201602 Febbraio 2016
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201602 Febbraio 2016
ANNO ROTARIANO 2015 - 2016 – mese di febbraio 2016 n.7 “CULTURA, IDENTITÀ, SVILUPPO” PROGRAMMA MESE DI FEBBRAIO 2016 ♦ MARTEDI’ 2 FEBBRAIO 2016 Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto Ore 20,00 - Caminetto con Alberto Alexandre “IL PROGETTO CUSHING: UN SERVICE QUINDICENNALE” ♦ MARTEDI’ 9 FEBBRAIO 2016 – ULTIMO GIORNO DI CARNEVALE RIUNIONE SOSPESA ♦ MARTEDI’ 16 FEBBRAIO 2016 – Aperta ai familiari INTERCLUB CON TREVISO NORD Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto Ore 20,00 – Conviviale “ITALIA PATRIA DELLA BELLEZZA” Relatore dott. Maurizio di Robilant ♦ MARTEDI’ 23 FEBBRAIO 2016 - Aperta ai familiari Ristorante “Al Migò” – Ca’ del Galletto Ore 20,00 – Conviviale “GRANDE GUERRA GRANDE FAME…” Relatore dott. Sergio Tazzer, giornalista e scrittore 1 ROTARY CLUB TREVISO Organigramma 2015-2016 CONSIGLIO DIRETTIVO Presidente: Giuliano Simionato Past President: Marcellino Bortolomiol Presidente eletto: Mauro Polo Vice Presidenti: Caterina Passarelli, Marina Grasso Consigliere Segretario: Andrea Bellieni Consigliere Tesoriere: Roberto Migot Consigliere Prefetto: Daniele Barbazza Consiglieri: Laura Masetto, Stefano Minetto, Roberto Riscica COMPOSIZIONE DELLE COMMISSIONI Commissione Amministrazione Commissione Azione internazionale Presidente: Roberto Riscica Vice Presidente: Adriano Cappellari Membri: Roberto Migot (Finanze e Bilancio), Daniele Barbazza (Programmi Attività) Franco Vivian (Bollettino e informazione rotariana) Angelo Caneve, Marina Grasso (Sito Web) Presidente: Lajos Okolicsányi Vice Presidente: Daniele Barbazza Membri: Alberto Alexandre, Gianfranco Gagliardi Commissione Relazioni pubbliche Presidente: Laura Giraldo, Vice Presidente: Marina Grasso Membri: Alessandra Del Giudice, Maurizia Marzolini Commissione Effettivo Presidente: Bruno Bazzotti Membri: Giuseppe Bidoli, Franco Vivian, Matteo Previti Commissione Progetti di Servizio Presidente: Caterina Passarelli Vice Presidente: Laura Masetto Membri: Carla Bidoli, Maria Antonietta Possamai Commissione Fondazione Rotary Presidente: Roberto Migot Vice Presidente: Giuseppe Buoro Membri: Diego Pavan, Graziano Visentin Commissione Azione Giovani Presidente: Andrea Danesin, Vice Presidente: Umberto Crivellari Membri: Cesare Calandri, Susanna Gotta Zanetti Commissione Rotary Day Presidente: Marcellino Bortolomiol Membri: Giuseppe Bidoli, Stefano Minetto, Roberto Riscica Sottocommissione Borse di Studio Presidente: Daniele Barbazza Membri: Mario Di Nicolantonio, Susanna Gotta Zanetti, Mariano Maggiotto Sottocommissione Rapporti con l’Ateneo Presidente: Franco Vivian Membri: Daniele Barbazza, Andrea Bellieni Revisore dei Conti Marco Giorgio Contessotto 2 “PER SOLO AMORE DELLA MIA CITTÀ” IL ROTARY AL CONVEGNO SU LUIGI BAILO Attraverso il sostegno e la partecipazione alla giornata di studio “Per solo amore della mia città. Luigi Bailo e la cultura a Treviso tra ‘800 e ‘900” organizzata sabato 14 novembre, in concomitanza con la riapertura del Museo omonimo in Borgo Cavour, dall’Università Ca’ Foscari, dal Comune, dall’Ateneo, dall’Associazione ex Allievi del Liceo Canova e dal Rotary Treviso, il Club ha inteso esprimere la propria vicinanza all’identità storico-artistica della città. Pur velata dai tragici fatti di Parigi, l’iniziativa si è svolta nel segno della bellezza e della cultura, che – come sottolineato dal Presidente Giuliano Simionato nel suo saluto al pubblico – sono strumenti primari per la convivenza e la comprensione dei popoli. L’atteso appuntamento non si è risolto una semplice, pur doverosa commemorazione, ma ha costituito occasione preziosa per riflettere su una figura di forte riferimento culturale: prima nella Treviso risorgimentale, poi “italiana” dopo il 1866, quindi tragico scenario nella prima guerra mondiale, costretta poi anch’essa a far spazio al fascismo. Luigi Bailo, testimone di stagioni così significative, pur in una piccola provincia veneta, è stato autentico “nume tutelare” della cultura e dell’arte trevigiane. Insegnante, storico, pubblicista, bibliotecario, segretario dell’Ateneo, anima e direttore del Museo che porta il suo nome. La presenza di relatori di prestigio – Gian Maria Varanini, Steno Zanandrea, Maria Grazia Caenaro, Giuliano Simionato, Maria Grazia Ghehrardinger, Andrea Bellieni, Luigi Urettini, Stefano Franzo, Eugenio Manzato e Franco Luciani - ha permesso di approfondire il progetto scientifico che sottende alla riapertura del rinnovato Museo, destinato a divenire, come auspicato in apertura dei lavori dall’assessore Luciano Franchin, un attraente ed efficiente polo culturale, non solo per Treviso. Le due sessioni di studio hanno avuto come corollario la visita alle sale del complesso. Una bellissima occasione per apprezzarne la restaurata bellezza, che ha registrato la presenza e la soddisfazione di numerosi rotariani. EVENTI Completata la prima parte del “PROGETTO EDUCARE PER PREVENIRE” “bside – prevenzione/dissuasione” “Educare per prevenire” è un contenitore, o meglio un “format” di iniziative e service rivolte al mondo dei ragazzi e dei giovani adulti. Iniziato cinque anni fa con un convegno sull’alcolismo voluto dal Presidente Lajos Okolicsányi, e si è ampliato nel tempo, coinvolgendo istituzioni, come la ULSS 9, altri Rotary Club, sponsor privati,. Il Rotary Club Treviso da qualche anno sostiene in parte le attività istituzionali della ULSS 9, Dipartimento delle Dipendenze Patologiche, volte appunto a contrastare il fenomeno della dipendenza, con una attività di prevenzione, svolta nelle scuole primarie e secondarie (medie e primi anni delle superiori). A fine anno scolastico venivano presentati in un convegno, dagli operatori e dai ragazzi che avevano partecipato, i risultati delle attività svolte durante l’anno. L’anno passato in giugno, si è deciso di portare in Piazza dei Signori, per il grande pubblico, e grazie ad uno sponsor socio del Club, uno spettacolo di performance di canti e balli, interpretati dagli stessi ragazzi, per dimostrare che è possibile divertirsi senza “farsi”, intitolato appunto “Canto e ballo senza sballo”. Vi è stata una affluenza di circa cinquecento persone, e ovviamente quest’anno si replica il 4 giugno! Più recentemente si è aggiunta un’attività di prevenzione/dissuasione, soprattutto verso l’abuso di sostanze alcoliche, direttamente nei luoghi di consumo (bar, discoteche) e rivolta ai ragazzi più grandi e giovani adulti. Il progetto, denominato Blu Runner, ora bside, ha riscosso notevole interesse coinvolgendo qualche centinaio di ragazzi, sia a livello puramente informativo, sia per eseguire l’alcoltest. Di particolare importante la presenza all’Home Festival in settembre, evento che ha richiamato in quattro serate, circa 80.000 giovani da tutto il Nord Italia, e i risultati sono stati illustrati nella conviviale interclub del 28 gennaio 2016. Anche quest’anno saremo presenti come Rotary Club al Home Festival ampliando, in collaborazione con la ALS 9, l’informazione e l’esecuzione di alcoltest. Dunque avanti con l’educazione alla prevenzione!!! 3 CRONACHE Ristorante “Al Migò” – ore 20 Conviviale Presiede il Presidente Giuliano Simionato MARTEDI’ 12 GENNAIO 2016 UN IMPERO PERDUTO: GLI INCAS E IL PERÙ Reportage dei Soci Giuseppe Bidoli e Franco Vivian L’interessantissima relazione dei Soci Bidoli e Vivian è divisa in due parti: la prima - di Vivian - è un reportage fotografico storico-monumentale, la seconda di Bidoli – è invece di carattere geografico - organizzativo. UN IMPERO PERDUTO: GLI INCAS E IL PERÙ Nell' antica lingua “quechua”, quella parlata in Perù dal popolo degli Incas, il mitico impero era chiamato Tahuantinsuyu, che significava “impero delle quattro regioni”. Le regioni erano quelle che si dipartivano dalla capitale Cuzco verso le direzioni dei quattro punti cardinali. Quello degli Incas era divenuto in pochi decenni (fra il 1463 e il 1532) il più grande impero del continente americano. Pachacuti (IX imperatore della storia, o meglio IX Inca, come veniva semplicemente chiamato dai sudditi) aveva conquistato o anche annesso pacificamente molti territori posti tra la costa del Pacifico e la zona degli altipiani andini. Cosicché lo stato inca si estendeva dal Perù a gran parte della Bolivia, all’Equador, al Cile e all’Argentina. In seguito l'XI Inca, Huayna Capac, portò l'impero alla massima estensione. Dopo la morte di Huayna Capac (1527) e dopo una sanguinosa guerra civile scoppiata a causa della rivalità dei suoi due figli, nel 1532 ebbe il sopravvento Atahualpa (XIII ed ultimo Inca). In quel momento forse nessuno pensava che gli spagnoli fossero alle porte. Ma proprio verso la fine del 1532 avvenne il traumatico crollo del grande impero, perché improvvisamente arrivarono i “conquistadores” di Francisco Pizarro. Questi, con soli 106 fanti e 62 soldati a cavallo (bardati di corazze e provvisti di spade e moschetti) e con diversi cannoni al seguito, ebbe in breve ragione di Atahualpa, accampato nella città di Cajamarca con migliaia di uomini, armati soltanto di asce, fionde e sacchetti di sassi. Fu proprio a Cajamarca (a quel tempo la seconda città dell'impero) che i cavalieri spagnoli dettero il via ad uno spaventoso massacro, catturando anche l’imperatore Atahualpa, che venne giustiziato l’anno seguente, dopo un processo farsa, nonostante Pizarro gli avesse promessa salva la vita se avesse fatto riempire d’oro la stanza di un palazzo. L'oro era stato fatto portare a Cajamarca da ogni angolo dell'impero, su ordine di Atahualpa stesso. Partendo da queste premesse il socio Franco Vivian ha delineato una breve storia degli Incas e tracciato i lineamenti delle più importanti culture pre-incaiche, peraltro ricchissime di vasellame e tessuti conservati nel principale museo archeologico di Lima. Da citare, in particolare, la cultura Moche e soprattutto quella Nasca, nota per le sue misteriose “linee” che pare rappresentino delle simbologie collegate a particolari fasi astronomiche. Il sito, forse un enorme luogo di culto per le divinità astrali, è oggi ben visibile dall'alto, sorvolandolo con piccoli aerei turistici. La cultura incaica è nata invece intorno al 1200 d. C., quando gli Incas erano una delle grandi tribù presenti nei territori a cavallo delle Ande. La carenza di notizie storiche sicure sulle vicende antecedenti l’avvento di Pachacuti, il grande artefice della nascita dell’impero, sono in gran parte dovute al fatto che gli Incas non avevano una scrittura. Esisteva semmai un qualcosa che 4 serviva ad annotare degli oggetti o dei numeri, come i cosiddetti quipu, costituiti da particolari cordicelle su cui venivano fatti dei nodi. Quindi non esistono scritti che narrano la storia degli Incas: ciò che sappiamo è quanto è stato riportato in seguito dai “conquistadores”, che peraltro non si preoccuparono di conservare una cultura unica al mondo ma vollero deliberatamente distruggere tutti i monumenti e tutti i segni della civiltà incaica, a cominciare dai palazzi, dai templi, dai costumi e dalle tradizioni religiose. Il popolo Inca (come del resto tutti gli altri popoli dell’America precolombiana) era separato fisicamente dal mondo euro-asiatico-africano dall'oceano Atlantico. Tale situazione si mantenne per un lunghissimo periodo di tempo, dopo che era avvenuto (decine di millenni prima) il grande esodo di popoli asiatici attraverso lo stretto di Bering. Si spiega così che gli Incas non conoscessero la ruota, o l’aratro, e neppure l’esistenza dei cavalli o altri animali da trasporto o da tiro. Tuttavia svilupparono una civiltà straordinaria ed unica nel suo genere. Fecero sorgere grandi città dotate di architetture originali, peraltro adatte a poter resistere ai grandi eventi sismici presenti sulle Ande fin dai tempi più remoti. Anche l’agricoltura si sviluppò in forme originali, con straordinari e grandiosi terrazzamenti agricoli, delimitati da poderosi muri costruiti con pietre locali. Franco Vivian si è poi soffermato a parlare di Cuzco, la favolosa antica capitale degli Incas che vantava, all'epoca del suo massimo splendore, strade diritte e strette, fiancheggiate da grandi palazzi in pietra e dotate di canali di scolo per l'acqua piovana. Cuzco, progettata con la pianta a forma di puma (l'animale sacro per eccellenza), era considerata il "centro del mondo": da essa si diramavano le strade che portavano alle varie regioni del gigantesco impero e l'abbellivano grandi templi con le facciate rivestite d'oro. Il complesso di Coricancha era il cuore della zona sacra, con mura possenti. Là era il Tempio del Sole (la massima divinità venerata dagli Incas), mentre al suo fianco si innalzava il Tempio della Luna. Dopo aver fatto distruggere tutta la zona sacra, gli spagnoli fecero costruire sopra le rovine il convento dei Domenicani, dedicato a Santo Domingo: un atto di disprezzo e di umiliazione della grande civiltà incaica che in tal modo cessava di esistere. Altre importanti rovine sono presenti nella "Valle Sacra" (il profondo avvallamento scavato dal rio Urubamba), con gli interessanti siti archeologici di Pisac e di Ollantaytambo. Sopra quest'ultimo domina una fortezza dall'ardita costruzione. Impressionanti i terrazzamenti in pietra sopra i quali enormi blocchi di granito rosso delimitano quello che rimane del grandioso Tempio del Sole (rimasto incompiuto), dal quale si può osservare la grande piazza, con a lato gli acquedotti in pietra che servivano a far arrivare l'acqua potabile. Come noto, gli Incas praticavano il rito del sacrificio umano per propiziarsi le divinità. Molti ragazzini di belle fattezze e sana costituzione venivano scelti, fin dai primi anni della fanciullezza, per essere dati in sacrificio agli dei non appena giunti all'età della pubertà. I riti si svolgevano sulle cime di montagne di notevole altitudine (anche oltre i 6000 m) o sulla sommità di qualche vulcano, dove un corteo di sacerdoti e pellegrini arrivava dopo un lungo ed estenuante cammino. All'interno di un cratere spento sul Monte Ampato ( a 6380 metri), al sud del Perù, è stata casualmente ritrovata, nel 1995, la mummia di Juanita, una ragazzina inca sacrificata all'età di circa tredici anni. Nelle vicinanze sono stati rinvenuti anche i resti di altri ragazzi sacrificati. Juanita morì all'incirca tra il 1440 e il 1450 e il suo corpo si è perfettamente conservato per oltre 550 anni, perché durante una delle numerose eruzioni del vulcano, scivolò in una conca che in seguito divenne ghiaccio che la conservò fino al momento del suo parziale ritiro ed alla conseguente scoperta. Oggi la mummia di Juanita è conservata nel "Museo 5 Santuarios Andinos" della città di Arequipa. Ma la maggior attrattiva del Perù è Machu Picchu, raggiungibile mediante una ferrovia che rappresenta una delle maggiori attrattive turistiche di tutto il Perù. Per secoli la favolosa città inca di Machu Pichu è rimasta sconosciuta, nascosta tra le montagne a 2500 m di altitudine, tra valli e foreste inaccessibili. Pare che il sito sia stato abbandonato ancor prima dell’arrivo degli spagnoli, che pertanto non seppero mai della sua esistenza. Per tale motivo le rovine della leggendaria città si sono ben conservate nei secoli: si tratta del miglior esempio di centro urbano inca utilizzato anche per scopi religiosi e per colture agricole. La scoperta della favolosa città che "sfida il cielo" è dovuta all’archeologo americano Hiram Bingham che vi giunse, accompagnato da un ragazzo del luogo, il 24 luglio del 1911. Il Perù ovviamente non è soltanto il paese dei discendenti degli Incas, anche se forse sono queste le principali attrazioni turistiche, ma è anche una favolosa regione dove ai siti archeologici si alternano le bellezze naturali, le coste con le loro immense dune modellate dal vento, i paesaggi vulcanici e gli spettacolari caňon dove volano altissimi i condor. Senza dimenticare la presenza delle città e dei villaggi dell'epoca spagnola, dal caratteristico stile coloniale. Foto 1: Cuzco: complesso di Coricancha e Tempio del Sole Foto 2: Machu Picchu PERU’ GRAN TOUR Le fotografie che ho mostrato rappresentano quello che più mi ha più colpito dei luoghi e delle persone incontrati durante questo viaggio in Perù. Non è detto che siano le immagini più importanti turisticamente ma sono quelle che hanno lasciato il ricordo più vivo. Lima è stata distrutta più volte dai terremoti, pertanto di antico è rimasto ben poco. Ricordo il convento di San Francisco, lo studio fotografico Courret del 1865, il più vecchio dell’America del sud e un caffè fondato da italiani nell’800 in Plaza de Armas. Da ricordare le ceramiche erotiche dei popoli Moche e Chimù nel Museo Herrera. Dopo zone desertiche lungo il Pacifico ci sono immagini della riserva naturale di Paracas, col deserto di colori incredibili, e delle isole Ballestas popolate da foche, pinguini e pellicani. Come non ricordare le “linee di Nasca” che raffigurano animali o figure geometriche e che si possono vedere solo dall’aereo e che qualcuno ritiene siano state fatte da popoli extraterrestri. Ecco Arequipa, a “ciudad blanca” contornata da tre vulcani anch’essa distrutta più volte dai terremoti, l’ultimo di pochi anni fa. Entriamo nel Monastero di Santa Catalina, inviolabile per la clausura fino agli anni settanta del secolo scorso e ora parzialmente visitabile con le sue celle arredate quasi con sfarzo ad accogliere le figlie della nobiltà cittadina. Arriviamo in Plaza de Armas dove sono schierate belle poliziotte che si fanno volentieri fotografare con noi turisti. Si prosegue per il passo dei vulcani a 4950 metri da dove si vede la Cordigliera centrale delle Ande formata da montagne di origine vulcanica, tra queste l’Ampato, dove è stata trovata la mummia di Juanita e il Sabancaya ancora attivo e con la cima fumante. Qui ci sono i lama, gli alpaca e, più avanti, nella valle del Colca, il condor andino che volteggia maestoso sopra le nostre teste. Lungo questa valle troviamo piccoli villaggi con chiese coloniali che all’interno tra Cristi sanguinolenti e Madonne con fattezze indie, che mostrano la spietatezza spagnola anche nella religione, con San Giacomo che a cavallo calpesta gli indios. Il lago Titicaca, a 3850 metri di altitudine, si apre alla vista con le isole galleggianti degli Uros, la penisola di Capachica e 6 l’isola di Taquile dove si trova una lussureggiante vegetazione di tipo subtropicale nonostante l’altezza e una baia dove un gruppo di ragazze danesi fanno il bagno nell’acqua gelida. Si parte lungo la strada del Barocco andino con le sue chiese tra le quali spiccano quelle di San Pedro a Andahuaylillas. Ed ecco Cuzco, la capitale degli Inca, il centro di Tahuantinsuyo o Terra delle Quattro Regioni, l’ombelico del mondo; costruita a forma di puma e distrutta dai conquistadores spagnoli di Pizarro che, spergiuri come furono in Messico, massacrarono l’ultimo Inca Atahualpa dopo avergli promessa salva la vita in cambio di due stanze piene di oro e argento. Sono rimasti numerosi resti di palazzi e dei templi del Sole e della Luna che, secondo Garcilaso de la Vega, figlio di un capitano spagnolo e di una principessa Inca, erano completamente ricoperti rispettivamente da uno strato d’oro e d’argento. Rimangono vicoli, nella città vecchia, ancora lastricati con pietre originali e la grande piazza con la Cattedrale e la chiesa della Compagnia di Gesù costruite sui resti del palazzo di Inca Viracocha e di Huayna Capac. Finalmente ecco Machu Picchu, enigmatica città non conquistata dagli spagnoli e abbandonata intatta dagli abitanti per cause misteriose. Splendido panorama dalla Porta del Sol, che permette la vista fin nella valle di Urubamba. E qui finiamo con la visita a una comunità Amaru e il rientro a Lima. Ristorante “Al Migò” ore 20 Caminetto Presiede Il Presidente Giuliano Simionato MARTEDI’ 19 GRNNAIO 2016 TREDICI ALBERI DI MELE: OVVERO LE CONSEGUENZE DI UN TRATTATO DI PACE. Relazione del Socio Lajos Okolicsányi Come si vede la fine della prima guerra mondiale “dall’altra parte?” Si può ritenere tutto dimenticato a distanza di 100 anni? Questi e molti altri quesiti emergono nel pensiero di molti uomini d’oggi. Il nostro socio e Past President Lajos Okolicsànyi ha avuto la curiosità di affrontare questo argomento. Egli ha preso in prestito metà del titolo del suo racconto da Albert Wass, uno scrittore ungherese della Transilvania. I tredici alberi di mele sono un simbolo di come vennero definiti i confini dei paesi dell’Europa Centrale da parte dei vincitori della Prima Guerra Mondiale. I confini millenari dell’Ungheria. furono frantumati in diversi pezzi: a tutti i paesi confinanti furono assegnati intere regioni con le popolazioni ivi residenti (due terzi del territorio e circa un terzo della popolazione). Questi fatti furono seguiti immediatamente da gravi conflitti locali, regionali, peraltro del tutto inutili ai fini di cambiare le decisioni delle potenze vincitrici. Si ritiene che nei nuovi confini dei paesi europei (ritenuti da molti e soprattutto dagli ungheresi, ingiusti) si possano già individuare i motivi della partecipazione dell’Ungheria al secondo conflitto mondiale. 7 Ristorante “Al Migò” ore 20 Conviviale Presiede il Presidente Giuliano Simionato MARTEDI’ 26 GENNAIO 2016 INTERCLUB CON TREVISO NORD Educare per prevenire La serata interessantissima alla quale hanno partecipato il Presidente Piero Tenderini del R.C. Treviso Nord e numerosi soci dello stesso Club e che ha visto anche la partecipazione di S.E. il Prefetto di Treviso, dott.ssa Laura Lega, è stata riassunta nell’articolo del dott. Polo pubblicato a pag. 3 nello spazio “Eventi”. COMUNICAZIONI DELLA SEGRETERIA AUGURI AI SOCI Paolo Bornello – Carlo Chiodin – Marco Civai – Marco Giorgio Contessotto – Vittorio Faldini – Roberto Lezzi – Lajos Okolicsányi – Gianfranco Vivian. per il loro compleanno che ricorre nel mese di febbraio. SOCI IN ALTRI CLUB O ATTIVITA’ ROTARIANE Polo e Danesin alla riunione Interclub Interact Rotarct del 14 febbraio 2016 PERCENTUALI DI PRESENZA 1° SEMESTRE 2015-2016 100% - Barbazza – Batacchi – Bellieni – Danesin- Polo - Simionato 95% - Bidoli Giuseppe – Cappellari – Crivellari - Grasso 89% - Passarelli 79% - Migot 74% - Bazzotti – Bortolomiol - Buoro – Marzolini – Pavan 68% - Calandri – Riscica 63% - Minetto – Pegorer - Possamai 58% - Graziani – Masetto – Morona – Putoto 53% - Ciani Bassetti 47% - Baruffi – Chiodin – Comunello - Okolicsányi 42% - Contessotto – De Gioia Carabellese – Del Giudice 37% - Bornello – Contento - Pivato 32% - Da Rolt – Giraldo - Gotta 26% - Civai - Grosso 21% - Alexandre – Bidoli Carla – Caneve – Previti - Squarzoni 16% - Maglia - Visentin 11% - Dominese – Maggiotto – Schenardi - Stiz 5% - Damian – Favretto – Gagliardi - Lezzi 0% - Casonato – Faldini Ferrero - Gallarati Scotti Bonaldi – Gazzoli – Spinelli Soci dispensati dalla presenza: Di Nicolantonio – Mescola – Monti – Mosca – Palermo – Paolillo – Pegoraro e Vivian RICORDATE DI DESTINARE IL 5 PER MILLE AL “PROGETTO ROTARY DISTRETTO 2060 – ONLUS” - C.F. 93150290232 SEGRETERIA Orario: Lunedì – Martedì – Venerdì: dalle ore 16,30 alle ore 18,30 Indirizzo: Largo di Porta Altinia, 23 – 31100 TREVISO Tel. e fax: 0422-579931 – per comunicazioni urgenti cell. Signora Masia: 329 – 5464808 e-mail: [email protected] - sito web: rotaryclubtreviso.it 8
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