dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale

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dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org
e-mail: [email protected]
Anno XLIX - N. 3 Marzo 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano
In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
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Alfredo Mazzotta
UNA SCULTURA INTERIORE
CHE VISITA L’ESTERNO DEL MONDO
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Appare un dato di fatto, difficilmente
confutabile, che l’ambiente in cui una
persona nasce eserciterà su di lui un
influsso enorme, persino decisivo, sui
suoi futuri orientamenti di vita e di
pensiero. Gli scienziati, del resto, sono
concordi nel rilevare che i primi 5 o 6
anni nell’esistenza di un bambino,
racchiudono già in massima parte quei
fattori che poi sul piano del comportamento ne determineranno l’effettivo percorso sociale e psicologico.
Una verità, questa, che naturalmente
poi acquista
una sua particolare
pregnanza ed emblematicità in riferimento alla vita e all’opera di un
artista, come è appunto il caso, a
nostro avviso, di Alfredo Mazzotta.
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Uno scultore di raffinata e còlta
esperienza che partendo dalla natia
Calabria alla fine degli anni sessanta,
dove aveva conseguito il diploma di
Maestro d’Arte all’Istituto Statale
d’Arte di Vibo Valentia, poi giunge a
Milano, per studiare da vicino l’opera
di Luciano Minguzzi, frequentando fra
l’altro con notevole profitto l’Accademia di Belle Arti di Brera. Da
allora la sua ricerca ed attività hanno
preso il via con la notevole presenza in
molte mostre personali ed in rassegne
di scultura sia a carattere nazionale
che internazionale. E proprio a Milano,
Mazzotta ha avuto l’opportunità di
approfondire la sua indagine plastica
anche con il confronto con importanti
maestri dell’epoca. Ma come è stato
premesso, l’ambiente nativo con il suo
corollario di affetti e di spazi geografici, filtrati dallo scorrere del tempo
e dall’accumularsi delle esperienze,
ha influito non poco nel determinare
dal profondo il senso ed il valore della
sua inossidabile tensione plastica. Da
questo punto di vista l’ascolto interiore
della classicità greca, quella primitiva,
ricca di echi evocativo-arcaici prima
che l’organico naturalismo della fase
successiva la oscurasse nella sua
impronta più genuinamente espressiva,
ha sollecitato la fantasia e l’inventiva
di Mazzotta, lo ha con implicita e
misteriosa forza condotto nel mare
aperto della vita e dell’arte. Occorre
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però sottolineare - e lo si sarà già
intuito - che Mazzotta non è un
nostalgico, al contrario egli è sensibilmente sollecitato all’indagine, alla
sperimentazione stilistica ed espressiva, ma proprio partendo da quelle
radici, sapendo cioè farle fruttificare
con intelligenza e passione, facendole
interagire con il mondo degli affetti,
dei veri sentimenti. Ed ecco quindi
che su queste sensibili premesse la
sua scultura affronta la vita a partire
dalla dimensione del corpo e della
sensibilità femminile che di quella vita
appunto è la generatrice. Da questa
sua visione scaturisce in primo luogo
una scultura di valori, di proposta,
tonificata da una percezione morale
dell’esperienza artistica, che non è
dogma o pregiudizio, ma il substrato
ineliminabile dell’arte stessa. In un
certo senso queste sculture con la loro
purezza funzionale ancor prima che
spirituale sono una risposta indiretta
anche a certa grettezza della scultura
contemporanea, alla sua paura di
dichiararsi e manifestarsi. Infatti se
prima la scultura era racchiusa nel
bozzolo del monumento, da cui
giustamente è uscita, ora è racchiusa
nei limiti della pura idea, ma da questa
recente gabbia la limpida e serena
spinta espressiva di Mazzotta dimostra
che si può e si deve uscire.
Nella sua ritmica funzionalità strutturale la riflessione creativa del-
l’artista si orienta verso forme di
radice curvilinea od ovoidale e questo
non è certamente un caso perché esse
possono idealmente racchiudere il
cosmo o, meglio, accoglierlo, senza
imprigionarlo, senza definirlo, ma
perennemente riproporlo in nuovi cicli
ed evoluzioni. Et si parva licet componere magnis, si provi ad immaginare
le potenzialità espressive e nello stesso
tempo misteriose di queste forme nella
pittura (Piero della Francesca) o
nell’architettura (Borromini) e si
comprenderà appieno la loro compenetrazione di enigma e razionalità.
Pertanto, compiere, indicare, senza
definire, ecco i termini della proposizione estetico/visuale di Alfredo
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Repertorio fotografico: Matteo Cannata, Adalberto Guarnerio. La copertina, Figura in contorsione, 2010 - 1: Suonatrice d’Arpa (Omaggio alla musica),1971 - 2: Figura
triste (Meditazione), 1971/72 - 3: Figura in contorsione n.3, 1976/85 - 4: Figura sdraiata, 1976 - 5: Venere di Nao, 1973 - 6: Figura in contorsione, 2010 - 7: Figura in
contorsione (bozzetto), 1993 - 8: Composizione con figura, 2005 - 9: Figura in contorsione, 2009 - 10: “Homo Silens”, 2010 - 11: Figure in contorsione, 1998 - 12: Alfredo
Mazzotta con l’opera “Idoli”, 2012 - 13: “Reperto”, 2006 - 14: “Equilibrista”, 2014 - 15: Composizione con figura in contorsione, 2014 - 16: Composizione con figure
in contorsione, 2005 - 17: Composizione con reperti, 2010 - 18: Figura in contorsione (Disperazione), 2008 - 19: Composizione con figura in contorsione, 2006 (Coll.Arch.
Cannata) - 20: Figura in contorsione, 2009
Mazzotta. Da qui discende una morfologia volumetrica che predilige le
superfici pure, levigate, l’incidenza
assoluta del simbolo, sintetizzato con
immediatezza. La forma archetipale
così plasmata ab initio nella sua
esemplare tensione allusiva, fa
comprendere come ogni suo singolo
elemento abbia in sè la sua propria
potenzialità senza necessariamente
dipendere da una struttura. Ogni
elemento, infatti, può essere il centro,
la spinta d’irraggiamento della scultura.
Ed allora una volta che lo scultore ha
codificato il suo alfabeto visivo, esso
si apre ad una gamma estremamente
versatile di opzioni stilistiche ed
espressive in cui figurazione ed
astrazione si compenetrano con
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modalità ed intensità diverse ma
sempre afferenti a quel codice di
linguaggio universale che Mazzotta ha
saputo far proprio in maniera personale e del tutto autonoma. Da questo
punto di vista assai importante è l’opera
grafica che Mazzotta costantemente
affina, sia come realtà espressiva in sè
indipendente, sia anche come dialettico
posizionamento rispetto all’ambito più
propriamente scultoreo. Inoltre punto
di equilibrio, di mediazione, tra
scultura e grafica ci appare essere la
raffinata ricerca nell’ambito del
bassorilievo, questo genere oggi
spesso dimenticato dall’arte scultorea
contemporanea, ma che intuitivamente
- e a ben ragione - Mazzotta ripropone
in chiave moderna. Quasi a voler
sottolineare che nella concretezza
dell’operare, nella duttilità del plasmare, si attua quell’universalità
espressiva e multimediale che già il
Rinascimento aveva sperimentato e che
oggi, paradossalmente torna ed essere,
ricercata, persino invocata, dall’arte
all’economia, dalla tecnologia alla
comunicazione. Ed è allora in questo
flusso futuribile che la scultura di
Mazzotta si dispone a pieno titolo,
consolidata dal suo rapporto culturale
ed interiore che con lungimiranza sa
far corrispondere passato e futuro, in
una dialettica che proprio nella purezza
della forma rimodula con sensibilità
ed efficacia la voce inconfondibile
dell’arte.
Teodosio Martucci
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Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano
FORMAZIONE. TITOLI EQUIPARATI ALLA LAUREA PER LE
SCUOLE CIVICHE DI CINEMA E
TEATRO. Sindaco Pisapia: “Un successo
per Milano, un’opportunità per i nostri studenti”.
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca Stefania Giannini e il Ministro
dei Beni Culturali e del Turismo Dario
Franceschini hanno firmato il decreto del
Miur, di concerto con il Mibact, per il riconoscimento dell’equiparazione rispetto alla laurea dei titoli di studio rilasciati dalle scuole e
istituzioni formative di rilevanza nazionale
che operano nei settori audiovisivo e cinema, teatro, musica, danza e letteratura di
competenza del Mibact. Il decreto attua una
norma contenuta nella legge ‘Buona Scuola’
e prevede un apposito iter di riconoscimento
dei titoli che passa, innanzitutto, da una stretta verifica dei requisiti di qualità degli istituti
coinvolti. “Una buona notizia per i nostri
studenti che frequentano la Civica Scuola di
Cinema e la Civica Scuola di Teatro Paolo
Grassi di Fondazione Milano. Un successo
per Milano e un’opportunità importante per i
giovani diplomati - dichiara il Sindaco di
Milano Giuliano Pisapia -, che permetterà
da un lato ai ragazzi di essere competitivi, sia
in Italia sia all’estero, e dall’altro alle scuole
di essere più attrattive anche per attirare i
talenti di altri Paesi”.
“Questo riconoscimento premia il lungo lavoro, la professionalità degli insegnanti oltre
alla qualità dei corsi proposti dalle Civiche
scuole milanesi, realtà diventate nel corso
degli anni veri punti di riferimento cittadino e
nazionale per chiunque voglia lavorare nell’industria cinematografica e teatrale”. Così
l’assessore alle Politiche per il lavoro,
Università e Ricerca Cristina Tajani:
“ Con l’equipollenza raggiunta anche dalle
scuole di Cinema e Teatro siamo riusciti a
completare il riconoscimento universitario di
tutte e quattro le Civiche gestite da Fondazione Milano. Un modello quello delle Scuole
Civiche che a Milano vanta una profonda e
radicata tradizione nell’ambito della formazione e dell’educazione professionale, dai
giovani agli adulti, e che oggi grazie a questa
equipollenza aumenta il suo valore adeguandolo alle evoluzioni delle figure lavorative più
richieste sul mercato”.
Info: [email protected]
MITO SETTEMBRE MUSICA.
AD ANNA GASTEL LE FUNZIONI
DI PRESIDENTE DEL FESTIVAL
I sindaci di Torino e di Milano, Piero Fassino
e Giuliano Pisapia, hanno scelto di delegare
ad Anna Gastel la funzione di Presidente del
Festival MiTo Settembre Musica, rimanendone Presidenti Onorari.
“Dal 2013 Vice Presidente del FAI, Anna
Gastel ha dedicato tutta la sua vita all’arte e
alla cultura - hanno dichiarato i Sindaci
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Giuliano Pisapia e Piero Fassino - e siamo
certi che anche in questo nuovo incarico
saprà dare il suo contributo allo sviluppo del
sistema culturale del nostro Paese. Il Festival
MiTo è infatti ormai internazionalmente noto
per l’originalità, l’ampiezza e la qualità del
suo programma, ma siamo certi che Anna
Gastel saprà imprimere un nuovo ulteriore
slancio grazie alla sua raffinata sensibilità e
alla sua capacità di coordinare eventi culturali complessi. Questa scelta, che affianca
quella già compiuta con la nomina del Direttore Artistico Nicola Campogrande, completa il nuovo assetto di governo del Festival, per
un MiTo Settembre Musica sempre più innovativo, attrattivo e stimolante per l’unicità del
suo formato e della sua offerta musicale”.
[email protected]
Un nuovo percorso, parallelo all’allestimento permanente, alla scoperta dei magazzini visitabili del Museo
Egizio.
Nel suo primo Natale il nuovo allestimento
del Museo Egizio, inaugurato il 1° aprile
2015, festeggia con un’anteprima delle “Gallerie della Cultura Materiale”, veri e propri
magazzini visitabili allestiti lungo tutto il percorso museale. Si tratta di una serie di armadi
che espongono un’ampia rassegna di manufatti, provenienti dalla straordinaria collezione del Museo Egizio, ordinati per tipologie in
base al materiale con cui sono realizzati, alla
loro forma, alla loro funzione e a ciò che
rappresentano. In una società come la nostra, sempre più immersa in una cultura
digitale insistere sulla cultura materiale significa tracciare un filo che collega il nostro
mondo con quello dell’antichità, in particolare egizia: gli oggetti di cui l’uomo si è sempre
circondato sono espressione della sua cultura materiale, studiata dagli archeologi per
comprendere le società del passato. Le Gallerie della Cultura Materiale rappresentano
per il pubblico un affascinante viaggio tra gli
oggetti prodotti dall’ingegno dell’uomo nell’antico Egitto oltre a un’occasione per accedere anche ai magazzini che diventano finalmente visitabili mostrando una selezione di
circa 10.000 oggetti e 40.000 custoditi dal
Museo Egizio. Le Gallerie sono un work in
progress e saranno continuamente arricchite offrendo contenuti ed esperienze tattili che
consentiranno al visitatore di acquisire maggiori informazioni sui reperti in mostra. Attualmente il percorso si compone di 38 armadi collocati lungo il percorso museale, nei
primi mesi del 2016 saranno inaugurate tre
nuove sale, sempre dedicate alla cultura
materiale. Con l’inaugurazione di un nuovo
percorso a soli otto mesi dalla riapertura
l’Egizio intende mantenere la promessa di
essere un Museo vivo, capace di rinnovarsi
per offrire al suo pubblico sempre nuove
possibilità di visita.
Info: 011 561 7776
I CHIODINI QUERCETTI AGLI
UFFIZI DI FIRENZE: PIXEL ART
“EDIZIONE SPECIALE MUSEI”
Il famoso gioco dei chiodini in edizione
speciale per la galleria d’Arte fiorentina
e per il Museo Egizio di Torino.
Vere e proprie opere d’arte. No, non parliamo dei meravigliosi ritratti di Botticelli ospitati alla Galleria degli Uffizi di Firenze e
nemmeno degli affascinanti e misteriosi
sarcofaghi del Museo Egizio di Torino. Parliamo di chiodini. Proprio così. Si chiama
Pixel Art la linea di giochi di composizione da
realizzare con i chiodini della storica fabbrica
di giocattoli Quercetti & C. che è possibile
acquistare nei Book Shop di alcune fra le più
importanti realtà museali del mondo.
Un’”Edizione Speciale Musei” di questo originale gioco è stata realizzata per il Book
Shop della principale Galleria d’Arte fiorentina. Il gioco, in questa particolare edizione,
può essere acquistato esclusivamente nello
shop degli Uffizi, e permette di riprodurre tre
soggetti dedicati: la celebre Cupola del
Brunelleschi, simbolo del capoluogo toscano,
un primo piano del David di Donatello e un
dettaglio della Venere di Botticelli. Appositamente realizzati per il Book Shop del Museo Egizio di Torino, considerato, per il valore
dei reperti, il più importante del mondo dopo
quello del Cairo, sono invece i Pixel Art
dedicati al famoso Faraone Bambino
Tutankhamon e il celebre volto di Merit. Tutti
i quadri Pixel Art “Edizione Speciale Musei”
sono composti da 4 tavolette traforate modulari
da completare con 4.800 chiodini in 6 colori
del Pixel Art che si miscelano, dando vita a
migliaia di nuovi colori e sfumature. Il “matrimonio” con delle realtà museali così importanti è giustificato, oltre che dalla qualità
e dall’originalità del gioco, anche dal principio stesso che sta alla base di questo prodotto. Info: +39-011.235656
MODENA FIERE SALONE DELLE
VACANZE, Modena, 18-20 marzo 2016
Ritorna a ModenaFiere il salone delle vacanze 0-14. Dal 18 al 20 marzo si parlerà di
viaggi per i più piccoli, di turismo formato
famiglia e di turismo scolastico: moltissime le
proposte, per tutte le tasche. Oltre 200
espositori con decine di laboratori didattici a
tema per coinvolgere i piccoli visitatori in un
viaggio di scoperta. Spazio alle vacanze verdi:
dalle escursioni ai camp sportivi, dalle fattorie
didattiche ai parchi di avventura, fino ai camping
e alle ciclovacanze. E ancora: numerose aree
tematiche dove i piccoli visitatori potranno
vivere per qualche ora l’avventura delle loro
prossime baby vacanze. Sono i piccoli turisti
ad aumentare, intesi come bambini e ragazzi in
viaggio con la famiglia o da soli, senza mamma
e papà. Le statistiche parlano chiaro: le famiglie che nel 2014 hanno fatto almeno una
vacanza (di almeno 4 notti) con i propri figli
sono il 77%. Info: 3398850143
Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano
Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della
Valorizzazione dei Beni Culturali e
Ambientali. Ferrara 6-8 aprile 2016
Dal 6 all’8 aprile la storica sede ferrarese di
Restauro riapre le porte per accogliere un
pubblico sempre più ampio, con un nuovo
sottotitolo che diventa manifesto di questa
XXIII edizione: Salone dell’Economia, della
Conservazione, delle Tecnologie e della
Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali. Il Salone 2016 vuole coinvolgere ed è
stato a sua volta coinvolto all’interno di un
programma di grandi riforme e cambiamenti,
in seno alle nuove politiche ministeriali in
ambito di gestione del patrimonio culturale, di
cui quest’anno si fa portavoce con un’attenzione sempre crescente per l’Economia Culturale, l’imprenscindibile ruolo svolto dalla
Conservazione e Valorizzazione dei nostri
Beni Culturali e Ambientali, e la riconosciuta
posizione di rilievo, che le Tecnologie rivestono nel rendere più efficaci ed efficienti
queste attività.
Una nuova veste che è stata cucita insieme
al MiBACT - Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo, partner storico della manifestazione, che ha individuato
nel Salone la giusta cornice per rappresentare il Sistema Museale Italiano in tutta la sua
interezza e complessità; in concomitanza ed
all’interno di Restauro prenderà infatti vita
MUSEI, un nuovo Salone rivolto in particolare alle aziende di pertinenza e in dialogo
diretto con le realtà museali, pubbliche e
private. Aziende provenienti da settori quali
illuminotecnica, climatologia, software e altre tecnologie, come accoglienza, guardiania,
ristorazione, bookshop e merchandising (che
vanno ad aggiungersi al restauro architettonico, perno della manifestazione) e
che si affiancheranno ai consueti 250
espositori, andando a comporre un panorama ancor più ricco e qualitativamente elevato. Dagli addetti ai lavori agli appassionati
d’arte, ai curiosi e ai sostenitori del nostro
invidiabile patrimonio culturale, questa edizione vuole rivolgersi a tutti coloro che a
vario titolo si sentono coinvolti da questo
imperdibile appuntamento.
Info: www.salonedelrestauro.com
DAL 19 marzo 2016 IL PREMIO
ARTE LAGUNA TORNA ALL’ARSENALE DI VENEZIA. Festeggia i
suoi dieci anni con una delle mostre più belle di sempre.
Si inaugura sabato 19 marzo 2016 alle Nappe
dell’Arsenale Nord, uno dei luoghi più conosciuti al mondo per l’arte contemporanea, la
mostra dei finalisti della 10 edizione del Premio Internazionale Arte Laguna. Con i suoi
10 anni, il Premio si attesta come uno dei
concorsi d’arte più longevi e prestigiosi. Gode
di un elevato interesse nel mondo dell’arte,
offrendo un certo riconoscimento ad artisti emergenti ed affermati così come la
possibilità di farsi conoscere da critici
internazionali. La mostra principale comprenderà 30 opere di pittura, 30 sculture e
installazioni, 30 opere di arte fotografica,
10 video, 10 progetti di arte ambientale, 5
performance che si esibiranno dal vivo.
Info: + 39 347 2790099
ARTECULTURA
Mensile d’informazione artistica
e culturale - Abbonamenti 2016
normali euro 50,00
sostenitore euro 100,00
con omaggio di una Grafica a colori,
cm. 50x70 di Artisti
Contemporanei disponibili:
Alfieri, Fomez, Kodra
QUEST’ANNO IL GIRO D’ITALIA
PARTE DALL’OLANDA.
Intestare: c.c.postale
n.84356302 ARTECULTURA
mensile d’informazione artistica e
culturale - Via Ciovasso 19
20121 Milano
Quest’anno la famosissima competizione italiana dedicata al mondo del ciclismo partirà
per la dodicesima volta su 99 edizioni dall’estero. Nonostante la rarità di una partenza
dall’estero i Paesi Bassi hanno già ospitato 2
volte le maglie rosa. Nel 2002 la partenza fu
infatti da Groningen mentre nel 2010 i ciclisti
italiani iniziarono la gara da Amsterdam. Il
2016 sarà quindi la terza volta che il Giro
d’Italia partirà dall’Olanda. Tra le importanti
gare ospitate ultimamente in Olanda da non
dimenticare la partenza del Tour de France
dalla cittadina olandese di Utrecht lo scorso
4 luglio.
L’Olanda conosciuta in tutto il mondo come
il paradiso biciclette, ha sempre ospitato con
grande orgoglio questa competizione tutta
italiana e anche quest’anno la provincia del
Gelderland ha voluto fortemente questa corsa, sfidandosi tenacemente contro altri concorrenti internazionali.
Le tappe olandesi
La competizione che durerà tutto il mese di
maggio rimarrà in Olanda per 3 giorni (6-8
maggio) per poi spostarsi direttamente nel
sud d’Italia dopo un giorno di riposo. La gara
si svolgerà tutta nella provincia del Gelderland
e si svilupperà su 3 differenti tappe. Venerdì
6 maggio, giorno dedicato alla partenza del
Giro che avverrà nella città di Apeldoorn.
Questa prima tappa (una cronometro
individuale) avrà una lunghezza totale di
8,1km percorrendo la cittadina olandese di
Apeldoorn. La seconda tappa di sabato 7
maggio prevede un percorso di 180 km,
con partenza dalla città di Arnhem e arrivo
nella città di Nijmengen. Domenica 8 le
maglie rosa finiranno il giro olandese partendo da Nijmengen per raggiungere dopo
190 km la città di Arnhem.
CENACOLO S. EUSTORGIO
Incontri e letture di narrativa, poesia,
scrittura. Milano tel. 02878422 - Libreria
Esoterica Ecumenica, Galleria Unione 1
03.03.16: Stefania Scarnati, Maria Luca,
Elena Federici Ballini
10.03.16: Renzo Vidale, Patrizia Puleio,
Maria Luisa Parazzini
17.03.16: Laboratorio di lettura e scrittura
creativa di Opera
Agli autori che leggeranno i loro testi ed agli ascoltatori viene suggerito di dare un libero
contributo ad un’Associazione Solidaristica.
dal 1967, l’Informazione Artistica
su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet.
Il pdf è scaricabile dal sito
www.artecultura.org
Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista
mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la
copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici
né di tendenze, puntando sulla qualità
delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente:
Ottobre 2014: Antonio Fomez
Novembre 2014: Sergio Sarri
Dicembre 2014: Fernando De Filippi
Gennaio 2015: Umberto Mariani
Febbraio 2015: Luca Lischetti
Marzo
2015: Mario Benedetto
Aprile
2015: Carlo Nangeroni
Maggio 2015: Paolo Scirpa
Giugno 2015: Paolo Baratella
Luglio 2015: Gabriele Amadori
Ottobre 2015: Luigi Timoncini
Novembre 2015: Ennio Calabria
Dicembre 2015: Paolo Scirpa
Gennaio 2016: Sergio Acerbi
Febbraio 2016: Carlo Nangeroni
Siamo disponibili a:
- per possibili visite allo studio
- Servizi redazionali su mostre ed
eventi artistici di novità
- Quotazioni redatte da esperto
perito del Tribunale
Abbonamento annuale Euro 50
Intestare:ARTECULTURA
di Giuseppe Martucci
c.c.postale n.84356302
Via Ciovasso 19 - 20121 Milano
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LA MEMORIA FINALMENTE
ARTE IN POLONIA DAL 1989-2015
La Galleria civica di Modena inaugura
il prossimo 19 marzo alle 18.00 "La memoria finalmente. Arte in Polonia: 19892015", mostra a cura di Marinella
Paderni, prodotta con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, realizzata in
collaborazione con l'Istituto Polacco di
Roma e allestita alla Palazzina dei Giardini fino al 5 giugno 2016.
Quindici autori selezionati – sulla scorta
di tre generazioni di artisti polacchi nati
tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Ottanta – presentano
fotografie, pittura, collage, performance, sculture, disegni, installazioni e video.
Il percorso espositivo racconta il delicato passaggio tra passato e futuro vissuto
dal Paese, mostra lo scarto tra radicate
eredità culturali e l’invenzione di un’arte nuova, e rivela un tratto deciso e autonomo, piena espressione della Polonia
post-socialista di oggi. La ricerca di
un’identità nel presente, che rappresenti
anche la promessa del futuro, è il leitmotiv
della mostra: "La memoria finalmente",
titolo di una poesia scritta da Wislawa Szymborska, scrittrice polacca premio Nobel
per la letteratura nel 1996. A 25 anni dall’indipendenza democratica, la Polonia
è diventata la culla di un rinascimento
culturale senza precedenti, humus di quelle istanze storiche che hanno plasmato
l’Europa del secolo scorso, tra traumi, rimozioni e ricostruzioni.
Divisa nel corso del XX secolo, tornata
indipendente tra il 1919 e il 1939 e poi
liberata con l’aiuto dell’Armata Rossa, la
Polonia divenne un paese del blocco socialista sovietico. Storico e strategico cro-
cevia tra Est e Ovest, è divenuta un osservatorio privilegiato dei fenomeni politici e culturali europei, coniugando,
spesso suo malgrado, istanze e differenze dei due poli estremi del nostro continente. L’inizio dell’era post-socialista e
l’ingresso del capitalismo hanno segnato
un confine culturale tra passato e
futuro.La libertà ritrovata ha rappresentato la promessa del futuro senza il pericolo di cadere nelle trappole della rimozione e della perdita di memoria. La scena artistica contemporanea ha contribuito in maniera incisiva a questo ririnascimento culturale anche grazie a
una riflessione critica attenta tanto al
passato quanto al presente, capace di
generare la consapevolezza necessaria
per giungere alla costruzione di nuova
identità. Critical Art e New Documentalists
sono alcuni dei fenomeni artistici principali sorti tra gli anni Novanta e gli anni
Duemila che si sono fatti carico di affrontare schiettamente il tema delicato della
memoria, gli effetti del capitalismo e della globalizzazione impiantati su una storia di totalitarismi, l’essere e il divenire
della società polacca. La mostra sarà corredata da un catalogo bilingue (italiano
e inglese), edito da Silvana Editoriale, con
apparati iconografici e biografici degli
artisti oltre ad una serie di contributi critici a firma della curatrice Marinella
Paderni, del filosofo polacco Andrzej Leder e della storica d'arte contemporanea
Joanka Zielinska, curatrice presso il Museo d'Arte Contemporanea di Varsavia.
Info T. 059 2032911 ---
Roma, MACRO- Sino all’8 maggio 2016
La mostra propone un’analisi del volto e del
corpo nell’arte contemporanea, mediante
l’esposizione di opere in cui l’artista stesso
si auto-rappresenta (tra gli altri Vito Acconci, Franco Angeli, Giorgio de Chirico, Plinio
De Martiis, Stefano Di Stasio, Giosetta
Fioroni, Gilbert&George, Francesco Guerrieri, Urs Luthi, Carlo Maria Mariani, Bruce
Nauman, Cristiano Pintaldi), di opere in cui
l’artista è “rappresentato” da un altro artista, come nelle fotografie di Claudio Abate,
Marco Delogu, Mimmo Iodice, Nino Migliori, e ancora di opere in cui l’artista non ritrae
se stesso ma un altro personaggio, in cui però
EGO/SUPER
EGO/Alter ego
riesce a ritrovarsi e specchiarsi, come nei
lavori, tra gli altri, di Ennio Calabria, Candy
Candy, Giacinto Cerone, Mariana Ferratto,
Luigi Ontani, Luca Maria Patella, Arnulf
Rainer, Sissi, Sten e Lex. In tal senso, si inserisce in mostra il doppio focus dedicato ad
Aleksandra Waliszewska, Untitled, mixed media on carton, 25 x 35 cm, courtesy LETO
Alberto Moravia e Achille Bonito Oliva, due
exempla, fra i tanti possibili nel mondo della
cultura italiana contemporanea, famosi anche a livello internazionale, sul quale abbiamo voluto porre una maggiore attenzione visuale, attraverso l’esposizione dei ritratti di
Moravia realizzati da Renato Guttuso, Carlo
Levi e Mario Schifano e quelli di ABO di
Sandro Chia, Francesco Clemente e Mario
Schifano. Fra dipinti, fotografie, installazioni site specific, stencil, la mostra cerca anche di approfondire e dimostrare, nel concreto dell’arte stessa, l’iter contemporaneo
di quella che storicamente è definita come
“pittura di genere”, con riferimento appunto
all’autoritratto e al ritratto, ampliando e
attualizzando la denominazione fino al selfie
che, in poco tempo, si è andato imponendo a
livello mass-mediale.
Info 06 671070400
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ARTECULTURA
JOAN MIRO’
LA FORZA DELLA MATERIA
Milano, MUDEC
24 marzo - 11 settembre 2016
Il lavoro di Joan Miró, una delle personalità più illustri della storia dell'arte moderna, è intimamente legato al surrealismo
e alle influenze che artisti e poeti di questa corrente esercitarono su di lui negli anni
venti e trenta. È attraverso di loro che
Miró sperimenta l'esigenza di una fusione tra pittura e poesia, sottomettendo la
sua opera a un processo di semplificazione della realtà che rimanda all'arte primitiva, al tempo stesso punto di riferimento per l'impostazione di un nuovo vocabolario di simboli e strumento utile a raggiungere una nuova percezione della cultura materiale.La retrospettiva intende
porre l'attenzione su questo ultimo aspetto, mostrando attraverso un'ampia selezione di opere realizzate tra il 1931 e il
1981, l'importanza che l'artista ha sempre conferito alla materia, non solo come
roig e Maiorca i due poli della sua ispirazione. Tornato a Barcellona nel 1912, frequentò l’Accademia Galí fino al 1915,
dopodiché passò al Circolo Artistico di
Sant Lluc. Nel 1916 Mirò affittò uno studio ed entrò in contatto con personalità
nel mondo dell'arte. Furono questi gli anni
in cui Miró scoprì il fauvismo e in cui
tenne la sua prima esposizione personale
alle Galeries Dalmau (1918). Attirato
dalla comunità artistica che si riuniva a
Montparnasse, nel 1920 si stabilì a Parigi, dove conobbe Picasso e il circolo
dadaista di Tristan Tzara. Già in questo
periodo, in cui disegnava nell’accademia
La Grande Chaumière, cominciò a delinearsi il suo stile decisamente originale,
influenzato inizialmente dai dadaisti ma
in seguito portato verso l’astrazione per
l’influsso di poeti e scrittori surrealisti.
Nel 1926 collaborò con Max Ernst per la
Farhan Siki, at the beginning #5
135x135cm, spray paint on canvas, 2014
La sede di Banca Generali Private Banking, in Piazza Sant’Alessandro 4 a Milano, ospita dal 17 febbraio al 30 settembre 2016 una mostra che presenta una serie
inedita di tele realizzate da Farhan Siki,
street artist indonesiano, tra i più apprezzati a livello internazionale. L’esposizione
Traces, curata da Rifky Effendi, propone
un ciclo di opere appositamente pensato
FARHAN SIKI
Traces
Illustrazione per Cavall Fort
Cavallo, pipa e fiore rosso, 1920
strumento utile ad apprendere nuove tecniche ma anche e soprattutto come entità
fine a se stessa. Attraverso la sperimentazione di materiali eterodossi e procedure innovative, l'artista mira a infrangere le regole così da potersi spingere
fino alle fonti più pure dell'arte.
Figlio di un orefice e orologiaio, Joan
Miró cominciò a disegnare dall’età di 8
anni. Su consiglio del padre, Miró intraprese studi commerciali ma in parallelo
frequentò lezioni private di disegno; dal
1910 al 1911 lavorò come contabile in
una drogheria, finché un esaurimento
nervoso non lo convinse a dedicarsi all’arte a tempo pieno. Fu il lungo periodo
di convalescenza passato nella casa di
famiglia a Montroig del Camp a consolidare definitivamente la sua vocazione; lo
stesso Miró riconobbe in seguito in Mont-
scenografia di Romeo e Giulietta e realizzò il celebre Nudo. Quindi iniziò la
sperimentazione artistica di Miró, che si
cimentò con le litografie, l’acquaforte e
la scultura, nonché con la pittura su carta
catramata e vetro.Con lo scoppio della
guerra civile spagnola (1936) tornò a Parigi, dove si dedicò a raccogliere fondi a
favore della causa repubblicana, ma fece
ritorno in Spagna al momento dell’invasione nazista della Francia. Da questo
momento visse stabilmente a Maiorca o a
Montroig.Miró fu uno dei più radicali e
convinti teorici del surrealismo, al punto
che André Breton, fondatore di questa corrente artistica, lo descrisse come “il più
surrealista di noi tutti”. Tornato nella casa
di famiglia, Miró sviluppò uno stile
surrealista sempre più marcato.
Info e prenotazioni 02 54 917
per questo appuntamento, in cui Farhan
Siki attinge le icone più riconoscibili e famose della storia dell’arte occidentale, da
L’Ultima Cena all’Uomo Vitruviano di
Leonardo, da Adamo ed Eva di Michelangelo all’esperienze del Bauhaus, e le
rielabora con una sensibilità e una tecnica
contemporanea.
Fin dai suoi esordi, Farhan Siki riflette sulla
cultura pop del XXI secolo, esplorandone gli
elementi testuali, raccogliendo loghi, marchi
e simboli della cultura di massa, al fine di
apporli sulla tela, caricandoli di attributi
iperbolici e parodistici ed esprimendo una
satira interna al sistema dell’arte contemporanea. L'esperienza urbana e il consumo
globalizzato si trasformano nei suoi lavori in
un trionfo di colore. Nella sua serie più famosa: "Mu (War) kami", su uno sfondo composto dai loghi che Takashi Murakami ha progettato per Louis Vuitton, Farhan Siki affolla scene di combattimenti tra uomini, di aerei da guerra, di fucili e mitragliatori, come a
ricordare che, pur nella leggerezza di un
messaggio commerciale, non ci si deve dimenticare che esiste qualcosa di più profondo, che è impossibile ignorare. Persino la
Marylin di Andy Warhol perde il suo volto e
la sua maschera di bellezza perfetta, mostrando come molte altre icone popolari siano
parte di questo controverso palcoscenico contemporaneo. Accompagna la mostra un volume edito da Banca Generali (bilingue italiano/
inglese) con testi del curatore e di Wiyanto.
Info [email protected]
ARTECULTURA
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- RISORGIMENTO POETICO Tra l’ingenuo,
il sentimentale
e l’artistico.
Non esistono
confini nella
Poesia della
natura
Volendolo esprimere con la profonda
semplicità di un Gandhi diremo che
“Fino alla fine dei tempi l’immaginazione, cioè la poesia, svolgerà
un ruolo utile e necessario nell’evoluzione umana”. (Grandi Tascabili
Economici Newton 1995, pag. 46).
Per cui nessuna paura che la Poesia
diventi Filosofia, perché la Poesia è
tutto dalla scienza alla letteratura, dalla
progettistica alla manovalanza, dalla
medicina alla teologia, la poesia è la
vita di sempre in tutta la sua manifestazione culturale. E se Paul Celan,
eminente poeta romeno di lingua
tedesca, avesse avuto tali cognizioni
sulla natura della Poesia, forse si
sarebbe risparmiato il suicidio per la
paura che la poesia diventasse filosofia.
(La Repubblica, pag. 52 - 20/12/ 2015).
E la stessa Poesia ingenua e sentimentale in cui Friedrich Schiller si
è consumato la vita specie con il suo
trattato del 1795, tuttavia ignorò che
in fondo, la poesia sentimentale non è
altro che un sinonimo di quella ingenua di
Moses Mendelssohn. In sostanza questi
differenti concetti sulla poesia sono solo
spigolature intellettuali. E non altro che
questo. In quanto la sostanza della Poesia
della natura non è di costruire la varietà
ma l’unità dell’armonia messa sempre in
pericolo da critici di limitate vedute. La
spontaneità ha la sua naturale sede
soprattutto nell’inconscio di Freud o
nell’orientale versione di Budda con
radice nell’induismo. Il più vicino alla
Poesia della natura può essere invece
stato Kant, che, a suo modo di pensare,
la riteneva metà spontanea e l’altra
metà naturale. I poeti, per noi, non
sono né antichi e né moderni ma solo
poeti del proprio tempo storico. I modi
espressivi fanno tutti parte del corpo
e spiritualità della Poesia della
natura, poiché l’uomo è natura egli
10
ARTECULTURA
stesso, al contrario non potrebbe
essere un essere pensante. Quindi
Euripide e Tibullo, come Shakespeare
e Goethe etc., sono da ritenere tanto
ingenui quanto sentimentali.
Ha! Se il manovale non avesse cura
della sua carriola non conoscerebbe il
lavoro e pertanto resterebbe fuori dalla
Bellezza poetica, come dicasi per lo
scienziato che se non avesse intuizione
di ricerca, risulterebbe un vegetale
secco di sentimento. La Poesia della
natura è l’identità dell’esistenza che
vive tra il mappamondo della carne e il
cielo dei desideri, un concetto nel
quale un Francesco d’Assisi o Dante,
un Leopardi o il meno conosciuto
Rapisarda, ed altri, nei riferimenti
intuitivi dei loro linguaggi, sia pure
nella diversità delle espressioni, già si
sentono dentro al calore generativo
della Poesia della natura. E lo stesso
amore di tutti i tempi e giorni, di cui
tanto si parla, quale consistenza assolve
fuori dalla Poesia della natura che
impegna l’uomo al riscatto dalla disarmonia forzata come l’imposizione
gerarchica della vita umana ed ogni
forma di repressione e violenza? E
cos’è che unisce fino al midollo
spinale l’affetto di un neonato alla
madre, se non lo spirito poetico innato
della natura che poi sensibilizza quel
fascino affettivo che dura tutta la vita?
E dove conduce il lavoro fuori della
Poesia della natura? Ad incontrare
un elemosinante su ogni porta di casa
che giustamente domanda di mangiare
per vivere. Di quali colpe si sono macchiate le rappresentanze delle generazioni passate ed attuali che non hanno
tuttora capito che le armi conducono
solo all’inevitabile suicidio dell’uomo? E che solo il Disarmo, può condurre
alla Poesia della natura. Quel Disarmo
che nel primo e secondo dopoguerra era
certamente sentito e man mano poi
dimenticato da tutte le organizzazioni
politiche e religiose per occupare la terra
ed il cielo del nostro pianeta con un
inquinamento senza più ombra di schiarita.
Per noi il problema è molto semplice
quando storicamente si constata che la
cultura in tutte le sue espressioni anziché
vertere in direzione della libera evoluzione
dell’uomo purtroppo lo ha sempre più
relegato nelle mani della schiavitù
burocratica del potere. Ecco perché non
ci può essere pace nella convivenza
umana senza scoperchiare i miti ed i
dogmi dell’esaltazione di potenza
quando uno stato si sente sicuro solo
abbattendo l’altro rivale, suo nemico.
E non diversamente in linea di massima
si presenta il proselitismo delle
religioni in tutte le loro vesti di
arroganza o di misericordia, di rigetto
o di accoglienza. Sono problemi che
non si risolvono se non si pensa alla
nuova formazione della persona nutrita
dalla Poesia della natura. Una
formazione che sorga dalla fonte del
nostro interiore spirituale che si pone
in stretta sintonia con l’eterno della
realtà universale che nella convivenza
delinei cosa sia in pratica la Poesia
della natura. Concetti che per la nostra
limitata conoscenza sono in qualche
modo già avvertibili nel Cristianesimo,
nell’Induismo e nel Buddismo, ma
bloccati al fatalismo del miracolato
senza nemmeno santi d’intercessioni,
favorendo così l’imposizione della
preghiera dei senza peccati. E quale
peccato può avere una persona, un
lavoratore che nasce e vive fino alla
morte nella schiavitù del potere di cui
nessuna rappresentanza ha la mente e
le mani pulite nel rispetto cosciente
dell’altro? Una nuova formazione che
faccia richiamo specifico alla Poesia
della natura si presenta oggi non solo
necessaria, ma urgente ed insostituibile affinché gli uomini siano
davvero manifestazione d’uguaglianza
senza virgolette che significa libertà
della mente per la produzione del pane
universale in cui l’apporto pratico
corrisponda alle qualità fisiche e
intellettive della persona che non si
ammala d’egoismo per essere strozzato dall’infarto a 50 anni.
Il vero ospedale dell’uomo è innanzitutto nella sua mente che va
rispettata e mantenuta libera per le sue
riflessioni di attività e di convivenza
che sanno attraversare l’oceano della
ristrettezza della miseria per vivere
uniti senza umiliazioni. Per cui anche
la tanto decantata retorica accoglienza
dei nostri giorni nel profondo dell’uomo equivale ad una celata o
sottaciuta umiliazione. Il diritto di
vivere in fin dei conti non è nelle leggi
dei poteri o nelle morali di comodo,
ma nel respiro della Poesia della
natura che purifica l’uomo da tutti i
mali dell’oppressioni.
Una constatazione di volontà che tale
non è se prima non si chiarisce il nesso
tra spiritualità, spontaneità e istinto
quotidiano. (Continua) Artecultura
In questo numero MARZO 2016
6 CORRISPONDENZA CULTURALE ALFREDO MAZZOTTA - CONCETTA MARIA
8 LA MEMORIA FINALMENTE
8 EGO/SUPER - EGO/Alter Ego
9 JOAN MIRO’
9 FAHRAN SIKI’
10 RISORGIMENTO POETICO
11 SOMMARIO 12 INTERLUDI
14 I LUOGHI DELL’IMMAGINE
16 GIORGIO MORANDI
17 Maestri Contemporanei TIMONCINI
21 EGITTO
22 SOL LE WITT
28 LA DONNA COL FUCILE
29 RIFUGIATI E MEDICINA
29 MONTEPULCIANO
30 QUANDO L’OPERA LIRICA
31 UMANITA’ POETICA
32 LIBRI
33 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA
35 CONCORSI
36 LA DONNA MADRE DISARMO
La Copertina: ALFREDO MAZZOTTA
Figura in contorsione, bronzo patinata
Inserto redazionale:
-MOSTREA MILANO
-POSTACATALOGO
ARTECULTURA
Le idee che la impegnano
- CORRISPONDENZA
CULTURALE
- COSTUME POETICO
- 24 OTTOBRE GIORNATA
MONDIALE DISARMO
- INFORMAZIONE
ARTISTICO CULTURALE
- POESIA DELLA NATURA
- POESIA PACE
- PSICOPOESIA
CORMIO di Teodosio Martucci; LUIGI
TIMONCINI di Giorgio Seveso; GIANCARLO
CERRI - SANTINA PORTELLI - DOMENICO
SABATINO - MICHELE GIANNATTASIO SILVANA TESTA - ANTONIO CELLINESE LUISA VISCONTI - GIAMPIERO MAGGI di
Marpanoza; NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE.
Echi di Gallerie - L’AUTODIDATTA di Aoristias
. Inserzioni: Galleria Ponte Rosso
ARTECULTURA
GALLERIA PONTE ROSSO
dal 1973GALLE
dal 21 gennaio
al 5 marzo 2016
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
Anno XLIX N. 03 Marzo 2016
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artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967.
Vito Melotto
Tavolo con frutta e bottiglia, 1993
Parli
la pittura
artisti italiani
del Novecento
e contemporanei
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Orario di apertura:
10-12,30 / 15,30-19
Chiuso domenica e lunedì
ARTECULTURA
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INTERLUDI D'ARTE
Maurice Denis, BAGNANTI A PERROS-GUIREC
Puvis de Chavannes
GIOVANI DONNE IN RIVA AL MARE
EURASIA
Fino alle soglie della Storia
Maurice Denis.
Dai Nabis a una nuova
spiritualità
Roma, Galleria Nazionale d’Arte
Moderna, sino al 3 aprile 2016
In collaborazione con il Musée Départemental Maurice Denis di Saint- Germainen-Laye, la GNAM di Roma organizza una
mostra dedicata all’artista francese il quale,
a partire dal suo ruolo di capofila nella cerchia dei pittori Nabis, ha attraversato il simbolismo, la pittura decorativa, il nuovo ordine
classico, il neo-tradizionalismo, anticipando
con i suoi scritti critici il clima del “ritorno
all’ordine” degli anni venti. La mostra privilegia attraverso più di 100 opere i momenti
fondamentali della sua attività attraverso il
filo conduttore della sua spiritualità.
Maurice Denis nacque a Granville il 25
novembre 1870, figlio di un impiegato delle
ferrovie e di una modista. Il periodo nel quale
cominciò la sua attività artistica coincise con
la nascita del movimento simbolista; Denis
rimase fortemente colpito dal Simbolismo, in
particolare da Pierre Puvis De Chavannes.
Nel 1886 la rivista “Symboliste” diffuse le
teorie del nuovo movimento e lo scrittore
Jean Moréas pubblicò su “Le Figaro” il
primo manifesto del Simbolismo, proponendo una sintesi tra il mondo esterno e spiritualità dell’artista. Fu l’anno dell’ultima mostra
degli impressionisti: i simbolisti si opposero
sia al loro naturalismo, sia alle ricerche scientifiche dei puntinisti. Nel 1888, all’Académie
Julian di Parigi, Denis conobbe Paul Sérusier,
Pierre Bonnard e Paul Ranson, con i quali
entrò a far parte del gruppo dei pittori Nabis.
Delle riunioni dei Nabis, tenute nella redazione della rivista Revue Blanche o all’Accademia Ranson, Denis apprezzò in modo particolare il clima mistico, il gergo esoterico e il
soprannome che ogni pittore ricevette dal
gruppo: Denis venne chiamato “il Nabi dalle
belle immagini”. Il suo primo mecenate fu
Henri Lerolle, ricco pittore e collezionista.
Nelle primissime opere, il suo stile pittorico
fu naturalista e neoimpressionista, poi tendette
al puro decorativismo.
Info: 06 322 981
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ARTECULTURA
Alghero
COMPLESSO NURAGICO DI PALMAVERA
Cagliari - Musei Civici
Sino al 10 aprile 2016
IL SIMBOLISMO. ARTE IN
EUROPA DALLE BELLE
EPOQUE ALLA GRANDE
GUERRA
Milano, Palazzo Reale
3 febbraio - 5 giugno 2016
Promossa dal Comune di Milano-Cultura e
prodotta da 24 ORE Cultura - Gruppo 24
ORE e Arthemisia Group, la mostra è curata
da Fernando Mazzocca e Claudia Zevi con la
consulenza alla curatela di Michel Draguet.
Dal 3 febbraio al 5 giugno 2016, le sale di
Palazzo Reale proporranno il confronto di
oltre 150 opere tra dipinti, sculture e una
eccezionale selezione di grafica, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della
produzione artistica del Simbolismo, provenienti da importanti istituzioni museali italiane
ed europee oltre che da collezioni private,
rievocando l’ideale aspirazione del Simbolismo a raggiungere un effetto unitario
per creare un’arte totale.
Nelle varie accezioni in cui si è manifestato
in Europa - dall’Inghilterra alla Francia, dal
Belgio all’area nordica, dall’Austria all’Italia
- il Simbolismo ha sempre dato un
grande rilievo ai miti e ai temi che
coincidevano con i grandi valori universali della vita e della morte, dell’amore e del peccato, alla costante ricerca
dei misteri della natura e dell’umana esistenza. Attraverso 18 sezioni tematiche il
percorso espositivo evocherà le atmosfere
e la dimensione onirica che i diversi artisti
desideravano raggiungere per superare le
apparenze: il visitatore attraverserà questo
periodo passando dalla Dimensione
onirica di Fernand Khnopff alle ardite
invenzioni iconografiche di Klinger,
dalle rappresentazioni demoniache di
Odillon Redon e Alfred Hubin alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, dal
sentimento di decadenza di Musil.
Info e prenotazioni tel. 0254914
La mostra, curata da Marco Edoardo
Minoja, Anna Maria Montaldo e Yuri
Piotrovsky porta a Cagliari 377 eccezionali
pezzi delle collezioni del Museo Ermitage
che, affiancate a più di 100 reperti provenienti dai musei sardi e ai significativi
prestiti italiani, raccontano il progresso
delle civiltà antiche, i flussi culturali tra
l’Asia e l’Europa, dal Neolitico fino al
millennio a.C., tra relazioni, parallelismi e
differenze in un allestimento di grande
suggestione, firmato da Angelo Figus.
L’esposizione, divisa in quattro sezioni
tematiche, accoglie le opere russe, i reperti
sardi e quelli provenienti dalla Penisola in un
percorso unitario che offre al visitatore
un’esperienza coinvolgente e immersiva.
La prima sezione TUTTIGIORNI mostra
gli strumenti del vivere, il nuovo quotidiano se
inteso come risultato della grande rivoluzione tecnica che dal Neolitico all’età dei metalli
si afferma progressivamente con la diffusione di materie e strumenti, cambiando notevolmente l’economia globale e ogni ora della
giornata degli uomini. La seconda sezione,
RIVOLUZIONE METALLI, è dedicata
all’inarrestabile processo di trasformazione
che, a Oriente come a Occidente, avvia un
radicale cambiamento culturale, economico,
sociale e politico determinando, tra le conseguenze immediate, l’aumento della richiesta
di beni di prestigio, il fiorire dell’artigianato, la
riproduzione seriale degli oggetti, il
superamento della fase di scambio e l’approdo al commercio. POTEREVANITAS è il
titolo della terza sezione. Forme e colori del
lusso e del potere sono il risultato delle grandi
trasformazioni dei sistemi di produzione e
dell’incremento della ricchezza. L’ultima
sezione, BOVEMACHINA, ci parla del rapporto tra l’uomo e animale, compagno nella
vita stanziale, risorsa sicura di alimenti e
fornitore di materie prime. Cervo, toro, cavallo, di questi animali si evidenzia il valore
simbolico, forza vitale e principio generatore,
quello del Toro dalle lunghe corna del
Caucaso. Info: 070/6676482
INTERLUDI D'ARTE
Giorgione
LA TEMPESTA
Jheronimus Bosch
ESTRAZIONE DELLA PIETRA DELLA FOLLIA
Gino Severini
IL TRENO, 1915
GINO SEVERINI
Retrospettiva
ALDO MANUZIO
IL RINASCIMENTO
DI VENEZIA
Venezia, Gallerie dell’Accademia
19 marzo - 19 giugno 2016
La mostra presenterà la storia dell’uomo
che ha inventato il libro moderno e il
concetto stesso di editoria, facendo di
Venezia la capitale internazionale della
stampa. L’esposizione attraverso capolavori assoluti di Giorgione, Carpaccio,
Giovanni Bellini, Cima da Conegliano,
Tiziano, Lorenzo Lotto, Pietro Lombardo,
racconterà come il progetto di Aldo e i
suoi preziosi libri si intrecciano a Venezia con un’arte nuova, nutrita dalla pubblicazione dei classici greci e latini.
La mostra Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia, curata da Guido Beltramini,
Davide Gasparotto, Giulio Manieri Elia,
ripercorre una stagione unica e irripetibile
nella storia della cultura europea e occidentale, durante la quale il libro si rivelò capace
di trasformare il mondo dando vita al Rinascimento di Venezia, città effervescente con oltre 150mila abitanti nel XVI secolo è
una tra le più ricche e popolose città del
continente - dove ogni tipo di linguaggio
artistico riesce, nello spazio di pochi decenni,
a trovare la sua più efficace espressione.
E’ nel Cinquecento che Venezia conquista e
afferma definitivamente il ruolo di cerniera
tra l’Oriente e l’Occidente, passando da
essere semplice piattaforma per scambi di
natura commerciale a luogo dove si mescolano culture, tradizioni, saperi.
Sfruttando l’imponente rete logistica della
quale solo una città mercantile come Venezia poteva disporre, Manuzio riuscì a immaginare e realizzare il suo straordinario programma che per la prima volta prevedeva di
rendere disponibili al pubblico degli studiosi e
di letterati del suo tempo i grandi classici della
Storia.
Info e Prenot. tel. 0415200345
Mamiano di Traversetolo / PR.
Fondazione Magnani Rocca
dal 19 marzo 2016
JHERONIMUS BOSCH
Visioni di un genio
Olanda, Noordbrabants Museum
8 febbraio - 13 maggio 2016
Con 20 dipinti (tavole e trittici) e 19 disegni
previsti, si tratta della più grande esposizione
mai realizzata delle opere di Jheronimus
Bosch. La mostra vuole essere un omaggio
senza precedenti al più importante artista del
Medioevo olandese: mai prima d’ora sono
state infatti riunite così tante opere del famoso “Creatore di diavoli”. La parte più significativa della sue opere torna per una volta a
Den Bosch, la città in cui il maestro è nato
con il nome di Jheronimus van Aken, dove ha
dipinto i suoi capolavori e da cui è derivato il
suo nome d’arte Bosch. L’esposizione rappresenta il culmine della serie di eventi,
previsti per tutto il 2016 e ribattezzati
Jheronimus Bosch 500, che si svolgeranno a
livello nazionale per celebrare i 500 anni
dalla morte dell’artista.
Alcuni eventi di Jheronimus Bosch 500
Nel 2016, la città di Den Bosch commemora
l’anniversario dei 500 anni dalla scomparsa
del celebre pittore olandese con la manifestazione Jheronimus Bosch 500. Tra gli appuntamenti da non perdere, rientra certamente il programma di mostre che i sette
musei principali della regione del Brabante
presenteranno nell’arco del 2016, intitolato
Bosch Grand Tour. Le mostre saranno tredici, suddivise per sette musei in quattro
città, offrendo un evocativo e sorprendente
viaggio alla scoperta dell’arte, del design e
della cultura nelle città di Den Bosch, Breda,
Eindhoven e Tilburg. Al ricco calendario di
mostre si alterneranno numerosi altri eventi,
come la famosa Parata di carnevale che sarà
un’occasione unica per inmmergersi in un’atmosfera vivace, con costumi favolosi e fantastici carri galleggianti in una città brulicante di
persone in festa. Info: +31 73 687 7877
Nato a Cortona, giunse diciottenne a Roma.
Qui Giacomo Balla lo avviò alla pittura
divisionista che approfondì a Parigi a partire
dal 1906 ( Primavera a Montmartre, 1909).
Fu tra i firmatari nel 1909 del Manifesto del
futurismo scritto da Filippo Tommaso
Marinetti. A Parigi fu a contatto con Pablo
Picasso, Georges Braque, Juan Gris e
Guillaume Apollinaire, e partecipò al nascere
e allo svilupparsi del cubismo. Nel 1913
sposò Jeanne, la figlia del poeta Paul Fort, da
cui nasceranno tre figli: Gina (1915), Romana (1937) e Jaques (1927-1933) morto prematuro. Fra l’ottobre 1917 e l’agosto 1918
pubblicò una serie di articoli dal titolo La
Peinture d’avant-garde nella rivista De Stijl.
Trasferitosi a Parigi nel 1906 per studiare la
pittura d’oltralpe degli impressionisti e dei
post-impressionisti, Severini conosce molti
dei maggiori esponenti delle avanguardie
artistiche della capitale francese, tra cui Paul
Signac, Georges Braque, Juan Gris, Amedeo
Modigliani, Pablo Picasso e i poeti Guillaume
Apollinaire, Paul Fort e Max Jacob. Nonostante questa permanenza a Parigi, non interrompe i suoi contatti con l’Italia. Infatti,
dopo, aver aderito al movimento Fururista su
invito di Filippo Tommaso Marinetti, è uno
dei firmatari nel 1910 del manifesto della
pittura futurista insieme a Balla, Boccioni,
Carrà, e Russolo.
Nel 1912 sollecita Umberto Boccioni e Carrà
a raggiungerlo a Parigi, dove organizza la
prima mostra dei futuristi presso la Galleria
Bernheim-Jeune. In seguito partecipa alle
successive esposizioni futuriste in Europa e
negli Stati Uniti. Nel 1913 a Londra, presso
la Marlborough Gallery, è allestita la sua
prima mostra personale che successivamente viene presentata alla galleria Der
Sturm di Berlino. Durante questo periodo
parigino, Severini svolge un importante ruolo
di collegamento fra gli ambienti artistici francesi ed italiani, in particolar modo tra sensibilità
cubiste e futuriste. Info: 0521-848327
ARTECULTURA
13
I luoghi
dell’immagine
Echi da gallerie
a cura di Aoristias
FONTANESI - Gallerie Maspes
26 febbraio - 16 aprile 2016
Le Gallerie Maspes di Milano (via
Manzoni 45) ospitano un’esposizione
dedicata a una delle opere fondamentali nell’evoluzione di Antonio Fontanesi (1818-1882) e nella storia della
pittura europea di paesaggio del XIX secolo: Aprile. La mostra dossier, ideata
da Francesco Luigi Maspes e curata da
Piergiorgio Dragone, consente una riflessione critica a largo raggio su una
delle figure più incisive dell’arte italiana
ed europea del secondo ‘800, capace di
contemperare nella pittura sintesi di
sensibile osservazione e spiritualità.
[email protected]
tista partecipa nel 1956 alla fondazione
del gruppo Ton-Fan, che raccoglie pittori di tendenza astratta. Alla fine degli anni
Cinquanta si stabilisce a Milano e da allora la sua ricerca nel coerente profilo
di un’intensa astrazione lirica propone
una sintesi di valori occidentali e spiritualità orientale ricca di aperte suggestioni. [email protected]
WORTH - Barbara Frigerio
28 gennaio - 26 marzo 2016
Affascinato dal disegno, considerato
nei secoli scorsi fondamento dell’arte stessa, Gavin Worth realizza dei
veri e propri “disegni nello spazio”,
avvalendosi del filo di ferro, presentati alla galleria Barbara Frigerio di
Milano. Sono opere scultoree “aeree”
(per citare una delle sue fonti d’ispirazione – Alexander Calder -), leggere,
poetiche ed essenziali che raffigurano volti, mani, corpi. Per Gavin Worth la linea è l’assoluto e fondativo elemento
primario dell’arte. Nel momento stesso
di percepirla, nella definizione della forma, la rappresentazione perviene al suo
acme di puro e astratto valore. Info:
www.barbarafrigeriogallery.it
HSIAO CHIN - Primo Marella
Dal 14 gennaio 2016
La mostra in programma alla Primo
Marella Gallery di Milano presenta
una personale del pittore cinese Hsiao
Chin. Dopo i primi studi d’arte, l’ar-
14
ARTECULTURA
FRODE - ArtGallery
4 febbraio - 4 marzo 2016
E’ stata inaugurata lo scorso 4 febbraio la mostra personale di FRODE dal
titolo Approdi Urbani, presso l’Associazione ArtGallery Milano, a cura di
Elisa Ajelli, con testi critici in catalogo di Elisa Ajelli, John Nation e Angela D’Amelio. L’esposizione consta
di 20 acquerelli per la prima volta
esposti in una personale dell’artista
che indaga due elementi che caratterizzano e influenzano il suo universo:
street art e legalità. L’artista si avvale
di un linguaggio visivo in cui la
figurazione viene rimodulata in una
spazialità aperta, ricca di suggestioni
surreali e di limpide stilizzazioni geometriche. Info 02/58102678
Gavin Worth, SKETCH IN THE AIR
RIZZO- Ingenito Contemporary Art
Sino al 5 marzo 2016
Dodici sculture di medie e grandi dimensioni compongono la personale di Giacomo Rizzo alla Galleria Andrea
Ingenito Contemporary Art di Milano. Dal
21 gennaio al 5 marzo 2016 “Passaggi. I
luoghi della pelle”, a cura di Serena
Ribaudo, espone un nucleo di lavori in resina, gesso, alluminio, plex, cera e silicone
che disegnano un percorso rappresentativo dell’ultima produzione dell’artista palermitano. Lo scultore insiste con particolare energia sul dinamico rapporto materia/forma evidenziando tensioni plastiche
in una simbologia di costante evoluzione.
SUOLO SACRO - Moshe Tabibnia
6 aprile - 2 luglio 2016
Nelle raffigurazioni pittoriche, dal
Medioevo in poi, si osservano numerosi tappeti posti ai piedi della Vergine Maria e dei Santi ma anche distesi
su tavole imbandite a ospitare cibi e
oggetti carichi di significati spirituali
e allegorici, allo scopo di delimitare
la sacra rappresentazione in un’aura di
magico rilievo. In questo caso il tappeto
ridefinisce l’identità fisica e spirituale dello spazio. Premessa, ideale,
questa, per comprendere SUOLO
SACRO proposto dalla galleria Moshe Tabibnia di Milano. Un excursus
nella storia della pittura e dell’arte tessile dal Medioevo al XIX secolo nella quale sono affiancati tappeti antichi a altrettanti famosi dipinti in
IL DESIGN NON E’ UNA MODA
20 gennaio - 18 marzo 2016
“Il design non è una moda”, a cura di
Rabi Diop connette linguaggi artistici
differenti proposti da Ebano Gallery di
Milano, la prima galleria in Italia interamente dedicata all'arte, design, musica e
moda da tutta l'Africa. Attraverso i linguaggi del designer senegalese Ousmane Mbaye, celebre per i suoi lavori
realizzati con i metalli e di Johanna
Bramble nota per le sue creazioni tessili, il design li compenetra, senza distinguerli. Fra archetipo ed innovazione,
nella concreta realtà antropologica il
design sperimenta la sua autentica vocazione stilistica nell’era della interconnessione globalizzata. Ulteriori informazioni sulla mostra contattare:
Antonio Fontanesi, APRILE, riva del lago di Bourget
DASHTI - Officine dell’Immagine
4 febbraio -16 aprile 2016,
L’esposizione curata da Silvia Cirelli,
alla Galleria Officine dell’Immagine
di Milano, propone recenti lavori di
Gohar Dashti giovane e talentuosa
interprete. Un’artista che negli ultimi
anni si è chiaramente distinta per una
sempre maggiore attenzione internazionale. Nei suoi interventi fotografici l’incontro con la suggestiva ed infinita realtà del paesaggio iraniano, si
snoda in una plasticità assoluta e di
visionaria stratificazione metafisica.
[email protected]
creativa sinergia culturale e sensoriale.
Info 02 805 1545
[email protected]
PICASSO - Galleria Deodato
La creatività di Pablo Picasso si è
dispiegata in ricerche e sperimentazioni
ad ampio spettro. In modo particolare la
grafica, di cui la galleria Deodato di Milano presenta in mostra opere litografiche dagli anni venti agli anni settanta, oltre a una selezione di incisioni appartenenti alle serie Suite Voillard (1930 - 1937)
e La Celestine (1968 - 1971), ha costantemente affiancato il parallelo percorso
pittorico dell’artista spagnolo. Dal suo segno grafico si è alimentata una nuova
visione dell’arte e della pittura.
Sino al 30 marzo 2016.
Info 02 80886294
Manin.Il percorso si snoda attraverso nuclei tematici connessi tra loro, sviluppati,
attraverso una forte carica partecipativa,
una prospettiva multipla che sollecita una
pluralità di interpretazioni.
[email protected]
Andy Rementer, Biker, 2015, olio su tela, cm. 122x76
Lamberto Teotino, L'ultimo Dio - 12, 2012-2013.
Courtesy of the artist and mc2gallery, Milan.
Kengiro Azuma, 24. MU 27, 1961, bronzo
KENGIRO AZUMA - Gall. Cortina
20 gennaio - 18 marzo 2016
La Galleria Cortina Arte di Milano celebra l’artista Kengiro Azuma nell’anno
del suo 90° compleanno dedicandogli una
mostra dal titolo MU YU – il vuoto e il
pieno che riassume in sé il pensiero di
tutta la ricerca di Azuma basata fondamentalmente sulla sua personale filosofia riconducibile ai principi dello ZEN, sia
in arte che nella vita. A partire dagli
anni ‘50, trasferitosi in Italia si dedica alla
scultura imprimendo alla ricerca lo stigma di una plasticità, pura ed essenziale,
di compenetrazione con lo spazio, pervaso da suoi valori simbolici e spirituali.
Info [email protected]
MENAZZI MORETTI
12 marzo - 15 maggio 2016
Una significativa mostra fotografica illustra le tappe del percorso artistico e creativo di Luisa Menazzi Moretti nella
prestigiosa cornice di Villa Manin Esedra di Levante dal 12 marzo al 15
maggio 2016. “Somewhere. Luisa Menazzi Moretti” è curata da Valerio Dehò
e organizzata dall'Azienda Speciale Villa
L’ULTIMO DIO - mc2gallery
Sino all’11 marzo 2016
L’ultimo Dio di Lamberto Teotino, a
cura di Claudio Composti, è un progetto che indaga gli aspetti psicologici dell’individuo, è un lavoro sulla coscienza umana, prende in esame i principi ontologici e antropologici, analizza l’approfondimento del sè in quanto essere, legato all’autocoscienza e
all’introspezione, processi tra i quali
spicca l’intelletto come il principale
luogo in cui si produce l’intuizione.
Una mostra di lucida critica in un contesto storico caratterizzato dalla
globalizzazione della frammentarietà.
Una sfida (in)consapevole alle acque
stagnati della nostra produzione culturale. [email protected] WALTER DA COL
12 marzo - 15 maggio 2016
In questa sua importante mostra personale “ Twinkles of spring” di Walter da
Col alla Galleria THE OBSESSION OF
ART a Bergen in via Molenstrat 3 ( The
Netherlands) l’artista esprime la sua
particolare figurazione in cui una vibrante
dialettica geometria-atmosfera imprime
una spaziale dinamicità alle forme, alle
loro infinite suggestioni. Da Col, pertanto, si può definire un vero poeta della
figurazione, capace di trasmettere sensazioni ed emozioni profonde.
L’ETA’ DELL’INNOCENZA
11 febbraio - 2 aprile 2016
Americano, originario del New Jersey,
Andy Rementer ha studiato Graphic
Design alla University of the Arts di
Philadelphia e ha lavorato come illustratore e fumettista. Reinventa in
chiave magica ed onirica la figura svolgendola in un’aura coinvolgente ed enigmatica al tempo stesso. Fulvia Mendini
conferisce alle sue immagini la suadente
evocazione della fiaba in forme di lineare e composta purezza. Antonio Colombo Arte Contemporanea all'interno di
Little Circus, lo spazio della galleria dedicato ai progetti speciali, presenta
Monkey Riders, la prima mostra personale in Italia dell'artista svedese Erika
Nordqvist. Ciò che anima i protagonisti
dei disegni di Erika Nordqvist è la ricerca continua e costante del loro ruolo nella società contemporanea.
Milano, Galleria Antonio Colombo T. 02.29060171
QUARTANA - Assab One
3 febbraio - 3 marzo 2016
In mostra sono raccolte sequenze di immagini fotografiche di grande formato e
scritti poetici collegati al lavoro portato
avanti nel sito www.lucaquartana.net.
Il corpo dell’artista e la parola (scritta o
pronunciata nelle azioni dal vivo) sono i
due registri portanti della mostra. Luca
Quartana intende ridefinire su nuove basi
il rapporto tra parola ed immagine indagandone le rispettive derivazioni simboliche, il loro reciproco concatenarsi e nello stesso tempo contraddirsi. Tutto questo si sviluppa ad opera del web in cui
consustanziale è la presenza di parola
ed immagine. Info Galleria Assab One
Milano - Via Privata Assab 1
[email protected]
ARTECULTURA
15
GIORGIO MORANDI
Infinite variations
Giorgio Morandi, Natura Morta
Kobe, Hyogo Prefectural Museum of Art
(8 dicembre 2015 - 14 febbraio 2016); Tokyo
Station Gallery (20 febbraio - 10 aprile 2016);
Iwate Museum of Art (16 aprile - 5 giugno
2016)
E’ stata inaugurata lo scorso 8 dicembre
a Kobe (Giappone), Hyogo Prefectural
Museum of Art, Giorgio Morandi, Infinite variations, la grande mostra curata da
Istituzione Bologna Musei | Museo
Morandi in collaborazione con The Tokyo
Shimbun, che vedrà il maestro bolognese
protagonista in tre importanti istituzioni
museali giapponesi. Con questa esposizione su più sedi il Museo Morandi prosegue
nella valorizzazione delle proprie collezioni attraverso importanti iniziative all'estero come quelle realizzate negli ultimi
anni a New York (2008), a Porto Alegre
(2012) e a Seoul (2014). Dopo diciassette anni - tra il 1998 e il 1999 infatti si
tenne una rassegna dedicata esclusivamente ai Paesaggi e ai Fiori - l'opera di
Giorgio Morandi (1890-1964) torna in
Giappone con un'ampia esposizione incentrata principalmente sulle sue Nature morte. La mostra approfondisce il tema principale della ricerca che ha caratterizzato
l'opera dell'artista per l'intero arco della
sua attività. La fama di Morandi è legata
infatti a composizioni di bottiglie, scatole, vasi e altri oggetti di uso quotidiano,
che diventano pretesti per un'indagine in
16
ARTECULTURA
cui si evidenzia l'aspetto geometrico e la
purezza formale dei volumi. Per rendere
evidente al pubblico giapponese questo
aspetto del suo lavoro è stata individuata
una selezione di Nature morte particolarmente esemplificative delle diverse fasi
operative dell'artista. Infatti l'esposizione sottolinea la persistenza di alcuni oggetti all'interno di composizioni in cui la
loro diversa disposizione nello spazio è sufficiente a rendere ogni quadro totalmente
diverso dagli altri. Sono elementi che
Morandi a volte posiziona in fila sul piano, a volte invece raggruppa in formazione serrata: quello che potrebbe sembrare monotonia è in realtà uno studio sistematico sulla geometria degli oggetti e
sulla loro collocazione nello spazio, da cui
nasce il concetto di serie e variante, affrontato da tanta letteratura critica
morandiana. Nella mostra vengono inoltre presentati anche alcuni significativi
Paesaggi affrontati da Morandi in modo
analogo alle Nature morte, in cui le case
sono semplici volumi al pari degli oggetti; e allo stesso modo compare anche il
tema dei Fiori, in cui l'elemento poetico
convive con uno studio compositivo attento che rimanda sempre a poche e
reiterate tipologie. La rassegna, curata da
L. Selleri e G. Vecchi, prevede la presenza
di oltre 50 dipinti e di circa cinquanta opere su carta.
Venezia - Palazzo Mocenigo
Sino al 10 aprile 2016
I rinnovati spazi al piano terra di Palazzo
Mocenigo, recuperati grazie al supporto di
Mavive e inaugurati lo scorso giugno, oltre
alla Sala Multimediale e a un attrezzato Laboratorio del Profumo presentano anche una
white room destinata ad eventi e mostre temporanee. È qui, perfettamente in linea con
la “vocazione” del museo di San Stae, sede
del Centro Studi di Storia del Tessuto e del
Costume, che viene proposto dall’11 dicembre 2015 al 10 aprile 2016 un suggestivo
“viaggio” attraverso le tecniche della “tintura” naturale del tessile. La mostra, dal titolo
emblematico – L’alchimia del colore – dà
conto di come tale processo abbia rappresentato una delle prime attività tecnologiche
dell’uomo, la cui evoluzione, sia in ambito
culturale che economico, è sempre andata
di pari passo con quella umana. A cura di
Stefano Panconesi, Sissi Castellano, Chiara
Squarcina e Augusto Panini l’esposizione
presenta le materie prime e i prodotti del processo della tintura. Si tratta dei tessuti e delle matasse base impiegate per la successiva
lavorazione, che sono il risultato di un processo naturale avvenuto utilizzando una palette di colori attinti dalla natura – radici, fusti, cortecce, foglie, fiori, frutti e alcuni insetti – da cui derivano i pigmenti originari:
giallo, rosso, blu, arancio, bruno, verde e viola. / Info 39 041 721798
L’ALCHIMIA
DEL
COLORE
Tintura come arte
Tintura tradizionale delle pelli di capra a Fez (Marocco)
Il Punto
Maestri Moderni e Contemporanei
Lo spirito e l’immagine
nella vicenda di Timoncini
di Giorgio Seveso
1 Nella lunga vicenda pittorica di
Timoncini c’è qualcosa di altamente
spirituale che s’intreccia alle ragioni
della forma. Voglio dire che per lui
ciò che conta veramente nell’alchimia
dei colori, dei segni, delle velature e
delle pennellate, è solo la loro viva,
stretta rispondenza ai movimenti
dell’animo, la loro adesione intima e
pensosa alle ragioni e alle pulsioni
della coscienza dell’autore. Le elaborazioni e gli sviluppi plastici del suo
linguaggio non hanno in qualche modo
altra ragione se non, appunto, quella
della loro capacità di registrazione e
rispecchiamento di un sentimento
morale.
Nelle sue intenzioni non c’è mai stato e
non c’è una ricerca di effetti o di
compiacimenti, un’indagine di forme
e segni fine a se stessa. Anzi, in ogni
snodo del lavoro, Timoncini sottolinea
in modo permanente come per lui la
dialettica dei linguaggi e degli stili
trova fertile soluzione solo nell’impulso della concretezza esistenziale,
elaborata, nel suo animo, col filtro
sensibile della fede e non di rado
dell’indignazione per le contraddizioni del presente.
Guardiamo le sue immagini urbane,
sospese tra cieli di finestre e muri senza
respiro; i suoi paesaggi di campagna,
spesso desolati e scarnificati; i suoi
personaggi, come congelati in una algida
dissoluzione esteriore, prima ancora etica
che fenomenica...La storia della sua
figurazione è la storia di una con-
templazione assorta dell’esistenza 2
degli uomini, della vita, della coscienza
avvertita e interpretata nei suoi grumi
più sepolti di dolore e disperazione, da
cui si dipana l’aspirazione lancinante a
una lontana, inarrivabile serenità felice:
qualcosa come una sensazione di
nostalgia per un’età d’oro irrimediabilmente perduta, un paradiso
ormai tramontato e inaccessibile.
Nella sua poetica, il “racconto” del reale
quotidiano si sposta dunque verso una
evocazione indefinita e indefinibile, che
rimanda i sensi alla traccia di vibrazioni
liriche, sintesi personale di drammi che
inquietano le cose. Dalle vaste metafore
e dai possibili temi populisti o
ideologici (vedi per esempio “Paesaggio industriale” del 1958) si giunge
ARTECULTURA
17
negli anni alla dolorosa incombenza di
una luce cruda, di uno spazio rugginoso,
di un silenzio grondante di arie
tossiche e sfatte, oggetti e personaggi
intimi e dimessi, trafitti dalla solitudine
e dall’ansia (come “Al museo archeologico” del 1976).
In ogni momento, in ogni immagine,
dal fumo snebbiante di una stanza al
lamento di un sassofono, dal luccichio
anonimo delle finestre di palazzi
allucinati di periferia ai segni quasi
barocchi dei monumenti cittadini (si
veda la “Icona metropolitana” del
2004), Timoncini mette a fuoco
l’attenzione come se i suoi soggetti
fossero contenitori di tragedie, di
solitudini e nevrosi rivide e inaudite. E
allora la scrosciante dilatazione delle
forme e dei segni, tratta da una sua
singolare interpretazione dell’esempio degli espressionisti astratti
intrecciato a quello dei “realisti
esistenziali” milanesi, si fa linguaggio
18
ARTECULTURA
compiuto, inconfondibile, poeticamente pertinente. Entra nel sommesso e drammatico dissolvimento di
immagini consuete, abituali, sordamente banali e riconoscibili nel
loro incombere di ogni giorno: e vi
entra come un’aura trasfigurante,
come una corrente elettrica che le fa
vibrare e ronzare, le dissolve e le
ricompone, più vere e più reali del
modello. Questa particolare concezione dell’immagine è il fulcro
stesso della sua concezione del
dipingere, la sua giustificazione e
insieme il suo ineludibile destino di
racconto. E’ una pittura, quella di
Timoncini, che non si abbandona mai,
infatti, all’arbitrio soggettivo della
forma, collegandosi invece permanentemente, per sue interne vie e
pulsioni, alle ragioni proprie dell’immagine figurale, ovvero al “figurativo” come termine medio e punto
di incontro, come luogo d’un possibile
scambio o reciproco innesco tra la
soggettività dell’artista e le soggettività dei riguardanti. E’ un modo
altamente spirituale - dicevo più sopra
- di inveramento del linguaggio
narrativo, nel ricercare e praticare un
intreccio tra la mano e lo spirito, un
simultaneo agire ed interagire dell’artista tra il costante raffinamento
delle tecniche espressive e il fervore
affabulatorio della sua riflessione e
della sua immaginazione.
Timoncini, appunto, da sempre si
muove e si è mosso, nel suo ormai non
breve lavoro, proprio su questo
versante del dipingere.
Un versante che richiama ad ogni prova
il gusto, appunto, di un racconto
continuo, incalzante, debordante: una
elaborazione concentrata e distillata
di immagini che si costituiscono come
simboli, come inneschi o catalizzatori
di un valore emblematico delle
immagini medesime. Si tratta, dicevo,
3
4 di un linguaggio risolutamente figurativo, anche nei suoi brani e momenti
più dilatati o allusivi, che la dice lunga
con immediata eloquenza, sulla sua
formazione e sulle sue scelte, sulle
ragioni poetico-pittoriche che egli
viene esplorando.
Si tratta, con ogni evidenza, dell’inesorabile ed inevitabile conseguenza della particolare conformazione della sua espressività e
delle sue inquietudini interiori che,
appunto, solo in una ben definita
figurazione possono rinvenire la
misura di un loro costante slargamento
a metafora tangibile e sperimentale,
leggibile, e dunque non “gergale”, non
solipsistica non esclusivamente
soggettiva o personale. Perché l’intimo lavorìo interiore di Timoncini di
fronte alla tela o alla lastra dell’incisione, comporta appunto, un
terreno di comunicazione che non può
porsi solo sul piano estetico: implica,
come condizione, che lo spettatore
ricostruisca dinnanzi alla figura, ai
colori, alle forme, la sottile trama
sottostante di significati, di evocazioni, di simultaneità e compresenze
allusive.
E’per questo che, nella concentrazione
dei sentimenti e del pensiero fantasticante, i soggetti inseguiti nelle
sue rappresentazioni non valgono mai
soltanto per l’apparizione segnica che
rappresentano, e la loro avvenenza o la
loro dissonanza non sono mai esclusivamente limitate alla pura superficie.
Il vero tema di questi soggetti, in altre
parole, non è mai soltanto ciò che è
rappresentato, ma intende porsi ben
oltre a un valore di mero simulacro,
aprendosi (e stimolando la nostra
attenzione ad aprirsi) verso ulteriori e
più profonde vibrazioni di senso, verso
altri, e più sepolti, livelli. (G. Seveso)
Il repertorio fotografico
Pag. 17:
AL MUSEO ARCHEOLOGICO, 1976 (a sinistra)
Olio su tela, cm. 110x95; segue a destra:
ICONA METROPOLITANA, 2006,
Olio, cm. 90x70
Pag. 18:
L’ECO, 1989
Olio su tela, cm. 70x80
Pag. 19:
LA BELLA ESTATE, 1983
Olio su tela, cm. 80x90
Pag. 20:
5: I CASONI DELLA PERIFERIA, 1961
Olio, cm. 100x70
6: HOMO SAPIENS, 1970, olio su tela, cm. 85x70
7: CASE DI PERIFERIA, 1960
Olio, cm. 90x100
8: PAESAGGIO CON POCHI SASSI, 1989
Olio su tela, cm. 70x80
9: INGRESSO AUTOSTRADA, 1962
Olio, cm. 60x70
10: L’OMBRA, 1969
Olio su tela, cm. 70x60
11: PAESAGGIO INDUSTRIALE, 1958
Tempera, cm. 26x35
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ARTECULTURA
DAL BLU
DEL
DANUBIO
Lo scorso 12 dicembre 2015, al Museo
della Ceramica di Mondovì è stata ufficialmente aperta, sino al 3 aprile 2016,
la mostra intitolata “Dalle sponde del Danubio”, dedicata alle affascinanti origini della Manifattura della Porcellana di
Augarten di Vienna, fondata nel 1923 sui
terreni della ex riserva di caccia imperiale. Curata da Claudia Lehner-Jobst e
Andreina d’Agliano, la rassegna espositiva proposta all'interno del prestigioso palazzo Fauzone comprende circa una sessantina di oggetti, in prevalenza sculture ma anche vasi, scatole da the
e da confetti, oggetti di arredo, tutti esemplificativi della miglior produzione di questa manifattura che a ragione può considerarsi emblematica del fermento culturale e artistico della Vienna fra le due
guerre. Anche la storia della fabbrica è
affascinante come la sua produzione: nel
1775 Augarten – una vasta, piacevole
zona sulle sponde del Danubio- fu aperta al pubblico come luogo di svago; molti
compositori famosi come Mozart, Beethoven Schubert e J. Strauss erano soliti
esibirsi nell’edificio che ospita tuttora la
manifattura, oltre al Museo delle Porcellane - inaugurato nel 2011.
La prima manifattura imperiale di porcellane di Vienna, fondata nel 1718, era
stata chiusa nel 1864 a seguito della massiccia concorrenza delle piccole fabbriche private della Boemia. Solamente nei
primi anni ’20 il grande interesse per le
arti decorative risvegliatosi grazie alla
Kunstgewerbeschule, così come alla
Österreichische Werkbund e alla Wiener
Kunstgewerbeverein sfociò nell’iniziativa di un gruppo composto da appassionati di arte, imprenditori, rappresentanti
della Città di Vienna e del Governo austriaco di fondare una nuova fabbrica di
porcellane che riprendesse la tradizione
di quella imperiale, andata perduta.
All’apertura ufficiale della Wiener
Porzellanfabrik Schloss Augarten A.G. il2
maggio 1924, gli imprenditori coinvolti
nel progetto proclamarono l’inizio di una
nuova, fiorente epoca in cui, abbandonate le macerie della Prima Guerra Mondiale, il design e l’arte avrebbero dato
luogo a un mondo fatto di bellezza, bontà d’animo e valori umani. Negli anni tra
il 1924 e il 1925, la manifattura Augarten
creò non meno di 80 modelli di figurine
in porcellana. Info 0174 330 358
Tempio funerario di Hatshepsut
EGITTO
Splendore millenario
La mostra Egitto. Splendore Millenario, che
apre il 16 ottobre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo un’esposizione
di fortissimo impatto visivo e scientifico, ma
è anche un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione di antichità egiziane del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda - una
delle prime dieci al mondo - e quella di Bologna - tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo, si uniranno e si integreranno in un percorso espositivo di circa
1.700 metri quadrati di arte e storia. Saranno 500 i reperti, databili dal Periodo
Predinastico all’Epoca Romana, che dall’Olanda giungeranno al museo bolognese.
E assieme ai capolavori di Leiden e Bologna, la mostra ospiterà importanti prestiti del
Museo Egizio di Torino e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, all’insegna di un
network che vede coinvolte le principali realtà museali italiane. Per la prima volta saranno esposti l’uno accanto all’altro i capolavori delle due collezioni, opere quali: la Stele
di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.),
il “maggiordomo della divina offerta” la cui
preghiera racconta l’esistenza ultraterrena
del defunto in un mondo tripartito tra cielo,
terra e oltretomba; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe
egiziane nel Vicino Oriente per il faraone
Thutmose III (1479-1425 a.C.), il grande
conquistatore; le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e
Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia,
regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292
a.C.), massimi capolavori del Museo Nazio-
nale di Antichità di Leiden, che lasceranno
per la prima volta l’Olanda; e infine, tra i
numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi,
un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle
sembianze di una eternamente giovane fanciulla che tiene un uccellino in mano.
Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla
riscoperta a Saqqara della sua tomba, la
mostra offre l’occasione unica e irripetibile
di vedere ricongiunti i più importanti rilievi di
Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi
ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319
al 1292 a.C., che Leiden, Bologna e Firenze
posseggono. L'arte egizia ha origini antichissime, precedenti al IV millennio a.C., e si
intreccia nei secoli con l'arte delle culture
vicine (siro-palestinese e fenicia). La sua influenza arriva fino al XIX secolo e oltre. Si
può suddividere in due grandi periodi: l'arte
predinastica o preistorica, e l'arte dinastica.
L'arte dinastica, con tre principali periodi,
segue un'evoluzione non lineare, caratterizzata da alcune fasi di grande sviluppo intervallate da periodi oscuri.L'arte nell'Antico
Egitto fu da sempre legata a intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale assoluto, con complesse simbologie legate alla
religione e alle tradizioni funerarie. Il termine arte non esisteva nemmeno nella lingua
egizia, perché il compito dell'artista non era
certamente quello di creare, inventare, quanto piuttosto di concretizzare i simboli della
potenza terrena e ultraterrena.
La mostra è in programmazione sino al 17
luglio 2016. Info 051 275 7211
ARTECULTURA
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Genova, Museo di Palazzo Reale
Sino al 28 marzo 2016
Il primo quindicennio del nuovo secolo ha
segnato un deciso passo avanti delle conoscenze archeologiche in Italia, grazie all’introduzione di norme fondamentali, come quella sulla cosiddetta "archeologia preventiva",
che ha enormemente ampliato le possibilità
di interventi stratigrafici a larga scala. In
Liguria questo nuovo corso dell’archeologia
pubblica si è tradotto in una serie di nuove,
importanti scoperte, che interessano tutto il
territorio regionale: da Ventimiglia a Luni, i
due grandi capoluoghi di età romana che
STORIE
DI TERRA
E DI MARE
Una moderna indagine archeologica sottomarina
ancora oggi presidiano i suoi confini. La Soprintendenza Archeologia della Liguria propone un’esposizione dei principali risultati della ricerca archeologica nel territorio, in una
prospettiva di ampia comunicazione di questi scavi, che talora hanno comportato disagi
e ritardi alle opere pubbliche a cui erano collegati ma che hanno sempre suscitato l’interesse e la curiosità delle comunità locali. La
mostra, allestita nei nuovi locali del Teatro
del Falcone a Palazzo Reale, presenta una
ventina di nuovi contesti di indagine, articolati in quattro sezioni tematiche-l’archeologia delle città; l’archeologia dei porti; l’archeologia del quotidiano; l’archeologia
del rituale. Inoltre diverse città sono state
oggetto di recenti interventi di vera e propria "archeologia urbana", un tipo di approccio intensivo e sistematico al caratteristico record pluristratificato dei grandi
centri storici, che proprio a Genova è stato per la prima volta introdotto in Italia da
Tiziano Mannoni. Non solo Genova è stata in questi anni al centro dell’interesse per
la sua storia sepolta, ma anche i centri storici di Chiavari, Savona, Albenga e
Sanremo, la cui storia monumentale - e
non solo – si è enormemente arricchita
grazie a queste indagini, che hanno contribuito ad un nuovo quadro culturale.
Info www.palazzorealegenova.it
22 ARTECULTURA
SOL LEWITT
Wall drawings
San Sebastiano da Po/To - Noire Gallery
Sino al 30 settembre 2016
La mostra, nello spazio di San Sebastiano, è
costituita da Wall Drawings progettati dall’artista nel 1972 e nel 1985 e da numerose
gouaches realizzate nel corso degli anni. Sui
muri della piccola chiesa (a San Sebastiano)
il Wall Drawing, presentato per la prima volta nel 1972 a Documenta 5 a Kassel, è eseguito fedelmente con grafite dura come le
prime opere degli anni ’70 in modo da diventare il più possibile parte integrante della
superficie.
Sono linee non dritte, orizzontali che non si
toccano e linee non dritte, verticali che non
si toccano. Dedicate a Eva Hesse nell’anno
della sua morte, l’artista introduce “le linee
non dritte” per ricordare il suo superamento
dalle costrizioni geometriche del minimalismo. La parete non si limita ad accogliere il Wall Drawing ne suggerisce ora
l’idea, la dimensione, la posizione e diventare parte totale dello spazio.
E …lasciando la parola direttamente all’artista, in un suo breve testo del 1970, Sol
Lewitt scrive:“ Il disegnatore e il muro instaurano un dialogo. Il disegnatore si annoia
ma poi, attraverso quest’attività priva di senso, trova la pace o il tormento. Le linee sul
muro sono il residuo di questo processo. Ogni
linea è importante come ogni altra. Tutte le
linee diventano una cosa sola. Chi guarda le
linee non vede altro che linee sul muro. Sono
prive di senso. Questa è l’arte.” E ancora :
“ Ognuno disegna le linee e capisce le parole in modo diverso.”
Se i primi lavori si mimetizzano con la pare-
te, utilizzando la matita e un vocabolario formale primario, le piramidi asimmetriche investono lo spazio valicando gli ostacoli e gli
imprevisti per esprimersi nella loro interezza.
Il secondo Wall Drawing è una Piramide
realizzata con la sovrapposizione di vari strati
d’inchiostri. Già nel 1986 Noire Gallery aveva presentato nello spazio a Torino, un grande Wall Drawing con due piramidi
asimmetriche scandite da fasce nere alternate al bianco della parete.
Ora la presenza del colore nella gamma degli inchiostri sovrapposti in magiche miscele
prende l’aspetto di un affresco che ci ricorda l’amore dell’artista verso l’Italia : “ Il mio
lavoro era una miscela di quello che vedevo
a New York e di quello che avevo trovato
nell’arte italiana ….Anche prima che ci trasferissimo in Italia ci andavo tutti gli anni per
vedere gli affreschi. “La seconda parte della mostra comprende una vasta serie di
gouaches che l’artista ha realizzato nel corso degli anni. Solomon "Sol" LeWitt (Hartford, 9 settembre 1928 – New York, 8 aprile 2007) è stato un artista statunitense.Nato
nella capitale del Connecticut, è stato un artista legato a vari movimenti tra cui l'arte
concettuale e il minimalismo. È famoso per i
suoi Wall drawings e le sue strutture, basate
su semplici forme geometriche, che non di
rado dialogano con l'architettura ponendo
il rapporto arte ambiente su basi razionali.
Viveva a Chester ma in Italia aveva una seconda casa: dal 1980 trascorreva il periodo
estivo a Spoleto insieme alla famiglia.
Aoristias
Info 011 / 9191 234
GIANCARLO CERRI
Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto, dipinti 1995-2005
Nel segno della Croce: dipinti e disegni, 1965-2005
Sopra:
Per amore del paesaggio, 1995
olio su tela, cm. 80x100
A sinistra:
Sequenza verticale, 2005
olio su tela, cm. 80x60
A destra:
Sequenza nera verticale, 1999
olio su tela, cm. 81x100
6-28 febbraio 2016
Castellanza/Va, Villa Pomini
L’arte di Giancarlo Cerri, pittore milanese classe 1938, è sempre stata caratterizzata da due aspetti: in primo luogo il
forte impatto visivo dei suoi dipinti in un
rinnovarsi continuo di forme e sintesi;
quindi l’inesauribile impegno che lo hanno portato a una stimolante operatività
creativa, interrotta solo nel 2005, quando
gli occhi gli hanno impedito di continuare
a fare ciò che ama di più nella sua vita: la
Pittura.La mostra “Dal paesaggio
reinventato all’astrattismo concreto,
dipinti 1995-2005”, realizzata con il
patrocinio del Comune di Castellanza, ideata e curata da Franco Azimonti insieme
allo stesso Giancarlo Cerri, è un'ampia
antologica sull’ultimo decennio di attività
del pittore (1995-2005) con circa 50 opere, molte delle quali mai esposte, come la
serie Per amore del paesaggio (1995) e
la serie delle Sequenze nere realizzate
nel 1999, a inquadrare in particolare due
periodi del maestro lombardo quasi completamente sconosciuti.
Ma è tutta la pittura di Giancarlo Cerri
che testimonia come la stretta connessione fra pensiero e opera d’arte sia stato
l’asse intorno al quale è ruotata l’intera
sua crescita artistica, durante la quale è
sempre rimasto fedele a un concetto essenziale: “Sono un un pittore che ama
la Pittura Pura, quella che sta dentro
la punta del pennello che scaturisce dal
colore”. Motivo per il quale la mostra
di Villa Pomini – per permettere di cogliere pienamente l’importanza del decennio preso in considerazione – viene introdotta con quattro opere Marina a
Imperia (1971), facente parte della sua
prima figurazione, oltre a tre grandi dipinti della serie Grandi Foreste, realizzati tra il 1988 e il 1991 e riguardanti la
seconda stagione dell’artista milanese,
quella del naturalismo materico informale. “Dal paesaggio reinventato all’astrattismo concreto, dipinti 1995-2005”
segna dunque il passaggio da una pittura
densa e materica dalla grande forza vitale, che aveva le sue radici nella tradizione naturalistica lombarda con opere
costruite per masse cromatiche compatte (vedi la serie delle Grandi foreste), alla stagione dell’ “Astrattismo
Concreto” con dipinti dove i colori si
dilatano, si appiattiscono e si semplificano: sono le serie delle Sequenze orizzontali, verticali e controluce – e
delle Grandi Sequenze. Ma in tutte queste fasi, caratterizzate dalla capacità dell’artista di mantenere sempre una salda
autonomia espressiva, due dati emergono prepotentemente e svelano la forza e
la genialità dell’opera di Giancarlo Cerri:
in primis la presenza decisa del colore
Nero, protagonista assoluto, con i colori
primari, dei suoi quadri, prendendo poco
alla volta sempre più spazio, dettando i
tempi agli altri colori, generando forme,
semplificando le trame: una crescita che
di fatto trasforma l’Astrattismo di
Giancarlo Cerri in “Astrattismo concreto” così come l’ha giustamente definito
Emma Zanella presentando la mostra “La
pittura dipinta” alla Galleria d’Arte Moderna di Gallarate nel 2005.In secondo
luogo l’approccio gestuale di Giancarlo
Cerri alla pittura: un “graffio”, un action
panting a separare le campiture della tela
per evitare che la pittura sia rinchiusa
come in una gabbia che soffoca l’impatto
emotivo, su cui si gioca tutta la forza dei
suoi quadri. Si comprende, pertanto da
queste considerazioni, come Giancarlo
Cerri, fedele al mezzo tradizionale della
pittura, abbia però saputo definire una
sua particolare espressione astratta che
specialmente nelle opere recenti si distingue per la tensione compositiva, per
la stilizzazione acuta che comprime e definisce lo spazio in una realtà non più fisica ma assoluta. Non è un caso allora
che lo stimolo spirituale della sua ricerca
si saldi alla concretezza analitica del disegno, come anche oppurtumente dimostra con eloquenza la parte grafica che
accompagna la notevole mostra di Villa Pomini.
Marpanoza
Info 0331 526263
ARTECULTURA
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Dal basso di sinistra in senso orario: Solo con te, olio su legno telato ad arco, cm. 30x100 Ciaooo!,olio su tela, cm. 40x60 - In compagnia...della solitudine, olio su tela, cm. 100x80 La bellezza dell’infanzia, acquerello, cm. 30x40 - Racconti, olio su tela, cm. 50x70 - copyright di V. D. M. F.K.
Santina Portelli, pittrice, psicologa
L’invisibile presente
C’è una luce nel pozzo… è l’invisibile presente.
Vedere e sentire l’invisibile è dare / spazio alla propria sensibilità.
A volte l’invisibile ti fa sentire euforica e da una felicità
tale che non ha motivo d’essere, come il pensiero
innocente o lieve. / Ecco perché ci attrae e cerchiamo sempre di
conservarne un po’… per la prossima felicità.
L’invisibile quindi é presente ma abbiamo paura a
riconoscerlo. / L’invisibile può fare tanta compagnia oltre che paura,
può colmare la solitudine. / L’invisibile può essere la fantasia, la fantasia è una
forma di libertà.
L’invisibile fa parte di noi, per me può essere la mia
parte sana, non potendo viverla pienamente,
c’è sempre la curiosità di tenerla vicino a me per non perderne il
contatto. Ciò mi da un motivo in più per capire l’altro
“diverso” da me. / E’ un concetto cartesiano, nessuna cosa muore
veramente fino a che c’è una persona che la ricorda.
Chi non sente l’invisibile è chi sta male interiormente,
ha perso contatto con questa parte.
INTRECCI DI CAMMINI
Ogni essere umano quando viene al mondo è come se fosse
una tela bianca, si sa da dove parte, ma non il percorso né la
sua fine. / Il mistero è il bello della sua esistenza.
Così è anche per un artista, quando si mette davanti ad una
tela c’è solo lui, la tela e il bianco…
L’artista si deve ascoltare per mettere qualsiasi altro colore,
ma mentre dipinge intrecci di sensazioni si susseguono e
attraversano lui e la sua tela.
Ciò che si è vissuto, che ci ha contaminato è spesso un
bagaglio ingombrante ma ricco, perché allora pensare di farne
a meno? / Forse si ha paura di non rimanere puri nell’espressione
artistica?
Il tassello della propria esistenza fa parte di un progetto ampio
e misterioso. / Quanti cammini s’intrecciano in ogni vita e quanti ne lasciano
un’impronta? Il mistero é trovare la propria, ogni artista affida
alla tela il suo sentiero.
Santina Portelli è membro dell’associazione V.D.M.F.K. (Associazione Mondiale dei pittori che
dipingono con la bocca e/o con il piede) www.vdmfk.com, editore italiano è SPAM ora Abilityart
www.abilityart.it - e-mail dell’artista: [email protected]
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ARTECULTURA
Domenico Sabatino
Dall’interno di sinistra in senso orario: UOMO- LA BEVUTA - GIBELLINA- LA PIZZUTA
LA PITTURA A REALTA’ DELLA VITA
Nella pittura del maestro Domenico
Sabatino si è di fronte ad una stretta
intesa tra ambiente, costume e storia.
Un realismo connaturato al sentimento che coinvolge l’uomo al
quotidiano. E trattasi pertanto di una
tematica figurativa con forte incidenza
della spinta espressionista che,
tuttavia, non limita la peculiarità
creativa, ma la sollecita alla bellezza di
una lettura che nella fruizione scatta
l’incanto della condivisione. Nella
quale la versione critica del dipinto
accende nel lettore uno spessore
culturale umano che supera tutte le
remore del condizionamento abusato
per dar luogo e voce ad una manifestazione pittorica che collega il
passato al presente, l’opera all’immagine dipinta come ricordo ed
attualità dell’arte nel pensiero e lavoro
dell’uomo.
Cos’è “UOMO”, dipinto dalla sollecita
ispirazione dello stile audace e sincero
quasi colorato a tensione di carne, se non
un grido spontaneo di vocazione umana
di cui oggi si sono perse le tracce? E cosa
vuol significare l’altro dipinto che lo segue
“LA BEVUTA” se non un viscerale
scatenamento della poesia del lavoro? E
cosa ancor dire di “GIBELLINA” che
memorizza il dramma del terremoto? Ed
infine l’opera “LA PIZZUTA” (Strage di
Portella della Ginestra), la popolare
presenza di uomini, donne e bambini in
festa di rosse bandiere, non è forse una
speranza di crescita umana andata
delusa? Quattro dipinti realizzati non per
stanca nostalgia ideologica, ma per
obbiettività d’intelligenza e di cuore
battendo tuttora verso il risveglio di quella
coscienza che dia ai nostri giorni il fiato di
viverli di serenità. Pittura dunque come
affermazione di un desiderio che
scaturisce da una volontà versatile di
ricerca, di un linguaggio che non travisa la
storia.
Questi i pensieri, i tanti positivi valori di
vita negli scatti spontanei della realizzazione pittorica. Dipinti nei quali si
esprime il naturale calore della terra sicula,
l’energia, che non dipinge a doppio volto,
ma con prontezza di riflessi, anche
sanguigni, per l’audacia dello spirito di
realizzazione. Pertanto una pittura che
non dimentica il passato per far, invece,
uscire dall’incerta immobilità culturale del
presente.
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
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Maria Concetta Cormio
UNA PITTURAAFFETTIVA TRA
POETICA DEL COLORE E NATURA
Laguna, 2010, olio su tela, cm. 30x40
S’ispira ad una coerente visione
naturalistica e nel contempo sensibilmente
evocativa, la coinvolgente pittura di Maria
Concetta Cormio. In primo luogo naturalistica in quanto l’artista non si distacca
dal dato naturale, ma lo rinsalda su una
strutturata figurazione che ha il suo perno
nella calibratura del disegno. Da questo
punto di vista la pittrice si pone in alternativa
al gusto impressionista, a certe tendenze che
enfatizzano oltre misura la funzione del
colore con varianti che vanno dall’espressionismo all’informale. Infatti, se si
osservano attentamente alcune sue interpretazioni, soprattutto quelle in cui
maggiormente si avverte la suggestione del
paesaggio dell’Italia centrale, si potrà
constatare l’ordito elegante della struttura
compositiva con l’accento percettivo che
batte su una spazialità che pare dispiegarsi
con lentezza, quasi con aulicità, verso
l’orizzonte infinito. E come se l’artista
combinasse con particolare sagacia una
veduta prospettica che si slarga in profondità
ed un’aerea, quasi sintesi dall’alto, da cui
agevolmente si coglie la presenza solitaria di
un albero, di un casolare, di un sentiero.
Paesaggi, quindi, in cui il dato realistico è
interno alla ragione stessa che anima
l’immagine, la quale può così sottrarsi alle
suggestioni della fedeltà fotografica, come
anche alle seduzioni di un cultura iperrealistica
che della realtà trasmette una pura lettura
oleografica di scintillante appariscenza. Tutto
il contrario di ciò che la pittura della Cormio
suggerisce con il suo timbro lirico, evocativo
ma al tempo stesso legato alla concretezza
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ARTECULTURA
Rosa canina, 2009, olio su tela, cm. 40x50
della terra, in una parola - che forse può
apparire retorica - ma che in questo caso
pare ben calzante al tipo di linguaggio proposto,
il vissuto. Ecco quindi che l’arte, quando effettivamente ed effettivamente incontra la
realtà senza distorcerla o stravolgerla con
eccessi, artefatti, indebite commistioni, si
presenta nella sua luce migliore, senza
cesellamenti e pregiudizi, ma solo per quella
che essa è ed ha rappresentato nel corso
delle generazioni che su di essa hanno
convissuto, faticato, meditato. Si avverte
quindi da queste premesse che nei dipinti
dell’artista vive uno spirito autenticamente
poetico e del resto non è un caso che la
Cormio contestualmente alla pittura affini la
sua ricerca anche nel campo della poesia,
come i suoi diversi volumi d’altronde
attestano.
Si constata nelle sue opere pittoriche
il volto limpido dello sguardo che appunto nel
suo tendersi in lontananza, nel seguire una
spazialità amplificata a largo raggio, fa sì che
il valore del tempo acquisisca un suo
particolare rilievo. Non nel senso più ovvio
che cioè scandisca un certo ritmo formale,
ma nel fatto che la sua durata paia risuonare
silenziosamente in queste composizioni così
cariche di vibrazioni, di interna energia che
la forza analitica del disegno a stento sembra
contenere. Vale a dire che il dinamismo
autentico di questo stile è interno, si racchiude
nella forma, la innerva dal profondo, non si
applica con formule manieristiche o trovate
ad effetto. Di queste nella pittura di oggigiorno
ce ne sono fin troppe e finiscono per stancare
la mente e la vista. Sarebbe sciocco, a
questo punto parlare di un retorico “ritorno
all’ordine”. Quello che invece serve - e di
questo la pittrice ne è ben consapevole - è
una attenta meditazione sulle nostre radici,
sulla molteplicità dei loro intrecci di cui il
paesaggio è solo, per quanto importante, una
delle possibili risultanze.
Da annotare ancora il cromatismo
delicato, di suadente equilibrio che permane
costante nei suoi dipinti, con a volte,
energiche, ma non disordinate, accensioni,
come avviene in opere quali Laguna,
Tempesta, Aurora in cui il cielo sembra
quasi avvampare in luminosità intense,
vibranti, in una stilizzazione ricca di
coinvolgente espressività. Sono opere nelle
quali il contatto tra realtà e fantasia appare
più pronunciato quasi ad evidenziare
un’immediatezza comunicativa ancor
prima che strettamente figurale o stilistica.
Da rilevare ancora la sua acuta sensibilità
tecnica versata in altri procedimenti
espressivi come l’acrilico, l’acquerello, la
china, la matita che profilano una
personalità artistica sperimentatrice nel
senso autentico del termine, vòlta cioè non
agli espedienti, alle trovate à la page, ma al
coerente approfondimento dei suoi motivi
artistici ispiratori.
Molteplici sono le esposizioni della pittrice
in diverse sedi, tra cui si deve menzionare la
sua recente personale al “Café Plaza” di
Milano che ha offerto al numeroso pubblico
intervenuto ulteriori elementi di riflessione
sul suo affascinante mondo pittorico e poetico.
Aoristias
[email protected]
Giampiero Maggi: “FLAMENCO”, cm. 80x100
ARTECULTURA
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ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’
La Donna
col fucile
sfregia la sua
femminilità
Il rapporto tra la mente e l’oggetto, per
quanto si possa approfondirne la
conoscenza, rimane tuttavia un mistero,
questo perché non è possibile raggiungere tutta la chiarezza desiderata ed
anche perché con la spinta riflessiva si
può correre il pericolo che si possano
invertire i termini e così i rispettivi ruoli
che vede l’”oggetto” diventare “soggetto”
e viceversa. Se poi il soggetto movente
della domanda è maschile, che s’interroga
su un oggetto di attività femminile, il
problema diventa ancora più complesso
in quanto chiama in causa direttamente
la volontà e il desiderio.Un rapporto
davvero inestricabile benché anche la
psicanalisi ne possa definirne gli aspetti
comparativi abbastanza comprensivi che
ad ogni modo non completano a pieno
tutta la conoscenza. Nella lontana
profondità della riflessione ombreggia
comunque un flash, irraggiungibile,
d’ignoto che, tra le varie ipotesi, potrebbe
benissimo essere anche il rispecchio della
medesima riflessione da paragonarsi ad
un miraggio d’acqua nel deserto.
Un’introduzione, la nostra, basata molto
sull’aspetto psicologico, utile affinché si
possa al meglio definire la finalità perché
una donna si accrediti di fucile. I perché
ovviamente possono essere diversi e
trovare fondamento in motivi soprattutto
etico-culturali, come l’uguaglianza
sociale, l’aspetto che più mette in
discussione perché la donna imbracci il
fucile e si lasci militarizzare. In sostanza
una forma di riscatto verso il maschio e le
istituzioni, ma non è tutto. Sul piano della
coscienza critica la parità salariale tra il
lavoro dell’uomo e quello della donna, al
di là del quantitativo e del qualitativo, è
certamente un principio inalienabile anche
se in pratica ci possono essere delle
differenze carenziali, fisiche. Questo
perché sul versante della spettanza la
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ARTECULTURA
parità della dignità umana, è indiscutibile.
La generosità non è una ricetta di
beneficenza ma il compenso relazionale
disinteressato che deve sempre sussistere
nei rapporti sociali che determinano il
principio egualitario in relazione all’esigenza di vita tra l’uomo e la donna.
Naturalmente questo è solo un aspetto
nel complesso del rapporto sociale uomodonna quando si sa benissimo che esistono
altri problemi di natura etica, familiare,
che impongono alla donna delle ristrettezze
di considerazione in cui il problema della
libertà come uguaglianza incontra la sua
sensata rivendicazione.
Per cui a questo punto si deve sostenere
l’evoluzione del costume in cui la donna
possa essere se stessa in tutta la sua
personalità di madre e di esistenza.
Storicamente l’evoluzione del lavoro non
è stato motivo di evoluzione sociale in
tutta la sua manifestazione, che per
l’acriticità delle disuguaglianze nelle
diverse discipline occupazionali, spesso
più di tensione schiavistica che di
partecipazione creativa, non ha trovato
tutto il necessario consenso di liberazione.
Ed allora a tal ragione ne sono nati dei
contrasti tuttora irrisolti, per mancanza
della necessaria cultura che desse
soprattutto alla donna l’opportuna
condizione che annullasse tutte le
discriminazioni che le pesano non poco
sul piano del rapporto uomo-donnasocietà. Problemi tuttora irrisolti per
motivi da discutere senza però mai
intaccare il principio dell’uguaglianza
esistenziale.
Che una ragazza decida di fare il militare,
non è solo per allontanarsi dalle ristrettezze
paternalistiche della famiglia o per
sfuggire alla pesantezza della disoccupazione. Cause che sul piano della
vita sociale sono delle verità sotto gli
occhi di tutti e che vanno superate
soprattutto assolvendo alla pratica sociale
del Disarmo, compreso il ruolo di
responsabilità di una madre in una
famiglia. Ma i problemi accennati non
sono tutti i motivi perché i rapporti tra la
volontà e il desiderio nella donna
comportano altri aspetti ai quali è difficile
rispondere in maniera esauriente anche
per il più formato psicologo o psichiatra.
Tutte le persone sensate evolute, di un
minimo di buon senso, specie le donne,
ovviamente, sanno benissimo che lo
stupro è una violenza imperdonabile sia
da un punto di vista morale che giuridico
che tuttavia non ha ancora definito il suo
superamento di responsabilità.
Questo perché una moglie o una ragazza
che amano profondamente il loro marito
o fidanzato, in qualsiasi circostanza si
ribellano allo stupro, in primo luogo per
rispetto alla propria persona e quindi per
riguardo morale del marito o fidanzato.
Ma quando poi la violenza stupratrice del
maschio raggiunge nella donna il massimo
dell’estasi lei, in tal caso, totalmente
incosciente, finisce con lo stringersi allo
strupratore, anche se poi, ritornata
cosciente ed avesse avuto una pistola tra
le mani, non avrebbe esitato a sparare
allo strupratore. Questo, per il fatto che
a cospetto della sua onestà morale, si è
sentita mancare anche se contro la sua
volontà. Ed una donna che diventa militare
viene a trovarsi in una situazione che può
incentivare il caso degli stupri. O se si
arriva alla famiglia, questa, per obiettive
ragioni, sarà una famiglia diversa,
soprattutto per i rapporti occupazionali
della vita militare, pur se regolati nei
migliori dei modi. Ma non è tutto. Quanto
detto è soltanto un accenno che comporta
molte riflessioni innanzitutto da parte di
specialisti del ramo, perché l’intesa tra la
volontà e il desiderio si presenta
talmente vasta e contraddittoria che anche
quando si può conoscere tutte le teorie di
Freud o di Budda, tuttavia non se ne sa
ancora abbastanza in quanto lasciano
ancora motivi di dubbi. Questo perché
nella logica dei simboli il fucile nelle mani
di una donna - e nello stato cosciente
sicuramente lo ignora - inconsciamente
può esprimere il desiderio di un “fallo”
con cui felicitarsi di averlo tra le mani
senza nemmeno saperlo. Ma si sente,
quindi, stimolata al servizio militare anche
inconsciamente ed anche lontano da ogni
obbligo morale.
Un desiderio che fa per noi radice nella
volontà. Ossia in quel mondo nel quale un
libro “Cuore” dello scrittore-insegnante
De Amicis, a rifletterci sopra, presenta,
appunto, possibili casi per domandarsi sul
variabile rapporto tra la volontà e il
desiderio senza perderci troppo la testa
tra la psicanalisi dell’Occidente come
dell’Oriente. E poi se avessimo una più
formata cognizione del nostro “sé” si
risolverebbero gran parte delle contraddizioni sui grandi problemi accennati
o se conoscessimo le strutture umane di
un Costume poetico, nella praticità della
nostra conoscenza responsabile, tutti i
problemi menzionati e non, si potrebbero
certamente risolvere ed anche con una
certa serenità. Ma quanto detto si deve
ad una conoscenza evoluta a costume in
modo che il sistema liberi emozioni senza
intoppi i quali le alterano. E ad esse non
si addice più alcuna inutile rimozione in
quanto tutto è in sintonia di collaborazione
con il desiderio delle idee positive che non
incontrano contrasti. Assolvono,
insomma, a quelle esigenze che la vita
richiede sia nella parte consapevole, come
in quella inconscia, che a dir vero, si
autoannulla di sistema poetico avanzato
di natura. Poi a ben specificare la
dinamica dell’inconscio, essa non sarebbe
più problematica come attualmente ancora
avviene, dal momento che la psicanalisi
non sarebbe più appannaggio di pochi
specialisti ma di tutto il costume che si
apre di partecipazione attiva superando
l’inconscio, appunto. La comunicazione
dei linguaggi si svolgerebbe allora in
forma sferica dove ogni versione
scaturisce da un “sé” personale con
attività conoscitiva derivata da piena
partecipazione che liberi i contrasti alle
emozioni ed annullando così le rimozioni
di cura, poiché tutta la manifestazione
della vita di una singola persona viene a
manifestarsi in tutta convergenza
consapevole con l’universalità dello spirito
poetico della natura. La concordanza
delle intese nei linguaggi della comunicazione si premette ad ogni possibile
stortura grazie ad un “sé” personale
che guarda con gli occhi di tutti ed ognuno
comprende che la donna nasce per
sentirsi madre e non una guerriera.
Una militare-guerriera che poi con la
guerra uccide i suoi figli e quelli delle altre
madri del mondo. Ecco perché il fucile
nelle mani della donna sfregia la sua
innata figura femminile, il suo valore
generativo di sentirsi madre dei figli del
mondo. (Continua)
Giuseppe Martucci
Rifugiati
e medicina.
Qualche mese fa lo speaker del Tg2,
comunicando la notizia di un naufragio
nel Mediterraneo, ha affermato che,
per arginare questa strage di migranti,
sarebbe opportuno, con le dovute
cautele, andare a prenderli in Siria e
portarli in Europa. In realtà questa
notizia mi è sembrata molto interessante ed in sintonia con lo
scrivente. D’altro canto non se ne può
più di allungare la lista dei morti in
mare, che nel 2015 sono già stati in
numero elevato: 700 bimbi morti,
seguiti da migliaia di adulti, che
aumenteranno ancora se non si vanno a
prendere i siriani direttamente nel loro
paese. Ipotesi questa difficile da
realizzare, ma non impossibile, anche
perché i grandi paesi come la Francia o
gli Usa, l’Italia, ecc. oggi sono più
interessati a proteggere soprattutto i
propri confini dagli atti terroristici.
Purtroppo la buona proposta enunciata
dallo speaker in apertura è rimasta
inascoltata e continuano a morire
bambini e rifugiati sulle coste turche e
greche.
Nell’attesa che si sblocchi la precedente questione, facciamo un tuffo
nelle acque della medicina italiana,
per la quale credo che il nostro paese
sia ben stimato poiché negli ospedali
abbiamo degli ottimi specialisti. Il neo
è che se una persona vuole una visita
specialistica, è scontato che debba
aspettare mesi, mentre se vuole
l’urgenza è facile che il call center
dell’ospedale prenoti la visita il giorno
stesso, previo pagamento.
Un amico artista, con un problema alle
mani fredde durante il periodo
invernale, mi racconta che con un
esborso di circa 150€, è stato visitato
da uno specialista. Il medico lo fa
stendere sulla barella, gli tocca i piedi
e la mano destra poi chiede: “Lei fa un
lavoro con la trivellatrice?” L’amico,
per non scoppiare a ridere gli risponde:
“Veramente faccio l’artista, qualche
volta uso un martello per appendere i
quadri al muro”. Alla fine il medico sul
suo referto scrive: “Proseguire la
terapia in corso e proteggersi dal
freddo, indossando i guanti”.
Antonio Fomez
Turismo-Poesia della Natura
MONTEPULCIANO
Montepulciano è un comune italiano di 14.234
abitanti della provincia di Siena in Toscana.
Il comune è posto a 605 metri sul livello del
mare, a cavallo tra la Valdichiana e la Val
d'Orcia. Di antica e lunga storia, Montepulciano ha origini dal popolo degli Etruschi a partire dal IV secolo a.C.Ha notorietà anche per la ricchezza di ottimi vigneti da
dove si ricava il Vino Nobile di Monepulciano DOCG.
L'immagine più frequente è quella di un
ridente paesaggio ingentilito da una sapiente opera dell'uomo che si armonizza con
l'ambiente naturale. L'urbanizzazione rurale coesiste con centri urbani traboccanti
di memorie storiche e mirabili opere d'arte, il tutto incastonato in un paesaggio agricolo, spesso altamente specializzato. Il
pensiero corre spontaneo alle dolci colline
coperte d'ulivi e vigneti, alla Valdichiana,
recuperata nuovamente dalle grandi opere
di risanamento granducali.In quest'area di
Toscana sud orientale, si amalgamano boschi di pini silvestri, lecci e castagni, con
piani sabbioso-arenacei coltivati, ondulazioni argillose, pianure un tempo paludose. Un territorio eterogeneo, a bassa densità di popolazione, rimasto quasi isolato
dagli influssi delle aree circostanti. Nel tempo ha elaborato la sua propria caratteristica rurale, oggi tanto apprezzata dal turista
di passaggio, come da quello che, desideroso di un luogo dove riposare, sceglie questo Comune e quelli limitrofi come meta
finale.Una rapida analisi di quest'area che
pur trovandosi a metà strada tra Firenze e
Roma, conferma una debolezza socio-economica. Mancano spesso notizie dell'evoluzione demografica sin dai tempi preistorici; gli etruschi ed i romani in seguito lasciarono ben poche tracce su questa terra. Fra le molteplici suggestioni della cittadina si segnala Il Bravio delle Botti (trae
le sue origini nel XIV secolo), la sfida che
si disputa ogni anno a Montepulciano tra
le 8 Contrade di Montepulciano (Cagnano,
Collazzi, Gracciano, Le Coste, Poggiolo,
San Donato, Talosa, Voltaia), l'ultima domenica di agosto in onore del santo patrono, San Giovanni Decollato.
ARTECULTURA
29
QUANDO L’OPERA LIRICA
COSTRINGE A RIFLETTERE
Inizialmente questo pezzo aveva per
titolo “Giovanna d’Arco s’è dimenticata di bruciare sul rogo”. Un titolo
che avevamo pensato e scritto di getto
dopo avere assistito all’opera, per
subito provarne vergogna. È stata
questa vergogna a farci domandare in
virtù di quale artificio l’inconscio
collettivo, quindi anche il nostro, sia
stato cloroformizzato al punto da
ritenere fatto ovvio, in quanto consolidato dalla logica del risaputo e
dato perciò come scontato, che una
persona potesse venire bruciata viva.
Al pari di Giovanna sono state migliaia
le persone arse in nome della fede, e
allora non ci si può non domandare che
fede sia quella che santifica il proprio
agire criminale, e ne fa strumento di
barbara persecuzione. E questo
dovevamo alla civiltà.
Tornando invece al nostro
ambito, cioè la musica lirica, riteniamo
coraggiosa la scelta di aprire la stagione
scaligera con un’opera tutt’altro che
famosa come “Giovanna d’Arco” di
Giuseppe Verdi, azzoppata dal discutibile libretto di Temistocle Solera
e da un finale a dir poco incongruente.
L’insieme sarebbe stato in partenza
mediocre, ma un cast di alto rilievo
l’ha trasformato in una gladiatoria
“prova di cantante”, bravo e convincente
Carlos Alvarez, bravissimo Francesco
Meli, stratosferica Anna Netrebko,
eccezionale il coro.
Quanto all’opera, la pulzella di
Orleans, sospinta dalle “voci” che
hanno preso ad assillarla, riesce ad
arrivare al cospetto del giovane e
irresoluto re di Francia, Carlo VII, che
sta per ritirarsi da Orleans dando in
pratica agli invasori inglesi la vittoria.
Lo motiva, lo sprona, lo porta al trionfo,
ma la sua indole di donna la pone anche
alle soglie delle tentazioni dell’amore
terreno. Per sottrarsi cerca di fuggire
30
ARTECULTURA
e tornare al borgo natio, senza
ancora sapere che il padre,
che la crede posseduta dal
demonio oltre che disonorata
carnalmente dal re, per lavare
l’onore proprio e della figlia,
e vendicarsi del presunto
seduttore, offre agli inglesi
la possibilità di catturarla. La
morbosità di quest’uomo
dalle pulsioni bigotte e
primitive sgomenta, il suo
incalzare Giovanna perché
dichiari la propria purezza
irrita e insieme imbarazza,
come se quel XV secolo
fosse così lontano da noi, e
le propaggini delle sue ombre
di squallido oscurantismo
familiare non fossero invece
capaci di arrivare fino ai nostri
giorni per qua e là emergere
dalle pagine della cronaca.
Giovanna, catturata,
anzi addirittura ceduta agli
inglesi dalla stessa popolazione che l’aveva acclamata, viene liberata dal padre
che, finalmente credendo alla
sua purezza, in questo modo si redime.
Torna alla testa delle truppe francesi e
cade in battaglia, per una licenza storica
per la quale non ci sentiamo di volerne
a Solera.
Lo ripetiamo, la forza di questa
rappresentazione è stata tutta nella
qualità dei cantanti e, a conti fatti,
anche in una regia che tuttavia non s’è
risparmiata le ormai consuete bizzarrie, quale un inizio in bianco e nero
e costumi ottocenteschi, Giovanna
riversa sul letto che pare debba
intonare “addio del passato” tanto ci
sembra evasa da “Traviata”, lo stesso
letto sempre in scena, fra eserciti,
battaglie, processioni e simulacri di
rogo per fortuna non utilizzati, e il
Pittura, del 1485 (Centre Historique des Archives
Nationales, Parigi, AE II, 2490)
Carlo VII di Meli completamente
dorato come un gianduiotto, pelle
compresa. Arie non memorabili
neppure al quarto ascolto, tanti ce ne
siamo imposti, con l’eccezione del
valzerino demoniaco “Tu sei bella, tu
sei bella! Pazzerella, che fai tu?”, che
ci ha accompagnato fuori teatro, e in
tram, e dentro casa e sotto le coperte,
il gradevole di una musichetta e la
sgradevolezza di trovarsi a riflettere
sul rogo, e sul titolo subito cancellato
di un articolo appena abbozzato.
Giovanni Chiara
Umanità poetica - Costume poetico
“La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni”
Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della
poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione.
Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio
la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere
divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli
Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali.
HA PAROLE SUADENTI
L’ALBA...
Osservo l’alba
dai piedi leggeri
un filo sottile di luce
dietro le pieghe cupe
dei monti.
L’alba, splendida su foglie
e fiori, invade il mio cuore
che ritrova la pace
dei giorni lenti,
giorni di occhi socchiusi
ai confini del mare.
Contemplo la luce dorata
con devozione e sgomento,
e nel cielo sovrano
il tempo è quest’alba,
volo di luce
flutto di ali chiare
gemma dell’avvenire
ove
il coraggio di vivere
sovrasta
la paura di morire.
Ha parole suadenti l’alba,
come l’amore.
Caterina Rovatti
CIAO LUNA!
Gioca la luna
fra le foglie oscure
si vede...si intravede
ricompare
Tersa e lucente
nel buio della notte
mi parli di silenzi
luminosi
Dice i miei anni
lunghi ormai
e forti
Io dialogo con lei
per lieta voce
Scompare... ricompare
e ancor si vede
nel lindo cielo
che Vanzo mi regala.
Maria Teresa Mosconi
LUNGO IL VIALE
LE ARMI E LA VITA
Sole basso d’inverno,
quando memori di tramonti estivi
a mezzodì pure si alzano le ombre
e la mia vita intorpidita s’apre.
L'esperienza di tutta un'epoca
sorvegliata
dai grandi spiriti del passato,
oggi
cambia l'aspetto delle cose.
Cambia il respiro dell'aria
cambia l'intimità di sè medesimi.
La sensazione strana
di un presente
dove si combatte lo spazio,
il tempo,
si deviano eventi
si tocca il mai visto
il mai sperimentato
l'insensato.
E' il "disarmo"
la parola valida per tutti.
Difficili equilibri di governi
lasciano
una accanto all'altra
le candele accese
per gli angeli col fucile.
Rosalia Pandolfo Bianchi
Troverò quando, o Cielo,
Vento, ove incontrerò
le mie smarrite favole,
i sogni miei svaniti
nel turlupìnio infecondo di gesti
e di oziose parole senza luce?
S’aprirà anche per me il sorriso
d’un solidale abbraccio,
una speranza nuova
perché il progetto si profonda
ebbro in questa luce autentica?
Riccardo Maria Rossi
NUVOLE
Nuovole in questo giorno
questo giorno così confuso...
Nuvole i miei pensieri
i sentimenti
i rimorsi e le paure.
Quante nuvole tra la gente
imprigionano la mente.
Nuvole che avvolgono.
nuove speranze da alimentare
grandi orizzonti da scoprire
vecchi sogni da ritrovare...
Nuvole da annientare.
Nuvole tra popoli
l’intolleranza e il razzismo.
Nuvole tra la gente
la mediocrità imperversa
è la fine dell’uomo.
Nuvole nell’universo
contro ogni diverso.
Nuvole che confondono
e velano...
Un raggio all’improvviso,
ogni paura si dilegua.
la luce si propaga
lascia un varco nel cammino.
Luca Blanco
COMPAGNA-SERPE
Giunto di ragione
mamma ricordava il vegliare
serpentino in sicura compagnia
Novant’anni allorché mi circoposava
la serpe a fianco della testolina infante
ancora in fasce e cullata dal vento
tra le zolle in bruno della terra
e che a spinta di memoria
si assicurava rivedermi
con vicino la placida serpe
e lei tranquilla riprendeva il suo zappare
Mai punse quella serpe che paziente
mi riguardava respirando insieme
il genuino odore della terra
A mezzogiorno quando
mamma doveva allattarmi
la serpe si allontanava silenziosa
strisciando lenta con il ventre
sulla terra pure indifferente
a certe magiche dicerie
ricordo e ringrazio la compagna-serpe
per la sua generosa affettività
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
31
LIBRI
a cura di Aoristias
Guido Andrea Pautasso
MANZONI DIVORARE L’ARTE
Il volume (Edizioni Electa) appartiene alla
serie inaugurata nel 2013, in occasione del
cinquantesimo anniversario della morte di
Piero Manzoni. L’autore, Guido Andrea
Pautasso, presenta un’analisi delle opere di
Manzoni legate a quella che potrebbe essere definita l’Arte alimentare dell’artista, con
un saggio critico corredato da apparati fotografici e documenti d’archivio, alcuni non ancora noti.Il testo mette in luce la straordinaria unicità di una ricerca sperimentale che
trova le sue radici nella creazione e nella formulazione di un linguaggio espressivo
d’avanguardia fondato anche su un allargamento di orizzonti della percezione sensoriale
dello spettatore.
La proposta di Manzoni di approdare ad una
sorta di speciale cucina d’idee e ad un’arte
commestibile è resa esplicita nelle esplorazioni da lui compiute con le Uova e con l’utilizzo di panini fissati sulle tele per la realizzazione di quadri definiti Achrome. Manzoni si
distinse nella sua scelta artistica e operativa
instaurando quello che allora, in Italia e nel
panorama artistico internazionale, era un inedito rapporto diretto tra l’opera d’arte e lo
spettatore; come avvenne con la suggestiva
performance, intitolata Consumazione dell’arte Dinamica del pubblico Divorare
l’arte, del 21 luglio 1960 alla Galleria Azimut,
dove al pubblico venne offerta la possibilità
di nutrirsi delle sue Uova: sculture effettivamente ‘mangiabili’.
32
ARTECULTURA
Giorgio Cortenova
LA FORMICA NERA
Da uno degli studiosi di riferimento della critica d’arte degli ultimi quarant’anni, un nuovo modo di raccontare l’arte e la sua storia,
dalle origini al primo Rinascimento. La formica nera (Edizioni Academia Universa
Press) è il titolo dell’ultima grande opera di
Giorgio Cortenova (1944-2013), studioso di
riferimento nel panorama della critica d’arte degli ultimi quarant’anni che presenta un
nuovo modo di raccontare l’arte e la sua storia, dalle origini al primo Rinascimento, in
modo semplice ma efficace, fornendo gli
strumenti critici fondamentali per cogliere il
fatto artistico nelle sue varie epoche ed
espressioni. “L’arte - come ha scritto lo stesso Cortenova nella premessa al volume continua a proporsi al di là delle polemiche,
spesso strumentali, e al di là dello scetticismo peraltro ricorrente nei tempi della storia. Sarebbe sciocco affermare che l’arte
“avanza”. Non è mai avanzata. Essa da sempre muta nei ritmi e nei modi, si cela nei linguaggi apparentemente più semplici. Esplode in quelli più complessi; affascina, respinge, scandalizza, esaspera”. “L’arte - suggerisce Giorgio Cortenova - è come una formica nera, in una notte nera, sopra una pietra nera. Ma la si può vedere”. La formica
nera è un viaggio affascinante all’interno
dell’universo artistico, lungo un arco temporale che lega le prime esperienze creative
umane, testimoniate dalle civiltà preistoriche,
fino ai maestri del primo Rinascimento italiano, sia quello fiorentino di Sandro Botticelli,
che quello ferrarese della triade Cosmè Tura,
Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti,
a quello veneziano, con i Vivarini, i Bellini,
Vittore Carpaccio e Cima da Conegliano.
Il racconto, corredato da immagini a colori,
supera il tradizionale approccio enciclopedico e conduce il lettore alla scoperta dei significati profondi dell’esperienza artistica,
senza eccedere in tecnicismi, con una rara
capacità di cogliere l’essenza dell’arte lungo il corso dei secoli.
Beppe Zatta
TRE UOMINI IN BANCA
Edizioni Nuove Scritture
Da sempre la satira, opportunamente elaborata ed intesa, costituisce un brillante stimolo all’intelligenza, in quanto si basa sull’attenta e partecipe osservazione del costume, come anche delle contraddizioni che sono
il frutto dell’evolversi o meno della società,
della natura, della storia. Quando poi la satira si configura sotto la forma di una sensibile vena poetica, com’è, appunto, il caso di
Beppe Zatta, allora la lettura della sua recente raccolta è quanto mai invitante e suggestiva. Così tramite versi, ma anche racconti, aforismi, giochi di parole, calembours
l’autore snoda il suo discorso tra sociologia,
religione, politica e filosofia all’insegna di quel
ridendo castigo mores che è la cifra autentica ed universale della satira e delle sue
raffinate ed acute “punture”.
Calogero Di Giuseppe
PENSIERI AL VENTO
Sensibile poeta, attento ed impegnato divulgatore della poesia e del suo ruolo nella
società e comunicazione contemporanea,
Calogero Di Giuseppe coltiva al tempo stesso anche la passione per gli aforismi, come
questi suoi pensieri al vento a cui conferisce l’aura del flusso poetico, del limpido
versificare. Nascono così brevi ed incisive
riflessioni dedicate al costume ed al malcostume italiano con i suoi vezzi e vizi, ma
anche riconsiderazioni sulla storia passata,
sulle infinite contraddizioni dell’uomo. Contraddizioni a cui solo la poesia, forse, è in
grado di infondere la giusta sintesi, non per
operare una risolutiva ed impossibile
quadratura del cerchio, ma per meno
improcritamente e più serenamente conviverci.
www.ilmisterodellapoesia.blogspot.com
L'AUTODIDATTA NELLA STORIA
Armstrong crebbe nel fondo della scala
sociale, in una città caratterizzata da una
forte discriminazione razziale, ma anche
appassionata a quel tipo di musica che ai
tempi veniva chiamato “ragtime” e non
ancora “jazz”. Pur avendo avuto una difficile gioventù, (finì in riformatorio giovanissimo), Armstrong non considerava quegli anni come negativi e ne trasse ispirazione. In un'intervista Armstrong dichiarò: “Ogni volta che chiudo gli occhi per
soffiare nella mia tromba, guardo nel cuore della buona vecchia New Orleans... Mi
ha dato qualcosa per cui vivere. Il 19 marzo del 1918 Louis sposò una ragazza dello
Stato della Louisiana, Daisy Parker. Adottarono un bimbo di tre anni, Clarence
Armstrong, la cui madre, cugina di Louis,
morì dopo aver partorito. Il piccolo
Clarence era mentalmente disabile (risultato di un incidente in giovanissima età) e
Louis avrebbe speso il resto della sua vita
a prendersi cura di lui. Il matrimonio con
Daisy fallì velocemente e si separarono.
Daisy morì poco dopo la separazione.
Attraverso varie esibizioni, le abilità musicali di Armstrong maturarono. A vent'anni
riusciva a leggere la musica e iniziò ad essere incluso in vari assoli di tromba, diventando uno dei primi jazzisti che avevano questa capacità, riuscendo però ad inserire, negli assoli, la sua personalità ed il
suo stile. Creò un proprio suono, unico e
fortemente caratterizzato, e inoltre iniziò a
cantare nelle sue esibizioni. Fu nel 1922
che Armstrong si unì alla grande immigrazione nella città di Chicago, dove venne invitato dal suo mentore Joe "King"
Oliver a unirsi alla band di quest'ultimo.
Avrebbe guadagnato abbastanza con la sua
musica da non doversi più arrangiare con
lavori di vario tipo. In quegli anni ci fu a
Chicago un grande boom economico e la
città era letteralmente piena di occasioni
di lavoro per i neri.Nei primi anni venti la
band di Oliver fu la più importante di
Chicago, in un periodo la città stessa era
capitale del jazz più di New Orleans.
Armstrong incise i suoi primi dischi suonando come seconda cornetta nella band
di Oliver. Eccitato della sua vita a Chicago,
iniziò a scrivere delle lettere nostalgiche ai
suoi amici di New Orleans. La reputazione di Armstrong aumentò, tanto che venne sfidato in varie gare da persone che
volevano mostrare alla gente il nuovo fenomeno. Armstrong incise i suoi primi dischi alla Gennett Records e all'Okeh
Records. A quei tempi, incontrò Hoagy
Carmichael (con il quale avrebbe collabo-
ARMSTRONG
1900-1971
Louis Armstrong e Grace Kelly, 1956
rato successivamente) che gli venne presentato da Bix Beiderbecke, il quale aveva
una sua band propria.
A partire dagli anni venti incise brani proprio firmati a suo nome, sia con la band di
Lil che con gli Hot Five e gli Hot Seven,
producendo hits come Potato Head Blues,
Muggles (un riferimento alla marijuana),
e West End Blues. Il gruppo includeva Kid
Ory (trombone), Johnny Dodds (clarinetto), Johnny St. Cyr (banjo), la moglie Lil
al piano, e di solito non c'era un batterista.
Lo stile di leadership di Armstrong fu molto
buono per i suoi compagni della band,
come disse St. Cyr in un'intervista: "Lavorare con lui era così rilassante e ha sempre dato il suo meglio". Suonò anche col
quintetto di Erskine Tate, che si esibiva,
di solito, al Vendome Theatre. Fecero anche delle colonne sonore per alcuni film e
per degli show, con versioni jazz di musica classica come Madame Butterfly. Iniziò anche a usare lo scat sing (dicendo
però parole non sensate) e fu uno dei primi a registrarlo nel 1926. Il gruppo divenne ben presto famoso e diventò uno dei
più celebri d'America. Giovani musicisti,
sia neri che bianchi, erano affascinati dal
nuovo tipo di jazz di Louis.
I dissapori con Lil, che lo voleva sempre
stretto a sé, lo portarono a separarsi da lei
nel 1927. Dopo questo periodo, Armstrong
iniziò a suonare per il Sunset Café, di proprietà di Joe Glaser (che in quegli anni si
poteva considerare una sorta di "manager"
di Armstrong), con la Carroll Dickerson
Orchestra, che venne presto rinominata
Louis Armstrong and his Stompers, con
Hines (direttore musicale) al piano. Hines
e Armstrong divennero in seguito amici.
Negli anni seguenti, il locale ebbe fra i soci
proprietari anche Al Capone, il boss della
malavita. Iniziò a lavorare ad Harlem al
Connie's Inn, il locale notturno più famoso dopo il Cotton Club (che era anche una
sorta di rifugio per il boss ebreo della malavita newyorkese Dutch Schultz).La
Grande Depressione ebbe un grande impatto anche nel mondo del jazz. Il Cotton
Club chiuse nel 1936 e molti musicisti
smisero di suonare. Nel 1931 tornò a
Chicago e suonò con altre band e orchestre. Quando Louis andò a visitare New
Orleans venne accolto come un eroe e rivide i suoi vecchi amici. Fece da sponsor
a una squadra di baseball locale nota come
"Armstrong's Secret Nine" e vide una
mascotte ricevere il suo stesso nome. Successivamente iniziò un tour attraverso l'Europa.
Tornato quindi negli Stati Uniti, iniziò una
serie di tour nel paese, durante i quali il
suo agente, Johnny Collins, lasciò regolarmente Armstrong senza soldi. Collins
venne in seguito licenziato. Infine scelse
Joe Glaser come suo nuovo manager e
iniziò subito a occuparsi dei debiti e degli
altri problemi che lo affliggevano.Armstrong incontrò inoltre un problema alle
dita e alle labbra, deformate a causa del
suo modo di suonare. Iniziò così a usare
più spesso la voce e ad apparire in alcuni
teatri. Apparve inoltre in un altro film, diventando una sorta di attore. Nel 1937,
Armstrong sostituì Rudy Vallee in un programma radio della CBS, diventando la prima persona di colore ad avere una parte in
radio. Divorziò da Lil nel 1938 e sposò la
fidanzata Alpha, dalla quale avrebbe divorziato in seguito. Nel 1943, dopo molti anni in
tour, si stabilì definitivamente a New York,
al numero 3456 della 107sima strada nel nord
del quartiere Corona, nel Queens, dove oggi
c'è un museo in suo onore. Qui sposò la sua
quarta moglie, Lucille e continuò a sviluppare il suo stile musicale. Registrò un'altra canzone di Carmichael, intitolata Rockin' Chair.
Nei trent'anni successivi, Armstrong si esibì
per oltre trecento serate l'anno.
Armstrong morì il 6 luglio 1971 per un
infarto all'età di sessantanove anni, undici
mesi dopo aver suonato al famoso show
nell'Empire Room del Waldorf-Astoria.
Poco prima della morte aveva detto: "Penso di aver avuto una bella vita. Non ho
pregato per ciò che non potevo avere e ho
avuto all'incirca tutto ciò che desideravo
perché ci ho lavorato". Al momento della
morte abitava nel Queens, New York City.
Aoristias
ARTECULTURA
33
Luisa
Visconti
Atmosfera
di natura
L’orientamento di tavolozza della
pittrice Luisa Visconti è sempre la
natura che nel mese di marzo 2016
presenta “TEMPORALE”, acquerello,
cm. 36x31. Un dipinto che per l’aspetto
compositivo quasi sembra alludere ad
un’atmosfera di mutamento stagionale
per via di quel risveglio di cielo a
intercalanza di sereno che si diffonde
rispecchiandosi tra un variabile di nubi
leggermente arcobaleno e un filare di
alberi in nero sul piano terra in tutta
sintonia con una chiazza di nero
nell’alto di sinistra dell’acquerello.
Insomma, nel suo insieme il dipinto
origina da una spinta di creatività
poetica in cui la pittrice sente e
previene il passaggio stagionale che da
inverno già respira un soffio di
primavera. Una versione tonale che
dibatte la sua manifestazione tra una
volontà cosciente ed un desiderio che
cerca di corrispondere alla spiritualità
dell’artista. Un dipinto che si costruisce
in affinità di stile alla peculiarità
pittorica della Visconti, ma che
domanda al mondo della natura novità
che solo la mente intuitiva della pittrice
e la mano del suo pennello possono
raggiungere e realizzare nello stimolo
artistico della natura. Un’opera che fa
eco di semplicità e che parla del suo
profondo creativo.
Marpanoza
Luisa Visconti
“TEMPORALE”
34
ARTECULTURA
Michele
Giannattasio
Nel sentimento
Eruzione della
tonale vita
Un abbozzo affettivo di madre seduta
che dialoga con i figli che posano
vicino al grembo in uno scambio di
serrata affettività che si fronteggiano
come a domandarsi una spiegazione
che va oltre la parola. Una tensione
ispirativa di conoscenza costante che
si manifesta nelle sensibilità tonali che si
intercalano tra bianco-latte di visi e due
braccia, un verde di gonna materna ed
uno stilato marrone di spalla di una figlia
che posano su un rosso convesso
animando un’armonia figurale a cui
contribuisce non poco anche il nero della
spinta espressionista sentita come scarica
della personale creatività. Così il dipinto
“MADRE” che dipinge Michele
Giannattasio nella sua costante tematica
di far pittura per conoscere e trasmettere
emozioni che uniscono di sentimento una
generazione di madre e di figlie. E trattasi
di quella vocazione pittorica sentita,
appunto, come avvenimento di rilevamento corale fortemente umano.
Marpanoza
Michele Giannattasio
“LA MADRE”
Olio
Antonio
Cellinese
La forma
e la poetica
Sembra una festa planetaria il dipinto
“PRIMAVERA” che Antonio Cellinese presenta in questo mese di marzo
2016. La vocazione poetica dell’artista
dispone in modo così estroso il senso dei
colori che annullano tutte le congiunture
d’incontro dando così al dipinto una forma
di allegra lavagna in facciata di
monocampitura. La finezza degli
accostamenti tonali e la scioltezza dei
passaggi che annullano ogni esitazione di realizzazione fanno sì che il
dipinto si presenti un annuncio di piena
liberazione spirituale in cui il pittore
si sente spintamente vivo e gioioso di
dipingere, come a navigare per una
scoperta che si colloca tra il vicino ed
il lontano, tra il sogno e la realtà
pittorica che interessa il prodigio
dell’arte. Una composizione che va
oltre l’astratto e l’informale e che fa
conoscere un artista che sente e pratica
la pittura come vera finalità della vita.
Il ruolo dell’arte asserisce così alla
sua naturale funzione. (Marpanoza)
Antonio Cellinese
“PRIMAVERA”
Tecnica mista
Silvana
Testa
Itinerari
ignoti
Naturalmente, lo spazio inteso, come
navigazione dell’esistenza, sa essere
quel mondo dell’immaginario che solo
una pittrice di avvedute ispirazioni può
conoscere e viverne le emozioni che
davvero scaturiscono da momenti
particolari come “INCENDIO” che
presenta la pittrice Silvana Testa. Una
tensione di fiamma giallo-oro che poi
alzandosi dalla bocca del silos
raggiunge l’alto del cielo colorandolo
di un caldo viola che ancora rafforza il
senso dell’incendio e il disagio che il
caso pone nei tanti deplorevoli inquinamenti. Un problema pertanto di
tutta attualità, di denuncia e di
liberazione artistica che la pittrice
persevera nel suo costante impegno di
ricerca con eco di moderna finalità.
Il dipinto si presenta privo di forzature,
libero, è solo una necessità di
manifestazione che riguarda i nostri
giorni nei quali si vivono tanti dispiaceri e
poche emozioni di sincera armonia.
Marpanoza
Silvana Testa
“INCENDIO”
Tecnica mista
CONCORSI
CONCORSI
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - La Biblioteca Angelica presenta la
seconda edizione del concorso di arte contemporanea.
OLTRE I LIBRI: L’ARTE DEL PRESENTE INCONTRA I LIBRI DEL PASSATO.
Chiusura iscrizioni: 10 aprile 2016
Dopo il successo della prima edizione tenutasi nel mese di giugno 2015, la Biblioteca Angelica, diretta
da Fiammetta Terlizzi, bandisce la seconda edizione del concorso “Oltre i libri. L’arte del presente
incontra i libri del passato”, primo concorso di arte contemporanea, ideato e ospitato in una delle
quarantacinque biblioteche statali, alle dipendenze del Ministero e delle attività culturali e del turismo.
Obiettivo ultimo del concorso è quello di promuovere e valorizzare l’arte contemporanea, stimolando le
nuove generazioni di artisti a dialogare con i libri, rinnovando quel concetto di antico e di memoria, che
i libri e le biblioteche tramandano nel tempo come un’eredità viva e pulsante. Il tema del concorso vuole
offrire a gli artisti la possibilità di confrontarsi con i libri attraverso un linguaggio innovativo della creatività
contemporanea. La Biblioteca diventa così lo spazio privilegiato dove custodire non solo i tradizionali
libri cartacei, ma anche tutte quelle opere d’arte che ai libri aspirano, sia nella scelta della forma, che del
soggetto. Agli artisti è offerta la più ampia scelta di interpretazione del tema. I linguaggi espressivi
consentiti spaziano dalla pittura alla scultura, alla fotografia, alla video arte e alla grafica. Il concorso
prosegue l’azione intrapresa dalla Biblioteca Angelica volta a riconfermare il valore attuale delle
biblioteche, non solo come luoghi di conoscenza del passato, ma anche come piazze del sapere proiettate
nel futuro, aperte ad ogni forma di scambio e interazione umana e culturale. La partecipazione è aperta
a tutti gli artisti di nazionalità italiana e straniera, che abbiano compiuti 18 anni. L’iscrizione e l’invio del
materiale va effettuato entro e non oltre il 10 aprile 2016.
Per ulteriori informazioni www.concorsoangelica.it.
PREMIO FONDAZIONE HENRAUX - Scadenza 15.03.2016
Al via la terza edizione del “Premio Internazionale di Scultura Fondazione Henraux, in memoria
di Erminio Cidonio”. Il Premio, istituito e promosso dalla Fondazione Henraux, per volere del
Presidente, Paolo Carli, è nato per onorare con progetti culturali e scientifici la tradizione della
lavorazione del marmo nei diversi ambiti della scultura e del design, dell’architettura e della decorazione.
Al Premio possono partecipare tutti i giovani scultori, di età non superiore ai 45 anni, iscrivendosi, tramite
il bando, concorso pubblico, pubblicato sul sito della Fondazione Henraux
(http://www.fondazionehenraux.it).
La finale del Premio, come di consuetudine, si terrà presso gli spazi della Fondazione a Querceta (LU)
nel luglio 2016. Il Premio è l’unico al mondo dedicato alla scultura in marmo e si avvale della collaborazione
dell’Accademia dell’Altissimo e di una Giuria composta da grandi nomi dell’arte e del design, Presidente
di Giuria è il critico Philippe Daverio.
MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE: 1) Il premio è aperto a giovani artisti, che sappiano proporre
progetti inediti, da realizzarsi in marmo, di grande valore estetico e culturale e che sappiano coniugare
fattori storici, memoria, tradizione e innovazione, sviluppo di tecniche e lavorazioni, nuova combinazione
di forme e materiali.(...) 2) Ogni artista partecipante per la progettazione dell’opera potrà ispirarsi al
contesto storico-artistico e socio-economico del territorio della Versilia, considerando almeno uno degli
aspetti più sotto descritti, come studiando i luoghi e le relative testimonianze storiche e socio-economiche,
in modo che l’opera si generi da suggestioni, impressioni, energie derivanti dall’ambiente stesso,
orientandosi verso una visione dell’arte ambientale, dell’opera in rapporto allo spazio (...)
RIFUGIO CONCORSO INTERNAZIONALE DI PITTURA. Scadenza 12 marzo 2016
Il Comune di San Pietro Infine (CE), con la collaborazione della fondazione Parco della Memoria storica,
indice il primo concorso di pittura contemporanea aperto a tutti gli artisti dai 18 anni in su, a prescindere
dal sesso, nazionalità o qualifiche artistiche. Il concorso propone l’intento di creare un evento culturale
teso a promuovere il territorio sanpietrese e l’accrescimento del suo genere nella valorizzazione
dell’integrità e rispetto della nostra comunità globale. Il tema del concorso è RIFUGIO. Le opere potranno
essere realizzate con qualunque stile e tecnica e su qualsiasi supporto e non dovranno superare le
dimensioni di cm. 50x70.
Per ulteriori informazioni: www.rifugioconcorso.com - www.facebook.com/rifugioconcorso
PREMIO FEDRIANI 2016
Articolo 1 - Partecipazione Possono partecipare artisti residenti in Italia, individualmente o in gruppo,
nati dopo il 1 gennaio 1981. Ogni concorrente potrà inviare un massimo di tre elaborati. La partecipazione
al concorso è gratuita per tutti.
Articolo 2 - Tema
L’argomento del concorso, che anno dopo anno resta fedele alla frase “La vita è sogno” in omaggio
all’universo fantastico di Sergio Fedriani, per questa edizione è WELCOME - LE GIOIE DELL’AMICIZIA.
Per un orientamento, si suggerisce di visitare il sito www.sergiofedriani.com.
Articolo 3 - Formati e requisiti delle opere
Le immagini potranno essere realizzate in qualunque tecnica grafica, in bianco e nero o a colori, in formato
orizzontale o verticale, ma senza includere testi (fumetti o altre scritte) al proprio interno. Non è
obbligatorio ma auspicabile l’uso di un titolo esplicativo, ma esterno all’immagine stessa.
Le opere in concorso NON dovranno essere spedite in originale, bensì SOLO in riproduzione cartacea
(stampa digitale) di alta qualità CONTESTUALMENTE in formato elettronico tiff o jpg in alta
risoluzione (minimo 300 dpi) su cd-rom o dvd. Il retro di ogni riproduzione cartacea (formato minimo
A4, formato massimo A3). INVIO OPERE A: ASSOCIAZIONE CULTURALE “SERGIO FEDRIANI”,
c/o Studio Grafico Andrea Musso, Via San Lorenzo 23/16, 16123 Genova entro e non oltre il 7 marzo.
Per ogni ulteriore informazione info [email protected]
ARTECULTURA
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La Donna
MADRE DEL DISARMO
XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016
Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia
Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda
ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte
...LIBRI....LIBRI..
originale della Poesia della natura, energia creativa perchè riflettendo su di essa si comprende meglio e più
all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli
aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO.
Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento
poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre
collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEl DISARMO.
Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata
tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga
di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento.
Saggistica: l’invio di 1(una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata
ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel
confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento
per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare!
Regolamento
1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la
Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con
1 solo componimemto poetico o saggistica in duplice copia
firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello
spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza.
2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca
della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non
assegna premi di classifica e gli Autori delle liriche o dei saggi
formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico
"Cultura per la pace" 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume.
3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo
di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali.
4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e
luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni.
5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende
acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale
sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali.
Alla presentazione del volume La Donna Madre del Disarmo
2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare
persone di loro fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto
per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo.
Poesia,
una
sola
ogni
aderente,
spedita
duplice
copia
6) 6)
Poesia,
una
sola
perper
ogni
aderente,
vava
spedita
inin
duplice
copia
firmate
di
autografa,
alla
Segreteria
c/o
Artecultura
Via
Ciovasso
firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso
- 20121
Milano
o servirsi
dell'indirizzo
- [email protected]
1919
- 20121
Milano
o servirsi
dell'indirizzo
- [email protected]
Saggi,
1
(solo
per
ogni
aderente)
vanno
inviati
esclusivamente
per
Saggistica, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati
esclusivamente
[email protected]
pervia
viae-mail
e-mailall’indirizzo:
all’indirizzo:[email protected]
le Scuole
si richiede
di componimenti
a firma
PerPer
le Scuole
si richiede
l'invio dil'invio
componimenti
a firma collettiva
collettiva
in
modo
da
favorire
la
più
ampia
presenza
scolastica
in modo da favorire la più ampia presenza scolastica nel nuovo
nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio
volume antologico. Previste simboliche Borse di studio
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico
ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE
per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono
DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni
accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali.
9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire
9) modifiche
In caso di nuove
esigenze, ill'attività
presentediregolamento
potrà subire
che migliorino
Costume Poetico
per il
modifiche
che
migliorino
l'attività
la
Donna
MADRE
DEL DIDisarmo - "Cultura per la pace" 2014.
SARMO.
Si può
partecipare
entrambe
sezioni.
L’adesione
è limitata
ad unaadsola
sezioneleper
Autore.
10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte.
10) Gli
aderenti
il per
presente
regolamento
in all'iniziativa
ogni sua parte.
Poesie
e Saggi
fattiaccettano
pervenire
spirito
di solidarietà
Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa
non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura
non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura
per la pace" di ARTECULTURA.
per la pace" di ARTECULTURA.
Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi.
rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi.
PARTECIPA E FAI PARTECIPARE!
Informazioni ulteriori e invio componimenti:
La Donna MADRE DEL DISARMO 2016
c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093
www.artecultura.org
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ARTECULTURA
e-mail: [email protected]