governo della rinascita
Transcript
governo della rinascita
MARIO CHIOSI ‘O CANTASTORIE ‘A RINASCITA Editrice L’INFINITO NAPOLI Luglio 2008 PRESENTAZIONE Mario Chiosi ha scoperto alle soglie della sua anzianità la seconda giovinezza mentale, dopo un’esperienza patologica, che lo ha condotto prima all’al di là e poi il ritorno all’al di qua, con un poetico rigagnolo, che nel suo dialetto riporta scene quotidiane e nella madre lingua bacchetta i politici, non all’altezza del compito. Il nostro poeta usa una scrittura prevalentemente fonetica, altri invece si limitano ai soli segni di sincope e di apocope, ormai consacrati dall’uso e da tutti adattati. Se lo scritto di Mario avrà forza terapeutica, mi auguro che gli anziani, e non solo, Lo eleggano a modello di vita. Nunzia Marino Si dice che, sul punto di varcare l’ultima soglia, un uomo rivede, come in una sequenza filmica, tutta la propria vita: forse per un estremo, urgente esame di coscienza che provochi il pentimento, tale da consentire il perdono di Dio? Mario Chiosi fu dunque sul punto di varcare la soglia, quando un’Arcana Volontà lo arrestò sul limitare, rinviandolo tra gli uomini. Non impunemente si getta uno sguardo sull’aldilà. Chiosi ritornò fra gli uomini, ma qualcosa era mutato. Per dire questo mutamento si fece scrittore e poeta, o meglio “cantastorie”. Dallo sguardo sull’abisso zampillarono, come da fonte inesausta, le immagini di un’esistenza, riscattate dalla concretezza della quotidiana contingenza, per elevarsi a valore universale, in modo che il ricordo del passato divenga monito accattivante per il futuro. ITALO SARCONE PREGHIERA DI UN PECCATORE O Dio, o Dio mio, chi sono io, che ad ogni ostacolo contro di te mi adiro? Eppure tu mi hai dato L’alito, il sospiro, la vita. Io so che0 tu mi vuoi bene, che forse sono una pecorella Tante volte sono caduto Ma con una rinascita sorprendente. Aiutami a comprendere Quanto tu vuoi ed io sarò felice. E tu, Maria, che un giorno Hai versato sulle mie spalle Di morente un fascio di luce, dei colori del tuo manto ed io in terra sono tornato beato, ma dopo la dipartita della mia compagna, sono ricaduto nel baratro dei peccatori. Più volte ho chiesto il tuo soccorso, che mi è giunto, ma purtroppo, sono un mortale e, come tale, debole. Aiutami! LA GELOSIA Si pensa che la gelosia Sia un male sporadico Mentre è un male endemico. Si, endemico, perché Il novanta per cento è geloso. Si può essere gelosi della moglie, gelosi del collega di lavoro, gelosi della posizione dell’amico, gelosi della salute degli altri, gelosi dei figli degli altri, delle marachelle degli altri, della vita spensierata degli altri. La gelosia è infinita Perché fa parte di ogni gesto Di noi umani. Siate meno gelosi e più altruisti, vivrete più sereni con i simili. RUSINELLA Rusinè, te si scetata ‘e matina, e te si affacciata ‘o balcone, aspettanne a Luigino, ca passa c’’o cavallo e ‘o traino, cefulianne e bacchettanne pe se fa sentì a te pe sta via. Luigino nun sape ca tu ‘o vuò bbene E ca muore ‘e passione pe isso. Rusinè, Luigino è ‘nu bello guaglione, onesto, faticatore, è nnammurato ‘e te. Sulo s’hadda dichiarà cu papà E ‘o matrimonio è fatto ggià. Tu aspiette pe ffa pruvà e cunfiette E t’ammuccà dint’o lietto. AMORE PERDUTO O mia Lucia, un giorno, maledetto giorno, per un crudele male sei volata in cielo. Quel giorno è impresso in me. Tu sarai sempre al mio fianco. Guidandomi anche dall’al di là. E’ impossibile dimenticarti: sarai sempre presente in me, ricordandomi il bel tempo, che fu, beandomi della tua purezza. Io sempre nel cuore ti serberò Rivangando nel nostro mondo che fu. PREGHIERA Mario, se tu conoscessi il mistero del cielo dove io vivo: orizzonti senza fine, luce che tutto investe e penetra, non piangeresti! E’ rimasto in me un immenso amore per te. Sono assorbita dall’incanto di Dio, nella sua sconfinata bellezza. Gli eventi di un tempo sono inezie al confronto. Dissetati alla fonte eterna E pensa al giorno, che saremo riuniti Sulla volta celeste per sempre. ‘A FEMMENA Come sono belle le stelle Comme so bbelle’e rrose Ma ‘a femmina è cchiù bbella Quanno te guarda e te fa ‘nu sentimento tu ‘a tiene mente pe capì che ttene dint’o core ardente. PRIMAVERA Rammento le mie primavere, fiorite, odorose, assolate, ventilate. Mare spumoso, azzurro, invitante. Prati con distese di papaveri, i sempre verdi succosi limoni. Una quiete nell’aria, di pace, di armonia, in sintonia con la natura, un cinguettio festoso, un volo di farfalle. Acqua chiara, pura, fresca, zampillante Di antiche fontane distrutte. Limonate con acqua ferrata, oggi vietata. Passeggiate isolate, oggi affollate. Oggi è tutto un caos, per una vita creduta migliore. Persi i sapori e i profumi d’un tempo È rimasto egoismo, arrivismo e stress. Questa è la ricetta: troppo tardi per meditare. LA LUSINGA La lusinga è sempre il contrario della realtà. Tu ami e ricevi contrarietà, Ti credi bello, mentre sei brutto, Ti credi giovane, ma sei vecchio, Credendoti sano, sei malato. ti reputi intellettuale, ma sei cretino. Ti credi don Giovanni, ma non incanti. . . . Tutto ciò che pensi è fumo e non arrosto. La vita è filosofia. Bisogna prenderla come viene: . Si pensa che i ricchi siano felici, Ma la loro felicità è solo contare denaro E la maggiore parte di essi deve saltare il piacere della tavola per i malanni . Di cui sono afflitti. Come vedi, la vita è una bilancia, Tutto è dosato, secondo le predisposizioni che la vita ti dà. FOLATE LONTANE Le folate sono ricordi della mia infanzia. Ricordo il Petraio, dove sono nato, San Martino, la campagna Sono vecchio, il mio tempo lo dedico in parte ai telefoni, mio primo lavoro ed in parte alla poesia. Ricordo la campagna dei Varriale, dove ogni mattina e sera mi recavo a prelevare latte caldo e fumante per la mungitura eseguita a vista. Correvo per le tortuose scale, che dal Petraio portano lungo il Corso, San Carlo alle Mortelle, Via Egiziaca per arrivare in Piazza del Plebiscito e assistere al cambio della guardia a Palazzo Reale. Tempi sereni, spensierati. Oggi tutto è diverso: abbiamo la Televisione, il telefono, il computer, la macchina, la lavatrice, il frizer, i condizionatori d’aria. Ma purtroppo siamo condizionati da questa vita irrequieta, che non fa per me. L’OPPORTUNITA’ Sono felice d’essere nato nella città di Napoli, decantata e denigrata. Città piena di contraddizioni, forse per questo è piacevole starci. Io, napoletano verace, non la lascerei neppure se mi offrissero di vivere in altro luogo con più agiatezza. Io sono figlio di questa terra, di questo paradiso. Ogni giorno vedo il sole albeggiare, con i suoi riflessi dorati posarsi sulle onde schiumose del mare. La sera assisto ad un tramonto paradisiaco, il sole scende e si nasconde dietro al promontorio di Posillipo, creando un rosso fuoco, che si spande per tutto il golfo, illuminando la penisola sorrentina, Capri, Ischia e Procida, le tre isole, perle del golfo di Napoli. Napoli è e sarà sempre un palcoscenico a cielo aperto. I retroscena, la male governabilità, il sindaco e il governatore della Regione sperperano denaro pubblico, esempio i cumuli di spazzatura, che intralciano il cammino cittadino. Questi personaggi loschi sono incollati alle loro poltrone e politicamente non danno spazio ad altri, più capaci di loro. Io di anni ne conto molti, ho vissuto il Fascismo, l’attuale Repubblica, mi sono erudito sulla storia di Napoli, dei Borboni e sono giunto al punto di rimpiangere il passato, di fasti e serenità. RICORDI Ti ricordo con tenerezza e nostalgia: tu sei in me come una sbiadita fotografia. I tuoi occhi neri e lucenti, esplorano ancora nel mio animo, pensoso di te. Avrei voluto vivere, solo per te, ma il destino non è stato nostro alleato. Io avrei voluto che tu fossi vissuta insieme con me fino alla fine dei nostri giorni. Aspettami che io verrò! LA MOGLIE Venuta da lontano, per caso l’incontrai, a prima vista mi innamorai, un cammino iniziammo, con difficoltà burocratiche. Essendo lei ucraina, occorreva un permesso di soggiorno difficile da ottenere. Io promisi di aiutarla fino a raggiungere lo scopo di avere il soggiorno. Lei era giovane e bella, io vecchio e malandato. L’ho sposata e tutto si è appagato, italiana è diventata, io sono ringiovanito con la sua buona compagnia. RADICI Nato in questa città, splendore per l’umanità, con storia in quantità, io mi trovo bene e resto qua con serenità, a dispetto dei maldicenti, che la denigrano a più non posso. Tutto ciò è palese, ‘O COMPLEANNO Aier’è stata ‘a ricorrenza D’’a nascita mia: quanta ggente ‘a casa mia. Attuorn’a tavula, figlie, jennere* e nnepute, pariente ‘e ccunuscenti, e tant’ata bella ggente Io me so ‘ntiso ‘n’emozione Pe cchesta festa; muglierema ca vene dall’Est, ha priparato ‘nu pranzo napulitano e ucraino: ‘a tavula chiena ‘e pietanze, ‘o profumo ‘j ‘e culure te ‘mbrogliano ‘a vista. E ‘nu vino genuino Culore rubino, c’ha purtato uno d’’e jennere mie. ‘Nzomma è stata ‘na bella festa, ‘a fine ‘e tutto, avimme brindato, cu ‘nu sciampagna ca tenevo astipato ‘a tantu tiempo. *jennere: generi ‘A TRASFORMAZIONE OVVERO ‘O ‘NCAZZAMIENTO So’ ttanti anne ca jucamme ‘a ccarta. È ‘nu quintetto ca nun s’è mai capito. e so cchiù ‘e strille ca ‘e ghiucate Mo’ simmo ‘nu quartetto perché i nordisti sono gelosi del patrimonio naturale, che Dio ci ha donato. E ‘a situazione nun è cagnata . Certo simme ggente d’età Ca stamme cchiù a llà che a ccà Eppure nun ce putimmo suppurtà Chi ‘a conta cotta, e chi cruda. Ognuno joca a mmodo suio. Po’ nun ve dico ‘e ‘ncazzature Ca nun mancano mai. Forze p’’o lavoro fatto da comandante o da sottomesso. ‘A ttavulino sti ccose se notano. Ce sta ‘o professore ca se ‘ncazza P’’a situazione politica ‘O maresciallo se fa ‘e cazzille suie ma ogni tanto mena ‘a petrella e annasconne ‘a manella. Ce sto io cu raggione Addevento furesto, comme ‘nu lione. Oggi ce avimma calmà si vulimme campà. Chesta è ‘a ricetta, affettuosamente. L’INVENZIONE Io credo che nel tempo, l’invenzione più cara sia stata la penna e il calamaio. Vedo seduti ad un tavolino, coloro che hanno immortalato su di un foglio versi tanto cari agli uomini. I musici del tempo, tracciando su un rigo del pentagramma crome, biscrome, chiavi di violino hanno creato belle melodie. E pensare che i parolieri di un tempo erano sarti, calzolai, guantai, salvo eccezioni di sommi poeti. Costoro con la loro semplicità e le parole che scaturivano dal cuore hanno lasciato tanta cultura del bello. LA MENTE Se sei vecchio, ma Dio la mente ti ha ben conservata, è il momento di scrivere i momenti MALINCUNIA Tutt’e mumente d’’a vita mia Me piglia sempe ‘na malinconia Penzanne quanno stive cu me, ammore mio. E mo’ ca m’he lassato ‘mparaviso si turnata senza me. ‘O paraviso mio ire tu, ma dint’a ‘nu mumento nun è rimaste niente cchiù. salienti del tuo cammino, per far conoscere ai giovani cos’è il dono della vita. TIEMPE PASSATE Se dice ca ‘o ppassato è ppassato, ma io ca so vecchio, ‘o penza assaie, pecchè ‘o ppassato è ‘a vita mia e me fa ricurdà ‘o ggià semmenato. Penzanno ‘o ppassato, me arricorde ‘e tiempe belli, ero guaglione ‘e salute, nun me faceva paura niente e sfidava pure ‘a natura. ‘O mare era ‘a passione mia ce passavo ’a jurnata a summuzzà, e fra calate e calatelle truvav‘e nnenne bbelle. Mo’, tutto me fa paura, nun c’è secutorio d’’a gioventù. Io penzo ca ci avimmo scurdà ’o ppresente, ca ce leva ‘a copp’a terra E nun ce sta né viecchio, né presente. ‘A RITIRATA Aiere, mentre me ritiravo Venenne ‘a Marechiaro, pe’ ghì a Secondigliano puteveno essere ll’ otto ‘e sera, me fermaie ‘e botte. Aizaie ‘a capa e vedette ‘o firmamento. Era chiaro e lucente, ‘a luna se specchiava ‘ncopp’o mare calmo, ‘na stella luceva cchiù ‘e ll’ate. Me ‘ncantaie ‘a guardarla, doppe ripigliaie ‘o cammino. E cammenanno, cammenanno Penzaie: Luciella mia me fa luce, e compagnia, mente cammino p’’a via. ‘O VAVO M’allicordo d’’o nonno, ‘o vavo mio, ca ‘a dummeneca me purtava a cchiesa. Era santariello assaie. A ffine ‘e messa, ‘o chiosco ‘e Starace, ca venneva latte e latticini, m’accattava ‘o coppette c’’a panna. E io allero ‘o devo ‘a manella e accumminciavo ‘a cammenà vicino ‘o mare, e guardavo ‘ncantato ‘e piscature, ch’’e facce scavate d’’o mare e bruciate d’’o sole, ‘nterr’a rena, ca cuseveno ‘e rrete. . . Sti ricordi me so rimasti ‘a mmente Comme ‘na fotografia ‘e chilli tiempo ‘e felicità. IL CONTADINO Il gallo annuncia col suo chicchirichì una nuova alba. Le prime luci del paese si accendono con silenzio e rispetto; i contadini preparano i loro carri per recarsi nelle campagne. Per le vie si vedono colonne di carri, trainati da buoi; ogni carro ha il suo cane, che percorre la via tra i buoi. E’ tutto ritmato tra il cigolio delle ruote del carro e il parlottare degli occupanti. Uomini veri, non apprezzati, mentre essi sono la vera risorsa umana. L’APOCALISSE Venne il vento, venne la tempesta, il cielo divenne rosso vermiglio e si rifletteva sulle onde del mare. Il fuoco incandescente scendeva dal pendio della montagna, incenerendo tutto ciò che incontrava. Gli animali, come gli umani, impazzivano, cercando inutile riparo. La furia incandescente, dopo la cieca corsa, si riversava in un mare schiumoso, che ribolliva: era l’apocalisse. Dopo, improvvisamente, tutto si chetò. I rilievi furono catastrofici, ma nacque il Vesuvio sul panorama, dopo il monte Somma. RITORNO La primavera alle porte, le prime rondini si presentano come impazzite, cercando il nido dell’anno precedente per poter dare nuove vite, NASCITA E MORTE Si viene alla luce con i primi vagiti, succhiando dal petto l’alimento materno, che un giorno ti renderà grande e indipendente e correrai tra la gente per conoscere e sapere. La scuola ti formerà in un contesto di attualità, avanti andrai, GRATITUDINE O madre natura, o morte, quel dì non mi hai voluto. Io mi presentai al tuo cospetto, con rispetto. E tu forse, magnanima, Iddio che rinnoveranno la specie, per poi ripartire per terre lontane dove svernare. una compagna sceglierai e altre vite al mondo metterai con operosità e dignità. Mentre tu passi al declino irreversibile dell’avanzata età, che alla morte ti porterà: questa è la crudele realtà. interrogasti e col suo assenso in terra mi rimandasti. Io memore dell’accaduto in eterno te ne sarò grato. L’INCUBO LIBERTA’ Stanotte nel sogno, mentre il tuo volto ammiravo, si è dissolto, trasformato: non eri più tu. Un’altra sembianza si è presentata, ma per me eri sempre tu, perché era fatta di te. Libertà di spazio, di pensiero, d’immensità. Domenica sullo scafo il mare m’accolse. La vela si gonfiava con le folate del grecale, fra le onde increspate, che di un odore balsamico di iodio e salsedine. Una pace, un rilassamento per quel momento di vera solitaria libertà. IL PROGRESSO Dai tempi dei tempi si è detto che il progresso è regresso. Purtroppo l’abbiamo constatato sulla nostra pelle. Eravamo un popolo di contadini, felici del lavoro dei campi, felici di comunicare con madre terra, arandola, seminandola, che alla fine ci dava prodotti profumati. Un giorno, lontano giorno, si pensò al piano industriale, globale: iniziarono gli anni del boom economico, ma contemporaneamente iniziò il declino della qualità di vita, soprattutto mentale e fisica. Le ciminiere s’innalzavano come funghi, lo smog invadeva le città, impestando l’aria, una volta così balsamica. Iniziarono gli inquinamenti dei mari, delle falde acquifere, danneggiando seriamente il sistema ecologico. Non abbiamo più le stagioni, che erano il barometro della vita; oggi l’inverno è primavera, primavera inverno. Poi dalla scena terrena sono scomparse o stanno per scomparire molte creature: le lucciole, le falene una volta così armoniose volteggiare nel cielo. Non parliamo dei prodotti di madre terra: sono la perfezione delle forme, come fossero clonate, tutte uguali, ma hanno perduto l’aroma e il sapore di una volta. Anche l’universo è mutilato, prima lucente e stellato, oggi grigio e buio; la luna pallida e malinconica sembra di aver perso il sorriso. In definitiva, credo migliori i tempi passati, di stenti, di fatica, ma più salubri per la vita. MAMMA Mamma, il mio ricordo per te è perenne: ricordo i sacrifici che hai affrontato per me. Giorno per giorno hai seguito il mio cammino: prima adolescente, dopo uomo. Hai tribolato per me nei momenti di angoscia, ma io sono diventato uomo come tu volevi. Ti ho seguita nella trasformazione del tuo cammino. Un tempo bella ‘O DESIDERIO Avarria vuluto campà tantu tantu tiempe fa all’epoca d’’e puete c’hanno scritto vierze pe’ ccantà ‘e bbellezze j’ ‘e martirie ‘e sta città. ‘E pparole c’’a ducezza ‘ncielo so’ vvulate pecchè ‘o core ‘mpietto a nuie napulitane ha fatto ‘o sfratto. . ‘E tiempe so cagnate, ma ‘o ‘ntennere d’’o bello ha lassato ‘e zitelle. prosperosa, ma dopo i primi capelli d’argento, i primi dolori, ti hanno inchiodata alla sedia. Ma tu imperterrita, alla finestra di casa, intonavi una canzone dei tuoi vent’anni, con calore e passione. Mamma, io ti sento ancora vicino a me. NANNINELLA Spisso vaco a ‘Renella, llà stanno ‘e nnenne bbelle a ffà ‘e culate p’’e ‘gnore d’’a matina a sera. . Nannina ha fatt’a culata E nun spanne ‘e panne: ‘o sole se n’è trasuto e chiove, e sta jurnata è scura. Ma Nanninella penza ca ‘o sole jesce j’ ‘e panne asciutta p’’e stirà, e guadagnà. Sti ffemmene so ‘e fuoco: ddoie schiocche ‘e russo ‘nfaccia, ‘na ‘nzertata ‘e capille niro, fanno mmiria ‘e nnobbile! Ma ‘a vita è storta: chi tene ‘a salute e chi ‘e denare: a mme me piace ‘a salute ‘e sti gguaglione, ca si ‘e vvase te vollo ‘o core mpietto. Stu vullo ‘e ggiuventù: passa Dint’a ‘nu mumento e rimane nu ricordo e niente cchiù. LA NOTTE Il giorno volge alla fine, il sole si prepara a nascondersi, la pallida luna fa capolino sul Golfo, spargendo i suoi raggi di luce sulle onde marine. Il frenetico della città si cheta, gli esseri umani si preparano al riposo notturno, passando dalla realtà giornaliera alla fantasia della notte con i suoi sogni. Il sogno è un’immaginazione, sia in bianco e nero, sia a colori, che ti fa rivivere momenti lieti e momenti d’incubo, secondo le esperienze vissute. Io sono un sognatore nella quiete della notte. Il paradosso è che al risveglio trovi il mondo onirico capovolto. SPETTACOLO Sono avanti con gli anni e per rivedere il passato, mi reco in Sardegna, isola di sogno e di pace. Il mio soggiorno è presso Le Suore di Castel Sardo. Lì trascorro i miei giorni di vacanze con eccellente benessere sia per la mente che per il corpo. Il mare è splendido: l’aria balsamica è di un odore di mirto, che si posa alle narici, il cielo stellato si riflette sulle onde armoniose per il continuo movimento, carezzando la riva, lasciandovi gusci di conchiglia, diletto dei bambini. Le passeggiate silenziose e salutari in quei paesini arroccati offrono semplicità, dignità, ospitalità. E’ la terra per vivere giorni felici in contatto con la natura, che Dio ci ha donato e che l’uomo va distruggendo, L’ESODO Contavo anni sei e ricordo il passato, come fosse oggi. Correva l’anno 1935, tempi di rigore, di espansione e di speranze per l’Italia. Alla banchina del porto di Napoli era attraccata la nave Colombo, pronta per trasportare giovani e non più giovani in Etiopia, dove avrebbero conquistato un posto al sole. Fuori del porto c’era un’osteria, dove i militari conversavano, mangiavano in compagnia di ragazze, prima di intraprendere il lungo viaggio. Io notavo l’insolito movimento e con ansia aspettavo la partenza della nave, che a festa mostrava il gran pavese italiano, che sventolava. Dopo poco tempo i militari furono radunati sul piazzale del porto, per l’appello dei partenti. La partenza fu suggestiva, festosa, patriottica, accompagnata dall’inno “Giovinezza” Una grande commozione toccò il cuore di tutti. Oggi conto 80 anni e quella commozione non sento più per gli eventi negativi di oggi. LA VITA La vita è meravigliosa, quando si vive in armonia con gli altri, scambiandosi pareri e così ragionando si imbocca la via maestra per fare capire ai giovani il modo di vivere. Dio, nel darci la vita, ci ha muniti di una massa cerebrale, che se va coltivata può rendere cose eccezionali per il consorzio umano. L’uomo dovrebbe essere più riflessivo nelle sue azioni, creando bontà per la comunità. La natura, che ci circonda, va migliorata e non peggiorata, ma purtroppo al giorno d’oggi, dobbiamo constatare che tutto non è più come una volta: vedi i danni che procura il sole, anziché benefici, il mare inquinato, il firmamento non mostra più il luccichio di stelle, che si osservava nei tempi passati per l’effetto serra. Meditiamo e andiamo avanti fiduciosi e sereni per un domani migliore. PASSEGGIATA Oggi, domenica, mi sono recato al cimitero per un saluto ai defunti: che pena nell’anima mia, passeggiando per quei sentieri silenziosi e mesti, dove le bare raccolgono i resti secolari, sfaldati dalla terra e asciugati dal sole. Allineati negli avelli, nel sonno eterno, aspettano la visita di un parente, un conoscente, che deponga un fiore per adornare la fredda pietra, che racchiude un pensiero di tanto tempo fa. SAN GIUSEPPE – FESTA DEL PAPA’ Stamattina mi sono svegliato ed il mio cuore ho interrogato per un augurio da fare al mio papà, che purtroppo è tra i più. La risposta è stata immediata: serbalo nel tuo cuore.con amore. RICORDI DEL PASSATO Una telefonata, una voce, nel passato mi sono tuffato. Il passato è come una fotografia sbiadita. Quel pontile del Borgo, dove ci tuffavamo per raccogliere le monete che i turisti lanciavano in mare, turchino, trasparente. Eravamo abbronzati per il sole cocente e ascoltavamo una musica, che si diffondeva dai locali L’UNIVERSO della Zi’ Teresa, della Bersagliera. I profumi delle cucine penetravano dentro di noi di scugnizzi affamati. I posteggiatori del tempo mettevano gioia lungo il Borgo Marinaro. Tutto accadeva tanto tempo fa per la delizia di chi era là. Senza inizio, senza fine, stellato, allunato, luci per ogni dove. Misteri da svelare con armonia, perché rappresenta il ciclo della vita. RISVEGLIO Mi sveglio al mattino, come un bimbo che cerca il suo giocattolo preferito, che per me è scrivere poesie, il diletto della mia vita non più giovane. La mia mente è affollata da ricordi lontani, che io trascrivo su di un foglio bianco e mi libero di un pensiero lontano. La poesia è il sale della vita, il cammino di ogni momento, che diventa perenne, scrivendo con cuore e fantasia per i posteri, prima che la mia mente s’appanni. CONSTATAZIONE Non guardare il mio declino. I capelli bianchi, la pelle raggrinzita, il muovere lento, l’eros spento. Esplora il mio cuore e troverai il bene che ti voglio. L’AMORE L’eterno, unico, caro, immenso, Lucia. RIFLESSIONE Sono un partenopeo avanti con gli anni e posso dire che Napoli non è mai stata calpestata e denigrata come in questo tempo. E’ possibile che tra tanti intellettuali non ci sia una persona degna per metterla al timone di questa barca alla deriva? Possibile che comandano sempre i peggiori? Diamoci una carica e mandiamo a quel paese chi ha rovinato questa città. L’immondizia accatastata per le vie della città è una grande vergogna in verità. Il caldo è alle porte ed igienicamente se non si prendono provvedimenti, avremo di ritorno il colera. Ma se Dio è così grande, perché non si unisce a San Gennaro e ci libera dai guai? Speriamo, come sempre, nella Provvidenza, perché la pazienza ha un limite. Non tirate troppo le funi: pensate che l’ira del popolo è tremenda! MARIA Il tuo nome è una magia, soccorso della vita, purezza, acqua cristallina, guida del cammino di noi poveri mortali. Noi ti offendiamo, ma poi ti supplichiamo e tu ci vieni incontro con la tua clemenza, col tuo amore di mamma, perdonandoci, prendendoci per mano, indicandoci la via maestra, che purtroppo noi ignoriamo per la cupidigia che è in noi. LA NATURA La natura oggi è stata deturpata per la corsa verso il progresso, che, pur vedendo il male apportato, va verso l’ignoto. Si, perché non si sa dove ci portano questi cervelloni moderni. Per essi non ci sono ostacoli, non esiste l’impossibile. Tutto è lecito. Ma non sanno che la natura, gli spazi celesti, la terra, il mare sono amici dell’uomo. Perciò, non tentate Iddio. Fate in modo di conservare questo scenario sino alla fine. ‘A LUNTANANZA So ttant’anne ca sto lluntano a Napule. Pure si vulesse, nun m’’a putarria scurdà.. Pecchè essa è ‘o DNA ‘e nuie napulitane. Tutt’e mmatine ca me sceto e veco ‘o sole nnanz’a fenesta, penzo ‘o Petraro, addò so’ nnato, addò aggio fatto ‘e mmarachelle, e penzanno, addevento guaglione. E comme ‘nu film se presenta tutto a mente mia e me vene ‘na ‘pecundria dint’all’anima. • • Petraio. Toponimo, un tempo sassoso, della rampa, della strada, del corso Vittorio Emanuele di Napoli. ‘A CAMMENATA Stammatina all’Ave Maria me so scetato e me so truvato miez’a via. Cammenanno, cammenanno, so arrivato a San Martino, ‘ncopp’o castiello so sagliuto e a llà me so affacciato e sotto a città aggio guardata. Ogni ccosa ‘o posto suie, ll’uocchie mie, mieze fauze, nun avevano addò guardà pecchè sta città è ‘na rarità, ch’’e bellezze ca tene. A Est s’aizo ‘o sole, ce sta ‘o Vesuvio, a Sud Capri, comme na sirena miez’o mare, a ovest vire ‘nu promontorio, Pusilleco, ca pare s’abbraccia sta città, p’’a proteggere d’’e ccuntrarietà ‘a quanno ‘o Pataterno l’ha criata. ‘O PARAGONE Napule è bell’assaie, ma chi ‘a governa nun è napulitano. ‘E tiempo passate ‘o popolo s’arrevutava, mo’ s’è ffermato, pecchè è scugliunato facenno ‘o piso c’’o mmoderno e c’’o ppassato. Certo ca ‘e ditte antiche nun falliscono maie. Chest’è ggente ca magna e nun pava e nun fa magnà! Po’ parlano ‘e libertà, ma nun è mmeglio a turnà ‘e tiempo e quanno era uno solo a pparlà? ‘A vera libertà è chella d’’e penziere ca nisciuno te po’ llevà. MARI’ Marì, famme durmì cu tte, famme sunnà ‘o paraviso ‘mbraccia a tte. Famme scurdà ‘o passato, dimme ‘na sola parola e resto cu tte. Famme capì ca me vuò bbene E ggiuro ‘e campà solamente ‘nzieme a tte. Pecchè ‘a vita mia si ssolo tu pe’ mme. ‘A VICCHIAIA Nuie vicchiacune ce sunnammo Ca simmo buone ‘mbustate pe ll’età, ma nun cuntamme ‘e pillole ca ce pigliammo pe’ pputè campà. Nuie anziani oramaie stamme in sosta, aspettammo ‘na chiamata. A differenza c’’o taxi è chiamato pe’ ‘na ‘sciuta, mentre ‘a chiamata nosta è sulo d’andata senza ritorno. ‘O FURASTIERO ‘O furastiero ca vene a visità sta città trova tutte cose c’’o po’ ffà nnammurà. ‘Nu monumento, ‘na chiesa, ‘nu museo, ‘na nenna bbella, ca po’ ammirà fino a dimane e nun se stanca maie. Chist’è Napule, ca da ’a felicità a chi a vene a truvà. RICORDI DI UN FIGLIO M’arricordo ‘e mamma mia. Quanti affanni, quanta fatica. Era ‘na femmina bella e prosperosa. Se faceva in quattro pe’ ce accuntentà. ‘O ricordo cchiù ricorrente è quanno ‘a matina priparava ‘a furnacella, ‘ncoppa gravunelle e gravune. Doppe appicciava ‘na carta e deve fuoco ‘a carta d’’a furnacella. Tutt’insieme vedive ‘nu splendore, pe’ ll’aria ‘e fiammelle parevano ‘e stelletelle, ca nuie chiammavemo ‘e mmunacelle. Tutta sta fatica pe’ priparà ‘na tazza ‘e cafè. Dopo si dava inizio ai lavori giornalieri. Essa con le gote rosse e sbracciata Intonava una canzone, che si spandeva per la casa. Lavorava e cantava, cantava e lavorava. Il suo repertorio era di duecento canzoni. Che conosceva parola per parola. Quelle canzoni mi sono rimaste fisse nella mente. Alle volte mi sembra di sentire la sua voce. Ma poi penso che sono ricordi e nostalgia. Viva Mamma mia! ‘A NASCITA Tutte nascimme a stessa manera: ‘nu strillo, ‘na surata, ‘nu travaglio ‘e mamma. E facimme parte ‘e ll’umanità. ‘A vita ce presentammo tutte annure, ma ognuno ggià tene a prospettiva o d’’a ricchezza o d’’a povertà. Penzanne ca è ‘nu dono, che dono è si ‘a sciorta pettina a pprimma vista? Addeventa ‘n’inferno, ‘na lotta, ‘na guerra. Tutte chesto pecchè? Pe vedè ‘n’ata jurnata C’’a speranza ca fosse meglio d’ajere. LA VITA Mamma, tu mi donasti la vita, l’alito, il sospiro, i nostri cuori pulsarono all’unisono. A febbraio, i vetri erano appannati per il freddo esterno e per il caldo interno che tu emanavi per l’imminente travaglio. Io ero in te incosciente. Venuto alla luce, presi dal tuo seno il primo alimento sino allo svezzamento. Mi conducevi per mano a scoprire la vita, sempre al mio fianco, finché non divenni indipendente. Oggi conto ottanta anni e ti serbo sempre nel cuore Con amore e devozione. LONTANANZA Sei partita per andare al tuo paese lontano. Ma solo non sono restato, perché nel tuo cuore mi hai fissato. Lo sento dalle telefonate che mi fai. Io ti aspetterò, contando i giorni, le ore, i minuti, che presto ti ricondurranno da me. IL MARE Ricordo in gioventù le giornate che trascorrevo in mare, praticando la pesca in apnea con maschera, boccaglio ed un arnese rudimentale composto da un’asta e in cima legata una forchetta che funzionava da tridente per arpionare polipi ed altro nelle tane del promontorio di Capo Misero. All’epoca luogo ameno e pescoso, acqua cristallina, fondali incontaminati. Oggi tutto è cambiato: da luogo isolato, oggi affollato e chiassoso. Col tempo il bello è tramontato, il moderno è caos e distruzione, i giovani non comprendono i tesori delle bellezze che ci circondano, domani sarà tardi. DONNA Credo che ogni uomo sia stato con una donna per il piacere di un momento. Per il piacere di una vita in due per amarsi per capirsi per procreare. Eppure questa creatura così disponibile a volte è sfruttata, derisa, abbandonata. Non si riflette che lei è il seme della vita, lei feconda la vita. Con sacrifici e pericolo per la sua vita lei altruista, l’uomo egoista. Lei rappresenta la terra con la sua fertilità, l’uomo il contadino il seminatore. Così si racchiude la continuità della specie per l’evoluzione del mondo. L’ANZIANO L’anziano osserva e non parla: guarda e pensa, il passo rilassato, le mani nelle tasche. Ogni tanto gira la testa con moto lento. Osserva come stupito, ma resta silenzioso. Sembra che riscopra la vita: la pace. Quanto lavoro, quanti affanni, quanta volontà. Ora è calmo, distaccato, silenzioso. Ti osserva con aria di filosofo: vorrebbe aiutarti, vorrebbe insegnarti a vivere. Ma tu gli passi accanto e corri, corri e non sai dove vai. Lui lo sa, tu rincorri la vita, rincorri i tuoi sogni. Lui non sogna più, vive nel riposo. Una sola cosa vorrebbe da te: un po’ di attenzione. Ma tu gli passa accanto e corri corri corri. RISVEGLIO E’ primavera: ogni creatura si desta dal torpore invernale. Ognuno inizia la propria attività con più armonia per il primo tepore primaverile. La terra si veste di tutti i colori dell’arcobaleno, la semina germoglia per il primo sole. Le farfalle iniziano a volare da fiore a fiore per succhiare il primo nettare del nuovo anno. Gli uccelli cinguettano liberi nel cielo turchino per poi beccare sui tuberi nascenti, letizia delle mense. Primavera è il ciclo della vita che si rinnova e speranza per gli anziani per un nuovo anno. COMUNICARE La poesia è composta da espressione che una persona tiene racchiusa nel cuore. E’ una emozione che scaturisce con amore dal pensare festoso. Uno scritto può diventare poesia, poema, canzone; la poesia può essere musicata con successo per la melodia che lo scrivente imprime alla vena poetica. MIO PADRE Sono vecchio e malandato, ricordo mio padre uomo normale. Occhi celesti, capelli castani. Era molto riservato, ma ci amava. Irascibile con mia madre, ma l’amava e rispettava come una santa sull’altare. Erano tempi duri, ma ci cresceva con dignità. Dai parenti era mal guardato per il suo temperamento nervoso e possessivo. Ma certamente era migliore di loro. Uomo provato da tutte le avversità, che superò con grande dignità. Ricordo la sua dipartita. Era di maggio, gli stavamo intorno. E con gli occhi umidi, di pianto, ci raccontava il suo duro cammino. E si soffermava con emozione, parlando dei suoi diciotto anni, soldato in Albania. Ricordava tutto con lucida memoria. Poi si zittì e nella stessa notte morì. L’OMOSESSUALITA’ Il modello stabilito da Dio per amarsi è tra un uomo e una donna. Per questo Dio ha creato un uomo ed e una donna e non due uomini e due donne. (Genesi 2:24) Dio disapprova tutto ciò che è contro natura. Solo il matrimonio è il passaporto per un percorso a due, amandosi l’un con l’altra, divenendo una sola persona. L’omosessualità è un vizio che Dio disapprova. L’uomo ha INDICE Presentazione ‘A fedeltà Preghiera di un peccatore ereditato tutti i piaceri per vivere felice, ma va in cerca dell’ignoto di piaceri non consentiti. Il vero piacere è ciò che Dio ha stabilito per la procreazione, con le sue regole. Atteniamoci ad esse e vivremo felici. Questo è un discorso cattolico. La società invece cerca un discorso sociale e previdenziale. Rosinella Amore perduto Preghiera ‘A femmina Primavera La lusinga Folate lontane L’opportunità Ricordi La moglie Radici ‘O compleanno ‘A trasformazione L’invenzione La mente La malinconia Tiempe passate ‘A ritirata ‘O Vavo Il contadino L’apocalisse Ritorno Nascita e morte Gratitudine L’incubo Libertà Il progresso Mamma ‘O desiderio Nanninella Spettacolo L’esodo La vita Passeggiata San Giuseppe Ricordi del passato Risveglio Constatazione L’amore Riflessione Maria La natura ‘A lontananza ‘A camminata ‘O paragone Marì ‘A vicchiaia Ricordi di un figlio ‘A nascita ‘A vita Il mare Donna L’anziano Risveglio Comunicazione Mio padre L’omosessualità.
Documenti analoghi
F:\scores\120 core ngrato tenor.sib
dit praten dat me verdriet doet?
Je denkt niet aan mijn leed?!
Je denkt er niet aan,
je maalt er niet om