tasso
Capreolus capreolus
Capriolo
Glis glis
Ghiro
Sciurus vulgaris
Scoiattolo
Moscardinus avellanarius
Moscardino
Microtus species
Arvicola
Sorex species
Toporagno
Erinaceus europaeus (Linnaeus, 1758) Riccio
Vulpes vulpes (Linnaeus, 1768)
Volpe
Talpa europaea (Linnaeus, 1758)
Talpa
Lepus europaeus (Pallas, 1778)
Lepre europea
Rattus norvegicus (Berkenhout, 1769) Surmolotto
Mus domesticus (Rutty, 1772)
Topolino delle case
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Anfibi e Rettili
Questa classe è potenzialmente rappresentata da 5 specie di anfibi e da 8
di rettili anche se non si esclude la possibilità che ve ne siano altre, dal momento
che i censimenti faunistici in questa zona del Veneto, in particolar modo riguardo
rettili ed anfibi, sono pochi e frammentari.
Per quanto riguarda la loro distribuzione le diverse entità prediligono spesso
gli ambienti umidi anche se, lungo tutta la durata dell’anno, si possono riscontrare
anche in ambiti non direttamente collegati a corpi idrici. La rana di Lataste è
elencata anche nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE.
Tabella 4. Elenco delle specie di anfibi presenti nell'area di studio.
Specie
(nome latino)
Specie
(nome italiano)
Bufo bufo (Linnaeus, 1758)
Rospo comune
Bufo viridis Laurenti, 1768
Rospo smeraldino
Hyla intermedia (Boulenger, 1882)
Raganella italica
Rana dalmatina (Bonaparte, 1840)
Rana agile
Rana latastei(Boulenger, 1879) Rana di Lataste
Rana lessonae (Tarantol, 1882)Rana verde
Salamandra salamandra
Salamandra pezzata
Triturus carnifex
Tritone crestato italico
Triturus vulgaris
Tritone punteggiato
Tabella 5. Elenco delle specie di rettili presenti nell'area di studio.
Specie
(nome latino)
Specie
(nome italiano)
Anguis fragilis (Linnaeus, 1758) Orbettino
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RELAZIONE AGRONOMICA
Coluber viridiflavus (Lacépède, 1789)
Biacco
Coronella austriaca (Laurenti, 1768)
Colubro liscio
Elaphe longissima (Laurenti, 1768)
Colubro di Esculapio
Lacerta bilineata (Laurenti, 1768)Ramarro occidentale
Natrix natrix
Biscia dal collare
Natrix tessellata
Biscia tassellata
Vipera aspis
Vipera comune
Podarcis muralis (Laurenti, 1768)Lucertola muraiola
Pesci
Per quanto riguarda i pesci, si è fatto riferimento alla Scheda di Rete
Natura 2000, riferibile al sito IT3220040.
Tabella 6. Elenco delle specie di pesci presenti nell'area di studio.
Specie
(nome latino)
Lethenteron zanadreai
Cobitis taenia
Cottus gobio
Leuciscus souffia
Barbus plebejus
Chondrostoma genei
Specie
(nome italiano)
Lampreda padana
Cobite
Scazzone
Vairone
Barbo
Lasca
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RELAZIONE AGRONOMICA
4.4.2. SIC – Bosco di Dueville e risorgive limitrofe Codice Rete Natura 2000:
IT3220040
All’interno del territorio comunale ricade un Sito di Importanza Comunitaria
– SIC – e una Zona di Protezione Speciale – ZPS – facenti parte della rete Natura
2000 italiana. Questi due siti classificati secondo un codice, che è “Bosco di
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Dueville”, nome riferito all’area ZPS, identificata con Codice Natura 2000 IT3220013
e “Bosco di Dueville e risorgive limitrofe”, nome riferito all’area SIC, identificato col
Codice Natura 2000 IT3220040. I due siti sono tra di loro in relazione, ossia
“Bosco di Dueville e risorgive limitrofe” è un sito designato come SIC contenente
una ZPS designata, ovvero la ZPS “Bosco di Dueville”.
Il sito ricopre una superficie all’interno del Comune di Caldogno pari a
26,92 ettari.
Come si legge dalle schede descrittive del biotopo:
“Il sito è composto da paesaggio agrario caratterizzato da polle e canali di
sorgiva confluenti in corsi d’acqua via di maggiore portata. Per poco meno della
metà della sua estensione totale il sito è contraddistinto da praterie magre da
fieno a bassa altitudine e da terreni di tipo agricolo antropizzati, in cui sono
presenti colture seminative non irrigue (prati da sfalcio e campi di mais) e praterie
umide a Molinia (molinieti su suoli umido-torbosi ai margini delle polle e dei corsi
d’acqua di risorgiva). Si rinvengono, inoltre, corpi d’acqua sia corrente che
stagnante, ed altri tipi di habitat legati alla presenza ed all’attività dell’uomo,
come, ad esempio, piccoli centri abitati, strade, cave e aree industriali. Si
rinvengono anche filari di siepi e di macchie arborate e la presenza relittuale di
rare specie floristiche igrofile e microterme.”
CLASSI DI HABITAT PRESENTI
Si riportano le classi di habitat elencate nelle scheda Natura 2000 della
Regione Veneto. Si tratta di macrocategorie che includono anche gli habitat di
interesse comunitario presenti nel biotopo in esame.
HABITAT DI INTERESSE COMUNITARIO PRESENTI NEL SITO
Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba
officinalis):
prati
da
fieno
moderatamente
fertilizzati
della
pianura
a
livelli
submontani: appartengono al Arrhenatherion ed alle alleanze di Brachypodio-
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
Centaureion nemoralis. Questi vasti pascoli sono ricchi di fiori e non sono soggetti
a sfalcio fino alla fioritura delle erbe, quindi soltanto una o due volte all'anno.
Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillosi – limosi (Molinion
caeruleae): praterie montane di Molinia su terreni umidi e scarsamente ricchi di
nutrienti. Derivano da gestione intensiva, a volte con una falciatura in ritardo
durante l'anno, o corrispondono ad una fase deteriorata di scarico delle paludi
della torba. Il terreno si presenta torboso e diventa asciutto d’estate.
Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile: comunità dei margini
dei prati alti umidi e nitrofili lungo i corsi di acqua ed i bordi di boschi che
appartengono al Glechometalia hederaceae e Convolvuletalia sepium. Comunità
igrofile perenni dei prati alti dei livelli montani alpini della classe di BetuloAdenostyletea.
Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e
Callitricho-Batrachion: corsi d' acqua di pianura e di montagna, con vegetazione
sommersa o galleggiante del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Brachion (in estate
con bassi livelli delle acque) o muschi acquatici. Questo habitat, a volte, è
associato con le Comunità della serie di Butomus umbellatus. È importante
prendere in considerazione questo punto nel corso della selezione di un luogo.
Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davalliana: stato base
di rive dei laghi, delle terre arate e della fase di successione dei prati umidi
estesamente coltivati in contatto con la vegetazione del Caricion davalliana o
anche del Phragmition species. Associato con paludi calcaree ma anche acide, con
pascoli umidi estensivi, anche con letti di canne di palude e comunità di alti
carici.
Si riporta di seguito una breve descrizione degli aspetti idrografici e
geomorfologici, paesaggistici faunistici e floristici tratti dalla scheda descrittiva del
biotopo:
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
“Il biotopo appartiene, dal punto di vista idrologico e geomorfologico, a quella
porzione di pianura denominata “Fascia delle Risorgive” collocandosi infatti in
quella zona di separazione tra l’Alta pianura e la Bassa pianura. La linea delle
risorgive è un’ideale demarcazione fra Alta e Bassa pianura, tracciata per
delimitare in modo approssimativo il passaggio fra sedimenti ghiaiosi grossolani
superiori ed i depositi prevalentemente sabbioso-argillosi meridionali. La fascia si
estende, con una larghezza variabile dai 2 ai 10 km, da Costabissara a
Pozzoleone. In essa si possono ancora rinvenire centinaia di capifossi, un tempo
molto più numerosi, da cui nasce il fiume Bacchiglione. In diversi settori del
biotopo si verificano fenomeni di risorgenza che, nei casi più frequenti, prendono
forma di piccole cavità sorgentifere (polle), dando origine anche ad un reticolo di
corsi d’acqua superficiali. Le polle (dette anche olle) sono piccole cavità a forma
di catino, in cui l’acqua esce in superficie con carattere di artesianità in prossimità
della superficie topografica. Queste depressioni hanno ampiezze variabili dal metro
a qualche decina di metri e, in alcuni casi, sono in comunicazione attraverso
piccoli rivoli di acqua corrente. L’invaso può trovarsi a livello del terreno
circostante oppure, come nella maggior parte dei casi, trovarsi lievemente
depresso rispetto al piano di campagna, a causa dell’escavazione operata dalle
acque emergenti. L’assetto morfologico della cavità è abbastanza tipico e si ripete
costantemente, occupando tre fasce concentriche distinte in:
a) zona sommersa
b) torbiera bassa o prato acquitrinoso
c) prato umido
Tutte queste fasce ospitano una vegetazione con aspetti molto peculiari.
Per quanto riguarda l’idrografia il biotopo rientra all’interno di due importanti
bacini idrografici: il Bacino dell’Astico-Tesina e il bacino del Leogra-Bacchiglione. Il
bacino dell’Astico-Tesina costituisce in realtà un sottobacino del più ampio bacino
del Leogra-Bacchiglione. Confina ad est con il bacino del Brenta e ad ovest con il
bacino del Leogra. Il sistema idrico del fiume Tesina è molto complesso: nasce
infatti dalle risorgive nei pressi di Sandrigo che convogliano acque con buona
portata. Dalla confluenza con il torrente Astico fino a valle il corso d’acqua scorre
fino alla confluenza con il fiume Bacchiglione in località San Pietro Intrigogna.
Numerose sono le rogge di risorgiva che, dopo un percorso più o meno breve,
confluiscono nel fiume Tesina: la Roggia Astichello, la Roggia Palmirona, la Roggia
Tribolo, la Roggia Caveggiara oltre a numerosi altri rii di minore importanza.
Il bacino del Leogra-Bacchiglione è un sistema idrografico complesso che trae
origine sia da torrenti montani sia da rogge di risorgiva che si originano proprio
all’interno del biotopo in esame. In particolare il fiume Bacchiglione è un tipico
fiume di risorgiva che origina da un sistema idrografico molto complesso: nasce
nei pressi di Dueville quando le acque del Bacchiglioncello, un canale che
raccoglie le rogge di risorgiva del comprensorio di Novoledo, si uniscono alle
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
acque del torrente Timonchio. Scendendo verso valle riceve apporti del torrente
Orolo, del Fiume Astichello, del fiume Rettone e di numerosi altri piccoli canali
laterali. Il Bosco di Dueville rappresenta l’area di risorgive che confluiscono poi
tutte nel fiume Bacchiglione. In questa zona la falda freatica che prende origine
dall’Altopiano dei Sette Comuni determina fenomeni di risorgenza che formano un
fitto insieme di canalette e rogge di modeste dimensioni. Dopo brevi percorsi le
rogge confluiscono in corsi d’acqua più grandi o nel Bacchiglione. Tra queste si
citano la roggia Feriana, la Menegatta, la Sgaborra e la Caldonazzo.”
ASPETTO PAESAGGISTICO GENERALE
L’aspetto paesaggistico generale del biotopo è quello di un esteso territorio
agrario, compreso all’interno della campagna vicentina, con una serie di ambienti
molto diversificati. Nell’ambito del Bosco di Dueville spiccano soprattutto, tra i prati
falciabili e i seminativi, estesi filari di siepi agrarie, più o meno arborate, e
macchie di boschetti ai margini dei coltivi. Tra gli ambienti che maggiormente
contribuiscono a differenziare il paesaggio agrario del Bosco di Dueville si
rinvengono:
a) Prati umidi naturali e seminaturali a molinieto e cariceto su suoli di natura
torbosa diffusi nelle vicinanze delle polle e dei canali di risorgiva (Habitat di
interesse comunitario)
b) Prati stabili da fieno soggetti a sfalcio periodico nei settori più affrancati dalla
presenza di acqua (Habitat di interesse comunitario)
c) Ambienti di risorgiva (polle e corsi d’acqua) caratterizzati da vegetazione igrofila
peculiare (Habitat di interesse comunitario)
d) Zone umide ai margini dei corsi d’acqua e dei boschi caratterizzate da
megaforbie igrofile (Habitat di interesse comuniario)
e) Aree paludose caratterizzate da canneti e carici (Habitat di interesse
comunitario)
f) Seminativi non irrigui ed arativi
g) Boschetti agrari e filari di siepi
A sud e ad est di Dueville si stende una complessa serie di corsi d’acqua di
risorgiva formanti un fitto reticolo che attraversa l’alta pianura a nord di Vicenza
per poi confluire nei fiumi di maggior portata. Il territorio attraversato da questi
corsi d’acqua si presenta intensamente sfruttato dalle pratiche agricole. Gli aspetti
naturalistici di maggior valenza risiedono soprattutto lungo le sponde dei canali e
delle rogge, dove si possono ancora rinvenire lembi di vegetazione riparia, e
all’interno degli alvei stessi, ricchi di vegetazione acquatica e di importanti specie
ittiche (Lampreda padana).
ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI
Data la diversificazione del biotopo, la flora si presenta piuttosto varia e legata
comunque alla diversità di ambienti che si rinvengono all’interno del biotopo. La
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
descrizione degli assetti floristico vegetazionali riguarda soprattutto l’area del
Bosco di Dueville, dove si possono ancora riconoscere assetti vegetazionali
differenziati e ben conservati.
VEGETAZIONE IDROFITICA DELLE POLLE DI RISORGIVA
La vegetazione acquatica delle polle di risorgiva, è caratterizzata da “Zattere
galleggianti”, comunità vegetali igrofile costituite da una fitta coltre di piante
acquatiche, tra cui si rinvengono il Crescione (Nasturtium officinale), la Menta
acquatica (Mentha acquatica) e la Veronica d’acqua ( Veronica anagallisaquatica).
Oltre a queste specie si rinvengono Ranuncoli acquatici (Ranunculus fluitans,
Ranunculus trichophyllus), Miriofilli (Myriophyllum sp.), Potamogeti (Potamogeton sp.,
presenti anche nei corsi d’acqua che prendono origine dalle polle), Lenticchie
d’acqua (Lemna trisulca) e Muschi acquatici. Le cavità sorgentifere non molto
profonde, ospitano sulle loro pareti, la vegetazione semisommersa del Marisceto,
costituita in prevalenza da popolamenti di Falasco di palude (Cladium mariscus).
Questa grossa ciperacea costruisce una tipica cintura ai margini delle cavità
sorgentizie costituendo un’associazione vegetazionale molto caratteristica.
PRATERIE UMIDE A MOLINIA COERULA SU SUOLO TORBOSO
Allontanandosi dal giuncheto si incontra il cosidetto “prato umido” o “molinieto”.
La superficie erbosa a Molinia caerulea, da cui il nome molinieto a questo ambito
vegetale, rappresenta la cintura di vegetazione più esterna, quella che, seguendo
l’andamento in lieve salita del profilo dell’invaso scavato dalle sorgenti, si estende
fino a raggiungere il piano di campagna. Tale gramineto igrofilo si sviluppa quindi
su un suolo che, pur collocato al di sopra del livello della falda acquifera, risulta
imbevuto d’acqua per effetto di un apporto idrico trasmesso per capillarità ma che
va anche soggetto a temporanei diseccamenti superficiali. Nel molinieto vegeta una
flora caratterizzata da diverse entità che provengono anche dai contigui prati aridi.
VEGETAZIONE IDROFITICA ED ELOFITICA DEI CORSI D’ACQUA
Il sistema idrografico del bosco di Dueville, alimentato dalle acque fluenti dei
collettori delle risorgive, è caratterizzato da una vegetazione acquatica peculiare e
adattata a questa tipologia di habitat. Il flusso della corrente individua una zona,
nella parte centrale dell’alveo dei corsi d’acqua sorgentizi, dove l’ambiente fisico
agisce in maniera selettiva nei confronti dell’insediamento degli organismi vegetali.
Le aree sommerse, percorse da un flusso veloce, sono caratterizzate da ranuncoli
d’acqua (Ranunculus trichophyllus, Ranunculus pseudofluitans), dalla Sedanina
d’acqua (Berula erecta), da diverse specie di Erba ranina (Callitriche), dalla Lingua
d’acqua (Potamogeton natans) e dalla presenza di muschi (Fontinalis antipyretica)
e alghe verdi. Tra la zona delle piante completamente sommerse e quella emersa
delle rive, si stabilisce un particolare tipo di vegetazione che riveste quasi
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
ininterrotamente il margine dei fossati. E’ costituita in prevalenza dai Crescioni
(Nasturtium officinale e Apium nodiflorum), dalla Sedanina d’acqua (Berula erecta),
dalla Veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica) e in maniera sporadica dalla
Menta acquatica (Mentha aquatica). Nelle zone in cui la corrente diviene più lenta
e dove si formano insenature si insedia il Coltellaccio maggiore (Sparganium
erectum) che opera, attraverso il proprio apparato radicale, il consolidamento dei
fondi fangosi e preannuncia la comparsa di zone emerse di sponda che verranno
successivamente colonizzate dai canneti.
VEGETAZIONE ARBOREO-ARBUSTIVA RIPARIALE
La vegetazione spondicola dei canali e dei corsi d’acqua di risorgiva, è
caratterizzata da specie arboree ed arbustive igrofile, tra cui il Salice bianco (Salix
alba), il Pioppo nero (Populus nigra), ma anche alcuni salici arbustivi come il Salice
rosso (Salix purpurea) e il Salice cenerino (Salix cinerea). All’interno delle macchie
boschive, attraversate dai canali di risorgiva, si rinvengono in prevalenza Platani,
Salici bianchi e cenerini, Pioppi neri e Ontani neri. Le specie arbustive più diffuse
nel sottobosco sono la Sanguinella (Cornus sanguinea), la Frangola (Frangola
alnus), il Sambuco (Sambucus nigra),l’Acero campestre (Acer campestris) e il
Biancospino (Crataegus monogyna).
FOMAZIONI SEMINATURALI: PRATI DA FIENO E PRATI UMIDI
Le formazioni seminaturali, nel contesto del biotopo, riguardano particolari tipi di
fitocenosi artificiali, che tuttavia mantengono un certo grado di naturalità per la
presenza di specie della flora spontanea locale. Si tratta in prevalenza di prati
polifiti asciutti permanenti (Praterie magre da fieno di bassa altitudine), detti anche
prati stabili, con composizione floristica che annovera anche specie spontanee
(Alopecurus, Anthoxanthum, Arrhenatherum, Bromus, Poa, ecc.). Tali formazioni
costituiscono comunità secondarie nelle quali il periodico raccolto del foraggio,
attraverso lo sfalcio, diventa una condizione indispensabile per la conservazione
dell’agroecosistema, per prevenire cioè la ricolonizzazione da parte degli arbusti e
degli alberi. La vegetazione si presenta, all’interno di queste formazioni,
multistratificata, con specie dominanti erbacee distinte in “graminoidi” come le
Graminacee e le Ciperacee (tipicamente non più del 20% del numero delle specie
presenti ma in grado di fornire più del 90% della biomassa vegetale) e non
graminoidi (ad esempio Leguminose e Composite). Tali consociazioni si fondano sui
vantaggi che derivano dalla presenza contemporanea delle raminacee e delle
Leguminose. Questi comportano una migliore ripartizione della produzione nell’arco
dell’anno; le graminacee infatti hanno un maggior sviluppo vegetativo in primavera
ed in autunno, mentre le leguminose si sviluppano principalmente in estate. Il
foraggio che se ne ottiene è più equilibrato e viene favorita la fienagione. Un’altra
tipologia di associazione seminaturale è costituita dal Molinieto (Molinietum),
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RELAZIONE AGRONOMICA
prateria palustre su substrato torboso a Molinia caerulea, graminacea a spighe
bluastre, che può essere prevalente, soprattutto in prossimità delle polle di
risorgiva e sui terreni periodicamente inondati. Questa tipologia di prato umido
veniva periodicamente sfalciata per ricavarne strame (lettiera per il bestiame).
MEGAFORBIE IGROFILE E PIANTE PALUSTRI
Sono formazioni di megaforbie igrofile (letteralmente “erbe alte”), che si sviluppano
nelle radure e ai margini dei boschetti igrofili, su suoli umidi e periodicamente
inondati. Si tratta di ambiti vegetali piuttosto ristretti e poco rappresentati nel
biotopo in questione. Si rinvengono sporadicamente ai margini dei boschetti agrari
(soprattutto quelli attraversati dai corsi di risorgiva) all’interno di radure di
modesta estensione caratterizzate da un suolo intriso d’acqua.
AREE PALUDOSE CARATTERIZZATE DA CANNETI E CARICI
Nella zona contigua alle polle di risorgiva, si sviluppa, su un suolo fortemente
intriso di acqua, una torbiera bassa, caratterizzata dalla presenza di piccole pozze
di acqua stagnante. In questi lembi di terreno il Giunco nero (Schoenus nigricans)
costituisce l’elemento dominante assieme ad altre entità sempre a portamento
giunchiforme. Tra i vari cespi di Giunco si possono rinvenire altre graminoidi, tra
cui la già citata Molinia, la Carice di Davall (Carex davalliana) e la Sesleria delle
paludi (Sesleria uliginosa).
SIEPI E BOSCHETTI AGRARI
Il paesaggio agrario è caratterizzato da un esteso sistema di alberate campestri, di
siepi e boschetti agrari di composizione mista. Le alberature campestri (costituite
da Salici, Ontani, Platani ma anche da specie arbustive come l’Acero di campo, il
Biancospino e la Fusaggine) sono localizzate prevalentemente lungo le rogge, i
canali e le scoline. Su limitate superfici si rinvengono ancora piccoli boschetti
seminaturali, memoria delle vaste foreste planiziali che un tempo ricoprivano
l’intero sito.
ASPETTI FAUNISTICI
Gli ambienti piuttosto differenziati del biotopo esaminato ospitano un corredo
faunistico molto interessante soprattutto per la presenza di specie di interesse
comunitario. Per quanto riguarda l’ittiofauna, la comunità ittica che caratterizza i
corsi di risorgiva e le polle, appare alquanto eterogenea, ospitando specie con
esigenze ecologiche diverse. Accanto ai pesci tipici delle acque lentiche, come i
Ciprinidi, si trovano infatti pesci amanti di condizioni più reofile come le trote e i
temoli. In prossimità delle risorgenze si rinvengono solitamente due specie di trota,
la Trota fario (Salmo (Trutta) trutta) e lo Scazzone (Cottus gobio) ma sono spesso
presenti anche la Sanguinerola (Phoxinus phoxinus)e il Vairone (Leuciscus souffia).
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RELAZIONE AGRONOMICA
Se di dimensioni abbastanza ampie, la polla di risorgiva può ospitare anche la
Scardola (Scardinius erythrophthalmus), il Triotto (Rutilius erythropthalmus) e la
Tinca (Tinca tinca). Nell’asta delle risorgive, caratterizzate da acque fluenti, si
possono trovare la Lampreda padana (Lethenteron zanandreai), specie endemica
del distretto padano-veneto, lo Spinarello (Gasterosteus aculeatus), il Ghiozzo
padano (Padogobius martensi) e il Panzarolo (Knipowitschia punctatissima), questi
due ultimi endemiti padano-veneti. L’ ambiente di risorgiva può inoltre ospitare il
Luccio (Esox lucius) e l’Anguilla europea (Anguilla anguilla).
Quando i corsi di risorgiva si fanno di maggiore portata, possono essere
colonizzati dal Temolo (Thymallus thymallus) e dalla Trota mormorata (Salmo
(Trutta) marmoratus). Procedendo verso valle le acque fluenti possono essere
popolate da un contingente ricco di specie ittiche reofile tra cui il Cavedano
(Leuciscus cephalus), il Barbo (Barbus plebejus), la Lasca (Chondrostoma genei), il
Gobione (Gobio gobio) ma anche da alcune entità limnofile come la Carpa
(Cyprinus carpio), il Cobite comune (Cobitis taenia) e il Persico reale (Perca
fluviatilis).
Tra i rettili si ricorda la presenza della Lucertola vivipara (Zootoca vivipara), del
Ramarro occidentale (Lacerta bilineata), del Marasso di palude (Vipera berus), della
Vipera comune (Vipera aspis francisciredi) e delle due Natrici, quella dal collare
(Natrix natrix) e quella tassellata (Natrix tessellata). Tra gli anfibi si annoverano
alcuni anuri, tra cui la Raganella italica (Hyla intemedia), ma anche alcune specie
che prediligono soprattutto le siepi alberate e le macchie boscate come la Rana di
Lataste (Rana latastei) e la Rana agile (Rana dalmatina).
L’ornitofauna presenta, in questi ambienti, un contingente di specie molto
importante da un punto di vista conservazionistico. Tra gli uccelli che nidificano
lungo i corsi di risorgiva, in prossimità dei canali e dei fossati, sono abbastanza
comuni il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis), la Folaga (Fulica atra) e la Gallinella
d’acqua (Gallinula chloropus). Nelle paludi torbose, dove ancora si rinvengono
canneti e carici, trova un ambiente ideale per la nidificazione il Porciglione (Rallus
aquaticus) mentre, durante il periodo migratorio, si può osservare anche qualche
esemplare di Voltolino (Porzana porzana). Il Tarabusino (Ixobrychus minutus),
nidificante all’interno dei canneti, è ormai divenuto una specie rara. Legato ad
ampi e fitti canneti è anche l’Airone rosso (Ardea purpurea) che nel periodo non
riproduttivo si sposta nelle zone paludose marginali frequentando le anse dei corsi
d’acqua e dei canali. Nel biotopo sono ancora frequenti l’Airone cenerino (Ardea
cinerea), la Garzetta (Egretta garzetta) e la Nitticora (Nycticorax nycticorax)
soprattutto in prossimità dei fossi di risorgiva e nei prati umidi. Molto diffuso è il
Germano reale (Anas platyrhynchos), specie stanziale e nidificante che predilige,
per la nidificazione, le bordure dei canali ricche di vegetazione ripariale. Un altro
anatide che si riproduce nella zona con una certa regolarità è la Marzaiola (Anas
querquedula), specie migratrice regolare che predilige per la nidificazione stagni,
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polle e piccoli invasi d’acqua all’interno dei prati stabili. Abbastanza comune anche
il Martin pescatore (Alcedo atthis) che nidifica in cunicoli scavati nelle sponde dei
corsi d’acqua. Lungo le rive dei fossi è facile rinvenire, tra la vegetazione arbustiva
igrofila, l’Usignolo di fiume (Cettia cetti) e la Cannaiola verdognola (Acrocephalus
palustris). La Cannaiola comune (Acrocephalus scirpaceus) e il Cannareccione
(Acrocephalus arundinaceus) sono maggiormente legati all’ambiente del canneto.
Sullee sponde dei fossati e dei canali sono comuni la Ballerina bianca (Motacilla
alba) e gialla (Motacilla cinerea). I prati umidi e parzialmente allagati, sono
frequentati invece dalla Cutrettola (Motacilla flava), mentre sui salici di sponda
costruisce il suo nido pensile il Pendolino (Remiz pendulinus). Le torbiere aperte
possono ospitare, nella stagione di passo, l’Albanella minore (Circus pygargus), un
Accipitride migratore regolare. Sempre tra i rapaci diurni, all’interno del biotopo si
possono osservare lo Smeriglio (Falco columbarius), il Falco di palude (Circus
aeruginosus), l’Albanella reale (Circus cyaneus), il Falco pescatore (Pandion
haliaetus ) e il Falco cuculo (Falco vespertinus) tutte specie di interesse
comunitario. Altre specie, osservate nell’area
e inserite nell’allegato I della Direttiva Uccelli, sono il Re di quaglie (Crex crex), il
Combattente (Philomachus pugnax ) e la Bigia padovana (Sylvia nisoria).
Per quanto riguarda la teriofauna, si tratta nella maggior parte dei casi di
micromammiferi che colonizzano diverse tipologie di ambienti all’interno del
biotopo. Tra le specie più igrofile ricordiamo il Toporagno acquaiolo di Miller
(Neomys anomalus), il Topolino delle risaie (Micromys minutus), l’Arvicola terrestre
(Arvicola terrestris). Nelle aree marginali e di passaggio verso i coltivi si osservano
il Toporagno di Arvonchi (Sorex arunchi), il Moscardino (Muscardinus avellanarius),
il Topo selvatico dal dorso striato (Apodemus agrarius), l’Arvicola campestre
(Microtus arvalis), la Crocidura minore (Crocidura suaveolens) e il Topo selvatico
(Apodemus sylvaticus). In prossimità degli insediamenti rurali compaiono il Ratto
delle chiaviche (Rattus norvegicus), il Ratto nero (Rattus rattus) e il Topo
domestico (Mus domesticus). Predilige invece gli ambienti acquatici la Nutria
(Myocastor corpus), roditore di taglia cospicua di origine sudamericana ma ormai
naturalizzato nelle fascia delle risorgive.
La tabella relativa alle minacce fornisce indicazioni di valenza generale che
dovranno essere approfondite attraverso studi specifici che consentano di rilevare
le entità degli impatti individuando precisi livelli di soglia. Gli indicatori di qualità
proposti suggeriscono una serie di parametri di controllo per il monitoraggio dello
stato di salute degli habitat e delle specie all’interno del biotopo. Le fonti di
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verifica elencate nell’ultima tabella definiscono sistemi per la misurazione e il
controllo degli indicatori di qualità.
Per quanto riguarda le minacce e gli impatti, il sito risulta suscettibile ai
seguenti fattori:
 Isolamento del biotopo
 Canalizzazione delle sponde dei corsi di risorgiva
 Apporti
inquinanti
di
insediamenti
civili
e
industriali
con
conseguente
alterazione della trofia delle acque
 Inquinamento diffuso di origine zootecnica
 Inquinamento della falda acquifera
 Captazioni a scopi idroelettrici e industriali con conseguente alterazione
della stabilità dell’ecosistema acquatico
 Diffusione di specie alloctone vegetali (Robinia, Ailanto)
 Diffusione della Nutria
 Taglio incontrollato della vegetazione ripariale lungo i corsi d’acqua di
risorgiva
 Fenomeni di degradazione del suolo per compattazione in aree umide,
dovuti a calpestio
 Episodi di erosione del suolo
 Carico zootecnico o sfruttamento agricolo eccessivo, con perdita di diversità
ambientale
 Interventi di rimboschimento con specie esotiche (Robinia)Vulnerabilità del
sito
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5. DESCRIZIONE DELLE TAVOLE
Tavola d04.01 “Carta dell’uso del suolo”
Scala 1:10.000
La carta dell’uso del suolo deriva direttamente dal confronto delle ortofoto
e dai rilievi in campo. Essa quindi si presenta molto dettagliata, anche per la
sovrapposizione
derivante
dai
dati
ricavabili
dalle
carte
geologiche,
geomorfologiche, litologiche e idrogeologiche.
In essa sono stati evidenziati molti tematismi e ambiti riscontrabili sul
territorio comunale.
Come si può notare in legenda, la tavola relativa all’uso del suolo mette in
evidenza tutte le tipologie presenti nel territorio comunale.
In
rapporto
alla
superficie
totale
comunale
i
seminativi
non
irrigui
presentano la percentuale più alta rispetto a tutte le altre categorie evidenziate
nella tavola (61.72%), seguono poi l’urbano discontinuo, l’urbano continuo,
le reti
stradali, i filari e le fasce tampone.
La prima grande distinzione che la tavola evidenzia è quella dell’area
occupata dai seminativi, che ricoprono più della metà della superficie comunale.
I terreni a seminativo raggruppano all’interno le seguenti colture: mais, orzo,
frumento e soia. I seminativi non irrigui sono quegli appezzamenti che ospitano
colture agrarie ma che non sono predisposti per la pratica irrigua. Il territorio
comunale, essendo ubicato nella zona delle risorgive, si presenta ricco d’acqua e
l’irrigazione non è quindi necessaria.
Oltre a queste tipologie, nella carta sono stati inseriti anche gli ambiti
urbani (continuo e discontinuo), aree sportive e ricreative, aree industriali e
commerciali, aree verdi urbane, i cantieri, i corsi d’acqua e le reti stradali.
In questa tavola sono state riportate anche le superfici occupate da tare ed
incolti, da colture specializzate come le orticole in pieno campo o in serra.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Si
rinviene
la
presenza,
inoltre,
di
alcuni
appezzamenti
occupati
da
arboricoltura da legno, in particolare noceti, ma su superfici ancora poco estese.
Discreta è la presenza di vigneti e frutteti, ma anch’essi sono di piccole dimensioni
e rientrano in aziende spesso a conduzione familiare.
I territori agrari con vegetazione naturale sono quei terreni che potenzialmente
sarebbero vocati all’agricoltura ma che, invece, sono occupati da prati naturali e che non
sono stati modificati dall’intervento umano, al contrario, invece, delle formazioni
antropogene di latifoglie che sono nate proprio grazie ad interventi di impianto ad
opera dell’uomo. Esse generalmente sono rappresentate dagli impianti di noceti
che si trovano nel territorio comunale.
I gruppi arborei sono, come indica il termine, dei raggruppamenti di alberi
che non hanno dimensioni tali per essere definiti bosco, né andamento lineare
come i filari o le fasce boscate e si possono definire come presenze arboree con
superficie inferiore a mq 2000 e larghezza superiore a m 20.
Sono stati riportati in questa tavola anche i filari, nonostante essi non
presentino specie o esemplari di particolare pregio. Essi si possono definire come
presenze arboree mono o bifilari (siepi, filari campestri, etc.) di larghezza inferiore
a m 20 e lunghezza qualsiasi, nelle quali la lunghezza è l’elemento dimensionale
principalmente sviluppato.
Le fasce tampone, riportate anch’esse in cartografia, sono rappresentate da
presenze arboree di larghezza inferiore a m 20, decorrenti lungo corsi d’acqua,
fossi e scoline, in diretta connessione idraulica di emungimento con aree coltivate.
La vegetazione in evoluzione è caratterizzata da superficie boscata che non
è ancora classificabile in una determinata categoria vegetazionale, in quanto è
contraddistinta da bosco di neoformazione che è soggetto per sua natura a
modificarsi con il tempo, sia nella struttura che nella composizione.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Di seguito viene riportata una tabella, nella quale vengono indicate le
percentuali di superficie occupate dalle tipologie di uso del suolo sulla superficie
totale comunale.
Uso del suolo -tipologia
Arboricoltura da legno
Aree estrattive
Aree industriali
Aree sportive e ricreative
Cantiere
Colture orticole in pieno
campo
Corsi d'acqua
Fascia tampone
Filare
Frutteti
Gruppo arboreo
Prati stabili
Reti stradali
Seminativi non irrigui
Tare ed incolti
Urbano continuo
Urbano discontinuo
Vigneti
Totale superficie comunale
Mq
%
123.902
61.979
420.567
120.408
190.431
0,78
0,39
2,65
0,76
1,20
39.587
113.894
270.983
242.819
8.192
93.260
113.652
406.860
9.795.604
571.563
1.095.320
2.163.600
39.623
0,25
0,72
1,71
1,53
0,05
0,59
0,72
2,56
61,72
3,60
6,90
13,63
0,25
100
15.872.244
Tavola d04.02 “SAU: Superficie Agricola Utilizzata”
Scala 1:10.000
L’analisi agronomica che sottende alla carta
della Superficie Agricola
Utilizzata è finalizzata a quantificare l’estensione della superficie agricola utilizzata
(SAU); tale verifica si è resa necessaria poiché, secondo il dettato della L.R. n. 11
del 23 aprile 2004, art. 13, comma 1), lettera f), “il calcolo del limite quantitativo
massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazioni diverse da
quella agricola deve essere effettuato, con riferimento ai singoli contesti territoriali,
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
avendo riguardo al rapporto tra la superficie agricola utilizzata (SAU) e la
superficie territoriale comunale (STC)”.
La Superficie Agricola Utilizzata risulta dalla somma delle seguenti categorie:
arboricoltura da legno, colture orticole in pieno campo, fascia tampone, filare,
frutteti, gruppo arboreo, prati stabili, seminativi non irrigui, tare ed incolti e vigneti.
Quindi la SAU è rappresentata da tutta la superficie comunale, escluse le aree
urbane continue e discontinue, le reti stradali, i corsi d’acqua, i cantieri, le aree
estrattive, le aree industriali e le aree sportive e ricreative. In questo conteggio
rientrano quindi le aree che non sono assoggettate ad una trasformazione
permanente
del
suolo
e
che
possono
venire
modificate,
apportando
un
cambiamento alla destinazione d’uso.
I risultati delle elaborazioni mostrano che la superficie agricola utilizzata è
pari a 1.129,91 ha, che corrispondono al 71,19% dell’estensione territoriale del
comune.
Pertanto, poiché tale valore supera la soglia del 61,3%, fissata dalla Giunta
regionale per gli
ambiti di pianura, l’indice di trasformabilità da applicare alla SAU
risulta pari al 40% del parametro regionale, e quindi pari a 1.30% (3.24 x 40%).
Di
conseguenza,
la
SAU
comunale
che
può
risultare
soggetta
a
trasformazione risulta pari a:
1.129,91 ha x 1.30% = 14,68 ha
Tavola d04.03 “Classificazione agronomica dei terreni”
Scala 1:10.000
I terreni presenti all’interno del territorio comunale sono costituiti in gran
parte da sedimenti fluvioglaciali grossolani, prevalentemente ghiaie e sabbie,
trasportati dai fiumi alpini e derivati principalmente dall’erosione dei sedimenti
morenici abbandonati durante le varie glaciazioni nelle aree alpine e prealpine.
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
I Torrenti Giara, Leogretta, Orolo, Timonchio ed Igna, nel loro attraversare
la pianura hanno dato luogo, nel corso dei secoli, a conoidi subalpine, anche
molto ampie, formate anch’esse da sedimenti grossolani di tipo ghiaioso o
sabbioso che costituiscono il sistema delle aree di divagazione dei principali corsi
d’acqua. La spessa coltre dei sedimenti, a causa della loro elevata permeabilità, è
sede di un importantissimo acquifero, che alimenta le numerosissime sorgenti che
emergono a contatto dei sedimenti meno permeabili della pianura alluvionale
(fascia delle risorgive).
E’ quindi possibile distinguere fra i depositi affioranti del Quaternario gli
elementi di origine alluvionale da quelli di tipo glaciale. I depositi morenici
affiorano in gran parte nelle porzioni di pianura posti a ridosso dell’area prealpina
e sono costituiti da una matrice limosa in cui sono presenti clasti grossolani, di
dimensione e natura variabili, e talvolta frammisti a detrito di falda. Il loro
spessore è variabile da pochi cm a 50-60 metri.
Ben più rappresentativi sono nell’ambito territoriale del Comune di Caldogno
i substrati di natura alluvionale, caratterizzati da una maggiore variabilità e
potenza, dovuta all’azione di rimescolamento esercitata dalla componente fluviale.
Nel complesso, i suoli originati da tali substrati risultano abbastanza
omogenei e classificabili secondo la Classificazione FAO –UNESCO (1990) in:
a) suoli alluvionali (FAO: Calcaric Fluvisols) con profilo (A) – C, a componente
limosa sabbiosa, ghiaiosa e ciottolosa, a reazione da neutra a sub alcalina,
con elevato contenuto in carbonati.
b) suoli bruni su depositi alluvionali antichi (FAO: Eutric Cambisols) a profilo A-BwC, e suoli lisciviati a profilo A-Bt-C nelle porzioni più antiche.
Orizzonti A: orizzonti minerali che si formano in superficie o al di sotto di un
orizzonte organico O. Sono caratterizzati da un accumulo di sostanza organica
umificata e intimamente unita alla frazione minerale.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Orizzonti B: orizzonti che si sono formati al di sotto di un orizzonte O, A o E e
sono caratterizzati dall’obliterazione della struttura della roccia originaria che
risulta così non più riconoscibile. All’interno dell’orizzonte B è possibile riscontrare,
per i suoli sopra citati, un orizzonte Bt accumulo di argilla illuviale, ed un
orizzonte Bw con sviluppo di colore e struttura.
Orizzonti o strati C: orizzonti o strati che sono poco influenzati dai processi
pedogenetici.
Secondo la nomenclatura Europea utilizzata i raggruppamenti principali di suoli
presenti e elementi formativi dei nomi usati per la definizione delle unità
pedologiche riportate sono:
Calcaric: denomina suoli con presenza di materiale calcareo
Fluvisols: suoli evoluti su sedimenti fluviali o colluviali recenti
Eutric: denomina suoli con alta saturazione in basi
Cambisols: suoli che presentano modificazioni in termini di colore, struttura e
consistenza
Le considerazioni fatte per poter classificare i terreni presenti nel territorio
comunale si rifanno alla “Lond capability classification” che individua cinque classi
di terreni a differenti attitudini colturali.
Per la predisposizione della carta si sono dapprima individuati gli “AMBITI
FISICI OMOGENEI” attraverso l’utilizzo di foto aeree ed elaborati cartografici (carta
della clivometria, carta idrogeologica e geolitologica).
Altre informazioni si sono ottenute da interviste con gli operatori del settore
quali agricoltori, responsabili dei consorzi irrigui e di bonifica.
Sono stati utilizzati i dati di rilievi svolti in precedenza all’interno di ciascun
AFO.
Si sono allora individuati gli elementi caratterizzanti la diversa potenzialità
dei terreni, quali profondità, drenaggio, caratteristiche della falda freatica, ecc.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Sono stati utilizzati anche i dati relativi a 25 sondaggi (ben distribuiti nel
territorio) svolti negli anni scorsi dei quali sono noti i seguenti parametri:

tessitura

reazione del terreno (pH)

carbonato totale

sostanza organica

azoto totale

rapporto carbonio/azoto

anidride fosforica

ossido di potassio

calcare totale

calcare attivo
In base al valore assunto da ciascuno dei suddetti fattori i terreni sono
stati attribuiti ad una delle classi agronomiche previste e qui descritte:
Descrizione delle classi agronomiche dei terreni agricoli
I classe Suoli che non presentano particolari limitazioni all’uso agricolo e che sono
pertanto adatti alla coltivazione di molte colture agrarie anche in avvicendamento.
Sono ubicati in piano e non presentano rischio di erosione. La tessitura è
equilibrata e li rende facilmente lavorabili. Buono il drenaggio, la falda freatica non
interferisce negativamente con la coltivazione di colture arboree ed erbacee. Non
sono soggetti ad inondazioni dannose. La loro coltivazione necessita solo delle
normali pratiche colturali.
II classe Suoli che presentano alcune limitazioni e richiedono accorgimenti nella
scelta delle colture praticate. Le limitazioni sono poche e d’entità non rilevante e
comunque tali da non condizionare in modo eccessivo le normali pratiche colturali.
Vi possono essere praticate un minor numero di colture agrarie anche in
avvicendamento necessitando per alcune il ricorso a particolari accorgimenti,
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PIANO DI ASSETTO DEL TERRITORIO
RELAZIONE AGRONOMICA
specialmente per le lavorazioni, il drenaggio e il ricorso alle irrigazioni. In linea
generale sono quindi suoli con produttività nel complesso buona, anche se minore
è l’ampiezza della scelta delle colture e più accurate devono essere le pratiche
colturali rispetto ai terreni della prima classe.
III classe Suoli che presentano intense limitazioni che riducono la scelta delle
coltivazioni e/o richiedono l’adozione di particolari pratiche agronomiche. In
generale possono essere presenti limitazioni anche rilevanti per quanto riguarda la
profondità, la tessitura, la pendenza, le caratteristiche chimiche ed idrologiche o la
possibilità di erosione. In essi sono difficilmente praticabili alcune colture e ristretti
sono i tempi per la realizzazione delle normali pratiche agronomiche (lavorazione
del terreno, semina, raccolta, ecc.).
IV classe Suoli con limitazioni molto forti che restringono la scelta delle piante
coltivabili a poche specie agrarie. Lo svolgimento delle pratiche agronomiche
richiede l’adozione di particolari tecniche per superare i condizionamenti sfavorevoli
derivanti dai caratteri idraulici, pedologici, dalla pendenza, dalla scarsa disponibilità
idrica, ecc.
V classe Suoli che presentano limitazioni di vario tipo non eliminabili e tali da
renderli inadatti ad ospitare colture agrarie, ma che tuttavia sono idonei ad una
buona copertura vegetale. Il loro uso sarà pertanto limitato alla pastorizia, alla
silvicoltura o al mantenimento dell’ambiente naturale.
I suoli della V classe pertanto presentano limitazioni che ne impediscono le normali
pratiche colturali a causa o dell’eccessiva pendenza o della pietrosità o della
presenza di una falda superficiale o per l’erosione idrica o per fattori legati
all’ambiente,
quali,
ad
esempio,
avversità
climatiche,
di esposizione
o
dovute
all’altitudine.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Attraverso la disamina dei risultati delle analisi chimico fisiche e dei rilievi di
campagna si sono individuate le seguenti classi presenti nel territorio comunale:
classe I, II e III.
La maggior parte del territorio del Comune di Caldogno, come si evince
dalla lettura della carta,
appartiene alla II classe agronomica, in cui sono presenti
suoli caratterizzati da una granulometria “medio-sabbiosa”, buona profondità e
assenza di rocciosità e pietrosità.
In vaste zone, si presentano, però, situazioni anomale per quanto riguarda
la reazione (pH alcalino), il contenuto in calcare e la tessitura (suoli argillosi o
con elevata presenza di scheletro).
I fattori limitanti le potenzialità produttive sono prevalentemente di natura
chimica e dovuti ad un pH tendenzialmente alcalino con calcare totale compreso
tra 4,5% e 7%. Gli ambiti territoriali interessati da suoli di II Classe sono
localizzati a Nord del Torrente Timonchio e ad Ovest lungo le principali rogge
(Caldonazzo e Feriana).
I terreni della classe III, caratterizzata da terreni con granulometria simile
alla precedente ma con un pH maggiore (superiore a 8) e Calcare (superiore al
10%), si trovano nella porzione centrale del Comune, nella parte compresa tra gli
abitati di Capovilla e Cresole con asse centrale posto lungo via Alture (che per
toponomastica e sviluppo rappresenta il paleoalveo del vicino Fiume Bacchiglione).
E’ quindi facile ipotizzare come il divagare delle componenti fluviali all’interno del
perimetro comunale abbia portato alla sedimentazione diversificata degli elementi
pedologici influenzanti i suoli del Comune di Caldogno.
Queste
modalità
pedogenetiche
hanno,
comunque,
permesso
la
sedimentazione di due ambiti ricadenti nella I classe agronomica. Essi sono
individuati nell’immediato a N-NO
tra l’abitato di Caldogno e quello di Capovilla e
lungo il confine con il Comune di Villaverla lambito dalla Roggia Verlata. La
giacitura è in prevalenza pianeggiante e le pendenze sempre inferiori (<) al 5%.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Tavola d04.04 “Carta dei sistemi ecorelazionali”
Scala 1:10.000
In questa carta sono stati inseriti tre tematismi: i corridoi ecologici, nodo
della rete e le aree cuscinetto.
I nodi della rete o aree nucleo sono costituiti dai siti della Rete Natura
2000 individuati ai sensi delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e dalla aree
naturali protette e quindi sono aree già sottoposte a tutela, dove sono presenti
biotopi,
habitat
naturali
e
seminaturali,
ecosistemi
terrestri
ed
acquatici
caratterizzati da un alto livello di biodiversità.
Nel territorio comunale, come già trattato nel capitolo a parte, ricade un
sito della Rete Natura 2000 ed identificato col nome “Bosco di Dueville e Risorgive
limitrofe” e quindi i nodi della rete sono individuati dal perimetro del sito.
I corridoi ecologici presenti nel territorio comunale sono identificabili con il
Torrente Timonchio, in un caso, che attraversa il territorio comunale da NordOvest verso Sud-Est ed altri sono rappresentati da ambiti limitrofi sia a zone
cuscinetto che ai nodi della rete. Nell’insieme della rete ecologica, i corridoi
ecologici sono rappresentati da fasce naturali con la funzione di favorire gli
spostamenti delle specie tra i nodi e gli altri componenti della rete, al fine di
assicurare
uno
scambio
tra
popolazioni
ed
evitare
l’isolamento.
I
corridoi
rappresentano l’elemento chiave delle reti ecologiche, poiché consentono la
migrazione delle specie, all’interno e tra le aree nucleo presenti in un territorio o,
più in generale, tra aree di origine (source) e di assorbimento (sink). Inoltre, i
corridoi rendono possibile la colonizzazione di aree relitte marginali, altrimenti
isolate.
Le aree cuscinetto o buffer zone, rappresentano un’area contigua e di
rispetto adiacente alle aree nucleo, con funzionalità multipla. Esse rappresentano le
zone contigue e le fasce di rispetto adiacenti alle aree centrali e fungono da
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RELAZIONE AGRONOMICA
nesso fra la società e la natura ove è necessario attuare un politica di corretta
gestione dei fattori abiotici e biotici e di quelli connessi con l’attività antropica.
Il ruolo funzionale delle aree cuscinetto è quello di preservare l’integrità
ambientale dell’area nucleo o del corridoio ecologico e quindi sono delle aree in
cui si dovrebbe attuare un progressivo passaggio dalle condizioni di equilibrio
naturale, presente nelle aree protette, verso i sistemi antropogenici limitrofi.
Tavola
d04.05 “Carta delle aziende e delle strutture produttive”
Scala 1:10.000
Le indagini agronomiche che hanno permesso la realizzazione della tavola
seguente sono state svolte utilizzando come base la documentazione e gli
elaborati di analisi di natura agronomica componenti il PRG vigente, integrata da
altri dati disponibili (indagine ISTAT, dati in possesso di Consorzi di Bonifica ed
altri Enti, Associazioni di Categoria, ecc).
Le indagini condotte sul comparto delle aziende agricole, svolte nel 2009,
ha permesso di verificare un assetto fondiario piuttosto variegato, nel quale ci
sono aziende di grandi dimensioni, condotte estensivamente, aziende di medie
dimensioni
con
allevamento
intensivo
e
terre
coltivate,
medie
aziende
con
allevamento rapportato alle superfici coltivate, piccole e piccolissime aziende senza
allevamento.
Negli ultimi anni, l’attività agricola ha subito molte trasformazioni soprattutto
nel settore della meccanizzazione e al momento attuale numerose aziende che un
tempo erano vitali non sono quasi più attive e i proprietari praticano sul fondo
solamente lo sfalcio dell’erba.
Nella carta degli “Elementi produttivi strutturali” sono state inserite le
aziende agricole con il rispettivo centro aziendale e le strutture che ospitano
allevamenti zootecnici.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Le aziende zootecniche rilevate ancora come vitali sono state 17, gli
allevamenti presenti nel territorio comunale sono di bovini da latte e solo in due
casi esclusivamente bovini da carne, mentre una sola azienda presenta bovini sia
da latte che da carne. Un’altra azienda presenta allevamento di vacche da latte e
di cavalli. Nel territorio non sono presenti allevamenti di avicunicoli, né di suini.
Due aziende rilevate mantengono la tradizione di portare le vacche a
monticare durante l’estate e sono contraddistinte dall’asterisco vicino al
progressivo aziendale.
Progressivo
Ubicazione
azienda
azienda
Bovini da latte
Bovini
da Equini
carne
Vacche
in
Rimonta
lattazione
1
Via
Roggia
55
20
Summano
35
30
Feriana
2
Via
2
3
Via Curti, 10
45
10
4
Via
20
11
Palazzina,
11
82
5
Via Scartezzini
7
8
6
Via
40
30
Pontaron,
17
7
Via Asiago
60
50
8
Via Pontaron
25
32
9
Via
60
40
30
15
Pontaron,
10
15
10
Via Vegre, 4
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RELAZIONE AGRONOMICA
11
Via Vegre, 2
12
Via Preazzi, 32
28
13
Via Preazzi, 12
30
14
Via
Rizzotti,
21
24
95
70
47
15*
Via Altura, 7
80
40
16*
Via Moie, 10
18
12
17
Via Rizzotti, 3
45
30
Nella tavola sono stati evidenziati quelli, tra gli allevamenti, che risultano
intensivi in base ai parametri regionali.
All’interno delle indicazioni dell’Atto di indirizzo art. 50 della LR 11/2004,
lettera d – Edificabilità zone agricole, al punto 5, vengono definite le distanze
reciproche per gli allevamenti intensivi dai limiti della zona agricola, dalle residenze
civili sparse e dalle residenze civili concentrate (centri abitati).
Ai fini della definizione delle distanze innanzitutto si deve effettuare una
suddivisione in classi dimensionali degli insediamenti zootecnici in funzione delle
dimensioni e dell’inquinamento potenziale.
Gli
allevamenti
intensivi
presenti
appartengono
due
alla
prima
classe
(aziende 15 e 17), che per i bovini, prevede un limite massimo di peso vivo medio
inferiore a 90 tonnellate e uno alla seconda, quindi con peso vivo medio tra 90 e
36 tonnellate (azienda 14).
Gli allevamenti che sono risultati intensivi sono 3 e i parametri che sono
stati utilizzati per la determinazione del punteggio sono i seguenti:

tipologia dell’ambiente di stabulazione e del sistema di pulizia
(max punti 40)

sistema di ventilazione
(max punti 40)

sistema di stoccaggio e trattamento delle deiezioni
(max punti 40)
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RELAZIONE AGRONOMICA
La tabella che segue mette in luce i punteggi delle aziende con allevamento
intensivo:
Numero
Tipologia
azienda
dell’ambeinte di ventilazione
stoccaggio
stabulazione
e
trattamento
del
di
delle deiezioni
sistema
sistema
di sistema
di Totale
e
pulizia
14
10
30
10
50
15
10
0
10
20
17
10
0
10
20
In base ai punteggi delle aziende con allevamento intensivo, sono state
determinate le distanze minime reciproche tra gli allevamenti zootecnici e le
residenze civili sparse e le residenze civili concentrate, come da tabelle che
seguono.
Tab distanza tra gli allevamenti zootecnici e le residenze civili sparse (valori
espressi in metri)
Classe dimensionale
1
2
3
0-30
50
100
150
31-60
75
150
200
61-100
100
200
250
Punteggio
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RELAZIONE AGRONOMICA
Tab distanza tra gli allevamenti zootecnici e le residenze civili concentrate
(valori espressi in metri)
Classe dimensionale
1
2
3
0-30
100
200
300
31-60
150
250
400
61-100
200
300
500
Punteggio
Tabella riassuntiva distanze allevamenti aziendali e residenze civili sparse e
concentrate
Azienda
distanza
allevamenti
tra
zootecnici
gli distanza
e allevamenti
le residenze civili sparse le
tra
gli
zootecnici
residenze
(m)
concentrate (m)
1
150
250
2
50
100
3
50
100
e
civili
Tavola d04.06 “Carta dell’analisi storica del paesaggio”
Scala 1:10.000
Questa tavola nasce dalla sovrapposizione delle informazioni relative ad
alcune componenti del paesaggio, come il dosso fluviale, i manufatti rurali e i
grandi alberi.
I grandi alberi si trovano all’interno di una proprietà ubicata a Cresole,
precisamente in via Caldonazzo.
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RELAZIONE AGRONOMICA
Questi due grandi alberi, anche citati nel PTCP, hanno entrambi altezza pari
a 43 m. il primo è un Calocedro o Calocedrus e l’altro è un Tassodio o Taxodium
disticum.
Questi due esemplari arborei si trovano all’interno di un giardino di
proprietà privata di un vecchio edificio residenziale abbandonato. Essi si trovano
all’interno di un gruppo di altri grandi alberi frammisti ad essi. La proprietà è
abbandonata, anche se la superficie prativa circostante viene sfalciata da un
terzista.
La
zona
dove
si
rinvengono
i
due
esemplari
qui
menzionati
è
caratterizzata dalla presenza di acqua affiorante, come del resto in altre parti del
comune. La presenza di acqua superficiale condiziona notevolmente la vita delle
specie arboree ed arbustive, portando un normale inserimento delle specie più
adatte a vegetare in condizioni di stress idrico. I due alberi, come già detto, si
inseriscono in un contesto di giardino privato, dove si ritrovano altre specie che
vegetano in ambienti umidi, come ad esempio alcuni platani. Gli esemplari
menzionati si trovano in buono stato fitosanitario, ad una prima verifica, ma
servirebbero analisi strumentali più approfondite per verificarne la stabilità.
Il dosso fluviale o paleo alveo corrisponde al vecchio alveo del Timonchio,
abbandonato a seguito di un evento alluvionale verificatosi nei primi decenni del
1800, che si sviluppa subparallelamente all'attuale corso d'acqua toccando le
località di Capovilla, Cresole e Rettorgole.
Nella parte ancora sufficientemente conservata, costituisce un dosso fluviale
che emerge di alcuni metri rispetto alla pianura circostante, costituendo un
elemento di unicità geomorfologica e paesaggistica.
Oltre ad una rilevante valenza morfologica, questo alto strutturale ha anche
una importante valenza idraulica costituendo un limite fisico alle esondazioni
dell'attuale corso d'acqua.
Per quanto riguarda l’altro elemento inserito in questa tavola, ossia i
manufatti rurali, essi sono rappresentati da edifici o gruppi di edifici ricadenti in
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zona agricola e costruiti con i criteri dell’edilizia rurale tipica della zona, composti
spesso da più corpi di fabbrica con diverse destinazioni, tra cui, oltre alla
residenziale, si trovano le destinazioni a stalla e ad annesso rustico, sia come
fienile che come deposito scorte e attrezzi.
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6. INDICAZIONI PROGETTUALI
Le indicazioni progettuali riportate in questa sede, riferibili al settore rurale
e al settore ambientale nel senso lato del termine, non possono prescindere dalla
tutela degli aspetti paesaggistici del territorio rurale, in particolar modo nei
confronti delle risorgive individuate nel presente PAT, oltre al Sito di Importanza
Comunitaria del Bosco di Dueville e delle risorgive limitrofe.
Le risorgive costituiscono un patrimonio importante che va valorizzato, ma
soprattutto tutelato. Esse rientrano nella più ampia rete dei fenomeni di risorgenza
che caratterizzano la fascia delle risorgive, fascia praticamente continua di
larghezza compresa tra 2 e 10 km che attraversa il territorio veneto.
Il fenomeno delle risorgive caratterizza la quasi totalità del territorio
comunale, dando origine ad un vero e proprio reticolo idrografico superficiale.
Per tutelare le risorgive si ritiene fondamentale l’applicazione di alcune
norme puntuali (si vedano le NTA) affinché siano evitati quegli interventi in grado
di compromettere l’equilibrio idrico, ma anche l’equilibrio biologico che è corredo
essenziale e peculiare delle risorgive stesse.
Altro fondamentale nodo per poter utilizzare al meglio il territorio è la
valorizzazione
dei
percorsi
e
dei
sentieri
per
poter
percepire
le
risorse
naturalistiche, ambientali e del paesaggio che Caldogno presenta.
La valorizzazione dei percorsi prende il via dall’intervento sulle strade
poderali, argini e capezzagne in modo da creare una rete di connessioni
ecologiche e paesaggistiche in grado di assolvere a più funzioni, come ad esempio
la tutela degli ambiti di paesaggio agrario e migliorare la fruizione dei luoghi.
Le azioni di valorizzazione si possono attuare attraverso proposte di
recupero, inserimento in progetti di livello sovra comunale, oltre all’adozione di
misure di tutela idrogeologica e paesaggistica.
Sarebbe inoltre importante creare integrazioni tra percorsi e sentieri con le
risorse ambientali, turistiche e culturali.
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Altre indicazioni utili per valorizzare il territorio di Caldogno sono il
mantenimento delle aziende agricole vitali, attraverso l’integrazione di agricoltura e
altre attività economiche, promuovere azioni di tutela e utilizzo sostenibile delle
risorse mediante l’incentivazione a forme di risparmio energetico e utilizzo di
risorse rinnovabili (impianti per la produzione di energia e calore da fonti, riutilizzo
acque piovane, etc), favorire ed incentivare le funzioni ricettive e ricreative.
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7. CONCLUSIONI
Il presente lavoro, data la finalità della L.R. 11/2004 "Norme per il governo
del territorio", ha individuato gli ambiti e le modalità di utilizzazione del territorio
aperto sia nella sua accezione prettamente ambientale che dal punto di vista
rurale, compresa la componente economica del settore agricolo.
Sono state quindi individuate aree sottoposte a vincolo, come ad esempio il
di destinazione forestale, e il Sito di Importanza Comunitaria, oltre a numerose
altre aree di risorgiva di maggior pregio che sono state puntualmente evidenziate.
Altri elementi generatori di vincolo sono gli allevamenti zootecnici che, previa
accurata analisi, sono stati individuati come intensivi.
Mentre per quanto riguarda le Fragilità, ambiti territoriali che per le loro
caratteristiche specifiche devono essere soggette a tutela, sono segnalate le aree
di risorgiva e
i corsi d’acqua.
Le Invarianti di natura paesaggistica sono quegli ambiti contenenti caratteri
specifici ed identificativi - areali, lineari e puntuali - che li caratterizzano e
distinguono e la cui tutela e salvaguardia risulta indispensabile al mantenimento
dei caratteri fondamentali degli stessi.
Nel caso del comune di Caldogno tali elementi coincidono con i grandi
alberi, i prati stabili e le strutture della piscicoltura.
Le Invarianti di natura ambientale comprendono invece quelle risorse
naturali- areali, lineari e puntuali- ove la tutela e la salvaguardia dei valori
ambientali risulta indispensabile all’attuazione di uno sviluppo sostenibile.
Nel comune sono state individuate come invarianti di natura ambientale le
aree importanti per la tutela della flora e della fauna, ossia:
- le isole ad elevata naturalità;
- il SIC “Bosco di Dueville e risorgive limitrofe”;
- il corridoio ecologico principale;
- il corridoio ecologico secondario.
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Per
quanto
riguarda
le
Trasformabilità
nel
sistema
rurale
sono
da
incentivare gli interventi di riqualificazione e riconversione.
Dallo studio svolto è emerso che il comune di Caldogno si presenta come
un territorio ricco di caratteri peculiari dal punto di vista paesaggistico ed
ambientale, che lo connotano e lo rendono pregevole, ma questi stessi caratteri
necessitano di tutela mirata affinché il valore che li contraddistingue (risorgive e
flora e fauna ad esse legate) non diventi punto di fragilità che li può danneggiare
irreversibilmente.
Dall’altro lato Caldogno si presta ad essere luogo idoneo per lo sviluppo e
il progresso, visto la conformazione morfologica territoriale ed la posizione
favorevole dal punto di vista infrastrutturale.
Le analisi e le proposte fornite in questa sede si pongono come linee guida
per uno sviluppo sostenibile che verte alla crescita territoriale responsabile,
mettendo in atto politiche attive di tutela, salvaguardia e riqualificazione affinché le
peculiarità del territorio siano rispettare, permettendo altresì lo sviluppo e l’attivitàù
pianificatoria.
Febbraio 2011
Dr. Roberta Meneghini, Forestale
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8. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
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P.A.T. – Relazione Tecnica
R
ELAZIONE
G
EOLOGICA
dott.ssa geol. Emanuela Tescari
Dr. Geol. Emanuela Tescari - Via E. Morosini, 2 – 36100 Vicenza
Tel/ fax 0444 570598
INDICE
1.
Premessa
pag. 1
2.
Inquadramento generale
pag. 4
3.
Elaborato c0501 - Carta Geolitologica
3.1
Inquadramento generale
3.2
Caratteristiche dei terreni
3.3
Condizioni tettoniche
pag. 6
pag. 6
pag. 8
pag. 11
4.
Elaborato c0502 - Carta Idrogeologica
4.1
Idrologia di superficie
4.1.1
Rete idrografica
4.1.2
Risorgive
4.1.3
Condizioni idrogeologiche-idrauliche
pag. 12
pag. 12
pag. 12
pag. 17
pag. 19
4.2
pag. 22
Acque sotterranee
4.2.1
Caratteristiche della circolazione idrica sotterranea Acquifero indifferenziato
4.2.2
Profondità della falda dal piano campagna
4.2.3
Sistema multifalde - Acquiferi profondi
pag. 24
pag. 25
pag. 26
Vulnerabilità degli acquiferi nei confronti dell'inquinamento
pag. 27
5.
Elaborato c0503 - Carta Geomorfologica
5.1
Forme strutturali
5.2
Forme fluviali e fluvioglaciali
5.3
Forme artificiali
5.3.1
Forme legate all'attività estrattiva
5.3.2 Opere di difesa o di regimazione idraulica o inerenti la viabilità
pag. 29
pag. 29
pag. 29
pag. 31
pag. 31
pag. 32
6.
Caratterizzazione sismica
pag. 34
7.
Tavola 2 - Carta delle Invarianti
pag. 35
8.
Tavola 3 - Carta delle Fragilità
8.1 Compatibilità geologica ai fini urbanistici
8.1.1 Aree idonee a condizione
8.1.2 Aree non idonee
pag. 36
pag. 37
pag. 38
pag. 43
8.2 Aree soggette a dissesto idrogeologico
8.2.1 Aree esondabili o a ristagno idrico
8.2.2 Aree di risorgiva
8.2.3 Aree con presenza di una o più attività estrattive, in atto, dismesse
o abbandonate
pag. 44
pag. 44
pag. 45
8.3 Altre componenti di Fragilità
pag. 47
4.3
Allegati:
pag. 46
Allegato 1 - Indagini geognostiche
________________________________________________________________________________
PAT CALDOGNO - VALUTAZIONE DI COMPATIBILITA' IDRAULICA
(Febbraio 2011)
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1 - PREMESSA
™
L’Amministrazione Comunale di Caldogno – Provincia di Vicenza, ha conferito alla
scrivente, quale facente parte del raggruppamento temporaneo tra professionisti, l’incarico
per la redazione degli elaborati a carattere geologico per il Piano di Assetto del Territorio
(P.A.T.), secondo quanto previsto dalla L.R. 23 Aprile 2004 n. 11 “Norme per il governo del
territorio”.
Il processo di pianificazione e di gestione del territorio presuppone infatti la necessità di
avere un quadro il più possibile aggiornato delle conoscenze sulle condizioni naturali ed
ambientali, che consenta una organica rappresentazione e valutazione dello stato del
territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano.
Nell'ambito del procedimento di redazione del PAT, il contributo geologico si esplica
essenzialmente in relazione a:
− Quadro Conoscitivo, relativamente
comprendente i temi:
c0501
Litologia
c0502
Idrogeologia
c0503
Morfologia
alla
Matrice
c05
Suolo
e
Sottosuolo,
− tavole di Progetto - Carta dei Vincoli, Carta delle Invarianti e, in particolare, Carta delle
Fragilità - e relative Norme Tecniche di Attuazione, per gli articoli attinenti agli aspetti
"geologi".
• Quadro Conoscitivo
Scopo del Quadro Conoscitivo, predisposto secondo le indicazioni regionali
("Prontuario per la redazione della documentazione geologica del Quadro Conoscitivo e
degli aspetti geologici del Progetto dei PAT/PATI"), è quello di analizzare lo stato del
territorio ed i processi evolutivi che lo caratterizzano, individuando contestualmente il grado
di vulnerabilità e le condizioni di fragilità, al fine di evidenziare quelle situazioni che, allo stato
attuale o in previsione della loro evoluzione, possono risultare “condizionanti” ai fini
urbanistici, ed in particolare per quelli edificatori.
Particolare attenzione è stata quindi posta nell’esame delle condizioni di tipo morfologico,
geologico-geotecnico, idrogeologico ed idraulico che costituiscono o potrebbero costituire
elementi di fragilità o criticità del territorio oppure che, in funzione delle loro caratteristiche di
tipicità e/o vulnerabilità, rappresentano elementi o contesti da salvaguardare e valorizzare.
L’esame e la rielaborazione dei dati disponibili e di quelli acquisiti nel corso dello
studio ha portato alla stesura degli elaborati cartografici alla scala 1:10.000, realizzati su
base cartografica costituita dalla Carta Tecnica Regionale Numerica C.T.R.N:
Elaborato c 05 01
Elaborato c 05 02
Elaborato c 05 03
Carta Geolitologica
Carta Idrogeologica
Carta Geomorfologica
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PAT CALDOGNO - RELAZIONE GEOLOGICA
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Per la rappresentazione grafica dei diversi tematismi si è fatto riferimento alle
specifiche legende di cui alla D.G.R. 615/1996 “Contenuti geologico-tecnici nelle grafie
unificate per gli strumenti urbanistici comunali” ed alle più recenti disposizioni regionali.
•
Tavole di Progetto
Il Progetto costituisce una elaborazione ragionata degli elementi contenuti nel quadro
conoscitivo e si esplica nei seguenti elaborati cartografici:
Tavola 1
Tavola 2
Tavola 3
Tavola 4
Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale
Carta delle Invarianti
Carta delle Fragilità
Carta della Trasformabilità
Il contributo geologico riguarda le prime tre Carte ed in particolare la Carta delle
Fragilità.
Per quanto di competenza, questa tavola deriva da una valutazione incrociata degli aspetti
riportati in dettaglio negli elaborati del Quadro Conoscitivo (Carta Geolitologica, Carta
Idrogeologica, Carta Geomorfologica) e rappresenta la diversa "idoneità" del territorio a
recepire le trasformazioni urbanistiche, ed in particolare quelle edificatorie, tramite la
valutazione della "compatibilità geologica" e l'analisi dei fattori di criticità identificati dalle
"aree a dissesto idrogeologico".
Pur proponendosi di fornire un quadro sufficientemente completo ed approfondito
delle caratteristiche del territorio comunale, l'analisi effettuata mantiene comunque un
carattere “generale”, di indirizzo e supporto alla pianificazione territoriale.
Nella progettazione degli interventi si dovranno pertanto prevedere adeguate indagini
geognostiche, idrogeologiche e/o idrauliche specifiche e puntuali, finalizzate alla
modellazione geologica e geotecnica, alla definizione delle condizioni idrauliche, nonché alla
caratterizzazione sismica dell'area, secondo quanto previsto nell'articolato delle N.T.A. e
dalla normativa vigente.
•
L'Amministrazione Comunale era già in possesso di studi a carattere geologico ed
idrogeologico estesi all'intero territorio comunale, eseguiti anche dalla scrivente o relativi ad
interventi o problematiche specifiche.
Lo studio ha quindi comportato una loro verifica, revisione ed integrazione, sulla base della
documentazione derivata dalla pianificazione di livello superiore (provinciale e regionale), di
dati bibliografici recenti, nonché di quelli presenti nell'archivio comunale.
La predisposizione degli elaborati cartografici del Quadro Conoscitivo si è quindi articolata
secondo i seguenti punti.
◊
Acquisizione ed analisi della documentazione disponibile presso il Comune e relativa
ad indagini a carattere geognostico, idrogeologico ed idraulico, puntuali o a carattere
generale, tra cui in particolare:
− revisione cartografia geologica per il P.R.G. (2005);
− Studi di compatibilità idraulica per le Varianti Parziali al P.R.G. n. 17/2004 e n.
19/2004;
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− Elaborati geologici per il P.R.G. 1996;
− "Studio idrogeologico del territorio comunale di Caldogno" (1979).
◊
Esame della documentazione a carattere sovra comunale, tra cui:
− Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (2010) ( P.T.C.P.);
− Piano di Tutela delle Acque" (2009);
− Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (1991 e 2009) (P.T.R.C.);
− Piano provinciale di Emergenza (2007);
− A.A.T.O. Bacchiglione, Provincia di Vicenza (2005). "Tutela e valorizzazione delle
risorgive della Provincia di Vicenza";
− Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, BrentaBacchiglione (2007). "Progetto di Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico dei
bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave, Brenta-Bacchglione – L. n.
267/98 e L. n. 365/00. Prima Variante" (P.A.I.);
− Piano Regionale Attività di Cava (P.R.A.);
− A.R.P.A.V. (2008). "Le acque sotterranee della pianura veneta";
− Università degli Studi di Padova - Centro Internazionale di idrologia Dino Tonini,
Provincia di Vicenza, A.A.T.O. Bacchiglione (2005). "Bacino del Bacchiglione: studi
e ricerche idrogeologiche finalizzati alla messa a punto di modelli matematici per la
tutela e la gestione delle risorse idriche sotterranee";
− A.I.M - C.N.R. (1987). “Vulnerabilità degli acquiferi nella pianura a nord di Vicenza”;
− Regione del Veneto (1985). "Carta Isofreatica";
− A. Dal Prà (1983). "Carta Idrogeologica dell'alta Pianura Veneta";
− A.I.M - C.N.R. (1982). “Gli acquiferi nella pianura a nord di Vicenza”;
− C.N.R. (Quaderni dell’I.R.S.A) !980). “Restituzione freatica ai fontanili nell’alta
pianura veneta, tra il fiume Piave e i Monti Lessini”.
◊
Rilievi di campagna finalizzati alla verifica ed all'integrazione della documentazione
acquisita.
◊
Contatti con il personale tecnico del Comune e con funzionari degli Enti sovra comunali
al fine della verifica dei dati.
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2 - INQUADRAMENTO GENERALE
Il comune di Caldogno ricade nell’ambito della pianura immediatamente a nord di
Vicenza, in prossimità delle propaggini più orientali dei Monti Lessini.
Confina a sud con il comune di Vicenza, ad ovest con i comuni di Costabissara ed Isola
Vicentina, a nord e nord-est con il comune di Villaverla, ad est con quello di Dueville.
Il territorio comunale, sviluppato in senso meridiano, si estende su una superficie di
15.87 km2, debolmente digradante verso sud-est, con quote della superficie topografica
comprese tra un massimo di circa 68.5 m s.l.m. all'estremità nord-settentrionale e di 38.0 m
s.l.m. a quella meridionale.
In questo contesto di pianura, le evidenze in grado di caratterizzare il territorio risultano
tipologicamente limitate ma comunque significative sia sotto l'aspetto prettamente
"geologico", che dal punto di vista paesaggistico-ambientale, nonché per quanto riguarda
l'utilizzo del territorio stesso; in particolare:
• nella porzione settentrionale del comune, a nord dell'allineamento Capoluogo-Capovilla,
le modifiche all'assetto morfologico indotte dall'attività estrattiva;
• nel settore centro-meridionale, a sud di tale allineamento, il fenomeno delle risorgive che
dà origine ad una fitta rete di rogge e fossati, in parte naturali ed in parte modificati
dall'intervento antropico; al fenomeno delle risorgive è legata la presenza di due aree
tutelate:
− la Zona di Protezione Speciale "Bosco di Dueville" - ZPS IT 3220013
− il Sito di Importanza Comunitari "Bosco di Dueville e risorgive limitrofe" - SIC IT
3220040;
•
nel settore orientale, il risalto morfologico del dosso fluviale, corrispondente al vecchio
corso del Torrente Timonchio.
Le "acque", siano esse superficiali o sotterranee, rappresentano un elemento di
particolare importanza nell'ambito comunale in quanto ad esse sono riconducibili alcuni tra i
principali elementi di criticità, di tipo idraulico (problematiche legate alla rete idrografica) ed
idrogeologico.
Altri elementi di criticità derivano essenzialmente dall'intervento antropico; tra questi, oltre
all'attività estrattiva, la presenza e distribuzione dell'edificato e delle infrastrutture.
Per quanto riguarda lo sviluppo abitativo e produttivo, l'insediamento storico si
identifica con i nuclei di Caldogno, Capovilla, Cresole e Tomasina - C.da Sesto. Lo sviluppo
edilizio è avvenuto a consolidamento dei nuclei storici, ma anche lungo la viabilità storica di
collegamento di Via Pasubio - Via Roma e Via Barco - Via Palazzina, che collegano
Caldogno ai centri di Isola Vicentina, Dueville e Villaverala.
Attualmente i principali insediamenti abitativi e produttivi si distribuiscono essenzialmente in
due fasce: quella tra il Capoluogo e Capovilla, nel settore centro-settentrionale, e quella di
Rettorgole-Cresole, in quello centro-meridionale, con la maggior parte della popolazione
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concentrata tra Caldogno, Rettorgole e Cresole (il 92% nel 2001).
Insediamenti più limitati si hanno poi lungo la viabilità principale, in particolare la S.S. n. 349,
al limite occidentale del territorio comunale.
La viabilità rappresenta frequentemente un elemento di criticità per il territorio.
Sotto questo aspetto, il Comune di Caldogno, pur trovandosi in una posizione strategica dal
punto di vista infrastrutturale, ne risulta interessato in modo marginale e, nella maggior parte
del territorio, la viabilità è ad uso essenzialmente locale.
Le principali arterie di comunicazione con i grossi centri urbani dell'alto vicentino, quali Schio
(SP 46) e Thiene(SP 349), si localizzano all'estremità occidentale del territorio, a ridosso del
confine comunale; l'autostrada A31 "Valdastico" e la linea ferroviaria Vicenza-Schio)
passano ad est del comune.
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3 - Elaborato c0501 - CARTA GEOLITOLOGICA
™
La tavola in oggetto si propone di caratterizzare il territorio comunale sulla base
della natura litologica e delle caratteristiche stratigrafiche e geotecniche dei terreni, in
relazione ad un utilizzo ai fini urbanistici in genere ed in particolare a quelli edificatori.
Tale elaborato va considerato pertanto come una carta di sintesi delle condizioni geologicostrutturali e di zonizzazione geologico-tecnica del territorio comunale finalizzata alla verifica
della compatibilità degli interventi urbanistici con l'assetto geologico del territorio in cui si
inseriscono; per il singolo intervento si dovranno pertanto prevedere adeguate indagini
geognostiche, specifiche e puntuali.
Per l'elaborazione della Tavola si sono utilizzati i dati provenienti da indagini puntuali di tipo
geognostico, integrati con quanto reperito in bibliografia e relativo a studi a carattere
generale.
I punti di indagine più significativi sono riportati con apposita simbologia nella tavola in
oggetto mentre i relativi tabulati e/o grafici figurano nell'Allegato 1 - Indagini geognostiche.
¾
Per le diverse unità litologiche individuate sono state indicate le caratteristiche
medie di permeabilità sulla base della diversa capacità di consentire l'infiltrazione e la
circolazione idrica sotterranea, secondo le indicazioni fornite dalla Regione per la
compilazione del Quadro Conoscitivo.
L'attribuzione ad un determinato litotipo di una classe di permeabilità è stata basata
essenzialmente sulla natura litologica anche se l'esistenza di prove sperimentali in sito ha
talora consentito una migliore definizione delle caratteristiche medie di permeabilità dei
terreni. Si sono così distinti:
•
•
•
•
depositi molto permeabili per porosità (k > 1 cm/s)
depositi mediamente permeabili per porosità (k = 1 - 10-4 cm/s)
depositi poco permeabili per porosità (k = 10-4 - 10-6 cm/s)
depositi praticamente impermeabili (k < 10-6 cm/s)
3.1 - Inquadramento generale
Per quanto riguarda l’ inquadramento generale, nell’ambito della pianura a nord di
Vicenza, i terreni quaternari sono costituiti da materiali detritici continentali di deposito
fluvioglaciale/alluvionale, molto variabili dal punto di vista granulometrico e tessiturale,
geneticamente legati alla sovrapposizione ed interdigitazione delle conoidi subalpine dei
principali corsi d’acqua - Giara-Orolo, Leogra-Timonchio e, soprattutto, del torrente Astico ed alle loro divagazioni nell'area di pianura.
Al riguardo, nella successiva Figura 1 si riporta l'andamento schematico dei successivi
percorsi dell'Astico e del Brenta nella pianura a nord di Vicenza.
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Figura 1 - tratta da:
"Bacino del Bacchiglione: studi e ricerche
idrogeologiche finalizzati alla messa a punto di
modelli matematici per la tutela e la gestione
delle risorse idriche sotterranee" - Università
degli Studi di Padova - Centro Internazionale di
idrologia Dino Tonini, Provincia di Vicenza,
A.A.T.O. Bacchiglione.
(tratta, a sua volta, da F. Calvino, "Idrogeologia
dell'Alta Pianura Veneta". C.N.R., 1983)
Dalla figura si può notare come i depositi
alluvionali presenti del territorio di
Caldogno siano legati geneticamente alle
dinamiche fluviali del torrente Astico, sia in
tempi esostorici (A1 - A2) che, più
recentemente, in epoca medioevale (A4).
•
Relativamente alle caratteristiche granulometriche e tessiturali dei depositi,
nell'ambito del territorio comunale è possibile distinguere tre diverse zone che si succedono
in senso meridiano (Fig. 2 – Situazione geostrutturale ed idrogeologica):
Figura 2 - Situazione geostrutturale ed idrogeologica (da: "VULNERABILITA' degli ACQUIFERI
nella pianura a nord di Vicenza". AIM-CNR, 1987)
Confine Nord
Confine Sud
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− nel settore nord, il sottosuolo è costituito da un materasso alluvionale prevalentemente
ghiaioso e ghiaioso-sabbioso al cui interno è presente un livello argilloso sufficientemente
esteso e continuo posto a circa 35 m di profondità dal piano campagna;
−
nel settore centrale, in corrispondenza della fascia delle risorgive, all'interno dei materiali
granulari si iniziano a delineare lenti e livelli di terreni più fini da sabbioso-limosi a limosoargillosi che assumono sempre più consistenza e continuità spaziale;
− a sud della fascia delle risorgive, le alluvioni più grossolane tendono progressivamente a
ridursi o a scomparire, almeno nei primi 8-10 metri dal piano campagna, sostituite da
terreni limoso-argillosi, localmente sabbioso-limosi.
3.2 - Caratteristiche dei terreni
Dal momento che il territorio comunale di Caldogno si colloca a cavallo della fascia
delle risorgive, i terreni risultano contraddistinti da una elevata variabilità sia laterale che con
la profondità, con frequenti alternanze ed eteropie tra litotipi granulari e coesivi, soprattutto
nei primi 10-20 m dal piano campagna.
Questa variabilità continua anche in prof6ndità, seppure in modo meno marcato, con
alternanze tra livelli fini argilloso-limosi e livelli granulari sabbioso-ghiaiosi, con spessori
variabili tra qualche metro ad oltre una decina di metri.
In considerazione del fatto che, nella maggior parte degli interventi, i fenomeni di interazione
terreno-struttura si sviluppano principalmente nella porzione superficiale del terreno,
nell'elaborazione della Tavola si è scelto di fare riferimento ad una profondità media di
indagine pari a 8 metri dal piano campagna.
In accordo con gli indirizzi della Regione (D.G.R. 615/96), i diversi litotipi sono stati
raggruppati in funzione di:
•
•
•
•
processo di messa in posto;
natura litologica;
stato di aggregazione;
comportamento meccanico.
Tutti i litotipi presenti ricadono nel sottotema "materiali alluvionali, morenici, fluvioglaciali,
lacustri, paludosi e litorali" e sono costituiti essenzialmente da depositi alluvionali e
fluvioglaciali.
Il passaggio tra i diversi litotipo è graduale, legato com’è a fenomeni di interdigitazione dei
depositi dei corsi d’acqua principali ed alle divagazioni e/o esondazioni succedutesi nel
tempo; si sono comunque distinte le seguenti tipologie:
• materiali granulari più o meno addensati dei depositi fluviali e/o fluvioglaciali antichi,
a tessitura prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa;
• materiali sciolti di deposito recente ed attuale dell'alveo mobile e delle aree di
esondazione recente;
• materiali alluvionali e fluvioglaciali a tessitura prevalentemente limo-argillosa;
• materiali alluvionali e fluvioglaciali a tessitura prevalentemente sabbiosa;
• materiali di riporto.
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•
Materiali granulari più o meno addensati dei depositi fluviali e/o fluvioglaciali
antichi, a tessitura prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa (L-ALL-01).
Sono presenti essenzialmente nella porzione settentrionale del territorio comunale, a
monte del limite superiore della fascia delle risorgive; costituiscono inoltre alcune isole in
prossimità del confine occidentale, nonché il materiale prevalente del "dosso fluviale" in
corrispondenza del vecchio alveo del Timonchio.
Si tratta di ghiaie e sabbie, talora ciottolose, con frazione fine limoso-argillosa in
genere subordinata, localmente abbondante, anche in forma di lenti o livelli con una certa
continuità spaziale.
Le alluvioni granulari sono ricoperte da un orizzonte di terreni prevalentemente fini,
argillosi limosi, di spessore mediamente pari a 3-4 metri, ampiamente sfruttati dall’attività
estrattiva (argilla per laterizi); la distribuzione spaziale di questo orizzonte "coesivo" risulta
pertanto assai discontinua, mancando quasi totalmente in corrispondenza delle ex-cave.
Date queste caratteristiche, nell'elaborazione della Tavola si è scelto di non
rappresentarlo graficamente, privilegiando il materasso alluvionale ghiaioso-sabbioso.
Le caratteristiche geotecniche delle alluvioni granulari variano da buone a mediocri in
relazione al grado di addensamento, in prevalenza da sciolto a compatto (talora molto
sciolto o denso) ed alla presenza e spessore delle eventuali intercalazioni di terreni fini.
I terreni argilloso-limosi della "copertura" presentano generalmente una consistenza
medio-bassa..
Nel caso di interventi di trasformazione urbanistica risulta quindi importante accertare la
presenza e lo spessore dell'orizzonte superficiale argilloso-limoso.
−
Si tratta di depositi mediamente permeabili che costituiscono comunque acquiferi
a buona potenzialità; prove esistenti di permeabilità in sito riportano valori di conducibilità
idraulica:
k = 10-2 ÷ 10-3 cm/sec
•
Materiali sciolti di deposito recente ed attuale dell'alveo mobile (L-ALL-04).
Sono stati inseriti in questa classe i depositi presenti nell'alveo del Timonchio e del
Bacchiglione.
Sono costituiti da ghiaie, ghiaie-sabbiose con ciottoli, talora con lenti sabbiose.
In relazione al basso grado di addensamento, le caratteristiche geotecniche possono
variare da scadenti a pessime.
−
Si tratta di depositi molto permeabili, caratterizzati da elevate capacità di
infiltrazione e circolazione idrica sotterranea, che consentono scambi diretti tra le acque
superficiali e quelle sotterranee.
•
Materiali alluvionali e/o fluvioglaciali a tessitura prevalentemente limo-argillosa
(L-ALL-05).
Rappresentano i depositi più diffusi, presenti su gran parte del territorio comunale a valle
del limite superiore della fascia delle risorgive; costituiscono inoltre l'orizzonte sommitale
ricoprente le alluvioni ghiaioso-sabbiose presenti nella porzione settentrionale del
Comune, dove sono presenti con spessori molto variabili, mediamente pari a 3-4 metri, e
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distribuzione disuniforme in quanto oggetto dell'attività estrattiva.
Si tratta di argille, argille limose e/o limoso-sabbiose e limi-argillosi, talora
organiche/i o con qualche livello torboso; a questi risultano eteropici od intercalati lenti o
livelli di terreni a granulometria molto variabile, da limoso-sabbiosi a sabbioso-ghiaiosi, più
frequenti in superficie.
Localmente (es.: Capoluogo sud-sud est, alcuni punti di Via Boschi e di Via Giaroni) sono
presenti, in superficie, terreni granulari ghiaioso-sabbiosi, con andamento spiccatamente
lentiforme e spessore generalmente compreso tra 1 e 2 metri.
Le caratteristiche geotecniche variano da mediocri a scadenti in funzione della
consistenza (e/o addensamento) e dell’eterogeneità dei depositi.
Si tratta infatti di terreni coesivi a consistenza da bassa (molto bassa) a media, talora
medio-alta nei livelli più superficiali, anche per fenomeni di sovraconsolidazione; la
frazione granulare presenta in genere un grado di addensamento basso, talora medio.
Nel caso di interventi di trasformazione urbanistica, l'elevata eterogeneità dei depositi, sia
dal punto di vista litologico che geotecnico può dar luogo ad instabilità delle fondazioni
(cedimenti differenziali).
−
Sono stati considerati nel complesso come depositi praticamente impermeabili
anche se è comunque possibile una circolazione idrica a carattere locale legata alla
presenza di orizzonti superficiali e/o di intercalazioni di terreni più permeabili, di natura da
limoso-sabbiosa a sabbioso-ghiaiosa o di “vene” e “vie preferenziali” che l’acqua si è
aperta nel tempo.
Prove esistenti di permeabilità in sito riportano valori di conducibilità idraulica:
k = 10-5 ÷ <10-7 cm/sec
•
Materiali alluvionali e/o fluvioglaciali a tessitura prevalentemente sabbiosa
(L-ALL-06).
Costituiscono un'isola di estensione limitata ad est del Capoluogo ed i terreni prevalenti
nel settore sud-orientale del territorio comunale.
Si tratta di terreni da sabbiosi a limoso-sabbiosi, talora debolmente ghiaiosi,
frequentemente eteropici o in alternanza con depositi più fini, limoso-argillosi, anche con
livelli di torba.
In relazione alla eterogeneità dei depositi ed al grado di addensamento, in prevalenza da
medio a basso, le caratteristiche meccaniche possono variare da mediocri a scadenti.
−
Sono stati considerati come depositi poco permeabili, caratterizzati in prevalenza
da bassa capacità di infiltrazione e circolazione idrica sotterranea; la permeabilità può
localmente aumentare in relazione alla granulometria dei terreni.
Prove esistenti di permeabilità in sito riportano valori di conducibilità idraulica:
k = 10-3 ÷ <10-5 cm/sec
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Materiali di riporto (L-ART-01).
Si tratta del materiale utilizzato per il riempimento, parziale o totale, delle ex-cave di
argilla.
Non sono disponibili molti dati riguardanti la natura di questi terreni, tuttavia si tratta
normalmente di materiali molto eterogenei, sia come tipologia che per l'assortimento
granulometrico, la consistenza e/o il grado di addensamento.
Dalla documentazione reperita presso l'U.T. Comunale ed Enti di livello sovra comunale
(Provincia di Vicenza, Regione del Veneto) risulta che alcune delle ex aree di cava sono
state adibite a discarica (cfr. Elaborato c0503 Carta Geomorfologica).
Anche in questo caso, la tipologia dei materiali smaltiti risulta ampia e complessa; si
hanno infatti, spesso mescolati tra loro, rifiuti solidi urbani (R.S.U.) ed assimilabili agli
urbani (R.S.A.), rifiuti artigianali ed industriali, materiali inerti da demolizioni, terre da
scavo.
Per i casi in cui esiste una documentazione, nel data-base relativo al tematismo, si sono
riportate le diverse tipologie di deposito.
Data l'eterogeneità dei depositi, in mancanza di indagini specifiche, non è possibile, in
questa fase, definirne le caratteristiche geologiche-geotecniche, anche se è ipotizzabile
che varino da scadenti a pessime.
−
In assenza di verifiche dirette, tali depositi sono stati considerati nel complesso
poco permeabili, caratterizzati in prevalenza da bassa capacità di infiltrazione e
circolazione idrica sotterranea; tale ipotesi dovrà comunque essere verificata con apposite
prove in situ.
Si tratta, in ogni caso, di situazioni delicate e da considerare sempre con molta
attenzione, non solo per quanto riguarda gli aspetti geologico (natura e parametri
geotecnici dei riporti, modalità della messa in posto), idrogeologico (soggiacenza della
falda, permeabilità dei terreni, ristagni) ed idraulico (allagamenti), ma anche e soprattutto
per possibili fenomeni di inquinamento ad esse associabili.
3.3 - Condizioni tettoniche
Relativamente all’ aspetto tettonico, il territorio comunale
risulta marginalmente interessato dal fascio tettonico, a
direzione NO-SE, legato alla “Schio-Vicenza”, faglia di
importanza regionale che passa, sepolta sotto le alluvioni,
in prossimità del limite sud-occidentale del territorio stesso
(cfr. Fig. 3 - da: Carta Geologica del Veneto).
Il movimento è orizzontale sinistrorso, con rigetti
generalmente pari a qualche centinaio di metri ma anche
più rilevanti (fino a qualche chilometro).
Linea Schio-Vicenza
Fig. 3
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4 - Elaborato c0502 - CARTA IDROGEOLOGICA
™
Gli elementi che figurano in questa tavola sono relativi a:
• idrologia di superficie;
• acque sotterranee.
4.1 - IDROLOGIA DI SUPERFICIE
Gli elementi considerati riguardano il reticolo idrografico e le emergenze della falda
acquifera, nonché le situazioni di criticità originate dalla dinamica delle acque superficiali,
anche in relazione alle condizioni geologiche e morfologiche del territorio; una analisi più
dettagliata di questi ultimi aspetti è stata effettuata nella "Valutazione di compatibilità
idraulica".
Nell'elaborato in oggetto figurano quindi i seguenti tematismi:
− corso d'acqua permanente;
− corso d'acqua temporaneo;
− canale artificiale;
− sorgente (risorgiva);
− limite di rispetto delle opere di presa;
− idrometro;
− area a deflusso difficoltoso;
− area soggetta ad inondazioni periodiche;
− perimetro di area interessata da risorgive;
− derivazione di corso d'acqua.
4.1.1 - Rete idrografica (I-SUP-02, I-SUP-03, I-SUP-04,I-SUP-13 e I-SUP-20)
Il comune di Caldogno appartiene al bacino idrografico del Leogra-Timonchio-Bacchiglione,
sistema complesso formato da corsi d'acqua provenienti dall'area montana e dall'alta
pianura, a carattere torrentizio, e da rogge perenni di risorgiva che hanno origine nella media
pianura a nord di Vicenza.
Nell'ambito del territorio comunale, la rete idrografica si presenta notevolmente
sviluppata nel settore centro-meridionale (a valle del limite superiore della fascia delle
risorgive) mentre a nord è talora discontinua od assente, soprattutto in corrispondenza delle
aree interessate dall'attività estrattiva.
Gli elementi del reticolo idrografico rappresentati nella Tavola comprendono i corsi
d'acqua principali (Timonchio e Bacchiglione), quelli di competenza consortile, nonché una
serie di fossati e scoli perimetrali agli appezzamenti agricoli, con funzioni di drenaggio e/o di
irrigazione, ricavati da rilievi di campagna eseguiti in precedenza (2004) ed ulteriormente
verificati ed integrati con appositi sopralluoghi.
Il fiume Bacchiglione e gli elementi principali della rete di risorgiva presentano un regime di
tipo perenne, il torrente Timonchio e gli altri elementi del reticolo idrografico risultano invece
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temporanei.
Nell'esame della rete idrografica si sono distinti:
− Corsi d'acqua principali
− Rete idrografica di risorgiva
− Altri elementi del reticolo idrografico
− Canali artificiali
•
Corsi d'acqua principali
Gli elementi idrografici principali sono il torrente Timonchio ed il fiume Bacchiglione.
Torrente Timonchio
Il torrente Timonchio ha origine nell’alta pianura vicentina, tra Schio e Santorso.
Dopo aver ricevuto gli apporti di una serie di corsi d'acqua dell'alta pianura tra cui i torrenti
Leogra, Rostone ed Igna, si unisce al Bacchiglioncello all'altezza della loc. Due Ponti, poco a
sud-est del confine comunale, dando origine al fiume Bacchiglione.
Figura 4 - Andamento storico ed attuale del Timonchio.
Attualmente
il
corso
d'acqua
attraversa con andamento NO-SE la
porzione settentrionale del territorio
comunale.
Tale andamento risale ai primi
decenni del 1800, come risulta dalle
mappe del Catasto Austro-Italiano,
In precedenza il Timonchio scorreva
più ad ovest, attraversando gli abitati
di Capovilla, Cresole e Rettorgole
(cfr. Fig. 4) ma è stato poi deviato a
seguito di un evento alluvionale.
Testimonianza morfologica evidente
del vecchio andamento è costituita
dal dosso fluviale che figura nella
Carta Geomorfologica (Elaborato
c0503).
Il Timonchio è caratterizzato da un regime tipicamente torrentizio: quasi sempre
asciutto a causa sia delle captazioni per scopi idroelettrici ed industriali che dei fenomeni di
dispersione in alveo, può ingrossare rapidamente a seguito di eventi meteorologici
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particolarmente intensi.
Fino all’altezza di Capovilla il corso d’acqua è disperdente.
La correlazione tra le portate affluenti e quelle disperse ha evidenziato poi che ”fino a portate
di 4 mc/sec si ha una dispersione totale, con portate comprese tra 5 e 25 mc/sec le
dispersioni variano tra 5 e 8 mc/se,; per portate superiori a 22 mc/sec le dispersioni si
stabilizzano su 8 ÷ 9 mc/sec” (da: AIM-CNR "Gli acquiferi nella pianura a nord di Vicenza").
Nello stesso studio è inoltre ricordato che “in occasione di talune piene elevate”, alla
stazione di misura di Capovilla "si sono riscontrate portate che superano anche di diversi
mc/s le portate affluenti alla pianura"; tale fenomeno è da attribuire ”oltre che ai contributi
straordinari dovuti al ruscellamento superficiale, soprattutto al drenaggio da parte dell’ultimo
tratto del corso d’acqua sulla falda improvvisamente rimpinguata dalle abbondanti
precipitazioni".
Fiume Bacchiglione
Il Bacchiglione attraversa in senso meridiano il territorio comunale all'altezza della località di
Cresole e segna poi, per un breve tratto, il confine meridionale con il comune di Vicenza.
Si origina dalla confluenza tra il Bacchiglioncello, corso d'acqua che nasce nei pressi di
Novoledo (Bosco di Dueville) da una fitta rete di risorgiva, ed il Leogra-Timonchio, sistema
che raccoglie le acque di parte dei rilievi vicentini.
Il corso d'acqua è alimentato dagli apporti di numerosi affluenti, sia a regime torrentizio
(tra cui i torrenti Leogra-Timonchio ed Igna) sia a carattere permanente (corsi d'acqua di
risorgiva); più a valle riceve gli apporti del T.Orolo e dei fiumi Astichello, Retrone e Tesina.
Esso costituisce pertanto il ricettore finale di un sistema idrografico esteso e complesso, al
cui interno ricade l'intero territorio comunale di Caldogno.
I contributi idrici di risorgiva consentono un deflusso superficiale permanente, tuttavia il
regime del corso d'acqua è fortemente condizionato dai contributi a carattere torrentizio del
sistema Leogra-Timonchio-Igna che causano rapide transizioni dallo stato di magra a quello
di piena. I massimi di portata si hanno nei mesi di novembre e maggio, i minimi ad agosto ed
a gennaio.
In loc. Lobbia è stata realizzata una derivazione - il Canale Industriale - che mette in
comunicazione il Bacchiglione con le rogge Feriana e Muzzana; la Roggia Feriana sbocca
nel Canale Industriale mentre l'immissione naturale della Roggia Muzzana nel Bacchiglione
è più a valle, nel territorio comunale di Vicenza.
I collegamenti tra il Bacchiglione e le due rogge sono regolati da alcune opere idrauliche
presenti nel Canale Industriale.
All'altezza della derivazione è collocato anche un idrometro.
•
Rete idrografica di risorgiva
Si tratta di un reticolo idrografico esteso e complesso che interessa la porzione centromeridionale del territorio comunale facente capo ad alcune aste principali, di competenza del
Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta, unitamente ad altri corsi d'acqua loro affluenti, di
risorgiva o di scolo.
Nel data-base relativo sono indicati i corsi d'acqua di competenza consortile con la relativa
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denominazione, fornita dal Consorzio.
Le aste principali della rete di risorgiva sono:
− la Roggia Verlata.
− la Roggia Menegatta;
− la Roggia Caldonazzo;
− la Roggia Porto di Cresole;
− la Roggia Feriana;
− la Roggia Muzzana;
Ad eccezione della Verlata, tutte le altre Rogge sono alimentate quasi esclusivamente
da risorgive e rappresentano l'elemento idrografico principale di una serie contigua di
sistemi di risorgiva. La separazione tra i diversi sistemi non è sempre ben definita anche a
causa dell'intervento antropico, in particolare tra i sistemi delle rogge Muzzana e Feriana.
Roggia Verlata
Segna per un breve tratto il confine nord-orientale con il Comune di Villaverla, confluendo poi
nel T. Igna e quindi nel T. Timonchio.
Tra gli affluenti, almeno in parte in territorio di Caldogno, si hanno:
− il Fosso Maule;
− la Roggia della Strada Morta;
− la Resorgiva Verlata;
− l'Affluente Verlata.
Ad eccezione della Roggia, contraddistinta da deflussi sufficientemente continui, gli altri
elementi del sistema idrografico ricadenti nel territorio comunale di Caldogno, sono
generalmente asciutti ed i primi contributi di risorgiva si hanno subito a valle del limite
comunale.
Roggia Porto di Cresole
Rappresenta il sistema di risorgiva più orientale e segna, per un tratto, il confine con il
comune di Dueville.
E' alimentata da alcune risorgive in località Rizzotti e da una serie di fossi di scolo prima di
confluire nel Bacchiglione presso Ca' Cunico, poco a sud del limite comunale.
Rogge Menegatta - Caldonazzo
Traggono origine da aree di risorgiva in loc. Boschi e loc. Due Ponti, ed interessano,
unitamente alla rete idrografia minore loro affluente, gran parte della porzione orientale del
territorio comunale, ad est del dosso fluviale.
All'altezza dell'abitato di Cresole, la Roggia Menegatta riceve i contributi idrici della Roggia
Caldonazzo e si immette quindi nel Bacchiglione in località Ca' Molini, poco a valle dello
sbocco della Roggia Porto di Cresole.
Roggia Feriana
I primi apporti al sistema idrografico afferente alla Roggia Feriana derivano da alcuni fossati
di risorgiva e di scolo a monte del Capoluogo ma i contributi più significativi si hanno a sud
dello stesso, da una serie di aree di risorgiva disposte lungo il suo corso.
Relativamente al Comune di Caldogno, tale roggia, unitamente ai numerosi affluenti,
costituisce il sistema idrografico più esteso ed articolato, che drena gran parte del territorio
comunale a sud del limite superiore della fascia delle risorgive ed in particolare la zona est
del Capoluogo, l'intera area urbanizzata tra il Capoluogo e Capovilla e gli abitati di Rettorgole
e Lobbia.
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Tra gli affluenti principali si ricordano, da nord a sud:
− il Rio S. Giovanni;
− il Rio S. Michele;
− la Roggia del Lipaoro;
− il Fosso Spin
− la Sorgente Feriana
In località Lobbia, la Roggia Feriana sbocca nel Canale Industriale, poco ad ovest dell'opera
di derivazione dal Bacchiglione.
Roggia Muzzana
Scorre in posizione marginale, in prossimità del limite occidentale del Comune.
Ha origine ad ovest -sud ovest del Capoluogo, da una serie di risorgive per lo più ubicate tra
il Capoluogo stesso e località Latezzon (Latazon).
Apporti significativi di risorgiva sono dati da:
− sulla sinistra idrografica, la Roggia Roggetta;
− sulla destra, La Roggia Preazzi, la Roggia Tiramolla, in cui confluiscono i deflussi di
alcune importanti risorgive tra le loc. Preazzi e Villaraspa, in parte in Comune di
Costabissara, e la Roggia Divisoria.
Oltre che dalle risorgive, la Roggia riceve anche dei contributi estranei al sistema di risorgiva,
costituiti da due corsi d'acqua quasi sempre asciutti:
− il Torrente Trozzo Marano Ovest (prolungamento verso nord della Roggia Roggetta);
− il Torrentello dei Marani.
La Roggia Muzzana, oltre a raccogliere i contributi idrici della zona ad est di località Volpare
e Motta (comune di Costabissara) convoglia le acque provenienti dagli insediamenti lungo la
S.P. 349 e la zona ad ovest del Capoluogo,
In località Lobbia si ha la confluenza con il Canale Industriale mentre l'immissione nel
Bacchiglione avviene più a valle, in territorio comunale di Vicenza.
¾
Per quanto riguarda l’aspetto idraulico, ed in particolare i valori di portata dei corsi
d'acqua di risorgiva, dai dati disponibili si ricavano portate medie di circa 1.50 mc/sec, ad
eccezione del Fiume Bacchiglione per il quale, nel periodo 1976-80, si sono misurati valori
medi di portata dai soli contributi di risorgiva di poco superiori a 5 mc/sec (cfr. Tabella 1).
I valori in tabella si riferiscono alle normali oscillazioni delle portate in funzione del regime
della falda; essi possono quindi aumentare in caso di episodi di piena particolarmente
rilevanti, in particolare per quanto riguarda il F. Bacchiglione che può raggiungere anche
portate superiori a 200 mc/sec (elevati apporti esterni alla rete di risorgiva).
Minori sono invece le variazioni di portata dei corsi d’acqua esclusivamente di risorgiva.
Tabella 1 - Valori di portata dei corsi d'acqua di risorgiva (in mc/sec)
PERIODO di
osservazione
Dati AIM–CNR
(valori medi)
(1976-80)
Fiume
Bacchiglione*
5.06
Roggia
Muzzana
Roggia
Feriana
1.43
1.45
Rogge
Menegatta e
Caldonazzo
1975-1976
(autunno1.54
1.12
0.58
inverno)
N.B.: Studio A.I.M. - C.N.R.:i contributi delle rogge Menegatta e Caldonazzo sono computati con quelli de
F. Bacchiglione.
* Valori relativi ai soli contributi di risorgiva
Dati CNR
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•
Altri elementi del reticolo idrografico
Esiste infine una fitta rete di fossati e scoli perimetrali agli appezzamenti agricoli,
con funzioni di drenaggio e/o di irrigazione, in prevalenza a carattere temporaneo e facenti
capo ai sistemi principali di risorgiva.
•
Canali artificiali
Anche se l'intervento dell'uomo ha interessato parte della rete idrografica, in
particolare quella di risorgiva (cfr. Elaborato c0503 Carta Geomorfologica), sono stati
classificati come canali artificiali i seguenti elementi:
− una canaletta sospesa che attraversa una ex cava a ridosso della Roggia Verlata, al limite
nord-est del comune;
− il nuovo tracciato del Rio S. Giovanni, ad est del Capoluogo, nell'area del nuovo Parco
Urbano;
− un tratto della Roggia Muzzana, a monte della segheria in loc. Molinetto;
− il "canale industriale", a sud di Rettorgole, derivazione dal Bacchiglione che collega
quest'ultimo con la Roggia Muzzana e nel quale confluisce anche la Roggia Feriana.
4.1.2 - Risorgive (I-SUP-06 e I-SUP-18)
Il fenomeno delle risorgive caratterizza gran parte del territorio comunale, dando
origine ad un proprio reticolo idrografico.
Il fenomeno interessa una fascia praticamente continua attraverso il territorio veneto, di
larghezza compresa tra 2 e 10 km, detta "fascia delle risorgive".
L'emergenza delle acque di falda può essere causata dalla presenza di terreni a bassa
permeabilità che ostacolano la circolazione idrica sotterranea (risorgive di "sbarramento") o
dalla intersezione tra la superficie dell’acquifero indifferenziato con quella topografica
(risorgive di "emergenza"); talvolta l'emergenza è favorita dall'intervento antropico con opere
artificiali (scavi, tubi infissi, dreni, ecc.).
Alcune emergenze sono perenni, pur con variazioni nelle portate defluite, altre sono invece
temporanee e si attivano solo nelle fasi di piena della falda; esiste infatti uno stretto rapporto
tra le portate defluenti dalle risorgive ed i livelli della falda a monte.
Le risorgive costituiscono una risorsa importante nel bilancio idrogeologico della
pianura vicentina, risultando inoltre degli indicatori dello stato di salute della falda e, più in
generale, degli ecosistemi ad esse connessi, e come tali andrebbero monitorate in relazione
allo stato ecologico, chimico e quantitativo
Per le loro caratteristiche rappresentano elementi di vulnerabilità ed andrebbero pertanto
adeguatamente tutelate, evitando tutti quegli interventi che potrebbero alterare il naturale
equilibrio idrogeologico.
Alcune delle emergenze si presentano come le caratteristiche “polle” (Fig. 5) in altri
casi si tratta di venute d’acqua diffuse lungo i corsi d'acqua (Fig. 6); mentre le prime sono
fisse, i secondi “migrano” in relazione al regime della falda.
In altri casi, infine, i punti di emergenza sono costituiti da scarichi che drenano la falda
subaffiorante dei campi, denominati "gatoli" (Fig. 7) oppure da tubi infissi ("fontanili") (Fg. 8).
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Figura 6 - Emergenza diffusa (loc.Via Sette)
Figura 5 - Polla di risorgiva (loc. Braglio)
Figura 7 - "Gatolo" (loc. Boschi)
Figura 8 - "Fontanile" (loc. Molin Vecio)
Per l'individuazione delle risorgive si è fatto innanzitutto riferimento alla
documentazione del P.T.C.P. (Carta della Fragilità e studio a cura dell’A.A.T.O. Bacchiglione
e Provincia di Vicenza "Tutela e valorizzazione delle risorgive della Provincia di Vicenza");
tali dati sono stati quindi verificati ed integrati con appositi rilievi di campagna.
Nel riportare le risorgive nella Carta Idrogeologica, si è distinto tra:
− sorgenti
− perimetro di area interessata da risorgive
Alcune delle risorgive indicate nel PTCP non sono riportate nell'Elaborato in oggetto in
quanto estinte o intubate; in accordo con l'Amministrazione Provinciale, la loro ubicazione è
stata comunque riportata nella Carta della Fragilità.
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Altre risorgive indicate nel P.T.C.P. corrispondono in realtà ad emergenze diffuse lungo i
corsi d'acqua; in questo caso sono state considerate come "area interessata da risorgive".
• Sorgenti
Sono state così classificate le emergenze "puntiformi" fisse, sia naturali (polle di risorgiva o
capifonte) che di origine antropica (fontanili, "gatoli").
I capifonte più significativi dal punto di vista morfologico sono individuati come "nicchie di
risorgiva" nell'Elaborato c0503 Carta Geomorfologica e sottoposte a vincolo ai sensi dell'art.
36 delle N.T.A. del P.T.C.P. (cfr. Carta dei Vincoli). Tali emergenze sono riportate anche
nella Carta delle Fragilità, come "emergenze puntiformi".
Per consentire un riferimento al Quadro Conoscitivo del P.T.C.P., ad ogni emergenza è stata
attribuita una numerazione, mantenendo quella esistente nel caso delle risorgive segnalate
nel P.T.C.P. ed attribuendo alle altre una nuova numerazione (cfr. Carta Geomorfologica e
relativo data-base).
• Perimetro di area interessata da risorgive
Con questo tematismo si sono indicati:
− ambiti più o meno estesi comprendenti emergenze ravvicinate, sia di tipo puntiforme
che diffuso lungo i corsi d'acqua;
− i singoli tratti di corso d'acqua con presenza di emergenze diffuse.
I primi sono riportati nella Carta delle Fragilità tra le "aree soggette a dissesto idrogeologico"
(aree di risorgiva) mentre le emergenze diffuse figurano tra le "altre componenti".
Tra le aree di risorgiva si ricordano in particolare quelle:
− in località Boschi, da cui trae origine la Roggia Menegatta;
− in località Due Ponti (in gran parte in Comune di Dueville), che alimentano la Roggia
Caldonazzo;
− in località Rizzotti, che alimentano la Roggia Porto di Cresole;
− nelle località Giaroni, Bergamini ovest e Rettorgole-ovest, che contribuiscono
significativamente all'alimentazione della Roggia Feriana;
− località Preazzi-Lattezzon, che contribuiscono all'alimentazione della Roggia Muzzana.
Le aree di risorgiva particolarmente significative sotto il profilo idrogeologico-ambientale e
paesaggistico sono state considerate come "invarianti".
4.1.3 - Condizioni idrogeologiche-idrauliche (I-SUP-15 e I-SUP-16)
In relazione alla dinamica delle acque superficiali, anche in rapporto alle condizioni
geologiche e morfologiche del territorio, si sono individuate e riportate:
− le aree a deflusso difficoltoso;
− le aree soggette ad inondazioni periodiche.
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•
Aree a deflusso difficoltoso
Si tratta di aree in cui le condizioni morfologiche (zone altimetricamente depresse)
unitamente a quelle idrogeologiche (presenza in superficie di terreni a permeabilità da scarsa
a nulla) e/o idrauliche (inadeguatezza della rete di scolo) comportano difficoltà di deflusso
delle acque superficiali e fenomeni di ristagno idrico.
Tra queste si segnalano in particolare le ex-aree di cava, in particolare se depresse rispetto
al piano campagna circostante.
•
Aree soggette ad inondazioni periodiche
Corrispondono all'incirca alla metà del territorio comunale e possono essere
ricondotte essenzialmente a tre diverse dinamiche:
− esondazione dei corsi d'acqua principali (Timonchio e Bacchiglione);
− esondazione della rete di bonifica e di quella locale (rogge, fossati, scoli);
− emergenza della falda acquifera.
Le aree che figurano nella Carta Idrogeologica e la relativa perimetrazione (linea blu nelle
figure sottostanti) rappresenta l'inviluppo delle diverse aree indicate nei seguenti elaborati:
− Autorità di Bacino - Tavola 5 del P.A.I. "Perimetrazione e classificazione delle aree
in relazione alla pericolosità - Pericolosità idraulica" (Fig. 9);
− Provincia di Vicenza - Tavola 2-1-B del P.T.C.P. "Carta della Fragilità - Zona sud"
(Fig. 10);
− Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta "Aree a rischio idraulico"(Fig. 11).
Fig.9
Fig.10
Fig.11
Il P.A.I. individua e classifica le aree a pericolosità idraulica per fenomeni derivanti
dalla rete idrografica principale (Timonchio e Bacchiglione).
La perimetrazione del P.A.I. fa riferimento in particolare alle aree allagate a seguito della
rottura arginale avvenuta nell'argine destro del Timonchio, poco a valle di Capovilla, in
occasione della piena del 1966
Nell'ambito del territorio comunale tali aree si collocano alle estremità orientale e
meridionale, in prossimità del confine; in particolare:
− nella classe P1 "Area a pericolosità moderata" (colore verde) - ricadono porzioni di
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territorio comunale in fregio alla tratta terminale del Torrente Timonchio (a sud di
Capovilla), quelle a ridosso o in fregio del Fiume Bacchiglione (comprendenti le località di
Cresole, Ponte Marchese e Lobbia), nonché le aree a cavallo del Canale Industriale e del
tratto inferiore della Roggia Muzzana.
− nella classe P2 "Area a pericolosità media" (colore giallo) rientrano solo due aree
estremamente limitate, a ridosso del confine orientale, in località Rizzotti;
− come "Aree fluviali" - classe P4 " Area a pericolosità molto elevata" (colore azzurro) sono
indicati il corso terminale del Torrente Timonchio, a partire dall'abitato di Capovilla, il
Fiume Bacchiglione, il Canale Industriale, lo sbocco della Roggia Feriana e la tratta
terminale della Roggia Muzzana.
Il P.T.C.P., oltre alle aree derivate dal P.A.I., individua e classifica le aree a rischio
idraulico per fenomeni legati alla rete idrografica di bonifica e minore risultanti dal Piano
Provinciale di Emergenza (2007).
Relativamente al territorio comunale:
− nella classe R1 "rischio moderato" (colore verde) - ricadono ampie porzioni del settore
nord (per lo più in corrispondenza delle aree di ex-cava) e centro meridionale (aree a
ridosso dei corsi d'acqua principali della rete di bonifica);
− nella classe R2 "rischio medio" (colore giallo) rientra una limitata porzione del territorio
comunale, comprendente le località di Lobbia, Ponte Marchese e la porzione meridionale
di Rettorgole.
Il Consorzio individua e classifica le aree a rischio idraulico per fenomeni legati alla
rete idrografica di bonifica. La suddivisione tra le diverse classi di rischio è basata
essenzialmente sul tempo di ritorno dei fenomeni (B, Tr > 20 anni; A, Tr = 2 -5 anni) mentre il
tirante idrico rimane inferiore al metro e, generalmente h ≤ 0.50m.
Relativamente al territorio comunale:
− nella classe B "rischio basso" (colore verde) - ricadono due aree: una stretta fascia a
ridosso del confine nord-orientale, denominata "Villaverla, bacino Verlata", ed una zona
più ampia, nel settore sud-occidentale, denominata "Costabissara - Vicenza";
− nella classe A "rischio alto" (colore arancio) rientra una limitata porzione del territorio
comunale, sulla sinistra idrografica del Timonchio, denominata "Bosco di Novoledo"
L'evento alluvionale del 1 Novembre 2010 ha interessato una porzione di territorio
analoga a quella del 1966 in quanto i limiti dell'esondazione sono stati condizionati
dall'assetto morfologico (Figg. 12 e 13).
In entrambi i casi, le rotture si sono verificate per sormonto arginale, evidenziando così una
condizione di "inadeguatezza" dell'argine, come riportato nella Relazione Tecnica del P.A.I.
(cap.1.5 - Descrizione delle criticità). "I profili idrometrici calcolati con il modello propagatorio
evidenziano una sensibile riduzione del franco arginale nel tratto compreso tra Caldogno e
Cresole, con locali fenomeni di sormonto per eventi a frequenza più elevata, 50 o 100 anni."
Per quanto riguarda più direttamente il comune di Caldogno, la rottura arginale più
settentrionale si è verificata subito al di fuori del confine comunale (loc. Due Ponti)
salvaguardando così la zona a sud-est di Capovilla.
Il diverso grado di pericolosità/rischio idraulico ha costituito uno dei
parametri principali nella zonizzazione della "compatibilità geologica" che figura nella
Carta delle Fragilità.
Le criticità idrauliche specifiche dei singoli corsi d'acqua ed i possibili interventi di mitigazione
sono stati invece esaminati nella Valutazione di compatibilità idraulica.
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Figura 12 - Stralcio della Tavola V "Carta degli allagamenti dell'evento alluvionale del
Novembre 1966 redatta dall'Ufficio del Genio Civile di Vicenza". (Fonte:
cartografia P.A.I.).
Figura 13 - "Carta degli allagamenti dell'evento alluvionale del Novembre 2010".
(Fonte: Comune di Caldogno).
Fig. 13
Fig. 12
Al fine di mitigare la pericolosità idraulica derivante dalla rete idrografica principale
(Timonchio e Bacchiglione) è prevista la realizzazione di un bacino di invaso sul torrente
Timonchio, ubicato in sinistra idrografica, nel settore nord-orientale del territorio comunale di
Caldogno, a confine con il Comune di Villaverla, in una zona con presenza di vecchie attività
estrattive più o meno depresse rispetto al piano campagna originario.
L'individuazione dell'area figura nella Tavola 4 del P.A.T. Carta della Trasformabilità.
4.2 - ACQUE SOTTERRANEE
Lo studio delle acque sotterranee è stato finalizzato non solo alla conoscenza degli
acquiferi, ma soprattutto alla definizione degli aspetti che possono risultare penalizzanti
nell’utilizzo del territorio, in particolare ai fini edificatori.
Tra i parametri che caratterizzano la circolazione idrica sotterranea, si sono definiti in
particolare:
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− l'andamento della falda idrica sotterranea, evidenziato dalle linee isofreatiche e dalla
direzione di deflusso;
− la profondità della superficie freatica/piezometrica dal piano campagna;
− i pozzi, in particolare quelli utilizzati ai fini idropotabili;
− il limite superiore della fascia delle risorgive.
Dal punto di vista idrogeologico il Comune di Caldogno si colloca a cavallo della
fascia delle risorgive, in una zona di transizione tra l'Alta e la Bassa Pianura alluvionale,
caratterizzata dalla comparsa di livelli argillosi impermeabili sufficientemente continui ed
estesi all’interno dei depositi permeabili.
Questo contesto comporta una differenziazione tra l’acquifero indifferenziato dell’alta
pianura, costituito dal materasso alluvionale ghiaioso/ghiaioso-sabbioso, contenente al suo
interno una falda di tipo freatico ed il sistema multifalde, a sud della fascia delle risorgive, ad
acquiferi sovrapposti e separati tra loro da orizzonti argillosi.
Tale differenziazione inizia già qualche chilometro a monte della fascia delle risorgive per la
presenza del livello argilloso posto a circa 35 m di profondità (Cfr. capitolo 3) che dà origine
ad una fascia di transizione tra i due sistemi acquiferi.
Si tratta comunque di un serbatoio idrico unitario, in cui la falda libera dell’alta
pianura regola dal punto di vista idraulico le variazioni delle riserve idriche più a valle mentre
le risorgive ne costituiscono lo sfioratore.
La sua alimentazione deriva principalmente dalle dispersioni dei corsi d’acqua, naturali o
artificiali, dagli apporti diretti dell’irrigazione e, subordinatamente, dalle precipitazioni.
•
Per quanto riguarda più direttamente il territorio comunale, è possibile distinguere
due diverse situazioni.
− Settore a nord del limite superiore della fascia delle risorgive.
Si è in presenza essenzialmente di due acquiferi, di cui quello superficiale, costituito dal
materasso granulare di natura ghiaioso-sabbiosa, è sede di una falda libera, in grado di
oscillare in relazione alle diverse fasi del proprio regime.
− Fascia delle risorgive e settore a sud.
L'acquifero è differenziato in un sistema multifalde, con una falda freatica a debole
profondità dal piano campagna (talora assente) cui seguono, verso il basso, più falde in
pressione (risalienti o artesiane), alloggiate nei livelli più permeabili.
Questo contesto è determinato dall’alternanza in senso verticale e da eteropie laterali tra
terreni fini limoso-argillosi, a bassa conducibilità idraulica, e terreni granulari permeabili
prevalentemente sabbioso-limosi, a tratti con ghiaia.
Nella Carta idrogeologica figura il limite superiore della fascia delle risorgive mentre nella
Carta delle Fragilità è individuata l'intera fascia.
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4.2.1 - Caratteristiche della circolazione idrica sotterranea - Acquifero indifferenziato
(I-SOT-03, I-SOT-04, I-SOT-05, I-SOT-06)
Andamento della falda freatica
•
. Per definire l'andamento della falda idrica sotterranea si è utilizzato un rilievo
freatimetrico effettuato in data 26.03.2004 per conto dell'Amministrazione Comunale.
Le misure relative ai singoli pozzi figurano in tabella 2; i pozzi utilizzati sono rappresentati
nell'elaborato c0502 e le rispettive quote assolute della falda sono riportate neI data-base.
Tabella 2 - Rilievi freatimetrici del 26.03.2004
n° pozzo
Quota bocca pozzo
(m s.l.m.)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
58,55
58,16
59,57
59,89
58,40
58,13
55,61
62,99
61,71
60,95
57,00
55,00
53,78
55,99
55,71
----
Profondità da bocca pozzo
(m)
-3,15
-2,94
-4,08
-4,05
-3,44
-2,99
-2,11
-7,72
-6,51
-7,31
-4,56
-0,45
-2,21
-1,82
-0,33
-----
Quota assoluta
(m s.l.m.)
55,40
55,22
55,49
55,84
54,96
55,14
53,50
55,27
55,20
53,64
52,44
54,55
51,57
54,17
55,38
53,08*
* Valore fornito dal Centro Idrico di Novoledo
Le misure sono state limitate ai soli pozzi freatici, ubicati a nord o immediatamente a
ridosso del limite superiore della fascia delle risorgive; più a sud, infatti, tali misure sono poco
significative in quanto molti dei pozzi esistenti attingono da acquiferi profondi, diversi e
spesso da più acquiferi contemporaneamente, oppure si tratta di pozzi artesiani, con
deflusso libero.
In occasione dei rilievi, data l'assenza di punti quotati utilizzabili per l’elaborazione delle
misure freatimetriche, è stata eseguita anche una livellazione topografica dei pozzi utilizzati
per le misure (riferimento bocca pozzo); lo “zero” è stato posto sulla S.S. 349, in
corrispondenza dell’incrocio con Via Pontaron (quota di riferimento 65.82 m s.l.m.).
•
Sulla base dei dati freatimetrici del 26.03.2004, si sono tracciate le linee
isofreatiche.
Il loro andamento individua una direzione generale di deflusso da NO verso SE, pur con
variazioni legate a condizioni locali.
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Dal confronto tra queste e le isofreatiche riportate in bibliografia risulta una sufficiente
concordanza della configurazione morfologica areale della falda, pur con reti e periodi di
misura molto diversi, fatto questo che indica una relativa costanza nell'andamento del
deflusso sotterraneo.
•
Il gradiente risulta molto variabile e compreso tra 1.0%0 e 7.0%0, mentre la velocità,
calcolata in corrispondenza di una sezione di deflusso localizzata in prossimità del limite
settentrionale del territorio comunale, è compresa tra 13 e 28 m/giorno (Studio A.I.M.C.N.R.).
•
Le oscillazioni della superficie freatica risultano in stretta relazione con quelle dei
corsi d'acqua principali che, con le loro dispersioni, rappresentano la principale fonte di
alimentazione.
Come per i corsi d'acqua, il regime della falda freatica è pertanto definito normalmente da
due fasi di piena, una tardo primaverile ed una autunnale, e due fasi di magra, estiva ed
autunnale, in ritardo di circa un mese rispetto alla culminazione del regime fluviale.
In linea generale, le oscillazioni della superficie freatica tendono a decrescere
progressivamente avvicinandosi al limite superiore della fascia delle risorgive.
Per quantificare tali oscillazioni si sono utilizzati i dati gentilmente forniti dal Centro Idrico di
Novoledo e relativi al pozzo ubicato all’estremità occidentale del Comune, in località
C. Gelain (pozzo 27 del Centro Idrico di Novoledo, indicato nella tavola con il 16), monitorato
a partire dal 1971, prima da A.I.M. e successivamente dal Centro stesso.
I dati disponibili indicano una elevata variabilità del livello freatico, con oscillazioni
generalmente comprese tra 2.0 ÷ 4.5 metri ma che possono raggiungere valori anche molto
superiori nel caso di piene eccezionali della falda.
Nonostante gli elevati valori di picco misurati saltuariamente, il trend del livello
medio della falda individua un progressivo abbassamento, soprattutto a partire dal 1981, a
cui si accompagna anche un progressivo impoverimento dei deflussi di risorgiva.
4.2.2 - Profondità della falda dal piano campagna (I-STO-01)
Nel settore a nord del limite superiore della fascia delle risorgive, per la definizione
di questo parametro si è fatto riferimento all'andamento delle isofreatiche relativo alle misure
del 2004, assumendo però come quote della falda quelle del febbraio 2009, corrispondenti
ad una fase di massimo innalzamento relativo e mediamente superiori di 2 metri rispetto ai
valori misurati.
Come quota di riferimento si è utilizzata quella misurata al pozzo 27 del Centro Idrico di
Novoledo (pozzo 16 nella Carta Idrogeologica).
Nell'elaborazione del tematismo non si è tenuto conto delle anomalie costituite dalle ex-cave
depresse, dato l'andamento molto irregolare del piano campagna, ed i valori di soggiacenza
si riferiscono alle aree non scavate o a quelle ripristinate alla quota originaria.
Nella porzione del territorio a valle del limite superiore della fascia delle risorgive, la
profondità della falda è stata considerata inferiore a 2 m, ad eccezione della aree in
corrispondenza del dosso fluviale, sulla base del contesto idrogeologico e dei valori medi di
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soggiacenza ricavati dalle indagini geognostiche effettuate nell'area.
Si sono così definite 3 classi di profondità, individuate nella tavola da:
− aree con profondità della falda compresa tra 0 e 2 m dal p.c.;
− aree con profondità della falda compresa tra 2 e 5 m dal p.c.;
− aree con profondità della falda compresa tra 5 e 10 m dal p.c.;
Dall'esame dell'Elaborato e dai dati disponibili emerge che su gran parte del
territorio comunale la soggiacenza della falda risulta inferiore a 2 m, con frequenti condizioni
di falda subaffiorante (p ≤ 0.50 m).
Valori di soggiacenza superiori a 2 metri sono limitati al settore nord-occidentale,
indicativamente a monte dell'allineamento tra le località Chiodo - Pomaroli - Case Graziani.
In occasione di un sopralluogo, effettuato in data 15.01.2011, anche alcune aree ricadenti
nella fascia di profondità 2 ÷ 5 m, sono risultate allagate per affioramento della falda idrica
sotterranea. Si tratta di situazioni particolari, legate ad una fase di piena eccezionale della
falda, di cui comunque si deve tener conto in una prospettiva di utilizzo ai fini urbanistici.
4.2.3 - Sistema multifalde - Acquiferi profondi (I-STO-07 e I-SOT-10)
Per quanto riguarda gli acquiferi profondi, secondo quanto riportato nel già citato
lavoro A.I.M.-C.N.R.-1987, risultano individuate almeno sei fasce preferenziali di attingimento
sovrapposte, separate da livelli impermeabili o semipermeabili, di spessore variabile tra
qualche metro e qualche decina di metri.
Le principali falde acquifere sono localizzate all’incirca a profondità medie di 30, 50, 90,
120, 160 e 210 m; quelle sui 90, 120 e 160 m sono le più produttive nel vicentino.
Per i pozzi più superficiali, i livelli acquiferi principali si collocano ad una profondità compresa
tra 25 ÷ 35 m e 40 ÷ 50 dal p.c., con uno spessore compreso tra 4 e 8 m.
I livelli produttivi più profondi, sfruttati dal pozzo comunale “Molinetto” sono tra 63 ÷ 65 m, 67
÷ 78 m e 84 ÷ 95 m.
Gli acquiferi più superficiali (30 e 50 m) sembrano essere in comunicazione idraulica tra loro
attraverso strati semipermeabili, tra quelli più profondi la separazione sembra più netta.
Le falde sono caratterizzate da una buona potenzialità e da esse attingono
numerosi acquedotti sia privati che pubblici.
Nella tavola sono riportati i 3 pozzi ad uso acquedottistico, di cui uno comunale (pozzo
"Molinetto") e due ex-AMAG in loc. Fornaci, per i quali sono individuati i rispettivi limiti di
rispetto delle opere di presa.
Come si può osservare in figura 14, la maggior parte degli emungimenti avviene dalle falde
superficiali, in particolare nel caso di pozzi privati, mentre i pozzi utilizzati come acquedotto
pubblico attingono da falde più profonde.
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Figura 14 - Distribuzione dei pozzi per profondità
di attingimento (da: "Bacino del
Bacchiglione:
studi
e
ricerche
idrogeologiche finalizzati alla messa
a punto di modelli matematici per la
tutela e la gestione delle risorse
idriche sotterranee").
¾
Per quanto riguarda l'aspetto quantitativo della risorsa idrica, il comune di Caldogno
rientra nelle zone con elevata concentrazione di prelievi di acque sotterranee per uso
idropotabile, denominate "Aree di produzione diffusa di importanza regionale", così come
individuate in Tabella 3.22 dell'Allegato A2 al Piano di Tutela delle Acque "Indirizzi di Piano".
Per le caratteristiche e l'importanza delle riserve idriche sotterranee, il Comune figura anche
tra le "aree di primaria tutela quantitativa degli acquiferi", comprendenti i Comuni di cui alla
Tab. 3.20 dell'All. A2 "Indirizzi di Piano" al Piano di tutela delle Acque.
Per tali motivi risulta importante la salvaguardia delle caratteristiche qualitative e quantitative
delle falde idriche sotterranee.
E’ pertanto necessaria una corretta gestione di questa risorsa idrica che ne tuteli le
caratteristiche qualitative e quantitative.
4.3 - Vulnerabilità degli acquiferi nei confronti dell'inquinamento
Con il termine “vulnerabilità” si intende la "suscettibilità specifica dei sistemi
acquiferi, nelle loro diverse parti componenti e nelle diverse situazioni geometriche ed
idrodinamiche, di ingerire e diffondere un inquinante fluido o idroveicolato tale da produrre
impatto sulla qualità delle acque sotterranee nello spazio e nel tempo” (Civita, 1987).
Si tratta quindi di un parametro fortemente condizionato dall’assetto idrostrutturale,
dipendendo dalla geometria delle strutture acquifere, dalla natura del suolo e della copertura,
dalle modalità con cui si realizza la circolazione idrica sotterranea, nonché dai processi di
interazione fisica ed idrogeochimica che determinano la qualità naturale dell'acqua
sotterranea e la mitigazione di eventuali inquinanti che penetrano nel sistema.
In linea generale, la falda indifferenziata e quella più superficiale sono quelle caratterizzate
dalla maggiore vulnerabilità, in particolare nel caso di soggiacenza limitata.
Come visualizzato nella "Carta del rischio risorse idropotabili" del Piano provinciale
di Emergenza (Fig.15), che riprende in parte lo studio di A.I.M.-C.N.R., 1987, nell'ambito del
territorio comunale si possono distinguere due diverse condizioni di vulnerabilità degli
acquiferi in funzione della tipologia degli stessi.
• L'acquifero indifferenziato, a monte del limite superiore della fascia delle risorgive,
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presenta un grado di vulnerabilità "variabile", con:
− zone a vulnerabilità bassa o quasi nulla in presenza dell’orizzonte superficiale
argilloso-limoso;
− zone a vulnerabilità molto elevata od elevata in corrispondenza dei tratti disperdenti dei
corsi d’acqua (T. Timonchio) e delle aree di cava, specialmente se con falda affiorante.
• L'acquifero in pressione, a valle, presenta un grado di vulnerabilità "basso"; la presenza
degli orizzonti argillosi di separazione tra i diversi acquiferi comporta infatti una loro
“salvaguardia” nei confronti di inquinanti immessi direttamente in superficie, ad eccezione
dell’eventuale acquifero più superficiale, di tipo freatico.
Esiste comunque sempre la possibilità di inquinamento, legato o ad inquinanti provenienti
dalla falda libera presente a monte oppure a cattivo isolamento dei pozzi.
Figura 15 - Stralcio da Tav. R.RIS 1/1 "Carta del rischio risorse idropotabili" - Individuazione di
pozzi e sorgenti e attibuzione del grado di rischio (da: Piano Provinciale di Emergenza)
Nel medesimo studio viene anche analizzato il grado di rischio per i pozzi di
approvvigionamento idropotabile
Ai tre pozzi presenti nel territorio comunale viene attribuito un grado di rischio "elevato".
Le falde acquifere profonde sono infatti sufficientemente protette da episodi di inquinamento
a carattere locale, grazie alla presenza degli orizzonti argillosi impermeabili, ma possono
venire facilmente contaminate da inquinanti provenienti da monte.
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5 - Elaborato c0503 - CARTA GEOMORFOLOGICA
™
Le caratteristiche morfologiche di un territorio sono il risultato di una serie di
processi legati alla dinamica esogena ed endogena, nonché ad interazioni con la biosfera e
l’antroposfera.
Trattandosi di un territorio di pianura, le forme morfologiche risultano legate essenzialmente
alle dinamiche fluviali ed all'intervento antropico.
Nel rappresentare graficamente le diverse forme si è distinto tra:
• forme strutturali
• forme fluviali e fluvioglaciali
• forme artificiali
5.1 - FORME STRUTTURALI (M-STR-18)
Relativamente a questo aspetto si sono riportate le isoipse con quota in metri s.l.m. ed
equidistanza di 1 m, che mettono in risalto l’andamento della superficie topografica.
L'elaborazione è stata basata essenzialmente sulle quote ricavate dalla Carta Tecnica
Regionale Numerica; nel settore meridionale (fogli Rettorgole, Cavazzale e Polegge) la
C.T.R.N è stata integrata con rilievi quotati di dettaglio (ove esistenti) e con la cartografia
regionale precedente al fine di ovviare a differenze ed anomalie tra le quote.
Dall'andamento delle isoipse risulta evidenziata la decrescita altimetrica da nord-ovest verso
sud-est, come pure la diminuzione del gradiente topografico.
Si passa infatti da valori medi compresi tra 8÷7%o (con massimi anche superiori al 10 %o) a
nord, a valori più ridotti (p = 7÷4%o) nel settore centrale fino a pendenze estremamente
ridotte nel settore meridionale, indicativamente a sud dell’allineamento RodighieroPalazzina-Cresole nord-estremità orientale di via Rizzotti, con valori medi compresi tra
1÷3%o.
Con analogo andamento NNO-SSE risultano individuate anche tre fasce depresse,
subparallele, separate da due alti strutturali: il primo in corrispondenza del vecchio corso del
torrente Timonchio, il secondo con direzione Capoluogo-Bergamin.
5.2 - FORME FLUVIALI E FLUVIOGLACIALI (M-FLU-06, M-FLU-07, M-FLU-16, M-FLU-17, MFLU-21, M-FLU-33 e M-FLU-35))
Relativamente a queste forme, nell'Elaborato in oggetto si sono riportate:
− traccia di corso fluviale estinto, a livello di pianura o leggermente incassato;
− traccia di corso fluviale estinto, a livello di pianura o leggermente incassato, incerto;
− testata di incisione di risorgiva
− orlo di scarpata di erosione fluviale o di terrazzo: altezza inferiore a 5 m;
− alveo con recente tendenza all'erosione laterale;
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− area depressa in pianura alluvionale;
− dosso fluviale.
•
Alcune tra le forme considerate, ovvero:
− traccia di corso fluviale estinto, a livello di pianura o leggermente incassato;
− traccia di corso fluviale estinto, a livello di pianura o leggermente incassato, incerto;
− dosso fluviale.
riguardano dinamiche fluviali non più attive a seguito di interventi di deviazione o rettifica
dell'andamento di alcuni corsi d'acqua.
La loro definizione è stata effettuata sulla base della cartografia storica del catasto austroitaliano dei primi dell'800; nei casi in cui non è stato possibile un riscontro morfologico o
individuare un riferimento con le mappe catastali attuali o con la C.T.R.N., tali forme sono
state considerate "incerte".
La maggior parte di queste forme è stata individuata nel settore centro-meridionale del
territorio comunale, in relazione ad interventi sulla rete idrografica di risorgiva, ma la più
significativa è quella relativa al T. Timonchio.
"Paleoalveo" del Timonchio
Corrisponde al vecchio alveo del Timonchio, abbandonato a seguito di un evento alluvionale
verificatosi nei primi decenni del 1800, che si sviluppa subparallelamente all'attuale corso
d'acqua toccando le località di Capovilla, Cresole e Rettorgole.
Nella parte ancora sufficientemente conservata, costituisce un dosso fluviale che emerge di
alcuni metri rispetto alla pianura circostante, costituendo un elemento di unicità
geomorfologica e paesaggistica.
Oltre ad una rilevante valenza morfologica, questo alto strutturale ha anche una importanza
idraulica costituendo un limite fisico alle esondazioni dell'attuale corso d'acqua.
•
Per quanto riguarda le forme fluviali "attive", si sono riportati gli orli di scarpata di
erosione fluviale in corrispondenza dei corsi d'acqua principali, evidenziando alcuni tratti di
alveo con recente tendenza all'erosione laterale individuati sulla sponda destra del
Timonchio (loc. Boschi) e della Roggia Caldonazzo (loc. Cresole)
•
Legate alle dinamiche fluviali ed in particolare alla diverse modalità di messa in
posto dei depositi alluvionali sono le aree depresse in pianura alluvionale, spesso soggette
a ristagni superficiali e/o a condizioni di elevata saturazione dei terreni a causa della
presenza, in superficie, di litotipi prevalentemente limo-argillosi.
Per individuare tali aree si è proceduto all’elaborazione dei punti quotati della carta tecnica
regionale, tenendo conto, per quanto possibile, delle condizioni altimetriche locali (presenza
di punti più rilevati quali argini o rilevati stradali).
Come si può notare nella Tavola, la maggior parte di tali forme si localizza nel settore
meridionale del territorio comunale, dove la pendenza della superficie topografica presenta
una brusca diminuzione.
•
Come testate di incisione di risorgiva si sono riportate le emergenze "puntiformi"
fisse (capifonte) più significative dal punto di vista morfologico, che rappresentano elementi
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di vulnerabilità e, come tali, sono riportate anche nella Carta delle Fragilità.
Alcune di esse corrispondono a quelle riportate nello studio a cura dell'A.A.T.O. Bacchiglione
e della Provincia di Vicenza, altre derivano dai rilievi appositamente eseguiti.
Per consentire un riferimento al Quadro Conoscitivo deP.T.C.P., ad ogni emergenza è stata
attribuita una numerazione, mantenendo quella esistente nel caso delle risorgive segnalate
nello studio sopra citato ed assegnando alle altre una nuova numerazione; tale numerazione
figura nella Carta Geomorfologica e nel relativo data-base.
Si tratta di elementi generatori di vincolo ai sensi dell'art. 36 delle N.T.A .del P.T.C.P. 2010 e
come tali figurano anche nella Carta dei Vincoli.
5.3 - FORME ARTIFICIALI (M-ART-05, M-ART-06, M-ART-18, M-ART-21, M-ART-23, M-ART-24,
M-ART-25, M-ART-26 e M-ART-32)
Le forme artificiali possono essere ricondotte essenzialmente a due tipologie principali::
− forme legate all'attività estrattiva;
− opere di difesa o di regimazione idraulica o inerenti la viabilità:
5.3.1 - Forme legate all'attività estrattiva (M-ART-05, M-ART-06, M-ART-18, e M-ART-32)
Per la loro individuazione si sono utilizzati i dati forniti dalla Regione e quelli del P.T.C.P.,
confrontati con quelli del P.R.A.C., da altra documentazione reperita presso gli uffici della
Provincia e del Comune, nonché quelli emersi nel corso dei rilievi di campagna.
Sono localizzate soprattutto a monte del limite superiore della fascia delle risorgive,
individuato indicativamente dall'allineamento Volpare – Capoluogo – Capovilla, ma alcuni siti
sono state individuati anche più a sud (Via Sette, loc. Latezzon e loc. Maglio).
Si tratta di attività legate all'estrazione di argilla per laterizi, che interessano i
depositi più superficiali di natura limo-argillosa costituenti un orizzonte, di spessore
mediamente pari a 3-4m, al tetto del materasso alluvionale ghiaioso-sabbioso.
L’attività estrattiva, iniziata presumibilmente negli anni '40 - ''50, si protrae anche
attualmente, seppure in modo più discontinuo.
•
Allo stato attuale sono segnalate come "attive" dalla Regione n. 3 cave, la
“Scartesini”, la “Faresin” e la “Fontana”, ma nelle ultime due, al momento dei rilievi, l'attività
non era ancora iniziata.
Nella Carta Geomorfologica è pertanto indicata come cava attiva la sola cava "Scartesini"
(cod. id. Regione 7836A), localizzata al confine con il Comune di Villaverla.
•
Per il resto si tratta di cave abbandonate o dismesse, per la maggior parte
ripristinate all'uso agricolo, alcune alla quota del piano campagna originario, altre ad una
quota inferiore.
Si ricorda in proposito che la L.R. n.44/1982 definisce come cave “abbandonate” quelle in cui
l’attività è cessata prima della L.R. n. 36/1975, come “dismesse” quelle in cui l’attività è
cessata dopo l'entrata in vigore della medesima legge.
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In corrispondenza delle ex-cave depresse sono diffusi i fenomeni di allagamento e/o ristagno
superficiale, data la limitata soggiacenza della falda idrica sotterranea e la mancanza di
sistemi di scolo.
Oltre alle problematiche di tipo idrogeologico ed idraulico, un aspetto
particolarmente delicato riguarda la natura del materiale utilizzato per le ricomposizioni.
Solo per alcune di esse esiste una documentazione relativa a tale materiale e, tra queste, sei
risultano essere state adibite a discarica R.S.U. ed assimilabili o miste; la tipologia dei
materiali è specificata nel data-base relativo.
Due di questi siti figurano anche nella Carta della Fragilità del P.T.C.P., indicati come "aree
degradate per la presenza storica di rifiuti".
Si tratta di depositi di rifiuti realizzati anche dai singoli Comuni o da privati, prevalentemente
prima degli anni '80, di vecchie discariche, non più utilizzate, non ripristinate e antecedenti la
normativa di settore, nonché di situazioni ambientali in genere, potenzialmente in grado di
creare od aggravare contaminazioni di suolo, sottosuolo ed acque sotterranee.
E' ipotizzabile che i rifiuti siano stati depositati a diretto contatto con il terreno in posto, di
natura essenzialmente sabbioso-ghiaiosa, permeabile, e spesso in falda acquifera.
Le analisi chimiche effettuate, in alcuni siti, su campioni di terreno e di acqua hanno
comunque evidenziato livelli di inquinamento in genere ridotti e comunque variabili in
funzione del sito e della tipologia dei rifiuti, in prevalenza superiori nei terreni rispetto alle
acque.
Per regolamentare le procedure e verificare i possibili rischi connessi a queste situazioni, la
Provincia di Vicenza ha recentemente emanato la Del.G.P. n. 335 del 05/10/2010 "Linee
guida e criteri generali per la gestione di siti degradati dalla presenza di rifiuti depositati
prima dell'entrata in vigore della relativa normativa di settore dislocati nel territorio della
Provincia di Vicenza", a cui si rimanda.
Di queste diverse condizioni si è tenuto conto nell'elaborazione della compatibilità
geologica (Elaborato 03 Carta delle Fragilità).
Le discariche per R.S.U. , R.S.A. e miste sono state classificate come "non idonee"; nel caso
delle discariche per inerti e per terre da scavo, il materiale costituente il riempimento è stato
considerato alla stregua del materiale di riporto utilizzato per gli altri riempimenti ed i siti sono
stati classificati come "idonei a condizione".
5.3.2 - Opere di difesa o di regimazione idraulica o inerenti la viabilità (M-ART-21, MART-23, M-ART-24, M-ART-25 e M-ART-26)
Comprendono:
− alcuni alvei di corso d’acqua pensile, appartenenti alla rete idrografica di bonifica e
localizzati nel settore nord-orientale del territorio comunale;
− alcune briglie, talora associata a chiuse, individuate lungo i corsi d'acqua principali;
− le opere di difesa fluviale rilevate;
− gli argini principali, del torrente Timonchio e del fiume Bacchiglione;
− i rilevati stradali;
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I rilevati stradali, in particolare, possono dar luogo a condizioni di criticità idraulica
ostacolando il deflusso delle acque superficiali, come accaduto nel caso dei rilevati dei ponti
(stradale e pedonale) che attraversano il Bacchiglione a Cresole nell'evento alluvionale del
novembre 2010.
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6 - Caratterizzazione sismica
Con deliberazione n. 67 del 03.12.2003, recependo i criteri generali dell'Ordinanza
P.C.M. n. 3274/2003, IL Consiglio Regionale del Veneto ha approvato la nuova
classificazione sismica dei Comuni del Veneto.
In base a tale classificazione, il Comune di Caldogno è classificato in zona sismica 3.
Con deliberazione n. 71 del 22.01.2008 la Giunta Regionale, pur confermando per gli aspetti
amministrativi la classificazione sismica dei Comuni di cui all'O.P.C.M. n. 3274/2003,
recepisce i criteri generali di classificazione e la mappa di pericolosità sismica del territorio
nazionale allegati all'Ordinanza P.C.M. n. 3519/2006.
Dall'analisi di tale mappa (redatta dall'Istituto di Geofisica e Vulcaanologia) nel 2004 si può
dedurre che il territorio comunale ricade nella fascia di valori di accelerazione orizzontale
massima al suolo, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, riferiti a suoli di
categoria A (ag) compresi tra 0,150g e 0,175g.
In realtà, il valore di accelerazione ag non può essere utilizzato direttamente per
calcolare l'azione sismica in quanto il moto sismico risulta in stretta relazione con le
caratteristiche topografiche, geotecniche ed idrogeologiche locali, fenomeno questo
conosciuto come "risposta sismica locale" o "effetto sito".
Alcune situazioni geologiche e/o idrogeologiche possono infatti amplificare il moto sismico,
aumentando gli effetti dei terremoti; per una corretta valutazione dell'azione sismica è
pertanto necessario che siano adeguatamente definite le condizioni geologiche,
idrogeologiche e geotecniche dell'area di intervento.
Le caratteristiche idrogeologiche del territorio comunale:
− elevata eterogeneità e scadenti caratteristiche dei terreni di fondazione
− ridotta profondità della falda dal piano campagna
possono modificare il moto sismico atteso, con possibili fenomeni di amplificazione sismica
legati alla eterogeneità dei depositi e fenomeni di liquefazione (presenza di terreni sabbiosi
poco addensati e falda superficiale).
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7 - Tavola 2 - CARTA DELLE INVARIANTI
™
Le invarianti a carattere geologico che figurano nell'elaborato sono costituite da
ambiti territoriali caratterizzati da particolari evidenze morfologiche ed idrogeologiche e che,
come tali, devono essere oggetto di conservazione, tutela e valorizzazione, evitando
interventi di trasformazione che esulino da tali finalità.
Nel territorio comunale di Caldogno sono stati indicati come invarianti:
− le aree di risorgiva più significative;
− il dosso fluviale presente nel settore orientale, per la parte non ancora urbanizzata.
Le aree di risorgiva corrispondono agli "ambiti" più significativi, sotto l'aspetto
idrogeologico, ambientale e paesaggistico tra quelli individuati nella Carta idrogeologica e
nella Carta delle Fragilità, comprendenti gruppi di emergenze ravvicinate, sia di tipo
puntiforme che diffuso lungo i corsi d'acqua.
Per l'elevata valenza idrogeologica, nonché paesaggistica ed ambientale, tali forme sono da
sottoporre a specifiche forme di conservazione e tutela.
Il dosso fluviale, per la parte non ancora urbanizzata, costituisce elemento
caratterizzato da valenza ed unicità geomorfologica e paesaggistica e, come tale, da
salvaguardare vietando soprattutto modifiche all'assetto morfologico.
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8 - Tavola 3 - CARTA DELLE FRAGILITA'
™
Per quanto di competenza, questa tavola deriva da una valutazione incrociata degli
aspetti riportati in dettaglio nelle tavole del Quadro Conoscitivo relativi alla Matrice 05 Suolo
e Sottosuolo e costituiti da:
− Carta Geolitologica (Elaborato c0501)
− Carta Idrogeologica (Elaborato c0502)
− Carta Geomorfologica (Elaborato c0503)
e rappresenta la diversa "idoneità" del territorio a recepire le trasformazioni urbanistiche, ed
in particolare quelle edificatorie, tramite la valutazione della "compatibilità geologica" e
l'analisi dei fattori di criticità, tra cui le "aree a dissesto idrogeologico".
L’uso del territorio, infatti, non è legato solamente alle caratteristiche geotecniche e
geomeccaniche dei terreni direttamente interessati dalla trasformazione, ma risulta
strettamente collegato alle condizioni morfologiche, idrogeologiche ed idrauliche, nonché agli
interventi antropici effettuati.
Si è cercato pertanto di analizzare il territorio e le sue realtà attraverso l'interdipendenza dei
fattori fisici e degli equilibri naturali che lo regolano.
I tematismi rappresentati nella tavola riguardano:
− la compatibilità geologica ai fini urbanistici;
− le aree soggette a dissesto idrogeologico;
− altre componenti di fragilità.
In funzione della compatibilità geologica il territorio comunale è stato suddiviso in:
− aree idonee a condizione
− aree non idonee
Si sono quindi individuate e perimetrate le zone interessate da fattori morfologici, geologici,
idrogeologici e/o idraulici tali da condizionare l'utilizzazione urbanistica del territorio
individuando le seguenti aree a dissesto idrogeologico:
−
−
−
−
area a ristagno idrico (IDR01);
area esondabile (IDR02);
area di risorgiva (RIS);
area con presenza di una o più attività estrattive, in atto, dismesse o abbandonate
(ALT).
Tra le altre componenti di fragilità, nella Tavola sono state infine inserite:
− le risorgive puntiformi attive (capifonte);
− le risorgive puntiformi estinte o intubate;
− le emergenze diffuse lungo i corsi d'acqua;
− la fascia delle risorgive, individuata tramite il limite superiore e quello inferiore;
che rappresentano altri elementi di vulnerabilità del territorio e, come tali, tendono a
condizionarne in modo più o meno rilevante l'utilizzo.
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Per ogni tipologia di "area" si sono quindi redatte specifiche norme tecniche nelle quali
figurano i limiti e le indicazioni che ne regolano l'utilizzo.
¾
Al fine di una migliore comprensione delle problematiche alla base della Carta delle
Fragilità, si ritiene utile riportare uno schema riassuntivo derivante dall'analisi comparata
degli elaborati del Quadro Conoscitivo, illustrati nel dettaglio ai capitoli precedenti,
relativamente all’utilizzo del territorio, non solo ai fini edificatori.
- La presenza di ampie porzioni di territorio compromesse in modo più o meno rilevante
dall’attività estrattiva prima e dal ripristino delle aree scavate poi, dà luogo a situazioni
“delicate” e talora complesse, in particolare per quanto riguarda possibili fenomeni di
contaminazione di suolo, sottosuolo ed acque sotterranee.
- L’elevata variabilità nell’andamento spaziale, nello spessore e nelle caratteristiche
geotecniche dei diversi litotipi, in particolare a valle del limite superiore della fascia delle
risorgive, può comportare problematiche negli interventi di tipo edificatorio.
- Le particolari condizioni idrogeologiche nei settori centrale e meridionale del territorio
comunale, con presenza di falda freatica a profondità limitata dal piano campagna e talora
subaffiorante o di falde superficiali confinate, in pressione, possono costituire elemento
penalizzante nel caso di scavi e nella realizzazione di strutture interrate (ad esempio per
venute d'acqua, instabilità dei fronti di scavo, fenomeni di sottospinta idraulica, ecc), con
necessità di adottare accorgimenti particolari.
− Le carenze che interessano le arginature sulla destra idrografica del T. Timonchio e del F.
Bacchiglione (in Comune di Dueville) e le condizioni di sofferenza idraulica di gran parte
dei principali ricettori delle acque di scorrimento superficiale (rete idrografica di bonifica)
rappresentano elementi di criticità, talora anche rilevanti, nel contesto idrogeologico ed
idrografico locale. Questo comporta la necessità di adeguate misure di manutenzione e di
salvaguardia del reticolo idrografico e delle opere di regimazione e di difesa idraulica.
8.1 - COMPATIBILITA' GEOLOGICA AI FINI URBANISTICI
La valutazione della compatibilità geologica, in accordo con il percorso
metodologico suggerito dalla normativa regionale, è stata affrontata attraverso l'esame dei
vari tematismi che compongono il Quadro Conoscitivo, in particolare:
− condizioni di criticità di tipo idraulico legate a fenomeni di esondabilità;
− esistenza di criticità di tipo idrogeologico quali aree soggette a ristagni superficiali e
fenomeni di risorgiva;
− presenza, tipologia e condizioni morfologiche di aree interessate dall'attività
estrattiva;
− soggiacenza della falda;
− caratteristiche geotecniche dei terreni (granulometria e tessitura, grado di
addensamento, consistenza, presenza di elevata eterogeneità);
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Sulla base dei diversi aspetti e della presenza o meno di criticità, il territorio comunale è stato
quindi suddiviso nelle seguenti classi:
•
•
aree idonee a condizione
aree non idonee
Qualunque sia il grado di idoneità dell'area in cui ricade l'intervento di trasformazione è
necessario che siano adeguatamente definiti il modello geologico e la caratterizzazione
geotecnica dei terreni, nonché le condizioni idrogeologiche ed idrauliche; questo al fine di
valutarne la compatibilità con il contesto in cui l'intervento stesso si inserisce.
Per qualsiasi intervento di trasformazione urbanistica (nuova costruzione, ampliamento,
ristrutturazione, viabilità, ecc.) si dovrà fare riferimento alla normativa vigente, in particolare
al D.M. 14.01.2008e s.m.i. e Circolare Ministero LL.PP. n. 617/2009.
Per il sito di intervento e la progettazione delle opere si dovranno inoltre effettuare la
caratterizzazione sismica, l'analisi dei possibili fenomeni di amplificazione, le verifiche
prescritte e quanto altro richiesto dalla normativa vigente, con riferimento in particolare
all'O.P.C.M. n. 3519/2006 ed alla successiva D.G.R. n. 71/2008 di recepimento.
8.1.1 - Aree idonee a condizione
Si tratta di aree in cui gli aspetti morfologici, geologici-geotecnici, idrogeologici ed idraulici,
nonché gli interventi antropici effettuati tendono a condizionare in modo più o meno
importante l'uso del territorio e possono richiedere interventi preventivi e/o di sistemazione.
Comprendono la quasi totalità del territorio comunale, caratterizzato dalla presenza di uno o
più dei seguenti elementi di criticità:
− condizioni di pericolosità/rischio idraulico per fenomeni di allagamento legati ad
esondazione dei corsi d'acqua e/o affioramento della falda idrica sotterranea e grado di
pericolosità/rischio;
− aree di cava, dismesse o abbandonate, depresse o ripristinate alla quota del piano
campagna, spesso interessate da riporti di materiali eterogenei o di natura non nota;
− limitata soggiacenza della falda idrica, inferiore a 2 metri su gran parte del territorio
comunale;
− alluvioni fortemente eterogenee, sia per quanto riguarda la natura litologica che la
distribuzione spaziale, con caratteristiche geotecniche molto variabili, per lo più da
mediocri a scadenti;
− condizioni di drenaggio difficoltoso e/o saturazione dei terreni;
− presenza di risorgive, puntiformi o diffuse;
− presenza di paleoalvei;
Per queste aree, agli artt. 22 e 22.1 delle NTA sono riportati gli indirizzi, i criteri e le
prescrizioni da seguire per gli interventi urbanistici.
Incrociando i dati relativi ai diversi tematismi sopra riportati, le aree idonee a condizione sono
state suddivise in 17 "sottoclassi" contraddistinte da diversi ed in genere crescenti gradi di
penalizzazione.
Per ognuna delle 17 tipologie di "sottozona", all' art. 22.2 delle NTA sono riportati gli indirizzi,
i criteri e le prescrizioni da seguire per gli interventi urbanistici.
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Sotto classificazione delle aree idonee a condizione
N°
Fattori condizionanti
Interventi proposti
1
- Presenza di coperture argillose
potenti
anche
alcuni
metri
soprastanti le alluvioni ghiaiose.
- Profondità della falda tra 5 e 10 m
dal p.c..
- Possibile presenza di riporti legati
all'attività estrattiva.
- Caratteristiche
geotecniche
mediocri, localmente buone o
scadenti.
- Possibili locali eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica dell'eventuale presenza di riporti legati
all'attività estrattiva.
- Per le strutture interrate, verifica di stabilità dei fronti
di scavo.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
2
- Profondità della falda tra 2 e 5 m
dal p.c..
- Possibile presenza di riporti legati
all'attività estrattiva.
- Caratteristiche
geotecniche
mediocri (settore nord), da
mediocri a scadenti (a sud).
3
- Rischio idraulico R1 – Basso.
- Profondità della falda tra 5 e 10 m
dal p.c..
- Caratteristiche
geotecniche
mediocri.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
4
- Pericolosità idraulica P1 - Rischio
idraulico R1 – Basso.
- Profondità della falda tra 2 e 5 m
dal p.c..
- Caratteristiche
geotecniche
mediocri, localmente variabili da
mediocri/ buone a scadenti.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica dell'eventuale presenza di riporti legati
all'attività estrattiva.
- Verifiche di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Eventuale impermeabilizzazione delle strutture
interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Per le strutture interrate, verifica di stabilità dei fronti
di scavo.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
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5
- Ex cava ricomposta a quota p.c.
- Profondità della falda tra 2 e 5 m
dal p.c..
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
6
- Ex cava ricomposta a quota p.c.
- Rischio idraulico R1
- Profondità della falda tra 5 e 10 m
dal p.c..
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
7
- Ex cava ricomposta a quota p.c.
- Rischio idraulico R1
- Profondità della falda tra 2 e 5 m
dal p.c..
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
- Eventuale impermeabilizzazione delle strutture
interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Eventuale impermeabilizzazione delle strutture
interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Per le strutture interrate, verifica di stabilità dei fronti
di scavo.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Eventuale impermeabilizzazione delle strutture
interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
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8
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Locale presenza di risorgive.
- Caratteristiche geotecniche da
mediocri (settore nord-ovest) a
generalmente scadenti (a sudest).
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
9
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Area depressa, con possibili
ristagni superficiali.
- Locale presenza di risorgive
- Caratteristiche geotecniche da
mediocri a scadenti.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
10
- Pericolosità idraulica P1 - Rischio
idraulico R1 – Basso.
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Locale presenza di risorgive.
- Caratteristiche geotecniche da
mediocri a scadenti (tendono a
peggiorare globalmente verso
sud).
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
11
- Pericolosità idraulica P1 - Rischio
idraulico R1 – Basso.
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Possibili ristagni superficiali.
- Presenza di risorgive.
- Caratteristiche geotecniche per lo
più scadenti, localmente mediocri.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
- Applicazione delle norme per la salvaguardia delle
risorgive.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Interventi atti a favorire il deflusso delle acque e ad
aumentare la permeabilità dei terreni superficiali.
- Eventuale sopraelevazione del piano campagna.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
- Applicazione delle norme per la salvaguardia delle
risorgive.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
- Applicazione delle norme per la salvaguardia delle
risorgive.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica ed
idrogeologica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Interventi atti a favorire il deflusso delle acque e ad
aumentare la permeabilità dei terreni superficiali.
- Eventuale sopraelevazione del piano campagna.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
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12
- Ex cava ricomposta a quota p.c.
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
13
- Ex cava ricomposta a quota p.c.
- Pericolosità idraulica P1- Rischio
idraulico R1 – Basso.
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
14
- Ex cava depressa rispetto al
piano campagna, per lo più
ripristinata all'uso agricolo.
- Possibili allagamenti per risalita
della falda idrica sotterranea.
- Rischio idraulico R1 - Basso.
- Diffusa presenza di ristagni
superficiali.
- Locali dissesti in corrispondenza
dei fronti di scavo.
- Caratteristiche geotecniche da
accertare.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
- Applicazione delle norme per la salvaguardia delle
risorgive.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Verifica di stabilità ed opere di sostegno dei fronti di
scavo.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Verifica della natura e delle caratteristiche chimicofisiche del materiale usato per la ricomposizione.
- Verifica della presenza di agenti inquinanti ed
eventuale bonifica.
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Opere di mitigazione della criticità idraulica ed
idrogeologica.
- Interventi atti a favorire il deflusso delle acque e ad
aumentare la permeabilità dei terreni superficiali.
- Ripristino del piano campagna ad una quota
compatibile con le condizioni di pericolosità/rischio
idraulico.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Impermeabilizzazione delle strutture interrate.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
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- Pericolosità idraulica P2 - Rischio
idraulico R2 – Alto.
- Profondità della falda tra 0 e 2 m
dal p.c..
- Locale presenza di risorgive.
- Possibili ristagni superficiali.
- Caratteristiche geotecniche da
mediocri a scadenti.
- Possibili
locali
eterogeneità
litologiche per presenza di
paleoalvei.
16
- Cava attiva.
17
- Elevata pericolosità idraulica in
relazione alla criticità arginale del
Timonchio.
- Divieto di nuove zone edificabili di espansione e di
edifici pubblici o di pubblica utilità destinati ad
accogliere persone (art. 11 del PAI).
- Accertamento
delle
condizioni
geologiche,
idrogeologiche e verifiche sismiche ai sensi della
normativa vigente.
- Verifica delle condizioni idrauliche.
- Salvaguardia della continuità e funzionalità della rete
idrografica evitando interventi che interrompano o
riducano il deflusso.
- Interventi di mitigazione della criticità idraulica ed
idrogeologica.
- Divieto di realizzazione di interrati con accessi o
aperture verso l'esterno.
- Interventi atti a favorire il deflusso delle acque e ad
aumentare la permeabilità dei terreni superficiali.
- Applicazione delle norme per la salvaguardia delle
risorgive.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- Allo stato attuale l'area non è utilizzabile ai fini
edificatori e per essa vale l'art. 17 delle NTA.
- L'utilizzo dell'area ai fini edificatori è condizionato alla
cessazione dell'attività estrattiva ed alla realizzazione
di un’adeguata ricomposizione ambientale.
Ad integrazione e specifica di quanto sopra riportato
valgono le norme di cui agli artt. 22 e 22.1 delle NTA.
- L'utilizzo dell'area ai fini edificatori è condizionato alla
realizzazione di opere di mitigazione della pericolosità
idraulica del Timonchio: cassa di espansione e
rinforzo dell'argine.
- Allo stato attuale l'area è equiparabile alle aree P2 del
PAI e per essa valgono le rispettive NTA del PAI
stesso; in particolare vale il divieto di nuove zone
edificabili di espansione e di edifici pubblici o di
pubblica utilità destinati ad accogliere persone (art. 11
del PAI).
8.1.2 - Aree non idonee
Si tratta di aree per le quali l'elevata criticità preclude un utilizzo che comporti incrementi del
carico insediativo.
Comprendono:
• i corsi d'acqua principali (Timonchio e Bacchiglione) e le relative fasce di rispetto idraulico
(10m dal ciglio fluviale o dal piede esterno dell'argine); questo allo scopo di salvaguardare
la funzionalità idraulica della rete idrografica, non interferire con le opere di difesa
spondale, non intaccare la stabilità degli argini e consentire gli interventi di manutenzione
e rispristino;
• le “aree fluviali", così come individuate dal P.A.I. e classificate a pericolosità idraulica
molto elevata P4;
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• la rete idrografica di competenza del Consorzio di bonifica e le relative fasce di rispetto
idraulico, ancorché non rappresentate nella Tav. 3 del PAT; questo allo scopo di
salvaguardare la funzionalità idraulica della rete idrografica, non interferire con le opere di
difesa spondale e consentire gli interventi di manutenzione e rispristino;
• le ex-cave adibite a discarica per RSU, assimilabili e miste;
• le emergenze puntiformi (risorgenza e ripe) e la fascia di protezione primaria, nonché la
fascia di protezione (5 m) delle altre emergenze e dei corsi d'acqua ricadenti all'interno
delle "aree di risorgiva" di cui all'art. 23.2 delle presenti norme, ancorché non
rappresentati nella Tav. 3 del P.A.T.;
• i corsi d'acqua con presenza di emergenze diffuse di risorgiva, come rappresentati nella
Tav. 3 del P.A.T., e relativa fascia di rispetto (5 m).
Per queste aree, agli art. 22 e 22.3 delle NTA sono riportati gli indirizzi, i criteri e le
prescrizioni da seguire per gli interventi urbanistici.
In generale, sono ammissibili solo opere ed interventi volti alla riparazione e consolidamento
dell’esistente, nonché alla tutela e gestione del territorio in genere ed in particolare alla
mitigazione della pericolosità. Gli interventi consentiti sono comunque subordinati ad uno
studio completo di fattibilità basato su indagini geologiche-geotecniche e studi idrogeologici
ed idraulici approfonditi ed adeguatamente estesi alle aree contermini, nonché alla
realizzazione di opere di mitigazione del rischio idrogeologico/idraulico.
Nel caso delle ex-cave adibite a discarica per R.S.U., R.S.A. e miste,, la penalizzazione è
relativa allo stato attuale; per un loro eventuale utilizzo ai fini urbanistici, ed in particolare
edificatori, si dovrà fare riferimento a quanto previsto dalla normativa vigente, i particolare il
D.Lgs.52 /2006 e la Del.G.P. 335/2010.
8.2 - AREE SOGGETTE A DISESTO IDROGEOLOGICO
Al fine di visualizzare le principali condizioni di dissesto idraulico e/o idrogeologico e gli
elementi di vulnerabilità che interferiscono con l'uso del territorio condizionandolo in modo
più o meno importante, il PAT individua, nella tav. 3 Carta delle Fragilità, le seguenti aree:
• area esondabile o a ristagno idrico
• area di risorgiva
• area con presenza di una o più attività estrattive, in atto, dismesse o abbandonate
Per queste aree, agli art. 23, 23.1, 23.2 e 23.3 delle NTA sono riportati gli indirizzi, i criteri e
le prescrizioni da seguire per gli interventi urbanistici.
8.2.1 - Aree esondabili o a ristagno idrico
Si tratta di aree soggette ad allagamenti per esondazione dei corsi d'acqua o per risalita
della falda idrica sotterranea e/o a fenomeni di ristagno idrico derivanti da particolari
condizioni morfologiche (aree depresse, assenza di una rete di scolo) e/o litologiche
(presenza in superficie di terreni impermeabili).
Aree esondabili
Le perimetrazioni definite nella Tavola 3 "Carta delle Fragilità" rappresentano l'inviluppo delle
aree esondabili/soggette ad allagamento che figurano negli elaborati del PAI e del P.T.C.P.
(queste ultime derivate dal Piano Provinciale di Emergenza), unitamente a quelle fornite dal
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Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta. Le perimetrazioni del PAI sono specificate nella
Tav. 1 Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale, a cui si rimanda.
La maggior parte delle aree esondabili sono classificate in condizioni di pericolosità/rischio
idraulico moderato-basso: PAI = P1 (moderata), PTCP = R1 (moderato), Consorzio = rischio
basso.
Aree molto limitate (loc. Lobbia e zona "Bosco di Dueville") presentano un grado maggiore
di criticità idraulica: PAI = P2 (medio), PTCP = R2 (medio), Consorzio = rischio alto.
Si fa presente, al riguardo, che nel caso dei dati del Consorzio il tirante idrico previsto è
comunque inferiore a 1,00 metri.
Il PAI definisce ed individua infine le "aree fluviali", classificate come P4 - aree a pericolosità
idraulica molto elevata.
Le aree fluviali sono state classificate come non idonee, come pure le aree esondabili
ricadenti all'interno delle discariche R.S.U., R.S.A. o miste; le altre aree esondabili sono state
classificate come idonee a condizione con grado di penalizzazione in funzione del livello di
pericolosità/rischio idraulico.
Per i possibili interventi urbanistici si rimanda all'art.23.1 delle N.T.A..
Aree a ristagno idrico
Si tratta di aree soggette a ristagni superficiali per difficoltà di deflusso in quanto depresse
(sia per cause naturali che antropiche), prive di adeguata rete di scolo e con presenza, in
superficie, di terreni poco o per nulla permeabili.
Condizioni particolari si hanno nelle ex-aree di cava, in particolare se depresse rispetto al
piano campagna circostante, nelle quali, oltre alla difficoltà di deflusso delle acque
meteoriche, si hanno fenomeni di allagamento per affioramento della falda idrica sotterranea.
Le aree a ristagno idrico ricadenti all'interno delle discariche R.S.U., R.S.A. o miste sono
state classificate come non idonee; le altre aree a ristagno sono state classificate come
idonee a condizione con diversi gradi di penalizzazione in relazione agli altri fattori di criticità
presenti.
Per i possibili interventi urbanistici si rimanda all'art.23.1 delle N.T.A..
8.2.1 - Aree di risorgiva
Sono individuati come "aree di risorgiva" ambiti comprendenti:
• aree di risorgiva, comprendenti, al loro interno, emergenze ravvicinate, sia di tipo
puntiforme che diffuso lungo i corsi d'acqua;
• emergenze puntiformi (capifonte);
• emergenze diffuse lungo i corsi d’acqua.
Costituiscono contesti ad elevato valore idrogeologico, paesaggistico ed ambientale in
quanto rappresentano elementi di grande rilevanza naturalistica e risorse idriche importanti.
Si tratta pertanto di ambiti da tutelare e valorizzare ai fini della salvaguardia della risorsa.
Per le loro caratteristiche, le risorgive risultano inoltre degli indicatori dello stato di salute della falda e,
più in generale, degli ecosistemi ad esse connessi e come tali andrebbero monitorati in relazione allo
stato ecologico, chimico e quantitativo.
Le emergenze puntiformi (risorgenza e ripe) e la fascia di protezione primaria, nonché la
fascia di protezione (5 m) delle altre emergenze e dei corsi d'acqua ricadenti all'interno delle
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"aree di risorgiva" di cui all'art. 23.2 delle presenti norme, ancorché non rappresentati nella
Tav. 3 del P.A.T. sono state classificate come non idonee, come pure i corsi d'acqua con
presenza di emergenze diffuse di risorgiva, come rappresentati nella Tav. 3 del P.A.T., e
relativa fascia di rispetto (5 m).
Per il resto le aree di risorgiva sono state classificate come idonee a condizione, con diversi
gradi di penalizzazione in relazione alle caratteristiche morfologiche, idrogeologiche ed
idauliche del contesto in cui sono inserite.
Per i possibili interventi urbanistici si rimanda all'art.23.2 delle N.T.A..
8.2.1 - Aree con presenza di una o più attività estrattive, in atto, dismesse o
abbandonate
Le perimetrazioni che figurano nella Tav. 3 Carta delle Fragilità corrispondono a porzioni di
territorio comprendenti al loro interno una o più attività estrattive e si riferiscono al totale delle
cave (in atto, dismesse o abbandonate) individuate nel territorio comunale.
Non sono invece state considerate le cave "in essere" (autorizzate) nelle quali i lavori di
estrazione non erano iniziati al momento della stesura del PAT.; per l'individuazione di
queste ultime si rimanda alla Tav 1 Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale.
Le caratteristiche di questi ambiti sono esaminate nel dettaglio all'interno del Quadro
Conoscitivo (Matrice c05 suolo-sottosuolo e relazione geologica).
La maggior parte delle cave dismesse o abbandonate risulta ripristinata ai fini agricoli, alcune
alla quota del piano campagna circostante, altre ad una quota inferiore; in corrispondenza di
queste ultime sono diffusi fenomeni di allagamento o ristagno superficiale.
Solo per alcune di esse esiste una documentazione sul materiale utilizzato per la
ricomposizione e, tra queste, sei risultano essere state adibite a discarica R.S.U. ed
assimilabili o miste.
Di queste differenze si è tenuto conto nell'elaborazione della compatibilità geologica che
figura in Tav. 3 Carta delle Fragilità ed in particolare nella perimetrazione delle diverse
"sottozone" in cui è suddivisa l'area "idonea a condizione".
Le ex-cave adibite a discariche R.S.U., R.S.A. e miste sono state classificate come non
idonee, le altre sono state considerate idonee a condizione, con gradi diversi di
penalizzazione in funzione delle condizioni morfologiche, idrogeologiche ed idrauliche.
Per i possibili interventi urbanistici si rimanda all'art. 23.3 delle N.T.A..
Nelle cave abbandonate e dismesse, eventuali interventi di modificazione
morfologica andranno conformati alle direttive ed agli indirizzi assunti al riguardo in via
generale dalla Regione per le ricomposizioni della medesima fattispecie di cave, e
comunque, alla pianificazione urbanistica ed ambientale al rispetto delle statuizioni stabilite
dalle vigenti norme e dal P.T.R.C..
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8.3 - ALTRE COMPONENTI DI FRAGILITA'
Nella Tavola 3, tra le altre componenti, sono riportate anche:
− le risorgive puntiformi attive (capifonte);
− le risorgive puntiformi estinte o intubate;
− le emergenze diffuse lungo i corsi d'acqua;
− la fascia delle risorgive, individuata tramite il limite superiore e quello inferiore;
Per i possibili interventi urbanistici si rimanda all'art. 24 delle N.T.A..
Tra le risorgive puntiformi si sono individuati i capifonte con maggiore valenza morfologica,
idrogeologica ed ambientale, che sono stati classificati sulla base dell'I.F.R. (indice di
Funzionalità della Risorgiva) secondo le indicazioni del P.T.C.P. e normati separatamente in
quanto sottoposti a vincolo specifico dalle N.T.A. del P.T.C.P. (art. 36).
Nella Tav. 3 Carta delle Fragilità, in accordo con l'Amministrazione Provinciale, sono state
indicate anche le risorgive rappresentate nella Carta della Fragilità del P.T.C.P. ma allo stato
attuale estinte, intubate o corrispondenti nella realtà ad emergenze diffuse; tali elementi sono
stati indicati come risorgive puntiformi "estinte" e per essi il P.A.T. non prevede indicazioni e
normative specifiche.
La fascia delle risorgive corrisponde alla porzione di territorio comunale in cui si verifica il
particolare fenomeno idrogeologico delle "risorgive", ossia della venuta a giorno, naturale o
indetta dall'intervento antropico, della falda freatica; tale fascia è delimitata da un limite
superiore ed un limite inferiore.
Le emergenze possono avere carattere diffuso, lungo un corso d'acqua, ovvero essere
puntiformi ed in questo caso presentano talora caratteri morfologici ben definiti.
Alcune di esse sono perenni mentre altre si attivano solo saltuariamente in corrispondenza di
fasi di piena della falda idrica sotterranea.
Attorno alle risorgive, sia puntuali che diffuse, si crea spesso un ambiente contraddistinto da
peculiari caratteristiche di naturalità e biodiversità.
Nel territorio comunale di Caldogno, tale fenomeno è molto diffuso e, talora, le
emergenze sono difficilmente individuabili, in particolare se si tratta di emergenze diffuse.
Per tale motivo si ritiene utile inserire tra le componenti di vulnerabilità del territorio non solo
le emergenze individuate, ma l'intera porzione di territorio interessata dal fenomeno.
Esso rappresenta, infatti, uno dei caratteri idrogeologici ed ambientali più tipici della Pianura
Padana, di elevata valenza non solo idrogeologica, ma anche naturalistica, ambientale e
paesaggistica, da tutelare adeguatamente al fine di arrestare i processi degenerativi in corso,
tra cui l'interrimento e la chiusura artificiale di fossi e di emergenze).
¾
Da quanto sopra esposto risulta che la buona parte del territorio comunale presenta
condizioni geologiche, idrogeologiche e/o idrauliche “delicate” e localmente “a rischio”; la
progettazione di qualsiasi intervento dovrà pertanto essere effettuata sulla base di
studi specifici, tenendo conto di quanto previsto dalla normativa vigente, in particolare:
L. 02.02.1974, n. 64 - “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le
zone sismiche”, in particolare art. 1 delle “Disposizioni generali”.
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D.M. 11.03.1988 riguardanti le “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle
rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la
progettazione, l’esecuzione ed il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di
fondazione” e successive istruzioni applicative (Circ. LL.PP. 24.09.1988, n. 30483).
Circolare della Regione Veneto n. 9 del 05.04.2000 - “Indirizzi in materia di prescrizioni
tecniche da osservare per la realizzazione di opere pubbliche e private. Obblighi derivanti
dalla L. 2 Febbraio 1974, n. 64 e dal D.M. 11 Marzo 1988”. In essa si sottolinea come le
relazioni geotecnica e geologica (ove prescritta) “devono essere presentate all’atto della
richiesta delle concessioni/autorizzazioni edilizie in quanto parte integrante degli atti
progettuali”.
D.G.R. del Veneto n. 3637 del 13.12.2002 – “L. 3 agosto 1998, n. 267 – individuazione e
perimetrazione delle aree a rischio idraulico e idrogeologico: Indicazioni per la formazione
dei nuovi strumenti urbanistici”.
Ordinanza P.C.M. n. 3274 del 20.03.2003 - “Primi elementi in materia di criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in
zona sismica” e successive modifiche ed integrazioni (Ordinanza PCM n. 3316 del
02.10.2003).
In riferimento a tale ordinanza, si fa presente che il Comune di Caldogno è classificato in
zona sismica 3 (ag = 0.15 g, dove ag = accelerazione orizzontale massima).
Ordinanza P.C.M. n 3519 del 28.04.2006 - "Criteri generali per l'individuazione delle zone
sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone".
D.M. 14.01.2008 - "Norme Tecniche per le costruzioni".
Le prescrizioni relative all’uso del suolo in riferimento alla classe di
compatibilità geologica (terreni idonei a condizione e terreni non idonei) dovranno
essere recepite nelle Norme di Attuazione dei futuri strumenti urbanistici.
Allegati
All. 1 : Indagini geognostiche
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