Brahms e il “popolare”. Gli Zigeunerlieder
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Brahms e il “popolare”. Gli Zigeunerlieder
Conservatorio di Musica «L. Perosi». Campobasso Corso Sperimentale «Repertori Vocali da Camera nell’Ottocento» Anno Accademico 2001 – 2002 Sessione autunnale Brahms e il “popolare”. Gli Zigeunerlieder Elaborato delle discipline: Storia della musica da camera dell’800, Storia della poesia per musica, Analisi musicale, Estetica musicale, Critica del testo musicale, Armonia, Elementi di Discografia Docenti: Barbara Lazotti Piero Niro Luigi Pecchia Barbara Vignanelli Studente: Marinella Minelli 1 Acht Zigeunerlieder (dall’ op.103, n. 1-7, 11) Für eine Singstimme mit Begleitung des Pianoforte Nach dem Ungarischen von Hugo Conrat Johannes Brahms, aus Op. 103 bearbeit (Veröffenlicht 1889) Introduzione. ....E’ ben significativo che Schumann, pure lui uno di quei romantici della prima ora, […] nell’ultimo anno di sua vita, già avvolto dalle tenebre della pazzia si informasse di Brahms in questi termini: “E Giovanni dov’è? Si trova presso di voi? Vola alto o è soltanto sotto i fiori?”. Dov’egli coglieva perfettamente le due possibilità, le due vie aperte all’arte di Brahms, quella che potremo definire dell’epica e della tragedia, e quella della rassegnazione elegiaca, deprezzando però a torto quest’ultima […]. […] Ma a veder sempre più chiaro dentro se stesso, e a scoprire l’espressione rassegnata, stanca, di quei famosi “stati di coscienza segreti, in sordina”, di quelle “neue, ungeahnte seelische Stimmungen”1, Brahms fu sempre condotto dal fatto di aver sempre coltivato- lui sinfonista e compositore strumentale per eccellenzala musica per il canto, e in particolare il genere semplice e modesto del Lied, della canzone. La produzione di Lieder si estende lungo tutta la sua esistenza, si insinua fra l’una e l’altra delle sue opere maggiori, colmandone gli interstizi e formandone un vero e proprio humus, un tessuto connettivo ininterrotto. Certamente non mancano, specie nei Lieder giovanili, soggetti esagitati e romantici, di quel romanticismo battagliero e leggendario che si compiaceva in 1 [nuove, inaspettate psichiche atmosfere (intonazioni)]. 2 sentimenti tanto maggiori della media dell’animo umano. Ma i poeti tedeschi dell’epoca – Keller, Mörike, Klaus Groth, lo Hölty, ecc.- chiamavano il compositore a piegarsi con affetto sopra le piccole pene e le piccole gioie d’una umanità a misura dell’uomo comune. Assumendo simbolicamente le prime parole d’uno dei più celebri Lieder di Brahms, si potrebbe dire che sotto questa benefica influenza il canto di Brahms veniva disciogliendo progressivamente i nodi, i grumi dei complessi eroici un po’ indigesti per la psicologia dell’uomo moderno, e si faceva immer leiser, sempre più sottile, sempre più lieve e penetrante nell’intimo.2 Le parole di Massimo Mila in questo saggio del 1950 sono indicative per comprendere la poetica brahmsiana nella produzione liederistica; meglio si comprende se, prima di osservare il corpus dei Lieder oggetto di questo studio, si considerano questi aspetti dell’arte di Brahms nel contesto del secondo romanticismo: nella seconda metà dell’Ottocento si entra in un periodo in cui il romanticismo perde le caratteristiche di fierezza e spregiudicatezza e s’incanala in due vie. In Francia è la via dell’approfondimento e della sottigliezza, fino alle raffinatezze artistiche dell’impressionismo e del simbolismo. Altrove, per esempio in Germania, il romanticismo si attutisce e si restringe a quella che potremo chiamare la sua vena elegiaca: ripiegamento dell’uomo su se stesso, rinuncia ai propri sogni e alle proprie speranze. Sempre nello stesso saggio Mila designa come “epoca brahmsiana” questa età di depressione dello spirito europeo. Certo in Brahms c’è abbondanza di espressioni tutte 2 Cfr. Mila, Massimo, L’età brahmsiana, in “Nuova Antologia”, LXXXV, 1950: 63-72, cit. in Mila 1994: 3 fuoco ed energia (quale esempio più calzante degli Zigeunerlieder?); le stesse Sinfonie sono una specie di prolungamento di quelle beethoveniane, ispirate a un ideale eroico e battagliero. Ma occorre tener presente che individuare il carattere più significativo di un artista non significa la riduzione a un unico aspetto. E’ ovvio che Brahms non indulse esclusivamente a espressioni elegiache, […] Ma quando ci si propone di scoprire se esiste una vibrazione nuova di cui Brahms abbia arricchito il patrimonio dell’espressione musicale […] allora si è irresistibilmente rinviati al dominio dell’intimità elegiaca ed affettuosa […]. (Mila 1994: 51). Lo studio degli Zigeunerlieder, in quanto raccolta di canti “popolareggianti”, ispirata a una precedente versione musicale di venticinque di queste “canzoni” a opera di Zoltán Nagy, presuppone cogliere altri aspetti della poetica brahmsiana rispetto alle problematiche etiche ed estetiche dell’epoca in cui sono stati composti. Lo studioso Christian Schmidt nel suo volume dedicato a Brahms, e in particolare nel capitolo dedicato al canto popolare e stile popolare, ben analizza l’interesse che sottende la propensione di Brahms allo stile popolare: la nostalgia romantica per una lontananza, un mondo remoto, per qualcosa che non si era più è il movente per l’interesse nella raccolta di documenti che, già dall’ultimo trentennio del Settecento, s’indirizzò verso il canto popolare. 58-59. 4 […] E nel canto popolare, lontano sotto il profilo storico, etnico o sociale, si credette di ravvisare il carattere originario, incorporante sul piano poetico- musicale l’idea del puramente umano da cui si prendeva le mosse. “La sostanza dell’estetica del canto popolare era un’antropologia utopistica”3. La scelta di trascrivere numerosi canti popolari era indotta in Brahms anche da un intento educativo, una tendenza pedagogica a far sì che “il popolo non cantasse soltanto Gassenhauer” [canzone priva di contenuto artistico], per mezzo dell’autentico canto popolare si tendeva all’elevazione morale. Nello stesso capitolo Schmidt affronta anche un altro aspetto di questo contesto storico e culturale: dalla metà dell’Ottocento si erano imposte all’attenzione varie raccolte di canti popolari improntate a prospettive diverse da quella romantica; più che la valutazione dei reperti, esse perseguivano, nel segno del positivismo, la conservazione del patrimonio complessivo dei canti popolari, e quindi importante non la qualità, ma l’autenticità del canto popolare. Brahms polemizza con la scelta di pubblicare alcune melodie popolari, artisticamente poco valide, e nella lettera di presentazione della sua raccolta di 49 Deutsche Volkslieder (1984) chiarisce: “[…] io presento quelle poesie e melodie che mi sembrano belle e genuine, e sono amate e apprezzate da moltissimo tempo[…]”4. E’ chiaro che Brahms credeva in un canone di 3 Cfr. sull’aspetto complessivo Carl Dahlaus, Die Idee des Volkslieds [l’idea del canto popolare], in Die Musik des 19. Jahrhunderts/ Neues Handbuch der Musikwissenschaft, 6, Wiesbaden 1980: 87- 92, cit. in Schmidt 1990: 98. 4 Cfr BBW, XVI: 97-8, cit. in Schmidt 1990: 99. 5 valori artistici sopratemporali e vedeva degni di conservazione solo quei canti popolari di un indubbio valore artistico. Schmidt coglie in questo aspetto il fondamentalismo normativo-estetico che discrimina sulla qualità e che, rispetto al canto popolare, Brahms condivideva con il Romanticismo. E’ vero che il Romanticismo poneva l’accento sull’autenticità dell’origine del canto popolare, ma esso individuava nella “assimilazione romantica” (una sorta di manipolazione creativa e integrazione, sulla scorta di quanto tramandato dalla tradizione del canto popolare) una via di mezzo tra la banalità che spesso caratterizzava i reperti e lo standard esteticonormativo perseguito dagli artisti. Le trascrizioni di Brahms dei canti popolari, i già menzionati Deutsche Volkslieder del 1894, i Volks-Kinderlieder, pubblicati fin dal 1858, e i Deutschte Volkslieder für vierstimmigen Chor, stampati nel 1864, rivelano una notevole capacità empatica rispetto al contenuto espressivo insito nelle melodie preesistenti, una facoltà che si può considerare presupposto della riuscita dell’assimilazione romantica. Brahms riesce a cogliere l’atmosfera indotta dal testo e dalla melodia con un’ accompagnamento caratterizzazione che spazia soprattutto dall’omofonia ritmica […], alla con un’armonizzazione cauta, che evita l’impiego di accordi vistosamente espressivi (Schmidt 1990: 100). Nonostante la sua opinione sui valori musicali atemporali insiti nel canto popolare, non riuscì a desistere dal confronto con il materiale tramandato, che egli utilizzò nel suo modo di comporre. Così 6 non si limitò a far conoscere i canti reperiti, ma compose anche, con musiche originali, “canti in stile popolare”. La riuscita dell’effetto “popolare”, nel caso in cui nella composizione non ci si basi su un materiale preesistente, presuppone una difficoltà compositiva, il cui superamento è la condizione della riuscita estetica. Una preparazione artificiale, percettibile solo a un’attenta analisi, operata attraverso l’intervento del compositore, può aiutare a rendere naturale l’effetto: Brahms è stato magistrale nel comporre in modo “popolare” senza alterare l’impressione di semplicità. E’ probabile che la riuscita dei Lieder brahmsiani sia anche nella scelta dei poeti di cui musicare i testi: in effetti dei circa 200 Lieder non se ne contano che sei tratti da Eichendorff (1788- 1855) e Heine (1797- 1856), sei da Hölty (1748- 1776), poeta dell’effusione tragica e precursore dello Sturm und Drang, già selezionato da Mozart, Beethoven, Schubert e Mendelssohn, ancora sei da Uhland (1787- 1862) ma attraverso i suoi Volkslieder, solo cinque da Goethe (1749- 1832), - tanto Brahms considerava vano qualunque tentativo di “surmusicaliser” (François-Sappey 1994: 66) delle creazioni già così complete -, due tratte da Mörike (1804- 1875), Hebbel (1813- 1863) e Rückert (1788- 1866), uno solo da Storm (1817- 1888) e nessuno da Schiller (1759- 1805), il suo poeta preferito che appariva una sola volta nei quartetti vocali5. Si noterà, en passant, che i “grandi” poeti eletti da Brahms appartengono a una o più generazioni precedenti. I suoi ispiratori accreditati sono piuttosto Platen (1796- 1835), 7 Daumer ( 1800- 1875), Lemcke (1831- 1913), Heise (18301914) e soprattutto Klaus Groth (1819- 1899), che egli conosce dal 1856. Anche lo studioso Francesco Bussi nell’introduzione al suo volume dei Lieder brahmsiani sottolinea l’accusa ricorrente che si muove a Brahms, in merito alla scelta di autori (in tutto circa 45) piuttosto mediocri, “manifestando, oltre a una indifferenza verso il valore dei poeti, una segreta affinità con quanti di loro richiamavano sentimenti semplici, dimessi, commisurati “alle piccole pene e alle gioie d’una umanità a misura dell’uomo comune” (Mila). Bussi ipotizza che egli nonostante la vasta cultura mancasse di gusto letterario, ma vede più probabile che la scelta di poeti con minore fisionomia creativa lo aiutasse ad affermare “una sua scontrosa libertà di tedesco del nord, che forse il vincolo con i grandi gli avrebbe precluso. Gli bastava di sentirsi convibrare all’unisono con il fulcro lirico di un componimento poetico, sia pure di scarso valore, ma tale da favorire l’invenzione musicale o almeno da non ostacolarla” (Bussi 1999: XV). La musicologa Brigitte François-Sappey fa un’altra considerazione in merito: chiunque sia il poeta eletto, l’universo vocale di Brahms poggia su due postulati: che la musica risponda a delle esigenze musicali, e che il Lied non si perda in una sofisticazione inappropriata. Nel paragrafo della sua Guide riporta parte di una lettera di Brahms scritta a Clara Schumann: 5 Il dettaglio dei poeti, con relative, è desunto da François-Sappey, B, Kunstlied et Volkslied, 1994: 66. 8 “Je compte beaucoup apprendre du fait que je doive étudier ces lieder populaires de très près, écrit-il à Clara Schumann le 27 janvier 1860. Je veux littéralement m’en imprégner. Le lied est tellement en train de faire fausse route [visait-il Liszt ?] que l’on ne saurait trop se fixer un idéal. Et cet idéal est pour moi le lied populaire 6 ». La studiosa nel gusto per l’arcaico vede derivare, a partire dagli anni 1854- 1858, i suoi numerosi accompagnamenti pianistici di melodie popolari (plus ou moins authentiques), ma anche, nel quadro dei suoi Lieder colti, l’inserimento di Lieder folklorisants, ispirati da poesie della Renania, dell’Ungheria, della Boemia, della Moldavia, della Slovacchia, della Slavonia, della Serbia, dell’Italia, della Spagna, della Croazia, della Turchia o della Persia, o ancora le composizioni dei Liebeslieder-Walzer e degli Zigeunerlieder per quartetto vocale e voce (che successivamente rielaborerà per voce solista). (François-Sappey 1994: 66- 67). La componente popolare nell’arte di Brahms è anche l’oggetto di un interessante articolo di Mila del 1947, in cui egli cita le considerazioni di altri due biografi brahmsiani sullo stesso argomento: […] Nell’opinione di Kalbeck, al quale si deve pure l’affermazione che “più d’una volta Brahms avrebbe detto ricondurre le origini della sua arte al canto popolare”, tutto ciò dovrebbe essere una conferma del carattere schiettamente popolare che permea di sé la 6 [ “Conto di imparare molto dal fatto che devo studiare quei Lieder popolari da molto vicino, scrive a Clara Schumann il 27 gennaio del 1860. Voglio letteralmente impregnarmene. Il Lied sta talmente 9 musica brahmsiana. Anche un altro dei maggiori biografi e studiosi di Brahms, il Fuller- Maitland, prende risolutamente posizione a favore del carattere popolare della sua ispirazione, ch’egli paragona a quello di Haydn e Beethoven e anche di Bach e Mozart (i quali ultimi non sono certo più popolareschi di quanto lo sia lo stesso Brahms) e lo riconduce a un principio generale assai discutibile: “ si può tranquillamente affermare che tutti i grandi maestri classici hanno poggiato la loro arte sul terreno del canto popolare, su quel non so che di misterioso, che non deve la sua esistenza a nessun creatore individuale, ma sembra zampillare dal cuore del popolo come un tutto ”7. In realtà Mila si discosta dalle considerazioni di FullerMaitland, che insiste sul carattere di schietta immediatezza popolare, e per il quale le idee musicali di Brahms suonino immediatamente familiari, come qualcosa di già sentito: per lui queste affermazioni contrasta con tutta l’esperienza storica delle difficoltà di approccio che si sono opposte per molto tempo a una larga popolarità dell’arte brahmsiana (l’articolo è del 1947!), […] arte che non s’impone immediatamente con la forza disarmante della naturalezza, ma dev’essere conquistata con un’attiva collaborazione intellettuale. (Mila 1994: 104). L’articolo di Massimo Mila pone un accento su una questione importante che riguarda l’ispirazione popolare nell’arte di Brahms: l’amore della musica popolare è in nel compositore tedesco assai più un gusto del pittoresco, “sul quale egli si china dall’esterno con divertita curiosità, che non un organico sbagliando rotta (pensava a Liszt?) che sarebbe difficile fissare un proprio ideale. E quest’ideale è, per me, il Lied popolare.”]. 10 e spontaneo insorgere di linfe nazionali che associno l’uomo alla sua terra e dominino, determinandola, la sua personalità creativa”. In effetti l’interesse di Brahms non era rivolto solo ai Volkslied della patria tedesca, ma si estendeva al pittoresco esotico delle danze ungheresi e zingaresche, all’affabilità delle marce e dei valzer del bosco viennese. Quindi manca quell’esigenza interiore che “urge nell’ispirazione etnica di un Musorgskij, di Smetana, dello stesso Dvořák,[…], di Janáček, di Bartók e di Kodály”. L’epidemia della musica nazionalisticamente ispirata attecchì soprattutto i giovani paesi europei, invece Italia, Germania e Francia, massimi artefici della lingua musicale europea, furono per la maggior parte risparmiate dalla ventata di nazionalismo in musica. Nonostante le divertite curiosità per il pittoresco folklore musicale ungherese e slavo “il vero paesaggio di Brahms resta quello della Germania del nord, con le sue nebbie e le sue brughiere, con la spinta ascensionale delle sue gotiche architetture, con la sue fanatica volontà di spiritualizzazione astratta.[…]. Brahms resta “imparentato a Schopenhauer” per il suo pessimismo profondo e, come lui, “sfugge la popolarità, evita la facilità del patos a buon mercato, detesta gli effetti retorici […]. Che rimane di popolaresco nella disperata ascesi del suo linguaggio, nella pura spiritualità della sua concezione, nella sua astrazione pertinace dalla colorita sensualità del romanticismo?”. Mila si risponde: “Rimangono, appunto, le Danze Ungheresi, i Canti zigani, l’Ouverture 7 Cfr. Mila, Massimo, L’ispirazione popolare nell’arte di Brahms, “ La Rassegna Musicale”, XVII, ottobre 1947, n. 4: 277- 84, cit. in Mila 1994: 103. 11 accademica, e i vari rondò e finali “alla zingarese”. Ma isolati, delimitati e circoscritti entro la sua produzione, e senza che l’elemento dell’ispirazione popolare possa evaderne e penetrare nel complesso dell’arte di Brahms come un fondamentale principio creativo” (Mila 1994:106). Con la consapevolezza che l’elemento popolare sia solo uno degli aspetti della produzione bramsiana, e senza avere la pretesa di un tipo di analisi di carattere etnomusicologico, questo lavoro affronta lo studio degli Zigeunerlieder, evidenziando alcuni elementi della poetica zigana, chiaramente filtrati, assimilati e rimaneggiati da Johannes Brahms. Gli Zigeunerlieder. Fra il 1887 e il 1888, al ritorno da un soggiorno in Ungheria, Brahms compose una raccolta di 11 Zigeunerlieder per coro con accompagnamento di pianoforte. I Canti zigani (ed. 1888) ebbero un successo immediato che spinse probabilmente Brahms a realizzare, sin dal 1889, una versione per voce solista di otto di essi: “solution rèductrice dans tous les sens du terme, presque mutilante” (B. François-Sappey 1994: 94), per l’esattezza adattamento dei primi sette numeri, più l’undicesimo. Non solo per i testi Brahms si valse della traduzione tedesca di Ungariche Liebeslieder a opera del commerciante viennese Hugo Conrat, ma conobbe anche una precedente versione musicale di venticinque siffatte “canzoni” dovuta a Zoltán Nagy, traendone motivo di imitazione e insieme di superamento, comunque cavando ispirazione da 12 quell’insieme di referenti magiari e zigani che già d’allora costituiva la musica genericamente detta “ungherese” (Bussi 1999: 159). Oggetto di studio degli Zigeunerlieder, rispetto a una loro fonte ungherese, è un interessante saggio di Gabriella Borghetto nel Quaderno di Musica / Realtà dedicato ai Lieder brahmsiani; nello stesso anno in cui componeva gli Zigeunerlieder per coro con accompagnamento di pianoforte, ossia nel 1887, Brahms veniva in possesso di una raccolta di “canti d’amore ungheresi”8; ciò avvenne in casa del commerciante viennese Hugo Conrat, che li aveva tradotti in tedesco e ne aveva curato l’edizione. Nella prefazione di questo volume lo stesso Conrat dichiara che i 25 Lieder appartengono ad una più grande raccolta di canti nazionali ungheresi”, e precisa che il canto ungherese “è meno preciso nella battuta e nel ritmo rispetto al Volkslied tedesco; ma le indicazioni di tempo, come anche i mutamenti di quello, vengono riportati in numero limitato, perché il cantante intelligente può facilmente trovare dove occorre una condotta ritmica più libera” (Borghetto 1985: 117) Questo saggio è interessante per il confronto minuzioso che propone l’autrice fra le linee melodiche del materiale trascritto da Brahms e quello che era il materiale di partenza originale. Il paragone avviene su più fronti: l’osservazione della struttura 8 Dei 25 Ungarische Liebeslieder di Nagy quelli musicati da Brahms sono i nn.: 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9, 12, 13, 15, 17, 18, 20, 21.(Borghetto 1985: 118). 13 bipartita nei brani di carattere “vivace e giocoso”, in cui non si riscontra il forte contrasto Lassu- Friska. 14
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