L`accostamento tra le antiche intavolature liutistiche, vihuelistiche e
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L`accostamento tra le antiche intavolature liutistiche, vihuelistiche e
ISTITUTO MUSICALE “VINCENZO BELLINI” CATANIA Biennio di II livello per la formazione dei docenti nella classe di concorso di strumento musicale (A077) Strumento: Chitarra (AB77) _______________________________________________________ GIUSEPPE TORRISI LA TABLATURA NELLA METODOLOGIA MODERNA _______________________ Tesi di laurea _______________________ Relatore: Prof. Agatino Scuderi _______________________________________________________ Anno Accademico 2007/2008 INDICE PREMESSA pag. 5 CAPITOLO I INTAVOLATURA: ORIGINI E CARATTERISTICHE pag. 7 CAPITOLO II NEI PRIMI ANNI pag. 19 CAPITOLO III LA TABLATURA DIGITALE pag. 33 CAPITOLO IV L’UTILIZZO CORRETTO pag. 39 CAPITOLO V I VANTAGGI DELLA TABLATURA DIGITALE pag. 49 CAPITOLO VI CONCLUSIONI pag. 67 BIBLIOGRAFIA pag. 71 3 PREMESSA Esiste un “legame” tra le antiche intavolature liutistiche e degli strumenti similari (vihuela, tiorba, chitarrone, etc.) sviluppatesi tra il XVI e il XVII secolo e le attuali tablature per chitarra? Ad una prima osservazione potrebbe sembrare azzardato, o per alcuni persino “sacrilego”, un tale accostamento. In italiano il termine “tablatura” (o “tabulatura”) è ormai di uso comune e sta ad indicare le moderne intavolature chitarristiche per distinguerle da quelle antiche proprie degli strumenti a pizzico e a tastiera. «Una intavolatura è un metodo alternativo al pentagramma per scrivere la musica. Anche se non è il termine italiano corretto, spesso si utilizza la dicitura tablatura o tabulatura (dal lat. tabula, “tavola”).» (it.wikipedia.org/wiki/Intavolatura). Le origini delle intavolature (risalenti al periodo tardo medioevale) trovarono concreta affermazione in una enorme quantità di musica, molta della quale di straordinario valore storico e musicale, e la loro esistenza era funzionale alla pratica esecutiva rappresentando una ingegnosa “alternativa” (più semplice ed immediata) alla notazione diastematica già in uso da qualche secolo. Le attuali tablature per chitarra, con l’avvento della notazione moderna e la conseguente evoluzione verso una scrittura musicale sempre più “completa” di indicazioni per l’esecutore(1), secondo il parere di molti oggi non avrebbero ragione di esistere e difatti non sono pochi i detrattori che le considerano non solo inutili ma addirittura dannose. Il “fil rouge” che lega l’antica intavolatura con la moderna tablatura è rappresentato dalla diretta e immediata percezione grafico-visiva che l’esecutore viene ad avere del brano, byapassando tutte quelle componenti (“complicate”) della notazione su pentagramma, non indispensabili ai fini pratico-esecutivi. Naturalmente, come vedremo, la lettura su tablatura non è priva di controindicazioni ma, da un punto di vista metodologico, il ricorso ad essa come strumento didattico, è giustificato da una forte valenza positiva, soprattutto nella delicata fase propedeutica. 5 Il tutto si inquadra nella ricerca, confortata dai più moderni orientamenti metodologici, di un approccio all’insegnamento strumentale che cominci dal “suono” e non da informazioni “astratte” di Teoria musicale o di Solfeggio. Attraverso l’uso della tablatura, ossia della rappresentazione grafico-visiva della posizione delle corde e dei tasti da premere con le dita sulla chitarra, l’allievo principiante di Scuola Media ha la possibilità di un rapporto immediato con lo strumento attraverso una lettura musicale che è decisamente più intuitiva rispetto a quella legata alla canonica notazione sul pentagramma. Anche se il contesto storico-musicale che vide l’affermazione delle antiche intavolature era diverso da quello attuale, fondamentalmente il principio è lo stesso: l’antica intavolatura e la moderna tablatura hanno in comune un sistema di rappresentazione grafico-visiva che comunica all’esecutore (in maniera analogica) le posizioni da realizzare sullo strumento nella combinazione tra corda da pizzicare con la mano destra e tasto da pressare con la mano sinistra. Ma, per concludere questa breve premessa, la tablatura moderna ha sicuramente molte più frecce al proprio arco di quante non ne avesse la sua antica progenitrice: l’uso delle moderne tecnologie (attraverso il computer) ne permette un utilizzo che va ben al di là della semplice visualizzazione grafica delle posizioni strumentali ampliandone enormemente la valenza didattica; di questo mi occuperò nei capitoli successivi, dedicati all’esperienza maturata in tanti anni di insegnamento direttamente sul “campo (di battaglia)”: la Scuola! (1) La tendenza a precisare nella partitura le istruzioni per l’esecuzione si rafforzò durante il XIX sec. e all’inizio del XX, al punto che, in alcuni pezzi di Arnold Schoenberg, si trovano istruzioni precise per l’esecutore, si può dire di ogni singola nota; lo stesso Stravinskij pare abbia detto una volta, come gli fosse sufficiente che l’esecutore suonasse le note esattamente come egli aveva indicato, piuttosto che le interpretasse. Secondo alcuni compositori del XX sec., il passo ulteriore da compiere per aderire alla logica, sarà l’eliminazione dell’esecutore, “l’intermediario” fra il compositore e il suo pubblico.[HOWARD MAYER BROWN, Notazione in DEUMM, il Lessico III, Torino, UTET, 1992 (1ª ed. 1984), p. 348]. 6 INTAVOLATURA: ORIGINI E CARATTERISTICHE Sappiamo bene quanto la “scrittura” sia stata importante e fondamentale nell’evoluzione umana. “Scrivere” non rappresenta solo un mezzo per evitare una trasmissione orale meno “precisa” e meno “sicura”. Anche se la motivazione a “segnare” nelle varie civiltà è scaturita, quasi sempre, dall’esigenza a “memorizzare meglio”, tale gesto grafico si è sempre poi trasformato (nei vari linguaggi) in qualcosa di più profondo. Nell’ambito musicale la notazione (da quella alfabetica sino ai nostri giorni) ha permesso non solo di tramandare/diffondere/eseguire con una relativa certezza ed efficacia dei messaggi culturali, ma via via ha cambiato il modo stesso di pensare/vedere (e di conseguenza di comporre/eseguire) la musica. La nostra indagine sulla tablatura, si fonda proprio su questa considerazione. Capire e scoprire come un procedimento di “semplice” scrittura si possa in realtà trasformare in un grande aiuto per la mente di chi si incammina (educatori e allievi) nel complesso iter dell’apprendimento. «Normalmente i principianti iniziano a studiare la notazione musicale fin dalle loro primissime lezioni. Ci sono però convincenti argomentazioni di musicisti ed educatori musicali, nonché una notevole quantità di ricerche psicologiche, che suggeriscono che forse questo non è il modo migliore per sviluppare l’alfabetizzazione musicale nei giovani discenti. Al cuore di tali argomentazioni c’è l’idea che introdurre la notazione in una fase più avanzata degli studi, permette agli allievi di concentrarsi sullo sviluppo delle immagini uditive e delle abilità fisiche richieste per suonare lo strumento. Le ricerche suggeriscono inoltre che introdurre precocemente la notazione potrebbe di fatto essere dannoso per le intuizioni musicali spontanee dei bambini, poiché non li metterebbe nelle condizioni di comprendere la relazione tra le proprie conoscenze percettive e il sapere concettuale utilizzato per descriverle.»(1) 7 L’uso della tablatura per i principianti come grafia notazionale alternativa al pentagramma, si inquadra perfettamente in tali orientamenti metodologici in quanto, a mio parere, rappresenta una ideale “via di mezzo” tra la pratica musicale totalmente avulsa da ogni riferimento grafico-analogico e la “complicata” decodifica della notazione astratta tradizionale. Tale via di mezzo infatti non comporta particolari “sforzi” di lettura e di memorizzazione al neofita, ma nello stesso tempo gli consente di avere un’importante riferimento pratico di supporto allo sviluppo delle abilità strumentali. «La partitura è una riduzione grafica, una stesura sulla carta di un fenomeno che si svolge nel tempo e nello spazio. […] Una breve scorsa alla storia della notazione ci permetterà di cogliere meglio la relatività dei simboli legati alla descrizione del fenomeno musicale. A Babilonia, a partire dal XVI secolo a.C., sono annotati con un alfabeto i suoni strumentali; del resto, nella musica sumerobabilonese, la notazione della scala eptatonica si fa sotto forma di cifre. In Grecia, nel 250 a.C., le lettere indicano le altezze delle note e i segni messi sulle lettere ne indicano la durata. A Bisanzio i segni principali indicano soprattutto il movimento della voce. In Siria la trasmissione dei canti si fa oralmente. In Armenia i manoscritti dal IX a XVII secolo mostrano più di 80 segni che indicano melodia, durata, punteggiatura musicale, fatto che non impedisce anche la trasmissione orale. In Etiopia c’è una grande diversità di segni: punti, tratti orizzontali, lettere per notare i suoni. Quanto ai Copti, per la preoccupazione di non «rivelare agli stranieri il patrimonio sacro della liturgia», preferiscono la tradizione orale. Dopo l’uso della chironomia (semplice indicazione gestuale della mano che precisa al cantore il movimento del suono nello spazio e nel tempo), il Medio Evo occidentale vede la fioritura dei neumi segni musicali sempre legati ai testi liturgici. Questi segni danno delle indicazioni di movimenti e di pendenze, perché i movimenti delle altezze vocali sono tradotti con una rappresentazione spaziale.»(2) 8 Dunque si evince come la “partitura” abbia assunto in varie epoche e contesti storico-geografici diversi, differenti connotazioni ed è in tale ambito che possiamo inquadrare in Europa (verso la fine del 1400) la nascita delle prime intavolature. La caratteristica generale intrinseca delle antiche intavolature (così come delle attuali tablature) è una impostazione grafica che imita le caratteristiche “fisiche” dello strumento a cui si riferisce. «L’Intavolatura è sistema di notazione per strumenti a corde e a tastiera (liuto, organo, cembalo e simili), adottato in Europa nel ’500 e ’600, con cui si solevano trascrivere (intavolare), a uso di uno solo, composizioni destinate in origine a più esecutori. Si ebbero vari tipi di intavolatura a seconda dell’epoca e del paese e a seconda che lo strumento fosse a tastiera (intavolatura detta d’organo) o a corde (intavolatura detta di liuto). Nelle intavolature d’organo le singole voci di una composizione polifonica venivano scritte parallelamente, una sotto l’altra, ora mediante note su due righi musicali per la mano destra e la mano sinistra in modo analogo alla moderna scrittura per pianoforte (Italia, Francia, Inghilterra), ora per mezzo di semplici numeri, corrispondenti a determinati suoni (Spagna), ora mediante note su rigo musicale per la voce superiore, e semplici lettere dell’alfabeto per le voci sottostanti, o addirittura (dopo il 1570) mediante sole lettere alfabetiche, per tutte le voci (intavolatura d’organo tedesca). Per le intavolature di liuto, in Italia, Spagna e Francia si adottò un sistema di linee parallele orizzontali, ciascuna rappresentante una corda, sopra le quali venivano segnati i gradi progressivamente più acuti, a partire da quello della corda senza applicazione di dito (corda vuota): in Italia e Spagna , con la serie successiva dei numeri (0, corda vuota, 1, 2, 3 ecc.); in Francia, mediante la serie ordinata delle lettere alfabetiche (a corrispondente a corda vuota, b, c, d, ecc. corrispondenti ai gradi superiori). Più complicata di tutte, la intavolatura di liuto tedesca prescindeva dalla raffigurazione delle corde, valendosi di una quantità di segni particolari, fra le lettere, numeri e altri simboli, ciascuno indicante una determinata nota dello strumento. In tutte le intavolature le indicazioni di altezza erano accompagnate da quelle dei valori 9 ritmici, ora rappresentate dai normali segni musicali di durata, ora da segni speciali.»(3) Da una immediata analisi di quanto sopra scritto e dalla visualizzazione del relativo schema si possono trarre alcune interessanti considerazioni. I sistemi di intavolatura che maggiormente si avvicinano a quello della moderna tablatura sono quelli “italiano” e “spagnolo” che indicano i tasti da pressare attraverso dei numeri disposti sulle linee orizzontali che rappresentano le corde dello strumento. 10 Di contro, però, la disposizione delle corde stesse è diversa ossia la prima corda (il cosiddetto cantino e che è la più acuta) non è disposta in alto così come avviene nella attuale TAB, ma esattamente al contrario (cioè “a specchio” rispetto ad essa). Tale particolare disposizione si evince anche dall’esempio successivo relativo alle trascrizioni in notazione moderna di due intavolature entrambe per chitarra a cinque ordini o cori (corde): una spagnola di Gaspar Sanz (con i numeri sulle corde a indicare i tasti come quella italiana) e l’altra francese di Robert De Visée (con le lettere invece dei numeri). Si noti come le note più acute prodotte dal cantino siano segnate in basso nella intavolatura spagnola e in alto in quella francese: in pratica, dalla combinazione dei due “sistemi”, si ottiene la moderna tablatura. 11 Gaspar SANZ (1640-1710) CANARIOS EN RE MAJEUR de "Instruccion de musica sobre la guitarra española" (Zaragoça, 1674) Révision pour guitare de Jean-François Delcamp 1020 qk»¡¡™ Ÿ # # 6 ‰ 3 œ œ 1 œ œ 1 œ 3 œ 1 œ 3 œ 12 œœ . œ 3 œ 2 œ 2 œ 3 œ œ 3 œ 2 œ 3 œ . . œ. œ. . V 8 œ œ œ œ œ . . Œ. œ. 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V . œ œ. œ. œ. œ. œ œ œ. œ. œ. u J œ. 4 Gaspar SANZ : CANARIOS EN RE MAJEUR www.delcamp.net 14 Robert de VISEE (1660-1721) PRELUDE de la SUITE VIII en ré mineur de "Livre de Pièces pour la guittarre" (Paris 1686) Adaptation pour guitare de Jean-François Delcamp q»•• 3141 3 œ œ 4 œ œŸ œ ‰ 4J 2œ œ Vb c c II c II Ÿ 2œ 2œ œœ 2 œ 1 n œœ 2 œ 2 b œœ œ œ 1 4 3 1 2030 Ÿ Ÿ Ÿ 3 j 3œ 1œ œ œ œ œ œ ‰ œ œ 4 œ 2œ 1 V b # ˙œ œ œ 4 œ 1 œ 2 œœ .. 2 œ J #œ 4 3141 2131 2131 4 Ÿ Ÿ œ 4 œ 2 œ ˙œ œ 1 1 œ œ 2œ V b nœ J Œ 2030 2131 4 Ÿ 1œ œ 2 œ. b V œ 1# œ C II Ÿ 2131 Ÿ ^ œ œ œ œ. 4 4 4 2œ #˙ œœ . gggg # œœœ œ ‰ 2 œ œ 4 n œ gg œ # œ ˙ g C II 3141 3 C III CI Ÿ j^ j œ œ œ ggg 2 œœœ ggg 2 œœœ ‰ v3J 3 1020 2030 C III 0 œ ^ œœ g 4 œ œ 1œ œ 4 3 œ c II Ÿ j ≈ 4œ œ ^ œ œ g3# œœ 1 œ 2 œœ œ œ œ 1 œ 2 œ # œ . 2 œ 2 w œ œ œœ 1 4 1 w ggg ˙˙ gg 2 2 1 1 w gg ˙ 2131 0 3 Robert de VISEE : PRELUDE de la SUITE VIII en ré mineur www.delcamp.net «Le musiche per gli strumenti a corde erano generalmente scritti in intavolatura. Questo sistema si differenzia dalla normale notazione mensurale, perché indica esattamente quali tasti il suonatore deve premere e quali corde deve pizzicare o toccare con l’arco per ottenere una certa successione di note o di accordi. In pratica l’intavolatura è un sistema grafico legato strettamente a un determinato strumento e funzionante solo su quello. Questo sistema ha enormi vantaggi ed è molto più funzionale della normale notazione, soprattutto per la lettura dei brani polifonici: non occorre conoscere la reale intonazione dello strumento che si sta suonando e non esistono problemi nel suonare le alterazioni accidentali che sono tutte ovviamente annotate. Per quanto riguarda gli strumenti a corda, erano in uso vari tipi di intavolatura. Esse possono essere suddivise a grandi linee in tre tipi, l’intavolatura italiana, la tedesca e la francese. Il tipo italiano, così come quello francese, segnava sulla carta un certo numero di righe, poste come un rigo musicale, che indicavano le corde dei liuto, della viola da gamba, o di un altro strumento; su ognuna delle righe erano annotati i simboli che indicavano il tasto da premere. Tra i due sistemi esistevano però delle differenze: nell’intavolatura italiana lo strumento era visto «a specchio», cioè la corda più acuta era la più bassa sulla carta, in quella francese avveniva il contrario. A questo proposito scrive Mersenne: "Bisogna notare che gli italiani cominciano a contare i cori delle corde dalla più grossa, in modo tale che finiscono col cantino, dal quale invece noi partiamo, altrimenti non si potrebbero comprendere le loro intavolature". Gli italiani indicavano i tasti con numeri progressivi: «0» indicava la corda vuota, «1» il primo tasto e così via; i francesi usavano invece le lettere dell’alfabeto, usando la «a» per indicare la corda vuota e le altre a seguire. Il ritmo del brano era segnato al di sopra del sistema, mediante valori mensurali o più comunemente con staffe a imitazione delle gambette delle note. Se la staffa non veniva ripetuta, significava che il valore ritmico rimaneva invariato fino all’apparire di una staffa diversa. L’intavolatura tedesca aveva un’organizzazione del tutto differente dalle due precedenti; il primo a parlarne diffusamente è Virdung (1511), sebbene essa fosse in uso in Germania da almeno cinquant’anni. Esiste infatti una raccolta 16 manoscritta, il Konigsteiner Liederbuch (1470 ca.) – attualmente conservata nella biblioteca di Berlino – che riporta quattro brani annotati in intavolatura tedesca scritti per uno strumento a cinque cori. Il sistema tedesco è puramente simbolico, non legato alla raffigurazione dello strumento che accomuna l’intavolatura italiana e la francese; ogni suono producibile è indicato da un simbolo grafico unico: le corde vuote sono simbolizzate da un numero progressivo dal grave verso l’acuto (1, 2, 3, 4, 5) e ogni tasto è indicato con lettere diverse, che non si ripetono mai due volte. In questo modo la notazione consiste solo in una successione di simboli grafici che vengono annotati in colonna quando più suoni vanno prodotti contemporaneamente. Il ritmo è dato dalla notazione a staffa, ma a differenza dell’intavolatura italiana l’indicazione è ripetuta per ogni valore. Il sistema tedesco è più difficile da memorizzare, ma una volta imparato è di lettura molto agevole. La sua concezione, così avulsa dal fatto «visivo», è una prova a favore dell’attribuzione da parte di Virdung della sua invenzione al musicista cieco Conrad Paumann (1415 ? – 1473), nato a Norimberga e naturalizzato a Monaco. Virdung ipotizza che il liuto per il quale era stata concepita l’intavolatura tedesca non avesse più di undici corde, distribuite su cinque cori, mentre al suo tempo era già di uso normale lo strumento a sei cori. Infatti il simbolo della corda più grave è stato sicuramente aggiunto in seguito. A questa struttura di base, i vari autori aggiungevano nelle loro intavolature altre indicazioni utili per l’esecutore: per esempio potevano essere notate le dita da utilizzare nel pizzicare le corde, oppure il verso delle arcate nelle composizioni per viola. Quando incominciò a prendere piede la tecnica di suonare la chitarra per accordi «strappati», quella che gli spagnoli chiamavano rasgueado, fu inventato un sistema di notazione che indicava con delle lettere gli accordi pieni da suonare ritmicamente. Una serie di linee verticali poste sotto o sopra una lunga linea orizzontale indicava la direzione delle «strappate», e a queste si aggiungeva la solita annotazione a staffa. L’intavolatura per chitarra strappata fu usata per la prima volta in una pubblicazione del 1586 intitolata Guitarra Espanola y Vandola di Juan Carlos y Amat; venne ripresa durante il XVII sec. dagli italiani e denominata «alfabeto per chitarra spagnola».(4) 17 Possiamo notare come, diversamente da quanto evidenziato precedentemente, il sistema che più si discosta da quello attuale è sicuramente quello tedesco che in pratica condivide ben poco con i suoi antichi parenti “neolatini” (nonché con la moderna tablatura); non essendo basato su un sistema di visualizzazione delle posizioni strumentali impiega semplicemente un sistema di notazione alternativa a quella convezionale su pentagramma. Nello stesso tempo è interessante la considerazione del matematico francese (scopritore dei numeri primi) Marin Mersenne (1588-1648) che osservava come il sistema italiano fosse speculare rispetto a quello francese riguardo la disposizione grafica delle corde nella intavolatura, e che la cosa avrebbe potuto generare una certa confusione. (1) GARY E. MCPHERSON e PAUL EVANS, Il suono prima del segno in AA. VV. “Orientamenti per la didattica strumentale”, Lucca, LIM, 2007, p. 15 (2) CLAIRE RENARD, Il gesto musicale, Milano, Ricordi, 1988 (ed. orig. Parigi 1982), pp. 99103 (3) AA. VV., Intavolatura in “Enciclopedia della musica”, Milano, Garzanti, 2006 (1ª ed. 1983), pp. 410-411 (4) <www.musica-antica.info/strumenti/strumenti_paragrafi/8.html> 18 NEI PRIMI ANNI Nei primi anni ’90, con la nuova legge sull’autonomia scolastica, cominciarono ad attivarsi molti laboratori su iniziativa del Consiglio di Istituto delle varie Istituzioni Scolastiche nell’ambito del nuovo cosiddetto Piano della Offerta Formativa (P.O.F.). I Presidi si rivolsero per le docenze a degli Esperti anche esterni alla scuola stessa soprattutto per quelle discipline che non erano previste nelle materie curriculari; nacquero così i primi Laboratori Musicali e naturalmente uno degli strumenti più richiesti dai ragazzi, data la sua popolarità, fu la Chitarra. A quel tempo erano ancora poche le Scuole ad Indirizzo Musicale nel territorio nazionale e ancor meno nella provincia di Catania (soltanto una!). Per cui, finalmente, la chitarra (sia pure non ancora “dalla porta principale”) fece il suo ingresso nell’ambito scolastico e molti Diplomati furono chiamati a svolgere il compito di insegnare lo strumento a scuola. Cominciai così, nel 1996 presso il Liceo Scientifico “Ettore Majorana” di Scordia, la mia carriera scolastica e subito dovetti scontrarmi con tutta una serie di nuove problematiche cui non ero abituato dal momento che la mia attività di insegnamento si limitava, fino ad allora, alle sole lezioni frontali e individuali. I Laboratori, spesso autofinanziati in toto o in parte dagli stessi allievi, invece erano strutturati in maniera diversa: il corso comprendeva (per ovvie ragioni) un numero considerevole di ragazzi cui fare lezione simultaneamente (da un minimo di cinque fino addirittura a quindici!). I contratti di collaborazione con la Scuola prevedevano un monte ore di lezioni già prefissato e solitamente, per motivi economici, non si andava oltre le 40-50 ore complessive. In tale contesto bisognava “arrangiarsi” per riuscire ad ottenere un minimo di risultato che potesse soddisfare le aspettative di 19 Docente, Allievi e Presidi (le quali, peraltro, non sempre erano necessariamente coincidenti…). Il Preside, solitamente, misurava il successo dell’iniziativa dal numero degli iscritti e da quanti alla fine terminavano il corso mentre l’obiettivo dei ragazzi era generalmente quello, alla fine del corso, di sapere “strimpellare” qualche accordo per accompagnare le canzoni preferite. Il Docente si trovava di fronte a due possibilità: la prima (la più comoda) era quella di fare di necessità virtù escludendo a priori obiettivi più ambiziosi e limitandosi ad insegnare ai ragazzi semplicemente gli accordi più semplici senza badare troppo a problematiche quali la corretta impostazione, la postura, etc. Del resto il limitato numero di ore previste e viceversa quello elevato di allievi inevitabilmente abbassava in maniera inversamente proporzionale la qualità della docenza. Scegliendo questo percorso didattico di fatto però il Docente diplomato in chitarra era costretto a limitare molto il proprio raggio d’azione e soprattutto ad insegnare lo strumento in maniera molto più riduttiva rispetto alle proprie competenze; per farla breve non era più un corso di “chitarra classica” nel senso di “impostazione classica” (per intenderci la chitarra suonata con le dita della mano destra) ma diventava automaticamente un corso di chitarra “a plettro” per aspiranti, usando una denominazione oggi molto in uso, chitarristi “da spiaggia”! Premesso che personalmente ritengo lo studio degli accordi realizzati col plettro importantissimo sia a livello pratico che propedeutico (se svolto in maniera corretta), sicuramente un percorso che si limitasse solo a trasmettere quelle poche nozioni personalmente non mi allettava molto. La seconda possibilità era, invece, quella di tentare di riuscire nel poco tempo a disposizione (e coi tanti allievi) ad insegnare ai ragazzi, oltre alle canzonette e agli accordi eseguiti col plettro, almeno i primi elementi di base tecnica per potere suonare qualche semplice brano di chitarra classica (è bene ribadire che per “chitarra classica” non si intende solo esecuzione di musica classica ma 20 piuttosto un modo “classico” di suonare, diverso per esempio da quello della chitarra elettrica, acustica, jazz, folk o, come appunto si diceva, “a plettro”). Decisi di seguire la seconda possibilità e subito nacque l’esigenza di trovare un metodo/sistema che potesse “scavalcare” tutta la parte teorica e il solfeggio in modo da potere mettere rapidamente i ragazzi nelle condizioni di suonare delle “facili” composizioni. Potrà apparire paradossale, ma proprio il tipico approccio che generalmente si ha da principiante autodidatta con gli accordi sulla chitarra mi venne in aiuto! Mi procurai un prontuario di accordi dal titolo significativo Chitarristi in 24 ore e cominciai a riflettere sull’ingegnoso sistema che questi manuali adottavano per schematizzare graficamente le posizioni degli accordi sulla tastiera. Ecco il classico giro di Do tratto dal suddetto prontuario: 21 In questo schema sono riportati tutti gli elementi essenziali per realizzare le posizioni corrispondenti: i punti neri indicano la corrispondenza esatta tra tasto e corda dove pigiare il dito della mano sinistra e a margine sono segnate esattamente quali dita della mano sinistra devono essere utilizzate: 0 = corda vuota; 1 = indice; 2 = medio; 3 = anulare; 4 = mignolo. Per la mano destra-plettro non occorrevano chiaramente indicazioni. Perché non adottare lo stesso sistema anche per rappresentare ed indicare le varie posizioni della mano sinistra (e anche le corde da pizzicare con la destra) per eseguire delle composizioni per chitarra? Mi resi conto che quel modo di “visualizzare” gli accordi di accompagnamento, in fondo era assai simile a quello usato anticamente dai liutisti nelle intavolature! All’epoca l’uso del PC era ancora estremamente limitato rispetto alla larghissima diffusione odierna e dunque, non conoscendone l’uso, dovetti io stesso “costruirmi” a mano il materiale di cui avevo bisogno. Il mio approccio diretto con le tablature si limitava del resto ai primissimi rudimenti appresi da autodidatta e comunque (come abbiamo visto) relativo esclusivamente agli accordi; provenendo da una impostazione accademica (che si basa sulla notazione tradizionale), non avevo mai studiato un brano di “chitarra classica” scritto su tablatura. Ero, però, a conoscenza dell’impiego di queste tablature in altri ambiti chitarristici, ad esempio negli assolo di chitarra elettrica o per rappresentare graficamente moltissimi “fingerpicking”(1). 22 brani del cosiddetto stile «(“Stile del dito”, o “pizzicare con le dita”) è una tecnica usata per suonare la chitarra, il basso o altri strumenti a corda, eseguita usando le punte delle dita o le unghie al posto del plettro.[…] La tecnica è stata ideata dai chitarristi neri di blues acustico di inizio ’900» (it.wikipedia.org/wiki/Fingerstyle). Nel “fingerstyle” o “fingerpicking” (a differenza degli assolo di chitarra elettrica) si tratta di brani polifonici non di accompagnamento. Cercai allora di reperire qualcuna di queste tablature per poterle visionare e trarne spunti per il mio progetto notazionale. Un vecchio amico, dilettante e grande appassionato di chitarra fingerstyle, mi spedì alcune tablature di arrangiamenti di brani di vari autori e diversi brani del celebre chitarrista compositore francese Marcel Dadi (1951-1996). Riportiamo qui sotto la prima pagina di un arrangiamento chitarristico in fingerstyle di un noto brano di George Gershwin (1898-1937): I Got Rhythm. 23 24 Si noti come il principio sia simile a quello che abbiamo osservato nel giro di Do, ma con una sostanziale e importante differenza: non viene riportata la diteggiatura da utilizzare con la mano sinistra! La diversa struttura grafica del brano (rispetto a quella del giro di Do) con le continue ripetizioni e sovrapposizioni di numeri indicanti i tasti da premere sulle sei corde orizzontalmente rappresentate sulla TAB (abbreviazione di uso corrente del termine tablatura) impediscono di fatto l’indicazione delle dita della mano sinistra da utilizzare giacché l’eventuale utilizzo sovrapposto e/o affiancato di altri numeri (1-2-3-4) associati a ciascun dito della mano sinistra creerebbe confusione e una difficile “lettura”. Evidentemente questo tipo di tablatura non si rivolge a dei principianti bensì ad esecutori già in grado di realizzare autonomamente una loro diteggiatura. Inoltre l’esecutore deve già conoscere il brano in oggetto altrimenti, non essendo segnato alcun riferimento relativo alla divisione musicale, è praticamente impossibile risalire ad una certa distribuzione metrica/ritmica. Il primo aspetto (diteggiatura non segnata) era, per il mio obiettivo, quello più “debole”: dovevo insegnare a dei ragazzi che non avevano mai imbracciato una chitarra e l’indicazione della diteggiatura da utilizzare per entrambe le mani era fondamentale! Per quanto riguarda invece il secondo aspetto (assenza di riferimenti metrici/ritmici) mi fu molto utile un brano dello stesso Dadi Song for Kathy (vedi sotto), dove la durata dei suoni viene rappresentata graficamente in maniera abbastanza precisa (l’unico “inconveniente” è che si presuppone comunque la conoscenza della notazione tradizionale dei valori ritmici). 25 26 La strada era tracciata, ma dovevo trovare una possibile soluzione grafica soprattutto per il problema della diteggiatura. Cominciai allora la ricerca di testi musicali che associassero alla tablatura anche la notazione sul pentagramma, con tutte le relative indicazioni per le diteggiature. Anche in questo caso, l’aiuto non mi venne da testi e pubblicazioni “classiche”; l’editoria musicale accademica non prevedeva nulla del genere, tutte le opere erano scritte in notazione tradizionale e i miglioramenti degli ultimi anni erano volti semmai a una maggiore cura grafica, a una più opportuna impaginazione e alla minuziosa indicazione di diteggiature e realizzazione di particolari effetti chitarristici: insomma di tablature neppure l’ombra! Chi cerca trova e fu così che, poco tempo dopo, in edicola(!) trovai la ristampa completa della prima edizione (1982) di un’opera che a mio parere potrebbe entrare nella storia delle pubblicazioni didatticostrumentali per la Chitarra (e non solo di quella classica): il Corso di Chitarra di Franco Cerri (Milano, 1926) e Mario Gangi (Roma, 1923) edito dalla Fabbri Editori. Franco Cerri, grande chitarrista jazz, si occupò della parte relativa alla chitarra moderna (“a plettro”), mentre Mario Gangi (docente di Chitarra al Conservatorio di S. Cecilia in Roma nonché illustre rappresentante e decano dei concertisti italiani) della parte relativa alla chitarra classica. Il corso si rivolgeva essenzialmente agli autodidatti aspiranti chitarristi, ma per me rappresentò una straordinaria fonte di preziosi suggerimenti: di seguito riporto alcuni esempi tratti dall’opera sopra citata: 27 28 Il Corso includeva tantissimi esercizi tecnici, brani originali di compositori classici e degli stessi autori ed arrangiamenti di note melodie popolari il tutto disposto in ordine progressivo di difficoltà. Il denominatore comune era l’uso del “tabulato” (ossia della tablatura nella definizione di Mario Gangi) associata alla visualizzazione della corrispondente notazione sul pentagramma; le diteggiature di entrambe le mani(in tutti gli esercizi tecnici)erano indicate scrupolosamente (finalmente!) ma nell’opera era contenuto anche un altro elemento molto importante da un punto di vista didattico-metologico: la registrazione su cassetta (non esisteva ancora il CD!) di molti esercizi e brani che consentivano all’allievo un controllo e un riscontro pratico-uditivo importante (oltre a rappresentare un valido modello imitativo sotto l’aspetto musicale-interpretativo). 29 30 31 mp3 Londonderry Air (chitarra, Mario Gangi) (1) Tali brani di norma si eseguivano (e si eseguono tutt’ora) su una chitarra acustica a cassa grande con le corde d’acciaio suonata con le dita anziché col plettro (cioè proprio come la chitarra classica) sia pure con qualche differenza di impostazione tecnica (l’uso del pollice della mano sinistra ad esempio che è “vietatissimo” nella impostazione classica). Inoltre molti chitarristi “fingerstyle” suonavano (e suonano ancora oggi) con dei particolari supporti in plastica o di metallo applicati a ciascun dito della mano destra in maniera tale da pizzicare le corde proprio come se al posto delle dita ci fossero altrettanti plettri. Il “fingerstyle” sulla chitarra consiste in pratica nell’uso sistematico come figurazione di un basso ritmicamente sempre uguale (eseguito sempre col pollice della mano destra) per ogni movimento o suddivisione musicale. Ciò conferisce al brano una particolare scansione ritmico-armonica che è fortemente connotativa del fingerstyle (o “fingerpicking”). 32 LA TABLATURA DIGITALE Nell’anno scolastico 2001-2002 furono istituite nella Provincia di Catania, dopo anni di quasi totale immobilismo, numerose nuove Scuole ad Indirizzo Musicale. Fra queste c’era anche la “Cavour” di Catania ed il nuovo corso prevedeva quattro strumenti: pianoforte, violino, flauto ed arpa. Il Preside, a seguito delle numerose richieste, decise di ampliare l’organico strumentale scolastico istituendo parallelamente anche un Laboratorio di chitarra ed io fui chiamato in qualità di docente esterno. Mi ritrovai in breve a dovere gestire l’organizzazione di un Laboratorio che, per forza di cosa, non era strutturato come gli altri Corsi curriculari che prevedevano un numero limitato di allievi quasi sempre proporzionale al monte ore settimanale (di norma ogni allievo usufruisce almeno di un’ora frontale di lezione settimanale). Pur potendo contare sulla disponibilità del Preside, che aveva fissato un tetto massimo di 56 allievi per ciascuna ora di lezione affinché la qualità delle lezioni si mantenesse a livelli per lo meno accettabili, l’inevitabile confronto con gli altri corsi musicali risultava in partenza penalizzante. Di fatto, in questo caso, non ci si poteva limitare a svolgere un’attività musicale autonoma ma si sviluppava inevitabilmente un confronto che confluiva concretamente nel momento delle attività di musica di insieme e dei saggi scolastici. Il confronto (costruttivo, e non inteso in termini di competitività) però, per i motivi già citati, non era ad armi pari e la mia maggiore preoccupazione era quella che i ragazzi potessero sentirsi in qualche nodo penalizzati o comunque “allievi di serie B” essendo allievi non curriculari. Assieme all’ormai abituale ricorso alla tablatura occorreva qualcos’altro che desse una ulteriore “spinta” alla possibilità di un approccio con lo strumento il più possibile diretto ed immediato. Per mia fortuna, come già detto nel 33 precedente capitolo, avevo nel frattempo appreso l’uso del PC e fatto la conoscenza con alcuni interessanti software musicali. Fra questi il più completo era (ed è ancora) sicuramente Finale, il noto programma di scrittura musicale. La mia idea era quella di trascrivere con questo software i brani che intendevo far studiare agli allievi, per poi fornire loro i file da ascoltare al fine di avere un importante ausilio e riscontro di tipo uditivo. Ma la cosa non era così semplice: Finale è un programma “complicato”, di notevoli dimensioni e non facile da installare e gestire per un neofita. Inoltre si ponevano anche problemi, non secondari, di natura legale: escludendo il costoso acquisto del programma da parte dei ragazzi non era praticabile l’idea di “regalarlo” agli allievi per motivi di copyright. Per cui mi limitai a far ascoltare diverse volte in classe i file musicali che avevo preparato e che fungevano da “basi musicali” per esecuzioni collettive: l’esperienza si rivelò comunque utile e mi confermò la validità della mia idea. Ma occorreva ben altro; così cominciai la ricerca su internet di software musicali che fossero anzitutto gratuiti, meno “pesanti” come dimensioni e magari anche più semplici da utilizzare. Attraverso la chiave di ricerca “chitarra, tablature, software” trovai subito alcuni programmi e relativi file potenzialmente molto interessanti; i più diffusi parevano essere (e si confermarono anche successivamente) i seguenti: Power Tab, Guitar Pro e Tabledit. Il primo era l’unico totalmente gratuito e trovai subito una notevole quantità di file in molti siti che si occupavano di musiche per chitarra. Senza entrare troppo in una disamina strettamente tecnica di confronto tra quelli che a tutt’oggi sono ancora gli indiscussi “Re” dei software chitarristici, mi colpì subito negativamente il fatto che di Power Tab non esisteva (e non esiste ancora) una versione in italiano. Di Guitar Pro si poteva scaricare una demo e in effetti pareva molto ben fatto, in italiano, e con tantissimi file da potere scaricare; unico neo (non irrilevante) era quello che finito il periodo di prova bisognava acquistare il software. Tabledit mi sembrò il più adeguato; il 34 programma completo (per scrivere la musica) era a pagamento ma il “lettore” era (ed è tutt’ora) assolutamente gratuito e ciò permette di potere scaricare, leggere, ascoltare e stampare una enorme quantità di file musicali già pronti per chitarra. Inoltre ebbi subito la percezione (poi confermata) che dei tre software era quello con il maggior numero di file musicali disponibili, di chitarra classica dedicati al repertorio classico della chitarra, mentre gli altri due erano più dedicati ad altri generi musicali. Acquistai subito il programma (peraltro molto meno costoso di Finale) e contattai il produttore-ideatore del software, un francese chitarrista dilettante ed ingegnere informatico: Matthieu Leschemelle, chiedendogli (anche se la risposta poteva sembrare scontata) se potessi distribuire gratuitamente a scuola ai miei allievi per fini didattici il programma-lettore peraltro gratuitamente scaricabile da internet. La risposta positiva diede poi anche il “la” ad una collaborazione informatico-musicale che mi ha portato a trasferire numerosi miei arrangiamenti in formato “tef” (il formato di Tabledit) e a pubblicarli sul mio sito internet: www.chitarrarte.it ed, in collegamento, anche sul sito ufficiale del programma: www.tabledit.com (a riprova dell’interesse per questo tipo di tablatura digitale, ho potuto registrare in questi anni moltissime visite e relativi “download”). Adesso si trattava solo di trascrivere gli esercizi e i brani che mi interessava far studiare ai miei allievi (studi originali, trascrizioni, etc.), preparare un file di “istruzioni per l’uso” e copiare, insieme al programma-lettore TEFview(1), il tutto in tanti floppy-disk da distribuire ai ragazzi (i masterizzatori di CD erano ancora poco diffusi all’epoca). Le istruzioni erano necessarie come promemoria, anche se in classe avevo più volte spiegato l’uso del programma, tanto più che a differenza di quello completo, il “lettore” non prevedeva una traduzione in italiano (un limite purtroppo attualmente non ancora colmato). Ecco le quattro istruzioni fondamentali: 35 1) Installa il programma cliccando sull’icona “tefv”. Clicca col mouse direttamente sul brano che ti interessa ascoltare e/o studiare 2) Dopo avere cliccato sul file della canzone vai su Play in alto e metti il segno di spunta su “Play/Metronome”, quindi alza il livello del volume al massimo (15). 3) A questo punto clicca sulla freccetta azzurra e il programma ti suonerà l’esercizio o il brano alla “tua” velocità di studio che avrai determinato cliccando sulla icona dell’audio (“Play/ MIDI options”) e aumentando o diminuendo la velocità sempre in relazione alle tue esigenze di studio. 4) La prima battuta è vuota e ti serve per capire l’andamento e la velocità del brano e prepararti per suonare la chitarra assieme al programma musicale. I risultati, sin da subito, furono molto positivi sia per ciò che concerneva lo studio di brani per chitarra sola sia per quello relativo alla musica d’insieme. Di norma, nell’impostazione dei brani di musica d’insieme, ciascun docente prepara all’inizio la propria sezione e solo in una fase successiva il ragazzo (quando si suona insieme) ha la possibilità di ascoltare il risultato finale completo. Dunque l’allievo non poteva avere una percezione immediata del “senso” musicale e questo era particolarmente accentuato nel caso in cui il proprio strumento avesse svolto una funzione di sostanziale “accompagnamento”. La chitarra, pur essendo, per sue caratteristiche, uno strumento solistico e polifonico, generalmente viene sfruttata nell’orchestra scolastica semplicemente come strumento di “supporto armonico”, e questo dipende in larga misura dal fatto che, rispetto ad altri strumenti, ha un volume di suono notevolmente inferiore.(2) Nel prossimo esempio musicale riporto dei brani in formato “tef” e “midi” che ho preparato per gli allievi della Cavour nell’anno scolastico 2004-2005 e che si riferiscono a degli arrangiamenti di alcune parti tratte da “La Vedova Allegra” di Franz Lehar. Il mio collega violinista di norma curava e 36 predisponeva le trascrizioni (col software Finale) per l’ensemble strumentale scolastico ma, non avendo conoscenza della scrittura chitarristica, lasciava a me il compito di elaborare (a posteriori) le parti della chitarra. I file “tabledit” in questo caso erano particolarmente utili perché oltre alla parte chitarristica aggiungevo (avendo preso visione della partitura completa) anche la linea melodica principale (affidata nell’orchestra ora ai flauti ora ai violini) e ciò permetteva agli allievi di ascoltare il brano nella sua interezza, ma anche (soprattutto) di “ascoltarsi” mentre si esercitavano a casa davanti al PC; a differenza degli alunni che non avevano avuto modo di usufruire di questo supporto, già dalla prima prova i miei allievi “informatizzati” suonavano riuscendo a seguire gli altri, dimostrando una maggiore padronanza musicale. Ciò permetteva di risparmiare tempo prezioso che poteva così essere impiegato più proficuamente, oltre che per una maggiore cura interpretativa, anche per uno studio tecnico (in classe) più approfondito (non finalizzato, cioè, solo ad un mero “accompagnamento” eseguito col plettro). Romanza della Vilja.tef Romanza della Vilja.mid Tace il labbro.tef Tace il labbro.mid Finale.tef Finale.mid Dopo avere estratto il file midi dalla partitura in formato Finale fornitami dal collega, l’ho importato con Tabledit aggiungendo la parte chitarristica; in tal modo l’allievo veniva ad avere la possibilità di ascoltare il brano esattamente come sarebbe stato realizzato con tutti gli strumenti dell’organico completo. Moon River Cavour.tef Moon River Cavour.mid 37 L’uso della tablatura digitale si rivela utile anche negli ensemble chitarristici; l’esempio che riporto qui sotto, si riferisce ad un mio arrangiamento di un famoso canto natalizio (Silent Night). Esso è strutturato in modo che la prima chitarra sia assolutamente autonoma e le altre “ad libitum”, ossia che possano (in base alle esigenze contingenti) essere o meno inserite in tutto o in parte senza che il senso musicale di base risulti incompiuto o stravolto. La quinta chitarra si limita alla elementare esecuzione di sole corde vuote e ciò permette l’eventuale inserimento nell’organico di allievi anche alle primissime armi. Silent Night 5 chitarre.tef Silent Night 5 chitarre.mid Attraverso lo studio e l’ascolto digitale simultaneo e l’ausilio non meno importante della visualizzazione grafica della partitura che “scorre” insieme all’audio, dunque, l’allievo ha a disposizione un ottimo supporto didattico che influisce efficacemente sulla qualità/velocità del suo apprendimento. Da tutto quanto fin qui scritto, emerge un quadro molto positivo della tablatura e in special modo della tablatura digitalizzata. Ma, come si è già accennato nella premessa, questo tipo di scrittura musicale può comportare alcuni “inconvenienti” che non vanno ignorati e che il docente deve conoscere al fine di poterli eventualmente controllare. (1) <www.tabledit.com/tefview/download.shtml> (2) Si può comunque sopperire affidando la stessa parte a più chitarre in modo da aumentare il livello sonoro oppure attraverso l’uso dei microfoni (ma non sempre ciò è possibile) e che peraltro possono creare altri problemi (effetto larsen, ronzii, etc.). 38 L’UTILIZZO CORRETTO Nel capitolo precedente abbiamo “esaltato” i pregi della tablatura digitale, ma occorre riconoscere che l’uso non corretto della TAB potrebbe rivelarsi inadeguato nell’affrontare un ideale percorso didattico. Essa non può rappresentare la “medicina miracolosa” o la panacea per l’allievo, escludendo in toto altre metodologie, né si può pensare che sia priva (come già detto) di inconvenienti i quali, se non sono ben “controllati”,alla lunga potrebbero creare qualche problema. Va considerato che la TAB generalmente non è “completa” quanto la normale notazione sul pentagramma; un’edizione musicale in scrittura moderna (dallo studio semplice alle partiture più elaborate) è solitamente più “ricca” di informazioni esecutive di quante ne contenga una TAB. La tablatura è del resto una rappresentazione più analogica rispetto al classico pentagramma ed in questo risiede la sua importanza didattico-pedagogica, perché permette di arrivare (fin da subito e a differenza appunto dei simboli tradizionali) alla comprensione di un testo musicale. Questa sua intrinseca peculiarità però potrà comportare a volte (almeno in buona parte delle TAB fino ad oggi praticate) la perdita (grafica) di altri aspetti musicali. Abbiamo visto come in realtà sia possibile inserire (facilmente) la diteggiatura di entrambe le mani ma generalmente gran parte delle TAB disponibili su internet non la riportano e ancor meno vengono riportati tutti i segni relativi alle dinamiche, alle agogiche, ai segni espressivi, etc. Del resto i software chitarristici sono stati concepiti per una scrittura “agile” e di semplice acquisizione/comprensione e non possono competere con i loro più potenti (e costosi) parenti come ad esempio Finale o Sibelius. 39 Dunque occorre fare attenzione soprattutto nel caso di brani classici scaricati da internet; spesso il creatore della TAB commette involontariamente errori più o meno gravi. Solitamente un’autorevole edizione musicale può fornire sufficienti garanzie (mai peraltro assolute!) di correttezza nel riportare il testo originale mentre invece tutti gli spartiti scaricati da internet vanno presi con accortezza, anche quelli in altri formati (GIF, PDF, etc.) e sempre confrontati con altre fonti (digitali e non). Il confronto/sovrapposizione con altre fonti (cartacee) è peraltro molto utile se non addirittura, in molti casi, assolutamente necessario. Si osservi questo studio di Giuliani in formato “tef”/PDF scaricato da internet: Allegro_Giuliani.tef Allegro_Giuliani.mid 40 ALLEGRO M. Guilani (1781-1828) TablEdited by Eric $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ # $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ " # $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ ! E B G D A E 3 2 2 1 2 2 0 0 0 1 2 0 1 0 1 1 2 2 1 2 0 2 1 2 1 2 $ $ $ $ $ $ $ " ! $ T A B 7 0 1 2 2 3 0 0 1 3 2 2 3 2 2 2 2 2 3 0 2 $ $ 2 3 $ 2 0 0 1 2 $ $ 2 1 1 0 $ $ $ $ 2 3 2 1 2 2 3 2 2 0 1 2 0 0 1 3 0 1 1 3 1 2 $ $ $ $ $ $ $ 1 3 2 2 3 2 2 $ 0 $ $ $ $ $ $ $ 2 2 2 3 2 0 2 $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ %$ $ $ $ $ $ $ $ $ " & & ! & & T A B 1 2 2 0 2 1 2 2 2 1 0 2 1 2 2 2 0 0 2 2 0 2 2 0 9 2 0 $ $ $ $ $ $ %$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ %$ " $ $ $ $ $ & ! T A B 5 2 1 2 0 1 0 1 0 3 0 2 0 1 0 1 1 0 $ $ %$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ %$ $ $ $ $ $ $ $ $ $ " $ $ $ $ $ $ ! $ $ $ $ T A B 0 0 1 0 0 0 2 0 1 0 1 0 3 0 2 1 0 2 Downloaded from Dirks Guitar Page at http://dirk.meineke.free.fr 1 0 0 0 2 0 ' )( 0 1 Si sarà notato che nella versione PDF/TAB mancano tutte quelle indicazioni dinamico-agogiche presenti, al contrario, nella edizione a stampa Suvini Zerboni (con la ormai storica revisione di Ruggero Chiesa) e inoltre il nome dell’autore è chiaramente riportato in modo sbagliato (“M. Guilani” anziché “M. Giuliani”): 42 In questo caso attraverso l’utilizzo di entrambi i supporti (la TAB digitale per l’ascolto e visualizzazione delle posizioni congiuntamente alla partitura in edizione possibilmente originale o critica), si ottiene il migliore risultato. Analogo risultato è del resto possibile ottenerlo “lavorando” opportunamente sulla tablatura digitale inserendo eventualmente tutte quelle “componenti mancanti” che contribuiscono a una più completa realizzazione della partitura; ecco la stessa TAB rivista e completata con l’aggiunta dei segni di agogica e dinamica nello schema successivo: Studio in La minore(M.Giuliani).tef Studio in La minore(M.Giuliani).mid 44 Studio in La minore Tabledited by G.Torrisi Mauro Giuliani p i m i i m i p i p m p i p 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 2 m p 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 2 6 6 6 6 Z ' a 1 2 T A B 0 1 2 2 1 2 2 0 2 0 2 2 i m i p i p m p 2 2 0 0 1 3 i p m 1 3 1 2 3 a 2 3 2 m i 4 2 1 i 2 2 3 2 0 2 2 2 3 2 0 2 p i mi a i mi 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 ' 6 6 6 6 7 2 7 6 6 6 6 6 2 \ Z 0 0 0 0 p i p mp i p m 2 T A B 2 1 1 0 3 2 1 1 0 1 2 1 2 4 1 3 3 1 2 1 0 1 2 2 1 1 2 2 1 2 2 1 2 3 1 3 1 3 1 1 3 1 2 2 1 2 2 1 2 0 2 0 2 2 2 3 2 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 ' 6 7 6 6 6 6 7 2 7 7 1 4 2 2 1 T A B 0 2 3 1 2 2 3 2 0 2 2 2 3 3 3 2 1 3 1 3 2 0 2 2 2 1 2 1 0 2 2 1 2 2 1 0 2 2 1 2 2 2 0 0 2 2 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 i6 2 3 6 ' 6 6 6 6 6 6 6 6 6 Z 0 0 0 0 0 0 0 0 T A B 2 0 4 1 2 1 1 1 0 3 2 0 1 2 1 1 1 0 0 2 0 4 1 2 1 1 1 0 3 2 0 2 1 0 p i ma p i ma 2 0 1 1 2 1 rit. 1 0 0 2 0 0 0 1 1 0 1 Si noti come, in ogni caso, l’utilizzo della TAB viene da me proposto sempre in sovrapposizione visiva con la notazione tradizionale e questo sempre ai fini di una opportuna integrazione (confronto), che consenta all’allievo un primo approccio alla notazione sul pentagramma e ne anticipi, parallelamente, il suo eventuale successivo utilizzo senza la tablatura. Tra l’altro questo tipo di abbinamento tra le due “scritture”, permetterà un effettivo riscontro “praticovisivo” tra il segno posto sul pentagramma e la sua reale posizione “fisica” sullo strumento, migliorando (se opportunamente stimolata) una più facile memorizzazione della simbologia grafico-musicale. Una delle critiche che più frequentemente viene rivolta alla TAB è quella relativa al pericolo di generare una specie di “pigrizia” mentale nell’allievo che ne faccia uso. In effetti, se non adeguatamente guidato, un allievo che ottenga “tutto e subito”, potrebbe “accontentarsi” e non trovare più le giuste motivazioni per un successivo approfondimento e non sono pochi coloro i quali, avendo iniziato il loro studio della chitarra attraverso la TAB,hanno poi “evitato” la pratica delle lettura musicale in notazione tradizionale. I limiti/pericoli di tutto ciò sono abbastanza evidenti: non conoscendo il solfeggio e la notazione sul pentagramma, costoro possono solo leggere le musiche su tablatura e per questo si precludono gran parte del repertorio disponibile che è poi fondamentale per la completezza formativa di un buon chitarrista. Di solito questo iter è tipico dell’autodidatta, dell’amatore dilettante magari anche dotato ma che non riesce o non vuole “andare oltre”, mentre più raramente si tratta di un musicista professionista che, per il genere e il tipo di musica che propone, non ha bisogno del pentagramma. Pur considerando che la storia della musica (non solo classica) è stata fatta anche da straordinari musicisti che non conoscevano o non conoscono la musica (intesa come lettura della notazione tradizionale)(1), personalmente ritengo che sia opportuno insegnare ai ragazzi almeno i primi elementi della Teoria e del 46 Solfeggio, con lo scopo di fornire loro le basi teorico-musicali oltreché tecnico-strumentali e questo indipendentemente dal fatto che continueranno o meno gli studi musicali. Dunque, in conclusione, non è il “mezzo” in sé ad essere limitativo (come sostengono alcuni “detrattori” a priori), ma l’uso non corretto che se ne può fare e in questo la TAB, come tante altre metodologie, non fa eccezioni. Se l’uso di questo strumento è utilizzato solo per risparmiare tempo/fatica, sperando/pretendendo che sia del tutto esaustivo, senza svolgere alcun controllo critico sui materiali a disposizione, probabilmente si incorrerà in problemi che viceversa possono essere tranquillamente evitati agendo con consapevolezza. Sarà compito dell’insegnante impiegare la TAB con lungimiranza, non rinunciando a priori ad un parallelo o successivo approfondimento teorico-musicale. (1) A questo proposito vale la pena di citare, oltreché una buona parte di chitarristi “fingerpicking” e importanti musicisti rock e jazz , anche il celeberrimo chitarrista flamenco spagnolo Paco de Lucia (Algeciras 1947) il quale ha sempre dichiarato di non sapere leggere e scrivere la musica e ciò non gli ha impedito, tra l’altro, di videoregistrare dal vivo il “Concierto de Aranujez” per Chitarra e Orchestra di Joaquin Rodrigo (Sagunto 1901 – Madrid 1999) “territorio” esclusivo fino ad allora dei chitarristi classici. 47 I VANTAGGI DELLA TABLATURA DIGITALE Diversamente dal precedente capitolo, in quest’altro esamineremo invece alcuni degli evidenti vantaggi che si ottengono utilizzando la tablatura (digitale in questo caso) contestualmente al PC e che non si limitano alla sola fase didattico-propedeutica, potendo utilmente facilitare il lavoro e lo studio di ogni musicista, sia esso allievo od insegnante. A proposito dell’utilizzo a scuola, in generale, delle moderne tecnologie (anche informatiche) mi piace citare l’autorevole opinione di Laporta, un importante pedagogista italiano: Le tecnologie dell’istruzione Nel medesimo ordine di idee si incontrano oggi numerosi materiali e strumenti didattici che hanno un’efficacia teorica difficilmente discutibile. In parte si tratta di materiali audiovisivi, che in alcune materie d’insegnamento sarebbero un supporto in certi casi indispensabile: si pensi alla documentazione di fenomeni remoti ai quali sarebbe impossibile assistere e che possono essere registrati o ricostruiti in materiali audiovisivi ( movimenti di corpi celesti, fenomeni subatomici, eventi preistorici ecc.; trasmissioni televisive del genere sono molto persuasive in materia ). Per altro verso si stanno diffondendo i materiali informatici, dal computer ad Internet, con tutti gli annessi e connessi. Si parla in proposito di tecnologie dell’istruzione. Tutti questi materiali hanno ovviamente lo scopo di rendere più agevole l’apprendimento e quindi di facilitare il lavoro dell’insegnante, pressato dall’esigenza di trattare contenuti sempre più complessi in sempre maggiore quantità, soprattutto nel campo scientifico. Tuttavia la riduzione delle difficoltà dipende dal corretto impiego delle tecnologie, ossia da una formazione scientifico-tecnologica degli insegnanti, al momento del tutto deficitaria, tanto che è proverbiale la maggiore competenza degli allievi nei loro confronti. […] 49 L’altra metà riguarda l’apprendimento di teorie scientifiche e di tecniche e tecnologie di quelle che le ricerche gli mette (o dovrebbe mettergli) a disposizione. Sulla cautela con cui queste devono essere impiegate, dopo aver appreso a padroneggiarle, è inutile ritornare ad insistere, ma forse si dovrebbe insistere sul fatto che nella mentalità del nostro insegnante esiste ancora una forte resistenza proprio ad apprenderle. Nessuno si rifiuta di impiegare in casa ogni nuovo elettrodomestico dalla lavatrice a molti programmi al televisore ed aumenta continuamente il numero degli utenti di computer , di navigatori in internet; ma sembra che quando si entra a scuola tutto l’entusiasmo per gli aggeggi tecnologici scompaia. Eppure essi ubbidiscono al medesimo principio che li fa accettare in famiglia: aiutare a compiere attività necessarie e tradizionali con maggiore facilità e risparmio di tempo. Elettrodomestici sì, elettroscolastici no. L’unica spiegazione è che a scuola sembra che lo strumento tradizionale, il linguaggio, sia così facile e semplice da impiegare, da battere qualunque strumento più o meno sofisticato che non sia la solita lavagna.(1) È francamente difficile non poter essere d’accordo con Laporta e personalmente credo che tutti i docenti dovrebbero seriamente considerare la possibilità di un aggiornamento metodologico che sia sempre al passo coi tempi senza avere concetti aprioristici di diffidenza. Di seguito riporto alcuni punti che personalmente, oltre a quelli di carattere generale già discussi nei precedenti capitoli, considero tra i più importanti relativi ai vantaggi che possiamo ottenere attraverso l’ausilio della tablatura: 1) Uso del metronomo simultaneamente all’ascolto digitale Utilizzando la tablatura l’allievo ha la possibilità di studiare il brano direttamente attraverso il PC e, inserendo l’opzione Play/Metronome (vedi Capitolo III), di utilizzare uno strumento importantissimo come il metronomo limitando al massimo la possibilità di commettere eventuali errori di tempo e coordinazione ritmica, avendo contemporaneamente la possibilità dell’ascolto 50 digitale del brano. In alternativa si può anche escludere l’audio della “song” ed utilizzare solo il metronomo. 2) Visualizzazione dello spartito contestualmente all’ascolto Rispetto ai file in formato midi o mp3 (che sono i più diffusi), i software musicali come Tabledit offrono la possibilità di una “diversa” visualizzazione dello spartito che “scorre” in tempo reale simultaneamente al flusso sonoro relativo alla musica. Ciò consente all’allievo di rendersi più facilmente conto e maggiormente consapevole dello sviluppo musicale. 3) Rapidità di analisi “uditivo-visiva” della valenza tecnico-musicale e didattica del brano In genere per “scoprire” un nuovo brano (sia che lo si voglia o meno utilizzare per fini didattici) siamo “obbligati”quantomeno a leggerlo con lo strumento e, in alcuni casi, ciò comporta comunque un certo dispendio di tempo e di energie. Con la tablatura abbiamo la possibilità di ascoltare il nuovo brano e di osservarne contemporaneamente lo sviluppo tecnicomeccanico sulla tastiera virtuale al PC; ciò consente una prima immediata valutazione del brano stesso sia dal punto di vista della sua valenza tecnicomusicale che didattica e questo ci consente di poterlo eventualmente approfondire o “abbandonare” subito. 4) Facilità di creazione di “schemi musicali” a scopo teorico-didattico Allego a tale proposito l’immagine di uno schema che ho preparato con l’ausilio del software Tabledit e che risulta molto utile soprattutto agli allievi principianti. Esso rappresenta un grafico delle posizioni sul manico con relativa nomenclatura dei suoni corrispondenti sui vari tasti fino al XII tasto. 51 Tastiera della Chitarra Tabledited by Giuseppe Torrisi www.chitarrarte.it [email protected] Dalle Corde Vuote fino al XII Tasto SESTA CORDA ' < $MI $FA $FAd $ SOL $ $ $ $ LA $ $ $ SI $ $ $ 2 3 4 4 5 6 6 7 8 9 9 SOL SOLd LA SI LAd DO RE DOd T A B 0 1 2 QUINTA CORDA ' $ $ $ < RE REd MI $ MI T A B 10 11 11 12 $ LA $ $ $ SI $ $ $ $ $ 0 1 1 2 3 4 4 5 6 LAd SI DO RE DOd RE REd QUARTA CORDA ' $ < MI T A B 6 $ $ $ $ MI FA FAd SOL 7 8 9 9 $ $ SOL SOLd LA 10 11 11 ' $ $ $ $ $ $ $ < FA FAd SOL SOL SOLd LA LA T A B 3 4 4 5 6 $ 6 7 $ $ LA LAd SI 8 8 $ $ $ 0 1 1 2 RE 12 $ $ MI REd $ $ MI $ $ $ SI DO DOd RE RE 9 10 11 11 12 Tastiera della Chitarra - Dalle Corde Vuote fino al XII Tasto TERZA CORDA $ ' < T A B ' < T A B ' < T A B ' < T A B $ $ $ SOL SOLd LA 0 1 1 $ $ $ LA LAd SI 2 3 3 $ FA FAd SOL SOL 10 11 11 12 $ $ $ $ $ $ $ $ $ $ SI DO DOd RE RE REd MI MI 4 5 6 6 7 8 8 9 $ $ $ $ $ $ $ $ $ SI DO DOd RE RE REd MI MI FA 0 1 2 2 3 4 4 5 6 $ $ $ $ $ $ $ $ MI FA FAd SOL 0 1 2 2 FAd SOL SOL SOLd LA LA LAd SI SI 7 7 8 9 9 10 11 11 12 $ $ $ $ $ $ $ SECONDA CORDA $ $ $ $ $ $ $ PRIMA CORDA $ $ $ $ $ SOL SOLd LA LA LAd SI SI DO DOd RE RE REd MI MI 3 4 4 5 6 6 7 8 9 9 10 11 11 12 5) Sterminate librerie di tablature sul web Nonostante i “pericoli” in cui si può incorrere nel download di tablature da Internet(2), non si può non considerare l’enorme quantità di partiture in formato digitale che abbiamo la possibilità di “esplorare” e che costituisce una fonte inesauribile e preziosa di nuove conoscenze musicali. Un’altra importante caratteristica del software (nella versione completa) è quella di potere anche importare i file che sono in formato midi “trasformandoli” in tablatura e allargando dunque ulteriormente il già immenso patrimonio musicale in formato digitale che si trova disponibile in rete. Oltre al mio personale sito internet www.chitarrarte.it/ riporto alcuni link di alcuni fra i più importanti siti musicali chitarristici che offrono migliaia di tablature in formato “tef” e scaricabili a costo zero: www.tabledit.com www.guitare33.com http://dirk.meineke.free.fr/ www.giovannipelosi.com http://alan.melvin.com/ http://philguitar.ifrance.com/ www.milaresolsimi.com/tef/ www.consult-eco.ndirect.co.uk/guitar/tab.htm www.angelfire.com/music2/blackmack/ www.acousticfingerstyle.com/ www.freetabs.org/classical.htm www.stevemcwilliam.co.uk/guitar/tab.htm 54 Infine, ricollegandoci ai concetti espressi da Laporta (vedi sopra), risulta di grande efficacia l’uso congiunto della tablatura con altri mezzi “visivi”, attuabile attraverso i moderni mezzi tecnologici e l’uso del PC. Nei due esempi seguenti ho riportato, oltre alle versioni in PDF, tef e midi di un celeberrimo brano del repertorio chitarristico da tutti conosciuto come Giochi Probiti(3) e di uno studio del chitarrista compositore spagnolo Fernando Sor (Barcellona 1778 – Parigi 1839), anche i file video delle mie esecuzioni che permettono, oltre ad essere un eventuale riferimento interpretativo per i ragazzi, di visualizzare tutte le posizioni tecniche da realizzare con lo strumento, diventando, in tal modo, anche uno stimolante modello imitativo. Giochi Proibiti.tef Giochi Proibiti.mid Romance(Giochi Proibiti)Giuseppe Torrisi,guitarist.mov Studio op.35 n°22 di F.Sor.tef Studio op.35 n°22 di F.Sor.mid F. Sor Studio op.35 n.22in B minor.mov 55 Giochi Proibiti Tabledited by Giuseppe Torrisi Anonimo 3 ' 6 6 6 6 6 66 66 66 66 66 66 66 66 66 66 66 66 7 7 7 7 2 6 3 4 7 0 T A B 7 0 6 3 7 0 0 6 3 0 7 0 0 ' 6 6 3 4 66 7 12 12 0 T A B 66 0 0 3 6 66 12 0 0 6 5 0 3 6 2 0 3 0 3 3 12 66 66 2 6 6 6 ' 7 3 1 1 2 6 66 6 3 66 3 1 6 10 0 VII 7 7 T A B 8 8 7 7 8 7 3 3 3 6 3 6 3 66 4 0 8 11 8 7 3 3 66 4 7 0 1 5 0 1 6 7 5 6 6 1 2 6 8 7 66 3 8 7 3 66 6 3 1 7 8 6 6 66 4 7 0 8 5 0 3 3 3 3 3 3 3 3 4 3 1 2 3 3 2 1 2 3 3 2 2 1 2 2 1 0 2 2 0 1 3 2 0 0 0 2 2 0 2 0 2 0 0 0 0 2 0 0 3 0 7 0 0 0 3 3 3 66 666 66 3 3 5 5 5 6 1 7 5 3 3 66 3 7 5 5 3 6 3 1 5 3 5 5 6 3 66 4 8 5 5 5 3 3 6 66 2 0 3 0 3 6 3 66 2 0 3 0 6 66 2 7 3 3 0 3 3 66 666 3 1 2 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 3 0 3 x 777 x 77 x 7 x 2 1 0 0 0 2 2 0 3 3 6 3-4 3 6 3 6 3 3 66 66 66 7 4 4 1 0 4 1 0 4 1 0 0 R 3 3 3 3 3 3 3 3 0 0 3 3 1 T A B 0 0 0 66 66 66 6 6 6 66 66 66 666 666 666 6 6 6 ' 7 6 6 7 6 3 0 0 0 3 2 2 1 3 3 7 7 3 3 3 0 3 3 7 3 0 3 3 8 0 3 3 7 1 2 0 3 0 3 3 0 6 3 I/2 V 0 0 3 0 3 3 3 0 3 6 4 7 0 3 2 0 0 6 3 0 3 3 6 3 3 3 3 3 3 1 Giochi Proibiti - Anonimo 6 6 6 6 6 6 6 6 6 66 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 ' 7 7II 7 7 VII 3 3 3 4 3 3 2 3 4 3 3 4 1 3 4 3 2 3 3 3 3 1 4 2 3 1 1 4 0 T A B 2 0 1 0 0 1 5 1 0 1 4 2 2 4 4 2 4 4 4 2 3 3 3 3 2 4 9 4 2 2 4 3 3 3 8 4 2 3 9 7 7 9 8 7 8 7 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 6 6 6 6 6 66 66 66 66 66 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 66 ' 7 7 7 I/2 IX 7 6 3 3 9 7 T A B 3 4 3 3 4 3 11 8 7 9 7 8 9 ' 3 3 1 9 9 7 9 9 7 9 0 6 3 3 6 3 3 6 3 3 7 3 6 2 3 3 12 9 11 9 9 10 9 9 9 9 6 3 3 3 3 1 2 5 9 6 5 9 6 5 4 4 3 3 3 1 3 3 1 4 1 3 2 3 1 4 2 5 2 4 2 2 4 2 0 4 0 0 1 0 2 0 1 0 2 0 1 0 0 1 2 2 0 R 3 3 3 3 9 9 12 9 3 3 9 1 12 9 9 12 9 9 9 0 3 3 3 3 3 3 3 4 3 3 3 1 3 3 4 1 6 1 3 11 5 7 6 5 5 6 5 0 3 3 9 9 1 1 6 66 66 666 66 66 66 6 6 6 7 7 9 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 x 777 6 6 ' 6 6 x 77 7 x 7 6 x II 3 3 T A B 6 3 0 0 9 3 66 66 66 4 7 6 3 I/2 V T A B 9 1 2 0 3 66 66 66 4 3 4 3 1 1 2 7 9 8 7 3 3 4 6 0 4 1 0 4 1 0 0 3 3 3 3 3 3 1 Studio op.31 n° 22 Tabledited by G.Torrisi Fernando Sor C II 7 6 6 6 6 6 1 ' 7 2 3 3 4 4 2 3 4 7 6 6 6 6 7 ' 1 T A B 2 2 3 3 3 4 2 3 C II 7 6 7 6 6 6 1 ' 7 2 2 4 3 1 T A B 3 4 4 2 4 3 2 1 0 T A B 2 0 2 0 2 2 2 0 3 4 2 3 3 1 4 3 3 4 4 4 3 2 2 0 0 4 7 6 2 0 2 3 3 0 2 7 6 6 6 7 6 7 6 6 6 6 7 7 1 3 3 2 3 0 0 1 7 3 2 1 0 6 6 6 2 4 0 2 7 6 6 6 7 6 3 2 4 3 4 4 2 4 3 4 1 2 3 3 4 3 2 3 4 3 3 4 4 4 3 4 C II 7 6 6 6 6 6 1 1 2 2 2 3 2 3 3 4 7 6 6 6 7 6 1 3 2 4 4 7 6 6 6 7 6 2 7 6 6 6 6 7 4 7 6 6 6 6 7 2 7 6 6 6 2 4 4 7 6 6 6 6 6 ' 6 7 6 2 3 1 T A B 7 6 6 6 6 6 7 1 2 4 3 0 4 7 6 7 6 2 4 3 4 3 3 6! 0 4 2 4 1 1 Studio op.31 n° 22 - Fernando Sor ' 7 6 1 2 7 2 3 3 T A B 6 6 6 2 3 1 4 2 3 4 4 4 3 7 6 6 6 6 ' 7 6 4 3 1 4 2 2 2 4 4 2 7 6 0 7 7 2 2 0 2 7 6 6 6 6 7 7 6 6 6 6 7 3 2 2 6 6 7 6 1 4 2 2 3 1 0 2 0 0 0 0 1 0 4 1 2 3 2 0 0 2 0 1 2 0 4 2 3 3 2 4 4 4 4 7 2 3 2 1 0 2 0 2 0 4 3 1 7 6 6 6 6 6 7 2 2 3 1 4 3 3 7 6 6 6 6 7 6 6 6 7 6 0 6 1 6! 61 6! 61 6! 6 6 6 4 3 3 3 6 6 6 6 6 4 1 C II 2 2 3 4 3 2 0 1 0 0 2 0 7 6 6 6 6 6 ' 7 1 3 4 C II 1 6 6 6 4 3 T A B 7 1 4 2 T A B 0 3 7 6 6 6 7 6 ' T A B 7 6 2 1 2 2 3 2 3 4 6 6 6 6 6 1 3 0 3 2 4 2 6 6 7 6 6 7 6 6 6 6 6 6 7 7 C II 2 2 1 2 4 3 1 0 1 1 0 1 0 1 3 2 4 4 3 2 2 1 Studio op.31 n° 22 - Fernando Sor C II 7 6 6 6 6 6 1 ' 7 2 4 3 3 4 4 4 2 3 T A B 2 2 3 3 4 0 3 3 2 3 1 3 3 4 0 2 2 4 4 3 2 4 1 0 0 0 3 2 3 1 1 1 2 T A B 3 3 4 0 2 4 3 6 6 4 4 6 6 5 6 4 4 5 1 1 2 3 1 4 2 3 1 1 1 3 T A B 2 6 5 C II 1 2 4 2 3 2 2 4 3 4 3 2 3 2 2 2 3 7 2 2 3 1 0 0 2 1 2 3 4 4 4 6 1 6! 6 6 6 1 2 3 1 2 3 2 2 7 6 6 6 6 7 6 4 3 7 5 7 6 6 6 6 7 6 6 6 6 7 6 6 6 6 6 6 6 7 7 6 ' 7 77 7 C II 2 4 4 4 3 3 2 0 4 3 0 6 6 6 6 7 6 7 6 6 6 7 6 6 6 6 6 6 6 7 ' 7 7 1 2 7 6 6 6 6 7 C IV 1 7 6 6 6 7 6 C II 2 4 3 3 6 6 6 4 7 6 6 6 7 6 2 7 2 4 3 2 2 4 7 6 7 6 6 6 ' 1 7 6 2 3 1 T A B 7 6 6 6 6 6 7 1 2 0 7 0 7 0 Rimanendo nell’ambito della musica classica non possiamo non riportare due composizioni di autori importanti come Bach (Eisenach, 1685 – Lipsia, 1750), le cui trascrizioni dal liuto sono ormai abituale “territorio” dei chitarristi, e, tra i contemporanei, il chitarrista-compositore cubano Leo Brower (1939). Del primo, a seguire, la Bourrèe in Mi minore tratta dalla Suite BWV 996 per liuto, del secondo lo Studio n. 6 dai 20 Estudios Sencillos; entrambi gli esempi saranno sempre proposti con i relativi collegamenti ipertestuali ai file tef/midi e con la partitura (anche con TAB annessa per Bach). Bourrèe Bach in Mi minore.tef Bourrèe Bach in Mi minore.mid Leo Brouwer - Etude No6.tef Leo Brouwer - Etude No6.mid 61 Bourrée Tabledited by G.Torrisi J.S. BACH Moderato 6 6 6 6 6 6 6 6 2 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 3 ' C II--1 C II--- 3 2 0 2 3 3 2 ' 0 T A B 4 T A B 2 2 1 2 0 4 2 0 4 2 6 6 1 3 ' 0 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 3 2 0 C II--- 2 3 1 2 0 2 3 3 2 0 2 2 0 2 0 0 4 5 3 0 2 0 2 0 0 4 2 0 3 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 2 0 4 4 1 2 6 6 6 6 6 6 666 6 6 6+ 777 6 7 2 2 3 3 3 4 6 6 2 2 0 0 2 H Po 0 4 5 4 5 3 3 0 0 0 2 3 5 2. 4 1 0 2 3 2 1 0 0 0 2 3 2 6 3 2 3 6 6 6 6 77 77 1 2 0 4 5 3 0 2 6 6 6 6 6 4 3 0 3 1 2 3 6 6 6 3 1 3 0 0 2 1 4 1 2 1 1 2 C II--- 1. 2 C II--- 3 0 4 4 1 3 1 6 1 2 2 6 6 4 1 2 2 6 6 6 6 6 6 1 2 3 3 4 1 0 0 6 1 2 4 4 1 1 2 T A B 2 4 3 2 3 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 7 ' 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 4 1 3 3 3 1 3 1 2 1 4 1 2 0 2 1 4 3 4 3 5 0 4 0 2 1 2 3 2 2 T A B 3 2 2 0 0 1 0 2 0 2 3 3 2 0 2 0 0 3 2 2 0 3 1 1 3 1 3 2 2 3 0 3 0 4 3 1 Bourrée - J.S. BACH 6 6 6 6 6 6 6 6 7 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 66 6 6 6+6+ ' 6 6 6 6 6 6 6 4 3 3 3 3 5 5 0 7 0 4 2 1 0 2 4 3 3 1 2 H Po 0 2 0 3 4 3 4 2 4 3 1 1 5 4 2 2 1 1 T A B 3 7 2 1 2 4 2 2 0 2 3 1 1 4 2 1 4 2 6 7 4 2 2 0 0 5 4 7 3 5 0 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 7 6 6 ' 6 6 6 6 6 6 6 6 6 ! 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 4 1 3 2 2 T A B 0 0 3 2 0 5 3 3 2 2 0 2 0 4 2 2 4 0 3 2 0 0 1 0 4 C II--- 1. 1 3 3 2 1 3 1 1 2 4 3 1 4 2 2 1 1 0 2 2 4 6 4 5 0 4 0 2 1 2 2 0 4 0 2 6 6 6 3 0 4 2 2 0 3 0 2. 7 7 2 2 0 3 1 4 0 6 ' 6 6 6 6 6 6 6 66 6 6 67 6 6 7 6 6 6 6 7 T A B 1 2 1 3 3 2 1 0 2 2 1 1 3 4 1 3 3 3 2 3 1 3 4 1 4 2 3 2 4 2 0 1 1 3 2 0 1 (1) RAFFAELE LAPORTA, Avviamento alla Pedagogia, Roma, Carocci, 2001, pp.100 e 124 (2) Senza considerare ovviamente il download illegale relativo al materiale protetto da copyright (3) Il brano ha origini molto controverse e pur essendo ufficialmente di autore Anonimo molti preferiscono attribuirlo a diversi chitarristi-compositori di differenti epoche e nazionalità. Al riguardo riporto un interessante link relativo ad un Forum dedicato alla chitarra classica dove si ipotizzano interessanti “paternità” sul brano: <www.cristianoporqueddu.com/public/viewtopic.php?p=27581> L’unica cosa certa è che il brano fu portato al successo nel 1952 dal chitarrista spagnolo Narciso Yepes che lo eseguì come colonna sonora dell’omonimo film francese Jeux Interdits del regista francese René Clement. 65 CONCLUSIONI Giunto ormai alla fine di questo percorso vorrei concludere con una mia personale riflessione di carattere più generale relativa a quella che dovrebbe essere, a mio parere, la figura dell’Insegnante di Strumento Musicale nella Scuola. Senza volere utilizzare termini troppo altisonanti quali ad esempio “Vocazione” (forse troppo “impegnativo” e che è da riservare semmai a pochi “eletti”), personalmente ritengo che la qualità più importante che un docente dovrebbe possedere prescinda dalle sue specifiche competenze didatticoprofessionali ed è rappresentata dalla “passione” per il proprio lavoro. Detto in altre parole quella voglia continua, spontanea e comunque disinteressata (direi quasi il “piacere psichico”) di trasmettere ad altri il proprio “sapere”. Troppo spesso, invece, ci si imbatte in figure professionali che soffrono la frustrazione di non essere musicisti “attivi” e che vedono nell’insegnamento solo un ripiego. Il problema del resto è più generale e non riguarda (tanto per restare in ambito musicale e senza allargare troppo il discorso) solo gli insegnanti. «La mentalità collettiva dello strumentista d’orchestra, che non è ovviamente comune a tutti gli individui, ha innanzi tutto come sua causa, nella sfera della psicologia dell’io, la delusione nei riguardi della propria professione. Molti orchestrali in origine non volevano diventare tali, e ciò vale soprattutto per la maggior parte degli archi; [….] Quello che deve fare uno strumentista d’orchestra(lo chiamano servizio)non ha nessunissimo rapporto,per significato spirituale-musicale e anche per la soddisfazione che ne riceve il singolo, con l’utopia cui ciascuno mirava agli inizi. L’esecuzione di routine l’insulsaggine o la qualità scadente della maggior parte dei compiti individuali che scompaiono nell’assieme, infine anche la 67 superiorità del direttore d’orchestra che spesso è solo fittizia, generano disgusto.» (1) Ho voluto riportare questa “forte” citazione di Adorno che avvalora il mio pensiero e che testimonia di come persino coloro i quali fanno “attivamente” musica (i professori d’orchestra) sovente siano insoddisfatti del loro lavoro e finiscono così col ridurne inevitabilmente la qualità. Senza entrare nello specifico rapporto conflittuale con il proprio Io e nella infelicità individuale che può derivarne, ciò che mi preme sottolineare è come, a seguito di tale diffuso atteggiamento mentale, il proprio lavoro si “svilisca” e (soprattutto nel caso dell’insegnamento) gli effetti negativi che ne derivano investono, oltre che la propria personale sfera individuale, anche quella altrui (in questo caso quella dei ragazzi). Potrà apparire banale ma di fatto questa “passione” non si inventa: o ce l’hai o non ce l’hai viene subito da pensare. Se c’è il problema non si pone, e semmai obiettivo del docente potrà essere quello di usufruire il più possibile di tutti quei nuovi strumenti didattici, pedagogici e metodologici (ivi inclusi i corsi di formazione e di aggiornamento) che ne (ri)qualificano la figura professionale e che possono contribuire al miglioramento della qualità del proprio lavoro. In questa ottica è possibile inquadrare uno strumento metodologico come la tablatura che è l’oggetto di discussione di questa tesi. Se viceversa la “passione” (per qualsivoglia motivo) non c’è, le strade percorribili sono solo due: o considerare seriamente la possibilità di cambiare lavoro (o di non intraprenderlo affatto) oppure quella di impegnarsi a trovare delle motivazioni che risulteranno magari un po’ meno naturali ed istintive (più “costruite”) di chi invece la “passione” ce l’ha nel “sangue”, ma non per questo, possibilmente, meno valide ed efficaci. Nel caso dell’insegnante di musica o di strumento una delle maggiori frustrazioni può essere quella di non riuscire ad esprimere la propria preparazione musicale/professionale 68 attraverso l’attività artistica e concertistica. “Chi sa fa e chi non sa insegna” recita un vecchio adagio ma in realtà le due cose non solo non sono incompatibili ma, almeno in questo caso, strettamente legate. È discutibile l’affermazione di chi sostiene che per essere un bravo insegnante non è necessario essere un bravo strumentista, caso mai è vero il contrario. Il docente di musica o di strumento che vive con disagio la condizione di non potersi esprimere attivamente attraverso la musica si può più o meno facilmente “ritagliare” degli spazi che soddisfino tale necessità sia a scuola stessa (magari anche in un ensemble formato con gli stessi allievi) che in altri contesti. Spesso la pigrizia mentale e l’adagiarsi sul già fatto sono i veri motivi che vengono inconsciamente tenuti “nascosti” mentre si cercano alibi di ogni genere che sfociano nel vittimismo del tipo “la scuola assorbe tutto il mio tempo” etc. Del resto il vero nemico di ogni attività umana è la routine e, se si cade nella trappola del’immobilismo mentale e della staticità, qualsiasi lavoro (anche il più affascinante), potrebbe venire a noia. Una riprova di ciò ce la danno anche i grandi concertisti che spesso così tanto invidiamo; non si dedicano forse anch’essi, sia pure saltuariamente, all’attività didattica nei cosiddetti corsi di perfezionamento? Si obietterà che una cosa è insegnare ai ragazzini di scuola media e tutt’altra a dei giovani aspiranti concertisti e future promesse musicali. Ma queste “promesse” non sono state a loro volta dei ragazzi alle prime armi (proprio come noi!) e non hanno evidentemente avuto degli insegnanti che li hanno seguiti nei loro primi passi? È solo un caso che molto spesso il grande artista/concertista si ricordi molto di più del suo vecchio primo maestro piuttosto che degli innumerevoli altri che sono seguiti nel corso della propria carriera e non manchi di citarlo nel proprio curriculum? Evidentemente dunque, per chiunque abbia voglia di fare, in un lavoro così importante come quello dell’insegnante, non mancano le motivazioni. Voglio chiudere con una significativa citazione di Raffaele La Porta (già citato nel 69 precedente capitolo) che a mio parere rappresenta un concetto universalmente valido non solo nel campo dell’insegnamento ma in ogni ambito dell’attività umana. «D’altra parte, nella scuola non è in gioco il bene supremo della salute,ma soltanto l’efficacia di una formazione culturale. Visto in un singolo o in pochi casi il fallimento non allarma granché. Visto nella massa di giovani di una intera società può essere una catastrofe. Perciò non c’è liberaldemocrazia occidentale in cui non si parli di crisi della scuola e non ci sia un allarme per essa. Nessun paese può risolvere oggi in modo totale un problema delle dimensioni di quello di cui si sta parlando. In presenza di una tale situazione che cosa può fare ogni insegnante in servizio e in formazione? Si può suggerirgli/le una constatazione: la massa è formata di individui e uno di questi individui è lui o lei. A lei o lui non resta che farsi carico del problema personalmente, per quanto lo/la riguarda.»(2) (1) THEODOR W. ADORNO, Introduzione alla sociologia della musica, Torino, Einaudi, 1971, pp. 140-142 (2) RAFFAELE LAPORTA, Avviamento alla Pedagogia, Roma, Carocci, 2001, p. 134 70 BIBLIOGRAFIA AA. VV., Enciclopedia della musica, Milano, Garzanti, 2006 AA. VV., Orientamenti per la didattica strumentale, Lucca, LIM, 2007 ADORNO THEODOR W., Introduzione alla sociologia della musica, Torino, Einaudi, 1971 BROWN HOWARD MAYER, Notazione in DEUMM, il Lessico III, Torino, UTET, 1992 CERRI FRANCO e GANGI MARIO, Corso di chitarra, Milano, Fabbri, 1984 LAPORTA RAFFAELE, Avviamento alla Pedagogia, Roma, Carocci, 2001 RENARD CLAIRE, Il gesto musicale, Milano, Ricordi, 1988 (ed. orig. Parigi 1982) _____ SITO INTERNET, it.wikipedia.org/wiki/Intavolatura SITO INTERNET, it.wikipedia.org/wiki/Fingerstyle SITO INTERNET, www.musica-antica.info/strumenti/strumenti_paragrafi/8.html (a cura di Andrea Bornstein) 71
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