Scarica il numero 6/12

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Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 2702/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a CMP Padova per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Organo ufficiale dell'Associazione
BIMESTRALE N°6 - NOV/DIC 2012
Direttore responsabile:
Filippo Anastasi
Direttore editoriale:
Francesco La Palombara
Caporedattore:
Massimiliano Fiore
Editore:
U.N.I.T.A.L.S.I.
(Unione Nazionale Italiana
Trasporti Ammalati a Lourdes
e Santuari Internazionali)
2-5
XVII
Conferenza
Interazionale
per gli operatori
sanitari
12-13
Vita
da miracolato
20-21
Una porta
della Fede
F. Vayne
F. Anastasi
29
Aiutiamo
i bambini
del Ruanda
22-23
Incontro Aifo
P. Morgante
6-7
Card.
Bagnasco
nella sede
dell’Unitalsi
14-15
30
Corso per
dipendenti
Nuovo primato
per il Rosario
L. Ferrero
Il mistero
dell’Incarnazione
D. Priori
24-25
Emergenza
a Lourdes
16-17
G. Punzi
Al servizio
dell’UNITALSI
31
Sofferenza,
fede e sacrificio
G. Colucci
26-27
La vita
è degna,
sempre
A.M. Cosentino
10-11
Pellegrinaggio
Nazionale
a Pompei
18-19
Intervista
a Mons. Leuzzi
M. FIore
Hanno collaborato:
Mons. Luigi Marrucci,
Salvatore Pagliuca,
Federica Bresci,
Federico Baiocco,
Mariangela Camporeale,
Giuseppe Colucci,
Angela Maria Cosentino,
Laura Ferrero, Claudio Focolari,
Patrizia Morgante,
Laura Plata, don Danilo Priori,
Giovanni Punzi,
Francois Vayne.
Con approvazione ecclesiastica,
rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in
data 5 gennaio 1988
F. Baiocco
8-9
Redazione:
Fraternità, organo ufficiale
dell'Associazione
è iscritta al Roc n. 2397
c/o Presidenza Nazionale
UNITALSI in Via della Pigna 13/A
00186 Roma
Tel. 06.6797236-int 222,
fax 06.6781421,
[email protected]
c/c postale n° 10274009
intestato a Unitalsi
via della Pigna 13/A - 00186 RM
28
Premio UE
32
Luigi Battilo:
Fermo
da una vita
Foto:
> Catholic Press Photo
pagg. 2, 4, 6
> Osservatorio Romano Foto
pagg. 3, 4, 5
> Giovanni Angellotto
pagg. 10-11
> Sergio Pancaldi
pag 30, Copertina
> Marie Cailleaux,
Service Photo, NDL Editions
pagg. 20, 24-25 Controcopertina
> Comunicazione Ufficio di Informazione
in Italia del Parlamento Europeo
pag. 28
Progetto grafico: FAR 11
Stampa: Mediagraf Spa
viale della Navigazione Interna 89
35027 Noventa Padovana (PD)
Finito di stampare: dicembre 2012
Questo periodico
è associato all’Uspi
numero verde
800 00 11 44
PELLEGRINAGGI UNITALSI
progetti di carità
800 062 026
Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale
Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale
Il Natale anima la fede
Buon Natale.
Lo sentiremo ripetere in questo periodo di
Avvento in tutte le occasioni di incontro,
spesso senza comprenderne il profondo significato e la portata di questo annuncio, di
questo augurio, di questa speranza.
La nostra Associazione deve cogliere questo significato per confermarsi nell’impegno
del servizio.
L’impegno dell’UNITALSI è innanzitutto
quello di continuare a costruire percorsi di
incontro e riconoscimento; riconoscimento
della persona, che è sempre e comunque
persona, in qualsiasi condizione si trovi a vivere perché la persona non è mai tutto e
soltanto ciò che fa o la condizione in cui
vive, ma è prima di tutto persona, con problemi e potenzialità, risorse, volontà e capacità, che in quel momento, in quel contesto
specifico sono più o meno attivate.
Il bisogno di riconoscimento è il primo bisogno dei bambini; così anche per gli adulti:
chi non è riconosciuto come uomo/donna
diventa invisibile, marginale, muore.
Questo è per l’UNITALSI molto importante:
riconoscere le persone nella loro complessità e globalità, non pensare a loro nei termini dei problemi che portano, ma solo e
soltanto come persone da incontrare, conoscere e riconoscere.
In questo impegno possiamo anche costruire opere, ma tutto deve essere basato
su fondamenta trascendenti, perché la fede
deve essere alla base del nostro operare.
La fede permette dunque di partire con fiducia, di scorgere i segni della presenza di
Dio, di andarli a cercare. La fede ci scuote
dall’immobilismo, dalla stagnazione, dalla
paura, dalla chiusura in confini rassicuranti,
ma ristretti e limitati. Senza una simile tensione, senza un simile desiderio di incontro,
di conoscenza, di ri-conoscenza, non è
possibile una vera felicità. (Sussidio Avvento
2012 – presentazione di mons. Mariano
Crociata). Il Sussidio per l’Avvento 2012
della C.E.I. ci fornisce il percorso, ci dona gli
spunti di riflessione, ci suggerisce le riflessioni per un cammino verso la nascita di
Gesù Bambino che non può essere limitato
ad un Buon Natale privo di significato, ma
che deve segnare il nostro per-correre la vita
buona del Vangelo alla ricerca della felicità
che proviene dalla fede.
La felicità offerta dalla fede non è stagnante
e anestetica indifferenza, ma comporta una
tensione, un desiderio, a volte anche un partecipare alle sofferenze dei fratelli, un invocare l’intervento di Dio. Proprio qui sta la
peculiarità della gioia cristiana, della beatitudine del credente: dà senso anche ai punti
oscuri dell’esistenza, integra anche i momenti di ricerca e di incompiutezza. La gioia
cristiana non impedisce di ascoltare il grido
del povero, di partecipare al dolore dei sofferenti, di essere vicini nelle “gioie e nelle
speranze” come anche “nel lutto e nel dolore” (GS 1). Fino a quando Dio sarà “tutto in
tutti” (1Cor 15,28), il credente vive la gioia di
correre “verso la meta, al premio che Dio ci
chiama a ricevere lassù in Cristo Gesù” (Fil
3,14). (Sussidio Avvento 2012 - Introduzione
di don Franco Magnani, direttore dell'Ufficio
Liturgico Nazionale).
Buon Natale, dunque, e buon pellegrinaggio.
PROGETTO BAMBINI
[email protected]
www.unitalsi.it
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XXVII Conferenza Internazionale
dalla redazione
L’ospedale come luogo
di evangelizzazione
“L’ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana
e spirituale” è il titolo della XXVII Conferenza Internazionale
del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute) che si è tenuto in Vaticano dal 15 al 17
novembre. I lavori dell’edizione 2012 dell’iniziativa si sono
svolti nell’Aula Nuova del Sinodo seguendo tre direttrici
principali: “Storia e Missione”, “Etica ed Umanizzazione” e
“Spiritualità e Diaconia della Carità”.
Sabato 17 novembre, i partecipanti si sono ritrovati nell’Aula Paolo VI per uno spazio di riflessione e di preghiera.
Infatti “il terzo giorno - ha spiegato l’Arcivescovo Zygmunt
Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, - dove era previsto l’incontro con Sua Santità Papa Benedetto XVI, a conclusione della nostra
Conferenza e con la partecipazione dei medici cattolici impegnati nel Congresso Congiunto AMCI-FEAMC che, dedicato a ‘Bioetica ed Europa Cristiana’, si svolto a Roma
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dal 15 al 18 novembre di quest’anno”. “All’incontro con il
Successore di Pietro – prosegue il Capo Dicastero - sono
stati anche invitati i medici romani con le loro famiglie, gli
studenti delle discipline legate alla pastorale sanitaria e, insieme ai malati, gli organismi che se ne prendono cura a
partire dall’UNITALSI”.
La XXVII Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari, rileva l’Arcivescovo Zimowski, in
effetti “ha costituito un momento importante dell’Anno
della Fede e in armonia con due eventi appena conclusi:
la XIII Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi e il 50°
anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”.
“Com’è oramai ‘tradizione’ per il nostro Dicastero – conclude, - i lavori sono stati guidati dai più illustri esperti delle
tematiche affrontate e arricchiti da testimonianze toccanti”.
Le richieste di iscrizione “sono state anche quest’anno innumerevoli - conclude - arrivate da tutto il mondo”.
CARDINALE BERTONE
La sofferenza esercizio di speranza
“Le strutture ospedaliere e in genere sanitarie, dove vengono accolte e curate le persone provate dal male fisico,
psichico e spirituale, diventano luogo di annuncio del
Regno di Dio. La sofferenza, infatti, quale dimensione dell’esistenza umana, è un imprescindibile ‘luogo di apprendimento e di esercizio della speranza’, come ha ricordato
il Santo Padre Benedetto XVI nella Sua Enciclica Spe
salvi”. Lo ha detto il Card. Tarcisio Bertone, segretario di
Stato Vaticano, durante la Messa nella basilica di San Pietro, in apertura della XXVII Conferenza internazionale del
Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, sul tema
“L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e
spirituale”.
“Poiché nell’uomo corpo e spirito sono inseparabili, la speranza umana di una possibile guarigione o di un lenimento
fisico contiene implicitamente la speranza di salvezza - ha
chiarito il Cardinale -, e viceversa questa aspirazione dell’anima chiede sempre di trovare riscontro nel fattivo impegno per il sollievo della sofferenza. Questa duplice
sollecitudine appartiene alla vocazione e alla missione della
Chiesa, consapevole di essere strumento nelle mani del
Signore”. “Sempre più spesso - ha aggiunto -, quando si
parla degli ammalati si fa riferimento soltanto al miglioramento delle tecniche di cura, oppure all’autonomia dell’ammalato che decide del proprio destino”.
“Tutto ciò ha naturalmente una grande importanza, e perciò la ricerca, quando è a favore dell’uomo, non va mai
ostacolata - ha osservato il Card. Bertone -. Ce lo ricorda
anche il Santo di cui oggi facciamo memoria: sant’Alberto
Magno, vescovo e dottore della Chiesa, patrono dei cultori delle scienze”. Ma “non tutte le scienze sono sullo
stesso piano. La medicina ha per oggetto l’uomo e non le
cose, e per questo necessita di un criterio etico ancora
più pressante, di una responsabilità ancora più vincolante”.
Il “grande rischio” è, infatti, “quello di usare l’uomo come
mezzo della ricerca, quasi che fosse un oggetto come un
altro privo di dignità, mentre invece va trattato solo come
fine del proprio metodo”.
“San Camillo de Lellis - ha ricordato il porporato -, nel suggerire ai suoi confratelli il metodo più efficace nella cura
dell’ammalato, non guardava alla tecnica e all’autonomia
del malato nel prendere decisioni per la sua sorte, ma diceva: “Mettete più cuore nelle vostre mani’”. Il Card. Bertone ha, quindi, ripreso le parole di Benedetto XVI in “Deus
caritas est”: “L’amore sarà sempre necessario, anche nella
società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale
giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore.
Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi
dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre sofferenza che
necessita di consolazione e di aiuto”.
NELLA FOTO A SINISTRA L’INTERVENTO DI SALVATORE PAGLIUCA PRESIDENTE NAZIONALE UNITALSI NELL’AULA DEL SINODO IN VATICANO
SOPRA IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI MONS. ZIMOWSKI BENEDICE I SOCI UNITALSI
CHE HANNO PARTECIPATO ALLA SANTA MESSA NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
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Le parole del Papa
PRESIDENTE PAGLIUCA
FEDERICA BRESCI
Volontariato
ospedaliero diffuso
Vi do il mio caloroso benvenuto! Ringrazio il Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, Mons. Zygmunt Zimowski, per le cortesi parole;
saluto gli illustri relatori e tutti i presenti. Il tema della
vostra Conferenza - «L’Ospedale, luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale» - mi offre l’occasione di estendere il mio saluto a tutti gli operatori
sanitari, in particolare ai membri dell’Associazione dei
Medici Cattolici Italiani e della Federazione Europea
delle Associazioni Mediche Cattoliche, che, presso
l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, hanno
riflettuto sul tema «Bioetica ed Europa cristiana». Saluto inoltre i malati presenti, i loro familiari, i cappellani e i volontari, i membri delle associazioni, in
particolare dell’UNITALSI, gli studenti delle Facoltà di
Medicina e Chirurgia e dei Corsi di laurea delle Professioni Sanitarie.
Mio figlio Andrea, una porta per il Paradiso
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È il concetto espresso dalla relazione del Presidente Nazionale dell’UNITALSI durante il suo intervento nella nuova
Aula del Sinodo in Vaticano in occasione dei lavori della
XXVII Conferenza Internazionale dal tema “L’ospedale
luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale”
promosso dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.
… L'UNITALSI, sin dalle sue origini, ha improntato il servizio dei propri barellieri, sorelle di assistenza, medici, infermieri e cappellani sullo stile di chi opera in ospedale: per
cui il treno, con la vettura barellata, diventava treno-ospedale, i luoghi di accoglienza degli ammalati a Lourdes
erano vere e proprie corsie di ospedale, e gli orari e turni
erano cadenzati sui tipo di una struttura ospedaliera.
Negli anni tale modo di vedere il servizio si è evoluto, si è
compreso che il volontario svolge un servizio di prossimità
che va al di Ià della struttura ospedaliera, così Ia metodologia utilizzata dalle azioni che fanno capo a UNITALSI è
connotata soprattutto come maggiore "prossimità" e possibilità di entrare in relazione per riconoscere i bisogni che
la persona in difficolta avverte come prioritari, al fine di costruire un rapporto che possa essere da stimolo per un
successivo progetto di miglioramento delle proprie condizioni di vita (…) ...La formazione che intendiamo perseguire vuol cogliere tutti i colori della carità, colori che si
sprigionano dalle tante attività personali ed associative,
partendo dal bianco del nostro battesimo verso l'azzurro
di Maria, il verde della Speranza, il rosso dell'Amore, e
cosi via per costituire un arcobaleno del Dono che porti
ad una Fede incarnata nelle opere.
FOTO 1 IL SALUTO DI PAPA BENEDETTO XVI AI PARTECIPANTI
ALLA LITURGIA SVOLTASI IN AULA NERVI
FOTO 2 IL PRESIDENTE NAZIONALE UNITALSI
FOTO 3 FEDERICA BRESCI
FOTO 4 IL PONTEFICE E MONS ZIMOWSKI MENTRE
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SI RIVOLGONO ALL’UNITALSI
Quando nei mesi scorsi mi è stato chiesto, di parlare, di
raccontare la nostra storia (mia, di Giulio mio marito e di
Andrea) davanti al Papa, la prima cosa che mi è venuta
alla mente è: perché io? Perchè io, che ho la terza media
presa a pedate, devo parlare davanti al Papa e a tanti Cardinali? Non ho una risposta precisa, però se me lo hanno
chiesto vorrà dire che mi vorranno ascoltare ...
Siamo partiti venerdi in treno; il pomeriggio ho partecipato
ai lavori del convegno e poi mi hanno fatto fare delle prove
in sala Paolo VI. Io cosi piccola in quel salone cosi grande
e maestoso, sotto quella scultura che quasi mi intimoriva… mi hanno spiegato come ci si muove, come ci si
comporta, quanto tempo abbiamo per parlare ed io continuavo a chiedermi perché ero li.
Madre Teresa mi veniva in aiuto ricordandomi che ognuno
di noi è una "matita" nelle mani di Dio. La mattina del sa-
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bato il mio primo pensiero era rivolto ai miei amici, a quei
60 che si erano alzati alle 4 sobbarcandosi una faticaccia
per venire a Roma, per starmi vicina e trasmettermi sicurezza. Ci siamo visti, salutati, abbracciati e mi sono subito
sentita meglio, c’era anche mia mamma e quando abbiamo la mamma vicino, stiamo tutti meglio.
Sapevo di non essere più sola anche se so che con loro
io non sono mai sola, sono una privilegiata, mi basta un
cenno e subito ho tanta comprensione e tanti amici pronti
ad aiutarmi, a sopportarmi, come quando, per la prima
comunione di Andrea, mi arrabbiai con uno di loro perché
… pioveva (come se avesse avuto il potere di far cessare
la pioggia). Dopo le varie introduzioni ho raccontato la mia
vita, che mi sento privilegiata, perché mi è stato assegnato
Andrea: “La mia Porta per il Paradiso; il mio, anzi, il nostro
Dono di Dio”. Nell’UNITALSI ho trovato il mondo che volevo per mio figlio! Qui Andrea non è un bambino di cui si
dice: poverino, oppure, bada che cosa è capitato a quei
genitori, oppure ancora, come è successo, rivolgendosi al
bimbo “A te Dio ha voluto meno bene”. Quest’ultima voce
non mi ha fatto dormire per tre giorni, ma mi ha dato la
forza e la voglia di fare qualcosa per cambiare questa
mentalità. Qui Andrea è un bambino come gli altri bambini, gioca canta e partecipa alle iniziative insieme a tutti,
anzi con la sua aria sbarazzina e lo sguardo vispo non disdegna qualche “spregetto” ai suoi amici … L’UNITALSI,
tramite i volontari, saranno le mani che mi aiuteranno
quando impazzirò, quando sarò stanca, quando la fiducia
e lo sconforto mi assaliranno, sono le mani che mi sorreggono durante i momenti duri di Andrea.
Mentre parlavo, dall’alto cercavo i volti dei miei amici e non
li vedevo in mezzo a più di mille persone, in quel momento
ho pensato che tutti quelli che erano li sono miei amici,
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sono i miei familiari, sono coloro su cui posso contare.
Sempre!
Ho raccontato del Meyer, del libro, della nostra avventura,
del girare di camera in camera, della mia voglia di trasmettere amore, fiducia, speranza e soprattutto l’amore di
Dio verso di noi … Credo che noi tutti dobbiamo cambiare
il modo di vedere di giudicare la diversità, la malattia. Non
vederla come una punizione, come un flagello, ma, facendo mie le parole di mons. Comastri queste prove testimoniano la grandezza della misericordia di Dio che
opera su di noi, sul nostro bambino Andrea.
Imbarazzante, alla fine, che un Cardinale mi si sia fermato
dinanzi e mi abbia stretto la mano ringraziandomi per la
dimostrazione dell’amore di Dio che gli avevo appena dato
… Poi festa con i miei associati. Una bella mattinata, una
bella indigestione di amore, una bella boccata di aria fresca per l’anima ed il cuore.
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Visita
Laura Ferrero
“Il Cittadino di Genova”
Bagnasco nella sede Unitalsi
L’Arcivescovo: “Questa è una casa per accogliere tutti”
“U
na casa per tutti': questo vuole essere la
sede dell'UNITALSI di Genova, recentemente rinnovata, con sale accoglienti e la
novità di uno spazio dedicato alla preghiera: una cappella
dove potersi raccogliere aiutati anche da un'immagine
della grotta di Lourdes.
L'UNITALSI è legata indissolubilmente alla cittadina mariana, anche se ovviamente la sua missione non si limita
soltanto all'organizzazione di pellegrinaggi al santuario
francese, casa degli ammalati, ma è vissuta ogni giorno
accanto a chi è provato dalla sofferenza fisica e non solo.
La sede rinnovata è stata benedetta dal Cardinale Angelo
Bagnasco in occasione della visita pastorale nel vicariato
di Castelletto; l'Arcivescovo è stato accolto da don Danilo
Dellepiane e mons. Francesco Anfossi, assistenti spirituali
di sottosezione e di sezione, dal Presidente della sottosezione genovese Francesca Faruffini e da Massimo Besana, Presidente di sezione, oltre che da tantissimi
volontari e membri dell'associazione.
È stato un incontro che ha rigenerato i cuori e lo spirito di
tutti i presenti: le parole illuminanti dell'Arcivescovo sono
state un ulteriore stimolo al servizio nella gratuità e nell'amore al prossimo, specialmente a chi è toccato dalla
malattia. L'Arcivescovo ha avuto parole di grande riconoscenza per la missione svolta dall'UNITALSI, sottolineando quanto sia apprezzabile la fantasia con cui la
sottosezione genovese si impegna in iniziative quali mercatini, vendite benefiche, lavori manuali... Tutto è bene se
fatto nello spirito della solidarietà e dell'accoglienza al
prossimo!
Francesca Faruffini, infatti, ha illustrato i tanti progetti e le
attività, ricordando, tra gli altri, il mercatino natalizio a Piccapietra, dove l'UNITALSI venderà ottimo olio, grazie alla
sensibilità di un produttore dell'imperiese che, dopo aver
partecipato a un pellegrinaggio a Lourdes lo scorso giugno, ha deciso di metterlo a disposizione per questo
scopo. Oppure il lavoro di tante signore che confezionano
oggettistica varia; ancora, la vendita del caffè alla recente
festa della birra che si è svolta in piazza della Vittoria: al-
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cuni hanno storto il naso per l'accostamento di due realtà così diverse, ma l'UNITALSI ha semplicemente lavorato nello spirito di solidarietà, permettendo, grazie al
lavoro di tanti volontari, specialmente giovani, di raccogliere fondi importanti per tutti gli obiettivi che l'associa-
NELLE FOTO LA VISITA DEL CARDINAL BAGNASCO NELLA SEDE DI GENOVA
L’ARCIVOSCONVO ACCOLT0 DAL PRESIDENTE DELLA SEZIONE LIGURE MASSIMO BESANA
zione si è prefissata. Negli ultimi quattro anni, grazie anche
a iniziative di questo tipo, è stato possibile acquistare un
nuovo mezzo per il trasporto dei malati e proprio in questi giorni ne sta arrivando un altro! Passo dopo passo, si
opera ogni giorno conciliando il volontariato con il lavoro
e le esigenze familiari di tutti. Particolarmente bella la collaborazione nata con l'Ospedale Pediatrico Gaslini, dove
l'UNITALSI è presente al punto accoglienza per 'smistare'
le tante famiglie che arrivano a Genova per stare vicino ai
loro figli ricoverati e che hanno necessità di essere accolti
nella case accoglienza, tra le quali le due gestite dall'UNITALSI. Anche i medici hanno imparato a conoscere
il servizio dell'UNITALSI ai malati, portato avanti con quel
'qualcosa in più' che piano piano si impara ad apprezzare, ovvero l'amore per i fratelli che viene da Dio. 'Le vie
della Provvidenza sono davvero tante' - ha affermato la
Presidente che ha ringraziato di cuore l'Arcivescovo per la
sua presenza, ricordando un progetto che si sta portando
avanti proprio con l'ospedale pediatrico: un pellegrinaggio
a Lourdes con il Gaslini, con l'obiettivo di portare alla
Grotta il maggior numero possibile di famiglie, nonostante
le ovvie difficoltà di coloro che hanno bimbi ricoverati. "Più
incontriamo il Signore nella preghiera, nella fede, nella vita,
più Lui ci infiamma nella carità; quanto più ci avviciniamo
a Lui, più ci rimanda ai fratelli. Dobbiamo essere sempre
trasparenti di fronte a Dio", ha affermato l'Arcivescovo che
ha invitato tutti i membri dell'Associazione a volgere lo
sguardo sempre alla Vergine di Lourdes, che è l'inesauribile sorgente di carità: "La Madonna di Lourdes, la devozione e la preghiera nei Suoi confronti, sia sempre nel
vostro cuore e vi distingua! È molto bello che la sede dell'Associazione voglia essere una 'casa per tutti' perché
significa che è un luogo di famiglia, dove poter andare per
parlare con qualcuno, per condividere le gioie e i dolori.
Nell'UNITALSI si può trovare una famiglia!".
L'Arcivescovo, infine, ha evidenziato come la missione
dell'UNITALSI debba essere anche quello di strumento
di educazione per i più giovani, fin dall'adolescenza:
"Auspico che l'esperienza del servizio a Lourdes diventi
una tappa dell'iter educativo di ogni ragazzo: il contatto
con i malati, infatti, risveglia la coscienza di che cosa
sia davvero la vita, nella gioia e nel dolore. Il messaggio
che imparano in quel luogo è che la vita ti lega sempre
a qualcosa, non servono i continui cambiamenti, serve
la coscienza di un'unica strada nell'amore a Dio e al
prossimo".
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Meditazione
don Danilo Priori vice Assistente Ecclesiastico Nazionale
Il mistero dell’incarnazione
“E
il Verbo si è fatto carne…” (Gv 1,14) recita il
noto prologo dell’evangelista Giovanni e la
Chiesa si sofferma – in modo speciale – su questo mistero soprattutto nel tempo di Natale, quando il
gesto adorante dei Magi vorrebbe e potrebbe saporire
di stupore l’approccio quotidiano al Signore. Mistero
che certo permea – sempre e comunque – l’intera famiglia ecclesiale e trova nell’intima e inseparabile relazione con la morte e la resurrezione del Cristo il battito
di un annuncio sempre buono, tratto essenziale della
nuova evangelizzazione; mistero – questo dell’Incarnazione – che forse oggi rischia di rimanere oscurato dai
lustrini degli eccessi consumistici, sommerso da
un’ostentata abbondanza sotto la quale celare l’avvilente desertificazione, confuso e stordito da un’attesa
vaga a cui è sempre più difficile dare un contenuto. Eppure il “pellegrinaggio” della Parola, così come narrato
dal compilatore biblico, sembra rifuggire - sin dal principio – gli abbagli mondani e aprirsi una via proprio dove
sembra non esserci: è il grembo di Maria l’umile terra su
cui si posa la rugiada dello Spirito, sono quelle mura
modeste la serra feconda dove radifica il virgulto nuovo
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(Is 11,1); proprio Maria aveva davanti a se il quotidiano
scorrere del tempo, il tempo delle sante donne di Israele
che ritmano il lavoro domestico col frutto delle labbra, il
tempo ancora infecondo del popolo eletto che fatica a
gestire un’attesa prolungata, il tempo di una primavera
così presto annunciata ma ancora incapace di partorire
il germoglio nuovo.
Le parole dell’angelo rimasero a mezz’aria, potenzialmente sospese tra il rischio di un rifiuto e il gaudio di
una cosciente disponibilità; eppure tra la negazione e
l’affermazione, tra l’opposizione e l’accoglienza, sembrava esserci ancora il margine di una temporeggiante
trattativa. Era turbata la Vergine Maria; nonostante la
giovane età cercava con fede il senso di quel momento
e al contempo stentava a governare sentimenti e pensieri che inevitabilmente si affollavano prepotenti. Ma
dove la creatura stenta – si sa – Dio quasi ostenta tutta
la Sua forza. Attimo dopo attimo quelle iniziali resistenze
cominciarono a cadere, fragili barriere destinate a crollare sotto lo sguardo benevolo di Dio. L’alito del Signore
era sempre lì, volo leggero che sfiora il suo nido, dito
che affonda nel miele e nutre il palato. Maria accolse
dentro di sè quell’annuncio, prima custode del prezioso
tesoro, e nel Suo grembo sentì lievitare la fragranza della
Parola. Poi si inchinò all’onnipotenza divina; quindi l’angelo La salutò congedandosi da Lei, come messaggero
di lieti annunzi (Is 52,7) che indica la vetta della meta;
meta ambita quella dell’incontro col Messia, cima nitida
e fiera che trapassa l’azzurro e si staglia come tempio
del Signore presso cui affluiranno tutte le genti (Is 2,1-3);
altura preziosa a cui giungere guidati dalla voce del Diletto per gustare insieme le gemme delle viti e la fioritura del melograno (Ct 6, 10-11). Tuttavia, alla
limpidezza della meta non necessariamente corrisponde
la coscienza – e talvolta la fiducia – degli strumenti adeguati per conquistarla; paradosso apparente, quindi,
quello della Parola incarnata: traguardo ambito (Rm
6,21-22) di un incontro che si tesse nel quotidiano e che
svela la sua trama solo nell’accoglienza docile della Parola; paradosso evidente, invece, quello della creatura
mortale:divisa tra l’affanno di una buona corsa verso la
Parola di vita eterna (2Tm 4,6-8) e una carne che si ribella alla Parola stessa (Rm 7,14-25). Poi il gesto adorante dei Magi (Mt 2,11) sembra ricucire ogni strappo,
come tappa mirabile ed esemplare di un pellegrinaggio
sempre da fare, stupore di una bellezza antica e sempre
nuova che rinnova tutte le cose (Ap 21,5), scrigno prezioso che si rovescia generoso come le braccia di chi
riconosce e accoglie nel volto del Bambino il profilo di
ogni piccolo che incontrerà lungo la sua via.
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L’intervista all’Arcivescovo Liberati
dalla redazione
L’amore verso la Vergine
Con l’anno del Rosario conclusa a Pompei la stagione dei pellegrinaggi
NELLE FOTO LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
PRESIEDUTA DA MONS. LIBERATI
Eccellenza, l’UNITALSI a Pompei chiude la stagione
dei pellegrinaggi, ispirata quest’anno alla recita del
rosario.
Il Santo Rosario, questa catena dolce che ci unisce a Dio,
questo vincolo di amore come dice il Beato Bartolo Longo
ci fa fratelli, rappresenta oggi, dopo la celebrazione liturgica dell’eucaristia, la preghiera della Chiesa, la rinnovazione del sacrificio di Gesù, della Sua comunione con noi,
il rosario certamente è la preghiera più diffusa e più
grande di tutto il cattolicesimo. E credo che Pompei rappresenti il luogo più logico dove l’UNITALSI ha scelto di
concludere la sua stagione di pellegrinaggi, perché in
questo santuario, senza togliere nulla agli altri, c’è un affettuoso rapporto d’amore verso la Vergine, l’affetto, l’intimità spirituale, che vengono manifestati sin dalle prime
ore del mattino con il buongiorno a Maria fino alla sera
con la buona notte al quadro della Vergine, segnato dalla
discesa del velo che lentamente la copre.
Si rafforza anno dopo anno il legame tra l’UNITALSI e
Pompei.
Ritengo che l’UNITALSI oggi nella Chiesa sia provvidenziale. È senza dubbio una delle migliori associazioni cat-
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toliche nel cuore della Chiesa, perché siete sempre accanto a chi soffre, non soltanto nell’emergenza, nell’accadimento improvviso, nella disgrazia.
L’UNITALSI è l’incontro con il sofferente che sta nascosto nella casa. Il bambino disabile, l’anziano immobile, la
persona in difficoltà ha bisogno di essere trattato come
una reliquia. Ciò che mi ma colpito in questi anni dell’UNITALSI, è il personale, i volontari che non aspettano
un segno di riconoscenza, un semplice grazie, un sorriso
dalle persone che aiutano, pensano solo a servire chi soffre. L’opera che svolgete da più di cent’anni, servire le sorelle e i fratelli in tutto il paese, vuol dire non soltanto
essere figli di Dio, a livello della grazia che cresce nell’amore, ma significa rispettare il mistero di Dio nelle persone degli altri meno fortunati. L’UNITALSI mi commuove,
quando vedo il lavoro costante e quotidiano che svolgono
i volontari per coloro che hanno veramente bisogno, e allo
stesso tempo rafforza la mia convinzione che nel mondo
non esiste solo l’egoismo, l’interesse, il tornaconto, chi fa
i propri affari, ma c’è chi serve il Signore, come l’UNITALSI. E all’UNITALSI va tutta la mia gratitudine e riconoscenza, perché la sua opera è veramente cattolica.
FEDE E PREGHIERE
SOTTO LA PIOGGIA
“L’UNITALSI di oggi è sempre più strumento attraverso
cui la disperazione si cambia in speranza, la tristezza si
trasforma in sorriso, un’ Associazione di persone che accanto e oltre al suo specifico impegno sia pronta ad andare verso nuovi orizzonti di amore”.
Con queste parole, l’Arcivescovo Mons. Carlo Liberati ha
accolto gli oltre duemila pellegrini dell’UNITALSI che sabato 27 ottobre si sono ritrovati nel Santuario della Beata
Vergine del S. Rosario di Pompei per la chiusura dei pellegrinaggi annuali.
Le cattive condizioni meteorologiche non hanno impedito
a circa 300 ammalati, 105 dei quali in carrozzella, di compiere un viaggio difficile e per alcuni lungo e faticoso.
I pellegrini, infatti, non provenivano dalla sola Campania,
ma da ogni regione italiana.
A permettere il viaggio è stata l’assistenza continua e premurosa di circa 400 volontari, molti dei quali giovani, cui
è andato il plauso e il ringraziamento di Mons. Liberati.
Ad accompagnare il pellegrinaggio a Pompei era presente
il Presidente Nazionale dell’UNITALSI che ha sottolineato
l’importanza della visita al santuario campano: “Nell’Anno
della Fede, Pompei rappresenta una tappa ancora più importante per i nostri soci - ha affermato Salvatore Pagliuca, - perché segna la parte conclusiva del nostro
percorso di preghiera, ispirato quest'anno alla recita del
Rosario con Bernadette; e, in secondo luogo, perché il
Santuario di Pompei ci offre la preziosa opportunità di essere accolti in un luogo dove uomini e donne, vittime del
disagio sociale, sono restituiti alla propria dignità umana,
sperimentando il calore di una casa e di una famiglia,
segno e simbolo dell'opera del Santuario e di Monsignor
Liberati”.
"La nutrita presenza di ammalati, disabili e pellegrini - ha
poi concluso il Presidente Pagliuca - ci incoraggia a proseguire il lungo cammino associativo, che il prossimo
anno compirà 110 anni di storia, una storia non solo di
pellegrinaggi, ma anche di solidarietà, di attività e di attenzione sociale di un’Associazione che, oltre al suo specifico impegno, è sempre pronta a riscoprire, secondo
l’invito del Santo Padre, i contenuti della fede pregata, vissuta e professata, in un tempo di riflessione e di revisione
della vita cristiana".
Nella decima edizione del pellegrinaggio unitalsiano a
Pompei, anche don Danilo Priori, vice Assistente Nazionale dell’Associazione, ha voluto rimarcare il ruolo di chi
dedica parte della propria vita agli altri: “Percorrere la vita
buona del Vangelo significa anche mantenere fisso il nostro sguardo verso coloro che fanno l’esperienza della
malattia e della sofferenza, fratelli e sorelle verso e con i
quali passare tra le mani quei grani del Rosario nella consapevolezza che la vicinanza di Maria è carezza delicata
capace d’infondere speranza e conforto al proprio presente”.
Francesco La Palombara, Consigliere Nazionale ha voluto
rivolgere i ringraziamenti dell’Associazione al Presule della
città mariana: “Mons. Liberati ci vuole bene, ci accoglie
sempre con grande affetto. Le sue parole sono uno
sprone a fare di più. D’altra parte la devozione mariana è
implicita nella stessa natura dell’UNITALSI e il Rosario è
preghiera privilegiata alla Vergine”.
INSEDIATO NUOVO
ARCIVESCOVO DI POMPEI
Si è insediato il nuovo Arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, nominato nelle scorse
settimane dal Papa alla guida del Santuario
mariano. Il prelato, già Nunzio Apostolico in
Libia e a Malta, è stato accompagnato dal
Cardinale Sepe, Presidente della Conferenza
episcopale campana. Accolto dall’Arcivescovo uscente Monsignor Carlo Liberati,
Monsignor Caputo sull'altare del Santuario
ha letto la Bolla pontificia di nomina.
“A nome della Presidenza Nazionale e dell’UNITALSI tutta esprimo sentimenti di augurio per il prestigioso incarico che il Santo
Padre le ha affidato. Sappia fin da ora che
l’UNITALSI - ha dichiarato Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale - nelle sue
espressioni locali, regionali e nazionali è al
Suo servizio e a disposizione per quanto Lei
riterrà opportuno”. Affidiamo alla Vergine il
Suo apostolato affinché sia sempre illuminato all’accoglienza dei piccoli, dei poveri e
degli ammalati, così come nella tradizione
del Santuario”.
Monsignor Tommaso Caputo, 62 anni, nunzio apostolico a Malta, è sacerdote dal 1974,
e dal 1980 nel servizio diplomatico della
Santa Sede, dove per quattro anni è stato
alla Segreteria di Stato. Alla guida della prelatura di Pompei e del santuario mariano,
succede a monsignor Carlo Liberati, per raggiunti limiti di età.
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Due speciali su Rai Uno
Dammi la fede che
non ho mai avuto
Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità
Signore,
dammi la fede che non ho mai avuto e un cuore che
sappia ascoltare senza giudicare, una speranza che mi
aiuti a vivere la resurrezione e la carità necessaria per
un’esperienza vitale nel mio quotidiano.....
Signore, la fede è un incontro d’amore, incontro nel
quale Tu, mio Signore, prendi sempre l’iniziativa...e ogni
giorno bisogna rifarsi le ali per volare sempre sù...
Tu, Signore, mi ami tanto ed io, forse senza nemmeno
saperlo, sono lontana da Te, sopraffatta, come sono,
dalla mia fragilità umana.
Forse non mi sono mai adoperata a comprendere abbastanza ciò che doveva essere compreso.. ..per capire
che alla Tua scuola, Signore, pur facendo grandi passi
nell’amore non si è mai promossi definitivamente... il di-
Vivere da miracolato
2
1
C
ondurre la propria esistenza quotidiana, dopo
essere stati miracolati a Lourdes è una grazia,
ma può essere anche una croce. Questa l’idea
da sviluppare che mi è venuta, frequentando assiduamente sia l’ UNITALSI, sia i nostri miracolati. Mesi fa ne
ho parlato con Giancarlo Governi, autore televisivo famoso soprattutto per “Alberto Sordi, storia di un italiano”
ed è subito nato un sodalizio tra me credente, seppure
un po’ distratto, e lui laico e scettico.
Davanti ai miei racconti lo scetticismo di Governi si è trasformato rapidamente in attenzione precisa. Tant’ è che
la prima reazione è stata quella di dire : “ Facciamone
un programma”.
L’idea si è sviluppata , è stata presentata alla Rai, è piaciuta e a cavallo tra la fine del 2012, il 27 dicembre, e
l’inizio del 2013, il 3 gennaio, due puntate di “ Vita da
miracolato” andranno in onda sui Rai Uno, in seconda
serata.
Con Governi siamo andati insieme a Lourdes e il non
credente mi ha detto apertamente “ qui il miracolo si rinnova tutti i giorni, è quello della solidarietà e della fratellanza “. Ma l’ idea iniziale era ambiziosa e non è stato
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facile realizzarla . Si trattava di raccontare non tanto i miracoli, quanto come i miracoli hanno influito nella vita di
tutti i giorni dei nostri tre miracolati viventi.
Siamo dunque andati a trovarli nelle loro case: a Borgo
Valsugana per Vittorio Micheli, a Paternò per Delizia Cirolli, a Messina per Elisa Aloi.
Lì, nella loro quotidianità, abbiamo potuto comprendere
meglio quanto il miracolo che li ha graziati ha segnato
profondamente la loro vita e quella di tutti coloro che li
circondano. Abbiamo capito e cercheremo di farlo capire nelle due puntate del programma quanto la vita privata di queste tre persone sia stata travolta dal
soprannaturale. Abbiamo raccontato le loro emozioni e
il loro stupore e soprattutto il loro modo diverso di connettersi con gli altri. Abbiamo scavato negli animi e nelle
coscienze ed abbiamo vinto pudori che sembravano invalicabili.
Con discrezione siamo dunque entrati nella loro vita perché tutti possano comprendere meglio la grazia che
hanno ricevuto. Ma soprattutto perché un pubblico vastissimo, quello di Rai Uno, possa amare sempre più
Lourdes e la Sua Signora.
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3
FOTO 1 IL REGISTA GIANCARLO GOVERNI CON FILIPPO ANASTASI
FOTO 2 VITTORIO MICHELI
FOTO 3 DELIZIA CIROLLI
FOTO 4 ELISA LOI
scepolo deve sempre conoscere la “verità del Maestro”.
“Ti rendo lode mio Signore, perchè hai nascosto queste
cose ai sapienti e le hai rivelate agli umili”.
Oggi, pur nel dolore e con il cuore carico di pianto, Ti
dico: Signore, dammi la fede che non ho mai avuto!
Guardo incantata gli orizzonti infiniti che si distendono
davanti a me e un leggero vento, come un'impercettibile carezza, viene a sfiorarmi ... stendo la mia mano e,
stringendo le dita, afferro la Tua mano.....ora so, Signore,
di non essere più sola!
La Vergine Maria, davanti a me, sorride; a Lei debbo, per
Tua concessione, l’averTi incontrato e restare per sempre nel Tuo cuore di Padre.
Elisa Aloi
Messina, 11/09/2'12
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Formazione continua
A SINISTRA L’ACCORDO TRA UNITALSI E IL CENTRO DI FROMAZIONE IRC COM
NELLE FOTO SOPRA IL CORSO DI FORMAZIONE TENUTOSI A ROMA
NELLE FOTO SOTTO IL CORSO RIVOLTO AI DIPENDENTI
Federico Baiocco Responsabile Nazionale Medici
Corsi per istruttori sanitari
I
l 10 e 11 novembre scorsi si è svolto l’incontro dei
Responsabili Sanitari dei medici. Tre i temi che sono
stati affrontati, sicuramente molto tecnici, ma indispensabili per migliorare le competenze dei volontari dell’Associazione.
Sabato 10 novembre, 15 operatori sanitari associativi, già
abilitati come esecutori BLSD, quasi tutti Responsabili Sanitari Sezionali, hanno seguito il corso per diventare Istruttori , cioè in grado di svolgere corsi per educare i volontari
associativi a praticare manovre di rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione cardiaca quando necessari.
Questo è il secondo dei tre corsi che verranno effettuati
per formare gli Istruttori BLSD, che distribuiti su tutto il territorio italiano, avranno il compito, appunto, di formare i
volontari dell’UNITALSI. Contemporaneamente è stato
svolto per gli altri Responsabili Medici Sezionali, il corso
esecutori BLSD, che poi nel prossimo anno seguiranno il
terzo ed ultimo corso Istruttori del progetto nazionale
BLSD. Entro la fine del 2013, complessivamente, saranno
operativi presso il centro nazionale di formazione BLSD
UNITALSI 30 Istruttori.
Ai primi di ottobre, con delibera del Consiglio Direttivo della
IRC COM è stato istituito il Centro di Formazione BLSD
UNITALSI e la collaborazione tra le due associazioni è
stato oggetto di uno specifico accordo ratificato e firmato
in occasione del corso aziendale per i dipendenti UNITALSI tra la Presidente della IRC COM Laura Valagussa
ed il nostro Presidente Salvatore Pagliuca.
In Italia 60.000 persone ogni anno muoiono per arresto
cardiaco e sapere che molte di queste potrebbero salvarsi
attraverso manovre codificate, ci spinge a divulgare queste competenze, che vedono i nostri medici, infermieri e
“laici”, cioè non operatori sanitari, impegnarsi nella acquisizione di queste tecniche e a portarle a conoscenza di
quanti più volontari possibile.
A titolo di cronaca quasi tutti i dipendenti dell’Associazione
hanno seguito il corso Esecutori BLSD durante la formazione aziendale ed entro il prossimo marzo 2013 anche
tutti i dipendenti del SALUS e delle aziende affiliate a Lour-
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des saranno abilitati all’effettuazione delle manovre BLSD.
In questa dimensione di acquisizione di competenze, l’appartenenza ad una associazione, l’UNITALSI, diventa non
solo lo sforzo di un civile stare insieme, ma diventa anche
il presupposto per adeguarsi a quelle che saranno le normative sulla sicurezza nel lavoro e nel volontariato preoccupandosi degli altri, in una reciproca tendenza ad una
vigilanza anche sanitaria; e i nostri dipendenti sono un
esempio di questa attenzione.
Il secondo punto ci ha visti lavorare sulla scheda delle notizie sanitarie. Nella dimensione della conoscenza delle
problematiche sanitarie, al fine di migliorare la nostra capacità di accoglienza, sono stati analizzati i dati epidemiologici del 2012, portandoci a rivedere le notizie sullo stato
della salute che vengono richieste ai malati che parteci1
pano ai nostri pellegrinaggi. La scheda che abbiamo codificato verrà utilizzata anche a livello europeo e verrà presentata in un incontro internazionale che si svolgerà a
Lourdes il 26 e 27 gennaio con tutti i Responsabili Nazionali delle associazioni di volontariato e servizio che afferiscono al Santuario di Lourdes. L’essere chiamati a
presentare i nostri dati, e le modalità di acquisizione degli
stessi, ci fa comprendere che stiamo lavorando nella giusta direzione, e che l’impegno deve essere ancora maggiore.
L’ultimo argomento trattato è stato quello dei trasporti.
Con Dante D’Elpidio, vice Presidente dell’Associazione
sono state prese in esame tutte le problematiche inerenti
i trasporti stessi. Dante, con semplicità e attenzione, ci ha
espresso tutti i problemi che viviamo, come Associazione,
nell’effettuazione dei pellegrinaggi, considerando anche il
viaggio come momento dello stesso, ma che talvolta diventa estremamente difficoltoso. Sono stati presi in
esame, con l’aiuto del nostro ufficio tecnico, anche le possibilità di trasporto aereo, che però non sempre risponde
ai nostri standard di accogliere quanti più disabili possibile. Il 2013 si presenta dunque con una serie di scommesse che ci vedrà impegnati su diversi fronti, e che come
Operatori Sanitari ci chiederà di collaborare fattivamente
per la risoluzione degli stessi.
Al termine di queste due giornate di intenso lavoro alcune
parole mi risuonano in mente con prepotenza, che peraltro scaturiscono dalle parole e dagli atteggiamenti di tutti i
presenti a questo incontro: Partecipazione - Qualità - Disponibilità - Competenza.
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dalla redazione
L’intervista a Fabrizio Frizzi
Al servizio dell’Unitalsi
Da quando frequento quest’Associazione mi è cambiata la vita
e ho imparato ad apprezzare chi aiuta le persone bisognose
“In me è cresciuta
la voglia di essere
utile agli altri
e vicino a chi soffre”
Fabrizio, sono molti anni oramai che sostieni l’UNITALSI, un rapporto duraturo culminato con la tua
piena disponibilità ad esserne il testimonial.
È un’Associazione che ho ormai nel cuore, e negli anni
ho capito l’enorme lavoro che svolgono i volontari e conosciuto la rete di volontariato straordinariamente efficace ed efficiente, soprattutto l’energia del tutto
particolare che sprigiona dal loro sorriso.
Cosa ti ha colpito dell’UNITALSI?
L’amore che dedica alle persone malate, il modo in cui le
fanno sentire considerate, sostenute.
Aver conosciuto quest’associazione ha cambiato in
qualche modo la tua vita?
Direi proprio di sì. È un’Associazione che in ogni sua attività mi insegna sempre qualcosa di nuovo, mi trasmette
delle sensazioni che sicuramente hanno motivato ed accresciuto in me la voglia di essere utile agli altri, di essere
vicino a chi soffre, di conoscere la storia che c’è dietro all’UNITALSI, di comprendere il messaggio di Lourdes.
Personalmente mi ha aiutato a saper affrontare situazioni
dolorose, a ritrovare me stesso: grazie agli amici dell’UNITALSI ho scoperto un mondo sconosciuto da far
conoscere.
L’esperienza unitalsiana ha trasformato il tuo rapporto con la fede?
Condividere tante opere di solidarietà compiute dai volontari dell’UNITALSI aiuta a sentirsi più vicini al Signore,
più ascoltati, e sentire in qualche modo la forza di quello
che noi speriamo ci sia nell’aldilà.
Certamente Lourdes, la sua Grotta, il clima di preghiera,
stimola non solo la riflessione, ma anche interiormente,
ti fa sentire, provare, qualcosa che non ti sai spiegare,
che non è il nulla, anzi è qualcosa che ti tocca. E una di
queste sensazioni l’ho proprio vissuta grazie all’UNITALSI quando sono stato chiamato a svolgere il mio lavoro di presentatore, a Lourdes all’interno della Basilica
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San Pio X, mascherato davanti a migliaia di bambini disabili. Quella sera ho provato un’emozione indimenticabile che ha contribuito a migliorare il mio carattere, la mia
personalità.
Sono proprio questi momenti che mi spingono, nell’arco
dell’anno, a passare delle giornate con l’UNITALSI, dove
si possono apprezzare la nitidezza e la purezza dell’impegno di tanti volontari.
NELLE FOTO FABRIZIO FRIZZI DURANTE
IL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE A LOURDES
Dalle tue parole sembri proprio far parte di quest’ Associazione.
Ti ringrazio e lo spero. Mi sento parte di una squadra motivata solo dalla voglia di fare del bene al prossimo, e
credo che per impegnarsi a cercare di dare all’esterno
un’immagine vera dell’UNITALSI, questo deve necessariamente passare attraverso la concretezza dell’aiuto.
Nel 2013 sarai, ora più che mai, ancora una volta il
testimonial della Giornata Nazionale.
Si e ogni anno spero che questa realtà associativa venga
conosciuta sempre da più persone, l’appuntamento
quindi è fissato per il 9 e 10 marzo, quando insieme ai
tanti volontari ci ritroveremo nelle piazze di tutta Italia per
sostenere l’UNITALSI, e per dare un aiuto concreto a chi
fa del bene in maniera seria ed efficace, invito tutti a sco3
prire questa grande
famiglia.
2
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L’ intervista a Mons. Leuzzi
Massimiliano Fiore
Caporedattore di Fraternità
“Proteggere chi è povero”
Il Vescovo Ausiliare di Roma e direttore della Pastorale sanitaria:
“La crisi economica nasce da una decadenza culturale
e colpisce la sanità e i deboli”
La crisi finanziaria ha colpito duramente l’assistenza
sanitaria, in particolare i più deboli. La Chiesa e
l’UNITALSI cercano, attraverso le proprie risorse, di
fronteggiare questa situazione.
La crisi economica finanziaria che stiamo vivendo ha tra
le sue motivazioni anche quella di una visione antropologica astratta. Cioè le prospettive di progettualità di uno
sviluppo economico nascono da considerazioni che non
hanno tenuto conto della vera realtà della persona, della
sua sofferenza, della malattia e della morte. Per cui oggi
la crisi economica finanziaria certamente mostra le difficoltà cui vanno incontro situazioni di povertà e di realtà
con minori protezione, perché sono venute meno le risorse economiche. Ritengo che una decadenza culturale sia stata la causa della crisi economica, la stessa
causa della difficoltà di proporre risposte valide in grado
di proteggere le situazioni di povertà.
Che intende per povertà?
Quando parlo di povertà, parlo di situazioni di bisogno
reale delle persone, proprio perché in passato questi valori sono stati spesso dimenticati. Il benessere economico non ha una necessità di attenzione; oggi, invece, di
fronte a questa difficoltà finanziaria ci si rende conto che
non avendo una formazione antropologica adeguata si
fa anche fatica a trovare soluzioni alle difficoltà di disagio,
della malattia, della sofferenza e della morte. Accanto
certamente alle risoluzioni tecniche è necessario ribadire
che non si potranno sostenere le grandi questioni dello
sviluppo umano se non ci sarà anche e soprattutto un
recupero della condizione umana e assistenziale che ha
nella sofferenza, nella malattia e nella morte il suo vissuto più rappresentativo.
Eccellenza, gli ospedali sono ancora luoghi di evangelizzazione?
Ritengo che oramai è da tempo che gli ospedali hanno
perso il ruolo di centralità della promozione della salute.
L’ospedale e tutte le realtà impegnate nella sanità, de-
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vono essere luoghi di evangelizzazione, nel senso che, per la
loro funzione hanno un privilegio
di vivere il momento decisivo in
cui si rappresenta la presenza di
Dio. Non determinante perché si
avverte il bisogno di Dio, ma decisivo perché sappiamo che per
la fede cristiana solo il Dio di
Gesù Cristo è in grado di spiegare il senso profondo della condizione umana. E quindi
diventa fondamentale l’annuncio del Vangelo, l’incontro
con la comunità cristiana proprio perché ogni uomo sia
messo nella possibilità di scoprire il progetto di Dio sulla
propria vita. Nel momento in cui si attua l’evangelizzazione del mondo della salute, questo può portare a evitare che l’ospedale o le case di accoglienza, di riposo
diventino forme di emarginazione della persona.
Il percorso di evangelizzazione non deve ridursi soltanto
ad una presenza professionale in una struttura ospedaliera, ma deve continuare ad allargarsi sul territorio, perché proprio questa partecipazione diventi una mentalità
protesa alla cura del paziente, che deve diventare oggi
la grande via dell’evangelizzazione.
Agli ammalati che per il dolore e la sofferenza hanno
smarrito la via del Signore, cosa direbbe?
Nel momento della sofferenza e nel dolore si sente il bisogno di avere a fianco una comunità o avere qualcuno
che in qualche modo diventi strumento della presenza di
Dio. E questo diventa molto importante per tutti coloro
che si apprestano a rendere un servizio, in modo che
abbiano la consapevolezza che il malato ha bisogno
della nostra assistenza e della nostra presenza che questa nostra presenza che deve rimandare a qualcosa di
molto più alto. Cioè un’esperienza assistenziale ancora
più impegnativa e più coinvolgente di quanto molte volte
noi pensiamo. Non è solo rispondere ad una richiesta di
sollievo di una malattia fisica, ma un desiderio di rice-
vere un annuncio che possa dare significato a tutta
l’esperienza che si sta vivendo e in qualche modo di rimettere in moto la stessa esperienza, la stessa esistenza
umana che in quel momento sembra concludersi o ridimensionarsi. Recuperare il senso di appartenenza alla
comunità, come ad esempio la famiglia, rappresenta la
forma più importante di cura attraverso cui si manifesta
la presenza di Dio.
Eccellenza quali sono le sfide odierne che deve affrontare la pastorale sanitaria?
La prima è recuperare il territorio, come luogo di sviluppo
e di costruzione del concetto di salute. L’ospedale non
può rappresentare l’unico luogo di assistenza per gli ammalati nel momento della sofferenza; bisogna coinvolgere il territorio non solo come luogo di prevenzione,
perché molte malattie e sofferenze sono dovute ad un
concetto di salute non adeguato, ma l’intera comunità
che lo abita. In secondo luogo, recuperare un nuovo itinerario formativo per gli operatori sanitari.
Negli ultimi tempi, credo, si sia creato una eccessiva professionalizzazione dell’assistenza ospedaliera sanitaria
che ha dimenticato i contenuti essenziali, per cui non è
pensabile realizzare quel progetto di umanizzazione della
medicina e della sanità se non ci sarà un nuovo percorso
formativo per tutti gli operatori e anche per i volontari, in
grado di riannodare il legame tra la professione con
l’esperienza della sofferenza e della malattia.
Gli operatori, la comunità sanitaria, di fatto, non si rendono conto del significato dell’esperienza che il malato
sta vivendo in quel momento.
Quindi il territorio deve essere luogo culturale dove si
forma il concetto di salute e di formazione di una nuova
classe di operatori sanitari, per rilanciare l’esperienza
della malattia e della morte, recuperando un rapporto
personale con il paziente e soprattutto come punto di riferimento del loro servizio che va al di la della semplice
professionalizzazione. Solo così si potrà concretizzare
NELLA FOTO A SINISTRA MONS. LORENZO LEUZZI
VESCOVO AUSILIARIO DI ROMA
SOPRA IL LOGO DELLA PASTORALE SANITARIA
quel concetto che sostengono: curare sempre, guarire
se è possibile.
Eccellenza ai volontari di un’Associazione come
l’UNITALSI, che il prossimo anno compirà 110 anni,
i protagonisti assoluti di un’assistenza e di un servizio concreto e autentico alla persona, quale messaggio vorrebbe rivolgergli.
Questo anniversario spero sia per l’UNITALSI una grande
occasione per recuperare l’originaria vocazione: aiutare
la Chiesa e accompagnare il malato al centro della propria convivenza umana.
Questo è un punto fondamentale per una società che si
qualifica a livello di cura e che riesce a comunicare e trasmettere ai propri fratelli. L’UNITALSI non solo deve proseguire nel suo cammino di proposte, di iniziative che
già promuove con tanta attenzione e dedizione sul territorio, nelle diocesi, e nelle parrocchie, in ogni comunità
cristiana, ma deve rappresentare un punto di riferimento
di una necessità, di un processo di evangelizzazione in
grado di recuperare il vero significato della sofferenza e
della morte, senza il quale non potrà avere quell’incidenza che noi tutti oggi avvertiamo per il recupero di
quella presenza di Dio che Papa Benedetto XVI consiglia come prioritario nella vita della Chiesa.
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François Vayne Direttore Lourdes Magazine
“Una porta della fede”
L’Anno della fede, annunciato con
il motu proprio “Porta Fidei”, è incominciato l’11 ottobre 2012, nel
50.mo anniversario dell’apertura
del Concilio Vaticano II e 20.mo
anniversario della nascita del catechismo della Chiesa Cattolica.
Eccellenza, Lourdes come si sta
preparando a questo avvenimento?
Quest’Anno della fede sarà certamente una grazia per la nostra diocesi in generale e per il Santuario di
Lourdes in particolare. Nella lettera
apostolica nella quale è annunciato
l’Anno della fede Papa Benedetto XVI
scrive in modo molto chiaro: “riscoprire i contenuti della fede professata,
celebrata, vissuta e pregata e riflettere l’atto stesso nel quale crediamo”. “È un impegno che ogni
credente deve fare soprattutto quest’anno”. L’obiettivo del Santo Padre
è di fortificare e incoraggiare la fede
dei battezzati. E come avviene? Ogni
persona deve guardare sempre e risolutamente verso Cristo e in questo
tempo, scrive il Papa, terremo il nostro sguardo fisso verso Gesù Cristo,
origine e termine della fede. In Lui troviamo compimento solo girando lo
sguardo verso Cristo, come massima
aspirazione del cuore umano.
Leggendo la lettera del Papa si comprende come la fede si fortifica attraverso quattro condizioni.
Prima di tutto bisogna che la fede
prenda forma da una ricerca inces-
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NELLA FOTO L’IMMAGINE DEL TEMA PASTORALE 2013 DIFFUSO
DAL SANTUARIO DI LOURDES
NELLA FOTO A DESTRA MONS. BROUWET VESCOVO DI TARBES E LOURDES
sante di Dio e da una conversione interiore permettendo che tutto il nostro
essere sia unificato e che di colpo viviamo sempre con più coerenza con
la fede che noi professiamo, in particolare attraverso la testimonianza
delle carità.
Seconda condizione. L’intelligenza
della fede deve essere nutrita dalla
meditazione della parola di Dio compresa nella tradizione della Chiesa.
L’opportunità che ci offre il catechismo della Chiesa Cattolica è di aiutarci ad accogliere la parola del
Signore in maniera ecclesiale, sostenuti dalla meditazione della Chiesa
stessa instaurata durante ben due
millenni, meditazione sintetizzata in
questo catechismo.
La terza condizione perché la fede di
un cristiano si sviluppi è che si appoggi sulla professione di tutta la
Chiesa. Il Credo è al tempo stesso un
atto personale e un atto comunitario.
Lo diciamo in comunione con gli altri
cristiani e questo professarlo insieme
unisce tutti i credenti e tutti coloro che
professano la stessa fede.
Infine, la quarta condizione. La fede,
affinché non si spenga, deve essere
proclamata. Non dobbiamo dimenticare che all’inizio di quest’anno sulla
fede ha avuto luogo il Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione
per verificare se la fede è come un
fuoco che brucia nel nostro cuore, se
Cristo illumina con una luce accecante la nostra vita; in questo caso
non è possibile non parlare intorno a
noi e non trasmettere un poco questa luce che ci circonda. Evidentemente prendiamo il rischio di essere
rimessi in causa, il rischio anche di
manifestare le nostre incoerenze ma,
sono questi i rischi che ci permettono
di interrogarci, di purificare la nostra
fede e di pronunciare sempre più la
parola del Signore.
Come pensare ad un contributo
pastorale del Santuario di Lourdes
alla concretizzazione dell’Anno
della fede.
Prima di tutto mettendoci alla scuola
di Maria: Ella stessa è la prima a fare
testimonianza di fede in Cristo. Ma
contribuiamo anche alla scuola di
fede di Bernadette, perché lei ci invita
alla conversione, sostiene la nostra
professione di fede, ci porta a diventare figli della Chiesa inviati ad annunciare il progetto di Dio.
Vorremmo proporre delle catechesi
che incoraggino i pellegrini nella testimonianza di fede, cioè invitando alla
conversione come la Signora Notre
Dame di Lourdes ha chiesto a Bernadette. Conversione che porta a spiegare il contenuto del Credo e ci
chiama alla evangelizzazione.
La liturgia è per Lei un elemento
essenziale nell’Anno della fede?
Certamente, la liturgia è la risposta
del popolo cristiano che dice sì al
dono che Dio fa di se stesso e consentire di lasciarsi trasformare dallo
spirito santo che ci santifica per la potenza della preghiera e dei sacramenti. La vita liturgica è intensa a
Lourdes. Senza renderci conto, o
senza constatarlo, nel giro di tre o
quattro giorni di pellegrinaggio la partecipazione alla liturgia ci converte
profondamente, ci rinnova e ci fortifica. La liturgia è la sorgente della
gioia. La gioia si legge sui volti alla fine
delle eucarestie e delle processioni,
come mai? Perché tocchiamo il cielo,
perché Dio si rende presente sacramentalmente e quindi realmente. E
chi è che si offre? Colui che ci ha
riempito di grazia, colui che ci ha trasformati.
Quali mezzi Le sembrano necessari per rispondere all’urgenza
della nuova evangelizzazione nei
Santuario di Lourdes che attualmente accolgono 6milioni di pellegrini ogni anno.
Dobbiamo riflettere ancora una volta
sul modo di accogliere, soprattutto i
pellegrini che vengono a Lourdes non
accompagnati da una diocesi, da una
parrocchia o da un movimento.
Perché vengono a Lourdes? Alcuni
conoscono bene il messaggio della
Vergine di Massabielle; altri vengono
per la prima volta ma preferiscono
scoprirlo da soli; altri vengono solo
con una domanda di spiritualità; altri
sono dei turisti che vengono per curiosità.
Lourdes è stato e sarà sempre un
luogo aperto; è facile arrivare alla
Grotta, di questo ne sono felice.
Il Santuario è aperto a tutti, vengono
in tanti, a volte anche persone che
non hanno compreso che questo è
un luogo di raccoglimento, di preghiera e di silenzio.
La domanda che tutti ci poniamo è:
come accogliere, come raggiungere,
come aiutare, come far fare dei passi
nella fede senza fatica o come immaginare questi passi.
Noi sappiamo raggiunge queste persone, sappiamo dare loro delle informazioni, sappiamo guidarli e
rispondergli e tendere le mani verso
di loro sull’Esplanade.
Un semplice rapporto da persona a
persona. Bisogna chiedere al Signore
di condurci, di farci conoscere quali
iniziative prendere su questo tema,
ma credo che bisogna essere più attivi nei confronti di ogni persona che
arriva alla Grotta senza costrizione.
Infine un’ultima scommessa, l’estate
prossima accoglieremo i giovani che
avranno voglia di vivere la Gmg senza
andare in Brasile.
Per loro Lourdes, sarà la porta della
fede; chiedo al Signore di essere all’altezza per accoglierli e incoraggiarli
come annunciatore del Vangelo in
modo che ritornino fortificati nella loro
fede in Cristo.
21
Tavola rotonda
Patrizia Morgante
formatrice Aifo
L’affetto ai disabili è oro
L’incontro promosso da Aifo, UNITALSI e altre realtà
per affrontare i problemi che circondano le persone con handicap
“Cosa mi sono portata
via da questo incontro?
Che non sono i miracoli
che curano i disabili,
ma “il creare un contesto
dove ogni essere umano
possa essere risorsa
per la società”, come ha
affermato Oscar De Pellegrin.”
La Riabilitazione su Base comunitaria, che include le attività sportive, coinvolge la persona con disabilità e la
sua famiglia, gli amici e le istutizioni, per creare quel contesto di senso perché possano emergere le abilità presenti in ogni essere umano, come ci ha ricordato Oscar
De Pellegrin, medaglia d’Oro nel Tiro con l’Arco alle Paraolimpiadi di Londra 2012 durante la Tavola Rotonda,
promossa da Aifo, UNITALSI e altre realtà, che si è svolta
a Roma il 28 novembre 2012, dal titolo “Oltre la disabilità. Dall'Egitto a Roma percorsi e buone pratiche nello
sport verso l'inclusione sociale”.
Iniziative come questa vogliono promuovere inclusione e
socialità tra i cosiddetti “normali” e i “disabili”. Lo Sport
è mezzo importante per un cambio di visione della disibilità: ci spinge a osservare le abilità, ad andare, appunto, oltre la disabilità.
“I soldi spesi per i disabili, sono veri e propri investimenti”, afferma il giornalista Claudio Arrigoni, moderatore dell’incontro.
“È oro!” grida il commentatore sportivo nel video che vediamo della vittoria indimenticabile dell’atleta De Pellegrin. Ci racconta: “Sono inesprimibili le emozioni che
rivivo in me quando vedo queste scene. Un anno fa ho
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4
2
1
subito un’operazione alla spalla e non sapevo se sarei
potuto andare a Londra. I medici non mi avevano dato
molte speranze. Ma non mi sono lasciato abbattere e ho
iniziato una riabilitazione impegnativa e già a marzo ho ripreso in mano l’arco. Dopo cinque Paralimpiadi, volevo
chiudere bene la mia carriera, per questo Londra era
così importante. Ci ho messo molto impegno: la mia è
stata una vita dedicata allo sport, ho preso tanto e dato
tanto.” Ora si dedicherà ad aiutare altri che vogliono intraprendere quest’avventura dello sport come spazio di
espressione, oltre la propria disabilità, anzi a ragione
delle proprie abilità. “Vincere l’oro è stato per me un riconoscimento non solo come atleta, ma come uomo.”
Le sue parole ci toccano perché sgorgano dalla consapevolezza dei propri limiti e dalla forza delle proprie risorse. Non è stato facile, dopo l’incidente accadutogli
quando aveva solo vent’anni, rimboccarsi le maniche e
non lasciarsi andare. Dice: “Anche la mia famiglia mi ha
aiutato tanto, nessuno mi commiserava e questo mi ha
dato la forza per andare avanti. Poi ho conosciuto un
mio amico che, da disabile, faceva sport. Quando ho
cominciato, quasi per caso, non ho più smesso. L’incontro con lo sport mi ha cambiato la vita.”
1
5
3
È molto importante il contesto che circonda la persona
con disabilità. Ce lo racconta anche Alfred George Kiroloos Hanna parlando del Progetto Seti (Support, Education, Training, Inclusion: sostegno, educazione,
formazione e inclusione) ad Alessandria d’Egitto, impiegando proprio la Riabilitazione su Base Comunitaria.
"Non ci occupiamo solo del fisico dei nostri ragazzi, ma
anche di attività culturali, sociali e sportive, coinvolgendo
la famiglia e gli amici della persona disabile. La RBC lavora su tutte le sfere della persona, compreso il divertimento." Promuovendo iniziative di formazione per i
volontari che portano avanti le attività, le famiglie e gli
amici del disabile; cosi che nessuno si senta isolato e
abbandonato nel suo dolore. Molti ragazzi con disabilità
spesso non frequentano la scuola e vivono in zone rurali
FOTO 1 FRANCESCO LA PALOMBARA CONSIGLIERE NAZIONALE
UNITALSI DURANTE L’INTERVENTO ALLA TAVOLA ROTONDA
FOTO 2 LA LOCANDINA DELL’INCONTRO
FOTO 3 SIMONA DEL RE RESPONSABILE REGIONALE AIFO
FOTO 4 ALFRED GEORGE KIROLOOS HANNA
FOTO 5 OSCAR DE PELLEGRIN
lontane dai centri urbani e il Progetto Seti è una buona
occasione per poter trovare il proprio spazio di vita sociale. Parlandoci dei punti di forza del Seti, Alfred ci tiene
a sottolineare che la risorsa umana della comunità locale e dei volontari è fondamentale; spesso arrivano altre
mani che aiutano solo con il semplice passaparola. È,
inoltre, una grande soddisfazione per le famiglie vedere
i propri figli inseriti in un contesto che li rende felici.
“Sembra tutto troppo bello”, direte voi. No, non lo è. Il disagio e il dolore di un evento traumatico rimane per la
persona e per la famiglia: quello sul quale possiamo intervenire è il modo con cui reagiamo alla ferita. È stato
questo il messaggio in carne e ossa di Oscar De Pellegrin per i molti partecipanti all’incontro. Grazie Oscar, e
non solo per l’oro.
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Alluvione
Giovanni Punzi
Consigliere Nazionale
Volontari nel fango di Lourdes
Quando è esondato il Gave, dopo pochi giorni è tornata la normalità
Sicuramente questo servizio è stato per noi
unitalsiani unico e formativo in quanto, oltre al
solito pellegrinaggio che ogni anno facciamo
con molto amore, abbiamo potuto vedere
Lourdes con altri occhi e sotto un’altra prospettiva di servizio.
Virginia Gestri volontaria
M
an mano che il livello del Gave aumentava, ci
saliva un nodo sempre più forte alla gola e cresceva la preoccupazione che il fiume esondasse. Purtroppo quello che temevamo e scongiuravamo
è accaduto e quelle immagini della Grotta allagata hanno,
da subito, suscitato il forte desiderio di essere lì. Non potevamo di certo restare indifferenti nel vedere “casa nostra” in quelle condizioni!
Una telefonata alla Direzione del Santuario per offrire la
nostra disponibilità, il tempo di lanciare un appello raccolto da tantissimi volontari pronti a partire da ogni parte
d’Italia, della nostra ma anche di altre associazioni, giovani, anziani, uomini, donne… e poi, dopo pochissimi
giorni, il “primo” gruppo era già a Lourdes a disposizione
dei coordinatori dell’emergenza, unendosi ai vigili del
fuoco, ai nostri ragazzi del servizio civile, ai dipendenti del
Santuario già all’opera dal primo giorno.
Pochi giorni di intenso servizio e di “preghiera operativa”:
pulizia degli argini del fiume, rimozione di rami e fango
dalla centrale idroelettrica posta nelle vicinanze del Salus
e che fornisce corrente a tutto il Santuario, pulizia dei pozzetti elettrici della prateria, sistemazione delle “rotonde” e
soprattutto delle piscine!
Nulla di eccezionale, lavori semplici e necessari perché la
vita potesse riprendere prima possibile ed offrire ad altri
pellegrini la stessa possibilità, già concessa a noi ed a milioni di altre persone, giungere ai piedi della Vergine nella
Grotta di Massabielle e lì piangere, gioire, sperare, pregare, incontrare Dio…
Niente di particolare, ma una risposta spontanea. Nei momenti di difficoltà, di prova, di sofferenza, la prima cosa
che conta è sempre la presenza: “esserci” per condividere. Una presenza notata ed apprezzata dal Vescovo,
dai dipendenti del Santuario ai quali abitualmente ci rivolgiamo per gli aspetti tecnici dei nostri pellegrinaggi e con
i quali questa volta abbiamo condiviso la stessa fatica e le
stesse difficoltà , ma anche dalla gente comune di Lourdes incontrata per strada o nella mensa in cui, con tutti gli
operatori, si condivideva il pasto quotidiano.
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NELLE FOTO IL SANTUARIO E LA GROTTA ALLAGATI E I SOCCORSI
DEI VOLONTARI DELL’UNITALSI
IN ALTO IL VESCOVO MONS. BROWET
Niente di straordinario, perché Lourdes è già da sè spiritualmente straordinaria e lo avverti sempre, anche quando
il fango ricopre tutto! Ma anche questa volta non ha avuto
il sopravvento, perchè dopo qualche giorno ha lasciato il
posto ad una pioggia leggera che ha “benedetto” tutto il
Santuario ed il nostro ultimo flambeaux prima della ripartenza!
Come Bernadette in fondo alla Grotta dopo essersi sporcata di fango trova l’acqua zampillante, così a Lourdes
dopo l’alluvione ed il fango è ripresa la vita!
Con questi sentimenti ripartiamo… in attesa di tornarci!
La vostra testimonianza di supporto e assistenza durante gli eventi alluvionali che hanno
investito il Santuario e la città di Lourdes ci ha
colpito molto. Ciò riflette il fervore e la fede
profonda che avete per Nostra Signora di
Lourdes.
Fortunatamente, la solidarietà, il sostegno reciproco hanno contribuito a ripristinare parzialmente la situazione del Santuario in modo
che l'accoglienza dei pellegrini e dei malati
possa proseguire nelle migliori condizioni.
Desideriamo ringraziarvi per la vostra fedeltà
alla Beata Vergine Maria.
Assicuriamo le nostre preghiere alla Madonna
per le vostre intenzioni
2
La Direzione del Santuario
25
Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista
La vita è degna, sempre
La vita, un bene inalienabile e indisponibile, è degna, sempre. Eppure
oggi, per una mutata sensibilità culturale, politica e legislativa, risulta più
difficile riconoscere il legame tra fragilità e dignità. Perciò, è importante
richiamarne la inscindibilità non per
motivi cattolici o laici, ma umani, poiché essa è radicata nel diritto alla
vita, fondamento di tutti i diritti umani.
Concretizzare questo annuncio in un
ambizioso progetto di eccellenza è
l’obiettivo del Centro di Ateneo per la
Vita dell’Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma, che ad un
anno dalla sua nascita, intende realizzarlo anche con dibattiti scientifico
- culturali. Perciò, il 9 novembre
scorso, ha inaugurato un ciclo di incontri-seminari dal titolo La vita è
degna, sempre, sulle diverse situazioni di vita “fragile” (Sla: di inguaribile
solo la voglia di vivere, La disabilità
nello sport – La vita prenatale – Lo
stato vegetativo – La vecchiaia e il
fine vita).
Gli incontri invitano a riflettere e ad
agire a sostegno di ogni persona, soprattutto se fragile, con ricerche
avanzate e progetti assistenziali che
si concretizzano - come ha dichiarato
Massimo Antonelli, direttore del Centro di Ateneo - in una “filiera di inter1 Benedetto
NELLA FOTO MARIO MELAZZINI AL PELLEGRINAGGIO NAZIONALE UNITALSI A LOURDES
venti rispettosi della dignità umana,
sempre”. Alle iniziative, che esprimono “la missione per cui l’Università
Cattolica è nata” - come ha affermato Rodolfo Proietti, Presidente del
Centro di Ateneo - partecipano professionisti della medicina, della palliazione non oncologica e testimoni
"specialisti in umanità”. Inoltre, a supporto dei progetti per malati e familiari, vengono segnalate le reti di
possibili sinergie a livello associativo,
sociale e politico. Ciò rappresenta
uno stimolo anche per gli studenti
dell’area sanitaria, che studiano, direttamente sul campo, incisive proposte formative integrate e globali.
Al primo incontro del ciclo universitario sono intervenuti, tra gli altri, Mario
Melazzini, neo-assessore regionale
lombardo alla Sanità, presidente dell'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla), direttore
scientifico del Centro Nemo, medico
e malato, impegnato a recuperare
fondi a sostegno della disabilità. Sul
XVI ai partecipanti alla conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, L’Osservatore Romano, 18 novembre 2012.
2 Dal biglietto scritto da Max Tresoldi, il ragazzo rimasto in stato vegetativo per dieci anni, poi risvegliatosi grazie alla professoressa
Cecilia Morosini (recentemente deceduta), a ringraziamento del suo impegno rivolto, contro il parere di tutti, a stimolare il risveglio
del ragazzo, cf. «La medicina è per la vita, sempre», Avvenire, 21 novembre 2012, p. 29.
.
26
suo impegno è stato proiettato un
brano tratto dal video-documentario
“Io sono qui. Sette giorni di appunti
della vita di Mario Melazzini”, del regista Emmanuel Exitu.
La commovente e coraggiosa testimonianza del medico-paziente, accompagnata dall’annuncio della
prossima apertura di un Centro per la
cura e l’assistenza di malati con patologie neuromuscolari, ha contribuito a ricordare l’importanza di
associare la riflessione e l’azione a
supporto della fragilità, condizione
che, in modo diverso, più o meno è
presente in ognuno di noi. Qualcuno
ne rimane piagato e, a volte, piegato,
eppure, un rapporto empatico tra
operatori sanitari, volontari, familiari e
pazienti, spesso - segnala Melazzini
- è migliore dei farmaci. Perciò, a chi
sceglie di impegnarsi nel mondo della
sanità è richiesta una competenza
che va oltre lo studio e i titoli accademici ; egli entra, infatti, nella “scienza
cristiana della sofferenza” 1, che considera la vita e la salute “ non merce
sottoposta a leggi di mercato” ma
beni universali da difendere sempre.
L’aiuto ai più piccoli, ai deboli e ai malati non ha ispirato soltanto i cristiani,
ma ha rappresentato un pilastro essenziale dell’Europa per secoli. Ciò
dovrebbe richiamare ad arginare e a
prevenire, anche con .interventi di
politica sociale, quelle situazioni critiche che potrebbero oscurare la dignità umana, che rimane sempre un
valore indivisibile e non una spesa da
tagliare. Così, la sofferenza e la malattia, pur rimanendo misteriose per
l’uomo, se condivise (come l’etica
della cura invita a realizzare) a livello
familiare, amicale e sanitario, se sostenute a livello socio-economicopolitico-culturale possono essere
vissute non in solitudine e possono
“rappresentare – come ha affermato
Mario Melazzini, - un’opportunità di
cambiamento”, per il singolo e per la
società.
Perciò, suscita interrogativi quella de-
Qualora possa essere utile, allego il seguente passaggio ripreso
dal depliant relativo al ciclo di incontri promossi dal Centro
di Ateneo per la vita dell’Università Cattolica Sacro Cuore
di Roma, anche se io, nell’editoriale, per le sue caratteristiche,
ho richiamato anche altri eventi).
La vita è degna, sempre. Anche quando sei più debole, inerme,
quando per vivere devi dipendere da altri, immobile in un letto,
per incidente o per malattia; anche quando non lavori,
non produci, perché malato o troppo vecchio.
Il valore della persona è inalienabile. Sembra semplice, eppure
nella realtà giuridica, medica, culturale ci si interroga se in certi
casi si riesca realmente a tutelare la dignità della persona.
riva eugenetica emersa anche nella
recente Sentenza della Cassazione
(16754 del 2/10/2012) che ha riconosciuto un risarcimento ad una
bambina perché nata down. È la
prima volta che, in Italia, esso viene
riconosciuto non solo ai genitori (la
donna in gravidanza aveva preteso
un’indagine invasiva, non prescritta
dal medico) ma anche al figlio, e ciò
potrebbe indurre a ipotizzare un “diritto a non nascere se non sano”.
Eppure, il genetista francese Jerome
Lejeune, scopritore della trisomia 21
(o sindrome di down) sosteneva che
“il grado di civiltà di una società si misura in base al rispetto che essa ha
verso i più deboli dei suoi membri”.
Tale rispetto si manifesta con il prendersi cura, attualmente diventato
quasi più importante del curare che,
comunque, può esprimersi in una feconda alleanza terapeutica, “l’unico,
vero, umanissimo modo per dare e
ricevere cura facendo concreta eco
all’amore da cui proveniamo. La medicina è per la vita, sempre” 2. Anche
il Premio Nobel per la Medicina 2012,
attribuito agli scienziati, il giapponese
S. Yamanaka e il britannico J. Gurdon, per aver scoperto le cellule staminali pluripotenti indotte, cioè cellule
adulte riprogrammate ad uno stato di
vita precedente (utile per curare numerose malattie) senza passare per
le staminali embrionali (che, in tal
modo verrebbero distrutte), ricorda
a tutti che è possibile percorrere
strade eticamente accettabili e che
è doveroso cercarle. Per il rispetto
dovuto ad ognuno di noi. Fin dal
concepimento.
27
Riconoscimento
dalla redazione
Cuore di Latte
Giovanni Punzi
Consigliere Nazionale
Unitalsi “cittadino europeo”
Aiutiamo i bimbi del Ruanda
Il premio assegnato all’Associazione per il progetto Casa Famiglia
Al via la costruzione di un centro di formazione professionale
D
N
ella sede di rappresentanza del Parlamento
europeo di Roma si è svolta la cerimonia di
consegna del Premio "Cittadino europeo"
2012. Dal 2009, con questo riconoscimento si cerca di
dare rilievo a iniziative o persone che si distinguono per
impegno civile e sociale.
Tra i premiati, Biagio Conte, fondatore della “Missione
Speranza e Carità” a Palermo, per assistere i poveri della
città. E poi, Giovanni Riefolo che fa parte del direttivo
dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, promotore
di incontri sulla memoria nelle scuole di Roma per affermare i principi di fratellanza e rispetto contro la xenofobia. E l’associazione “Melarancio”, impegnata nel teatro
per ragazzi su valori umani.
C'è poi l’Albergo etico di Asti, un progetto che aiuta ragazzi con sindrome di Down o disabilità psichica, a lavorare a contatto diretto con i clienti, mettendo a
disposizione la propria professionalità: una sorta di accademia che forma i ragazzi nei settori della ristorazione
e del turismo.
Tra i premiati l’UNITALSI con il suo progetto “Casa-Famiglia” a favore di persone con disabilità o in stato di disagio sociale, prive dei principali riferimenti familiari.
Alla cerimonia sono intervenuti per l’UNITALSI, il vice
Presidente Nazionale Agostino Borromeo, il Consigliere
Nazionale Francesco La Palombara e il Presidente della
sottosezione di Benevento, dove è stata inaugurata l’ultima struttura, Pasquale Zagarese che insieme hanno ricevuto il premio.
Il vice Presidente Borromeo ha evidenziato l’importanza
del premio europeo assegnato al progetto dell’UNITALSI
Casa Famiglia: “Le case famiglia sono nate per rispondere all’interrogativo angoscioso che si pongono i genitori di un ragazzo ammalato o diversamente abile: cosa
succederà dopo di me? La casa famiglia offre questa risposta: tuo figlio, tua figlia, sarà sempre accudito, circondato da persone amiche, che condividono le sue
sofferenze e cercano di alleviarle, di rendergli la vita
meno difficile possibile e che con lui pregano, se vuole
28
NELLA FOTO IL PREMIO RITIRATO DAL VICE PRESIDENTE
NAZIONALE UNITALSI AGOSTINO BORROMEO E IL PRESIDENTE
DELLA SOTTOSEZIONE DI BENEVENTO PASQUALE ZAGARESE
pregare, ma che comunque lo sorreggono con la loro
fede. Esistono già diverse case famiglia in Italia: Ascoli
Piceno, Rieti, Pisa, Barletta. Ciascuna nasce in un contesto particolare. A volte è una persona che dona all’UNITALSI una struttura e addirittura offre anche i mezzi
per renderla operativa. In altri casi è la diocesi: è il Vescovo di Rieti ha messo a disposizione dell’UNITALSI
una struttura e l’Associazione accoglie gli ospiti, se ne
occupa attraverso una propria cooperativa e l’azione dei
volontari. Quindi le situazioni non sono tutte uguali ma
lo scopo è sempre uno: dare un aiuto e un calore umano
agli ultimi, ai più deboli, ai più sfortunati.
Questo riconoscimento è un invito a crescere. Per l’UNITALSI è uno stimolo a continuare su questa strada perché l’esperienza dimostra quanto bisogno ci sia di
questo tipo di intervento e lo Stato non può affrontare le
situazioni singole. Noi, anche perché animati dagli ideali
cristiani che ci sono propri, questo lo possiamo e lo dobbiamo fare.
Il Presidente della sottosezione di Benevento, Pasquale
Zagarese a margine della premiazione ha poi aggiunto:
“Sono orgoglioso che il progetto dell’UNITALSI Casa Famiglia abbia ottenuto un premio così autorevole, per noi
soci le casa di accoglienza sono luoghi dove poter vivere quotidianamente il pellegrinaggio, ciò che è la nostra mission e di poter essere volontari sempre e non
solo durante i nostri tradizionali viaggi a Lourdes”.
ieci anni fa, durante la Guerra nel Golfo, partì la
campagna “Cuore di Latte” perché la nostra Associazione, in collaborazione con la Caritas Internazionale, voleva dare una concreta risposta ai tanti
bambini iracheni che, a causa dell’embargo, soffrivano la
fame.
Quella che sembrava un’iniziativa legata ad un evento
particolare, si è poi trasformata in una vera e propria campagna missionaria per realizzare, anno dopo anno, piccoli progetti destinati ai bambini di Paesi poveri: Romania,
Congo, Palestina, India, Costa d’Avorio, Perù… e quest’anno Rwanda.
L’UNITALSI ha accolto la richiesta di aiuto pervenuta da
Mons. Thaddée Ntihinyurwa, Arcivescovo di Kigali ed Amministratore Apostolico della Diocesi di Kiburgo, per finanziare la realizzazione di Centro di formazione
professionale nel villaggio di Munyaga, a circa 75 km
dalla capitale KIGALI.
In questa zona, densamente popolata, gli abitanti, come
quelli di tutto il Rwanda, hanno un'età media di 15-16
anni, a causa del genocidio avvenuto nel 1994, e si dedicano essenzialmente all’agricoltura, praticata peraltro con
metodi arretrati. Ma non tutti possono dedicarsi a questa
attività, perché la terra disponibile diventa sempre meno
e tanti giovani, che non hanno potuto proseguire gli studi,
si trovano di fatto senza un’attività e senza alcuna prospettiva per il futuro.
Con la costruzione e realizzazione di questo Centro di
formazione professionale si vuole invece offrire un’alternativa, permettendo l'apprendimento di mestieri utili al
contesto geografico (falegnami, muratori, meccanici, elettricisti … ).
L’attuazione del progetto passa attraverso diverse fasi:
l’acquisto del terreno, la realizzazione di un capannone
da destinare ad aule, a laboratori ed atelier con dotazione
dell’attrezzatura e del materiale necessario. Il centro potrà
accogliere 160 giovani e funzionerà con sola frequenza
diurna. Tale sistema, peraltro raccomandato dalla politica
nazionale per l’educazione, è stato scelto anche per evi-
tare i costi dei dormitori e permettere la frequenza soprattutto ad un numero considerevole di giovani bisognosi
che sono stati, o sono, privi del sostegno economico della
famiglia.
La realizzazione del progetto sarà seguita da don Viateur
Bizimana, sacerdote che per due anni ha vissuto in Italia
e precisamente a Sassuolo, lavorando nelle case della carità della diocesi di Reggio Emilia dove ha conosciuto la
nostra Associazione.
Inizia, quindi, un nuovo sogno che speriamo si realizzi presto e che ancora una volta permetterà a quanti lo sosterranno di incontrare “il volto di Dio nel volto dei piccoli”.
29
Guinness World Records
dalla redazione
Presentazione
Giuseppe Colucci
Presidente Sezione Molise
Nuovo primato per il Rosario
Sofferenza, fede e sacrificio
Raggiunto a Lourdes nell’ambito del Pellegrinaggio Nazionale
Fra’ Immacolato ha passato a letto 51 anni della sua vita
I
D
urante il tradizionale Pellegrinaggio Nazionale a
Lourdes, la notizia era nell’aria, ma una volta
tornati in Italia è giunta l’ufficialità.
L’UNITALSI ha vinto la sfida, raggiungendo l’ambito Guinness World Records, per il rosario più grande del mondo
mai realizzato.
Teatro dell’originale primato è stato proprio il Santuario di
Lourdes, dove nell’ambito del Pellegrinaggio Nazionale,
ispirato quest’anno alla recita del rosario, ha esposto il rosario composto di polistirolo e lana, lungo circa 82,90
metri e 146,18 metri di perimetro.
Sono stati tanti i fedeli e i passanti che si sono avvicinati
incuriositi per ammirare il progetto che è stato realizzato
dalla sezione Abruzzese, grazie all’impegno di circa trenta
volontari che hanno lavorato notte e giorno per raggiungere il record.
“Questo importante primato mondiale ci onora e ci riempie di gioia - ha affermato Dante D’Elpidio vice Presidente
Nazionale UNITALSI - perché ci darà la possibilità di “Percorrere la via della Fede, tema spirituale del prossimo
anno, andando sempre in pellegrinaggio “verso e con
Gesù” recitando il rosario nelle principali Piazze Italiane
anche grazie a questo rosario da record che porteremo
con noi”.
Il rosario è stato giudicato
da massimi esperti del
Guinness World Records
a Londra, e dopo un’attenta valutazione è stato
decretato il raggiungimento del record superando, Matias-German
Salvatori che nel 2010
aveva realizzato un rosario dalla lunghezza di
68,30 metri oggi situato
nel Santuario di Cordoba,
in Argentina.
1
30
l 6 novembre 2012 presso la Sala Celestino V della
Curia Arcivescovile di Campobasso è stato presentato il libro “Il Servo di Dio Fra Immacolato Giuseppe di Gesù. Al secolo Aldo Brienza” scritto da Antonio
Di Tullio e pubblicato dall’UNITALSI Molisana. L’autore,
nella presentazione dell’opera, si è soffermato sulle motivazioni che lo hanno ispirato: innanzi tutto il desiderio di
far conoscere la figura di questo frate carmelitano morto in
odore di santità nel 1989 e di cui il 13/04/2005 è iniziato il
processo di canonizzazione; inoltre, con questo libro si intende dare un aiuto alla sezione Molisana nel reperimento
di fondi per la conclusione dei lavori della casa famiglia che
accoglierà a Campobasso persone diversamente abili,
casa che porterà proprio il nome di Fra Immacolato.
Sofferenza e sacrificio: fra Immacolato ha passato 51 anni,
dei 67 vissuti, inchiodato in un letto, accettando da subito
la sofferenza e costretto, a causa della malattia, a rinunciare al suo desiderio di diventare sacerdote, ma è stato
fermo nel poter affermare “Sono un giovane corista cui il
Signore ha chiesto il sacrificio di non offrire il Santo Sacrificio e son diventato sacerdote e vittima del mio stesso sacrificio” (dalla lettera scritta a M. Maria Giuseppa ocd il 30
marzo 1951 all’età di 28 anni). Altro aspetto da evidenziare nel frate riguarda l’offerta della propria sofferenza e
del proprio dolore per la santificazione dei sacerdoti. Fra
Immacolato può essere un esempio per tutti, in particolare i malati, i quali sono invitati a fare della propria sofferenza una offerta al Signore diventando così prezioso ed
efficace strumento di evangelizzazione.
Con queste parole mons. GianCarlo Maria Bregantini, Arcivescovo Metropolita di Campobasso, dopo i saluti delle
autorità civili, ha delineato ed evidenziato alcuni aspetti
della articolata e poliedrica vita di fra Immacolato.
Fra Immacolato è stato un devoto della Madonna, in particolare della Vergine Addolorata e don Antonio Ruccia (nipote di don Michele Ruccia, direttore spirituale di Fra
Immacolato dal 1947 al 1968) ha cercato di evidenziare
che in questa devozione nei confronti della Vergine Maria
dobbiamo trovare il messaggio che Fra Immacolato ci ha
A SINISTRA LA COPERTINA DEL LIBRO DI ANTONIO DI TULLIO
A DESTRA MONS. BREGANTINI DURANTE LA PRESENTAZIONE
voluto lasciare: essere con Maria ai piedi di quella croce
che ha visto morire Gesù, unico Sacrificio per il nostro riscatto dal peccato; ovvero bisogna offrire le proprie sofferenze ed unirle a quelle del Signore Gesù: questa è la
meta, ardua ma non impossibile, da raggiungere.
Ha chiuso i lavori l’avv. Salvatore Pagliuca, Presidente Nazionale dell’UNITALSI, il quale si è soffermato innanzi tutto
sulla preziosa opera che in più parti a livello locale l’Associazione svolge nella raccolta di notizie e nella diffusione
di figure esemplari e particolari, quale quella di Fra Immacolato, il cui cammino si è intersecato con quello dell’UNITALSI. Fra Immacolato ci ha lasciato un chiaro
messaggio con la sua vita e i suoi scritti ed ha contribuito,
anche con la partecipazione ai pellegrinaggi a Loreto, a
dare un ulteriore privilegio alla nostra Associazione. Inoltre, brevemente il Presidente Nazionale ha illustrato i progetti che l’Associazione ha realizzato e sta progettando
per far si che la nostra Associazione, nata per accompagnare i malati a Lourdes, sia sempre più loro compagna
ogni giorno dell’anno nel cammino della vita; in altre parole, per utilizzare lo slogan che accompagna il nostro
logo, veramente l’UNITALSI sia “treni bianchi e non
solo…”.
31
dalla redazione
I messaggi della poesia
Carissimi lettori in queste pagine vorrei rendervi partecipi della mia propensione
verso la poesia che ho percepito in tenera età cioè a dodici anni, non appena ho
cominciato a frequentare le scuole medie. Il tutto è iniziato quando ho dedicato
una poesia ad un mio compagno di classe. Successivamente non ho più smesso
perché la passione per la poesia mi ha travolto e cambiato anima e cuore. In
questo libro le mie poesie affrontano tante tematiche e per questo motivo spero
di regalarvi emozioni che tocchino le corde del vostro cuore.
Floriana Dicataldo
Giunge al suo secondo libro la collana “racconti in famiglia”, idea nata dalla sinergia tra l’UNITALSI e la Fondazione Lamacchia di Barletta come risultato di un
percorso riabilitativo che fa emergere talenti nascosti in una produzione di veri e
propri strumenti di espressione e comunicazione.
Questa volta è un lavoro di poesia la cui autrice, Floriana Dicataldo, è una giovane
ragazza barlettana, affetta da tetraparesi spastica. Il suo dono straordinario è la
sua capacità di esternare i sentimenti e le emozioni grazie all’arte della poesia,
che ha cominciato a coltivare sin dalla tenera età, grazie anche alle sue insegnati
di scuola che, da sue prime lettrici, l’hanno spronata a potenziare questa sua
passione. I suoi versi stupiscono.
Cosimo Cilli, Presidente UNITALSI - sottosezione di Barletta e Presidente della Fondazione Michele, Giuseppe e Clelia Lamacchia Onlus
Fermo da una vita
Luigi racconta la sua esperienza di malattia che, spezzando i suoi sogni di adolescente, lo
ha costretto su una sedia a rotelle. Eppure, dal racconto emergono un’incredibile forza e
una grande energia vitale che, sia pure mischiate a momenti di tristezza e disofferenza, lasciano sempre aperta una porta di speranza. E’ proprio per diffondere questo messaggio
di speranza che Luigi ha voluto testimoniare, in queste pagine, il suo cammino di vita.
…Quando Luigi ci parla, soprattutto nelle prime pagine, della scoperta della malattia, ci
sembra un esploratore in un terreno sconosciuto che nutre paura, spesso angoscia, che
viene colpito dalla fiducia eppure, dopo tutto, si arresta un istante a guardarsi dentro di sé:
“Sì, è terribile, ma è anche nuovo e con questa novità mi devo misurare e, per misurarmi,
mi metterò in gioco, ancora e ancora”… i passi di Luigi e le parole che ne sono seguite vengono dal profondo coraggio di esistere e continuare ad essere. E’ questo il senso ‘religioso’ di questo libro e la spinta che può derivarne a tutti quelli che lo leggeranno..
dalla prefazione curata da Natalia Esposito ed Eduardo Savarese
Ai lettori, ai soci e a tutti coloro, che attraverso l’organo ufficiale seguono l’Unitalsi, la
redazione, in tutti i suoi componenti interni ed esterni, continuativi ed occasionali, augura
i più sinceri e sentiti auguri di un sereno e felice Natale.
Auguri alle persone ammalate che in ogni condizione sanno trovare la forza e l’energia più efficace per credere nella vita. Auguri a chi ha una grave disabilità e lotta per vivere una vita sociale dignitosa. Auguri a coloro
che sentono la solitudine dei giorni di festa. Auguri a quanti sono impegnati a costruire il futuro e il proprio
progetto di vita che desidera. Auguri a quanti in questi giorni si scambiamo frettolosamente auguri natalizi,
senza pensare al significato che questo scambievole augurio dovrebbe avere. Auguri all’UNITALSI, che
grazie ai suoi soci ha scritto una storia ecclesiale e sociale lunga 110 anni, continuando a credere in un futuro
fatto di valori puri e autentici. Nell’Anno della Fede che ci invita e ci sprona a riscoprire ed approfondire la
gioia del credere, auguri a quanti in Italia e nel mondo testimoniano con passione il messaggio della Chiesa
e il suo intimo legame tra fede e carità, auguri a tutta l’UNITALSI.
Per richiedere il libro rivolgersi alla Presidenza Nazionale o alla sezione Campana.
Acquistando il libro, al costo di 12,00 euro, si contribuirà a sostenere un progetto benefico voluto fortemente dall’autore.
auguri di un sereno e felice Natale
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