Generation Three - Transformers Generation 3
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Generation Three - Transformers Generation 3
Transformers Generation Three by mentre83 Volume XIV – La Caccia 00 - Prologo Roadbuster si era trovato in parecchie situazioni difficili nel corso della sua lunga esistenza, ma raramente in una altrettanto critica. Completamente isolato dai suoi compagni, su un pianeta sconosciuto e coi nemici alle calcagna, era alla disperata ricerca di un modo per cavarsela. Scrutò la fitta giungla che lo circondava, attento al benché minimo suono o movimento che potesse rivelare la presenza di un assalitore. In quel mentre, un fruscio alle sue spalle: si voltò, punto il fucile e vide la sagoma di un piccolo animale fuggire spaventata nel dedalo di rami degli alberi. “Un falso allarme.” pensò, ma non poteva permettersi di abbassare la guardia. Avanzò con cautela per un centinaio di metri, attento a non fare rumore, poi si fermò ancora, appoggiando il dorso contro il tronco di una pianta simile a un'enorme palma. Il suo cervello elettronico lo riportò al momento dell'attacco alla sua astronave, effettuato da una misteriosa corazzata spiraliforme, che costrinse lui e la sua ciurma a un atterraggio d'emergenza; a questo seguirono la comparsa di un'orda di grifoni meccanici, la ricerca di un riparo dai bombardamenti nella fitta giungla, la corsa al fianco di Twin Twist e degli altri compagni, e infine le misteriose sparizioni, che da quel momento in poi si susseguirono una dopo l'altra... finché non rimase solo lui. Erano ormai cinque cicli solari che la caccia andava avanti... Roadbuster poteva solo continuare a fuggire, aspettando un errore del suo avversario, nella speranza di sopravvivere abbastanza per salvare i suoi compagni. Poi ci fu l'improvviso ritorno al presente, con l'apparizione di uno spaventoso alligatore meccanico fra gli alberi, che lo assalì a fauci spalancate; Roadbuster imbracciò il fucile e fece fuoco, abbattendolo in un solo colpo. Lo sparo tuttavia aveva rivelato la sua posizione, e l'Autobot si affrettò a spostarsi, ma fu inutile: altri due di quegli strani esseri gli comparvero davanti, e ancora una volta non ebbe altra scelta che eliminarli, informando il nemico dei suoi spostamenti. La fuga del generale dell'esercito di Cybertron lo portò infine a una radura: il posto perfetto per un'imboscata. Decise di non correre rischi, di aggirarla rimanendo fra gli alberi, avanzando rapidamente ma con cautela. Le sue aspettative furono deluse: nessun nemico. Si illuse di aver seminato gli inseguitori, ma fu solo un istante: alle sue spalle udì un altro rumore, e nuovamente si girò per fare fuoco. Si fermò solo all'ultimo istante, riconoscendo nel Minicon che pendeva legato alle fronde degli alberi il suo compagno Twin Twist. La sorpresa lo rallentò, e non fece in tempo a voltarsi per vedere chi, da dietro, gli stava ora puntando una lama incandescente alla base del collo. “Tu ora arrendere.” disse l'assalitore, “O me Grimlock essere costretto a fare te del male.” 01 – La ricerca Su Cybertron, Sixshot aggiornava Alpha Quintesson e il suo seguito riguardo gli ultimi sviluppi. “Grimlock ha appena comunicato l'avvenuta cattura del generale dell'esercito,” disse il robot, “mentre Octane è convinto di poter chiudere la faccenda con la flotta dell'ammiraglio supremo entro questo ciclo solare.” “Eccellente.” disse Alpha Quintesson, sfregando fra loro tutte e quattro le sue sottili mani metalliche. “E per quanto riguarda lo stratega?” Il volto di Sixshot venne percorso da un'ombra. “Ancora nessuna novità, mi dispiace.” rispose, “Apeface sta facendo il possibile, ma...” “Incredibile!” urlò in quell'istante uno degli altri quattro Quintessenziani presenti, “È decollato da Cybertron a bordo di un robot gigante, come può averne perduto le tracce?” L'alieno era evidentemente furibondo, e parlava mostrando la più spaventosa delle sue quattro facce, un volto grigio e verde con le orbite vuote e i denti aguzzi, dai lineamenti scavati. “Sapevamo che sarebbe stato il più difficile da stanare.” gli rispose un altro degli alieni, anche questi con quattro volti; parlava sfoggiando un volto adorno di una serie di aculei neri e gialli sul capo. “Prima o poi lo troveremo, non è vero Sixshot?” aggiunse. Il robot annuì. “Senza alcun dubbio.” disse, “Stiamo controllando tutte le colonie Autobot lungo la rotta che aveva intrapreso prima di sfuggire ai nostri sensori... è solo questione di tempo.” Un terzo Quintessenziano intervenne nel discorso, parlando con un volto sormontato da una sorta di corona di un verde molto scuro. “Ti ricordo che il tempo è proprio la variabile critica dell'intera operazione.” disse, “Se ne impiegassimo troppo, tutto sarebbe stato vano e allora non potremmo evitare che...” “Sono certo,” lo interruppe Alpha Quintesson, parlando a voce alta, “che non c'è alcun bisogno di ricordare a Sixshot cosa accadrebbe in caso di fallimento. In fondo è sempre stato il nostro fedele guardiano e un servitore devoto.” Sixshot abbozzò un inchino. “Le vostre parole mi riempiono d'orgoglio, mio signore.” rispose. “Suvvia, ti ho già detto che tutte queste cerimonie sono inutili.” gli fece Alpha Quintesson, gesticolando con una mano come per scacciare via un insetto. Poi, rivolto al resto dell'assemblea, aggiunse: “E non abbiamo neppure dato modo al nostro amico di comunicarci la cosa più importante: il generale, quel Roadbuster... aveva ciò che cerchiamo?” Il volto del robot si rabbuiò nuovamente. “Apparentemente no.” rispose, “Grimlock lo sta interrogando per cercare di scoprire se può averlo nascosto durante la fuga, ma pare poco probabile.” Alpha Quintesson abbassò il capo. Anche se la robusta celata impediva di scorgerne i lineamenti, in quel momento la sua espressione doveva essere tutt'altro che felice. L'ultimo dei Quintessenziani presenti, l'unico a non avere ancora parlato, tentò di sdrammatizzare cambiando discorso: “Incredibile come si siano evoluti i Cybertroniani, in così poco tempo...” disse, “Mi piace pensare che abbiano appreso questo spirito d'iniziativa dai loro creatori.” L'alieno sfoggiava un volto rubicondo bianco, munito di due piccoli baffetti neri ai lati della bocca dipinta di rosso. Tuttavia era l'unico a sorridere in una simile circostanza, anche se il suo intervento riuscì a calmare un po' il Quintessenziano dal volto scavato, il quale ruotò su se stesso, rivolgendo ai suoi interlocutori la faccia con la corona verde scuro. “Indubbiamente,” intervenne l'alieno con la testa gialla e nera, “non è impensabile che, avendo programmato il loro software originale, nei cervelli dei discendenti dei primi Cybertroniani sia rimasto qualcosa del nostro modo di pensare... anche se in questo caso è uno svantaggio, dal nostro punto di vista.” Dopo aver ricevuto i nuovi ordini dei suoi padroni, Sixshot abbandonò la stanza dove si erano riuniti. Raggiunto il corridoio, si prese un istante per osservare fuori dalla finestra di quello che un tempo era il centro di comando degli Autobots. Il panorama era desolante: numerosi incendi tingevano il cielo di rosso, e il fumo dava alla città di Iacon un alone spettrale. Qua e là si scorgeva qualche Horrorcon che pattugliava le strade, in cerca degli ultimi fuggitivi, mentre i Decepticons, esaurito l'entusiasmo iniziale per la conquista del pianeta, ora rimanevano barricati in quelli che un tempo erano gli edifici amministrativi della flotta e dell'esercito, troppo spaventati dai loro nuovi padroni per fare alcunché. Sixshot abbozzò un sorriso sotto la placca facciale: chissà com'erano rimasti delusi... forse si aspettavano di avere Cybertron tutto per loro. Tuttavia individui mediocri come loro, spinti da ambizioni altrettanto mediocri, non potevano aspirare a nient'altro che essere lo strumento degli eletti, come lui. Sixshot era ormai certo che, nonostante proprio come i Cybertroniani fosse stato creato dai Quintessenziani, questi ormai lo considerassero alla stregua di uno di loro, o che perlomeno Alpha Quintesson la pensasse così. Per questo avrebbe sempre fatto del suo meglio per servirlo, e non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di portargli ciò che desiderava più di ogni altra cosa. Forte di questa determinazione, Sixshot si trasformò in auto e, percorrendo a tutta velocità quei corridoi un tempo brulicanti di attività, si diresse verso il centro di comunicazione. Giunto a destinazione, ricevette da un impaurito Minicon il rapporto di Octane. La flotta degli Autobots aveva ormai ceduto, e solo la nave ammiraglia resisteva ancora: Sixshot pensò soddisfatto che molto presto avrebbe potuto comunicare la cattura di Whirl ad Alpha Quintesson. Tuttavia, qualora neppure l'ammiraglio della flotta fosse stato in possesso di ciò che cercavano, bisognava sbrigarsi a rintracciare Scamper. Sixshot si fece aprire un canale con Apeface, il quale dopo pochi istanti rispose alla sua chiamata. “Qui Apeface.” disse. “Sono Sixshot.” rispose l'altro, “Come procedono le ricerche?” “Non bene, purtroppo.” replicò il Triple Changer, “Un altro tentativo a vuoto... quello Scamper è dannatamente furbo.” “O forse tu sei troppo stupido.” pensò involontariamente Sixshot. Forse mandare proprio lui all'inseguimento del genio tattico degli Autobots non era stata una grande idea... tutta colpa di Grimlock, che desiderava a tutti i costi misurarsi con Roadbuster, e di Octane, che aveva preferito mettersi alla testa della flotta. Sixshot si pentì di non aver provveduto personalmente, poi però pensò che non avrebbe mai potuto abbandonare Alpha Quintesson nelle mani di quel rozzo scimmione di Apeface. Quest'ultimo intanto seguitava a osservare Sixshot dallo schermo con espressione sognante, a ulteriore conferma delle opinioni del suo interlocutore. “Qual è il prossimo pianeta sulla rotta?” chiese Sixshot per distogliere il cervello da quei pensieri. “Dunque, vediamo un po'...” rispose Apeface scorrendo una lista stampata su delle sottili lamine di metallo, “Un pianeta abitato da esseri di carbonio, coi quali i Cybertroniani hanno avuto a che fare poco tempo fa... gli Autobots hanno solo una piccola guarnigione lì, niente di problematico...” “Il nome, Apeface.” replicò secco Sixshot. “Ah, sì!” esclamò il Triple Changer, “Gli indigeni la chiamano Terra.” 02 – Nascondiglio La notizia della sconfitta di Roadbuster e Whirl giunse ai recettori audio di Scamper e Slammer tramite la loro rete di intelligence, gettando i due nello sconforto: se i più abili guerrieri di Cybertron erano caduti, che speranze avevano tutti gli altri? Ai due strateghi non era ovviamente sfuggito uno schema di fondo negli attacchi nemici: non si erano accontentati di occupare il pianeta, bensì si erano subito diretti all'inseguimento dei fuggitivi. Inoltre avevano praticamente ignorato le astronavi di civili, concentrandosi sugli alti ufficiali degli Autobots... il che voleva dire che Scamper e Slammer sarebbero stati i prossimi. In realtà che sarebbe successo qualcosa di simile lo avevano sospettato fin dal principio: gli ultimi rapporti ricevuti da Cybertron riferivano di una certa agitazione fra i nemici, quando Metroplex aveva spiccato il volo dal centro di Iacon. Per questo Scamper aveva preso una rotta diametralmente opposta a quella del grosso dei cargo civili, nella speranza di portarsi dietro il maggior numero possibile di inseguitori. Ovviamente ora il problema era seminarli: per riuscirci, aveva fatto in modo di passare nei pressi di numerose colonie Autobots abbandonate o di scarsa importanza, nella speranza che il nemico perdesse tempo a controllarle e smarrisse le loro tracce. Ora però Metroplex aveva bisogno di rifornirsi, e sarebbero stati costretti ad atterrare: per fortuna, lungo la strada c'era proprio il pianeta adatto allo scopo. A dire il vero, era stato Slammer a proporre la Terra: possedeva risorse in abbondanza, una tecnologia sufficientemente avanzata da permettere a Metroplex e all'equipaggio di passare inosservati per tutta la durata della sosta e, in caso di problemi, una squadra Autobot completamente attrezzata, con una base ancora sconosciuta al nemico. Tuttavia Scamper e Slammer volevano evitare di contattare la guarnigione locale, se possibile: ogni trasmissione poteva essere intercettata dal nemico, e c'era il rischio di vanificare tutto il lavoro fatto fino a quel momento. E poi c'era quell'altra faccenda... non potevano ancora esserne completamente certi, tuttavia con ogni probabilità i due strateghi avevano capito a cosa mirava veramente il nemico, pur non comprendendone lo scopo. Comunque, se questo fosse servito a intralciare i piani dei loro avversari, avrebbero fatto in modo di guadagnare più tempo possibile fungendo da esche. I due Autobots lasciarono la buia sala dove solitamente formulavano le loro strategie per recarsi sul ponte di comando. A dire il vero in origine si trattava di una banale sala riunioni, tuttavia, in seguito alle modifiche apportate a Metroplex per permettergli di solcare lo spazio, i comandi manuali per la navigazione erano stati installati lì. Anche se il gigantesco Transformer in cui si trovavano era più che in grado di effettuare tutte le manovre necessarie autonomamente, i due strateghi preferivano avere la possibilità di intervenire in caso di problemi durante l'avvicinamento alla meta. Quando giunsero nella sala comandi, si sorpresero nel trovarvi già alcuni Cybertroniani. Insieme a una coppia di imbarazzatissimi Autobots, i quali evidentemente sapevano che il solo essere lì costituiva un'esplicita violazione del regolamento, si trovavano quattro civili, i quali si guardavano intorno con interesse, quasi cercassero di prendere confidenza coi comandi. “Che ci fate qui?” chiese Scamper, con un tono forse un po' più duro del necessario. “Oh, salve!” gli rispose un Transformer rosso, sollevando la mano con un cenno di saluto, “Niente di importante, volevamo solo vedere la sala comandi di questo colosso. Siamo piloti di astronavi, il nostro è puro interesse professionale...” Scamper era visibilmente alterato per quella violazione del protocollo, così Slammer intervenne per risolvere la questione in maniera discreta. “Autobots, li avete accompagnati qui voi?” chiese il Minicon, rivolto alla coppia di soldati sull'attenti al suo fianco. “Sissignore.” rispose un Minicon bianco, dal volto blu come la notte, “Hanno insistito molto, e stavano turbando gli altri passeggeri. Abbiamo pensato che non accontentarli non sarebbe valso tutti i problemi che ne sarebbero scaturiti...” “Identificatevi.” disse Scamper in tono tutt'altro che rassicurante. Evidentemente i due Autobots non conoscevano il Transformer esperto di strategia, o avrebbero immaginato a quali conseguenze sarebbero andati incontro col loro gesto. Gli rispose il compagno del Minicon, un Transformer bianco e blu con una coppia di cannoni sulle spalle. “Reclute Autobot Bluestreak e Searchlight, signore.” disse, “Abbiamo preso servizio tre cicli fa, come parte del programma di inserimento nel...” “Non serve, ho capito.” tagliò corto Scamper. Aveva l'abitudine di scegliere personalmente i suoi collaboratori, per quanto marginali fossero le loro funzioni. Sapeva già tutto dei due Autobots nel momento in cui avevano pronunciato i loro identificativi: due novellini, ancora pieni di ideali, ma tutto sommato piuttosto affidabili. Scamper li squadrò da capo a piedi. Poteva percepire la loro tensione solo con lo sguardo, e capì che non sarebbe stato necessario punirli: avevano già imparato la lezione, non avrebbero più fatto niente del genere; per questo decise di passare sopra alla loro infrazione. “Riportate i civili con gli altri.” disse, “E niente più giri turistici.” “Sissignore!” esclamarono i due Autobots all'unisono. Poi si avvicinarono ai quattro piloti che avevano portato lì, invitandoli a seguirli. I sei Cybertroniani avevano quasi lasciato la stanza che il Transformer rosso, lo stesso che aveva rivolto quel saluto tanto sgarbato a Scamper poco prima, si fermò sulla soglia e chiese: “Almeno possiamo sapere dove siamo diretti?” Slammer decise di soddisfare la sua curiosità, in modo da evitare eventuali scenate che avrebbero potuto far innervosire ancor di più il suo compagno. “La prossima tappa è un pianeta chiamato Terra.” Il Transformer rosso lo guardò con occhi sbarrati e, afferrando lo stipite della porta per contrastare Bluestreak, che cercava di spingerlo fuori dalla stanza, esclamò: “Davvero?!? Se è così, noi quattro ci siamo già stati in passato... possiamo aiutarvi, davvero!” Scamper liquidò le parole del Transformer con un gesto, aggiungendo poi: “Molto improbabile. Non credo neppure sia ancora sulle carte per i civili... avvicinarvisi è assolutamente proibito.” Sentendo che la veridicità delle sue parole veniva messa in dubbio, il Transformer rosso si adirò profondamente. “Ma davvero, mister so-tutto-io?!?” esclamò, “E chi credi che sia precipitato su quel pianeta con la sua astronave, con un carico di Autobots e Decepticons a bordo? Controlla i tuoi dannatissimi archivi e cerca il nome di Ironhide: sono il Transformer che ha salvato la scheda madre a Optimus Prime, per Primus!” Dietro l'insistenza di Ironhide, Scamper fu costretto a controllare immediatamente le sue dichiarazioni. Effettivamente si trattava proprio del comandante dell'astronave Ark, il cargo sul quale si erano imbarcati Optimus Prime e la sua squadra per tendere una trappola a Megatron, qualche megaciclo fa. Un controllo delle identità degli altri tre Cybertroniani portò a scoprire che si trattava di Kup, il Minicon di Ironhide e suo vice, e dei due piloti di ruolo del suo equipaggio, Mirage e Blurr. Anche se era molto arrabbiato per la loro intrusione e per il successivo comportamento del comandante, Scamper dovette ammettere con se stesso che avrebbero potuto tornargli utili. In fondo conoscevano già la Terra, e avrebbero potuto fornirgli preziose indicazioni. Ordinò pertanto a Bluestreak e Searchlight di scortarli agli alloggi degli ufficiali e di trovare loro una sistemazione, in modo da poterli rintracciare facilmente in caso di bisogno. I due Autobots obbedirono immediatamente, tuttavia sapere di avere a che fare con Cybertroniani che avevano conosciuto Optimus Prime e affrontato Megatron li mise un po' in soggezione. Lungo il tragitto, Bluestreak riuscì a vincere l'imbarazzo e a domandare loro: “Che tipo di Autobot era Optimus Prime?” Gli rispose Kup: “Un grande guerriero. Non aveva molta esperienza, ma aveva potenziale... e alla fine ce l'ha dimostrato.” Bluestreak annuì. Si ritrovò suo malgrado a immaginare come sarebbe stato bello conoscerlo, e magari fare parte del suo team. Ironhide parve cogliere quei pensieri al volo, perché subito disse: “Impegnati sempre al massimo, e vedrai che anche tu diventerai un bravo soldato.” Il cadetto fece nuovamente segno di sì con la testa. Poi notò che Blurr lo stava osservando con interesse. “Che c'è?” chiese. “No, nulla...” rispose il Minicon, “Solo pensavo che anche se tu non riuscissi a diventare come Optimus Prime... beh, mi ricordi uno della sua squadra... e anche il tuo Minicon...” In quell'istante, Mirage mollò un sonoro calcio al fondoschiena del compagno. “Idiota...” disse, “Probabilmente lui e il suo Minicon sono stati costruiti sulla stessa protoforma di Prowl e Streetwise...” E tra le risate, i membri dell'equipaggio dell'Ark, accompagnati dai due Autobots che non ne capivano il motivo, sparirono nel dedalo di corridoi della base in volo. 03 – Ammaraggio Poche ore più tardi, Metroplex fece il suo ingresso nel Sistema Solare, al che Scamper e Slammer fecero chiamare nuovamente Ironhide e i suoi. “Che c'è, capo?” chiese beffardo il Transformer rosso. Evidentemente gli piaceva stuzzicare Scamper, che però questa volta rimase completamente imperturbabile. “Avrei bisogno di alcune informazioni riguardo la Terra.” rispose lo stratega. Frattanto Slammer aveva fatto comparire un ologramma rappresentante il pianeta, sul quale lampeggiava un puntino rosso in prossimità di uno dei poli. “Qui,” indicò Scamper, “si trova la base degli Autobots che conoscete. Sarebbe mia intenzione mantenere un basso profilo, almeno per il momento, ed evitare di contattarli.” Ironhide fece per ribattere qualcosa, ma Scamper lo zittì mostrandogli il palmo della mano. “Si tratta di una soluzione momentanea.” riprese, “Quando saremo sicuri di aver seminato i nostri nemici, allora potremo riunirci a loro. Si tratterà di aspettare solo qualche ciclo solare, non di più.” Il capitano dell'Ark parve calmarsi, al che Scamper abbassò la mano e tornò a indicare il globo luminoso sopra di loro. “Vorrei riuscire ad atterrare in una zona densamente popolata, dove sia semplice mescolarsi agli indigeni assumendo configurazioni di veicoli locali. Ho selezionato alcune aree sulla base dei dati riguardanti la Terra che ci hanno fornito i nostri compagni nel corso dei megacicli, ma vorrei sentire anche il vostro parere al riguardo.” Sulla proiezione olografica comparvero alcuni punti luminosi verdi e gialli, in corrispondenza di vari luoghi. Ironhide e i suoi li esaminarono, confrontandoli con ciò che ricordavano del loro breve soggiorno sul pianeta. “Scarterei tutti quelli nel continente americano,” disse Kup, “mi pare di ricordare che i rapporti con le forze dell'ordine locali non fossero più molto rosei, dopo la battaglia coi Decepticons in una delle metropoli più importanti del luogo.” Ironhide si indicò il torace col pollice destro e fece per prendere la parola, ma venne zittito da Mirage. “Lo sappiamo che hai salvato Optimus Prime, in quell'occasione...” disse il pilota, “Ci sarà tempo per parlarne, ora concentriamoci sul problema.” Il comandante dell'Ark si imbronciò, e mormorò alcune parole incomprensibili all'indirizzo del suo sottoposto; questi, dal canto suo, sussurrò al suo Minicon, Blurr: “Per Primus, uno di questi giorni dirà che Cybertron l'ha salvato lui...” Blurr rise, ma venne freddato con lo sguardo da Scamper, che evidentemente non era disposto a tollerare ulteriori interruzioni. Fu Kup a dare il buon esempio, tornando a esporre le sue idee riguardo il luogo adatto per l'atterraggio. “Escluderei anche l'Asia,” disse, “dato che presumibilmente nel suo territorio si trovano tutte le nazioni che erano coinvolte in quello stesso attacco. Per esclusione, direi di scegliere un luogo adatto nel continente Europeo.” Slammer guardò il suo compagno ed entrambi annuirono: l'equipaggio dell'Ark era giunto alle loro medesime conclusioni. “Molto bene,” disse Scamper, “se non avete obiezioni, sarei propenso ad atterrare nella zona che potete vedere segnata in questo momento sul globo.” “Ma è in pieno oceano!” obiettò Blurr, “Non c'è nulla lì!” “Vero,” intervenne Slammer, “ma è sufficientemente lontana dalle coste da non dare nell'occhio, e abbastanza vicina da permettere a Metroplex di usare i suoi scanner per riformattarci.” “A proposito,” intervenne Ironhide, “come contate di nascondere questo gigante?” Ovviamente si riferiva a Metroplex. Slammer sorrise, poi mostrò loro alcune foto di grosse imbarcazioni terrestri. “Come vedete, le opzioni non mancano.” disse poi Scamper, “In forma di nave, sarà semplice entrare in un porto e sbarcare per fare rifornimento di materie prime. Ora, se non vi dispiace, avremmo bisogno di discutere alcune strategie... siete pregati di ritirarvi.” Ad Ironhide non piacque il modo in cui l'Autobot lo stava liquidando, ma venne trascinato via da Mirage ed ebbe il buon senso di tacere. L'equipaggio dell'Ark fece come gli veniva richiesto, anche se, prima di tornare negli alloggi loro riservati, i quattro vollero fare visita al resto dei civili imbarcati, in modo da insegnare loro alcune basilari usanze terrestri. “Così quell'arrogante vedrà che non abbiamo bisogno delle sue strategie!” sbottò Ironhide, “Anzi, se ci scopriranno sarà solo perché a lui non insegnerò proprio niente!” Così il Transformer si diresse a grandi passi verso i locali occupati dai profughi, seguito dai suoi tre compagni, che si guardarono tra loro sospirando, completamente rassegnati alla testardaggine dell'amico. Giunse infine il momento dell'ingresso nell'atmosfera. Come un enorme meteorite, Metroplex si tuffò nelle profondità marine dell'oceano Atlantico settentrionale, immergendosi in profondità. Scomparve alla vista per qualche minuto, poi d'improvviso emerse dagli abissi la prua grigia di una BPC Type Mistral, una nave della marina francese. Al suo fianco comparve un grosso braccio bianco e rosso scuro, che si aggrappò al ponte della nave, ancora grondante acqua: era il Minicon Sixgun, che era uscito fuori per riformattarsi, e infatti di lì a poco si trasformò in un grosso aereo da carico, un A 400 M dell'aeronautica militare francese. Scamper osservò l'operazione dal ponte del vascello. “Molto bene.” disse, “Slammer, avverti gli altri Autobots di assumere forme terrestri adeguate e di disporsi sul ponte, in modo da generare ologrammi di umani e non attirare l'attenzione.” Il Minicon annuì e riferì l'ordine; in breve, comparvero elevatori da carico e veicoli militari, insieme a un numero imprecisato di terrestri, ovviamente fasulli, intenti a eseguire operazioni di vario tipo. Scamper osservò soddisfatto: c'era ampio margine di miglioramento, ma almeno non sarebbero sembrati un vascello fantasma. Si recò poi alla console e inserì le coordinate della loro nuova destinazione: il porto nel nord della Francia di Le Havre. I profughi Cybertroniani non ebbero problemi ad attraversare la Manica, complice il fatto che potevano essere individuati solamente a vista: la loro schermatura ai radar era pressoché perfetta, e per fortuna non incontrarono pattuglie durante la navigazione. All'ingresso nel porto non fu così semplice, ma forzando i computer delle forze militari locali – compito semplicissimo per Slammer – gli Autobots riuscirono a convincere tutti di essere un vascello terrestre che doveva sostare per rifornimenti. “Finora tutto bene.” disse Slammer a operazione compiuta, “Ora staremo tranquilli.” Scamper tuttavia non lo era affatto. Sollevò lo sguardo verso il cielo azzurro, temendo di veder comparire da un momento all'altro l'astronave dei Decepticons. “È troppo presto per cantare vittoria,“ disse, “ci siamo solo assicurati una tregua.” 04 – Trovati Per qualche giorno gli Autobots non si mossero. Metroplex ricaricava lentamente le sue batterie sfruttando l'energia solare, destinando parte del ricavato al sostentamento dei suoi passeggeri. Tuttavia l'Energon non bastava mai, e l'umore iniziava a peggiorare. Ironhide e Kup, eletti portavoce dei civili dagli stessi esuli Cybertroniani, si recarono da Scamper e Slammer per riferire le proteste dei loro compagni di viaggio, tuttavia la risposta che ottennero non fu quella che si aspettavano. “I Decepticons sono nell'orbita del pianeta.” disse lo stratega, “Uscire allo scoperto ora è troppo pericoloso.” Il combattivo comandante dell'Ark, nonostante fosse giunto lì con l'intenzione di far valere le sue ragioni, nell'udire che il nemico li aveva raggiunti perse tutto il suo slancio, e se ne andò senza ulteriori proteste. Nessuno dei civili ebbe comunque da che ridire: il ricordo dell'attacco a Cybertron era ancora troppo fresco nelle memoria, e il terrore provato allora spense istantaneamente la sete di Energon. Tuttavia anche Scamper sapeva che la cosa non sarebbe durata. Oltre alla scarsità di risorse, c'era da tenere presente il fattore psicologico del lungo confinamento all'interno di Metroplex: presto sarebbero sorti i primi problemi. Osservò il puntino viola che ruotava lentamente attorno al pianeta: l'astronave dei Decepticons doveva essere di ultima generazione, per averli raggiunti così presto. Aveva sbagliato pensando di poterli seminare... ora non potevano far altro che rimanere nascosti, e sperare che i nemici pensassero a un nuovo buco nell'acqua. Apeface osservò per l'ennesima volta i risultati degli scanner a lungo raggio: nessuna traccia di Autobots. Apparentemente non si stavano nascondendo neppure sulla Terra... Sixshot non sarebbe stato affatto contento di quell'ennesimo tentativo a vuoto. Erano ormai in orbita da qualche giorno, e nessuna delle analisi aveva dato esito positivo: non restava che andarsene e passare alla prossima colonia sulla rotta. “Road Hauler!” esclamò, “Inizia i preparativi per la partenza: ce ne andiamo.” Il Transformer, seduto alla postazione di pilota, si voltò verso il Triple Changer e domandò: “Di già?” Apeface annuì. “Inutile restare,” disse, “gli scanner hanno dato nuovamente esito negativo... non ci sono Autobots qui.” L'ingegnere Decepticons scrollò le spalle, e iniziò a eseguire gli ordini. Poi, con un'insolita manifestazione di coraggio da parte sua, si voltò verso il Triple Changer e disse: “Non sono d'accordo.” Apeface si avvicinò, incuriosito dall'ultima dichiarazione del Cybertroniano. Road Hauler interpretò la cosa come una minaccia, e si affrettò a spiegare le sue ragioni. “È solo che i Decepticons hanno combattuto a lungo su questo pianeta.” disse, “Sono sicuro che gli Autobots avessero una base stabile qui... e mi pare strano non riuscire a rivelare neppure i membri della squadra di stanza sul pianeta.” Apeface si fece pensieroso. “Credi che sapessero già del nostro arrivo?” chiese. “Non credo abbiano i mezzi per rilevarci...” rispose Road Hauler, “A meno che qualcuno non li abbia avvertiti del nostro arrivo.” Apeface si accese sentendo quell'ipotesi. “Allora dobbiamo sbrigarci!” disse, “Probabilmente hanno già lasciato il pianeta e...” “Non penso proprio.” lo interruppe il Transformer, “Metroplex non è tanto rapido... non dimentichiamoci che in origine non era un'astronave, mentre noi ci troviamo a bordo di un vascello di ultima generazione: ormai è pressoché certo che li abbiamo raggiunti.” Nuovamente Apeface tacque, radunando i suoi pensieri. Poi disse: “Ammettiamo che tu abbia ragione e che siano qui... come conti di stanarli?” Road Hauler si alzò in piedi, totalmente sicuro di sé: ormai il Triple Changer pendeva letteralmente dalle sue labbra. “Abbiamo due possibilità.” disse, “Possiamo limitarci ad attendere, aspettando che finiscano le scorte e siano costretti a uscire allo scoperto...” “Impossibile!” esclamò Apeface, “Se lo facciamo attendere troppo a lungo, Sixshot ci farà eliminerà tutti quanti!” “... oppure,” continuò Road Hauler, “possiamo fingere di allontanarci dal pianeta, solo per prenderli di sorpresa quando crederanno di essere al sicuro.” Apeface valutò un istante il piano, poi mollò una sonora pacca sulla schiena del Transformer, congratulandosi per la sua strategia. “Faremo così!” disse, in preda all'entusiasmo. “Ma come faremo a scovarli, se ci allontaniamo?” Road Hauler sorrise: Apeface era un vero sempliciotto nonostante la sua forza e, all'occorrenza, sarebbe riuscito a controllarlo facilmente. “Basterà nascondersi dietro al satellite del pianeta.” disse, “I nostri scanner funzioneranno, seppur con meno precisione, mentre i loro non riusciranno a individuarci. Comunque, pensavo che alcuni di noi potessero recarsi sul pianeta a monitorare la situazione più da vicino.” “E come?” chiese il Triple Changer, “Non c'è stato tempo di caricare i moduli da sbarco, e se atterrassimo sul pianeta gli Autobots capirebbero tutto immediatamente.” “Non sarà necessario.” replicò l'ingegnere, “Sixshot ha voluto espressamente che prendessimo quest'astronave per dare la caccia a Metroplex in virtù di alcune sue caratteristiche... forse per te non è così ovvio visto che ne sei sprovvisto, però possiede un Minicon in grado di trasportare una squadra... ovvero Full-Tilt.” Dietro al visore, Apeface sgranò gli occhi per la meraviglia: ce l'avrebbero fatta, e Sixshot non l'avrebbe punito. “Benissimo!” urlò. Poi, rivolto a Road Hauler: “Raduna gli altri, avrai tu il comando... non appena troverete gli Autobots, vi raggiungerò con Trypticon e gli Horrorcons.” Secondo gli scanner di Metroplex, i Decepticons avevano abbandonato l'orbita terrestre ed erano proseguiti oltre da almeno due giorni. La notizia era stata accolta con sollievo dai profughi Cybertroniani, la cui prigionia poteva dunque dirsi conclusa... tuttavia Scamper non accennava a dare il via libera alle operazioni di sbarco. “È troppo presto.” disse lo stratega ad Ironhide, giunto a chiedere spiegazioni, “Potrebbe trattarsi di una trappola per farci uscire allo scoperto.” Il comandante dell'Ark però continuò a insistere, facendosi il paladino dei desideri dei civili, una condizione che evidentemente lo esaltava. “Non siamo prigionieri degli Autobots!” replicò, “Anzi, non dovreste essere voi a dover fare il possibile per accontentarci? L'Energon che ci passate non basta, senza contare che nessuno di noi è più potuto uscire all'aria aperta da quando abbiamo lasciato Cybertron.” Slammer tentava di mediare fra i due. “Dovete capire che lo facciamo per voi.” disse, “Se i Decepticons fossero ancora in agguato...” “Ma hanno lasciato il pianeta ormai da due cicli!” replicò Ironhide, “Non c'è più pericolo!” La discussione fra il Transformer e il Minicon proseguì su questi toni per qualche minuto, poi Scamper decise finalmente di porre fine alla questione. “Ti propongo un accordo.” disse, “Aspetteremo ancora tre giorni, durante i quali vedremo chi di noi due ha ragione. Puoi usare questo tempo per istruire meglio gli altri civili sulle usanze locali, in modo che non diano nell'occhio quando – se – potranno uscire di qui. E, in ogni caso, lo faranno in piccoli gruppi, tutti supervisionati da una coppia di Autobots. Ti sta bene?” Ironhide finse di pensarci su: in realtà era giunto fin lì con l'idea di strappare condizioni ben più restrittive rispetto a quelle proposte dallo stratega. Dichiarò così di essere d'accordo, e suggellò l'accordo con una stretta di mano. Nei tre giorni successivi, Ironhide e i suoi si divertirono a rivestire il ruolo di educatori. Insegnarono ai loro compagni un po' di tutto, dal codice della strada alla storia della razza umana, ognuno secondo i propri interessi personali. La sera precedente alla scadenza stabilita da Scamper, i civili Cybertroniani vennero condotti agli apparecchi per la riconversione delle loro modalità alternative, con lo scopo di far assumere loro configurazioni simili a veicoli terrestri. Molti non avevano mai effettuato l'operazione, così Kup si offrì di mostrare a tutti in cosa consisteva. Aveva da tempo riassunto una modalità alternativa Cybertroniana, ma in memoria aveva ancora lo schema del mezzo in cui si era riformattato al tempo del naufragio sulla Terra. Così, dopo pochi minuti, riemerse dal macchinario sotto forma di un'Ape 50 Cross della Piaggio di colore verde. Grazie agli scanner di Metroplex, tutti i presenti che vollero imitarlo poterono scegliere fra una vastissima gamma di mezzi, al punto che non c'erano due Cybertroniani che avessero assunto la medesima configurazione... ovviamente, nei giorni precedenti l'equipaggio dell'Ark aveva effettuato una piccola cernita, eliminando quei mezzi che potevano dare troppo nell'occhio. Gli Autobots destinati alla scorta avevano tutti assunto configurazioni di mezzi di polizia, che permettessero loro di essere sempre facilmente individuabili. A operazione pressoché conclusa, Ironhide si avvicinò al suo Minicon Kup e chiese beffardo: “Di nuovo quella configurazione? Con tutti i mezzi tra cui potevi scegliere, proprio lo stesso dell'altra volta?” Kup osservò il Transformer, senza capire. Anche lui era identico a come appariva durante il loro precedente soggiorno sulla Terra, e non vedeva proprio come potesse permettersi di criticarlo. Alla fine comunque disse: “Ma ti sei visto? Sei tale e quale all'ultima volta anche tu... ti è andato in tilt il cervello?” Ironhide sollevò il mento in segno di superbia, poi disse: “Solo uno come te potrebbe non notare differenze tanto evidenti... ammira la mia nuova forma!” E con queste parole, Ironhide si trasformò in un furgone rosso. “Capito ora?” disse poi, “Ultimo modello!” In effetti si trattava del modello T5 del Volkswagen Eurovan, mentre in passato aveva assunto le fattezze della versione T4. Kup tuttavia non trovava le stesse radicali differenze che Ironhide sembrava scorgere fra le due configurazioni, e optò per andarsene, lasciando Ironhide a elencare al vento tutti i pregi della sua nuova configurazione. Il mattino seguente, Scamper dovette rassegnarsi a dare il suo benestare alle operazioni di sbarco dei civili: i Decepticons sembravano effettivamente scomparsi, e comunque i turni d'aria erano abbastanza brevi e i gruppi sufficientemente piccoli da sperare che, anche nell'eventualità che il nemico fosse ancora presente, l'iniziativa passasse inosservata. Naturalmente Ironhide faceva parte del primo gruppo in uscita, e così pure Kup. Insieme a loro si trovavano altri quattro civili, ed erano scortati da Bluestreak e Searchlight, i giovani Autobots incontrati qualche giorno prima, i quali avevano assunto le fattezze di una Aston Martin DBRS9 e di una BMW R 1200 RT, entrambe della Gendarmerie francese. Ironhide era tutto esaltato e, ignorando completamente i richiami della scorta, prese a sfrecciare per le strade di Le Havre in preda all'euforia. “Finalmente!” esclamò, “E appena torniamo, obbligo Scamper a lasciarmi chiamare i miei amici sulla Terra...” Frattanto, nelle fredde acque del Mar di Norvegia, a bordo di un sottomarino Type 212 di colore viola scuro, Scrapper si alzò in piedi dalla sua postazione agli scanner. “Road Hauler aveva ragione...” disse, “Sono ancora qui.” 05 – L'errore Scrapper si affrettò a raggiungere gli altri Decepticons che si trovavano a bordo di Full-Tilt per comunicare la sua scoperta. Breakdown, Wildrider, Dead End e Overkill accolsero la notizia con entusiasmo, e non vedevano l'ora di iniziare l'attacco. Road Hauler, sul quale pesavano le conseguenze di un eventuale falso allarme, decise di indagare più a fondo. “Dov'è avvenuto il riscontro?” chiese al suo Minicon. “In una città portuale nel nord della nazione chiamata Francia.” rispose Scrapper, “Ho colto otto firme Cybertroniane.” Road Hauler pensò che erano troppo poche per essere sicuri: sulla Terra dopo tutto probabilmente c'era una squadra di Autobots e, se avessero perso tempo e risorse a inseguire quella, Apeface se la sarebbe quasi certamente presa con lui. Decise quindi che prima di mettersi in contatto col Triple Changer avrebbero fatto meglio a controllare. “Full-Tilt!” urlò, rivolto al grosso Minicon che li trasportava al suo interno, “Fai rotta verso le coordinate della rilevazione, ma senza farti notare.” Una brusca virata segnalò all'equipaggio che l'ordine era stato ricevuto, poi Road Hauler e gli altri si diressero verso l'apparecchio per la riformattazione usato per trasformare Full-Tilt in sottomarino. “È ora di assumere forme più adatte a questo lavoro.” I Decepticons attesero al largo di Le Havre che facesse buio, per poi sbarcare in gran segreto a qualche chilometro dalla città. Road Hauler apriva il gruppo, con le fattezze di un QAY130 Truck Crane verde brillante, con Scrapper caricato a fianco del braccio della gru: la forma scelta dal Minicon, un ASV RC 100 Skid Loader verde e viola, non riusciva infatti a stare al passo dei suoi compagni a causa dei cingoli. Tutti stavano proiettando ologrammi di esseri umani per non apparire privi di pilota, tuttavia Road Hauler temeva dessero comunque troppo nell'occhio. Breakdown e Wildrider infatti scalpitavano per sfrecciare oltre la pesante gru, facendo rombare i motori della Honda Civic FN Chassis e del Voxan Street Scrambler in cui si erano trasformati. Dead End procedeva con andatura più pacata, sotto forma però di un'auto funebre modello Mercedes Benz E-280 di colre nero con vistose striature bianche, con Overkill che lo affiancava come Honda Valkyrie Rune bianca e blu. L'ingegnere dei Decepticons aveva inutilmente provato a spiegare ai compagni l'importanza di passare inosservati, tuttavia non l'avevano ascoltato; l'importante comunque era verificare la presenza di Scamper, e al resto ci avrebbe pensato Apeface. Per tutta la giornata piccoli gruppi di profughi Cybertroniani erano sbarcati da Metroplex per svagarsi un po', accompagnati ovviamente da Autobots. Molti non avevano mai lasciato Cybertron, quindi fu per loro un'esperienza esaltante, che non vedevano l'ora di ripetere. Per fortuna non c'erano stati problemi di alcun tipo, e Ironhide osservava soddisfatto i sorrisi che erano la ricompensa per il suo lavoro. Verso il primo pomeriggio del giorno successivo il comandante dell'Ark si fece ricevere da Scamper e Slammer, spinto dal desiderio di chiedere il permesso di contattare gli amici Autobot di stanza sulla Terra. “Non se ne parla!” disse bruscamente Scamper. Non gli era affatto piaciuto concedere tanta libertà ai passeggeri, e non intendeva cedere su altre questioni. Ironhide protestò a lungo, ma invano. Era talmente infuriato che se ne andò dimenticando completamente le buone maniere, borbottando imprecazioni degne del marinaio navigato che era. Vagò qualche minuto per i corridoi di Metroplex senza una meta precisa, poi decise che solo un altro giro per la città l'avrebbe placato. Non era ancora il suo turno di uscire ma, dopo tutto quel che aveva fatto per loro, gli altri non gli avrebbero certamente negato una passeggiata extra. Però il rifiuto di Scamper continuava a martellargli il cervello... era deciso più che mai a mettersi in contatto con Wheeljack, Bumblebee, Ratchet e First Aid, anche solo per fare un dispetto allo stratega Autobot. Fu in quel mentre che incrociò Searchlight, il quale gli rivolse un cenno di saluto. Mentre ricambiava, un piano prese forma nella sua mente cibernetica, e decise di metterlo in atto sfruttando la scarsa esperienza del Minicon. “Cercavo proprio uno di voi Autobots!” esclamò Ironhide avvicinandosi a Searchlight, “Scamper mi ha dato il permesso di contattare alcuni vecchi amici, qui sulla Terra, ma temo di essermi perso... mi potresti portare alla sala comunicazioni?” Come sperava Ironhide, Searchlight non fece domande e si limitò a condurlo a destinazione. Fortunatamente nessun Autobot presidiava il luogo, quindi Ironhide aveva via libera; aveva solo bisogno che qualcuno inserisse il codice d'accesso per le trasmissioni, ma ancora una volta Searchlight non fece il minimo problema. Il Minicon poi si congedò affrettandosi a raggiungere la sua postazione, lasciando il Transformer libero di fare ciò che voleva. Ironhide non era un esperto di comunicazioni, ma non era certo uno sprovveduto. Riuscì pertanto a trovare in breve tempo la giusta frequenza per contattare la guarnigione terrestre degli Autobots, la quale rispose prontamente alla chiamata, come dimostrava il volto di Cosmos che apparve su uno dei monitors. “Ironhide?” chiese il Minicon, stupito. “Proprio io!” rispose il Transformer, “Sorpreso?” “Perché chiami su una frequenza militare?” incalzò l'altro, “E soprattutto, dove ti trovi?” “Sono sulla Terra, a bordo di Metroplex insieme a un gruppo di profughi Cybertroniani...” rispose Ironhide, “Cybertron è stato attaccato...” “Lo sappiamo.” tagliò corto Cosmos, “Hot Rodimus e la sua squadra sono arrivati il giorno stesso dell'attacco grazie al Ponte Spaziale... ora sono qui. Tu piuttosto... se sei a bordo di Metroplex, vuol dire che ci sono Scamper e Slammer con te. Penso sia opportuno che parlino con Jazz e Hot Rodimus... puoi passarmeli?” Ironhide assunse un'aria decisamente imbarazzata, cercando nel contempo di cambiare argomento. “Più tardi.” disse, “Ora vorrei parlare coi miei vecchi compagni...” Cosmos non ci mise molto a capire come stavano realmente le cose. “Questa è forse una chiamata non autorizzata?” chiese. “Uhm...” borbottò Ironhide, “Ecco... No. Cioè sì, non ho chiesto il permesso. O meglio, l'ho fatto ma...” “Scoria!” esclamò Cosmos, affrettandosi a chiudere la comunicazione, lasciando Ironhide a osservare il monitor che si riempiva di scariche. Irritato per come era stato liquidato dal Minicon, il comandante dell'Ark provò svariate volte a richiamare, ma venne sempre respinto. Decise allora di tornare al piano originale, quello di una passeggiata, non comprendendo perché Cosmos si fosse tanto agitato per una semplice comunicazione non autorizzata. Frattanto, nelle strade di Le Havre, i Decepticons proseguivano nella loro finora infruttuosa ricerca. Gli scanner rilevavano solo deboli tracce, e ci sarebbe voluta una firma un po' più decisa per poter affermare con certezza la presenza di profughi Cybertroniani sulla Terra... inoltre c'era anche il rischio che si fossero spostati o, peggio ancora, che si fossero separati, al che trovarli tutti sarebbe stato pressoché impossibile. Road Hauler stava quasi per perdere le speranze, quando finalmente giunse come un fulmine a ciel sereno la trasmissione non autorizzata di Ironhide. “Sono qui!” esclamò l'ingegnere che, incurante del codice della strada, effettuò immediatamente una brusca inversione per tornare verso Full-Tilt, causando un incidente. Gli altri Decepticons lo imitarono, a eccezione di Dead End, che si fermò a guardare gli esseri umani rimasti intrappolati nelle auto schiacciate in preda alle fiamme. Sperava di riuscire finalmente a vedere la morte di un essere organico, ma venne scosso da Wildrider, che gli passò accanto impennando. “Sbrigati, pazzo!” gli urlò, colpendolo sul tetto con la ruota anteriore. Il Transformer, seppur a malincuore, dovette obbedire, consolandosi col pensiero che ci sarebbero state presto molte altre morti da osservare nell'imminente battaglia. 06 – L'attacco Jazz si trovava nella sala ricreativa della base Autobot sulla Terra, intento a osservare con aria divertita un battibecco tra uno dei suoi sottoposti e un membro della squadra giunta da Cybertron insieme a Hot Rodimus. I contendenti erano la più recente aggiunta del suo team, Sunstreaker, e Sideswipe, e si stavano sfidando da ore al simulatore, senza che nessuno dei due riuscisse in alcun modo a sopraffare l'altro. “Adesso sarai costretto ad arrenderti!” esclamò Sunstreaker. “Sarai tu a dover ammettere la sconfitta!” ribatté l'altro. Dopo l'ennesima sfida finita in parità, Sunstreaker finalmente si alzò in piedi e disse: “Al simulatore sarai anche mio pari, ma nella realtà è tutto molto diverso.” Sideswipe si alzò a sua volta, pronto alla lotta. “Devi dimostrarlo!” esclamò serrando la guardia. Jazz decise di intervenire prima che distruggessero l'intera base. “Non voglio combattimenti qui.” disse, “Perché non fate una bella gara di velocità?” “Ci sto!” esclamò Sunstreaker, il quale si tramutò immediatamente in una Lamborghini Gallardo gialla. “Ma quell'anticaglia ha ancora le ruote!” esclamò disgustato Sideswipe, “Così non ci sarebbe gusto...” Sunstreaker si ritrasformò in robot, avvicinando poi il volto a quello dell'altro Transformer. “Ripetilo, se hai coraggio.” sussurrò minaccioso. Visti così da vicino, il loro visi erano quasi indistinguibili. Le teste avevano una forma diversa, tuttavia era evidente come fossero nati dallo stesso modello di protoforma. Forse era stato l'essere come due fratelli a generare la rivalità che li caratterizzava fin dai giorni dell'Accademia, e che aveva costretto gli istruttori a tenerli separati il più possibile... un vero peccato, perché quando facevano gioco di squadra erano pressoché imbattibili. La tensione venne spezzata dall'arrivo di Cosmos, che si precipitò da Jazz con aria allarmata. Raccontò in breve della chiamata ricevuta poco prima da Ironhide, per poi riferire le conclusioni cui era arrivato. “Se Scamper non aveva autorizzato alcuna comunicazione con l'esterno,” disse il Minicon, “probabilmente temeva che i Decepticons che abbiamo rilevato transitare vicino alla Terra qualche giorno fa potessero essere ancora nei paraggi. Coi nostri schermi non corriamo rischi, tuttavia la chiamata di Ironhide potrebbe aver rivelato la loro posizione al nemico.” Jazz concordava col parere del compagno, tuttavia c'era ancora una flebile speranza che la chiamata non fosse stata intercettata, oppure che i Decepticons se ne fossero effettivamente andati. Perciò si limitò a ordinare lo stato d'allerta e a far preparare un trasporto per la sua squadra: sarebbero intervenuti solo se i Decepticons fossero ricomparsi, altrimenti avrebbero rischiato di rivelare loro stessi la posizione di Metroplex a causa di un eccesso di zelo. Tuttavia i Decepticons avevano già individuato la nave in cui erano rifugiati i profughi, e Full-Tilt la controllava a distanza di sicurezza per evitare che se ne andasse. Road Hauler e gli altri attendevano invece nei pressi del porto, pronti a unirsi ad Apeface quando questi fosse giunto. Il Triple Changer aveva infatti un po' di ritardo, dovuto alla scelta di un'orbita d'ingresso lievemente errata che costrinse Trypticon a uno spettacolare ammaraggio nel Mar Baltico, dal quale riemerse sfoggiando le fattezze di un nuovissimo sottomarino di classe Borei. Il piano prevedeva infatti di prendere il nemico di sorpresa dal mare, per poi schierare tutti gli Horrorcons che si trovavano a bordo dell'astronave. I Decepticons a terra avrebbero dovuto effettuare un fuoco di sbarramento che impedisse la fuga dei bersagli, compito nel quale sarebbero stati poi aiutati dallo stesso Apeface. Le manovre dei Decepticons non passarono tuttavia inosservate. I sofisticati sensori di Metroplex rilevarono infatti l'impatto generato dall'arrivo di Trypticon, benché tuttavia non potessero essere certi che non si trattasse ad esempio della caduta di un meteorite. Scamper però iniziava a farsi inquieto e, inventandosi dei posti di blocco degli umani attorno al porto, riuscì a sospendere le uscite dei civili. Lo stratega aveva combattuto troppe battaglie nel corso della sua esistenza per non riconoscere l'atmosfera che precedeva uno scontro... per una volta decise di abbandonare la logica e di fidarsi del suo istinto, recandosi all'interfono e premendo il tasto di comunicazione. “Slammer” disse, “chiama tutti gli ufficiali a bordo e radunali nell'hangar centrale. Tutti gli Autobots ai posti di combattimento: presto ci sarà da combattere.” L'intuizione di Scamper fu tempestiva. Non passò neppure un'ora che la superficie del mare parve gonfiarsi d'improvviso, rivelando le sagome di due sottomarini di stazze differenti. Il più piccolo si aprì a metà, rivelando le fattezze di Full-Tilt, mentre dal secondo decollò uno stormo di grifoni grigi e azzurri, preceduti da un caccia nero e scarlatto. Le acque circostanti si riempirono delle fauci meccaniche di Sharticons, mentre orde di Allicons si trascinavano a riva procedendo a piedi sul fondale marino. Infine anche il sottomarino più grande si trasformò, e dalla prua comparvero le fauci irte di denti acuminati di Trypticon, il cui ruggito si udì fin nel centro di Le Havre, scatenando il panico. Orde di Horrorcons si erano arrampicate sul ponte del BPC Type Mistral in cui si era trasformato Metroplex, ma vennero subito contrastate da un nutrito gruppo di Autobots, i quali abbandonarono le forme dietro le quali si erano celati fino ad allora per poter affrontare il nemico; Sixgun invece, ancora in forma di aerocargo A 400 M, fece rombare i motori e decollò, schiacciando quanti più Horrorcons poté per poi ingaggiare battaglia coi Rapticons nei cieli. Intanto Apeface atterrò sul ponte di Metroplex e, trasformatosi in gorilla meccanico, afferrò una coppia di Minicons e usò i loro corpi per colpire i loro compagni con violenza. Anche Road Hauler e gli altri si erano rivelati al nemico, e proprio l'ingegnere e il suo partner si stavano dimostrando particolarmente pericolosi, grazie alla loro ultima invenzione: la gru girevole in fondo al mezzo in cui si tramutava Road Hauler era infatti un potente cannone abilmente camuffato e, mentre il Transformer si spostava per il campo di battaglia in forma di veicolo, Scrapper utilizzava la nuova arma per colpire gli Autobots decollati da Metroplex per contrastare gli Horrorcons. La situazione era disperata: le forze nemiche erano soverchianti, mentre quelle a disposizione di Scamper e Slammer erano costituite principalmente da reclute alle prime armi. La priorità era comunque quella di salvare i civili, e avrebbero fatto il possibile per riuscirci. Trypticon si stava lentamente avvicinando avanzando sul fondale marino, e per contrastarlo sarebbe stata necessaria la forza di Metroplex; tuttavia prima di permettergli di trasformarsi dovevano far sbarcare i civili, poiché finché restavano a bordo costituivano un bersaglio. Usando una console per comunicare col gigantesco Transformer che li ospitava al suo interno, Scamper gli ordinò di avvicinarsi il più possibile a riva, poi chiese agli ufficiali nell'hangar di fare in modo di creare un corridoio per l'evacuazione dei civili. Infine si affrettò a raggiungere Slammer nella loro personale stanza della guerra, conscio che quella avrebbe potuto essere la sua ultima battaglia. 07 – L'evacuazione La squadra di Jazz si era imbarcata sul trasporto ad alta velocità appena avuto notizia dell'attacco dalle frequenze militari francesi. Stavano iniziando a scaldare i motori quando sulla scena comparve Hot Rodimus. “Ho saputo tutto da Sideswipe.” disse, rivolto a Jazz, “Posso radunare i miei in meno di...” “Non sarà necessario.” lo interruppe l'altro, “In fondo è compito nostro, voi siete semplici ospiti... senza contare che alcuni di voi non hanno ancora ricevuto l'autorizzazione di Ratchet e First Aid a tornare in azione.” “Ma...” provò a ribattere Hot Rodimus, e Jazz gli mostrò il palmo per fargli segno di tacere. “Il nemico non conosce l'ubicazione di questa base,” disse, “se falliamo, voi potreste essere gli ultimi Autobots rimasti. Inutile gettare via le vostre Scintille ora, quando in futuro potreste essere la nostra ultima speranza di riprenderci Cybertron.” Ciò detto, Jazz raggiunse i compagni a bordo della navetta, che partì dopo pochi istanti. Hot Rodimus dovette convincersi delle parole dell'ex commilitone, e si diresse alla sala di controllo per seguire lo svolgersi della battaglia a distanza. Bluestreak provava un misto di eccitazione e paura: era la prima vera battaglia cui partecipava, e il compito assegnatogli era della massima importanza. Insieme a Searchlight e ad altri quattro Autobots, avrebbe dovuto aprire la strada al primo gruppo di civili in fuga. La manovra di avvicinamento alla riva tuttavia stava richiedendo più del previsto, soprattutto a causa dell'interferenza degli Sharticons, che continuavano a incastrarsi nelle eliche di Metroplex, rallentandolo. Bluestreak diede gas, facendo ruggire il motore, e al suo gesto risposero uno dopo l'altro tutti i suoi compagni di missione, anch'essi determinati ad andare fino in fondo. Finalmente poi giunse l'urto con la banchina, si allungò la passerella e tutti si mossero. Bluestreak percepì la luce inondare i suoi sensori ottici e le sue ruote macinare metri su metri di asfalto; una pioggia di colpi di laser passava sopra di lui, fauci di grossi alligatori meccanici gli si spalancavano davanti, tuttavia niente riuscì a fermarlo. Quando infine giunse ai confini della zona portuale, si riebbe dall'eccitazione e finalmente si voltò indietro: gli altri Autobots erano caduti, restavano solo lui e Searchlight, ma i civili erano salvi, liberi di nascondersi in città, al sicuro. La sua Scintilla pulsava all'impazzata, impulsi elettrici percorrevano tutto il suo corpo, il quale voleva disperatamente allontanarsi da lì, dal caos di quella battaglia, e sparire nelle vie di Le Havre. Ma era un Autobot, si disse, non poteva sottrarsi ai suoi doveri... così fece inversione e si preparò a sfrecciare nuovamente in direzione del porto per dare manforte ai compagni. Searchlight era al suo fianco, anch'egli pronto, e al suo segnale partì... ma proprio Bluestreak non riuscì a muoversi. Il Minicon si accorse subito dell'esitazione del compagno, e inchiodò per verificare le sue condizioni. “Tutto bene?” chiese, “Sei forse stato danneggiato?” “Searchlight,” rispose Bluestreak, “io... io non ce la faccio.” Frattanto Scamper e Slammer osservavano lo svolgersi delle operazioni sui monitor. Il primo gruppo di civili era giunto a destinazione, tuttavia ne restavano ancora molti da evacuare. Il problema principale restava Trypticon: si era avvicinato abbastanza da attaccare con le sue armi a lungo raggio, e Metroplex non poteva ancora trasformarsi. Anche Full-Tilt era molto vicino, ma Sixgun aveva già provveduto a intercettarlo, benché questo significasse dare molto più spazio ai Rapticons nei cieli. A complicare le cose, un colpo vagante aveva danneggiato l'antenna radio di Metroplex, rendendo impossibile comunicare con gli Autobots al di fuori del colosso. “Vado sul ponte.” dichiarò Slammer, “In questo modo potrò coordinare le azioni dei soldati direttamente sul campo.” Scamper era scettico al riguardo, essendo il Minicon pressoché a digiuno di tecnica di combattimento, tuttavia convenne che era l'unica soluzione. Pertanto gli fece i propri auguri e lo lasciò andare, tornando a dirigere le operazioni di evacuazione. Ironhide non poteva fare a meno di domandarsi se tutto quel che stava accadendo non fosse colpa sua. Scamper aveva ragione, i Decepticons aspettavano una loro mossa falsa per individuarli e attaccarli, e lui aveva permesso che li rintracciassero... tutto per una stupida rivalità con Scamper. Al momento cercava di rimediare aiutando gli Autobots a raggruppare i profughi per l'evacuazione, coadiuvato da tutto il suo equipaggio. “La via è libera là fuori?” chiese rivolto a Kup, che osservava la battaglia in direzione del porto. “Negativo.” rispose il Minicon, “Hanno serrato le fila, passare ora sarà molto più difficile.” Ironhide imprecò. Qualcuno avrebbe dovuto fungere da testa di ponte e creare un'occasione per il gruppo di civili... ma non ebbe modo di formulare una strategia, perché venne distratto dall'urlò ad altissima velocità di Blurr, che indicava il cielo con fare allarmato. “Parla più piano!” gridò il Transformer. Blurr si sforzò di calmarsi, poi, a velocità comunque un po' superiore alla norma, disse: “Gli umani! Sta arrivando l'esercito degli umani!” All'orizzonte era infatti comparso uno stormo di caccia modello Dassault Rafale dell'aeronautica francese, che in breve ingaggiarono i Rapticons in uno scontro aereo. Gli Horrorcons erano avvantaggiati per numero e potenza, tuttavia l'abilità dei piloti riusciva a compensare piuttosto bene, e perlomeno li distraevano dallo stormo di Autobots. Questi furono così liberi di concentrarsi sui nemici sulla terraferma, bombardandoli dall'alto e creando in breve un varco che permettesse a un altro gruppo di civili di evacuare Metroplex. Slammer era appena giunto sul ponte della nave, trovandolo invaso dagli Horrorcons e da un Apeface scatenato, che abbatteva Transformers e Minicons come fossero bambole di pezza. Immediatamente capì che la minaccia più grande era costituita proprio dal gorilla meccanico, pertanto si trasformò, assumendo le fattezze di un ERC 90 SAGAIE, un piccolo mezzo corazzato su ruote dotato di cannone, e fece fuoco contro di esso. Il colpo lo centrò in pieno volto, costringendolo a mollare la presa sui Minicons che stringeva in pugno, ed esponendolo al fuoco dei suoi avversari. Accecato e incapace di controbattere, Apeface fu costretto a trasformarsi in caccia e volare via, raggiungendo la relativa sicurezza dei cieli. “Fuori uno!” esclamò Slammer, il quale iniziò immediatamente a organizzare gli Autobots che lo circondavano, nell'intento di ripulire il ponte dai restanti nemici. Road Hauler vide Apeface decollare dal ponte di Metroplex in preda al dolore, e capì che, con tutta la sua forza, come leader non valeva nulla. Decise allora di prendere lui il comando delle operazioni, trasformandosi e ordinando agli Allicons di avanzare. “Se non hanno ancora fatto trasformare Metroplex,” pensò, “significa che prima intendono evacuare tutti i civili...” Il piano era semplice: sbarrare la strada agli Autobots in virtù solamente dell'immenso numero di Horrorcons, dando a Trypticon il tempo necessario a raggiungere Metroplex prima che si trasformasse. Se avesse potuto condurre lui le operazioni fin dall'inizio, pensò l'ingegnere, avrebbe potuto impedire che quell'idiota di un dinosauro, lasciato a se stesso, decidesse di trasformarsi così lontano dal nemico, dandogli così tutto il tempo per organizzarsi. Comunque, si disse, era inutile recriminare; ora però che il Triple Changer era fuori gioco, poteva prendere in mano le redini della situazione e... Ma il pensiero finì lì. Road Hauler venne infatti centrato in pieno dorso dal colpo di cannone esploso da un Leclerc, i principali carri armati dell'esercito francese. Oltre a un intero battaglione di questi ultimi, erano giunti numerosi altri mezzi blindati, jeep e soldati, intenzionati a porre fine a quella battaglia combattuta sul loro suolo natio. Pur non avendo modo di riconoscere gli appartenenti alle formazioni in campo, i francesi per fortuna decisero di concentrare i loro sforzi sull'abbattimento dei grossi alligatori metallici, contribuendo involontariamente alla causa degli Autobots. Tuttavia il loro intervento non passò certamente inosservato, e Dead End e Overkill decisero di affrontarli. In particolare il Minicon dalle fattezze di dinosauro si trasformò in una sorta di falce dalla lama cinerea, la quale fu prontamente afferrata dal compagno. “E adesso,” disse il macabro Transformer, “vediamo come reagite di fronte alla morte.” 08 – L'imprevisto L'arrivo degli umani aveva concesso un po' di tregua agli Autobots, che si preparavano a far evacuare l'ultimo gruppo di civili. Tuttavia Scamper continuava a osservare preoccupato il monitor, vedendo sempre più soldati francesi cadere sotto i colpi della falce di Dead End. Anche se il suo primo dovere era verso i suoi simili Cybertroniani, lo stratega Autobot non poteva fare a meno di provare del senso di colpa per il sacrificio dei soldati terrestri, che si trovavano a combattere in una guerra che lui e la sua gente aveva portato sul loro pianeta. Tuttavia tutti gli Autobots erano impegnati nell'evacuazione o con gli Horrorcons, e non c'era nessuno che potesse intervenire... No, qualcuno c'era. Poteva andare lui. Tutti stavano facendo la loro parte, e rischiavano la Scintilla combattendo... tutti tranne lui. La sua abilità di stratega serviva a poco, giunti a questo punto: non poteva comunicare con l'esterno, inoltre a breve non ci sarebbe stato praticamente più nessuno a bordo di Metroplex. Era giunto il momento che facesse la sua parte, aveva bisogno solamente di qualche minuto per scegliere una forma alternativa adatta a quel lavoro. Frattanto Trypticon era finalmente giunto a portata di tiro, e spalancò le fauci per poi emettere un potentissimo fascio d'energia, che colpì Metroplex a prua, con danni minimi. Fortunatamente il gigantesco dinosauro meccanico aveva sbagliato mira a causa della sua posizione instabile sul fondale marino, ma non sarebbe accaduto ancora. Immediatamente Sixgun mollò un sonoro pugno a Full-Tilt, facendolo cadere in acqua, per poi spiccare il volo con l'intento di distrarre Trypticon da Metroplex. Con una raffica di colpi al collo, il grosso Minicon riuscì ad attirare l'attenzione del mostro, il quale replicò coi lanciamissili che aveva sulle spalle, mancando per fortuna il bersaglio. Il colossale Decepticon era troppo goffo e rallentato dall'acqua per riuscire a centrare l'agile Autobot, il quale invece assestò qualche buon colpo. Tuttavia d'improvviso dal mare partì una salva di missili, che esplose tutt'intorno a Sixgun, facendolo precipitare. Full-Tilt si era infatti ripreso e, in forma di sottomarino, era avanzato non visto sotto la superficie dell'acqua, intervenendo poi in favore del compagno. “Ehi, Trypticon!” disse poi, “Che ne diresti di aprire in due quella bagnarola per vedere com'è fatta dentro?” La proposta piacque immensamente al dinosauro meccanico, che ruggì di soddisfazione; Full-Tilt dal canto suo si tramutò in un paio di artigli e si fissò alle braccia di Trypticon, che riprese la sua marcia verso Metroplex. Slammer imprecò vedendo Sixgun cadere in mare: da solo il Minicon costituiva il grosso delle loro forze in campo, almeno finché Metroplex non si fosse trasformato, e perderlo prima che questo avvenisse poteva rivelarsi fatale. Comunque la battaglia sul ponte della nave degli Autobots procedeva bene: da quando Apeface aveva abbandonato il campo, gli Horrorcons cadevano uno dopo l'altro, e in breve avrebbero potuto passare alla pulizia delle acque. Tuttavia, come era già accaduto in passato, Slammer peccava di eccessiva sicurezza. Apeface infatti era ben lungi dall'essere sconfitto, e al momento volteggiava sulla sua testa in forma di caccia, pronto a prendersi la rivincita su di lui. Non appena vide un'apertura, il Decepticon si gettò in picchiata, per poi cambiare forma a pochi metri da terra. Slammer si girò per il tonfo provocato dall'atterraggio dell'immenso gorilla meccanico, il quale aveva già sollevato entrambe le braccia, pronto a colpire con violenza. Il Minicon non aveva modo di reagire, e tutti i suoi compagni erano impegnati; tuttavia un colpo esplose sulla nuca di Apeface, abbattendolo. Slammer si guardò intorno, ma non vide traccia del suo salvatore. Tornò poi a dedicarsi alla battaglia con maggiore attenzione di prima, inviando un silenzioso ringraziamento al suo misterioso angelo custode. “Bel colpo!” esclamò Searchlight, in forma di fucile di precisione. “Ti ringrazio.” rispose Bluestreak, “Ma il merito è anche tuo.” Il Transformer si trovò a ripensare ai minuti precedenti, alla codardaggine mostrata nel bel mezzo dello scontro, e ai numerosi tentativi del suo Minicon di farlo tornare in sé. “Rischi di essere processato per tradimento!” gli aveva detto, “Non puoi fuggire, devi aiutare gli altri!” Bluestreak era inchiodato sul posto, incapace di muovere un passo sia verso la battaglia che dalla parte opposta, combattuto fra il proprio dovere e il suo istinto di sopravvivenza. Poi Searchlight disse: “Se proprio non vuoi venire, vorrà dire che andrò da solo. Addio, e che Primus ti protegga.” Il Minicon si voltò e si trasformò in motocicletta. Bluestreak lo vide dare gas e prepararsi a partire, e il pensiero che il suo piccolo compagno avesse il coraggio di fare ciò che per lui era impossibile riuscì finalmente a scuoterlo. Lo fermò chiamandolo per nome, poi, ragionando finalmente a mente sgombra, gli propose un compromesso: non si sarebbero gettati nella mischia, ma avrebbero contribuito alla causa facendo ciò che riusciva loro meglio sin dai tempi dell'Accademia, vale a dire il tiro al bersaglio. Trovare un buon posto tra tutte quelle gru e magazzini non fu difficile, il problema era riuscire a togliere di mezzo i giusti obbiettivi, senza sprecare tempo ed energie contro l'infinità di mostri che continuava a emergere dalle acque. Quando Bluestreak vide Apeface incombere come un avvoltoio sul capo di Slammer, non ebbe dubbi sulle sue intenzioni, né sul fatto che aveva trovato il suo primo bersaglio. Con Searchlight saldamente in pugno, prese attentamente la mira, valutando la distanza e la forza del vento, per poi accarezzare leggermente il grilletto, in modo da non far tremare il fucile... e quando vide Apeface cadere in Blocco Statico a centinaia di metri di distanza, Bluestreak trovò dentro di sé il coraggio di non scappare più, mentre Searchlight capì che c'era più di un modo per combattere una battaglia. “Ci avviciniamo un po'?” chiese il Transformer. “Direi che è una buona idea.” rispose Searchlight, “Poco fa ho notato un Decepticon che se la prendeva con degli indigeni, ma da qui non lo vedo.” Il Minicon si riferiva ovviamente a Dead End. Questi agitava la sua falce come un ossesso, del tutto imperturbabile ai colpi di fucile dei suoi avversari umani. Il Leclerc che li scortava era stato il primo mezzo a finire tagliato a metà dalla lama in cui si era tramutato Overkill, e i soldati francesi non disponevano di altre armi in grado di impensierire il Transformer. “Troppo veloce!” esclamò Dead End, che si era fermato a osservare un uomo che aveva appena ucciso calpestandolo, “Non sono riuscito a vedere l'istante della sua morte... Forse con te avrò più fortuna!” Il Decepticon stava nuovamente alzando la gamba per eliminare un altro soldato, quando venne investito a tutta velocità da un Mercedes Benz Sprinter City di colore nero, il quale si fermò poi a fianco dei soldati superstiti, spalancando la sua porta per invitarli a salire. “Forza!” urlò il conducente, “Vi porterò al sicuro!” Il gruppo di militari non se lo fece ripetere, e salì a bordo del pullman in fretta e furia. Frattanto Dead End era ancora a terra, mentre Overkill aveva ripreso le sue normali sembianze di rettile, ed era pronto a tornare alla carica. “Muuuori!” sibilò il Minicon balzando contro il veicolo, che però riuscì a partire e ad allontanarsi in tempo. Overkill allora si trasformò in motocicletta per inseguirlo, affiancandolo in breve, ma il pullman, in virtù della sua massa superiore, riuscì a farlo sbandare e a mandarlo a sbattere contro un cumulo di containers. L'ufficiale a capo dei soldati a bordo aveva assistito alla scena, e si avvicinò al conducente per congratularsi con lui. “Merci.” disse, facendo per dare una pacca sulla spalla dell'uomo al volante. Tuttavia la sua mano gli passò attraverso, come fosse fatto d'aria. “Mon dieu!” esclamò imbracciando il fucile per fare fuoco. Ma non ne ebbe l'occasione, perché lui e tutti i suoi uomini vennero catapultati fuori dal mezzo in un istante, grazie a un meccanismo di espulsione d'emergenza. “Tanto qui dovrebbero essere al sicuro.” disse il conducente del pullman, la cui figura stava ormai svanendo. Un istante dopo, il mezzo si fermò e assunse le fattezze di Scamper, che scrutava il campo di battaglia alla ricerca del prossimo luogo in cui avrebbe potuto fare la differenza. Finalmente l'ultimo gruppo di civili aveva abbandonato Metroplex, e non un istante troppo presto. Trypticon, sfoggiando i suoi affilattissimi artigli, incombeva su di lui, ma ora il colosso degli Autobots avrebbe potuto trasformarsi e porre fine alla battaglia. “Evacuate il ponte!” ordinò Slammer. Finché lui e i suoi restavano lì, Metroplex non poteva trasformarsi per timore di far loro del male; in breve tempo rientrarono all'interno, comunicando al gigante che poteva procedere. I meccanismi di trasformazione si attivarono, le giunture presero a muoversi, l'interno e l'esterno della nave iniziarono a cambiare forma... tuttavia a un certo punto tutto si fermò, lasciando sgomenti i suoi occupanti. “Che diavolo succede?!?” chiese Slammer, rivolto al gigante. Ma questi non sapeva che rispondergli, era sorpreso quanto lui... semplicemente non riusciva a completare la trasformazione. “Venite a vedere!” urlò d'improvviso Blurr, che si stava sporgendo fuori dalla nave tenendosi a un tubo di metallo. “La colpa dev'essere loro!” Immediatamente Slammer e tutti quelli che lo circondavano raggiunsero il Minicon e, seguendo con lo sguardo il suo dito, videro che indicava un gruppo di Sharticons schiacciati fra le giunture di Metroplex, incapaci di muoversi ma in grado di bloccare ogni movimento del gigante. “Per Primus!” esclamò Kup, “Questa è davvero la nostra fine...” 09 – La soluzione Scrapper osservava soddisfatto il frutto delle sue macchinazioni. Quel pallone gonfiato di Road Hauler pensava di essere l'unico con abbastanza cervello da condurre una battaglia, ma si sbagliava di grosso, e il fatto che al momento fosse in Blocco Statico con una vistosa ammaccatura sul dorso lo dimostrava in pieno. Apeface era stato troppo preso dalla sua vendetta contro Slammer per dirigere efficacemente gli Horrorcons, i quali per fortuna si erano dimostrati più che disposti a eseguire i suoi ordini. Era evidente che, nonostante il numero, non potevano sconfiggere gli Autobots finché erano barricati dentro Metroplex: dovevano quindi eliminare il colosso dall'equazione. Benché Scrapper avesse contribuito alla costruzione di Trypticon e lo considerasse il suo capolavoro, questi aveva dimostrato già due volte di non essere in grado di battere il gigante degli Autobots in duello. Forse stavolta Trypticon avrebbe potuto affondare Metroplex da distante finché questi non poteva ancora trasformarsi, ma la folle idea di Full-Tilt di tramutarsi in artigli per squartarlo aveva eliminato questa possibilità, dando anzi modo agli Autobots di guadagnare abbastanza tempo da evacuare gli ultimi civili e permettere a Metroplex di entrare in azione. Meno male che ci aveva pensato lui a rimediare, ordinando agli Sharticons di attendere sott'acqua, pronti a infilarsi in ogni fessura che si fosse aperta nello scafo della nave quando questa avesse tentato la trasformazione. Certo, questa strategia aveva drasticamente ridotto il numero di Horrorcons a loro disposizione, ma se Trypticon fosse riuscito a eliminare Metroplex allora ne sarebbe valsa la pena. “Trypticon!” urlò Scrapper nel suo comunicatore, “Non perdere quest'occasione, abbiamo la vittoria in pugno!” Scamper non ci mise molto a capire cosa stava succedendo. Evidentemente c'era qualche problema con la trasformazione di Metroplex, e senza di lui erano spacciati. Forse poteva prendere un po' di tempo se fosse riuscito a raggiungere Sixgun e a farlo riprendere; si trasformò nuovamente in pullman e si diresse verso le banchine, nel tentativo di scorgere il corpo del Minicon precipitato in mare. Gli Allicons però non intendevano certo rendergli le cose troppo facili, e lungo la marcia dovette evitare parecchi loro assalti. Tuttavia riuscì infine a superarli tutti e, arrivato a destinazione, riassunse le sue normali fattezze e attivò gli scanner. Lo stratega era così impegnato nella sua ricerca da non accorgersi che, alle sue spalle, si stavano avvicinando Breakdown e Wildrider, pronti a prenderlo di sorpresa. Il Minicon si trasformò in una sorta di avveniristico uzi che venne subito impugnato dal compagno, il quale sorridendo si apprestava ad aprire il fuoco... Slammer e il resto degli Autobots rimasti a bordo di Metroplex cercavano di distruggere gli Sharticons che bloccavano la trasformazione della nave usando le loro armi. Ironhide, Kup, Mirage e Blurr davano loro una mano, tuttavia anche col loro aiuto il compito si prospettava lungo e difficile. In primo luogo, potevano fare fuoco solo sui nemici che si trovavano fuori dall'acqua, poiché i loro raggi laser perdevano potenza attraversando la superficie del mare, divenendo inutili; inoltre alcuni Horrorcons si trovavano incastrati in parti della nave fuori dal loro raggio d'azione, ad esempio sotto la chiglia o in altri luoghi privi di aperture da cui sparare e, come se tutto questo non bastasse, dovevano continuamente respingere i Rapticons sfuggiti all'aviazione francese, i quali tentavano di introdursi nell'hangar della nave per disturbare l'operato degli Autobots. “Così non finiremo mai!” esclamò Ironhide. “Può darsi,” gli rispose Kup, “ma hai forse un'idea migliore?” Il Transformer imprecò. “No, non ho idee migliori.” disse, “Però almeno potremmo chiedere aiuto a qualcuno degli Autobots sulle banchine.” Il comandante dell'Ark si guardò intorno, alla ricerca di possibili candidati. Fu così che vide Scamper giungere in fondo a un molo nelle vicinanze, seguito da due Decepticons che non conosceva. L'Autobot era troppo impegnato a scrutare il mare per accorgersi dei due, i quali stavano tentando di prenderlo alle spalle. Scamper non piaceva affatto a Ironhide, che lo considerava solo un borioso arrogante e pieno di sé; tuttavia non poteva fare a meno di pensare che forse la situazione in cui si trovavano era un po' colpa sua, e se non avesse fatto nulla per tentare di salvarlo non avrebbe mai potuto perdonarselo. Così, senza dire una parola, spiccò un balzo dal parapetto della nave, atterrando sulla terraferma con un gran fracasso. Poi si trasformò in un Volkswagen Eurovan T5 rosso fiammante e sfrecciò in soccorso del compagno. Anche alla massima velocità, Ironhide non sarebbe comunque arrivato in tempo per impedire a Breakdown di fare fuoco, così decise di attirare l'attenzione di Scamper facendo più baccano possibile, nella speranza che l'Autobot avesse dei riflessi abbastanza buoni da evitare l'attacco. Ironhide si mise così a strombazzare col clacson e contemporaneamente a urlare a squarciagola, ma in un primo momento i rumori della battaglia resero vani i suoi sforzi. Poi per fortuna qualcosa giunse ai recettori audio dello stratega, che si voltò e vide davanti a sé la canna dell'arma in cui si era trasformato Wildrider. La reazione di Scamper fu fulminea, e in un istante disarmò il suo avversario proprio mentre questi faceva fuoco, per poi farlo cadere in mare con un calcio. Solo allora Ironhide giunse sul posto e, dopo aver investito Wildrider per mandarlo a far compagnia a Breakdown e ai pesci, si trasformò e chiese al compagno: “Tutto a posto?” “Sì.” replicò secco Scamper, tornando a cercare Sixgun sotto la superficie dell'acqua. “Eh!” rise Ironhide in tono sarcastico, “Bel modo di ringraziare chi ti ha appena salvato la Scintilla...” “Stavo solo aspettando che abbassassero la guardia.” rispose l'altro, “Col baccano che hai fatto, c'è anzi stato il rischio che il Decepticon premesse il grilletto per lo spavento, eliminandomi prima che fossi pronto.” Ironhide mugugnò qualcosa, poi fece per andarsene; Scamper tuttavia lo bloccò. “Se vuoi renderti utile,” gli disse, “cerca di togliere di mezzo quel Minicon laggiù.” Lo stratega alludeva a Scrapper, che urlava ordini per gli Horrorcons nel suo comunicatore. “Se non riusciamo a far riprendere Sixgun in tempo,” proseguì l'Autobot, “l'unità di artiglieria al suo fianco potrebbe servirci.” Purtroppo ormai Trypticon aveva raggiunto Metroplex. Ruggendo di soddisfazione, il colossale dinosauro meccanico affondò uno dei suoi artigli nella nave, squarciandone il ponte. Metroplex urlò per il dolore, mentre tutti i suoi occupanti venivano sbalzati ovunque al suo interno. “Se solo riuscissimo a liberare almeno le giunture delle gambe...” disse Slammer, rialzandosi per riprendere l'opera di abbattimento degli Sharticons. “A quale scopo?” chiese Kup, il quale era finito a terra vicino a lui. “Se le liberassimo,” spiegò Slammer, “Metroplex potrebbe alzarsi in piedi e, con un po' di fortuna, scrollarsi di dosso il resto dei nemici che lo bloccano.” Kup annuì e si alzò in piedi, pronto a contribuire allo scopo. “Tutto qui?” disse ironicamente, “Lascia fare a me!” “Purtroppo non è così semplice.” intervenne un altro Autobot, “Ho studiato la nuova configurazione di Metroplex, e le giunture di cui parlate sono tutte in aree che non possiamo raggiungere... non a piedi, almeno.” “Allora lasciate fare a noi!” L'esclamazione era di Mirage. Con Blurr al suo fianco, il Transformer era apparso all'ingresso dell'hangar, sfoggiando un look un po' diverso rispetto al passato. “Dove diavolo eravate finiti?” chiese Kup, “Siamo nella ferraglia fino al collo e voi passate il tempo a riformattarvi?!?” “Aspetta e vedrai.” replicò semplicemente il Transformer, per poi correre a tutta velocità verso il parapetto, scavalcarlo e tuffarsi in acqua, seguito dal suo Minicon. “E ora che cosa..?” chiese Kup, sporgendosi verso il mare per capire il perché di quel gesto, ma invece dei due Cybertroniani vide una DAC Racing F1 Powerboat e una moto ad acqua modello Kawasaki STX-15F sfrecciare sul pelo dell'acqua, facendosi largo tra gli Sharticons per raggiungere la parte centrale dello scafo di Metroplex. “Geniale!” mormorò Kup, guardando Slammer per vedere la sua reazione. Lo stratega era rimasto molto colpito dall'idea dei due piloti dell'Ark, tuttavia dentro di sé non poteva fare a meno di domandarsi una cosa: “Come facevano a conoscere già la struttura di Metroplex?” Avanzando ad altissima velocità sulle onde, Blurr non poté fare a meno di provare una forte sensazione di terrore semplicemente osservando l'enorme massa nera e viola di Trypticon che incombeva su di lui. Per fortuna il colosso dei Decepticons non era interessato a lui o al suo compagno, probabilmente reputandoli troppo piccoli e insignificanti per poter fare qualcosa. “Guarda avanti!” urlò Mirage, vedendo che il compagno stava per finire dritto nelle fauci di uno Sharkticon. Il Minicon riuscì comunque a virare in tempo, per poi pronunciare un ringraziamento all'indirizzo del compagno, troppo velocemente però perché questi potesse comprenderlo. Anche se erano stati pensati per combattere in acqua, gli Sharticons non erano poi così agili, e di sicuro non riuscivano a raggiungere le velocità della coppia di Cybertroniani. In breve tempo riuscirono ad arrivare alla metà dello scafo di Metroplex, non prima però che Trypticon menasse un altro fendente coi suoi artigli, per poi ridere di gusto. “Ora dobbiamo immergerci!” disse Mirage, urlando per superare il rombo del suo stesso motore. Blurr non era molto entusiasta dell'idea, ma se non l'avessero fatto con ogni probabilità sarebbero stati tutti distrutti. Entrambi i Cybertroniani allora spinsero giù le rispettive prue, sfruttando l'inerzia per immergersi; poi si trasformarono per avanzare a piedi sul fondale e, seppur rallentati dall'attrito generato dall'acqua, riuscirono ad arrivare sotto la chiglia della nave senza problemi. Lo scafo sopra di loro appariva deformato, probabilmente a causa dei tentativi di Metroplex di cambiare forma, e tra le fessure che lo percorrevano si potevano notare numerosi corpi di Sharticons parzialmente schiacciati. Immediatamente individuarono quelli che dovevano essere rimossi, così Blurr spiccò un balzo, aiutandosi col motore della moto ad acqua che aveva copiato, per piazzare sopra di essi una carica esplosiva recuperata poco prima in armeria. Mentre il Minicon si allontanava, Mirage fece fuoco verso la bomba, ma il suo laser non aveva potenza sufficiente a raggiungere il bersaglio. Allora Blurr si trasformò in una strana balestra laser, con la quale il compagno avrebbe certamente potuto colpire gli esplosivi. Mirage fece fuoco, ma il colpo mancò il bersaglio: Trypticon doveva aver colpito nuovamente Metroplex, facendolo dondolare. Allora Mirage attese un istante che il rollio diminuisse, per poi far partire un nuovo colpo, che stavolta andò a segno. Ci fu una potente esplosione, che doveva aver avvertito anche Metroplex. Tuttavia, mentre tornava verso riva, Mirage pensò che il gigante gliel'avrebbe perdonata, dato che ora era libero di dare a Trypticon quel che si meritava. 10 – Contrattacco Trypticon rise di gusto alla visione del ponte squarciato del BPC Type Mistral che si trovava ai suoi piedi. Decise tuttavia che era giunto il momento di farla finita, così fece ritrasformare i suoi artigli in Full-Tilt, per poi fondersi con quest'ultimo e raggiungere così la massima potenza. Il suo unico occhio color ambra brillò emettendo scariche, mentre il cannone nascosto nella sua bocca si caricava per il colpo di grazia. Un istante prima di fare fuoco, Trypticon portò la testa all'indietro, per poi slanciarsi in avanti e spalancare le fauci, che emisero un fascio di luce al calor bianco all'indirizzo di Metroplex. Immaginate la sorpresa del Decepticon quando alla nave davanti a lui spuntò una coppia di gambe, con le quali si sollevò dall'acqua andando a sbattere contro il ventre del dinosauro, sbilanciandolo col risultato di proiettare il raggio laser verso il cielo. Trypticon riuscì a mantenere l'equilibrio e a non finire in mare, solo per vedere Metroplex scrollarsi di dosso le dozzine di Sharticons che gli avevano finora impedito di trasformarsi. Il colossale Autobot riuscì così ad assumere quasi la sua configurazione definitiva, tuttavia Full-Tilt fu rapido nel comprendere cosa stava accadendo e, staccandosi da Trypticon, saltò addosso a Metroplex, stringendolo in una morsa per impedirgli di completare la trasformazione. “Presto!” urlò rivolto al compagno, “Non resisterò a lungo, finiscilo!” Trypticon non se lo fece ripetere, e caricò un nuovo colpo del suo potente laser. Una sfera di luce comparve tra le sue fauci, pronta a uscire e colpire il suo bersaglio, ma d'improvviso esplose prima di lasciare la bocca del dinosauro. Un potente colpo aveva infatti raggiunto le fauci di Trypticon, che ora emettevano fumo e scintille, e Full-Tilt ne cercò il responsabile con lo sguardo. Non poté credere ai suoi sensori video: il proiettile era partito dall'unità antiaerea di Road Hauler e Scrapper... tuttavia ai comandi dell'arma non si trovava nessuno dei due, bensì un Transformer rosso che aveva sollevato il braccio in segno di vittoria. “Maledetto!” urlò Full-Tilt, “Appena finito qui vengo da te e ti schiaccio come...” Ma una raffica di colpi si abbatté sul grosso Minicon viola, fornendo a Metroplex l'occasione di levarselo di dosso e terminare la trasformazione. Full-Tilt precipitò in acqua in Blocco Statico, mentre sopra la sua testa passava un piccolo modulo da sbarco Cybertroniano, al cui interno si trovavano Jazz e il resto degli Autobots di stanza sulla Terra. “Spiacente,” disse il leader della squadra, “ma Ironhide e tutti i Cybertroniani qui presenti sono sotto la nostra protezione.” Da quel momento, la battaglia prese una brutta piega per i Decepticons. Metroplex sfogò tutta la sua rabbia contro Trypticon che, ancora stordito dall'esplosione nella sua bocca, non riusciva più a controbattere efficacemente. In aiuto all'aviazione francese, che stava per soccombere ai Rapticons, giunsero Skyfire, Cosmos, Silverbolt e Powerglide, i quali sfoggiavano tutti nuove forme alternative terrestri, rispettivamente un Bombardier Canadair CL-415 bianco e rosso, un Boeing X-37 verde e argentato, un Boeing X-45A UCAV rosso e argento e infine un A-37 Dragonfly scarlatto. Jazz portò poi a terra il mezzo con cui erano giunti e si lanciò all'attacco degli Horrorcons rimasti sulla terraferma, sfrecciando nella forma di una Porsche Panamera alla testa di Groove, Prowl, Streetwise, Hound, Brawn, Wheeljack, Bumblebee, Sunstreaker e Tailgate. Sunstreaker in particolare incappò in Dead End sul campo di battaglia, il quale fece fuoco su di lui, colpendolo di striscio sul cofano. “Ehi!” esclamò l'Autobot, “Mi hai graffiato la verniciatura! Tailgate, facciamogliela pagare!” Rispondendo all'invito del compagno, il Minicon passò dalla forma di un Can-Am Spyder verde a quella di un'ascia bipenne, che fu prontamente impugnata da Sunstreaker, trasformatosi invece in robot. Il Transformer vibrò poi un colpo violentissimo contro il Decepticon, che si ritrovò a sua volta col petto squarciato, benché in maniera ben più evidente rispetto all'avversario. Privo dell'aiuto di Overkill, disperso chissà dove, Dead End ritenne più saggio trasformarsi e sparire, poiché benché provasse un morboso interesse verso la morte, non gli interessava affatto sperimentarla in prima persona. Era bastato l'arrivo degli Autobots della Terra a trasformare la strenua resistenza dell'equipaggio di Metroplex in un vero e proprio contrattacco, al punto che persino Apeface si rese conto che lui e tutti gli altri Decepticons stavano per essere sconfitti. Tuttavia non poteva arrendersi, non quando i suoi compagni Grimlock e Octane erano riusciti nelle rispettive missioni; da dietro al cumulo di containers dove si era rifugiato per riprendersi dal colpo ricevuto da Bluestreak e Searchlight, il Triple Changer cercò con lo sguardo Scamper, con l'intenzione di tentare di catturarlo un'ultima volta. Finalmente lo vide, in piedi vicino all'unità di artiglieria di Road Hauler e Scrapper, in compagnia di un altro Transformer di colore rosso. Assumendo la sua forma di caccia, Apeface prese a volare rasoterra ad altissima velocità verso di loro, per poi piombare addosso a Scamper in forma di gorilla. L'Autobot non fece in tempo a vederlo, finendo schiacciato dall'enorme mole del nemico. Ironhide tentò di fare resistenza colpendo Apeface con violenti pugni sul dorso, ma il gorilla meccanico se lo scrollò di dosso come una pulce. Scamper dal canto suo era immobilizzato, alla completa mercé del suo avversario. “E adesso,” grugnì Apeface, “vediamo come sei fatto dentro.” Così dicendo, sferrò un potentissimo pugno al torace del suo prigioniero, sfondandolo in una pioggia di Energon e scintille. Nel frattempo Metroplex decise che era tempo di farla finita e, dopo aver bloccato Trypticon afferrandolo per il collo, portò indietro la mano libera e serrò il pugno, dicendo nello stesso momento: “Au revoir!” Pronunciando queste parole, mollò un sonoro colpo al muso dell'avversario, il quale precipitò in acqua generando un'onda così violenta da spazzare via tutto ciò che si trovava anche a parecchi metri dalla riva. 11 – Il sacrificio supremo Scamper si sorprese di essere ancora vivo. Dopo che Apeface gli aveva sfondato il torace, il Decepticon si era disperato e aveva esclamato: “Non c'è! Maledizione, non ce l'ha neppure lui!” Prima però che potesse scoprire di più, Scamper e il suo avversario vennero entrambi spazzati via dall'onda generata dalla caduta di Trypticon, ritrovandosi a qualche centinaio di metri nell'entroterra. Le poche parole che l'Autobot aveva udito non avevano fatto altro che confermare i sospetti che già covava sin dalla partenza da Cybertron: i Decepticons cercavano proprio lui, o meglio, qualcosa che lui, Roadbuster o Whirl potevano avere. Era ormai evidente che tale l'oggetto non poteva essere altro che la Matrice, essendo loro tre i candidati più probabili alla leadership degli Autobots; tuttavia un dubbio attanagliava la mente di Scamper: poiché Optimus Prime, il suo ultimo custode, era disperso, perché i Decepticons erano sicuri che la Matrice non avesse fatto la stessa fine? Forse che..? Ma le riflessioni di Scamper vennero interrotte dalla ricomparsa di Apeface, che avanzava minacciosamente verso di lui. L'Autobot tuttavia era incapace di muoversi per i danni subiti, e l'energia delle sue armi era stata riconvertita al supporto vitale. In breve il Decepticon gli fu addosso, sollevandolo da terra reggendolo per il capo. “Anche se non ce l'hai tu,” disse Apeface, portando il volto dell'altro davanti al suo, “magari sai dove si trova... ma immagino che chiederti dove sia la Matrice sia inutile, vero?” Scamper non disse nulla, ma dentro di sé sorrise: aveva ragione, cercavano proprio la Matrice. Tuttavia Apeface aveva detto qualcosa corrispondente alla verità: proprio lui, oltre ovviamente al suo custode, era l'unico a sapere dove si trovasse la Matrice... e non l'avrebbe mai rivelato, a prescindere dal prezzo da pagare. “So tutto di te,” continuò Apeface, “so che, oltre a uno stratega, sei anche il capo dei servizi segreti di Cybertron... immagino perciò che le torture non ti spaventino. Però sono altrettanto sicuro che i nostri soci conoscano almeno un modo per strapparti la verità... hai mai sentito parlare dei Quintessenziani?” Scamper rabbrividì. Nella sua posizione aveva accesso ai documenti più segreti, compresi quelli riguardanti il passato più remoto di Cybertron. Nessuno conosceva con certezza l'origine del pianeta o delle razze che lo popolavano, anche se la loro creazione veniva comunemente attribuita al dio Primus. C'era tuttavia una serie di antichi reperti, più antica di qualsiasi altra cosa si trovasse su Cybertron, che faceva riferimento a una misteriosa razza di creatori ancestrali, i quali prendevano proprio il nome di Quintessenziani... In quel momento, Ironhide tornò all'attacco e, investendo Apeface con tutto il suo peso, riuscì a farlo cadere e a fargli lasciare Scamper. Il nuovo arrivato capì immediatamente che le condizioni in cui versava il compagno erano critiche, ma fece comunque il possibile per rassicurarlo. “Non temere,” gli disse, “sono arrivati i miei amici della Terra, andrà tutto bene ora... Ratchet e First Aid ti rimetteranno in sesto in un baleno.” Scamper scosse la testa. “No, per me è finita.” disse, “Ma prima di ricongiungermi all'Omniscintilla, lascia che ti dica che avevi ragione...” Ironhide lo guardò con aria interrogativa. “A proposito di che?” chiese. “Non avevo visto i due Decepticons alle mie spalle.” rispose Scamper, “Prima mi hai salvato, ma non volevo darti la soddisfazione di saperlo.” I due risero mestamente, mentre la voce di Scamper si faceva sempre più debole e gracchiante. “Dammi una mano ad alzarmi.” disse quasi in un sussurro, “E niente proteste.” Il comandante dell'Ark lo accontentò, aiutandolo a rimettersi in piedi. Poi Scamper si voltò verso Apeface, che stava tornando alla carica ruggendo, correndo su tutte e quattro le zampe. “Grazie di tutto, Ironhide.” disse Scamper, “Ora cerca di salvarti.” Scamper si trasformò un'ultima volta in pullman, per poi avanzare al massimo delle sue possibilità verso Apeface, nel tentativo di investirlo. Tuttavia era troppo debole, e il Decepticon riuscì facilmente a bloccarlo e ad arrestare la sua marcia. “Avresti fatto meglio a tentare di fuggire,” lo sbeffeggiò Apeface, “non puoi più farmi nulla, così ridotto.” “Tu dici?” chiese Scamper, con una sfacciataggine che solitamente non gli apparteneva. Ci aveva riflettuto a lungo, e quella era la soluzione migliore: non poteva assolutamente rischiare di rivelare la posizione della Matrice, a prescindere da cosa volessero farne i loro nemici... se poi fosse riuscito a portarne uno con sé, tanto meglio. “Finché tutti non saranno uno!” gridò, e così facendo Scamper attivò il proprio dispositivo di autodistruzione. Vi fu un boato violentissimo, accompagnato da una sfera di fuoco così luminosa che il sole parve dividersi in due. Lo spostamento d'aria fu tanto potente da far cadere a terra Ironhide, il quale assistette alla scena incapace persino di urlare. Al termine della deflagrazione, tutti gli Autobots convergettero immediatamente sul luogo per raggiungere il comandante dell'Ark, che osservava tristemente i pochi rottami rimasti al centro del piccolo cratere che aveva di fronte. “Se non altro,” mormorò, “hai fatto fuori anche quel bastardo Decepticon.” Ma dovette rimangiarsi immediatamente quelle parole. Apeface infatti ricomparve da sotto terra, malconcio ma ancora funzionante. La sorpresa fu tale che Ironhide si bloccò sul posto, e ricevette in pieno il potente montante del nemico. Cadendo in Blocco Statico, Ironhide si accorse a malapena di venire caricato sul dorso di Apeface, il quale si trasformò in jet e spiccò il volo prima che gli altri Autobots potessero intervenire in aiuto dell'amico. Uno stormo di Rapticons impedì a Skyfire, Cosmos, Silverbolt, Powerglide e gli altri loro alleati volanti di inseguirlo, e nella confusione si dileguarono anche Road Hauler, Scrapper, Breakdown, Wildrider, Dead End e Overkill. Invece Full-Tilt, che si era appena ripreso, distrasse Metroplex abbastanza a lungo da permettere a Trypticon di trasformarsi in sottomarino e fuggire, ma il Minicon non fu altrettanto fortunato. Metroplex infatti lo bloccò afferrandogli entrambe le braccia, sedando poi tutti i suoi tentativi di sottrarsi alla morsa con una violenta testata, che lo fece precipitare nuovamente in Blocco Statico. Il grosso degli Horrorcons venne lasciato indietro, e senza ordini da seguire si bloccarono semplicemente, divenendo facile preda per le forze armate francesi. “Sono Jazz, leader del team terrestre. Chi ha il comando qui?” Un Transformer gli indicò Slammer con un dito, e il caposquadra si avvicinò al Minicon che giaceva in ginocchio di fianco ai resti del compagno. “Mi spiace disturbarla nel suo dolore, signore,” disse, “ma presto gli umani avranno finito di prendersela con quelle mostruosità meccaniche e ci saranno addosso... meglio togliersi di torno prima di allora, mi creda.” Slammer annuì. Facendo appello a tutta la sua forza, si alzò in piedi e iniziò a organizzare l'evacuazione. Metroplex venne fatto ritrasformare in vascello, e tutti i presenti salirono a bordo. Sixgun, che si era finalmente ripreso, bloccò l'inerte Full-Tilt sul ponte della nave, sorvegliandolo a vista col fucile in braccio. Anche Wheeljack e Bumblebee si imbarcarono, col duplice intento di indicare ai compagni la strada per la base e di stare vicini a Kup e al resto dei loro vecchi compagni. Bluestreak si avvicinò a Slammer. “Signore, e i civili?” chiese. “Per ora sono al sicuro.” rispose il Minicon, “Torneremo a prenderli quando le acque si saranno calmate.” In pochi minuti, Metroplex prese il largo, preceduto dal mezzo da sbarco degli Autobots di Jazz. Entrambi riuscirono per un pelo a sfuggire al blocco della marina, per poi fare rotta verso il Polo Nord a piena potenza. Epilogo Non appena i suoi danni furono riparati, Apeface si recò in sala comunicazioni per fare rapporto a Sixshot. Il Six Changer era ansioso di ricevere notizie sulla cattura di Scamper, e soprattutto di sapere se la Matrice era stata recuperata. “Allora?” chiese il comandante dei Decepticons. “Negativo,” rispose Apeface, “neppure Scamper aveva con sé la Matrice.” Sixshot imprecò. “Hai provveduto a interrogarlo?” chiese poi. Apeface si fece più piccolo che poté per la vergogna, poi rispose: “Non è stato possibile. È morto.” Nell'udire quelle parole, Sixshot andò su tutte le furie. Sforzandosi per non coprire d'insulti l'altro Decepticon, disse: “Affrettatevi a tornare. Chiudo.” Apeface tirò una specie di sospiro di sollievo: era andata meglio di quanto sperava. Il Triple Changer percorse a grandi passi i corridoi di Trypticon, il quale al momento era adagiato sul fondo di una fossa oceanica, in attesa di tornare a pieno regime. Lungo il cammino verso la sala macchine, dove sperava di trovare Road Hauler per avere un rapporto sullo stato delle riparazioni, Apeface decise di sostare un momento nel luogo in cui era rinchiuso il suo prigioniero. Non appena varcò la soglia, il Decepticon sentì lo sguardo rabbioso di Ironhide su di sé; il Transformer, legato al muro da ceppi energetici, recava i segni di numerose ammaccature. “Vedo che Breakdown e Wildrider ti hanno già fatto visita...” disse Apeface, “Probabilmente è il loro modo di ringraziarti per la batosta che gli hai fatto subire.” Il Decepticon non ottenne risposta. “Non temere, li punirò.” aggiunse poi, “In fondo, ti ho portato qui per il mio divertimento, non certo il loro.” Così dicendo, il Triple Changer si era avvicinato di qualche passo, abbastanza perché Ironhide riuscisse a sputargli addosso un piccolo componente perduto nei pestaggi subiti. Il gesto mandò su tutte le furie Apeface, che si trasformò in gorilla e menò un violento manrovescio al volto di Ironhide. Apeface però se ne pentì subito, perché aveva capito che Ironhide mirava proprio a provocarlo, come testimoniava il ghigno sul suo volto. Tornando in forma di robot, il Triple Changer si affrettò a ridarsi un contegno e fece per andarsene ma, giunto sulla soglia, venne fermato da Ironhide. “Perchè non mi uccidi?” chiese. “Ucciderti?” replicò l'altro, “No, sarebbe troppo semplice... sarà il Tribunale dei Quintessenziani a decidere il tuo destino. E ti assicuro, Cybertroniano, che non c'è destino peggiore che subire il giudizio di quei pazzi.” Lasciando la stanza, Apeface pensò che probabilmente Sixshot stava avendo il suo brutto quarto d'ora comunicando le ultime notizie ad Alpha Quintesson. Non poteva dire che la cosa gli spiacesse, vista l'aria di superiorità con cui trattava lui e i suoi compagni... tuttavia per il momento avevano l'ordine di tollerare tutti i capricci dei loro soci in quell'impresa. “A proposito.” disse poi Apeface tra sé, “Sarà meglio fare rapporto anche al capo...” Continua...
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