estricazione e immobilizzazione del traumatizzato
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LEZIONE “ESTRICAZIONE E IMMOBILIZZAZIONE DEL TRAUMATIZZATO” DOTT. LUCIANO CLARIZIA Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato Indice 1 INTRODUZIONE -------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3 2 PREVENZIONE ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 4 3 OBIETTIVI ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5 4 LA DINAMICA APPLICATA AI CORPI SOLIDI --------------------------------------------------------------------- 6 5 PRINCIPIO DEL CONDIZIONAMENTO ------------------------------------------------------------------------------- 7 6 LE TRE “S” DEL SOCCORSO --------------------------------------------------------------------------------------------- 8 7 VALUTAZIONE SCENARIO ----------------------------------------------------------------------------------------------- 9 8 LA TECNICA E LE ATTREZZATURE --------------------------------------------------------------------------------- 12 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 20 SITI INTERNET CONSULTATI ------------------------------------------------------------------------------------------------- 22 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 1 Introduzione Il trauma costituisce oggi in Italia, come tutti i paesi industrializzati, la causa più frequente di morte nella popolazione di età inferiore ai 45 anni, con un'incidenza di circa 120 casi ogni 100.000 abitanti. 1/3 dei traumi sono dovuti ad incidenti stradali e l’Istat nel 2007 ha rilevato i seguenti dati: 988000 feriti, 5131 morti, con una media di 14 morti al giorno. L'evento traumatico costituisce un enorme costo sociale in quanto interessa le fasce di età maggiormente produttive. Inoltre in molti traumatizzati permangono condizioni invalidanti che aggravano ulteriormente la sequenza di negatività sia su un piano umano che economico. E' stato dimostrato che una buona organizzazione del trattamento pre-ospedaliero comporta una notevole riduzione della mortalità e dell'invalidità. Diversi studi confermano che la percentuale di "morti evitabili" per trauma è significativamente più elevata quando non esistono strutture e personale adeguatamente formato. E' quindi necessaria una precisa crescita della professionalità del personale infermieristico deputato al soccorso pre-ospedaliero e provvedere a munirlo di attrezzature adeguate. Importante ricordare che il 27% dei pazienti che riportano un trauma alla colonna cervicale non avverte dolore, quindi utilizzando manovre scorrette e’ possibile provocare maggiori danni. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 2 Prevenzione La parola d’ordine è la prevenzione. Se tutti gli automobilisti italiani allacciassero le cinture di sicurezza, ogni anno, si verificherebbero: • 1500 decessi in meno • 10000 invalidi in meno • 100000 feriti in meno E’ dimostrato, senza ombra di dubbio, che la cintura di sicurezza salva la vita aumentando il numero di persone illese da incidente automobilistico. Grande attenzione deve essere tenuta nel soccorrere i motociclisti, poiché la struttura del casco, durante la caduta, può provocare danni al rachide cervicale; per tale motivo diventa imperativo conoscere la metodica di rimozione del casco e solo se allenati e coordinati i soccorritori possono procedere alla movimentazione. In tutte le manovre di soccorso e’ indispensabile utilizzare i presidi di autoprotezione e lavorare sempre nella massima sicurezza; un soccorritore ferito è un soccorritore in meno ed un ferito in più una situazione drammatica. Le priorità di un intervento su strada sono: Sicurezza, approccio al ferito, valutazione primaria, immobilizzazione e trasporto. Il rischio evolutivo tecnico è sempre in agguato è la nostra sicurezza dovrà SEMPRE essere messa prima di qualsiasi altra cosa. Questo non vuol dire non salvare o soccorrere, ma farlo assicurandoci dell'ambiente che ci circonda, dell'evento che ha causato l'incidente, delle condizioni atmosferiche, della posizione della scena. Quattro punti sono fondamentali: 1. Il triage sul territorio, cioè il primo inquadramento generale con il riconoscimento delle lesioni e delle priorità terapeutiche e di evacuazione dei traumatizzati; 2. Utilizzare adeguatamente le attrezzature in dotazione ed applicare le tecniche di supporto al traumatizzato; 3. La capacità di mettere in pratica le manovre di supporto di base delle funzioni vitali; 4. Avviare il paziente in una struttura ospedaliera in grado di offrire un trattamento efficace e definitivo delle lesioni (non sempre è quella più vicina al luogo dell'incidente). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 3 Obiettivi ORGANIZZARE correttamente il trasporto di un paziente traumatizzato STANDARDIZZARE le manovre di immobilizzazione e applicazione delle attrezzature RIDURRE gli effetti secondari del trauma Il problema principale è usare correttamente le attrezzature affinché siano efficaci e non danneggino ulteriormente il traumatizzato. Spesso vengono inventate delle applicazioni che hanno dell'ingegnoso ma purtroppo risultano essere molto dannose per la salute dell'infortunato. Un esempio classico è l'utilizzo dell'estricatore K.E.D. per immobilizzare il femore fratturato. Questa tecnica è nata perché i soccorritori si sono trovati più volte a dover operare senza le attrezzature idonee e si sono inventati questa applicazione, che non immobilizza assolutamente la frattura del femore. Possiamo dire che non è mancata la fantasia a chi si è preso la briga di creare questa procedura sbagliata. Per poter applicare nel modo corretto le attrezzature occorre conoscere il bisogno che ha permesso ai tecnici e ai progettisti di sviluppare una determinata attrezzatura. Se impariamo a conoscere il bisogno capiremo perché sono state concepite così. La possibilità di capire le attrezzature ci preserverà da eventuali grane legali dovute alla errata applicazione delle attrezzature stesse sui vari soggetti. A tale proposito vi ricordiamo che le attrezzature per la stabilizzazione delle fratture, sono presidi sanitari e che possono essere utilizzati esclusivamente per gli scopi dichiarati dal costruttore. Ogni altro utilizzo viene effettuato sotto la propria responsabilità (per esempio, se usate un collare cervicale per steccare un trauma al ginocchio, oltre a non servire a nulla…potrebbero anche esserci problemi legali. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 4 La dinamica applicata ai corpi solidi Partiamo dal concetto che ogni corpo, di peso e massa differente, se riceve una sollecitazione, si muove in maniera differente; in velocità e in ampiezza dei movimenti. Se poniamo sulla barella dell’ambulanza due corpi di dimensioni e pesi differenti, quando il mezzo prenderà una buca, i due corpi salteranno in alto diversamente; ricadranno, quindi, in tempi e modi differenti. I corpi di pesi e dimensioni diverse si muovono, se sollecitati da una spinta, in modo e tempi diversi. La stessa cosa accade quando applichiamo il medesimo concetto al corpo umano IL BISOGNO E’ STABILIZZARE SULLO STESSO ASSE LE VARIE PARTI CHE COMPONGONO IL CORPO UMANO: TESTA, TRONCO E ARTI. Applicando lo stesso concetto ad un essere umano che stiamo trasportando su una barella, noteremo che le varie parti del corpo, testa, tronco e arti, si muovono in maniera diversa. Il compito della stabilizzazione meccanica è quello di rendere uniforme e solidale tutto il corpo dell'infortunato. Impedire il movimento delle articolazioni naturali e quelli innaturali prodotte dalle lesioni all'apparato scheletrico; questa è la stabilizzazione meccanica del corpo umano. OLDEN HOUR (ora d’oro) Per Golden Hour si intende il tempo impiegato dal mezzo di soccorso per raggiungere il luogo dell’evento, prestare il primo soccorso ed ospedalizzare l’infortunato. Un intervento qualificato nelle prime ore dal momento dell’evento aumenta la probabilità di sopravvivenza e le qualità di vita del paziente. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 5 Principio del condizionamento Per condizionamento si intende l’annullamento dei punti di maggiore elasticità, in modo da rendere meccanicamente stabile il paziente e ridurre i trasferimenti di energia. L'immobilizzo delle masse fisiologiche e/o patologiche del paziente, ha lo scopo di uniformare le reazioni di queste al moto e alle sollecitazioni, quindi evitare un danno secondario dovuto al trasporto e alla movimentazione del paziente. I sistemi di condizionamento e trasporto (le attrezzature) devono consentire l'annullamento delle articolazioni tra le masse e rendere meccanicamente uniforme il paziente, riducendo le dissipazioni di energia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 6 Le tre “S” del soccorso - Sicurezza - Scena - Situazione SICUREZZA: Valutazione dei rischi evoluitivi e presenza di rischi per il soccorritore ed il paziente. SCENA: Numero e tipologia dei mezzi coinvolti; numero dei feriti; tipo di impatto; informazioni e ambiente circostante. SITUAZIONE: Può essere di tipo STATICA O DINAMICA. DINAMICA: Possono essere presenti rischi evolutivi per il soccorritore oppure compromissione delle funzioni vitali del paziente. In questi due casi non vi è il tempo di mettere in atto tutte le manovre corrette per estricare ed immobilizzare il paziente, poiché la situazione che si presenta non è sicura (esempio auto che sta prendendo fuoco) o altamente a rischio per il ferito (esempio pz. in arresto respiratorio). In questa situazione l’operatore deve intervenire nel minor tempo possibile e quindi non potrà evitare i danni secondari. STATICA: Assenza di rischi evolutivi e paziente con funzioni vitali stabili. In questo caso si può valutare la cinematica del trauma per identificare potenziali lesioni; valutare gli spazi di lavoro; procedere alle manovre di soccorso e ad una corretta immobilizzazione. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 7 Valutazione scenario LA TECNICA DI VALUTAZIONE SCENARIO Dopo la VISIONE d'INSIEME tutti e due i tipi di situazione (DINAMICA/STATICA) convergono nell'identificazione e calcolo del RISCHIO EVOLUTIVO, soltanto dopo si prosegue alla visione del traumatizzato. Schematizzando l'azione possiamo visualizzarla come segue: Visione d'insieme dello scenario Visione dello spazio di lavoro Visione del traumatizzato e conseguente AZIONE. VALUTAZIONE PRIMARIA A. AIRWAY mantenimento pervietà vie aeree con controllo della colonna cervicale (capo in posizione neutra) B. BREATHING respiro e ventilazione con alti flussi di ossigeno C. CIRCULATION circolo e controllo delle emorragie D. DISABILITY stato neurologico (Glasgow o AVPU) E. Exposure ispezione del paziente e controllo dell’ipotermia VALUTAZIONE SECONDARIA - Anamnesi e dinamica - Immobilizzazione delle fratture e scelta dei presidi per il trasporto SCALA DI GLASGOW L'assegnazione di un punteggio di Glasgow, consente di verificare, ricalcolando il punteggio, l'evoluzione del quadro neurologico. Il calcolo del punteggio è altresì utile ai soccorritori per valutare lo stato del paziente e prevenire l'evoluzione della patologia. Scala di Glasgow: a. Apertura degli occhi Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato - spontanea = 4 - a comando = 3 - al dolore = 2 - assente = 1 b. Risposta verbale - orientata = 4 - confusa = 3 - inappropriata = 2 - incomprensibile = 1 c. Risposta motoria - esegue gli ordini = 6 - finalizzata = 5 - di difesa al dolore = 4 - in flessione al dolore = 3 - in estensione al dolore = 2 - assente al dolore = 1 Il punteggio di Glasgow si ottiene sommando a) + b) + c) PUNTEGGIO ALTO (14) = SITUAZIONE OTTIMALE PUNTEGGIO BASSO (3) = STATO DI INCOSCIENZA TOTALE Effettuare il calcolo del punteggio di Glasgow più volte durante l'intervento: ARRIVO sul luogo dell'intervento; PARTENZA per l'ospedale; durante il TRAGITTO per l'ospedale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato Ragguagliare il personale del pronto soccorso sull'evoluzione del punteggio. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato 8 La tecnica e le attrezzature Ad ogni attrezzatura è abbinata una tecnica di utilizzo. Le attrezzature per il soccorso sanitario sono "presidi medici" inclusi nel D.Lgs. 46 che delinea gli obblighi dei costruttori e chi può utilizzarli. In base a questo D.Lgs. i costruttori devono obbligatoriamente indicare, nell'apposito manuale d'uso, gli scopi per i quali sono state progettate le attrezzature. Utilizzare quindi le attrezzature per scopi diversi, da quelli predestinati dal costruttore, è una assunzione di responsabilità da parte di chi utilizza le attrezzature per altri scopi che non siano quelli indicati nel manuale d’uso. La dotazione essenziale dei materiali su un mezzo di soccorso è la seguente: - Collare cervicale (di varie misure) - Immobilizzatori per arti - Corsetto estricatore (KED) - Barella a cucchiaio - Tavola spinale - Sistema di vincolo (ragno) - Materasso a depressione - Telo isotermico Il primo fattore essenziale nella scelta del presidio per l’immobilizzazione, è sicuramente rappresentato dalla sua efficacia; nella realtà italiana, esistono attualmente due scuole di pensiero, una che sostiene l’utilizzo estensivo della tavola spinale, ed una seconda che raccomanda invece l’impiego del materassino a depressione. Le indicazioni all’utilizzo di uno o l’altro strumento, vengono impartite a livello locale dalla Centrale Operativa di riferimento piuttosto che dal Gruppo Formazione di ogni singola organizzazione di soccorso. In realtà, esistono precise indicazioni all’utilizzo di uno o dell’altro presidio: mentre la spinale è raccomandata per l’evacuazione ed il trasporto di pazienti in condizioni logistiche particolarmente sfavorevoli come ad esempio per l’estricazione in abbinamento ai sistemi tipo KED o nei casi in cui si renda necessaria la pronosupinazione, il materasso a depressione dovrebbe essere preso in Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato considerazione ogni qualvolta, in un contesto clinico e logistico favorevole, si debba trasportare un paziente traumatizzato. In base ai lavori analizzati, esiste infatti ampio consenso circa il fatto che il “vacuum mattress” sia migliore nell’assicurare il comfort rispetto alla tavola rigida, ma non sempre assicura una buona immobilizzazione.. Benché il comfort risulti spesso un fattore secondario nella scelta del sistema di immobilizzazione (sia per i soccorritori volontari che per il personale sanitario), corre l’obbligo di ricordare come la presenza di dolore, ansia e discomfort sia in grado di agire significativamente sulle condizioni cliniche del paziente. La presenza di questi agenti, può infatti indurre un aumentato consumo di ossigeno a fronte di una peggiorata performance respiratoria, indurre ipertono adrenergico con conseguenze sull’assetto emodinamico e respiratorio, nonché aumentare la pressione intracranica in caso di pazienti con lesioni cerebrali. Va sottolineato come queste complicanze insorgano come conseguenza al posizionamento del paziente su presidi poco confortevoli, a prescindere dalla patologia di base. I tempi di stazionamento sulla tavola spinale in DEA non dovrebbero essere superiori alle 2 ore dal momento del trauma, pena l’instaurarsi di complicanze clinicamente rilevanti. La gestione dei sistemi per l’immobilizzazione all’interno del DEA rappresenta un ulteriore elemento di criticità: ancora troppo spesso, per molteplici problemi organizzativi e culturali, i pazienti traumatizzati condotti in ospedale, vengono mobilizzati con metodi tutt’altro che rivolti alla tutela del rachide vertebrale. In alcune realtà ospedaliere americane, la movimentazione del paziente viene normata da apposite procedure interne, volte anche a ridurre i tempi di permanenza del paziente sui presidi utilizzati in ambito preospedaliero. Talvolta, lasciare il paziente sulla tavola spinale, rappresenta un provvedimento che vorrebbe essere rivolto ad evitare ulteriori lesioni prima che sia terminata la diagnostica: in realtà, diventano proprio questi i casi dove gli effetti di un’immobilizzazione prolungata si estrinsecano in maniera più evidente e clinicamente rilevabile. Per quanto concerne la compatibilità di entrambi i sistemi per l’esecuzione di indagini diagnostiche per immagini, chi si occupa del materiale sanitario dovrebbe sincerarsi che i presidi in possesso siano radiologicamente compatibili (possiamo comunque affermare che oggi sia le tavole spinali Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato che i materassini a depressione sono radiotrasparenti e quindi permettono la continuità diagnostica senza doverli escludere). ESTRAZIONE RAPIDA MANOVRA DI RAUTEK La manovra di estrazione rapida deve essere applicata ogni qualvolta sia necessario portare il paziente all'esterno della vettura incidentata. Casi di utilizzo: URGENZA AMBIENTALE: - Incendio dell'auto - Condizioni di RISCHIO per paziente/soccorritore URGENZA SANITARIA: - Arresto respiratorio - Instabilità grave delle condizioni del paziente In tutti i casi dove il beneficio del trattamento di immobilizzo è inferiore al beneficio della rapidità di AZIONE. ATTENZIONE: applicando questa manovra non sarà possibile garantire il corretto allineamento della colonna vertebrale. Aspetto negativo: non permette l'immobilizzo della colonna vertebrale. Aspetto positivo: velocità di esecuzione. ALLINEAMENTO CERVICALE ED APPLICAZIONE COLLARE BIVALVA Posizionare il pollice e l'indice nelle fosse sotto gli zigomi e con l'altra mano posizionare le stesse dita negli incavi al di sotto del processo basale cranico. Mentre si allinea la zona cervicale, effettuare una lieve trazione diagonale. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato Il secondo soccorritore si posiziona dietro il paziente - appoggia i pollici sulle dita della mano del primo soccorritore che sorreggono la nuca; - appoggia mignoli e anulari sulle dita della mano del primo soccorritore situate negli incavi al di sotto degli zigomi; - appoggia la nuca del paziente al proprio torace per stabilizzare ulteriormente la presa. Il secondo soccorritore resta in questa posizione e attende il seguito della misurazione del collare cervicale. Applicare per prima la valva anteriore, assicurandosi che non vi siano abiti e monili sottostanti, quindi applicare la valva posteriore ed infine controllare che non vi sia compressione laringea attraverso il foro dedicato del collare. IL COLLARE CERVICALE In commercio se ne trovano di tipo monovalva o bivalva, il secondo è sicuramente più idoneo all’immobilizzazione del rachide cervicale. Il collare limita la flessione e l’estensione del rachide ma non impedisce la rotazione, quindi mettere il collare non significa certezza di immobilizzazione del rachide cervicale. I vecchi collari in gommapiuma non immobilizzano nulla, quindi sono assolutamente da evitare. Il collare va rimosso solo dopo esclusione di lesioni al rachide cervicale. RIMOZIONE DEL CASCO Come già detto, scorrette manovre dei soccorritori e la manovra di rimozione autonoma del casco possono causare il peggioramento delle condizioni cervicali. Questa manovra, seppur semplice, richiede l'affiatamento dei soccorritori e una perfetta conoscenza della manovra stessa. Occorre ricordare che quando si lavora in team è indispensabile parlare e comunicare cosa si sta facendo agli altri soccorritori, il leader del team è colui che sta Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato dietro alla testa del paziente. Qualora il paziente non fosse allineato e supino utilizzare la tecnica di LogRoll, il casco va rimosso esclusivamente con il paziente in posizione supina. Se il paziente è cosciente e protesta perché gli hanno detto che il casco non va mai rimosso, spiegategli che una persona non preparata non deve mai rimuovere il casco, ma che un soccorritore allenato può rimuoverlo mantenendo protetta la colonna vertebrale. Ci sono due fattori chiave nella rimozione del casco: - mentre un soccorritore immobilizza l'altro sposta le mani, i due soccorritori non devono mai muovere le mani contemporaneamente; - il casco deve essere ruotato, alternativamente, in avanti e indietro per liberare il naso e la nuca. PARLATE SEMPRE CON IL PAZIENTE E TRA DI VOI LA TECNICA DI LOG-ROLL Questa tecnica consente di posizionare il paziente sulla tavola spinale senza l'ausilio della barella scoop. Prima di effettuare la manovra occorre posizionare il collare cervicale. TAVOLA SPINALE Asse rigida che ha come caratteristiche positive un buon rapporto peso/rigidità; isolamento termico, elettrico e meccanico; fissaggi regolabili sulle maniglie laterali; radiotrasparenza. Le caratteristiche invece negative sono dovute al limite di ingombro (struttura rigida, corpo unico) ed al rischio di lesioni cutanee. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato FISSAGGIO del FERMA TESTA Mantiene l’allineamento e l’immobilizzazione del rachide cervicale. Si applica alla tavola ® spinale ed è composto di un cuscino basso e due piramidi forate che si bloccano tramite velcro . Per completare il posizionamento vengono applicate due cinghie, una frontale ed una mentoniera. FISSAGGIO CINGHIE SU SPINALE: SISTEMA DI VINCOLO (Ragno) Serve per ottenere i 5 punti di fissaggio che rendono massa unica il paziente sulla tavola spinale, evitando così movimenti che potrebbero provocare danni secondari. Deve ottenere serraggi ® simmetrici full-body. Poiché i serraggi sono in velcro è consigliabile fare attenzione alla tenuta poiché se sporco o usurato questo materiale non sempre garantisce un’ottimale chiusura. Legalmente bisogna ricordare che quando il paziente viene posizionato sulla barella dell’ambulanza, anche se bloccato su spinale con ragno è obbligatorio chiudere anche la cintura di sicurezza con gancio in metallo. BARELLA A CUCCHIAIO Non è un immobilizzatore, ma una barella da trasbordo. Tra le sue caratteristiche positive troviamo che è semplice nell’impiego per sollevare e trasbordare e quindi può essere utilizzata anche da personale poco esperto. Tante sono le negatività, infatti crea microtraumi al rachide durante il trasporto, non è radiotrasparente, non è isolata e non permette un buon condizionamento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato ESTRICATORI Premessa I costruttori di "estricatori" ed in particolare la Kendrics, dalla quale deriva il nome K.E.D., tengono a precisare che questo attrezzo non deve essere utilizzato per "trasportare" il traumatizzato e soprattutto non serve ad altri scopi se non quello per il quale è stato progettato. Vediamo nel dettaglio. L'ESTRICATORE E' UNO STRUMENTO DI IMMOBILIZZO Serve ad evitare i rischi secondari del trauma e in particolare della colonna vertebrale. L'ESTRICATORE NON E' UNO STRUMENTO DI TRASPORTO Non deve essere utilizzato per trasportare o spostare la persona. Erroneamente viene utilizzato per estrarre l'infortunato dall'abitacolo dell'automobile afferrandolo dalle maniglie e sollevandolo di peso. Questa manovra può compromettere l'integrità delle cuciture che fissano le maniglie. Il carico di rottura delle cuciture tende a diminuire con l'andar del tempo a causa dei ripetuti strappi, la conseguenza è la rottura improvvisa delle stesse con il rischio di far cadere l'infortunato. Non essendo uno strumento di trasporto occorre appoggiare "subito" l'infortunato su una superficie stabile o per terra. L'estricatore, chiamato cosi in seguito, nasce negli anni '70 da una elaborazione di un "collare cervicale militare" non più in uso perché scomodo da trasportare e perché nel frattempo erano stati inventati i collari Philadelphia, molto pratici, leggeri ed efficaci. Il primo modello di estricatore, ancora oggi in uso, è il Kendrics Extrication Device (KED), progettato per non essere usato in abbinamento con i collari cervicali, cosa che purtroppo avviene sempre e nel modo sbagliato. Osservando il seguente disegno noterete che il collare, da solo, mantiene in allineamento la colonna cervicale. Quando viene inserito questo segue il parallelismo della schiena dell'infortunato e per evidente conformazione fisica, la schiena e la nuca non sono sullo stesso asse. Il risultato è un vuoto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato tra il piano del KED e la nuca. Per evitare la flessione della colonna cervicale è indispensabile inserire uno spessore sotto la nuca del paziente per evitare di flettere le vertebre dalla C-1 alla C-7. STECCOBENDE In commercio si trovano steccobende di tipo rigido, con anima modellabile e a depressione. Le prime sono sconsigliate poiché essendo rigide obbligano il soccorritore ad allineare l’arto e non sempre questo è consigliato. Quelle a depressione, sono comode perché modellabili, ma scomode poichè necessitano di pompa o aspiratore per ottenere la rigidità. Le più utilizzate sono quelle con anima modellabile. Steccobende rigide con anima modellabile. Questo sistema immobilizza gli arti con efficacia semplicità e praticità, superando di gran lunga gli altri tipi di immobilizzo. Senza manutenzione non hanno bisogno di pompe e hanno un'ampia gamma di misure. Possono essere lavate in lavatrice e sono prive di qualsiasi altro tipo di manutenzione. ® Le strisce di Velcro vengono fissate partendo da quella più a monte (spalla in questo caso) ® verso valle (mano). Dopo aver fissato le strisce di Velcro si procede al serraggio partendo sempre da monte. Dopo aver chiuso le strisce verificare il polso radiale e la regolarità della circolazione. Per una corretta estricazione ed immobilizzazione del traumatizzato risulta necessario avere a disposizione: - collari - estricatore - tavola spinale - sistema di vincolo (ragno) - telo isotermico Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato Bibliografia • Krell JM, McCoy MS, Sparto PJ, Fisher GL, Stoy WA, Holster DP “Comparison of the Ferno Scoop Stretcher with the long backboard for spinal immobilization” Prehosp Emerg Care, 2006:10(1);46-51 • Johnson DR, Hauswald M, Stockhoff C “Comparison of a vacuum split device to a rigid backboard for spinal immobilization” The American J of Emerg Med, 1996:14;369-72 • Hamilton RS, Pens PT “The efficacy of full-body vacuum splints for cervical-spine immobilization” J of Emerg Med, 1996:14(5);553-559 • Luscombe MD, Williams JL “Comparison of a long spinal board and vacuum mattress for spinal immobilisation” Emerg Med J, 2003:20(5);476-78 • Auswald M, Hsu M, Stockoff C “Maximizing comfort and minimizing ischemia: a comparison of four methods of spinal immobilization” Prehosp Emerg Care, 2000:4(3);25052 • Totten VY, Sugarman DB “Respiratory effects of spinal immobilization” Prehosp Emerg Care, 1999:3(4);347-52 • Kwan I, Bunn F “Effects of prehospital spinal immobilization: a systematic review of randomized trials on healty subjects” Prehosp Disast Med, 2005:20(1);47-53 • Bambi S, Becattini G “Utilizzo degli immobilizzatori della colonna vertebrale nel traumatizzato in dipartimento nel dipartimento di emergenza: revisione della letteratura” Assist Inferm Ric, 2003:1;5-12 • Yeung JHH, Cheung NK, Graham CA, Rainer TH “Reduced time on the spinal board – Effects of giudelines and education for emergency department staff” Injury, 2006:37(1);5356 • Perkins GD, Benny R, Giles S, Gao F, Tweed MJ “Do different mattress affect the quality of cardiopulmonary resuscitation ?” Int Care Med, 2003:29(12);2330- http://euro.who.ind/ • Manuale Corso SET (Secure Estrication Tecnician) AISACE ed. n° 3/2007 • ATLS – Advanced Trauma Life Support – American College of Surgeons Committe on Trauma Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato • PHTLS – PreHospital Trauma Life Support Committe of the National Association of Emegency Medical Tecnicians in Cooperatione with the Committe on Trauma of the American Collegeon Surgeons. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 22 Università Telematica Pegaso Estricazione e immobilizzazione del traumatizzato Siti internet consultati • http://dawinci.istat.it/MD/ • http://www.socitras.org • http://www-cdu.dc.med.unipi.it/ Archives/Convegno/stampa/seccia.pdf • http://www.geocities.com/Athens/1505/protocolli.htm • http://www.trauma.org/conferences/confatls.html • http://www.facs.org/trauma/atls/index.html (Linee guida dell'ATLS) • http://www.aisace.it • http://www.aisace.org Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 22 di 22
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