R9 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA

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R9 - RELAZIONE ILLUSTRATIVA
IL PIANO DEL COLORE DEL COMUNE DI VALFENERA
FRANCESCO BEVIONE
L’AMBIENTE COSTRUITO.
Cenni storici sull’insediamento abitativo.
Obiettivo della ricerca è la lettura dell’ambiente costruito costituente il tessuto
urbano del nucleo antico del Comune di Valfenera.
L'abitato di Valfenera sorge all'estremo limite occidentale della Provincia di Asti,
confina direttamente con le Province di Cuneo e di Torino e rappresenta una delle porte del
Basso Monferrato; anche il suo antico nome di Vallis Finaria è riconducibile all'ubicazione di
confine tra la pianura torinese e le colline astigiane. L'importanza strategica di questo
territorio, abitato in epoca romana e, con grande probabilità, già precedentemente da popoli
Celto-liguri, è testimoniata peraltro da numerosi ritrovamenti archeologici.
Storicamente terra di confine, fu teatro di cruente battaglie, mentre la
dominazione sulla pianura padana passò ai Longobardi e ai Franchi; Valfenera fu costituita
in feudo al principio del X secolo e assegnato a Sigiberto; verso il Mille passò all'abbazia di
Nonantola. nel 1041 il territorio di Valfenera venne donato all'imperatore Enrico III il quale la
diede in dono al Vescovo di Asti; il feudo di Valfenera passò poi alla famiglia dei Gorzano, i
quali, sotto la guida dei Marchesi di Saluzzo, fecero erigere intorno al 1200 un castello
difensivo laddove oggi è la piazza Tommaso Villa.
‘L’abitato di Valfenera attorno alla Chiesa di S. Pietro e al primitivo Castello’
rappresentazione anonima su ricostruzione dell’autore
pubblicato in G.B. Marocco, Valfenera nei secoli della sua storia, La Salute, Torino, 1947, p. 29.
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L'abitato, estremo baluardo del Marchesato ad est, fino al XIV secolo era situato
intorno all'antica Chiesa di San Pietro; progressivamente, per ragioni difensive, si amplia ed
adagia sul crinale della collina che tende verso Torino ad occidente, nell'ubicazione che
tuttora mantiene. La proprietà del feudo di Valfenera passò alle più influenti famiglie, ai
Brizio (1135), ai Cavazzoni (1280), agli Isnardi de Castello (1325) giungendo nel 1437 ai
Mazzetti, che per primi ebbero il titolo di 'Conti' di Valfenera; ultimi Signori del luogo furono i
Muratore (1545), Giulio Cesare Benso (1600), antenato del grande statista Camillo, i Nomis
(1630), donatori alla comunità dell'attuale Chiesa parrocchiale, e i Morozzo della Rocca
(1773), la cui stirpe si estinse solo nel 1912 con la morte della Marchesa Carolina.
Catasto napoleonico (1812)
Particolare del foglio ‘Section C du chef-lieu en une feuille’, Archivio comunale
2
Dalla distruzione (1557) alla rifondazione.
Teatro di guerra tra francesi e spagnoli, il paese fu sottoposto nei secoli XVI e
XVII a violenti saccheggi e completamente raso al suolo nel 1557 dalle truppe del generale
Brissac; ciò nonostante i borghi risorgono, le case vengono ricostruite, la popolazione
aumenta, le attività
economiche
nascono e si
incrementano,
l’agricoltura fa la
sua storia. Le
povere abitazioni
campestri vengono
ricostruite in
muratura e si va in
crescendo verso
l’occupazione di
aree verso la
Borgo Acquachiara (Via Scanagatti)
cartolina di inizio ‘900, collezione Piercarlo Bollito
pianura.
L’insediamento urbano prende la configurazione documentata dai topografi redattori della
mappa del Catasto Napoleonico (1812).
L’impostazione urbanistica del nucleo antico non segue alcuna regola, però la
forma urbana tende
a caratterizzarsi per
un impianto
ortogonale.
La Valfenera
medioevale è una
realtà urbana che
ha assunto, in
seguito alle
trasformazioni
occorse nei secoli
passati, la
configurazione di
Via Maestra (Via Amedeo d’Aosta)
cartolina di inizio ‘900, collezione Piercarlo Bollito
isolati di forma
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primitiva e non del tutto casuale sviluppandosi a pettine attorno al loro asse viario, sfociante
a sua volta sulla via maestra (via Amedeo d’Aosta) e la piazza dei tre poteri (piazza
Tommaso Villa, già piazza San Giovanni Battista) dove si trova il Castello, la Chiesa
Parrocchiale e l’autorità comunale, che però solo nel XVIII secolo fissò la sede del
Municipio, radunando precedentemente le adunanze degli amministratori nelle Chiesa
Parrocchiale e nella Confraternita dello Spirito Santo.
Nella ricerca ‘Abitare e costruire a Valfenera. Patrimonio edilizio e consuetudini
abitative tra passato e presente’, condotta con rigore scientifico e poi pubblicata da Pro loco
e Amministrazione comunale negli anni ’801, si legge “il capoluogo, a percorrerlo, non
sembra offrire grandi spunti di interesse storico o architettonico: non sono presenti edifici
monumentali, né vestigia del Medioevo; solo qualche solida dimora sette-ottocentesca e poi
«case vecchie», così
come sono stati
definiti gli edifici del
nostro centro storico
in passato da chi si è
limitato ad osservarli
dall’esterno”.
Obiettivo dichiarato di
quel prezioso lavoro
era che esso potesse
“servire a vivere
sempre più
consapevolmente fra
un patrimonio edilizio
ragguardevole, ma
bisognoso anche di
rispetto e di
attenzione”: il
presente lavoro si
prefigge, a distanza
di più di un ventennio,
quel medesimo
scopo.
Via Mercantile (Via Umberto I, poi Via Natale Fiorito)
Cartoline anni ‘10 del XX secolo, collezione Piercarlo Bollito
1
La pubblicazione è successiva alla mostra fotografica, dal titolo analogo, allestita nel Salone consiliare del
municipio nell’agosto 1986.
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Gli edifici si presentano con strutture murarie esterne molte semplici e sobrie,
senza alcuna evoluzione di elementi costruttivi o ricercatezza. La estrema sobrietà della
facciata viene completata da balconi e da pantalere, travi in legno, listellatura e coppi e
grondaia sporgenti a vista sulla via. Le strutture orizzontali interne si presentano più
articolate e ricercate. L’estro e la professionalità dei mastri da muro si manifesta nella
costruzione delle volte a botte e a vela dei piani cantinati, nei solai a cassonetto con travi in
legno e pannelli in gesso dei piani superiori o a voltine su travi in legno.
Nel ‘700 Valfenera conosce un discreto sviluppo economico ed edilizio come
testimoniano nel 1730 la demolizione e ricostruzione della Chiesa di San Giovanni e più
tardi l’edificazione del Palazzo Morozzo della Rocca, Villa Berardi, e parte della Via
Fossale, la chiesa della Confraternita dello Spirito Santo.
L’archivio storico non permette di stabilire quali professionalità siano intervenute
nella costruzione dei fabbricati, ma una lettura del costruito lascia
aperta l’idea di
un’architettura senza architetti, di uno stile imposto più dai mastri da muro che da esigenze
culturali della committenza, in un paese da sempre conosciuto come terra “‘d müradur e ‘d
filere”.
Sviluppo e splendore tra Ottocento e Novecento.
Nell'Ottocento Valfenera, sviluppatasi soprattutto dal punto di vista agricolo e
artigianale, conobbe un periodo di benessere e prosperità grazie anche all'attività della
filanda di seta e all'impegno di valfeneresi illustri tra i quali Tommaso Villa (1833-1915),
deputato per 44 anni, Presidente della Camera dei Deputati, Ministro di Stato e Senatore
del Regno, figura eminente di quel notabilato locale che in quei decenni concentrava,
proprio in Valfenera, molti suoi esponenti; vanno ricordati il Conte dott. Giovanni Quirico
(1859-1946), medico personale di Umberto I e di Vittorio Emanuele III, ma anche le famiglie
Berardi, Scanagatti, Toso, queste ultime estintesi nel corso del XX secolo.
L’ampliamento più eclatante avviene negli ultimi lustri dell’Ottocento e con
l’avvento del Novecento, quando la storia pare riprendere in mano la situazione ed a
seguito di eventi storici politici ed economici si innesta una fase di crescita edilizia e di
operosità dell’Amministrazione Pubblica.
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Nel 1835 il Marchese
Carlo Filippo
Morozzo della Rocca
fa costruire un
albergo, punto di
ristoro e
pernottamento per i
viandanti e sosta per
carri e vetture, nel
punto più prossimo al
paese lungo la
direttrice TorinoLocalità ‘Casabianca’
cartolina di inizio ‘900, collezione Piercarlo Bollito
Govone, fatta
tracciare negli anni
1851-35 da Carlo Alberto; l’edificio e poi la stessa località assunsero poi la denominazione
di ‘Casabianca’ “forse dalla tinta dell’intonaco del fabbricato, che in un’epoca in cui le case
erano costruite tutte in mattoni normali, non sempre cotti, doveva costituire un’eccezione”2.
Nel 1881, su iniziativa di S.E. Tommaso Villa, trova la sua realizzazione sul
Rialto l’Asilo Infantile dedicato alla Regina Margherita, su progetto dell’ing. Giuseppe Villa ;
costruttore fu il
capomastro
valfenerese Sodero
Giuseppe.
In ‘borgo Acquachiara’
si viene ad insediare il
complesso della filatura
ad opera della famiglia
Scanagatti nella prima
metà dell’800, resta
attivo ancora per alcuni
decenni del ‘900
Via Rialto (Via Armando Diaz)
cartolina di inizio ‘900, collezione Piercarlo Bollito
occupando circa
duecento persone.
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo e San Giovanni Battista viene
prolungata e decorata negli ultimi decenni del secolo XIX.
2
G.B. Marocco, Valfenera nei secoli della sua storia, La Salute, Torino, 1947, p. 183.
6
Nel 1902 viene trasferito il Cimitero nell’attuale sua collocazione con la
realizzazione dell’imponente edificio di ingresso, progettato dagli ingegneri Banzatti ed
Ettore Villa, risolvendo l’annoso problema dell’eccessiva vicinanza all’abitato del
precedente camposanto, sito nell’area dell’attuale Parco della Rimembranza.
La Congregazione di Carità su ideazione del Cap. Luigi Zabert e del notaio
Francesco Binelli, con il lascito patrimoniale degli stessi, concretizza nel 1922 la
realizzazione dell’Ospedale Ricovero in via dell’Asilo (ora Via Binelli).
La regolamentazione dell’edilizia.
L’approccio alla regolamentazione urbanistica del territorio ha inizio con
l’adozione del Regolamento di Polizia Urbana adottato nel 1861 con norme di protezione
del suolo pubblico in relazione ad allineamenti, distanze, gronde, pulizia3. Al 1874 risale il
primo Regolamento di Igiene e Sanità4 concernente, al titolo I, la ‘Salubrità delle abitazioni’.
Nel Consiglio Comunale del 13 novembre 18945 l’Amministrazione comunale
presieduta dal Sindaco Luigi Scanagatti approva il Regolamento Edilizio, composto di
dodici articoli; vi si prescrive l’obbligatorietà dell’istanza “indicante la natura dei lavori ed
occorrendo anche corredata d’un disegno delle opere progettate per ciò che riguarda
l’ornato al Sindaco, il quale previo parere della Commissione d’ornato […] vi apporrà il visto
con quelle modificazioni che reputerà necessarie riguardo l’estetica”. L’art.8, testimoniando
l’esistenza già a fine XIX secolo di una coscienza anche a livello locale dell’opportunità di
tutelare gli edifici di
maggior pregio,
rafforza tale
disposizione
prescrivendo che
”non potrà eseguirsi
alcun lavoro negli
edifizi aventi pregio
artistico e storico
senza darne previo
avviso al Sindaco,
presentandogli ove
Via del Fossale (Via Giovanni XXIII)
cartolina di inizio ‘900, collezione Piercarlo Bollito
occorra il progetto”.
Archivio comunale
Archivio comunale, Verbale del Consiglio Comunale del 2 maggio 1874
5
Archivio comunale, Verbali del Consiglio Comunale del 13 novembre 1894, del 6 gennaio 1895 e
del 15 aprile 1895
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7
L’art. 10 chiarisce che “sono considerati edifizi meritevoli di essere tutelati per speciali
riguardi artistici e storici quelli riconosciuti come tali dall’autorità competente. Di questi
edifizi verrà formato e pubblicato un elenco dal municipio”6.
Un nuovo Regolamento Edilizio viene approvato dal Podestà Tommaso Quirico
in data 11 gennaio 19317, in ottemperanza all’art. 62 del R.D.L. n. 431 del 13 marzo 1927
che prescrisse di modificare ed integrare i regolamenti edilizi precedentemente in vigore; il
testo si apre evidenziando che “le fabbriche e gli edifici posti nell’abitato comunale devono
soddisfare alle leggi della solidità e del pubblico decoro nelle parti fronteggianti le vie e gli
spazi pubblici o comunque esposte alla vista del pubblico”. L’art. 6, confermando
l’obbligatorietà
della
presentazione
del
progetto
finalizzato
all’ottenimento
dell’autorizzazione comunale per qualsiasi intervento di carattere edilizio, specifica che “i
disegni o progetti dovranno indicare in modo chiaro le opere da eseguirsi, e dovranno
essere corredati da quelli relativi ai dettagli delle cornici e delle altre parti decorative
dell’edificio”. A distanza di circa quaranta anni dal regolamento precedente si conferma
l’attenzione per il decoro del paese, oltre che delle sue condizioni di salubrità ed igiene.
Tale Regolamento non viene però approvato dal Ministero dei lavori Pubblici il quale,
tramite la Prefettura della Provincia di Alessandria, segnala che “non si possono imporre
determinati caratteri architettonici, abbellimenti ed ornati, non si può stabilire che le
costruzioni debbano essere in armonia con le case attigue o rispondenti alla importanza
della località in cui sorgono, od avere una data altezza minima”; l’invito inoltrato al Comune
di approvare un testo conforme alla normativa nazionale non pare abbia un seguito dal
momento che non si è rinvenuta la delibera di approvazione delle modifiche al regolamento
richieste dal Ministero.
Gli anni 30’ segnano il nuovo ampliamento di Valfenera verso la pianura lungo le
strade di comunicazione per Villanova , si costituiscono isolati di forma più regolare, mentre
prosegue l’allargamento del centro abitato prima con costruzioni isolate e in seguito con il
completamento delle aree libere. Il maggior incremento dell’attività edilizia si verifica dagli
anni ‘60 ai giorni nostri.
Dal 1950 il centro storico del Comune di Valfenera è stato oggetto di interventi
edilizi ad alto livello di compromissione architettonica con riempimento delle aree urbane
libere e pesanti ristrutturazioni. Non esiste in quel periodo sensibilità alle tematiche del
restauro conservativo o del recupero e così crollano, sotto la presunta volontà di
modernizzazione del nucleo antico, parte delle testimonianze architettoniche ed insieme
cromatiche di secoli.
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Non è stato malauguratamente rinvenuto alcun documento attestante l’individuazione di tali
immobili.
7
Archivio comunale, Verbale di deliberazione del podestà n°119 del 11 gennaio 1931
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Valfenera giunge al XXI secolo con una consistente permanenza del suo
tracciato originario e le principali fasi di accrescimento sono evidenti dal confronto con la
mappa napoleonica, dalla quale si evince il processo di trasformazione e riplasmazione del
suo tessuto storico. Interventi edilizi più recenti, seppur normati, hanno prodotto un minor
impatto di forma ma compromesso gravemente la cromia passata. Paradossalmente una
delle conseguenze più evidenti di molti “recuperi” nei centri storici è la devastazione
progressiva e la banalizzazione dell’immagine originaria di molti elementi caratterizzanti
come gli intonaci, i colori ed altri insiemi cromatici e di arredo urbano.
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IL COLORE DEL COSTRUITO
Il colore
costituisce uno specifico livello di lettura e di definizione della
realtà
ambientale .Ai tradizionali colori a calce , limitati e armonici, si è associata una vasta
produzione eterogenea di coloranti infinita
per varietà cromatica , per composizione
chimica, per finitura,per prestazioni e tecnologia differenziata.
L’incremento degli interventi di recupero nell’edilizia esistente rilevano la necessità
di affrontare in modo più attento e innovativo le tematiche del ripristino delle facciate con
un’indagine
rigorosa
sulle logiche costruttive dei manufatti , nel contesto storico e
tecnologico del passato nella compatibilità tra i materiali esistenti e i prodotti di nuovo
impiego.
La creazione di uno strumento per regolare gli aspetti cromatici del costruito è la
definizione di una gamma di colori le cui caratteristiche siano accuratamente selezionate
con particolare attenzione alla memoria storica dei luoghi e tale da individuare le migliori
condizioni di coordinamento estetico percettivo e tecnologico.
Il colore può essere imposto o proposto secondo i diversi gradi di libertà e di scelta
lasciati al cittadino. Nel primo caso il piano impone i colori e le modalità di applicazione
degli stessi in modo costrittivo e dettagliato per ogni manufatto anche non soggetto a
particolari vincoli ; nel secondo caso il piano stabilisce una cartella dei colori ed alcune
regole generali di accostamento e di applicazione del colore alla scala architettonica ed
urbana , all’interno della quale sono previste una o più variabili
lasciate alla scelta
soggettiva , diversa possibilità di scelta cromatica ed abbinamento di tinte.
Il piano proposto mira a guidare e coordinare la scelta individuale del cittadino
attraverso lo strumento aperto di regolamentazione cromatica quale la cartella dei colori .
“Benchè sia vero che gli edifici sono di proprietà privata,l’aspetto delle nostre città è un
problema pubblico”.(Bruno Taut 1921 “Magdeburger Zeitung”)
L’ambiente costruito,concepito quindi come bene collettivo, vuole sollecitare l’interesse su
queste tematiche.
Ogni singolo intervento non può essere casuale e deve riferirsi ad un’immagine
complessiva dell’intorno,ad una proposta non vincolistica ma riqualificante e coordinata.
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METODOLOGIA DELLA RICERCA
Si tratta di recuperare il colore nell’edilizia storica
della traversa principale
del
nucleo antico nella situazione attuale e con riferimento e ricerca della cromia originaria con
particolare riferimento al periodo a cavallo del 1900.
L’intervento proposto è finalizzato alla ricerca scientifica del colore
con rilievo diretto di
tutte le preesistenze cromatiche rilevabili dalle facciate, dalla presenza di cornici,lesene,
zoccoli, basamenti , decori ed affreschi, graffiti e con il censimento dei materiali impiegati.
Ogni fabbricato è stato censito in un apposita scheda che oltre a identificarlo lo
descrive in ogni sua componente forma,colore,portali, balconi, ringhiere, modiglioni, sporti e
rilievi, finestre e sistemi di oscuramento,cornicioni e pantalere.
Di ogni elemento è stato individuato il colore,il tipo di colorazione ( a calce, acrilica, plastica
ecc.).
Il rilievo è avvenuto direttamente in loco a mezzo di comparazione con la notazione
del sistema Munsell e con il prelievo di campioni di intonaco e con analisi di laboratorio, ove
ritenuto necessario ,per l’esecuzione dell’esame stratigrafico.
Gli elementi più caratteristici sono stati fotografati e annotati alle schede allo schede
dei singoli fabbricati .
Nel caso di facciate
con più colori stratificati , sono state rilevate tutte le tinte
riscontrate, scegliendo poi operativamente le tinte più attendibili in relazione al tipo di
facciata ed all’ambiente circostante.
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SCHEMA OPERATIVO
Ricerche di archivio
Rilievo in sito
Stesura delle schede
Documentazione fotografica
Analisi dei dati
Elementi caratterizzanti
Censimento delle preesistenze cromatiche
Censimento dei colori
Carta di lettura ambientale
Mappa cromatica
Combinazioni cromatiche
TAVOLOZZA DEI COLORI
NORME DI ATTUAZIONE
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IL RILIEVO IN SITO.
E’ il momento del rilievo diretto delle preesistenze cromatiche volto alla lettura
dell’edificio in ogni suo elemento utile alla ricerca e la registrazione dei dati raccolti nella
predisposta scheda di censimento dei colori che raccoglie una serie di informazioni:
- il colore dell’edificio
- la sua distribuzione rispetto agli elementi architettonici.
- la qualità della tinta,
- la presenza di materiali di facciata,
- elementi di facciata,:fondo, rilievi,
- elementi orizzontali :zoccolo,basamento,fasce e cornicioni,
- elementi misti :timpano frontoni,
-elementi verticali:bugnato,lesena,colonna,pilastro,capitello,base, imoscapo,
-elementidiriquadratura:cornicefinestra,ornato,timpano,davanzale,finestra,persiana,
inferriata,porta-portone,
lastrabalcone,
nicchia,
ringhiera,
balaustra,
decorazione
architettonica, cornice,
-elementi non architettonici:statue,decorazioni,dipinto figurativo,
meridiana,insegna,stemma, targa viaria, numero civico,
- altri elementi cornici,vetrine,pantalere ecc.
Ogni elemento è siglato da un numero di codificazione che fa riferimento ad un codice
relativo alla Banca dati.
Nelle caselle centrali vengono inserite le notazioni relative alla tavolozza dei colori,
alla codificazione Munsell, eventuale campione del colore e ad ogni elemento rilevato
corrisponde una sigla alfa -numerica indicante la tipologia del colore registrato.
Vedasi il paragrafo “scheda di censimento dei colori delle facciate”.
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CARTA DI LETTURA AMBIENTALE.
Per visualizzare il momento storico nel quale si accede al rilievo analitico della
preesistenza cromatica a seguito degli interventi edilizi avvenuti nel passato è stata
redatta la “Carta di lettura ambientale”.
Una carrellata lungo le vie del centro storico ha portato ad acquisire una serie di dati tali
da classificare i fabbricati in:
- Edifici vincolati dalla Legge n.1089 soggetti al nulla osta della Soprintendenza per i
beni ambientali ed architettonici del Piemonte che sono: la Chiesa Parrocchiale di San
Giovanni , la Chiesa dello Spirito Santo, la Torre campanaria di Piazza Tommaso
Villa,l’edificio delle Scuole Elementari e del Comune , L’asilo Infantile Regina Margherita.
- Edifici di rilevante pregio architettonico : sono gli edifici rimasti immuni
da ogni
manomissione di facciata, anche se in stato di degrado rilevante , ma che danno una
lettura chiara
degli elementi caratteristici tali da poter essere recuperati senza alcun
problema di interpretazione di del disegno e delle tinte dei rilievi, affreschi,cornici, bugnati
basamenti graffiti, trompe-l’oeil, fregi, riquadri,portali.
Inoltre con un indice alfabetico vengono segnalati quei manufatti caratteristi e peculiari
da salvaguardare da eventuali interventi distruttivi e da recuperare quando in eccessivo
degrado con operazioni di restauro qualificante.
- Edifici con preesistenze cromatiche : sono quelli rimasti tali per carenza assoluta di
interventi di ristrutturazione e ,sovente , di manutenzione ordinaria. Alcuni di essi versano
in un grave degrado sia di facciata che strutturale .
- Edifici ritinteggiati o rivestiti in modo libero . Sono quelli che furono oggetto di
pesanti ristrutturazioni od anche di semplici maquillage di facciata alle quali sono seguite:
colorazioni del tutto estranee alle preesistenti , colorazioni di tipo plastico non idonee,
rivestimento di basamenti in travertino , zoccoli in serpentino, in piastrelle di Serizzo e
pietra di Luserna, in piastrelle ceramiche, in Klinker, in mosaico, con porte e persiane in
stili diversi dal tipo piemontese (vetri grandi non suddivisi dalla traversa, palette di persiane
strette
fisse ed ammassate (come è accaduto recentemente
nell’edificio delle scuole
elementari) ; tutti elementi concorrenti ad aggravare il degrado ambientale.
Pertanto la loro facciata non costituisce riferimento e dovrà essere sostituita secondo le
norme del piano.
-
Edifici di massima compromissione cromatica che hanno subito consistenti
trasformazioni dell’impianto originario: è qui classificata una notevole categoria di edifici
sorti sulla demolizione totale delle antiche preesistenze negli anni 60’-70’ , di nuovo
impianto , od oggetto di pesanti ristrutturazioni in stridente contrasto volumetrico e di forte
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impatto ambientale per i materiali inseriti nelle facciate , non riferibili all’edilizia storica ed
incompatibili con le norme del piano. Gli interventi su tali manufatti dovranno prevedere la
riprogettazione della facciata con uno studio di riduzione dell’impatto , con la rimozione
degli elementi di contrasto ed
intonacatura degli elementi inamovibili e successiva
colorazione secondo le norme del piano.
Inoltre con indice alfabetico
vengono segnalati quei manufatti caratteristici
e
peculiari da salvaguardare da eventuali interventi distruttivi e da recuperare,quando in
eccessivo degrado, con operazioni di restauro qualificante.
Tali elementi sono: muri di cinta, pilastri,capitelli segnalati con la lettera m , portali e
portoni indicati con la lettera p , decorazioni e cornici in mattoni a vista evidenziate con la
lettera c, gli affreschi e pitture con la lettera a .
LA DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA
Il rilievo fotografico integra l’attività di ricerca e di schedatura delle facciate degli
edifici evidenziando gli elementi più significativi e documentando i particolari costruttivi da
tutelare nel caso di interventi edilizi di ristrutturazione e di restauro conservativo.
La documentazione fotografica raccolta in apposito album viene presentata come
un susseguirsi di capitoli che si aprono con una visione percettiva generale dell’ambiente
in cui si opera e quindi si acquiscono con la fotografia delle principali peculiarità degli
elementi tipologici.
La prima parte
del rilievo, allegata ad ogni singola scheda del fabbricato,
è
costituita da una lettura dei prospetti sulle Via Scanagatti, Via G.Berardi,Via Natale Fiorito,
Piazza Tommaso Villa , Piazza Roma, Via Giovanni XXIII, Via Binelli, Via Borelli Via
Armando Diaz , Via Amedeo D’Aosta
: il susseguirsi dei volumi e delle variazioni di
sagoma , la discontinuità degli stili , dei metodi costruttivi e di finitura,la ricchezza e la
povertà dei materiali usati, la ricercatezza e la semplicità della progettazione .
Nella ricerca sono evidenziate anche le edificazioni (di massima compromissione
cromatica) in contrasto con le tipologie storiche dei fronti edilizi . Tali manufatti inseriti nel
tessuto urbano
negli anni 50-70’ contrastano per forma, colore, superfici , materiali
dovrebbero essere riprogettati nell’affaccio sulla pubblica via. La seconda parte è una
raccolta che evidenzia i singoli elementi tipologici
che costituiscono e valorizzano la
facciata dell’edificio e dell’intorno.
Qui si trovano raccolte le fotografie dei:
- portoni in ferro battuto e legno, portali in pietra dai più umili,privati, ai più classici degli
edifici pubblici.
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- finestre e serramenti in legno
- cornici delle finestre in rilievo o in materiale lapideo e spesso l’impiego dei colori ad
imitazione dei materiali più nobili,
- i cornicioni nelle più varie motivazioni e materiali: in mattoni a vista , in intonaco con
formazione di cornici, in mattoni ed intonaco con mensole , con cornici pitturate , con
sagome in rilievo , a pantalera semplice o con lambrequin di ricamo e finitura.
- le ringhiere dei balconi , numerose in ferro battuto
al naturale o verniciate a biacca , le
più recenti a smalto, ringhiere in ghisa di ottima composizione architettonica, ringhiere a
balaustra in cemento ;
- i modiglioni dei balconi in pietra, molto semplici, e in cemento con elaborazioni di forma
e disegni ;
- i pilastri dei cancelli e i muri di recinzione in mattoni pieni , con cornici ornamentali
spesso da recuperare o restaurare.
- Il trompe-l’oeil , tecnica di
rappresentazione di finte porte e finestre della strada privata
Magg. Michele Lanfranco e via Diaz
e di finte cornici di ornamento ai cornicioni, finte
architetture per ridare ordine ad un prospetto.
- i graffiti di Via Scanagatti,in parte ben conservati e in parte erosi dal tempo , realizzati
con buona qualità artistica e grande manualità artigiana.
- decorazioni ed affreschi
- i vari androni carrai di accesso ai cortili privati e di passaggio pubblico (Via N.Fiorito)
- I camini nella loro
originale composizione architettonica , in muratura
di mattoni
sagomati, in laterizio.
TABELLA DELLE COMBINAZIONI CROMATICHE.
Un altro dato cromatico rilevante , sempre desumibile dall’elaborazione statistica delle
schede, è rappresentato dalla tabella delle combinazioni cromatiche più ricorrenti .
Per giungere alla formulazione degli accostamenti è stata effettuata preliminarmente una
tabulazione completa dei dati delle schede per ogni via o piazza a numeri alternati dispari
e pari.
La determinazione di queste
combinazioni risulta importante , oltre che per il motivo
semplicemente documentario e di ricerca ,anche
per l’attuazione operativa, in
quanto,riferendosi agli abbinamenti cromatici rilevati , si potrà agire riducendo le possibilità
di arbitrio e testimoniare le varietà ed il gusto policromatico degli edifici.
Riferendosi ad essa, il tecnico comunale , nel rilascio delle autorizzazioni per la
ritinteggiatura , potrà avere un supporto sicuro nel riproporre gli accordi cromatici.
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Nel caso di edifici privi di colorazioni, quali quelli che hanno subito consistenti modifiche e
che ad oggi si trovano rifiniti dal solo intonaco,si potrà procedere infatti per analogia con i
modelli architettonici della stessa zona,epoca e tipologia,di cui si è stabilito in modo certo il
colore, seguendo così un criterio coerente rispetto alla logica con cui i colori sono stati
applicati originariamente.
TIPOLOGIE CROMATICHE
Dall’analisi
della distribuzione
dei colori rispetto agli elementi delle facciate rilevate,si
evidenzia che le tipologie cromatiche delle aree esaminate sono estremamente unitarie e
riconducibili a pochi prototipi che si ripetono con alcune varianti in modo da adattarsi alle
particolari soluzioni architettoniche
Tutte le facciate sono intonacate e/o dipinte con eccezione di alcuni edifici in muratura.
Di quelle intonacate o dipinte il tipo più ricorrente è costituito da facciate ad elementi
orizzontali con :
zoccolo:
- zoccolo in pietra di Luserna con lavorazione ad opus incertum, a piastrelle e a lose
- zoccolo in travertino
in lastra,
- zoccolo in piastrelle di Serizzo
- zoccolo in cemento lisciato o spruzzato con o senza colorazione ,
basamento:
- basamento colorato in tinte più fredde e
ed intense ,
- basamento in trompe-l’oeil con bugnato,
- basamento rivestito in Pietra di Luserna,
fasce o cornici marcapiano,
anteridi o lesene ,
cornicioni : in mattoni a vista con elaborazioni di cornici e rilievi, intonacati con decorazioni
di cornici e fregi , cornicioni semplicemente tinteggiati,e pantalere.
Balconi o balconate , in genere isolati o allo stesso livello delle fasce marcapiano.
A quanto sopra descritto fanno eccezione gli edifici delle scuole elementari e delle chiese
ricche di elementi sia
orizzontali che verticali
consoni all’ordine architettonico di
appartenenza.
Dal punto di vista dei colori, il modello è
prevalente è bicromatico , molto raramente
tricromatico.
17
DISTRIBUZIONE DEI COLORI RISPETTO AGLI ELEMENTI DI FACCIATA.
Terminate le operazioni di rilievo e la rappresentazione dei colori
esaminata
è stata effettuata una ricerca sulle tipologie cromatiche
nell’area
caratterizzanti,
mediante un’analisi sistematica della distribuzione dei colori sugli elementi delle facciate e
la relativa colorazione.
In questo modo si è ottenuto un abaco dei trattamenti di facciata a cui riferirsi per la
progettazione dell’ambiente cromatico.
I fondi
Le case rilevate , a seconda della complessità della facciata , presentano il fondo o
vivo del muro che si estende per l’intera superficie o limitato tra il basamento e il
cornicione sottogronda.
Al primo tipo si riferiscono edifici ad architettura povera,in genere di origine semplice
con fondo uniformemente tinteggiati con rare cornici o contorni alle finestre, e questi sono
la maggior parte.
Al secondo tipo si riferiscono edifici con architetture più complesse ,di origine più
ricca,con fondi tinteggiati
in una varietà di accodi cromatici accompagnati da zoccoli,
cornici in rilevo o in trompe-l’oeil, lesene .
Quasi sempre il fondo rappresenta il colore dominante e può presentarsi liscio su
intonaco o spruzzato di cemento colorato .
Il fondo può leggersi suddiviso con fasce marcapiano orizzontalmente e da lesene o
anteridi verticalmente.
L’intonaco costituisce il rivestimento principale degli edifici del centro storico. Poche
sono infatti le facciate che presentano un rivestimenti diverso dall’intonaco, e queste
appartengono ad edifici realizzati nel dopoguerra con un grande impiego di materiali lapidei
e mattoni facciavista, finto bugnato cementizio e rivestimenti in piastrelle di gres; o a edifici
storico rurali che mantengono il loro apparato murario a vista .
Sostanzialmente l’intonaco costituisce il materiale principale al quale viene applicato il
colore, e in quanto supporto della tinta riveste un ruolo importante nel determinare la
qualità e tecnica della colorazione.
Le tecniche tradizionali di intonacatura si basavano su malte di calce aerea e sabbia
con rapporti tra i componenti costanti: una parte di legante (grassello di calce spenta) e tre
di inerte (sabbia, coccio pesto, polvere di marmo, terre naturali, ecc.). L’intonaco era
18
composto di tre strati e presentava porosità crescente verso l’esterno con una grande grado
di traspirabilità e di coesione con la muratura.
Zoccoli e basamenti
Lo zoccolo è la parte inferiore della facciata ed è generalmente presente in tutti gli
edifici osservati.
La zoccolatura è l’attacco a terra dell’edificio, è l’elemento di raccordo tra edificio e
spazio pubblico
e costituisce la porzione della facciata a diretto contatto con la
pavimentazione stradale.
Oltre ad un ruolo puramente formale, quello cioè di segnalare con un elemento
architettonico la base dell’edificio, assolve anche ad una funzione pratica, cioè di
proteggere quella parte di facciata che, a diretto contatto con la strada, è sottoposta ad un
forte degrado e per questo necessita di frequenti rinnovi di colore e intonacatura.
Storicamente questo inconveniente è stato risolto con l’applicazione di zoccoli in pietra
locale o più comunemente con l’utilizzo di una fascia di intonaco trattato a rinzaffo e
colorato con toni di grigio, a imitazione della pietra che più nobilmente viene utilizzata negli
edifici più importanti. Questo permette un’agevole manutenzione senza coinvolgere
l’intonaco dell’intera facciata.
Nelle costruzioni più semplici lo zoccolo è in intonaco a rilievo e dipinto nei colori
scuri della pietra oppure semplicemente dipinto sull’intonaco della facciata. Negli edifici più
importanti si trova in lastre di pietra di Luserna.
Negli anni 60’ è stato posato uno zoccolo in pietra spaccata o in formato piastrelle
in
Serizzo e anche in pietra di Luserna con dimensioni , materiali e forma non consoni ai
siti del nucleo antico.
Lo zoccolo ha un’altezza variante tra i cm.40 - 70 e simboleggia la delimitazione
della facciata a terra e la protezione della stessa.
Il basamento è la parte di facciata corrispondente al piano terreno ed assolve ad una
funzione di ipotetica solidità del fabbricato evidenziando l’effetto di radicamento al suolo.
Il basamento ha un colore diverso dai piani della facciata : in genere colori più scuri ad
imitazione di materiali lapidei o al cotto proprio per accentuare la sensazione di “portare” i
piani superiori.
Il trattamento superficiale del basamento è concepito con lavorazioni a bugnato in rilievo
e quindi dipinto.
In alcuni casi l’effetto trompe-l’oeil dipinto sostituisce i veri rilievi del bugnato.
Poichè al piano terreno degli edifici si collocano le attività commerciali, in molti casi
si trova il basamento ritinteggiato più frequentemente della facciata superiore assumendo,
19
talvolta nel tempo,colori indipendenti
da quest’ultima
e trasformando così il modello
bicromatico in tricromatico.
I rilievi
Con questo termine si indicano complessivamente tutti gli elementi che emergono
dal fondo della facciata con esclusione del basamento e del cornicione che per la loro
importanza vengono trattati separatamente.
Essi costituiscono il supporto del colore secondario della facciata e spesso sono tinti ad
imitazione della pietra e si distinguono cromaticamente dal fondo . Nel caso di architetture
più povere i rilievi sono completamente assenti.
Fasce marcapiano e cornici
La modesta altezza dei fabbricati non consente in genere l’inserimento della fascia
marcapiano , ma semplicemente e raramente
si evidenzia la cornice sottogronda. Negli
edifici con tre piani fuori terra e architettonicamente più ricchi , la fascia marcapiano si
evidenzia solitamente in forma semplice e lineare , a sezione rettangolare coordinata
cromaticamente con gli altri rilievi quali il cornicione e, non necessariamente con il
basamento. ( schede 5-8-24-31-33-68-69-78-134)
Le lesene e anteridi
Costituiscono la suddivisione verticale o il limite della facciata .
Ove esistono , le lesene si appoggiano sul basamento o sul terreno , sono in intonaco liscio
o dipinte ad imitazione cromatica lapidea o nel colore delle cornici.
Nel caso delle anteridi, la forma più ricorrente è costituita dal bugnato , talvolta in trompel’oeil, mentre le lesene assumono una forma di solito più semplice e lineare , a sezione
rettangolare.(schede 24-57-135)
I colori degli elementi verticali sono gli stessi degli orizzontali.
Ordini
Gli elementi classici
compaiono
della trabeazione (colonne ,capitelli , architravi ecc.) non
nelle facciate esaminate quasi sempre appartenenti a fabbricati di civile
abitazione,caratterizzate da un apparato decorativo più semplice. Esistono unicamente
nelle facciate della Parrochiale di San Giovanni , nella Chiesa dello Spirito Santo,nella
Chiesa della SS.Trinità e nell’edificio delle Scuole Elementari .
20
Cornici delle finestre e davanzali
Le cornici delle finestre costituiscono un elemento di riquadratura e sono quasi
sempre presenti nelle facciate rilevate.
La tipologia più semplice risulta quella di un bordo colorato con modesto effetto estetico
(schede 1-5-24-35-42-106) , mentre in altri casi assumono veri effetti aspetti trompe-l’oeil, e
ancora effettive cornici in rilievo che avvolgono l’apertura sui quattro lati inglobando il
davanzale.(schede 8-33-90-78)
Cromaticamente
le parti
in aggetto delle cornici e le cornici
sono rigorosamente
coordinate con gli altri rilievi.
I davanzali dei fabbricati sono molto spesso in pietra di Luserna , ma anche in getto
cementizio con bordo sagomato che assume il colore della pietra o delle cornici.
Finestre, persiane, porte e portoni
Nella facciata storica , importante elemento caratterizzante è costituito dal sistema
serramenti: porte, portoni, finestre e oscuranti .
I portoni di accesso agli edifici al piano terreno si presentano in legno naturale lucidato a
stoppino o a cera e in parte verniciati a biacca. Ai piani superiori la quasi totalità dei
serramenti sono verniciati a smalto olio e terre coloranti , con diversificazione cromatica in
alcuni casi tra finestra e persiana.
E’ da notare che mentre gli elementi murari di una facciata tendono a differenziarsi
da quella adiacente, nel caso dei serramenti e delle parti in ferro tendono ad unificarsi
quasi a creare un legame cromatico tra gli edifici.
I colori delle finestre, porte , portoni in legno vanno dal verde prato al castagnino (marrone
rossiccio ad imitazione del legno), al verdino e grigio chiaro.
Le tracce delle finestre e persiane in trompe-l’oeil ancora esistenti nel nucleo antico ,
confermano quanto rilevato.
La tavolozza dei colori dei serramenti e ferri è limitata alle poche tinte ricorrenti. In
alcuni casi gli infissi sono rappresentati illusoriamente con i trompe-l’oeil per regolarizzare
i prospetti .
Balconi
I balconi sono costituiti da lastre in pietra poggiante su modiglioni pure in pietra ,di
semplice fattura.(schede 1-8-31-59)
A fine ottocento e inizio novecento si sono diffusi i balconi in cemento
con sagome
tradizionali e modiglioni più elaborati.(scehe 5-45-64-68)
21
I portali
Altro elemento decorativo della facciata è il portale ovvero il contorno del vano di
accesso al fabbricato. In genere si evidenzia per forma, materiale e colore.
Nelle case più semplici si risolve con un bordo ad intonaco in rilievo e lisciato e decorato
(schede 1-5-136), e in alcuni casi con bordo in pietra o granito martellinato (schede 33106). Nelle case più importanti i portali sono arricchiti di decorazioni a stucco o in pietra
lavorata.(schede 8-24-45-48)
Le ringhiere e le inferriate
Le tinte murali e dei legni presentano un grado di lettura soddisfacente , mentre le
colorazioni delle ringhiere e delle inferriate, a causa della loro maggior esposizione alle
intemperie , sono a volte ridotte allo stato naturale.
Quando la vernice è resistita al tempo , in ferri presentano una colorazione grigio scura ad
imitazione del ferro naturale.
In epoca più recente i ferri ripetono il colore verde o grigio chiaro , o marrone dei
serramenti , per ovvie ragioni di comodità di manutenzione. La tipologia di ringhiera più
ricorrente è in ferro a semplici barre verticali (schede 64-65-69-75-115-116), in ferro battuto
a disegno semplice ed elaborato (schede 43-59-91-112)
Alcune ringhiere sono costituite da elementi di ghisa da fusione in qualche caso verniciate.
(schede 1-3-55-60-136).Raramente le ringhiere sono sostituite da elementi in cemento a
balaustra.(schede 48-90-97)
Le inferriate sono rare , costituite da barre verticali e traverse,di fattura e forma
molto lineare e semplice. (scheda 98)
I cornicioni e le gronde
Il cornicione è l’elemento che corre superiormente la facciata. Di norma si presenta
a sbalzo a forma di cornice sagomata con eventuali mensole e dentelli.
Si distinguono tre ordini di cornicioni:
- cornicione in mattoni posati a vista ricco di cornici e balzi è di massimo effetto su facciate
monocromatiche come quelli di via Berardi ang. Via Fiorito, Via Amedeo d’Aosta ( schede
78-79-80-112).
- Cornicioni in muratura intonacati , di varia sagoma ed elaborata trabeazione con fasce
arricchite di cornici pitturate come quelli della cascina Scanagatti, via Fiorito 13, (schede
20-24-35-134-135-139)
- Pantalera : non esiste cornicione murario ma unicamente una gronda che fuoriesce dal
profilo della facciata con passafuori in legno a testa sagomata , con listellatura e coppi in
22
vista, e in alcuni casi può essere chiusa da perlinatura a vista in Via Amedeo d’Aosta (
schede 74-75)
Raramente il bordo della gronda è rifinito artisticamente con festoni in legno dello
stesso colore della perlinatura: castagnino, verde, grigio chiaro
( lambrequin).( schede n.20-107).Cromaticamente il cornicione è di solito coordinato con gli
altri rilievi.
Decori , affreschi e graffiti
I decori e gli affreschi rilevati si presentano in buono stato di conservazione. Si
rimanda per la loro conoscenza alla documentazione fotografica allegata.
Questi elementi vanno conservati quali esempi di
abilità e fantasia artistica che
accompagnava i mestieri. (schede 5-20-33-69-78-90-108)
I graffiti sono rari , ma di notevole pregio artistico e cromatico ; per i materiali usati si
trovano oggi in buono stato di conservazione (via Scanagatti scheda 24 ) sia a livello di
cornici marcapiano che di cornici finestre ed anche quale lesena verticale di limite di
facciata.
Trompe - l’oeil
Questa tecnica pittorica, applicata all’architettura ,va a sovrapporre nell’edificio valori
che non esistono fisicamente e crea una lettura illusoria.
E’ utilizzata per elevare il tono e la ricercatezza di un edificio dipingendolo con cornici e
preziosi contorni.
Il trompe-l’oeil viene applicato per realizzare finestre e persiane inesistenti per
correggere un prospetto anomalo o per conservare il ritmo dei vuoti e dei pieni. (schede n.
45-91-78)
MAPPA CROMATICA
La visualizzazione grafica dei dati cromatici rilevati della Via Scanagatti, Via Berardi,
Via Fiorito, piazza Tommaso Villa, Piazza Roma ,Via Giovanni XXIII,Via Amedeo D’osta,
Via Binelli,Via Borelli, Via Armando Diaz
, è ottenuta con la redazione della mappa
cromatica in scala 1:500.
La realizzazione di tale elaborato consiste nel riportare planimetricamente lungo i bordi
delle vie e delle piazze , sulle quali prospettano le facciate , strisce parallele con i vari
colori rilevati:
- una striscia per le facciate monocromatiche,
23
- due per le facciate bicromatiche ecc.
Nel caso di modelli monocromatici la striscia unica individua il colore della intera facciata ;
nel caso di facciate bicromatiche la striscia lungo la strada rappresenta il fondo, la seconda
i rilievi e basamenti;
nel caso di modelli tricromatici la striscia adiacente la strada
rappresenta il fondo,la seconda il basamento , la terza i rilievi .
Per ogni edificio , distinto per numero civico , è stato riportato il riferimento alla scheda di
censimento.
Questo metodo consente
una lettura non solo
del rapporto tra colore ed
architettura, ma anche del rapporto tra il colore e la struttura urbana generale.
I colori distinguono le varie unità architettoniche.
SCHEDA DI CENSIMENTO DEI COLORI DELLE FACCIATE
Per raccogliere
sistematicamente tutti i dati relativi ai colori delle singole
facciate onde elaborarli successivamente ai fini operativi , è stata adottata una
scheda particolare
che consente di censire i vari colori mediante un sistema
oggettivo di catalogazione.
Le schede delle facciate rilevate nel centro storico del Comune di Valfenera
sono state classificate per via, e nell’ambito della via, per ordine di numero civico .
Le informazioni generali sulla facciata,di cui già in testata sono indicati i riferimenti
topografici, sono riportate nella parte
inferiore
localizzazione,l’orientamento e gli eventuali
della schede e riguardano
la
riferimenti fotografici , bibliografici,
archivistici e di laboratorio.
Localizzazione ed orientamento si registrano sbarrando l’apposita casella, mentre gli
altri riferimenti si indicano con il numero d’ordine secondo la catalogazione della
ricerca.
Le informazioni chimiche o fisiche dei colori emerse da analisi di laboratorio o
altro ,sono segnalate da un numero di riferimento previsto.
Il colore rilevato mediante il codice Munsell si registra nella casella dei”dati sui colori
rilevati”indicando con una crocetta l’eventuale
campionatura e
il riferimento alla
tavolozza, che è il catalogo generali dei colori rilevati nell’area interessata.
Al fine di registrare la distribuzione dei colori
rispetto ad ogni singolo
elemento della facciata, secondo una nomenclatura unificata ed inequivocabile,è
stata predisposta una tabulazione
di tutti gli elementi che possono
ricorrere in
qualsiasi tipo di facciata raggruppati in categorie a partire dal fondo e dai rilievi, che
sono gli elementi più ricorrenti.
Il fondo
contrassegnato dal
n.1 costituisce normalmente il supporto del
colore principale. I rilievi , solitamente supporto del colore secondario, sono indicati,
24
sia genericamente che in modo analitico, nei numeri successivi. L’indicazione
generica, contrassegnata dal n.2 è impiegata , ad esempio , in caso di schedature dei
colori ricavati dai documenti d’archivio.
L’indicazione analitica è utilizzata nei casi di schedatura ricavata dai rilievi in sito,
dove è possibile distinguere i vari elementi.
I rimanenti elementi (3-49) sono raggruppati in : - elementi orizzontali (3-15)- misti
(16-17)- verticali (18-23) - riquadrati o di riquadratura (24-40) - non architettonici (4147) ed -altri (48-49).
La colorazione del singolo elemento è indicata da un doppio codice , uno
numerico e uno alfabetico, registrato nella casella corrispondente all’elemento
considerato.
Il codice numerico, segnato nella parte alta della casella, indica se l’elemento è
dipinto :
in trompe-l’oeil 1; se dipinto normalmente 2 ; colorato naturalmente con materiale
lapideo (pietra,granito o marmo) 3 ; laterizio 4; ceramico 5 ; ligneo 6 ; oppure se
realizzato con intonaco colorato in pasta 7 ; spruzzato 8 ; o con altra tecnica ,
materiale o finitura 9 .
Il secondo codice alfabetico , da segnare nella parte bassa della casella , indica il
tipo di colorazione mediante tinta 1 e 2 : se essa è stata realizzata a calce con terre
coloranti o ad ossidi a fresco a , o a non fresco b , oppure se si tratta di tinta ai
silicati c , acrilica d , a smalto e , oppure se si tratta di altro tipo di tinta f. Con questo
sistema di rilevamento è possibile descrivere in modo oggettivo , ogni elemento della
facciata considerata, il particolare tipo di colore, tecnica, materiale o finitura,riportando
semplicemente in corrispondenza di ogni casella i codici previsti di seguito riportati.
1/
Elemento dipinto in trompe-l’oeil con tinta:
1 / a a calce e terre coloranti(oppure ossidi o altro) a fresco;
1 / b a calce e terre coloranti(oppure ossidi o altro) non a fresco;
1 / c ai silicati;
1 / d acrilica;
1 / e a smalto ;
1 / f di altro tipo;
2 / Elemento di facciata dipinto con tinta:
2 / a a calce e terre coloranti ( oppure ossidi o altro) a fresco;
2 / b a calce e / o terre coloranti
( oppure ossidi o altro) non a fresco;
2 / c acrilica;
2 / d ai silicati ;
25
2 / e a smalto ;
2 / f di altro tipo
3 Elemento di facciata lapideo (pietra, granito, marmo) a vista.
4 Elemento di facciata in laterizio (mattone o terracotta) a vista .
5 Elemento di facciata ceramica, mosaico
6
Elemento di facciata ligneo, a vista. 7
compreso, a vista.
Elemento di facciata realizzato con
intonaco colorato in pasta.
8 Elemento di facciata spruzzato .
9 Elemento di facciata realizzato con altri materiali o tecniche o finiture (es.:graffiti.)
10 Elemento in rame a vista .
11 Elemento realizzato in cemento a vista .
12 Elemento realizzato in pietra artificiale
13 Elemento realizzato in alluminio a vista .
14 Elemento vitreo .
15 Elemento realizzato in tela .
16 Elemento realizzato in carta .
17 Lamiera smaltata .
18 Elemento spruzzato e dipinto .
19 Elemento spruzzato colore cemento naturale .
20 Facciata grezza in tufo .
21 Facciata grezza in mattoni .
22 Facciata grezza mista mattoni tufo
23 Elemento in ferro naturale .
24 Elemento in lamiera zincata .
25 Elemento in ottone .
26 Elemento in plastica .
27 Intonaco colorato naturale .
28 Elemento in ghisa grezza .
29 Elemento realizzato in graniglia
30 Intonaco graffiato plastico continuo
31 Intonaco spruzzato e bucato .
32 Facciata grezza in pietra
La seconda parte della scheda fornisce le informazioni essenziali su :
-
impianto planimetrico attuale rispetto al catasto napoleonico
-
numero dei piani fuori terra
-
sulla destinazione d’uso del piano terreno
26
-
sulla copertura evidenziando eventuali elementi architettonici o decorativi
-
elementi particolari della facciata orizzontali e verticali
-
annotazioni particolari sulla situazioni di degrado
-
la documentazione fotografica
: le immagini allegate documentano l’edificio
all’epoca della schedatura.
Sono state escluse da queste schede analitiche le emergenze architettoniche, quali edifici
civili e religiosi di carattere monumentale, per i quali saranno da prevedere forme di analisi
più dettagliate di carattere diverso.
Oltre alla caratterizzazione della consistenza edilizia sono stati riportati anche alcuni muri
di confine e recinzione sulla base del materiale e della tecnica di costruzione adottati.
LA TAVOLOZZA DEI COLORI
La tavolozza dei colori è particolarmente importante sul piano operativo perchè
deriva dall’ elaborazione statistica dei dati riportati nelle schede, catalogazione dei colori
riferibili alla memoria storica dei luoghi.
I colori sono stati annotati con rilievo diretto utilizzando la codificazione Munsell Soil Color
Chart per i muri e Glossy Finish Collection per i legni e ferri.
27
Considerando che le tinte rilevate hanno subito modifiche nel tempo, le tracce
classificate sono state riunite in “famiglie”che hanno concretizzato i colori selezionati per i
fondi, cornici, zoccoli, oltre agli elementi in legno e ferro.
La tavolozza è il risultato più eclatante ed espone la sintesi di tutto il lavoro di
rilievo e di ricerca svolto per proporre una serie di colori da impiegarsi per le facciate, per i
serramenti ed inferriate.
All’interno della tavolozza i colori sono stati classificati distinguendo i colori murali da quelli
dei legni e dei ferri.
L’ordine di ricorrenza dei colori è stato stabilito con l’elaborazione degli istogrammi statici
dei dati rilevati.
I colori murali più ricorrenti risultano :
- per i fondi : rosa -rosso, giallo , verdino ed il grigio chiaro-azzurro ,
- per i rilievi : tinte granito,grigio o rosso, la tinta pietra , mattone o terra cotta,
- per i legni : il verde prato,il castagnino e il grigio chiaro,
- per i ferri : il grigio antracite scuro e le tinte dei legni.
Uso della tavolozza
Nelle operazioni di rilievo delle colorazioni delle facciate si è notato una gran varietà
di trattamenti e di stili e l’effetto policromatico delle vie. L’obiettivo di questo progetto è la
ricostruzione storica dell’aspetto originario e la conservazione della impressione cromatica
storicamente consolidata.
E’ quindi opportuno coordinare i colori del patrimonio edilizio esistente
sulla scorta di
abbinamenti e distribuzione dei colori riferibili a modelli probanti , con riferimento alla
cartella dei colori e alla tavola riportante le combinazioni cromatiche più ricorrenti.
Per gli edifici in cui si è rilevata una preesistenza cromatica certa, censiti nella
mappa cromatica, è opportuno prescrivere la tinteggiatura nel colore rilevato, negli altri casi
si dovrà scegliere una tinta in relazione cromatica agli edifici vicini e inoltre per la
distribuzione del colore operare in analogia con i fabbricati della stessa tipologia .
Allo stesso modo si procederà per la definizione cromatica dei legni e dei ferri.
In riferimento all’uso dei colori si prescrive il trattamento monocromatico per edifici
privi di ogni rilievo o lesena, con particolare attenzione all’esistenza di cornici dipinte o
contorni che andranno ripristinati in coordinamento con la vocazione policroma di ogni
edificio. Negli edifici anomali è prescritto il trattamento monocromatico al fine di attenuarne
l’irregolarità.
28
E’ necessario evitare le cortine edilizie continue realizzando una variabilità di
trattamenti monocromi.
Le coloriture delle facciate di edifici limitrofi aventi
fronti e caratteri diversi
si
devono differenziare anche se appartenenti alla stessa proprietà, mentre verrà unicamente
colorato un edificio
anche se appartenente a più proprietari
ma con un unico stile
architettonico.
In riferimento alla carta di lettura ambientale,per gli edifici classificati a vincolo
della legge 1089/1939 di particolare interesse
architettonico e di particolare pregio
architettonico si richiede il rispetto rigoroso delle decorazioni esistenti e l’impiego di tinte a
base di calce.
Per gli edifici ritinteggiati o rivestiti in modo libero si richiede il ripristino delle
colorazioni originarie e la rimozione di rivestimenti e della zoccolatura con modelli riferiti
alla tradizione o in alternativa un trattamento cromatico ad intonaco liscio con zoccolo
dipinto.
Per gli edifici che hanno subito consistenti modifiche
e cioè edifici demoliti e
ricostruiti oppure oggetto di pesanti ristrutturazioni o con facciate solamente intonacate si
richiede
che la colorazione
delle facciate sia compatibile
con il nuovo carattere del
prospetto e le tinte selezionate tra quelle della tavolozza in modo coordinato con gli
edifici dell’intorno. Sarà opportuno seguire attentamente l’inserimento di zoccoli in lose
tradizionali, cornici dipinte o a rilievo, portali in pietra, ed eventuali fregi o pitture nella
fascia sottocornicione . E’ da evidenziare , ove ritenuto possibile , l’esecuzione di graffiti
sia nelle cornici finestra che nelle fasce marcapiano.
Per gli edifici di massima compromissione cromatica
si dovrà provvedere
singolarmente allo studio di riprogettazione della facciata con la rimozione o l’intonacatura
delle superfici in contrasto con le indicazioni del Regolamento Edilizio e la normativa del
centro storico.
E’ comunque ammesso un trattamento diverso e un colore esterno alla tavolozza quando i
caratteri
architettonici delle costruzioni o la necessità dell’inserimento
ambientale lo
richiedono. In questo caso è d’obbligo presentare alla Commissione Edilizia Comunale le
fotografie del luogo e dell’intorno e un progetto di colorazione dell’edificio e delle costruzioni
limitrofe.
Per quanto riguarda le vernici per serramenti e ferri, i cui colori sono selezionati
nell’apposita tavolozza, andranno utilizzate in accordo con le tonalità dei fondi di facciata.
Per i ferri sono previsti colori in genere scuri , per i serramenti ed oscuranti si
prevede la tinteggiatura
a smalto e di norma sono da escludere
serramenti in legno
naturale chiaro, mentre sono tollerati se impregnati di tinte scure.
29
Nel formulare l’autorizzazione alla tinteggiatura si raccomanda inoltre di consultare le
schede di rilievo, i documenti d’archivio ove esistenti, e le varie cartografie predisposte al
fine di individuare tutti gli elementi da sottoporre a conservazione e le prescrizioni da
adottare.
LA NORMA UNI/EDL 8813
I sistemi adottati
per specificare in modo univoco il colore
di una superficie si
possono raggruppare in due categorie:
- quelli che definiscono il colore mediante campioni colorati;
- quelli che lo definiscono mediante numeri ottenuti per elaborazioni di misure fisiche
strumentali.
Il sistema
di definizione del colore
con metodo strumentale è
quello adottato dalla
Commision International de l’Eclairage che in base alle caratteristiche colorimetriche degli
osservatori normali permette di elaborare le misure strumentali per ottenere le componenti
cromatiche X,Y,Z.
Il sistema di campionamento standard più diffuso nel mondo è il Munsell Book of
Color che è un sistema di specificazione del colore basato su un principio di ordinamento
visivo.
I colori sono specificati secondo gli attributi di tinta,chiarezza,saturazione del sistema
Munsell.
Gli attributi del sistema Munsell e le loro codificazioni sono correlate con le dimensioni di un
solido del colore percepito.
In questo solido, l’asse verticale rappresenta i grigi,che si estendono dal nero(in basso) al
bianco (in alto).
La tinta è rappresentata dalla posizione nel cerchio delle tinte attorno all’asse dei grigi. La
chiarezza di un grigio è espressa dalla sua distanza dal nero.
La chiarezza di un colore è determinata da quella del grigio equivalente.
La saturazione è espressa dalla distanza dall’asse dei grigi.
Codice Munsell
Il codice del colore Munsell consiste in un sistema di lettere e numeri tramite i quali il colore
di ogni oggetto , opaco o lucido, può essere designato relativamente ai tre attributi di tinta ,
chiarezza e saturazione.
30
Il principio sul quale si forma il sistema Munsell è che i colori siano ordinati in modo che la
percezione di differenza del colore sia sempre costante tra due colori adiacenti e nelle tre
direzioni spaziali.
* Codice per specificare la tinta.
Una tinta è specificata da una notazione composta da una o due lettere precedute da un
numero, come mostrato nel cerchio delle tinte che è composto di colori che hanno la
stessa chiarezza e saturazione e suddiviso in modo che la percezione di differenza di tinta
fra i colori adiacenti sia costante
* Codice per specificare la chiarezza.
Una chiarezza è specificata da una codificazione consistente in un numero seguito da una
barra . I numeri sono stati ottenuti in modo che l’intera gamma di chiarezza, dal nero 0 al
bianco
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sia divisa da intervelli uguali di percezione di differenza di chiarezza.
Per specificare la chiarezza di un colore si assume quella di un grigio equivalente.
* Codice per specificare la saturazione.
Una saturazione è specificata da una codificazione consistente in un numero preceduto da
una barra. I numeri sono ottenuti in modo che i colori di una data tinta e chiarezza
possano essere ordinati in intervalli uguali di percezione di differenza di saturazione nella
sequenza 1,2,3...fino al massimo valore di saturazione che indica la saturazione nulla del
grigio equivalente.
Codificazione del colore
Un colore sarà specificato da tutti e tre gli attributi , mentre un grigio sarà specificato dalla
sola chiarezza.
es.:6R 4/6 dove:
6R è la tinta
4/ è la chiarezza
/6 è la saturazione
Un grigio sarà specificato facendo seguire ad N il valore della chiarezza.
es.: N. 6 dove:
N.indica la mancanza di tinta e quindi caratterizza tutti
i grigi,
6 è la chiarezza.
31
MUNSELL SOIL COLOR CHARTS
La collezione Munsell Soil Color Charts è una versione ridotta del Munsell Book of
Color e comprende soltanto la parte
richiesta per i terreni, circa un quinto dell’intera
gamma di 1.500 colori .
Questo strumento ha avuto una grande diffusione in campo internazionale grazie alla sua
facilità d’uso e precisa funzionalità.
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La diffusione di terre e di ossidi come elementi caratterizzanti il panorama cromatico
ambientale
precedente all’introduzione dei pigmenti sintetici, rende questo strumento
particolarmente adatto al rilevamento delle preesistenze cromatiche ambientali.
Il Soil Color Charts è articolato sopratutto nelle aree dei rossi e dei gialli, dal 5R al
5Y inclusi,con scansione che prevede una tavola ogni 2,5 punti di tinta.
Per quanto riguarda le aree dei colori freddi, esiste un’unica tavola che riporta i verdi
e blu verdi, dal 5Y al 5B, mentre le aree del blu, blu porpora e rosso /porpora, dal 5B al 5R,
sono del tutto scoperte.
Inoltre sono esclusi alcuni colori scuri e/o forti che si incontrano raramente nell’ambiente
costruito.
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SOMMARIO
pagina 1
- L’ambiente costruito
pagina 10
- Il colore del costruito
pagina 11
- Metodologia di ricerca
pagina 13
- Il rilievo in sito
pagina 14
- Carta di lettura ambientale
pagina 15
- Documentazione fotografica
pagina 16
- Tabella delle combinazioni cromatiche
pagina 17
- Tipologie cromatiche
pagina 18
- Distribuzione dei colori
pagina 23
- Mappa cromatica
pagina 24
- Scheda di censimento delle facciate
pagina 27
- La tavolozza dei colori
istogrammi statistici
pagina 30
- La norma UNI/EDL. 8813
pagina 32
- Munsell Soil Color Charts
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- Bibliografia
Bianchetti F., La ceramica nell’ arredo urbano , Faenza editrice , Faenza , 1989 .
Bianchetti F., Perchè un piano di colorazione , in “ Paesaggio urbano “ n. 3 ,
Maggioli editore , Rimini , 1990 .
Bianchetti F., Il colore nell’ ambiente costruito , Vangelista editori , Milano , 1986
Brino G. Rosso F. , Colore e città , Idea Editions, Torino, 1980 .
Brino G. , Colore e arredo urbano , Giulianova , Alinea , Firenze, 1984 .
Colorscape , I piani del colore , Maggioli editore , Rimini , 1987 .
Brino G. , Le facciate dipinte dal Sassellese , Gruppo editoriale Forma , Torino , 1984 .
Dutman M. , Color in towscape, The architectural press , London ,1981 .
Forti G. , Antiche ricette di pittura murale
Cierre edizioni,Verona ,1984 .
Lauge B. , I colori di Roma, Edizioni Europa,Roma ,1993.
Carria F. , Le facciate, BE-MA editrice-Milano, 1994.
Bevione F., I Colori dell’abitare a Montà , editrice Comunecazione –Bra , 1997
Portoghesi P., Materia , editoriale pag. 44 , editrice Il sole 24 ore -12/ 2008
pag. 32 Immagini della collezione Munsell sono tratte da: Colorscape , Piani del Colore ,
Maggioli editore.
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