Prof. Mauro Francesco MinervinoOn
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Prof. Mauro Francesco MinervinoOn
Luoghi di Fede e di religiosità popolare inCalabria GUIDA ABRAMO AL TURISMO RELIGIOSO Una guida al turismo religioso in Calabria Q uesta guida per le sue caratteristiche di qualità e di pregio, va incontro alle oppor- tunità di comunicazione, divulgazione e marketing attualmente offerte dal settore del turismo religioso e alle attività di promozione dell’offerta turistica territoriale sviluppate dall’Assessorato Regionale al Turismo presso i portatori d’interesse (BIT, fiere e mercati, mostre, showing content e rappresentanze istituzionali). La nostra pubblicazione punta a consolidare anche in Calabria uno standard di qualità riconoscibile per l’offerta di beni e servizi dedicata al turismo religioso e culturale, eco-naturalistico e solidale. È uno strumento di comunicazione e marketing territoriale in grado di potenziare i flussi turistici globali e quelli attesi nel settore specifico (concordemente alle linee guida già adottate dall’Assessorato al Turismo della Regione Calabria nella programmazione di interventi di promozione a sostegno dell’offerta turistica regionale), per incrementare i flussi turistici in aree non interessate dai movimenti turistici tradizionali, in grado di sviluppare e qualificare i percorsi turistici esistenti, creare forme di integrazione tra i prodotti turistici dei territori interessati, promuovere forme di turismo legate a nuovi cammini della fede e siti religiosi, destagionalizzando i flussi. Scopo di questa guida, organizzata per aspetti tematici e per aree geografiche, è dunque quello di fornire in forma gradevole e dettagliata un prontuario per il turista, che può raccogliere attraverso testi e immagini di alto valore culturale e religioso, un agile road-show in grado di veicolare le necessarie informazioni sulle strutture ricettive dei luoghi di culto, sulle tappe devozionali, sui santuari e gli altri luoghi religiosi visitati dai fedeli, con l’opportunità di trasformare l’interesse per l’offerta turistica religiosa calabrese in opportunità di booking immediato, proponendo la promozione del territorio e la valorizzazione delle tradizioni religiose che ancora oggi maggiormente privilegiano le testimonianze della presenza di peculiari espressioni della cultura religiosa cristiana in Calabria e le modalità ecosostenibili del pellegrinaggio e della genuina fede popolare. Abramo Editore Indice Santuari e luoghi di culto 4 Catanzaro Cosenza Reggio Calabria Vibo Valentia 4 6 12 15 Tradizioni popolari, santi patroni e sacre rappresentazioni 17 San Francesco di Paola, il Santo della Calabria, dell’Europa e del Mediterraneo 18 Nuovi culti: Natuzza Evolo, carismatica e mistica di Paravati 19 Musei Diocesani 23 Rappresentazioni della religiosità popolare in Calabria 34 Strutture di soggiorno e accoglienza turistica collegate all’ospitalità religiosa 37 Santuari e luoghi di culto - Catanzaro Conflenti - Il Santuario della Madonna della Quercia I l Santuario della Madonna della Quercia che sorge nei pressi del piccolo centro montano di Conflenti è il più importante della diocesi di Lamezia-Nicastro e ancora oggi uno dei più visitati della Calabria. Le sue origini vengono fatte risalire al 1578, quando sul posto si verificarono le prime tre apparizioni della Vergine. La madonna apparve a un pastore e a due donne manifestando il desiderio che nel luogo venisse eretto un tempio in suo onore. Ma le autorità ecclesiastiche accusando di malafede i popolani testimoni dell’apparizione negarono il voto fatto dalla Vergine. La tradizione vuole che la Madonna ribadisse la sua volontà ai prelati e al clero con altre apparizioni e con alcuni miracoli, fugando ogni perplessità per l’edificazione del Santuario, che fu subito avviata. Sull’altare maggiore della chiesa si conserva una bella statua votiva in marmo che ritrae una Madonna in trono con Bambino del XVII secolo. Cropani - La rotula di San Marco S an Marco è il simbolo di Venezia. Ma non tutti sanno che le sue sacre reliquie giunsero salve nella città lagunare anche grazie ai calabresi. Più precisamente grazie agli abitanti di Cropani. La tradizione agiografica locale vuole, infatti, e lo riporta anche l’erudito padre Giovanni Fiore da Cropani nel suo “Della Calabria Illustrata” (1691), che nell’anno 831 alcuni mercanti veneziani trafugarono ad Alessandria d’Egitto, dove San Marco era morto, il corpo dell’evangelista. Ma durante la via del ritorno verso Venezia, la nave sulla quale erano imbarcati si trovò nel mezzo di una furiosa tempesta che la colse nel Golfo di Squillace, naufragando poi proprio nei pressi della spiaggia di Cropani. Gli abitanti del paese accolsero e rifocillarono i naufraghi e si prodigarono affinché potessero riprendere il loro cammino. I veneziani in segno di gratitudine per l’accoglienza ricevuta, decisero così di lasciare a Cropani una piccola reliquia del santo, la rotula del ginocchio destro dell’evangelista. La reliquia venerata da allora, si vorrebbe conservata in un’urna nella Cappella di Santa Rita, posta nella Collegiata dell’Assunta di Cropani. Osservando lo stemma sul portale della Chiesa di Santa Lucia, a Cropani, oltre ai simboli del paese, i tre fiori stilizzati, è visibile il Leone di San Marco che comproverebbe così l’antico legame che unisce nel nome di San Marco i cropanesi con Venezia. Gimigliano - Il Santuario della Madonna di Porto S ommariamente riedificato dopo notevoli danneggiamenti nel 1947 e recentemente restaurato in occasione dei lavori per il Giubileo, il santuario mariano della Madonna di Porto sorge in una contrada distante circa 4 km dal centro del piccolo comune di Gimigliano, presso Catanzaro. Il luogo era già noto al culto locale sorgendovi in passato un’antica chiesa rurale costruita intorno al 1753. L’origine del culto è legata alla grave epidemia di peste che afflisse Sicilia e Calabria nel 1625-29 e ai numerosi frequenti terremoti che devastarono l’area. Gli abitanti del piccolo centro di Gimigliano, devoti al culto già diffuso dopo una apparizione miracolosa nella città di Napoli e in molti centri del regno rivolto a Maria, Madonna di Costantinopoli, e per via della fama dei miracoli operati, decise di affidarsi alla devozione e al patronato di un’immagine della venerata effige della vergine “odigitria” (colei che indica la via) di Costantinopoli per invocarne la protezione dalle epidemie sulle comunità locali. -4- La tradizione agiografica locale narra che due sacerdoti del posto, Matteo Scorza e Massimiliano Scozzafava, incaricarono di realizzare il dipinto di un ritratto devozionale della vergine a un artista minore originario del vicino centro di Gagliano, tale Marco Pizzuto. Il pittore nel realizzare l’immagine che rappresentava la Vergine col Bambino in braccio, appena abbozzato il quadro, il giorno successivo – come riferisce un cronista del tempo – «rimase sorpreso vedendo compìto il lavoro, non da mano umana, ma angelica». La notizia del miracolo della madonna “achiropita” (non dipinta da mano umana) si propagò da allora tra i fedeli locali richiamando via via numerosi proseliti e dando così origine al culto e alla venerazione popolare dell’effige ritenuta miracolosa e oggetto di affollati pellegrinaggi. L’immagine sacra della vergine venerata nel santuario della Madonna di Porto di Gimigliano è stata ufficialmente visitata nel corso del sua visita in Calabria e nella diocesi di Catanzaro da Papa Giovanni Paolo II il 6 ottobre 1984. Pentone - Il Santuario di Maria SS. delle Grazie di Termini P ochi chilometri prima di giungere nel piccolo centro di Pentone, in uno slargo lungo la dorsale del monte Furro, in posizione pittoresca tra il verde dei lecci e dei castagni da dove si colgono bei panorami, sorge la Chiesa-Santuario della Madonna di Termini, uno dei più noti e frequentati Santuari Mariani della Calabria, inserito per la sua importanza negli itinerari giubilari. Il culto della Madonna di Termini è particolarmente sentito nel territorio catanzarese e ogni anno la festa della Patrona, che si celebra nella seconda domenica di settembre e in onore della quale si svolgono anche pittoresche “luminarie”, richiama numerosi fedeli non solo dalla provincia, ma dall’intera regione. La festa offre anche l’opportunità di riallacciare il rapporto interrotto tra i molti emigrati e il paese di origine, ribadendo i temi e le pratiche devozionali di una fede antica, le tradizioni e i sentimenti tipici di una religiosità popolare non ancora cancellata dalla incipiente modernizzazione. Poche sono le notizie sull’origine del culto e sulla chiesa, attorno alla quale sorgeva in origine un piccolo villaggio di contadini e di pastori. La chiesa è stata ristrutturata e ampliata di recente, modificandone completamente l’impianto. La tradizione vuole che sul luogo dove sorge il Santuario, la Madonna sia apparsa a una contadina povera, alla quale diede del pane per sfamarsi e un panno per asciugarsi il sudore. Alla giovane la Vergine chiese di far sapere che desiderava che in quel luogo venisse eretta una chiesa in suo onore. Torre di Ruggiero - Il Santuario di Maria Santissima delle Grazie A lla Madonna delle Grazie era dedicata in origine la chiesa parrocchiale di questo piccolo «casale» contadino posto nell’area interna dell’istmo catanzarese, frequentato nei secoli passati con grande devozione dalle popolazioni rurali del circondario. La devozione delle popolazioni locali calabresi verso questo isolato santuario mariano andò aumentando nel ricordo un’apparizione miracolosa della Madonna delle Grazie registrata il 17 aprile 1677, che rese il luogo così famoso al punto che, come scrive un cronista locale, «ambedue le Calabrie si videro riversarsi in quella Chiesa» in devoto pellegrinaggio. La chiesa del santuario fu poi distrutta dal grande terremoto del 1783, e successivamente ricostruita e ingrandita nel 1858, «per espresso desiderio della Vergine Santa, le cui apparizioni furono convalidate dalle innumerevoli guarigioni effettuate». La festa si celebra dal 6 al 9 settembre e richiama pellegrini ed emigranti provenienti dalla provincia di Catanzaro e da diversi luoghi della Calabria. -5- Cosenza Cassano Ionio - Il Santuario della Madonna della Catena I l maestoso tempio dedicato alla madonna della Catena (secolo XVII), con ampio portico rinascimentale e una bella cupola seicentesca, sorge a circa 2 km dall’antico centro storico della cittadina di Cassano allo Ionio, sede di diocesi, sulla sinistra del fiume Eiano, nella provincia di Cosenza. Da secoli il luogo di culto è meta di affollati pellegrinaggi da parte delle popolazioni locali calabresi, specie in occasione dei grandi festeggiamenti tradizionali della Madonna, che vi si celebrano nella seconda domenica di maggio. Al santuario mariano della Catena si riversano devoti di ogni provenienza che rinnovano un’antica tradizione locale che accomuna nei culti dedicati alla vergine anche le popolazioni di origine albanese. L’immagine della Madonna venerata nel santuario della Catena è del tipo orientale detta “odegitria”, attribuita a mano miracolosa. Origini e provenienza dell’effige restano tuttora sconosciute. Cerchiara - Il Santuario di Santa Maria delle Armi L ’imponente Santuario mariano di Santa Maria delle Armi sorge a pochi chilometri dal comune montano di Cerchiara, nell’alto ionio cosentino, a circa mille metri di altitudine e in una posizione particolarmente suggestiva e panoramica. Il santuario è meta tradizionale di secolari pellegrinaggi da parte delle popolazioni locali calabresi e di alcune località del Pollino e della confinante Basilicata, in particolare in occasione della festa della Madonna, celebrata il 25 aprile, quando si svolge intorno al santuario una caratteristica processione popolare. L’impianto originario fu edificato nel XV secolo attorno a un più antico romitorio di origine greco-bizantina poi diventato un monastero latino. Le fabbriche religiose più antiche furono restaurate e arricchite in una fase successiva e definitivamente completate anche con importanti dipinti e suppellettili nel XVII e nel XVIII secolo ad opera dei marchesi Pignatelli. Dall’insieme architettonico risulta un complesso particolarmente suggestivo di edifici religiosi addossati al fronte roccioso della montagna incombente, con all’estrema destra, scavata nella roccia, la chiesa, alla quale si accede mediante un porticato rettangolare con quattro arcate di ispirazione romanica. Nella parte estrema, sulla rupe, si nota un piccolo campanile con la cuspide ricoperta di formelle polìcrome. L’interno del tempio ha una forma irregolare, con una navata centrale e la cappella seicentesca dedicata alla devozione della nobile famiglia Pignatelli, che fu tra i maggiorenti del Regno di Napoli. La volta della chiesa con tetto a botte è affrescata con un grande dipinto della Gloria della Vergine e un Giudizio universale opera di Joseph De Rosa (1715). Di grande interesse artistico risulta il dipinto della Visitazione di Santa Elisabetta, di Orfeo Barbalimpida (1591), tavola posta nel braccio destro che porta alla sagrestia. Nella cappella del santuario dedicata al culto della Madonna è custodita l’icona oggetto di venerazione. L’effige considerata miracolosa della Madonna delle Armi è costituita da un antico e semplice disegno graffito su pietra scura. Una leggenda popolare sulle origini tramandate dell’effige miracolosa vuole che due illetterati contadini del posto ritrovarono nei campi due tavolette raffiguranti figure di santi greci. Nell’edificare una cappella per custodire le tavolette, affiorò dal suolo una grossa pietra. Spaccata in due con una mazza, su una delle facce del masso vi apparve per prodigio l’immagine graffita della Madonna. -6- Luzzi - Abbazia della Sambucina L ’Abbazia della Sambucina (dal fiore di sambuco), sorta a 7 chilometri dal comune presilano di Luzzi, è la prima importante costruzione cistercense edificata in Calabria. Il complesso monastico fu fondato secondo le versioni storiche più accreditate nel 1141 dall’abate Bruno del monastero Chiaravalle di Milano, con il nome di Santa Maria Requisita. Passata nel 1163 ai Cistercensi di Casamari, divenne casa madre di molte grangie e fondazioni conventuali della regione collegate al monachesimo latino. Dal tempo della sua fondazione in epoca normanna l’abbazia della Sambucina visse in Calabria una lunga epoca di fioritura e di preminenza culturale, anche in conseguenza del sostegno e dei riconoscimenti ricevuti da sovrani e papi, testimoniati, fra l’altro, dalla visita dell’imperatore Carlo V. Nel 1177 l’allora poverissima abbazia della Sambucina ebbe per abate anche il monaco e mistico calabrese Gioacchino da Fiore. La costruzione originaria ha subìto nei secoli numerosi danni a causa dei ricorrenti terremoti. Distrutta quasi completamente da una frana nel 1569, dopo la ricostruzione l’abbazia fu ancora danneggiata a seguito di un sisma disastroso accaduto nell’area nell’anno 1731. Una prima fase di decadenza del sito monastico risale al 1639 con la perdita del ruolo di casa madre del monastero della Sambucina, crisi che si completò con lo scioglimento dell’ordine avvenuto nel 1780. Gran parte dei tesori d’arte e di cultura appartenuti al monastero, che comprendeva uno “scriptorium”, risultano dispersi e disseminati in sedi diverse dall’originaria collocazione. Le fabbriche monastiche e la chiesa vennero venduti a privati nel 1803, che li utilizzarono in seguito come stalle e abitazioni rurali. Sotto i Borboni la chiesa fu riaperta al culto e divenne sede parrocchiale. Della originaria chiesa conventuale, a croce latina con tre navate divise da pilastri a coro quadrato, oggi rimangono pochi resti e la parte centrale del grandioso portale sormontato in pietra intagliata a motivi fitomorfici e geometrici, sormontata da una finestra di epoca guelfa. Paola - Il Santuario-Basilica ed il Complesso Conventuale dei Frati Minimi di San Francesco di Paola L ’imponente e accresciuto complesso conventuale di origine tardo-medievale sorge poco distante dal centro storico di Paola, a ridosso della prima fascia collinare dell’Appennino calabro, a cavallo di una gola formata tra le rocce del torrente Isca, in una posizione da cui si gode inoltre il magnifico e vasto panorama che si apre sull’arco della costa tirrenica. Il monastero e la chiesa si sono articolati e sviluppati intorno al luogo dove il santo taumaturgo di Paola – al secolo Francesco D’Alessio – fondò nel 1435 una prima cappella dedicata a San Francesco d’Assisi. Il vasto complesso di fabbriche costituito da una chiesa basilicale, dal primo romitorio e dal grande convento monastico costituisce una meta secolare di spiritualità e di devozione popolare di grande richiamo e suggestione. Nato a Paola il 27 marzo 1416, il fondatore dell’Ordine dei Minimi all’età di dodici anni fu condotto dai genitori – i quali avevano contratto voto verso San Francesco d’Assisi – presso i Minori Conventuali di San Marco Argentano. Dopo l’anno votivo Francesco di Paola si recò in pellegrinaggio a Roma, dove il fasto dei prelati turbò la sua fede fondata sulla povertà e la preghiera. Rientrato a Paola si ritirò in romitaggio fino al 1436, quando alcuni discepoli si unirono a lui. Passò allora con i compagni in una località più isolata, dove co-7- struì un piccolo oratorio e delle celle. La sua fama di “pater pauperum”, difensore dei poveri, e di taumaturgo prodigioso in un’epoca di profonda crisi religiosa e civile cresceva di anno in anno valicando i confini regionali. Ai suoi numerosi miracoli e profezie sono consacrate anche una grande quantità di opere d’arte e immagini votive. San Francesco di Paola secondo la tradizione riconosciuta dei miracoli e delle devozioni legate al suo formidabile carisma attraversò lo Stretto di Messina adagiando semplicemente il proprio mantello sulle acque. La fama di questo prodigio e la devozione secolare riconosciuta a San Francesco di Paola dalle genti di mare indusse papa Pio XII a proclamarlo patrono dei marinai e dei naviganti. Già nel corso della sua vita la presenza del suo ordine nell’isola di Sicilia si affermò con importanti chiese e conventi a Palermo, Milazzo, Messina e Marsala. Nel 1474 papa Sisto IV riconosceva l’ordine fondato dal Santo. L’eco dei suoi prodigi e delle sue virtù si diffuse universalmente e raggiunse ben presto tutta Europa. Il re di Francia Luigi XI, gravemente malato, volle che il Santo si recasse a corte presso di lui a Tours, nei dintorni di Parigi. Il re non ottenne dal taumaturgo paolano la sperata guarigione. Ricevette bensì il consiglio di prepararsi con rassegnazione alla morte pentendosi dei propri peccati. Trattenuto successivamente in Francia dai re Carlo VIII e da Luigi XII, Francesco di Paola morì già in fama di santità alla corte di Francia il 2 aprile 1507, a Plessis-les-Tours, dove fu sepolto. Venerato già in vita da tutte le popolazioni calabresi e del regno di Napoli come un santo, oggetto in ogni tempo di affollati pellegrinaggi e di grandi manifestazioni di fede presso il convento e la basilica di Paola, le sue reliquie e la sua effige votiva ancora oggi si venerano principalmente nel santuario di Paola. La basilica, con pronao su colonne e la bella facciata in forme rinascimentali e fastigi barocchi, fu ampliata due volte a metà del XVI secolo. Restaurata nel 1555 per volere di Isabella di Toledo, figlia di don Pedro de Toledo, vicerè spagnolo di Napoli, dopo essere stata saccheggiata dai corsari turchi, nel Settecento la chiesa originaria del complesso francescano fu decorata di stucchi. L’interno è a due navate di diversa lunghezza. Nella navata maggiore sono visibili gli archi in pietra e le volte ogivali appartenenti alla costruzione originaria edificata sul modello francescano, decorata da un bell’affresco del taumaturgo paolano. In fondo alla basilica si apre la cappella del Santo, in forme rinascimentali e decorata in marmo nero e verde di Calabria, datata 1595. Sull’altare spicca un bellissimo dipinto su tavola attribuito a Dirck Hendricksz raffigurante San Francesco d’Assisi. Affiancata alla prima un’altra pala di fattura più recente raffigura ad altezza naturale il sembiante del taumaturgo paolano. Sotto l’altare della cappella dedicata al santo si trova l’urna-reliquiario opera di argentieri palermitani contenente parte delle reliquie del Santo. Altre reliquie miracolose si trovano in un armadio con una fastosa cornice d’argento contenente anche un busto in argento del Santo, opera di bottega napoletana del Seicento, collocato in una nicchia sulla parete sinistra della cappella. Sulla parete absidale della navata principale, si distingue un interessante affresco del Quattrocento raffigurante la Madonna degli Angeli. Arricchiscono di valore artistico la basilica una serie di statue votive in argento e in legno, numerose tele di valore di scuola meridionale ed alcune opere del pittore settecentesco Giuseppe Pascaletti. La basilica conserva al piano superiore una magnifica biblioteca monastica con librerie settecentesche in legno del maestro Giuseppe Bava e un bellissimo coro ligneo del Seicento. Al piano inferiore la sacrestia in noce massiccio finemente lavorata e intagliata presenta il mobilio di fattura artistica restaurato nel 1914 da una famiglia di artigiani ebanisti, il maestro Francesco Minervino e fratelli da Paola. -8- A destra del pronao su colonne si accede nel bellissimo chiostro interno di origine quattrocentesca con volte a crociera, lunette affrescate che illustrano scene dei miracoli e vita del santo. Dal chiostro si passa alla parte claustrale del convento (visita consentita a richiesta e solo agli uomini), ricco di numerose e rilevanti opere d’arte e di tele di grandi autori italiani e stranieri del Sei-Settecento. La bellissima biblioteca conventuale con le pareti arredate da scaffalature lignee monumentali alte più di 5 metri e lunghe per oltre 38 metri, custodisce migliaia di preziosi manoscritti, incunaboli, diplomi, pergamene e libri rari, tra i quali anche un prezioso e rarissimo atlante botanico del XVI secolo. Dal pronao si accede, alla destra della basilica, alla zona detta dei “Miracoli”, un itinerario nei luoghi che ricordano i primi prodigi e le opere di fede e di carità compiute da San Francesco nei dintorni del Santuario: la Fornace del Miracolo, dove il frate fece risorgere dalle fiamme il proprio agnello Martino; la fonte della Cucchiarella, una sorgente di acqua miracolosa che da secoli mantiene sempre lo stesso livello, fatta sgorgare dal santo percuotendo con un semplice gesto del suo bastone lo spessore della roccia, il ponte del diavolo, dove il santo sfidò e vinse il maligno. Oltre il ponte vi è la primissima grotta del Santo, una piccola spelonca dove il mistico calabrese si raccoglieva in raccoglimento e preghiera da fanciullo. Seguendo in basso il percorso dell’area dei miracoli che costeggia il corso del torrente Isca si incontra una formazione di grandi macigni sospesi, bloccati nel corso di una frana dal santo e rimasti miracolosamente in bilico fuori dal loro baricentro naturale per opera di un gesto della mano dal taumaturgo mentre stavano precipitando su un gruppo di operai. La basilica antica e i dintorni dell’originario convento-romitorio di San Francesco di Paola promanano ancora oggi, nonostante le numerose modificazioni subite dai luoghi, un intenso senso di spiritualità e di preghiera, ed è ancora tangibile e genuina la grande venerazione che le popolazioni calabresi e meridionali riservano al “loro” Santo, la cui fama durevole ha oggi valicato i confini tradizionali delle comunità locali amplificando così l’eco della sua vita umile e il suo esempio luminoso di carità e di preghiera in ogni luogo del mondo cristiano. La fama prodigiosa dei suoi miracoli e il suo esempio di fede e probità cristiana ha affascinato oltre alle folle dei fedeli, anche numerosissimi pittori, scrittori e intellettuali di tutta Europa che dell’importanza esemplare della figura di San Francesco di Paola hanno lasciato tracce significative nelle loro opere. Paola - La chiesetta bizantina di Sotterra O ltre alle varie e interessanti chiese presenti nella città di San Francesco, tra cui si segnala per importanza e valore artistico quella di Santa Caterina con un bellissimo portale ogivale di origine quattrocentesca, e la chiesa barocca del Rosario annessa al cinquecentesco convento dei padri Gesuiti, nei dintorni di Paola, poco fuori l’abitato, lungo la statale 18 in direzione nord, è possibile visitare una interessante chiesetta ipogea la cui fondazione originaria è anteriore al X secolo, detta di Sotterra, scoperta nel corso di scavi alla fine dell’Ottocento. Nell’abside è possibile ammirare un ciclo pittorico formato da alcuni rarissimi affreschi bizantini raffiguranti la Vergine e i dodici apostoli in posa ieratica, opera di probabile artefice orientale, ritenuti tra i più antichi ed interessanti esempi pittorici dell’arte del periodo italo-greco della Calabria. -9- Rossano - La Cattedrale L a magnifica Cattedrale di Rossano, importante centro di storia e spiritualità bizantina, è dedicata a Santa Maria Acheropita, cioè «non dipinta da mano umana». L’immagine della vergine si trova raffigurata in un affresco bizantino dei secoli VIII-IX conservato in un pilastro della navata centrale, ed è oggetto secolare di uno speciale culto originato dalle forme della fede popolare, particolarmente vivo e sentito tra i devoti. La facciata riedificata e completata agli inizi di questo secolo, dopo essere in parte crollata in seguito al terremoto del 1836, conserva un bel portale rinascimentale sormontato da una statua dell’Assunta. L’interno della chiesa si sviluppa in tre navate con pilastri rettangolari e presenta un soffitto a cassettoni settecentesco. Oltre alla Madonna Acheropita, un altro dei motivi di interesse di questa importante chiesa rossanese è il celebre Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi e belli evangeliari greci pervenuti sino a noi. Si suppone sia stato copiato e miniato nel VI secolo forse in uno scriptorium di Cesarea in Palestina e portato in Calabria intorno al VII secolo. Il preziosissimo Codex, formato da 188 fogli di pergamena purpurea sottilissima, con splendide miniature a tutta pagina, è custodito e conservato nel Museo Diocesano d’Arte Sacra, ospitato nell’attiguo settecentesco Palazzo Vescovile. Nel Museo della cattedrale è visibile anche una interessante collezione di importanti tele e dipinti su tavola del XVI e XVII secolo, oltre ad argenti e paramenti sacri. San Demetrio Corone - La chiesa di Sant’Adriano L e origini di questo interessante complesso legato alla presenza delle comunità albanofone e di rito greco in Calabria risalgono ai secoli XI-XII. Nonostante le manomissioni subite il monumento è uno degli edifici più interessanti della regione. La chiesa e le parti interne dell’antico monastero si presentano attualmente come una stratificazione di elementi eterogenei. La facciata della chiesa ha subìto pesanti manomissioni nell’Ottocento quando vi furono addossati ambienti del Collegio Italo-Albanese. Le finestre più antiche sono state distrutte, come pure il portale originario, forse un protiro. Ma se l’esterno non rende l’originaria bellezza della chiesa, l’interno invece offre ancora oggi un raro e illuminante esempio dell’arte italo-greca in Calabria. La basilica è orientata ad est con tre navate. L’abside centrale è sporgente e conserva la copertura lignea. Le navate sono divise da elementi architettonici di origine diversa; colonne, pilastri a croce e rettangolari si alternano e sorreggono archi anch’essi di forma disomogenea. Analogo eclettismo architettonico e formale si rivela sulle pareti longitudinali dell’edificio. I resti superstiti del pavimento a tessere di marmo policromo e i brani residui degli affreschi originali che decoravano le pareti testimoniano la ricchezza della chiesa e la particolare preziosità degli adornamenti originari. Il rarissimo e pregiato pavimento, databile con ogni probabilità alla fine dell’XI secolo, è stato realizzato con l’utilizzo di tecniche miste, presenta brani a opera settile alternati a elementi a mosaico. Le molteplici variazioni geometriche formano un suggestivo viluppo di forme giocate sul tema della spirale. I temi rappresentati rievocano figure simboliche e decori geometrici, tra cui spiccano le forme animali della pantera, del leone e del serpente. Bellissimi anche gli affreschi che decorano gli intradossi degli archi e le pareti sovrastanti, raffiguranti santi e una Presentazione della Vergine al Tempio, risalenti alla seconda metà del XII secolo, come pure le maschere che adornano le parti interne dello sguancio posto sul portale laterale nord. - 10 - San Giovanni in Fiore - L’Archicenobio L e origini dell’Archicenobio legato alla vita e alle opere del monaco e mistico calabrese Gioacchino da Fiore (1130-1202), mistico, teologo e scrittore alla corte reale di Palermo, fondatore dell’ordine florense, risalgono alla fine del XII secolo. La costruzione originaria dell’edificio religioso è stata più volte manomessa e alterata da aggiunte e superfetazioni. La facciata allo stato si presenta mutilata di elementi costitutivi dell’edifico originario, ed è priva dell’atrio di cui rimangono solo gli attacchi laterali. Di grande bellezza e pulizia formale è il portale originario. L’abside è rettangolare, il transetto basilicale si incrocia formando due bracci sporgenti. Anche le cappelle hanno pianta rettangolare con piccola abside anch’essa rettangolare. L’abside cardinale della chiesa termina a spiovente mentre lo sviluppo delle fabbriche lungo l’asse principale dell’edifico è fiancheggiato da due cappelle laterali con sul fondo tre monofore ogivali sormontate da una grande rosa esalobata circondata da tre oculi minori. Si tratta di una rappresentazione simbolica della luce la cui disposizione è stata messa in relazione alla rappresentazione significativa della Trinità presente nella mistica di Gioacchino e disegnata anche nel trattato del suo Liber Figurarum. L’interno della chiesa che fu edificata ai tempi del fondatore in forme rigorose e scabre con pianta a croce latina a navata unica, ha subìto nel corso dei secoli consistenti rifacimenti, che hanno alterato in parte il fascino della primitiva costruzione gioachimita, informata a profondi significati mistici e messaggi simbolici. In una cripta dell’Archicenobio sono custoditi e visibili i resti scheletrici del mistico religioso, “il calavrese abate Givacchino di spirito profetico dotato” (Dante, Paradiso, Canto XII) che in pieno medioevo cristiano annunciò il novus ordo dei cristiani e la concordia universale tra le genti nell’età dello Spirito, della contemplazione, della pace, della libertà nella Gerusalemme liberata. Nel 2001 l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano mons. Giuseppe Agostino ha riaperto il processo di canonizzazione per portare presto Gioacchino da Fiore alla piena gloria degli altari e – si ritiene – anche al titolo di “dottore della Chiesa” per la sua straordinaria originalità interpretativa delle Sacre Scritture. San Sosti - Il Santuario della Madonna del Pettoruto L a tradizione popolare vuole che nel 1500 un certo Nicola Mairo, di Altomonte, per sfuggire alla cattura da parte dei soldati si nascose in una gola tra i monti Mula e Milara, in una località chiamata Petruto (cioè pietroso). Devoto alla Madonna, per poter innalzare le sue preghiere, pensò di inciderne una rozza immagine sulla roccia. Privo di arte e di conoscenze pare che riuscì ugualmente con pochi attrezzi improvvisati a realizzare una bella Madonna che reggeva con un braccio il Bambino e con l’altro un ramoscello fiorito. Anni dopo, un pastorello sordomuto che pascolava il suo gregge lì vicino avrebbe udito una voce che lo chiamava per nome. Ai suoi occhi apparve l’immagine splendente della Madonna, che gli disse di riferire ai fedeli la visione avuta. Il miracolo del sordomuto che parlava raccontando la visione fece rinascere - 11 - Reggio Calabria e accrescere il culto che si affermò ulteriormente con l’edificazione di una piccola cappella votiva, chiamata del Rifugio. Il primitivo impianto religioso fu nei secoli successivi notevolmente ampliato e abbellito. Il Santuario mariano del Pettoruto, ancora oggi meta di affollati pellegrinaggi di fede è tra i più cari alla devozione mariana calabrese. Ogni anno tra il 1° e l’8 settembre si riversa una moltitudine di fedeli attratti verso il santuario montano del Pettoruto da ogni parte della provincia cosentina. In realtà, al di là della agiografia più popolare e accorsata, le origini di questo importante luogo di culto rimontano ad una fase storica molto più antica, confermata da recenti scavi e rinvenimenti archeologici che ne attestano le origini ad una probabile ascendenza pagana e a riti precristiani legati ai culti della fertilità e della dea madre. Anche la vicenda del Santuario mariano ha un’origine molto antica e non del tutto chiarita. Pare che il primo nucleo sorse nel 1247, quando i Cistercensi di Santa Maria dell’Acquaformosa trasformarono in chiesa un più antico romitorio di monaci italo-greci. Altri documenti riportano a una bolla di papa Callisto III del 22 maggio 1455, con la quale si attestava che nel luogo vi era grangia del monastero di San Sosti, che ne manteneva il carattere di istituzione greca. Già la bolla papale di papa Callisto III concedeva una particolare indulgenza ai visitatori che si recavano in pellegrinaggio al santuario del Pettoruto. In questo suggestivo e importante santuario autentica meta della religiosità primitiva e della fede popolare calabrese, ancora oggi storia e leggenda si intrecciano, contribuendo ad accrescerne la fama tra i pellegrini che oggi lo frequentano e lo venerano confermandolo tra i più noti santuari mariani della regione. Reggio Calabria - Il Santuario di Maria Santissima della Consolazione L ’origine di questo importante santuario mariano meta costante di pellegrini, situato sulle alture della città dello Stretto e noto come l’Eremo, è successiva all’anno 1532, quando l’ordine conventuale dei frati francescani Cappuccini si stabilì a Reggio Calabria. Nel santuario si custodisce l’immagine votiva della venerata Madonna della Consolazione, un dipinto databile intorno al 1547 attribuibile a Stefano Giordano (1547). Sul luogo in origine sorgeva solo una piccola edicola. I frati vi edificarono una chiesa per il culto e vi collocarono una immagine adeguata al nuovo altare, dono di un nobile reggino, Camillo Diano. Il nuovo dipinto votivo della Madonna fu benedetto nel Duomo nell’Epifania del 1548. Secondo la tradizione popolare durante una terribile peste che nel 1578 non risparmiò la città di Reggio, un frate che viveva nell’Eremo, Antonio Tripodi, chiese invano ai superiori il permesso di andare tra gli appestati per aiutarli. Una notte mentre questi pregava davanti al quadro, la Vergine gli disse: «Va’ e di’ ai Reggini che vengano a rendere lodi all’Altissimo per le grazie loro concesse». Due giorni dopo due frati si recavano dal governatore della città per annunciargli che per grazia della Vergine la peste era cessata. Da allora, il popolo reggino si rivolse in ogni momento di calamità e di difficoltà alla Madonna della Consolazione, che circa due secoli dopo venne proclamata «Patrona Principale di Reggio». La festa, che si celebra il secondo sabato di settembre con grande partecipazione popolare, è ancora oggi molto popolare e profondamente sentita dagli abitanti di Reggio Calabria e del territorio provinciale. I festeggiamenti “della festa della Madonna” culminano in una grandiosa processione cittadina che con la partecipazione di autorità religiose e civili si svolge al seguito di una lunga processione con la discesa dell’icona della Madonna dall’Eremo al Duomo. - 12 - San Luca - Il Santuario della Madonna della Montagna di Polsi P ercorrendo una carrozzabile scoscesa, dopo circa 20 km oltrepassato il centro di San Luca d’Aspromonte, si raggiunge Polsi, uno dei santuari più suggestivi della regione, collocato in una conca ai piedi del Montalto, la cima più alta del massiccio aspromontano con i suoi 1956 metri. Il luogo ha suggestionato la fantasia di molti scrittori e viaggiatori e numerose sono le leggende sorte intorno a esso e alla sua origine. Sulla fondazione di Polsi si riporta la vicenda di un pastore che avendo smarrito un toro dopo tre giorni di ricerche ritrovò l’animale inginocchiato davanti a una croce estratta dal terreno scavato con le corna. La croce custodita incisa sul portale principale della chiesa secondo un’iscrizione del 1773 che ne tramanda l’origine sarebbe stata rinvenuta nello stesso luogo nel 1114. La vergine chiese di costruire sul posto in cui l’animale aveva compiuto quel gesto di pietà un tempio in suo onore. L’origine storica del Santuario è ignota e probabilmente di remote ascendenze precristiane, come sembrerebbe da una rilettura del mito di fondazione del santuario mariano tramandato localmente, che rimanda ad un luogo di antichi sacrifici animali dedicati alla fertilità e alla dea madre. Il nucleo originario delle fabbriche religiose si ritiene risalga alla presenza di monaci italogreci giunti sul luogo nel periodo del Tema di Kalabria, in età bizantina. Il monastero era sicuramente attivo nel 1457, quando fu visitato dal monaco greco Atanasio Chalkéopoulos, che redasse una mappa di tutti i conventi e delle chiese di rito greco nella regione. La chiesa fu riedificata nel corso del Settecento quando il santuario era già meta di moltissimi fedeli e la Madonna di Polsi già venerata come «estremamente miracolosa», a testimonianza della visita del vescovo Del Tufo. Il culto si rafforza e si espande ancora nel secolo successivo. Certamente la bellezza dell’«aspra» montagna calabrese rende ancora oggi molto affascinante il luogo, che il viaggiatore inglese Edward Lear raggiunse a dorso di mulo nel 1847, narrando poi nelle sue note di viaggio le immagini e i ricordi di un’esperienza insolita a contatto con popolazioni e ambienti naturali descritti all’epoca secondo i canoni del pittoresco: «Qui, nelle zone circostanti, sia in alto che in basso, ci sono soltanto boschi fitti e montagne: nessuna apertura né varianti di sorta. Solitudine austera e senso di romitaggio regnano supremi». Ancora oggi resta viva e particolarmente sentita dalle popolazioni locali la tradizione del pellegrinaggio verso il santuario della “Madonna della montagna” di Polsi, accompagnato dalle preghiere e dai canti, dal consumo rituale di cibarie, dalle musiche e dai balli tradizionali inscenati dalle migliaia e migliaia di fedeli che tra il 24 agosto e il 2 settembre raggiungono il Santuario in occasione delle celebrazioni che culminano con la festa della Madonna. Allora la montagna si popola e rivive lo spirito più arcaico della religiosità calabrese legata ai culti agro-pastorali, quelle manifestazioni che tra folclore e retaggi pagani animano ancora un’antica e complessa tradizione. La statua votiva della Vergine conservata nella chiesa risale all’opera di artefici siciliani del Seicento. Ai piedi dell’effige sacra ogni anno i numerosi fedeli convenuti fin qui in pellegrinaggio continuano a innalzare le loro preghiere e a depositare ex voto e offerte votive in onore della Madonna di Polsi. - 13 - Seminara - Il Santuario della Madonna dei Poveri I l tempio è stato ricostruito nelle sue attuali forme dopo la distruzione subita a causa del terremoto del dicembre 1908 ed è stato recentemente restaurato. All’interno, a tre navate, numerose opere d’arte, tra cui una Maddalena, statua in marmo di Rinaldo Bonanno, e i resti di un battistero cinquecentesco. Ma l’oggetto di maggiore interesse e attrazione è l’effigie della Madonna dei Poveri o Nera, statua bizantineggiante, in legno di cedro, opera però del XIII secolo, uno dei numerosi esempi di «Madonne Nere» del Sud Italia. La tradizione vuole che la statua sia stata rinvenuta sulla spiaggia dell’antica Taureana dagli abitanti della cittadina, e da circa mille anni è l’icona di Seminara. Stilo - La Cattolica L a Cattolica è sorta nella terrasanta del Basilianismo [...]. Tutto, nella Cattolica, spira bizantinità: la sua struttura, l’organismo di pianta ed alzato, l’orditura policroma delle murate esterne, la selvetta delle cupole, lo sguardo volto allo Ionio, donde fin dal secolo VIII a. C. era venuta tanta luce di civiltà. Le parole di Paolo Orsi, il celebre archeologo che la salvò da un degrado che sembrava inarrestabile, rivelano solo in parte la bellezza e il mistero di questo gioiello incastonato nelle pendici del monte Consolino, poco fuori l’abitato. La minuscola chiesa (misura solo sei metri per sei), costruita nel IX secolo, ha tre absidi rivolte a oriente, e su ciascuna di esse si apre una finestra. Le quattro volte del soffitto poggiano su colonne provenienti da antiche costruzioni greche di Caulonia o della vallata dello Stilaro. A loro volta, le colonne poggiano su una base costituita da un capitello corinzio rovesciato. Una leggenda vuole che queste colonne furono trasportate dalle rovine di un antico tempio pagano da altrettante fanciulle di Stilo che, per intervento soprannaturale, le recarono in spalla cantando, senza avvertire il peso dell’immane carico. L’interno, raccolto, improntato ad assoluta semplicità, reca tracce di affreschi, mentre sulla prima colonna a destra entrando si legge un’iscrizione greca tratta dai Salmi. La copertura presenta quattro cupole simmetricamente disposte attorno alla quinta centrale. - 14 - Vibo Valentia Serra San Bruno - La Certosa I mmersa tra boschi e foreste secolari, giganteschi faggi, querce e castagni enormi, avvolta nel silenzio e nella quiete, la grande Certosa di Serra San Bruno assomiglia – per dirla con le parole dell’archeologo francese Leon Palustre de Montifaut – a «una città fortificata, con i suoi baluardi, i suoi bastioni, le sue torri». L’imponente e articolato edifico monastico fu fondato dal nobile Brunone di Colonia, maestro della Certosa di Grenoble, il quale venne in Italia nel 1090 chiamato a Roma da papa Urbano II, suo antico discepolo nella scuola del Duomo di Reims. Brunone raggiunse poi la corte di Ruggero il Normanno, il quale nel 1091 gli fece dono di un terreno nei boschi delle Serre calabresi, chiamato La Torre, dove il frate fondò la sua seconda Certosa, S. Maria del Bosco o della Torre, radunando attorno a sé alcuni discepoli. In seguito, Brunone eresse nelle vicinanze il convento di Santo Stefano, consacrato tra il 1097 e il 1099. Nel 1291 S. Maria della Torre fu abbandonata e i monaci si trasferirono nel monastero di S. Stefano, che l’anno successivo passò ai Cistercensi, ingrandendosi sempre più e ottenendo vaste proprietà (grangie) in vari luoghi della Calabria, concedendo anche il dominio feudale delle terre. Nel 1513 i Cistercensi cedettero l’abbazia a papa Leone X, che la restituì ai Certosini. Nel secolo XVI fu costruita la grande cinta muraria che circondava il complesso e fu avviata l’edificazione della chiesa abbaziale, di cui oggi è visibile la facciata. Il terremoto del 1783 distrusse quasi completamente la Certosa, soppressa poi insieme agli odini religiosi da Gioacchino Murat nel 1808. Riammesso al culto nel 1856, il complesso monastico fu riedificato tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento su progetto dell’architetto francese Francois Pichat. Dell’originario complesso delle fabbriche medievali rimangono resti della cinquecentesca cinta muraria a pianta quadrilatera e con torrioni cilindrici angolari, la parte inferiore della facciata con decori in ordine dorico, parte del chiostro rettangolare seicentesco, con al centro una fontana, e la facciata rinascimentale della chiesa con il recinto del vecchio cimitero dei certosini. La nuova Certosa riecheggia forme gotiche. Si possono visitare alcune cappelle e la chiesa, dove si trovano statue marmoree raffiguranti San Bruno e il Beato Lanuino, opera di Giovanni Scrivo; nel baldacchino sopra l’altare maggiore della chiesa si può ammirare un pregevole busto reliquiario in argento di San Brunone, opera del 1520 di artista napoletano, e una tela seicentesca raffigurante San Francesco di Paola. Oggi nella Certosa (una delle quaranta ancora oggi attive ed esistenti in Italia, la seconda appartenente ai certosini), intorno alla quale in tempi recenti sono fiorite numerose leggende, vivono pochi frati dediti alla preghiera e al lavoro. Il grande complesso era visitabile, fino a qualche tempo fa, solo agli uomini, secondo i rigidi dettami claustrali delle regole certosine. Dal 1994 è visitabile il bellissimo Museo della Certosa, ubicato all’interno dello stesso complesso monastico da un accesso indipendente, per una visita che accresce la spiritualità e il fascino di questo - 15 - eremo. Il museo si articola in venti ambienti e si sviluppa su un unico piano. L’esposizione mette in mostra documenti e opere relative alla Certosa, una serie di frammenti marmorei e di opere provenienti dall’antica fabbrica, comprendente paramenti sacri e codici miniati, insieme a supporti audiovisivi che forniscono notizie sull’Ordine, il monastero e la vita dei monaci. Poco distante dalla Certosa, in una pittoresca conca naturale immersa nel verde del bosco, sorge la chiesa detta di Santa Maria dell’Eremo o del Bosco, dove visse e morì San Bruno di Colonia. Accanto, si trova la grotta dove il Santo pregava e dormiva e il laghetto ove si immergeva per penitenza, con al centro una statua che ritrae il Santo inginocchiato tra le acque. La tradizione vuole che qui si trovassero le reliquie del Santo, e che quando furono portate alla luce per essere traslate, vi sgorgò la sorgente che alimenta il laghetto. Ogni lunedì di Pentecoste sul luogo del miracolo si celebra una festa e le reliquie e la statua del Santo vengono traslate in processione dalla chiesa all’interno della Certosa. Tropea - Santa Maria dell’Isola T ra le numerose chiese di Tropea che meritano una visita, come quella di San Demetrio, della Michelizia e quella dei Liguorini, segnaliamo Santa Maria dell’Isola, assurta a simbolo di Tropea. L’antico complesso monastico sorge su una rupe di tufo che emerge dal mare, unita alla terraferma da oltre due secoli. Il luogo con la sua bellissima chiesa rivolta verso il mare e noto per essere stato un santuario benedettino di origine tardomedievale, fu poi trasformato in basilica latina a sviluppo longitudinale a tre navate in epoca rinascimentale. Il sito originario e le successive fabbriche tardomedievali hanno subìto purtroppo molti rifacimenti e manomissioni. La facciata è stata ricostruita dopo il terremoto del 1905. All’interno sono di rilevante interesse artistico, una Natività, tela settecentesca, e alcuni frammenti di lastre tombali del secolo XIV, tra cui una figura giacente presumibilmente opera del cosiddetto “Maestro di Mileto”. Vallelonga - Il Santuario della Madonna di Monserrato I l Santuario mariano di Vallelonga, piccolo centro delle Serre vibonesi, la cui origine storica resta incognita alle fonti, più volte riedificato e restaurato, si presenta con un’ampia facciata tripartita decorata da un portale dalle linee barocche. L’interno della chiesa si articola in tre navate dal disegno semplice e proporzionato. Il culto e la pratica del pellegrinaggio rivolto al santuario di questa Madonna contadina, tra le più venerate della provincia vibonese, ha origini molto antiche e ancora oggi vede l’intensa partecipazione delle popolazioni locali. Il Santuario risulta già edificato nel 1550, affidato in commenda ai frati minori francescani. Pare che la devozione locale alla vergine venerata in questo santuario mariano provenga da Barcellona in Spagna, dove era molto viva la fama della madonna di Monserrat, dall’omonimo santuario sulle alture della città, e si diffuse anche in Calabria a seguito della lunga dominazione spagnola dell’Italia meridionale. La tradizione vuole che la Madonna salvò il paese dal terremoto del 5 febbraio 1783. Da allora la devozione per l’icona miracolosa della Vergine di Vallelonga fu accresciuta da frequenti pellegrinaggi ed ex voto. - 16 - Tradizioni popolari, santi patroni e sacre rappresentazioni I l culto e l’accesa devozione verso l’eremita paolano Francesco D’Alessio da parte delle popolazioni locali calabresi, reclamarono sin da principio lo spazio fondato di un tempio. E subito verso il recinto sacro del «monasterio» e della «ecclesia», fondati da Francesco di Paola alla metà del XV secolo, dalla traccia segnata sulle boscose e segrete balze del torrente Isca da un’apparizione del santo assisiate, in quel luogo sottratto alla natura e già tributario di un suo ordine mitico, mutato in luogo di preghiera, il «deserto», e poi da eremo a santuario, nobili e popolari recavano in affollato corteo penitenze e suppliche, ottenevano auspici e consolazione, impetravano grazie e frequentemente ricevevano guarigione per i mali del corpo e dello spirito dal “pater pauperum” Francesco di Paola. Il santo col bastone Il grande taumaturgo calabrese a cui lo storico Johan Huizinga nel suo L’autunno del medioevo dedicherà pagine di grande intensità. Il frate asceta chiamato alla corte di Francia dall’uomo più potente del secolo, quel Luigi XI a cui rifiuterà la guarigione del corpo per guadagnargli solo quella dell’anima, Francesco di Paola fu in anticipo sui tempi un protagonista della riforma cristiana. Tuttavia la figura del santo di Paola apSAN FRANCESCO DI PAOLA (1656-1660), partiene ancora oggi prevalentemente alla religione popolare, alla Olio su tela di Mattia Preti devozione dei migranti e delle classi subalterne meridionali. Era il 1969 ______________ quando la studiosa Annabella Rossi, nelle sue ricerche antropologiche sulla religiosità popolare, scopriva in Calabria il santuario di Francesco di Paola. Ma il santo patrono dei calabresi era già ultrapopolare, patrono delle genti di mare, degli emigrati e dei poveri. Fatto santo nel XVI secolo, il suo santuario edificato sulle balze di un torrente divenne da un secolo all’altro un centro di fede popolare sempre più importante. Il flusso annuale dei devoti già nel 1969 venne stimato dalla Rossi in 800 mila persone all’anno. Ma la festa a quel tempo era quella della tradizione locale, del mondo contadino e degli emigranti, con i pellegrini che si radunavano tutti davanti alla chiesa: organetti, balli popolari, gruppi di famiglia, mangiate e dormite all’aperto, processioni, fratini ed ex voto. Devozione autentica. Poche macchine, pochi pullman, poche bancarelle. Scarsi e ancora simbolici gli affari e i proventi della devozione anche per il convento: medagliette e bottiglie di acqua benedetta, immagini tradizionali, ex voto e statue di creta con l’effige del santo col bastone. Paola nei giorni della festa (1-4 maggio) diventa una delle capitali canoniche del turismo religioso e devozionale delle regioni del Sud Italia. - 17 - San Francesco di Paola, il Santo della Calabria, dell’Europa e del Mediterraneo F rancesco D’Alessio, ovvero San Francesco di Paola (Paola 27 marzo 1416 - Tours Venerdì Santo 2 aprile 1507), è il fondatore dell’Ordine dei Minimi, patrono della Calabria e delle Genti di Mare. Morì in Francia, dove l’eremita visse per 24 anni curando i rapporti tra Santa Sede e i re francesi e partecipando in prima persona con ruoli carismatici e incarichi diplomatici ai problemi politici del tempo. San Francesco di Paola fu “l’uomo inviato dalla Provvidenza per far luce tra le tenebre che avvolgevano il suo tempo”, come lo descrive nella Bolla di canonizzazione papa Leone X. Tra il 1498 e il 1506 il Santo alla corte di Francia stende più volte la Regola del suo Ordine, introducendo il voto solenne di vita quaresimale quotidiana e perpetua, con la proibizione assoluta della carne e di tutto ciò che deriva dalla carne, delle uova e dei latticini, e ne ottiene l’approvazione da Alessandro VI e definitivamente da Giulio II (28-7-1506). Il 2 Aprile 1507, nell’ora da lui predetta, chiude la sua lunga, laboriosa e santa permanenza terrena, contando 91 anni e 6 giorni di età. La Chiesa istituisce regolari Processi canonici sulle Virtù e sui Miracoli del santo, che nel 1513 è dichiarato Beato e il 1° Maggio 1519 è solennemente canonizzato da papa Leone X. Il 13 Aprile 1562, gli Ugonotti devastarono la chiesa conventuale di Plessis dove si trovava inumata la salma, come il Santo aveva già predetto in vita. I fanatici Ugonotti estrassero dalla tomba il suo corpo – che trovarono ancora intatto, vestito del suo abito – e ne arsero i resti col legno dei crocifissi della chiesa. Alcuni devoti, confusi tra gli scismatici Ugonotti, riuscirono a sottrarre alle fiamme una parte delle ossa, che vennero poi custodite in reliquiari e distribuite ad alcune chiese dell’Ordine in Italia, in Francia e in Spagna. A Paola, nella Cappella del Santo, dal 1935 in una preziosa teca-reliquiario sono custoditi e venerati, con altre sue Reliquie, importanti frammenti del corpo del Santo. Il Santo di Paola patrono della Calabria è anche Patrono principale della Sicilia, insieme alla Vergine Immacolata, per decreto di Papa Urbano VII del 23 marzo 1630, confermato da Papa Clemente XII il 5 luglio 1739. Oltre che in Calabria, sparse per il mondo esistono ancora oggi 54 comunità religiose legate al culto del Santo di Paola, patrono della Calabria e della Gente di Mare. I tre Ordini dei Frati Minimi di San Francesco di Paola contano circa 200 monache, 220 frati e 5-6.000 laici. Le comunità religiose dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola sono 54 e si trovano in Italia e all’estero (Spagna, Francia, Repubblica Ceca, Ucraina, Brasile, Colombia, Messico, Usa e India). La sua figura di taumaturgo e di protettore è particolarmente diffusa nel mondo dei migranti e nelle comunità calabresi e meridionali all’estero. Il 27 Marzo 1943 Pio XII lo proclama celeste Patrono della Gente di Mare Italiana, e il 2 Giugno 1962 Giovanni XXIII lo proclama Patrono principale della Calabria. Il culto tradizionale di San Francesco di Paola è diffuso nel mondo intero, invocato come il “Santo della carità e dei miracoli”, protettore degli emigranti e delle partorienti. Negli ultimi anni la figura carismatica di San Francesco di Paola si è accresciuta e “modernizzata” in virtù di spontanei movimenti di devozione popolare, riguadagnando nuova fama e notorietà tra i fedeli; numerose sono le produzioni teatrali e cinematografiche che mettono in scena la vita e i miracoli del santo paolano, che è stato, tra l’altro, proclamato - 18 - simbolicamente Ambasciatore Unicef per la difesa dei diritti dell’infanzia e difensore dei diritti della persona. In Brasile è stato dichiarato “santo patrono dei turisti”. Recentemente con ottanta iscritti, un gruppo di 600 aderenti su facebook, l’Acv (Associazione Cattolici Vegani), il primo gruppo animalista interno alla Chiesa Cattolica, ha “eletto” san Francesco di Paola, per via della inflessibile regola dell’Ordine che prescrive ai frati l’astensione integrale dagli alimenti di origine animale, patrono dei vegani e dei vegetariani cattolici, con l’obiettivo di un riconoscimento ufficiale del gruppo da parte della Chiesa. Nel calendario dei festeggiamenti religiosi calabresi che si celebrano ogni anno su San Francesco di Paola, si contano anche numerosi eventi legati alle arti, alla cultura, allo sport e alla musica. Innumerevoli le iniziative religiose e celebrative spontanee diffuse in ambito locale e tra gruppi di fedeli, nei paesi della Calabria e nelle regioni meridionali così come nel resto dell’Italia e tra le comunità estere e di emigranti. Due immagini del “deserto”, con sullo sfondo la fonte della “cucchiarella” e l’antica fornace del convento (1930 c.a), prima degli stravolgimenti attuali. Nell’altra pagina, Effigie popolare di S. Francesco di Paola (1912) Nuovi culti Natuzza Evolo, carismatica e mistica di Paravati P aravati, piccolo centro agricolo nella provincia calabrese di Vibo Valentia, è la frazione più popolosa e attiva del comune di Mileto, e conta circa 3000 abitanti. L’attuale centro abitato si estende su un insieme di colline dolcemente ondulate ed è attraversato dalla Statale 18 che unisce la piccola frazione al resto della regione. Nella frazione di Paravati il 23 Agosto 1924 nasceva la mistica e carismatica Natuzza (diminuitivo di Fortunata) Evolo (1924-2009), la cui vicenda accompagnata da una crescente reputazione miracolosa e ancora oggi dopo la morte avvenuta nel giorno di Ognissanti del 2009, avvolta dal mistero della fede. Sin dagli anni della prima adolescenza Natuzza Evolo è stata testimone silenziosa di visioni, colloqui, segni, manifestazioni carismatiche e messaggi mistici. A 20 anni la giovane sposa il compaesano Pasquale Nicolace nella chiesa Santa Maria degli Angeli. La giovane coppia va ad abitare in una povera casetta rurale. Natuzza diventa madre di 5 figli e conduce una vita semplice, umile e attiva, dedicata alla famiglia, alla preghiera e alla opere di bene. - 19 - Devota alla Madonna e alla figura di San Francesco di Paola, santo miracoloso e carismatico, patrono della Calabria, Natuzza non è mai andata a scuola, non sa leggere né scrivere. Fin da bambina ha il dono della bilocazione, dichiara di parlare con i defunti dall’aldilà e con l’angelo custode, un bambino di otto-nove anni che la guida e la consiglia nel dare risposte complesse e altamente specifiche che solo una persona dotata di cultura superiore potrebbe dare. La vita di Natuzza povera e nascosta, delinea col tempo una parabola di fede straordinaria, per il nascere e crescere di alcuni fenomeni di cui lei stessa si dichiara ignara spettatrice e docile strumento. Vede Gesù, la Madonna, San Francesco di Paola, Padre Pio e altri santi. Vede i defunti e conversa con loro, ha il corpo cosparso di straordinarie sudorazioni ematiche, più evidenti durante la Quaresima e la settimana della Passione, con l’aggiunta delle stimmate che si trasformano, a contatto con bende o fazzoletti, in singolari emografie che configurano in modo intellegibile testi di preghiera in varie lingue, calici, ostie, Madonne, cuori, corone di spine. Fin da ragazza Natuzza capì che la sua missione era quella di offrire speranza e consolazione attraverso la preghiera per il conforto della gente semplice. Così la sua casa nel corso della sua intera esistenza ha visto migliaia di persone passare da lei affidandole sofferenze, angustie, invocando conforto e luce per i mali del corpo e dello spirito. E lei, facendosi carico delle loro sofferenze e testimoniando una fede umile e inflessibile a tutti ha donato una parola di conforto, di speranza e di pace, una risposta certa attraverso la preghiera. Natuzza viene definita dai fedeli che la interpellano sino alla fine dei suoi gironi “la radio che trasmette dalla dimensione dell’Eterno”. Il 13 maggio 1987, su ispirazione di Natuzza e con l’assenso del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Domenico Tarcisio Cortese viene costituita l’Associazione denominata “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, che successivamente diviene Fondazione di religione e di culto, approvata con decreto dal Vescovo e civilmente riconosciuta dal Ministero dell’Interno dello Stato Italiano e annotata al n. 140 del Registro delle Persone Giuridiche presso la Prefettura di Vibo Valentia. In quanto iscritta al n° 379 del Registro Regionale di Volontariato, la Fondazione è una ONLUS. Lo spirito cristiano che guida opera della Fondazione, è costituito dalla volontà di Natuzza, manifestata nel suo testamento spirituale. Con l’acquisizione di terreni e vecchi fabbricati radicalmente ristrutturati, la Fondazione ha dato vita a una sede e un primo insediamento operativo: il Centro Anziani “Mons. Pasquale Colloca”, e in seguito al Centro Servizi alla Persona “San Francesco di Paola”, in fase di completamento. Per volontà di Natuzza e sotto sua indicazione è stata realizzata la Statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. “La Madonna – racconta Natuzza – è bellissima! Mi appare molto giovane, come una ragazza di 15-16 anni, vestita di bianco, con la pelle scura, sollevata da terra e tutta piena di luce: «Io sono la Mamma tua e di tutto il mondo. Io sono il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime»”. Ed è in nome e per volontà della Madonna, venerata sotto questo titolo, che nascono i Cenacoli di Preghiera, riconosciuti dal Vescovo e diffusi in Italia e nel mondo. Ogni anno migliaia di fedeli si ritrovano a Paravati per festeggiare solennemente il Cuore Immacolato di Maria rifugio delle Anime. L’associazione (poi diventata fondazione, presso cui Natuzza ha trascorso il resto della sua vita) ha l’obiettivo di creare a Paravati un complesso religioso caritatevole costituito da un santuario mariano affiancato da strutture per l’assistenza medica e centri di sostegno per giovani, anziani e disabili non autosufficienti. - 20 - La parabola di Natuzza Il 18 febbraio 1940, l’allora vescovo della diocesi di Mileto Paolo Albera, avvertito dei primi fenomeni riguardanti la riferita visione di persone defunte, inviò a padre Agostino Gemelli una fitta documentazione riguardante il caso dell’allora diciassettenne Natuzza Evolo. La risposta di Padre Gemelli, che fu anche aspro censore e scettico anche nel caso di Padre Pio, non si fece attendere. La sua opinione fu che si trattasse certamente di una personalità affetta da “sindrome isterica”, esortando i sacerdoti e i parrocchiani del luogo a disinteressarsi del caso al fine di “sminuire la portata e favorire anche così la guarigione della ragazza”, di cui si proponeva l’internamento in manicomio. Nel corso dei decenni, svanirà invece la prudente diffidenza delle prime autorità ecclesiastiche di fronte alla sincerità, all’umiltà della fede e alla limpida condotta di vita dimostrata fino alla sua morte da “mamma Natuzza”, povera e obbediente. “Ottima impressione” ebbe dopo averla conosciuta in un incontro personale con Natuzza, un grande fustigatore dei costumi come il gesuita padre Bartolomeo Sorge, ex direttore de «La Civiltà Cattolica», «l’umiltà, se uno ce l’ha, traspare anche se sta zitto. Se uno non ce l’ha, anche se dice ad alta voce “sono umile”, si capisce che è un gran superbo. Natuzza è un’anima umile e questo è il segno della presenza di Dio... Il secondo aspetto che mi ha colpito davvero molto è la sua preghiera, lo spirito di adorazione e di amore che questa donna offre al Signore. Quando questi due elementi vanno insieme, si può stare tranquilli che c’è un’opera di Dio sostanziale». La Chiesa ufficiale ha modificato in seguito radicalmente il suo atteggiamento verso la Evolo. Col crescere dei fenomeni e nella costante reputazione di fede conquistata tra la gente comune e tra le folle di sofferenti che si rivolgevano per conforto alla mistica di Paravati, anche gli organismi ecclesiastici ribaltano completamente i giudizi verso la Evolo. Il vescovo Luigi Renzo, attuale titolare della diocesi di Mileto, ha aperto l’inchiesta diocesana, primo passo nell’iter canonico per la beatificazione di Natuzza Evolo. Vasta la letteratura antropologica (che comprende anche alcuni importanti saggi e interviste filmate dello studioso Luigi M. Lombardi Satriani), le inchieste giornalistiche e i contributi medico-scientifici e religiosi accumulatisi negli anni sulla personalità, sulle manifestazioni e sui fenomeni di fede e misticismo che coinvolgono la carismatica di Paravati. Il 24 settembre 2009 i giornalisti Danilo Chirico e Antonello Mangano pubblicano sulla rivista MicroMega un articolo in cui affrontano il “fenomeno Natuzza”. Nel 2010 esce il romanzo-inchiesta Il miracolo di una vita, un libro del giornalista Luciano Regolo pubblicato da Mondadori. “Datevi con amore, con gioia, con carità e affetto per amore degli altri” Il messaggio di spiritualità di Natuzza “Operate con opere di misericordia. Quando una persona fa un bene ad un’altra persona non può rimproverarsi il bene che ha fatto, ma deve dire: “Signore ti ringrazio che mi hai dato la possibilità di fare il bene” e deve ringraziare anche la persona che le ha permesso di fare il bene. È un bene per l’una e per l’altra. Sempre si deve ringraziare Dio quando si incontra l’occasione di poter fare del bene.Così penso che dobbiamo essere tutti e in particolar modo coloro che vogliono dedicarsi all’Opera della Madonna, altrimenti non ha valore”. “Ho avuto sempre fiducia nel Signore e nella Madonna. Da loro ho ricevuto la forza di dare un sorriso e - 21 - una parola di conforto a chi soffre, a chi è venuto a trovarmi e a posare il proprio fardello che ho presentato sempre alla Madonna, che dispensa grazie a tutti quelli che hanno bisogno. Ho imparato anche che è necessario pregare, con semplicità, umiltà e carità, presentando a Dio le necessità di tutti, vivi e morti”. “In questi anni ho appreso che le cose più importanti e gradite al Signore, sono l’umiltà e la carità, l’amore per gli altri e la loro accoglienza, la pazienza, l’accettazione e l’offerta gioiosa al Signore di quello che mi ha sempre chiesto per amore suo e delle anime, l’ubbidienza alla Chiesa”. “Ho sempre avuto un’attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati. Che hanno bisogno di una guida spirituale, e di persone, sacerdoti e laici, che gli parlano di tutti gli argomenti, meno di quelli del male”. L’Opera Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime “Non è stata una mia volontà – io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944, quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l’ho vista, le ho detto “Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?”. Lei mi ha risposto: “Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerà Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime e una casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno”. Allora ogni volta che io vedevo la Madonna, le chiedevo quando ci sarebbe stata questa nuova casa, e la Madonna mi rispondeva: “Ancora non è giunta l’ora per parlare”. Quando l’ho vista nel 1986 mi ha detto: “L’ora è giunta”. Io, vedendo tutti i problemi delle persone, che non c’e posto dove ricoverarle, ho parlato con alcuni miei amici che conoscevo e con il parroco don Pasquale, e allora loro stessi hanno formato questa Associazione. L’Associazione è per me la sesta figlia, la più amata. Allora ero decisa a fare un testamento. Lasciai stare pensando che forse ero una pazza. Invece adesso ho riflettuto per volontà della Madonna. Tutti i genitori fanno testamento ai loro figli ed io lo voglio fare ai miei figli spirituali. Non voglio fare preferenza per nessuno, per tutti uguale! A me questo testamento sembra buono e bellissimo. Non so se a voi piace. Per questo la “Grande e bella casa” dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, sarà innanzitutto casa di preghiera rifugio di tutte le anime, luogo per riconciliarsi con Dio, ricco di misericordia, e per celebrare il mistero dell’Eucarestia. Se il Signore vorrà, ci saranno sacerdoti, ancelle riparatrici e laici che si dedicheranno al servizio dell’Opera e alla diffusione della devozione al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Un esempio di carità universale: il suo testamento di fede “Se volete accettate queste mie povere parole perché sono utili per la salvezza della nostra anima. Se non vi sentite, non abbiate timore perché la Madonna e Gesù vi ameranno lo stesso. Io ho avuto sofferenze e gioie e ne ho ancora: ristoro all’anima mia. Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall’altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Vi auguro che siate felici così come sono io con Gesù e la Madonna”. Natuzza Evolo, 11 febbraio 1998. - 22 - Musei Diocesani I musei ecclesiastici e diocesani nati nel XX secolo e diffusi su tutto il territorio rappresentano in Italia una recente particolare categoria di musei. I musei diocesani calabresi qui illustrati raccolgono importanti opere di proprietà ecclesiastica provenienti dalle diverse diocesi e chiese calabresi. Ogni museo diocesano delinea la storia di una particolare circoscrizione amministrativa/territoriale della Chiesa, la Diocesi, e offre al pubblico una particolare raccolta di opere, documenti religiosi e varie collezioni di arte sacra, archeologia, beni archivistici ed etnografici, espressioni della fede e del sentimento religioso delle popolazioni calabresi. Catanzaro Museo Diocesano I stituito dalla Diocesi Catanzaro-Squillace nel 1997, il nucleo centrale del patrimonio museale è costituito dal ricco patrimonio del Tesoro della Cattedrale, che conserva una pregevole collezione formata da un considerevole numero di suppellettili liturgiche in argento, di provenienza napoletana e siciliana e da numerosi apparati e paramenti sacri. Collezione esposta Le collezioni propongono un percorso allestito in tre sale che testimoniano la storia di fede e di arte sacra della diocesi. Sono di particolare pregio e interesse storico artistico i numerosi reliquiari, di cui si conservano preziosi esemplari databili dal XIV sec. al XVII sec., e i dipinti provenienti in buona parte da chiese parrocchiali o conventuali del territorio della diocesi non più esistenti, tutti databili tra il ’600 e l’800. Il percorso espositivo si arricchisce di manufatti in marmo, quali il paliotto dell’altare di S. Vitaliano ed angeli capialtare, nonché di un esiguo numero di sculture in legno intagliato e dipinto e terracotta. Via Arcivescovado 13 - Tel. 0961-721333 Squillace Museo Diocesano di Squillace A Squillace, originario centro ionico e tra le più antiche e rappresentative sedi vescovili della Calabria, è possibile visitare il locale museo diocesano di arte sacra. Il museo, voluto dall’arcivescovo Antonio Cantisani e inaugurato nel 1984, ha sede nei locali a piano terra del palazzo arcivescovile, in un edificio monumentale risalente al 1564. Conserva quel che resta del ricco tesoro vescovile, andato in gran parte disperso dopo il terremoto del 1783. Collezione esposta Sono esposti calici, pissidi e croci d’altare di epoca barocca (oggetti riferibili a botteghe spagnole napoletane). Nel museo sono inoltre conservati paramenti sacri, perlopiù di epoca settecentesca, insieme ad altri di fattura più recente. Tel. 0961-912102; 0961-912038 Lamezia Terme Museo Diocesano I l museo, ubicato al primo piano del palazzo del Seminario Vescovile di Lamezia, è stato inaugurato nel 1998. Al nucleo originario, esposto nel 1993 in una mostra permanente e composto per lo più da oggetti liturgici, si sono aggiunti materiali provenienti dalle antiche diocesi di Nicastro e Martirano. Tra le più importanti collezioni dei musei diocesani della Calabria, gli oggetti conservati nel museo di Lamezia Terme danno testimonianza di pregevole manifattura. L’allestimento, strutturato in sette sezioni, mostra per la maggior parte opere ed oggetti realizzati da maestri meridionali e locali in un arco di tempo che va dal XV al XX secolo e raccontano l’evolversi della storia della diocesi e degli oggetti per essa prodotti. CATTEDRALE DI NICASTRO, nella facciata in due nicchie sono collocati i busti di Marcello II e Innocenzo IX (in alto a destra), due Papi che erano stati vescovi di Nicastro Collezione esposta Tra i tanti materiali esposti, relativi per lo più a paramenti sacri e oggetti liturgici in argento, meritano attenzione un cofanetto in legno e avorio dipinto, di fattura arabo-sicula del XII secolo, due braccia reliquiari in legno, rame e ottone di Santo Stefano e San Giovanni, provenienti dall’antica abbazia di Sant’Eufemia, realizzati da una bottega meridionale nel XV secolo, uno scrigno-cofanetto in legno, madreperla e avorio dipinto (XII secolo) di scuola arabo-sicula proveniente dalla Cattedrale di Martirano, e una collana a vaghi aurei, dono della Confraternita del Santissimo Rosario di Nicastro. Degna di nota è la statua in marmo, scultura quattrocentesca di scuola di Domenico Gagini della Madonna col Bambino detta anche Madonna delle Grazie, proveniente dall’antico Convento delle Clarisse di Nicastro. Da segnalare, oltre a paramenti liturgici sette-ottocenteschi, le braccia reliquiari di S. Giovanni Battista e di S. Stefano protomartire (XV secolo) e numerosi dipinti e sculture di artisti locali del XVII-XVIII secolo. Nel Museo Diocesano di Lamezia Terme non mancano attestazioni della scuola di artieri roglianesi che a partire dal XVI secolo diede vita ad una produzione locale di alto valore artistico, documentata in diversi siti della Calabria. La documentazione della storia artistica locale presenta alcuni dipinti significativi, tra i quali quelli di Francesco Colelli, di Cesare Costanzo, e di Eduardo Fiore. Di particolare pregio artistico sono le tele raffiguranti San Francesco d’Assisi, attribuito al pittore calabrese Mattia Preti e l’Assunta, dipinta alla maniera di Carlo Maratti. Di notevole interesse storico-artistico e descrittivo, la tela datata 1854 di San Vincenzo e la città di Nicastro di anonimo artefice locale, documento della storia artistica ed urbanistica della antica città di Nicastro, confluita poi nell’attuale comune di Lamezia Terme. Piazza D’Ippolito, Lamezia Terme (Nicastro) - Tel. 0968-21118 - 24 - Zagarise Museo di Arte Sacra Silvestro Frangipane P iccolo ma interessante museo di arte sacra a Zagarise, centro minore di origine normanna con resti di torre cilindrica di età fridericiana, la cui fondazione risale intorno all’anno 1000. Il nucleo storico è situato nell’area del parco nazionale della Sila, alle pendici dei suggestivi costoni montani affacciati sulla costa ionica. Il Museo intitolato a Silvestro Frangipane, agiografo ed erudito domenicano originario di Zagarise (1570-1650) è collocato nell’edificio parrocchiale annesso alla magnifica chiesa di Santa Maria dell’Assunta, edificio che ricorda nei canoni architettonici e nei decori l’architettura delle coeve abbazie florensi e le linee del duomo della vicina Cropani. Collezione esposta Il museo raccoglie e mette in mostra opere d’arte, suppellettili e arredi sacri in precedenza conservate nella stessa chiesa e in quella del Convento dei Padri Domenicani di Zagarise. La collezione dei dipinti annovera 36 opere di autori locali e di scuola meridionale e un interessante bassorilievo in legno del XIX secolo rappresentante la “Cena di Emmaus”. Vi si trovano esposti dipinti provenienti dalla Chiesa del Convento dei Domenicani e della Chiesa di Santa Maria Assunta di Zagarise. Tra le opere più interessanti si segnala un nucleo di tele opera di un pittore provinciale del secolo scorso, Antonio Giannetti. Tra le altre opere del Giannetti segnaliamo una “Madonna col Bambino e Santi Pancrazio e Giuseppe” e una “Madonna col Bambino e San Filippo Neri”. Tra le altre tele di notevole interesse, un dipinto settecentesco di anonimo pittore provinciale, “San Domenico con episodi della sua vita”, che riprende motivi iconografici cinquecenteschi, e una “Madonna con il Bambino e i Santi Vito e Lucia”, anch’essa opera di anonimo del XVIII secolo. Particolare interessante della CHIESA MADRE DI ZAGARISE, un tempo dedicata a San Pancrazio di Antiochia, vescovo di Taormina e martire ______________ MUSEO PARROCHHIALE DI ARTE SACRA SILVESTRO FRANGIPANE, Madonna Divina Pastora, XIX secolo, olio su tela, autore ignoto raccolta è che ogni tela presenta il nome del committente mentre l’autore è spesso sconosciuto. Tra le tele più pregiate una “Via Crucis” del sec. XIX, e la “Deposizione del Cristo morto con i Santi Francesco di Paola e Pancrazio” del sec. XVIII. Numerose sono le tele rappresentanti la Vergine tra cui quelle della “Madonna assunta con gli apostoli” e della “Gloria dell’Immacolata”. Spiccano per interesse e originalità iconografica i dipinti attribuiti al Giannetti, autore di due versioni di una “Madonna Divina Pastora”, in cui viene sviluppata una raffigurazione della Vergine secondo la tradizione iconografica propria della cultura religiosa popolare, in cui l’artefice del XVII sec. che ritrae la figura di una Madonna Pastora venerata localmente. Tel. 0961-937002; 97071. Visite a richiesta dalle 13,00 alle 15,00 - 25 - Un nuovo turismo Anche in Calabria l’antica figura del pellegrino sta vivendo una trasformazione nella forma contemporanea del “viaggiatore per fede”: un “turista” che, mosso e animato dal sentimento religioso, vuole aggiungere e allargare le mete del pellegrinaggio classico, integrandole con le realtà storico-artistiche e ambientali e con le tradizioni presenti nei diversi territori. È un turista informato, che nei suoi viaggi, siano essi singoli o organizzati, preferisce muoversi nella linea della sobrietà, dell’essenzialità, della semplicità, alla ricerca di un’accoglienza e servizi che siano attenti ai suoi particolari bisogni etici. La “qualità” di questi servizi non viene richiesta ad un “marchio”, ma ad un atteggiamento di accoglienza fatto di attenzione e di valorizzazione delle specificità locali da parte degli operatori del settore. Con questa guida Abramo Editore si propone quindi in qualità di partner esperto e qualificato, vantando significative esperienze di successo e affermate collaborazioni istituzionali nelle pubblicazioni del settore turistico, storico religioso e naturalistico ambientale già realizzate in Calabria. CASSANO ALLO IONIO (CS), La Cattedrale della Natività di Maria Vergine, con particolari dell’altare maggiore e della statua della Madonna detta di Cassano Cassano allo Ionio Museo Diocesano di Arte Sacra S ituato nell’antico palazzo arcivescovile troviamo il museo diocesano d’arte sacra di Cassano, allestito nello spazio di ampi corridoi dove sono esposte opere provenienti da tutta la diocesi dell’alto Ionio calabrese. Collezione esposta Preziosi paramenti sacri del XVII secolo, ostensori, calici, vassoi in rame per la questua provenienti da Norimberga e risalenti al XV secolo. Fra i dipinti su tavola da segnalare un trittico di Pietro Befulco rappresentante la Madonna in trono e i santi Teodoro e Girolamo, una Annunciazione di Pietro Negroni e una Madonna in marmo della scuola del Gagini. Tel. 0981-71048 Rossano Calabro Lungro Museo Diocesano di Arte Sacra Museo Diocesano A ttiguo alla Cattedrale, il Museo Diocesano è stato istituito nel 1952 dall’arcivescovo Giovanni Rizzo. La nuova e più ampia struttura ha consentito un allestimento più adeguato e razionale degli spazi espositivi, oltre al recupero di molteplici testimonianze artistiche e storiche, prima accantonate. Nel nuovo allestimento le collezioni vengono offerte ai visitatori in successione tematica e cronologica in modo da facilitare una fruizione più ordinata e significativa. Collezione esposta Il museo testimonia la lunga storia religiosa che ha visto l’antica città di Rossano emergere soprattutto in età bizantina. In due sale ottenute attrezzando opportunamente i locali della Sagrestia della Cattedrale, sono state raccolte e ordinate testimonianze artistiche di grande valore, suppellettili e arredi sacri e liturgici insieme ad altro materiale documentario di varia epoca. Autentico tesoro della collezione presente nel Museo Diocesano di Rossano è la copia del Codex Purpureus Rossanensis, un evangelario greco del VI sec. di origine mediorientale, portato a Rossano probabilmente da qualche monaco in fuga dall’oriente durante le invasioni arabe dei secc. IX-X. Rimasto nascosto per secoli nel tesoro della Cattedrale il codice è tornato alla luce ai primi dell’ottocento e all’attenzione della cultura artistica mondiale opera soprattutto degli studiosi tedeschi O. Von Gebhart e A. Harnack. Il codice è costituito da fogli di pergamena color porpora, da cui la qualifica di “purpureus”. Il manoscritto si compone di 188 fogli contenenti il testo greco dei Vangeli di Matteo e Marco. Gli altri due sono andati perduti. La preziosità del documento dipende dall’antichità, dal materiale scrittorio usato e dalle 14 rarissime tavole miniate riproducenti altrettante scene L ungro è sede dell’unica Eparchia (vescovado) calabrese per gli albanesi di rito bizantino-greco-cattolico; le funzioni sono officiate nelle lingue greca, albanese e italiana. Collezione esposta Il piccolo museo raccoglie interessanti paramenti, immagini dipinte e oggetti liturgici della tradizione di rito greco. Corso Skanderberg 54 - Tel. 0981-947234 ROSSANO CALABRO (CS), Monastero di Santa Maria del Pàtir o Pàtirion ______________ evangeliche. La sua unicità e antichità ne fanno indubbiamente un documento di valore assoluto e inestimabile per fascino e rarità attraendo l’interesse dei visitatori e degli studiosi di tutto il mondo. Via Arcivescovado, 5 - Tel 0983-525263; fax 0983525263; [email protected] Orario apertura invernale: dal 15/09 al 30/05; dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. Festivi: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30 (Lunedì chiuso). Orario Estivo: dal 01/06 al 15/09; dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.30 alle 20.00, aperto tutti i giorni. - 27 - Il turismo religioso negli ultimi anni ha fatto registrare nel nostro Paese un vero e proprio boom. Superando anche i dati dell’annata del Giubileo nel 2000, secondo un’indagine di Trademark Italia 2010 il turismo religioso muove oggi in Italia tra i 30 e i 40 milioni di pellegrini, con oltre 20 milioni di pernottamenti e una crescita totale del 20%, con un aumento di presenze anche tra i giovani di cultura medio alta dai 20 ai 40 anni (30% del totale), per un fatturato che passa i 4 miliardi di euro e cresce da anni in doppia cifra. Il turismo religioso rappresenta oggi la realtà più forte e sottovalutata del mercato turistico globale nel nostro paese, mentre gli altri segmenti tradizionali del turismo restano sostanzialmente fermi o addirittura arretrano. Don Mario Lusek, responsabile Vaticano dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Turismo sostiene le ragioni della Chiesa per il rafforzamento del turismo religioso: “diamo un contributo per comprendere i fenomeni del turismo, dello sport, del tempo libero, per cogliere le emergenze della modernità e cercare un ‘modello’ di presenza ecclesiale e quindi una ‘pastorale’ capace di innestare il messaggio di salvezza in questi mondi”. SAN MARCO ARGENTANO (CS), La Cattedrale di San Nicola e l’Abbazia della Matina San Marco Argentano Museo Diocesano A ttualmente il museo Museo Diocesano ha aperto la sala espositiva realizzata dalla diocesi di San Marco Argentano Scalea nella Chiesa di San Giovanni Battista. Collezione esposta Il museo istituito nel 1984 ospita attualmente la mostra dal titolo “Il Vivente, Tesori della Liturgia e della Devozione dal XI al XX Secolo” allestita in collaborazione con la Soprintendenza per il patrimonio storico e artistico di Cosenza. Le opere esposte provengono dalla Cattedrale, dall’Episcopio e da diverse parrocchie della diocesi. Tra le opere di maggior pregio in esposizione, si segnala la splendida “Croce-reliquario”, in argento sbalzato, dono del Vescovo Tommaso (1321-1348); la bella tavola del Cristo Portacroce fra i Santi Pietro e Paolo, di Teodoro d’Errico detto il Fiammingo (Amsterdam 1544-1618), della Chiesa della Maddalena di Bonifati (Cosenza); il ricco Pastorale dono del vescovo Baldassarre de Moncada (1768-1789), ornato dalle figure in argento a rilievo di San Marco Evangelista e San Nicola. Piazza Vincenzo Selvaggi, c/o Chiesa di San Giovanni. Tel. 0984-511618; Fax 0984- 518987. Ingresso Libero. Giorni e orario di apertura: Aperto dal Martedì al Sabato ore 09.00 - 12.00 / 16.00 - 19.00; Domenica mattina ore 09.00 - 12.30. Chiusura settimanale Lunedì. [email protected]; [email protected] Santa Severina Museo Diocesano di Arte Sacra I l Museo Diocesano di Arte Sacra di Santa Severina è situato nel Palazzo Arcivescovile, accanto alla Cattedrale, posto sul lato settentrionale di Piazza Campo, e conserva ed espone al pubblico una delle più importanti raccolte di arte sacra esistenti in Calabria. Il Museo Diocesano di Santa Severina ha un’impostazione prettamente didattica e costituisce pertanto un’occasione unica per conoscere attraverso la visione diretta dei manufatti uno spaccato interessante della storia della chiesa in Calabria sin dall’età bizantina e a sud di Roma. Il museo è situato nella piazza principale del centro antico, al centro di opere architettoniche di grande pregio come la chiesa Cattedrale e il piccolo Battistero Bizantino posto al suo fianco, suggestiva anche la magnifica mole del grande castello normanno antistante e la chiesetta di Santa Filomena. Inaugurato nel 1998 è tra i più ricchi e interessanti musei diocesani esistenti nell’Italia Meridionale. Vi si conserva anche il Tesoro della Cattedrale, uno dei più ricchi e interessanti dell’intera Calabria. Il Museo è diviso in tre sezioni: La sezione Luoghi è ubicata nel salone degli stemmi, e vi sono trattati gli edifici di culto che testimoniano la storia del cristianesimo, dalle catacombe alle prime basiliche, dai batti- steri alle chiese bizantine, dalle strutture abbaziali alle cattedrali post-tridentine. La sezione Oggetti è articolata in tre stanze, vi sono esposti arredi ecclesiali, paramenti sacri, insegne episcopali, vasi sacri, reliquiari, ostensori, arredo d’altare, corredo delle immagini, oggetti per l’abluzione e l’incensazione. Infine nella sezione Documenti sono esplicati i significati e le diverse funzioni del materiale cartaceo e librario della chiesa cattolica romana sia libri liturgici che documenti quali bolle e pergamene, che raccontano la storia millenaria della più grande istituzione religiosa, che in Calabria ha realizzato diversi musei diocesani. Collezione esposta Il Museo si divide in sei sezioni: I luoghi di culto; Gli oggetti liturgici (ori e argenti); I paramenti liturgici; La pinacoteca; la statuaria; La biblioteca storica; L’archivio storico. La sezione Luoghi è ubicata nel salone degli stemmi, e vi sono trattati gli edifici di culto che testimoniano la storia del cristianesimo, dalle catacombe alle prime basiliche, dai battisteri alle chiese bizantine, dalle strutture abbaziali alle cattedrali posttridentine. La sezione Oggetti è articolata in tre stanze, vi sono esposti arredi ecclesiali, paramenti sacri, insegne episcopali, vasi sacri, reliquiari, ostensori, arredo d’altare, corredo delle immagini, oggetti per l’abluzione e l’incensazione. Infine nella sezione Documenti sono esplicati i significati e le diverse funzioni del materiale cartaceo e librario della chiesa cattolica romana sia libri liturgici che documenti quali bolle e pergamene, che raccontano la storia millenaria della chiesa in Calabria. Fra i pezzi più pregiati ricordiamo il braccio d’argento con reliquia di Santa Anastasia, donato da Roberto il Guiscardo all’arcivescovo di Santa Severina. Il Tesoro comprende anche un gran numero di pregevoli oggetti sacri, dipinti e sculture lignee. Insieme al prezioso materiale dell’Archivio Storico, l’intero Tesoro della Cattedrale è visibile in seguito all’apertura del Museo Diocesano. Piazza Vittorio Emanuele III, 3 - Tel. 0962-51069 - 29 - Reggio Calabria Museo Diocesano I l Museo Diocesano intitolato al prelato Mons. Aurelio Sorrentino è un museo e centro culturale religioso situato nella città di Reggio Calabria. Il Museo sorge nello stesso complesso architettonico che accoglie la Biblioteca diocesana e l’Archivio storico diocesano di Reggio Calabria. L’edificio che ospita al pianterreno il Museo è quanto resta dell’ala del Palazzo arcivescovile costruita alla fine del Settecento sulle rovine di un preesistente edificio, sorto accanto alla Cattedrale alla fine del Cinquecento. Istituito da mons. Giovanni Ferro il 25 gennaio 1957, il museo si arricchisce di collezioni ad opera di Mons. Aurelio Sorrentino, che in occasione del XXI Congresso eucaristico nazionale, nel 1988, ha ampliato le sale allestendole con vetrine appropriate che custodiscono i più significativi oggetti religiosi della diocesi. Il nuovo Museo diocesano inaugurato il 7 ottobre 2010 è parte di un complessivo progetto di rete museografica regionale dedicata ai siti artistici religiosi e diocesani. Nell’ideare il percorso narrativo che guida l’allestimento i progettisti hanno inteso restituire all’opera esposta la memoria della sua funzione originaria, in modo da farne emergere i significati simbolici, la sua valenza di segno, facendo salvi, inoltre, i nessi altrimenti perduti con la comunità religiosa cui essa appartenne e con lo spazio sacro per il quale fu realizzata. REGGIO CALABRIA, Il Duomo ______________ Collezione esposta La collezione esposta annovera reperti preziosi e altamente rappresentativi di storia e tradizioni religiose che appartengono alla maggiore tra le diocesi calabresi. Comprende: argenti, molti dei quali riconducibili alle botteghe messinesi e napoletane; un consistente nucleo di tessuti liturgici, esito di manifatture calabresi, siciliane, venete e francesi; una raccolta di dipinti; frammenti lapidei settecenteschi provenienti dagli altari dell’antica cattedrale di Maria Santissima Assunta. Un numero consistente di argenti sacri documenta il pregio del patrimonio di antiche Confraternite reggine, come quella del Santissimo Sacramento in Cattedrale, dei Santi Crispino e Crispiniano nella chiesa omonima, di Gesù e Maria e di Sant’Eligio nella chiesa di Gesù e Maria, dell’Immacolata nella chiesa della Santissima Annunziata. L’apertura al pubblico è garantita nei giorni: mercoledì h 9-13 e h 15-19; venerdì h 9-13; sabato h 9-13. Aperture straordinarie per gruppi su prenotazione. Via Tommaso Campanella, 63 - 89127, Reggio Calabria; [email protected] Gerace Museo Diocesano N ato nel 1996 come esposizione permanente, diventa Museo nel 2000, voluto da Mons. Giancarlo Bregantini. Attualmente è diretto dal Dr. Giacomo Oliva, delegato CEI come Responsabile dei Musei diocesani in Calabria. Il museo è allestito in uno spazio inferiore all’edificio della Cattedrale dedicata all’Assunta, fondata nell’anno 1000 ed edificata nelle forme attuali agli inizi del sec. XII. GERACE, Il Duomo ed una veduta panoramica ______________ Collezione esposta Le mostre “Tota Pulchra”, “Ecce Panis angelorum”, “Caritas Christi urget nos”, allestite e visitabili dal 2004, hanno incrementato il già elevato numero di visitatori (45.000 circa annui). La nuova sede di prossima apertura avrà un settore archeologico e lapidario, uno per l’oreficeria e i tessuti e uno per la statuaria. Nel nucleo originario della chiesa inferiore sono visitabili la cappella della Madonna Odigitria scavata nella roccia, risalente al 1261, rivestita di marmi policromi, pavimentata con maioliche di Gerace del XVIII secolo. Sull’altare settecentesco è posta l’effige della trecentesca Madonna della Stella, chiusa da una cancellata in ferro battuto del 1699. Nello stesso spazio è visibile la cappella di S. Giuseppe, costruita nel 1431 e coperta da volte a crociera, che accoglie l’attuale struttura del museo. Il pa- trimonio delle collezioni è compreso tra il XIV e il XIX secolo a eccezione della Croce Reliquiario del XII secolo a due bracci in lamina d’oro con perline e pietre dure. Spiccano per raffinatezza d’esecuzione la Vergine Assunta in argento del 1772 dell’argentiere Gaetano Dattilo, il busto reliquario di S. Veneranda del 1704, il pastorale dal nodo traforato terminante con la microscultura dell’Immacolata e l’ottocentesco ostensorio in argento dorato dalle ricche raffigurazioni commissionato dal Vescovo Pellicanò. Piazza Tribuna, Cripta della Cattedrale - Tel. 0964-356323; Fax 0964-356323. Apertura e orario: in estate dal lunedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle ore 15 alle ore 19. In inverno dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18. Ingresso a pagamento. - 31 - Nicotera Museo Diocesano di Arte Sacra I l museo istituito nel 1961 si trova situato in un edificio monumentale di origine trecentesca nel centro antico del paese di Nicotera. È suddiviso in varie sale e in 6 sezioni espositive: marmi, paramenti sacri, argenteria, sculture, mobili, manoscritti e libri rari. Collezione esposta I pezzi da ammirare sono interessanti e numerosi. Di notevole valore il Crocifisso ligneo attribuito a Colella di Jacopo, eseguito nel XV sec. che riflette i canoni di scuola donatelliana. Si tratta di un’opera di grande perfezione anatomica, tra le più importanti della scuola meridionale del ’400. Nelle sale si trovano conservati vari oggetti dell’artigianato artistico calabrese, napoletano e siciliano, databili tra il XII e il XX secolo, elementi architettonici e lastre tombali, sculture, dipinti, argenti, arredi e paramenti sacri. P.zza Duomo 10 - Tel. 0963-81308 Orario di ingresso: da lunedì a venerdì 9.30/10.30 - 16.30/19.30 (Giugno e Settembre). Su richiesta per gli altri mesi. Ingresso gratuito. Serra San Bruno Museo della Certosa di Serra San Bruno SERRA SAN BRUNO (VV), La Certosa della Torre o Santo Stefano del Bosco V iaggiando in cerca di tesori religiosi per la Calabria, non si può tralasciare una visita al museo della magnifica Certosa di Serra San Bruno, eremo di età medievale realizzato dal monaco Brunone di Colonia. I monaci dell’ordine certosino vi praticano da secoli una vita ascetica e claustrale scandita dal lavoro e dalla preghiera quotidiana. Collezione esposta Il museo, istituito nel 1994 all’interno della Certosa (struttura risalente all’XI secolo) espone tele dei secoli XVII e XVIII, paramenti, un busto argenteo di san Bruno del 1516, un tronetto processionale del napoletano Luca Baccato del 1797, medaglioni in gesso raffiguranti santi e beati dell’ordine certosino, e un ______________ grande orologio meccanico della fine del secolo XVIII. Aperta e visitabile su richiesta è anche la magnifica Biblioteca della Certosa con incunaboli e libri rari. È possibile inoltre visitare alcuni ambienti in cui è stata ricostruita la vita tipica dei monaci. Tel. 0963-71523; www.certosini.info - 32 - Tropea Museo Diocesano S ituato nel cuore del centro storico dell’antica città di Tropea, accanto all’austera e bellissima cattedrale normanna sorge il suggestivo palazzo vescovile di Tropea sede del Museo Diocesano. Collezione esposta La struttura, propone un percorso storico e devozionale che partendo dal medioevo giunge al XIX sec. Al piano terreno un porticato di età sveva ospita alcune interessanti statue marmoree. Vi si possono ammirare notevoli opere d’arte attribuite ad importanti artisti di origine meridionale, dovute a committenze vescovili e nobiliari. Visibile inoltre un cospicuo gruppo di dipinti realizzati da botteghe locali, in particolare da Giuseppe Grimaldi (1690 -1748), importante pittore tropeano. Di notevole interesse i brani di un affresco di autore ignoto e una bellissima statua devozionale che ritrae Santa Domenica da Tropea. In altre sale campeggiano alcune grandi tele classicheggianti del napoletano Menzele e il seicentesco ciclo della Madonna, arredo della Cappella dei Nobili. Importanti esposizioni temporanee completano il percorso museale, meta di grande valore artistico per ogni visitatore che giunga nella antica e nobile Tropea. Palazzo Vescovile - Largo Duomo - Tel. e Fax 0963-61034; 0963-62089; cell.333-7718896; 3389835014. Orari di apertura: Aprile - Maggio - Settembre - Ottobre: ore 9:30/12:30 - 17:00/20:00. Giugno: ore 10:00/12:30 - 18:30/22:00. Luglio - Agosto: ore 19:00/24:00. Da Ottobre fino a Marzo il museo apre su prenotazione per gruppi, telefonando. Permesso di visita: € 2,00 (riduzioni per comitive). Ingresso gruppi (min 15 - max 50) La situazione calabrese Il turismo interno e di prossimità proveniente da altre regioni italiane rappresenta per la Calabria circa l’82% delle presenze attuali in termini di pernottamenti. A partire da questo dato scarse e insufficienti sono le stime ufficiali e gli investimenti in termini di conoscenza e di marketing sul turismo religioso in Calabria (Cfr. Assessorato al Turismo Reg. Calabria, Decimo Rapporto sul Turismo Calabria 2010, e precedenti). Allo stato manca in regione una politica di ottimizzazione e valorizzazione dell’offerta turistica religiosa più pragmatica e moderna, concertate tra i players istituzionali e articolata in reti e sistemi territoriali. Risultano carenti anche gli indispensabili e necessari strumenti divulgativi e promozionali di qualità, come le guide specializzate, in grado di offrire al mercato e agli operatori, i contenuti e le conoscenze da mettere in rete a livello internazionale-nazionale-locale per realizzare un sistema turistico territoriale in grado di recuperare, promuovere e valorizzare un ricchissimo patrimonio di tradizioni e religiosità popolare. In Calabria il turismo religioso è infatti un settore ad alto potenziale di sviluppo che include il patrimonio artistico, architettonico e ambientale e un ricchissimo patrimonio immateriale comprendente aspetti liturgici e storico-religiosi oltre agli ambiti ricettivi, ricreativi e di animazione culturale caratterizzanti una forte religiosità e forme di vita ecclesiale che nella nostra regione possono vantare una storia e un patrimonio assai ricco e particolare. Patrimonio ricco e stratificato che sul territorio regionale si estende oltre a quello cattolico-cristiano, anche al patrimonio minoritario della tradizione orientale di rito greco-bizantino e a tracce significative della presenza ebraica e dei movimenti ereticali medievali. Proprio in Calabria il “turismo religioso” appare quindi oggi più che mai, una chance per la valorizzazione dei territori e per il benessere e la crescita sociale, culturale ed economica delle popolazioni locali. La presenza di una localizzazione religiosa particolare, di una tradizione di culto o di un Santuario meta di pellegrinaggi vanno dunque considerate risorsa pastorale per la Chiesa locale, ma anche opportunità di sviluppo compatibili in termini di “economia”, di “ricchezza” e di “lavoro” per i residenti. Rappresentazioni della religiosità popolare in Calabria I n Calabria le numerose e vivaci espressioni tradizionali della religiosità popolare presentano caratteri originali, pur non discostandosi dagli elementi distintivi che caratterizzano la cultura religiosa dell’intero Mezzogiorno d’Italia. In passato troppo spesso si è inteso leggere le manifestazioni di culto tradizionali in ambito religioso come retaggio di superstizioni arcaiche e segni di arretratezza delle popolazioni locali, specchio di antiche forme precristiane, piuttosto che come espressioni genuine e fortemente partecipate della fede popolare cristiana. Questa prospettiva limitante e carica di pregiudizio semplifica e riduce il valore delle manifestazioni della cultura religiosa popolare, impoverisce una più autentica comprensione antropologica e culturale dei fenomeni, pregiudicandone inoltre una più ampia ricostruzione storica. Analizzando alcuni degli aspetti in cui la sensibilità religiosa popolare prende forma, si può scorgere come questi siano la testimonianza delle complesse vicende storiche della regione. Le comunità calabresi sono ricche di santi patroni di origine locale oggetto di intensa e durevole devozione. Il ricorso a Santi e Patroni locali eletti a personificazioni dell’integrità e dell’identità profonda delle comunità si spiega con il ricorso a figure religiose più prossime di quelle canoniche, in grado di porre in atto meccanismi simbolici di difesa e tutela di individui e comunità dalle difficoltà e dai mali dell’esistere. Osservare le tante figure di Santi a cui i calabresi tributano onori e venerazione è come sfogliare un libro su cui sono segnati venti secoli di vicende e di avvenimenti. Dall’origine del Cristianesimo fino a tutto il XIII secolo nelle figure dei Santi il popolo identifica il rispecchiamento esemplare e le qualità del rigore morale, del martirio e dell’evangelizzazione, della taumaturgia. In Calabria la tradizione italo-greca si incarna nelle figure dei Santi Nicodemo di Mammola, Filarete di Calabria, Luca di Melicuccà, Elia lo Speleota, Nilo di Rossano. La taumaturgia è l’aspetto preminente di Santi come Nicola, Michele, Rocco, Cosma e Damiano (santi medici di origine orientale), mentre le grandi figure di abati e di mistici miracolosi come Nilo da Rossano, Brunone da Colonia, Gioacchino da Fiore e Francesco di Paola sono venerati proprio per la loro qualità di civilizzatori del territorio, di garanti dell’integrità di fronte alle minacce storiche e naturali e in veste di patriarchi curatori di individui e comunità. In seguito la presenza e l’affermazione dei grandi Ordini e del monachesimo di origine latina, in Calabria si assiste alla diffusione del culto di nuovi Santi, molti dei quali si andranno a sostituire e spesso a sovrapporre con le più antiche figure di eremiti e taumaturghi (si pensi a Sant’Antonio Abate e Sant’Antonio da Padova). Tuttavia la figura religiosa cristiana che primeggia nella vita religiosa del popolo calabrese è senza dubbio quella della Madonna: la preferenza e la diffusione dei culti mariani è caratteristica della religiosità meridionale in genere e accomuna nelle manifestazioni devozionali le diverse classi sociali. Insieme a San Michele e a San Nicola la figura di Maria appare essere fra quelle più antiche divenute “patrone” delle comunità. Gli studiosi hanno a lungo discusso sul significato del predominio mariano (e quindi femminile) nell’idea di santità nel mondo popolare vedendo spesso un ricordo degli antichi culti misterici della Grande Madre ma, al di là delle semplificazioni, esso resta saldamente legato alla storia specifica delle diverse comunità locali. Tra le feste tradizionali in onore della Madonna sono da segnalare quella della Madonna dei Poveri a Seminara (15 agosto) e la processione della Madonna della Sacra Lettera a Palmi, che si svolge, non tutti gli anni, l’ultima domenica di agosto: per questa ricorrenza, sulla sommità della Varia, su un carro alto e pesante tirato da numerosi portantini, viene sistemata l’Animella, una bambina che simboleggia la Vergine Assunta. Importante è anche la processione della Madonna della Consolazione a Reggio di Calabria (7-9 settembre), una delle più sentite e affollate tra le feste religiose in un contesto urbano. In diversi centri costieri del Tirreno e dello Jonio si svolgono diverse processioni a mare, in genere in onore della Madonna di Porto Salvo: da segnalare quelle di Crotone, Palmi, Vibo Marina, Nicotera e Soverato. Spesso di recente istituzione, queste processioni raccontano il ritorno sul mare delle popolazioni calabresi e il bisogno di sacralizzare luoghi urbanizzati nei periodi più recenti. - 34 - La Venerazione Mariana La figura di Maria si caratterizza per la varietà delle denominazioni e degli appellativi tradizionali: a volte sono indicazioni di carattere geo-topografico (del Castello, di Porto, di Mare, della Montagna, della Serra, del Bosco, del Ponte), a volte riflettono la provenienza di un’immagine ritenuta miracolosa (di Monserrato, di Loreto, di Costantinopoli, del Pilerio, Greca, della Romania). Spesso la qualità miracolosa è sottolineata da altri appellativi quali Achiropita, della Pietà, della Catena, del Soccorso, della Speranza, mentre altre espressioni risuonano come vere e proprie esaltazioni della stessa immagine di Maria (della Pietà, della Luce, della Stella, delle Rose, della Matina). Non mancano inoltre appellativi che pongono la figura della vergine in funzione taumaturgica e miracolosa rispetto ai caratteri sociali del territorio. Il bisogno di concretezza e di rispecchiamento in figure che presentassero tratti di umanità, hanno fatto sì che in Calabria le popolazioni locali prediligessero il culto dei simulacri e delle immagini. Nella devozione popolare solitamente sul dipinto prevale la statua, il busto o l’effige sacra da portare in processione. La sola eccezione si da nella superiore reputazione che spetta al culto mariano, solitamente di tradizione orientale, con le icone delle Madonne “Nere”, di Costantinopoli e delle immagini delle madonne “achiropite” (non dipinte da mano umana). Gran parte dei festeggiamenti, dei riti e delle liturgie dedicate a Maria presenti nel calendario delle celebrazioni tradizionali calabresi si concentrano quasi esclusivamente fra la metà di agosto e i primi giorni di settembre, al culmine dell’estate e in un periodo che nel mondo contadino segnava una pausa nel lavoro agricolo. Ancora oggi nei centri minori e nei paesi calabresi il patronato mariano è in assoluto il più diffuso. Fra le denominazioni della Vergine predominano l’Immacolata, l’Annunziata, l’Addolorata, il Carmelo: sono anche presenti altre denominazioni quali la Madonna della Neve, delle Grazie, del Rosario, di Costantinopoli (tipica di tutto l’antico Regno di Napoli). Tutte le feste dedicate alla Madonna o ai Patroni sono momento essenziale nella vita sociale delle comunità. Esse si svolgono dopo un lungo periodo di preparazione e culminano con la processione di statue ed effigi votive in cui l’immagine sacra viene traslocata dalla sua sede abituale, chiese o santuari, e trasportata dai fedeli con tutti gli onori seguendo un percorso professionale e un rituale prestabilito. Anche se l’idea della Santità coincide, nella religione popolare, con l’immagine del Santo, ciò non significa che le relazioni con la sfera del sacro avvengano su un piano strumentale e puramente materialistico. Spesso i culti assumono aspetti mistici e sacrificali e la “personalizzazione” del rapporto tra figure religiose, fedeli e comunità si traduce in forme di profonda autenticità, di delicata e intensa familiarità, in un diretto rapporto di interlocuzione col sacro e il divino, fortemente partecipato, privo di intermediazioni gerarchiche e di intenzionalità surrettizie alla moralità dei culti. I riti della Settimana santa Le manifestazioni rituali legate alle celebrazioni tradizionali della Settimana Santa sono espressioni devozionali tuttoggi diffusissime e particolarmente sentite in Calabria. Praticamente interessano tutte le comunità. Il Mercoledì santo vengono portati nelle chiese i sepolcri, germogli di grano fatti crescere al buio nelle case, che ricordano i «giardini di Adone» dell’antichità. Tra le sacre rappresentazioni del Sabato santo (ma a volte, secondo la vecchia liturgia, del venerdì), si ricordano: la Giudaica di Laino Borgo, I Giudei di Caccuri, che hanno luogo ogni sette anni, la Tragedia di Rizziconi. Tra le processioni con vare o varette, in genere gruppi statuari in cartapesta o animati con persone in costume che ricordano figure e motivi della Passione, segnaliamo quelle di Diamante, Amantea, Cassano allo Jonio, Mesoraca, Vibo Valentia, Filogaso, Cittanova, Gerace, Polistena. Particolare intensità si riscontra nelle manifestazioni religiose di Corigliano Calabro, Rossano e Caulonia. Un rito con origine antica e motivazioni profonde è quello dei Vattienti di Nocera Terinese. In questo rito diversi fedeli, per voto e con intenzioni augurali, si battono polpacci e cosce davanti alla statua della Madonna e del Cristo - 35 - morto. In molte comunità (come Cassano allo Jonio, Diamante e San Nicola da Crissa) i riti vengono eseguiti da donne e, a volte, anche da uomini appartenenti a Confraternite, con l’accompagnamento di canti corali e di antichi motivi in lingua locale che descrivono i diversi momenti della passione. Questi riti, che rappresentano un momento di forte identificazione delle comunità, si basano sulla commemorazione di un dolore e di una morte esemplari nella figura del Cristo, nei quali confluiscono le esperienze individuali, familiari e comunitarie. L’Affruntata – o ’i Cunfrunti, o Sbelata, così denominate a seconda delle zone – sono rappresentazioni di particolare drammaticità e commozione che ripercorrono e mettono in scena l’incontro tra il Cristo Risorto, la Madonna Addolorata e San Giovanni. Questa sacra rappresentazione, che presenta varianti locali a volte notevoli, si svolge il giorno di Pasqua (ma in alcuni luoghi il lunedì e martedì successivo). La tradizione è diffusa in numerosi centri della Calabria meridionale, tra cui Vibo Valentia, Sant’Onofrio, Filadelfia, Soriano Calabro, San Vito sullo Jonio, San Andrea Apostolo dello Jonio, Polistena, Gioiosa Jonica, Roccella Jonica. Dopo i tre o più viaggi di S. Giovanni che va ad annunciare alla Madonna incredula la resurrezione del Figlio, gli attimi che precedono la svelazione e l’incontro sono carichi di tensione ed emozione: dalla riuscita dell’incontro in passato si traevano auspici sui raccolti e la produzione agricola e sulla vita sociale della comunità. Le feste e i pellegrinaggi Numerose le festività tradizionali diffuse in Calabria in onore di San Rocco, in passato considerato santo risanatore delle piaghe e tutelare dalle endemiche epidemie di peste, si ricordano per importanza quella di Palmi (16 agosto), con la processione degli “Spinati”, fedeli che per voto camminano scalzi e con il capo e il petto ricoperti da una cappa di spine davanti alla statua del Santo, e quella di Gioiosa Jonica (ultima domenica di agosto) con prolungati balli votivi per le vie del paese. In Calabria importanti centri di pellegrinaggio e di culto tradizionale, spesso legati intensamente alla pratica del culto mariano, sono i santuari di Cerchiara di Calabria, Vallelonga, San Severino Lucano (ai confini con la Calabria per il santuario della Madonna del Pollino), Polsi nel comune di San Luca, San Sosti, Torre di Ruggiero, Riace (per i Ss. Medici Cosma e Damiano). Il più importante e il più noto per afflusso di fedeli nella regione è quello di San Francesco di Paola, a Paola, che si celebra con grandi festeggiamenti sia religiosi che civili dal 1-4 maggio di ogni anno. Specie in ambito locale rurale, ancora oggi sono spesso presenti comportamenti tradizionali tipici della pratica del pellegrinaggio devozionale di origine rurale e agro-pastorale: viaggio a piedi, soste in prossimità di acque e fonti miracolose, balli e canti votivi, offerte di ex voto, pranzi rituali a base di carni e prodotti tipici locali. Tuttavia oggi sempre più spesso, i protagonisti dei pellegrinaggi e delle feste popolari calabresi non sono più i contadini e i braccianti di un tempo. La pratica del pellegrinaggio per fede riguarda sempre di più le popolazioni cittadine e inurbate, gli emigrati, giovani, studenti, impiegati, professionisti (uomini e donne) che si rivolgono al bisogno del sacro. Con la modernità, la diffusione dei mezzi di comunicazione e l’affermazione delle nuove pratiche del turismo religioso, le pratiche religiose del pellegrinaggio per fede hanno modificato la realtà dei luoghi di culto, determinando spesso mutamenti rilevanti e non sempre positivi, anche nel paesaggio e degli ambienti naturali che caratterizzavano in passato santuari e manifestazioni devozionali tipiche della religiosità popolare calabrese. Anche in Calabria il senso stesso della tradizione religiosa è oggi legato alle dinamiche del mondo attuale e ai suoi problemi, alla ricerca di un nuovo rapporto col sacro. Sempre più interessanti e numerose per il senso di comunità e di sentita partecipazione che si rafforza intorno ai simboli tradizionali della fede e dell’identità locale, sono negli ultimi decenni le numerose feste e celebrazioni dedicate agli emigrati. Tra le più affermate in regione si segnalano quelle di San Francesco di Paola (in vari luoghi della Calabria), di San Nicola da Crissa e di Stilo-Mongiana. - 36 - Strutture di soggiorno e accoglienza turistica collegate all’ospitalità religiosa U n elenco qualificato di strutture di accoglienza e ospitalità non alberghiere accreditate da autorità religiose e diocesi, comprendente monasteri, conventi, abbazie, santuari, eremi, case religiose per ferie e vacanze e strutture di accoglienza. Catanzaro Certosa Abbazia di Santa Maria del Bosco di San Bruno di Colonia Monaci Certosini - Loc. Calvario 88029 Serra San Bruno - Tel. 0963.71253 (Accoglienza: solo uomini) “Casa Scout La Cinta di Cris” (Struttura associata Agesci, Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, per attività di campi scuola, campeggio e vacanze) Località Casolariti 88060 San Sostene Marina - Cell. 348.0433986 - [email protected] Eremo di Santa Maria del Soccorso - Località Serre 88040 Serrastretta - Tel. 0968.81274 - [email protected] www.fraternitadelleremo.it - Tel. 0968.81274 - Cell. 333.3213611 [email protected] - [email protected] “Casa del pellegrino”, Santuario Maria SS. della Quercia di Conflenti Piazza Visora, 1 - 88040 Conflenti Tel. 0968.64420 - Fax 0968.64420 [email protected] “Centro di Spiritualità San Bernardo” della Piccola Famiglia dell’Esodo Monastero di San Benedetto G. Labre Via Cancello, 109 - 88041 Decollatura Tel. 0968.61021 - Cell. 339.4150599 [email protected] - www.eremiti.org “Casa di Spiritualità e Accoglienza Mons. Nicola Canino” delle Sorelle Carmelitane - Contrada Madonna di Porto 88045 Gimigliano - Tel. 0961.995046 [email protected] - www.madonnadiporto.it “Oasi Bartolomea” delle Suore di Carità delle Sante Capitanio e Gerosa - Via del Progresso, 472 88046 Lamezia Terme - Tel. 0968.453162 - Fax 0968.453116 [email protected] “Oasi San Francesco” dei Frati Minori Cappuccini Via Sant’Antonio, 3 - 88046 Lamezia Terme Tel. 0968.21435 - Fax 0968.21435 “Casa di ospitalità Il Carmelo” - Via Bellavista, 144 88040 Carlopoli - Tel. 0968.829171 - Fax 0968.82000 “Casa di preghiera Bethel Tabor” delle Suore Passioniste di S. Paolo della Croce - Contrada Di Podi, 1 88040 Pianopoli - Cell. 347.5940105 - Cell. 349.3160582 “Casa di Spiritualità Nazareth” delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue - Passo di Acquavona 88040 Platania - Tel. 0968.205101 - Fax 0968.205101 “Casa di Ospitalità Maria Ausiliatrice” delle Figlie di Maria Ausiliatrice - Via San Giovanni Bosco, 7 - 88068 Soverato Tel. 0967.21531 - [email protected] Cosenza Convento della Madonna della Catena dei Padri Passionisti Via Santuario - Fr. Laurignano 87045 Dipignano - Tel. 0984.445193 Convento Santuario di San Francesco di Paola dei Frati Minimi di San Francesco di Paola - Viale del Santuario 87027 Paola - Tel. 0982.582518 “Casa del Buon Pastore” - Loc. Fossiata 87066 Longobucco - Tel. 0983.520594 “Casa del Beato Nicola Saggio” - Via Marina, 41 87030 Longobardi Marina - Tel. 0982.78056 Oasi “Vienna da Fuscaldo” PP. Passionisti Convento San Francesco di Paola 87024 Fuscaldo - Tel. e Fax 0984.89184 Oasi “Santa Maria della Sila” PP. Passionisti, Convento di Santa Maria della Sila 87052 Moccone di Camigliatello di Spezzano della Sila Tel. 0984.5781 “Domus Mariae”, PP. Ardorini, P.zza E. Bianco, 17 87046 Montalto Uffugo Tel. 0984-931087 - 0984.931020 “Casa Santuario di Sant’Umile” PP. Minori - Via Santuario 87043 Bisignano - Tel. 0984.951154 “Casa Santuario San Francesco” PP. Minimi, P.zza San Francesco, 4 - 87040 Paterno Calabro Tel. 0984.476031 - 0984.476347 Convento di San Bernardino, PP. Conventuali Chiesa Monumentale di San Bernardino - Via San Bernardino, 15 87032 Amantea - Tel. 0982.424379 - 37 - Convento dei Padri Cappuccini PP. Cappuccini, P.zza Beato Angelo - 87041 Acri - Tel. 0984.953368 - 0984.953513 “Casa delle Catechiste Rurali del Sacro Cuore” Via Sant’Antonio, 54 - 87030 Longobardi Tel. e Fax 0982.75014 “Casa della Spiritualità” c/o Casa del Clero Via Rossini - 87036 Rende Tel. 0984.839066 - Fax 0984.838996 “Oasi di Sant’Antonio” Via della Riforma, 1 - 87044 Cerisano Tel. 0984.473007 - Cell. 337.872672 Monastero di Santa Chiara delle Monache Clarisse Urbaniste Villaggio Santa Chiara, 18 87067 Rossano Calabro - Tel. 0983.520151 “Ospitalità Casa Comunitaria della Pace” Comunità per Laici Consacrati - Via Santa Chiara, 6 87067 Rossano Calabro - Tel. 0983.522505 Santuario di Santa Maria del Pettoruto “Ospitalità Casa Nazareth” Santuario Madonna del Pettoruto 87010 San Sosti - Tel. 0981.60000 “Casa di Accoglienza Santa Maria Goretti” - Via Miceli, 1 87030 Fiumefreddo Bruzio - Tel. 0982.71051 “Ospitalità Fraternità Monastica Santa Maria delle Grazie”, Comunità per Laici Consacrati, Contrada Santa Maria delle Grazie, 8 - 87067 Rossano - Tel. 0983.521204 Crotone “Residenza parrocchiale Santa Maria N.S. del Buon Consiglio degli Albanesi” - Via Madre Teresa di Calcutta, 21 88811 Cirò Marina - Cell. 335.6405681 “Casa di Assistenza Mons. Cesare Oliveti” Casa-albergo per anziani e associazioni e organizzazioni religiose, Via Carusa - 88836 Cotronei Tel. 0962.44751 - email: [email protected] Santuario della Madonna D’Itria dei PP. Passionisti, Via Santuario - 88811 Cirò Marina - Tel. 0962.31104 “Ospitalità Centro Culturale e di Spiritualità A. Rosmini”, Piazza Santuario Madonna Greca 88841 Isola di Capo Rizzuto - Tel. 0962.799094 - 0962.791307 Convento Santuario del Santissimo Ecce Homo dei frati dell’Ordine dei Francescani Minori - Via Convento, 16 88838 Mesoraca - Tel. 0962.45260 - 0962.48349 “Ospitalità parrocchiale Casa di Spiritualità Santa Domenica” - 88823 Perticaro di Umbriatico Tel. 0962.63350 - Cell. 347.3206908 “Oasi San Giuseppe” Via Provinciale - 88823 Perticaro di Umbriatico Tel. 0962.762229 - 0962.21734 “Centro di Accoglienza Fondazione Casa della Carità Maria SS. Addolorata” - Via Nazionale, 26 88831 Scandale - Tel. 0962.54009 Reggio Calabria Ostello “Don Mario Squillace - Loc. Montestella 89040 Pazzano - Tel. 0964.731090 “Colonia Sant’Antonio” Dell’Opera don Orione - Opera Antoniana delle Calabrie - 89057 Gambarie d’Aspromonte Tel. 0965.3291 - Fax 0965.743037 (solo prenotazioni) Tel. 0965.743126 (ricevimento e chiamate dall’esterno) [email protected] “Oratorio Semicanossa” - Via Cappuccini Vecchi 89028 Seminara - Tel. 096.631704 - Cell. 338.9041937 “Casa del Buon Pastore - Residenza Sacra Famiglia” Casa religiosa di ospitalità per esercizi e ritiri spirituali, turismo religioso, scoutismo e vacanze della Fondazione Lucianum Via Risorgimento - 89057 Gambarie Tel. 0965.743280 - 0965.24895 - Cell. 338.3801223 “Casa Santa Maria Porto di Pace” - Via Villaggio Arghillà Nord 89135 Reggio Calabria - Tel. 0965.679021 Monastero Santuario di Maria Santissima della Visitazione, Località Campi di S. Nicola - 89126 Ortì di Reggio Calabria Tel. 0965.336049 Eremo abbaziale della Santa Croce delle Figlie di Maria Ausiliatrice - 88821 Corazzo - Tel. 0962.549067 Eremo della Madonna della Consolazione Via Eremo, 22 - 89124 Reggio Calabria Tel. 0965.21497 - 0965.28340 “Centro di ospitalità Don Gaetano Mauro” dei PP. Missionari Ardorini, Contrada Trepidò Soprano Villaggio Adorino 88836 Cotronei - Tel. 0962.46096 - 0962.46015 - 0962.431031 “Oasi Santa Famiglia di Nazareth” - Via Circonvallazione, 1 89056 C.da Lubrichi di Reggio Calabria Tel. 0965.45398 - Cell. 328.6162619 “Casa di accoglienza religiosa per pellegrini e turisti” 89031 Ardore di Reggio Calabria - Tel. 800.913540 “Istituto Religioso Caterina Marzano” delle Figlie di Maria Ausiliatrice (solo ospitalità femminile) Via Piave, 20 89035 Bova Marina - Tel. 0965.761007 Vibo Valentia “Centro di ospitalità Don Mottola” delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù, Località Sant’Angelo di Drapia 89862 Drapia - Tel. 0963.67101 “Casa san Paolo” Località Cucullaro - Via Nazionale - Cucullaro 89057 Santo Stefano d’Aspromonte Tel. 0965.740361 - 0965.892892 “Ostello San Francesco” (struttura laica convenzionata con enti religiosi) - Via Riviera Prangi, 3 - 88026 Pizzo Calabro Tel. 0963.531612 - Cell. 338.3990937 http://www.ostellosanfrancesco.net [email protected] “Casa di Maria Immacolata” - Contrada Mastroiudice, 89 89011 Fraz. Pellegrina di Bagnara Calabra Tel. 0966.337066 - 0966.337066 “Accoglienza Casa per ferie del Sacro Cuore” dei PP. Dehoniani, Località La Brace 89817 Briatico - Tel. 0963.391192 “Casa Emmaus”, Piazzale Miramare, 1 89057 Santo Stefano d’Aspromonte - Tel. 0965.743012 “Ospitalità religiosa Casa Maranatha” delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù, Località Corello 89862 Gasponi - Tel. 0963.67008 - 0963.67289 “Ostello religioso La Vetta” - Via Monte Stella 89040 Pazzano - Tel. 0964.731150 “Centro di ospitalità religiosa Grotta del Pater” della Compagnia di Gesù e Comunità di Vita Cristiana, Località Castagneto di Pitea - 89065 Motta San Giovanni Tel. 0965.28768 - Cell. 328.6237356 “Casa di soggiorno religioso Don Bosco” della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco Via degli Sci, 14 - 89057 Gambarie d’Aspromonte Tel. 0965.743188 - 090.344158 “Accoglienza Parco della mondialità - Campo Don Sergi”, Santuario Maria SS. della Grazia, Trav. Gallico 89135 Reggio Calabria - Tel. 0965.370304 “Casa di Spiritualità Maria Immacolata” Località Umbre - Frazione Orsigliadi - 89866 Ricadi Tel. 0963.665072 - 0963.665072 “Ospitalità Casa di San Domenico” - Via Marcellina, 26 89843 Sant’Onofrio - Tel. 0963.262543 - 0963.262649 “Residenza parrocchiale Villa Bonitas” Contrada Santa Maria 89822 Serra San Bruno - Tel. 0963.70676 - 0963.70405 Santuario di San Domenico di Soriano dei PP. Domenicani, Via San Domenico, 2 89831 Soriano Calabro, Tel. 0963.351022 “Residenza religiosa Casa della Carità” delle Oblate del Sacro Cuore di Gesù, Via Abate Sergio 89861 Tropea - Tel. 0963.61049 © 2011 Abramo Editore Abramo Printing & Logistics S.p.A. Località Difesa Zona Industriale Caraffa di Catanzaro (CZ) I edizione settembre 2011 Direzione e coordinamento editoriale: Mauro F. Minervino Grafica ed impaginazione: Maria Paola Quattrone Foto: Archivio Abramo I l turismo è occasione di arricchimento umano e spirituale quando ci si mette in moto per scoprire ciò che rende l’umana convivenza più fraterna e solidale, evitando l’improvvisazione e la superficialità di un punto di vista puramente economico o materiale, quando si è spinti a conoscere le risposte che altri hanno dato ai grandi interrogativi dell’esistenza e della fede, quando gli uomini e le culture si scambiano i valori della conoscenza e del benessere, della giustizia e della libertà, della bellezza e della pace, che danno senso pieno alla vita. Benedetto XVI