la centrale epr areva-siemens - Associazione Italiana Nucleare
Transcript
la centrale epr areva-siemens - Associazione Italiana Nucleare
QUADERNO AIN n. 3 AIN ASSOCIAZIONE ITALIANA NUCLEARE QUADERNO N. 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 IMPIANTI NUCLEARI DI TERZA GENERAZIONE LA CENTRALE EPR AREVA-SIEMENS I l reattore EPR (Enhanced Pressurized Reactor) è un reattore della filiera ad acqua leggera in pressione (PWR, Pressurized Water Reactor) della potenza di 1.650 MWe sviluppato congiuntamente da Areva (Francia) e Siemens (Germania). La sua concezione è basata sull’esperienza di esercizio accumulata in tutto il mondo sui reattori PWR, con particolare riferimento ai più recenti: i reattori N4 e KONVOI realizzati rispettivamente in Francia e in Germania. Il progetto dell’EPR integra inoltre i risultati dei programmi di ricerca e sviluppo condotti dal CEA (Commissariat à l’Énergie Atomique) francese e dal centro di ricerca tedesco di Karlsruhe. Offrendo un significativo innalzamento dei livelli di efficienza e sicurezza, l’EPR si caratterizza per alcune innovazioni fondamentali, che riguardano la prevenzione delle situazioni di fusione del nocciolo e la mitigazione delle loro potenziali conseguenze. L’EPR beneficia inoltre di una elevatissima resistenza ai fattori di rischio esterni, con particolare riferimento all’impatto di aerei militari e di linea e all’effetto di condizioni ambientali estreme e di eventuali terremoti. LA CENTRALE EPR Lo sviluppo del progetto L’impianto EPR è stato sviluppato nel quadro di un’iniziativa di cooperazione franco-tedesca finalizzata a fornire una risposta univoca ai requisiti emanati dalle utilities elettriche americane ed europee e dalle autorità di sicurezza nazionali per gli impianti nucleari di nuova costruzione. Nello sviluppo del progetto sono state coinvolte fin dall’inizio Immagine simulata al computer della centrale EPR in costruzione nel sito di Olkiluoto (Finlandia). La centrale di Olkiluoto in fase di costruzione. 1 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 La centrale EPR di Flamanville 3 (Francia) in costruzione. le società costruttrici di impianti nucleari dei due paesi (Framatome per la Francia e Siemens KWU per la Germania) le cui attività nucleari sono state successivamente fuse per dare luogo alla Framatome ANP, società oggi appartenente ad Areva e a Siemens; le società di produzione elettrica dei due paesi, EDF (Electricité de France) per la Francia e EnBW e RWE Power per la Germania, successivamente fuse nella E.on; le autorità di sicurezza dei due paesi, al fine di armonizzare le rispettive normative nazionali sulla sicurezza. L’EPR ha assunto come specifiche di progetto quelle indicate dalle utilities europee attraverso l’iniziativa EUR (European Utilities Requirements) e dall’US Electric Power Reserarch Institute (EPRI) statunitense attraverso la pubblicazione dell’URD (Utility Requirements Document). Esso si uniforma inoltre alle raccomandazioni e alle posizioni formulate nel 1993 e nel 1995 congiuntamente dalle autorità di scurezza francese e tedesca. Le linee guida tecniche riguardanti il progetto dell’EPR sono state validate dal Groupe Permanent Réacteurs francese, la commissione di esperti 2 sulla sicurezza dei reattori nucleari investita del ruolo di advisor tecnico nei confronti dell’autorità di sicurezza francese, che ha operato con il supporto di esperti tedeschi. L’autorità di sicurezza francese, su mandato del governo, ha dichiarato il 28 settembre 2004 che le caratteristiche di sicurezza del nuovo impianto riflettono gli obiettivi di miglioramento della sicurezza stabiliti per i nuovi impianti nucleari. Come diretto discendente degli impianti N4 e KONVOI, lungamente provati a livello operativo, L’EPR si caratterizza per la tecnologia ampiamente acquisita ed è pertanto in grado di minimizzare ogni rischio e ogni conseguente detrimento di carattere finanziario nelle fasi di progettazione, autorizzazione, costruzione ed esercizio. L’esperienza operativa acquisita nell’esercizio degli impianti nucleari che impiegano la medesima tecnologia dell’EPR è in tal modo mantenuta e valorizzata. Un altro dei principali vantaggi associati alla maturità tecnologica è che le capacità industriali esistenti nei campi della progettazione, dell’ingegneria, nella fabbricazione dei componenti, nella costruzione e nella manutenzione degli impianti nucleari – incluse le capacità risultanti dai precedenti trasferimenti QUADERNO AIN n. 3 tecnologici – possono essere facilmente dispiegate e utilizzate per progettare nuovi impianti nucleari basati sulla tecnologia EPR. Le caratteristiche tecnico-economiche La nuova generazione di impianti nucleari deve avere caratteristiche di competitività avanzate per competere con successo nei mercati elettrici deregolamentati. Grazie alla precoce messa a fuoco in fase di progetto della caratteristiche di competitività economica, l’EPR è caratterizzato da una sensibile riduzione dei costi di generazione dell’energia elettrica, che sono stati stimati inferiori del 10% rispetto a quelli tipici degli impianti nucleari più moderni attualmente in esercizio, e di più del 20% rispetto agli impianti avanzati a gas a ciclo combinato gas-vapore attualmente in fase di sviluppo. Il vantaggio è ancora più significativo se si considera che è stato valutato facendo riferimento ai prezzi che il gas aveva nel 2001 e che non include i cosiddetti “costi esterni” correlati all’impatto sull’am-biente e sulla salute, che risultano maggiori per gli impianti a gas rispetto agli impianti nucleari. L’elevato livello di competitività dell’EPR si basa su alcune caratteristiche fondamentali: la taglia di 1.600 MWe, che rap- presenta la potenza più elevata fra gli impianti attualmente proposti sul mercato; un’efficienza complessiva pari al 36-37%, a seconda delle condizioni locali del sito, che rappresenta l’efficienza più elevata fra i reattori ad acqua presenti sul mercato; un periodo di costruzione più breve, a causa dell’esperienza già acquisita e al continuo miglioramento nella metodologia di costruzione e nel sequenziamento delle fasi costruttive; una vita operativa di progetto di 60 anni; 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 l’utilizzo migliorato e flessibile del combustibile; un fattore medio di disponibilità dell’impianto durante la vita operativa pari al 92%, ottenuto attraverso l’allungamento dei cicli di irraggiamento e la riduzione delle fermate per la ricarica e la manutenzione. Per effetto della progettazione ottimizzata del nocciolo e della elevata efficienza complessiva rispetto ai reattori attualmente in esercizio, l’EPR offre inoltre significativi vantaggi in termini di sostenibilità: un risparmio di uranio del 17% per MWh prodotto; una riduzione della produzione di materiali radioattivi a lunga vita (attinidi) pari al 15% per MWh prodotto; un guadagno del 14% della resa elettrica rispetto alla resa termica in confronto ai reattori da 1.000 MWe; una grande flessibilità nell’uso di combustibili ad ossidi misti di uranio e plutonio (MOX). STRUTTURA DELLA CENTRALE Il reattore PWR Il reattore è la parte di una centrale nucleare nella quale, attraverso la fissione dei nuclei atomici, si produce il calore necessario per generare vapore. Il vapore è inviato ad azionare le turbine che a loro volta azionano l’alternatore, nel quale si produce energia elettrica. Il sistema di generazione nucleare del vapore è in altri termini il corrispettivo della caldaia di un impianto a combustibile fossile. In un reattore ad acqua in pressione (PWR, Pressurized Water Reactor) per rimuovere il calore che si genera nel reattore dalla fissione nucleare è impiegata la normale acqua leggera, purificata in modo spinto (deminera -lizzata). La stessa acqua serve per 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 Schema di una centrale equipaggiata con un reattore di tipo PWR (Pressurized Water Reactor). Principali edifici della centrale EPR: 1) Edificio reattore; 2) Edificio del combustibile; 3) Edifici di salvaguardia; 4) Edifici generatori diesel di emergenza; 5) Edificio ausiliari; 6) Edificio waste; 7) Edificio turbina. 4 “moderare” (rallentare) i neutroni (particelle costituenti i nuclei atomici) che si producono dalla fissione. Dal momento che la rottura dei nuclei di uranio 235 è prodotta da neutroni lenti, il rallentamento dei neutroni è necessario per mantenere la reazione di fissione a catena. Il recipiente contenente il reattore (vessel) è collegato a circuiti chiusi esterni (loop) ciascuno dei quali comprende un generatore di vapore e una pompa di circolazione primaria. Un serbatoio chiamato pressurizzatore, collegato ad uno dei loop, consente di regolare la pressione nel primario, che alla temperatura di esercizio, è tale che l’acqua rimanga allo stato liquido, condizione nella quale l’asportazione del calore generato nel nocciolo avviene con la massima efficienza. Spinta dalle pompe di circolazione, l’acqua che asporta il calore prodotto nel nocciolo del reattore raggiunge, attraverso le tubazioni del circuito primario, il generatore di vapore, nel quale circola all’interno del fascio tubiero. Nel mantello del generatore di vapore fluisce invece l’acqua del circuito secondario che, lambendo il fascio tubiero, bolle e si trasforma in vapore. La presenza del generatore di vapore fa sì che l’acqua del circuito primario sia fisicamente separata dall’acqua e dal vapore del circuito secondario. In tal modo tra il circuito primario e il circuito secondario è trasferito solo il calore e non c’è scambio di acqua. Il vapore che si produce nel secondario del generatore di vapore è inviato ad azionare la turbina. La turbina, mossa dall’espansione del vapore, aziona l’alternatore che produce energia elettrica. Alla fine della fase di espansione il vapore è estratto dalla turbina, condensato e l’acqua risultante, dopo una fase di preriscaldamento, è rinviata ai generatori di vapore. QUADERNO AIN n. 3 1. Edificio reattore (contenitore interno e contenitore esterno) 2. Gru polare 3. Spruzzatori acqua contenitore 4. Varco passaggio componenti 5. Macchina di carico e scarico del combustibile 6. Generatore di vapore 7. Linee vapore principali 8. Linee alimento principali 9. Meccanismi barre di controllo 10.Recipiente a pressione del reattore (vessel) 11.Pompa primaria 12.Tubazione primaria 13.Scambiatore CVCS 14.Vasca di raccolta e raffreddamento del corium 15.Riserva d’acqua interna 16.Scambiatore RHR 17.Accumulatore SIS 18.Pressurizzatore 19.Valvole principali vapore 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 20.Valvole principali alimento 21.Silenziatore valvole sfioro e sicurezza 22.Edificio di salvaguardia, Divisione 2 23.Sala controllo principale 24.Sala computer 25.Acqua alimento emergenza 26.Edificio di salvaguardia, Divisione 3 27.Pompe alimento emergenza 28.Pompa MHSI 29.Edificio di salvaguardia, Divisione 4 30.Quadri elettrici 31.Quadri di controllo 32.Sala batterie 33.Acqua alimento emergenza 34.Scambiatore CCWS 35.Pompa LHSIS 36.Scambiatore componenti 37.Pompa HRS contenimento 38.Scambiatore HRS contenimento 39.Edificio combustibile 40.Gru combustibile 41.Fuel bridge 42.Piscine combustibile 43.Canale trasferimento combustibile 44.Scambiatore acqua piscina 45.Pompa acqua piscina 46.Edificio ausiliari 47.Pompa CVCS 48.Serbatoi acido borico 49.Linee di ritardo 50.Serbatoi refrigerante 51.Camino 5 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 Centrale EPR. Vista in sezione dell’edificio reattore, dell’edificio del combustibile e di uno degli edifici di salvaguardia. Gli edifici di centrale Una centrale nucleare è costituita da una parte nucleare vera e propria, chiamata “isola nucleare”, e da una parte convenzionale, che ospita le apparecchiature del ciclo termico secondario e il gruppo turbinaalternatore, e che è analoga a quella di una centrale termoelettrica convenzionale. Edificio reattore Nella centrale EPR l’edificio reattore, ubicato al centro dell’isola nucleare, ospita i componenti principali del sistema di generazione nucleare del vapore (NSSS, Nuclear Steam Supply System), ovvero il reattore, i componenti del circuito primario e i sistemi necessari per il loro corretto funzionamento. La funzione principale dell’edificio reattore è di separare dall’ambiente esterno i componenti in esso ospitati e di proteggerli da tutti i rischi interni ed esterni. L’edificio reattore si compone di un cilindro interno in calcestruzzo armato precompresso, completato in- 6 ternamente con un rivestimento (“liner”) in acciaio, e di un secondo cilindro esterno in calcestruzzo rinforzato. Entrambe le strutture sono coperte con volte ellissoidali indipendenti. Le valvole principali dell’acqua e del vapore trovano posto in compartimenti dedicati adiacenti all’edificio reattore e realizzati in calcestruzzo rinforzato. La sistemazione del circuito primario è caratterizzata dalla collocazione del pressurizzatore in una zona separata, dalla separazione fra loro dei loop e dei rami freddi e caldi di ciascun loop con pareti in calcestruzzo e da uno schermo in calcestruzzo (schermo secondario) che circonda l’edificio di contenimento al fine di proteggerlo dall’impatto di oggetti esterni e di limitare al massimo la dispersione di radiazioni dal sistema primario alle aree circostanti. Edificio combustibile L’edificio combustibile, fondato sulla stessa piattaforma dell’edificio reattore e degli edifici di salvaguardia, QUADERNO AIN n. 3 è destinato ad ospitare il combustibile fresco, il combustibile irraggiato e le attrezzature necessarie per la movimentazione. Il combustibile irraggiato è ospitato in una piscina di decadimento e stoccaggio temporaneo. All’interno dell’edificio combustibile i compartimenti operativi, le aree di transito, i componenti, le valvole e le tubazioni sono tra loro separati. Le aree ad alta attività sono separate da quelle a bassa attività per mezzo di strutture schermanti. Un piano dell’edificio è occupato dal sistema di raffreddamento della piscina di decadimento del combustibile irraggiato, dal sistema acqua borata di emergenza e dai sistemi di controllo chimico e volumetrico dell’acqua. Per motivi di sicurezza i sistemi sono realizzati con larga ridondanza 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 rispetto alle necessità operative e sono separati in due diverse aree dell’edificio. Edifici di salvaguardia L’isola nucleare della centrale EPR include quattro diversi edifici di salvaguardia che ospitano i sistemi di alimentazione di emergenza (EFS, Emergency Feedwater System) e di raffreddamento di sicurezza (SIS, Safety Injection System) del reattore e i relativi sistemi di supporto. Questi sistemi sono suddivisi in quattro catene ridondanti, ciascuna delle quali è ospitata in un edificio diverso. Il sistema di iniezione a bassa pressione (LHSIS, Low Head Safety Injection System) è combinato con il sistema di rimozione del calore resi- Centrale EPR. Vista in pianta: edificio reattore, edificio combustibile, edifici di salvaguardia, edificio ausiliari. 7 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 duo (RHRS, Residual Heat Removal System). Essi sono sistemati nella zona interna dell’edificio, in area controllata, mentre il sistema di raffreddamento dei componenti (CCS, Component Cooling System) e il sistema di alimentazione di emergenza (EFS, Emergency Feedwater System) sono installati nella zona esterna dell’edificio, in area non controllata. La sala controllo principale della centrale è ubicata all’interno di uno dei quattro edifici di salvaguardia. dotti nell’impianto. Edifici diesel di emergenza Il layout della centrale EPR è caratterizzato da una elevata resistenza ai fattori di rischio esterni, in particolare ai terremoti e alla caduta d’aereo. La resistenza sismica è incrementata per il fatto che l’intera isola nucleare è realizzata su un’unica piattaforma in calcestruzzo rinforzato di forte spessore. L’altezza degli edifici è ridotta al minimo e i componenti più pesanti e i serbatoi contenenti liquidi sono collocati al livello più basso possibile. Per resistere alla caduta d’aereo l’edificio reattore, l’edificio combustibile e due dei quattro edifici di salvaguardia sono protetti da una struttura esterna in calcestruzzo rinforzato. Gli altri due edifici di salvaguardia sono protetti attraverso la separazione e la collocazione in posizione opposta rispetto all’edificio reattore. In modo similare, i generatori diesel di emergenza sono collocati in due diversi edifici, anch’essi collocati in posizione opposta rispetto all’edificio reattore, in modo da evitare le cause comuni di guasto in seguito ad impatti esterni. La disposizione dell’isola nucleare offre significativi vantaggi per gli operatori, specie per quanto riguarda le esigenze della radioprotezione e delle operazioni di manutenzione. La separazione fra le zone radiologicamente controllate e le zone non controllate contribuisce a ridurre in maniera significativa le dosi operative al personale. Le esigenze operative proprie delle operazioni di manu- Ospitano i generatori diesel di emergenza e i relativi sistemi di supporto, dimensionati per fornire energia elettrica ai sistemi di sicurezza della centrale in caso di distacco completo dalla rete elettrica esterna. Si tratta di due edifici separati e collocati in posizione opposta rispetto all’edificio reattore, al fine di assicurare in ogni condizione la disponibilità dell’alimentazione elettrica di emergenza e di aumentare in tal modo le caratteristiche di sicurezza della centrale. Edificio ausiliari Si tratta di un edificio classificato in parte come zona controllata, collocata ai livelli superiori, e in parte come zona convenzionale, collocata ai livelli inferiori. L’edificio ospita parte del sistema acqua servizi, sistemi e laboratori di campionamento e controllo , l’officina di manutenzione e alcune aree utilizzate durante la fase di ricarica del combustibile. Nell’edificio ausiliari è inoltre convogliata l’aria estratta da tutte le zone controllate dell’impianto. Previo controllo continuo, l’aria è successivamente convogliata al camino della centrale. Edificio waste L’edificio waste è impiegato per raccogliere, immagazzinare e trattare i rifiuti radioattivi liquidi e solidi pro- 8 QUADERNO AIN n. 3 Edificio turbina L’edificio turbina ospita tutti i componenti principali del ciclo termico secondario, inclusi i sistemi di trattamento del condensato e dell’acqua di alimentazione ai generatori di vapore. Ospita in particolare il gruppo turbina, l’alternatore, il condensatore e i loro sistemi ausiliari. Resistenza ai fattori esterni QUADERNO AIN n. 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Reattore EPR. Struttura del recipiente a pressione del reattore (reactor vessel). tenzione, considerate fin dall’inizio dello sviluppo progettuale, hanno portato alla realizzazione di aree dedicate che semplificano notevolmente le operazioni e l’intervento del personale. IL REATTORE Il recipiente a pressione Il recipiente a pressione (vessel) contiene il reattore vero e proprio e costituisce l’elemento centrale del sistema primario. È un contenitore cilindrico con base semisferica e con testa flangiata di chiusura anch’essa semisferica realizzato in acciaio di forte spessore (25 cm) nel quale si innestano circonferenzialmente le tubazioni dei quattro loop del circui- to primario. Al fine di minimizzare il numero delle grandi saldature necessarie, e quindi di ridurre i costi di fabbricazione e i tempi necessari per le ispezioni in servizio, la sezione superiore del vessel, comprendente la flangia di chiusura e i bocchelli di innesto delle tubazioni del primario, è realizzata in un unico pezzo forgiato. La struttura dei bocchelli è inoltre progettata per facilitare le operazioni di innesto e saldatura in opera delle tubazioni primarie. La parte inferiore del vessel è costituita, dall’alto verso il basso, da una sezione cilindrica che si estende per tutta la lunghezza attiva del reattore, una sezione anulare di raccordo e un fondo semisferico. Dal momento che tutta la strumentazione del reattore fa capo alla testa del vessel, nel fon- 9 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Reattore EPR. Sezione centrale del vessel in un unico pezzo forgiato. 10 do non ci sono penetrazioni. La testa di chiusura del vessel è costituita dalla flangia anulare e da una calotta semisferica recante le penetrazioni cui fanno capo i meccanismi di azionamento delle barre di controllo e i canali di strumentazione del nocciolo. Il vessel e la testa di chiusura sono realizzati in acciaio ferritico forgiato (tipo 15MND5), materiale che combina doti di elevata resistenza, resilienza e saldabilità. Al fine di ridurre al minimo i fenomeni di corrosione le superfici interne del vessel e della testa di chiusura sono rivestite in acciaio inossidabile. A tale scopo è adottata una lega a basso contenuto residuo di cobalto (inferiore allo 0,06%) al fine di minimizzare la produzione di prodotti di corrosione che possono subire attivazione all’interno del reattore ed essere trasportati in ciclo. I materiali e i criteri di progetto adottati sono tali da assicurare significativi margini di sicurezza contro il rischio di rottura fragile dovuta all’invecchiamento dei materiali sotto irraggiamento durante i 60 anni della vita operativa di progetto del vessel. Il flusso neutronico sulla parete interna è stato ridotto aumentando il diametro del vessel. Al fine QUADERNO AIN n. 3 di ridurre ulteriormente l’irraggiamento neutronico della parte centrale del vessel, il nocciolo del reattore è circondato da un particolare schermo (heavy reflector) in grado di riflettere verso l’interno i neutroni. La soppressione di ogni saldatura fra la flangia di chiusura e la sezione nella quale sono integrati i bocchelli consente di incrementare, a parità di altezza del vessel, la distanza verticale fra i bocchelli e la parte superiore del nocciolo, migliorando le condizioni di raffreddamento del reattore in caso di incidente da perdita del refrigerante primario (LOCA, Loss Off Coolant Accident). Le caratteristiche costruttive del vessel, e in particolare la riduzione del numero delle saldature e la geometria delle stesse saldature, sono inoltre tali da facilitare i controlli non distruttivi durante le ispezioni in servizio e da ridurne la durata. In particolare, il 100% della superficie interna del vessel è accessibile per l’ispezione delle saldature con tecniche visive e mediante ultrasuoni. All’interno dell’edificio reattore il peso del vessel e delle strutture in esso contenute è sostenuto da un insieme di supporti integrati sotto gli otto bocchelli di penetrazione delle tubazioni primarie. I supporti gravano su un anello integrato nella parte superiore della struttura di sostegno del vessel, che a sua volta scarica il relativo peso direttamente sulla piattaforma di fondazione dell’edificio reattore. Le strutture interne Le strutture interne del vessel (RPVI, Reactor Pressure Vessel Int e r n a l s , o p i ù b r e v em e n t e “internals”) sono finalizzate a conservare la geometria del nocciolo, mantenendo nella corretta posizione gli elementi di combustibile, le barre di controllo, il riflettore radiale e la strumentazione, a stabilire una corretta circolazione dell’acqua primaria attraverso il nocciolo e inoltre a sostenere il peso del nocciolo, scari- QUADERNO AIN n. 3 candolo sul vessel stesso. Il mantenimento della corretta geometria del nocciolo in ogni circostanza, inclusi gli ipotetici transitori incidentali, è essenziale per consentire l’efficace asportazione del calore sviluppato negli elementi di combustibile e la regolazione della reattività attraverso una corretta operabilità delle barre di controllo. Gli internals consentono di posizionare all’interno del nocciolo la strumentazione necessaria e lo proteggono dalle vibrazioni indotte dal flusso del refrigerante primario durante l’esercizio. Essi contribuiscono inoltre ad assicurare l’integrità del vessel, proteggendolo dal flusso neutronico. La strumentazione inserita nel nocciolo include anche una serie di capsule nelle quali sono inseriti campioni dei materiali con i quali sono realizzati il vessel e gli internals. I campioni irradiati durante l’esercizio del reattore sono periodicamente estratti e sottoposti ad attento esame nel contesto del programma di sorveglianza dei materiali, al fine di verificare che mantengano nel tempo le caratteristiche essenziali ai fini della sicurezza. Gli internals sono in parte estratti dal vessel ad ogni operazione di ricarica del reattore, o possono essere estratti integralmente per consentire l’ispe-zione completa della parete interna del vessel. Gli internals includono i seguenti componenti: gli internals superiori gli internals inferiori il “barrel” il riflettore radiale Gli internals superiori sono costituiti dalla parte degli internals posizionata sopra il nocciolo, che comprende la piastra superiore, le colonne di sostegno, i tubi-guida delle barre di controllo a cluster (RCCA, Rod Cluster Control Assembly) e la griglia superiore del nocciolo. La loro funzione è quella di mantenere nella corretta posizione assiale e radiale gli elementi di combustibile e le bar- 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 re di controllo a cluster. Le colonne di sostegno e i tubi-guida delle barre di controllo sono ancorati superiormente alla piastra di supporto superiore e inferiormente alla griglia superiore del nocciolo. Il tutto è ancorato ad una struttura di supporto circonferenziale che si appoggia sulla flangia superiore del vessel. Gli internals inferiori sono costituiti dalla piastra di sostegno inferiore del nocciolo. La piastra, ottenuta attraverso la lavorazione di un forgiato di acciaio inossidabile, è saldata alla parete interna del barrel. Si tratta di una piastra recante tanti fori quanti sono gli elementi di combustibile; gli elementi di combustibile stessi sono innestati in corrispondenza dei fori ciascuno mediante due spine metalliche. Il barrel è un cilindro in acciaio che ha la triplice funzione di sostenere il peso del nocciolo (scaricato sulla piastra inferiore), di fungere da schermo neutronico della parete del vessel e di orientare verso il basso il Reattore EPR. Internals superiori del vessel. 11 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 flusso dell’acqua primaria che entra nel vessel dai bocchelli di entrata, consentendole di percorrere il nocciolo e di lambire gli elementi di combustibile dal basso verso l’alto. Attraverso un supporto anulare, il barrel scarica il peso del nocciolo sulla flangia di chiusura del vessel. Gli internals sono realizzati in massima parte con acciai inossidabili al nichel-cromo a basso tenore di carbonio. Gli elementi di collegamento, come ad esempio bulloni, spine e barre, sono realizzati in acciaio inossidabile al nichel-cromo-molibdeno lavorato a freddo. In alcuni particolari componenti le superfici sono indurite mediante trattamenti di diverso tipo per limitare i fenomeni di corrosione da sfregamento. Al fine di limitare il rilascio di prodotti di corrosione attivati, tutti i materiali hanno un contenuto residuo di cobalto inferiore allo 0,06%. Il riflettore radiale Il riflettore radiale costituisce un componente innovativo adottato per la prima volta nel reattore EPR e alla cui adozione sono associati significativi vantaggi. Il riflettore radiale ha la funzione di ridurre il flusso dei neutroni che si dirigono verso la parete interna del vessel, e inoltre di appiattire il flusso dei neutroni all’interno del nocciolo. A tal fine lo spazio fra il poligono costituito dagli elementi di combustibile e la superficie cilindrica del barrel è riempito con un materiale che ha proprietà di riflessione dei neutroni. Si tratta in particolare di una struttura in acciaio inossidabile che circonda il nocciolo ed è composta da anelli posti gli uni sugli altri. Gli anelli sono trattenuti in sede da barre assiali ancorate alla piastra inferiore di sostegno del nocciolo. Il calore che si sviluppa a causa dell’assorbimento della radiazione gamma nel materiale costituente il riflettore è asportato dalla stessa acqua primaria, che fluisce in una serie di appositi canali ricavati all’interno del riflettore stesso. 12 QUADERNO AIN n. 3 Riducendo il flusso neutronico che sfugge dal nocciolo, il riflettore consente una migliore utilizzazione del combustibile (più neutroni sono disponibili per il mantenimento della reazione a catena). In tal modo si riduce il costo del ciclo del combustibile, attraverso la riduzione del livello di arricchimento necessario per raggiungere un determinato tasso di bruciamento, o in alternativa consentendo di aumentare il tasso di bruciamento a un dato livello di arricchimento. La riduzione del flusso neutronico che abbandona il nocciolo consente anche di ridurre l’esposizione dei materiali che costituiscono il vessel agli alti flussi di neutroni veloci, limitando i corrispondenti fenomeni di invecchiamento e infragilimento dei materiali stessi. L’adozione del riflettore radiale porta un contributo fondamentale all’allungamento a 60 anni della vita operativa di progetto del reattore EPR. La presenza del riflettore radiale contribuisce inoltre a migliorare il comportamento meccanico della struttura interna che circonda il nocciolo. Il nocciolo Il nocciolo (“core”) del reattore ospita il combustibile, nel quale avviene la reazione di fissione e il conseguente sviluppo di calore. La struttura interna del nocciolo ha lo scopo di sostenerne il peso, controllare la reazione di fissione e regolare il flusso del refrigerante. Il nocciolo è refrigerato e moderato con acqua leggera alla pressione di 155 bar e alla temperatura media di circa 300 °C. Nell’acqua è disciolto boro con funzione di assorbitore di neutroni. La concentrazione di boro nel refrigerante varia a seconda delle necessità di controllare variazioni di reattività relativamente piccole, inc l us o l ’e f f e t t o de l b u r n up (bruciamento progressivo) del combustibile. Un altro elemento assorbitore di neutroni è costituito dal gadolinio mescolato al combustibile QUADERNO AIN n. 3 negli elementi periferici al fine di controllare la reattività iniziale e la distribuzione di potenza. All’interno e all’esterno del nocciolo è anche inserita strumentazione idonea per monitorare le prestazioni nucleari e termoidrauliche e per rilevare i parametri di input per le funzioni di controllo del reattore. L’EPR è progettato per operare con combustibile a ossido di uranio o a ossidi misti di uranio e plutonio (MOX). Le principali caratteristiche del nocciolo e le sue condizioni di funzionamento sono state fissate non solo con l’obiettivo di ottenere una elevata efficienza termica dell’impianto e bassi costi del ciclo del combustibile, ma anche per aumentarne la flessibilità con riferimento alle diverse durate del ciclo di irraggiamento e a un elevato livello di manovrabilità. Il nocciolo del reattore EPR comprende 241 elementi di combustibile e 89 barre di controllo. Per la prima carica del nocciolo gli elementi sono suddivisi in quattro gruppi caratterizzati da diversi livelli di arricchimento. Due gruppi hanno il massimo arricchimento (5%) e uno di essi contiene nella composizione del combustibile il gadolinio. Per le successive ricariche, il numero, le caratteristiche e la dislocazione nel nocciolo degli elementi di combustibile fresco dipendono dal tipo di schema di gestione del combustibile adottato, in particolare dalla lunghezza del tempo di irraggiamento in pila e dagli schemi di ricarica. La lunghezza del ciclo di irraggiamento (tempo di funzionamento del reattore fra un’operazione di ricarica e l’altra) può raggiungere i 24 mesi ed è possibile applicare metodiche di gestione di tipo in-out e out-in. La progettazione del nocciolo investe la meccanica dei componenti, il comportamento nucleare e il comportamento termoidraulico. La progettazione nucleare del nocciolo consente di stabilire la collocazione delle barre di controllo, dell’assorbitore bruciabile (gadolinio) e i parametri fisici del 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 combustibile, come ad esempio il tasso di arricchimento e la concentrazione di boro nel refrigerante. La progettazione termoidraulica del nocciolo stabilisce invece i parametri di flusso del refrigerante che assicurano la corretta asportazione del calore che si genera nel combustibile. Il progetto del nocciolo è finalizzato a consentire l’applicazione di diversi schemi di gestione del combustibile al fine di rispettare i requisiti imposti dalle società di produzione elettrica in termini di durata ed economia del ciclo di irraggiamento (frazione di ricarica, tasso di burnup). Le caratteristiche progettuali adottate per il nocciolo dell’impianto EPR consentono di conseguire un risparmio del 17% di combustibile e una riduzione del 15% nella generazione di sostanze radioattive a lunga vita (attinidi) per MWh prodotto. Oltre agli elementi di combustibile e Reattore EPR. Sezione schematica del nocciolo. 13 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Reattore EPR. Elemento di combustibile. QUADERNO AIN n. 3 sel. Conseguentemente, il fondo del vessel non presenta penetrazioni. La strumentazione necessaria per controllare le condizioni di criticità si trova invece all’esterno del vessel, in corrispondenza della zona attiva del nocciolo. Gli elementi di combustibile alle barre di controllo il nocciolo contiene la strumentazione necessaria per monitorare le condizioni di funzionamento del reattore. La distribuzione di potenza all’interno del nocciolo è rilevata attraverso l’inserimento di sferette di acciaio al vanadio, il cui livello di attivazione fornisce un’indicazione del valore locale del flusso neutronico. La misura dei valori locali del flusso consentono di ricostruire la distribuzione tridimensionale di potenza nel nocciolo. La strumentazione fissa presente nel nocciolo si compone di rivelatori di neutroni e termocoppie, utilizzati per misurare la distribuzione spaziale del flusso neutronico e della temperatura, e inoltre di misuratori del livello dell’acqua nel vessel. Tutta la strumentazione è introdotta nel nocciolo attraverso le penetrazioni presenti nella testa di chiusura del ves- 14 L’elemento di combustibile del reattore EPR è costituito da un fascio a sezione quadrata di 17 x 17 barrette assemblate mediante i bocchelli di ingresso e di uscita e 10 griglie distanziatrici intermedie distribuite lungo la lunghezza dell’elemento. 24 delle posizioni del reticolo quadrato sono occupate da altrettanti tubi guida delle barre di controllo, fissati ai bocchelli e alle griglie distanziatrici a costituire la struttura di sostegno dell’elemento. I tubi guida inseriti nella matrice dell’elemento consentono l’inserimento delle barrette che compongono le barre di controllo a grappolo (RCCA, Rod Cluster Control Assemblies) o, all’occorrenza, della strumentazione interna al nocciolo. Il bocchello inferiore è progettato per contribuire a regolare il flusso di refrigerante nell’elemento e comprende un sistema a trappola atto ad impedire che il flusso possa essere ostacolato dalla presenza di piccoli frammenti. Il bocchello superiore ospita le molle di ritenuta dell’elemento di combustibile. Le griglie distanziatrici, ad eccezione della prima e dell’ultima, sono conformate in modo da promuovere il rimescolamento del refrigerante e da migliorare conseguentemente il trasferimento del calore dalle barrette di combustibile al fluido. Le barrette di combustibile sono costituite da tubi (“camicie”) in lega di zirconio (M5) del diametro esterno di 9,5 mm e dello spessore di 0,57 mm, ciascuno dei quali è riempito con una pila di pasticche cilindriche sinterizzate (pellet) di combustibile (ossido di uranio o ossidi misti di uranio e plutonio) mantenute in posi- QUADERNO AIN n. 3 zione da una molla inserita nella parte superiore dell’incamiciatura. L’incamiciatura delle barrette ha la funzione di isolare il combustibile dal refrigerante, trattenendo all’interno i prodotti di fissione gassosi, e costituisce pertanto la prima barriera che si oppone alla fuoriuscita di radioattività, essendo comunque la stessa matrice ceramica del combustibile in grado di trattenere i prodotti di fissione solidi. La zona interna superiore della barretta occupata dalla molla ha anche la funzione di raccogliere i gas di fissione eventualmente rilasciati dal combustibile e di limitare l’aumento della pressione nell’incamiciatura conseguente all’irraggiamento del combustibile. Le pellet sono costituite da biossido di uranio arricchito nell’isotopo U235 fino al 5%, oppure da ossidi misti di uranio e plutonio in proporzione tale da rendere il combustibile energeticamente equivalente. In alcune barrette le pellet di biossido di uranio contengono nella loro composizione anche ossido di gadolinio (Gd2O3) con funzione di assorbitore bruciabile di neutroni. La presenza del gadolinio serve per controllare la reattività del combustibile all’inizio del ciclo di irraggiamento, quando è massima la percentuale di uranio fissile. Con il procedere dell’irraggiamento, parallelamente alla riduzione del tasso di uranio fissile, il gadolinio si consuma e la reattività tende a rimanere costante. La concentrazione di gadolinio è compresa fra il 2 e l’ 8% in peso. Il numero di barrette contenenti gadolinio in ciascun elemento di combustibile varia da 8 a 28, a seconda dello schema di gestione del combustibile adottato. I componenti strutturali dell’elemento di combustibile sono realizzati in acciaio inox (bocchelli di entrata e di uscita), inconel 718 (griglie distanziatrici estreme, molle di ritenuta) e in lega di zirconio M5 (camicie delle barrette, tubi guida, griglie distanziatrici interne). 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Le barre di controllo Il reattore EPR è dotato di un sistema di regolazione della reazione e di arresto rapido costituita da 89 barre di controllo a cluster (RCCA, Rod Cluster Control Assembly) ciascuna delle quali è costituita da un insieme di 24 barrette ancorate ad una testata superiore. Le barrette contengono un materiale assorbitore di neutroni e sono pertanto in grado di arrestare la reazione di fissione all’atto del loro inserimento nel nocciolo. A tal fine la loro lunghezza è sufficiente a coprire l’intera lunghezza attiva del nocciolo. Le barre, del tipo “Harmoni”, sono state sviluppate da Framatome ANP per il reattore KONVOI e hanno maturato una lunga esperienza tecnologica e di servizio. L’assorbitore di neutroni è realizzato con una lega di argento-indio-cadmio e con pasticche sinterizzate di carburo di boro (B4C). Ogni barretta è costituita da una pila di barre in argento-indio- Reattore EPR. Struttura dei meccanismi di guida delle barre di controllo. 15 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 cadmio e pellet di carburo di boro contenute in una guaina di acciaio inox riempita con elio; quest’ultimo ha la funzione di migliorare il raffreddamento dei materiali assorbenti. Al fine di eliminare i problemi di erosione per sfregamento, la superficie esterna delle guaine è trattata per aumentarne la resistenza. Le 89 barre di controllo sono suddivise funzionalmente in diversi gruppi. 37 barre sono assegnate al controllo della temperatura media del moderatore e dell’offset assiale, mentre 52 barre costituiscono il sistema di arresto rapido del reattore. Il primo insieme è suddiviso in cinque gruppi e ciascun gruppo è suddiviso in quadrupletti. I quadrupletti sono combinati in modo da realizzare quattro diverse sequenze di inserimento, in dipendenza del tasso di sfruttamento del combustibile. Il sistema di azionamento delle barre di controllo (CRDM, Control Rod Drive Mechanism) ha la funzione di inserire e ritirare le 89 barre di controllo e di mantenerle in qualsiasi posizione all’interno del nocciolo, al fine di consentire il controllo continuo del reattore. Una seconda funzione è quella di inserire le barre nel nocciolo con la massima rapidità al fine di spegnere la reazione a catena in caso di necessità (arresto rapido o “scram” del reattore). Il sistema di azionamento è installato sulla testa di chiusura del vessel. Ciascun meccanismo fa capo ad un bocchello di penetrazione saldato sulla testa del vessel ed è realizzato come unità a sé stante e autocontenuta, che può essere rimossa o inserita indipendentemente da tutte le altre. Gli avvolgimenti elettrici che fanno parte di ciascun meccanismo non richiedono ventilazione, e ciò consente di ottimizzare l’uso dello spazio al di sopra del vessel. Il sistema di azionamento delle barre di controllo risponde a segnali di attuazione generati dall’operatore o dai sistemi di controllo e protezione del reattore. I contenitori a pressione che racchiudono i sistemi di azionamento fanno parte integrante del 16 QUADERNO AIN n. 3 circuito primario del reattore e sono pertanto progettati e realizzati con i medesimi requisiti di sicurezza e qualità. IL CIRCUITO PRIMARIO La configurazione del primario La centrale EPR è equipaggiata con un circuito primario a quattro loop derivante dall’evoluzione della consolidata configurazione impiantistica e tecnologica dei reattori francesi N4 da 1.300 e 1.500 MWe e dei reattori tedeschi del tipo KONVOI. Su ciascuno dei quattro bocchelli di uscita del vessel si innesta il cosidddetto “ramo caldo” di uno dei quattro loop, nel quale fluisce l’acqua ad alta pressione (155 bar) e ad alta temperatura (327 °C). L’acqua raggiunge in tal modo il generatore di vapore dove, circolando all’interno del fascio tubiero, trasferisce il calore all’acqua del circuito secondario, che bolle e si trasforma in vapore. L’acqua primaria che esce dal generatore di vapore raggiunge la pompa di circolazione del refrigerante, che la rinvia al vessel attraverso il cosiddetto “ramo freddo” del loop (296 ° C). Entrando nel vessel attraverso uno dei quattro bocchelli di entrata l’acqua è deflessa verso il basso dal barrel, percorre lo spazio anulare tra il barrel e la parete interna del vessel, si raccoglie nel plenum inferiore del vessel e penetra nel nocciolo attraversandolo dal basso verso l’alto, asportando il calore generato dalla fissione. Ad uno dei quattro loop è collegato il pressurizzatore, la cui funzione è quella di mantenere automaticamente la pressione di esercizio all’interno del circuito primario. I componenti del circuito primario dell’EPR sono caratterizzati da un volume maggiore rispetto a quello degli analoghi componenti di progettazione precedente. La motivazione sta nei benefici addizionali in termini di margini operativi e di sicurezza. QUADERNO AIN n. 3 L’aumento del volume tra i bocchelli e la parte superiore del nocciolo all’interno del vessel si traduce nella presenza di un maggior volume d’acqua sopra il nocciolo, e conseguentemente in un allungamento dei tempi di svuotamento del nocciolo in caso di incidente da perdita di refrigerante. Si dispone in tal modo di un periodo di tempo più prolungato per l’intervento dei sistemi di sicurezza e di protezione del nocciolo. Il maggiore volume di liquido nel vessel è inoltre utile in caso di perdita del sistema di rimozione del calore residuo in condizioni di spegnimento del reattore. Il maggior volume dell’acqua e del vapore presenti nel pressurizzatore rende più agevole e automatico l’adattamento delle condizioni di funzionamento dell’impianto a variazioni anche notevoli e rapide del carico termico, sia nel funzionamento normale sia nei transitori anomali. Anche in questo caso il comportamento “amichevole” del reattore consente di prolungare la vita dei componenti e di disporre di periodi di tempo sensibilmente più lunghi per l’intervento dei sistemi di sicurezza e degli operatori. L’aumento del volume dell’acqua e del vapore sul lato secondario dei generatori di vapore si traduce in altri significativi vantaggi. Durante il normale esercizio dell’impianto i transitori risultano sensibilmente più lunghi, riducendo il rischio che il reattore sia interessato da eventi indesiderati. In caso di rottura di una delle tubazioni di estrazione del vapore secondario, il maggior volume di vapore disponibile, insieme alla possibilità di settare opportunamente le valvole di estrazione, consente di prevenire il rilascio di liquidi all’esterno dell’edificio di contenimento. Il notevole volume d’acqua presente nel circuito secondario fa sì che nel caso ipotetico di blocco dell’alimentazione dell’acqua secondaria al generatore di vapore, il tempo di evaporazione completa 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 dell’acqua in esso contenuta (“dry out”) sia di almeno 30 minuti. Si tratta di un intervallo più che sufficiente per ripristinare l’alimentazione del generatore di vapore o per decidere altre contromisure. In aggiunta ai vantaggi associati all’incremento del volume del primario e del secondario, la pressione di progetto del circuito primario è stata elevata a 176 bar, al fine di ridurre la frequenza di intervento delle valvole di sfioro, il che comporta un miglioramento in termini di sicurezza. Reattore EPR. Struttura del sistema primario. I generatori di vapore Nel generatore di vapore l’acqua del primario cede il proprio calore a quella del secondario, nella quale si produce vapore. I quattro generatori di vapore dell’impianto EPR costituiscono quindi l’interfaccia fra il circuito primario (in cui l’acqua cir- 17 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Impianto EPR. Struttura del generatore di vapore. 18 cola direttamente nel reattore) e il circuito secondario (in cui l’acqua non circola nel reattore e il vapore è inviato ad azionare la turbina). Il generatore di vapore adottato nell’impianto EPR è uno scambiatore a fascio tubiero ad U ad asse verticale e a circolazione naturale equipaggiato con un economizzatore assiale. Si tratta di una versione avanzata del generatore di vapore adottato nei reattori N4. È costituito da due sottosistemi, il primo finalizzato all’evaporazione dell’acqua secondaria, il secondo finalizzato all’essiccamento meccanico del vapore prodotto. Il generatore di vapore EPR è caratterizzato da una maggiore superficie d i s c am b io e l a pr e s en z a dell’economizzatore assiale consente di raggiungere una pressione di sa- QUADERNO AIN n. 3 turazione di 78 bar e un’efficienza di impianto pari al 36-37%, in dipendenza delle condizioni locali del sito. Il fascio tubiero è realizzato con 5.980 tubi ad U in inconel 690 a basso tenore di cobalto ( inferiore allo 0,015%), una lega dotata di particolare resistenza alla stress corrosion e in grado di minimizzare la produzione e il trasporto di prodotti di attivazione nel ciclo secondario. Il contenitore del fascio tubiero è realizzato in acciaio 18 MND 5. Al fine di incrementare l’efficienza di trasferimento del calore, l’economizzatore assiale, costituito da una struttura semianulare e da una piastra di separazione delle due metà del fascio tubiero, è in grado di dirigere il 100% della portata secondaria di alimento sul ramo freddo del fascio tubiero e il 90% dell’acqua calda di ricircolo sul ramo caldo. Questo particolare costruttivo aumenta di circa 3 bar la pressione del vapore prodotto rispetto a un generatore di vapore di tipo tradizionale. Le caratteristiche costruttive consentono inoltre un agevole accesso al fascio tubiero per le operazioni di ispezione e manutenzione. Particolare attenzione è stata dedicata in fase di progetto all’adozione di accorgimenti atti ad eliminare i flussi secondari in direzione trasversale al fascio tubiero, al fine di proteggere quest’ultimo dalle vibrazioni. In confronto ai generatori di vapore tradizionali, nel modello adottato nell’impianto EPR la massa d’acqua presente nel lato secondario del generatore di vapore (mantello) è stata incrementata in modo da assicurate un tempo di evaporazione totale di almeno 30 minuti in caso di interruzione della linea di alimento. Il generatore di vapore dell’impianto EPR è interamente prefabbricato in officina ed è trasportato e installato nell’impianto in un unico pezzo. Le pompe primarie Le pompe primarie hanno la funzione di assicurare la circolazione QUADERNO AIN n. 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 dell’acqua attraverso il nocciolo e lungo i loop del circuito primario, al fine di asportare il calore generato nel nocciolo e di trasferirlo ai generatori di vapore. Sono collocate sul ramo freddo di ciascuno dei quattro loop del primario, fra il generatore di vapore e il relativo bocchello di entrata nel vessel. Le pompe primarie adottate nell’impianto EPR costituiscono una versione avanzata delle pompe primarie adottate nell’impianto N4 e sono caratterizzate da una maggiore portata e da un livello di vibrazione della linea d’albero molto ridotto, grazie all’adozione di cuscinetti idrostatici. È stato inoltre introdotto un nuovo dispositivo di sicurezza (“standstill seal”) che in caso di arresto della pompa assicura la sigillatura delle tenute dell’albero attraverso un contatto permanente metallometallo . Le condotte primarie Le condotte che compongono i quattro loop del circuito primario sono realizzate in acciaio e hanno un diametro interno di 780 mm e uno spessore di parete di 76 mm. L’elevato diametro delle tubazioni consente di ridurre la velocità del refrigerante e le perdite di carico nel primario, e conseguentemente la potenza e l’assorbimento di energia delle pompe primarie. Sulla base dell’esperienza operativa condotta con il reattore N4 di Civaux è stato adottato un materiale (acciaio austenitico forgiato Z2 CN 19-10) caratterizzato da elevate doti di resistenza e resilienza accompagnate da resistenza all’invecchiamento termico e permeabilità agli ultrasuoni per le operazioni di controllo. L’intero sistema è progettato in modo tale da ridurre il numero delle saldature e da garantire l’ispezionabilità delle tubazioni. Il ramo caldo delle tubazioni (quello che l’acqua percorre per andare dal vessel al generatore di vapore) è realizzato con sezioni forgiate e saldate in- sieme. Il ramo freddo (percorso dall’acqua per andare dal generatore di vapore al vessel attraverso la pompa primaria) è invece realizzato in pezzi unici, con flange realizzate a macchina al termine della fase di forgiatura. La fase di saldatura si avvale di tecniche avanzate. Le saldature circonferenziali omogenee sono realizzate utilizzando la tecnologia di saldatura orbitale TIG a “narrow gap”. La saldatura è realizzata con una macchina automatica che consente una notevole riduzione del volume della saldatura. Le saldature bimetalliche fra parti ferritiche e austenitiche (come ad esempio quelle con i bocchelli del vessel o dei generatori di vapore) si avvalgono di tecniche di saldatura automatica con inconel 52. Impianto EPR. Struttura della pompa primaria. Il pressurizzatore Il pressurizzatore è un serbatoio cilindrico che ha la funzione di mantenere la pressione nel circuito primario entro un determinato range di variazione. È collegato al ramo caldo 19 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 Centrale EPR. Collocazione del sistema di raffreddamento di sicurezza del reattore all’interno degli edifici di salvaguardia. Ciascuno dei quattro “treni” indipendenti che compongono il sistema (1) è asservito a un diverso loop del circuito primario (2). di uno dei quattro loop primari attraverso una tubazione denominata “surge line”. Il pressurizzatore è normalmente riempito per i 2/3 dall’acqua che circola nel circuito primario e per il restante terzo da vapore in condizioni di equilibrio termodinamico. Per compensare le variazioni di volume del refrigerante primario il pressurizzatore è equipaggiato con una batteria di riscaldatori elettrici situata nella parte inferiore e con una batteria di spruzzatori di acqua fredda nella parte superiore. L’azionamento alternativo delle batterie di riscaldatori e spruzzatori determina l’evaporazione di parte dell’acqua o la condensazione di parte del vapore all’interno del pressurizzatore, consentendo di regolare il volume di liquido all’interno del 20 circuito primario. Rispetto alle configurazioni impiantistiche tradizionali, il pressurizzatore dell’impianto EPR ha un volume significativamente maggiore, caratteristica che ha l’effetto di rallentare eventuali transitori termoidraulici durante il funzionamento dell’impianto. Si tratta di una caratteristica che consente da un lato di prolungare la vita operativa dei componenti e dall’altro di disporre di periodi più prolungati per contrastare eventuali situazioni operative anomale. Sulla parte alta del pressurizzatore, oltre alle valvole di sfioro e di sicurezza che servono a proteggere il circuito primario dalle sovrapressioni, sono installate valvole motorizzate che consentono all’operatore di depressurizzare rapidamente il circuito QUADERNO AIN n. 3 primario in caso di necessità. 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 residuo (RHRS, Residual Heat Removal System). Il sistema di controllo chimico e volumetrico (CVCS, Chemical and Volume Control System) presiede a diverse funzioni: I due sistemi sono progettati per operare in modo duale sia durante il normale esercizio dell’impianto (allorché funzionano per la rimozione del calore residuo del reattore dopo lo spegnimento) sia in caso di incidente, per assicurare in qualsiasi condizione il raffreddamento del reattore. Il primo sistema comprende: controllo dell’inventario d’acqua il sistema di iniezione a media I SISTEMI DI SICUREZZA Sistema di controllo chimico e volumetrico nel sistema di refrigerazione del reattore durante il normale funzionamento dell’impianto; controllo della concentrazione di boro nell’acqua del circuito primario durante le operazioni di avvio e fermata del reattore (controllo variazioni di potenza e compensazione burnus); controllo della natura e della concentrazione dei gas disciolti nel circuito primario e regolazione mediante addizione di idrogeno o degasazione; controllo e regolazione delle caratteristiche chimiche dell’acqua del circuito primario; iniezione di acqua ad alta pressione nel sistema di tenuta delle pompe primarie e drenaggio delle eventuali perdite dalle tenute; regolazione della pressione nel primario mediante l’azionamento dei sistemi di riscaldamento e spruzzamento del pressurizzatore al fine di raggiungere le condizioni di intervento del sistema di iniezione di sicurezza e del sistema di rimozione del calore residuo; riempimento e svuotamento del circuito primario. Sistema di raffreddamento di sicurezza Il sistema di raffreddamento di sicurezza del reattore include il sistema di iniezione di sicurezza (SIS, Safety Injection System); il sistema di rimozione del calore pressione (MHSIS, Medium Head Safety Injection System) il sistema di iniezione a bassa pressione (LHSIS, Low Head Safety Injection System) L’intero sistema è costituito da quattro sottosistemi indipendenti, ciascuno dei quali è in grado di assolvere autonomamente alle funzioni di raffreddamento del reattore, installati in sezioni diverse degli edifici di salvaguardia. Il sistema di raffreddamento di sicurezza può inoltre contare su grandi riserve d’acqua collocate all’interno dell’edificio di contenimento: il sistema degli accumulatori (uno per ciascun loop primario); serbatoio di stoccaggio dell’acqua utilizzata nella fase di ricarica del combustibile. il Quest’ultimo serbatoio, ubicato nella parte bassa dell’edificio di contenimento, contiene un grande volume di acqua borata disponibile per alimentare i sistemi di raffreddamento di sicurezza. Sistema acqua alimento di emergenza Serve a garantire l’alimentazione di acqua al secondario dei generatori di vapore in caso di interruzione della normale alimentazione. L’alimentazione a secondario dei generatori di vapore consente di asportare efficacemente il calore dal primario in condizioni di emergen- 21 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 Sala controllo principale della centrale EPR. za, se necessario attraverso lo scarico in atmosfera del vapore generato, fino a portarlo alle condizioni di intervento dei sistemi di raffreddamento di sicurezza. Il sistema acqua alimento di emergenza è costituito da quattro sottosistemi indipendenti, ognuno dei quali è alimentato dall’acqua contenuta in un serbatoio indipendente e può intervenire anche in caso di guasto degli altri tre. Generatori diesel di emergenza Il compito di assicurare l’energia elettrica necessaria ai servizi di sicurezza dell’impianto in caso di distacco dalla rete elettrica esterna è svolto dai generatori diesel di emergenza. I sistemi di generazione sono quattro, separati fra loro e dimensionati sulla base del criterio di ridondanza “N+2”: uno dei generatori fermo per guasto multiplo, uno fermo per manutenzione, uno inoperabile per guasto singolo e l’altro operabile e sufficiente per erogare l’energia richiesta. I carichi elettrici collegati ai generatori di emergenza sono quelli la cui operabilità è richiesta per lo spegnimento sicuro del reattore, la rimozione del calore residuo e la prevenzione del rilascio di radioattività. Nel caso di indisponibilità totale dei quattro generatori diesel di emer- 22 genza sono pronti ad entrare in funzione altri due generatori per alimentare i carichi di emergenza. IL SISTEMA DI CONTROLLO L’impianto EPR si avvale di un sistema di controllo particolarmente avanzato articolato su tre livelli. Il livello 0 (interfaccia di processo) è quello più vicino al processo ed è costituito dalla strumentazione e dai sensori che consentono di monitorare i parametri di processo. Il livello 1 (automazione di processo) è costituito dai sistemi automatici di regolazione dei singoli processi (catene di controllo e attuazione) ed è finalizzato all’assolvimento di quattro diverse funzioni: automazione dei processi in generale, sorveglianza e controllo del reattore, protezione del reattore e automazione delle funzioni di sicurezza. Il livello 2 (supervisione e controllo) è costituito dai sistemi di controllo di alto livello e dalle interfacce uomo -macchina (monitor, software di controllo, sistemi di azionamento e di intervento) e include le workstation e i pannelli collocati nella sala controllo principale, la stazione remota di spegnimento sicuro del reattore, il pannello di controllo delle funzioni di sicurezza, la sala controllo per la manutenzione tecnica e il centro di supporto tecnico. QUADERNO AIN n. 3 I sistemi e i componenti che fanno parte dei tre livelli di controllo del processo sono sviluppati secondo principi di diversificazione, ridondanza e separazione delle funzioni e applicando la filosofia della difesa in profondità. Sono in particolare implementate tre diverse linee di sicurezza: il sistema di controllo ha il com- pito di mantenere i parametri di processo costantemente all’interno dei normali range operativi; nel caso in cui un parametro esca dal range di normalità, i sistemi di limitazione generano azioni appropriate al fine di prevenire la necessità di azioni di protezione; in caso di superamento delle soglie di protezione, il sistema di protezione del reattore genera le azioni di sicurezza appropriate. In condizioni normali il controllo dell’impianto è effettuato dalla sala controllo principale. In caso di indisponibilità per qualsiasi motivo della sala controllo principale l’impianto può essere controllato attraverso la stazione remota di spegnimento sicuro, presso la quale sono duplicate le funzioni previste nella sala controllo principale. Particolare attenzione è stata dedicata alla progettazione funzionale delle workstation e dei pannelli di controllo dell’impianto, che consentono agli operatori di tenere sotto controllo l’evoluzione di tutti i parametri rilevanti ai fini del corretto funzionamento del reattore. A tal fine la sala controllo principale è equipaggiata con due workstation grafiche per gli 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 L’impianto comprende inoltre un centro di supporto tecnico presso il quale è possibile accedere a tutti i dati riguardanti i processi e il loro controllo, che possono essere utili per analizzare e gestire ogni situazione particolare dell’impianto, incluse le eventuali condizioni incidentali. LA SICUREZZA NUCLEARE La fissione nucleare determina la produzione di notevoli quantitativi di sostanze radioattive dalle quali è necessario proteggere gli operatori dell’im-pianto, la popolazione e l’ambiente esterno. La sicurezza nucleare di un impianto è data da un insieme di accorgimenti tecnici e operativi che devono essere parte di ogni fase progettuale, realizzativa e gestionale, al fine di garantire il normale funzionamento dell’im -pianto, prevenire il rischio di incidente e limitare le conseguenza di eventi indesiderati. Il conseguimento delle condizioni di sicurezza nucleare dell’impianto richiede il corretto svolgimento di tre funzioni: il controllo della reazione di fis- sione a catena e dell’energia sviluppata; l’asportazione del calore sviluppato dalla reazione e del calore di decadimento del nocciolo; il contenimento delle sostanze radioattive. Questo compito si giova della presenza di barriere protettive multiple e dell’applicazione estensiva del concetto di difesa in profondità. operatori; Le barriere multiple pervisione dell’impianto; Le sostanze radioattive che si generano dalla reazione di fissione restano in massima parte confinate all’interno della matrice ceramica che costituisce il combustibile. Una parte dei gas di fissione si raccoglie nel plenum superiore delle barrette un grande pannello grafico di su una workstation grafica per il re- sponsabile di turno e il responsabile della sicurezza; una workstation grafica aggiuntiva per il monitoraggio dei sistemi ausiliari. 23 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 di combustibile, che in tal modo rappresentano la prima barriera che si oppone alla fuoriuscita di radioattività. Una seconda barriera è costituita dal circuito primario, interamente realizzato con componenti in acciaio di forte spessore, all’interno del quale è trattenuta la radioattività rilasciata da un eventuale cedimento delle barrette di combustibile. La terza barriera (che nel caso dell’impianto EPR è doppia) è costituita dall’edificio di contenimento, all’interno del quale sono trattenute le sostanze eventualmente sfuggite alle prime due barriere. Per garantire il contenimento della radioattività all’interno dell’impianto è sufficiente che funzioni anche una sola delle tre barriere . La difesa in profondità L’applicazione del concetto di difesa in profondità consiste nel garantire l’integrità delle barriere attraverso l’identificazione delle cause di cedimento e l’adozione di opportune salvaguardie intervenendo su più livelli. Il primo livello comprende la pro- gettazione in sicurezza, la preparazione delle risorse umane, la diligenza operativa finalizzate a prevenire le cause di guasto sulla base delle migliori metodiche e tecnologie disponibili e soprattutto sulla base dell’esperienza . Il secondo livello riguarda l’adozione di sistemi di sorveglianza idonei ad evidenziare tempestivamente ogni anomalia che possa portare ad un allontanamento dalle condizioni operative normali, al fine di anticipare possibili guasti o di individuarli tempestivamente. Il terzo livello riguarda l’adozione delle soluzioni impiantistiche e delle azioni più idonee per mitigare le conseguenze di eventuali guasti e per prevenire l’instaurarsi di condizioni di pericolo; del terzo livello fa parte l’adozione di 24 QUADERNO AIN n. 3 sistemi ridondanti e indipendenti in grado di assicurare lo spegnimento sicuro del reattore in ogni condizione di funzionamento dell’impianto, con preferenza per i sistemi passivi, ovvero in grado di intervenire spontaneamente all’occorrenza. Il livello successivo della filosofia di difesa in profondità è quello al quale appartengono le salvaguardie impiantistiche e le metodiche di intervento in grado di controllare anche gli effetti di un incidente severo causato dall’improbabile superamento dei livelli precedenti. L’analisi di sicurezza Accanto all’adozione dei principi precedentemente descritti, che fanno parte delle metodiche di gestione deterministica della sicurezza, la progettazione del reattore EPR è stata accompagnata da un’approfondita analisi probabilistica di sicurezza, consistente nell’individuazione e nel calcolo della probabilità delle sequenze di guasti in grado di portare alla fusione del nocciolo e al rilascio di radioattività all’esterno dell’impianto. L’analisi probabilistica condotta sull’impianto EPR costituisce, per l’ampiezza della scala di analisi adottata, un unicum a livello mondiale. L’IMPIANTO EPR E LA SICUREZZA NUCLEARE La centrale EPR è progettata e realizzata in applicazione delle specifiche di sicurezza nucleare imposte dalle Autorità di controllo francese e tedesca e sulla base dell’esperienza progettuale, costruttiva e di esercizio accumulata nei 96 reattori precedentemente costruiti da Framatome e Siemens. Queste specifiche si traducono nell’applicazione avanzata del concetto di difesa in profondità attraverso un sensibile miglioramento della QUADERNO AIN n. 3 funzionalità dei sistemi di protezione finalizzati ad impedire la fusione del nocciolo; l’adozione di salvaguardie aggiuntive per controllare anche le conseguenze di un incidente di fusione del nocciolo. Gli accorgimenti progettuali adottati rendono di fatto infinitesima la probabilità di fusione del nocciolo, che si colloca già a livelli estremamente bassi nei reattori attualmente in esercizio. L’analisi di sicurezza applicata all’impianto EPR fornisce infatti per la probabilità di fusione del nocciolo i seguenti valori: 1 su 100.000 (10-5) per reattore- anno per tutti i tipi di guasto e di rischio, conformemente agli obiettivi fissati per i nuovi reattori dall’International Nuclear Safety Advisory Group (INSAG) nel Rapporto INSAG 3 dell’ONUIAEA; minore di 1 su 1.000.000 (10-6) per reattore-anno per eventi originati all’interno dell’impianto (10 volte inferiore al valore tipico dei reattori attualmente in esercizio); minore di 1 su 10.000.000 (10-7) per reattore-anno per le sequenze associate alla perdita della funzione di contenimento della radioattività. Sistemi di salvaguardia Il dimensionamento e la collocazione dei sistemi di salvaguardia sono tali da minimizzare i rischi associati ad eventi esterni quali terremoto, alluvione, incendio e caduta d’aereo. I sistemi sono infatti progettati sulla base di un principio di ridondanza quadrupla, sia per quanto riguarda i sistemi elettromeccanici sia per quanto riguarda la strumentazione e i sistemi di controllo. Ciò significa che ogni sistema è costituito da quattro sottosistemi (o “treni”) ciascuno dei quali è in grado da solo di svolgere la funzione dell’intero sistema. I quattro sottosistemi sono inol- 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 tre fisicamente separati e allocati in quattro aree indipendenti degli edifici di salvaguardia. Protezione dagli eventi esterni L’edificio reattore, l’edificio del combustibile e due dei quattro edifici di salvaguardia sono ulteriormente protetti dagli eventi esterni mediante l’adozione di accorgimenti di tipo strutturale. L’edificio reattore è costituito da due strutture cilindriche concentriche tra loro indipendenti, aventi ciascuna uno spessore di 1,3 metri. Il contenitore interno è rivestito internamente con un liner in acciaio avente 6 mm di spessore. Il contenitore esterno è in grado di resistere all’impatto di un aereo militare o di un grande aereo di linea. L’adozione di una doppia parete di protezione è estesa anche all’edificio del combustibile e a due dei quattro edifici di salvaguardia, che ospitano tra l’altro la sala controllo principale e la sala controllo di riserva per lo spegnimento sicuro del reattore. I due edifici di salvaguardia non protetti da doppia parete sono collocati in posizione opposta su due lati dell’edificio reattore, che li protegge da danneggiamenti simultanei. Grazie a questi accorgimenti, almeno tre dei quattro edifici di salvaguardia sono in grado di sopravvivere anche all’impatto di un aero di linea sull’impianto. Rottura di tubazioni Le caratteristiche progettuali e realizzative del circuito primario, e in particolare la scelta di realizzare le tubazioni in metallo forgiato, elimina in pratica il rischio di rottura delle grandi tubazioni e consente di individuare immediatamente eventuali perdite. La rottura dei tubi nel generatore di vapore è un incidente che comporta il trasferimento di acqua radioattiva dal circuito primario al circuito secondario. In tal caso la riduzione di pressione che si verifica nel circuito 25 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 primario determina, quando la pressione si abbassa oltre una determinata soglia, l’intervento automatico del sistema di sicurezza che inietta acqua direttamente nel vessel. La scelta operata nell’impianto EPR di fissare la pressione di intervento del sistema di iniezione a media pressione a un valore inferiore alla pressione di esercizio del secondario impedisce che, in caso di intervento del sistema, il generatore di vapore si riempia d’acqua. Ciò consente di evitare il rilascio di effluenti liquidi e riduce il rischio che una delle valvole di protezione del circuito secondario si blocchi in posizione aperta. Raffreddamento di sicurezza del nocciolo Il sistema di raffreddamento di sicurezza del reattore EPR si avvale di una configurazione semplificata rispetto a quella tradizionale, finalizzata a minimizzare i cambiamenti di configurazione del sistema nelle diverse fasi di intervento. Nella prima fase di intervento il sistema di iniezione di sicurezza inietta acqua nel primario attraverso il ramo freddo di ciascun loop (tratto compreso fra la pompa e il vessel). In una seconda fase l’iniezione di acqua avviene sia sul ramo freddo che sul ramo caldo (tra il vessel e il generatore di vapore). Le pompe del sistema di raffreddamento di sicurezza pescano in una grande riserva d’acqua collocata nella parte inferiore dell’edificio reattore. Si è quindi eliminata la necessità di commutare il funzionamento del sistema dalla fase di “iniezione diretta” alla fase di “ricircolo”. Il sistema di iniezione di sicurezza a bassa pressione è dotato di scambiatori di calore in grado di garantire da soli il raffreddamento del nocciolo. L’interfaccia uomo-macchina La sala controllo dell’impianto EPR è completamente computerizzata ed è stata sviluppata sulla base 26 QUADERNO AIN n. 3 dell’esperienza operativa accumulata sui reattori N4. La qualità, l’ampiezza e la rilevanza delle informazioni disponibili in tempo reale agli operatori circa lo stato dell’impianto consentono di massimizzare l’affidabilità dei loro interventi. Nell’impianto EPR tutte le azioni richieste nel breve e medio termine per contrastare una situazione anomala sono automatizzate. L’intervento degli operatori non è richiesto prima di 30 minuti per le azioni attivate dalla sala controllo e prima di un’ora per le azioni attivate localmente nell’impianto. L’aumento del volume dei componenti principali (vessel, generatori di vapore, pressurizzatore) conferisce all’impianto una maggiore inerzia che consente agli operatori di disporre di periodi di tempo più prolungati per avviare le prime azioni. LA RISPOSTA AGLI INCIDENTI SEVERI In attuazione dei criteri adottati a partire dal 1993 dalle autorità di sicurezza francese e tedesca per i nuovi modelli di reattore, il reattore EPR è dotato di sistemi atti a minimizzare le conseguenze esterne all’impianto degli incidenti più severi, ancorché altamente improbabili, come la fusione completa del nocciolo e la sua completa fuoriuscita dal vessel. Il progetto del reattore è concepito in modo tale da evitare le situazioni che, in caso di incidente severo, possono portare al rilascio di importanti quantitativi di radioattività, come ad esempio la fusione del nocciolo ad alta pressione, interazioni ad alta energia fra il nocciolo fuso e l’acqua, le esplosioni di idrogeno nel contenimento e il by-pass del contenimento. Sono state inoltre adottate particolari soluzioni impiantistiche per assicurare l’integrità del contenimento anche in caso di fusione a bassa pressione seguita dalla colata del QUADERNO AIN n. 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 L’impianto EPR è dotato di un sistema progettato per contenere all’interno dell’impianto anche le conseguenze di una fusione del nocciolo con fuoriuscita del corium fondente dal vessel. nocciolo fuso (corium) al di fuori del vessel. Queste soluzioni consentono di trattenere e raffreddare il corium all’interno del contenimento. Fusione ad alta pressione In aggiunta all’usuale sistema di depressurizzazione del reattore, l’EPR è equipaggiato con valvole dedicate, finalizzate ad impedire la fusione del nocciolo ad alta pressione in caso di incidente severo. Le valvole sono in grado di assicurare la depressurizzazione rapida del reattore anche in caso di guasto delle linee di sfioro che fanno capo al pressurizzatore. Controllate dagli operatori, le valvole di depressurizzazione di emergenza sono progettate per mantenersi in posizione aperta dopo l’attuazione. La loro portata consente di depressurizzare rapidamente il primario fino alla pressione di pochi bar, eliminando ogni rischio di pressurizzazione del contenimento per rottura del vessel. Interazioni ad alta energia corium-acqua La resistenza meccanica del vessel è sufficiente ad escludere la possibilità che esso possa danneggiarsi per effetto di qualsiasi interazione, anche ad alta energia, fra il corium e l’acqua contenuta nel primario. Le parti del contenimento che possono essere interessate da un evento di fusione seguito dalla colata del corium all’esterno del vessel (in particolare il pozzo del reattore e la zona di raccolta del corium) sono prive d’acqua in condizioni di normale esercizio. Qualora l’evento di fusione del nocciolo e di colata del corium si verifichi, il corium (già parzialmente raffreddato) è incanalato e raccolto in una apposita zona (“core catcher”) costituita da una grande vasca dotata di un’intercapedine raffreddata. In tal modo è possibile raffreddare il corium senza che l’acqua entri direttamente in contatto con esso. Esplosioni di idrogeno In caso di incidente severo esiste la possibilità che la reazione ad alta temperatura fra l’acqua e le guaine in lega di zirconio delle barrette di combustibile e la successiva reazione fra il corium e il calcestruzzo pos- 27 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Centrale EPR. Sistema di raffreddamento del corium fondente e dell’atmosfera del contenimento. sa sviluppare idrogeno gassoso. Il contatto fra l’idrogeno così prodotto e l’ossigeno normalmente presente nel contenimento può produrre una reazione di combustione violenta. Pur essendo il contenitore interno dell’edificio reattore progettato per resistere alla pressione originata dalla reazione, nello spazio interno alla struttura sono presenti ricombinatori catalitici in grado di mantenere la percentuale di idrogeno nell’atmosfera interna al di sotto del 10%, evitando in tal modo ogni rischio di detonazione. In queste condizioni, anche assumendo che avvenga una deflagrazione di idrogeno, la pressione nel contenimento non supera i 5,5 bar. Raffreddamento del corium La parte inferiore del pozzo del reattore è conformata in modo da favorire la raccolta del corium fondente e il suo trasferimento alla vasca di raccolta e raffreddamento. L’intera 28 QUADERNO AIN n. 3 struttura è rivestita con uno strato di calcestruzzo sacrificale protetto da uno strato in materiale refrattario. La vasca di raccolta e raffreddamento del corium è costituita da una struttura metallica percorsa da canali di raffreddamento e protetta da uno strato di calcestruzzo sacrificale, e ha lo scopo di consentire il raffreddamento del corium. La funzione di r a ff r e ddam en to è a gevo l a t a dall’ampia superficie della vasca (170 m2). Il trasferimento del corium dal pozzo del reattore alla vasca di raccolta avviene spontaneamente in seguito alla fusione di un diaframma in acciaio. Anche il flusso dell’acqua di raffreddamento nell’intercapedine della vasca è attivato da meccanismi passivi. Dopo l’attivazione del sistema, il raffreddamento del corium avviene per evaporazione dell’acqua, che continua ad essere alimentata alla vasca per gravità. Il sistema di raffreddamento passivo QUADERNO AIN n. 3 è in grado di stabilizzare il corium in poche ore e di solidificarlo in pochi giorni. Raffreddamento del contenimento In caso di incidente severo l’integrità e la tenuta del contenimento sono assicurate dalla presenza di sistemi in grado di limitare la pressione interna attraverso l’asportazione del c a l or e r il as c iat o n e l cor s o dell’incidente. L’atmosfera interna è raffreddata per mezzo di un doppio sistema di spruzzamento che inietta acqua nella parte alta del contenitore, estrae l’acqua della piscina interna e la raffredda per mezzo di scambiatori di calore dedicati. Tenendo conto dell’elevato volume interno del contenitore (80.000 m3) il tempo a disposizione degli operatori per attivare questo sistema è di almeno 12 ore. Una seconda modalità di funzionamento del sistema consente di iniettare acqua direttamente nella vasca di raccolta e raffreddamento del corium. Controllo delle perdite del contenimento Nel caso di incidente severo con fuoriuscita di radioattività da vessel, la fuoriuscita di radioattività dal contenimento è impedita dal liner metallico dello spessore di 6 mm che riveste interamente la superficie interna del primo contenitore e dalla presenza di valvole di isolamento ridondanti e di sistemi di ripresa delle perdite su tutte le penetrazioni del primo contenitore. L’architettura degli edifici circostanti e il sistema di sigillatura delle penetrazioni escludono il verificarsi di rilasci di radioattività dal primo contenitore all’ambiente esterno. L’intercapedine esistente fra il primo e il secondo contenitore è mantenuta in leggera depressione rispetto all’ambiente esterno con sistemi passivi, e ciò consente di trattenere 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 nell’intercapedine eventuali perdite. L’atmosfera dell’intercapedine è ventilata e filtrata prima dello scarico nell’atmosfera. COSTRUZIONE, ESERCIZIO E MANUTENZIONE Le caratteristiche progettuali e costruttive della centrale EPR beneficiano delle esperienze condotte nella realizzazione dei programmi nucleari francese e tedesco e del processo di continuo miglioramento delle metodologie implementato da Framatome attraverso le proprie realizzazioni in tutto il mondo. L’ottimizzazione delle tecniche e delle metodologie di costruzione, installazione e collaudo consente di realizzare la centrale EPR in un periodo di 60 mesi a partire dall’attivazione del contratto e in circa 48 mesi dalla prima gettata di calcestruzzo. Costruzione Le metodologie adottate nella realizzazione della centrale si fondano su tre principi fondamentali: la minimizzazione delle interazioni fra la realizzazione delle opere civili e l’installazione dei componenti elettromeccanici, l’ampio uso delle tecniche di modularizzazione e la massimizzazione del ricorso alla prefabbricazione dei componenti. La metodologia di costruzione è articolata per livelli o gruppi di livelli: mentre si completa l’installazione dei componenti al livello N si completa la costruzione al livello N+1 e si avvia la costruzione dei livelli N+2 e N+3 in parallelo. Questa metodologia si applica sistematicamente a ciascuno degli edifici che compongono la centrale, ad eccezione dell’edificio reattore. Le tecniche di modularizzazione, laddove vantaggiosamente applicabili, consentono di standardizzare il progetto e di ottimizzare le attività di committenza e la schedulazione temporale dei lavori. 29 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 QUADERNO AIN n. 3 Simulazione al computer del layout generale della centrale EPR in corso di costruzione a Olkiluoto (Finlandia). La modularizzazione è applicata in particolare alla realizzazione delle opere civili dell’edificio reattore, come ad esempio il pozzo del reattore, le strutture interne dell’edificio di contenimento, le strutture e le piscine dell’edificio combustibile. La prefabbricazione delle tubazioni e dei supporti consente di ridurre al minimo le fasi di lavorazione e di montaggio in sito, in particolare per quanto riguarda le saldature. Si conseguono in tal modo risultati qualitativi migliori a fronte di significativi risparmi in termini di ore di lavoro. La fase di collaudo delle strutture e dei sistemi meccanici si svolge in parallelo all’ultima fase di costruzione, con l’intervento diretto dei team di collaudo in cantiere . Il collaudo della strumentazione e dei sistemi di regolazione e controllo avviene in sede centralizzata, attraverso quadri dedicati e interconnessi che consentono di verificare in modo approfondito la funzionalità dei sistemi in tempi ridotti rispetto a un intervento di tipo puntuale nelle diverse zone dell’impianto. 30 Esercizio e manutenzione La centrale EPR è progettata per garantire una disponibilità pari al 92% per una vita tecnica di 60 anni. Questo obiettivo si raggiunge grazie all’ac-corciamento dei periodi di messa fuori servizio per le operazioni di carico e scarico del combustibile, che possono essere completate in soli 12 giorni, che salgono a 16 giorni nel caso in cui assieme alle operazioni di carico e scarico si svolgano operazioni di manutenzione programmata. I periodi di fuori servizio per la manutenzione programmata nell’edificio turbina, le prove di tenuta del contenimento e le ispezioni dei componenti principali sono previsti ogni dieci anni e con una durata di 38 giorni. L’elevata affidabilità e la ridondanza dei sistemi di sicurezza riduce al 2% l’indisponibilità dell’impianto dovuta a fuori servizio non programmati. Le caratteristiche costruttive dell’impianto consentono lo svolgimento della maggior parte degli in- QUADERNO AIN n. 3 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA n. 4-2009 Valutazione dei costi di produzione dell’energia elettrica da diverse fonti in Finlandia. Il costo del nucleare si riferisce alla centrale EPR in corso di realizzazione a Olkiluoto (Lappenranta University of Technology, 2003). terventi di manutenzione preventiva con il reattore in servizio. Anche l’accesso all’edificio reattore è consentito in condizioni radioprotezionistiche standard con il reattore in esercizio. Manovrabilità Contrariamente a quanto tradizionalmente si pensa delle centrali nucleari, che sono ritenute impianti che devono funzionare costantemente alla potenza nominale, la centrale EPR è in grado di operare a potenze comprese fra il 20 e il 100% della potenza nominale in modo completamente automatizzato, ed è pertanto in grado di inseguire le variazioni del carico e le esigenze operative della rete entro ampi margini. dei componenti e l’otti-mizzazione delle schermature riducono ulteriormente l’esposizione degli operatori. Le valutazioni radioprotezionistiche quantificano in meno di 0,4 Sievertuomo per reattore e per anno la dose collettiva che interessa il personale di manutenzione, che risulta in tal modo più che dimezzata rispetto alla dose media di 1 Sievert-uomo per reattore e per anno rilevata dall’OCSE con riferimento agli impianti di tecnologia occidentale attualmente in esercizio nel mondo. Radioprotezione La scelta di materiali a basso tenore di cobalto per il circuito primario e per gli internals del vessel e il trattamento spinto dell’acqua di ciclo minimizzano il trasporto in ciclo di prodotti di corrosione attivati e riduce conseguentemente le dosi cui sono esposti gli addetti alla manutenzione dell’impianto. L’attenzione dedicata in sede di progetto al layout 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA Rivista di informazione scientifica ed economica Quaderno n. 3 dell’Associazione Italiana Nucleare allegato alla rivista 21mo SECOLO SCIENZA E TECNOLOGIA - Anno 20 - numero 4 - settembre 2009 Registrazione Tribunale di Roma N. 656 del 9 novembre 1990 Editore: 21mo SECOLO s.r.l. - via L. Di Breme, 18 - 20156 Milano Tel. 02 33408361 / 02 38000534 E-mail: [email protected] - Internet: www.21mosecolo.it Associazione Italiana Nucleare - Corso Vittorio Emanuele II, 244 - 00186 Roma E-mail: [email protected] - Internet: www.assonucleare.it 31