the legacy of Exhibitions - kawaii
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the legacy of Exhibitions - kawaii
the legacy of Evangelion Exhibitions 1 FIRST IMPACT 2 Quando abbiamo deciso che la sesta edizione di NipPop: Parole e Forme da Tokyo a Bologna sarebbe stata dedicata alla science fiction made in Japan, è stato subito chiaro che non potevamo prescindere da Evangelion. È innegabile infatti il fortissimo impatto che la serie di Hideaki Anno ha esercitato sull’immaginario popolare globale, con le sue proiezioni prepotentemente distopiche che danno forma alle paure di un’umanità fragile, condannata a consumare la propria esistenza in un’eterna e infinita era post-atomica. Se è vero che le creazioni letterarie e artistiche della fantascienza aiutano a comprendere e raccontare le metamorfosi in atto nel presente e a prospettare e immaginare ipotesi di futuri diversi, Evangelion assolve appieno il suo compito. La sci-fi giapponese è stata segnata dalle ferite del secondo conflitto mondiale ed è dal dolore e dalla devastazione portati dalle bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki che sono nati i mostri mutanti del dopoguerra; successivamente ha raccontato l’invasione della tecnologia, in tutte le sue orrifiche conseguenze, dando spazio a nuove inquietudini e paure. L’obiettivo di NipPop 2016 è sottolineare come siano proprio queste caratteristiche ad aver fatto sì che la fantascienza giapponese travalicasse presto i confini dell’arcipelago nipponico per diventare parte importante della cultura contemporanea globale. E le opere e le esperienze che questo catalogo raccoglie – visioni, incubi, sogni e metamorfosi d’artista – sono la prova tangibile di un dialogo sempre vivo e vitale. Legacy of Evangelion è un regalo a tutti i fan italiani di Evangelion. Non sarebbe mai stato possibile realizzare questo evento senza la collaborazione con NipPop. Quasi un anno fa Paola Scrolavezza ci accolse con una cordialità e una disponibilità unica, per dar vita a questo evento. Inizialmente avrebbe dovuto accogliere solo le tavole di Georgia Belletti, ma grazie a Ivan Ricci possiamo godere della mostra Rewind & Forward e di questo booklet. Proiettare The End of Evangelion era un’utopia vera e propria, e invece potremo ammirarlo su grande schermo, assieme a Death & Rebirth e Evangelion: 1.01, primo film del Rebuild. E che dire degli artisti coinvolti? Non so davvero come ringraziarli per il lustro donato a questo evento. Grazie a tutto lo staff di NipPop per l’enorme disponibilità e serietà nei nostri confronti. Grazie a tutto lo staff EIF: il CEO Luca Fiore, Ivan Carminati, Ivan Dornetti, Mara Victoria Rotoloni, Walter Valvano e Domenico Loiotine – anche se fa un po’ quel che vuole. Un ringraziamento speciale a Dynit, per la concessione delle proiezioni. Grazie a Filippo e Ilaria di Distopia Evangelion per la loro speciale amicizia e collaborazione. Grazie a Ivan Ricci per l’enorme ed egregio lavoro svolto. Grazie ai nostri lettori, che hanno reso Evangelion Italian Fan il portale più grande d’Italia. Grazie a te che leggi. Hideaki Anno non lo ringrazio, lo maledico con affetto. E no, non sappiamo quando uscirà Evangelion: Final / :||. Evangelion 1995-2015 ~prima parte~ 4 Evangelion 1995-2015 ~seconda parte~ 6 Vénti di passione 8 Rewind & Forward 24 A Human Work 26 Another Impact 34 After the Impact ~conversation~ 36 Sì, Sartoria Creativa 45 Poster Sebastian Marcelli Co-founder EIF Paola Scrolavezza Università di Bologna e Associazione Culturale NipPop Questo catalogo è ideato e realizzato da Ivan Ricci Hanno collaborato: Ilaria Azzurra Caiazza e Filippo Petrucci In copertina e nella pagina accanto: “Eva-01 in Bologna - Versione B” di Andrea Gatti Questo catalogo è stato stampato nel mese di maggio 2016 da PixartPrinting su carta Classic demimatt patinata opaca 130 g/m2 per l’interno e 300 g/m2 per la copertina. EVANGELION 1995-2015: 20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione ~PRIMA PARTE~ di Ilaria Azzurra Caiazza, Distopia Evangelion Parlare di Neon Genesis con manie, depressioni, desideri, affetti e legami. Evangelion è veramente difficile: riassumere in poche RISCRIVERE LE REGOLE righe cosa accade nella A metà degli anni ‘90 Evangelion segna un momento di rottura e decostruzione del genere mecha: presenta volutamente numerose citazioni e riferimenti di famose serie anni ‘70-’80, prima fra tutte Space Runaway Ideon e Mobile Suit Gundam di Yoshiyuki Tomino, così come di opere di Leiji Matsumoto o Go Nagai, ma si concentra più sulla profonda introspezione psicologica dei protagonisti che sugli elementi fantascientifici e d’azione. serie è impossibile, a meno che non si voglia dare solo una vaga idea della trama fantascientifica. A prima vista il plot non ha molto di originale: nel 2015 un ragazzo di 14 anni, di nome Shinji Ikari, viene convocato nella città fortezza di Neo Tokyo-3 da suo padre, Gendo Ikari, che non vede da tre anni e con cui non ha rapporti, per pilotare un robot, l’unità Evangelion-01, durante un attacco al Giappone da parte di un essere mostruoso proveniente da chissà dove. Al primo attacco ne seguono altri e il ragazzo sarà presto affiancato da due compagne di squadra, Rei e Asuka: insieme dovranno combattere per difendere il genere umano. Ad un’analisi più approfondita si può notare che la forza di Neon Genesis Evangelion non sta nella trama innovativa, ma nel ribaltare completamente le regole di un genere pilastro dell’animazione giapponese, il mecha, e nello sviluppare dei personaggi profondi e complessi come pochi in assoluto, dando tantissimo spazio non solo al protagonista, ma anche a tutti quelli che gli si muovono intorno: ciascuno è caratterizzato nei minimi dettagli, 2 Pur mantenendo numerosi clichés di genere, che un otaku come Hideaki Anno dimostra di conoscere a menadito, il regista e sceneggiatore, alla maniera di un Tarantino nipponico, decide di ribaltare tutte le regole e dettarne di nuove, spiazzando lo spettatore e lasciandolo a bocca aperta, senza quasi che quest’ultimo se ne renda conto. Il protagonista è un pilota, ma non è un eroe: non è impaziente di immolarsi per dimostrare il suo valore ed è invece pieno di dubbi e paure; le bellissime ragazze che lo circondano non vivono alla sua ombra, ma quasi lo prevaricano con la loro ingombrante presenza – Misato e Asuka nello svolgersi dell’azione; Rei per sottrazione, diventando in poco tempo addirittura il personaggio simbolo della serie, pur avendo un numero limitato di battute: Rei appare piuttosto che agire. L’azione c’è, ma non troppo, e ogni episodio non si concentra interamente sul combattimento, sviluppando una trama-indovinello legata a numerosi misteri da risolvere: cosa sono gli Angeli? Cosa sono gli Eva? Cos’è il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo? Lo spettatore è trascinato sempre più a fondo e capita spesso che abbia più informazioni del protagonista. Nemmeno i robot vengono sottratti a questa operazione di decostruzione già cominciata anni addietro da Gundam. Evangelion si spinge oltre: i mecha non sono robot onnipotenti, come potevano esserlo Mazinger Z e i vari super robot, né solo armi, come nel sottogenere real robot, ma esseri umanoidi legati intimamente ai piloti, i quali si posizionano all’altezza dell’utero per governare gli Eva, in un mistico ritorno alla posizione fetale, alla ricerca della protezione e del legame tra madre e figlio. EVANGELION RIFLETTE LA SOCIETÀ GIAPPONESE E LE PSICOSI CONTEMPORANEE Evangelion, pur essendo un anime fantascientifico, offre uno spaccato spietato e lucido della società giapponese contemporanea. Quello di Evangelion è un mondo di madri scomparse e desiderate e di padri che scaricano colpe e responsabilità sui bambini – non a caso i piloti sono Children di nome e di fatto : la dea ex machina della storia è Yui Ikari, che arriva a fondersi con l’Unità-01, mentre il vero antagonista di Shinji, più degli stessi Angeli, è Gendo Ikari, padre ossessionato dai propri dolori e incapace di pensare al bene del figlio. Evangelion è anche un gioco di specchi, dove ogni personaggio non rappresenta solo se stesso, ma soprattutto un “tipo” psicologico o addirittura un vero e proprio complesso: • La storia degli Ikari non è solo quella di una vicenda familiare, ma è anche la rappresentazione del complesso edipico, complicato dalla presenza del clone Rei, verso cui sia Shinji che Gendo provano attrazione; • Asuka soffre il senso di abbandono a cui oppone l’ormai famoso “Guardatemi tutti!”: sua madre muore suicida, impazzita in seguito a un incidente legato alle prove di attivazione dell’Unità-02 e suo padre si disinteressa completamente di lei, lasciandola con Misato prima e Kaji dopo, durante la sua formazione come pilota e la sua crescita come adulta; • Ritsuko è gelosa di sua madre al punto da replicarne le gesta lavorative e gli errori sentimentali; • Misato, apparentemente simpatica ed espansiva, in realtà è completamente incapace di relazioni sentimentali stabili con un uomo a causa del rapporto conflittuale con suo padre, a cui deve la vita, ma che contemporanea- mente detesta: l’uomo, invece di dedicarsi alla figlia e alla moglie, era completamente assorbito dal proprio lavoro di scienziato. attorno a una circostanza o a un personaggio. Possiamo così suddividere la storia nel seguente modo: Per lo spettatore diventa facile identificarsi con almeno uno dei personaggi di Evangelion e legarsi profondamente all’opera, eppure proprio la presenza di psicosi così evidenti nei personaggi ha portato alcuni spettatori a odiarli tanto quanto l’altra fetta di pubblico li ha amati: i personaggi di Evangelion portano sullo schermo le debolezze umane, quelle di cui di solito non si vorrebbe parlare né tantomeno vedere in una serie nata per l’intrattenimento. • Primo macroblocco, episodi 1-6: la prima coppia di episodi è dedicata alla presentazione del protagonista e dell’ambientazione; la seconda al rapporto tra Shinji e quelli che diventeranno i suoi amici, Toji e Kensuke; la terza ruota attorno al mistero di Rei; Evangelion finisce per spaccare il pubblico e chi lo detesta lo detesta visceralmente, così come chi lo ama lo ama appassionatamente; non c’è spazio per l’indifferenza perché Evangelion divide: molti lo accusano di avere una trama eccessivamente cervellotica o piena di misteri irrisolti, additati come facili espedienti narrativi per chiudere un intreccio mal gestito, ma questi sono problemi presenti anche in altre serie e queste ultime non suscitano nei loro detrattori lo stesso odio che suscita Evangelion nei propri. STRUTTURA DELLA SERIE La trama di Evangelion funziona come un orologio svizzero e si snoda in un perfetto rimando di simmetrie continue dall’episodio 1 all’episodio 21: tre macroblocchi da 6 episodi più un settimo di decompressione; all’interno di ogni blocco possiamo individuare tre coppie di episodi, che ruotano • Il 7° episodio, quello del Jet Alone, è apparentemente un filler, invece colloca la Nerv in una realtà politica e militare più ampia; • Secondo macroblocco, episodi 8-13: la prima coppia di episodi è dedicata ad Asuka e al suo stravolgere la vita degli altri personaggi: con l’arrivo di Asuka la serie diventa più positiva e allegra, almeno per un po’; la seconda è dedicata alla collaborazione tra i 3 piloti di Eva; la terza è incentrata sulle strateghe della serie, Misato e Ritsuko; • Il 14° episodio è di nuovo un episodio apparentemente filler, con il classico riassunto di metà stagione: in realtà si addentra nel mondo della Seele; • Terzo macroblocco, episodi 1520: la prima coppia è quella in cui il tono della serie cambia completamente e vediamo Shinji alle prese con il suo primo viaggio introspettivo, attraverso l’incontro con Gendo davanti alla tomba di Yui e poi nell’incontro con Yui all’interno dell’Eva-01; gli episodi 17 e 18 ruotano attorno alla tragica vicenda di Toji; nella coppia 19-20 Shinji raggiunge la massima con- sapevolezza del suo ruolo come essere umano e come pilota; • Il 21° episodio, con cui cominciano le puntate di cui esiste anche la versione director’s cut, racconta in un lunghissimo flashback la storia delle origini della Nerv. Con gli episodi 22-24, che raccontano il precipitare degli eventi verso l’epilogo della serie, Evangelion raggiunge il suo climax: l’episodio 22 dipinge il tracollo psicologico di Asuka e, se Asuka aveva portato l’allegria con il suo arrivo, il suo annientamento segnerà il punto di non ritorno di Evangelion, delineando una visione cupa e terribile dell’esistenza umana; nel 23° gli spettatori devono dire addio a Rei II e alla sua progressiva conquista dell’umanità: bisogna lasciare posto a Rei III e all’avvento di Lilith; il 24° vede l’entrata in scena e la morte di Kaworu, che in quanto Angelo del libero arbitrio ha come unica possibilità di scelta quella di sacrificarsi e farsi uccidere da Shinji. La storia fin qui narrata lascia volutamente irrisolte alcune questioni importanti e, usando un meccanismo narrativo tipico di tutte le opere post-moderne, anche il finale resta aperto: ogni spettatore deve riversare nella storia il proprio vissuto, trovando spiegazioni personali, e solo in questo modo gli episodi 25 e 26 trovano la loro compiutezza. televisivo, ampliandone la visuale e inglobando le vicende di tutti i personaggi comprimari; nonostante ciò, per ogni questione apparentemente risolta e conclusa, nuovi quesiti vengono posti allo spettatore e lasciati senza risposta. Il finale di Evangelion è uno e molti finali e il regista si diverte, a film ormai concluso, a muovere un ulteriore passo in avanti, giocando con lo spettatore e proponendo un emblematico “One more final”: anche per questo motivo di Evangelion si parla da 20 anni. Gli spettatori possono e devono fare speculazioni, anche in assenza di conferma ufficiale da parte della produzione circa le molte teorie elaborate dal pubblico. Tutte queste scelte effettuate da Anno possono sembrare solo un gioco stilistico, ma non è così perché le storie che interessano sul serio al regista, cioè le storie dei personaggi, le storie con la “s” minuscola, trovano il loro compimento, mentre è la Storia generale, la storia con la “S” maiuscola che riguarda gli Angeli, il destino dell’umanità e le altre questioni fantascientifiche, a restare avvolta nel mistero. Il finale cinematografico offre più spazio all’azione, ma allo stesso tempo dilata il viaggio introspettivo di Shinji, mostrato nel finale 3 EVANGELION 1995-2015: 20 anni tra morte e rinascita, decostruzione e ricostruzione ~SECONDA PARTE~ di Filippo Petrucci, Distopia Evangelion Fin troppo spesso ci si UN PO’ DI STORIA imbatte nel luogo comune La prima puntata di Evangelion fu trasmessa il 4 ottobre 1995 in una fascia oraria inadatta al pubblico di riferimento e, anche per questo motivo, partì in sordina, ma già alla prima visione sorsero polemiche a livello nazionale sugli ultimi due episodi. Con le repliche notturne Evangelion, lentamente ma inesorabilmente, iniziò a diventare molto popolare. Da circa metà serie il tono di Evangelion vira verso l’introspezione e la cupezza, mentre di pari passo si acuiva la depressione del regista Hideaki Anno, nata dallo stress della produzione di Nadia - The Secret of Blue Water e lo studio Gainax si dibatteva tra la scarsità di risorse economiche e la mancanza di tempo. secondo cui Evangelion sarebbe un prodotto mediocre, dal minimo impatto sulla cultura giapponese e sul mondo dell’animazione. Basterebbe citare quanto scritto da David Samuels in un articolo pubblicato su di theatlantic nel 2007, ovvero che Evangelion ha plasmato la mente dei giapponesi sotto i quarant’anni come nient’altro ha fatto in occidente, ad eccezione forse di Star Wars negli Stati Uniti e dei Beatles nel Regno Unito, per sedare una volta per tutte le polemiche che inevitabilmente sorgono appena si parla di Evangelion, ma forse è il caso di approfondire comunque la questione. 4 A un primo sguardo Evangelion potrebbe essere bollato come l’apoteosi del fanservice: belle adolescenti, erotismo di fondo e robottoni sono tutto ciò che gli otaku possono desiderare in un’opera di intrattenimento, ma questo è solo uno specchietto per le allodole. Evangelion riflette sia il percorso di Anno e della Gainax che la società nipponica degli anni ‘90 e dell’epoca attuale, e anche per questo motivo tutti in Giappone, anche quelli che non l’hanno mai visto, conoscono e riconoscono Evangelion. Ma perché quest’opera è entrata così profondamente nell’immaginario collettivo di una nazione come pochissime altre avevano fatto in precedenza? LA DECOSTRUZIONE DI UN GENERE La forza di Evangelion consiste nel rivoluzionare tutti i codici decostruendo il genere mecha, forse il più importante e significativo tra quelli dell’animazione giapponese, proseguendo il percorso tracciato da Mobile Suit Gundam in precedenza. La rivoluzione parte dal pilota, il vero protagonista di ogni serie mecha che si rispetti: Shinji, contrariamente ai suoi predecessori, sale a bordo del robot controvoglia perché ha paura e non vuole assumere sulle proprie spalle le responsabilità che il padre Gendo e la società vogliono affibbiargli; il grido di ribellione al sistema parte proprio da lui. Le figure femminili, in precedenza o assenti, o subordinate, o addirittura ridotte a macchiette, in Evangelion sono personaggi potentissimi a tutti livelli: Asuka, Misato e Ritsuko la fanno da padrone diventando a pieno titolo elementi indispensabili del successo di Evangelion, e che dire di Yui Ikari, in tutti i sensi dea ex machina della serie? La stessa Rei, icona esasperata della donna ideale secondo gli otaku, passiva, statica e obbediente, alla fine prende coscienza di sé e si ribella al ruolo di oggetto che Gendo e un certo tipo di pubblico le hanno assegnato. Per tutti questi motivi Evangelion o – meglio ancora – Eva è donna. I mecha stessi di Evangelion sono un’assoluta novità: non più tozzi, incassati e metallici, ma slanciati e organici, entità in cui carne e metallo, uomo e macchina si fondono giungendo a uno stato pseudodivino o pseudodemoniaco – l’aspetto degli Evangelion è palesemente ispirato a quello degli Oni. SUGGESTIONI E RETAGGI Anno inserisce in Evangelion moltissime citazioni otaku e scifi perché egli stesso è un otaku nonché un appassionato di fantascienza proveniente dalla subcultura degli anni ‘80 che aveva come riferimenti, tra gli altri, appunto Gundam e Space Runaway Ideon, un humus dove crescevano aspiranti autori, scrittori e registi grazie a fanzine, fanfiction, dojinshi e convention, ma Evangelion è anche la critica a questo sistema di cui Anno è figlio e tra i maggiori rappresentanti; da subcultura il mondo otaku è diventato l’establishment, l’animazione è ormai prodotta quasi esclusivamente da otaku per otaku, l’underground è diventato mainstream in un appiattimento contenutistico, qualitativo ed etico quasi totale. Evangelion è stato il tentativo di scardinare questo sistema sia a livello dell’industria sia a livello della fruizione. Se è vero che in parte Evangelion è diventato ciò che ha condannato, perché la gallina delle uova d’oro del merchandise e dei prodotti a tema non fa altro che proporre le nostre beniamine come oggetti, è altrettanto vero che Evangelion ha avuto i suoi effetti positivi nell’industria dell’animazione: scardinando gli stilemi di un genere, Evangelion ha dato vita a una serie di epigoni più o meno riusciti ma la sua influenza è giunta fino a generi che con Evangelion apparentemente non hanno nulla a che fare, introducendo elementi di cupezza e introspezione: anche grazie al fermento provocato da Evangelion nell’industria, negli anni immediatamente successivi hanno visto la luce capolavori del calibro di Cowboy Bebop, Serial Experiments Lain e Revolutionary Girl Utena, e molto probabilmente senza Evangelion non avremmo mai avuto opere come The Melancholy of Haruhi Suzumiya e Puella Magi Madoka Magica, quest’ultima decostruzione del genere majokko. Il pubblico stesso, chiamato in causa da Evangelion e da Hideaki Anno, è diventato più esigente e non più relegato al ruolo di mero fruitore. EVANGELION È QUI PER RESTARE Da venti anni Evangelion è ovunque, sulla bocca di tutti, negli innumerevoli prodotti a tema Eva e nei vari spin-off, nelle citazioni/tributo in altre opere, una su tutte il manga Keroro di Mine Yoshizaki. Possiamo ritrovare moltissime scene e situazioni tratte da Evangelion in quasi tutti i prodotti d’intrattenimento giapponesi, dalla posizione riflessiva assunta da Gendo alla scena di Asuka e Rei in ascensore, alla discesa di Kaworu nel Terminal Dogma. da vent’anni e ancora si parlerà. Per citare una frase di Hideaki Anno del 2007 in occasione dell’annuncio della tetralogia del Rebuild of Evangelion, «Nel corso degli ultimi 12 anni non c’è stato alcun anime più nuovo di Eva». Contrariamente a molte serie giapponesi che hanno subito un gran successo per poi languire nell’oblio, di Evangelion si parla GLOSSARIO Anime: abbreviazione di animation, con cui in Giappone si indicano i prodotti di animazione Manga: termine con cui in Giappone si indicano i fumetti; nel resto del mondo è generalmente usato per riferirsi ai fumetti giapponesi Convention: eventi in cui gli appassionati possono incontrare esperti e autori di opere di intrattenimento Mecha: abbreviazione di mechanical, con cui in Giappone si indicano tutti gli oggetti meccanici, in particolare i robot e per estensione tutte le storie in cui essi compaiono; il genere mecha è uno dei principali generi dell’animazione giapponese Director’s cut: versione alternativa di un’opera cinematografica o televisiva, realizzata così come è stata ideata dal regista Dojinshi: pubblicazioni autoprodotte di vario tipo, realizzate da appassionati o da professionisti all’esterno dell’industria ufficiale dell’intrattenimento Fanfiction: storie create dai fan, con personaggi e ambientazioni tratti da opere ufficiali Fanzine: pubblicazioni non ufficiali prodotte dai fan di un particolare fenomeno culturale Filler: materiale non appartenente agli archi narrativi principali di un’opera seriale, inserito come riempitivo Majokko: lett. streghetta; uno dei principali generi dell’animazione giapponese, incentrato su storie aventi come protagoniste ragazzine con poteri magici; conosciuto anche come maho shojo (ragazza magica) Oni: figure folkloristiche giapponesi, esseri mostruosi simili a demoni o orchi Otaku: termine con cui in Giappone si indicano persone aventi una passione intensa, se non addirittura totalizzante; spesso il termine è associato agli appassionati di anime e manga Real robot: sottogenere del mecha in cui i robot sono mostrati come meri strumenti meccanici e armi convenzionali Sci-fi: abbreviazione di science fiction, ovvero il genere fantascientifico Spin-off: opere derivate, sviluppate a partire da un’opera principale, di cui vengono mantenuti l’ambientazione o il cast dei personaggi Super robot: sottogenere del mecha in cui i robot sono macchine pressochè indistruttibili e onnipotenti 5 VÉNTI DI PASSIONE ~ 20 anni di croce e delizia ~ Divagazioni e testimonianze affettive. Le emozioni, le sensazioni e le riflessioni che Evangelion ci ha regalato in questi primi vent’anni dalla sua uscita. Ce le raccontano i saggisti Ginaluca Di Fratta, Fabio Bartoli, Andrea Fontana e lo sceneggiatore Luca Vanzella. YOU CAN (NOT) UNDERSTAND Gianluca Di Fratta, saggista Le prime immagini di Evangelion di cui abbia memoria sono legate a un combattimento danzante, un rondò di gambe unite in una sola falcata, di due improbabili robot – allora non sapevo che c’era molto di più dietro e dentro la macchina – dalla fisionomia abbastanza simile e dai colori sgargianti. Immagini sporche e tremolanti, dai colori sbiaditi e opachi – ma che per quei tempi erano più che soddisfacenti – restituite con parsimonia da una videocassetta di plastica rossa che girava con un fischio meccanico negli ingranaggi macinati di un vecchio videoregistratore in un pomeriggio di un giorno qualsiasi, di un mese qualsiasi, nella seconda metà degli anni Novanta. Era soltanto la risacca di un’onda impetuosa, di un impatto – per dirla con Evangelion - che da lì a poco mi avrebbe completamente travolto. Fino a quel momento, per me le idee erano abbastanza chiare: c’era una scuola ortodossa, con robot invincibili, dalle armi inesauribili, dai piloti insostituibili, e c’era una scuola realista, con macchine prodotte in serie, dall’arsenale ordinario, dai piloti al soldo dell’una o dell’altra fazione. Punto. Ma questa serie sconvolgeva letteralmente l’ordine precostituito, il bipolarismo perfetto a cui ci avevano abituati decenni di animazione robotica. E non solo dal punto di vista della concezione della macchina che sperimentava ipotesi di carnalità col suo pilota, materna, uterina, invasiva come solo le più cupe suggestioni di una produzione di genere cyberpunk antecedente e contemporanea avevano fino allora mostrato. Ma anche e soprattutto nella struttura del racconto, non più lineare e logica nelle sue evoluzioni ma suggestiva ed imperscrutabile nelle sue interpolazioni. Si intravedeva, oserei dire, l’ombra dello yugen, di una estetica tipicamente giapponese volta a dissipare la nitidezza dell’immagine per restituirla tra luci e ombre in una chiave onirica, volutamente incompiuta. In realtà, qualche anno dopo avrei scoperto che le cose erano molto meno complicate di quanto il mio senso critico volesse per forza attribuirle, ma mi piace pensare che non tutto ciò di cui Neon Genesis Evangelion sia stato infarcito sia frutto di un semplice capriccio, di una boutade del suo geniale regista. Ancora oggi, a distanza di anni da quella prima visione, la mia opinione non è cambiata poi tanto. Ho rivisto per l’ennesima volta tutta la serie, nella sua veste rinnovata, e i lungometraggi che ne sono seguiti, nelle loro diverse punteggiature, prima di buttarmi nella visione dell’ultimo capitolo cinematografico sul grande schermo di un cinema di provincia appena qualche anno fa. Pur cercando di fare ordine nelle ramificate ipotesi di evoluzione della trama, dei personaggi e delle loro relazioni, ho finito ancora una volta per ritrovarmi a gestire una matassa inestricabile e, per quanto abbia tentato di riempire i vuoti con congetture personali frutto di anni di approfondimenti critici e di letture convergenti e tangenziali, alla fine mi sono arreso all’ineluttabilità del senso di Evangelion. Un senso di angoscia e di meraviglia, di stupore e di smarrimento, di pieno e di vuoto. E per chiunque lo avesse colto… «Congratulations!» IERI COME OGGI: EVANGELION E LA SUA EREDITÀ di Andrea Fontana, critico e saggista Quando vidi Neon Genesis Evangelion per la prima volta vissi un’epifania. Era un periodo d’oro per l’importazione italiana di animazione giapponese, MTV Italia si stava prodigando nel proporre in prima serata alcuni titoli cruciali di quella che, in seguito, sarebbe stata definita Nuova Animazione Seriale, un’ondata che aveva portato freschezza alla serialità 6 animata nipponica. Nel mio percorso di analisi dell’animazione giapponese, che negli anni mi ha portato a scrivere e curare alcuni volumi dedicati all’argomento, un posto d’onore lo occupa proprio Evangelion che merita tutto il successo e la celebrazione che gli sono stati dedicati. Vent’anni di Evangelion, per me, sono semplicemente una conferma. Ancora oggi, infatti, ritrovo le sue scelte stilistiche, il suo approccio sperimentale, il taglio filosofico, in molte produzioni contemporanee, a testimonianza del fatto che l’impatto che ha avuto non è stato devastante solo per noi spettatori e/o studiosi, ma anche per chi l’animazione la fa. Non è forse un caso che il papà di Evangelion, Hideaki Anno, è colui che è stato considerato il più vicino a raccogliere l’eredità di un gigante quale Hayao Miyazaki. Evangelion, con tutta la stratificazione significante che si porta dietro e la sua debordante magnificenza visiva, è anche motivo di nostalgia e severo punto di riferimento. Sono pochi, infatti, i titoli in grado di reggere il confronto con un tale mostro sacro, come a dire: «Bello, ma ho già visto Evange- lion», tanta è stata la sua costante presenza, sotto traccia e non, negli ultimi vent’anni da divenire elemento chiave anche al di fuori della cerchia piuttosto raccolta dell’animazione giapponese – si pensi a quanto c’è di Evangelion in un film chiaramente mainstream come Pacific Rim di Guillermo del Toro. La cosa che ancora mi stupisce è la sua at- tualità in termini sociologici. Rivedendo oggi Evangelion mi impressiona la scioccante prospettiva di sguardo di un titolo in grado di gettare la sua inquietante ombra su un intero immaginario. conti con alcuni nodi ancora irrisolti della mia storia personale – in una dimensione troppo metafisica si muove invece Rei per generare tale empatia – poiché, nonostante la provenienza giapponese dell’opera, hanno una radice e una portata universali: il rapporto con i genitori e il gruppo dei pari, la necessità di una crescita effettiva e le responsabilità che essa comporta, la convivenza con i lasciti della propria remota biografia psichica sono elementi cruciali dell’esistenza di ognuno, sia che egli viva nella futuristica Neo Tokyo-3 o che sia cresciuto come il sottoscritto in un piccolo paese della provincia, e sono destinati ad accompagnarci anche oltre la stessa adolescenza che, data la sua dimensione di età liminale, ne amplifica comunque la portata in sommo grado. Nelle mie difficoltà di allora, di giovane uomo che annaspava incerto in un’altra età di passaggio, gli slanci verso possibilità nuove e inesplorate si intrecciavano alle ormai proverbiali ansie e inquietudini della propria generazione. Quella precedente, rea di aver lasciato in eredità una società più difficile e complessa, era spesso il bersaglio dei miei sfoghi e dei miei rancori, così come Gendo Ikari lo è di quelli di suo figlio Shinji. Proprio per questo penso che Evangelion sia entrato nella mia vita nel momento giusto: il percorso di perfezionamento interiore proposto dalla serie era lo stesso che io ero chiamato a perseguire. Depurarmi dalle residue scorie di vittimismo e smetterla di proiettare le mie frustrazioni sugli altri, tanto più veementi quanto più il rapporto fosse di prossimità, era quello che dovevo fare, per accorgermi di come in fondo, pur nell’innegabilità di alcuni problemi oggettivi, tutto quello di cui avessi bisogno, tutto l’amore da cui trarre coraggio e linfa vitale per iniziare una nuova fase della mia vita, fosse intorno a me, proprio lì dove io non riuscivo a coglierlo. Dedicarmi alla fruizione di trame avvincenti e misteriose, in cui si muovono messaggeri giunti dal cielo che costringono a dare forma all’anima e robot antropomorfi che si sviluppano di pari passo a essa, pilotati da ragazzi realisticamente fragili e insicuri a cui è affidata la sorte del mondo – e qui è evidente il debito di Hideaki Anno nei confronti di un altro grande maestro dell’animazione giapponese, Yoshiyuki Tomino – è stato davvero il modo più bello e affascinante per fare i conti con me stesso e rinascere. Per questo, oltre al mio «Tanti auguri!» a Neon Genesis Evangelion non possono che andare anche il mio sentito «Grazie» e le mie... «Congratulazioni!» STORIA DI UNA RINASCITA di Fabio Bartoli, saggista Quando Shinji Ikari, Asuka Soryu Langley e Rei Ayanami fecero la loro comparsa sugli schermi giapponesi prima e italiani poi avevo circa la loro stessa età. Mi trovavo infatti nel pieno dell’adolescenza, durante la quale però, per via di quella impellente esigenza di collocarsi in anticipo nel mondo degli adulti, avevo relegato nella soffitta della mia infanzia gli anime e ogni prodotto culturale affine. A differenza dei Children di Neon Genesis Evangelion, che adolescenti lo resteranno in eterno, io nel corso degli anni sarei poi ovviamente cresciuto, facendo il mio personale incontro con loro in seguito, nel mezzo del percorso che ha portato questa pietra miliare dell’animazione nipponica a compiere i suoi primi venti anni. Nella fase di attraversamento di quel periodo incerto che per molti coincide con la fine degli studi, decisi di dedicare una parte del mio – allora – abbondante tempo alla scoperta di questa enigmatica serie animata, accorgendomi di come, a dispetto delle mie velleità di imberbe, mi identificassi con i teenager suoi protagonisti proprio una volta che adulto lo ero diventato davvero. Le vicende del timido e introverso Shinji e dell’irruenta Asuka, la cui durezza maschera in realtà una fragilità altrettanto marcata, mi costrinsero a fare i BLOOD TYPE BLUE: LA BIOLOGIA METAFISICA E IL FASCINO DELLE TECNOCIARLE di Luca Vanzella, sceneggiatore Dobbiamo espellere il nucleo di antimateria abbassando gli scudi di fase! Invertiamo la polarità del getto di neutroni! Il flusso canalizzatore necessita di 1,21 gigawatt! Parsec! Positroni! Quadridimensionale! Uno dei topoi della fantascienza è l’uso spericolato del linguaggio scientifico, a volte applicato accuratamente e a volte fatto sublimare in una nube indistinta di termini tecnici incomprensibili, il cosiddetto Technobabble – traducibile come tecnobalbettio o una tecnociarla. Il Technobabble può essere totalmente farlocco e funzionare da fumogeno per coprire un deus ex machina con una vaga scientificità – pensiamo al Doctor Who e al suo cacciavite sonico – o può essere generato dalla logica interna del mondo narrativo ed essere, almeno all’apparenza, plausibile, per quanto un po’ criptico – e qui pensiamo a Star Trek. Anche se spesso e volentieri tutti i discorsi ipertecnici risultano incomprensibili, se non proprio ridicoli, è difficile resistere al loro fascino: danno un senso di coerenza al mondo di finzione, gli danno uno spessore e una specifica consistenza, e poi hanno un loro suono ammaliante e ipnotico. Neon Genesis Evangelion ha, tra i suoi nu- merosissimi meriti, quello di aver portato le tecnociarle a vette altissime tanto da farle trascendere in una sorta di poesia. I discorsi sul ponte di comando della NERV sono, nei primi episodi, plausibili: il botta e risposta dei tecnici, gli ordini impartiti drammaticamente, i sensori che rivelano qualcosa di scioccante; tutta una coreografia da Corazzata Yamato che Hideaki Anno padroneggia dai tempi del Nautilus de Il mistero della pietra azzurra. Qualcosa però suona strano e esoterico: cordoni ombelicali, computer-magi e Angeli dal gruppo sanguigno blu – detto anche diagramma o pattern blu. Con gli Angeli che diventano man mano più alieni e con sempre più elementi che emergono su come funziona quel mondo si arriva a discorsi assolutamente deliranti e meravigliosi. Leliel, il dodicesimo Angelo è «una realtà volumetrica definita da un diametro di 680 metri con uno spessore pari a tre nanometri, tale fisicità ipersottile è mantenuta tramite un A.T. Field invertito e al suo interno si espande uno spazio-numeri immaginario chiamato Mare di Dirac». L’unico modo per sconfiggerlo è «sganciare nel centro dell’obiettivo tutte le 992 bombe N2 attualmente esistenti tramite un utilizzo sincronico degli A.T. Field dei due EVA rimasti che causeranno un’interferenza di un millisecondo nei circuiti-numeri immaginari dell’Angelo». E quando Shinji si dissolve nell’Eva provano a recuperarlo tramite «impulsi ego-confine» e anche se all’inizio «la destrudo non è rilevabile» purtroppo «l’ego-confine risulta fissato in un ciclo indefinito» provano allora a «irradiare tutte le forme d’onda in tutte le direzioni» ma «i segnali messi rimangono intrappolati nello spazio di Klein» e «si registra un diagramma seppia»! L’incontro e lo scontro di termini e contesti così distanti genera un mondo di suggestioni, un mondo in cui l’astratto e il materiale, il teorico e il concreto, l’intangibile e il reale interagiscono e si scontrano – dopotutto siamo in un mondo dove esistono corsi di biologia metafisica all’università. In Evangelion l’anima è un ente misurabile ed è quindi inevitabile che siano i termini delle scienza, le tecnociarle, a descrivere l’impalpabile e l’etereo, per fortuna senza perdere il fascino e il suono di ciò che normalmente compie questo lavoro, la poesia. 7 \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ ~A W o E & G \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ va F ng O el R io W n’ s A w R or ld D s~ I ut N e D t ib tr E \\ io rg \\ io S Va ar A \\ le a F bo \\ nt a u \\ in b M a riz ra \\ Pe i • d • \\ liz Fr M zi an a \\ A ar c rt i • es ina cu \\ R co B ra \\ ita F a d i t \\ Pe ra ell Iv \\ tru nzo i • an \\ cc i • Ge Ri io A or cc \\ li nd gi i • F re a \\ ab a Be \\ riz Ga lle \\ io tti tti • \\ R •D J ic a \\ ci ian co • M a po \\ ar Me Ca \\ co rc m \\ Tr olin ag \\ is i ni or \\ io \\ Eva-01 in Bologna - Versione A • Andrea Gatti \\ R \\ \\ \\ \ Eva-01 Awakening in Bologna - Versione A • Andrea Gatti 10 Alone • Marco Trisorio 11 Just another sunrise • Martina Batelli 12 The Hand • Diana Mercolini 13 Don’t Kill Me • Sara Fabrizi 14 Return to Ash • Sara Fabrizi 15 An die Freude • Giorgio Abou Mrad 16 Rei • Rita Petruccioli 17 Senza titolo • Jacopo Camagni 18 Senza titolo • Jacopo Camagni 19 Katsuragi • Fabrizio Ricci 20 Senza titolo • Valentina Pelizziari 21 Eva-00 in berserk • Francesco Franzoi 22 Shasakel • Georgia Belletti 23 | || || || || || || || || || || A HUMAN WORK FABRIZIO RICCI dronio.com lazarustp.altervista.org Le due cose che mi colpirono subito al mio primo impatto con Evangelion furono il fascino di Rei e il fatto che gli Eva fossero i primi mecha che vedevo sanguinare. Questa cosa fu sconvolgente per me e mi lasciò incollata allo schermo. Ben prima di riuscire a vedere la serie, ricordo che divoravo le immagini di Evangelion su Newtype e da quelle immagini l’elemento che mi affascinava di più era Rei. Mi sono affezionata a lei e alla sua estetica molto prima di sapere che ruolo avesse nella serie. Ora a posteriori percepisco Rei come un burattino nelle mani tanto di Gendo Hikari quanto di Hideaki Anno. Non posso fare a meno di provare un grosso affetto e allo stesso tempo di avere una grossa pena per lei. Jacopo Camagni nasce a Bologna nel dicembre 1977, è fumettista e illustratore. Nel 1998 vince il concorso di illustrazione “Arena del Fumetto” di Bologna. Dal 1998 al 2005 realizza alcune miniserie e un albo per la serie Lupin III Millenium per Kappa Edizioni. Negli stessi anni realizza illustrazioni e cover per le riviste di videogiochi N64, PSM e PSmania. Dal 2005 al 2007 realizza per Soleil la serie originale Magna Veritas su testi di Marco Felicioni. Nel 2008 è uno dei vincitori del Chesterquest, concorso mondiale realizzato da Marvel Comics. Da allora lavora per Marvel America su alcuni dei più famosi eroi come Spiderman, Ironman, Deadpool, Capitan America, Hulk e Thor. Una bambina tenuta a distanza da un padre immerso nel proprio lavoro. Un’adolescente, testimone e unica sopravvissuta del disastro che ha sconvolto il mondo. E infine un’ufficiale della Nerv alla ricerca la propria vendetta contro gli angeli, pretesto per continuare a nascondendosi dall’ombra di quel padre che ancora grava come una maledizione su di lei. Questi sono alcuni dei momenti disseminati nel percorso che ha portato Misato Katsuragi al suo incontro con lo spettatore nel primo episodio di Evangelion. Al contempo, il di lei caso ci dimostra anche come possiamo trovare nei personaggi adulti di Evangelion un riflesso delle stesse inquietudini interiori dei Children. GIORGIO ABOU MRAD sarafabrizi.com gioaboumrad.blogspot.it Nata a Roma, classe ‘86, esordisco come disegnatrice nel 2008 con la serie fantasy Il Cammino dei 7 Millenni della Omniars Edizioni. Ho collaborato con diverse case editrici, DeAgostini, Kawama Editoriale, Hammerle editori e Narratives. Vidi il primo trailer di Evangelion in VHS e ne rimasi folgorata. Eppure a oggi, credo di avere un rapporto di amore/odio con la serie. Nell’illustrazione ho omaggiato un particolare del primo episodio: durante la salita in ascensore per arrivare alla base Nerv, si scorge di sfondo l’enorme mano di un’Unità Eva difettosa, immersa nel liquido scuro. Mi impressionò che fosse così umana pur essendo un mecha e il fatto che fosse bloccata lì, in quel gesto quasi disperato. Mi chiamo Sara, vivo a Firenze e sono una fumettista e illustratrice. Ho scoperto Evangelion per la prima volta su MTV nel lontano 2001, ed è ancora oggi il mio anime e manga preferito. Ho deciso di partecipare a questa esposizione con due tributi, molto differenti tra di loro. Nella prima illustrazione, “Return to Ash”, ho preferito un’impostazione in stile copertina, con l’intento di rappresentare l’epicità e la forza dell’universo di Evangelion. Nella seconda invece, “Don’t Kill Me”, mi sono concentrata su qualcosa di più emozionale, rappresentando un lato di Asuka che mi ha colpito molto, e che scopriamo solamente verso la fine della serie e nel film The End of Evangelion. || || || || || || || || || || || || || facebook.com/geothegreekart || || Mi sono avvicinato al disegno già da piccolo e subito ho avuto un debole per astronavi e robot. Andavo ancora a scuola quando ho incrociato un Eva, e l’idea di un’anima all’interno di un mecha mi è sembrata grande. Trovo che la storia sia molto intrigante, sia per i rifirimenti alla Cabala e altri testi antichi, sia per la trasposizione “umanoidemeccanica” di alcune figure in essi contenuti. Le animazioni sono spettacolari, in particolar modo quelle dei combattimenti, per non parlare del design degli Eva. Tutto questo mi ha fatto pensare: “Ne voglio uno anch’io!” e così, mentre attendo che si inizi a costruirli davvero, io provo a disegnarli. || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || GEORGIA BELLETTI hcelam.wix.com/elamartcore || FRANCESCO FRANZOI facebook.com/valentinaocchiblu.art || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || || 24 VALENTINA PELIZZIARI La mia è stata un passione partita molto lentamente. Vidi la serie su MTV quando ero piccola e assorbii come una spugna ogni tema e riflessione che emergesse, ma non mi ci fissai sopra, forse per via del finale: io volevo sapere che fine facesse Asuka, di Shinji non me ne fregava nulla! Rivedendo però la serie in età più adulta mi resi conto di quanto la serie abbia influito nella mia crescita e di quanto mi sapesse rapire con ogni sua inquadratura – e poi ho finalmente saputo cosa succede ad Asuka grazie al film. Tutt’oggi continuo a disegnare Shinji e gli altri. Per realizzare questa illustrazione sono partita da un disegno mai finito del 2014 che ho cercato di completare e migliorare. || Ciao a tutti! Sono Giorgio Abou Mrad, ho 22 anni e adoro disegnare. Mi occupo principalmente di fumetti – collaboro con ManFont sui progetti riguardanti il personaggio di Esso – ma mi piace moltissimo anche realizzare illustrazioni. Neon Genesis Evangelion ha segnato fortemente la mia infanzia e la mia crescita artistica: mi ha reso consapevole che i cartoni animati potevano trattare temi adulti e suscitare una vasta gamma di emozioni. Mi ricordo bene le sere passate a guardare gli episodi su MTV con mia sorella, e di come sentivamo che quello non era un anime come gli altri. || SARA FABRIZI facebook.com/diana.mercolini.diaxyz || DIANA MERCOLINI || Mi chiamo Martina, sono illustratrice e fumettista freelance, e fiorentina DOC. Ho sempre frequentato scuole d’arte – liceo artistico, accademia di Belle Arti, scuola internazionale di comics –, e attualmente lavoro per case editrici italiane e americane. Sebbene lo conoscessi da tempo, mi sono interessata a Evangelion soltanto l’anno scorso, buttandomici a capofitto e guardandomi tutto – serie e film – assieme alla mia migliore amica: avendo la possibilità di realizzare un’illustrazione, ho approfittato per rappresentare sia Mari – in assoluto il mio personaggio preferito – che Asuka assieme ai loro Eva nella versione del Rebuild of Evangelion, che è il capitolo che mi ha più colpito della saga. || Dopo aver frequentato le scuole d’arte ho collaborato con vari studi grafici specializzandomi nella stampa. Parallelamente ho lavorato anche nel settore di preferenza, ovvero il disegno, realizzando vari progetti tra cui un libro illustrato per bambini e copertine per libri. Al momento sto lavorando al mio primo fumetto che verrà distribuito in digitale. Parlare di Evangelion non è semplice. È un’opera che ricordo con grande affetto. Ho voluto rappresentare Rei perché la considero il simbolo dell’intera saga, un personaggio enigmatico, misterioso, malinconico e solitario. Guidato da questi sentimenti è stato facile immaginarla sola e nuda in un bosco, come se cercasse dentro se stessa le risposte. || Col termine mecha si indica una fantascienza di genere incentrata su robot o macchine, controllate da persone, che variano notevolmente di dimensioni, forma e aspetto. I mecha sono presenti in numerose opere di fantasia, dalla letteratura al cinema, dai manga agli anime, e sono una delle ragioni per cui oggi faccio l’illustratore. I miei mecha nascono come serie di illustrazioni a fine 2012, ma hanno origini lontane, sono i super robot dei programmi TV italiani di fine anni ‘70, gli eroi che mi facevano sognare da bambino, Goldrake, Mazinger, Jeeg e soprattutto Gundam. Evangelion è degli anni ‘90, quando ormai le mie attenzioni erano rivolte altrove, per cui lo conosco poco, ma quando un amico mi ha detto di questa mostra e della possibilità di contribuire, non ho esitato! || mortinfamiart.deviantart.com || MARTINA BATELLI brusch-m.tumblr.com || || || || || || || || || || || MARCO TRISORIO agatti.com || ANDREA GATTI | JACOPO CAMAGNI ritapetruccioli.net || RITA PETRUCCIOLI A dieci anni ho conosciuto Evangelion e mi ha letteralmente travolto; questa incredibile opera ha suscitato in me tale interesse da informarmi su qualsiasi contenuto, rimando, teoria, illustrazione, musica e fanart. Mi ha consentito di fare riflessioni ben più grandi di quelle che la mia età avrebbe dovuto porre, e tenuta per mano negli ultimi 15 anni. La tavola inedita che ho preparato raffigura un Angelo di mia invenzione, Shasakel. Realizzato in tecniche miste, prende ispirazione da libri di anatomia animale e dalle opere di Escher; il risultato è un incubo su due zampe con un tenue sfondo ad acquerello, in netto contrasto con l’inquietudine che desidero trasmettere attraverso il soggetto. ANOTHER IMPACT Art by Georgia Belletti che più di tutte è stata capace di colpirla per i forti contenuti psicologici e le innumerevoli citazioni. Georgia Belletti, italo-greca, classe 1990, è una giovane artista autodidatta; nel 2011 comincia il suo apprendistato presso lo studio di tatuaggi Body Decorators a Bologna. La ricca quantità di stimoli artistici da parte della sua famiglia la porta presto a esprimersi su carta; il desiderio di tatuarsi è forte, sin da bambina è incuriosita dal mondo del tatuaggio e grazie ad un pennarello indelebile, alla propria pelle e a quella di amici il suo interesse cresce avvicinandosi prima come cliente e poi come apprendista tatuatrice, grazie alla guida di uno storico tatuatore italiano: Gian Luca Bernacchia. L'arte in ogni sua forma la attira e finisce con l'appassionarsi all'animazione giapponese e al fumetto internazionale; a 10 anni conosce Evangelion, l'opera Nell'autunno del 2014 comincia a realizzare le tavole per la sua mostra d'esordio, decidendo di raffigurare i 17 Angeli che si incontrano nella serie animata di Neon Genesis Evangelion. L'intento dell'artista è quello di mostrare ciò che si cela dietro a un apparente anime mecha, il viaggio nella psiche dei personaggi e dello spettatore attraverso l'avvento degli Angeli. Con l'utilizzo di tecniche miste, man mano che la mostra prosegue le tavole diventano sempre più astratte e intime, fino alla rappresentazione del commovente sacrificio di un moderno martire, Kaworu Nagisa; l'ispirazione per questa ultima tavola è stata tratta dall'iconografia bizantina. facebook.com/geothegreekart Sopra: Bardiel, il tredicesimo Angelo Sotto: Sandalphon, l’ottavo Angelo Nella pagina affianco: Adam, il primo Angelo 26 Nella pagina affianco: Armisael, sedicesimo Angelo In questa pagina, in senso orario: Ireul, undicesimo Angelo, Leliel, dodicesimo Angelo, Ramiel, quinto Angelo e Israfel, settimo Angelo Nella pagina affianco: Sachiel, terzo Angelo In questa pagina in senso orario: Lilith, secondo Angelo, Bardiel, tredicesimo Angelo, Shamshel, quarto Angelo, Tabris, diciassettesimo e ultimo Angelo Nella pagina affianco in senso orario: Matarael, nono Angelo, Zeruel, quattordicesimo Angelo, Gaghiel, sesto Angelo Sotto: Arael, quindicesimo Angelo 32 33 AFTER THE IMPACT Dialogo con Georgia Belletti A cura di Ilaria Azzurra Caiazza e Filippo Petrucci, Distopia Evangelion Poche opere come A Evangelion sono simili a Filippo: È interessante l’associazione tra il Gigante di Luce e l’embrione: quest’ultimo è impiantato in una mano che di umano ormai ha ben poco... una partitura musicale, perciò possiamo affermare che la mostra monografica D A M Georgia: Ho voluto rappresentare il dualismo grafico della figura di Adam e la mostruosità del gesto di Gendo; tutto ciò cela anche il forte contrasto nella figura del personaggio oltre che in quella dell’Angelo. Another Impact nasca come un concept album, in cui ogni elemento è G: Ho accostato Sachiel all’Albero della Vita perché fosse simbolo dell’inizio di un percorso di crescita, sia per i protagonisti di Evangelion che per gli spettatori. Le frasi sono tratte da dialoghi, riflessioni e monologhi nell’arco della serie originale; sono state inserite per dissimulare la prima impressione che l’anime poteva dare e confermare la profondità psicologica che pian piano verrà mostrata. \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ strettamente connesso S agli altri. L Guardando le tavole si I L I T uno sguardo d’insieme, il filo conduttore creato G: Ho preso ispirazione dal dipinto a olio Corpus Hypercubus di Salvador Dalì, perciò il richiamo è decisamente surrealista. Le due Lune sono chiaramente quella di Lilith e quella di Adam; ho cercato di presentarle come due pianeti in fase di distruzione, come fossero in bilico tra la salvezza e l’annichilimento che avverrebbe nel caso in cui gli Angeli riuscissero nel loro intento. dall’artista, mentre questo dialogo con Georgia Belletti vuole sottolineare le peculiarità || di ciascuna opera/brano, || || evidenziandone || suggestioni, riferimenti A M S H E L H Ilaria: Trovo molto evocativa la presenza delle due Lune, Bianca e Nera. Inoltre c’è un riferimento al Rebuild attraverso l’elemento dell’ipercubo, o è una suggestione surrealista? può cogliere, attraverso H I: A cosa è dovuta la scelta di ambientare in notturna una scena che originariamente ha luogo di giorno? G R A M I E L I: Qui Ramiel sembra avvolto tridimensionalmente da elementi geometrici che diventano paesaggio urbano. G H I E L F: Questa tripartizione della tavola denota un gusto tipicamente nipponico... G: La tripartizione che vuole richiamare la forma d’arte Ukiyo-e, con onde a ricordare la famosissima Grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai; una piccola parentesi va fatta su come queste onde sono state realizzate: ho tratto ispirazione dal modo di ridisegnare le onde giapponesi in stile americano del grande tatuatore Don Ed Hardy e le ho tinteggiate di rosso per omaggiare le tre nazionalità di Asuka e il suo colore emblematico. I G: Questa scelta è dovuta anzitutto al desiderio di rappresentare la drammaticità dello scontro con Shamshel, in secondo luogo è legata all’incubo strisciante che per me è stato quando lo vidi nell’anime. A S R A F E L F: Nel corso della battaglia Israfel si separa in due metà, Ko e Otsu. Notiamo che hai optato per una scelta cromatica diversa da quella originale, l’argento diventa azzurro e l’oro diventa rosso... G: Due metà il cui pensiero è uno solo, che si muovono all’unisono, da qui la scelta cromatica. Per sottolineare il concetto ho inserito due sezioni speculari del medesimo cervello con schizzi di Ecoline come metafora delle sinapsi che intercorrono tra le due. || \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ e intime emozioni. || S A C H I E L || || F: Sachiel è l’Angelo di Evangelion per antonomasia. Perché lo hai associato all’Albero della Vita? Cosa rappresentano gli scampoli di frasi del collage? || || G: Le geometrie si fanno spigolose, in un gioco di chiaroscuro e colori; Ramiel è mostrato nell’atto di lanciare il suo attacco e di conseguenza l’equilibrio grafico è in bilico. || \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ Se gli Angeli hanno rifiutato la forma umana, può l’Uomo ottenere una forma angelica? al simbolo di minaccia biologica evidenzia la natura di virus organico e informatico dell’Angelo… G: Penso che l’Uomo possa solo tendere a questa forma, trovo sia destinato a fallire. G: Ed è esattamente questo che deve trasmettere. Oltre ad adottare una rappresentazione grafica d’impatto e coerente ho cercato di dare un tocco personale alla tavola. M A T A R A E L \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ I: Il simbolo dell’occhio inscritto nel triangolo è una citazione di Nadia. Le rovine che hanno sostituito i palazzi di Neo Tokyo-3 sono quelle di Atlantide? G: In realtà sono soggette a libera interpretazione, il mio intento era coinvolgere il pubblico, motivo per cui Matarael fuoriesce dai contorni dell’esagono e si protende verso lo spettatore. \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ S A H A Q U I E L I: Mi ha colpito molto la resa in bianco e nero dell’Angelo e il conseguente trasferimento del colore originale alla scia di fuoco, che si accende al suo ingresso nell’atmosfera come se fosse un meteorite. G: Grazie a questo stacco tra sfondo e Angelo viene data molta rilevanza alla sensazione di imminente impatto e al contempo profondità alla figura di Sahaquiel. S A N D A L P H O N I: La somiglianza dell’embrione dell’Angelo a quello umano evidenzia lo stretto legame tra le due specie. dell’Unità Evangelion, l’arto perso da Toji e un richiamo a Ghost in the Shell. Quello del semaforo è da sempre il fotogramma che preferisco in tutta la serie, mi ha sempre dato una forte impressione di drammaticità inserita in una situazione quotidiana. I R E U L F: L’attenzione ai dettagli è notevole... Il codice binario associato Z L E L I E G: Attraverso vari piani ho voluto mostrare ciò che più mi ha colpito, la distruzione dall’interno di Leliel associata alle grandi riflessioni che ci accompagneranno in quel vagone, dolorose, sconfortevoli, eppure calde, come le gradazioni di lavatura ad acquerello che creano l’atmosfera crepuscolare. A R D I E R U E L R M I S A E L F: Nella serie Armisael assume due configurazioni: quella chiusa a doppia elica e quella aperta. Per quale motivo hai scelto la seconda? L’Eva-00 sembra quasi rubare la scena all’Angelo... G: Volevo dinamismo, volevo che fosse il più rappresentativo possibile, che mostrasse al meglio il contatto tra l’Angelo e l’Unità-00. L I: La tavola illustra il momento del primo contatto mentale tra l’Angelo e l’Uomo, rappresentato dalla sostituzione del corpo reale di Leliel con la prima scena all’interno del vagone ferroviario. B E A L F: La rappresentazione del braccio sembra tratta da uno studio anatomico anziché da una scena di un massacro. Potresti spiegarci l’inserimento del dettaglio del semaforo? G: Ci sarebbero da raccontare diverse cose su questa tavola; il modo in cui ho posizionato il braccio, tendente a Bardiel, ricorda la Creazione di Adamo, quindi la contaminazione di Bardiel I: Grazie alla colorazione delicata dello sfondo, simile a un tessuto orientale, gli arti superiori dell’Angelo ricordano le maniche del kimono di una geisha danzante più che lame mortali. G: Cosa che traspare nella serie, il modo di combattere di Zeruel mi è sempre parso una danza mortale. A R A E L I: Le ali dell’Angelo si trasformano in mani mostruose pronte a ghermire la bambola di Asuka e questo violento dialogo, che ha luogo in uno spazio interiore, è rappresentato dal passaggio dall’azzurro al cremisi. La curiosità nei confronti della natura umana provoca dolore. G: Questo perché si va a scavare negli spazi più reconditi della mente, laddove sono sepolte cose che si finge di aver dimenticato e, così facendo, riaffiorano e mandano in frantumi l’animo – risultato che mostro nella tavola con il crollo di triangoli sullo sfondo. T A B R I S F: Mi hanno molto colpito l’aureola e l’espressione estatica di Kaworu, che danno la sensazione del martirio di un santo. G: Questa è per me l’opera più importante di tutte: Kaworu, e non Tabris, ti deve guardare dritto negli occhi con tanta dolcezza da spezzarti il cuore. È importante per me al punto tale da mescolare all’acrilico che sgorga dal collo reciso il mio stesso sangue. \\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ S H A S A K E L F: Questo Angelo è una tua creazione originale. Com’è nato? G: Shasakel deriva dalla crasi di più nomi di Angeli e demoni di varie credenze le cui caratteristiche mi piacevano particolarmente. Per quanto concerne la figura ho unito due grandi passioni, quella per l’anatomia animale nel corpo e quella per M.C. Escher nello “srotolamento” nel volto umano. || || || || || || 34 35 | \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ Ma sei stupido?! \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ www.facebook.com/costumestricks \\ In Evangelion i colori sono scelti con cura e precisione, ad esempio il rosso per Asuka o il bianco per Rei, e raccontano il mondo interiore dei personaggi: una scelta stilistica tanto forte è continua fonte di ispirazione per le splendide creazioni di Simona. \\ Molte le felpe ispirate a Evangelion, serie di cui Simona è appassionata e che è nota per l’importanza del character design. \\ Allo stesso tempo, ha pensato a come trasportare la complessità del cosplay in capi di abbigliamento di uso quotidiano, lanciando OTAKool, la sua linea di abbigliamento a tema anime e manga. \\ Sì: Sartoria Creativa è la concretizzazione di questa esigenza: da due anni Simona disegna, taglia, cuce e prepara accessori nel suo laboratorio genovese, in qualità di designer e maker di costumi e cosplay. \\ Da appassionata di cosplay e professionista del costume di scena, Simona ha sempre avuto il desiderio di fondere questi mondi simili, ma separati tra loro. \\ La sua carriera si è sviluppata nel mondo della moda e del costume teatrale e cinematografico: Simona è stata designer e stylist per famosi marchi nonché assistente della costumista premio Oscar Milena Canonero, ha collaborato con prestigiose sartorie di costume di Roma e con studi di fashion design e ha lavorato come costumista in vari spettacoli in tutta Italia. \\ Sì: Sartoria Creativa nasce da un’idea di Simona Cimmino. Simona ha sempre amato il mondo dei costumi e del cosplay e ha dedicato a queste passioni la sua formazione: si è laureata in Design della Moda al Polimoda di Firenze e ha frequentato un master in Fashion and Costume Styling al “Fashion Institute of Technology” di New York. \\ \\ \\ \\ \\ \\ 36 Plugsuit \\ Illustrazioni di Sara Fabrizi ASUKA SORYU LANGLEY \\ SARTORIA CREATIVA La plugsuit di Asuka è stata il mio primo cosplay e la mia prima felpa, dire che adoro il personaggio, il design e i suoi colori è dire poco! \\ SÌ, \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ Plugsuit \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ Come il personaggio anche la felpa è complessa. Realizzarla è lungo e laborioso ma il risultato è incredibile! È una delle mie preferite! SHINJI IKARI \\ È il mecha più bello di sempre: la Macchina da Combattimento Umanoide Multifunzione Evangelion! EVANGELION-01 feat. Gendo Ikari \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ Quando ho visto Rei nella plugsuit nera ho pensato solo: “WOW!” I colori calzano a pennello al personaggio di quel particolare arco narrativo. \\ Plugsuit \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ REI AYANAMI Q \\ Che dire su questa felpa: il bianco e il nero sono la perfezione, e adoro realizzare i dettagli colorati che spiccano ancora di più! REI AYANAMI Plugsuit \\ 40 \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ Plugsuit Adoro il personaggio e mi ci rispecchio tantissimo! E poi è rosa! XD MARI ILLUSTRIOUS MAKINAMI \\ La sua felpa è ispirata al design dei nuovi film, ma racchiude in sé anche i colori e i dettagli delle sue precedenti plugsuit. KAWORU NAGISA Plugsuit Miao! \\ \ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ \\ La divisa di Misato ha colori ben precisi: per ottenere la tonalità perfetta tingiamo personalmente il tessuto. MISATO KATSURAGI Uniform \\ 45 \ the legacy of Evangelion Exhibitions Rewind & Forward ~A tribute to Evangelion’s worlds~ • Another Impact • Sì, Sartoria Creativa 46
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