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Giornale studentesco del Liceo Ginnasio E. Montale Redazione autogestita e divulgazione ad uso interno agli Istituti scolastici anno XVII Secondo numero Marzo 2011 T itolo br ano pr incipale Editoriale Salve Bella Gente! Sembra proprio che la nostra “paternale” di Dicembre vi abbia spronato a dar sfogo alla vostra immaginazione e a mettere su carta i vostri mille pensieri! Inutile dire che noi caporedattori ci siamo commossi vedendo arrivare tutti questi articoli; non potevamo proprio credere ai nostri occhi e sembrava quasi di essere in un sogno. Dite la verità: adesso vi sentite meglio anche voi, avendo collaborato all’uscita di questo numero vero? Riusciamo a immaginare i vostri cenni d’assenso, non preoccupatevi! Quindi, continuate così e scrivete, scrivete e ancora scrivete; ve lo diciamo, oltre per il solito motivo, perché la terza uscita di quest’anno è in forse, perché mancano i fondi necessari. Se però vi impegnerete al massimo negli articoli, o nella ricerca degli sponsor, anche noi ci impegneremo al più che massimo per preparare una nuova uscita!! E con questo vi salutiamo e vi auguriamo una buona lettura!!! Gaia Mazzon e Gianmarco Zamuner TIPOLITOGRAFIA COLORAMA s.n.c. Di Fani Fabio e Pelizzon Gianluca 30027 SAN DONA’ DI PIAVE (VE) Via Garda 13– tel. 042140225 fax 0421 224749 www.tipografiacolorama.com - e mail: [email protected] Sommario U L t I m O L’attualità Il bene e il male di Jason ………………………………………………... L’immigrazione di Andrea Ceolin ………………………………………………….. ... pag. 4 -5 pag. 6 -7 Fratelli d’Italia di Leonardo Rochiadin ………………………………………………….. pag. 7 Un orrore che si poteva risparmiare di Mara Cavallin …………………………………………………………. pag. 8 -9 La speranza va dissolvendosi di Debora Gnes ……………………………………………………….. pag. 9 -10 Cash for Chaos di Giordano Segato e Giulio Minetto ……………………………. pag. 10 Noi, Arabi, fottuti terroristi di Majda El-Ofairi ……………………………………… pag.10 -13 Il Montale e dintorni Seconda festa classica ………….. pag. 13 A tu per tu con...la nuova entrata in squadra a cura dei caporedattori ……………………………. pag. 14 Giacomo Noventa e...la Moka di Gianmarco Zamuner ……………………….. B A n C O pag. 15 -16 Una data molto attesa a cura dei caporedattori ……… pag. 16 -17 “Ultimo Banco” è il giornale studentesco del Liceo Ginnasio “E.Montale”, e della scuola fa parte la redazione. L’attività è autogestita dagli studenti. La divulgazione di questo giornale è ad uso interno agli istituti scolastici. La redazione Direttori responsabili Gaia Mazzon & Gianmarco Zamuner Collaboratori Michele Di Gesù, Letizia Babbo, Giorgia Lunardelli, Enrico Davanzo, Giulia Callino, Elena Degan, Luca Nucera, Arianna Bandieramonte, Sara Sassi, Angela Silecchia, Giovanni Zucchetta, Vera Buffolo, Debora Gloria Gnes, Francesco Maschietto, Silvia Bianchin, El-Houmadi Sanaa, Sara Prestera, Mara Cavallin, Giovanna Aliprandi, Roberta De Bernardi, Sara Gerotto, Giacomo Girardi, Silvia Mellone, Giulio Minetto, Giordano Segato, Giulia Vettori, Eleonora Marin, Pietro Vallese, Matteo Manesso, Diego Scantamburlo, Daniele Toffoletto, Veronica Teso Sede legale Stampa Liceo Ginnasio “E. Montale” Viale Libertà, 18 30027 San Donà di Piave (VE) Tipolitografia Colorama s.n.c. Via Garda, 13 30027 San Donà di Piave (VE) Per ottenere informazioni, [email protected] Oppure, contattare [email protected] (mail Gianmarco Zamuner) Chiuso in redazione il giorno 10 Marzo 2011 Per le eventuali involontarie violazioni della proprietà letteraria ed artistica siamo sin da ora disponibili ad una equa transazione (legge 662/96) 2 ULTIMO BANCO- anno XVII Secondo numero. Marzo 2011 Momenti di creatività C’è una barca che si muove di Beatrice Carmello ……………………………………….. pag. 18 It was the midnight di Giorgia Lunardelli ……………………………………………….. pag. 19 Io, Albero, Dio di Giacomo Girardi ………………………………………………… pag. 20 Neve di Maggio di Sara Sassi ……………………………………………….. pag.20 Svago Ipse Dixit……………. pag. 20 3 Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII Attualità. Il bene e il male di Jason III A Bene e Male. E’ stupefacente come si faccia abuso quotidianamente di queste due parole senza effettivamente avere una parvenza di idea di cosa esse rappresentino. Solo nomi, che assumono significati diversi a seconda delle situazioni e delle contingenze che ognuno di noi è costretto a vivere. Esiste poi l’etica, ovvero quella disciplina filosofica che da sempre cerca di sottrarre questi due concetti al dominio del relativismo del senso comune. Grossolanamente possiamo definirla come la ricerca di una definizione adeguata di ciò che nel comportamento umano è giusto e sbagliato, il tentativo di far corrispondere ai nomi Bene e Male delle realtà concrete e ontologicamente definite, da cui trarre l’origine dei principi morali su cui si dovrebbe impostare una corretta vita individuale. Vorrei partire nel mio ragionamento da Sant’Agostino, uno dei più rilevanti pensatori cristiani, il cui insegnamento sta alla base della meditazione etica di quella religione che tanto ha contribuito alla formazione della civiltà europea e occidentale, il Cristianesimo. Di fronte al dilemma di come fosse possibile che il Dio Unico e Perfetto, e come tale infinitamente Buono, potesse permettere il Male nel mondo, il filosofo della Patristica risolve il problema definendo il male come negazione ontologica del Bene, facendo proprio e rielaborando uno degli insegnamenti fondamentali del platonismo. In altri termini, più l’uomo è lontano da Dio e conse4 guentemente da ciò che lo rappresenta, l’insegnamento cristiano, più esso è malvagio (o peccatore, usandone la terminologia). La soluzione agostiniana è efficace e soddisfacente però solo nel caso in cui si ammetta l’esistenza di Dio, cosa questa che appartiene al dominio della fede, e come tale non della ragione, che esula da qualsiasi forma di dogmatismo ed apriorismo religioso. Ci si apre di fronte a questo punto uno dei problemi fondamentali dell’etica: nel momento in cui si “rimuove” Dio, la cui esistenza è razionalmente solo possibile, come pre- messa ad ogni ragionamento, in che modo si riesce a giustificare la necessità dell’etica? Rimuovendo il Divino, a ben vedere la chiave di volta nella storia di risoluzione di ogni problema etico e metafisico, perché non potrebbe essere lecito capovolgere la proposizione agostiniana, arrivando a definire il Bene come negazione del Male, e non viceversa? E’ lecito, nel momento stesso in cui si pone come premessa questa volta non Dio, bensì l’Uomo, for- se l’unica e propria Verità in nostro possesso, e la sua natura; in altre parole, ponendo come premessa un’antropologia negativa, fondata sull’infinito egoismo individuale, a ben vedere la vera fonte di ogni vizio etico (come lo stesso Dante nella definizione dell’Inferno ha ben presente). Bene risulterebbe quindi come repressione del proprio egoismo, chiaro derivato dell’istinto di conservazione che concretamente ci avvicina al mondo animale dal quale deriviamo; una repressione che l’uomo è in grado di compiere perché possiede la capacità di farlo, unico nel mondo animale, attraverso l’uso corretto della Ragione, che si concretizza quindi come la fonte di ogni Bene, come l’etica stoica ci insegna. Se l’egoismo involve esclusivamente nell’individuo ed esiste solo in funzione ad esso, la Ragione invece si concretizza nel rapporto tra due o più individui, caratteristica che fonda la società e il vivere civile: logicamente si dovrebbe concludere quindi che Bene altro non è che utilità collettiva, mentre Male soddisfazione ed appagamento individuale, prodotti opposti della “doppia” anima umana, caratteristica questa che Immanuel Kant, il grande filosofo di Koenigsberg, definisce “socievole insocievolezza”. Nonostante condivida questa concezione antropologica, Kant concepisce però l’etica in tutt’altri termini, fondandola non su oggetti esterni alla volontà umana, ma sulla volontà stessa: si parla di ULTIMO BANCO – anno XVII una legge morale, insita nella ragione, che impone un imperativo etico puramente interiore, possedendo il quale l’uomo sa già a priori ciò che è morale o meno; stiamo parlando della coscienza, anche se dal filosofo non viene definita in tal termini; la “voce” interiore che condiziona le nostre scelte. Che l’uomo la possegga è per Kant un dato di fatto, che deriva solamente dalla nostra intima natura. Una domanda sorge però spontanea: siamo così sicuri che la coscienza derivi dalla natura umana? Quesito questo a cui un secolo più tardi risponderà a suo modo Friederich Nietzsche, che deassolutizza la morale, rendendola relativa alla contingenza del contesto sociale in cui l’uomo vive: secondo quest’ottica la voce della coscienza non sarebbe altro che imposizione della società, una costrizione che limita l’uomo, lo mortifica, reprimendone le infini- te potenzialità. Bisogna quindi rimuovere ogni idolo morale, giungere “al di là del Bene e del Male” ( titolo tra l’altro di un’importante opera del filosofo tedesco), per superare l’uomo e fondare il “superuomo” o ”oltreuomo”, uno stadio esistenziale che consiste nella pura e semplice affermazione di libertà, quella particolare condizione umana che la lunga storia dell’Occidente, storia di continua decadenza, ha da sempre negato. Nietzsche, infatti, parte dal presupposto che nulla nell’esistenza abbia realmente senso, e conseguentemente per poter sopravvivere senza cadere nel baratro di quel nichilismo angosciante e passivo che paralizza la vita (si può pensare a Leopardi o allo stesso Schopenhauer) l’uomo occidentale è stato costretto ad illudersi, costruendosi un meraviglioso apparato di certezze metafisiche, religiose, scientifiche e soprattut- Attualità to etiche, assolutamente inconsistente: la salvezza dell’uomo consiste quindi nella rimozione totale dei valori intellettuali della tradizione Occidentale, per giungere ad un piano esistenziale più vero e assolutamente libero. Anche l’etica, come ogni altra disciplina dunque, sembra cedere di fronte alla potenza del dubbio: credo che si possano considerare gli innumerevoli tentativi di risolverne le tematiche che si sono succeduti nella storia come una prova di ciò abbastanza evidente. J. Lunardelli Angelo s.n.c. Via delle Industrie, 5 30020 Fossalta di Piave Tel +39 042167222 Fax +39 0421679642 www.lunardelli.net - e-mail: [email protected] 5 Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII L’immigrazione di Andrea Ceolin II B L'immigrazione è il fenomeno che ha caratterizzato in maniera decisa la formazione di stati e la creazione di quel sistema che noi chiamiamo globalizzazione. Fin dall'antichità ha molte volte influenzato la crescita di popolazioni, modificandone l'assetto sociale politico ed economico e ancora oggi sono questi spostamenti che influenzano progressivamente l'evoluzione mondiale. Essendo in posizione strategica da questo punto di vista, l'Italia è uno dei paesi in cui l'immigrazione è più frequente. Le cause che spingono gli extracomunitari a spingersi nel nostro paese sono varie: c'è chi cerca maggior fortuna nel campo lavorativo, chi abbandona il proprio stato perché costantemente in guerra e chi spera, arrivando qui, di venire a fare la “bella vita”. L'Italia in Europa è nota proprio per queste motivazioni, in tanti credono che nel nostro paese ci siano solo i luoghi rappresentati nelle cartoline per i turisti. Ma chi vive qua è pienamente consapevole che non basta Photoshop a rendere questo paese migliore. Molto spesso le famiglie immigrate che si stabiliscono in Italia, non trovano l'oasi del benessere. La crisi economica che 6 sta progressivamente investendo l'intera Europa e il numero sempre più corposo di immigrati che cercano fortuna altrove, spesso non rendono disponibili molti posti di lavoro. Non avendo quindi un impiego e non valendo qui in Italia la maggior parte delle lauree conseguite all'estero, l'extracomunitario che vi si stabilisce è costretto a lavorare in nero accumulando molte ore spesso in cambio di uno stipendio talmente esiguo da potersi considerare sfruttamento, oppure comincia a collaborare con organizzazioni criminali, aumentando così il commercio della droga, di merce contraffatta ecc... Non è solo il problema economico ad alimentare il dibattito sull'immigrazione. Infatti spesso chi viene qui, non solo i delinquenti ma anche famiglie oneste che cercano un tenore di vita qualitativamente migliore, è soggetto a emarginazione sociale e ingiustizie. I notiziari televisivi sono zeppi di notizie che documentano giornalmente varie forme di razzismo che si sono ormai insidiate nel modus operandi di una buona fetta del popolo italiano rispetto agli stranieri. Un altro problema sorto negli ultimi anni è la difficoltà nell'effettuare una stima degli immigrati stabilitisi nel nostro stato, essendosi sviluppato in quest'ultimo periodo il fenomeno dell'immigrazione clandestina: effetto di questa problematica è lo scarso controllo delle frontiere, che porta di conseguenza all'aumento del commercio di materiale illegale. Essendo fonda- mentalmente la prima volta, se non andiamo a scavare fino all'età della Magna Grecia, che l'Italia si trova ad affrontare un così robusto flusso migratorio, il governo non ha ancora adottato una linea precisa di comportamento per fronteggiare questo processo. Lo Stato sta esaminando la questione approvando una serie di decreti che possano aiutare almeno in parte economicamente, inoltre sta cercando di educare la popolazione ad un atteggiamento di maggiore tolleranza nei loro confronti, così da favorire una maggiore qualità della vita. Il tema dell'immigrazione caratterizza spesso dibattiti politici e anche quelle che definirei "chiacchiere da bar". Ormai, con la tecnologia sempre più vicina a noi e in costante progresso, anche un contadino che ha passato la maggior parte della propria vita a lavorare nei campi è informato su questo scottante tema di attualità, o meglio è a conoscenza del fatto che è un processo in perenne attività. Informato però è una parola grossa. Ed è più su questo che focalizzerei la mia attenzione. Il popolo italiano, non tutto ovviamente, discute spesso di questo argomento senza avere basi solide per Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII farlo in maniera corretta. Il tema dell'immigrazione, è una questione che tutti si sentono giustamente in diritto di affrontare e su cui tutti vogliono esprimere un' opinione personale. Il problema è che frequentemente la gente parla per sentito dire, e spesso ciò che colgono da discussioni altrui, lo sentono, non lo ascoltano. Perciò, al posto di scavare a fondo la questione per coglierne i pro e contro, questi individui che si atteggiano a oratori e retorici preferiscono adagiarsi dolcemente sulla superficie della questione arrangiando, spesso in maniera errata, discorsi pieni di preconcetti e di esempi triti e ritriti (come la religione, in particolare islamica) che semplificano erroneamente una questione estremamente complessa come è l'immigrazione, peggiorandola poiché mai nessuno riesce a cogliere la vera essenza del discorso. Io stesso mi considero alquanto ignorante sulla questione perché ha talmente tante sfaccettature che coglierle tutte richiede più tempo di quello che potrei dedicarle. Nonostante ciò trovo comunque necessario trattare l'argomento con molta cautela. Così com'è impostata la società, gli extracomunitari troveranno sempre più difficoltà per quanto concerne la convivenza. Nel caso la nostra mentalità, in un futuro non troppo prossimo, non riesca a orientarsi verso l'ospitalità piuttosto che a una repulsione a prescindere, posso solo sperare che la situazione nel paese di queste popolazioni possa volgere al meglio in modo che non siano costretti a dover abbandonare la terra natia in cambio di un futuro contornato di incertezza e paure. a.c. Fratelli d’Italia di Leonardo Ronchiadin II A 17 marzo 1861 – 17 marzo 2011. Centocinquant'anni di storia sono un bel traguardo. Un compleanno. E come ogni compleanno che si rispetti il minimo che si possa fare è festeggiare. Invece, c'è chi non vuole festeggiare. Questo chi collettivo non ha capito perché si festeggia. Si celebra l'unione di tutti gli italiani, di coloro che hanno sempre abitato nella penisola italiana, che hanno combattuto affinché diventasse Italia. “Noi fummo da secoli/ calpesti, derisi/ perché non siam popolo,/ perché siam divisi” così scriveva Goffredo Mameli nel 1848 nel suo “Canto degli Italiani” poi messo in musica da Michele Novaro, a quanto dice l'aneddotica, in una sola notte, conferendo a quei quaranta versi una fama grandiosa. Quel Michele Novaro, che sebbene sia stato dimenticato ben presto, con la sua musica ha dato un enorme contributo alla diffusione del lavoro di Goffredo Mameli. Da patriota, Mameli aveva compreso l'importanza di restare, anzi, per meglio dire, di tornare uniti come ai tempi dell'Impero Romano. Per questo, mosso da un orgoglio “nazionale”, seguendo la sua vocazione naturale di poeta, decise di scrivere quella che poi è diventata la sua poesia più famosa e un simbolo del Risorgimento italiano: il “Canto degli Italiani”. I versi e la musica diventarono subito un elemento immancabile nelle varie manifestazioni, riunioni, adunanze di coloro che volevano l'Italia unita. “Raccolgaci un'unica/ bandiera, una speme”: da questi due versi l'abbrivio per un'azione corale; più che altro, un'esortazione non solo per tutti coloro che pensavano allo stesso identico modo sull'Unità d'Italia in quanto necessaria, ma anche per coloro che a quei tempi non erano convinti di un cambiamento così radicale. Infatti, non tutti sentivano la necessità di far parte organica di un unico stato: la Chiesa, che nel bene o nel male ha sempre giocato un ruolo a sé nell'economia politica della penisola italiana, il Regno delle Due Sicilie, sotto la famiglia dei Borbone, l'Austria, che occupava il Veneto e il Friuli. Tutto questo non ha potuto niente di fronte alla enorme forza di volontà dei patrioti: “Giuriamo far libero/ il suolo natìo:/ uniti per Dio/ chi vincer ci può?”. Tutti sappiamo l'esito della Storia. Dalla data della sua composizione, il “Canto degli Italiani” ha acquistato gloria imperitura nel popolo italiano. Sebbene fosse stato scelto come inno provvisorio all'alba della nostra Repubblica, nonostante abbia perso tutta la sua provvisorietà, non dovrebbe essere cantato con timidezza solo prima di una partita di calcio, ma dovrebbe essere cantato a squarciagola, a testa alta. Ma forse quello che più importa, è che ognuno di noi senta dentro di sé, dimostrandolo o meno, l'orgoglio di essere Italiano. Dopo centocinquant'anni, c'è chi sente il bisogno impellente di separarsi dagli altri. Non ha capito nulla. l.r. 7 Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII Un orrore che si poteva risparmiare di Mara Cavallin IV A Come ogni anno, dal lontano 1945, anche quest'anno si celebra la giornata della memoria, ricordando il giorno in cui i cancelli di Auschwitz si sono aperti per la prima volta, anche se pochi prigionieri hanno assaporato dopo molto tempo la libertà quel 27 gennaio. Molti però si chiedono se quello sterminio, se quegli orrori potevano essere evitati. Ognuno di noi, adesso come adesso, con la mentalità della nostra epoca, risponderebbe di no, perché tutti noi conosciamo i fatti accaduti e sapremmo come evitare un'altra strage. Ma sessantasei anni fa gli effetti di questa strage non si conoscevano, e penso che chi l'abbia progettata, e chi non era coinvolto nello sterminio la prendesse come un gioco, come una cosa su cui ridere e scherzare, tanto che un mio compagno di classe, l'anno scorso, all'arrivo di una circolare, ha ironizzato, trasformandola dal serio all'ironico. Hitler e soci, però, erano seri su quest'argomento: per loro era di vitale importanza eliminare quelle persone dalla faccia della terra per “Rendere il mondo più pulito e più sicuro”, visto che consideravano gli ebrei impuri, non di razza ariana. Il motivo vero e proprio, però, di questo sterminio 8 non è insolito, ed è a noi conosciuto: si chiamano soldi, denaro, monete o come dir si voglia. Il problema di Hitler erano, come ci insegna la storia, i banchieri e i proprietari terrieri, che erano perlopiù, appunto, ebrei. Uccidendoli, egli pensava che sterminare soltanto banchieri e proprietari, il problema avrebbe potuto protrarsi a lungo, per un discorso di eredità, quindi per fare in modo che questo non accadesse ha pensato bene di eliminarli tutti, senza rendersi conto che, oltre a sterminare una razza e a compiere un crimine contro l'umanità, avrebbe dovuto, come poi ha fatto, uccidersi da solo, avendo anch'egli un ramo della famiglia appartenente alla razza ebraica. Fatico a scrivere il suo nome, tanto è grande lo scempio che ha compiuto nei confronti dell'umanità, ma devo, perché sennò il testo risulterebbe incomprensibile, però preferisco citarlo il meno possibile. Detto ciò continuo, dicendo che ciò che mi ha colpito maggiormente nello studio di questo argomento lo scorso anno (l'ho portato anche nella tesina d'esame), è stato il fatto che hanno portato perfino la croce rossa a controllare il lavoro svolto dai tedeschi in questi campi, e per l'occasione hanno anche preparato uno dei tanti campi da loro costruiti -Bancherellista, per essere precisi- occupandosi perfino di costruire falsi negozi e locali al fine di dimostrare la situazione di benessere degli ebrei. Inoltre, per eliminare l'idea di sovrappopolazione del campo, molti ebrei vennero ulteriormente deportati verso un tragico destino ad Auschwitz. Fecero addirittura visitare ai medici della Croce Rossa alcuni danesi che erano stati temporaneamente spostati in camere riverniciate di fresco e non più di tre per camera. Questo avvenne il 23 luglio 1944 e mi ha colpito molto perché, anche se questo è avvenuto in seguito ad alcune indiscrezioni su ciò che avveniva all'interno dei vari campi -gli inservienti della Croce Rossa erano lì per controllare-, l'amministrazione del campo ha persino deciso di filmare un video sul buon funzionamento dei campi, e non riesco a capire come siano riusciti a convincere gli ebrei a sorridere e ad apparire il più felici possibile davanti alla Croce Rossa e quando venivano filmati (ecco che forse potrebbe rientrare in gioco la libertà). A voi la più libera interpretazione. Ora vi pongo una domanda: è possibile ripetere questo? O meglio, è possibile un'autocrazia (dal greco αυτός, solo, e κρὰτος, potere, cioè potere di uno solo), come quella sviluppata dai nazisti? Ogni singola persona mi risponderebbe ad entrambe di no, e la motivazione sarebbe che ne conosciamo già le conseguenze. Non sempre però, questa motivazione è valida, e il perché lo può spiegare un film, che consiglio di vedere: si intitola “Onda”, e che consiglio di vedere. Un'altra cosa che consiglio, di leggere però, stavolta, è libro molto famoso di Fred Uhlman, “L'amico ritrovato”, che per me rappresenta il simbolo più grande di una grande amicizia tra i due protagonisti. A me è stato imposto di leggerlo il libro, però alla fine sono stata molto felice di questa imposizione perché sono gli stessi ideali della vera amicizia che io ho (ma questa è un'altra storia). Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII Ritornando però al discorso dell'autocrazia, e alla risposta alla domanda posta, cioè che noi conosciamo già le conseguenze delle azioni che metteremmo in atto se praticassimo la politica nazista, continuo, e forse concludo, dicendo che è appunto per questo motivo che noi celebriamo la giornata della memoria, e da questo traggo quello che secondo me è un grande principio : “Ricordare, non dimenticare, per non ripetere”, ed è per questo che a molte persone da fastidio il fatto che altri ironizzino su questi argomenti, perché ricordando ciò, si fa in modo che le generazioni future non commettano questi errori, e il ricordare queste cose deve essere una lezione per tutti, non deve essere quindi un ricordo per stimolare a compiere di nuovo queste azioni ( difatti in Germania c'è una legge che sanziona, mi pare con il carcere, chiunque disegni una svastica o abbia degli istinti a comportarsi come si sono comportati i nazisti, mentre qua in Italia è possibile trovare chi ancora disegna in giro questo simbolo senza conoscerne il significato oppure si dichiara fascista senza conoscere i fatti né gli avvenimenti). m.c. La speranza va dissolvendosi... di Debora Gnes II C Christina Green aveva poco più di nove anni. Viveva a Tucson, Arizona, insieme alla sua famiglia, cui era molto legata: il padre la chiamava “principessa”, il fratello Dallas, di undici anni, la adorava. Era una bambina sempre impegnata, continuamente alla ricerca di nuove avventure: cantava, danzava, nuotava, si divertiva tanto. Christina era una bimba modello: per Natale aveva chiesto di poter fare volontariato in una mensa; se non bastasse, aiutava anche altri bambini meno fortunati di lei. Ascoltava Beyoncé, giocava a baseball, e quello sport le scorreva nelle vene: era l'unica componente femminile della squadra locale dei Pirates e, forse, un giorno sarebbe diventata una campionessa. Aveva da poco ricevuto la Prima Comunione, ed era appena stata eletta membro del consiglio studentesco della sua scuola elementare. Magari, oltre ad essere un'ottima giocatrice di baseball, sarebbe diventata anche un capace politico. Ma al di là di tutto ciò, Christina rappresentava soprattutto un bagliore di speranza per la sua nazione: Christina era nata l'11 settembre 2001. L'8 gennaio 2011, in un soleggiato sabato invernale, se ne è andata: un ragazzo, mentalmente squilibrato e politicamente scontento, facendo fuoco sulla folla, le ha tolto il sorriso, e, con esso, quella speranza di un futuro migliore che doveva rappresentare. Il giorno sopra citato è quello dell'ormai tragicamente nota come strage di Tucson, strage causata dal ventiduenne Jared Lee Loughner, il quale, durante un comizio politico, dopo aver quasi ucciso con un proiettile alla testa la democratica Gabrielle Giffords, tentando di fuggire, si è messo a sparare alla cieca. Christina, accompagnata dalla sua vicina di casa, era lì. Era lì assieme a John, Phyllis, Gabe, Dorothy e Dorwan, come lei ingiustamente assassinati; era lì assieme alle altre dodici persone rimaste ferite a causa della follia di un giovane che, pur avendo perduto completamente se stesso, deteneva una micidiale arma che non ha arrestato se non dopo trentuno proiettili sparati incessantemente, l'uno dopo l'altro. Uno di questi ha colpito dritto una bimba, che, rappresentando il suo stato, con altri 49 nati nel nefasto 11 settembre di dieci anni fa, era stata inserita nel libro “Faces of Hope” (“Volti di speranza”), perché quei bambini erano nati per portare vita, speranza e bontà al mondo nel giorno in cui al mondo serviva di più, nonché nei giorni avvenire. Quell'11 settembre che l'umanità ricorderà in eterno fu un giorno tragico per la storia ameri- cana e per quella globale. Moltissime vite vennero prese in un solo istante. Ognuno comprese che niente sarebbe stato più come prima. Tuttavia, quello stesso giorno, numerose nascite dettero prova che la vita continua sempre e che la speranza c'è ed è presente anche nella più buia delle circostanze. Bimbi vennero alla luce, portando con loro gioia ed amore capaci di illuminare il mondo, scaldare i cuori, e tramutare lacrime di disperazione in lacrime di felicità. Secondo l'autrice del volume, Christine Pisera Naman, madre di Trevor, nato proprio quando le Torri Gemelle stavano rovinosamente crollando, secondo lei, attraverso le foto dei volti sorridenti di quei cinquanta neonati, ognuno si sarebbe ricordato che, persino in una tragedia, c'è sempre e comunque un raggio di sole che illumina la via e dà la forza per andare avanti coraggiosamente e in modo ottimistico verso il futuro. Ogni nascita è speranza. Quelle nascite servivano a ricordare cosa c'è ancora di buono e di giusto nel mondo. Il sorriso che Christina aveva conservato nei suoi teneri anni, però, ora non brilla più. Il padre John ha recentemente dichiarato alla stampa che, della figlia, sono state donate le cornee, le quali hanno ridato la vista ad altri due bambini. 9 Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII Chissà che sia arrivato loro anche quel sorriso allegro e fiducioso! La foto di Christina mi ha immediatamente colpita mentre stavo sfogliando un settimanale...specialmente quel sorriso. Non so descrivere al meglio la sensazione che mi ha trasmesso, ma quella fotografia mi ha ricordato all'istante la tipica bambina intraprendente e determinata di film e telefilm statunitensi. Quella bambina che fa di tutto pur di raggiungere i suoi sogni, che è servizievole, socievole e studiosa, con quella marcia in più capace di portare a termine grandi pro- getti. In questo periodo in cui, per TV e sui giornali, non si fa altro che parlare della politica e dei politici italiani, i quali, non me ne interesso molto, ma mi sembra stiano mandando l'Italia a rotoli, la storia di questa giovane sognatrice di una politica sana mi ha commossa, e ho voluto raccontarvela. Certo, in che direzione si muoveranno gli Stati Uniti dopo un simile episodio? É il momento di lanciare una provocazione: come si pensa di risolvere il terrorismo internazionale senza prima cercare di eliminare i problemi sociali interni legati alla vio- lenza? Ragazzi, i dati sono inquietanti: nei progrediti Stati Uniti, in un giorno, in sole ventiquattro ore, 8, tra bambini e teenagers, muoiono a causa della violenza delle pistole, a 268 persone si spara, tra assassini, assalti, suicidi, incidenti o interventi dei poliziotti, 85 persone muoiono crudelmente per un colpo di pistola, 35 di queste sono volontariamente assassinate. Dato sconcertante, in un anno, i bambini che, come Christina, perdono il sorriso sono 3067. d.g. Cash for chaos di Giordano Segato e Giulio Minetto IV B Al giorno d’ oggi, lo sanno tutti, la musica è sempre più strumentalizzata. Manager e case discografiche consumano i gruppi e gli artisti di punta per trarne il massimo guadagno. Ma c’era un epoca, e parliamo della lontana metà degli anni ‘70, che fu estremamente importante per la formazione di gruppi dallo spirito libero, come ad esempio i Sex Pistols o i Ramones. Ancora oggi, infatti, sono in molti a credere che il punk sia stato “inventato” a Londra, dai Sex Pistols, più o meno nel 1976 e purtroppo sbagliano di grosso. La realtà è ben diversa, anche se ai Sex Pistols e soprattutto al loro manager Malcom McLaren va attribuito il merito di aver amplificato a livello planetario questo fenomeno, soffocato e ofuscato spesso da vecchi echi hippie o da influssi tardo-glam. Infatti nell’Inghilterra degli anni Settanta, socialmente depressa e “affamata”di novità, il fenomeno dei Sex Pistols non passò certamente inosservato,gonfiato e portato all’ estremo anche dai grandi mezzi di comunicazione di massa, che fecero conoscere sia al pubblico “benpensante” che alla platea giovanile questo genere di 10 rivolta e protesta, nel quale la fascia giovanile si ritrovò più degli altri, trovando nei temi proposti alcuni dei problemi che più li affliggevano, come ad esempio la paura del domani(no future), o le piccole insoddisfazioni quotidiane. Bisogna però distinguere le due ondate punk: fin ora abbiamo parlato del punk Inglese, ma dobbiamo considerare che anche dall’altra parte dell’oceano, in America, più o meno nello stesso periodo, nacque un fenomeno similmente chiamato punk, ma totalmente diverso nelle tematiche affrontate, nel modo di vestire, nel modo di cantare e anche in quello di suonare. Infatti, mentre in Inghilterra si cantava per apportare miglioramenti sociali e politici, come ad esempio il tema dell’odio nei confronti della monarchia, affrontato in più di una delle canzoni dei Sex Pistols, in America, band come i Ramones nelle loro canzoni raccontavano di nottate sfrenate, all’insegna della musica e del divertimento senza limiti, dello sballo e dei problemi giovanili e relazionali di quell’epoca di grande cambiamento per l’ intero mondo occidentale. I Sex Pistols, formazione fondamentale per il panorama del punk contemporaneo, rappresentano la vera, grande rivoluzione sonora degli anni ’70. Attraverso di loro il punk diventa una bandiera, un virus di potenza straordinaria, provocazioni sconvolgenti per l’ epoca nichilismo puro per brutalizzare le belle maniere della musica. L’ album di esordio, giunto dopo un anno abbondante di eccessi e oltraggi di diversa matrice contiene tutte le pagine migliori di Johnny Rotten, Sid Vicious e compagni. Un fenomeno che ispirò anche svariati movimenti artistici, musicali e culturali, promotori di istanze sociali e politiche, estremiste o utopistiche. Sulle note di inni come “God Save the Queen”(per il suo testo dichiarata pericolosa dalla regina d’Inghilterra in quanto avrebbe potuto incitare anarchie e sovversione) e “Anarchy in the U.K.” (classificata da Rolling Stone al cinquantaseiesimo posto fra le 500 canzoni di tutti i tempi) migliaia di ragazzi e ragazze riconobbero quelli che per loro erano gli stereotipi, e quindi ostacoli del mondo moderno. E Rotten disse solo: “Non capisco, stavamo solo cercando di portare qui un po’ di sana distruzione.” Attualità ULTIMO BANCO – anno XVII Noi, Arabi, fottuti terroristi di Majda El Ofairi V B Come dice qualcuno di mia conoscenza, "Vi sono momenti nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre". Ecco, dopo l'uscita dell'articolo nel ultimo numero di ULTIMO BANCO sulla migliore scrittrice e giornalista in Italia a detta del Corriere della Sera(alla faccia di Manzoni, Dante, ...!)ho avuto un impellente bisogno di dare voce alla mia Rabbia e al mio Orgoglio. Hitler spesso diceva “Volete che i vostri figli facciano da schiavi ai russi?”, la Fallaci invece dice “Volete che le vostre figlie siano costrette al velo e i ragazzi obbligati ad inchinarsi alla Mecca?” Hitler si proclamava a capo della razza ariana, quella superiore, la cultura e la civiltà che deve dominare sul mondo. Non ho mai letto il Mein Kampf, e ho letto solo l'articolo e non tutto il libro della Fallaci. A dirla tutta mi rifiuto di comprarlo per leggere il resto, perchè non ho nessunissima intenzione di finanziare una che con le sue affermazioni non fa che aumentare, se non l'odio, perlomeno la diffidenza e l'ignoranza verso culture diverse dalla propria. Quell'atteggiamento di superiorità, e la tendenza a fare di tutte le erbe un fascio che la contraddistingue non l'ha mai aiutata veramente ad aprirsi ad altri per cercare di conoscere come invece dovrebbe fare secondo i nomi che lei stessa cita: Socrate,Galileo...In plus non mi fido proprio per niente di chi sbandiera il proprio pensiero come verità assoluta. A livello di concetto, credo che lei e Hitler si assomiglino in quella che in realtà è una tendenza uni- versale : cioè vedere sé stessi, la propria cultura o religione, come il bene assoluto, e l'altro, il diverso, il Nemico, come male da eliminare a tutti i costi. In questo li trovo tragicamente vicini alla stessa gente che piazza le bombe o si fa saltare per aria. Riconoscersi a vicenda come partecipi di una stessa umanità, usando il cuore e il cervello, dovrebbe far incontrare il meglio delle reciproche differenze. E questo succede in un' infinità di casi, che però non destano successo come i libri di quella donna. O la Fallaci ha fatto plagio oppure è davvero imparentata con Hitler...È legittimo quindi domandarsi se al giorno d’oggi basta plagiare il "Mein Kampf", sostituendo alla parola “ebrei” quella di “musulmani”, per far fortuna. Perché se è effettivamente cosi, è dovere di ogni persona a questo mondo curiosa, con voglia di sapere e molto controllo sui propri naturali pregiudizi chiedersi: devo credere a tutto quello che mi viene propinato o ci devo vedere chiaro in quest'assurda faccenda? Il vantaggio di essere metà occidentale e metà araba è grande, immenso. Posso, infatti, vedere con i miei occhi quanti pregiudizi ormai facciano parte del quotidiano delle persone, da entrambe le parti e spesso incoraggiati da persone altrettanto ottuse che cercano di convincersi e convincere altri di aver ragione grazie a libri come questi. Devo ammettere che spesso quando mi sono sentita insultare in faccia l'essere araba, musulmana o immigrata, mi ha sconvolto, ma mai ho insultato anch'io. Fare lo stesso gioco sarebbe fatale anche per quel poco di lucidità che è rimasto a qualcuno dopo l'undici settembre. Meglio non rischiare, allora. Leggo le prime frasi dell'articolo uscito nello scorso numero del giornalino; sembra tutto a posto, non ho ancora indovinato che obbrobrio avrei trovato qualche riga più sotto. Ecco. Ecco qua. Una guerra di religione. Ti sbagli, cara Oriana, non è una guerra di religione. È tutt'altro. E se tu ti ponessi un po' di domande (peccato, davvero, che non possa più farti io delle domande di persona) capiresti. Si deve ricordare che, tra quanti furono uccisi a New York e Washington, alcuni amavano il Profeta Gesù (cristiani), altri il Profeta Mosè (ebrei) e altri ancora il Profeta Muhammad (musulmani), che Dio lo benedica e gli conceda la pace. Senza il perdono da Dio, l’uccisione di persone innocenti costituisce un grave peccato che conduce ai tormenti dell’Inferno. Nella religione islamica uccidere anche solo una persona, davanti a Dio è come uccidere il mondo intero. Nessuna persona realmente religiosa e realmente timorosa di Dio potrebbe compiere un tale atto. Non è un fatto di essere moderati o no, ma è vero che non esistono musulmani moderati, esistono musulmani e basta. Quelli come me e come altri che conosco e che di sicuro non nascondono un profondo odio verso la cultura occidentale, né contro Cristo, oppure il Coro del Nabucco né tanto meno contro i filosofi e gli scienziati che ammiriamo. Gli aggressori possono commettere una simile violenza solo con l’intenzione di attaccare la religione stessa. Si potrebbe ipotizzare che lo scopo di costoro sia di presentare la religione come malvagia agli occhi della gente, per indurre un distacco da essa e per ingenerare odio nei confronti dei 11 Attualità fedeli. Non so perchè avvenga ciò, né perchè questi famigerati musulmani preghino con accanto delle armi, un ossimoro gigantesco. So solo che molti considerano i musulmani come un popolo di terroristi. E i musulmani non si considerano terroristi. Quest'ultimi hanno fatto un errore che dovrebbe far ragionar. Perchè mai alcuni terroristi “musulmani”si farebbero saltare in aria tra altri musulmani e nelle vicinanze di una moschea? È accaduto, no?E allora come potrebbe un musulmano che si è visto uccidere la sua famiglia non odiare quei suicidi assassini?Noi arabi consideriamo i terroristi come pazzi, senza valori morali, eretici, atei, ipocriti...noi non gli appoggiamo. Sono come la mafia. La maggior parte degli italiani, ahimè, viene definita mafiosa, e fino a prova contraria pochi italiani lo sono. Vi arrabbiereste se un americano vi desse il genuino epiteto di mafiosi?Sì? E se foste in America immigrati( come lo eravate a suo tempo e lo siete ancora) per studiare e farvi un futuro più dignitoso, non vi arrabbiereste se nel giornalino di un liceo classico comparisse la recensione di un libro scritto da una donna che vi chiama fottuti invasori mafiosi? La Jihad NON vuol dire guerra santa!Jihad è lo sforzo verso il cammino di Dio, ovvero cercare di porsi delle domande, accrescere il proprio sapere e non cadere nell'ignoranza, proseguire verso la via della perfezione morale. Jihad è un fatto che i musulmani compiono quotidianamente, intorno a loro e per loro,aiutando i poveri, i deboli, eseguendo azioni giuste, senza vantarsene, altrimenti lo sforzo è nullo. Non è lo stesso concetto di cui la Fallaci o i terroristi parlano continuamente, o sbaglio?Nel Corano, la guerra non è accettata se non quando bisogna difendersi. Del resto è giusto. Se qualcuno attacca il mio 12 ULTIMO BANCO – anno XVII paese è lecito combatterlo, ma mai fare il contrario. In più il profeta Mohammed raccomandava di non attaccare donne, bambini, vecchi, non rovinare l'ambiente e di liberare i prigionieri senza torturarli. Nessun musulmano, però, ora vorrebbe fare qualche guerra. La si è combattuta centinaia di anni fa per diffondere la religione (come i cristiani hanno fatto a suo tempo) e se la Fallaci si fosse documentata bene saprebbe che non c'era mai costrizione alla religione. I Cristiani e gli Ebrei dovevano solo pagare una piccola tassa, in quanto sotto la protezione degli arabi. Nel Corano stesso c'è scritto di non costringere nessuno a convertirsi. Ed ecco la definizione di cultura...La cultura (parola che deriva da còlere, coltivare) è il complesso di tutte quelle scoperte e conquiste che gli individui di un determinato gruppo sono venuti facendo nel corso dei secoli, coltivando, per stare all’etimologia, il campo dell’organizzazione economica, dei rapporti sociali e delle indagini spirituali; tali conquiste, vagliate dal gruppo e dal tempo, diventano patrimonio tradizionale. Va dunque chiaramente affermato che il grado di cultura e di civiltà solo quantitativamente può variare presso le varie popolazioni, ma non qualitativamente. Se la Fallaci si fosse documentata conoscerebbe l'età d'oro degli arabi. Saprebbe qualcosa delle Case della Saggezza;della prima macchina per stampare costruita a Baghdad nel 794,; di Al Hallaj (poeta morto nel 922); dei primi due osservatori astronomici a Damasco e Baghdad, costruiti nel 827, di Ibn Haytam., matematico e fisico che scrisse mille pagine di un trattato sull'ottica. E ancora, la medicina araba, importantissima. Il più antico ospedale è stato creato da Harrun Al Rashid intorno all'800. Due grandi nomi devono essere ricordati nella storia della medici- na: quello di Al-Razi, Iraniano e di Avicenna, nato nell'Asia Centrale. Avicenna è colui che scrisse in arabo “Il Canone della Medicina”, un enciclopedia in cinque volumi, riconosciuta in occidente come l'apogeo e il capolavoro della scienza Araba. E ancora Al Zarahui, che iniziò la chirurgia a quel tempo mal vista in Europa. E poi Ibn Battuta, nato nel 1304 a Tangeri che ha fatto il giro del mondo due volte prima di Marco Polo e lasciando un diario dove narrava il suo viaggio. E poi, d'accordo, c'è Averroè, ma viene citato dalla Fallaci come una figura qualsiasi, mentre invece fu filosofo e giurista. Quanto ai musei, mia cara Oriana, immagino che sapevi che a Torino ci fosse il secondo più grande museo egizio, qui, proprio a casa tua. E ancora la matematica. A pagina 140 del nostro libro di matematica (MATEMATICA, metodo, cultura, scienza) si può trovare un trafiletto che parla di Ibn Musa ALKhoarizmi (da cui ALGORITMO) che scrisse un opera fondamentale per l'algebra. In realtà i matematici arabi furono tantissimi e il loro apporto fu considerevole (basta pensare a Al Ghazali, a Al Kindi, o a Ibn Qurrah), ma al-Khoarizmi è universalmente conosciuto come il fondatore dell’Algebra. Una marca dell’origine araba dell’Algebra ce l’abbiamo nella stessa X che usiamo per indicare l’incognita nelle equazioni matematiche. Deriva dall’arabo. Sembrerebbe buffo, dal momento che la X non esiste nell’alfabeto arabo. Eppure è vero: gli arabi indicavano l’incognita con il termine "shi’", ossia ‘la cosa’, che abbreviato diventava il suono ‘sh’. Ora, in vecchio spagnolo - e la Spagna rimase per molto tempo sotto il domino arabo - il segno X corrispondeva al suono ‘sc’. Ecco perché oggi apprendiamo a maneggiare la ‘cosa’ araba con il segno X, seguito per ordine ULTIMO BANCO – anno XVII alfabetico dall’Y e dallo Z. Capisco, Oriana, che in effetti i nomi sono un po' difficili da leggere e ricordare, però non hai accennato nemmeno un quarto a tutto ciò. Perché?Quella araba era una cultura aperta, che cercava nelle civiltà precedenti e straniere, che traduceva molti testi. Una cultura saggia: “il fatto che si traducesse molto significa che non si consideravano dei sapienti che non avevano nulla da imparare”. La loro forza veniva dall'umiltà. Umiltà che non conosce la Fallaci, che si autoproclama(va) nella cultura superiore a tutte. Oggi non abbiamo dimenticato questo principio e ancora si lavora, si cerca, si studia. Nonostante le grandi difficoltà che alcuni paesi arabi hanno non ci fermiamo e l'Egitto ne è testimonianza. Noi, arabi, tartassati di pregiudizi e insulti, continuiamo a credere nella nostra religione (altrettanto tartassata di pregiudizi e cretinate) e non ci fermiamo dinanzi a persone come la Fallaci. Nonostante in TV nei talk show si vedono continuamente certi che non hanno mai varcato la soglia dell'Europa e si permettono di decidere se noi arabi siamo così o colà , nonostante io, come altre studenti stranieri, vivano in pace e in silenzio senza mai violare le leggi italiane, nonostante sappia quanto gli arabi siano contro il terrorismo, nonostante veda gli effetti dei terroristi su di noi, nonostante non accetti il burqa(a proposito, nei video della rivoluzione in Egitto, quante donne sottomesse e quanti burqa ricordate di aver visto?) nonostante ciò, io vado fierissima di essere araba. E poi chiamare una civiltà superiore ad altre solo per meriti di studiosi, mi sembra parecchio stupido, per questo chiudo la parentesi della cultura e civiltà araba per concentrarmi su altro. Consiglio un libro di meno di cento pagine di Ben Jelloun , (famoso per il libro Attualità “Il razzismo spiegato a mia figlia”), che risponde alle domande di ragazzi intervistati nelle scuole italiane a proposito dell'Islam, del terrorismo e della cultura araba. Il Libro si chiama L'Islam spiegato ai nostri figli, e forse potrebbe far comprendere a qualcuno il nostro mondo e a eliminare tutti i pregiudizi che ci sono e che non se ne andranno se non con un unico modo: combattendo l'ignoranza. Fra cinquant'anni libri come "La forza della ragione" verranno guardati con lo stesso orrore con cui oggi si guarda il "Mein Kampf" e ci si chiederà come sia stato possibile che libri del genere vengano venduti e comprati ancora oggi, nel 2011. m.e.o. Montale e dintorni. Seconda festa classica Dopo le prove generali dello scorso anno, la festa Classica si prepara alla sua seconda edizione il 18 aprile, sempre con il patrocinio della Provincia di Venezia, dell’Associazione di Cultura Classica e del Comune di San Donà, che mette a disposizione della manifestazione il Palazzetto dello Sport e gli adiacenti impianti sportivi. Con la Festa Classica il Liceo Montale si propone di far trascorrere ai suoi allievi una mattinata di festa con i classici, che saranno interpretati e rivisitati, come la fantasia dei nostri studenti ed insegnanti saprà fare, nella recitazione, ma anche nella danza e nella musica, portando nel presente ciò che di bello e di profondamente umano avevano colto gli antichi nella loro arte. Apriremo con il coro del Liceo Montale e poi assisteremo alle performance sia di alcune nostre classi sia di alcuni Licei della Provincia, che speriamo vorranno partecipare a questa iniziativa, come l’anno scorso, in un clima di scambio, di incontro cordiale, conviviale e sportivo tra studenti che sono accomunati dalle stesse radici. Rispetto alla scorsa edizione si sono operate alcune modifiche: limitato il numero delle esibizioni del mattino, i giochi sportivi (staffetta, salto in lungo e diaulo) si effettueranno al mattino, per consentire anche agli atleti di godersi il pranzo che l’anno scorso è stato spettacolare; inoltre le gare saranno aperte anche alle ragazze. La giornata si chiuderà, dopo il banchetto preparato dalle classi, con le premiazioni verso le 14.30. Questa la cornice, ma i colori sono tutti nelle mani dei ragazzi! In questi giorni alcune classi si stanno organizzando per le esibizioni, poi si penserà al banchetto e agli abiti, per rendere la festa ancora più bella e più partecipata dell’anno scorso: il Liceo Montale è famoso nel territorio per la sua vitalità e versatilità, sicuramente si farà condurre ed ispirare dal suo cuore antico. 13 Montale ULTIMO BANCO – anno XVII A tu per tu con...la nuova entrata in “squadra” a cura dei caporedattori Quattro candidati, tre eletti ed una new entry: come ben sapete, durante l’ultima assemblea d’istituto Andrea Ceolin, eletto come rappresentante dalla prima votazione, si è ritirato dal suo incarico per lasciare il posto alla nuova promessa Claudia Brugnera. Ovviamente noi del giornalino non potevamo mancare di farle qualche piccola domanda per conoscerla meglio: Non sei stata eletta la prima volta, cosa pensi del fatto che sei ora rappresentante per il ritiro di Andrea? -Beh… i posti disponibili per i rappresentanti erano solo tre quindi per forza uno di noi non lo sarebbe diventato. Ci tengo però a precisare che non mi prendo questo incarico essendo la seconda scelta, se fosse così non lo farei. Ho deciso di candidarmi solo per la scuola, per avere la possibilità di agire in prima persona. Credi di riuscire a collaborare con le altre tue “colleghe”? -Si, certamente. Anche durante la campagna elettorale c’era intesa tra noi quindi non penso ci saranno problemi. E’ iniziato il secondo quadrimestre, ora siete tutte e tre in sede, è un vantaggio oppure uno svantaggio? -Beh sicuramente è una situazione a nostro svantaggio perché in questo modo non abbiamo nessuno in succursale su cui fare riferimento, però va beh, faremo di tutto per non escludere gli studenti che sono di là tenendoli sempre informati e cercando di essere presenti per eventuali problemi o richieste. Abbiamo posto questa stessa domanda anche a Camilla, Sara e Andrea durante la loro intervista, quindi non puoi proprio astenerti! Che professore del Montale ti senti? -Sinceramente sono un po’ incerta tra la professoressa Principe e la professoressa Dalla Mutta. (Dopo un leggero incoraggiamento da parte nostra.. n.d.r.) penso di rispecchiarmi di più nella prof Dalla Mutta perché è una persona veramente appassionata a tutto quello che fa. Pretende molto dai suoi allievi ed è severa quando serve ma allo stesso tempo è scherzosa e cerca di farti sempre sentire a tuo agio. Ogni anno viene tirata in ballo la questione che il giornalino è una spesa troppo elevata ed è inutile perché c’è già la versione on-line: qual è la tua opinione in merito? -A me piace molto il giornalino. Inoltre credo che, a prescindere dal suo costo più o meno elevato, sia importante per un liceo avere un giornalino gestito dagli studenti perché può essere un mezzo di espressione e informazione per molti. E poi, diciamocela tutta: visto che esce solo due volte l’anno, non mi pare che sia una grande spesa… insomma, secondo me non bisogna eliminarlo! 14 Montale ULTIMO BANCO – anno XVII Giacomo Noventa e...la moka di Gianmarco Zamuner I B Chiudendo gli occhi, era possibile evocare tutte le immagini, le situazioni, i luoghi, i sentimenti delle poesie che la calda voce del narratore declamava. Le magiche note che abbandonavano il vibrafono, dopo un breve viaggio, si posavano sulla nostra anima, rendendo misterioso quel momento... Quattro ore prime “Una manna dal cielo, ecco che cos’è!!”. Alla fine credo che sia stato questo il commento della mia classe e di tutta la IIB. Finire la settimana dolcemente, facendo solo due ore di lezione...una manna dal cielo semplicemente! Ma non sarebbe stata la solita “manna” che si dimentica, sarebbe stata diversa da tutte le altre; una giornata per ricordare Giacomo Noventa, nome d’arte “veneto” per un poeta “veneto”, ossia dialettale. Ero davvero curioso di sapere che cosa mi aspettava, di che cosa si sarebbe presentato davanti a noi, perchè una conferenza su un poeta nell’outlet di Noventa era decisamente insolito. Quindi, dopo aver fatto le prime due ore regolari, partiamo all’avventura con la professoressa di lettere Ronzani e i baldi iuvenes della IIB, “imbarcandoci” nel nostro trasporto che ci avrebbe condotto lontano, nella grande metropoli di Noventa, cuore del basso veneto: l’autobus. Per cui, dopo un interminabile tragitto durato la bellezza di dieci minuti scarsi, noi prodi eroi del liceo Montale sbarchiamo (rende tutto più epico no?) alla fermata dell’autobus e ci addentriamo nell’outlet; la città dello shopping è praticamente deserta e siamo solo in compagnia di una gondola incastonata nel centro della piazza! Ebbene sì, siori e siore, un monito per ricordarci come sono fatte le nere e filanti imbarcazioni tipi- che della città dei ponti e canali. Non resta quindi che entrare nella mostra allestita per ricordare il più importante poeta della tradizione veneta: Giacomo Ca’Zorzi, in arte Giacomo Noventa. Quindi non può mancare un breve cenno della storia di questo uomo. Terzo di cinque fratelli, nacque il 31 Marzo del lontano 1898 a Noventa, cominciò a comporre le sue prime poesie mentre militava nell’esercito come volontario nel 1916; in tutti i suoi settantadue anni di vita conobbe vari pittori che si ispirarono a lui e alle sue poesie per creare magnifiche opere su tela, quali Felice Casorati, Renato Guttuso, Carlo Levi, Luigi Zuccheri e Carlo Scarpa. E in tutta la sua vita compose decine e decine di opere e saggi, tra cui Parole, I calzoni di Beethoven e Nulla di nuovo. Si spense a Milano il 4 Luglio del 1960. Però, non entriamo subito nell’edificio dove ha luogo la mostra, perchè siamo in leggero anticipo! Così, dopo che la capo-spedizione (la professoressa Ronzani per intenderci) ci lascia cinque e dico cinque minuti di libertà, in meno di mezzo secondo intorno a me si fa il deser- to...(si era detto di essere in un centro commerciale no?). Così anche io mi metto in marcia per esplorare quel luogo, quando io e tre mie vecchie conoscenze siamo fermati da una donna, che poteva tranquillamente essere un agente segreto della pubblica istruzione travestita da fruttivendola, perchè veniamo scambiati per prodi marinaretti!! (non quelli che solcano i mari però). A nulla sono valsi i nostri visi innocenti e proprio mentre stiamo per essere ammanettati, ci ricordiamo di avere proprio dentro gli zaini che ci hanno traditi, il nostro uscitegratis-dalla-prigione: alcune fotocopie delle poesie del Noventa! Subito mostriamo il nostro pass e lei, a malincuore, ci lascia andare. Decidiamo quindi per la nostra incolumità di tornare alla casa base, giusti giusti al termine dei cinque minuti. Ma ecco venir verso di noi per nave gondola, Ronzani occhi di bragia gridando “Dove sono finiti?!” “Lo ignoriamo, Caron..ehm...professoressa”; quindi si allontanò, accompagnata da fuoco e fiamme, in cerca delle altre anim...ri-ehm...degli altri studenti. (cfr. Divina Commedia, Inferno III v.82-84) Dunque, dopo aver radunato tutto il gregge, iniziamo a visitare la mostra; prendono subito parola le due curatrici di questo minimuseo, l’assessore della cultura di Noventa e perfino il responsabile dell’outlet. Si prospetta fin da subito una mostra interessante, perchè è stata capace di fondere la potente tecnologia con la tradizione; nella prima sala c’è un tavolo interattivo e uno schermo che grazie agli infrarossi captava i movimenti della mano, spostando e ingrandendo le immagini desiderate (anche se in realtà la funzione principale era quella di 15 Montale ULTIMO BANCO – anno XVII far arrabbiare la gente con valanghe di tentativi falliti!). In seguito, una delle curatrici ci accompagna nella sala “tradizionale”, dove sono raccolte tutte le opere dei pittori sopracitati dedicate a Giacomo Noventa, illustrandoci ogni singolo dipinto; dopo due ore, che in realtà sembravano svariati millenni, finalmente, con i pochi superstiti rimasti, siamo ritornati nella sala “tecnologica” dove ci aspetta una bella sorpresa. La seconda parte della mostra infatti, consiste nella declamazione delle poesie del Noventa, accompagnate dalla musicalità di uno strumento tanto insolito quanto efficace: un vibrafono. Ed è qui che si ritorna all’inizio...Terminata la visita di questa interessante mostra, avviene un episodio che servirà a intrattenere i nostri nipoti quando saremo vecchi e stanchi. Usciti all’aria aperta abbiamo dieci minuti di svago. Dieci minuti che passano in fretta per tutti, troppo impegnati ad andare a zonzo. Così al termine dei dieci minuti risaliamo sul nostro mezzo di locomozione. Ma prima di partire ci accorgiamo che manca un elemento, un nostro compagno...ci adoperiamo in ogni modo per rintracciarlo, ma la volpe (è superfluo da dire, ma badate che è ironico) ha entrambi i cellulari spenti e all’orizzonte non si vede. Vista la situazione, mi ri-addentro nell’outlet, pensando che fosse finito nel bel mezzo di un’imboscata , che venisse torturato in qualche luogo segreto...No, non lasciamo indietro un compagno. Chiedo rinforzi e dopo aver setacciato ogni luogo, ci stiamo per arrendere, quando una civile viene in nostro soccorso: ci indirizza verso un negozio dove è stato visto per l’ultima volta. E’ sicuramente un falso negozio, in realtà è una base operativa di qualche terrorista o trafficante d’armi. Appena varcata la soglia stiamo per imbracciare i fucili, quando ci accorgiamo che è un vero e proprio negozio. Ed è allora che vediamo lì il nostro compagno; tutto trionfante ci mostra una moka, che è costata il dispiegamento di uomini, il ritardo del convoglio e l’ira di tutti i componenti della spedizione. “Scusate, avevo l’orologio indietro”. “E non solo quello”. g.z. Una data molto attesa… a cura dei caporedattori 23 dicembre...data molto attesa dalla maggior parte dei ragazzi per un semplice motivo: iniziano le vacanze natalizie! Ma per tutti gli studenti del nostro liceo segna l’arrivo del concorso Galloni. Nato in memoria di un’ex-alunna, Elisabetta Galloni, morta diversi anni fa in un incidente stradale, il concorso è reso possibile dall’aiuto economico della famiglia che premia con delle borse di studio gli elaborati migliori. Quest’anno la presenza scenica della parte “ludica” del concorso è stata davvero molto importante e per questo vogliamo raccontarvelo con un “articolo a immagini” con alcune delle esibizioni più importanti. 16 Ecco i tre presentatori che hanno “condotto” lo spettacolo: Andrea Ceolin, Sara Lovisetto e Eleonora Carrer Qui vediamo esibirsi il coro diretto dal maestro Francesco Rossi Continua.. ULTIMO BANCO – anno XVII Montale Un bel pezzo a quattro mani (con l’aiuto di Francesco Pollon per le pagine) interpretato da Alessandro Piovesana e Beatrice Bonetto Lo spirito del Natale secondo la III A, in ogni lingua del mondo Foto “particolare” per un momento particolare: il pezzo rap di Alessia Palmieri Il corpo di ballo del Montale, formato dalle ragazze della I B Per finire, abbiamo raccolto alcune impressioni, sia di studenti che di insegnanti, su quello che è stato lo spettacolo di quest’anno; “E’ stato sicuramente interessante, peccato per l’assenza delle scenette comiche, che poteva “spezzare” le varie esibizioni musicali”. Un’artista però non la pensa esattamente così: “Lo spettacolo è sicuramente ben organizzato grazie anche all’aiuto dei professori, ma le prove sono davvero disastrose; certa gente riesce a provare il giusto tempo, mentre altri aspettano diverse ore per poi esercitarsi davvero molto poco!” “Lo spettacolo è ben riuscito” dice la professoressa Dalla Mutta “anche se c’erano alcune esibizioni che sono state davvero belle, mentre altre dovevano essere curate un po’ di più, nel complesso è stata una bella esperienza, che mostra un’alta partecipazione visti i centocinquanta artisti che si sono esibiti” Inoltre vogliamo esprimere ancora una volta il nostro cordoglio per il signor Galloni, che ha lasciato i suoi familiari da poco 17 Creatività ULTIMO BANCO – anno XVII Creatività. “C’è una barca che si muove, in mezzo alle case, laggiù!” Avevo urlato, e la mia Maestra sorridendomi e guardando fuori con me mi disse ridendo, con dolcezza spaventosa, ch’era una nave e che non distava da lì quel canale, per dove quelle barche passavano. Le più piccole venivano dirette da qualcuno, le più grandi, come quella che avevamo visto noi, sapevano già dove andare. Così come tutte le cose le più piccole venivano comandate non solo da chi le possedeva, ma anche da altri poteri, che influivano sulla rotta della barca sempre. E speravo di poter essere già una nave enorme, immensa, quando avrei dovuto decidere della mia vita, perché il timore di essere raccolta dai rimpianti, quello, mi torceva l’animo. Che la riflessione ci sia d’aiuto per l’eterno. Tu avevi gli occhi di un ragazzo che era mio, ma avevi le mani secche, troppo alto, troppa sicumera. “Occhi turgidi di lacrime, o me o quello che hai fatto”. Era normale tu avessi il tempo per pensare, ma quando ti chiesi di rispondermi velocemente e ti urlai “Dai ragazzo, *ws tachista la risposta, se aspetto troppo mi fai stare male!” e tu dicesti che volevi quello che eri perché rinnegare di essere nel giusto ti avrebbe ucciso. Senza di me potevi coprirti e stare al caldo della stima che riponevano in te. Rischiavi di liberarti di te, rischiavi libertà con me…Ragazzo, hai avuto una famiglia che di certo non ti ha aiutato, ma il letame conquista le menti, tu sei grano mi sa… Quante madri e quanti padri assomigliano ai tuoi? Quante madri e quanti padri picchiano i propri figli come facevano loro con te? Ce ne sono anche qui di persone simili, vero?.. Non ho mai capito che strada avessero intrapreso i tuoi…avrai pure il loro sangue, ma non avere gli occhi tristi, non sei come loro, non sarai maldestro e cattivo in famiglia e dolce e versatile in società e la tua felicità…la tua felicità sarà reale, reale perché condivisa con i tuoi amici, con le nuvole, con chi preferisci, con la tua fidanzata, vedrai...per cortesia, costruisciti così da poter apprezzare la vita e te stesso, non ripiegare in quelle inutili lamentele, non versare il vino nel bicchiere solo per dimenticare la sofferenza…ehi sei forte, sei un ragazzo, che farai all’università? Sei quasi alla soglia della scelta, dovrai aprire una porta, lasciare le altre ai tuoi coetanei…annidato nel tuo cuore che cos’hai? Non dirmelo, pensalo soltanto e se non ne sei fiero, se non sei contento almeno un po’ allora rifletti ancora, vedi se puoi cambiare idea…se hai la possibilità di fare ciò che senti di fare, perché è grande cosa quella, allora sii felice, felice…Ho paura di quello che non capisco, ho paura di quello che non capisco, ragazzo, pensavo a tuo fratello prima…non so perché si sia suicidato… non afferro quella sua idea sai…così poco attaccamento alla vita, come se non avesse alcun valore…ho avuto paura della morte di tuo fratello…la vita non è niente se non pensi a quello che hai da vivere mi diceva…ed è vero…ma perché allora si è ucciso? Si era forse dimenticato dei suoi pensieri? Si era forse dimenticato quello che aveva vissuto? Il mare, il cielo, l’odore di fumo del suo migliore amico…Chissà, sono troppo piccola per giudicare e troppo grande per andare oltre…e strappatemi tutti gli ideali, toglietemi tutto, se avete qualche interesse a farlo, ma non le persone…non le persone, quelle lasciatemele, permettete che continui ad osservarle, a guardarle, ad ascoltarle, per favore...a viverle. Sì ragazzo, restiamo amici. Agente Bergamo Luca Via Vittorio 11, San Donà di Piave tel. 042155755 18 C’è una barca che si muove! di Beatrice Carmello IB ULTIMO BANCO – anno XVII Creatività It was the midnight di Giorgia Lunardelli V B It was the midnight and it was raining hard .The only “person” in the city was the silence which advanced in the night. A young woman called Julie Turner was driving in oak street; a dark street near the cemetery and the cathedral. She was listening to the radio: “It’s close to midnight, something evil’s lurking in the dark…” sang Michael Jackson. He was her favourite singer and, while she was listening to his song, a shiver went up her spine:” Under the moonlight, you see and sight that almost stops your heart, you try to scream...” continued the song “But terror take the sound…” suddenly he car stopped. Julie got out of the car and began to walking along the street. It was cold and wet. She entered a pub: there were neither costumers or waiters in that place and the only light came from a small candel. She took some coins to make a phone call: while she was dialling her boyfriend’s number a ghost appeared in the pub. It was her mother’s ghost: a mad man had killed her two years before but the police had never found this person:”You must leave this place Julie. Here a mad man killed me and he will probably kill you too… Come on! Run away, run away…” The door opened “’Cause this is thriller, thriller night Julie, thriller night and no one‘s gonna save you from the beast about to strike and tonight I kill you because this is the thriller night”...Julie started to cry. Someone shut the door but Julie couldn’t see this person. When he got closer, she noticed that he wasn’t a normal man but he was a horrible musician. He was wearing a pair of red and yellow tights and a pair of black pointed shoes with red pon pons. He was very tall and thin and he had a terrific smile with yellow, sharp teeth. He had a very long flute in his right and a big knife in the left:” Nice to meet you Julie …” he said and started to smile. Julie was paralyzed:” how are you?! Oh my God! He wants to kill me! I don’t want to die!” she shouted when she saw a small table near her. She took it and threw it at the man. After that she went outside and run away. She stopped at the cemetery. It was a strange, horrible place: there were a lot of tombs and a foulest stench was in the air: She was frightened and tired so she sat down on a tomb but…”The foulest stench is in the air Julie, the funk of forty thousand years “said a voice: Oh no! It was the mad man’s voice! Julie couldn’t see anything and she started to run again but…” And though you fight to stay alive your body starts to shiver … for no mere mortal can resists the evil of the …”Julie stopped: the man was in front of her and…”THRILLER” he shouted and he started to knife Julie: the blood began pouring from her body on the tombs, the killer cut off her arms, her legs, her head and formed a word. The next day two little boys and a girl went to the cemetery and saw something:” What is that?” one of the boys said “I don’t know! Let’s go to see that!” said the girl. They run and …they saw a lot of remains: they were Julie’s remains and they formed a word: “THRILLER” exclaimed the girl…” It’s close to midnight, something evil’s lurking in the dark…” “It’s Michael Jackson’s song!”The boys said. Suddenly the two boys disappeared under the earth and a voice said:”There’s demons closing on every side, they will posses you… “.The girl started crying and run away. I don’t know where my best friends john and mike are now: they may be dead or they may have become evils. I don’t know if they will come back to kill me but I know that the reality is only one:” The magic exists and no mere mortal can resists the evil of the …THRILLER.” 19 Creatività ULTIMO BANCO – anno XVII Io, Albero, Dio Neve di Maggio di Giacomo Girardi IV B di Sara Sassi IV B Alto ancora mi estendo, con molte braccia, molte anime, molte radici, sto saldo, come il male nell’uomo. Nella mente. Il vento spoglia Mi muovo, e tu continui a vedermi, a sentirmi, vegliardo che continua a muoversi, a ondeggiare, nel vento, sopra Greci antichi, sopra gli insiemi numerici, sopra la legge di De Morgan. Ed io continuo a vivere ed a restare imponente, come il male nell’uomo e, solitario nella perfezione del silenzio, del nulla vivo. Io, albero, Dio. i pioppi dai loro batuffoli candidi che si poggiano sui prati come neve di maggio Ipse Dixit Prof. di italiano: Alludendo all'imminente battaglia tra Paride e Menelao: “...e, dopo nove anni, a Paride viene l'ideona: 'perché combattere tutti contro tutti? risolviamo con un duello'. Ma va!?”. Prof. di scienze: (finito l’apparato riproduttore maschile e iniziando le leggi della genetica di Mendel) “Adesso mi sono accorta, è la prima volta nella mia carriera che nella stessa lezione parlo di piselli di due tipi diversi” Prof d’italiano: Riferendosi al momento in cui Afrodite fa sparire Paride dal campo di battaglia in cui sta combattendo contro Menelao: “...poi cala la nebbia, e...puff! Paride sparisce e si risveglia dove? Nel letto di Elena. Poi lei arriva e gli fa: 'Ma che figure mi fai fare! Cioè, che robe sono queste?'. Poi lo guarda bene, vede che è debole e ferito e gli dice: 'Massì dai, stendiamoci e godiamo dell’amore” Prof. di matematica: “O è bianco o è nero, non ci sono cazzi!” Prof. di storia: “Il primo re d’Italia è Vittorio Emanuele II, detto il re galantuomo; in realtà era un tamarro!” Prof di arte: “...è vero, c’è stata la dominanza romana…” 20
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