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dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLIX - N. 3 Marzo 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa ARTECULTURA 1 Alfredo Mazzotta UNA SCULTURA INTERIORE CHE VISITA L’ESTERNO DEL MONDO 2 1 Appare un dato di fatto, difficilmente confutabile, che l’ambiente in cui una persona nasce eserciterà su di lui un influsso enorme, persino decisivo, sui suoi futuri orientamenti di vita e di pensiero. Gli scienziati, del resto, sono concordi nel rilevare che i primi 5 o 6 anni nell’esistenza di un bambino, racchiudono già in massima parte quei fattori che poi sul piano del comportamento ne determineranno l’effettivo percorso sociale e psicologico. Una verità, questa, che naturalmente poi acquista una sua particolare pregnanza ed emblematicità in riferimento alla vita e all’opera di un artista, come è appunto il caso, a nostro avviso, di Alfredo Mazzotta. 2 ARTECULTURA Uno scultore di raffinata e còlta esperienza che partendo dalla natia Calabria alla fine degli anni sessanta, dove aveva conseguito il diploma di Maestro d’Arte all’Istituto Statale d’Arte di Vibo Valentia, poi giunge a Milano, per studiare da vicino l’opera di Luciano Minguzzi, frequentando fra l’altro con notevole profitto l’Accademia di Belle Arti di Brera. Da allora la sua ricerca ed attività hanno preso il via con la notevole presenza in molte mostre personali ed in rassegne di scultura sia a carattere nazionale che internazionale. E proprio a Milano, Mazzotta ha avuto l’opportunità di approfondire la sua indagine plastica anche con il confronto con importanti maestri dell’epoca. Ma come è stato premesso, l’ambiente nativo con il suo corollario di affetti e di spazi geografici, filtrati dallo scorrere del tempo e dall’accumularsi delle esperienze, ha influito non poco nel determinare dal profondo il senso ed il valore della sua inossidabile tensione plastica. Da questo punto di vista l’ascolto interiore della classicità greca, quella primitiva, ricca di echi evocativo-arcaici prima che l’organico naturalismo della fase successiva la oscurasse nella sua impronta più genuinamente espressiva, ha sollecitato la fantasia e l’inventiva di Mazzotta, lo ha con implicita e misteriosa forza condotto nel mare aperto della vita e dell’arte. Occorre 4 6 5 7 3 però sottolineare - e lo si sarà già intuito - che Mazzotta non è un nostalgico, al contrario egli è sensibilmente sollecitato all’indagine, alla sperimentazione stilistica ed espressiva, ma proprio partendo da quelle radici, sapendo cioè farle fruttificare con intelligenza e passione, facendole interagire con il mondo degli affetti, dei veri sentimenti. Ed ecco quindi che su queste sensibili premesse la sua scultura affronta la vita a partire dalla dimensione del corpo e della sensibilità femminile che di quella vita appunto è la generatrice. Da questa sua visione scaturisce in primo luogo una scultura di valori, di proposta, tonificata da una percezione morale dell’esperienza artistica, che non è dogma o pregiudizio, ma il substrato ineliminabile dell’arte stessa. In un certo senso queste sculture con la loro purezza funzionale ancor prima che spirituale sono una risposta indiretta anche a certa grettezza della scultura contemporanea, alla sua paura di dichiararsi e manifestarsi. Infatti se prima la scultura era racchiusa nel bozzolo del monumento, da cui giustamente è uscita, ora è racchiusa nei limiti della pura idea, ma da questa recente gabbia la limpida e serena spinta espressiva di Mazzotta dimostra che si può e si deve uscire. Nella sua ritmica funzionalità strutturale la riflessione creativa del- l’artista si orienta verso forme di radice curvilinea od ovoidale e questo non è certamente un caso perché esse possono idealmente racchiudere il cosmo o, meglio, accoglierlo, senza imprigionarlo, senza definirlo, ma perennemente riproporlo in nuovi cicli ed evoluzioni. Et si parva licet componere magnis, si provi ad immaginare le potenzialità espressive e nello stesso tempo misteriose di queste forme nella pittura (Piero della Francesca) o nell’architettura (Borromini) e si comprenderà appieno la loro compenetrazione di enigma e razionalità. Pertanto, compiere, indicare, senza definire, ecco i termini della proposizione estetico/visuale di Alfredo ARTECULTURA 3 8 10 11 12 9 Repertorio fotografico: Matteo Cannata, Adalberto Guarnerio. La copertina, Figura in contorsione, 2010 - 1: Suonatrice d’Arpa (Omaggio alla musica),1971 - 2: Figura triste (Meditazione), 1971/72 - 3: Figura in contorsione n.3, 1976/85 - 4: Figura sdraiata, 1976 - 5: Venere di Nao, 1973 - 6: Figura in contorsione, 2010 - 7: Figura in contorsione (bozzetto), 1993 - 8: Composizione con figura, 2005 - 9: Figura in contorsione, 2009 - 10: “Homo Silens”, 2010 - 11: Figure in contorsione, 1998 - 12: Alfredo Mazzotta con l’opera “Idoli”, 2012 - 13: “Reperto”, 2006 - 14: “Equilibrista”, 2014 - 15: Composizione con figura in contorsione, 2014 - 16: Composizione con figure in contorsione, 2005 - 17: Composizione con reperti, 2010 - 18: Figura in contorsione (Disperazione), 2008 - 19: Composizione con figura in contorsione, 2006 (Coll.Arch. Cannata) - 20: Figura in contorsione, 2009 Mazzotta. Da qui discende una morfologia volumetrica che predilige le superfici pure, levigate, l’incidenza assoluta del simbolo, sintetizzato con immediatezza. La forma archetipale così plasmata ab initio nella sua esemplare tensione allusiva, fa comprendere come ogni suo singolo elemento abbia in sè la sua propria potenzialità senza necessariamente dipendere da una struttura. Ogni elemento, infatti, può essere il centro, la spinta d’irraggiamento della scultura. Ed allora una volta che lo scultore ha codificato il suo alfabeto visivo, esso si apre ad una gamma estremamente versatile di opzioni stilistiche ed espressive in cui figurazione ed astrazione si compenetrano con 4 ARTECULTURA modalità ed intensità diverse ma sempre afferenti a quel codice di linguaggio universale che Mazzotta ha saputo far proprio in maniera personale e del tutto autonoma. Da questo punto di vista assai importante è l’opera grafica che Mazzotta costantemente affina, sia come realtà espressiva in sè indipendente, sia anche come dialettico posizionamento rispetto all’ambito più propriamente scultoreo. Inoltre punto di equilibrio, di mediazione, tra scultura e grafica ci appare essere la raffinata ricerca nell’ambito del bassorilievo, questo genere oggi spesso dimenticato dall’arte scultorea contemporanea, ma che intuitivamente - e a ben ragione - Mazzotta ripropone in chiave moderna. Quasi a voler sottolineare che nella concretezza dell’operare, nella duttilità del plasmare, si attua quell’universalità espressiva e multimediale che già il Rinascimento aveva sperimentato e che oggi, paradossalmente torna ed essere, ricercata, persino invocata, dall’arte all’economia, dalla tecnologia alla comunicazione. Ed è allora in questo flusso futuribile che la scultura di Mazzotta si dispone a pieno titolo, consolidata dal suo rapporto culturale ed interiore che con lungimiranza sa far corrispondere passato e futuro, in una dialettica che proprio nella purezza della forma rimodula con sensibilità ed efficacia la voce inconfondibile dell’arte. Teodosio Martucci 15 17 16 18 19 14 13 20 ARTECULTURA 5 Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano FORMAZIONE. TITOLI EQUIPARATI ALLA LAUREA PER LE SCUOLE CIVICHE DI CINEMA E TEATRO. Sindaco Pisapia: “Un successo per Milano, un’opportunità per i nostri studenti”. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini hanno firmato il decreto del Miur, di concerto con il Mibact, per il riconoscimento dell’equiparazione rispetto alla laurea dei titoli di studio rilasciati dalle scuole e istituzioni formative di rilevanza nazionale che operano nei settori audiovisivo e cinema, teatro, musica, danza e letteratura di competenza del Mibact. Il decreto attua una norma contenuta nella legge ‘Buona Scuola’ e prevede un apposito iter di riconoscimento dei titoli che passa, innanzitutto, da una stretta verifica dei requisiti di qualità degli istituti coinvolti. “Una buona notizia per i nostri studenti che frequentano la Civica Scuola di Cinema e la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Fondazione Milano. Un successo per Milano e un’opportunità importante per i giovani diplomati - dichiara il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia -, che permetterà da un lato ai ragazzi di essere competitivi, sia in Italia sia all’estero, e dall’altro alle scuole di essere più attrattive anche per attirare i talenti di altri Paesi”. “Questo riconoscimento premia il lungo lavoro, la professionalità degli insegnanti oltre alla qualità dei corsi proposti dalle Civiche scuole milanesi, realtà diventate nel corso degli anni veri punti di riferimento cittadino e nazionale per chiunque voglia lavorare nell’industria cinematografica e teatrale”. Così l’assessore alle Politiche per il lavoro, Università e Ricerca Cristina Tajani: “ Con l’equipollenza raggiunta anche dalle scuole di Cinema e Teatro siamo riusciti a completare il riconoscimento universitario di tutte e quattro le Civiche gestite da Fondazione Milano. Un modello quello delle Scuole Civiche che a Milano vanta una profonda e radicata tradizione nell’ambito della formazione e dell’educazione professionale, dai giovani agli adulti, e che oggi grazie a questa equipollenza aumenta il suo valore adeguandolo alle evoluzioni delle figure lavorative più richieste sul mercato”. Info: [email protected] MITO SETTEMBRE MUSICA. AD ANNA GASTEL LE FUNZIONI DI PRESIDENTE DEL FESTIVAL I sindaci di Torino e di Milano, Piero Fassino e Giuliano Pisapia, hanno scelto di delegare ad Anna Gastel la funzione di Presidente del Festival MiTo Settembre Musica, rimanendone Presidenti Onorari. “Dal 2013 Vice Presidente del FAI, Anna Gastel ha dedicato tutta la sua vita all’arte e alla cultura - hanno dichiarato i Sindaci 6 ARTECULTURA Giuliano Pisapia e Piero Fassino - e siamo certi che anche in questo nuovo incarico saprà dare il suo contributo allo sviluppo del sistema culturale del nostro Paese. Il Festival MiTo è infatti ormai internazionalmente noto per l’originalità, l’ampiezza e la qualità del suo programma, ma siamo certi che Anna Gastel saprà imprimere un nuovo ulteriore slancio grazie alla sua raffinata sensibilità e alla sua capacità di coordinare eventi culturali complessi. Questa scelta, che affianca quella già compiuta con la nomina del Direttore Artistico Nicola Campogrande, completa il nuovo assetto di governo del Festival, per un MiTo Settembre Musica sempre più innovativo, attrattivo e stimolante per l’unicità del suo formato e della sua offerta musicale”. [email protected] Un nuovo percorso, parallelo all’allestimento permanente, alla scoperta dei magazzini visitabili del Museo Egizio. Nel suo primo Natale il nuovo allestimento del Museo Egizio, inaugurato il 1° aprile 2015, festeggia con un’anteprima delle “Gallerie della Cultura Materiale”, veri e propri magazzini visitabili allestiti lungo tutto il percorso museale. Si tratta di una serie di armadi che espongono un’ampia rassegna di manufatti, provenienti dalla straordinaria collezione del Museo Egizio, ordinati per tipologie in base al materiale con cui sono realizzati, alla loro forma, alla loro funzione e a ciò che rappresentano. In una società come la nostra, sempre più immersa in una cultura digitale insistere sulla cultura materiale significa tracciare un filo che collega il nostro mondo con quello dell’antichità, in particolare egizia: gli oggetti di cui l’uomo si è sempre circondato sono espressione della sua cultura materiale, studiata dagli archeologi per comprendere le società del passato. Le Gallerie della Cultura Materiale rappresentano per il pubblico un affascinante viaggio tra gli oggetti prodotti dall’ingegno dell’uomo nell’antico Egitto oltre a un’occasione per accedere anche ai magazzini che diventano finalmente visitabili mostrando una selezione di circa 10.000 oggetti e 40.000 custoditi dal Museo Egizio. Le Gallerie sono un work in progress e saranno continuamente arricchite offrendo contenuti ed esperienze tattili che consentiranno al visitatore di acquisire maggiori informazioni sui reperti in mostra. Attualmente il percorso si compone di 38 armadi collocati lungo il percorso museale, nei primi mesi del 2016 saranno inaugurate tre nuove sale, sempre dedicate alla cultura materiale. Con l’inaugurazione di un nuovo percorso a soli otto mesi dalla riapertura l’Egizio intende mantenere la promessa di essere un Museo vivo, capace di rinnovarsi per offrire al suo pubblico sempre nuove possibilità di visita. Info: 011 561 7776 I CHIODINI QUERCETTI AGLI UFFIZI DI FIRENZE: PIXEL ART “EDIZIONE SPECIALE MUSEI” Il famoso gioco dei chiodini in edizione speciale per la galleria d’Arte fiorentina e per il Museo Egizio di Torino. Vere e proprie opere d’arte. No, non parliamo dei meravigliosi ritratti di Botticelli ospitati alla Galleria degli Uffizi di Firenze e nemmeno degli affascinanti e misteriosi sarcofaghi del Museo Egizio di Torino. Parliamo di chiodini. Proprio così. Si chiama Pixel Art la linea di giochi di composizione da realizzare con i chiodini della storica fabbrica di giocattoli Quercetti & C. che è possibile acquistare nei Book Shop di alcune fra le più importanti realtà museali del mondo. Un’”Edizione Speciale Musei” di questo originale gioco è stata realizzata per il Book Shop della principale Galleria d’Arte fiorentina. Il gioco, in questa particolare edizione, può essere acquistato esclusivamente nello shop degli Uffizi, e permette di riprodurre tre soggetti dedicati: la celebre Cupola del Brunelleschi, simbolo del capoluogo toscano, un primo piano del David di Donatello e un dettaglio della Venere di Botticelli. Appositamente realizzati per il Book Shop del Museo Egizio di Torino, considerato, per il valore dei reperti, il più importante del mondo dopo quello del Cairo, sono invece i Pixel Art dedicati al famoso Faraone Bambino Tutankhamon e il celebre volto di Merit. Tutti i quadri Pixel Art “Edizione Speciale Musei” sono composti da 4 tavolette traforate modulari da completare con 4.800 chiodini in 6 colori del Pixel Art che si miscelano, dando vita a migliaia di nuovi colori e sfumature. Il “matrimonio” con delle realtà museali così importanti è giustificato, oltre che dalla qualità e dall’originalità del gioco, anche dal principio stesso che sta alla base di questo prodotto. Info: +39-011.235656 MODENA FIERE SALONE DELLE VACANZE, Modena, 18-20 marzo 2016 Ritorna a ModenaFiere il salone delle vacanze 0-14. Dal 18 al 20 marzo si parlerà di viaggi per i più piccoli, di turismo formato famiglia e di turismo scolastico: moltissime le proposte, per tutte le tasche. Oltre 200 espositori con decine di laboratori didattici a tema per coinvolgere i piccoli visitatori in un viaggio di scoperta. Spazio alle vacanze verdi: dalle escursioni ai camp sportivi, dalle fattorie didattiche ai parchi di avventura, fino ai camping e alle ciclovacanze. E ancora: numerose aree tematiche dove i piccoli visitatori potranno vivere per qualche ora l’avventura delle loro prossime baby vacanze. Sono i piccoli turisti ad aumentare, intesi come bambini e ragazzi in viaggio con la famiglia o da soli, senza mamma e papà. Le statistiche parlano chiaro: le famiglie che nel 2014 hanno fatto almeno una vacanza (di almeno 4 notti) con i propri figli sono il 77%. Info: 3398850143 Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali. Ferrara 6-8 aprile 2016 Dal 6 all’8 aprile la storica sede ferrarese di Restauro riapre le porte per accogliere un pubblico sempre più ampio, con un nuovo sottotitolo che diventa manifesto di questa XXIII edizione: Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali. Il Salone 2016 vuole coinvolgere ed è stato a sua volta coinvolto all’interno di un programma di grandi riforme e cambiamenti, in seno alle nuove politiche ministeriali in ambito di gestione del patrimonio culturale, di cui quest’anno si fa portavoce con un’attenzione sempre crescente per l’Economia Culturale, l’imprenscindibile ruolo svolto dalla Conservazione e Valorizzazione dei nostri Beni Culturali e Ambientali, e la riconosciuta posizione di rilievo, che le Tecnologie rivestono nel rendere più efficaci ed efficienti queste attività. Una nuova veste che è stata cucita insieme al MiBACT - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, partner storico della manifestazione, che ha individuato nel Salone la giusta cornice per rappresentare il Sistema Museale Italiano in tutta la sua interezza e complessità; in concomitanza ed all’interno di Restauro prenderà infatti vita MUSEI, un nuovo Salone rivolto in particolare alle aziende di pertinenza e in dialogo diretto con le realtà museali, pubbliche e private. Aziende provenienti da settori quali illuminotecnica, climatologia, software e altre tecnologie, come accoglienza, guardiania, ristorazione, bookshop e merchandising (che vanno ad aggiungersi al restauro architettonico, perno della manifestazione) e che si affiancheranno ai consueti 250 espositori, andando a comporre un panorama ancor più ricco e qualitativamente elevato. Dagli addetti ai lavori agli appassionati d’arte, ai curiosi e ai sostenitori del nostro invidiabile patrimonio culturale, questa edizione vuole rivolgersi a tutti coloro che a vario titolo si sentono coinvolti da questo imperdibile appuntamento. Info: www.salonedelrestauro.com DAL 19 marzo 2016 IL PREMIO ARTE LAGUNA TORNA ALL’ARSENALE DI VENEZIA. Festeggia i suoi dieci anni con una delle mostre più belle di sempre. Si inaugura sabato 19 marzo 2016 alle Nappe dell’Arsenale Nord, uno dei luoghi più conosciuti al mondo per l’arte contemporanea, la mostra dei finalisti della 10 edizione del Premio Internazionale Arte Laguna. Con i suoi 10 anni, il Premio si attesta come uno dei concorsi d’arte più longevi e prestigiosi. Gode di un elevato interesse nel mondo dell’arte, offrendo un certo riconoscimento ad artisti emergenti ed affermati così come la possibilità di farsi conoscere da critici internazionali. La mostra principale comprenderà 30 opere di pittura, 30 sculture e installazioni, 30 opere di arte fotografica, 10 video, 10 progetti di arte ambientale, 5 performance che si esibiranno dal vivo. Info: + 39 347 2790099 ARTECULTURA Mensile d’informazione artistica e culturale - Abbonamenti 2016 normali euro 50,00 sostenitore euro 100,00 con omaggio di una Grafica a colori, cm. 50x70 di Artisti Contemporanei disponibili: Alfieri, Fomez, Kodra QUEST’ANNO IL GIRO D’ITALIA PARTE DALL’OLANDA. Intestare: c.c.postale n.84356302 ARTECULTURA mensile d’informazione artistica e culturale - Via Ciovasso 19 20121 Milano Quest’anno la famosissima competizione italiana dedicata al mondo del ciclismo partirà per la dodicesima volta su 99 edizioni dall’estero. Nonostante la rarità di una partenza dall’estero i Paesi Bassi hanno già ospitato 2 volte le maglie rosa. Nel 2002 la partenza fu infatti da Groningen mentre nel 2010 i ciclisti italiani iniziarono la gara da Amsterdam. Il 2016 sarà quindi la terza volta che il Giro d’Italia partirà dall’Olanda. Tra le importanti gare ospitate ultimamente in Olanda da non dimenticare la partenza del Tour de France dalla cittadina olandese di Utrecht lo scorso 4 luglio. L’Olanda conosciuta in tutto il mondo come il paradiso biciclette, ha sempre ospitato con grande orgoglio questa competizione tutta italiana e anche quest’anno la provincia del Gelderland ha voluto fortemente questa corsa, sfidandosi tenacemente contro altri concorrenti internazionali. Le tappe olandesi La competizione che durerà tutto il mese di maggio rimarrà in Olanda per 3 giorni (6-8 maggio) per poi spostarsi direttamente nel sud d’Italia dopo un giorno di riposo. La gara si svolgerà tutta nella provincia del Gelderland e si svilupperà su 3 differenti tappe. Venerdì 6 maggio, giorno dedicato alla partenza del Giro che avverrà nella città di Apeldoorn. Questa prima tappa (una cronometro individuale) avrà una lunghezza totale di 8,1km percorrendo la cittadina olandese di Apeldoorn. La seconda tappa di sabato 7 maggio prevede un percorso di 180 km, con partenza dalla città di Arnhem e arrivo nella città di Nijmengen. Domenica 8 le maglie rosa finiranno il giro olandese partendo da Nijmengen per raggiungere dopo 190 km la città di Arnhem. CENACOLO S. EUSTORGIO Incontri e letture di narrativa, poesia, scrittura. Milano tel. 02878422 - Libreria Esoterica Ecumenica, Galleria Unione 1 03.03.16: Stefania Scarnati, Maria Luca, Elena Federici Ballini 10.03.16: Renzo Vidale, Patrizia Puleio, Maria Luisa Parazzini 17.03.16: Laboratorio di lettura e scrittura creativa di Opera Agli autori che leggeranno i loro testi ed agli ascoltatori viene suggerito di dare un libero contributo ad un’Associazione Solidaristica. dal 1967, l’Informazione Artistica su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet. Il pdf è scaricabile dal sito www.artecultura.org Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici né di tendenze, puntando sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente: Ottobre 2014: Antonio Fomez Novembre 2014: Sergio Sarri Dicembre 2014: Fernando De Filippi Gennaio 2015: Umberto Mariani Febbraio 2015: Luca Lischetti Marzo 2015: Mario Benedetto Aprile 2015: Carlo Nangeroni Maggio 2015: Paolo Scirpa Giugno 2015: Paolo Baratella Luglio 2015: Gabriele Amadori Ottobre 2015: Luigi Timoncini Novembre 2015: Ennio Calabria Dicembre 2015: Paolo Scirpa Gennaio 2016: Sergio Acerbi Febbraio 2016: Carlo Nangeroni Siamo disponibili a: - per possibili visite allo studio - Servizi redazionali su mostre ed eventi artistici di novità - Quotazioni redatte da esperto perito del Tribunale Abbonamento annuale Euro 50 Intestare:ARTECULTURA di Giuseppe Martucci c.c.postale n.84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano www.artecultura.org ARTECULTURA 7 LA MEMORIA FINALMENTE ARTE IN POLONIA DAL 1989-2015 La Galleria civica di Modena inaugura il prossimo 19 marzo alle 18.00 "La memoria finalmente. Arte in Polonia: 19892015", mostra a cura di Marinella Paderni, prodotta con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, realizzata in collaborazione con l'Istituto Polacco di Roma e allestita alla Palazzina dei Giardini fino al 5 giugno 2016. Quindici autori selezionati – sulla scorta di tre generazioni di artisti polacchi nati tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Ottanta – presentano fotografie, pittura, collage, performance, sculture, disegni, installazioni e video. Il percorso espositivo racconta il delicato passaggio tra passato e futuro vissuto dal Paese, mostra lo scarto tra radicate eredità culturali e l’invenzione di un’arte nuova, e rivela un tratto deciso e autonomo, piena espressione della Polonia post-socialista di oggi. La ricerca di un’identità nel presente, che rappresenti anche la promessa del futuro, è il leitmotiv della mostra: "La memoria finalmente", titolo di una poesia scritta da Wislawa Szymborska, scrittrice polacca premio Nobel per la letteratura nel 1996. A 25 anni dall’indipendenza democratica, la Polonia è diventata la culla di un rinascimento culturale senza precedenti, humus di quelle istanze storiche che hanno plasmato l’Europa del secolo scorso, tra traumi, rimozioni e ricostruzioni. Divisa nel corso del XX secolo, tornata indipendente tra il 1919 e il 1939 e poi liberata con l’aiuto dell’Armata Rossa, la Polonia divenne un paese del blocco socialista sovietico. Storico e strategico cro- cevia tra Est e Ovest, è divenuta un osservatorio privilegiato dei fenomeni politici e culturali europei, coniugando, spesso suo malgrado, istanze e differenze dei due poli estremi del nostro continente. L’inizio dell’era post-socialista e l’ingresso del capitalismo hanno segnato un confine culturale tra passato e futuro.La libertà ritrovata ha rappresentato la promessa del futuro senza il pericolo di cadere nelle trappole della rimozione e della perdita di memoria. La scena artistica contemporanea ha contribuito in maniera incisiva a questo ririnascimento culturale anche grazie a una riflessione critica attenta tanto al passato quanto al presente, capace di generare la consapevolezza necessaria per giungere alla costruzione di nuova identità. Critical Art e New Documentalists sono alcuni dei fenomeni artistici principali sorti tra gli anni Novanta e gli anni Duemila che si sono fatti carico di affrontare schiettamente il tema delicato della memoria, gli effetti del capitalismo e della globalizzazione impiantati su una storia di totalitarismi, l’essere e il divenire della società polacca. La mostra sarà corredata da un catalogo bilingue (italiano e inglese), edito da Silvana Editoriale, con apparati iconografici e biografici degli artisti oltre ad una serie di contributi critici a firma della curatrice Marinella Paderni, del filosofo polacco Andrzej Leder e della storica d'arte contemporanea Joanka Zielinska, curatrice presso il Museo d'Arte Contemporanea di Varsavia. Info T. 059 2032911 --- Roma, MACRO- Sino all’8 maggio 2016 La mostra propone un’analisi del volto e del corpo nell’arte contemporanea, mediante l’esposizione di opere in cui l’artista stesso si auto-rappresenta (tra gli altri Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Plinio De Martiis, Stefano Di Stasio, Giosetta Fioroni, Gilbert&George, Francesco Guerrieri, Urs Luthi, Carlo Maria Mariani, Bruce Nauman, Cristiano Pintaldi), di opere in cui l’artista è “rappresentato” da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate, Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori, e ancora di opere in cui l’artista non ritrae se stesso ma un altro personaggio, in cui però EGO/SUPER EGO/Alter ego riesce a ritrovarsi e specchiarsi, come nei lavori, tra gli altri, di Ennio Calabria, Candy Candy, Giacinto Cerone, Mariana Ferratto, Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Arnulf Rainer, Sissi, Sten e Lex. In tal senso, si inserisce in mostra il doppio focus dedicato ad Aleksandra Waliszewska, Untitled, mixed media on carton, 25 x 35 cm, courtesy LETO Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva, due exempla, fra i tanti possibili nel mondo della cultura italiana contemporanea, famosi anche a livello internazionale, sul quale abbiamo voluto porre una maggiore attenzione visuale, attraverso l’esposizione dei ritratti di Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo Levi e Mario Schifano e quelli di ABO di Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario Schifano. Fra dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil, la mostra cerca anche di approfondire e dimostrare, nel concreto dell’arte stessa, l’iter contemporaneo di quella che storicamente è definita come “pittura di genere”, con riferimento appunto all’autoritratto e al ritratto, ampliando e attualizzando la denominazione fino al selfie che, in poco tempo, si è andato imponendo a livello mass-mediale. Info 06 671070400 8 ARTECULTURA JOAN MIRO’ LA FORZA DELLA MATERIA Milano, MUDEC 24 marzo - 11 settembre 2016 Il lavoro di Joan Miró, una delle personalità più illustri della storia dell'arte moderna, è intimamente legato al surrealismo e alle influenze che artisti e poeti di questa corrente esercitarono su di lui negli anni venti e trenta. È attraverso di loro che Miró sperimenta l'esigenza di una fusione tra pittura e poesia, sottomettendo la sua opera a un processo di semplificazione della realtà che rimanda all'arte primitiva, al tempo stesso punto di riferimento per l'impostazione di un nuovo vocabolario di simboli e strumento utile a raggiungere una nuova percezione della cultura materiale.La retrospettiva intende porre l'attenzione su questo ultimo aspetto, mostrando attraverso un'ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e il 1981, l'importanza che l'artista ha sempre conferito alla materia, non solo come roig e Maiorca i due poli della sua ispirazione. Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l’Accademia Galí fino al 1915, dopodiché passò al Circolo Artistico di Sant Lluc. Nel 1916 Mirò affittò uno studio ed entrò in contatto con personalità nel mondo dell'arte. Furono questi gli anni in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui tenne la sua prima esposizione personale alle Galeries Dalmau (1918). Attirato dalla comunità artistica che si riuniva a Montparnasse, nel 1920 si stabilì a Parigi, dove conobbe Picasso e il circolo dadaista di Tristan Tzara. Già in questo periodo, in cui disegnava nell’accademia La Grande Chaumière, cominciò a delinearsi il suo stile decisamente originale, influenzato inizialmente dai dadaisti ma in seguito portato verso l’astrazione per l’influsso di poeti e scrittori surrealisti. Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la Farhan Siki, at the beginning #5 135x135cm, spray paint on canvas, 2014 La sede di Banca Generali Private Banking, in Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano, ospita dal 17 febbraio al 30 settembre 2016 una mostra che presenta una serie inedita di tele realizzate da Farhan Siki, street artist indonesiano, tra i più apprezzati a livello internazionale. L’esposizione Traces, curata da Rifky Effendi, propone un ciclo di opere appositamente pensato FARHAN SIKI Traces Illustrazione per Cavall Fort Cavallo, pipa e fiore rosso, 1920 strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche e soprattutto come entità fine a se stessa. Attraverso la sperimentazione di materiali eterodossi e procedure innovative, l'artista mira a infrangere le regole così da potersi spingere fino alle fonti più pure dell'arte. Figlio di un orefice e orologiaio, Joan Miró cominciò a disegnare dall’età di 8 anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo frequentò lezioni private di disegno; dal 1910 al 1911 lavorò come contabile in una drogheria, finché un esaurimento nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo di convalescenza passato nella casa di famiglia a Montroig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo stesso Miró riconobbe in seguito in Mont- scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. Quindi iniziò la sperimentazione artistica di Miró, che si cimentò con le litografie, l’acquaforte e la scultura, nonché con la pittura su carta catramata e vetro.Con lo scoppio della guerra civile spagnola (1936) tornò a Parigi, dove si dedicò a raccogliere fondi a favore della causa repubblicana, ma fece ritorno in Spagna al momento dell’invasione nazista della Francia. Da questo momento visse stabilmente a Maiorca o a Montroig.Miró fu uno dei più radicali e convinti teorici del surrealismo, al punto che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più surrealista di noi tutti”. Tornato nella casa di famiglia, Miró sviluppò uno stile surrealista sempre più marcato. Info e prenotazioni 02 54 917 per questo appuntamento, in cui Farhan Siki attinge le icone più riconoscibili e famose della storia dell’arte occidentale, da L’Ultima Cena all’Uomo Vitruviano di Leonardo, da Adamo ed Eva di Michelangelo all’esperienze del Bauhaus, e le rielabora con una sensibilità e una tecnica contemporanea. Fin dai suoi esordi, Farhan Siki riflette sulla cultura pop del XXI secolo, esplorandone gli elementi testuali, raccogliendo loghi, marchi e simboli della cultura di massa, al fine di apporli sulla tela, caricandoli di attributi iperbolici e parodistici ed esprimendo una satira interna al sistema dell’arte contemporanea. L'esperienza urbana e il consumo globalizzato si trasformano nei suoi lavori in un trionfo di colore. Nella sua serie più famosa: "Mu (War) kami", su uno sfondo composto dai loghi che Takashi Murakami ha progettato per Louis Vuitton, Farhan Siki affolla scene di combattimenti tra uomini, di aerei da guerra, di fucili e mitragliatori, come a ricordare che, pur nella leggerezza di un messaggio commerciale, non ci si deve dimenticare che esiste qualcosa di più profondo, che è impossibile ignorare. Persino la Marylin di Andy Warhol perde il suo volto e la sua maschera di bellezza perfetta, mostrando come molte altre icone popolari siano parte di questo controverso palcoscenico contemporaneo. Accompagna la mostra un volume edito da Banca Generali (bilingue italiano/ inglese) con testi del curatore e di Wiyanto. Info [email protected] ARTECULTURA 9 - RISORGIMENTO POETICO Tra l’ingenuo, il sentimentale e l’artistico. Non esistono confini nella Poesia della natura Volendolo esprimere con la profonda semplicità di un Gandhi diremo che “Fino alla fine dei tempi l’immaginazione, cioè la poesia, svolgerà un ruolo utile e necessario nell’evoluzione umana”. (Grandi Tascabili Economici Newton 1995, pag. 46). Per cui nessuna paura che la Poesia diventi Filosofia, perché la Poesia è tutto dalla scienza alla letteratura, dalla progettistica alla manovalanza, dalla medicina alla teologia, la poesia è la vita di sempre in tutta la sua manifestazione culturale. E se Paul Celan, eminente poeta romeno di lingua tedesca, avesse avuto tali cognizioni sulla natura della Poesia, forse si sarebbe risparmiato il suicidio per la paura che la poesia diventasse filosofia. (La Repubblica, pag. 52 - 20/12/ 2015). E la stessa Poesia ingenua e sentimentale in cui Friedrich Schiller si è consumato la vita specie con il suo trattato del 1795, tuttavia ignorò che in fondo, la poesia sentimentale non è altro che un sinonimo di quella ingenua di Moses Mendelssohn. In sostanza questi differenti concetti sulla poesia sono solo spigolature intellettuali. E non altro che questo. In quanto la sostanza della Poesia della natura non è di costruire la varietà ma l’unità dell’armonia messa sempre in pericolo da critici di limitate vedute. La spontaneità ha la sua naturale sede soprattutto nell’inconscio di Freud o nell’orientale versione di Budda con radice nell’induismo. Il più vicino alla Poesia della natura può essere invece stato Kant, che, a suo modo di pensare, la riteneva metà spontanea e l’altra metà naturale. I poeti, per noi, non sono né antichi e né moderni ma solo poeti del proprio tempo storico. I modi espressivi fanno tutti parte del corpo e spiritualità della Poesia della natura, poiché l’uomo è natura egli 10 ARTECULTURA stesso, al contrario non potrebbe essere un essere pensante. Quindi Euripide e Tibullo, come Shakespeare e Goethe etc., sono da ritenere tanto ingenui quanto sentimentali. Ha! Se il manovale non avesse cura della sua carriola non conoscerebbe il lavoro e pertanto resterebbe fuori dalla Bellezza poetica, come dicasi per lo scienziato che se non avesse intuizione di ricerca, risulterebbe un vegetale secco di sentimento. La Poesia della natura è l’identità dell’esistenza che vive tra il mappamondo della carne e il cielo dei desideri, un concetto nel quale un Francesco d’Assisi o Dante, un Leopardi o il meno conosciuto Rapisarda, ed altri, nei riferimenti intuitivi dei loro linguaggi, sia pure nella diversità delle espressioni, già si sentono dentro al calore generativo della Poesia della natura. E lo stesso amore di tutti i tempi e giorni, di cui tanto si parla, quale consistenza assolve fuori dalla Poesia della natura che impegna l’uomo al riscatto dalla disarmonia forzata come l’imposizione gerarchica della vita umana ed ogni forma di repressione e violenza? E cos’è che unisce fino al midollo spinale l’affetto di un neonato alla madre, se non lo spirito poetico innato della natura che poi sensibilizza quel fascino affettivo che dura tutta la vita? E dove conduce il lavoro fuori della Poesia della natura? Ad incontrare un elemosinante su ogni porta di casa che giustamente domanda di mangiare per vivere. Di quali colpe si sono macchiate le rappresentanze delle generazioni passate ed attuali che non hanno tuttora capito che le armi conducono solo all’inevitabile suicidio dell’uomo? E che solo il Disarmo, può condurre alla Poesia della natura. Quel Disarmo che nel primo e secondo dopoguerra era certamente sentito e man mano poi dimenticato da tutte le organizzazioni politiche e religiose per occupare la terra ed il cielo del nostro pianeta con un inquinamento senza più ombra di schiarita. Per noi il problema è molto semplice quando storicamente si constata che la cultura in tutte le sue espressioni anziché vertere in direzione della libera evoluzione dell’uomo purtroppo lo ha sempre più relegato nelle mani della schiavitù burocratica del potere. Ecco perché non ci può essere pace nella convivenza umana senza scoperchiare i miti ed i dogmi dell’esaltazione di potenza quando uno stato si sente sicuro solo abbattendo l’altro rivale, suo nemico. E non diversamente in linea di massima si presenta il proselitismo delle religioni in tutte le loro vesti di arroganza o di misericordia, di rigetto o di accoglienza. Sono problemi che non si risolvono se non si pensa alla nuova formazione della persona nutrita dalla Poesia della natura. Una formazione che sorga dalla fonte del nostro interiore spirituale che si pone in stretta sintonia con l’eterno della realtà universale che nella convivenza delinei cosa sia in pratica la Poesia della natura. Concetti che per la nostra limitata conoscenza sono in qualche modo già avvertibili nel Cristianesimo, nell’Induismo e nel Buddismo, ma bloccati al fatalismo del miracolato senza nemmeno santi d’intercessioni, favorendo così l’imposizione della preghiera dei senza peccati. E quale peccato può avere una persona, un lavoratore che nasce e vive fino alla morte nella schiavitù del potere di cui nessuna rappresentanza ha la mente e le mani pulite nel rispetto cosciente dell’altro? Una nuova formazione che faccia richiamo specifico alla Poesia della natura si presenta oggi non solo necessaria, ma urgente ed insostituibile affinché gli uomini siano davvero manifestazione d’uguaglianza senza virgolette che significa libertà della mente per la produzione del pane universale in cui l’apporto pratico corrisponda alle qualità fisiche e intellettive della persona che non si ammala d’egoismo per essere strozzato dall’infarto a 50 anni. Il vero ospedale dell’uomo è innanzitutto nella sua mente che va rispettata e mantenuta libera per le sue riflessioni di attività e di convivenza che sanno attraversare l’oceano della ristrettezza della miseria per vivere uniti senza umiliazioni. Per cui anche la tanto decantata retorica accoglienza dei nostri giorni nel profondo dell’uomo equivale ad una celata o sottaciuta umiliazione. Il diritto di vivere in fin dei conti non è nelle leggi dei poteri o nelle morali di comodo, ma nel respiro della Poesia della natura che purifica l’uomo da tutti i mali dell’oppressioni. Una constatazione di volontà che tale non è se prima non si chiarisce il nesso tra spiritualità, spontaneità e istinto quotidiano. (Continua) Artecultura In questo numero MARZO 2016 6 CORRISPONDENZA CULTURALE ALFREDO MAZZOTTA - CONCETTA MARIA 8 LA MEMORIA FINALMENTE 8 EGO/SUPER - EGO/Alter Ego 9 JOAN MIRO’ 9 FAHRAN SIKI’ 10 RISORGIMENTO POETICO 11 SOMMARIO 12 INTERLUDI 14 I LUOGHI DELL’IMMAGINE 16 GIORGIO MORANDI 17 Maestri Contemporanei TIMONCINI 21 EGITTO 22 SOL LE WITT 28 LA DONNA COL FUCILE 29 RIFUGIATI E MEDICINA 29 MONTEPULCIANO 30 QUANDO L’OPERA LIRICA 31 UMANITA’ POETICA 32 LIBRI 33 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA 35 CONCORSI 36 LA DONNA MADRE DISARMO La Copertina: ALFREDO MAZZOTTA Figura in contorsione, bronzo patinata Inserto redazionale: -MOSTREA MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA CORMIO di Teodosio Martucci; LUIGI TIMONCINI di Giorgio Seveso; GIANCARLO CERRI - SANTINA PORTELLI - DOMENICO SABATINO - MICHELE GIANNATTASIO SILVANA TESTA - ANTONIO CELLINESE LUISA VISCONTI - GIAMPIERO MAGGI di Marpanoza; NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE. Echi di Gallerie - L’AUTODIDATTA di Aoristias . Inserzioni: Galleria Ponte Rosso ARTECULTURA GALLERIA PONTE ROSSO dal 1973GALLE dal 21 gennaio al 5 marzo 2016 Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali Anno XLIX N. 03 Marzo 2016 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. 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[email protected] da BRERA... ARTECULTURA 20121 - Milano via Brera 2 Corrisp. via Monte di Pietà 1A Tel./Fax 02.86461053 E-mail: [email protected] www.ponterosso.com Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30-19 Chiuso domenica e lunedì ARTECULTURA 11 INTERLUDI D'ARTE Maurice Denis, BAGNANTI A PERROS-GUIREC Puvis de Chavannes GIOVANI DONNE IN RIVA AL MARE EURASIA Fino alle soglie della Storia Maurice Denis. Dai Nabis a una nuova spiritualità Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, sino al 3 aprile 2016 In collaborazione con il Musée Départemental Maurice Denis di Saint- Germainen-Laye, la GNAM di Roma organizza una mostra dedicata all’artista francese il quale, a partire dal suo ruolo di capofila nella cerchia dei pittori Nabis, ha attraversato il simbolismo, la pittura decorativa, il nuovo ordine classico, il neo-tradizionalismo, anticipando con i suoi scritti critici il clima del “ritorno all’ordine” degli anni venti. La mostra privilegia attraverso più di 100 opere i momenti fondamentali della sua attività attraverso il filo conduttore della sua spiritualità. Maurice Denis nacque a Granville il 25 novembre 1870, figlio di un impiegato delle ferrovie e di una modista. Il periodo nel quale cominciò la sua attività artistica coincise con la nascita del movimento simbolista; Denis rimase fortemente colpito dal Simbolismo, in particolare da Pierre Puvis De Chavannes. Nel 1886 la rivista “Symboliste” diffuse le teorie del nuovo movimento e lo scrittore Jean Moréas pubblicò su “Le Figaro” il primo manifesto del Simbolismo, proponendo una sintesi tra il mondo esterno e spiritualità dell’artista. Fu l’anno dell’ultima mostra degli impressionisti: i simbolisti si opposero sia al loro naturalismo, sia alle ricerche scientifiche dei puntinisti. Nel 1888, all’Académie Julian di Parigi, Denis conobbe Paul Sérusier, Pierre Bonnard e Paul Ranson, con i quali entrò a far parte del gruppo dei pittori Nabis. Delle riunioni dei Nabis, tenute nella redazione della rivista Revue Blanche o all’Accademia Ranson, Denis apprezzò in modo particolare il clima mistico, il gergo esoterico e il soprannome che ogni pittore ricevette dal gruppo: Denis venne chiamato “il Nabi dalle belle immagini”. Il suo primo mecenate fu Henri Lerolle, ricco pittore e collezionista. Nelle primissime opere, il suo stile pittorico fu naturalista e neoimpressionista, poi tendette al puro decorativismo. Info: 06 322 981 12 ARTECULTURA Alghero COMPLESSO NURAGICO DI PALMAVERA Cagliari - Musei Civici Sino al 10 aprile 2016 IL SIMBOLISMO. ARTE IN EUROPA DALLE BELLE EPOQUE ALLA GRANDE GUERRA Milano, Palazzo Reale 3 febbraio - 5 giugno 2016 Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, la mostra è curata da Fernando Mazzocca e Claudia Zevi con la consulenza alla curatela di Michel Draguet. Dal 3 febbraio al 5 giugno 2016, le sale di Palazzo Reale proporranno il confronto di oltre 150 opere tra dipinti, sculture e una eccezionale selezione di grafica, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della produzione artistica del Simbolismo, provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private, rievocando l’ideale aspirazione del Simbolismo a raggiungere un effetto unitario per creare un’arte totale. Nelle varie accezioni in cui si è manifestato in Europa - dall’Inghilterra alla Francia, dal Belgio all’area nordica, dall’Austria all’Italia - il Simbolismo ha sempre dato un grande rilievo ai miti e ai temi che coincidevano con i grandi valori universali della vita e della morte, dell’amore e del peccato, alla costante ricerca dei misteri della natura e dell’umana esistenza. Attraverso 18 sezioni tematiche il percorso espositivo evocherà le atmosfere e la dimensione onirica che i diversi artisti desideravano raggiungere per superare le apparenze: il visitatore attraverserà questo periodo passando dalla Dimensione onirica di Fernand Khnopff alle ardite invenzioni iconografiche di Klinger, dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon e Alfred Hubin alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, dal sentimento di decadenza di Musil. Info e prenotazioni tel. 0254914 La mostra, curata da Marco Edoardo Minoja, Anna Maria Montaldo e Yuri Piotrovsky porta a Cagliari 377 eccezionali pezzi delle collezioni del Museo Ermitage che, affiancate a più di 100 reperti provenienti dai musei sardi e ai significativi prestiti italiani, raccontano il progresso delle civiltà antiche, i flussi culturali tra l’Asia e l’Europa, dal Neolitico fino al millennio a.C., tra relazioni, parallelismi e differenze in un allestimento di grande suggestione, firmato da Angelo Figus. L’esposizione, divisa in quattro sezioni tematiche, accoglie le opere russe, i reperti sardi e quelli provenienti dalla Penisola in un percorso unitario che offre al visitatore un’esperienza coinvolgente e immersiva. La prima sezione TUTTIGIORNI mostra gli strumenti del vivere, il nuovo quotidiano se inteso come risultato della grande rivoluzione tecnica che dal Neolitico all’età dei metalli si afferma progressivamente con la diffusione di materie e strumenti, cambiando notevolmente l’economia globale e ogni ora della giornata degli uomini. La seconda sezione, RIVOLUZIONE METALLI, è dedicata all’inarrestabile processo di trasformazione che, a Oriente come a Occidente, avvia un radicale cambiamento culturale, economico, sociale e politico determinando, tra le conseguenze immediate, l’aumento della richiesta di beni di prestigio, il fiorire dell’artigianato, la riproduzione seriale degli oggetti, il superamento della fase di scambio e l’approdo al commercio. POTEREVANITAS è il titolo della terza sezione. Forme e colori del lusso e del potere sono il risultato delle grandi trasformazioni dei sistemi di produzione e dell’incremento della ricchezza. L’ultima sezione, BOVEMACHINA, ci parla del rapporto tra l’uomo e animale, compagno nella vita stanziale, risorsa sicura di alimenti e fornitore di materie prime. Cervo, toro, cavallo, di questi animali si evidenzia il valore simbolico, forza vitale e principio generatore, quello del Toro dalle lunghe corna del Caucaso. Info: 070/6676482 INTERLUDI D'ARTE Giorgione LA TEMPESTA Jheronimus Bosch ESTRAZIONE DELLA PIETRA DELLA FOLLIA Gino Severini IL TRENO, 1915 GINO SEVERINI Retrospettiva ALDO MANUZIO IL RINASCIMENTO DI VENEZIA Venezia, Gallerie dell’Accademia 19 marzo - 19 giugno 2016 La mostra presenterà la storia dell’uomo che ha inventato il libro moderno e il concetto stesso di editoria, facendo di Venezia la capitale internazionale della stampa. L’esposizione attraverso capolavori assoluti di Giorgione, Carpaccio, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Tiziano, Lorenzo Lotto, Pietro Lombardo, racconterà come il progetto di Aldo e i suoi preziosi libri si intrecciano a Venezia con un’arte nuova, nutrita dalla pubblicazione dei classici greci e latini. La mostra Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto, Giulio Manieri Elia, ripercorre una stagione unica e irripetibile nella storia della cultura europea e occidentale, durante la quale il libro si rivelò capace di trasformare il mondo dando vita al Rinascimento di Venezia, città effervescente con oltre 150mila abitanti nel XVI secolo è una tra le più ricche e popolose città del continente - dove ogni tipo di linguaggio artistico riesce, nello spazio di pochi decenni, a trovare la sua più efficace espressione. E’ nel Cinquecento che Venezia conquista e afferma definitivamente il ruolo di cerniera tra l’Oriente e l’Occidente, passando da essere semplice piattaforma per scambi di natura commerciale a luogo dove si mescolano culture, tradizioni, saperi. Sfruttando l’imponente rete logistica della quale solo una città mercantile come Venezia poteva disporre, Manuzio riuscì a immaginare e realizzare il suo straordinario programma che per la prima volta prevedeva di rendere disponibili al pubblico degli studiosi e di letterati del suo tempo i grandi classici della Storia. Info e Prenot. tel. 0415200345 Mamiano di Traversetolo / PR. Fondazione Magnani Rocca dal 19 marzo 2016 JHERONIMUS BOSCH Visioni di un genio Olanda, Noordbrabants Museum 8 febbraio - 13 maggio 2016 Con 20 dipinti (tavole e trittici) e 19 disegni previsti, si tratta della più grande esposizione mai realizzata delle opere di Jheronimus Bosch. La mostra vuole essere un omaggio senza precedenti al più importante artista del Medioevo olandese: mai prima d’ora sono state infatti riunite così tante opere del famoso “Creatore di diavoli”. La parte più significativa della sue opere torna per una volta a Den Bosch, la città in cui il maestro è nato con il nome di Jheronimus van Aken, dove ha dipinto i suoi capolavori e da cui è derivato il suo nome d’arte Bosch. L’esposizione rappresenta il culmine della serie di eventi, previsti per tutto il 2016 e ribattezzati Jheronimus Bosch 500, che si svolgeranno a livello nazionale per celebrare i 500 anni dalla morte dell’artista. Alcuni eventi di Jheronimus Bosch 500 Nel 2016, la città di Den Bosch commemora l’anniversario dei 500 anni dalla scomparsa del celebre pittore olandese con la manifestazione Jheronimus Bosch 500. Tra gli appuntamenti da non perdere, rientra certamente il programma di mostre che i sette musei principali della regione del Brabante presenteranno nell’arco del 2016, intitolato Bosch Grand Tour. Le mostre saranno tredici, suddivise per sette musei in quattro città, offrendo un evocativo e sorprendente viaggio alla scoperta dell’arte, del design e della cultura nelle città di Den Bosch, Breda, Eindhoven e Tilburg. Al ricco calendario di mostre si alterneranno numerosi altri eventi, come la famosa Parata di carnevale che sarà un’occasione unica per inmmergersi in un’atmosfera vivace, con costumi favolosi e fantastici carri galleggianti in una città brulicante di persone in festa. Info: +31 73 687 7877 Nato a Cortona, giunse diciottenne a Roma. Qui Giacomo Balla lo avviò alla pittura divisionista che approfondì a Parigi a partire dal 1906 ( Primavera a Montmartre, 1909). Fu tra i firmatari nel 1909 del Manifesto del futurismo scritto da Filippo Tommaso Marinetti. A Parigi fu a contatto con Pablo Picasso, Georges Braque, Juan Gris e Guillaume Apollinaire, e partecipò al nascere e allo svilupparsi del cubismo. Nel 1913 sposò Jeanne, la figlia del poeta Paul Fort, da cui nasceranno tre figli: Gina (1915), Romana (1937) e Jaques (1927-1933) morto prematuro. Fra l’ottobre 1917 e l’agosto 1918 pubblicò una serie di articoli dal titolo La Peinture d’avant-garde nella rivista De Stijl. Trasferitosi a Parigi nel 1906 per studiare la pittura d’oltralpe degli impressionisti e dei post-impressionisti, Severini conosce molti dei maggiori esponenti delle avanguardie artistiche della capitale francese, tra cui Paul Signac, Georges Braque, Juan Gris, Amedeo Modigliani, Pablo Picasso e i poeti Guillaume Apollinaire, Paul Fort e Max Jacob. Nonostante questa permanenza a Parigi, non interrompe i suoi contatti con l’Italia. Infatti, dopo, aver aderito al movimento Fururista su invito di Filippo Tommaso Marinetti, è uno dei firmatari nel 1910 del manifesto della pittura futurista insieme a Balla, Boccioni, Carrà, e Russolo. Nel 1912 sollecita Umberto Boccioni e Carrà a raggiungerlo a Parigi, dove organizza la prima mostra dei futuristi presso la Galleria Bernheim-Jeune. In seguito partecipa alle successive esposizioni futuriste in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1913 a Londra, presso la Marlborough Gallery, è allestita la sua prima mostra personale che successivamente viene presentata alla galleria Der Sturm di Berlino. Durante questo periodo parigino, Severini svolge un importante ruolo di collegamento fra gli ambienti artistici francesi ed italiani, in particolar modo tra sensibilità cubiste e futuriste. Info: 0521-848327 ARTECULTURA 13 I luoghi dell’immagine Echi da gallerie a cura di Aoristias FONTANESI - Gallerie Maspes 26 febbraio - 16 aprile 2016 Le Gallerie Maspes di Milano (via Manzoni 45) ospitano un’esposizione dedicata a una delle opere fondamentali nell’evoluzione di Antonio Fontanesi (1818-1882) e nella storia della pittura europea di paesaggio del XIX secolo: Aprile. La mostra dossier, ideata da Francesco Luigi Maspes e curata da Piergiorgio Dragone, consente una riflessione critica a largo raggio su una delle figure più incisive dell’arte italiana ed europea del secondo ‘800, capace di contemperare nella pittura sintesi di sensibile osservazione e spiritualità. [email protected] tista partecipa nel 1956 alla fondazione del gruppo Ton-Fan, che raccoglie pittori di tendenza astratta. Alla fine degli anni Cinquanta si stabilisce a Milano e da allora la sua ricerca nel coerente profilo di un’intensa astrazione lirica propone una sintesi di valori occidentali e spiritualità orientale ricca di aperte suggestioni. [email protected] WORTH - Barbara Frigerio 28 gennaio - 26 marzo 2016 Affascinato dal disegno, considerato nei secoli scorsi fondamento dell’arte stessa, Gavin Worth realizza dei veri e propri “disegni nello spazio”, avvalendosi del filo di ferro, presentati alla galleria Barbara Frigerio di Milano. Sono opere scultoree “aeree” (per citare una delle sue fonti d’ispirazione – Alexander Calder -), leggere, poetiche ed essenziali che raffigurano volti, mani, corpi. Per Gavin Worth la linea è l’assoluto e fondativo elemento primario dell’arte. Nel momento stesso di percepirla, nella definizione della forma, la rappresentazione perviene al suo acme di puro e astratto valore. Info: www.barbarafrigeriogallery.it HSIAO CHIN - Primo Marella Dal 14 gennaio 2016 La mostra in programma alla Primo Marella Gallery di Milano presenta una personale del pittore cinese Hsiao Chin. Dopo i primi studi d’arte, l’ar- 14 ARTECULTURA FRODE - ArtGallery 4 febbraio - 4 marzo 2016 E’ stata inaugurata lo scorso 4 febbraio la mostra personale di FRODE dal titolo Approdi Urbani, presso l’Associazione ArtGallery Milano, a cura di Elisa Ajelli, con testi critici in catalogo di Elisa Ajelli, John Nation e Angela D’Amelio. L’esposizione consta di 20 acquerelli per la prima volta esposti in una personale dell’artista che indaga due elementi che caratterizzano e influenzano il suo universo: street art e legalità. L’artista si avvale di un linguaggio visivo in cui la figurazione viene rimodulata in una spazialità aperta, ricca di suggestioni surreali e di limpide stilizzazioni geometriche. Info 02/58102678 Gavin Worth, SKETCH IN THE AIR RIZZO- Ingenito Contemporary Art Sino al 5 marzo 2016 Dodici sculture di medie e grandi dimensioni compongono la personale di Giacomo Rizzo alla Galleria Andrea Ingenito Contemporary Art di Milano. Dal 21 gennaio al 5 marzo 2016 “Passaggi. I luoghi della pelle”, a cura di Serena Ribaudo, espone un nucleo di lavori in resina, gesso, alluminio, plex, cera e silicone che disegnano un percorso rappresentativo dell’ultima produzione dell’artista palermitano. Lo scultore insiste con particolare energia sul dinamico rapporto materia/forma evidenziando tensioni plastiche in una simbologia di costante evoluzione. SUOLO SACRO - Moshe Tabibnia 6 aprile - 2 luglio 2016 Nelle raffigurazioni pittoriche, dal Medioevo in poi, si osservano numerosi tappeti posti ai piedi della Vergine Maria e dei Santi ma anche distesi su tavole imbandite a ospitare cibi e oggetti carichi di significati spirituali e allegorici, allo scopo di delimitare la sacra rappresentazione in un’aura di magico rilievo. In questo caso il tappeto ridefinisce l’identità fisica e spirituale dello spazio. Premessa, ideale, questa, per comprendere SUOLO SACRO proposto dalla galleria Moshe Tabibnia di Milano. Un excursus nella storia della pittura e dell’arte tessile dal Medioevo al XIX secolo nella quale sono affiancati tappeti antichi a altrettanti famosi dipinti in IL DESIGN NON E’ UNA MODA 20 gennaio - 18 marzo 2016 “Il design non è una moda”, a cura di Rabi Diop connette linguaggi artistici differenti proposti da Ebano Gallery di Milano, la prima galleria in Italia interamente dedicata all'arte, design, musica e moda da tutta l'Africa. Attraverso i linguaggi del designer senegalese Ousmane Mbaye, celebre per i suoi lavori realizzati con i metalli e di Johanna Bramble nota per le sue creazioni tessili, il design li compenetra, senza distinguerli. Fra archetipo ed innovazione, nella concreta realtà antropologica il design sperimenta la sua autentica vocazione stilistica nell’era della interconnessione globalizzata. Ulteriori informazioni sulla mostra contattare: Antonio Fontanesi, APRILE, riva del lago di Bourget DASHTI - Officine dell’Immagine 4 febbraio -16 aprile 2016, L’esposizione curata da Silvia Cirelli, alla Galleria Officine dell’Immagine di Milano, propone recenti lavori di Gohar Dashti giovane e talentuosa interprete. Un’artista che negli ultimi anni si è chiaramente distinta per una sempre maggiore attenzione internazionale. Nei suoi interventi fotografici l’incontro con la suggestiva ed infinita realtà del paesaggio iraniano, si snoda in una plasticità assoluta e di visionaria stratificazione metafisica. [email protected] creativa sinergia culturale e sensoriale. Info 02 805 1545 [email protected] PICASSO - Galleria Deodato La creatività di Pablo Picasso si è dispiegata in ricerche e sperimentazioni ad ampio spettro. In modo particolare la grafica, di cui la galleria Deodato di Milano presenta in mostra opere litografiche dagli anni venti agli anni settanta, oltre a una selezione di incisioni appartenenti alle serie Suite Voillard (1930 - 1937) e La Celestine (1968 - 1971), ha costantemente affiancato il parallelo percorso pittorico dell’artista spagnolo. Dal suo segno grafico si è alimentata una nuova visione dell’arte e della pittura. Sino al 30 marzo 2016. Info 02 80886294 Manin.Il percorso si snoda attraverso nuclei tematici connessi tra loro, sviluppati, attraverso una forte carica partecipativa, una prospettiva multipla che sollecita una pluralità di interpretazioni. [email protected] Andy Rementer, Biker, 2015, olio su tela, cm. 122x76 Lamberto Teotino, L'ultimo Dio - 12, 2012-2013. Courtesy of the artist and mc2gallery, Milan. Kengiro Azuma, 24. MU 27, 1961, bronzo KENGIRO AZUMA - Gall. Cortina 20 gennaio - 18 marzo 2016 La Galleria Cortina Arte di Milano celebra l’artista Kengiro Azuma nell’anno del suo 90° compleanno dedicandogli una mostra dal titolo MU YU – il vuoto e il pieno che riassume in sé il pensiero di tutta la ricerca di Azuma basata fondamentalmente sulla sua personale filosofia riconducibile ai principi dello ZEN, sia in arte che nella vita. A partire dagli anni ‘50, trasferitosi in Italia si dedica alla scultura imprimendo alla ricerca lo stigma di una plasticità, pura ed essenziale, di compenetrazione con lo spazio, pervaso da suoi valori simbolici e spirituali. Info [email protected] MENAZZI MORETTI 12 marzo - 15 maggio 2016 Una significativa mostra fotografica illustra le tappe del percorso artistico e creativo di Luisa Menazzi Moretti nella prestigiosa cornice di Villa Manin Esedra di Levante dal 12 marzo al 15 maggio 2016. “Somewhere. Luisa Menazzi Moretti” è curata da Valerio Dehò e organizzata dall'Azienda Speciale Villa L’ULTIMO DIO - mc2gallery Sino all’11 marzo 2016 L’ultimo Dio di Lamberto Teotino, a cura di Claudio Composti, è un progetto che indaga gli aspetti psicologici dell’individuo, è un lavoro sulla coscienza umana, prende in esame i principi ontologici e antropologici, analizza l’approfondimento del sè in quanto essere, legato all’autocoscienza e all’introspezione, processi tra i quali spicca l’intelletto come il principale luogo in cui si produce l’intuizione. Una mostra di lucida critica in un contesto storico caratterizzato dalla globalizzazione della frammentarietà. Una sfida (in)consapevole alle acque stagnati della nostra produzione culturale. [email protected] WALTER DA COL 12 marzo - 15 maggio 2016 In questa sua importante mostra personale “ Twinkles of spring” di Walter da Col alla Galleria THE OBSESSION OF ART a Bergen in via Molenstrat 3 ( The Netherlands) l’artista esprime la sua particolare figurazione in cui una vibrante dialettica geometria-atmosfera imprime una spaziale dinamicità alle forme, alle loro infinite suggestioni. Da Col, pertanto, si può definire un vero poeta della figurazione, capace di trasmettere sensazioni ed emozioni profonde. L’ETA’ DELL’INNOCENZA 11 febbraio - 2 aprile 2016 Americano, originario del New Jersey, Andy Rementer ha studiato Graphic Design alla University of the Arts di Philadelphia e ha lavorato come illustratore e fumettista. Reinventa in chiave magica ed onirica la figura svolgendola in un’aura coinvolgente ed enigmatica al tempo stesso. Fulvia Mendini conferisce alle sue immagini la suadente evocazione della fiaba in forme di lineare e composta purezza. Antonio Colombo Arte Contemporanea all'interno di Little Circus, lo spazio della galleria dedicato ai progetti speciali, presenta Monkey Riders, la prima mostra personale in Italia dell'artista svedese Erika Nordqvist. Ciò che anima i protagonisti dei disegni di Erika Nordqvist è la ricerca continua e costante del loro ruolo nella società contemporanea. Milano, Galleria Antonio Colombo T. 02.29060171 QUARTANA - Assab One 3 febbraio - 3 marzo 2016 In mostra sono raccolte sequenze di immagini fotografiche di grande formato e scritti poetici collegati al lavoro portato avanti nel sito www.lucaquartana.net. Il corpo dell’artista e la parola (scritta o pronunciata nelle azioni dal vivo) sono i due registri portanti della mostra. Luca Quartana intende ridefinire su nuove basi il rapporto tra parola ed immagine indagandone le rispettive derivazioni simboliche, il loro reciproco concatenarsi e nello stesso tempo contraddirsi. Tutto questo si sviluppa ad opera del web in cui consustanziale è la presenza di parola ed immagine. Info Galleria Assab One Milano - Via Privata Assab 1 [email protected] ARTECULTURA 15 GIORGIO MORANDI Infinite variations Giorgio Morandi, Natura Morta Kobe, Hyogo Prefectural Museum of Art (8 dicembre 2015 - 14 febbraio 2016); Tokyo Station Gallery (20 febbraio - 10 aprile 2016); Iwate Museum of Art (16 aprile - 5 giugno 2016) E’ stata inaugurata lo scorso 8 dicembre a Kobe (Giappone), Hyogo Prefectural Museum of Art, Giorgio Morandi, Infinite variations, la grande mostra curata da Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi in collaborazione con The Tokyo Shimbun, che vedrà il maestro bolognese protagonista in tre importanti istituzioni museali giapponesi. Con questa esposizione su più sedi il Museo Morandi prosegue nella valorizzazione delle proprie collezioni attraverso importanti iniziative all'estero come quelle realizzate negli ultimi anni a New York (2008), a Porto Alegre (2012) e a Seoul (2014). Dopo diciassette anni - tra il 1998 e il 1999 infatti si tenne una rassegna dedicata esclusivamente ai Paesaggi e ai Fiori - l'opera di Giorgio Morandi (1890-1964) torna in Giappone con un'ampia esposizione incentrata principalmente sulle sue Nature morte. La mostra approfondisce il tema principale della ricerca che ha caratterizzato l'opera dell'artista per l'intero arco della sua attività. La fama di Morandi è legata infatti a composizioni di bottiglie, scatole, vasi e altri oggetti di uso quotidiano, che diventano pretesti per un'indagine in 16 ARTECULTURA cui si evidenzia l'aspetto geometrico e la purezza formale dei volumi. Per rendere evidente al pubblico giapponese questo aspetto del suo lavoro è stata individuata una selezione di Nature morte particolarmente esemplificative delle diverse fasi operative dell'artista. Infatti l'esposizione sottolinea la persistenza di alcuni oggetti all'interno di composizioni in cui la loro diversa disposizione nello spazio è sufficiente a rendere ogni quadro totalmente diverso dagli altri. Sono elementi che Morandi a volte posiziona in fila sul piano, a volte invece raggruppa in formazione serrata: quello che potrebbe sembrare monotonia è in realtà uno studio sistematico sulla geometria degli oggetti e sulla loro collocazione nello spazio, da cui nasce il concetto di serie e variante, affrontato da tanta letteratura critica morandiana. Nella mostra vengono inoltre presentati anche alcuni significativi Paesaggi affrontati da Morandi in modo analogo alle Nature morte, in cui le case sono semplici volumi al pari degli oggetti; e allo stesso modo compare anche il tema dei Fiori, in cui l'elemento poetico convive con uno studio compositivo attento che rimanda sempre a poche e reiterate tipologie. La rassegna, curata da L. Selleri e G. Vecchi, prevede la presenza di oltre 50 dipinti e di circa cinquanta opere su carta. Venezia - Palazzo Mocenigo Sino al 10 aprile 2016 I rinnovati spazi al piano terra di Palazzo Mocenigo, recuperati grazie al supporto di Mavive e inaugurati lo scorso giugno, oltre alla Sala Multimediale e a un attrezzato Laboratorio del Profumo presentano anche una white room destinata ad eventi e mostre temporanee. È qui, perfettamente in linea con la “vocazione” del museo di San Stae, sede del Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, che viene proposto dall’11 dicembre 2015 al 10 aprile 2016 un suggestivo “viaggio” attraverso le tecniche della “tintura” naturale del tessile. La mostra, dal titolo emblematico – L’alchimia del colore – dà conto di come tale processo abbia rappresentato una delle prime attività tecnologiche dell’uomo, la cui evoluzione, sia in ambito culturale che economico, è sempre andata di pari passo con quella umana. A cura di Stefano Panconesi, Sissi Castellano, Chiara Squarcina e Augusto Panini l’esposizione presenta le materie prime e i prodotti del processo della tintura. Si tratta dei tessuti e delle matasse base impiegate per la successiva lavorazione, che sono il risultato di un processo naturale avvenuto utilizzando una palette di colori attinti dalla natura – radici, fusti, cortecce, foglie, fiori, frutti e alcuni insetti – da cui derivano i pigmenti originari: giallo, rosso, blu, arancio, bruno, verde e viola. / Info 39 041 721798 L’ALCHIMIA DEL COLORE Tintura come arte Tintura tradizionale delle pelli di capra a Fez (Marocco) Il Punto Maestri Moderni e Contemporanei Lo spirito e l’immagine nella vicenda di Timoncini di Giorgio Seveso 1 Nella lunga vicenda pittorica di Timoncini c’è qualcosa di altamente spirituale che s’intreccia alle ragioni della forma. Voglio dire che per lui ciò che conta veramente nell’alchimia dei colori, dei segni, delle velature e delle pennellate, è solo la loro viva, stretta rispondenza ai movimenti dell’animo, la loro adesione intima e pensosa alle ragioni e alle pulsioni della coscienza dell’autore. Le elaborazioni e gli sviluppi plastici del suo linguaggio non hanno in qualche modo altra ragione se non, appunto, quella della loro capacità di registrazione e rispecchiamento di un sentimento morale. Nelle sue intenzioni non c’è mai stato e non c’è una ricerca di effetti o di compiacimenti, un’indagine di forme e segni fine a se stessa. Anzi, in ogni snodo del lavoro, Timoncini sottolinea in modo permanente come per lui la dialettica dei linguaggi e degli stili trova fertile soluzione solo nell’impulso della concretezza esistenziale, elaborata, nel suo animo, col filtro sensibile della fede e non di rado dell’indignazione per le contraddizioni del presente. Guardiamo le sue immagini urbane, sospese tra cieli di finestre e muri senza respiro; i suoi paesaggi di campagna, spesso desolati e scarnificati; i suoi personaggi, come congelati in una algida dissoluzione esteriore, prima ancora etica che fenomenica...La storia della sua figurazione è la storia di una con- templazione assorta dell’esistenza 2 degli uomini, della vita, della coscienza avvertita e interpretata nei suoi grumi più sepolti di dolore e disperazione, da cui si dipana l’aspirazione lancinante a una lontana, inarrivabile serenità felice: qualcosa come una sensazione di nostalgia per un’età d’oro irrimediabilmente perduta, un paradiso ormai tramontato e inaccessibile. Nella sua poetica, il “racconto” del reale quotidiano si sposta dunque verso una evocazione indefinita e indefinibile, che rimanda i sensi alla traccia di vibrazioni liriche, sintesi personale di drammi che inquietano le cose. Dalle vaste metafore e dai possibili temi populisti o ideologici (vedi per esempio “Paesaggio industriale” del 1958) si giunge ARTECULTURA 17 negli anni alla dolorosa incombenza di una luce cruda, di uno spazio rugginoso, di un silenzio grondante di arie tossiche e sfatte, oggetti e personaggi intimi e dimessi, trafitti dalla solitudine e dall’ansia (come “Al museo archeologico” del 1976). In ogni momento, in ogni immagine, dal fumo snebbiante di una stanza al lamento di un sassofono, dal luccichio anonimo delle finestre di palazzi allucinati di periferia ai segni quasi barocchi dei monumenti cittadini (si veda la “Icona metropolitana” del 2004), Timoncini mette a fuoco l’attenzione come se i suoi soggetti fossero contenitori di tragedie, di solitudini e nevrosi rivide e inaudite. E allora la scrosciante dilatazione delle forme e dei segni, tratta da una sua singolare interpretazione dell’esempio degli espressionisti astratti intrecciato a quello dei “realisti esistenziali” milanesi, si fa linguaggio 18 ARTECULTURA compiuto, inconfondibile, poeticamente pertinente. Entra nel sommesso e drammatico dissolvimento di immagini consuete, abituali, sordamente banali e riconoscibili nel loro incombere di ogni giorno: e vi entra come un’aura trasfigurante, come una corrente elettrica che le fa vibrare e ronzare, le dissolve e le ricompone, più vere e più reali del modello. Questa particolare concezione dell’immagine è il fulcro stesso della sua concezione del dipingere, la sua giustificazione e insieme il suo ineludibile destino di racconto. E’ una pittura, quella di Timoncini, che non si abbandona mai, infatti, all’arbitrio soggettivo della forma, collegandosi invece permanentemente, per sue interne vie e pulsioni, alle ragioni proprie dell’immagine figurale, ovvero al “figurativo” come termine medio e punto di incontro, come luogo d’un possibile scambio o reciproco innesco tra la soggettività dell’artista e le soggettività dei riguardanti. E’ un modo altamente spirituale - dicevo più sopra - di inveramento del linguaggio narrativo, nel ricercare e praticare un intreccio tra la mano e lo spirito, un simultaneo agire ed interagire dell’artista tra il costante raffinamento delle tecniche espressive e il fervore affabulatorio della sua riflessione e della sua immaginazione. Timoncini, appunto, da sempre si muove e si è mosso, nel suo ormai non breve lavoro, proprio su questo versante del dipingere. Un versante che richiama ad ogni prova il gusto, appunto, di un racconto continuo, incalzante, debordante: una elaborazione concentrata e distillata di immagini che si costituiscono come simboli, come inneschi o catalizzatori di un valore emblematico delle immagini medesime. Si tratta, dicevo, 3 4 di un linguaggio risolutamente figurativo, anche nei suoi brani e momenti più dilatati o allusivi, che la dice lunga con immediata eloquenza, sulla sua formazione e sulle sue scelte, sulle ragioni poetico-pittoriche che egli viene esplorando. Si tratta, con ogni evidenza, dell’inesorabile ed inevitabile conseguenza della particolare conformazione della sua espressività e delle sue inquietudini interiori che, appunto, solo in una ben definita figurazione possono rinvenire la misura di un loro costante slargamento a metafora tangibile e sperimentale, leggibile, e dunque non “gergale”, non solipsistica non esclusivamente soggettiva o personale. Perché l’intimo lavorìo interiore di Timoncini di fronte alla tela o alla lastra dell’incisione, comporta appunto, un terreno di comunicazione che non può porsi solo sul piano estetico: implica, come condizione, che lo spettatore ricostruisca dinnanzi alla figura, ai colori, alle forme, la sottile trama sottostante di significati, di evocazioni, di simultaneità e compresenze allusive. E’per questo che, nella concentrazione dei sentimenti e del pensiero fantasticante, i soggetti inseguiti nelle sue rappresentazioni non valgono mai soltanto per l’apparizione segnica che rappresentano, e la loro avvenenza o la loro dissonanza non sono mai esclusivamente limitate alla pura superficie. Il vero tema di questi soggetti, in altre parole, non è mai soltanto ciò che è rappresentato, ma intende porsi ben oltre a un valore di mero simulacro, aprendosi (e stimolando la nostra attenzione ad aprirsi) verso ulteriori e più profonde vibrazioni di senso, verso altri, e più sepolti, livelli. (G. Seveso) Il repertorio fotografico Pag. 17: AL MUSEO ARCHEOLOGICO, 1976 (a sinistra) Olio su tela, cm. 110x95; segue a destra: ICONA METROPOLITANA, 2006, Olio, cm. 90x70 Pag. 18: L’ECO, 1989 Olio su tela, cm. 70x80 Pag. 19: LA BELLA ESTATE, 1983 Olio su tela, cm. 80x90 Pag. 20: 5: I CASONI DELLA PERIFERIA, 1961 Olio, cm. 100x70 6: HOMO SAPIENS, 1970, olio su tela, cm. 85x70 7: CASE DI PERIFERIA, 1960 Olio, cm. 90x100 8: PAESAGGIO CON POCHI SASSI, 1989 Olio su tela, cm. 70x80 9: INGRESSO AUTOSTRADA, 1962 Olio, cm. 60x70 10: L’OMBRA, 1969 Olio su tela, cm. 70x60 11: PAESAGGIO INDUSTRIALE, 1958 Tempera, cm. 26x35 ARTECULTURA 19 5 8 9 10 6 7 11 20 ARTECULTURA DAL BLU DEL DANUBIO Lo scorso 12 dicembre 2015, al Museo della Ceramica di Mondovì è stata ufficialmente aperta, sino al 3 aprile 2016, la mostra intitolata “Dalle sponde del Danubio”, dedicata alle affascinanti origini della Manifattura della Porcellana di Augarten di Vienna, fondata nel 1923 sui terreni della ex riserva di caccia imperiale. Curata da Claudia Lehner-Jobst e Andreina d’Agliano, la rassegna espositiva proposta all'interno del prestigioso palazzo Fauzone comprende circa una sessantina di oggetti, in prevalenza sculture ma anche vasi, scatole da the e da confetti, oggetti di arredo, tutti esemplificativi della miglior produzione di questa manifattura che a ragione può considerarsi emblematica del fermento culturale e artistico della Vienna fra le due guerre. Anche la storia della fabbrica è affascinante come la sua produzione: nel 1775 Augarten – una vasta, piacevole zona sulle sponde del Danubio- fu aperta al pubblico come luogo di svago; molti compositori famosi come Mozart, Beethoven Schubert e J. Strauss erano soliti esibirsi nell’edificio che ospita tuttora la manifattura, oltre al Museo delle Porcellane - inaugurato nel 2011. La prima manifattura imperiale di porcellane di Vienna, fondata nel 1718, era stata chiusa nel 1864 a seguito della massiccia concorrenza delle piccole fabbriche private della Boemia. Solamente nei primi anni ’20 il grande interesse per le arti decorative risvegliatosi grazie alla Kunstgewerbeschule, così come alla Österreichische Werkbund e alla Wiener Kunstgewerbeverein sfociò nell’iniziativa di un gruppo composto da appassionati di arte, imprenditori, rappresentanti della Città di Vienna e del Governo austriaco di fondare una nuova fabbrica di porcellane che riprendesse la tradizione di quella imperiale, andata perduta. All’apertura ufficiale della Wiener Porzellanfabrik Schloss Augarten A.G. il2 maggio 1924, gli imprenditori coinvolti nel progetto proclamarono l’inizio di una nuova, fiorente epoca in cui, abbandonate le macerie della Prima Guerra Mondiale, il design e l’arte avrebbero dato luogo a un mondo fatto di bellezza, bontà d’animo e valori umani. Negli anni tra il 1924 e il 1925, la manifattura Augarten creò non meno di 80 modelli di figurine in porcellana. Info 0174 330 358 Tempio funerario di Hatshepsut EGITTO Splendore millenario La mostra Egitto. Splendore Millenario, che apre il 16 ottobre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo un’esposizione di fortissimo impatto visivo e scientifico, ma è anche un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione di antichità egiziane del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda - una delle prime dieci al mondo - e quella di Bologna - tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo, si uniranno e si integreranno in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia. Saranno 500 i reperti, databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana, che dall’Olanda giungeranno al museo bolognese. E assieme ai capolavori di Leiden e Bologna, la mostra ospiterà importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, all’insegna di un network che vede coinvolte le principali realtà museali italiane. Per la prima volta saranno esposti l’uno accanto all’altro i capolavori delle due collezioni, opere quali: la Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.), il “maggiordomo della divina offerta” la cui preghiera racconta l’esistenza ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425 a.C.), il grande conquistatore; le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292 a.C.), massimi capolavori del Museo Nazio- nale di Antichità di Leiden, che lasceranno per la prima volta l’Olanda; e infine, tra i numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi, un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle sembianze di una eternamente giovane fanciulla che tiene un uccellino in mano. Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre l’occasione unica e irripetibile di vedere ricongiunti i più importanti rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a.C., che Leiden, Bologna e Firenze posseggono. L'arte egizia ha origini antichissime, precedenti al IV millennio a.C., e si intreccia nei secoli con l'arte delle culture vicine (siro-palestinese e fenicia). La sua influenza arriva fino al XIX secolo e oltre. Si può suddividere in due grandi periodi: l'arte predinastica o preistorica, e l'arte dinastica. L'arte dinastica, con tre principali periodi, segue un'evoluzione non lineare, caratterizzata da alcune fasi di grande sviluppo intervallate da periodi oscuri.L'arte nell'Antico Egitto fu da sempre legata a intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale assoluto, con complesse simbologie legate alla religione e alle tradizioni funerarie. Il termine arte non esisteva nemmeno nella lingua egizia, perché il compito dell'artista non era certamente quello di creare, inventare, quanto piuttosto di concretizzare i simboli della potenza terrena e ultraterrena. La mostra è in programmazione sino al 17 luglio 2016. Info 051 275 7211 ARTECULTURA 21 Genova, Museo di Palazzo Reale Sino al 28 marzo 2016 Il primo quindicennio del nuovo secolo ha segnato un deciso passo avanti delle conoscenze archeologiche in Italia, grazie all’introduzione di norme fondamentali, come quella sulla cosiddetta "archeologia preventiva", che ha enormemente ampliato le possibilità di interventi stratigrafici a larga scala. In Liguria questo nuovo corso dell’archeologia pubblica si è tradotto in una serie di nuove, importanti scoperte, che interessano tutto il territorio regionale: da Ventimiglia a Luni, i due grandi capoluoghi di età romana che STORIE DI TERRA E DI MARE Una moderna indagine archeologica sottomarina ancora oggi presidiano i suoi confini. La Soprintendenza Archeologia della Liguria propone un’esposizione dei principali risultati della ricerca archeologica nel territorio, in una prospettiva di ampia comunicazione di questi scavi, che talora hanno comportato disagi e ritardi alle opere pubbliche a cui erano collegati ma che hanno sempre suscitato l’interesse e la curiosità delle comunità locali. La mostra, allestita nei nuovi locali del Teatro del Falcone a Palazzo Reale, presenta una ventina di nuovi contesti di indagine, articolati in quattro sezioni tematiche-l’archeologia delle città; l’archeologia dei porti; l’archeologia del quotidiano; l’archeologia del rituale. Inoltre diverse città sono state oggetto di recenti interventi di vera e propria "archeologia urbana", un tipo di approccio intensivo e sistematico al caratteristico record pluristratificato dei grandi centri storici, che proprio a Genova è stato per la prima volta introdotto in Italia da Tiziano Mannoni. Non solo Genova è stata in questi anni al centro dell’interesse per la sua storia sepolta, ma anche i centri storici di Chiavari, Savona, Albenga e Sanremo, la cui storia monumentale - e non solo – si è enormemente arricchita grazie a queste indagini, che hanno contribuito ad un nuovo quadro culturale. Info www.palazzorealegenova.it 22 ARTECULTURA SOL LEWITT Wall drawings San Sebastiano da Po/To - Noire Gallery Sino al 30 settembre 2016 La mostra, nello spazio di San Sebastiano, è costituita da Wall Drawings progettati dall’artista nel 1972 e nel 1985 e da numerose gouaches realizzate nel corso degli anni. Sui muri della piccola chiesa (a San Sebastiano) il Wall Drawing, presentato per la prima volta nel 1972 a Documenta 5 a Kassel, è eseguito fedelmente con grafite dura come le prime opere degli anni ’70 in modo da diventare il più possibile parte integrante della superficie. Sono linee non dritte, orizzontali che non si toccano e linee non dritte, verticali che non si toccano. Dedicate a Eva Hesse nell’anno della sua morte, l’artista introduce “le linee non dritte” per ricordare il suo superamento dalle costrizioni geometriche del minimalismo. La parete non si limita ad accogliere il Wall Drawing ne suggerisce ora l’idea, la dimensione, la posizione e diventare parte totale dello spazio. E …lasciando la parola direttamente all’artista, in un suo breve testo del 1970, Sol Lewitt scrive:“ Il disegnatore e il muro instaurano un dialogo. Il disegnatore si annoia ma poi, attraverso quest’attività priva di senso, trova la pace o il tormento. Le linee sul muro sono il residuo di questo processo. Ogni linea è importante come ogni altra. Tutte le linee diventano una cosa sola. Chi guarda le linee non vede altro che linee sul muro. Sono prive di senso. Questa è l’arte.” E ancora : “ Ognuno disegna le linee e capisce le parole in modo diverso.” Se i primi lavori si mimetizzano con la pare- te, utilizzando la matita e un vocabolario formale primario, le piramidi asimmetriche investono lo spazio valicando gli ostacoli e gli imprevisti per esprimersi nella loro interezza. Il secondo Wall Drawing è una Piramide realizzata con la sovrapposizione di vari strati d’inchiostri. Già nel 1986 Noire Gallery aveva presentato nello spazio a Torino, un grande Wall Drawing con due piramidi asimmetriche scandite da fasce nere alternate al bianco della parete. Ora la presenza del colore nella gamma degli inchiostri sovrapposti in magiche miscele prende l’aspetto di un affresco che ci ricorda l’amore dell’artista verso l’Italia : “ Il mio lavoro era una miscela di quello che vedevo a New York e di quello che avevo trovato nell’arte italiana ….Anche prima che ci trasferissimo in Italia ci andavo tutti gli anni per vedere gli affreschi. “La seconda parte della mostra comprende una vasta serie di gouaches che l’artista ha realizzato nel corso degli anni. Solomon "Sol" LeWitt (Hartford, 9 settembre 1928 – New York, 8 aprile 2007) è stato un artista statunitense.Nato nella capitale del Connecticut, è stato un artista legato a vari movimenti tra cui l'arte concettuale e il minimalismo. È famoso per i suoi Wall drawings e le sue strutture, basate su semplici forme geometriche, che non di rado dialogano con l'architettura ponendo il rapporto arte ambiente su basi razionali. Viveva a Chester ma in Italia aveva una seconda casa: dal 1980 trascorreva il periodo estivo a Spoleto insieme alla famiglia. Aoristias Info 011 / 9191 234 GIANCARLO CERRI Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto, dipinti 1995-2005 Nel segno della Croce: dipinti e disegni, 1965-2005 Sopra: Per amore del paesaggio, 1995 olio su tela, cm. 80x100 A sinistra: Sequenza verticale, 2005 olio su tela, cm. 80x60 A destra: Sequenza nera verticale, 1999 olio su tela, cm. 81x100 6-28 febbraio 2016 Castellanza/Va, Villa Pomini L’arte di Giancarlo Cerri, pittore milanese classe 1938, è sempre stata caratterizzata da due aspetti: in primo luogo il forte impatto visivo dei suoi dipinti in un rinnovarsi continuo di forme e sintesi; quindi l’inesauribile impegno che lo hanno portato a una stimolante operatività creativa, interrotta solo nel 2005, quando gli occhi gli hanno impedito di continuare a fare ciò che ama di più nella sua vita: la Pittura.La mostra “Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto, dipinti 1995-2005”, realizzata con il patrocinio del Comune di Castellanza, ideata e curata da Franco Azimonti insieme allo stesso Giancarlo Cerri, è un'ampia antologica sull’ultimo decennio di attività del pittore (1995-2005) con circa 50 opere, molte delle quali mai esposte, come la serie Per amore del paesaggio (1995) e la serie delle Sequenze nere realizzate nel 1999, a inquadrare in particolare due periodi del maestro lombardo quasi completamente sconosciuti. Ma è tutta la pittura di Giancarlo Cerri che testimonia come la stretta connessione fra pensiero e opera d’arte sia stato l’asse intorno al quale è ruotata l’intera sua crescita artistica, durante la quale è sempre rimasto fedele a un concetto essenziale: “Sono un un pittore che ama la Pittura Pura, quella che sta dentro la punta del pennello che scaturisce dal colore”. Motivo per il quale la mostra di Villa Pomini – per permettere di cogliere pienamente l’importanza del decennio preso in considerazione – viene introdotta con quattro opere Marina a Imperia (1971), facente parte della sua prima figurazione, oltre a tre grandi dipinti della serie Grandi Foreste, realizzati tra il 1988 e il 1991 e riguardanti la seconda stagione dell’artista milanese, quella del naturalismo materico informale. “Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto, dipinti 1995-2005” segna dunque il passaggio da una pittura densa e materica dalla grande forza vitale, che aveva le sue radici nella tradizione naturalistica lombarda con opere costruite per masse cromatiche compatte (vedi la serie delle Grandi foreste), alla stagione dell’ “Astrattismo Concreto” con dipinti dove i colori si dilatano, si appiattiscono e si semplificano: sono le serie delle Sequenze orizzontali, verticali e controluce – e delle Grandi Sequenze. Ma in tutte queste fasi, caratterizzate dalla capacità dell’artista di mantenere sempre una salda autonomia espressiva, due dati emergono prepotentemente e svelano la forza e la genialità dell’opera di Giancarlo Cerri: in primis la presenza decisa del colore Nero, protagonista assoluto, con i colori primari, dei suoi quadri, prendendo poco alla volta sempre più spazio, dettando i tempi agli altri colori, generando forme, semplificando le trame: una crescita che di fatto trasforma l’Astrattismo di Giancarlo Cerri in “Astrattismo concreto” così come l’ha giustamente definito Emma Zanella presentando la mostra “La pittura dipinta” alla Galleria d’Arte Moderna di Gallarate nel 2005.In secondo luogo l’approccio gestuale di Giancarlo Cerri alla pittura: un “graffio”, un action panting a separare le campiture della tela per evitare che la pittura sia rinchiusa come in una gabbia che soffoca l’impatto emotivo, su cui si gioca tutta la forza dei suoi quadri. Si comprende, pertanto da queste considerazioni, come Giancarlo Cerri, fedele al mezzo tradizionale della pittura, abbia però saputo definire una sua particolare espressione astratta che specialmente nelle opere recenti si distingue per la tensione compositiva, per la stilizzazione acuta che comprime e definisce lo spazio in una realtà non più fisica ma assoluta. Non è un caso allora che lo stimolo spirituale della sua ricerca si saldi alla concretezza analitica del disegno, come anche oppurtumente dimostra con eloquenza la parte grafica che accompagna la notevole mostra di Villa Pomini. Marpanoza Info 0331 526263 ARTECULTURA 23 Dal basso di sinistra in senso orario: Solo con te, olio su legno telato ad arco, cm. 30x100 Ciaooo!,olio su tela, cm. 40x60 - In compagnia...della solitudine, olio su tela, cm. 100x80 La bellezza dell’infanzia, acquerello, cm. 30x40 - Racconti, olio su tela, cm. 50x70 - copyright di V. D. M. F.K. Santina Portelli, pittrice, psicologa L’invisibile presente C’è una luce nel pozzo… è l’invisibile presente. Vedere e sentire l’invisibile è dare / spazio alla propria sensibilità. A volte l’invisibile ti fa sentire euforica e da una felicità tale che non ha motivo d’essere, come il pensiero innocente o lieve. / Ecco perché ci attrae e cerchiamo sempre di conservarne un po’… per la prossima felicità. L’invisibile quindi é presente ma abbiamo paura a riconoscerlo. / L’invisibile può fare tanta compagnia oltre che paura, può colmare la solitudine. / L’invisibile può essere la fantasia, la fantasia è una forma di libertà. L’invisibile fa parte di noi, per me può essere la mia parte sana, non potendo viverla pienamente, c’è sempre la curiosità di tenerla vicino a me per non perderne il contatto. Ciò mi da un motivo in più per capire l’altro “diverso” da me. / E’ un concetto cartesiano, nessuna cosa muore veramente fino a che c’è una persona che la ricorda. Chi non sente l’invisibile è chi sta male interiormente, ha perso contatto con questa parte. INTRECCI DI CAMMINI Ogni essere umano quando viene al mondo è come se fosse una tela bianca, si sa da dove parte, ma non il percorso né la sua fine. / Il mistero è il bello della sua esistenza. Così è anche per un artista, quando si mette davanti ad una tela c’è solo lui, la tela e il bianco… L’artista si deve ascoltare per mettere qualsiasi altro colore, ma mentre dipinge intrecci di sensazioni si susseguono e attraversano lui e la sua tela. Ciò che si è vissuto, che ci ha contaminato è spesso un bagaglio ingombrante ma ricco, perché allora pensare di farne a meno? / Forse si ha paura di non rimanere puri nell’espressione artistica? Il tassello della propria esistenza fa parte di un progetto ampio e misterioso. / Quanti cammini s’intrecciano in ogni vita e quanti ne lasciano un’impronta? Il mistero é trovare la propria, ogni artista affida alla tela il suo sentiero. Santina Portelli è membro dell’associazione V.D.M.F.K. (Associazione Mondiale dei pittori che dipingono con la bocca e/o con il piede) www.vdmfk.com, editore italiano è SPAM ora Abilityart www.abilityart.it - e-mail dell’artista: [email protected] 24 ARTECULTURA Domenico Sabatino Dall’interno di sinistra in senso orario: UOMO- LA BEVUTA - GIBELLINA- LA PIZZUTA LA PITTURA A REALTA’ DELLA VITA Nella pittura del maestro Domenico Sabatino si è di fronte ad una stretta intesa tra ambiente, costume e storia. Un realismo connaturato al sentimento che coinvolge l’uomo al quotidiano. E trattasi pertanto di una tematica figurativa con forte incidenza della spinta espressionista che, tuttavia, non limita la peculiarità creativa, ma la sollecita alla bellezza di una lettura che nella fruizione scatta l’incanto della condivisione. Nella quale la versione critica del dipinto accende nel lettore uno spessore culturale umano che supera tutte le remore del condizionamento abusato per dar luogo e voce ad una manifestazione pittorica che collega il passato al presente, l’opera all’immagine dipinta come ricordo ed attualità dell’arte nel pensiero e lavoro dell’uomo. Cos’è “UOMO”, dipinto dalla sollecita ispirazione dello stile audace e sincero quasi colorato a tensione di carne, se non un grido spontaneo di vocazione umana di cui oggi si sono perse le tracce? E cosa vuol significare l’altro dipinto che lo segue “LA BEVUTA” se non un viscerale scatenamento della poesia del lavoro? E cosa ancor dire di “GIBELLINA” che memorizza il dramma del terremoto? Ed infine l’opera “LA PIZZUTA” (Strage di Portella della Ginestra), la popolare presenza di uomini, donne e bambini in festa di rosse bandiere, non è forse una speranza di crescita umana andata delusa? Quattro dipinti realizzati non per stanca nostalgia ideologica, ma per obbiettività d’intelligenza e di cuore battendo tuttora verso il risveglio di quella coscienza che dia ai nostri giorni il fiato di viverli di serenità. Pittura dunque come affermazione di un desiderio che scaturisce da una volontà versatile di ricerca, di un linguaggio che non travisa la storia. Questi i pensieri, i tanti positivi valori di vita negli scatti spontanei della realizzazione pittorica. Dipinti nei quali si esprime il naturale calore della terra sicula, l’energia, che non dipinge a doppio volto, ma con prontezza di riflessi, anche sanguigni, per l’audacia dello spirito di realizzazione. Pertanto una pittura che non dimentica il passato per far, invece, uscire dall’incerta immobilità culturale del presente. Giuseppe Martucci ARTECULTURA 25 Maria Concetta Cormio UNA PITTURAAFFETTIVA TRA POETICA DEL COLORE E NATURA Laguna, 2010, olio su tela, cm. 30x40 S’ispira ad una coerente visione naturalistica e nel contempo sensibilmente evocativa, la coinvolgente pittura di Maria Concetta Cormio. In primo luogo naturalistica in quanto l’artista non si distacca dal dato naturale, ma lo rinsalda su una strutturata figurazione che ha il suo perno nella calibratura del disegno. Da questo punto di vista la pittrice si pone in alternativa al gusto impressionista, a certe tendenze che enfatizzano oltre misura la funzione del colore con varianti che vanno dall’espressionismo all’informale. Infatti, se si osservano attentamente alcune sue interpretazioni, soprattutto quelle in cui maggiormente si avverte la suggestione del paesaggio dell’Italia centrale, si potrà constatare l’ordito elegante della struttura compositiva con l’accento percettivo che batte su una spazialità che pare dispiegarsi con lentezza, quasi con aulicità, verso l’orizzonte infinito. E come se l’artista combinasse con particolare sagacia una veduta prospettica che si slarga in profondità ed un’aerea, quasi sintesi dall’alto, da cui agevolmente si coglie la presenza solitaria di un albero, di un casolare, di un sentiero. Paesaggi, quindi, in cui il dato realistico è interno alla ragione stessa che anima l’immagine, la quale può così sottrarsi alle suggestioni della fedeltà fotografica, come anche alle seduzioni di un cultura iperrealistica che della realtà trasmette una pura lettura oleografica di scintillante appariscenza. Tutto il contrario di ciò che la pittura della Cormio suggerisce con il suo timbro lirico, evocativo ma al tempo stesso legato alla concretezza 26 ARTECULTURA Rosa canina, 2009, olio su tela, cm. 40x50 della terra, in una parola - che forse può apparire retorica - ma che in questo caso pare ben calzante al tipo di linguaggio proposto, il vissuto. Ecco quindi che l’arte, quando effettivamente ed effettivamente incontra la realtà senza distorcerla o stravolgerla con eccessi, artefatti, indebite commistioni, si presenta nella sua luce migliore, senza cesellamenti e pregiudizi, ma solo per quella che essa è ed ha rappresentato nel corso delle generazioni che su di essa hanno convissuto, faticato, meditato. Si avverte quindi da queste premesse che nei dipinti dell’artista vive uno spirito autenticamente poetico e del resto non è un caso che la Cormio contestualmente alla pittura affini la sua ricerca anche nel campo della poesia, come i suoi diversi volumi d’altronde attestano. Si constata nelle sue opere pittoriche il volto limpido dello sguardo che appunto nel suo tendersi in lontananza, nel seguire una spazialità amplificata a largo raggio, fa sì che il valore del tempo acquisisca un suo particolare rilievo. Non nel senso più ovvio che cioè scandisca un certo ritmo formale, ma nel fatto che la sua durata paia risuonare silenziosamente in queste composizioni così cariche di vibrazioni, di interna energia che la forza analitica del disegno a stento sembra contenere. Vale a dire che il dinamismo autentico di questo stile è interno, si racchiude nella forma, la innerva dal profondo, non si applica con formule manieristiche o trovate ad effetto. Di queste nella pittura di oggigiorno ce ne sono fin troppe e finiscono per stancare la mente e la vista. Sarebbe sciocco, a questo punto parlare di un retorico “ritorno all’ordine”. Quello che invece serve - e di questo la pittrice ne è ben consapevole - è una attenta meditazione sulle nostre radici, sulla molteplicità dei loro intrecci di cui il paesaggio è solo, per quanto importante, una delle possibili risultanze. Da annotare ancora il cromatismo delicato, di suadente equilibrio che permane costante nei suoi dipinti, con a volte, energiche, ma non disordinate, accensioni, come avviene in opere quali Laguna, Tempesta, Aurora in cui il cielo sembra quasi avvampare in luminosità intense, vibranti, in una stilizzazione ricca di coinvolgente espressività. Sono opere nelle quali il contatto tra realtà e fantasia appare più pronunciato quasi ad evidenziare un’immediatezza comunicativa ancor prima che strettamente figurale o stilistica. Da rilevare ancora la sua acuta sensibilità tecnica versata in altri procedimenti espressivi come l’acrilico, l’acquerello, la china, la matita che profilano una personalità artistica sperimentatrice nel senso autentico del termine, vòlta cioè non agli espedienti, alle trovate à la page, ma al coerente approfondimento dei suoi motivi artistici ispiratori. Molteplici sono le esposizioni della pittrice in diverse sedi, tra cui si deve menzionare la sua recente personale al “Café Plaza” di Milano che ha offerto al numeroso pubblico intervenuto ulteriori elementi di riflessione sul suo affascinante mondo pittorico e poetico. Aoristias [email protected] Giampiero Maggi: “FLAMENCO”, cm. 80x100 ARTECULTURA 27 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ La Donna col fucile sfregia la sua femminilità Il rapporto tra la mente e l’oggetto, per quanto si possa approfondirne la conoscenza, rimane tuttavia un mistero, questo perché non è possibile raggiungere tutta la chiarezza desiderata ed anche perché con la spinta riflessiva si può correre il pericolo che si possano invertire i termini e così i rispettivi ruoli che vede l’”oggetto” diventare “soggetto” e viceversa. Se poi il soggetto movente della domanda è maschile, che s’interroga su un oggetto di attività femminile, il problema diventa ancora più complesso in quanto chiama in causa direttamente la volontà e il desiderio.Un rapporto davvero inestricabile benché anche la psicanalisi ne possa definirne gli aspetti comparativi abbastanza comprensivi che ad ogni modo non completano a pieno tutta la conoscenza. Nella lontana profondità della riflessione ombreggia comunque un flash, irraggiungibile, d’ignoto che, tra le varie ipotesi, potrebbe benissimo essere anche il rispecchio della medesima riflessione da paragonarsi ad un miraggio d’acqua nel deserto. Un’introduzione, la nostra, basata molto sull’aspetto psicologico, utile affinché si possa al meglio definire la finalità perché una donna si accrediti di fucile. I perché ovviamente possono essere diversi e trovare fondamento in motivi soprattutto etico-culturali, come l’uguaglianza sociale, l’aspetto che più mette in discussione perché la donna imbracci il fucile e si lasci militarizzare. In sostanza una forma di riscatto verso il maschio e le istituzioni, ma non è tutto. Sul piano della coscienza critica la parità salariale tra il lavoro dell’uomo e quello della donna, al di là del quantitativo e del qualitativo, è certamente un principio inalienabile anche se in pratica ci possono essere delle differenze carenziali, fisiche. Questo perché sul versante della spettanza la 28 ARTECULTURA parità della dignità umana, è indiscutibile. La generosità non è una ricetta di beneficenza ma il compenso relazionale disinteressato che deve sempre sussistere nei rapporti sociali che determinano il principio egualitario in relazione all’esigenza di vita tra l’uomo e la donna. Naturalmente questo è solo un aspetto nel complesso del rapporto sociale uomodonna quando si sa benissimo che esistono altri problemi di natura etica, familiare, che impongono alla donna delle ristrettezze di considerazione in cui il problema della libertà come uguaglianza incontra la sua sensata rivendicazione. Per cui a questo punto si deve sostenere l’evoluzione del costume in cui la donna possa essere se stessa in tutta la sua personalità di madre e di esistenza. Storicamente l’evoluzione del lavoro non è stato motivo di evoluzione sociale in tutta la sua manifestazione, che per l’acriticità delle disuguaglianze nelle diverse discipline occupazionali, spesso più di tensione schiavistica che di partecipazione creativa, non ha trovato tutto il necessario consenso di liberazione. Ed allora a tal ragione ne sono nati dei contrasti tuttora irrisolti, per mancanza della necessaria cultura che desse soprattutto alla donna l’opportuna condizione che annullasse tutte le discriminazioni che le pesano non poco sul piano del rapporto uomo-donnasocietà. Problemi tuttora irrisolti per motivi da discutere senza però mai intaccare il principio dell’uguaglianza esistenziale. Che una ragazza decida di fare il militare, non è solo per allontanarsi dalle ristrettezze paternalistiche della famiglia o per sfuggire alla pesantezza della disoccupazione. Cause che sul piano della vita sociale sono delle verità sotto gli occhi di tutti e che vanno superate soprattutto assolvendo alla pratica sociale del Disarmo, compreso il ruolo di responsabilità di una madre in una famiglia. Ma i problemi accennati non sono tutti i motivi perché i rapporti tra la volontà e il desiderio nella donna comportano altri aspetti ai quali è difficile rispondere in maniera esauriente anche per il più formato psicologo o psichiatra. Tutte le persone sensate evolute, di un minimo di buon senso, specie le donne, ovviamente, sanno benissimo che lo stupro è una violenza imperdonabile sia da un punto di vista morale che giuridico che tuttavia non ha ancora definito il suo superamento di responsabilità. Questo perché una moglie o una ragazza che amano profondamente il loro marito o fidanzato, in qualsiasi circostanza si ribellano allo stupro, in primo luogo per rispetto alla propria persona e quindi per riguardo morale del marito o fidanzato. Ma quando poi la violenza stupratrice del maschio raggiunge nella donna il massimo dell’estasi lei, in tal caso, totalmente incosciente, finisce con lo stringersi allo strupratore, anche se poi, ritornata cosciente ed avesse avuto una pistola tra le mani, non avrebbe esitato a sparare allo strupratore. Questo, per il fatto che a cospetto della sua onestà morale, si è sentita mancare anche se contro la sua volontà. Ed una donna che diventa militare viene a trovarsi in una situazione che può incentivare il caso degli stupri. O se si arriva alla famiglia, questa, per obiettive ragioni, sarà una famiglia diversa, soprattutto per i rapporti occupazionali della vita militare, pur se regolati nei migliori dei modi. Ma non è tutto. Quanto detto è soltanto un accenno che comporta molte riflessioni innanzitutto da parte di specialisti del ramo, perché l’intesa tra la volontà e il desiderio si presenta talmente vasta e contraddittoria che anche quando si può conoscere tutte le teorie di Freud o di Budda, tuttavia non se ne sa ancora abbastanza in quanto lasciano ancora motivi di dubbi. Questo perché nella logica dei simboli il fucile nelle mani di una donna - e nello stato cosciente sicuramente lo ignora - inconsciamente può esprimere il desiderio di un “fallo” con cui felicitarsi di averlo tra le mani senza nemmeno saperlo. Ma si sente, quindi, stimolata al servizio militare anche inconsciamente ed anche lontano da ogni obbligo morale. Un desiderio che fa per noi radice nella volontà. Ossia in quel mondo nel quale un libro “Cuore” dello scrittore-insegnante De Amicis, a rifletterci sopra, presenta, appunto, possibili casi per domandarsi sul variabile rapporto tra la volontà e il desiderio senza perderci troppo la testa tra la psicanalisi dell’Occidente come dell’Oriente. E poi se avessimo una più formata cognizione del nostro “sé” si risolverebbero gran parte delle contraddizioni sui grandi problemi accennati o se conoscessimo le strutture umane di un Costume poetico, nella praticità della nostra conoscenza responsabile, tutti i problemi menzionati e non, si potrebbero certamente risolvere ed anche con una certa serenità. Ma quanto detto si deve ad una conoscenza evoluta a costume in modo che il sistema liberi emozioni senza intoppi i quali le alterano. E ad esse non si addice più alcuna inutile rimozione in quanto tutto è in sintonia di collaborazione con il desiderio delle idee positive che non incontrano contrasti. Assolvono, insomma, a quelle esigenze che la vita richiede sia nella parte consapevole, come in quella inconscia, che a dir vero, si autoannulla di sistema poetico avanzato di natura. Poi a ben specificare la dinamica dell’inconscio, essa non sarebbe più problematica come attualmente ancora avviene, dal momento che la psicanalisi non sarebbe più appannaggio di pochi specialisti ma di tutto il costume che si apre di partecipazione attiva superando l’inconscio, appunto. La comunicazione dei linguaggi si svolgerebbe allora in forma sferica dove ogni versione scaturisce da un “sé” personale con attività conoscitiva derivata da piena partecipazione che liberi i contrasti alle emozioni ed annullando così le rimozioni di cura, poiché tutta la manifestazione della vita di una singola persona viene a manifestarsi in tutta convergenza consapevole con l’universalità dello spirito poetico della natura. La concordanza delle intese nei linguaggi della comunicazione si premette ad ogni possibile stortura grazie ad un “sé” personale che guarda con gli occhi di tutti ed ognuno comprende che la donna nasce per sentirsi madre e non una guerriera. Una militare-guerriera che poi con la guerra uccide i suoi figli e quelli delle altre madri del mondo. Ecco perché il fucile nelle mani della donna sfregia la sua innata figura femminile, il suo valore generativo di sentirsi madre dei figli del mondo. (Continua) Giuseppe Martucci Rifugiati e medicina. Qualche mese fa lo speaker del Tg2, comunicando la notizia di un naufragio nel Mediterraneo, ha affermato che, per arginare questa strage di migranti, sarebbe opportuno, con le dovute cautele, andare a prenderli in Siria e portarli in Europa. In realtà questa notizia mi è sembrata molto interessante ed in sintonia con lo scrivente. D’altro canto non se ne può più di allungare la lista dei morti in mare, che nel 2015 sono già stati in numero elevato: 700 bimbi morti, seguiti da migliaia di adulti, che aumenteranno ancora se non si vanno a prendere i siriani direttamente nel loro paese. Ipotesi questa difficile da realizzare, ma non impossibile, anche perché i grandi paesi come la Francia o gli Usa, l’Italia, ecc. oggi sono più interessati a proteggere soprattutto i propri confini dagli atti terroristici. Purtroppo la buona proposta enunciata dallo speaker in apertura è rimasta inascoltata e continuano a morire bambini e rifugiati sulle coste turche e greche. Nell’attesa che si sblocchi la precedente questione, facciamo un tuffo nelle acque della medicina italiana, per la quale credo che il nostro paese sia ben stimato poiché negli ospedali abbiamo degli ottimi specialisti. Il neo è che se una persona vuole una visita specialistica, è scontato che debba aspettare mesi, mentre se vuole l’urgenza è facile che il call center dell’ospedale prenoti la visita il giorno stesso, previo pagamento. Un amico artista, con un problema alle mani fredde durante il periodo invernale, mi racconta che con un esborso di circa 150€, è stato visitato da uno specialista. Il medico lo fa stendere sulla barella, gli tocca i piedi e la mano destra poi chiede: “Lei fa un lavoro con la trivellatrice?” L’amico, per non scoppiare a ridere gli risponde: “Veramente faccio l’artista, qualche volta uso un martello per appendere i quadri al muro”. Alla fine il medico sul suo referto scrive: “Proseguire la terapia in corso e proteggersi dal freddo, indossando i guanti”. Antonio Fomez Turismo-Poesia della Natura MONTEPULCIANO Montepulciano è un comune italiano di 14.234 abitanti della provincia di Siena in Toscana. Il comune è posto a 605 metri sul livello del mare, a cavallo tra la Valdichiana e la Val d'Orcia. Di antica e lunga storia, Montepulciano ha origini dal popolo degli Etruschi a partire dal IV secolo a.C.Ha notorietà anche per la ricchezza di ottimi vigneti da dove si ricava il Vino Nobile di Monepulciano DOCG. L'immagine più frequente è quella di un ridente paesaggio ingentilito da una sapiente opera dell'uomo che si armonizza con l'ambiente naturale. L'urbanizzazione rurale coesiste con centri urbani traboccanti di memorie storiche e mirabili opere d'arte, il tutto incastonato in un paesaggio agricolo, spesso altamente specializzato. Il pensiero corre spontaneo alle dolci colline coperte d'ulivi e vigneti, alla Valdichiana, recuperata nuovamente dalle grandi opere di risanamento granducali.In quest'area di Toscana sud orientale, si amalgamano boschi di pini silvestri, lecci e castagni, con piani sabbioso-arenacei coltivati, ondulazioni argillose, pianure un tempo paludose. Un territorio eterogeneo, a bassa densità di popolazione, rimasto quasi isolato dagli influssi delle aree circostanti. Nel tempo ha elaborato la sua propria caratteristica rurale, oggi tanto apprezzata dal turista di passaggio, come da quello che, desideroso di un luogo dove riposare, sceglie questo Comune e quelli limitrofi come meta finale.Una rapida analisi di quest'area che pur trovandosi a metà strada tra Firenze e Roma, conferma una debolezza socio-economica. Mancano spesso notizie dell'evoluzione demografica sin dai tempi preistorici; gli etruschi ed i romani in seguito lasciarono ben poche tracce su questa terra. Fra le molteplici suggestioni della cittadina si segnala Il Bravio delle Botti (trae le sue origini nel XIV secolo), la sfida che si disputa ogni anno a Montepulciano tra le 8 Contrade di Montepulciano (Cagnano, Collazzi, Gracciano, Le Coste, Poggiolo, San Donato, Talosa, Voltaia), l'ultima domenica di agosto in onore del santo patrono, San Giovanni Decollato. ARTECULTURA 29 QUANDO L’OPERA LIRICA COSTRINGE A RIFLETTERE Inizialmente questo pezzo aveva per titolo “Giovanna d’Arco s’è dimenticata di bruciare sul rogo”. Un titolo che avevamo pensato e scritto di getto dopo avere assistito all’opera, per subito provarne vergogna. È stata questa vergogna a farci domandare in virtù di quale artificio l’inconscio collettivo, quindi anche il nostro, sia stato cloroformizzato al punto da ritenere fatto ovvio, in quanto consolidato dalla logica del risaputo e dato perciò come scontato, che una persona potesse venire bruciata viva. Al pari di Giovanna sono state migliaia le persone arse in nome della fede, e allora non ci si può non domandare che fede sia quella che santifica il proprio agire criminale, e ne fa strumento di barbara persecuzione. E questo dovevamo alla civiltà. Tornando invece al nostro ambito, cioè la musica lirica, riteniamo coraggiosa la scelta di aprire la stagione scaligera con un’opera tutt’altro che famosa come “Giovanna d’Arco” di Giuseppe Verdi, azzoppata dal discutibile libretto di Temistocle Solera e da un finale a dir poco incongruente. L’insieme sarebbe stato in partenza mediocre, ma un cast di alto rilievo l’ha trasformato in una gladiatoria “prova di cantante”, bravo e convincente Carlos Alvarez, bravissimo Francesco Meli, stratosferica Anna Netrebko, eccezionale il coro. Quanto all’opera, la pulzella di Orleans, sospinta dalle “voci” che hanno preso ad assillarla, riesce ad arrivare al cospetto del giovane e irresoluto re di Francia, Carlo VII, che sta per ritirarsi da Orleans dando in pratica agli invasori inglesi la vittoria. Lo motiva, lo sprona, lo porta al trionfo, ma la sua indole di donna la pone anche alle soglie delle tentazioni dell’amore terreno. Per sottrarsi cerca di fuggire 30 ARTECULTURA e tornare al borgo natio, senza ancora sapere che il padre, che la crede posseduta dal demonio oltre che disonorata carnalmente dal re, per lavare l’onore proprio e della figlia, e vendicarsi del presunto seduttore, offre agli inglesi la possibilità di catturarla. La morbosità di quest’uomo dalle pulsioni bigotte e primitive sgomenta, il suo incalzare Giovanna perché dichiari la propria purezza irrita e insieme imbarazza, come se quel XV secolo fosse così lontano da noi, e le propaggini delle sue ombre di squallido oscurantismo familiare non fossero invece capaci di arrivare fino ai nostri giorni per qua e là emergere dalle pagine della cronaca. Giovanna, catturata, anzi addirittura ceduta agli inglesi dalla stessa popolazione che l’aveva acclamata, viene liberata dal padre che, finalmente credendo alla sua purezza, in questo modo si redime. Torna alla testa delle truppe francesi e cade in battaglia, per una licenza storica per la quale non ci sentiamo di volerne a Solera. Lo ripetiamo, la forza di questa rappresentazione è stata tutta nella qualità dei cantanti e, a conti fatti, anche in una regia che tuttavia non s’è risparmiata le ormai consuete bizzarrie, quale un inizio in bianco e nero e costumi ottocenteschi, Giovanna riversa sul letto che pare debba intonare “addio del passato” tanto ci sembra evasa da “Traviata”, lo stesso letto sempre in scena, fra eserciti, battaglie, processioni e simulacri di rogo per fortuna non utilizzati, e il Pittura, del 1485 (Centre Historique des Archives Nationales, Parigi, AE II, 2490) Carlo VII di Meli completamente dorato come un gianduiotto, pelle compresa. Arie non memorabili neppure al quarto ascolto, tanti ce ne siamo imposti, con l’eccezione del valzerino demoniaco “Tu sei bella, tu sei bella! Pazzerella, che fai tu?”, che ci ha accompagnato fuori teatro, e in tram, e dentro casa e sotto le coperte, il gradevole di una musichetta e la sgradevolezza di trovarsi a riflettere sul rogo, e sul titolo subito cancellato di un articolo appena abbozzato. Giovanni Chiara Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. HA PAROLE SUADENTI L’ALBA... Osservo l’alba dai piedi leggeri un filo sottile di luce dietro le pieghe cupe dei monti. L’alba, splendida su foglie e fiori, invade il mio cuore che ritrova la pace dei giorni lenti, giorni di occhi socchiusi ai confini del mare. Contemplo la luce dorata con devozione e sgomento, e nel cielo sovrano il tempo è quest’alba, volo di luce flutto di ali chiare gemma dell’avvenire ove il coraggio di vivere sovrasta la paura di morire. Ha parole suadenti l’alba, come l’amore. Caterina Rovatti CIAO LUNA! Gioca la luna fra le foglie oscure si vede...si intravede ricompare Tersa e lucente nel buio della notte mi parli di silenzi luminosi Dice i miei anni lunghi ormai e forti Io dialogo con lei per lieta voce Scompare... ricompare e ancor si vede nel lindo cielo che Vanzo mi regala. Maria Teresa Mosconi LUNGO IL VIALE LE ARMI E LA VITA Sole basso d’inverno, quando memori di tramonti estivi a mezzodì pure si alzano le ombre e la mia vita intorpidita s’apre. L'esperienza di tutta un'epoca sorvegliata dai grandi spiriti del passato, oggi cambia l'aspetto delle cose. Cambia il respiro dell'aria cambia l'intimità di sè medesimi. La sensazione strana di un presente dove si combatte lo spazio, il tempo, si deviano eventi si tocca il mai visto il mai sperimentato l'insensato. E' il "disarmo" la parola valida per tutti. Difficili equilibri di governi lasciano una accanto all'altra le candele accese per gli angeli col fucile. Rosalia Pandolfo Bianchi Troverò quando, o Cielo, Vento, ove incontrerò le mie smarrite favole, i sogni miei svaniti nel turlupìnio infecondo di gesti e di oziose parole senza luce? S’aprirà anche per me il sorriso d’un solidale abbraccio, una speranza nuova perché il progetto si profonda ebbro in questa luce autentica? Riccardo Maria Rossi NUVOLE Nuovole in questo giorno questo giorno così confuso... Nuvole i miei pensieri i sentimenti i rimorsi e le paure. Quante nuvole tra la gente imprigionano la mente. Nuvole che avvolgono. nuove speranze da alimentare grandi orizzonti da scoprire vecchi sogni da ritrovare... Nuvole da annientare. Nuvole tra popoli l’intolleranza e il razzismo. Nuvole tra la gente la mediocrità imperversa è la fine dell’uomo. Nuvole nell’universo contro ogni diverso. Nuvole che confondono e velano... Un raggio all’improvviso, ogni paura si dilegua. la luce si propaga lascia un varco nel cammino. Luca Blanco COMPAGNA-SERPE Giunto di ragione mamma ricordava il vegliare serpentino in sicura compagnia Novant’anni allorché mi circoposava la serpe a fianco della testolina infante ancora in fasce e cullata dal vento tra le zolle in bruno della terra e che a spinta di memoria si assicurava rivedermi con vicino la placida serpe e lei tranquilla riprendeva il suo zappare Mai punse quella serpe che paziente mi riguardava respirando insieme il genuino odore della terra A mezzogiorno quando mamma doveva allattarmi la serpe si allontanava silenziosa strisciando lenta con il ventre sulla terra pure indifferente a certe magiche dicerie ricordo e ringrazio la compagna-serpe per la sua generosa affettività Giuseppe Martucci ARTECULTURA 31 LIBRI a cura di Aoristias Guido Andrea Pautasso MANZONI DIVORARE L’ARTE Il volume (Edizioni Electa) appartiene alla serie inaugurata nel 2013, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Piero Manzoni. L’autore, Guido Andrea Pautasso, presenta un’analisi delle opere di Manzoni legate a quella che potrebbe essere definita l’Arte alimentare dell’artista, con un saggio critico corredato da apparati fotografici e documenti d’archivio, alcuni non ancora noti.Il testo mette in luce la straordinaria unicità di una ricerca sperimentale che trova le sue radici nella creazione e nella formulazione di un linguaggio espressivo d’avanguardia fondato anche su un allargamento di orizzonti della percezione sensoriale dello spettatore. La proposta di Manzoni di approdare ad una sorta di speciale cucina d’idee e ad un’arte commestibile è resa esplicita nelle esplorazioni da lui compiute con le Uova e con l’utilizzo di panini fissati sulle tele per la realizzazione di quadri definiti Achrome. Manzoni si distinse nella sua scelta artistica e operativa instaurando quello che allora, in Italia e nel panorama artistico internazionale, era un inedito rapporto diretto tra l’opera d’arte e lo spettatore; come avvenne con la suggestiva performance, intitolata Consumazione dell’arte Dinamica del pubblico Divorare l’arte, del 21 luglio 1960 alla Galleria Azimut, dove al pubblico venne offerta la possibilità di nutrirsi delle sue Uova: sculture effettivamente ‘mangiabili’. 32 ARTECULTURA Giorgio Cortenova LA FORMICA NERA Da uno degli studiosi di riferimento della critica d’arte degli ultimi quarant’anni, un nuovo modo di raccontare l’arte e la sua storia, dalle origini al primo Rinascimento. La formica nera (Edizioni Academia Universa Press) è il titolo dell’ultima grande opera di Giorgio Cortenova (1944-2013), studioso di riferimento nel panorama della critica d’arte degli ultimi quarant’anni che presenta un nuovo modo di raccontare l’arte e la sua storia, dalle origini al primo Rinascimento, in modo semplice ma efficace, fornendo gli strumenti critici fondamentali per cogliere il fatto artistico nelle sue varie epoche ed espressioni. “L’arte - come ha scritto lo stesso Cortenova nella premessa al volume continua a proporsi al di là delle polemiche, spesso strumentali, e al di là dello scetticismo peraltro ricorrente nei tempi della storia. Sarebbe sciocco affermare che l’arte “avanza”. Non è mai avanzata. Essa da sempre muta nei ritmi e nei modi, si cela nei linguaggi apparentemente più semplici. Esplode in quelli più complessi; affascina, respinge, scandalizza, esaspera”. “L’arte - suggerisce Giorgio Cortenova - è come una formica nera, in una notte nera, sopra una pietra nera. Ma la si può vedere”. La formica nera è un viaggio affascinante all’interno dell’universo artistico, lungo un arco temporale che lega le prime esperienze creative umane, testimoniate dalle civiltà preistoriche, fino ai maestri del primo Rinascimento italiano, sia quello fiorentino di Sandro Botticelli, che quello ferrarese della triade Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, a quello veneziano, con i Vivarini, i Bellini, Vittore Carpaccio e Cima da Conegliano. Il racconto, corredato da immagini a colori, supera il tradizionale approccio enciclopedico e conduce il lettore alla scoperta dei significati profondi dell’esperienza artistica, senza eccedere in tecnicismi, con una rara capacità di cogliere l’essenza dell’arte lungo il corso dei secoli. Beppe Zatta TRE UOMINI IN BANCA Edizioni Nuove Scritture Da sempre la satira, opportunamente elaborata ed intesa, costituisce un brillante stimolo all’intelligenza, in quanto si basa sull’attenta e partecipe osservazione del costume, come anche delle contraddizioni che sono il frutto dell’evolversi o meno della società, della natura, della storia. Quando poi la satira si configura sotto la forma di una sensibile vena poetica, com’è, appunto, il caso di Beppe Zatta, allora la lettura della sua recente raccolta è quanto mai invitante e suggestiva. Così tramite versi, ma anche racconti, aforismi, giochi di parole, calembours l’autore snoda il suo discorso tra sociologia, religione, politica e filosofia all’insegna di quel ridendo castigo mores che è la cifra autentica ed universale della satira e delle sue raffinate ed acute “punture”. Calogero Di Giuseppe PENSIERI AL VENTO Sensibile poeta, attento ed impegnato divulgatore della poesia e del suo ruolo nella società e comunicazione contemporanea, Calogero Di Giuseppe coltiva al tempo stesso anche la passione per gli aforismi, come questi suoi pensieri al vento a cui conferisce l’aura del flusso poetico, del limpido versificare. Nascono così brevi ed incisive riflessioni dedicate al costume ed al malcostume italiano con i suoi vezzi e vizi, ma anche riconsiderazioni sulla storia passata, sulle infinite contraddizioni dell’uomo. Contraddizioni a cui solo la poesia, forse, è in grado di infondere la giusta sintesi, non per operare una risolutiva ed impossibile quadratura del cerchio, ma per meno improcritamente e più serenamente conviverci. www.ilmisterodellapoesia.blogspot.com L'AUTODIDATTA NELLA STORIA Armstrong crebbe nel fondo della scala sociale, in una città caratterizzata da una forte discriminazione razziale, ma anche appassionata a quel tipo di musica che ai tempi veniva chiamato “ragtime” e non ancora “jazz”. Pur avendo avuto una difficile gioventù, (finì in riformatorio giovanissimo), Armstrong non considerava quegli anni come negativi e ne trasse ispirazione. In un'intervista Armstrong dichiarò: “Ogni volta che chiudo gli occhi per soffiare nella mia tromba, guardo nel cuore della buona vecchia New Orleans... Mi ha dato qualcosa per cui vivere. Il 19 marzo del 1918 Louis sposò una ragazza dello Stato della Louisiana, Daisy Parker. Adottarono un bimbo di tre anni, Clarence Armstrong, la cui madre, cugina di Louis, morì dopo aver partorito. Il piccolo Clarence era mentalmente disabile (risultato di un incidente in giovanissima età) e Louis avrebbe speso il resto della sua vita a prendersi cura di lui. Il matrimonio con Daisy fallì velocemente e si separarono. Daisy morì poco dopo la separazione. Attraverso varie esibizioni, le abilità musicali di Armstrong maturarono. A vent'anni riusciva a leggere la musica e iniziò ad essere incluso in vari assoli di tromba, diventando uno dei primi jazzisti che avevano questa capacità, riuscendo però ad inserire, negli assoli, la sua personalità ed il suo stile. Creò un proprio suono, unico e fortemente caratterizzato, e inoltre iniziò a cantare nelle sue esibizioni. Fu nel 1922 che Armstrong si unì alla grande immigrazione nella città di Chicago, dove venne invitato dal suo mentore Joe "King" Oliver a unirsi alla band di quest'ultimo. Avrebbe guadagnato abbastanza con la sua musica da non doversi più arrangiare con lavori di vario tipo. In quegli anni ci fu a Chicago un grande boom economico e la città era letteralmente piena di occasioni di lavoro per i neri.Nei primi anni venti la band di Oliver fu la più importante di Chicago, in un periodo la città stessa era capitale del jazz più di New Orleans. Armstrong incise i suoi primi dischi suonando come seconda cornetta nella band di Oliver. Eccitato della sua vita a Chicago, iniziò a scrivere delle lettere nostalgiche ai suoi amici di New Orleans. La reputazione di Armstrong aumentò, tanto che venne sfidato in varie gare da persone che volevano mostrare alla gente il nuovo fenomeno. Armstrong incise i suoi primi dischi alla Gennett Records e all'Okeh Records. A quei tempi, incontrò Hoagy Carmichael (con il quale avrebbe collabo- ARMSTRONG 1900-1971 Louis Armstrong e Grace Kelly, 1956 rato successivamente) che gli venne presentato da Bix Beiderbecke, il quale aveva una sua band propria. A partire dagli anni venti incise brani proprio firmati a suo nome, sia con la band di Lil che con gli Hot Five e gli Hot Seven, producendo hits come Potato Head Blues, Muggles (un riferimento alla marijuana), e West End Blues. Il gruppo includeva Kid Ory (trombone), Johnny Dodds (clarinetto), Johnny St. Cyr (banjo), la moglie Lil al piano, e di solito non c'era un batterista. Lo stile di leadership di Armstrong fu molto buono per i suoi compagni della band, come disse St. Cyr in un'intervista: "Lavorare con lui era così rilassante e ha sempre dato il suo meglio". Suonò anche col quintetto di Erskine Tate, che si esibiva, di solito, al Vendome Theatre. Fecero anche delle colonne sonore per alcuni film e per degli show, con versioni jazz di musica classica come Madame Butterfly. Iniziò anche a usare lo scat sing (dicendo però parole non sensate) e fu uno dei primi a registrarlo nel 1926. Il gruppo divenne ben presto famoso e diventò uno dei più celebri d'America. Giovani musicisti, sia neri che bianchi, erano affascinati dal nuovo tipo di jazz di Louis. I dissapori con Lil, che lo voleva sempre stretto a sé, lo portarono a separarsi da lei nel 1927. Dopo questo periodo, Armstrong iniziò a suonare per il Sunset Café, di proprietà di Joe Glaser (che in quegli anni si poteva considerare una sorta di "manager" di Armstrong), con la Carroll Dickerson Orchestra, che venne presto rinominata Louis Armstrong and his Stompers, con Hines (direttore musicale) al piano. Hines e Armstrong divennero in seguito amici. Negli anni seguenti, il locale ebbe fra i soci proprietari anche Al Capone, il boss della malavita. Iniziò a lavorare ad Harlem al Connie's Inn, il locale notturno più famoso dopo il Cotton Club (che era anche una sorta di rifugio per il boss ebreo della malavita newyorkese Dutch Schultz).La Grande Depressione ebbe un grande impatto anche nel mondo del jazz. Il Cotton Club chiuse nel 1936 e molti musicisti smisero di suonare. Nel 1931 tornò a Chicago e suonò con altre band e orchestre. Quando Louis andò a visitare New Orleans venne accolto come un eroe e rivide i suoi vecchi amici. Fece da sponsor a una squadra di baseball locale nota come "Armstrong's Secret Nine" e vide una mascotte ricevere il suo stesso nome. Successivamente iniziò un tour attraverso l'Europa. Tornato quindi negli Stati Uniti, iniziò una serie di tour nel paese, durante i quali il suo agente, Johnny Collins, lasciò regolarmente Armstrong senza soldi. Collins venne in seguito licenziato. Infine scelse Joe Glaser come suo nuovo manager e iniziò subito a occuparsi dei debiti e degli altri problemi che lo affliggevano.Armstrong incontrò inoltre un problema alle dita e alle labbra, deformate a causa del suo modo di suonare. Iniziò così a usare più spesso la voce e ad apparire in alcuni teatri. Apparve inoltre in un altro film, diventando una sorta di attore. Nel 1937, Armstrong sostituì Rudy Vallee in un programma radio della CBS, diventando la prima persona di colore ad avere una parte in radio. Divorziò da Lil nel 1938 e sposò la fidanzata Alpha, dalla quale avrebbe divorziato in seguito. Nel 1943, dopo molti anni in tour, si stabilì definitivamente a New York, al numero 3456 della 107sima strada nel nord del quartiere Corona, nel Queens, dove oggi c'è un museo in suo onore. Qui sposò la sua quarta moglie, Lucille e continuò a sviluppare il suo stile musicale. Registrò un'altra canzone di Carmichael, intitolata Rockin' Chair. Nei trent'anni successivi, Armstrong si esibì per oltre trecento serate l'anno. Armstrong morì il 6 luglio 1971 per un infarto all'età di sessantanove anni, undici mesi dopo aver suonato al famoso show nell'Empire Room del Waldorf-Astoria. Poco prima della morte aveva detto: "Penso di aver avuto una bella vita. Non ho pregato per ciò che non potevo avere e ho avuto all'incirca tutto ciò che desideravo perché ci ho lavorato". Al momento della morte abitava nel Queens, New York City. Aoristias ARTECULTURA 33 Luisa Visconti Atmosfera di natura L’orientamento di tavolozza della pittrice Luisa Visconti è sempre la natura che nel mese di marzo 2016 presenta “TEMPORALE”, acquerello, cm. 36x31. Un dipinto che per l’aspetto compositivo quasi sembra alludere ad un’atmosfera di mutamento stagionale per via di quel risveglio di cielo a intercalanza di sereno che si diffonde rispecchiandosi tra un variabile di nubi leggermente arcobaleno e un filare di alberi in nero sul piano terra in tutta sintonia con una chiazza di nero nell’alto di sinistra dell’acquerello. Insomma, nel suo insieme il dipinto origina da una spinta di creatività poetica in cui la pittrice sente e previene il passaggio stagionale che da inverno già respira un soffio di primavera. Una versione tonale che dibatte la sua manifestazione tra una volontà cosciente ed un desiderio che cerca di corrispondere alla spiritualità dell’artista. Un dipinto che si costruisce in affinità di stile alla peculiarità pittorica della Visconti, ma che domanda al mondo della natura novità che solo la mente intuitiva della pittrice e la mano del suo pennello possono raggiungere e realizzare nello stimolo artistico della natura. Un’opera che fa eco di semplicità e che parla del suo profondo creativo. Marpanoza Luisa Visconti “TEMPORALE” 34 ARTECULTURA Michele Giannattasio Nel sentimento Eruzione della tonale vita Un abbozzo affettivo di madre seduta che dialoga con i figli che posano vicino al grembo in uno scambio di serrata affettività che si fronteggiano come a domandarsi una spiegazione che va oltre la parola. Una tensione ispirativa di conoscenza costante che si manifesta nelle sensibilità tonali che si intercalano tra bianco-latte di visi e due braccia, un verde di gonna materna ed uno stilato marrone di spalla di una figlia che posano su un rosso convesso animando un’armonia figurale a cui contribuisce non poco anche il nero della spinta espressionista sentita come scarica della personale creatività. Così il dipinto “MADRE” che dipinge Michele Giannattasio nella sua costante tematica di far pittura per conoscere e trasmettere emozioni che uniscono di sentimento una generazione di madre e di figlie. E trattasi di quella vocazione pittorica sentita, appunto, come avvenimento di rilevamento corale fortemente umano. Marpanoza Michele Giannattasio “LA MADRE” Olio Antonio Cellinese La forma e la poetica Sembra una festa planetaria il dipinto “PRIMAVERA” che Antonio Cellinese presenta in questo mese di marzo 2016. La vocazione poetica dell’artista dispone in modo così estroso il senso dei colori che annullano tutte le congiunture d’incontro dando così al dipinto una forma di allegra lavagna in facciata di monocampitura. La finezza degli accostamenti tonali e la scioltezza dei passaggi che annullano ogni esitazione di realizzazione fanno sì che il dipinto si presenti un annuncio di piena liberazione spirituale in cui il pittore si sente spintamente vivo e gioioso di dipingere, come a navigare per una scoperta che si colloca tra il vicino ed il lontano, tra il sogno e la realtà pittorica che interessa il prodigio dell’arte. Una composizione che va oltre l’astratto e l’informale e che fa conoscere un artista che sente e pratica la pittura come vera finalità della vita. Il ruolo dell’arte asserisce così alla sua naturale funzione. (Marpanoza) Antonio Cellinese “PRIMAVERA” Tecnica mista Silvana Testa Itinerari ignoti Naturalmente, lo spazio inteso, come navigazione dell’esistenza, sa essere quel mondo dell’immaginario che solo una pittrice di avvedute ispirazioni può conoscere e viverne le emozioni che davvero scaturiscono da momenti particolari come “INCENDIO” che presenta la pittrice Silvana Testa. Una tensione di fiamma giallo-oro che poi alzandosi dalla bocca del silos raggiunge l’alto del cielo colorandolo di un caldo viola che ancora rafforza il senso dell’incendio e il disagio che il caso pone nei tanti deplorevoli inquinamenti. Un problema pertanto di tutta attualità, di denuncia e di liberazione artistica che la pittrice persevera nel suo costante impegno di ricerca con eco di moderna finalità. Il dipinto si presenta privo di forzature, libero, è solo una necessità di manifestazione che riguarda i nostri giorni nei quali si vivono tanti dispiaceri e poche emozioni di sincera armonia. Marpanoza Silvana Testa “INCENDIO” Tecnica mista CONCORSI CONCORSI Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - La Biblioteca Angelica presenta la seconda edizione del concorso di arte contemporanea. OLTRE I LIBRI: L’ARTE DEL PRESENTE INCONTRA I LIBRI DEL PASSATO. Chiusura iscrizioni: 10 aprile 2016 Dopo il successo della prima edizione tenutasi nel mese di giugno 2015, la Biblioteca Angelica, diretta da Fiammetta Terlizzi, bandisce la seconda edizione del concorso “Oltre i libri. L’arte del presente incontra i libri del passato”, primo concorso di arte contemporanea, ideato e ospitato in una delle quarantacinque biblioteche statali, alle dipendenze del Ministero e delle attività culturali e del turismo. Obiettivo ultimo del concorso è quello di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea, stimolando le nuove generazioni di artisti a dialogare con i libri, rinnovando quel concetto di antico e di memoria, che i libri e le biblioteche tramandano nel tempo come un’eredità viva e pulsante. Il tema del concorso vuole offrire a gli artisti la possibilità di confrontarsi con i libri attraverso un linguaggio innovativo della creatività contemporanea. La Biblioteca diventa così lo spazio privilegiato dove custodire non solo i tradizionali libri cartacei, ma anche tutte quelle opere d’arte che ai libri aspirano, sia nella scelta della forma, che del soggetto. Agli artisti è offerta la più ampia scelta di interpretazione del tema. I linguaggi espressivi consentiti spaziano dalla pittura alla scultura, alla fotografia, alla video arte e alla grafica. Il concorso prosegue l’azione intrapresa dalla Biblioteca Angelica volta a riconfermare il valore attuale delle biblioteche, non solo come luoghi di conoscenza del passato, ma anche come piazze del sapere proiettate nel futuro, aperte ad ogni forma di scambio e interazione umana e culturale. La partecipazione è aperta a tutti gli artisti di nazionalità italiana e straniera, che abbiano compiuti 18 anni. L’iscrizione e l’invio del materiale va effettuato entro e non oltre il 10 aprile 2016. Per ulteriori informazioni www.concorsoangelica.it. PREMIO FONDAZIONE HENRAUX - Scadenza 15.03.2016 Al via la terza edizione del “Premio Internazionale di Scultura Fondazione Henraux, in memoria di Erminio Cidonio”. Il Premio, istituito e promosso dalla Fondazione Henraux, per volere del Presidente, Paolo Carli, è nato per onorare con progetti culturali e scientifici la tradizione della lavorazione del marmo nei diversi ambiti della scultura e del design, dell’architettura e della decorazione. Al Premio possono partecipare tutti i giovani scultori, di età non superiore ai 45 anni, iscrivendosi, tramite il bando, concorso pubblico, pubblicato sul sito della Fondazione Henraux (http://www.fondazionehenraux.it). La finale del Premio, come di consuetudine, si terrà presso gli spazi della Fondazione a Querceta (LU) nel luglio 2016. Il Premio è l’unico al mondo dedicato alla scultura in marmo e si avvale della collaborazione dell’Accademia dell’Altissimo e di una Giuria composta da grandi nomi dell’arte e del design, Presidente di Giuria è il critico Philippe Daverio. MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE: 1) Il premio è aperto a giovani artisti, che sappiano proporre progetti inediti, da realizzarsi in marmo, di grande valore estetico e culturale e che sappiano coniugare fattori storici, memoria, tradizione e innovazione, sviluppo di tecniche e lavorazioni, nuova combinazione di forme e materiali.(...) 2) Ogni artista partecipante per la progettazione dell’opera potrà ispirarsi al contesto storico-artistico e socio-economico del territorio della Versilia, considerando almeno uno degli aspetti più sotto descritti, come studiando i luoghi e le relative testimonianze storiche e socio-economiche, in modo che l’opera si generi da suggestioni, impressioni, energie derivanti dall’ambiente stesso, orientandosi verso una visione dell’arte ambientale, dell’opera in rapporto allo spazio (...) RIFUGIO CONCORSO INTERNAZIONALE DI PITTURA. Scadenza 12 marzo 2016 Il Comune di San Pietro Infine (CE), con la collaborazione della fondazione Parco della Memoria storica, indice il primo concorso di pittura contemporanea aperto a tutti gli artisti dai 18 anni in su, a prescindere dal sesso, nazionalità o qualifiche artistiche. Il concorso propone l’intento di creare un evento culturale teso a promuovere il territorio sanpietrese e l’accrescimento del suo genere nella valorizzazione dell’integrità e rispetto della nostra comunità globale. Il tema del concorso è RIFUGIO. Le opere potranno essere realizzate con qualunque stile e tecnica e su qualsiasi supporto e non dovranno superare le dimensioni di cm. 50x70. Per ulteriori informazioni: www.rifugioconcorso.com - www.facebook.com/rifugioconcorso PREMIO FEDRIANI 2016 Articolo 1 - Partecipazione Possono partecipare artisti residenti in Italia, individualmente o in gruppo, nati dopo il 1 gennaio 1981. Ogni concorrente potrà inviare un massimo di tre elaborati. La partecipazione al concorso è gratuita per tutti. Articolo 2 - Tema L’argomento del concorso, che anno dopo anno resta fedele alla frase “La vita è sogno” in omaggio all’universo fantastico di Sergio Fedriani, per questa edizione è WELCOME - LE GIOIE DELL’AMICIZIA. Per un orientamento, si suggerisce di visitare il sito www.sergiofedriani.com. Articolo 3 - Formati e requisiti delle opere Le immagini potranno essere realizzate in qualunque tecnica grafica, in bianco e nero o a colori, in formato orizzontale o verticale, ma senza includere testi (fumetti o altre scritte) al proprio interno. Non è obbligatorio ma auspicabile l’uso di un titolo esplicativo, ma esterno all’immagine stessa. Le opere in concorso NON dovranno essere spedite in originale, bensì SOLO in riproduzione cartacea (stampa digitale) di alta qualità CONTESTUALMENTE in formato elettronico tiff o jpg in alta risoluzione (minimo 300 dpi) su cd-rom o dvd. Il retro di ogni riproduzione cartacea (formato minimo A4, formato massimo A3). INVIO OPERE A: ASSOCIAZIONE CULTURALE “SERGIO FEDRIANI”, c/o Studio Grafico Andrea Musso, Via San Lorenzo 23/16, 16123 Genova entro e non oltre il 7 marzo. Per ogni ulteriore informazione info [email protected] ARTECULTURA 35 La Donna MADRE DEL DISARMO XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016 Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte ...LIBRI....LIBRI.. originale della Poesia della natura, energia creativa perchè riflettendo su di essa si comprende meglio e più all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO. Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEl DISARMO. Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento. Saggistica: l’invio di 1(una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare! Regolamento 1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con 1 solo componimemto poetico o saggistica in duplice copia firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza. 2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non assegna premi di classifica e gli Autori delle liriche o dei saggi formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico "Cultura per la pace" 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume. 3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali. 4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni. 5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali. Alla presentazione del volume La Donna Madre del Disarmo 2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare persone di loro fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo. Poesia, una sola ogni aderente, spedita duplice copia 6) 6) Poesia, una sola perper ogni aderente, vava spedita inin duplice copia firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura Via Ciovasso firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] 1919 - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] Saggi, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente per Saggistica, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente [email protected] pervia viae-mail e-mailall’indirizzo: all’indirizzo:[email protected] le Scuole si richiede di componimenti a firma PerPer le Scuole si richiede l'invio dil'invio componimenti a firma collettiva collettiva in modo da favorire la più ampia presenza scolastica in modo da favorire la più ampia presenza scolastica nel nuovo nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio volume antologico. Previste simboliche Borse di studio 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali. 9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire 9) modifiche In caso di nuove esigenze, ill'attività presentediregolamento potrà subire che migliorino Costume Poetico per il modifiche che migliorino l'attività la Donna MADRE DEL DIDisarmo - "Cultura per la pace" 2014. SARMO. Si può partecipare entrambe sezioni. L’adesione è limitata ad unaadsola sezioneleper Autore. 10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte. 10) Gli aderenti il per presente regolamento in all'iniziativa ogni sua parte. Poesie e Saggi fattiaccettano pervenire spirito di solidarietà Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura per la pace" di ARTECULTURA. per la pace" di ARTECULTURA. Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. PARTECIPA E FAI PARTECIPARE! Informazioni ulteriori e invio componimenti: La Donna MADRE DEL DISARMO 2016 c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 www.artecultura.org 36 ARTECULTURA e-mail: [email protected]