Automoto Magazine 88
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Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica NUMERO 88 17 MAGGIO 2016 109 PAGINE Prova: Mini Cabrio Il debutto della Mini Cabrio segna un passo importante nello sviluppo della nuova gamma della compatta britannica: dopo il lancio delle versioni a tre/cinque porte e SW Scarica l’APP del Magazine Prova: Opel Astra Sports Tourer La nuova ST di Russelsheim è più leggera e tecnologica rispetto alla generazione precedente (J). Pochi i detagli fuori posto Formula 1: Verstappen, è impresa storica Verstappen entra nella storia della F1; la Ferrari, invece, nonostante il suicidio della Mercedes, non riesce a vincere | PROVA SU STRADA| VOLKSWAGEN TIGUAN da Pag. 02 a Pag. 13 All’Interno News: Abarth 595, Mini Seven, Mercedes GLC Coupé, Renault Espace 4Control | R. Fedeli: “Giulia? Diversa dalle tedesche” | RC Auto: come ottenere lo sconto | Scarsa manutenzione strade: ora è reato | Formula 1: Le Pagelle di Barcellona PROVA SU STRADA VOLKSWAGEN TIGUAN La seconda generazione della Volkswagen Tiguan è una vettura simile alla precedente per quanto riguarda dimensioni e clientela ma diversa per quanto riguarda meccanica, tecnologia ed estetica di Emiliano Perucca Orfei 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Media L a seconda generazione della Volkswagen Tiguan è una vettura simile alla precedente per quanto riguarda dimensioni e clientela ma diversa per quanto riguarda meccanica, tecnologia ed estetica. Con questo non vogliamo dire che la nuova Tiguan 2016 non faccia immediatamente capire di essere l’ultima nata tra le SUV/crossover di medie dimensioni firmate dalla Casa di Wolfsburg, anzi, ma che al centro stile Volkswagen abbiano cercato di dare vita ad un prodotto più ricercato ed interessante sotto il profilo stilistico: l’intento, vista anche la percentuale di cromature utilizzata nel frontale, è evidentemente quello di continuare a conquistare il pubblico orientale, da sempre molto attratto da questa vettura. Un’attrazione che è forte anche anche nel nostro Paese visto che le Tiguan vendute da inizio commercializzazione ad oggi sono più di 90.000: numeri che parlano chiaro ma che, soprattutto, hanno dimostrato una certa costanza anche nel4 tre il terzo è quello più sportivo e dedicato, pacchetti estetici a parte, alle versioni più potenti. Per quanto concerne la zona posteriore si fanno notare i nuovi gruppi ottici ad L con tecnologia LED. Gli interni della nuova Tiguan vantano una dotazione tecnologia decisamente superiore al modello precedente. Innanzitutto il display del sistema multimediale è da 8” su tutta la gamma, con la differenza che sulle superiori si incontra anche il navigatore satellitare. Come su Passat, anche in questo caso salendo di versione, si incontra anche la strumentazione digitale da 12,3” che prende il posto del classico quadro strumenti analogico. Per chi volesse il top, con 1.980 euro è possibile scegliere anche il sistema di navigazione Discover Pro con hard disk interno e lettore cd/dvd integrato. Tre gli allestimenti: Style, Business ed Executive. Il primo offre di serie il già citato display touch da 8”, Bluetooth e Mirrorlink, e clima automatico con regolazione della temperatura anche per i sedili posteriori. Non mancano i sensori di parcheggio, il cruise control, la frenata di emergenza e le ruote in lega da 17”. Prove Su Business (+1.100 euro) la dotazione si arricchisce di cruise control attivo, navigatore e barre sul tetto. Executive (+2.100 su Style) offre in aggiunta a Business anche il quadro strumenti digitale, i cerchi da 18”. Con 1.300 euro in più, inoltre, è possibile avere il navigatore top ed i fari bi-led con funzionalità adattive dinamiche. Che sia una vettura pensata per le famiglie lo si capisce aprendo il bagagliaio, che si può aprire con un movimento del piede nelle versioni dotate di funzionalità keyless (770 euro): 520 i litri disponibili estendibili a 615 muovendo in avanti le sedute posteriori. Un valore che sale a 1.720 abbattendo gli schienali (40/20/40), operazione che tra l’altro consente anche di stivare oggetti lunghi fino a 260 cm. Sotto il profilo tecnico la nuova Tiguan prende tutto il meglio della piattaforma MQB: la piattaforma modulare per motori trasversali del Gruppo Volkswagen porta con sé numerose funzionalità elettroniche e di sicurezza, come le telecamere di parcheggio ed i radar di distanza, ma anche soluzioni meccaniche come le sospensioni la parte finale della commercializzazione e di cui Volkswagen Italia va particolarmente fiera. Del resto è la terza vettura del brand più venduta nel nostro Paese. Lunga 449 cm, larga 184 ed alta 163 (passo 268) la Tiguan è più lunga di 6 cm rispetto alla precedente, ma è anche più bassa di 30 mm a dimostrazione di come lo stile sia stato pensato per dare una maggiore idea di slancio e sportività all’insieme: una sensazione esaltata dalle profonde nervature laterali e sul cofano, frutto della tecnologia di stampaggio a caldo delle lamiere previste dal protocollo MQB, ma anche dal nuovo frontale squadrato che rende un po’ meno gentile lo sguardo della Tiguan pur senza perdere eleganza grazie alla calandra a tre listelli cromati ed una architettura dei gruppi ottici molto sofisticata, in particolar modo nelle versioni LED al top di gamma. Tre i frontali: onroad, offroad ed R-Line. Il primo è quello tradizionale, il secondo permette angoli di attacco in offroad superiori (25°) men5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica anteriori McPherson e le posteriori multilink. Elementi che si combinano con la disponibilità del sistema di trazione integrale 4Motion che viene proposto a partire dalla versione 2.0 TDI da 150 CV, offerto di serie (come il cambio DSG) sulle duemila turbodiesel da 190 CV e sulle biturbo da 240 CV. Tradotto in numeri il potenziale del 2.0 TDI da 190 CV 4Motion vale 212 km/h di velocità massima, 7,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h ed un consumo medio di 17,9 km/litro. Per gli amanti del benzina è disponibile anche il 1.4 TSI nelle versioni da 125 o 150 CV. Il 2.0 TSI proposto in altre nazioni non viene invece proposto. Per l’Italia e solo per l’Italia Volkswagen ha messo a punto anche una specifica versione 1.6 TDI: la declinazione d’accesso alla gamma turbodiesel vanta 115 CV ed è disponibile nella sola trazione anteriore con cambio manuale. Dal vivo: com’è fuori Della nuova Tiguan 2016 è apprezzabile lo sforzo da parte dei tecnici Volkswagen di andare un po’ oltre le “solite” linee del brand. Questo non significa che la Tiguan non sia riconoscibile ad un primo sguardo, anzi, ma che l’impegno degli stilisti di Wolfsburg si sia spostato nel rendere più raffinate e personali le linee è molto evidente, in particolar modo nel frontale dove spiccano le linee cromate e la tecnicità dell’architettura dei fari. Molto interessante anche la linea del posteriore, con la profonda nervatura della fiancata che assicura piacevoli contrasti chiaro-scuri e che va circondare elegantemente un faro che, nelle versioni al top di gamma, vanta una interessante caratterizzazione a led tridimensionale. Non manca, come da tradizione Tiguan, la possibilità di scegliere tra diversi frontali. Ora alla versione onroad e offroad si affianca anche la R-Design studiata per assicurare un look sportivo. Dal vivo: com’è dentro Rispetto alla Tiguan di precedente generazione il Video 6 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica passo avanti è davvero notevole. Oltre allo stile, più movimentato ma pur sempre tedesco nell’impostazione, l’arredamento della nuova Tiguan porta con sé tante novità a partire dalla dotazione tecnologia: in particolar modo nelle versioni dotate di strumentazione/display da 12,3” l’abitacolo appare davvero moderno ed in linea con le proposte di vetture di categoria ben superiore. Il maxi display dietro al volante è davvero piacevole nella grafica e ricco di informazioni: rispetto a quanto visto su Audi manca una visualizzazione “full” della mappa della navigazione ma per il resto non manca davvero nulla. Molto interessante anche il sistema multimediale al centro della plancia: ha tutte le funzioni possibili ed immaginabili ed è facile da usare. Molto vivibile, grazie all’abbondanza di spazio ed alla presenza di diversi vani svuotatasche, la nuova Tiguan vanta una posizione di guida molto comoda grazie anche all’adozione di nuovi sedili, che per la prima volta vengono introdotti nella gamma Volkswagen: si tratta di elementi caratterizzati da sedute molto comode ma soprattutto ampiamente regolabili. Buono lo spazio per chi siede dietro, impreziosito dalla possibilità di regolazione della temperatura, anche se come spesso accade nelle vetture a trazione posteriore o integrale non c’è molto spazio per il passeggero centrale. Critiche? Sì, una: le plastiche del tunnel centrale e della parte inferiore della porta sono davvero dure e poco piacevoli al tatto. Come si guida La piattaforma MQB dimostra di essere davvero molto a punto sotto il profilo dinamico. La Tiguan appare sin dal primo momento molto equilibrata e facile da guidare, anche quando si forza l’andatura, grazie a sospensioni ben tarate ed a motori 2.0 TDI dotati di una capacità di erogazione notevole: dai 1.500 ai 3.500 la spinta del 150 CV è già del tutto in linea con le esigenze della Tiguan ma la perfezione si raggiunge con il 190 CV, dove si ottiene anche quel quid in più in termini di sportività. Sportività di cui non è sbagliato parlare, pur trovandosi di fronte ad un crossover, perché è vero che la Tiguan è una macchina da famiglia ma è 10 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito anche vero che le caratteristiche del telaio, delle sospensioni ma soprattutto dello sterzo (ottimo) guardano di buon occhio al piacere di guidare. Insomma, la Tiguan è una vettura che strizza l’occhio alla famiglia ma anche ai papà più “sprint”... che troveranno nella trazione integrale 4Motion un valido alleato in inverno o quando piove. Un sistema intelligente, forse in assoluto meno efficace da un punto di vista fuoristradistico rispetto ad uno schema con differenziale centrale Torsen, in grado di essere “settato” su tre declinazioni (più una personalizzabile) ma soprattutto pensato per spostare tutta la coppia da davanti a dietro in soli 150 millesimi di secondo lasciando libere le ruote posteriori quando l’elettronica non ritiene il loro intervento basilare nella dinamica della Tiguan: questo, tradotto in soldoni, significa minori consumi e migliori prestazioni. Niente male anche l’aspetto elettronico: il sistema di gestione della distanza controlla e gestisce senza ritardi la velocità della vettura nel traffico autostradale (arrivando anche a 0 nelle versioni DSG) ma soprattutto frena in caso di possibilità 12 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove di impatto con auto o pedoni non rilevate da chi guida. Un sistema davvero molto a punto che si completa con il controllo dell’angolo cieco sugli specchietti ed una sosfisticata gestione delle telecamere 360° di cui è dotata la vettura: non solo si può godere di una visione dall’alto ma anche laterale, a tutto vantaggio della facilità di parcheggio in città o di gestione di passaggi estremi in offroad. Buono il consumo rilevato: con la 150 CV guidata con un minimo di riguardo per i consumi si sta sui 6 litri di gasolio ogni 100 km. In conclusione La nuova Tiguan è una crossover che ha tutte le carte in regola per rinnovare il proprio successo planetario, a maggior ragione oggi che il segmento è il più popolare al mondo. E’ più spaziosa della precedente, è più personale nelle forme e si guida davvero molto bene. Il tutto offerto ad un prezzo che non è certamente da saldo anche se giustificato dalla qualità e dalla dotazione tecnologica. 13 PROVA SU STRADA Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica MINI CABRIO Il debutto della Mini Cabrio segna un passo importante nello sviluppo della nuova gamma della compatta britannica: dopo il lancio delle versioni a tre/ cinque porte e SW Clubman, infatti, con l’arrivo della primavera 2016 è entrata in listino anche la sfiziosa variante en plein air, proposta a 22.900 euro di Emiliano Perucca Orfei 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito R ispetto alla terza generazione cambia praticamente tutto, dai motori alla meccanica anche se lo spirito scanzonato e la capacità di personalizzazione rimangono ancora i fiori all’occhiello di questo prodotto... anche se l’utilizzo di una piattaforma comunque a quella di BMW Serie 2 ha portato anche la Mini ad essere inevitabilmente più macchina e meno...go kart. Ma andiamo con ordine e partiamo dal look che sostanzialmente è condiviso con quello della tre porte nella parte inferiore alla linea di cintura: anche le misure rimangono sostanzialmente le stesse, con un lunghezza di 382 cm, una larghez- 16 za di 173 ed una altezza di 142 (passo 250). Rispetto a prima è aumentato anche lo spazio per i bagagli (215 litri) così come è aumentato di qualche kg il peso che tocca ora 1.205 kg. Un valore ottimo per una vettura di questa dimensione che cresce, rispetto alla variante chiusa di 70 kg a parità di motorizzazione. Studiata per aprirsi in 18 secondi fino ad una velocità di 30 km/h, la capote della Mini Cabrio di quarta generazione (1993-2004-2009 le altre) non vanta solamente una stratificazione a cinque elementi ma anche la capacità di essere personalizzata per la prima volta nel look con una Union Jack di tonalità grigia che risalta in modo evidente sulla tela nera. Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Media 17 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 18 Periodico elettronico di informazione automobilistica 19 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Una soluzione davvero interessante che offre una variante in più alla “solita” capote nera con una differenza di prezzo di 650 euro. Rispetto alla tre porte le differenze si trovano anche sotto il profilo strutturale visto l’arrivo di due specifiche traverse disposte a croce per rinforzare il pianale e la presenza di ben quattro roll bar attivi per proteggere la vettura in caso di ribaltamento.. Gli interni, studiati per ospitare sino a quattro persone, vantano tutte le novità tecnologiche introdotte con la nuova Mini a partire dalle personalizzazioni in legno o pelle oltre che il sistema multimediale Professional (di derivazione BMW) con schermo da 8,8” e funzioni dedicate all’utilizzo cabrio della vettura (2.150 euro). Tra le varie si fanno notare la lettura del meteo, con tanto di avviso via app al proprietario in caso di arrivo della pioggia (10 minuti, utile se si è parcheggiato la vettura aperta) o il conteggio dei Prove minuti in cui la vettura ha viaggiato scoperta, elemento comunque già presente anche sulla terza generazione. Due gli allestimenti disponibili oltre a quello standard: Boost ed Hype. Per tutte sono di serie il climatizzatore, i cerchi in lega, gli schienali posteriori abbattibili (50/50), i sensori di parcheggio e la radio con funzione bluetooth. Scegliendo il più ricco Hype si ottiene anche il clima bizona, gli interni in misto pelle, le ruote da 17” ed i fendinebbia con illuminazione led. I motori disponibili hanno potenze da 102 a 231 CV: l’accesso alla gamma è composto dalla One 1.2 tre cilindri turbo da 102 CV mentre la Cooper vanta un 1.5, sempre tricilindrico sovralimentato, da 136 cavalli. Aumentando la cilindrata e la potenza si arriva al quadricilindrico da 192 CV della Cooper S disponibile anche nella declinazione John Cooper Video 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Works da 231 CV. La gamma diesel invece offre la One D, tre cilindri 1.5, con potenza di 116 CV (220 Nm a 1.250 giri) ed il duemila quadricilindrico da 170 CV della versione Mini Cooper SD. Le prestazioni della più gettonata dal pubblico italiano, la One D, parlano di una velocità massima di 208 km/h e di una capacità di accelerare da 0 a 100 km/h in 8,8 secondi. Il consumo medio dichiarato è di 20,4 km/litro. Dal vivo: com’è fuori La nuova Mini Cabrio vanta una presenza scenica decisamente più importante rispetto a quella della precedente generazione. L’utilizzo della piattaforma comune a quella della BMW Serie 2, del resto, non poteva che portare a questo risultato: l’impatto è comunque buono, la vettura risulta una Mini in tutto e per tutto anche a duecento metri di distanza ed è davvero piacevole notare come i tecnici della Casa britannica abbiano scelto di seguire la strada - tipicamente BMW - del miglioramento delle finiture e degli assemblaggi. La vettura è davvero ben costruita e vanta dettagli di stile interessanti e che manifestano una cura per il dettaglio nettamente superiore a quella delle precedenti generazioni. Dal vivo: com’è dentro Anche dentro il diverso approccio progettuale è evidente sin dal primo momento. In particolar modo nelle versioni al top di gamma 22 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 24 Periodico elettronico di informazione automobilistica 25 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito fa davvero impressione la qualità dei materiali utilizzati per il rivestimento dei sedili e per la finitura della plancia. Pochissimi i dettagli fuori posto, più che altro legati a questioni di stile Mini più che di effettivi errori progettuali. Come da tradizione Mini la posizione di guida si rivela in linea con le esigenze “sportive” di guidatori di tutte le taglie: questo grazie alla possibilità di personalizzare la posizione del volante (altezza e profondità) e del sedile, anch’esso pluriregolabile. Rispetto al passato è migliorata anche la leggibilità della strumentazione, “appoggiata” come al solito dietro al volante sul piantone dello sterzo mentre, così come è migliorata la disponibilità di spazi svuota tasche e di cassettini vari. Dietro la situazione è parzialmente migliorata, nel senso che i tecnici Mini sono riusciti ad aumentare lo spazio per le gambe di chi siede dietro di 40 26 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove mm: peccato che si partisse da una situazione sufficiente appena per un paio di bambini. Stessa situazione per i bagagliaio: la struttura del vano è disordinata e non consente di sfruttare al meglio i 210 litri disponibili. In ogni caso di fa notare la presenza del sistema Easy Load che, come sulla Smart Cabrio, permette di alzare la zona posteriore della capote rendendo più ampia la bocca del vano di carico. Un’idea intelligente che permette, per quanto possibile, uno sfruttamento più facile del poco spazio realmente disponibile. Ottimo il sistema multimediale al top di gamma: il sistema, colori a parte, è in tutto e per tutto il ConnectedDrive firmato BMW, con alcuni plus di personalizzazione firmati Mini. C’è davvero di tutto e di più e questo consente alla gamma Mini di essere davvero un paio di passi avanti rispetto alla concorrenza sotto questo punto di vista. 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Come si guida La posizione di guida sportiva e la bella scheda tecnica della vettura invitano come al solito a dare un’interpretazione sportiva del proprio modo di guidare e vivere la Mini. In realtà anche questa nuova versione Cabrio dimostra, come nel caso della tre e della cinque porte, di essere più macchina e meno gokart rispetto al passato. Questa Mini è in realtà meno rigida di sospensioni, un quid meno veloce nei cambi di direzione e leggermente più sottosterzante nella guida sportiva, anche nelle versioni sportive al top di gamma. Una delusione? Dipende dai punti di vista. Questa Mini ha uno sterzo bellissimo, comandi 28 Prove morbidi (prima erano più maschi nell’impostazione) e può essere utilizzata in modo più vicino a quello di un’auto tradizionale, è meno affaticante nei viaggi ed è generalmente meno stressante nella guida sportiva. Come se non bastasse è davvero un piacere viaggiare a capote aperta: la protezione aerodinamica è eccellente fino a velocità autostradale così come non disturbano assolutamente la conversazione o l’ascolto della musica i fruscii aerodinamici o il rumore del propulsore. Tra le chicche interessanti di questa capote c’è anche la possibilità di aprirla di soli 30 cm: una funzionalità utile magari in quelle domeniche mattina d’inverno con un timido sole che scalda un po’ l’aria facendo venire voglia d’estate. 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Una guida che ben si adatta alle caratteristiche di motori come il tre cilindri turbodiesel da 116 CV, che fanno della sfruttabilità ai bassi e medi regimi il loro fiore all’occhiello: la media dei consumi, viaggiando con la capote aperta, è di 6,5 l/100 km, ma viaggiando a capote chiusa con un occhio di riguardo al gas ci si può probabilmente avvicinare ai 20 km/litro dichiarati dal costruttore. Non chiedetegli, però, di essere troppo sportivo: per “esagerare” con le prestazioni è meglio puntare sulle Cooper S o SD. In conclusione Più macchina e meno gokart la nuova Mini Cabrio è decisamente più matura che in passato sotto ogni punto di vista. Si tratta di una vera ammiraglia in termini di tecnologia e dotazioni ma anche come finiture: la pelle dei sedili o i materiali utilizzati, per intenderci, sono a dir poco eccellenti. Il prezzo di 22.900 euro, insomma, è giustificato da un livello nettamente superiore al passato. 30 31 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito PRIME IMPRESSIONI Periodico elettronico di informazione automobilistica OPEL ASTRA SPORTS TOURER In listino a partire da 18.600 euro la nuova ST di Russelsheim è più leggera e tecnologica rispetto alla generazione precedente (J). Piacevole da guidare ed estremamente comoda la nuova C station si dimostra pratica e con pochi dettagli fuori posto di Emiliano Perucca Orfei 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Video D a sempre in vetta alle classifiche di vendita assieme alla Volkswagen Golf, Opel Astra si è assunta anche il ruolo di ambasciatrice tecnologica della Casa di Russelsheim con l’arrivo in concessionaria della nuova generazione siglata K. Una vettura completamente riprogettata rispetto al modello precedente, un salto quasi epocale per una vettura che sotto ad una look che non tradisce la trazione del modello cela un reparto tecnico davvero di prim’ordine sotto il profilo meccanico e tecnologico, che ha portato una riduzione di peso rispetto alla Astra J con valori compresi tra 110 e 190 kg a parità di potenza. Lunga 4.702 mm, larga 1.871 ed alta 1.510 (bagagliaio da 540 a 1.630 litri, frazionamento 40/20/40) la nuova Sports Tourer segna dunque il rilancio di Astra in un segmento, quello del34 le station wagon di segmento C, che vale molto in termini numerici ed in cui giocano un ruolo di protagoniste vetture come la Golf Variant, la Toyota Auris Touring Sports e la Focus SW. Concorrenti agguerritissime contro cui Astra ha scelto di giocare non solo sullo stesso piano, ma anche d’anticipo con l’introduzione di tecnologie molto sofisticate come i sistemi di controllo della distanza e della sicurezza (cruise control attivo, antitamponamento, controllo abbandono carreggiata, ecc.) o i fari Intellilux con tecnologia Matrix Led in grado di svolgere non solo la funzione di attivazione e spegnimento automatico degli abbaglianti ma anche quella di attivazione progressiva del fascio luminoso sulla base di chi precede o sopraggiunge. Una tecnologia vista sino ad oggi solo su segmenti superiori e che permette, nella peggiore delle ipotesi, di godere di un fascio luminoso superiore di almeno il 30% rispetto ad una soluzio35 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica ne LED anabbagliante tradizionale. Anche all’interno ci sono tantissime novità sotto il profilo tecnologico. Oltre ai sedili dotati di funzione massaggio e “profilati” con la consulenza dell’istituto per il controllo della postura e del sonno AGR (Aktion Gesunder Rücken), l’interno della nuova Astra propone diversi tipi di sistemi multimediali al vertice dei quali si posiziona il nuovo Intellilink2 con schermo da 8” e capacità di integrare smartphone di ultima generazione attraverso Apple Carplay ed Android Auto. Tra gli elementi interessanti delle versioni top di gamma la presenza dei sedili riscaldati anche dietro (le zone laterali) e la presenza di due porte USB nella zona dei piedi del passeggero centrale. La proposta italiana della Astra ST si articola sostanzialmente sulla base di quanto già visto anche per la versione a cinque porte. Alla base si posiziona il modello standard “Astra” dedicato alle flotte, poi si sale verso la Elective e la Innovation: quest’ultima non solo rappresenta il top di gamma ma anche la scelta di 80% degli Prove italiani che fino ad oggi hanno acquistato Astra. Un risultato eccezionale se si considera che con la versione precedente l’alto di gamma si “fermava” al 50%: questo per via di una dotazione “di serie” in linea con quanto richiesto dagli automobilisti in termini di tecnologia e sicurezza. Per tutte le versioni sono di serie ESP, 6 airbag, attacchi isofix, sensori di pressione delle gomme, specchietti a regolazione elettrica e clima manuale. Alla versione base è possibile aggiungere un pacchetto Business con fendinebbia, bluetooth, cruise control, ruotino e copricerchi design dallo stile più ricercato. Nella versione intermedia Elective si aggiungono il sistema multimediale IntelliLink con schermo da 7” con bluetooth ma soprattutto Apple Carplay ed AndroidAuto, comandi al volante, clima bizona, cruise control, sensore di pioggia e luminosità, luci diurne a led e bracciolo lato guida. Anche in questo caso è disponibile un pacchetto Business (Premium) che porta con sé fendinebbia, nevigatore e ruotino. Media 36 37 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Passando al top di gamma si trova l’Intellilink da 8” touch con navigatore, sistema Opel Onstar (concierge e sicurezza), sensori di parcheggio, cerchi da 17”, fendinebbia, sistema d’accesso e avviamento keyless e portellone a movimento elettroattuato ed apertura hands-free. Il prezzo della Astra, che attacca a 18.600 euro, a parità di allestimento è inferiore a quello del modello precedente: nella versione Innovation 1.6 CDTI da 110 CV, per intenderci Astra costa 25.800 euro, ovvero 300 euro in meno rispetto alla Astra J Cosmo 2015. Un differenziale di prezzo che si fa ancora più ampio considerando la presenza del sistema multimediale da 8”, Opel Eye, Opel OnStar ed i sensori di parcheggio. La gamma motori va da 95 a 200 CV con una proposta molto articolata sia a benzina che a gasolio. Scegliendo l’alimentazione “verde” si va dai 100 CV del 1.4 quadricilindrico ai 200 CV del millesei turbo passando per i 105 CV del tre cilindri mille turbocompresso (cinque marce, opzionale MTA) e per i 150 del 1.4 turbocompresso abbinabile anche ad un cambio automatico a sei marce.I diesel vantano potenze da 95 a 160 CV con livelli di potenza intermedi di 110 e 136 CV. Tutti abbinati a cambi manuali a sei marce o automatico nel caso della versione 136, i motori millesei progettati a Torino da GM Propulsion vantano l’introduzione di una nuova versione da 160 CV che sfrutta il potenziale di due turbocompressori per assicurare ottime prestazioni ed un consumo medio di 4,1 litri ogni 100 km: una turbina, di piccola dimension e geometria variabile, sovralimenta il motore ai bassi e medi regimi assicurando alti valori di coppia già a regimi molto bassi (350 Nm a 1.250 giri/min) mentre un secondo turbocompressore di dimensione più generosa e geometria fissa entra in gioco in un secondo momento, assicurando il plus di pressione necessaria per toccare quota 160 CV. Dal vivo: com’è fuori Guardando la vettura senza particolare attenzione la nuova Astra J non è poi così diversa dalla 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione automobilistica vecchia Astra K: è evidente che i tecnici Opel hanno voluto conservare l’impostazione generale del vecchio modello. A tutto vantaggio di un senso di continuità che sembra essere molto caro ai designer delle Case tedesche, non tanto per questioni di poca fantasia ma piuttosto di facilità di comprensione ed accoglienza della nuova arrivata da parte del mercato. Una scelta che non ha comunque impedito di mettere mano praticamente ovunque in termini di stile, in particolar modo nella linea di coda dove spiccano i nuovi gruppi ottici orizzontali ma soprattutto l’andamento del montante C, che sembra andare a sovrapporsi alla parte bassa della carrozzeria attraverso un gioco di sovrapposizioni con la cromatura che corre lungo tutto l’arco del tetto. Uno studio molto interessante, che manifesta una cerca cura nello stile e che permette alla Astra di risultare tutt’altro che banale nella sua declinazione a coda lunga. La presenza scenica della vettura è buona, in particolar modo nelle colorazioni più “cariche” come la rossa protagonista della nostra prova, e lo stesso si può dire anche per il livello di finitura e di costruzione: in Opel hanno fatto davvero passi avanti notevoli sotto questo punto di vista con la nuova generazione della Astra. Dal vivo: com’è dentro Gli interni della Astra sono ben fatti e curati. Le plastiche utilizzate sono di buon livello, in particolar modo per quelle della plancia e dei pannelli porta, mentre per quanto riguarda il tunnel centrale e la parte bassa della plancia è stato scelto un materiale più rigido e meno piacevole al tatto. Di qualità i tessuti utilizzati, buoni i pellami di rivestimento, mentre a dir poco eccezionali i sedili di nuova generazione realizzati con la consulenza di AGR: oltre ad essere molto confortevoli sono anche contenitivi in curva ed allo stesso tempo permettono di essere adattati a fisici di tutte le 40 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove taglie, grazie ad una eccezionale possibilità di regolazione. Non manca poi la funzione massaggio che permette di rendere più rilassante un lungo viaggio. La regolazione elettrica della posizione (solo la lunghezza della seduta è manuale) comprende anche una comoda funzione di memoria che consente il facile scambio della vettura in famiglia o in ufficio. Notevole lo spazio nel bagagliaio: la soglia di carico non è molto alta ed abbattere i sedili è davvero facile attraverso i comandi elettroattuati disposti ai lati del vano. Interessante anche la disponibilità di una presa accendisigari supplementare, utile per alimentare un frigo portatile o un piccolo aspirapolvere. centro della plancia fa davvero effetto. Buona anche la strumentazione, che non si è piegata al tutto digitale conservando gli strumenti analogici nel bel mezzo dei quali spicca un comunque generoso display riservato alle funzionalità di computer di bordo. Ottima le funzionalità del sistema OnStar: abbiamo provato ad interpellare l’operatore per cercare un ristorante e, dopo averlo trovato, ci siamo fatti impostare il navigatore da remoto. Una funzionalità che sino ad oggi avevamo visto solamente al top di gamma di berline di classe nettamente superiore ad Astra. L’elettronica di bordo sui modelli superiori non significa solamente IntelliLink ma anche sistemi di gestione attivi della distanza: questo significa che la vettura evita i tamponamenti alle basse Elettronica: cosa c’è e come va velocità e con il cruise control attivo regola la Degli interni della nuova Astra sorprende anche velocità sulla base di chi ci precede frenando o l’ergonomia, davvero ben studiata e lo spazio ri- accelerando (senza fastidiosi ritardi) in totale auservato alla multimedialità: lo schermo da 8” al tonomia. 42 43 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Di buon livello anche il controllo dell’angolo cieco, la telecamera di parcheggio ed i sensori di distanza che rendono più facile le operazioni di parcheggio “manuale” della vettura. I fari Intellilux, infine, rappresentano oggi il top in questo segmento: illuminano benissimo la strada ma soprattutto consentono di massimizzare la resa degli abbaglianti senza andare a disturbare chi ci precede o sopraggiunge. Come va Sotto il profilo dinamico la nuova Opel Astra segna una linea di demarcazione molto marcata con la precedente. Il lavoro di alleggerimento portato avanti dai tecnici della Casa di Russelsheim, del resto, è molto evidente (fino -190 kg!) ed ha permesso, assieme alla maggior rigidità torsionale della scocca ed alle sospensioni riprogettate, di assicurare notevoli vantaggi sotto il profilo della guidabilità e 44 Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove della prestazione alla nuova Astra K. Tra le curve, dunque, nonostante un leggero accenno di sottosterzo “calcolato” per permettere a tutti i guidatori di sentire con anticipo il raggiungimento del limite, la nuova Astra si dimostra precisa negli ingressi in curva, molto sicura in appoggio e veloce nei cambi di direzione. Una combinazione perfetta per esaltare le doti di motori meno potenti, come il gettonatissimo 1.6 turbodiesel da 110 CV, ma anche per rendere quasi “sportivo” il comportamento della versione turbodiesel più potente, quella dotata del motore biturbo da 160 CV. Un motore, quest’ultimo, che rappresenta il fiore all’occhiello della attuale produzione motoristica Opel e che porta con sé tutto il know how italiano di GM Propulsion: un motore ricco di coppia già ai bassi e medi regimi, in grado di spingere davvero forte sino a 4.500 giri con possibilità di allungo quasi a 5.000. 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Prove Davvero numeri notevoli per un motore pensato anche per assicurare bassi consumi: 5,1 litri/100 km il valore che abbiamo registrato nel corso della nostra prova. In conclusione Con la nuova Opel Astra Sports Tourer i vertici Opel vanno a rinnovare finalmente l’offerta in un segmento, quello delle flotte, in cui la Astra recita da sempre un ruolo di protagonista. Ruolo che con l’arrivo della Astra K reciterà ancor meglio anche tra i privati dove, grazie a soluzioni tecnologiche, di sicurezza e di aiuto alla guida davvero sofisticate ma alla “portata”, assicura una piacevolezza ed una facilità di guida davvero sconosciute (per il momento) a SW della stessa categoria. 46 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Esteticamente parlando, si nota una presa d’aria maggiorata, necessaria dato l’incremento della potenza, mentre al retrotreno abbiamo un estrattore la cui maggior efficacia è stata dichiarata dai tecnici. Una volta saliti a bordo, siamo accolti da un tripudio di pelle, fibra di carbonio ed Alcantara, il tutto per sottolineare l’anima dichiaratamente sportiva della vettura. Fa il suo esordio il sistema di infotainment Uconnect HD da 7”, con una feature in grado di analizzare la telemetria delle proprie prestazioni attraverso circuiti precaricati, al fine di migliorare le proprie performance. News A livello prestazionale, la 595 Competizione si fa rispettare: grazie al T-Jet da 1.4 litri capace di 180 CV, lo scatto da 0 a 100 km/h è coperto in poco più di 6 secondi. Il cambio – di serie manuale a 5 rapporti – può essere sostituito da un robotizzato a 6 marce con paddle al volante. L’impianto frenante è Made in Brembo. Per chi cercasse il massimo della performance, infine, Abarth ha inserito all’interno della 595 restyling il Tasto Sport il quale, una volta premuto, assicura il massimo delle prestazioni andando a lavorare sull’erogazione di coppia e sulla taratura del servosterzo. ABARTH 595 RESTYLING IL POCCOLO SCORPIONE SI RIFÀ IL LOOK Com’era prevedibile, e dopo una lunga serie di avvistamenti, anche Abarth ha messo le mani sulla 500 restyling, donandole il consueto tocco di sportività tipico del marchio I l marchio Abarth da sempre ha saputo coniugare prestazioni di tutto rispetto utilizzando vetture “normali” come base delle proprie elaborazioni. Dopo il lancio della Fiat 500 restyling dello scorso luglio, e dopo l’arrivo della 124 Spider, era più che lecito aspettarsi che lo scorpione mettesse le mani anche sulla citycar più famosa d’Italia. Nasce così il restyling della 595, i cui dettami sti48 listici si legano alla “sorella” pensata per la città. Disponibile sia un versione berlina che cabrio, la gamma si declina in tre allestimenti: 595, 595 Turismo e 595 Competizione. Per prima cosa, va registrato un aumento della potenza complessiva per le due versioni d’attacco, che vantano rispettivamente 145 e 165 CV. La Competizione, poi, vanta una chicca come il differenziale autobloccante meccanico. 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News NUOVA MINI SEVEN BACK TO 1959 Stile classico per la nuova Mini 3 e 5 porte nel nuovo allestimento ispirato alla Austin Seven, la prima Mini I l suo nome è ispirato alla Austin Seven che nel 1959 diede il via alla produzione della Mini: è la nuova Mini Seven, ovvero la Mini 3 porte o 5 porte in un inedito allestimento che rispolvera alcuni stilemi classici del passato del marchio britannico. Omaggio alla Mini classica sono le tinte pastello “lapisluxury blue” e “pepper white”, ma la Mini Seven si può avere anche in “midnight black metallizzato” in “british racing green” metallizzato. Indipendentemente dal colore della vernice, il tetto e le calotte degli specchietti retrovisori esterni della sono in tonalità argento, mentre sul cofano sono presenti le bande longitudinali. La dotazione di serie comprende sedili sportivi con rivestimenti in pelle nera e fianchetti in stoffa dal disegno “kilt”. Quattro le varianti di motori: le benzina Mini Cooper S (192 CV) e Mini Cooper (136 CV) e le Diesel Mini Cooper SD (170 CV) e Mini Cooper D (116 CV). Per tutte le varianti di modello della nuova Mini Seven in alternativa al cambio manuale di serie a sei rapporti viene offerto come optional il cambio Steptronic a sei rapporti. 50 51 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News IN ITALIA CONSEGNE IN AUTUNNO MERCEDES SVELA GLC COUPÉ Mercedes ha portato per la prima volta in Italia il nuovo GLC Coupé: ulteriore step di avvicinamento tra mondo SUV e stile pienamente sportivo L’ occasione odierna per MercedesBenz Italia di presentare in quel di Monza i propri evoluti sistemi di Intelligent Drive, sulla nuova Classe E (definita a oggi l’automobile ”più intelligente al mondo”) si è rivelata a sorpresa un’anteprima non da poco anche per la presenza dell’atteso GLC Coupé. Il nuovo modello tedesco di congiunzione tra mondo SUV e quello coupé secondo Mercedes, basato su pianale della classe C, era stato sinora toccato con mano solo negli USA, per il salone di New York 2016. Sebbene ne avessimo già conosciuto i dettagli, poterlo vedere dal vivo ora anche in Italia ha confermato tutte le buone impressioni prefigurate sulla carta e dalle immagini. Un look davvero accattivante e personale, per un mid-size SUV lungo quasi 4,75 metri con profilo basso in proporzione, a 1,60 metri di altezza. Solidità e raffinatezza si fondono alla grande, osiamo dire, avvicinando seriamente anche i gusti di chi tendenzialmente preferisca le auto sportive a ogni altro genere. Lo si scopre osservandolo e toccando la leggerez- Media za di portiere, cofano e portellone (automatico) ma percependo al contempo la sicurezza data dalle misure e dai sistemi di assistenza intelligente alla guida. Se qualcuno nel variegato segmento non era stato sinora convinto dell’effetto coupé sportivo assegnabile a veicoli di questo taglio, potrà ricredersi girando intorno al GLC Coupé. Lo stile originale colpisce sia da lontano sia da vicino, a ogni angolazione, per l’effettiva tonicità data dai volumi, evidenti anche aprendo l’ampio cofano o l’allungato portellone posteriore, combinata a un taglio prettamente sportivo, equilibrato per render quanto più filante possibile GLC Coupé. L’ergonomia degli interni è buona per tutte le stazze, almeno anteriormente anche superando il metro e novanta di altezza, ci si ritrova con buoni margini di regolazione (elettrica) per sedile e volante. Sebbene il tetto sia spiovente, 52 la conformazione interna lascia spazio in altezza sufficiente anche sedendo sul sedile posteriore. Il bagagliaio non è come quello di altri SUV “normali”, ma allungato e sacrificato in parte a un posteriore originale e grintoso se visto esteriormente, che richiama un po’ quello della Mercedes-AMG GT e la cui unica pecca (gusti personali a parte) è la limitata visibilità. A conferma dell’ispirazione sportiva e prestazionale, tecnicamente si trovano su tutta la gamma l’assetto e lo sterzo sportivo, il Dynamic Select e la catena cinematica per vetture a trazione integrale permanente 4Matic, con cambio automatico a nove marce 9G-Tronic. Il prezzo? Non è ancora dato saperlo nel dettaglio, ma sembra che per versioni e allestimenti intermedi si potrebbe aggirare poco oltre i 50.000 euro, con prime consegne previste in autunno 2016. 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica News RENAULT ESPACE E TALISMAN LA PRECISIONE DEL 4CONTROL Ottima tenuta di strada alle alte velocità ed altrettanto valida precisione alle basse velocità per le vetture dotate di quattro ruote sterzanti I l sistema 4Control (4 ruote sterzanti) è stato introdotto da Renault per la prima volta su Laguna III. Con tale innovazione, presentata sul mercato nel 2007, Renault dimostra che il piacere di guida non è riservato solo ai modelli sportivi e che la maneggevolezza non è solo un pregio delle city-car. Nell’ottica di rendere sempre più accessibile il piacere di guida del sistema 4Control, questo innovativo sistema, oltre che sui due modelli di segmento D, Talisman ed Espace, è disponibile su Mégane GT, esclusiva per il segmento C, per offrire il massimo del piacere di guida, assicurando sportività, dinamismo e precisione in curva. Espace, lungo 4,85 m, largo 1,87 m e alto 1,68 m, presenta un look imponente discostandosi dallo stile del classico monovolume per adottare quello dinamico di un crossover. Il passo generoso di 2,88 m contribuisce al carattere dinamico, aumentando al contempo lo spazio interno. Nuovo Espace esprime fluidità, eleganza e solidità, aggiungendo alla luminosità e alla modularità dell’auto familiare un’ampia dose di stile. Talisman, presenta un design incisivo e una silhouette slanciata ed elegante. Come Espace, misura 4,85m di lunghezza, e beneficia di passo lungo di 2,81 m che offre spazio per i passeggeri e i loro bagagli. Grazie al sistema 4Control, le importanti dimensioni di Espace e Talisman si fanno dimenticare. In effetti, basta un angolo di sterzata minore e meno sforzi per eseguire manovre, come imboccare una rotatoria, svoltare ad un incrocio o fare inversione di marcia. Una rotazione di appena un terzo di giro del volante consente di entrare e uscire da una rotatoria, 54 mentre un giro di volante consente di svoltare in una strada perpendicolare ad un incrocio (contro un giro e 30° senza 4Control®). Equipaggiate con il 4Control®, sia Espace che Talisman compiono mezzo giro rispettivamente in 11,1 m per Espace e 10,8m per Talisman, valori paragonabili a quelli di Clio che ha un diametro di sterzata di 10,8 m. Con l’arrivo di Espace e successivamente di Talisman, Renault ha ulteriormente migliorato l’efficacia del sistema 4Control, associando a quest’ultimo il controllo delle sospensioni, coordinando efficacemente l’azione dei due componenti essenziali del comportamento stradale di un’auto: lo sterzo e le sospensioni. Insieme, i due dispositivi assicurano un controllo e un comfort senza eguali per i movimenti bruschi e di grande ampiezza. I l sistema 4Control influisce direttamente sulla dimensione trasversale del comportamento del veicolo, mentre il controllo delle sospensioni interviene sulla dimensione verticale, influenzando le sensazioni e conferendo un assetto su strada, più morbido o più rigido. L’intelligenza della gestione del controllo delle sospensioni deriva dalla sua integrazione con la rete di bordo (CAN), che elabora tutte le informazioni relative alla dinamica del veicolo provenienti da sensori comuni con l’ESP: velocità di rotazione delle ruote, angolo al volante, accelerazioni longitudinali e trasversali, pressione di frenata, coppia motrice, assetto dell’auto. Questa architettura di pilotaggio esclusiva, brevettata da Renault, consente di mettere costantemente tutto il potenziale del telaio al servizio del sistema MULTI-SENSE. Quest’ultimo gestisce e coordina le tecnologie presenti all’interno del veicolo, per creare un piacere di guida immersivo. Il sistema 4Control®, la taratura degli ammortizzatori, lo sterzo, il motore e il cambio EDC sono calibrati in maniera differente in funzione della modalità prescelta nel MULTI-SENSE. Per testare le peculiarità del 4Control, Espace e Talisman sono state messe alla prova in una situazione fuori dal comune: un circuito speciale costellato di oggetti di cristallo nel quale maneggevolezza e precisione sono un must per non fare danni. Le due auto sono state le protagoniste del “4Control Test”, un esclusivo test drive senza margini di errore, realizzato all’interno di un delicato percorso delimitato da cristalli. 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica ROBERTO FEDELI, CTO ALFA ROMEO “GIULIA? DIVERSA DALLE TEDESCHE” Video In occasione della prova dell’Alfa Romeo Giulia, abbiamo intervistato Roberto Fedeli, Chief Technical Officer della casa milanese. E le sorprese non sono certo mancate... L a Giulia, lo sappiamo, ha riportato il marchio Alfa Romeo al centro dell’attenzione planetaria dal giugno dello scorso anno, quando venne presentata ad Arese. In occasione della nostra prima presa di contatto con la Quadrifoglio Verde e con la 2.2 diesel da 180 CV, abbiamo avuto l’occasione di chiaccherare con Roberto Fedeli, CTO del Biscione, con cui abbiamo analizzato i retroscena più curiosi celati dietro la nascita della vettura. Possiamo dire che la Giulia sia una vera Alfa? «Si. Abbiamo una differenza fondamentale rispetto l’approccio dei nostri amici tedeschi ed europei. Loro sviluppano le vetture altoprestazionali come un business separato, quasi come se fosse un accessorio al mercato centrale delle vetture da 35 o 40 mila euro. Prima si focalizzano sulla versione base, poi un altro gruppo totalmente differente dal primo sviluppa l’auto prestazionale, sia essa marchiata AMG, RS o M. Ciò ha sicuramente dei lati positivi – due gruppi distinti vantano un maggior numero di idee e di creatività – ma altresì ne ha di negativi, perché entrambe le vetture nascono dalla stessa linea di montaggio, quindi vi sono dei vincoli enormi da rispettare.» Su quale, tra la QV e le Giulia “standard” vi siete focalizzati maggiormente? «Prima è nata la Quadrifoglio Verde, senza alcun vincolo o costrizione. La derivata ne ha ereditato l’architettura. Sostanzialmente, differiscono solo per il numero di cavalli e per alcuni particolari in fibra di carbonio.» Chi acquista una Giulia da 150 CV ha così la stessa guidabilità della Quadrifoglio Verde? «È esattamente così. Non si tratta di una semplice 56 Intervista sensazione, dato che i pezzi fisici sono gli stessi.» Alla guida della Giulia si ha una percezione molto armonica, di un’auto ben riuscita. Ciò è frutto della capacità italiana nel settore oppure l’esasperazione della schematizzazione ingegneristica porta a risultati non armoniosi? «A tal proposito bisogna soffermarci su due aspetti. Per prima cosa, devo dire che noi abbiamo una visione sistemica che altri non hanno: noi vediamo da subito una vettura, non delle componenti che – una volta assemblati – diano come risultato l’auto. Questo è il retaggio della cultura Ferrari e della Formula 1. Alcune persone che hanno lavorato a questo progetto arrivano proprio da quell’ambiente. Secondariamente, poi, va detto che la Giulia è nata al simulatore. I pezzi necessari alla sua realizzazione sono stati modificati solo dopo che chi aveva provato la si57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Intervista mulazione ha testato la versione stradale, poi si è trattato unicamente di metterla a punto. C’è stato un lavoro di preparazione importante, ma nel complesso possiamo dire che la vettura sia nata davvero bene.» Per un progetto di tale portata, solitamente sono necessari 5 anni di duro lavoro. A voi ne son serviti solo 3. Come avete fatto? «La gente ha lavorato davvero il doppio, e non sto facendo una battuta. Ho visto persone lavorare a Modena fino alle 20:00 o alle 21:00, per poi partire e andare a Cassino – dove abbiamo lo stabilimento in cui nascono le Giulia – per stare vicino a dove si producono le vetture e capire cosa bisognasse cambiare per standardizzare il processo produttivo. Dormivano 3 ore in autostrada, poi al mattino erano in fabbrica per meglio capire come stessero nascendo le loro “figlie”. Credo proprio siano stati 3 anni irripetibili.» 58 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Intervista Periodico elettronico di informazione automobilistica I prezzi La Giulia sarà ordinabile in Italia dal 3 maggio, a partire da 35.000 euro. Per questa cifra, gli appassionati della casa del Biscione potranno acquistare il modello base, dotato di un motore 2.2 turbodiesel in grado di erogare 150 CV di potenza e di un cambio manuale a sei marce. La gamma di lancio prevede, oltre al 2.2 turbodiesel da 150 CV, anche una versione in grado di erogare 180 CV di potenza e una motorizzazione benzina, il 2.9 V6 biturbo ad appannaggio della sola Giulia Quadrifoglio, in grado di erogare fino a 510 CV di potenza. Per i due modelli turbodiesel sarà possibile scegliere tra il cambio manuale a sei marce e quello automatico a otto marce, che dovrebbe invece essere disponibile per la Quadrifoglio a partire da giugno. La dotazione di serie dell’Alfa Romeo Giulia include cruise control, Forward Collision Warning con Autonomous Emergency Brake e riconoscimento pedone, cerchi in lega da 16’’, Integrated Brake System, Lane Departure Warning, clima bi-zona, Alfa DNA e Alfa Connect 6,5”. Ad impreziosire ulteriormente l’allestimento Super - disponibile a partire da 38.000 euro nella versione 2.2 turbodiesel 150 CV - troviamo sensori di parcheggio posteriori, cerchi da 17”, sedili con rivestimenti in pelle e tessuto, e Alfa Connect 6,5” RadioNav Dab con navigatore. Vi sono poi due varianti pensate per il mondo delle aziende, la Giulia Business e la Giulia Business Sport. Il primo allestimento - disponibile a partire da 37.300 euro nella versione 2.2 turbodiesel da 150 CV - prevede cerchi in lega da 16”, sensori posteriori e Alfa Connect 6,5” RadioNav Dab; il secondo, invece, da 42.000 euro nella versione 2.2 turbodiesel da 180 CV, vanta cerchi in lega da 17”, il volante sportivo in pelle, una pedaliera sportiva, pinze freno nere, fari bi-xeno e sensori di parcheggio sia anteriori che posteriori. La Giulia Quadrifoglio, invece, è impreziosita da 60 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Intervista un volante sportivo con tasto di accensione rosso, sedili in pelle e Alcantara, fari bi-xeno adattivi, Active Aero Splitter, impianto frenante specifico, inserti in fibra di carbonio sia per interni che per esterni, Blind Spot Monitoring, telecamera posteriore, e Alfa DNA Pro con modalità Race. Sono, inoltre, molteplici i pacchetti disponibili per personalizzare le varie versioni: Pack Sport, Pack Sport Plus, Pack Driver Assistance, Pack Driver Assistance Plus, Pack Lighting, Pack Convenience, Pack Convenience Plus, Pack Climate Upgrade e Pack Sound Theatre. SCOPRI TUTTI I PREZZI 62 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Epoca VERONA LEGEND CARS LE AUTO PIÙ BELLE IN MOSTRA di Matto Valenti | Siamo a Verona Legend Cars 2016 dove, grazie a musei e collezionisti, sono esposte alcune delle auto più belle della storia, dall’inestimabile valore. Ecco un video perfetto per rifarsi gli occhi V erona - In Italia purtroppo non abbiamo più un vero salone dell’auto da quando quello di Torino ha chiuso i definitivamente i battenti nel lontano 2000. La passione per i motori però, anche nel nostro Paese, è più viva che mai. Per questo negli ultimi anni sono fioriti, un po’ dappertutto, eventi dedicati alle quattro ruote. In particolare al mondo dell’epoca, che attrae un numero sempre crescente di appassionati. Tra gli appuntamenti imperdibili c’è Verona Le- gend Cars, la rassegna dedicata al motorismo storico, che mette in mostra alcune delle auto più belle mai realizzate nella storia. Vere e proprie rarità, riportate alla luce per l’occasione grazie a musei e collezioni private di inestimabile valore. Il genio italiano Il nostro viaggio, in questa macchina del tempo vivente, parte dalla Carrozzeria Touring, una delle innumerevoli eccellenze italiane che negli anni ‘30 inventava il rivoluzionario metodo di costruzione Video Media “Superleggera”. Le auto fino ad allora presentavano scocche realizzate su un ossatura in legno, che poi veniva imbullonata al telaio. Gli ambiziosi ingegneri di Touring, nei loro laboratori a nord di Milano, in zona Portello, ispirandosi alla tecnologia aeronautica, svilupparono una carrozzeria in tubi di acciaio, da ricoprire con leggerissimi pannelli di carrozzeria in alluminio. Nasceva così il moderno concetto di scocca plasmata in un tutt’uno con il telaio, mentre la “pelle” d’alluminio non era altro che un rivestimento poco più che appoggiato allo scheletro. A Verona Legend Cars viene esposta la prima auto nata grazie a questa tecnologia, l’Alfa Romeo 6C 2300 Mille Miglia del 1937, ma anche l’ultima che ha sfruttato il brevetto originale, la Lamborghini 400 GT. Impossibile poi non notare l’Aston Martin DB4 Touring Superleggera, un’auto non solo strabiliante dal punto di vista del design, ma anche resa celebre dal film 007 Missione Goldfinger. Il mito nel motorsport Per chi non fosse ancora convinto della maestria assoluta dei carrozzieri del Bel paese abbiamo l’esposizione del Museo Nicolis (lo abbiamo visitato lo scorso anno), che quest’anno propone tre pezzi unici, scaturiti dal genio italiano. Dal prototipo Maserati A6 1500 Coupé di Pininfarina, che stupì il pubblico del Salone di Ginevra 1947, fino alla Fiat 1100 E Cabriolet “Vistotal” carrozzata da Castan64 ga, per finire alla sportivissima Fiat 1100 Sport Barchetta che partecipò alla Mille Miglia, con carrozzeria Motto del 1948. Lo stand che ancora oggi riesce a far ribollire il sangue è però senza dubbio quello delle Lancia da corsa. Dai prototipi delle gare endurance degli anni ‘80, come la LC1 e la LC2 con motori sovralimentati dalla potenza spaventosa, ci spostiamo sulle leggendarie Delta con livrea Martini Racing nelle versioni S4 e HF Integrale. Auto da corsa quasi imbattibili, come la Stratos con livrea Alitalia, capace di regalarci emozioni infinite con piloti del calibro di Sandro Munari e Walter Röhrl. Un’altro orgoglio italiano come Lamborghini torna sul tema del cinquantenario della Miura esponendo magnifici esemplari di tutti i colori, nelle varianti S ed SV, mentre i collezionisti di Jaguar hanno avuto un’idea molto originale. Nello stand vengono esposte alcune delle auto che hanno preso parte a famosi film degli anni ’50 e ’60, oltre all’immancabile E-Type di Diabolik. Un nuovo tuffo nel passato poi grazie alla presenza del Registro Storico Fiat e Abarth, che porta a Verona una 595 SS Assetto Corsa in condizioni perfette, con tanto di tetto rigido originale e una 124 da rally, perfetta per celebrare l’imminente ritorno della nuova 124, attesa nelle prossime settimane. Chiudiamo il nostro tour con i giganti del passato, i mezzi pesanti Lancia che ci parlano di un’età mitica dei motori, che oggi, purtroppo, sembra così lontana. Forse troppo. 65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito RC AUTO COME OTTENERE LO SCONTO di Daniele Pizzo | La parola magica è “negoziare”, sfruttando i preventivi che si possono ottenere sui comparatori online È arrivato il momento in cui la vostra compagnia assicurativa vi informa che la vostra polizza RC Auto sta scadendo. Vi recate in agenzia e scoprite che, nonostante non abbiate fatto nessun incidente, la fedeltà dimostrata negli anni, nonostante siate il migliore assicurato che una compagnia possa avere, non avete diritto a nessuna riduzione del premio. Anzi, la tariffa è aumentata per le ragioni più disparate: ci sono nuovi servizi accessori, o sono aumentati i massimali. Insomma, le compa66 Periodico elettronico di informazione automobilistica La prima cosa da fare è andare online e consultare i comparatori. Ce ne sono a decine e il Ministero dello Sviluppo Economico ne ha lanciato qualche anno fa uno, che si può consultare all’indirizzo www.tuopreventivatore.it. Inserendo i vostri dati otterrete una serie di preventivi, che sono vincolanti per le compagnie per 60 giorni. Quasi certamente troverete una tariffa online più vantaggiosa di quella che avete e a questo punto si aprono due strade: stipulare una nuova RC Auto con una compagnia diversa; contrattare con l’agenzia sulla base dei preventivi che avete ottenuto dalle altre assicurazioni. «La compagnia Tizio mi offre questa tariffa. Potete fare lo stesso prezzo?». Magari non otterrete la stessa tariffa, ma di sicuro vi faranno una controproposta ad un prezzo più Attualità basso. Le agenzie, hanno un margine di sconto che possono applicare con discrezionalità. Se optate per cambiare compagnia, sappiate che ormai è diventato facilissimo: dall’1 gennaio 2013 non esiste più il “tacito rinnovo”. Per cui non c’è bisogno di presentare disdetta prima della scadenza della copertura, a partire dall’1 luglio 2015 le compagnie di assicurazione recuperano i dati assicurativi dell’attestato di rischio dalla banca dati nazionale dell’IVASS, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni. Per la stipula del nuovo contratto non è più necessario presentare copia dell’attestato di rischio. Se avete dubbi sulla serietà della nuova compagnia assicurativa, provate a cercarla nell’Albo degli operatori sul sito dell’IVASS. Assicuratevi che sia presente. gnie per farvi pagare di più una scusa la trovano sempre. Che fare? La parola magica è: “negoziare”. E’ proprio quello che fanno gli assicuratori. Molti vi prospetteranno uno sconto se sottoscrivete un altro prodotto, come una polizza vita, infortuni, per la casa a cui magari non siete interessati. Davanti a queste proposte, spesso poco allettanti o poco chiare, prendete tempo e informatevi; che avete 15 giorni di copertura oltre la data di scadenza. Come? 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Attualità SCARSA MANUTENZIONE STRADALE, ORA È REATO. COSA RISCHIANO I GESTORI di Matto Valenti | Se un incidente è stato provocato dalla scarsa manutenzione, i gestori di strade e autostrade ora rischiano grosso L o abbiamo ripetuto tante volte. Non tutti gli incidenti sono causati da automobilisti distratti, spericolati o in stato psico-fisico alterato. In alcuni casi, infatti, la causa principale di una collisione è dovuta allo scarso livello di manutenzione delle nostre strade. Inutile soffermarsi sul pessimo stato di salute della rete viaria italiana. Buche di ogni forma e dimensione, gallerie scarsamente illuminate, guard rail e new jersey pericolosi o cedevoli, segnaletica poco visibile, e chi più ne ha più ne metta. Ormai ci siamo quasi assuefatti, ma il problema di fondo resta. Una strada pericolosa, prima o poi, rischia sempre di fare male a qualcuno. Strada dissestata? La responsabilità è chiara Finalmente però sembra che qualcosa stia iniziando a cambiare. Anche il Legislatore ha infatti riconosciuto che in tutti questi casi dovrà essere il gestore di quel determinato tratto di strada a rispondere dell’incidente, e a farsi carico delle eventuali responsabilità. A ricordarlo è la Legge che ha introdotto il reato di Omicidio Stradale, come ha ribadito in manie- ra esplicita una circolare di coordinamento con il Codice della Strada emanata dal Ministero dell’Interno, e recentemente inviata alle Prefetture e a tutte le Forze dell’Ordine. A rivelarlo è stato Il Fatto Quotidiano, che riporta integralmente i punti salienti della circolare. “La fattispecie generica di omicidio colposo è quella commessa con violazione delle norme sulla circolazione stradale, la cui pena rimane la reclusione da due a sette anni… Il reato ricorre in tutti i casi di omicidio che si sono consumati sulle strade… anche se il responsabile non è un conducente di veicolo. Infatti, le norme del Codice della strada disciplinano anche comportamenti posti a tutela della sicurezza stradale relativi alla manutenzione e costruzione delle strade e dei veicoli”. I gestori rischiano grosso Questo significa che se un tempo era difficile, se non impossibile, tirare in ballo lo stato di salute di una strada per definire le cause di un incidente, oggi invece ci sono tutti gli appigli giuridici per chiamare in causa il gestore della tratta in esa68 me, in caso di evidenti lacune nella sua manutenzione. La circolare si riferisce in maniera esplicita all’articolo 14 del Codice della Strada, che stabilisce i doveri degli enti proprietari delle strade. Come riporta Il Fatto, questo articolo ricorda che “Gli enti proprietari, allo scopo di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione, provvedono: a) alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi; b) al controllo tecnico della efficienza delle strade e relative pertinenze; c) alla apposizione e manutenzione della segnaletica prescritta”. E la nuova Legge non scherza affatto, visto che prevede pene molto severe – si rischia un’accusa per omicidio colposo - per chi ricopre ruoli di responsabilità all’interno degli enti proprietari delle strade. A questo punto c’è da sperare che Stato, Regioni, Comuni e concessionarie pubbliche e private si diano da fare per migliorare la sicurezza della rete viaria italiana, ormai giunta a un punto di non ritorno. La nuova legge riuscirà ad essere la leva decisiva per tornare ad avere infrastrutture sicure ed efficienti? 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica La sua durata si esprime in gradi di rotazione dell’albero motore, ed è quindi costituita dall’anticipo di apertura della valvola di aspirazione più il ritardo di chiusura di quella di scarico, rispetto al punto morto superiore. Per quale ragione esiste l’incrocio? Il motivo meccanico è evidente: non è possibile portare istantaneamente una valvola dalla posizione di chiusura a quella di massima apertura (lo stesso vale ovviamente per la successiva chiusura). Il movimento richiede un certo tempo per svolgersi, e deve avvenire in maniera graduale, anche se il regime di rotazione è molto elevato. Per questa ragione si adottano gli anticipi di apertura e i ritardi di chiusura delle valvole. L’adozione dell’incrocio determina inoltre un im- Tecnica portante vantaggio fluidodinamico. Grazie ad esso la valvola di ammissione è già ben sollevata dalla sede quando il pistone, scendendo verso il punto morto inferiore, inizia a esercitare la sua azione aspirante. Considerazioni analoghe valgono per il ritorno in sede della valvola di scarico. Durante l’incrocio le valvole sono entrambe aperte, sia pure parzialmente, e ciò consente di sfruttare l’effetto estrattore dei gas combusti, che escono dal cilindro con una considerevole velocità, per richiamare la miscela aria-carburante (o soltanto aria, se il motore è a iniezione diretta) presente nel condotto di ammissione e metterla in movimento prima ancora che il pistone abbia iniziato ad aspirarla, scendendo verso il punto morto inferiore. Risultati ancora più notevoli si ottengono sfrut- Durante l’incrocio sono aperte sia le valvole di scarico (che si stanno chiudendo) che quelle di aspirazione (che hanno già iniziato a sollevarsi dalle sedi COSA È L’INCROCIO di Massimo Clarke | Al termine della fase di scarico, nel cilindro rimangono dei gas combusti e allora… T utti sanno che la perfezione non è di questo mondo. Per quanto si progetti accuratamente e si lavori con precisione, questo è vero anche nel settore della tecnica motoristica, e la cosa ha le sue conseguenze. Verso il termine della corsa di scarico, mentre il pistone si avvicina al punto morto superiore, a un certo punto la valvola di aspirazione inizia ad aprirsi. Ciò avviene mentre quella di scarico non si è ancora chiusa; il suo ritorno in posizione di 70 riposo avviene infatti solo un bel po’ dopo che il pistone, raggiunto il punto morto superiore, ha invertito la direzione del suo movimento e ha iniziato la corsa di aspirazione, scendendo verso il punto morto inferiore. C’è quindi un certo periodo durante il quale entrambe le valvole sono aperte, anche se solo parzialmente. Una deve ancora chiudersi, mentre l’altra ha già cominciato il suo sollevamento dalla sede. Tale fase del ciclo di funzionamento del motore viene detta “incrocio”. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito tando le onde di pressione. Basta fare arrivare al cilindro un’onda di depressione, attraverso la valvola di scarico, per fare iniziare il movimento della carica (o dell’aria) e richiamarla quindi nel cilindro stesso. Tale onda di pressione negativa, che in seno ai gas presenti nel sistema di scarico viaggia con velocità sonica, deve arrivare nel momento opportuno. Con una determinata lunghezza del tubo di scarico, e con un dato albero a camme, questo si verifica solo in corrispondenza di un certo regime e nelle sue immediate vicinanze. Considerazioni analoghe valgono per l’anticipo di apertura della valvola di scarico e (in misura ancora più sensibile) per il ritardo di chiusura di quella di aspirazione, rispetto al punto morto inferiore. Dunque, tanto le prestazioni di punta quanto il carattere dell’erogazione del motore dipendono 72 Tecnica in misura fondamentale proprio da questi anticipi e ritardi, ovvero dalla fasatura di distribuzione, che viene determinata dal profilo delle camme ed è notevolmente influenzata anche dalla geometria dei cedenti (bilancieri o punterie) sui quali esse agiscono. Spesso la fasatura viene mostrata graficamente mediante il diagramma della distribuzione. Per ampliare il campo di erogazione, impartendo un andamento più favorevole alla curva di coppia ferma restando la potenza massima, in diversi motori si impiegano i variatori di fase. Questi dispositivi, oggi largamente utilizzati, possono essere di diversi tipi. I più semplici prevedono solo una variazione del posizionamento angolare dell’albero a camme rispetto alla ruota dentata di comando. In questo caso la durata della fase non cambia, ma variano l’anticipo di apertura e il ritardo di chiusura delle valvole. Il diagramma di distribuzione mostra graficamente i punti di inizio apertura e di fine chiusura delle valvole, ovvero gli anticipi e i ritardi rispetto ai punti morti. Nel caso qui visibile l’incrocio ha una durata di 42° 40’, data dalla somma di 18° e 24° 40’ Il movimento delle valvole è determinato dal profilo delle camme e dalla geometria dei bilancieri o delle punterie sulle quali esse agiscono. Modificando il posizionamento angolare degli alberi a camme rispetto alle ruote dentate che li azionano si variano i punti nei quali inizia e termina il sollevamento delle valvole stesse Periodico elettronico di informazione automobilistica Per mezzo di due comparatori centesimali, piazzati come mostrato nella foto, è possibile misurare l’alzata e rilevare con precisione i punti di inizio apertura e di fine chiusura delle valvole. Ciò è indispensabile quando si installano alberi a camme da corsa (o speciali, in fase di elaborazione del motore Durante l’incrocio ha luogo il lavaggio: la miscela aria-carburante prende il posto dei gas combusti all’interno del cilindro, che in questo caso si riduce alla sola camera di combustione, dato che il pistone è al punto morto superiore o nelle sue immediate vicinanze. Si potrebbe visualizzare la situazione immaginando che il fronte dei gas freschi avanzi e, agendo come un vero e proprio pistone fluido, “spazzi” la camera espellendo i gas combusti. Questo in teoria, perché in pratica il lavaggio non è mai proprio perfetto. In diverse condizioni di funzionamento del motore, una parte della miscela aria-carburante che è entrata nel cilindro segue i gas combusti nel condotto di scarico, e finisce sprecata. Ciò è ovviamente nocivo dato che, se il motore non è a iniezione diretta, causa l’emissione di idrocarburi. Vantaggiosa anche sotto questo aspetto si rivela l’adozione di una distribuzione a fasatura variabile. Inoltre, una certa quantità di gas combusti rimane all’interno del cilindro. Questi gas “residui” sottraggono una parte dello spazio a disposizione della carica e inoltre la riscaldano e la inquinano. Dunque sono svantaggiosi ai fini prestazionali. La loro quantità viene fortemente influenzata dalla durata dell’incrocio e dal carico: indicativamente è dell’ordine del 5-10% della quantità totale di aria aspirata, il che non è proprio poco. C’è però un aspetto positivo in tutto questo: la presenza dei gas residui determina una riduzione della quantità di ossidi di azoto emessi dal motore. Del resto, i sistemi EGR “funzionano” proprio inviando ai cilindri una parte dei gas combusti da essi prodotti… 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito FORMULA 1 GP DI SPAGNA 74 Periodico elettronico di informazione automobilistica 75 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica nuto anche dopo una foratura all’ultimo giro dopo una serie di attacchi a Vettel. Vittoria pilotata o meno per Verstappen (che francamente fa comodo a tutti) la corsa in Spagna ha mostrato che senza Mercedes il mondiale a due squadre è vivace e con un arrivo in volata (Raikkonen secondo a meno di un secondo) e Vettel in scia, l’attenzione sugli schermi c’era tutta, così come le domande e le polemiche. Andando con ordine, cominciamo dal suicidio Mercedes. Al via Rosberg scatta meglio di Hamilton che partiva dalla pole. L’inglese, al solito, invece che pensare alla sua traiettoria ha pensato a chiudere Nico che però lo beffa. Formula 1 Due curve, il tempo che Rosberg sistemi la mappatura sul volante e rallenta di quel poco che basta ad Hamilton per affiancarlo ma invece che restare in pista l’inglese va per prati, si gira in frenata e centra in pieno l’altra Mercedes. Fuori tutti e due, visi attoniti ai box e commento di Lauda: “Lewis ha fatto una stupidata, non era né il modo, né il posto né il momento per fare un attacco del genere. Ha chiesto scusa a tutta la squadra, si è scusato con Nico e per quanto ci riguarda la cosa finisce qui. E’ un incidente di gara, come ne sono successi tanti, solo che ha coinvolto due nostri piloti e non deve più ripetersi”. Gli ricordiamo che nel 1975 alla GP SPAGNA VERSTAPPEN, È IMPRESA STORICA di Paolo Ciccarone | Verstappen entra nella storia della F1; la Ferrari, invece, nonostante il suicidio della Mercedes, non riesce a vincere M anco col doppio suicidio delle Mercedes la Ferrari riesce a vincere. Quando spariscono Hamilton e Rosberg in un attacco folle che porta le due frecce d’argento nella sabbia, in testa ci finiscono quelli della Red Bull. E così, fra colpi di scena, strategie varie e colpi di coda, il GP di Spagna si chiude con un risultato storico: la vittoria di Max Verstappen, 18 anni e 7 76 mesi, appena promosso alla Red Bull. Buona la prima si potrebbe dire, oppure dica 33 visto che Max corre con quel numero. Nulla di tutto ciò. Il ragazzino si è trovato in testa alla gara dopo che alla Red Bull hanno deciso di modificare le strategie di gara, montando gomme morbide a Ricciardo, che era saldamente al comando, salvo poi richiamarlo ai box e facendolo cadere al quarto posto, posizione che ha mante77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 78 Periodico elettronico di informazione automobilistica 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito prima curva del GP di Spagna Lauda mise fuori corsa Regazzoni con l’altra Ferrari: “Vero, ma io ho fatto il botto alla prima curva, loro alla terza, sono stato più bravo io!”. A questo punto la Red Bull prende le redini della gara in mano. Ricciardo primo con Verstappen dietro e un incredibile Sainz che precedono le due Ferrari. Ergo, pur con due macchine in meno in griglia, le rosse sono finite dietro. La Red Bull non allunga a dovere, si comincia a lottare con le strategie, si marca ad uomo. 80 Periodico elettronico di informazione automobilistica Formula 1 Uno si ferma e monta le morbide, l’altro box fa lo stesso. Uno rallenta di un giro il cambio, l’altro lo anticipa. Fino a quando non accade l’errore che frega Ricciardo. Verstappen resta in pista fino al 34 giro, Ricciardo cambia al 28. Sono sei giri prima che lo obbligano poi a fermarsi ancora al 43 passaggio quando cede il comando del tutto. Se la Red Bull gli avesse montato le stesse gomme di Verstappen tenendolo in pista almeno cinque giri in più, avrebbe vinto lui. La Ferrari con Raikkonen ha seguito la strategia di Verstappen, mentre con Vettel ha sbagliato se- 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Formula 1 guendo Ricciardo. Infatti Sebastian si è fermato al 29 giro, un passaggio dopo Daniel salvo poi tornare ai box al 37 giro per montare le gomme medie. Se la Ferrari avesse seguito la stessa tattica usata con Raikkonen sul podio poteva essere una doppietta. Invece è andata così, con un Max Verstappen che si scioglie con la coppa in mano e il padre Jos che nei box trattiene a stento le lacrime. L’impresa storica è fatta, primo olandese a vincere, pilota più giovane a farlo e prima volta con la Red Bull. Non è nata una stella, ma qualcosa di più. 82 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Raikkonen senza mai offrirgli una vera opportunità di sorpasso. Anche in questo, certo favorito dalla conformazione di Barcellona, però... però la sua gara, come la sua carriera fino ad ora, è stata immensa. E allora 10 e lode perché le chiacchiere stanno a zero. E sempre perché le chiacchiere stanno a zero, voto 0 ad Hamilton perché è vero che Rosberg l’ha chiuso e ha avuto solo una frazione di secondo per decidere, ma è anche vero che se fai il pilota, anzi il campione di F1 è il tuo lavoro decidere in pochi attimi. Non a caso Lauda ha “battezzato” subito quanto accaduto, mentre Toto Wolf giustamente nel suo ruolo si è preoccupato di non inasprire una situazione che già non deve essere stata facile da gestire, rifiutandosi di incolpare l’inglese davanti alle tv di tutto il mondo. Quanto ai commissari, avendo visto penalizzazioni per situazioni molto più dubbie abbiamo Formula 1 qualche dubbio sul fatto che non avrebbero preso provvedimenti se si fosse trattato di altri due piloti (in fondo penalizzare Hamilton avrebbe voluto dire penalizzare doppiamente il team Mercedes), tanto più alla vigilia di Montecarlo e con il pilota inglese già ammonito e a rischio di penalizzazione di 10 posti in griglia di partenza in caso di un’altra reprimenda, con il rischio - in caso di penalizzazione - di chiudere di fatto il Mondiale a maggio... Siccome però noi non facciamo i team manager Mercedes, non abbiamo di queste remore e allora lo ribadiamo: voto 0 a Hamilton per aver distrutto la sua gara e quella di Rosberg nello spazio di 500 metri. Smarrito. Voto 10 invece a Rosberg, perché paradossalmente a Barcellona più che nelle gare precedenti da lui dominate ha dimostrato di poter davvero vincere questo mondiale, ribattendo colpo su colpo a Hamilton con una cattiveria agonistica che non gli avevamo mai visto: basta vedere lo splendido sor- GP DI SPAGNA LE PAGELLE DI MONTMELÒ di Giovani Bregant | Promossi, bocciati e rimandati a settembre nelle nostre consuete pagelle di F1. Max Verstappen stupisce, la Ferrari meno, mentre Mercedes... B arcellona 2016 come Monza 2008 o Montecarlo 1984, gare scolpite nella storia perché hanno battezzato campioni che poi avrebbero definito un’epoca. Certo, sono state tutti gran premi atipici, con i protagonisti annunciati per qualche motivo assenti o in difficoltà, ma i campioni si vedono anche dalla capacità di cogliere la prima opportunità che si presenta, non disgiunta da un pizzico di fortuna. 84 Ora non sappiamo se Verstappen sarà il nuovo Vettel, ma non si può liquidare con le circostanze a suo favore l’impresa del diciottenne olandese: in 2a fila al sabato con una monoposto mai vista, in gara ha prima resistito con mestiere all’attacco di Vettel subito dopo il via e quindi ha seguito Ricciardo come un’ombra. E quando si è trovato in testa lanciato verso la vittoria, perché è diventato evidente che la strategia migliore era la sua, ha resistito alla pressione di 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 86 Periodico elettronico di informazione automobilistica 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica che lo porta fino all’8° posto, che poi è il massimo possibile considerando pista e dotazione tecnica. Recuperone! fatto fare di chiudere così una gran bella carriera: l’inglese però guida con la solita professionalità e porta a casa tutto quel che può. Paziente. Voto 8 a Perez, che va ancora una volta a punti e ha pure il merito di stare davanti a Hulkenberg per tutto il fine settimana, prima che il tedesco (voto 5, sottotono) abbandoni con l’auto che sembra un caminetto d’inverno. Voto 7 di incoraggiamento a Kvyat, bastonato da Sainz al suo rientro in Toro Rosso e probabilmente zavorrato da un magone grande così, lui che fino a sabato era pur sempre stato l’unico ad andare a podio quest’anno con una lattina. Il risultato della domenica poi, con “quello là” sulla “sua” auto, non fa che ingigantire la malinconia. Da scacciare subito, pestando sul gas a più non posso. A punti, ma scaricato. E voto 0, soprattutto, all’abitudine che hanno pre- E voto 7 a Button, che con una McLaren molto migliore dello scorso anno ma molto meno veloce di quel che dovrebbe essere chiude in zona punti, domandandosi probabilmente chi glielo ha passo dopo il via e anche il modo in cui ha chiuso l’inglese prima dell’incidente. Hamilton negli ultimi due anni ha costruito il suo predominio sul tedesco anche con manovre così, evidentemente Nico ha finalmente imparato e ora anche l’inglese lo sa. Grintosissimo. Un altro grintoso fin dal primo metro è stato Ricciardo, splendido dominatore della gara finché non è apparso evidente che la sua strategia non era quella buona per vincere. Certo, il suo tentativo su Vettel nel finale rischiava di finire in una constatazione poco amichevole, ma l’australiano ci prova sempre e a noi piace anche per questo. La foratura gli impedisce di riprovarci negli ultimi giri e così chiude 4°, ma per noi è ancora una volta da voto 10, anche se oggi tutti parlano del suo compagno di squadra. 88 Formula 1 E a questo, temiamo per lui, dovrà abituarsi. Generoso. Un altro che ha fatto un garone, ma per colpa di “quello là” non se lo è filato nessuno è Sainz, che ormai a questa situazione ci ha fatto il callo, ma non per questo pesta di meno sul gas, anzi: convincente in qualifica, ottimo in gara dove inizialmente occupa perfino la terza posizione, di più con una Toro Rosso non si poteva proprio fare. Voto 9, (quasi) fenomeno. Si è visto poco, ma un po’ per disgrazie altrui un po’ per meriti propri Bottas porta a casa un 5° posto che è più di quanto la Williams valeva a Barcellona. E allora voto 7,5, concreto. E voto 7 di consolazione a Massa, la cui gara viene rovinata dal box Williams già al sabato: il resto è una lunga rincorsa 89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 90 Periodico elettronico di informazione automobilistica 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Formula 1 mentre gli altri fanno progressi non riesce a portare delle evoluzioni in grado se non di chiudere il gap quanto meno di accorciarlo (e sono anni ormai che le cose vanno così). Voto 2, comunque, a chi fa girare voci su un Arrivabene scaricato a fine stagione, perché anche in Formula 1 ci vuol pazienza. Voto 0, soprattutto, a chi magari ci sta pensando davvero di lasciarlo a casa, perché la Formula 1 non è il calcio e speriamo che continui così, che di problemi ne ha già tanti. so tutti i big - quando qualcosa va storto in pista - di tornarsene ai box con il casco ben piantato in testa per non offrire ai tifosi uno straccio delle loro emozioni, pensieri e parole. Tutti a camminare come automi - ma a dire la verità ci ricordano più le truppe in divisa bianca e un po’ sceme di Guerre Stellari - fino alla prima saracinesca. Vi diamo una notiziona: le vostre ville, barche e altre amenità sono pagate anche dalla vostra capacità di dare emozioni al pubblico, di essere campioni e personaggi espressivi e pensanti oltre che piloti. Altrimenti tanto vale guardare una gara di modellini radiocomandati, dove tra l’altro ci sono anche più sorpassi. E quelle due monoposto rosse che dovevano lottare per il Mondiale fin da subito, anzi no da Bar92 cellona, anzi no ma certamente vincere al primo problema Mercedes? A podio, ma sui gradini sbagliati, e senza un vero perché. La gara, i ferraristi, la perdono in realtà al sabato, quando girano inspiegabilmente molto più piano rispetto alle libere. Sono tornati dunque i fantasmi del passato, con una monoposto capricciosa che si rifiuta di funzionare a dovere al primo alito di vento o mezzo grado di temperatura diverso dalle condizioni ideali? Pare proprio di sì. Ma di questo i piloti non hanno colpe particolari. E allora voto 7 a Vettel, che ci prova disperatamente a prendere le Red Bull ma senza grande costrutto, e voto 7,5 a Raikkonen perché stavolta il primo dei due è pur sempre lui, e al sabato non è questione di strategia. Voto 4, però, allo staff tecnico della Ferrari, che 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 94 Periodico elettronico di informazione automobilistica 95 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica strafare: la devo pensare come una bella sessione di prove libere. Così ho fatto e ci ho preso gusto perché dopo 3 curve non solo avevo rimontato due posizioni, frutto di un’uscita di strada di due concorrenti, ma ero già sostanzialmente rientrato nel gruppetto di coda. Curva dopo curva inizio a preparare i sorpassi e, complici i vari “ingarellamenti” degli altri, riesco a passare le altre compatte francesi a colpi di due. Al termine del primo giro sono già tredicesimo, ovvero sono riuscito a recuperare sei posizioni in 4,2 km. L’appetito vien mangiando ed inizio a puntare un gruppetto di avversari che nel frattempo ha già guadagnato qualche metro. Mi faccio sotto e dopo due giri inizio a battagliare anche con loro. Ne passo uno al giro inventando- Sport mi sorpassi all’interno ed all’esterno del curvone, al Carro, ma anche alla curva 16...tutt’altro che facile visto che si percorre in terza con una traiettoria abbastanza scorrevole. Mi sento bene, ho tutto sotto controllo e giro dopo giro recupero posizioni addirittura inaspettate visto che mi metto dietro durante le qualifiche mi aveva sonoramente bastonato: in questo trofeo, l’ho capito dopo, per ottenere una buona casella in griglia bisogna lavorare sodo sulle scie. C’è chi lo fa ed i risultati, nel bene (in qualifica) e nel male (in gara) si vedono. Buon per me e per il team Oregon che ci portiamo avanti e nel pieno rispetto degli avversari riusciamo a chiudere la corsa con una decina di sorpassi effettuati in sesta posizione. Un risultato già eccezionale, considerando CLIO CUP 2016 A MISANO MASTERPILOT 4° IN GARA 1 di Emiliano Perucca Orfei | Gara emozionante con una rimonta che ha infiammato gli animi. Divertimento allo stato puro, anche se alla partenza... T anti anni di sport una cosa me l’hanno insegnata: non mollare mai. Una concetto semplice, ma estremamente difficile da applicare soprattutto quando ti ritrovi con il motore ammutolito nel bel mezzo di uno schieramento di partenza “tosto” come quello della Renault Clio Cup 2016... Ed invece, con il semaforo spento da alcuni istan96 ti e tutti gli avversari che sfrecciano a destra e a manca mentre cerco di riavviare il motore l’unica cosa che penso è quella di stare calmo, sperando che tutti ti vedano e riescano ad evitarti. Scampato il primo pericolo, mentre il quattro cilindri millesei da 220 CV riprende vita dopo il mio clamoroso errore nello stacco della frizione, riparto con determinazione ma senza la voglia di 97 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Sport Video com’era iniziata la corsa, impreziosito da alcune penalità inflitte dal direttore di corsa ad alcuni avversari...che mi hanno fatto balzare addirittura in quarta posizione! Incredibile davvero. Non me lo sarei mai aspettato di riuscire a chiudere la mia prima gara nella Clio Cup in una posizione così onorevole, ma evidentemente la fortuna ha voluto aiutarmi dopo una partenza così difficile. Ora sono primo nella esclusiva classifica della Clio Cup Press League 2016: Mancini (Elaborare), Sabbatini (Autosprint) e Pirovano (Motorpad) me li sono messi dietro. Ora non mi rimane che aspettare la fine del campionato sperando che nessuno di loro metta il muso della loro Clio davanti al mio... La Clio Cup 2016 si è dimostrato un monomarca davvero impegnativo e di altissimo livello. La gestione della Fastlane Promotions è eccezionale ed anche il contesto del weekend di gara della Peroni Race è davvero convincente. Nel weekend di corsa ci sono davvero tante corse e grande attenzione anche per le vetture storiche, 98 molte delle quali da perdere dei pomeriggi a guardarle. La Clio Cup, come avevo già scritto anche nel report delle prove, si è dimostrata un’auto davvero professionale, piacevole da guidare ma ricca di segreti da scoprire giro dopo giro:. Una macchina che offre grande possibilità di messa a punto, ben controllata dai commissari della Renault che non hanno alcuna remora nel verificare motori, cambi e componenti varie di tutte le vetture iscritte. Una garanzia di qualità che assicura a tutti e 19 i partenti una competizione sportiva e corretta. Un grande plauso, dunque, a Renault che da sempre crede nelle attività sportive e le supporta con ottimi prodotti ed interessanti attività di comunicazione, ma anche al promoter Fastlane Promotions che nel corso degli anni ha messo in macchina ed ha portato ai massimi livelli del motorsport mondiale fior fior di piloti. Se volete iniziare a correre questo è certamente il posto giusto. 99 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Rally DAKAR 2017 MARC COMA: «TORNA L’AVVENTURA!» di Piero Batini | La Dakar delle Tre Capitali, ripetono, ma sarà una Dakar più corta, 12 giorni, più “tosta”, più completa, con variazione sul tema “Sabbia”, e molta più Avventura di quanto se ne sia vista negli ultimi anni. «Sarà una Dakar che non ti aspetti» M ilano, 4 Maggio. Deus Ex Machina, un brand e un gioco di parole per un luogo piacevole, e un quartiere che si ispira alla Moto, in tutte le sue sfumature possibili ma soprattutto urban, in una Milano che non ce la fa ad essere normale, che vuole qualcosa di più e lo manifesta sorvolando sulle righe alla ricerca dell’intonazione giusta. L’ambiente è eccellente, non c’entra molto con le Moto da deserto, ma lì proprio quelle Moto e i Dakariani convenuti per la presentazione all’Italia della Dakar 2017, si sentono assolutamente a loro agio. Si vede che è l’anima, ancora prima dello stile. C’è stata grande attesa per il percorso della Dakar prossima ventura. Ne abbiamo già parlato e abbiamo visto dove, almeno al momento attuale, si è andati a parare. In questi casi l’attesa rende gli stati d’animo più “liquidi”, bisognosi di rassicurazioni, di certezze. E per venire ad offrircele, Marc Coma, il nuovo Condottiero della Dakar che ancora ci lascia sorpresi per il così deciso di cambio di rotta che ha dato alla vita e alla carriera, ha attraversato le Alpi. Ci parla a lungo, serenamente, e questo ci fa pensare che, catapultato nella situazione più critica che la Dakar ha conosciuto da quando è sbarcata in Sud America, il Penta Campeon va trovando la sua misura e il suo posto nel labirinto di creazione dell’ultima avventura del Motor Sport. In breve, sarà una Dakar più corta del solito, sei più sei giorni, attraverso tre Paesi con caratteristiche geografiche, morfologiche e climatiche molto diverse. 100 Il Paraguay, new entry, 29° Paese che si iscrive al club della Dakar, ovvero il tocco di tropicale che vuol dire molto di più che una caipirinha all’ombra del patio. La Bolivia, l’altopiano affascinante già conosciuto a Uyuni, e prossimamente anche di Oruro, La Paz e il Lago Titicaca. Argentina, la compagna della Dakar da quando esiste nel Cono Sud, con la sua pampa noiosa e le sue insidie andine e nel bollitore di Fiambala. Che altro? Il dettaglio è ancora di là da venire, ma nessuno meglio di Marc può farcelo gustare in anteprima. Una cosa sì, l’accesso alla Dakar, che è a invito o accettazione, non basta iscriversi, quest’anno passa anche dal Merzouga, il nuovo acquisto di ASO che va in onda questo mese, e che diventa ad un tempo scuola, propedeutica e esame. Parliamo dunque di questa Dakar appena confezionata, almeno nelle linee generali. Sarebbe interessante capire come si è sviluppata la situazione geografica e politica che ha prodotto la configurazione attuale. Tentativo di negoziazione all’”ultimo sangue” con il Cile? Con il Peru? E poi? Marc Coma: «No, non “all’ultimo sangue”, e con il Perù non abbiamo neanche iniziato a parlare perché la situazione si presentava già impossibile. A luglio ci sono le elezioni, non c’è un governo, e quando ci sarà è un momento in cui saremmo già fuori tempo massimo per la prossima edizione. Parleremo per il prossimo anno. Questa la verità del Perù. Con il Cile abbiamo parlato praticamente fino al giorno prima della pre101 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica sentazione della Dakar a Parigi. Per andare in un Paese la Dakar ha bisogno del supporto del suo Governo e di un contesto positivo di collaborazione, che non si è realizzato quest’anno in Cile. Per questo è facile capire perché il Cile non è nel novero dei Paesi attraversati dalla Dakar 2017. Ma il discorso, che dipende da molti fattori, non è certamente chiuso per il futuro». Beh, il Paraguay. Era da un po’ che bussava alla porta della Dakar. Finalmente ce l’ha fatta. Lo consideri ancora facente parte di un piano “B” o il Paraguay è da considerare come la Bolivia, un esperimento da sviluppare in un programma sempre più importante? «Il Paraguay è già un ingresso importante. 102 Rally I paraguayani hanno fatto due volte una Dakar Series, Asuncion è la Capitale di una Nazione e un bel posto per dare la partenza alla Dakar, e si aggiunge alla lunga lista di grandi Città, quali Parigi, Lisbona, Barcellona, Lima, Buenos Aires, e le altre dei 29 Paesi che hanno fatto parte del “club”. La Città è bella, logisticamente può offrire molto, la gente laggiù è iper motivata, e sono sicuro che ritroveremo quell’enorme passione che abbiamo trovato in Bolivia e Cile, per esempio, o quando siamo venuti per la prima volta, nel 2009, a Buenos Aires». E dal punto di vista logistico, allora, dove sbarcheranno i mezzi? A Buenos Aires, o in Uruguay o Brasile? «La Nave arriverà a Buenos Aires. Ma per i Piloti 103 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione automobilistica Rally non sarà un problema, perché i Motociclisti potranno prendere l’aereo direttamente per Asuncion, e lì troveranno la loro Moto. Solo gli autisti dei mezzi di assistenza, e delle auto, ma di solito non sono i Piloti, dovranno guidare i mezzi fino alla Capitale del Paraguay, ma è un bel viaggio alla scoperta del litorale Est dell’Argentina. Mille chilometri». Il Paraguay entra, è a battesimo. Hai già un’idea del carattere che darà alla prima parte della Dakar 2017? «Partenza del Rally e prima tappa, comprendente la parte agonistica, in territorio paraguaiano. È la prima tappa della Dakar, non è un Prologo e non è una Tappa chiave, è chiaro. Ci proponiamo che sia una tappa molto bella, uno show magnifico, non lunga. Uno scorcio caratteristico del Paese, per una tappa comunque non facile!». In Bolivia la Dakar trascorrerà più giorni rispetto al passato. Intanto, perché “solo” dodici tappe? E che si scoprirà di nuovo nel “Paese più vicino al cielo”? «I dodici giorni dipendono dal calendario. Ogni anno si avanza. Non possiamo partire il primo gennaio, domenica, o addirittura il 31 dicembre, ti immagini come sarebbe difficile organizzare la partenza quando tutti sono ancora in festa? Come pretendere che i volontari lavorino in piena festa e di domenica? Poi, vogliamo finire il sabato. Il gioco è forzato. Non è un voler ridurre li numero dei giorni. Questa volta andrà così, l’anno prossimo vedremo. Vorrei comunque rassicurare il “popolo” dei “Dakariani”. Più corta non vuol dire più facile. Questo no, assolutamente no. Anzi. In Bolivia staremo più giorni, e ancora non diciamo come abbiamo distribuito le tappe Marathon. Già l’insieme Paraguay-Bolivia sarà qualcosa di nuovo e comunque impegnativo. Poi ti dico come!». In Bolivia, d’accordo, una domanda precisa. Si vedrà il Lago Titicaca che doveva caratteriz104 105 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito zare la Corsa dello scorso anno? «Tranquilli, è sicuro, si vedrà il Titicaca. È un’immagine emblematica, affascinante, importante per la Dakar. Una chiave. La Dakar non è solo un Rally, una Corsa difficile, è un contesto. È i Paesi che attraversa, il contesto geografico, estetico, emozionale che i Piloti scoprono, affrontano e riportano a casa come esperienza. I Paesi che hanno capito questo hanno fatto della Dakar la vetrina della loro Terra, una festa, un momento sociale, e per questo lavorano insieme a noi, non per noi o per loro. Insieme. Guarda Uyuni, è una festa gigantesca, una fiera. La Dakar non è una cosa che arriva da lontano, passa e va via. La Dakar resta nel Paese, nella gente. Il Titicaca, ecco, è un modo per dimostrare questo, per far vedere quanto la Bolivia tenga alla Dakar». 106 Periodico elettronico di informazione automobilistica Rally «La gara dei Camion avrà un nuovo regolamento tecnico, questo sì, ma per quanto riguarda le Macchine è appena finito lo studio preparato dalla FIA, è una cosa che si fa ogni anno, e non ci saranno rivoluzioni. C’è qualche proposta, un millimetro in più o in meno sulla misura della flangia, o l’idea di ridimensionare l’utilizzo dei sistemi sollevatori delle auto in caso di insabbiamento, ma poche cose, e piccoli cambiamenti, se ci saranno. È importante, con i regolamenti, non sbagliare, e per questo i cambiamenti, quando presenti, devono essere progressivi». Poi è intervenuto il maltempo… «Non siamo in Cile e non in Perù, non ci saranno le sabbie di quei Paesi. È normale che sia così, ma penso che la Bolivia del Nord sia un luogo interessante, c’è la sabbia, il fuori pista, ed è il posto ideale per far tornare la Dakar a uno spirito un po’ più africano, più avventuroso. Poi c’è l’Argentina, che conosciamo, e Fiambala è un luogo “interessantissimo” da questo punto di vista. Alla fine penso che avremo i nostri giorni di sabbia!». L’immaginario della Dakar è associato fortemente alle dune, alla sabbia. No Cile, no Perù, no dune. È un problema? È proprio così? A Fiambala, lo scorso anno, c’era in programma una diversa interpretazione del “catino” arroventato di Fiambala. Maggiore equilibrio di gara dal punto di vista dei terreni? «Sì, penso che ci sarà un maggiore equilibrio nei giorni di gara. Non ci sarà la foto della grande duna, ma ci sarà tutto quello che serve. Ho già visto delle cose… vedrete, sarà una Dakar bella, interessante, come non avete mai visto in Sud America». Tappa Maraton, da definire nel dettaglio, ma si è parlato di tappe lunghe, e lunghissime, e di arrivi di notte. Roba d’altri tempi. È plausibile? «Come ti dicevo, non sarà una Dakar facile, e penso di sì, che sia plausibile. Penso che sarà una Dakar diversa da quella che abbiamo conosciuto in tutti questi anni in Sud America. Sarà una Dakar con più Avventura, con più prove speciali lunghe. Tre, quattro speciali di oltre 450 chilometri circa, una che potrebbe andare oltre i 700 chilometri. Meno chilometri di trasferimenti, più avventura, pensiamo che si possa fare, ci crediamo e lavoriamo forte per dare questo ai nostri Concorrenti». Si è parlato anche di dare un’occhiata ai regolamenti, soprattutto per quanto concerne le Macchine. È vero? 107 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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