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Gtrmama V A R I A N T I F REPLICHI-; Alla fine del X V I secolo Francoforte sul m o n d o della natura morta. M e n o si presenta come centro di produzione- È all'interno d i questo quadro sintetico, artistica di importanza rilevante, costituendo aperto alle influenze eterogenee che i diversi città ospitale per pittori soprattutto fiammin- i m m i g r a t i potevano offrire, che, accanto a So- ghi che, per sfuggire alle persecuzioni religio- reau, si afferma la personalità di Flegel la cui se, trovano i n essa rifugio e commesse. Sarà i l attività è stata sistematicamente studiata da I . caso di Gillis van C o n i n x l o o , di Daniel So- B e r g s t r ò m (1956, 1977) e soprattutto da M a i - reau, che nella vicina Hanau fonderà una nota ler (1956) che ha ipotizzato, i n presenza d i un accademia di natura morta, di Georg Flegel, numero estremamente r i d o t t o di opere data- che, dopo aver collaborato con il pittore te, o l t r e t u t t o concentrate negli u l t i m i anni di fiammingo vita del maestro, dal 1635 al 1638, un anda- itinerante Lucas van Valken- borch, p r o p r i o grazie a quest'ultimo o t t e r r à mento stilistico a cui evidentemente riman- la cittadinanza di Francoforte nel 1597. diamo. Ma un altro personaggio sarà indubbia- Se i n altra occasione (Bergamo 1982) si era mente di importanza centrale per lo sviluppo affrontato i l tema della pittura di fiori in Fle- e il rinnovamento artistico della città: per cin- gel, l'attuale permette di documentare i l pro- que anni, dal '91 al '94, sarà suo cittadino an- cesso delle «varianti» con cui Flegel, ma come che Georg Hoefnaghel, i l miniaturista e l ' i l l u - lui anche g l i altri autori della prima genera- stratore la cui fama e i l cui prestigio devono a zione, da Ambrosius Bosschaert a Jan Brue- t u t t i g l i effetti essere considerati essenziali per ghel, operava. Tale metodo viene espresso l'affermazione, a cavallo dei due secoli, del con chiarezza da C. G r i m m (1977) commen- 112 tando la «Natura morta con roemer e pipa» di Jacob Marrell costituiscono una sorta di di- Francoforte sul M e n o : «A proposito del di- zionario che viene opportunamente impiega- pinto in esame, come pure del « R a m o d i pe- to a secondo delle necessità. sco» nello Hessisches Landesmuseum di Questo procedimento permette di rincor- Darmstadt, giova osservare come la composi- rere da natura morta a natura morta il medesi- zione si basi su un insieme di singoli studi m o «ritratto», più specificatamente, come nel (...) secondo un espediente cui fecero ripetu- caso dei due d i p i n t i posti i n paragone, d i re- tamente ricorso quasi tutti i p r i m i p i t t o r i di plicarne fedelmente l'impianto e la fisiono- natura morta, soprattutto olandesi. La com- mia dell'apparato, sostituendo o integrando posizione, risolta come aggregazione di sin- eventualmente la composizione con ulteriori goli m o t i v i di per sè intercambiabili, porta presenze. Sarà l'integrazione delle fragole e peraltro Flegel a trascurare i rapporti propor- della ciliegia agli estremi della composizione zionali, per cui i boccali, i bicchieri, le posate nel d i p i n t o di tav. 11 e la presenza, sul bordo e anche i l pane, i frutti, g l i animali non sem- della ceramica estremorientale, del pappa- pre sono posti i n relazione reciproca secondo gallo. le loro dimensioni effettive (1977, p. 57). N e l già citato saggio di C. G r i m m , i l pro- Se si prendono in esame i d i p i n t i n. 47 e di blema del simbolismo presente nella prima tav. 11 l'osservazione dell'indipendenza relati- natura morta tedesca era stato affrontato r i - va dei singoli elementi che compongono la chiamando la pluralità dei riferimenti, di na- scena diventa palmare una volta superata una tura vetero e neotestamentaria i n primo luo- prima impressione di «verosimiglianza» che go, ma anche legati ai cicli della stagionalità l'autonomia del soggetto produce singolar- come a quello dei sensi dell'uomo. Una com- mente. A essi si p u ò aggiungere un d i p i n t o il- plessità, se vogliamo anche una contempora- lustrato e commentato da Sam Segai (Tu- neità di livelli semantici che non si escludono bleaux, v o i . 7, n. 3, fig. 9) che replica con alcu- ma che possono coesistere in una sorta d i «di- ne varianti i l soggetto i n discussione. zionario» figurato; e oltretutto occorre segna- I l processo di organizzazione del quadro lare come, p r o p r i o per il sistema di citazioni e che si vuole richiamare si caratterizza allora di repliche che l'immaginario conosce, nel come «sommatoria», e evidentemente anche passaggio da quadro a quadro, da pittore a impaginazione plastica, di una qualità etero- pittore, la complessità ora citata p u ò benissi- genea di «ritratti» del m o n d o naturale e del m o conoscere un allentamento se non anche m o n d o artificiale registrati naer het leven, «dal una totale scomparsa. vero», per usare una espressione del biografo È altrettanto vero p e r ò che le presenze fi- della pittura del N o r d Karel van Mander: gli gurali nelle due nature morte di Flegel che album di schizzi ad acquarello di Flegel, come stiamo discutendo appartengono nell'integri- quelli di Jan Brueghel e successivamente di tà alla tradizione iconografica nordica che, dal 113 47 - Georg Flegel, Alte Pinakoteek, Monaco. tardo Medio Evo, attribuisce come segnacasi di Monaco trova i l suo culmine nella figura o attributi nell'illustrazione delle scene sacre del pappagallo i n posa, animale che « s e m p r e o allegoriche. Cosi i n entrambi i d i p i n t i sem- ama la purezza e i l nitore, e perciò vuole bra esservi una voluta confusione plastica di sempre fare i l suo nido nelle parti d'Oriente, un piano della «terra», legato alla ricchezza, al- per i l fatto che lì n o n piove e così i l nido e la preziosità e ai suoi desideri, e un piano del lui stesso non possono essere deturpati dalla «cielo» che nel d i p i n t o della A l t e Pinakothek lordura, dalle macchie o dal fango» (JJbellus III tav. 11 - Georg Flegel, coli. priv. de natura animalium, X I X ) . ne dell'uccello, aumenta per cosi dire i frutti Ma altri soggetti, altrettanto consolidati nella tradizione scritturale e simbolica, allu- legati a una simbologia celeste, come le fragole e la ciliegia. dono all'universo religioso: il bicchiere e i l A questa prima classe di oggetti si con- grappolo d'uva bianca, il garofano e la noce. trappone una seconda, legata all'appetito ter- E un analogo ragionamento p u ò essere tatto per la variante che, se vede l'eliminazio- reno e centrata sulla presenza del topo, i n questa occasione letto probabilmente nella 115 48 -Jacob Flegel, coli, priv sua capacità di smodato appetito, di devastan- brio dei soggetti presenti, almeno dal punto te consumatore; a esso possono essere asso- di vista simbolico. ciati i simboli del lusso e della ricercatezza: le I n ogni caso comunque, evitando cioè monete scodellate sparse sul tavolo e i biscot- proposte di letture esaurienti o univoche, ti confetto. Come già detto nell'esemplare d i sembra evidente nell'immaginario prescelto Monaco le fragole sono sostituite da due i n - da Flegel nell'occasione una voluta alternanza setti, modificando quantitativamente l'equili- fra ricercato e comune, nella preziosità del ve- 116 tav. 12 -Jacob Flegel (?), coli. priv. tro lavorato, capace di scomporre la luce in quest'ultima figura si vuole percorrere una variata molteplicità di riflessi dal piede al breve ricognizione una volta segnalata una in- una bordo e nella provenienza «lontana» della cio- teressante replica della figura di tav. 11, a indi- tola ricolma di frutta secca e nella «vicinanza» care la fortuna di un soggetto indipendente- regionale delle monete e dei biscotti, nella mente dalla produzione del singolo maestro. presenza infine del topo, nemico altrettanto I l d i p i n t o di tav. 12, che ripete con alcune comune delle dispense e dei magazzini. M a su sostituzioni nelle presenze sparse sul piano 117 49 • Sosos di Pergamo (copia II sec. d. C.) Pat imento non spazzato, mosaico,/wr/„ Musei Vaticani, Città del Vaticano. 50 - Ludovico di Susio, pari.. City Art Museum, St. Louis (U.S.A.). 51 -Jacob Hoefnaghel (da Georg), Arcbetypa Studiarne Patris, pari.. Francoforte 1592. 52 - Jan Brueghel il vecchio (!*), Rosa e sorcio, Pinacoteca Ambrosiana, Milano. 118 53 - Jacob de Gheyn, Quattro topi, acquerello, Rijksmuseum, Amsterdam. l'impianto conosciuto di Flegel, denuncia dese al figlio di Georg Flegel, Jacob. Se la ma- una concezione plastica e una maniera di resa niera del figlio sembra conoscere una stesura delle diverse materie sostanzialmente diverse. più secca e sbrigativa rispetto a quella del pa- Recentemente (Tabkaux n. 11, 1984) Ing- dre (si veda a questo proposito l'esempio illu- var Bergstròm ha reso noto un congruo nu- strato al n. 48), l'immaginario rappresentato mero di nature morte, alcune delle quali mo- dajacob segue in alcuni esiti particolarmente, nogrammatej F, e riferite dallo studioso sve- come nell'esempio illustrato alla tav. 12, l'uni- 119 verso oggettuale del padre, esemplificando variante esposta a Amsterdam 1983 n. 52 en- un sistema di ripetizione consueto nel modo trambi attribuiti da Ingvar B e r g s t r ò m alla ma- di produzione nordico. E allora possibile, in no di Georg Hoefnaghel, alla coppia di rodi- via congetturale, assegnare proprio al figlio i l tori ( n . 50) che compaiono al centro della na- documento di tav. 12, i n una fase di apprendi- tura stato, di dipendenza, almeno tematica, rispet- nell'istante dell'aggressione al cibo, e quindi morta di Ludovico di Susio, colta to ai soggetti del padre. nell'istantanea tanto più singolare quanto ra- N e l caso d i Jacob si tratterebbe allora di pido e i l m o v i m e n t o dell'animale prima e do- una citazione puntuale, nell'ordine dell'eser- po i l furto. Tempii! edax rerum: alla figura cizio didattico; ma il m o d o di produzione pit- maggiore, derivata dalla mitologia classica d i torico del N o r d conosce con insistenza la re- Kronos-Saturno, colto nel rovinoso intento plica e la variazione rispetto a un soggetto co- di divorare la propria prole e la cui figura è mune: questo i l m o t i v o che ha fatto scorpora- stata ripercorsa da E. Panofsky i n un celebre re, da tale pittura e nella suggestione dell'ac- saggio dedicato al «Padre t e m p o » (1975, p. 89 cattivante figura del topo che campeggia nei sgg.) si p u ò aggiungere anche quella più do- dipinti di Flegel, una accelerata citazione d i mestica e comune, legata alla esperienza di documenti coevi, a partire da una eccezione, t u t t i i g i o r n i , del topo colto nell'intento di d i - un frammento del « p a v i m e n t o non spazzato» vorare i l cibo: velocità di azione e sproporzio- di Sosos, databile al I I secolo a.C, i n cui il no- ne fra la dimensione dell'animale e l'effetto stro animale sembra iniziare la sua fortunata che p u ò provocare ne fanno una figura illu- comparsa nella specie del «divoratore» colto o strata nel m o m e n t o i n cui se ne vuole esorciz- sorpreso di profilo, nell'atto d i soddisfare u n zare l'azione. Che p o i ambiguamente esso bisogno primario come la fame. Quello del possa anche associarsi all'abbondanza del rac- mosaico ellenistico è virtuosistica collezione colto, che ancora l'occhio indagatore d i un Ja- di avanzi fra loro anche incoerente, una sorta cob de G h e y n ( n . 53) possa ritrarlo i n pose di campionario disordinato da cui emerge, diverse con la stessa attenzione al fenomeno appunto nella fotogenia della veduta laterale, dimostrato nel registrare i l v o l t o umano co- il nostro protagonista. me segnalato già i n Baden-Baden 1979 e suc- Dall'antecedente che era necessario citare, si p u ò passare a una famiglia di esempi che sembrano legati da un medesimo capostipite a partire dalla incisione di Jacob Hoefnaghel (n. 51) tratta dagli Archetypa Studiaquepatris, e quindi riferibile all'attività simbolica di Georg, all'acquerello d i Jan Brueghel dell'Ambrosiana ( n . 52) di cui è conosciuta una 120 cessivamente i n Alpers 1984, questo è ulteriore elemento che rende complessa una attenzione al reale altrimenti orientata esclusivamente verso una interpretazione puramente letteraria, legata alla cifra simbolica espressa dalla pura e semplice presenza della figura. M a l'osservazione della natura che spinge de G h e y n a cogliere le discordanti pose dell'animale, in una sorta di dizionario delle getto alla composizione variata del quadro di figure possibili, denuncia un interesse per la natura morta, di offrire del protagonista la resa fotogenica del soggetto della pittura indi- lettura più integra. Per questo si è preferito pendentemente dal suo contenuto, dalla sua segnalare, rispetto a altri esiti impaginativi in posizione simbolica all'interno di una pos- cui i l nostro protagonista poteva assumere sibile gerarchia del naturale, convenzionaliz- una funzione complementare rispetto alla za infine una «copia dal vero» che conosce, scena principale, come i n un Savery o un V o - più di quanto non possa apparire immedia- smaer, ai piedi di una composizione di fiori, tamente, alcune figure affini per importanza impagi na- regole pregiudiziali vincolanti e convenzionali. quello, L'obiettivo nell'isolamento nell'astrattezza è dello dell'incisione o certamente tiva e posa, al documento da cui abbiamo pre- schizzo, so le mosse, i n cui viene indiscutibilmente af- nella p i ù complessa partecipazione del singolo sog- fermata la centralità palesemente ostentata dell'animale. 121 RITRATTO DITI.A COLLEZIONE La soddisfazione con cui i l collezionista illustrata, d i un atteggiamento che prende le Jan Govertsen, effigiato da H . Goltzius nel mosse in un intricato concentrarsi di interes- d i p i n t o ora al Boymans-van Beuningen, mo- se scientifico, di gusto dell'accumulo, della stra all'osservatore alcuni esemplari della sua m e n t a l i t à del magazzino, come quella espres- raccolta di conchiglie, accentuando desiderio sa dalla vincente borghesia, la cui propensio- e proprietà con l'atto di manipolarle, p u ò co- ne al possesso è documentata, nella versione stituire un punto di partenza sufficientemen- della reprimenda moraleggiante, i n un emble- te accreditato per un particolare soggetto del- ma di Roemer Visscher che abbiamo prece- la natura morta legato alle diverse fisionomie dentemente commentato ( n . 16) e che stig- che i l reperto marino, a secondo del luogo di matizzava p r o p r i o la perversa spirale fra au- rinvenimento, p u ò assumere. D i tale produzione viene i n questa occa- mento dei prezzi e domanda, a proposito del commercio delle conchiglie orientali. sione documentato un d i p i n t o attribuibile al I l d i p i n t o d i Sauerland propone una o m o - pittore di cultura berlinese Philip Sauerland, genea ostensione di conchiglie provenienti nato a Danzica nel 1677 e m o r t o a Breslavia da diversi paesi lontani, ma la presenza episo- nel 1762, quindi i n un'epoca successiva rispet- dica dei reperti marini, singoli quando le d i - to all'esplosione del collezionismo di materia- mensioni risultano i m p o n e n t i , come nel caso le esotico, inaugurato alla fine del X V I secolo del nautilus, più facilmente i n numero ridot- in relazione all'espansione commerciale verso to, costella frequentemente l'Estremo Oriente delle città commerciali del della natura morta con associazioni altrettan- N o r d . E allora o p p o r t u n o parlare di persi¬ to eterogee. stenza, nella collezione t o m e nella sua replica 122 l'immaginario Ingvar B e r g s t r ò m (1956, p. 70), commen- tando la produzione di Balthasar van der Ast, stesso tempo un prodotto scambiabile, quin- ha sottolineato i l carattere allusivo dei reperti di traducibile in valore monetario. provenienti dai più disparati paesi extraeuro- Nell'immaginario della natura morta dei pei, dall'Africa, all'Asia, e alle Americhe, i n p r i m i anni del X V I I secolo, soprattutto i n un conflitto fra la bellezza e la varietà delle quello della famiglia Bosschaert - ma il ragio- forme e dei colori degli oggetti, ora desiderati namento è estendibile ai soggetti «preziosi» di dal borghese d'Olanda e la perdita della loro Clara Peeters e di Pieter Claesz. - al manufatto primitiva funzione, l'essere in altri termini un cesellato dell'artigiano si associa ammonimento alla caducità della vita e nello mente la presenza degli «scheletri» variegati costante- 123 provenienti dal mare, segno a un tempo della per campioni - altro ordine sarà costituito dal collezione ricercata e del desiderio «enciclope- vero e p r o p r i o gabinetto scientifico, dal /VI//- dico». 11 riferimento necessario allora è quello saeum - si associano reperti naturali: minerali, della «campionatura» della collezione che p u ò scheletri ricostruiti di animali fino alle nostre apparire nei quadri illustrativi dei «gabinetti conchiglie, testimonianza di curiosità» è sufficiente richiamare i dipinti del gusto. Se sul problema è necessario riferir- di Frans Franken I I di Vienna e d i Francoforte si all'ultima letteratura sull'argomento ( L u g l i della eccletticità in cui assistiamo alla copresenza di un cam- 1983 e i n particolare W o l d b y e 1986), i l richia- pionario m o che si è v o l u t o fare serve principalmente a immediatamente eterogeneo di esemplari raccolti disordinatamente disposti legittimare nell'uso concreto e nella conse- sul piano o appesi alla parete: dal d i p i n t o de- guente sensibilità, la produzione di «illustra- vozionale di carattere antiquario alla pittura zione» di quel gusto. allegorica, alla statua o alla placchetta «all'an- Ecco allora, nei Bosschaert con i n Ast, tica*, al capolavoro d'oreficeria al manufatto n. 55, l'associazione fra la conchiglia, il frutto più anonimo ma raccolto per la sua singolari- e l'insetto, i n cui la disparità degli «elementi» tà, la sua bizzaria o la sua antichità. cui p u ò essere fatto riferimento legittima let- A l m o n d o artificiale cosi rappresentato 124 ture simboliche «trasversali», da un d o m i n i o 56 - Balthasar van dcr Ast, Conchiglie, ubic. ignota. 57 - Rembrandt van Rijn, Conchiglia, incisione. all'altro della sistemazione ideologica della natura, che permette di constatare la diversità realtà messa in atto dalla cultura del p r i m o quasi polare di architetture, di décor formale Seicento; ma, più attinente al nostro discorso e cromatico a cui corrisponde la disaggrega- di «replica» rispetto alla collezione, il d i p i n t o zione del nome generico, complessivo di attribuito a Clara Peeters ( n . 54) e di Baltha- «conchiglia", in famiglie, in luoghi di nascita e sar van der Ast ( n . 56) i n cui è un unico sog- di prolificazione, quindi l'afférmazione del getto, replicato nelle diversità delle forme, « n o m e scientifico», la v o l o n t à di ricostruire in delle dimensioni e della cromia, a essere pro- un reticolo ordinato, fatto di successioni, di tagonista prevalente, visto che in entrambi i dipendenze e di estremità, un universo prima dipinti sono da segnalare alcuni elementi ac- considerato omogeneo, o comunque estra- cessori, come i l vetro in Peeters e g l i insetti in neo all'interesse conoscitivo. D'altra parte Ast, che a ogni buon conto amplificano i l ca- una indagine e una esplorazione, successiva- talogo dei soggetti. mente un tentativo di ricostruire l'albero ge- E la m u l t i f o r m i t à del naturale a diventare nealogico di quanto è esterno all'uomo, di- protagonista i n questi quadri, l'osservazione ventano di vitale importanza nel momento in minuta, alle soglie del microcosmo se si parte cui la «natura» entra nella sfera degli interessi, dalla dimensione dei mondi della terra e della nel m o n d o dell'arredo o della tesaurizzazione 125 die l'homo aeconomicus p u ò inaugurare. Se nei l'incisione di Rembrandt ( n . 57) del 1650 che, paesi d'origine la conchiglia p u ò diventare agli occhi d i C. K l e m m 1979, si pone fra i do- "moneta" 0 anche i n certe occasione elemen- cumenti più alti del sentimento della fragilità tare strumento di comunicazione sociale, la umana nell'isolante descrizione della conchi- sua forzata comparsa all'interno sui tavoli dei glia che dall'evidenza del p r i m o piano pro- mercanti olandesi ne determina l'allineamen- gressivamente degrada alla contusione con i l to all'interno d i un progetto appropriativo e fondo. La dettagliata analisi del reperto mari- conoscitivo cui si è fatto costantemente riferi- no, fra i p i ù replicati nella natura morta per la mento in queste pagine per giustificare l'af- sua fotogenica contrapposizione fra bianco e férmazione d i un interesse per i l m o n d o ina- nero, cede i l passo a una descrittività che i m - nimato, e quindi la sua illustrazione nella na- pegna la relatività dell'osservazione. tura morta. Ma lo spunto di partenza del nostro ragio- Tali esiti evidentemente n o n sono quelli ricercati da Sauerland, ma la persistenza di un namento è quello della permanenza di un gu- immaginario legittima i l documento sette- sto per la replica del soggetto collezionato i n centesco, la cui vincolata destinazione è facil- epoche successive ai primi tempi del X V I I se- mente immaginabile alle pareti d i uno stu- colo: diventa allora u n elemento «di passag- dio/museo con cui abbiamo inaugurato i l ra- gio» da quelli all'attualità d i un Sauerland, gionamento. 126 JACOB SAMUEL BECK La nostra episodica ricognizione nel mondo tedesco si conclude con un autore che, anche dal punto di vista cronologico, p u ò essere posto agevolmente al limite del nostro interesse: ma lo spingerci alla m e t à del X V I I I secolo non equivale a registrare un adeguamento dell'immaginario e della tecnica illustrativa rispetto agli sviluppi maturi del genere: i l caso d i Jacob Samuel Beck, nato a Erfurt nel 1715 e m o r t o nella medesima città nel 1778 risulta essere analogo a quello di altri autori «ritardatari" come Adriaen Coorte i n Olanda, Carlo Magini i n Italia e Louis M e l é n d e z in Spagna: una felice i m p e r m e a b i l i t à nei confronti dell'esterno e una altrettanto originale riflessione sulla tradizione della natura morta, riletta comunque non con l'occhio del filologo o della citazione «accademica», tanto meno della replica. Determinare la fisionomia di p i t t o r i che risultano, almeno alle conoscenze attuali, avulsi da una scuola, o comunque da un sistema coordinato di fonti nelle collezioni e di citazioni nei repertori, è c o m p i t o difficile per la sostanziale «affinità» di documenti anonimi con i l repertorio tradizionale : è quindi facile errore spostare cronologicamente e anche geograficamente dipinti che, una volta r i - scontrata la presenza di opere datate e firmate, vengono a determinare il corredo necessario per l'individuazione di una fisionomia pittorica. E i l caso di Samuel Beck non sfugge alla regola. Solo recentemente (Dresda 1983) e in presenza d i opera firmate ( n n . 59-60) è stato possibile pubblicare una «maniera» distinguibile del pittore. Se a questi due primi esiti si aggiungono i d i p i n t i firmati e datati 1764 fino a ora inediti rilevando analogie impaginative dell'inanimato, oltre a citazioni identiche, come l'architettura di tuberi all'estremo destro del quadro e i l campeggiare centrale dei due sedani, l ' i m maginario di Beck sembra attestarsi i n una stringente e confortante uniformità di scelta tematica e stilistica. Alla sua produzione è allora possibile riferire anche i l d i p i n t o n. 58 che ha avuto, i n occasione della mostra Stilkben in Europei (1979) un riferimento al generista romano Pietro Paolo Bonzi: la preferenza accordata dal pittore a un soggetto nella sua totalità vegetale, la natura architettonica dell'accumulo e Io stesso punto di vista ribassato con cui l'intero apparecchio risulta traguardato, legittimavano l'attribuzione fino alla già indicata possibi127 tav. 14 -Jacob Samuel Beck, firmato, 1764, coli. priv. lità d i aggregare sicuramente i n t o r n o al nome di Beck un corpus coerente di opere legittimato dalla presenza di documenti autografi. Se anche il forzato contrasto fra ombra del fondo e luce che spiove e disegna nel dettag l i o l'apparecchiatura vegetale p u ò suggerire una «suggestione» italiana, la sua forzatura esibita, associata al p u n t o d i vista ribassato e 128 al conseguente ingigantimento delle figure giacenti, costituiscono segnali evidenti di una lettura «a distanza» dei trionfi d i verdura che l'ambiente romano propone negli anni venti e trenta del X V I I secolo. È eventualmente una citazione «dotta» che permette a Beck di realizzare, i n un elementare conflitto fra ambiente e apparecchio, una impaginazione tav. 15 - Jacob Samuel Beck, coli. priv. assolutamente autonoma e originale. Su un impianto scenico volutamente spoglio, in cui i l fondo risulta indifferenziato e i l piano moderatamente evidenziato ma colto senza limite i n avanti, Beck organizza le proprie architetture vegetali a partire da un fuoco centrale intorno al quale si sviluppa una figura periferica a ellissi che distanzia l'apparato rispetto all'osservatore, lasciando in proscenio un intervallo vuoto, eventualmente inciso da alcune figure emergenti dal mucchio: ne possono essere significativo esempio i due ciuffi di carote che, posti i n simmetrica posizione diagonale, fuoriescono dall'insieme vegetale nei due d i p i n t i delle tavv. 14, 15. Se le periferie della composizione arretra129 no rispetto al p r i m o piano, è la figura base dei cespi di lattuga, variamente disposti ma tali da offrire allo sguardo dell'osservatore l'integrità dello sviluppo delle foglie, dalla radice agli orli sfrangiati, a porsi come polo aggregante dell'intera composizione, almeno nella sua parte più depressa. Scorrendo l'architettura vegetale verso l'alto, è frequente il ricor130 so i n Beck alla già richiamata figura del sedano che permette di nuovo una concentrata attenzione per i l cuore, ma che, nello sviluppo esuberante del fogliame, invade l'orizzontale e la verticale del secondo piano. Raramente Beck introduce nella scena manufatti capaci di raccogliere o elevare verdure d i piccolo taglio (se ne vedano due significativi esempi 59 -Jacob Samuel Beck, Museen der Stadt, Erfurt. nei già citati dipinti delle tavv. 14 e 15); nel complesso invece l'architettura nel suo sviluppo verticale si viene costituendo con la sovrapposizione e con l'ordinata disposizione dal più basso al più alto a mano a mano che si progredisce verso il fondo. Se dal punto di vista iconografico l'immaginario di Beck si rivolge, fatto salva la pre- senze viva delle cavie, al mondo vegetale, letto nella forte difformità degli esiti di figura e di taglia, l'aspetto saliente della sua maniera deve essere intravisto nel modo con cui viene modulata la luce sui diversi corpi, conseguentemente nella cromia fortemente accentuata e nella resa della consistenza delle materie, anch'essa accentuata nella difformità di duro 131 60 -Jacob Samuel Beck, Museo Puschkin, Mosca. e cedevole, di liscio e scabro, di opaco e lucido. La luce in altri termini si occupa limitatamente della scena i n p r i m o piano per gettare, con una trasparenza che esclude intercapedini e atmosfere, l'incandescenza del proprio fascio sulla volumetria dei singoli oggetti d i sposti. La soluzione evidentemente esaspera le adiacenze cromatiche delle verdure, quando all'interno del singolo reperto la modulazione fra luce e ombra si presenta netta. È al132 lora il «disegno» della singola superfìcie a venir esplorato da Beck i n una resa del dettaglio che, sommata agli altri caratteri che abbiamo brevemente elencato, produce un effetto spaesante e irreale. E questo originale c o n t r i b u t o alla replica analitica dell'apparato denuncia la distanza stilistica che p u ò caratterizzare le «verdure apparecchiate» di Samuel Beck dalle «collezioni» o dalle «cucine» del secolo precedente.
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