Scarica il numero 6/12
Transcript
Scarica il numero 6/12
Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a CMP Padova per la restituzione al mittente previo pagamento resi Organo ufficiale dell'Associazione BIMESTRALE N°6 - NOV/DIC 2012 Direttore responsabile: Filippo Anastasi Direttore editoriale: Francesco La Palombara Caporedattore: Massimiliano Fiore Editore: U.N.I.T.A.L.S.I. (Unione Nazionale Italiana Trasporti Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) 2-5 XVII Conferenza Interazionale per gli operatori sanitari 12-13 Vita da miracolato 20-21 Una porta della Fede F. Vayne F. Anastasi 29 Aiutiamo i bambini del Ruanda 22-23 Incontro Aifo P. Morgante 6-7 Card. Bagnasco nella sede dell’Unitalsi 14-15 30 Corso per dipendenti Nuovo primato per il Rosario L. Ferrero Il mistero dell’Incarnazione D. Priori 24-25 Emergenza a Lourdes 16-17 G. Punzi Al servizio dell’UNITALSI 31 Sofferenza, fede e sacrificio G. Colucci 26-27 La vita è degna, sempre A.M. Cosentino 10-11 Pellegrinaggio Nazionale a Pompei 18-19 Intervista a Mons. Leuzzi M. FIore Hanno collaborato: Mons. Luigi Marrucci, Salvatore Pagliuca, Federica Bresci, Federico Baiocco, Mariangela Camporeale, Giuseppe Colucci, Angela Maria Cosentino, Laura Ferrero, Claudio Focolari, Patrizia Morgante, Laura Plata, don Danilo Priori, Giovanni Punzi, Francois Vayne. Con approvazione ecclesiastica, rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in data 5 gennaio 1988 F. Baiocco 8-9 Redazione: Fraternità, organo ufficiale dell'Associazione è iscritta al Roc n. 2397 c/o Presidenza Nazionale UNITALSI in Via della Pigna 13/A 00186 Roma Tel. 06.6797236-int 222, fax 06.6781421, [email protected] c/c postale n° 10274009 intestato a Unitalsi via della Pigna 13/A - 00186 RM 28 Premio UE 32 Luigi Battilo: Fermo da una vita Foto: > Catholic Press Photo pagg. 2, 4, 6 > Osservatorio Romano Foto pagg. 3, 4, 5 > Giovanni Angellotto pagg. 10-11 > Sergio Pancaldi pag 30, Copertina > Marie Cailleaux, Service Photo, NDL Editions pagg. 20, 24-25 Controcopertina > Comunicazione Ufficio di Informazione in Italia del Parlamento Europeo pag. 28 Progetto grafico: FAR 11 Stampa: Mediagraf Spa viale della Navigazione Interna 89 35027 Noventa Padovana (PD) Finito di stampare: dicembre 2012 Questo periodico è associato all’Uspi numero verde 800 00 11 44 PELLEGRINAGGI UNITALSI progetti di carità 800 062 026 Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale Il Natale anima la fede Buon Natale. Lo sentiremo ripetere in questo periodo di Avvento in tutte le occasioni di incontro, spesso senza comprenderne il profondo significato e la portata di questo annuncio, di questo augurio, di questa speranza. La nostra Associazione deve cogliere questo significato per confermarsi nell’impegno del servizio. L’impegno dell’UNITALSI è innanzitutto quello di continuare a costruire percorsi di incontro e riconoscimento; riconoscimento della persona, che è sempre e comunque persona, in qualsiasi condizione si trovi a vivere perché la persona non è mai tutto e soltanto ciò che fa o la condizione in cui vive, ma è prima di tutto persona, con problemi e potenzialità, risorse, volontà e capacità, che in quel momento, in quel contesto specifico sono più o meno attivate. Il bisogno di riconoscimento è il primo bisogno dei bambini; così anche per gli adulti: chi non è riconosciuto come uomo/donna diventa invisibile, marginale, muore. Questo è per l’UNITALSI molto importante: riconoscere le persone nella loro complessità e globalità, non pensare a loro nei termini dei problemi che portano, ma solo e soltanto come persone da incontrare, conoscere e riconoscere. In questo impegno possiamo anche costruire opere, ma tutto deve essere basato su fondamenta trascendenti, perché la fede deve essere alla base del nostro operare. La fede permette dunque di partire con fiducia, di scorgere i segni della presenza di Dio, di andarli a cercare. La fede ci scuote dall’immobilismo, dalla stagnazione, dalla paura, dalla chiusura in confini rassicuranti, ma ristretti e limitati. Senza una simile tensione, senza un simile desiderio di incontro, di conoscenza, di ri-conoscenza, non è possibile una vera felicità. (Sussidio Avvento 2012 – presentazione di mons. Mariano Crociata). Il Sussidio per l’Avvento 2012 della C.E.I. ci fornisce il percorso, ci dona gli spunti di riflessione, ci suggerisce le riflessioni per un cammino verso la nascita di Gesù Bambino che non può essere limitato ad un Buon Natale privo di significato, ma che deve segnare il nostro per-correre la vita buona del Vangelo alla ricerca della felicità che proviene dalla fede. La felicità offerta dalla fede non è stagnante e anestetica indifferenza, ma comporta una tensione, un desiderio, a volte anche un partecipare alle sofferenze dei fratelli, un invocare l’intervento di Dio. Proprio qui sta la peculiarità della gioia cristiana, della beatitudine del credente: dà senso anche ai punti oscuri dell’esistenza, integra anche i momenti di ricerca e di incompiutezza. La gioia cristiana non impedisce di ascoltare il grido del povero, di partecipare al dolore dei sofferenti, di essere vicini nelle “gioie e nelle speranze” come anche “nel lutto e nel dolore” (GS 1). Fino a quando Dio sarà “tutto in tutti” (1Cor 15,28), il credente vive la gioia di correre “verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù in Cristo Gesù” (Fil 3,14). (Sussidio Avvento 2012 - Introduzione di don Franco Magnani, direttore dell'Ufficio Liturgico Nazionale). Buon Natale, dunque, e buon pellegrinaggio. PROGETTO BAMBINI [email protected] www.unitalsi.it 1 XXVII Conferenza Internazionale dalla redazione L’ospedale come luogo di evangelizzazione “L’ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale” è il titolo della XXVII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) che si è tenuto in Vaticano dal 15 al 17 novembre. I lavori dell’edizione 2012 dell’iniziativa si sono svolti nell’Aula Nuova del Sinodo seguendo tre direttrici principali: “Storia e Missione”, “Etica ed Umanizzazione” e “Spiritualità e Diaconia della Carità”. Sabato 17 novembre, i partecipanti si sono ritrovati nell’Aula Paolo VI per uno spazio di riflessione e di preghiera. Infatti “il terzo giorno - ha spiegato l’Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, - dove era previsto l’incontro con Sua Santità Papa Benedetto XVI, a conclusione della nostra Conferenza e con la partecipazione dei medici cattolici impegnati nel Congresso Congiunto AMCI-FEAMC che, dedicato a ‘Bioetica ed Europa Cristiana’, si svolto a Roma 2 dal 15 al 18 novembre di quest’anno”. “All’incontro con il Successore di Pietro – prosegue il Capo Dicastero - sono stati anche invitati i medici romani con le loro famiglie, gli studenti delle discipline legate alla pastorale sanitaria e, insieme ai malati, gli organismi che se ne prendono cura a partire dall’UNITALSI”. La XXVII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, rileva l’Arcivescovo Zimowski, in effetti “ha costituito un momento importante dell’Anno della Fede e in armonia con due eventi appena conclusi: la XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”. “Com’è oramai ‘tradizione’ per il nostro Dicastero – conclude, - i lavori sono stati guidati dai più illustri esperti delle tematiche affrontate e arricchiti da testimonianze toccanti”. Le richieste di iscrizione “sono state anche quest’anno innumerevoli - conclude - arrivate da tutto il mondo”. CARDINALE BERTONE La sofferenza esercizio di speranza “Le strutture ospedaliere e in genere sanitarie, dove vengono accolte e curate le persone provate dal male fisico, psichico e spirituale, diventano luogo di annuncio del Regno di Dio. La sofferenza, infatti, quale dimensione dell’esistenza umana, è un imprescindibile ‘luogo di apprendimento e di esercizio della speranza’, come ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI nella Sua Enciclica Spe salvi”. Lo ha detto il Card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, durante la Messa nella basilica di San Pietro, in apertura della XXVII Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, sul tema “L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale”. “Poiché nell’uomo corpo e spirito sono inseparabili, la speranza umana di una possibile guarigione o di un lenimento fisico contiene implicitamente la speranza di salvezza - ha chiarito il Cardinale -, e viceversa questa aspirazione dell’anima chiede sempre di trovare riscontro nel fattivo impegno per il sollievo della sofferenza. Questa duplice sollecitudine appartiene alla vocazione e alla missione della Chiesa, consapevole di essere strumento nelle mani del Signore”. “Sempre più spesso - ha aggiunto -, quando si parla degli ammalati si fa riferimento soltanto al miglioramento delle tecniche di cura, oppure all’autonomia dell’ammalato che decide del proprio destino”. “Tutto ciò ha naturalmente una grande importanza, e perciò la ricerca, quando è a favore dell’uomo, non va mai ostacolata - ha osservato il Card. Bertone -. Ce lo ricorda anche il Santo di cui oggi facciamo memoria: sant’Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa, patrono dei cultori delle scienze”. Ma “non tutte le scienze sono sullo stesso piano. La medicina ha per oggetto l’uomo e non le cose, e per questo necessita di un criterio etico ancora più pressante, di una responsabilità ancora più vincolante”. Il “grande rischio” è, infatti, “quello di usare l’uomo come mezzo della ricerca, quasi che fosse un oggetto come un altro privo di dignità, mentre invece va trattato solo come fine del proprio metodo”. “San Camillo de Lellis - ha ricordato il porporato -, nel suggerire ai suoi confratelli il metodo più efficace nella cura dell’ammalato, non guardava alla tecnica e all’autonomia del malato nel prendere decisioni per la sua sorte, ma diceva: “Mettete più cuore nelle vostre mani’”. Il Card. Bertone ha, quindi, ripreso le parole di Benedetto XVI in “Deus caritas est”: “L’amore sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto”. NELLA FOTO A SINISTRA L’INTERVENTO DI SALVATORE PAGLIUCA PRESIDENTE NAZIONALE UNITALSI NELL’AULA DEL SINODO IN VATICANO SOPRA IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI MONS. ZIMOWSKI BENEDICE I SOCI UNITALSI CHE HANNO PARTECIPATO ALLA SANTA MESSA NELLA BASILICA DI SAN PIETRO 3 Le parole del Papa PRESIDENTE PAGLIUCA FEDERICA BRESCI Volontariato ospedaliero diffuso Vi do il mio caloroso benvenuto! Ringrazio il Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Mons. Zygmunt Zimowski, per le cortesi parole; saluto gli illustri relatori e tutti i presenti. Il tema della vostra Conferenza - «L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale» - mi offre l’occasione di estendere il mio saluto a tutti gli operatori sanitari, in particolare ai membri dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani e della Federazione Europea delle Associazioni Mediche Cattoliche, che, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, hanno riflettuto sul tema «Bioetica ed Europa cristiana». Saluto inoltre i malati presenti, i loro familiari, i cappellani e i volontari, i membri delle associazioni, in particolare dell’UNITALSI, gli studenti delle Facoltà di Medicina e Chirurgia e dei Corsi di laurea delle Professioni Sanitarie. Mio figlio Andrea, una porta per il Paradiso 2 È il concetto espresso dalla relazione del Presidente Nazionale dell’UNITALSI durante il suo intervento nella nuova Aula del Sinodo in Vaticano in occasione dei lavori della XXVII Conferenza Internazionale dal tema “L’ospedale luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale” promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. … L'UNITALSI, sin dalle sue origini, ha improntato il servizio dei propri barellieri, sorelle di assistenza, medici, infermieri e cappellani sullo stile di chi opera in ospedale: per cui il treno, con la vettura barellata, diventava treno-ospedale, i luoghi di accoglienza degli ammalati a Lourdes erano vere e proprie corsie di ospedale, e gli orari e turni erano cadenzati sui tipo di una struttura ospedaliera. Negli anni tale modo di vedere il servizio si è evoluto, si è compreso che il volontario svolge un servizio di prossimità che va al di Ià della struttura ospedaliera, così Ia metodologia utilizzata dalle azioni che fanno capo a UNITALSI è connotata soprattutto come maggiore "prossimità" e possibilità di entrare in relazione per riconoscere i bisogni che la persona in difficolta avverte come prioritari, al fine di costruire un rapporto che possa essere da stimolo per un successivo progetto di miglioramento delle proprie condizioni di vita (…) ...La formazione che intendiamo perseguire vuol cogliere tutti i colori della carità, colori che si sprigionano dalle tante attività personali ed associative, partendo dal bianco del nostro battesimo verso l'azzurro di Maria, il verde della Speranza, il rosso dell'Amore, e cosi via per costituire un arcobaleno del Dono che porti ad una Fede incarnata nelle opere. FOTO 1 IL SALUTO DI PAPA BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI ALLA LITURGIA SVOLTASI IN AULA NERVI FOTO 2 IL PRESIDENTE NAZIONALE UNITALSI FOTO 3 FEDERICA BRESCI FOTO 4 IL PONTEFICE E MONS ZIMOWSKI MENTRE 1 SI RIVOLGONO ALL’UNITALSI Quando nei mesi scorsi mi è stato chiesto, di parlare, di raccontare la nostra storia (mia, di Giulio mio marito e di Andrea) davanti al Papa, la prima cosa che mi è venuta alla mente è: perché io? Perchè io, che ho la terza media presa a pedate, devo parlare davanti al Papa e a tanti Cardinali? Non ho una risposta precisa, però se me lo hanno chiesto vorrà dire che mi vorranno ascoltare ... Siamo partiti venerdi in treno; il pomeriggio ho partecipato ai lavori del convegno e poi mi hanno fatto fare delle prove in sala Paolo VI. Io cosi piccola in quel salone cosi grande e maestoso, sotto quella scultura che quasi mi intimoriva… mi hanno spiegato come ci si muove, come ci si comporta, quanto tempo abbiamo per parlare ed io continuavo a chiedermi perché ero li. Madre Teresa mi veniva in aiuto ricordandomi che ognuno di noi è una "matita" nelle mani di Dio. La mattina del sa- 3 bato il mio primo pensiero era rivolto ai miei amici, a quei 60 che si erano alzati alle 4 sobbarcandosi una faticaccia per venire a Roma, per starmi vicina e trasmettermi sicurezza. Ci siamo visti, salutati, abbracciati e mi sono subito sentita meglio, c’era anche mia mamma e quando abbiamo la mamma vicino, stiamo tutti meglio. Sapevo di non essere più sola anche se so che con loro io non sono mai sola, sono una privilegiata, mi basta un cenno e subito ho tanta comprensione e tanti amici pronti ad aiutarmi, a sopportarmi, come quando, per la prima comunione di Andrea, mi arrabbiai con uno di loro perché … pioveva (come se avesse avuto il potere di far cessare la pioggia). Dopo le varie introduzioni ho raccontato la mia vita, che mi sento privilegiata, perché mi è stato assegnato Andrea: “La mia Porta per il Paradiso; il mio, anzi, il nostro Dono di Dio”. Nell’UNITALSI ho trovato il mondo che volevo per mio figlio! Qui Andrea non è un bambino di cui si dice: poverino, oppure, bada che cosa è capitato a quei genitori, oppure ancora, come è successo, rivolgendosi al bimbo “A te Dio ha voluto meno bene”. Quest’ultima voce non mi ha fatto dormire per tre giorni, ma mi ha dato la forza e la voglia di fare qualcosa per cambiare questa mentalità. Qui Andrea è un bambino come gli altri bambini, gioca canta e partecipa alle iniziative insieme a tutti, anzi con la sua aria sbarazzina e lo sguardo vispo non disdegna qualche “spregetto” ai suoi amici … L’UNITALSI, tramite i volontari, saranno le mani che mi aiuteranno quando impazzirò, quando sarò stanca, quando la fiducia e lo sconforto mi assaliranno, sono le mani che mi sorreggono durante i momenti duri di Andrea. Mentre parlavo, dall’alto cercavo i volti dei miei amici e non li vedevo in mezzo a più di mille persone, in quel momento ho pensato che tutti quelli che erano li sono miei amici, 4 sono i miei familiari, sono coloro su cui posso contare. Sempre! Ho raccontato del Meyer, del libro, della nostra avventura, del girare di camera in camera, della mia voglia di trasmettere amore, fiducia, speranza e soprattutto l’amore di Dio verso di noi … Credo che noi tutti dobbiamo cambiare il modo di vedere di giudicare la diversità, la malattia. Non vederla come una punizione, come un flagello, ma, facendo mie le parole di mons. Comastri queste prove testimoniano la grandezza della misericordia di Dio che opera su di noi, sul nostro bambino Andrea. Imbarazzante, alla fine, che un Cardinale mi si sia fermato dinanzi e mi abbia stretto la mano ringraziandomi per la dimostrazione dell’amore di Dio che gli avevo appena dato … Poi festa con i miei associati. Una bella mattinata, una bella indigestione di amore, una bella boccata di aria fresca per l’anima ed il cuore. 1 4 5 Visita Laura Ferrero “Il Cittadino di Genova” Bagnasco nella sede Unitalsi L’Arcivescovo: “Questa è una casa per accogliere tutti” “U na casa per tutti': questo vuole essere la sede dell'UNITALSI di Genova, recentemente rinnovata, con sale accoglienti e la novità di uno spazio dedicato alla preghiera: una cappella dove potersi raccogliere aiutati anche da un'immagine della grotta di Lourdes. L'UNITALSI è legata indissolubilmente alla cittadina mariana, anche se ovviamente la sua missione non si limita soltanto all'organizzazione di pellegrinaggi al santuario francese, casa degli ammalati, ma è vissuta ogni giorno accanto a chi è provato dalla sofferenza fisica e non solo. La sede rinnovata è stata benedetta dal Cardinale Angelo Bagnasco in occasione della visita pastorale nel vicariato di Castelletto; l'Arcivescovo è stato accolto da don Danilo Dellepiane e mons. Francesco Anfossi, assistenti spirituali di sottosezione e di sezione, dal Presidente della sottosezione genovese Francesca Faruffini e da Massimo Besana, Presidente di sezione, oltre che da tantissimi volontari e membri dell'associazione. È stato un incontro che ha rigenerato i cuori e lo spirito di tutti i presenti: le parole illuminanti dell'Arcivescovo sono state un ulteriore stimolo al servizio nella gratuità e nell'amore al prossimo, specialmente a chi è toccato dalla malattia. L'Arcivescovo ha avuto parole di grande riconoscenza per la missione svolta dall'UNITALSI, sottolineando quanto sia apprezzabile la fantasia con cui la sottosezione genovese si impegna in iniziative quali mercatini, vendite benefiche, lavori manuali... Tutto è bene se fatto nello spirito della solidarietà e dell'accoglienza al prossimo! Francesca Faruffini, infatti, ha illustrato i tanti progetti e le attività, ricordando, tra gli altri, il mercatino natalizio a Piccapietra, dove l'UNITALSI venderà ottimo olio, grazie alla sensibilità di un produttore dell'imperiese che, dopo aver partecipato a un pellegrinaggio a Lourdes lo scorso giugno, ha deciso di metterlo a disposizione per questo scopo. Oppure il lavoro di tante signore che confezionano oggettistica varia; ancora, la vendita del caffè alla recente festa della birra che si è svolta in piazza della Vittoria: al- 6 cuni hanno storto il naso per l'accostamento di due realtà così diverse, ma l'UNITALSI ha semplicemente lavorato nello spirito di solidarietà, permettendo, grazie al lavoro di tanti volontari, specialmente giovani, di raccogliere fondi importanti per tutti gli obiettivi che l'associa- NELLE FOTO LA VISITA DEL CARDINAL BAGNASCO NELLA SEDE DI GENOVA L’ARCIVOSCONVO ACCOLT0 DAL PRESIDENTE DELLA SEZIONE LIGURE MASSIMO BESANA zione si è prefissata. Negli ultimi quattro anni, grazie anche a iniziative di questo tipo, è stato possibile acquistare un nuovo mezzo per il trasporto dei malati e proprio in questi giorni ne sta arrivando un altro! Passo dopo passo, si opera ogni giorno conciliando il volontariato con il lavoro e le esigenze familiari di tutti. Particolarmente bella la collaborazione nata con l'Ospedale Pediatrico Gaslini, dove l'UNITALSI è presente al punto accoglienza per 'smistare' le tante famiglie che arrivano a Genova per stare vicino ai loro figli ricoverati e che hanno necessità di essere accolti nella case accoglienza, tra le quali le due gestite dall'UNITALSI. Anche i medici hanno imparato a conoscere il servizio dell'UNITALSI ai malati, portato avanti con quel 'qualcosa in più' che piano piano si impara ad apprezzare, ovvero l'amore per i fratelli che viene da Dio. 'Le vie della Provvidenza sono davvero tante' - ha affermato la Presidente che ha ringraziato di cuore l'Arcivescovo per la sua presenza, ricordando un progetto che si sta portando avanti proprio con l'ospedale pediatrico: un pellegrinaggio a Lourdes con il Gaslini, con l'obiettivo di portare alla Grotta il maggior numero possibile di famiglie, nonostante le ovvie difficoltà di coloro che hanno bimbi ricoverati. "Più incontriamo il Signore nella preghiera, nella fede, nella vita, più Lui ci infiamma nella carità; quanto più ci avviciniamo a Lui, più ci rimanda ai fratelli. Dobbiamo essere sempre trasparenti di fronte a Dio", ha affermato l'Arcivescovo che ha invitato tutti i membri dell'Associazione a volgere lo sguardo sempre alla Vergine di Lourdes, che è l'inesauribile sorgente di carità: "La Madonna di Lourdes, la devozione e la preghiera nei Suoi confronti, sia sempre nel vostro cuore e vi distingua! È molto bello che la sede dell'Associazione voglia essere una 'casa per tutti' perché significa che è un luogo di famiglia, dove poter andare per parlare con qualcuno, per condividere le gioie e i dolori. Nell'UNITALSI si può trovare una famiglia!". L'Arcivescovo, infine, ha evidenziato come la missione dell'UNITALSI debba essere anche quello di strumento di educazione per i più giovani, fin dall'adolescenza: "Auspico che l'esperienza del servizio a Lourdes diventi una tappa dell'iter educativo di ogni ragazzo: il contatto con i malati, infatti, risveglia la coscienza di che cosa sia davvero la vita, nella gioia e nel dolore. Il messaggio che imparano in quel luogo è che la vita ti lega sempre a qualcosa, non servono i continui cambiamenti, serve la coscienza di un'unica strada nell'amore a Dio e al prossimo". 7 Meditazione don Danilo Priori vice Assistente Ecclesiastico Nazionale Il mistero dell’incarnazione “E il Verbo si è fatto carne…” (Gv 1,14) recita il noto prologo dell’evangelista Giovanni e la Chiesa si sofferma – in modo speciale – su questo mistero soprattutto nel tempo di Natale, quando il gesto adorante dei Magi vorrebbe e potrebbe saporire di stupore l’approccio quotidiano al Signore. Mistero che certo permea – sempre e comunque – l’intera famiglia ecclesiale e trova nell’intima e inseparabile relazione con la morte e la resurrezione del Cristo il battito di un annuncio sempre buono, tratto essenziale della nuova evangelizzazione; mistero – questo dell’Incarnazione – che forse oggi rischia di rimanere oscurato dai lustrini degli eccessi consumistici, sommerso da un’ostentata abbondanza sotto la quale celare l’avvilente desertificazione, confuso e stordito da un’attesa vaga a cui è sempre più difficile dare un contenuto. Eppure il “pellegrinaggio” della Parola, così come narrato dal compilatore biblico, sembra rifuggire - sin dal principio – gli abbagli mondani e aprirsi una via proprio dove sembra non esserci: è il grembo di Maria l’umile terra su cui si posa la rugiada dello Spirito, sono quelle mura modeste la serra feconda dove radifica il virgulto nuovo 8 (Is 11,1); proprio Maria aveva davanti a se il quotidiano scorrere del tempo, il tempo delle sante donne di Israele che ritmano il lavoro domestico col frutto delle labbra, il tempo ancora infecondo del popolo eletto che fatica a gestire un’attesa prolungata, il tempo di una primavera così presto annunciata ma ancora incapace di partorire il germoglio nuovo. Le parole dell’angelo rimasero a mezz’aria, potenzialmente sospese tra il rischio di un rifiuto e il gaudio di una cosciente disponibilità; eppure tra la negazione e l’affermazione, tra l’opposizione e l’accoglienza, sembrava esserci ancora il margine di una temporeggiante trattativa. Era turbata la Vergine Maria; nonostante la giovane età cercava con fede il senso di quel momento e al contempo stentava a governare sentimenti e pensieri che inevitabilmente si affollavano prepotenti. Ma dove la creatura stenta – si sa – Dio quasi ostenta tutta la Sua forza. Attimo dopo attimo quelle iniziali resistenze cominciarono a cadere, fragili barriere destinate a crollare sotto lo sguardo benevolo di Dio. L’alito del Signore era sempre lì, volo leggero che sfiora il suo nido, dito che affonda nel miele e nutre il palato. Maria accolse dentro di sè quell’annuncio, prima custode del prezioso tesoro, e nel Suo grembo sentì lievitare la fragranza della Parola. Poi si inchinò all’onnipotenza divina; quindi l’angelo La salutò congedandosi da Lei, come messaggero di lieti annunzi (Is 52,7) che indica la vetta della meta; meta ambita quella dell’incontro col Messia, cima nitida e fiera che trapassa l’azzurro e si staglia come tempio del Signore presso cui affluiranno tutte le genti (Is 2,1-3); altura preziosa a cui giungere guidati dalla voce del Diletto per gustare insieme le gemme delle viti e la fioritura del melograno (Ct 6, 10-11). Tuttavia, alla limpidezza della meta non necessariamente corrisponde la coscienza – e talvolta la fiducia – degli strumenti adeguati per conquistarla; paradosso apparente, quindi, quello della Parola incarnata: traguardo ambito (Rm 6,21-22) di un incontro che si tesse nel quotidiano e che svela la sua trama solo nell’accoglienza docile della Parola; paradosso evidente, invece, quello della creatura mortale:divisa tra l’affanno di una buona corsa verso la Parola di vita eterna (2Tm 4,6-8) e una carne che si ribella alla Parola stessa (Rm 7,14-25). Poi il gesto adorante dei Magi (Mt 2,11) sembra ricucire ogni strappo, come tappa mirabile ed esemplare di un pellegrinaggio sempre da fare, stupore di una bellezza antica e sempre nuova che rinnova tutte le cose (Ap 21,5), scrigno prezioso che si rovescia generoso come le braccia di chi riconosce e accoglie nel volto del Bambino il profilo di ogni piccolo che incontrerà lungo la sua via. 9 L’intervista all’Arcivescovo Liberati dalla redazione L’amore verso la Vergine Con l’anno del Rosario conclusa a Pompei la stagione dei pellegrinaggi NELLE FOTO LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESIEDUTA DA MONS. LIBERATI Eccellenza, l’UNITALSI a Pompei chiude la stagione dei pellegrinaggi, ispirata quest’anno alla recita del rosario. Il Santo Rosario, questa catena dolce che ci unisce a Dio, questo vincolo di amore come dice il Beato Bartolo Longo ci fa fratelli, rappresenta oggi, dopo la celebrazione liturgica dell’eucaristia, la preghiera della Chiesa, la rinnovazione del sacrificio di Gesù, della Sua comunione con noi, il rosario certamente è la preghiera più diffusa e più grande di tutto il cattolicesimo. E credo che Pompei rappresenti il luogo più logico dove l’UNITALSI ha scelto di concludere la sua stagione di pellegrinaggi, perché in questo santuario, senza togliere nulla agli altri, c’è un affettuoso rapporto d’amore verso la Vergine, l’affetto, l’intimità spirituale, che vengono manifestati sin dalle prime ore del mattino con il buongiorno a Maria fino alla sera con la buona notte al quadro della Vergine, segnato dalla discesa del velo che lentamente la copre. Si rafforza anno dopo anno il legame tra l’UNITALSI e Pompei. Ritengo che l’UNITALSI oggi nella Chiesa sia provvidenziale. È senza dubbio una delle migliori associazioni cat- 10 toliche nel cuore della Chiesa, perché siete sempre accanto a chi soffre, non soltanto nell’emergenza, nell’accadimento improvviso, nella disgrazia. L’UNITALSI è l’incontro con il sofferente che sta nascosto nella casa. Il bambino disabile, l’anziano immobile, la persona in difficoltà ha bisogno di essere trattato come una reliquia. Ciò che mi ma colpito in questi anni dell’UNITALSI, è il personale, i volontari che non aspettano un segno di riconoscenza, un semplice grazie, un sorriso dalle persone che aiutano, pensano solo a servire chi soffre. L’opera che svolgete da più di cent’anni, servire le sorelle e i fratelli in tutto il paese, vuol dire non soltanto essere figli di Dio, a livello della grazia che cresce nell’amore, ma significa rispettare il mistero di Dio nelle persone degli altri meno fortunati. L’UNITALSI mi commuove, quando vedo il lavoro costante e quotidiano che svolgono i volontari per coloro che hanno veramente bisogno, e allo stesso tempo rafforza la mia convinzione che nel mondo non esiste solo l’egoismo, l’interesse, il tornaconto, chi fa i propri affari, ma c’è chi serve il Signore, come l’UNITALSI. E all’UNITALSI va tutta la mia gratitudine e riconoscenza, perché la sua opera è veramente cattolica. FEDE E PREGHIERE SOTTO LA PIOGGIA “L’UNITALSI di oggi è sempre più strumento attraverso cui la disperazione si cambia in speranza, la tristezza si trasforma in sorriso, un’ Associazione di persone che accanto e oltre al suo specifico impegno sia pronta ad andare verso nuovi orizzonti di amore”. Con queste parole, l’Arcivescovo Mons. Carlo Liberati ha accolto gli oltre duemila pellegrini dell’UNITALSI che sabato 27 ottobre si sono ritrovati nel Santuario della Beata Vergine del S. Rosario di Pompei per la chiusura dei pellegrinaggi annuali. Le cattive condizioni meteorologiche non hanno impedito a circa 300 ammalati, 105 dei quali in carrozzella, di compiere un viaggio difficile e per alcuni lungo e faticoso. I pellegrini, infatti, non provenivano dalla sola Campania, ma da ogni regione italiana. A permettere il viaggio è stata l’assistenza continua e premurosa di circa 400 volontari, molti dei quali giovani, cui è andato il plauso e il ringraziamento di Mons. Liberati. Ad accompagnare il pellegrinaggio a Pompei era presente il Presidente Nazionale dell’UNITALSI che ha sottolineato l’importanza della visita al santuario campano: “Nell’Anno della Fede, Pompei rappresenta una tappa ancora più importante per i nostri soci - ha affermato Salvatore Pagliuca, - perché segna la parte conclusiva del nostro percorso di preghiera, ispirato quest'anno alla recita del Rosario con Bernadette; e, in secondo luogo, perché il Santuario di Pompei ci offre la preziosa opportunità di essere accolti in un luogo dove uomini e donne, vittime del disagio sociale, sono restituiti alla propria dignità umana, sperimentando il calore di una casa e di una famiglia, segno e simbolo dell'opera del Santuario e di Monsignor Liberati”. "La nutrita presenza di ammalati, disabili e pellegrini - ha poi concluso il Presidente Pagliuca - ci incoraggia a proseguire il lungo cammino associativo, che il prossimo anno compirà 110 anni di storia, una storia non solo di pellegrinaggi, ma anche di solidarietà, di attività e di attenzione sociale di un’Associazione che, oltre al suo specifico impegno, è sempre pronta a riscoprire, secondo l’invito del Santo Padre, i contenuti della fede pregata, vissuta e professata, in un tempo di riflessione e di revisione della vita cristiana". Nella decima edizione del pellegrinaggio unitalsiano a Pompei, anche don Danilo Priori, vice Assistente Nazionale dell’Associazione, ha voluto rimarcare il ruolo di chi dedica parte della propria vita agli altri: “Percorrere la vita buona del Vangelo significa anche mantenere fisso il nostro sguardo verso coloro che fanno l’esperienza della malattia e della sofferenza, fratelli e sorelle verso e con i quali passare tra le mani quei grani del Rosario nella consapevolezza che la vicinanza di Maria è carezza delicata capace d’infondere speranza e conforto al proprio presente”. Francesco La Palombara, Consigliere Nazionale ha voluto rivolgere i ringraziamenti dell’Associazione al Presule della città mariana: “Mons. Liberati ci vuole bene, ci accoglie sempre con grande affetto. Le sue parole sono uno sprone a fare di più. D’altra parte la devozione mariana è implicita nella stessa natura dell’UNITALSI e il Rosario è preghiera privilegiata alla Vergine”. INSEDIATO NUOVO ARCIVESCOVO DI POMPEI Si è insediato il nuovo Arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, nominato nelle scorse settimane dal Papa alla guida del Santuario mariano. Il prelato, già Nunzio Apostolico in Libia e a Malta, è stato accompagnato dal Cardinale Sepe, Presidente della Conferenza episcopale campana. Accolto dall’Arcivescovo uscente Monsignor Carlo Liberati, Monsignor Caputo sull'altare del Santuario ha letto la Bolla pontificia di nomina. “A nome della Presidenza Nazionale e dell’UNITALSI tutta esprimo sentimenti di augurio per il prestigioso incarico che il Santo Padre le ha affidato. Sappia fin da ora che l’UNITALSI - ha dichiarato Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale - nelle sue espressioni locali, regionali e nazionali è al Suo servizio e a disposizione per quanto Lei riterrà opportuno”. Affidiamo alla Vergine il Suo apostolato affinché sia sempre illuminato all’accoglienza dei piccoli, dei poveri e degli ammalati, così come nella tradizione del Santuario”. Monsignor Tommaso Caputo, 62 anni, nunzio apostolico a Malta, è sacerdote dal 1974, e dal 1980 nel servizio diplomatico della Santa Sede, dove per quattro anni è stato alla Segreteria di Stato. Alla guida della prelatura di Pompei e del santuario mariano, succede a monsignor Carlo Liberati, per raggiunti limiti di età. 11 Due speciali su Rai Uno Dammi la fede che non ho mai avuto Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità Signore, dammi la fede che non ho mai avuto e un cuore che sappia ascoltare senza giudicare, una speranza che mi aiuti a vivere la resurrezione e la carità necessaria per un’esperienza vitale nel mio quotidiano..... Signore, la fede è un incontro d’amore, incontro nel quale Tu, mio Signore, prendi sempre l’iniziativa...e ogni giorno bisogna rifarsi le ali per volare sempre sù... Tu, Signore, mi ami tanto ed io, forse senza nemmeno saperlo, sono lontana da Te, sopraffatta, come sono, dalla mia fragilità umana. Forse non mi sono mai adoperata a comprendere abbastanza ciò che doveva essere compreso.. ..per capire che alla Tua scuola, Signore, pur facendo grandi passi nell’amore non si è mai promossi definitivamente... il di- Vivere da miracolato 2 1 C ondurre la propria esistenza quotidiana, dopo essere stati miracolati a Lourdes è una grazia, ma può essere anche una croce. Questa l’idea da sviluppare che mi è venuta, frequentando assiduamente sia l’ UNITALSI, sia i nostri miracolati. Mesi fa ne ho parlato con Giancarlo Governi, autore televisivo famoso soprattutto per “Alberto Sordi, storia di un italiano” ed è subito nato un sodalizio tra me credente, seppure un po’ distratto, e lui laico e scettico. Davanti ai miei racconti lo scetticismo di Governi si è trasformato rapidamente in attenzione precisa. Tant’ è che la prima reazione è stata quella di dire : “ Facciamone un programma”. L’idea si è sviluppata , è stata presentata alla Rai, è piaciuta e a cavallo tra la fine del 2012, il 27 dicembre, e l’inizio del 2013, il 3 gennaio, due puntate di “ Vita da miracolato” andranno in onda sui Rai Uno, in seconda serata. Con Governi siamo andati insieme a Lourdes e il non credente mi ha detto apertamente “ qui il miracolo si rinnova tutti i giorni, è quello della solidarietà e della fratellanza “. Ma l’ idea iniziale era ambiziosa e non è stato 12 facile realizzarla . Si trattava di raccontare non tanto i miracoli, quanto come i miracoli hanno influito nella vita di tutti i giorni dei nostri tre miracolati viventi. Siamo dunque andati a trovarli nelle loro case: a Borgo Valsugana per Vittorio Micheli, a Paternò per Delizia Cirolli, a Messina per Elisa Aloi. Lì, nella loro quotidianità, abbiamo potuto comprendere meglio quanto il miracolo che li ha graziati ha segnato profondamente la loro vita e quella di tutti coloro che li circondano. Abbiamo capito e cercheremo di farlo capire nelle due puntate del programma quanto la vita privata di queste tre persone sia stata travolta dal soprannaturale. Abbiamo raccontato le loro emozioni e il loro stupore e soprattutto il loro modo diverso di connettersi con gli altri. Abbiamo scavato negli animi e nelle coscienze ed abbiamo vinto pudori che sembravano invalicabili. Con discrezione siamo dunque entrati nella loro vita perché tutti possano comprendere meglio la grazia che hanno ricevuto. Ma soprattutto perché un pubblico vastissimo, quello di Rai Uno, possa amare sempre più Lourdes e la Sua Signora. 4 3 FOTO 1 IL REGISTA GIANCARLO GOVERNI CON FILIPPO ANASTASI FOTO 2 VITTORIO MICHELI FOTO 3 DELIZIA CIROLLI FOTO 4 ELISA LOI scepolo deve sempre conoscere la “verità del Maestro”. “Ti rendo lode mio Signore, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate agli umili”. Oggi, pur nel dolore e con il cuore carico di pianto, Ti dico: Signore, dammi la fede che non ho mai avuto! Guardo incantata gli orizzonti infiniti che si distendono davanti a me e un leggero vento, come un'impercettibile carezza, viene a sfiorarmi ... stendo la mia mano e, stringendo le dita, afferro la Tua mano.....ora so, Signore, di non essere più sola! La Vergine Maria, davanti a me, sorride; a Lei debbo, per Tua concessione, l’averTi incontrato e restare per sempre nel Tuo cuore di Padre. Elisa Aloi Messina, 11/09/2'12 13 Formazione continua A SINISTRA L’ACCORDO TRA UNITALSI E IL CENTRO DI FROMAZIONE IRC COM NELLE FOTO SOPRA IL CORSO DI FORMAZIONE TENUTOSI A ROMA NELLE FOTO SOTTO IL CORSO RIVOLTO AI DIPENDENTI Federico Baiocco Responsabile Nazionale Medici Corsi per istruttori sanitari I l 10 e 11 novembre scorsi si è svolto l’incontro dei Responsabili Sanitari dei medici. Tre i temi che sono stati affrontati, sicuramente molto tecnici, ma indispensabili per migliorare le competenze dei volontari dell’Associazione. Sabato 10 novembre, 15 operatori sanitari associativi, già abilitati come esecutori BLSD, quasi tutti Responsabili Sanitari Sezionali, hanno seguito il corso per diventare Istruttori , cioè in grado di svolgere corsi per educare i volontari associativi a praticare manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione cardiaca quando necessari. Questo è il secondo dei tre corsi che verranno effettuati per formare gli Istruttori BLSD, che distribuiti su tutto il territorio italiano, avranno il compito, appunto, di formare i volontari dell’UNITALSI. Contemporaneamente è stato svolto per gli altri Responsabili Medici Sezionali, il corso esecutori BLSD, che poi nel prossimo anno seguiranno il terzo ed ultimo corso Istruttori del progetto nazionale BLSD. Entro la fine del 2013, complessivamente, saranno operativi presso il centro nazionale di formazione BLSD UNITALSI 30 Istruttori. Ai primi di ottobre, con delibera del Consiglio Direttivo della IRC COM è stato istituito il Centro di Formazione BLSD UNITALSI e la collaborazione tra le due associazioni è stato oggetto di uno specifico accordo ratificato e firmato in occasione del corso aziendale per i dipendenti UNITALSI tra la Presidente della IRC COM Laura Valagussa ed il nostro Presidente Salvatore Pagliuca. In Italia 60.000 persone ogni anno muoiono per arresto cardiaco e sapere che molte di queste potrebbero salvarsi attraverso manovre codificate, ci spinge a divulgare queste competenze, che vedono i nostri medici, infermieri e “laici”, cioè non operatori sanitari, impegnarsi nella acquisizione di queste tecniche e a portarle a conoscenza di quanti più volontari possibile. A titolo di cronaca quasi tutti i dipendenti dell’Associazione hanno seguito il corso Esecutori BLSD durante la formazione aziendale ed entro il prossimo marzo 2013 anche tutti i dipendenti del SALUS e delle aziende affiliate a Lour- 14 des saranno abilitati all’effettuazione delle manovre BLSD. In questa dimensione di acquisizione di competenze, l’appartenenza ad una associazione, l’UNITALSI, diventa non solo lo sforzo di un civile stare insieme, ma diventa anche il presupposto per adeguarsi a quelle che saranno le normative sulla sicurezza nel lavoro e nel volontariato preoccupandosi degli altri, in una reciproca tendenza ad una vigilanza anche sanitaria; e i nostri dipendenti sono un esempio di questa attenzione. Il secondo punto ci ha visti lavorare sulla scheda delle notizie sanitarie. Nella dimensione della conoscenza delle problematiche sanitarie, al fine di migliorare la nostra capacità di accoglienza, sono stati analizzati i dati epidemiologici del 2012, portandoci a rivedere le notizie sullo stato della salute che vengono richieste ai malati che parteci1 pano ai nostri pellegrinaggi. La scheda che abbiamo codificato verrà utilizzata anche a livello europeo e verrà presentata in un incontro internazionale che si svolgerà a Lourdes il 26 e 27 gennaio con tutti i Responsabili Nazionali delle associazioni di volontariato e servizio che afferiscono al Santuario di Lourdes. L’essere chiamati a presentare i nostri dati, e le modalità di acquisizione degli stessi, ci fa comprendere che stiamo lavorando nella giusta direzione, e che l’impegno deve essere ancora maggiore. L’ultimo argomento trattato è stato quello dei trasporti. Con Dante D’Elpidio, vice Presidente dell’Associazione sono state prese in esame tutte le problematiche inerenti i trasporti stessi. Dante, con semplicità e attenzione, ci ha espresso tutti i problemi che viviamo, come Associazione, nell’effettuazione dei pellegrinaggi, considerando anche il viaggio come momento dello stesso, ma che talvolta diventa estremamente difficoltoso. Sono stati presi in esame, con l’aiuto del nostro ufficio tecnico, anche le possibilità di trasporto aereo, che però non sempre risponde ai nostri standard di accogliere quanti più disabili possibile. Il 2013 si presenta dunque con una serie di scommesse che ci vedrà impegnati su diversi fronti, e che come Operatori Sanitari ci chiederà di collaborare fattivamente per la risoluzione degli stessi. Al termine di queste due giornate di intenso lavoro alcune parole mi risuonano in mente con prepotenza, che peraltro scaturiscono dalle parole e dagli atteggiamenti di tutti i presenti a questo incontro: Partecipazione - Qualità - Disponibilità - Competenza. 15 dalla redazione L’intervista a Fabrizio Frizzi Al servizio dell’Unitalsi Da quando frequento quest’Associazione mi è cambiata la vita e ho imparato ad apprezzare chi aiuta le persone bisognose “In me è cresciuta la voglia di essere utile agli altri e vicino a chi soffre” Fabrizio, sono molti anni oramai che sostieni l’UNITALSI, un rapporto duraturo culminato con la tua piena disponibilità ad esserne il testimonial. È un’Associazione che ho ormai nel cuore, e negli anni ho capito l’enorme lavoro che svolgono i volontari e conosciuto la rete di volontariato straordinariamente efficace ed efficiente, soprattutto l’energia del tutto particolare che sprigiona dal loro sorriso. Cosa ti ha colpito dell’UNITALSI? L’amore che dedica alle persone malate, il modo in cui le fanno sentire considerate, sostenute. Aver conosciuto quest’associazione ha cambiato in qualche modo la tua vita? Direi proprio di sì. È un’Associazione che in ogni sua attività mi insegna sempre qualcosa di nuovo, mi trasmette delle sensazioni che sicuramente hanno motivato ed accresciuto in me la voglia di essere utile agli altri, di essere vicino a chi soffre, di conoscere la storia che c’è dietro all’UNITALSI, di comprendere il messaggio di Lourdes. Personalmente mi ha aiutato a saper affrontare situazioni dolorose, a ritrovare me stesso: grazie agli amici dell’UNITALSI ho scoperto un mondo sconosciuto da far conoscere. L’esperienza unitalsiana ha trasformato il tuo rapporto con la fede? Condividere tante opere di solidarietà compiute dai volontari dell’UNITALSI aiuta a sentirsi più vicini al Signore, più ascoltati, e sentire in qualche modo la forza di quello che noi speriamo ci sia nell’aldilà. Certamente Lourdes, la sua Grotta, il clima di preghiera, stimola non solo la riflessione, ma anche interiormente, ti fa sentire, provare, qualcosa che non ti sai spiegare, che non è il nulla, anzi è qualcosa che ti tocca. E una di queste sensazioni l’ho proprio vissuta grazie all’UNITALSI quando sono stato chiamato a svolgere il mio lavoro di presentatore, a Lourdes all’interno della Basilica 16 San Pio X, mascherato davanti a migliaia di bambini disabili. Quella sera ho provato un’emozione indimenticabile che ha contribuito a migliorare il mio carattere, la mia personalità. Sono proprio questi momenti che mi spingono, nell’arco dell’anno, a passare delle giornate con l’UNITALSI, dove si possono apprezzare la nitidezza e la purezza dell’impegno di tanti volontari. NELLE FOTO FABRIZIO FRIZZI DURANTE IL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE A LOURDES Dalle tue parole sembri proprio far parte di quest’ Associazione. Ti ringrazio e lo spero. Mi sento parte di una squadra motivata solo dalla voglia di fare del bene al prossimo, e credo che per impegnarsi a cercare di dare all’esterno un’immagine vera dell’UNITALSI, questo deve necessariamente passare attraverso la concretezza dell’aiuto. Nel 2013 sarai, ora più che mai, ancora una volta il testimonial della Giornata Nazionale. Si e ogni anno spero che questa realtà associativa venga conosciuta sempre da più persone, l’appuntamento quindi è fissato per il 9 e 10 marzo, quando insieme ai tanti volontari ci ritroveremo nelle piazze di tutta Italia per sostenere l’UNITALSI, e per dare un aiuto concreto a chi fa del bene in maniera seria ed efficace, invito tutti a sco3 prire questa grande famiglia. 2 17 L’ intervista a Mons. Leuzzi Massimiliano Fiore Caporedattore di Fraternità “Proteggere chi è povero” Il Vescovo Ausiliare di Roma e direttore della Pastorale sanitaria: “La crisi economica nasce da una decadenza culturale e colpisce la sanità e i deboli” La crisi finanziaria ha colpito duramente l’assistenza sanitaria, in particolare i più deboli. La Chiesa e l’UNITALSI cercano, attraverso le proprie risorse, di fronteggiare questa situazione. La crisi economica finanziaria che stiamo vivendo ha tra le sue motivazioni anche quella di una visione antropologica astratta. Cioè le prospettive di progettualità di uno sviluppo economico nascono da considerazioni che non hanno tenuto conto della vera realtà della persona, della sua sofferenza, della malattia e della morte. Per cui oggi la crisi economica finanziaria certamente mostra le difficoltà cui vanno incontro situazioni di povertà e di realtà con minori protezione, perché sono venute meno le risorse economiche. Ritengo che una decadenza culturale sia stata la causa della crisi economica, la stessa causa della difficoltà di proporre risposte valide in grado di proteggere le situazioni di povertà. Che intende per povertà? Quando parlo di povertà, parlo di situazioni di bisogno reale delle persone, proprio perché in passato questi valori sono stati spesso dimenticati. Il benessere economico non ha una necessità di attenzione; oggi, invece, di fronte a questa difficoltà finanziaria ci si rende conto che non avendo una formazione antropologica adeguata si fa anche fatica a trovare soluzioni alle difficoltà di disagio, della malattia, della sofferenza e della morte. Accanto certamente alle risoluzioni tecniche è necessario ribadire che non si potranno sostenere le grandi questioni dello sviluppo umano se non ci sarà anche e soprattutto un recupero della condizione umana e assistenziale che ha nella sofferenza, nella malattia e nella morte il suo vissuto più rappresentativo. Eccellenza, gli ospedali sono ancora luoghi di evangelizzazione? Ritengo che oramai è da tempo che gli ospedali hanno perso il ruolo di centralità della promozione della salute. L’ospedale e tutte le realtà impegnate nella sanità, de- 18 vono essere luoghi di evangelizzazione, nel senso che, per la loro funzione hanno un privilegio di vivere il momento decisivo in cui si rappresenta la presenza di Dio. Non determinante perché si avverte il bisogno di Dio, ma decisivo perché sappiamo che per la fede cristiana solo il Dio di Gesù Cristo è in grado di spiegare il senso profondo della condizione umana. E quindi diventa fondamentale l’annuncio del Vangelo, l’incontro con la comunità cristiana proprio perché ogni uomo sia messo nella possibilità di scoprire il progetto di Dio sulla propria vita. Nel momento in cui si attua l’evangelizzazione del mondo della salute, questo può portare a evitare che l’ospedale o le case di accoglienza, di riposo diventino forme di emarginazione della persona. Il percorso di evangelizzazione non deve ridursi soltanto ad una presenza professionale in una struttura ospedaliera, ma deve continuare ad allargarsi sul territorio, perché proprio questa partecipazione diventi una mentalità protesa alla cura del paziente, che deve diventare oggi la grande via dell’evangelizzazione. Agli ammalati che per il dolore e la sofferenza hanno smarrito la via del Signore, cosa direbbe? Nel momento della sofferenza e nel dolore si sente il bisogno di avere a fianco una comunità o avere qualcuno che in qualche modo diventi strumento della presenza di Dio. E questo diventa molto importante per tutti coloro che si apprestano a rendere un servizio, in modo che abbiano la consapevolezza che il malato ha bisogno della nostra assistenza e della nostra presenza che questa nostra presenza che deve rimandare a qualcosa di molto più alto. Cioè un’esperienza assistenziale ancora più impegnativa e più coinvolgente di quanto molte volte noi pensiamo. Non è solo rispondere ad una richiesta di sollievo di una malattia fisica, ma un desiderio di rice- vere un annuncio che possa dare significato a tutta l’esperienza che si sta vivendo e in qualche modo di rimettere in moto la stessa esperienza, la stessa esistenza umana che in quel momento sembra concludersi o ridimensionarsi. Recuperare il senso di appartenenza alla comunità, come ad esempio la famiglia, rappresenta la forma più importante di cura attraverso cui si manifesta la presenza di Dio. Eccellenza quali sono le sfide odierne che deve affrontare la pastorale sanitaria? La prima è recuperare il territorio, come luogo di sviluppo e di costruzione del concetto di salute. L’ospedale non può rappresentare l’unico luogo di assistenza per gli ammalati nel momento della sofferenza; bisogna coinvolgere il territorio non solo come luogo di prevenzione, perché molte malattie e sofferenze sono dovute ad un concetto di salute non adeguato, ma l’intera comunità che lo abita. In secondo luogo, recuperare un nuovo itinerario formativo per gli operatori sanitari. Negli ultimi tempi, credo, si sia creato una eccessiva professionalizzazione dell’assistenza ospedaliera sanitaria che ha dimenticato i contenuti essenziali, per cui non è pensabile realizzare quel progetto di umanizzazione della medicina e della sanità se non ci sarà un nuovo percorso formativo per tutti gli operatori e anche per i volontari, in grado di riannodare il legame tra la professione con l’esperienza della sofferenza e della malattia. Gli operatori, la comunità sanitaria, di fatto, non si rendono conto del significato dell’esperienza che il malato sta vivendo in quel momento. Quindi il territorio deve essere luogo culturale dove si forma il concetto di salute e di formazione di una nuova classe di operatori sanitari, per rilanciare l’esperienza della malattia e della morte, recuperando un rapporto personale con il paziente e soprattutto come punto di riferimento del loro servizio che va al di la della semplice professionalizzazione. Solo così si potrà concretizzare NELLA FOTO A SINISTRA MONS. LORENZO LEUZZI VESCOVO AUSILIARIO DI ROMA SOPRA IL LOGO DELLA PASTORALE SANITARIA quel concetto che sostengono: curare sempre, guarire se è possibile. Eccellenza ai volontari di un’Associazione come l’UNITALSI, che il prossimo anno compirà 110 anni, i protagonisti assoluti di un’assistenza e di un servizio concreto e autentico alla persona, quale messaggio vorrebbe rivolgergli. Questo anniversario spero sia per l’UNITALSI una grande occasione per recuperare l’originaria vocazione: aiutare la Chiesa e accompagnare il malato al centro della propria convivenza umana. Questo è un punto fondamentale per una società che si qualifica a livello di cura e che riesce a comunicare e trasmettere ai propri fratelli. L’UNITALSI non solo deve proseguire nel suo cammino di proposte, di iniziative che già promuove con tanta attenzione e dedizione sul territorio, nelle diocesi, e nelle parrocchie, in ogni comunità cristiana, ma deve rappresentare un punto di riferimento di una necessità, di un processo di evangelizzazione in grado di recuperare il vero significato della sofferenza e della morte, senza il quale non potrà avere quell’incidenza che noi tutti oggi avvertiamo per il recupero di quella presenza di Dio che Papa Benedetto XVI consiglia come prioritario nella vita della Chiesa. 19 François Vayne Direttore Lourdes Magazine “Una porta della fede” L’Anno della fede, annunciato con il motu proprio “Porta Fidei”, è incominciato l’11 ottobre 2012, nel 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II e 20.mo anniversario della nascita del catechismo della Chiesa Cattolica. Eccellenza, Lourdes come si sta preparando a questo avvenimento? Quest’Anno della fede sarà certamente una grazia per la nostra diocesi in generale e per il Santuario di Lourdes in particolare. Nella lettera apostolica nella quale è annunciato l’Anno della fede Papa Benedetto XVI scrive in modo molto chiaro: “riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata e riflettere l’atto stesso nel quale crediamo”. “È un impegno che ogni credente deve fare soprattutto quest’anno”. L’obiettivo del Santo Padre è di fortificare e incoraggiare la fede dei battezzati. E come avviene? Ogni persona deve guardare sempre e risolutamente verso Cristo e in questo tempo, scrive il Papa, terremo il nostro sguardo fisso verso Gesù Cristo, origine e termine della fede. In Lui troviamo compimento solo girando lo sguardo verso Cristo, come massima aspirazione del cuore umano. Leggendo la lettera del Papa si comprende come la fede si fortifica attraverso quattro condizioni. Prima di tutto bisogna che la fede prenda forma da una ricerca inces- 20 NELLA FOTO L’IMMAGINE DEL TEMA PASTORALE 2013 DIFFUSO DAL SANTUARIO DI LOURDES NELLA FOTO A DESTRA MONS. BROUWET VESCOVO DI TARBES E LOURDES sante di Dio e da una conversione interiore permettendo che tutto il nostro essere sia unificato e che di colpo viviamo sempre con più coerenza con la fede che noi professiamo, in particolare attraverso la testimonianza delle carità. Seconda condizione. L’intelligenza della fede deve essere nutrita dalla meditazione della parola di Dio compresa nella tradizione della Chiesa. L’opportunità che ci offre il catechismo della Chiesa Cattolica è di aiutarci ad accogliere la parola del Signore in maniera ecclesiale, sostenuti dalla meditazione della Chiesa stessa instaurata durante ben due millenni, meditazione sintetizzata in questo catechismo. La terza condizione perché la fede di un cristiano si sviluppi è che si appoggi sulla professione di tutta la Chiesa. Il Credo è al tempo stesso un atto personale e un atto comunitario. Lo diciamo in comunione con gli altri cristiani e questo professarlo insieme unisce tutti i credenti e tutti coloro che professano la stessa fede. Infine, la quarta condizione. La fede, affinché non si spenga, deve essere proclamata. Non dobbiamo dimenticare che all’inizio di quest’anno sulla fede ha avuto luogo il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione per verificare se la fede è come un fuoco che brucia nel nostro cuore, se Cristo illumina con una luce accecante la nostra vita; in questo caso non è possibile non parlare intorno a noi e non trasmettere un poco questa luce che ci circonda. Evidentemente prendiamo il rischio di essere rimessi in causa, il rischio anche di manifestare le nostre incoerenze ma, sono questi i rischi che ci permettono di interrogarci, di purificare la nostra fede e di pronunciare sempre più la parola del Signore. Come pensare ad un contributo pastorale del Santuario di Lourdes alla concretizzazione dell’Anno della fede. Prima di tutto mettendoci alla scuola di Maria: Ella stessa è la prima a fare testimonianza di fede in Cristo. Ma contribuiamo anche alla scuola di fede di Bernadette, perché lei ci invita alla conversione, sostiene la nostra professione di fede, ci porta a diventare figli della Chiesa inviati ad annunciare il progetto di Dio. Vorremmo proporre delle catechesi che incoraggino i pellegrini nella testimonianza di fede, cioè invitando alla conversione come la Signora Notre Dame di Lourdes ha chiesto a Bernadette. Conversione che porta a spiegare il contenuto del Credo e ci chiama alla evangelizzazione. La liturgia è per Lei un elemento essenziale nell’Anno della fede? Certamente, la liturgia è la risposta del popolo cristiano che dice sì al dono che Dio fa di se stesso e consentire di lasciarsi trasformare dallo spirito santo che ci santifica per la potenza della preghiera e dei sacramenti. La vita liturgica è intensa a Lourdes. Senza renderci conto, o senza constatarlo, nel giro di tre o quattro giorni di pellegrinaggio la partecipazione alla liturgia ci converte profondamente, ci rinnova e ci fortifica. La liturgia è la sorgente della gioia. La gioia si legge sui volti alla fine delle eucarestie e delle processioni, come mai? Perché tocchiamo il cielo, perché Dio si rende presente sacramentalmente e quindi realmente. E chi è che si offre? Colui che ci ha riempito di grazia, colui che ci ha trasformati. Quali mezzi Le sembrano necessari per rispondere all’urgenza della nuova evangelizzazione nei Santuario di Lourdes che attualmente accolgono 6milioni di pellegrini ogni anno. Dobbiamo riflettere ancora una volta sul modo di accogliere, soprattutto i pellegrini che vengono a Lourdes non accompagnati da una diocesi, da una parrocchia o da un movimento. Perché vengono a Lourdes? Alcuni conoscono bene il messaggio della Vergine di Massabielle; altri vengono per la prima volta ma preferiscono scoprirlo da soli; altri vengono solo con una domanda di spiritualità; altri sono dei turisti che vengono per curiosità. Lourdes è stato e sarà sempre un luogo aperto; è facile arrivare alla Grotta, di questo ne sono felice. Il Santuario è aperto a tutti, vengono in tanti, a volte anche persone che non hanno compreso che questo è un luogo di raccoglimento, di preghiera e di silenzio. La domanda che tutti ci poniamo è: come accogliere, come raggiungere, come aiutare, come far fare dei passi nella fede senza fatica o come immaginare questi passi. Noi sappiamo raggiunge queste persone, sappiamo dare loro delle informazioni, sappiamo guidarli e rispondergli e tendere le mani verso di loro sull’Esplanade. Un semplice rapporto da persona a persona. Bisogna chiedere al Signore di condurci, di farci conoscere quali iniziative prendere su questo tema, ma credo che bisogna essere più attivi nei confronti di ogni persona che arriva alla Grotta senza costrizione. Infine un’ultima scommessa, l’estate prossima accoglieremo i giovani che avranno voglia di vivere la Gmg senza andare in Brasile. Per loro Lourdes, sarà la porta della fede; chiedo al Signore di essere all’altezza per accoglierli e incoraggiarli come annunciatore del Vangelo in modo che ritornino fortificati nella loro fede in Cristo. 21 Tavola rotonda Patrizia Morgante formatrice Aifo L’affetto ai disabili è oro L’incontro promosso da Aifo, UNITALSI e altre realtà per affrontare i problemi che circondano le persone con handicap “Cosa mi sono portata via da questo incontro? Che non sono i miracoli che curano i disabili, ma “il creare un contesto dove ogni essere umano possa essere risorsa per la società”, come ha affermato Oscar De Pellegrin.” La Riabilitazione su Base comunitaria, che include le attività sportive, coinvolge la persona con disabilità e la sua famiglia, gli amici e le istutizioni, per creare quel contesto di senso perché possano emergere le abilità presenti in ogni essere umano, come ci ha ricordato Oscar De Pellegrin, medaglia d’Oro nel Tiro con l’Arco alle Paraolimpiadi di Londra 2012 durante la Tavola Rotonda, promossa da Aifo, UNITALSI e altre realtà, che si è svolta a Roma il 28 novembre 2012, dal titolo “Oltre la disabilità. Dall'Egitto a Roma percorsi e buone pratiche nello sport verso l'inclusione sociale”. Iniziative come questa vogliono promuovere inclusione e socialità tra i cosiddetti “normali” e i “disabili”. Lo Sport è mezzo importante per un cambio di visione della disibilità: ci spinge a osservare le abilità, ad andare, appunto, oltre la disabilità. “I soldi spesi per i disabili, sono veri e propri investimenti”, afferma il giornalista Claudio Arrigoni, moderatore dell’incontro. “È oro!” grida il commentatore sportivo nel video che vediamo della vittoria indimenticabile dell’atleta De Pellegrin. Ci racconta: “Sono inesprimibili le emozioni che rivivo in me quando vedo queste scene. Un anno fa ho 22 4 2 1 subito un’operazione alla spalla e non sapevo se sarei potuto andare a Londra. I medici non mi avevano dato molte speranze. Ma non mi sono lasciato abbattere e ho iniziato una riabilitazione impegnativa e già a marzo ho ripreso in mano l’arco. Dopo cinque Paralimpiadi, volevo chiudere bene la mia carriera, per questo Londra era così importante. Ci ho messo molto impegno: la mia è stata una vita dedicata allo sport, ho preso tanto e dato tanto.” Ora si dedicherà ad aiutare altri che vogliono intraprendere quest’avventura dello sport come spazio di espressione, oltre la propria disabilità, anzi a ragione delle proprie abilità. “Vincere l’oro è stato per me un riconoscimento non solo come atleta, ma come uomo.” Le sue parole ci toccano perché sgorgano dalla consapevolezza dei propri limiti e dalla forza delle proprie risorse. Non è stato facile, dopo l’incidente accadutogli quando aveva solo vent’anni, rimboccarsi le maniche e non lasciarsi andare. Dice: “Anche la mia famiglia mi ha aiutato tanto, nessuno mi commiserava e questo mi ha dato la forza per andare avanti. Poi ho conosciuto un mio amico che, da disabile, faceva sport. Quando ho cominciato, quasi per caso, non ho più smesso. L’incontro con lo sport mi ha cambiato la vita.” 1 5 3 È molto importante il contesto che circonda la persona con disabilità. Ce lo racconta anche Alfred George Kiroloos Hanna parlando del Progetto Seti (Support, Education, Training, Inclusion: sostegno, educazione, formazione e inclusione) ad Alessandria d’Egitto, impiegando proprio la Riabilitazione su Base Comunitaria. "Non ci occupiamo solo del fisico dei nostri ragazzi, ma anche di attività culturali, sociali e sportive, coinvolgendo la famiglia e gli amici della persona disabile. La RBC lavora su tutte le sfere della persona, compreso il divertimento." Promuovendo iniziative di formazione per i volontari che portano avanti le attività, le famiglie e gli amici del disabile; cosi che nessuno si senta isolato e abbandonato nel suo dolore. Molti ragazzi con disabilità spesso non frequentano la scuola e vivono in zone rurali FOTO 1 FRANCESCO LA PALOMBARA CONSIGLIERE NAZIONALE UNITALSI DURANTE L’INTERVENTO ALLA TAVOLA ROTONDA FOTO 2 LA LOCANDINA DELL’INCONTRO FOTO 3 SIMONA DEL RE RESPONSABILE REGIONALE AIFO FOTO 4 ALFRED GEORGE KIROLOOS HANNA FOTO 5 OSCAR DE PELLEGRIN lontane dai centri urbani e il Progetto Seti è una buona occasione per poter trovare il proprio spazio di vita sociale. Parlandoci dei punti di forza del Seti, Alfred ci tiene a sottolineare che la risorsa umana della comunità locale e dei volontari è fondamentale; spesso arrivano altre mani che aiutano solo con il semplice passaparola. È, inoltre, una grande soddisfazione per le famiglie vedere i propri figli inseriti in un contesto che li rende felici. “Sembra tutto troppo bello”, direte voi. No, non lo è. Il disagio e il dolore di un evento traumatico rimane per la persona e per la famiglia: quello sul quale possiamo intervenire è il modo con cui reagiamo alla ferita. È stato questo il messaggio in carne e ossa di Oscar De Pellegrin per i molti partecipanti all’incontro. Grazie Oscar, e non solo per l’oro. 23 Alluvione Giovanni Punzi Consigliere Nazionale Volontari nel fango di Lourdes Quando è esondato il Gave, dopo pochi giorni è tornata la normalità Sicuramente questo servizio è stato per noi unitalsiani unico e formativo in quanto, oltre al solito pellegrinaggio che ogni anno facciamo con molto amore, abbiamo potuto vedere Lourdes con altri occhi e sotto un’altra prospettiva di servizio. Virginia Gestri volontaria M an mano che il livello del Gave aumentava, ci saliva un nodo sempre più forte alla gola e cresceva la preoccupazione che il fiume esondasse. Purtroppo quello che temevamo e scongiuravamo è accaduto e quelle immagini della Grotta allagata hanno, da subito, suscitato il forte desiderio di essere lì. Non potevamo di certo restare indifferenti nel vedere “casa nostra” in quelle condizioni! Una telefonata alla Direzione del Santuario per offrire la nostra disponibilità, il tempo di lanciare un appello raccolto da tantissimi volontari pronti a partire da ogni parte d’Italia, della nostra ma anche di altre associazioni, giovani, anziani, uomini, donne… e poi, dopo pochissimi giorni, il “primo” gruppo era già a Lourdes a disposizione dei coordinatori dell’emergenza, unendosi ai vigili del fuoco, ai nostri ragazzi del servizio civile, ai dipendenti del Santuario già all’opera dal primo giorno. Pochi giorni di intenso servizio e di “preghiera operativa”: pulizia degli argini del fiume, rimozione di rami e fango dalla centrale idroelettrica posta nelle vicinanze del Salus e che fornisce corrente a tutto il Santuario, pulizia dei pozzetti elettrici della prateria, sistemazione delle “rotonde” e soprattutto delle piscine! Nulla di eccezionale, lavori semplici e necessari perché la vita potesse riprendere prima possibile ed offrire ad altri pellegrini la stessa possibilità, già concessa a noi ed a milioni di altre persone, giungere ai piedi della Vergine nella Grotta di Massabielle e lì piangere, gioire, sperare, pregare, incontrare Dio… Niente di particolare, ma una risposta spontanea. Nei momenti di difficoltà, di prova, di sofferenza, la prima cosa che conta è sempre la presenza: “esserci” per condividere. Una presenza notata ed apprezzata dal Vescovo, dai dipendenti del Santuario ai quali abitualmente ci rivolgiamo per gli aspetti tecnici dei nostri pellegrinaggi e con i quali questa volta abbiamo condiviso la stessa fatica e le stesse difficoltà , ma anche dalla gente comune di Lourdes incontrata per strada o nella mensa in cui, con tutti gli operatori, si condivideva il pasto quotidiano. 24 NELLE FOTO IL SANTUARIO E LA GROTTA ALLAGATI E I SOCCORSI DEI VOLONTARI DELL’UNITALSI IN ALTO IL VESCOVO MONS. BROWET Niente di straordinario, perché Lourdes è già da sè spiritualmente straordinaria e lo avverti sempre, anche quando il fango ricopre tutto! Ma anche questa volta non ha avuto il sopravvento, perchè dopo qualche giorno ha lasciato il posto ad una pioggia leggera che ha “benedetto” tutto il Santuario ed il nostro ultimo flambeaux prima della ripartenza! Come Bernadette in fondo alla Grotta dopo essersi sporcata di fango trova l’acqua zampillante, così a Lourdes dopo l’alluvione ed il fango è ripresa la vita! Con questi sentimenti ripartiamo… in attesa di tornarci! La vostra testimonianza di supporto e assistenza durante gli eventi alluvionali che hanno investito il Santuario e la città di Lourdes ci ha colpito molto. Ciò riflette il fervore e la fede profonda che avete per Nostra Signora di Lourdes. Fortunatamente, la solidarietà, il sostegno reciproco hanno contribuito a ripristinare parzialmente la situazione del Santuario in modo che l'accoglienza dei pellegrini e dei malati possa proseguire nelle migliori condizioni. Desideriamo ringraziarvi per la vostra fedeltà alla Beata Vergine Maria. Assicuriamo le nostre preghiere alla Madonna per le vostre intenzioni 2 La Direzione del Santuario 25 Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista La vita è degna, sempre La vita, un bene inalienabile e indisponibile, è degna, sempre. Eppure oggi, per una mutata sensibilità culturale, politica e legislativa, risulta più difficile riconoscere il legame tra fragilità e dignità. Perciò, è importante richiamarne la inscindibilità non per motivi cattolici o laici, ma umani, poiché essa è radicata nel diritto alla vita, fondamento di tutti i diritti umani. Concretizzare questo annuncio in un ambizioso progetto di eccellenza è l’obiettivo del Centro di Ateneo per la Vita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, che ad un anno dalla sua nascita, intende realizzarlo anche con dibattiti scientifico - culturali. Perciò, il 9 novembre scorso, ha inaugurato un ciclo di incontri-seminari dal titolo La vita è degna, sempre, sulle diverse situazioni di vita “fragile” (Sla: di inguaribile solo la voglia di vivere, La disabilità nello sport – La vita prenatale – Lo stato vegetativo – La vecchiaia e il fine vita). Gli incontri invitano a riflettere e ad agire a sostegno di ogni persona, soprattutto se fragile, con ricerche avanzate e progetti assistenziali che si concretizzano - come ha dichiarato Massimo Antonelli, direttore del Centro di Ateneo - in una “filiera di inter1 Benedetto NELLA FOTO MARIO MELAZZINI AL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE UNITALSI A LOURDES venti rispettosi della dignità umana, sempre”. Alle iniziative, che esprimono “la missione per cui l’Università Cattolica è nata” - come ha affermato Rodolfo Proietti, Presidente del Centro di Ateneo - partecipano professionisti della medicina, della palliazione non oncologica e testimoni "specialisti in umanità”. Inoltre, a supporto dei progetti per malati e familiari, vengono segnalate le reti di possibili sinergie a livello associativo, sociale e politico. Ciò rappresenta uno stimolo anche per gli studenti dell’area sanitaria, che studiano, direttamente sul campo, incisive proposte formative integrate e globali. Al primo incontro del ciclo universitario sono intervenuti, tra gli altri, Mario Melazzini, neo-assessore regionale lombardo alla Sanità, presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla), direttore scientifico del Centro Nemo, medico e malato, impegnato a recuperare fondi a sostegno della disabilità. Sul XVI ai partecipanti alla conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, L’Osservatore Romano, 18 novembre 2012. 2 Dal biglietto scritto da Max Tresoldi, il ragazzo rimasto in stato vegetativo per dieci anni, poi risvegliatosi grazie alla professoressa Cecilia Morosini (recentemente deceduta), a ringraziamento del suo impegno rivolto, contro il parere di tutti, a stimolare il risveglio del ragazzo, cf. «La medicina è per la vita, sempre», Avvenire, 21 novembre 2012, p. 29. . 26 suo impegno è stato proiettato un brano tratto dal video-documentario “Io sono qui. Sette giorni di appunti della vita di Mario Melazzini”, del regista Emmanuel Exitu. La commovente e coraggiosa testimonianza del medico-paziente, accompagnata dall’annuncio della prossima apertura di un Centro per la cura e l’assistenza di malati con patologie neuromuscolari, ha contribuito a ricordare l’importanza di associare la riflessione e l’azione a supporto della fragilità, condizione che, in modo diverso, più o meno è presente in ognuno di noi. Qualcuno ne rimane piagato e, a volte, piegato, eppure, un rapporto empatico tra operatori sanitari, volontari, familiari e pazienti, spesso - segnala Melazzini - è migliore dei farmaci. Perciò, a chi sceglie di impegnarsi nel mondo della sanità è richiesta una competenza che va oltre lo studio e i titoli accademici ; egli entra, infatti, nella “scienza cristiana della sofferenza” 1, che considera la vita e la salute “ non merce sottoposta a leggi di mercato” ma beni universali da difendere sempre. L’aiuto ai più piccoli, ai deboli e ai malati non ha ispirato soltanto i cristiani, ma ha rappresentato un pilastro essenziale dell’Europa per secoli. Ciò dovrebbe richiamare ad arginare e a prevenire, anche con .interventi di politica sociale, quelle situazioni critiche che potrebbero oscurare la dignità umana, che rimane sempre un valore indivisibile e non una spesa da tagliare. Così, la sofferenza e la malattia, pur rimanendo misteriose per l’uomo, se condivise (come l’etica della cura invita a realizzare) a livello familiare, amicale e sanitario, se sostenute a livello socio-economicopolitico-culturale possono essere vissute non in solitudine e possono “rappresentare – come ha affermato Mario Melazzini, - un’opportunità di cambiamento”, per il singolo e per la società. Perciò, suscita interrogativi quella de- Qualora possa essere utile, allego il seguente passaggio ripreso dal depliant relativo al ciclo di incontri promossi dal Centro di Ateneo per la vita dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma, anche se io, nell’editoriale, per le sue caratteristiche, ho richiamato anche altri eventi). La vita è degna, sempre. Anche quando sei più debole, inerme, quando per vivere devi dipendere da altri, immobile in un letto, per incidente o per malattia; anche quando non lavori, non produci, perché malato o troppo vecchio. Il valore della persona è inalienabile. Sembra semplice, eppure nella realtà giuridica, medica, culturale ci si interroga se in certi casi si riesca realmente a tutelare la dignità della persona. riva eugenetica emersa anche nella recente Sentenza della Cassazione (16754 del 2/10/2012) che ha riconosciuto un risarcimento ad una bambina perché nata down. È la prima volta che, in Italia, esso viene riconosciuto non solo ai genitori (la donna in gravidanza aveva preteso un’indagine invasiva, non prescritta dal medico) ma anche al figlio, e ciò potrebbe indurre a ipotizzare un “diritto a non nascere se non sano”. Eppure, il genetista francese Jerome Lejeune, scopritore della trisomia 21 (o sindrome di down) sosteneva che “il grado di civiltà di una società si misura in base al rispetto che essa ha verso i più deboli dei suoi membri”. Tale rispetto si manifesta con il prendersi cura, attualmente diventato quasi più importante del curare che, comunque, può esprimersi in una feconda alleanza terapeutica, “l’unico, vero, umanissimo modo per dare e ricevere cura facendo concreta eco all’amore da cui proveniamo. La medicina è per la vita, sempre” 2. Anche il Premio Nobel per la Medicina 2012, attribuito agli scienziati, il giapponese S. Yamanaka e il britannico J. Gurdon, per aver scoperto le cellule staminali pluripotenti indotte, cioè cellule adulte riprogrammate ad uno stato di vita precedente (utile per curare numerose malattie) senza passare per le staminali embrionali (che, in tal modo verrebbero distrutte), ricorda a tutti che è possibile percorrere strade eticamente accettabili e che è doveroso cercarle. Per il rispetto dovuto ad ognuno di noi. Fin dal concepimento. 27 Riconoscimento dalla redazione Cuore di Latte Giovanni Punzi Consigliere Nazionale Unitalsi “cittadino europeo” Aiutiamo i bimbi del Ruanda Il premio assegnato all’Associazione per il progetto Casa Famiglia Al via la costruzione di un centro di formazione professionale D N ella sede di rappresentanza del Parlamento europeo di Roma si è svolta la cerimonia di consegna del Premio "Cittadino europeo" 2012. Dal 2009, con questo riconoscimento si cerca di dare rilievo a iniziative o persone che si distinguono per impegno civile e sociale. Tra i premiati, Biagio Conte, fondatore della “Missione Speranza e Carità” a Palermo, per assistere i poveri della città. E poi, Giovanni Riefolo che fa parte del direttivo dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, promotore di incontri sulla memoria nelle scuole di Roma per affermare i principi di fratellanza e rispetto contro la xenofobia. E l’associazione “Melarancio”, impegnata nel teatro per ragazzi su valori umani. C'è poi l’Albergo etico di Asti, un progetto che aiuta ragazzi con sindrome di Down o disabilità psichica, a lavorare a contatto diretto con i clienti, mettendo a disposizione la propria professionalità: una sorta di accademia che forma i ragazzi nei settori della ristorazione e del turismo. Tra i premiati l’UNITALSI con il suo progetto “Casa-Famiglia” a favore di persone con disabilità o in stato di disagio sociale, prive dei principali riferimenti familiari. Alla cerimonia sono intervenuti per l’UNITALSI, il vice Presidente Nazionale Agostino Borromeo, il Consigliere Nazionale Francesco La Palombara e il Presidente della sottosezione di Benevento, dove è stata inaugurata l’ultima struttura, Pasquale Zagarese che insieme hanno ricevuto il premio. Il vice Presidente Borromeo ha evidenziato l’importanza del premio europeo assegnato al progetto dell’UNITALSI Casa Famiglia: “Le case famiglia sono nate per rispondere all’interrogativo angoscioso che si pongono i genitori di un ragazzo ammalato o diversamente abile: cosa succederà dopo di me? La casa famiglia offre questa risposta: tuo figlio, tua figlia, sarà sempre accudito, circondato da persone amiche, che condividono le sue sofferenze e cercano di alleviarle, di rendergli la vita meno difficile possibile e che con lui pregano, se vuole 28 NELLA FOTO IL PREMIO RITIRATO DAL VICE PRESIDENTE NAZIONALE UNITALSI AGOSTINO BORROMEO E IL PRESIDENTE DELLA SOTTOSEZIONE DI BENEVENTO PASQUALE ZAGARESE pregare, ma che comunque lo sorreggono con la loro fede. Esistono già diverse case famiglia in Italia: Ascoli Piceno, Rieti, Pisa, Barletta. Ciascuna nasce in un contesto particolare. A volte è una persona che dona all’UNITALSI una struttura e addirittura offre anche i mezzi per renderla operativa. In altri casi è la diocesi: è il Vescovo di Rieti ha messo a disposizione dell’UNITALSI una struttura e l’Associazione accoglie gli ospiti, se ne occupa attraverso una propria cooperativa e l’azione dei volontari. Quindi le situazioni non sono tutte uguali ma lo scopo è sempre uno: dare un aiuto e un calore umano agli ultimi, ai più deboli, ai più sfortunati. Questo riconoscimento è un invito a crescere. Per l’UNITALSI è uno stimolo a continuare su questa strada perché l’esperienza dimostra quanto bisogno ci sia di questo tipo di intervento e lo Stato non può affrontare le situazioni singole. Noi, anche perché animati dagli ideali cristiani che ci sono propri, questo lo possiamo e lo dobbiamo fare. Il Presidente della sottosezione di Benevento, Pasquale Zagarese a margine della premiazione ha poi aggiunto: “Sono orgoglioso che il progetto dell’UNITALSI Casa Famiglia abbia ottenuto un premio così autorevole, per noi soci le casa di accoglienza sono luoghi dove poter vivere quotidianamente il pellegrinaggio, ciò che è la nostra mission e di poter essere volontari sempre e non solo durante i nostri tradizionali viaggi a Lourdes”. ieci anni fa, durante la Guerra nel Golfo, partì la campagna “Cuore di Latte” perché la nostra Associazione, in collaborazione con la Caritas Internazionale, voleva dare una concreta risposta ai tanti bambini iracheni che, a causa dell’embargo, soffrivano la fame. Quella che sembrava un’iniziativa legata ad un evento particolare, si è poi trasformata in una vera e propria campagna missionaria per realizzare, anno dopo anno, piccoli progetti destinati ai bambini di Paesi poveri: Romania, Congo, Palestina, India, Costa d’Avorio, Perù… e quest’anno Rwanda. L’UNITALSI ha accolto la richiesta di aiuto pervenuta da Mons. Thaddée Ntihinyurwa, Arcivescovo di Kigali ed Amministratore Apostolico della Diocesi di Kiburgo, per finanziare la realizzazione di Centro di formazione professionale nel villaggio di Munyaga, a circa 75 km dalla capitale KIGALI. In questa zona, densamente popolata, gli abitanti, come quelli di tutto il Rwanda, hanno un'età media di 15-16 anni, a causa del genocidio avvenuto nel 1994, e si dedicano essenzialmente all’agricoltura, praticata peraltro con metodi arretrati. Ma non tutti possono dedicarsi a questa attività, perché la terra disponibile diventa sempre meno e tanti giovani, che non hanno potuto proseguire gli studi, si trovano di fatto senza un’attività e senza alcuna prospettiva per il futuro. Con la costruzione e realizzazione di questo Centro di formazione professionale si vuole invece offrire un’alternativa, permettendo l'apprendimento di mestieri utili al contesto geografico (falegnami, muratori, meccanici, elettricisti … ). L’attuazione del progetto passa attraverso diverse fasi: l’acquisto del terreno, la realizzazione di un capannone da destinare ad aule, a laboratori ed atelier con dotazione dell’attrezzatura e del materiale necessario. Il centro potrà accogliere 160 giovani e funzionerà con sola frequenza diurna. Tale sistema, peraltro raccomandato dalla politica nazionale per l’educazione, è stato scelto anche per evi- tare i costi dei dormitori e permettere la frequenza soprattutto ad un numero considerevole di giovani bisognosi che sono stati, o sono, privi del sostegno economico della famiglia. La realizzazione del progetto sarà seguita da don Viateur Bizimana, sacerdote che per due anni ha vissuto in Italia e precisamente a Sassuolo, lavorando nelle case della carità della diocesi di Reggio Emilia dove ha conosciuto la nostra Associazione. Inizia, quindi, un nuovo sogno che speriamo si realizzi presto e che ancora una volta permetterà a quanti lo sosterranno di incontrare “il volto di Dio nel volto dei piccoli”. 29 Guinness World Records dalla redazione Presentazione Giuseppe Colucci Presidente Sezione Molise Nuovo primato per il Rosario Sofferenza, fede e sacrificio Raggiunto a Lourdes nell’ambito del Pellegrinaggio Nazionale Fra’ Immacolato ha passato a letto 51 anni della sua vita I D urante il tradizionale Pellegrinaggio Nazionale a Lourdes, la notizia era nell’aria, ma una volta tornati in Italia è giunta l’ufficialità. L’UNITALSI ha vinto la sfida, raggiungendo l’ambito Guinness World Records, per il rosario più grande del mondo mai realizzato. Teatro dell’originale primato è stato proprio il Santuario di Lourdes, dove nell’ambito del Pellegrinaggio Nazionale, ispirato quest’anno alla recita del rosario, ha esposto il rosario composto di polistirolo e lana, lungo circa 82,90 metri e 146,18 metri di perimetro. Sono stati tanti i fedeli e i passanti che si sono avvicinati incuriositi per ammirare il progetto che è stato realizzato dalla sezione Abruzzese, grazie all’impegno di circa trenta volontari che hanno lavorato notte e giorno per raggiungere il record. “Questo importante primato mondiale ci onora e ci riempie di gioia - ha affermato Dante D’Elpidio vice Presidente Nazionale UNITALSI - perché ci darà la possibilità di “Percorrere la via della Fede, tema spirituale del prossimo anno, andando sempre in pellegrinaggio “verso e con Gesù” recitando il rosario nelle principali Piazze Italiane anche grazie a questo rosario da record che porteremo con noi”. Il rosario è stato giudicato da massimi esperti del Guinness World Records a Londra, e dopo un’attenta valutazione è stato decretato il raggiungimento del record superando, Matias-German Salvatori che nel 2010 aveva realizzato un rosario dalla lunghezza di 68,30 metri oggi situato nel Santuario di Cordoba, in Argentina. 1 30 l 6 novembre 2012 presso la Sala Celestino V della Curia Arcivescovile di Campobasso è stato presentato il libro “Il Servo di Dio Fra Immacolato Giuseppe di Gesù. Al secolo Aldo Brienza” scritto da Antonio Di Tullio e pubblicato dall’UNITALSI Molisana. L’autore, nella presentazione dell’opera, si è soffermato sulle motivazioni che lo hanno ispirato: innanzi tutto il desiderio di far conoscere la figura di questo frate carmelitano morto in odore di santità nel 1989 e di cui il 13/04/2005 è iniziato il processo di canonizzazione; inoltre, con questo libro si intende dare un aiuto alla sezione Molisana nel reperimento di fondi per la conclusione dei lavori della casa famiglia che accoglierà a Campobasso persone diversamente abili, casa che porterà proprio il nome di Fra Immacolato. Sofferenza e sacrificio: fra Immacolato ha passato 51 anni, dei 67 vissuti, inchiodato in un letto, accettando da subito la sofferenza e costretto, a causa della malattia, a rinunciare al suo desiderio di diventare sacerdote, ma è stato fermo nel poter affermare “Sono un giovane corista cui il Signore ha chiesto il sacrificio di non offrire il Santo Sacrificio e son diventato sacerdote e vittima del mio stesso sacrificio” (dalla lettera scritta a M. Maria Giuseppa ocd il 30 marzo 1951 all’età di 28 anni). Altro aspetto da evidenziare nel frate riguarda l’offerta della propria sofferenza e del proprio dolore per la santificazione dei sacerdoti. Fra Immacolato può essere un esempio per tutti, in particolare i malati, i quali sono invitati a fare della propria sofferenza una offerta al Signore diventando così prezioso ed efficace strumento di evangelizzazione. Con queste parole mons. GianCarlo Maria Bregantini, Arcivescovo Metropolita di Campobasso, dopo i saluti delle autorità civili, ha delineato ed evidenziato alcuni aspetti della articolata e poliedrica vita di fra Immacolato. Fra Immacolato è stato un devoto della Madonna, in particolare della Vergine Addolorata e don Antonio Ruccia (nipote di don Michele Ruccia, direttore spirituale di Fra Immacolato dal 1947 al 1968) ha cercato di evidenziare che in questa devozione nei confronti della Vergine Maria dobbiamo trovare il messaggio che Fra Immacolato ci ha A SINISTRA LA COPERTINA DEL LIBRO DI ANTONIO DI TULLIO A DESTRA MONS. BREGANTINI DURANTE LA PRESENTAZIONE voluto lasciare: essere con Maria ai piedi di quella croce che ha visto morire Gesù, unico Sacrificio per il nostro riscatto dal peccato; ovvero bisogna offrire le proprie sofferenze ed unirle a quelle del Signore Gesù: questa è la meta, ardua ma non impossibile, da raggiungere. Ha chiuso i lavori l’avv. Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale dell’UNITALSI, il quale si è soffermato innanzi tutto sulla preziosa opera che in più parti a livello locale l’Associazione svolge nella raccolta di notizie e nella diffusione di figure esemplari e particolari, quale quella di Fra Immacolato, il cui cammino si è intersecato con quello dell’UNITALSI. Fra Immacolato ci ha lasciato un chiaro messaggio con la sua vita e i suoi scritti ed ha contribuito, anche con la partecipazione ai pellegrinaggi a Loreto, a dare un ulteriore privilegio alla nostra Associazione. Inoltre, brevemente il Presidente Nazionale ha illustrato i progetti che l’Associazione ha realizzato e sta progettando per far si che la nostra Associazione, nata per accompagnare i malati a Lourdes, sia sempre più loro compagna ogni giorno dell’anno nel cammino della vita; in altre parole, per utilizzare lo slogan che accompagna il nostro logo, veramente l’UNITALSI sia “treni bianchi e non solo…”. 31 dalla redazione I messaggi della poesia Carissimi lettori in queste pagine vorrei rendervi partecipi della mia propensione verso la poesia che ho percepito in tenera età cioè a dodici anni, non appena ho cominciato a frequentare le scuole medie. Il tutto è iniziato quando ho dedicato una poesia ad un mio compagno di classe. Successivamente non ho più smesso perché la passione per la poesia mi ha travolto e cambiato anima e cuore. In questo libro le mie poesie affrontano tante tematiche e per questo motivo spero di regalarvi emozioni che tocchino le corde del vostro cuore. Floriana Dicataldo Giunge al suo secondo libro la collana “racconti in famiglia”, idea nata dalla sinergia tra l’UNITALSI e la Fondazione Lamacchia di Barletta come risultato di un percorso riabilitativo che fa emergere talenti nascosti in una produzione di veri e propri strumenti di espressione e comunicazione. Questa volta è un lavoro di poesia la cui autrice, Floriana Dicataldo, è una giovane ragazza barlettana, affetta da tetraparesi spastica. Il suo dono straordinario è la sua capacità di esternare i sentimenti e le emozioni grazie all’arte della poesia, che ha cominciato a coltivare sin dalla tenera età, grazie anche alle sue insegnati di scuola che, da sue prime lettrici, l’hanno spronata a potenziare questa sua passione. I suoi versi stupiscono. Cosimo Cilli, Presidente UNITALSI - sottosezione di Barletta e Presidente della Fondazione Michele, Giuseppe e Clelia Lamacchia Onlus Fermo da una vita Luigi racconta la sua esperienza di malattia che, spezzando i suoi sogni di adolescente, lo ha costretto su una sedia a rotelle. Eppure, dal racconto emergono un’incredibile forza e una grande energia vitale che, sia pure mischiate a momenti di tristezza e disofferenza, lasciano sempre aperta una porta di speranza. E’ proprio per diffondere questo messaggio di speranza che Luigi ha voluto testimoniare, in queste pagine, il suo cammino di vita. …Quando Luigi ci parla, soprattutto nelle prime pagine, della scoperta della malattia, ci sembra un esploratore in un terreno sconosciuto che nutre paura, spesso angoscia, che viene colpito dalla fiducia eppure, dopo tutto, si arresta un istante a guardarsi dentro di sé: “Sì, è terribile, ma è anche nuovo e con questa novità mi devo misurare e, per misurarmi, mi metterò in gioco, ancora e ancora”… i passi di Luigi e le parole che ne sono seguite vengono dal profondo coraggio di esistere e continuare ad essere. E’ questo il senso ‘religioso’ di questo libro e la spinta che può derivarne a tutti quelli che lo leggeranno.. dalla prefazione curata da Natalia Esposito ed Eduardo Savarese Ai lettori, ai soci e a tutti coloro, che attraverso l’organo ufficiale seguono l’Unitalsi, la redazione, in tutti i suoi componenti interni ed esterni, continuativi ed occasionali, augura i più sinceri e sentiti auguri di un sereno e felice Natale. Auguri alle persone ammalate che in ogni condizione sanno trovare la forza e l’energia più efficace per credere nella vita. Auguri a chi ha una grave disabilità e lotta per vivere una vita sociale dignitosa. Auguri a coloro che sentono la solitudine dei giorni di festa. Auguri a quanti sono impegnati a costruire il futuro e il proprio progetto di vita che desidera. Auguri a quanti in questi giorni si scambiamo frettolosamente auguri natalizi, senza pensare al significato che questo scambievole augurio dovrebbe avere. Auguri all’UNITALSI, che grazie ai suoi soci ha scritto una storia ecclesiale e sociale lunga 110 anni, continuando a credere in un futuro fatto di valori puri e autentici. Nell’Anno della Fede che ci invita e ci sprona a riscoprire ed approfondire la gioia del credere, auguri a quanti in Italia e nel mondo testimoniano con passione il messaggio della Chiesa e il suo intimo legame tra fede e carità, auguri a tutta l’UNITALSI. Per richiedere il libro rivolgersi alla Presidenza Nazionale o alla sezione Campana. Acquistando il libro, al costo di 12,00 euro, si contribuirà a sostenere un progetto benefico voluto fortemente dall’autore. auguri di un sereno e felice Natale 32