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Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 40 29 Aprile 2014 95 Pagine BMW Serie 2 Coupé Tra divertimento e ragione Veloce passista, nella versione 220d la Serie 2 esalta nella più potente M235iS-Cross Periodico elettronico di informazione motociclistica Nuova Kia Soul Spazio alla personalità Cambio d’immagine per una nuova strategia commerciale Formula 1 F1 Cina 2014 arriva Mattiacci e la Ferrari torna a vincere? Scordatevelo | PROVA SU STRADA | Nuova Jeep Cherokee 2014 da Pag. 2 a Pag. 19 All’Interno NEWS: Mercedes-Benz Concept Coupé SUV | Volkswagen Golf R 400 concept | Audi TT offroad concept | BMW Vision Future Luxury concept | Volkswagen Touareg restyling | Toyota Yaris facelift | Nuova Subarua Outback | Honda HR-V PROVA SU STRADA Jeep Cherokee 2014 Crescono personalità e doti stradali Abbiamo guidato anche in fuoristrada il nuovo SUV americano equipaggiato coi nuovi motori Multijet II da 140 e 170 cavalli, con cambio a nove marce. Versatile, ben fatto e con doti da vero 4x4. Il bagagliaio però è piccolo di Andrea Perfetti 2 3 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Media J eep è un marchio in crescita. Nel 2013 Jeep ha toccato il suo record consecutivo di vendite. Da 4 anni viaggia col vento in poppa, collezionando indici positivi. Ha chiuso il 2013 con 53.467 immatricolazioni, che fanno di Jeep il primo costruttore nel segmento SUV. Le vendite sono calate leggermente solo in Europa per via della crisi, mentre sono cresciute in Asia, America e Russia. Nel 2013 il Grand Cherokee ha beneficiato dell’arrivo del nuovo modello e ha incrementato le vendite del 13% in Europa. Ora tocca al SUV medio della Casa americana cambiare pelle e sostanza. La Cherokee ha una lunga storia alle spalle, aprì infatti la strada al segmento dei SUV medi negli Stati Uniti d’America. Era il lontano 1984. E il costruttore americano azzeccò la mossa, da allora questo segmento è diventato il principale in Europa, con oltre 500.000 immatricolazioni all’anno. La Jeep Cherokee non 4 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Il sistema Jeep Active Drive II è di serie sull’allestimento Limited e include una PTU a due velocità con gestione della coppia e marce ridotte. Active Drive II lavora in combinazione con il sistema Selec-Terrain per variare la distribuzione della coppia, monitorando la trasmissione del motore e il sistema; comprende inoltre il sistema Hill-descent Control. Il sistema Jeep Active Drive Lock è disponibile sulla versione Trailhawk, che al momento è abbinata esclusivamente al motore V6 3.2 a benzina da 272 cavalli. Prevede, oltre alle caratteristiche del sistema Jeep Active Drive II, il bloccaggio del differenziale posteriore. Sottolineiamo subito una grave lacuna della Cherokee: l’allestimento da fuoristrada dura e pura della Trailhawk (con tanto di ridotte e blocco del differenziale posteriore) al momento non è disponibile in abbinamento al motore diesel di origine Fiat da 170 cavalli. È un vero peccato perché la trazione integrale della Jeep Cherokee funziona davvero bene e fa di questa macchina una delle migliori proposte nel segmento SUV medi per chi voglia – o debba – affrontare percorsi difficili. L’abbinamento col motore a gasolio sarebbe stato perfetto per il mercato europeo. Consola il fatto che anche il motore V6 a benzina sia ottimo nel funzionamento, regolare e anche assai brillante, ma i consumi lo rendono una scelta decisamente anticonformista. La Cherokee impiega anche un inedito dispositivo di disconnessione dell’asse posteriore che consente di ridurre le perdite di energia - e quindi i consumi - quando non è necessario utilizzare la trazione integrale. Tutti i sistemi 4x4 sono abbinati al dispositivo Selec-Terrain che dispone di quattro modalità (cinque per la versione Trailhawk, che aggiunge la Rock alle quattro di serie: Auto, Snow, Sport e Sand/Mud). Il Selec-Terrain ottimizza il funzionamento di cambio, ESC, freni trasmissione e motore. tradisce le attese e anche in questa nuova versione mantiene fede alle origini di vettura 4x4: è comoda su strada e in viaggio, ma all’occorrenza sa affrontare percorsi semplicemente bestiali. Nuova Jeep Cherokee: tre allestimenti e tanta attenzione all’offroad Disponibile sia nella configurazione a due ruote motrici a trazione anteriore sia in quella a trazione a quattro ruote motrici, la nuova Cherokee impiega tre innovativi sistemi di trazione integrale: Jeep Active Drive I, Jeep Active Drive II e Jeep Active Drive Lock. Il sistema Jeep Active Drive I (optional sull’allestimento base Longitude) dispone di un’unità di trasmissione della potenza (PTU) automatica che assicura un funzionamento continuo a qualsiasi velocità, sia nella modalità a trazione integrale mediante una frizione multidisco in bagno d’olio che ripartisce la coppia tra i due assali, che in quella a due ruote motrici. 5 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica La gamma per l’Italia In Italia la commercializzazione della Jeep Cherokee avrà inizio con il porte aperte previsto per il weekend del 12 e 13 aprile. La gamma italiana prevede gli allestimenti Longitude, Limited e Trailhawk equipaggiati con il nuovo motore turbodiesel Multijet II da 2.0 litri e il Pentastar benzina da 3.2 litri. Il turbodiesel italiano sarà disponibile nella versioni da 140 e 170 cavalli di potenza, entrambe con una coppia massima di 350 Nm. Le versione da 170 cavalli del motore da 2.0 litri è abbinata di serie al nuovo cambio automatico a 9 rapporti, mentre la versione da 140 cavalli utilizza il cambio manuale a 6 rapporti. Il V6 Pentastar da 3.2 litri e 272 cavalli di potenza e 315 Nm di coppia è offerto con la trasmissione automatica a 9 rapporti (fornita dalla ZF). La Jeep Cherokee può vantarsi del titolo Euro NCAP di SUV più sicuro della categoria nel 2013. 6 Design: o la ami o la odi La nuova Jeep possiede quello che secondo noi, oggi, è un grande pregio. La personalità. Ha un design originale, ricercato e decisamente forte, soprattutto nella zona anteriore. O lo ami o lo odi. Di certo non ti lascia indifferente. Il muso tagliente e aggressivo non pregiudica le capacità offroad dell’auto, che ha angoli di attacco e di uscita che le permettono di aggredire pendenze molto forti (oltre il 70%, come abbiamo provato sul tracciato di Balocco). La Cherokee ha un frontale sportivo, che ospita la griglia a sette caratteristica del marchio. I fari anteriori dalla forma allungata presentano le luci diurne (DRL) e fari al Bi Xeno(standard sulla versione top di gamma Limited).La carrozzeria ospita cerchi in lega da 17 pollici sulle versioni Longitude e Trailhawk, da 18 pollici sulla versione Limited. D’effetto sicuro il tetto panoramico CommandView con doppi che corre su tutta la lunghezza del tetto fino. 7 8 9 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica un bel display centrale da 8,4”). La Cherokee è costruita con cura, all’interno non si avvertono scricchioli nemmeno nei passaggi sulle pietraie. Il comportamento stradale è molto automobilistico (quindi positivo, visto che proviamo un SUV con velleità fuoristradistiche serie): l’auto si corica parecchio in curva, ma lo fa con una grande progressività che ne agevola il controllo; persino lo sterzo non è mai troppo leggero e ha una precisione che permette di inserire l’auto con facilità. Buona anche la frenata. Il motore 2.0 da 170 cavalli e 350 Nm a 1.750 giri risponde con prontezza all’acceleratore e si rivela adatto al peso della vettura. Spinge con decisione già da meno Gli interni sono belli e robusti, convincono subito. Il bagagliaio però è piccolo La Jeep Cherokee dentro è molto bella. L’aspetto è sobrio ed elegante, senza inutili pacchianate. I materiali rispettano la filosofia yankee, non saranno morbidissimi al tatto (ma mica dovete accarezzarli come fossero il gatto di casa), ma sono robusti. Tutto è disposto con grande ordine e razionalità. Gli interni hanno tre diversi allestimenti (Marocco con rivestimento nero, Grand Canyon marrone, monte Vesuvio bicolore). La Longitude ha l’interno in tessuto, la Limited in pelle Nappa, Trailhawk riceve una combinazione di pelle e tessuto. I sedili posteriori sono frazionabili con rapporto 60/40 e scorrono per facilitare le operazioni di carico. La dotazione comprende il volante in pelle riscaldato e il supporto caricabatterie wireless sulle versioni Limited e Trailhawk. L’auto americana (costruita in Ohio) vanta una buona abitabilità anche per cinque persone. Non entusiasma invece la capienza del 10 di 2.000 giri e non mostra cali di potenza fino a quasi 4.500 giri. Un po’ rumoroso in accelerazione, è silenzioso invece a velocità costante. Anche a 160 km/h si può dialogare senza alzare la voce. Consuma in media 17 km/l (con 154 g/km di CO2); meglio ancora fa la versione col motore 2.0 da 140 cavalli e cambio a sei rapporti, che si accontenta di consumare 19 litri per 100 km (139 gr/km CO2): un dato ottimo tra i SUV medi. Il cambio a nove rapporti della motorizzazione 2.0 da 170 cavalli è molto dolce nel cambio marcia, quasi inavvertibile. Anche la velocità di esecuzione è promossa. Il giudizio cambia invece se lo si usa in modalità manuale; in tal caso le scalate bagagliaio, che si ferma a soli 412 litri a filo della cappelliera. Sotto il pianale ci sono altri 70 litri (ma manca la ruota di scorta) e, se si sfrutta il bagagliaio fino al tetto, si sale a circa 600 litri. Un dato, questo, appena sufficiente per una famiglia di quattro persone. La prova. Valida su strada, ottima fuori. Lento il cambio automatico in manuale Abbiamo guidato la nuova Jeep Cherokee nell’allestimento che crediamo più interessante per il mercato italiano: Longitude 2.0 Multijet da 170 cavalli con cambio automatico a nove rapporti. La Jeep vanta una buona insonorizzazione, addirittura ottima in autostrada alle alte velocità, ma migliorabile al minimo e in piena accelerazione, dove il timbro del motore diesel è avvertibile. La visibilità anteriore e laterale non desta criticità, mentre dietro si vedono gli ingombri con qualche difficoltà. È molto utile la telecamera posteriore (di serie con l’allestimento Limited che ha anche 11 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica VIDEO: La nostra prova in off-road estremo non sono pronte, ma sono soprattutto le salite di rapporto a non convincere del tutto. Sono piuttosto lente, soprattutto dalla sesta alla nona. D’altra parte la modalità manuale sarà utilizzata in poche occasioni, per lo più sulle strade di montagna per avere più freno motore in discesa. Meglio lasciare in tutte le altre occasioni il cambio in Drive, in questo modo le nove marce entrano in modo così dolce che nemmeno te ne accorgi. Provando una Jeep, non si può tralasciare il commento alle doti 4x4 della Cherokee. Quest’auto in fuoristrada è incredibile, capace come poche altre vetture di affrontare con disarmante facilità ostacoli e salite semplicemente impensabili per i SUV di moda nelle nostre città. Gli angoli di attacco, la capacità di affrontare guadi e salite impossibili fanno della Cherokee una vera Jeep. Ma una Jeep di oggi, con la sicurezza attiva e quella passiva al primo posto. La sua dotazione comprende sette airbag , l’ESC con ERM 12 13 14 15 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito (sistema elettronico antiribaltamento) e l’ABS con calibrazione off-road. Quanto basta, insieme alla nuova scocca e ai sistemi di assistenza alla guida (optional), a farne il SUV più sicuro nella categoria Small Off-road 4x4 per l’anno 2013. Alti i prezzi, che partono da 39.000 euro per la versione Longitude 2.0 Multijet II con cambio manuale e trazione anteriore, e toccano i 53.000 euro per le versioni top di gamma Limited e Trailhawk (equipaggiate con il 3.2 a benzina). 16 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Jeep Cherokee 2014 Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Test drive » Sito dedicato » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 17 18 19 PROVA SU STRADA BMW Serie 2 Coupé Tra divertimento e ragione Veloce passista, con un occhio di riguardo al look, nella versione 220d la Serie 2 esalta nella più potente M235i, che farà battere il cuore agli amanti delle ultime M3 sei cilindri. Peccato per il prezzo di Emiliano Perucca Orfei 20 21 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Media nervature che segnano la fiancata ed una generosa calandra a doppio rene ad identificare inequivocabilmente un frontale in cui spiccano i nuovi gruppi ottici lunghi e sottili all’interno dei quali sono ospitati quattro elementi circolari, secondo l’ormai consolidata tradizione BMW. Basso il coefficiente di penetrazione aerodinamico, ottenuto grazie anche a particolari accorgimenti sul passaruota anteriore, che permettono di abbattere le turbolenze in una zona “difficile”. C’è più spazio ma rimane piccola Internamente l’aumento di volumetria della carrozzeria ha portato in dote 6 mm d’altezza e 21 mm per le gambe di chi siede dietro ma anche un bagagliaio più generoso visto che ora tocca quota 390 litri mantenendo comunque la possibilità di essere ampliato attraverso l’abbattimento dello schienale posteriore (opzionale 40/20/40). Tra le particolarità il display montato a sbalzo del sistema multimediale ConnectedDrive ma anche la solita propensione al pilota della plancia, che viene esaltata da una strumentazione analogica molto ben leggibile e dotata di un display digitale molto completo. Bilanciamento perfetto Quello che interessa a molti clienti BMW, però, è come è fatta sotto. Partiamo subito col dire che il bilanciamento dei pesi è 50/50, che è già una bella notizia per gli amanti della guida sportiva, anche se non è certo una news di secondo piano il fatto che davanti sia stata scelta una sospensione a doppio snodo con bracci oscillanti mentre dietro un sofisticato schema a cinque bracci le cui rigidità sono personalizzate in base alla potenza del motore. Un’attenzione per il dettaglio tecnico raffinato che si ritrova anche nel reparto trasmissione, dove i più esigenti potranno dotare la propria Serie 2 di differenziale autobloccante meccanico, ma anche di cambio automatico ZF ad otto marce sul quale è possibile agire, oltre che attraverso il joystick in plancia, anche attraverso i paddles sul volante. D opo il lancio della Serie 4 BMW rafforza il proprio impegno nelle sigle pari con il lancio di una Serie 2 che, di fatto, prende il posto di Serie 1 Coupé e Cabrio. Un nome nuovo che da un lato riparte dall’esperienza del precedente modello e dall’altro si rifà ad una famiglia di coupé che negli anni sessanta ha fatto sognare e che fa sognare ancora oggi: ammirare la 2002 nella campagna di lancio che accompagna l’ultima nata dell’Elica fa davvero un certo effetto. La Serie 1 Coupé è un ricordo Più lunga di 72 mm (ora 4.430 mm), più larga di 32 e più bassa di 5 la nuova Serie 2 Coupé F22 poggia su un passo di 2.690 mm porta su strada tutti gli ultimi concetti stilistici BMW con ampie 22 23 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica L’assetto si regola (anche) elettronicamente Tra le novità per gli amanti delle soluzioni “su misura” anche il nuovo Dynamic Control che permette di agire non solo sulla risposta dei comandi - acceleratore, sterzo etc - ma anche sulla taratura delle sospensioni passando da una modalità Comfort prettamente stradale ad una EcoPro che strizza l’occhio ai consumi per arrivare ad una Sport decisamente più in linea con...le caratteristiche della vettura. Caratteristiche che possono essere ulteriormente esaltate facendosi abilitare da Monaco la modalità Sport+, ovvero quella che alza drasticamente la soglia di intervento dei sistemi di sicurezza a tutto vantaggio del piacere di guidare: ottenere la feature “basta” attingere dalla lista degli optional elementi 24 25 26 27 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito come il pacchetto M Sport, l’assetto Sport Line o lo sterzo variabile M. Elementi, quest’ultimi, che possono anche convivere avvicinando l’esperienza di guida delle normali Serie 2 alla più performante M235i. Sicurezza attiva, passiva e proconfort In termini di sicurezza ed assistenza alla guida, in base agli allestimenti, BMW offre l’High Beam Assistant non abbagliante, l’Adaptive Light Control, il Park Assistant, la telecamera di retromarcia, il Driving Assistant, lo Speed Limit Info con divieto di sorpasso, la regolazione della velocità con funzione frenante e l’integrazione ampliata di smartphone e di music-player, Real Time Traffic Information, Online Entertainment. Tra le novità del sistema multimediale anche la possibilità di ampliare il pacchetto di funzioni presenti nel 28 Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica ConnectedDrive attraverso la connessione 3G di serie sulla vettura. I motori In attesa di una M2 o 2M, in base a come il marketing BMW vorrà chiamarla quando verrà lanciata, M235i è il punto di riferimento prestazionale della gamma: grazie ai 326 CV (coppia 450 Nm da 1.300 a 4.500 giri) erogati dal nuovo sei cilindri, tremila, dotato di tecnologia TwinPower Turbo la più sportiva delle Serie 2 tocca i 250 km/h ed accelera da 0 a 100 km/h in 4,8 secondi se abbinato al cambio automatico ad 8 marce (5 secondi netti con il manuale sei marce). Bassi i consumi dichiarati dal nuovo Euro6: 7,6 litri di benzina, infatti, bastano per percorrere 100 km emettendo 176 g/km di CO2. Rinunciando a due cilindri il 1.997 cc della 228i Coupé può essere la scelta giusta per chi si “accontenta” di 5,6 secondi sullo 0-100 km/h e di 250 km/h di velocità massima. La potenza del TwinPower Turbo di media cilindrata è di 245 CV mentre la coppia massima si attesta a 350 Nm già disponibili a 1.250 giri. In questo caso i consumi sono di 6,3 l/100 km mentre le emissioni di CO2 scendono a 147 g/km. Stessa architettura, 1.997 cc, quattro cilindri, per il 220i da 184 CV: in questo caso i Nm sono 270 a 1.250 giri mentre i CV scendono a 184 consentendo una accelerazione 0-100 km/h in 7 secondi ed una velocità massima di 235 km/h. Consumi pari a 5,7 l/100 km ed emissione di CO2 fissata a aquota 134 g/km. Passando ai diesel la 225d rappresenta, oggi, il motore più prestazionale disponibile in gamma: 218 CV, 450 Nm di coppia massima a 1.500 giri, il 1.995 cc biturbo tedesco permette di passare da 0 a 100 in 6,3 secondi e di toccare i 242 km/h di velocità massima. 4,7 l/100 km il consumo, 124 g/km l’emissione di CO2. Il best seller 220d conferma cilindrata ed architettura della 225d pur limitando la presenza di turbocompressori ad una sola unità: i CV scendono dunque a 184 unità e la coppia a 380 Nm a 1.750 giri. Valori che permettono comunque di tocccare una velocità massima di 230 km/h assicurando un interessante 7,1 secondi sullo 0-100. Più bassi dell’intera gamma i consumi: 4,2 l/100 km e 111 g/km di CO2 sono i dati dichiarati dal costruttore. Valori di consumo ed emissioni confermati anche dalla 218d, che di CV ne offre 143 (320 Nm a 1.750 giri): in questo caso la velocità massima scende a 213 km/h mentre l’accelerazione 0-100 km/h sale sino a 8,6 secondi. Dal vivo: com’é fuori Nella nuova Serie 2 Coupé è evidente l’impegno che gli stilisti BMW hanno riposto nel 29 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Periodico elettronico di informazione motociclistica tempo un discreto confort. Certo lo spazio a bordo non è certamente quello di una Serie 3, che già di per sé non è un riferimento, ma a differenza della sorella maggiore la Serie 2 si conferma più piacevole e reattiva nel misto stretto pur senza rinunciare a nulla in termini di sicurezza e capacità di macinare chilometri senza esagerare nei consumi che nel corso del nostro breve giro si sono fermati a 6,3 l/100 km. L’occhio, poi, vuole la sua parte. M235i: un altro mondo reinterpretare le tipiche forme a tre volumi che hanno reso celebri le coupé compatte dell’Elica. Rispetto alla Serie 1 Coupé, molto più vicina al modello dalla quale derivava, la Serie 2 è più lunga, più larga ed impercettibilmente più bassa e non occorre certamente uno strumento di misurazione per capirlo: la presenza scenica della nuova arrivata è decisamente più importante del modello che va a sostituire, qualsiasi sia l’allestimento estetico scelto. Dal vivo: com’é dentro Dove più tradisce l’origine con la Serie 1 è proprio all’interno: Serie 2 Coupé, infatti, adotta sostanzialmente la stessa plancia e le stesse proporzioni della sorella a due volumi e con essa condivide anche quella piacevole propensione ad offrire tutto a portata di mano del guidatore che è 30 tipica della produzione più sportiva firmata BMW. Bella e ben leggibile la strumentazione analogica, in cui spicca il generoso display digitale che riporta anche parte delle informazioni visibili dal display centrale del ConnectedDrive, così come è molto interessante il volante M-Sport che non solo esalta per via di un look racing-minimal ma anche per la qualità dell’impugnatura e per la scelta del diametro, a nostro parere perfetta. Regolabile in altezza e profondità, lo sterzo è solo uno degli elementi che permette di trovare una posizione di guida perfetta per la guida sportiva: anche il sedile è pluriregolabile anche se, nelle versioni non servoassistite, rimane un scomodo il comando di regolazione in altezza. Discorso un po’ diverso, invece, per la guida di tutti i giorni: la plancia, in zona gambe, è molto presente e non consente grande libertà di movimento, soprattutto ai “piloti” di maggior statura. Rimane molto limitato, nonostante qualche cm in più assicurato dal passo più lungo, lo spazio per chi siede dietro ed anche l’accesso ai sedili posteriori non è certamente dei più favorevoli. E’ vero che la vettura è omologata per quattro ma francamente è difficile pensare di affrontare anche un breve trasferimento in quattro. Discorso diverso per il vano bagagli: ben disegnato e dotato di un’apertura meno striminzita della Serie 1 Coupé, permette di pensare a molto di più di un semplice weekend fuoriporta con la fidanzata. Come si guida Su strada la nuova Serie 2 spinta dal motore 20d conferma subito di essere una interessante scelta per chi sogna una vettura in grado di assicurare piacere di guida ed allo stesso Per quanto riguarda la M235i, invece, il discorso cambia radicalmente. Sin dal primo sguardo si capisce che non si scherza e che lo stile M-Sport non è lì solamente per fare scena ma soprattutto per venire incontro ad esigenze aerodinamiche e di raffreddamento che sono tipiche delle vetture più sportive. Una volta avviato il motore, poi, la sensazione si trasforma in certezza perché il sei cilindri in linea anche da fermo ha un sound davvero coinvolgente. Spostato lo ZF in “drive” capiamo pochi metri dopo la partenza che in modalità Comfort la piccola M gioca un po’ a nascondersi: senza considerare il diverso sound e la seduta più avvolgente dei sedili sportivi, infatti, la M235i dimostra di non temere il confronto con la passista 220d nella guida di tutti i giorni. Certo i consumi sono diversi e l’assetto rasoterra richiede qualche attenzione in più a dossi e marciapiedi, ma in linea di massima la dolcezza dell’erogazione ai bassi regimi, la taratura soffice delle sospensioni e la fludità con cui il tremila TwinPower Turbo spinge la vettura anche ai bassi regimi ha davvero dell’eccezionale, soprattutto se confrontata a vetture di pari potenza di soli 15 anni fa. E’ evidente, però, che il semplice andare a spasso non è il modo migliore per utilizzare la M235i: per farle dare il meglio è indispensabile spostare il Dynamic Control progressivamente verso Sport+, modalità in cui il controllo di stabilità viene tenuto sul filo del “non ritorno” e tutte le altre impostazioni elettroniche, a partire dallo sterzo per arrivare alle sospensioni 31 32 33 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito passando per l’acceleratore, vengono convertite ad una più interessante modalità racing. La piccola di Monaco in Sport+ cambia davvero volto e per certi versi ricorda la piacevolezza con cui le vecchie M3 a sei cilindri mangiano (in pista) sequenze di curve restituendo uscite a ruote fumanti e cambi di direzione favoriti da un retrotreno che rimane molto comunicativo alleggerendosi quel tanto che basta per favorire i cambi di direzione. In questa modalità l’ESP interviene solamente in casi estremi lasciando al guidatore lo spazio di intervenire lavorando sullo sterzo, molto veloce ad impartire comandi ad un avantreno tutt’altro che sottosterzante nel lento, oltre che con la gestione del gas: certo con il differenziale autobloccante il gusto sarebbe ancor maggiore ma nel corso della nostra prova, in cui abbiamo guidato anche in un percorso handling, abbiamo verificato anche la bontà della simulazione del dispositivo meccanico effettuata attraverso la frenatura della ruota con la minor aderenza. Voto 10 e lode anche all’impianto frenante, potente ma ben modulabile, ed al cambio automatico: anche in questa declinazione M lo ZF ad otto marce dimostra che gli automatici “tradizionali” possono essere anche superiori ai tanto osannati doppia frizione, assicurando feeling di guida da cambio manuale e confort di bordo da vero automatico quando la missione è semplicemente quella di andare a passeggio. In conclusione Auto ideale per un guidatore alla ricerca di una vettura in grado di distinguersi ma allo stesso tempo di assicurare tutti i contenuti tecnologici e di confort che si richiedono ad una BMW a gasolio, la nuova Serie 2 Coupé rappresenta una svolta in termini di stile rispetto alla precedente Serie 1 ed una grande conferma nella versione M235i, perfetta per chi sogna una supersportiva abbordabile anche nel prezzo. 34 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Anche in questa declinazione M lo ZF ad otto marce dimostra che gli automatici “tradizionali” possono essere anche superiori ai tanto osannati doppia frizione BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: BMW Serie 2 Coupé Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Configuratore della Casa » Sito dedicato » Store online » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 35 36 37 PROVA SU STRADA Nuova Kia Soul Spazio alla personalità Cambio d’immagine per una nuova strategia commerciale: la Soul muta pelle, trasformandosi da monovolume compatta in un SUV in sedicesimo. Un’alternativa convincente, per trovare spazio in uno dei segmenti più affollati e dinamici del mercato di Alfonso Rago 38 39 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica qui al 2015 (la Soul è il primo), mentre dal 2015 al 2018 assisteremo all’arrivo di altri sei nuovi modelli. Media Com’è fuori Se finora la Soul si riconosceva al primo sguardo per le forme squadrate che non per tutti sono sinonimo di equilibrio e bellezza, ora l’approccio visivo è senz’altro più attraente e piacevole: è bastato intervenire un po’ sulle dimensioni totali (è più bassa della precedente, con incrementi invece per lunghezza, larghezza e passo) e soprattutto inserire dettagli capaci di assicurare il salto di qualità. Tutto il merito, quindi, del nuovo look va assegnato ai gruppi ottici anteriori, alla mascherina che personalizza il muso, ai passaruota allargati con il sovrannumero degli archi in evidenza, alle modanature nere dei paraurti, alle minigonne laterali, mentre il posteriore si arricchisce di una P unto e a capo: per la Kia Soul inizia un’altra vita. Restituita al falegname l’accetta con cui era stata realizzata la prima serie, ora si torna per il progetto estetico a più consueti oggetti di lavoro, come matita e computer design. Pur senza rinnegare in modo assoluto la sua immagine originaria, la Soul 2.0 si adegua ai tempi commerciali che stiamo vivendo. Il mercato chiede e premia i SUV, anche di dimensioni compatte? Kia si adegua, allestendo sul pianale più grande già usato per la Cee’d la seconda versione del modello nato nel 2009, cucendole un vestito che privilegia uno stile ben più curato e personale, che abbina dettagli esterni di carattere e dinamismo con un abitacolo improntato alla massima comodità per l’equipaggio. Operazione 40 cornice nera che potrà apparire ingombrante, ma che si rivela invece solo vistosa e quindi caratterizzante. La doppia colorazione, con il rosso o il bianco della carrozzeria a contrastare il nero del tetto, aggiunge un altro elemento distintivo per la vettura coreana e conferma l’evidente stacco qualitativo rispetto al modello che manda in pensione: una scelta che trova ragion d’essere anche nel target di clientela che si vuole raggiungere, ben più giovane e pretenzioso rispetto ai presunti compassati utilizzatori della Soul prima serie. Gli interni Le premesse di uno stacco evidente con il passato trovano conferma appena entrati nella nuova Soul: l’abitacolo appare subito molto ben rifinito, con uno styling giovane e piacevole abbinato a materiali d’arredamento di prima qualità. Il posto guida, con la poltrona ben regolabile, è servito da ardita, ma necessaria: Kia crede nella bontà del progetto e non teme di confrontarsi con rivali di ben altro blasone e lignaggio. Chi è Kia E lo fa a ben ragione: i dati commerciali indicano come il gruppo Hyundai-Kia occupi il 5° posto tra i costruttori mondiali, con produzione in crescita che sfiora i 7 milioni di unità; Kia, dal canto suo, in soli 5 anni ha raddoppiato la quota di prodotto, ora superiore ai 2,5 milioni di unità; in Europa, Kia vale il 2,7% del mercato; è tra i pochi marchi (gli altri sono Toyota e soprattutto Skoda), in un contesto generale in caduta di quasi il 2%, di incrementare, seppur di poco, i numeri di vendita, con prospettive positive di ulteriore crescita. Per raggiungere tali obiettivi, Kia dal 2009 al 2012 ha presentato 8 nuovi modelli, ne presenta altri 3 da 41 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica Due motori e due cambi (e tra poco arriverà il GPL) In ossequio alla politica di downsizing imperante, sotto il cofano della Soul battono solo motori a 4 cilindri ad iniezione diretta, praticamente della stessa cilindrata a prescindere dal sistema d’alimentazione. Agli iniziali propulsori a benzina e gasolio si affiancherà presto la versione a GPL, tra qualche mese soltanto anche la Soul tutta elettrica e indiscrezioni su una prossima ibrida (con trazione posteriore) indicano una tempistica di attesa di un paio di stagioni. Ma torniamo al presente: il motore a benzina 1.6 GDI da 1.591 cc offre 132 CV a 6.300 giri/min e 161 Nm di coppia a 4.850, con emissioni di 151 g di CO2 al km e consumi dichiarati di 6,51 l/100 km; a sua volta il diesel U2 1.6 VGR da 1.582 cc con turbo a geometria variabile mette in strada 128 CV a 4.00 giri/ min e 260 Nm a 2.750, rilasciando 125 g di CO2 al km e consumo dichiarato di 4,8 l /100 km. I propulsori sono abbinati ad un classico cambio meccanico od ad uno automatico, entrambi a sei marce. Comportamento dinamico una serie completa di strumenti, per il massimo controllo durante la marcia: strumentazione con classici indicatori analogici e quadro centrale a riportare le info sul comportamento dinamico del motore, e soprattutto il grande display (schermo da ben 8 pollici) che racchiude le funzioni del navigatore con quelle del sistema d’infotainiment (comprese le porte d’accesso aux ed USB per connettere i dispositivi elettronici personali) diventano i compagni ideali per viaggi all’insegna del comfort. L’uso del touch screen, quasi sorprendente per la reattività alla sollecitazione, diventa quasi pleonastica una volta presa la mano con i comandi 42 al volante, quest’ultimo dal disegno sportivo che non contrasta affatto con lo stile complessivo della vettura. L’abitabilità è uno dei punti di forza della Soul: alla prevedibile alta comodità dei posti anteriori si aggiunge un livello molto alto per i sedili posteriori, che accolgono tre adulti (ed anche di corporatura non certo slim) garantendo a tutti la giusta porzione per la seduta e per le gambe. Un risultato eccellente, al quale bisogna aggiungere anche l’aumentata capacità di stivaggio dei bagagli, cresciuta del 4% rispetto la precedente versione: ora sono disponibili in configurazione standard 354 litri, ovviamente incrementabili grazie al classico frazionamento dello schienale posteriore. Tra i plus offerti dalla Soul, il volante riscaldabile, il sistema di ventilazione per i sedili anteriori e quello di riscaldamento per tutte le poltrone di bordo, il pulsante di messa in moto senza chiavi, il sistema Smart Parking Assist di supporto nelle manovre di sosta, il tetto panoramico. Un pacchetto di dotazioni di livello premium nel corpo compatto di un crossover che supera di poco i quattro metri di lunghezza. I sedili sono un altro degli elementi rivisti rispetto alla prima serie: oltre alla diversa conformazione, ha struttura interna in alluminio ed offre una confidenza di guida davvero apprezzata. La scelta del nuovo pianale comporta evidenti miglioramenti delle caratteristiche dinamiche, amplificate dai cerchi da 18”, mentre a livello di comfort e guidabilità la rigidità della scocca aumentata del 29%, le sospensioni riviste e il miglioramento dell’insonorizzazione, con la riduzione della rumorosità interna di 3 decibel, pongono la Soul ai massimi livelli della categoria, risultato imprescindibile per rendere concreti gli ambiziosi obiettivi commerciali riposti da Kia su questa vettura. Il salto qualitativo è evidente: seduta alta, volante regolabile, visibilità garantita in ogni situazione, si uniscono a prestazioni dinamiche che non possono definirsi sportive (ma chi le pretende?) quanto piuttosto agili e piacevolmente progressive. Stabile e precisa nel seguire le traiettorie, la Soul offre un’agilità sorprendente nei tratti più guidati e nelle 43 44 45 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito curve più impegnative, ben supportata da un adeguato sistema frenante che mostra qualche affanno solo se strapazzato oltremisura, come raramente crediamo possa succedere nella realtà. Tra le diverse combinazioni tra motori e cambi, a convincere maggiormente è l’opzione benzina+manuale: pur se non sempre impeccabile nelle scalate più veloci e con una corsa della leva riducibile, assicura un maggior divertimento e soprattutto in ripresa consente di sfruttare al meglio la potenza del motore. La velocità massima di 180 km/h è credibile: il picco si raggiunge dopo un breve lancio, ma per non incorrere nelle grinfie dei tutor ricordiamo la comoda selezione del cruise control. Per contro, il diesel ha una buona potenza, distribuita su un arco ampio per la migliore progressione; il cambio automatico non si mostra reattivo come si vorrebbe in accelerazione e questo penalizza un po’ il comportamento dinamico. Promosso a pieni voti, infine, il 46 Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica comfort di bordo: in autostrada ed alla massima velocità, dall’esterno giungono solo echi ridotti dal motore e dal rotolamento dei pneumatici, e fruscii quasi nulli. La condizione ideale per ascoltare la musica preferita, emessa dall’impianto Premium sound system, con ben otto speaker attivi in tutto l’abitacolo. I prezzi La nuova Soul sarà nelle concessionarie Kia a partire dal prossimo aprile: il prezzo base è fissato in 18.500 euro per la versione con motore a benzina con cambio manuale e di 21.000 euro per la diesel; l’allestimento base sarà integrabile con tre pacchetti di personalizzazione, con step di 2.500 euro. Per i primi clienti è prevista una speciale condizione d’acquisto: potranno prendere la Soul a benzina al prezzo di 15.950 euro chiavi in mano, compresi il display da 8 pollici ed il sistema di navigazione (un “regalo” da 2.500 Grazie alle quotazioni interessanti (cui occorre unire il valore aggiunto della Garanzia di 7 anni che accompagna tutti i modelli Kia), l’azienda coreana confida di vendere 1.500 Soul in Italia nel 2014 ed oltre 2.200 per il prossimo anno 47 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 48 Periodico elettronico di informazione motociclistica Prove 49 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Periodico elettronico di informazione motociclistica euro) sempre restando sulla versione 1600 benzina. Grazie alle quotazioni interessanti (cui occorre unire il valore aggiunto della Garanzia di 7 anni che accompagna tutti i modelli Kia), l’azienda coreana confida di vendere 1.500 Soul in Italia nel 2014 ed oltre 2.200 per il prossimo anno. Presto anche l’elettrica Presentata al Salone di Chicago e poi a quello di Ginevra, si avvicina la data di debutto europeo per la Kia Soul EV: il primo modello a trazione elettrica della casa coreana, con batteria agli ioni di litio da 27 kWh, vanta una densità di energia vanta con il limite eccezionale di 200 Wh/kg (ai vertici della categoria) e alimenta un motore da 110 CV/285 Nm garantendo un’autonomia di 200 km. Valori che la pongono ai gradini più alti di un ideale podio di categoria. Lo schema tecnico della Soul EV prevede un motore elettrico collegato alle ruote anteriori: accelerazione da 0 a 100 km/h in meno di 12 secondi, velocità massima di 145 km/h. Il tempo di ricarica oscilla tra i 25 minuti e le 6 ore, che si usi un impianto ad alte prestazioni o uno tradizionale. 50 BROCHURE, TEST DRIVE, TUTTO SU: Kia Soul Sfoglia i cataloghi in PDF Brochure Test Drive » Finanziamenti » Guarda tutti gli allestimenti » Trovala dai concessionari » 51 52 53 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Mercedes-Benz Concept Coupé SUV La Casa di Stoccarda svela al Salone di Pechino la Mercedes-Benz Coupé SUV concept, di cui la Stella ha rilasciato le prime immagini ufficiali L a Casa di Stoccarda ha scelto il Salone di Pechino per svelare al mondo l’inedita Mercedes-Benz Concept Coupé SUV, un prototipo che offre un’anteprima realistica di quella che sarà la versione di produzione di serie, che dovrebbe arrivare sul mercato dal prossimo anno. Destinata a dare vita alla concorrente diretta della BMW X6, la Mercedes Concept Coupé SUV si distingue subito per il tetto particolarmente inclinato al posteriore e per un look decisamente aggressivo, ma anche per i cerchi in lega “monstre” da 22 pollici abbinati a pneumatici Continental 305/45. La carrozzeria è 54 verniciata con l’affascinante tinta Alu Beam, che vuole ricordare da vicino il colore delle Silver Arrows da competizione degli anni ‘30 e ‘40. All’anteriore spiccano i fari a Led Multibeam, mentre sotto al cofano pulsa un V6 da 3.0 litri biturbo in grado di erogare 333 CV a 5.500 giri e 480 Nm di coppia costante tra 1.400 e 4.000 giri/min. La trazione è integrale 4Matic, mentre il sistema di trasmissione si affida al nuovo automatico a nove marce. Il concept dispone inoltre delle stesse sospensioni adattive e dell’Active Curve System già visti sulla nuova Classe S Coupé. 55 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Media 56 57 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica degli interni. La trazione integrale 4Motion della Golf R 400 concept risulta già attiva prima che si verifichi lo slittamento degli pneumatici. Il sistema prevede una preattivazione in funzione delle condizioni di marcia. In caso di carico ridotto o in fase di rilascio, la trazione è affidata principalmente all’asse anteriore, mentre quello posteriore risulta disaccoppiato. In caso di necessità però l’asse posteriore della Golf R 400 concept viene attivato automaticamente nell’arco di qualche frazione di secondo tramite la frizione Haldex, azionata da una pompa dell’olio elettroidraulica. Parallelamente al bloccaggio longitudinale cui provvede la frizione Haldex, i bloccaggi elettronici dei differenziali (EDS), integrati nel programma di controllo elettronico della stabilizzazione (ESC), assolvono alla funzione di bloccaggio trasversale. La Golf R 400 concept è inoltre do- Volkswagen Golf R 400 concept tata della funzione supplementare XDS+ per gli assi anteriore e posteriore, che in caso di marcia in curva a velocità elevata genera un’adeguata pressione frenante sulle ruote interne alla curva e fungendo così da differenziale a bloccaggio trasversale ottimizza il comportamento di guida. Da notare infine che la Golf R 400 è dotata di serie di funzione ESC Sport. Il sistema viene gestito da un interruttore a due stadi posizionato nella consolle centrale. Premendo brevemente una volta il tasto, il controllo elettronico della stabilizzazione ESC attiva la modalità ESC Sport. In caso di guida a velocità elevata e su percorsi ricchi di curve, come accade sui circuiti, l’ESC entra in funzione in ritardo per promettere maggior sportività. Tenendo premuto il tasto ESC per più di tre secondi, il sistema viene completamente disattivato per la guida professionale su pista. Media La Casa di Wolfsburg porta al debutto a Pechino la Volkswagen Golf R 400 concept, variante sportiva della due volumi tedesca dotata si trazione integrale e 400 CV L a Casa di Wolfsburg porta al debutto a Pechino la Volkswagen Golf R 400 concept, variante sportiva della due volumi tedesca dotata si trazione integrale. Con un tempo di appena 3,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h (velocità massima autolimitata a 280 km/h) è la Golf di serie più potente di sempre e dispone di una potenza massima di 400 CV e di una coppia di 450 Nm. Dotata di un motore 2.0 TSI ad alte prestazioni e di cambio doppia 58 frizione a sei marce, la Golf R 400 concept ferma l’ago della bilancia su un valore di 1.420 kg, ovvero 3,55 kg per CV e vanta una carrozzeria interamente riprogettata. La Golf più potente di sempre si presenta con una carrozzeria Silver flake. In contrasto con questo colore chiaro metallizzato, il tetto e i gusci degli specchietti in carbonio sono verniciati in nero lucido. Sempre in carbonio a vista sono realizzati gli splitter adattati dalle competizioni automobilistiche e gli inserti 59 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica che si affianca all’iniezione diretta. Il collettore di scarico integrato nella testata è uno degli aspetti centrali del sistema di gestione termica ad alta efficienza. Il 2.0 TFSI è collegato a un motore elettrico da 40 kW di potenza massima, con una coppia di 220 Nm. Il motore elettrico, sottile e a forma di disco, è integrato nel cambio S tronic a sei rapporti che a sua volta, mediante una doppia frizione, invia la forza motrice alle ruote anteriori. In modo indipendente da questa unità, sull’asse posteriore opera un secondo motore elettrico, con una potenza massima di 85 kW e una coppia di 270 Nm. Davanti all’asse anteriore è disposta una batteria agli ioni di litio con raffreddamento a liquido, composta da otto moduli distinti. La batteria contribuisce a rendere equilibrata la distribuzione dei pesi (con un rapporto percentuale di 54:46 tra avantreno e retrotreno) e ad abbassare il baricentro della vettura. La batteria immagazzina 12 kWh di energia, abbastanza per un’autonomia in modalità elettrica di 50 chilometri. Per la carica stazionaria si utilizza il cosiddetto Audi wall box, predisposto per diverse tensioni di rete e prese. In alternativa, la showcar può ricorrere alla ricarica “Audi wireless charging”, che sfrutta la tecnologia dell’induzione e non richiede alcun contatto fisico tra vettura e rete. Appena la batteria è completamente carica, il processo si interrompe automaticamente. Il conducente comunque può interrompere la ricarica quando vuole. Come molti nuovi modelli di serie del costruttore tedesco, anche l’Audi TT offroad concept adotta il pianale modulare trasversale (MQB). La carrozzeria della showcar si basa sul principio ASF (Audi Space Frame) nella sua versione ibridata, che prevede l’impiego di componenti in acciaio e alluminio. Lunga 4,39 metri, larga 1,85 metri e dotata di un passo di 2,63 metri, l’Audi TT offroad concept si avvicina molto alle dimensioni del SUV Audi Q3. L’altezza però (di 1,53 metri) è inferiore di otto centimetri a quella della Q3. Audi TT offroad concept La Casa dei Quattro Anelli ha presentato a Pechino l’Audi TT Offroad concept, esercizio stilistico volto ad anticipare un inedito SUV di Ingolstadt che trova nella coupé tedesca la sua base progettuale L a Casa dei Quattro Anelli ha presentato al Salone di Pechino l’Audi TT Offroad concept, esercizio stilistico volto ad anticipare un inedito SUV di Ingolstadt che trova nella coupé tedesca la sua base progettuale. Dotata di sistema di trazione ibrida plug-in, l’Audi TT offroad concept eroga una potenza complessiva di 408 CV e vanta una coppia massima di 650 Nm, che permettono alla showcar di scattare da 0 a 100 km/h in 5,2 secondi e di raggiunge una velocità massima autolimitata 60 a 250 km/h. I consumi si attestano su un valore di 1,9 litri di carburante ogni 100 chilometri, a fronte di emissioni di CO2 di 45 g/km. L’Audi TT offroad concept può percorrere 50 chilometri in modalità completamente elettrica e quindi viaggiare temporaneamente a emissioni zero. L’autonomia complessiva è di 880 chilometri. Il motore a combustione è un 2.0 TFSI che eroga 292 CV e sviluppa 380 Nm di coppia. In condizioni di carico parziale il consumo viene ridotto dal ricorso a un’iniezione indiretta supplementare 61 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica Media H a debuttato in società al Salone dell’Automobile di Pechino la BMW Vision Future Luxury concept, esercizio stilistico volto a prefigurare una berlina di grandi dimensioni dall’elevato contenuto stilistico e tecnologico. Caratterizzata da una sezione frontale dominata dalla classica calandra a doppio rene, la BMW Vision Future Luxury concept presenta dei gruppi ottici anteriori dotati di tecnologia laser e di fari posteriori che si avvalgono invece di quella OLED, oltre a mettere in mostra numerosi elementi in fibra di carbonio che rimangono in vista. Dotata di telaio in alluminio, la BMW Vision Future Luxury concept presenta un ambiente interno in cui è la tecnologia a farla da padrona con dei display che usufruiscono della grafica tridimensionale, mentre uno schermo centrale riproduce la strumentazione, quest’ultima coadiuvata nel funzionamento da un Head-Up Display. I passeggeri delle file posteriori possono contare su degli schermi e su un tablet amovibile per relazionarsi con il sistema di infotainment di bordo tramite Command Touch, mentre numerosi materiali a contrasto, come legnami e pelli arricchiscono l’esperienza di bordo. BMW Vision Future Luxury concept Ha debuttato in società a Pechino la BMW Vision Future Luxury concept, esercizio stilistico volto a prefigurare una berlina di grandi dimensioni dall’elevato contenuto stilistico e tecnologico 62 63 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb Media bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Volkswagen Touareg restyling nuovo look e motori più efficienti è arrivata a Pechino la Volkswagen Touareg restyling, che è stata sottoposta ad un facelift estetico ma anche ad un consistente aggiornamento tecnico, sia per quanto riguarda le dotazioni di bordo che le motorizzazioni L a Casa di Wolfsburg sceglie il Salone di Pechino per mostrare in anteprima mondiale la Volkswagen Touareg restyling, che è stata sottoposta ad un facelift estetico ma anche ad un consistente aggiornamento tecnico, sia per quanto riguarda le dotazioni di bordo che le motorizzazioni. 64 Dentro e fuori: piccoli ritocchi A livello estetico la rinnovata Touareg si distingue per un nuovo look pensato per adattarsi meglio all’attuale family feeling del marchio tedesco. I paraurti sono stati ridisegnati – in particolare, quello posteriore integra i retronebbia - così come i gruppi ottici che ora vengono offerti con tecnologia Xeno su tutti gli allestimenti. Il costruttore rende disponibili inoltre cerchi in lega dall’inedito design e nuove tinte per la carrozzeria (Light Silver, Sand Gold, Moonlight Blue, Black Oak Brown e Reef Blue), oltre ad un pacchetto estetico aggiuntivo che prevede tutta una serie di finiture cromate e vetri posteriori oscurati. Saliti a bordo si notano nuove finiture sulla plancia ma anche inediti abbinamenti cromatici, così come tutta una serie di nuovi rivestimenti e materiali. Si parte con i sedili in pelle Vienna nei colori Bonanza Brown, Titan Black, Corn Silk Beige e Natural Brown per arrivare alla più raffinata pelle Nappa color Light Sand St. Tropez. L’abitacolo inoltre ora è arricchito dal nuovo e più sofisticato sistema di infotainment RNS 850 che integra una serie di funzionalità fornite da Google come Street View, Google Earth e la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale sulle condizioni del traffico. Pacchetto R-Line per il massimo della sportività Chi vuole esprimere il massimo della sportività della Touareg può scegliere anche il pacchetto R-Line che include cerchi in lega da 19 pollici, prese d’aria in nero lucido, kit aerodinamico, terminali di scarico cromati, volante sportivo, pedaliera in metallo e finiture interne in Silver Lane. A richiesta si possono avere anche i sedili sportivi in pelle Nappa o in pelle e Alcantara con logo R sul poggiatesta e il padiglione interno color nero. Motori TDI: sono tutti Euro 6 A livello tecnico il costruttore ha sottoposto ad un consistente aggiornamento la gamma moto65 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito rizzazioni. In particolare tutti i V6 TDI a gasolio ora rispettano la normativa antinquinamento Euro 6 grazie all’adozione della tecnologia SCR con AdBleu che abbatte gli Nox, mentre il cambio automatico ad 8 rapporti ora fornisce di serie la funzione “coasting” (appena è possibile le marce vengono disinserite, con l’auto che rimane libera di “veleggiare”) prima disponibile solo sulla variante ibrida. Anche lo Start&Stop diventa di serie per tutte le versioni che possono vantare la trazione integrale 4Motion con differenziale Torsen e programma offroad. Le versioni sei cilindri a gasolio ora offrono di serie tutta una serie di sistemi di sicurezza di ultima generazione tra cui il post-collision braking system, mentre nella lista 66 News Periodico elettronico di informazione motociclistica degli optional si possono comunque scegliere il cruise control attivo con Front Assist e Emergency Braking, il Side Assist, il Dynamic Light Assist e il Lane Assist. I clienti più esigenti inoltre possono dotare le versioni V6 TDI con il Terrain Tech Package che aggiunge riduttore, differenziale con bloccaggio al 100% e cinque diverse tarature dei sistemi elettronici per la massima efficacia in situazioni di scarsa aderenza. Più efficienza per il V6 TDI Per quanto riguarda le motorizzazioni la Touareg restyling arriverà sui mercati europei con il V6 TDI Bluemotion nelle varianti da 204 e 258 CV – questa seconda versione prima aveva 245 CV – ma rimane a listino anche il poderoso V8 TDI da 340 CV e 800 Nm. Confermata anche la Hybrid V6 TSI da 380 CV. La campionessa per quanto riguarda consumi ed emissioni è senza dubbio la Touareg V6 TDI da 204 CV che promette un consumo medio dichiarato di 6,6 l/100 km e le emissioni inchiodate a 174 g/km CO2 (Il modello a parità di motorizzazione dichiarava un consumo di 7,0 l/100 km). Bene anche la versione Hybrid, che pur essendo equipaggiata con un motore a benzina riesce a dichiarare un consumo medio di 8,2 l/100 km, con le emissioni che non superano i 193 g/km. Al momento il costruttore non ha comunicato prezzi e tempi di commercializzazione previsti per il mercato italiano. 67 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News Toyota Yaris facelift Sono state rilasciate dal costruttore giapponese le prime immagini del facelift della Toyota Yaris, che dovrebbe arrivare nelle concessionarie nei prossimi mesi forte anche di alcune novità tecniche S ono state rilasciate dal costruttore giapponese le prime immagini del facelift della Toyota Yaris, che ha ricevuto una serie di novità stilistiche onde rinfrescare la propria immagine e aggiornare il proprio design al più recente linguaggio stilistico introdotto dal produttore nipponico con la nuova Aygo. Rivisitata in maniera sensibile nella porzione anteriore, la Toyota Yaris restyling presenta una sezione frontale dominata da una calandra ora più ampia e volta ad intersecarsi con 68 la cavità che ne ospita i gruppi ottici (ora a fondo scuro) dotati di tecnologia LED per le luci diurne. La Casa giapponese non ha al momento rilasciato immagini della sezione posteriore, mentre le fiancate mettono in mostra i cerchi in lega con razze ad Y e le sospensioni dovrebbero presentare un o schema rinnovato volto a promettere un maggior comfort. Maggiori dettagli verranno comunicati prossimamente con l’avvicinarsi del debutto commerciale previsto per i prossimi mesi. 69 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito News Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Nuova Subaru Outback La Casa delle Pleiadi ha presentato al Salone di New York la nuova Subaru Outback L a Casa delle Pleiadi ha presentato, in occasione del Salone di New York, la nuova Subaru Outback, che presenta un design rinnovato ed ispirato a quello della Legacy, grazie ad una sezione frontale dominata da un’ampia calandra esagonale dotata di profilo cromato. Ai lati di questa troviamo dei gruppi ottici di grandi dimensioni dotati di proiettori allo xeno, mentre anche le fiancate mettono in mostra un profilo cromato volto ad incorniciarne le superfici trasparenti. Dotata di un cofano in alluminio e di cerchi le cui misure spaziano da 17 a 18 pollici di diametro, la nuova Subaru Outback dispone di serie degli alzacristalli elettrici, 70 Media dell’impianto di climatizzazione e di un sistema di infotainment gestibile attraverso un display da 6.2 pollici. Salendo con gli allestimenti, la variante Premium aggiunge il rivestimento in pelle per il volante, il climatizzatore bi-zona automatico i sedili anteriori riscaldabili ed un sistema di infotainment potenziato con display da 7 pollici. Al di sotto del cofano della nuova Subaru Outback pulseranno due unità: il quattro cilindri da 2.5 litri da 175 CV e 235 Nm e il sei cilindri da 3.6 litri da 256 CV e334 Nm, entrambi abbinati ad una trasmissione Lineartronic a variazione continua che trasmette i valori di coppia e potenza a tutte e quattro le ruote motrici. 71 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Honda HR-V prime immagini ufficiali La Casa di Yokyo ha rilasciato le prime immagini della Honda HR-V, SUV compatto che arriverà in Europa il prossimo anno L a gamma delle auto Honda si arricchirà a partire dal 2015 di un nuovo SUV compatto. Nel solo mercato USA, dove debutterà già dal prossimo inverno, questo modello riprenderà il nome HR-V già usato per il crossover prodotto tra il 1999 e il 2005. Come precisa la Casa giapponese, le caratteristiche tecniche del nuovo SUV compatto e la sua denominazione commerciale per l’Europa saranno confermati nell’imminenza del lancio, cioè il prossimo anno. Honda ha diffuso le prime immagini di questo modello in concomitanza con 72 il New York International Auto Show, precisando anche che la piattaforma su cui è stato sviluppato è quella della nuova generazione della Jazz, anch’essa programmata per essere lanciata in Europa nel 2015. Destinato a competere con gli attuali crossover di segmento B - come Peugeot 2008, Renault Captur, Nissan Juke, Opel Mokka e Ford EcoSport - e, naturalmente, anche con la Jeep Renegade e l’imminente Fiat 500X, il nuovo SUV compatto di Honda deriva nel design dalla concept car Urban SUV presentata al Salone di Detroit del 2013. 73 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica Omicidio stradale si vogliono inasprire le pene, ma i reati restano impuniti alcun motivo di togliere loro la vita, ha sbagliato ma non voleva ucciderle. Quindi, pur con tutte le aggravanti di questo mondo, il suo non è omicidio volontario. Morale: niente galera prima del processo, lo ha ribadito recentemente anche la Cassazione. di Enrico De Vita | Renzi sponsorizza la formulazione del nuovo reato per colpire con pene severe chi provoca incidenti mortali alterato da alcol o droghe. Ma non è l’entità della pena a ridurre i reati quanto la probabilità di non sfuggire alla legge Pericolo pubblico S ulle banconote false c’è scritto: La legge punisce severamente gli spacciatori di monete false. Ma il monito non è mai servito a cancellare il più antico mestiere… degli artisti falliti. Quasi ogni giorno ascoltiamo alla radio: Dopo il grave incidente l’investitore si è dato alla fuga, guidava senza la patente, che gli era stata sospesa un anno fa. Così, da due anni è partita una campagna - che fra i primi sottoscrittori vedeva Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze - con lo scopo di dar vita ad una legge per inquadrare questa nuova fattispecie di crimine stradale, quella di chi colpisce, ubriaco o drogato, e fugge. Anche il vostro editorialista ha firmato la petizione, che tuttavia si è subito arenata sugli scogli delle norme di procedura penale: il crimine stradale è un omicidio volontario, cioè doloso, deliberato, o involontario, cioè colposo? 74 D’altro canto, l’esigenza di tutelare la società civile da simili atti d’incoscienza e di pericolosità richiede interventi urgenti, perché non si può veder condannati a meno di tre anni (quindi con libertà immediata per chi non ha precedenti) quasi tutti i pirati della strada che hanno usato l’auto come arma per uccidere e poi sono fuggiti senza neppure prestare soccorso. Tutto questo nel pieno rispetto delle norme del Codice. Quindi bisogna formulare altre leggi, un nuovo capo d’imputazione nell’ambito dell’omicidio colposo. Il ministro dell’Interno, Cancellieri, in gennaio aveva promesso un disegno di legge del Governo per inquadrare l’omicidio stradale. Non se n’è fatto nulla, forse perché le promesse ministeriali non hanno… gambe lunghe o forse perché il Governo Letta era agli sgoccioli. Ora il senatore Moscardelli (PD), d’intesa col premier Renzi, ha presentato un nuovo disegno di legge che regola la questione: pene severissime, a metà strada fra tra l’omicidio volontario e quello colposo, per i pirati della strada e gli ubriachi che provocano gravi incidenti. Viene previsto il carcere tra 6 e 16 anni, per chi provoca la morte di una persona mettendosi alla guida in stato di ebbrezza alcolico, oppure sotto stupefacenti, oppure guidando a velocità superiore al doppio del limite, o infine dandosi alla fuga dopo l’incidente. E nel caso di morte di più persone la pena può essere aumentata fino a 21 anni. Quando la condanna diviene Pene più severe e certezza della pena La distinzione è importante perché il nostro Codice consente l’arresto in attesa del processo solo se l’omicidio è volontario, mentre in tutti gli altri casi (ad eccezione del pericolo di fuga o di nuocere agli altri) l’imputato va rimesso subito in libertà. I promotori della raccolta di firme - fra i quali le associazioni dei familiari delle vittime della strada, gli amici della polizia stradale, molti magistrati, oltre a 100.000 cittadini - hanno subito chiesto pene più severe e certezza della pena. I giuristi hanno dissertato a lungo sul fatto che chi si mette al volante in condizioni psico-fisiche alterate sia conscio del pericolo che rappresenta per la collettività: se compie una strage è omicidio colposo con “dolo eventuale” o con “colpa cosciente”? E sono giunti nella determinazione che il pirata non conosce le sue vittime, non ha 75 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica “ Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito In che modo difendersi? Utilizzando i noti braccialetti elettronici che lo stesso ministro Cancellieri ha acquistato mesi fa (a costi notevoli) definitiva, il testo prevede il ritiro a vita della patente. Il disegno di legge potrebbe anche diventare decreto del governo (quindi entrando subito in vigore), visto l’appoggio che il premier Renzi ha dato all’iniziativa. Sull’onda dell’emotività Ma temiamo che ancora non se ne faccia nulla, anche perché nutriamo non poche perplessità sulla congruità e sulla efficacia di un tale provvedimento. Primo: le tre ipotesi che determinano l’imputazione di omicidio stradale non devono essere concomitanti, ne basta una. Quindi chi, dopo aver bevuto appena poco oltre il limite, in una cena, si mette al volante e ha la sventura di investire un passante che sbuca improvvisamente o un ciclista che incede a zig-zag, verrebbe imputato di “omicidio stradale” e non se la 76 caverebbe con meno di sei anni di carcere. Nella stessa ipotesi viene a trovarsi chi, senza aver bevuto, provoca analogo incidente viaggiando a una velocità pari al doppio di quella consentita. Come dire che dove i Comuni hanno abbassato a volte indecorosamente - i limiti di velocità solo per fare cassa, si rischia anche di… affittare per anni un posto-letto nelle carceri italiane. Secondo, ancora una volta, con la spinta dell’emotività, si vuol credere – o far credere - che l’inasprimento delle pene possa costituire un deterrente per gli incoscienti, un rimedio per limitare il numero dei reati. Dai tempi dei Romani, non è mai stata la severità della punizione a condizionare l’autore dei reati, ma la facilità di farla franca. Sono quindi il numero e l’efficacia dei controlli, oltreché la certezza della pena, gli elementi che possono influire. dalla Telecom 77 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica In che modo difendersi? Utilizzando i noti braccialetti elettronici che lo stesso ministro Cancellieri ha acquistato mesi fa (a costi notevoli) dalla Telecom. Il ministero ne possiede diverse migliaia: basterebbe dedicarne alcune centinaia agli autori di incidenti stradali con caratteristiche di rischio per gli altri utenti della strada. Si potrebbe così monitorare i loro spostamenti via GPS, oppure rilevare in diretta gli spostamenti dopo aver comunicato i loro codici ai portali autostradali, ai tutor, alle telecamere ZTL, alle centraline delle corsie riservate, insomma a tutti i sistemi di rilevamento territoriali. La pattuglia più vicina delle forze dell’ordine verrebbe quindi informata e messa in condizioni di fermare l’auto nella quale viaggia il pirata per poter verificare se era semplicemente un passeggero o se stava guidando in prima persona. Ovviamente, nella seconda ipotesi, scattano le manette. Senza appello. “ Marcello Pieri, lettore di Moto.it, ha risposto a questo editoriale del nostro Enrico De Vita spiegando con singolare competenza perché non si è ancora riusciti a formulare un’ipotesi corretta per chi si macchia di colpevoli crimini stradali. Alla guida senza patente Ma nel nostro caso c’è qualcosa di più. Il vero problema della società civile è quello di impedire ai pirati di rimettersi alla guida, magari senza patente. I cittadini chiedono di poter circolare tranquillamente senza vedersi piombare addosso uno completamente “fatto” o con un bel 2,5 per mille di alcol in corpo. La collettività non ha alcun interesse a far marcire in galera - dopo processi durati anni e anni, chi - ubriaco o drogato ha la sventura di provocare un incidente mortale, mentre - magari il giorno dopo l’incidente - veniva rimesso in libertà e poteva continuare a guidare senza patente, contando sulla esiguità dei controlli. Fa rabbia ascoltare alla radio: “Gli era 78 stata ritirata la patente, ma guidava lo stesso”. L’importante è un intervento giudiziario rapido ed efficace – nel quale il parere dell’organo di polizia intervenuto deve essere determinante - che sancisca per quanti mesi, o anni, o per sempre, non debba guidare chi ha dimostrato di usare la sua auto come un’arma puntata a caso, contro gli altri, contro innocenti. E che riesca di fatto a impedire di mettersi al volante, dal giorno dopo l’incidente. Non c’entra la velocità, o la percentuale di alcol, o il numero delle vittime: l’incidente potrebbe anche essere incruento, ma le modalità di elevato pericolo con cui è avvenuto sono tali da richiedere la difesa della società civile dal ripetersi di altri incidenti simili. Mi chiamo Marcello Pieri, vi scrivo da Pisa, ho 25 anni e sono prossimo alla laurea in legge. Appassionato di moto in maniera viscerale leggo Moto. it oramai da anni e colgo l’occasione per complimentarmi con tutti i redattori: leggendo i vostri articoli si ha sempre la percezione di quel parlare “da motociclista a motociclista” che dal mio punto di vista rappresenta la chiave di un prodotto giornalistico di settore. Oltre a questo ho avuto modo di riscontrare la vostra professionalità e competenza; in questo senso vi chiedo di riportare i miei complimenti al Dott. De Vita per la qualità del suo articolo sull’omicidio stradale. E’ stato davvero illuminante trovare per la prima volta un articolo che parla di questo tema delicatissimo con un approccio tecnico e imparziale e soprattutto toccando alcuni punti che necessitano di essere approfonditi pena lo scadere in articoli privi di contenuto, buoni solo per cavalcare dibattiti politici intrisi di demagogia. L’ autore dell’articolo coglie una tendenza del nostro legislatore: inasprire la risposta sanzionatoria senza curare l’aspetto ovviamente più complesso e impegnativo ovvero la certezza della pena e la totale assenza di strumenti interpretativi ex lege che permettano all’organo giudicante di applicare i criteri di imputazione soggettiva (dolo, colpa e preterin- Il giudice in assenza di prove certe (e in casi simili prove non ve ne sono) non può condannare (al di la di ogni ragionevole dubbio.....) e pertanto si parla sempre di omicidio colposo 79 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb tenzione). Il problema, a mio avviso, non consiste tanto nella presenza o meno nel codice di una fattispecie speciale che punisce l’omicidio con certe modalità quanto nella pretesa del nostro legislatore di cucire la risposta sanzionatoria sul reo come se si trattasse di un abito “tailor made”; questo perchè il dettato costituzionale impone che la responsabilità penale sia “personale”. Questa impostazione fortemente garantista che quasi pretende una analisi della mente dell’imputato è evidentemente irrealizzabile. Il garantismo costituzionale cozza con la fredda e severa logicità del codice penale, di stampo fascista, e questo porta la magistratura a dover adattare i criteri di dolo o di colpa generando autentici “mostri concettuali”, quali il dolo eventuale e la colpa cosciente. Se il primo riesce a trovare in alcuni casi applicazione il secondo è oramai 80 diventato un ripiego che i magistrati chiamano in gioco quando non vogliono o non possono prendersi la responsabilità di condannare per omicidio volontario; quante volte avrete sentito casi di stragi provocate da un’automobile il cui guidatore è stato condannato solo per omicidio colposo e con tutte le attenuanti del caso? Nel nostro sistema penale è richiesto al giudice di valutare se l’imputato fosse cosciente delle possibili conseguenze del suo atto e se ne è fregato (dolo eventuale), oppure se ha previsto di poter uccidere qualcuno, visto che stava consapevolmente violando le norme del codice della strada, ma ha sperato che questo non succedesse (colpa cosciente e prefigurazione del “non evento”). Il giudice in assenza di prove certe (e in casi simili prove non ve ne sono) non può condannare (al di la di ogni ragionevole dubbio.....) e pertanto si parla sempre di omicidio colposo, così io giovane incensurato un po’ alticcio guidando a 120 km/h in centro abitato, travolgo una bambina uccidendola ma sarò condannato solo per omicidio colposo. La dottrina dibatte da anni ma il problema è privo di soluzione giacché nessuno si prende la responsabilità di creare una fattispecie di responsabilità oggettiva tale per cui si esclude l’applicazione del dolo e della colpa e si afferma che, in certe precise circostanze di fatto desumibili in sede di accertamento delle forze dell’ordine, si integra il reato di “omicidio stradale”. Ovviamente l’imputato può sempre dimostrare causa di forza maggiore o caso fortuito. In questo modo si responsabilizzano le forze dell’ordine, in passato abituate ad accertamenti privi della necessaria perizia, e si vincola il giudice alla “lettera della legge”. Non facendo così continuiamo a ritenere che chi si mette ubriaco alla guida e uccide debba sempre essere imputato di omicidio colposo. E si continueranno a infliggere ancora soltanto tre anni di domiciliari a chi, incensurato uccide una persona perchè procedeva a velocità folle in città ma dichiara che nella sua testa non avrebbe mai voluto uccidere. Il problema Dott. De Vita consiste nella totale deresponsabilizzazione di una classe politica che da anni non si prende la briga di una riforma del codice penale e a ciò dobbiamo aggiungere che il nostro attuale ministro della giustizia non è nemmeno laureato in legge e dubito fortemente della sua conoscenza del diritto sostanziale penale. Vi ringrazio calorosamente per questo articolo di altissimo livello giornalistico e spero di leggerne ancora. 81 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Mercato europeo dell’auto +10,4% a Marzo Prosegue il trend positivo del mercato dell’auto europeo. Il mese di marzo si è infatti chiuso con 1.489.796 immatricolazioni, il 10,4% in più rispetto al 2013 S econdo i dati diffusi oggi da ACEA, nel complesso dei Paesi dell’Unione europea allargata e dell’EFTA1 a marzo le immatricolazioni di auto ammontano a 1.489.796 unità, il 10,4% in più rispetto allo stesso mese del 2013. Nei primi tre mesi dell’anno, i volumi registrati ammontano a 3.353.180 unità, in rialzo del’8,1% rispetto al primo trimestre 2013. In Italia, le immatricolazioni 82 Attualità Periodico elettronico di informazione motociclistica si attestano a 139.337 unità (+5%) registrate nel mese. Nei primi tre mesi dell’anno, i volumi immatricolati ammontano a 376.519 unità (+5,8%). Le marche italiane hanno registrato, in Europa, 84.377 immatricolazioni nel mese (+4,2%). In crescita i marchi Fiat (+3,8%), Lancia/Chrysler (+1,7%) e Jeep (+32,4%). Nel primo trimestre 2014 le immatricolazioni si attestano a 203.824 unità, con un rialzo del 2,8% rispetto al primo trimestre 2013. Mantengono il segno positivo i marchi Fiat (+2,4%) Lancia/Chrysler (+4,7%) e Jeep (+20,2%). La Spagna registra 79.929 immatricolazioni a marzo (+10%), settimo mese consecutivo in crescita, mentre nel primo trimestre dell’anno il mercato totalizza 202.128 unità (+11,8%). Il canale di vendita dei privati continua a risentire dell’impatto positivo del Plan PIVE 5, riscontrando una crescita del 27,9% nel mese e del 24,7% nel primo trimestre. Il comparto delle vetture aziendali registra il secondo incremento consecutivo, chiudendo il mese di marzo a +24,3% e il primo trimestre a +7,5%. Il noleggio, infine, influenzato dall’effetto stagionale della Settimana Santa che, quest’anno, risulta posticipata rispetto al 2013, subisce un calo del 16,5% nel mese e del 5,8% nel trimestre. L’Associazione spagnola dei Costruttori ANFAC conferma il buon funzionamento del Plan PIVE 5, del quale è già stata spesa oltre la metà dei fondi, ma ricorda che, in termini di volumi, le vendite ancora non riflettono l’effettivo potenziale del mercato spagnolo, che ha visto crescere l’anzianità del proprio parco circolante fino a una media di oltre 11 anni. L’Associazione spagnola dei concessionari GANVAM prevede una chiusura d’anno a 800.000 immatricolazioni e spera nel rinnovo automatico e continuativo del programma di incentivazione, fino a che la situazione economica non si normalizzi. In Francia, a marzo 2014, si registrano 179.865 nuove immatricolazioni, in crescita dell’8,5% rispetto a marzo 2013, che contava lo stesso numero di giorni lavorativi (21 giorni). Le auto diesel rappresentano il 65,7% del totale immatricolato nel mese (la quota era del 68,7% a marzo 2013). Il cumulato dei primi tre mesi dell’anno è di 446.609 unità, il 2,9% in più rispetto allo stesso periodo del 2013, anche in questo caso a parità di giorni lavorativi (63 giorni). La quota delle vetture diesel immatricolate nel trimestre si attesta al 65,1% (contro il 69,3% di gennaio-marzo 2013) Il mercato dell’usato continua a crescere, riportando, a marzo, una variazione positiva dell’1,7%, e nel trimestre un rialzo dell’1,9%. Le vendite di vetture elettriche riportano una flessione del 32% nel primo trimestre 2014, per un totale di 1.529 unità e si sono praticamente dimezzate nel mese di marzo. Le vendite di vetture ibride, che da inizio anno erano relativamente stabili (+1,3% a gennaio e +1,6% a febbraio), perdono il 13% a marzo, con una quota di mercato del 2,2%, mentre chiudono il primo trimestre a -4,2%, con 11.500 unità e una quota di mercato del 2,6%. Il mercato tedesco ha registrato a marzo 296.408 immatricolazioni (+5,4%) e nel progressivo da inizio anno totalizza 711.753 unità (+5,6%), proseguendo la propria fase di stabilizzazione. Gli ordini provenienti dal mercato domestico sono cresciuti del 2% nel mese, confermando il trend positivo di inizio anno. Per il mercato inglese, infine, a marzo si registra il venticinquesimo segno positivo consecutivo: +17,7%, per un totale di 464.824 nuove immatricolazioni, mentre nel cumulato da inizio 2014 i volumi complessivi raggiungono 688.122 unità (+13,7%). Dall’introduzione del cambio delle targhe due volte l’anno, avvenuta nel 1999, solo marzo 2004 aveva registrato volumi di vendita superiori (466.954 unità). Nel mese si registra, inoltre, un record di immatricolazioni di vetture ad alimentazione alternativa, pari a 8.713 unità, con una crescita del 63,8% rispetto a marzo 2013 e una quota di mercato dell’1,9% (contro l’1,3% di un anno fa). La quota, nel trimestre, raggiunge il 5%. L’Associazione inglese dei Costruttori SMMT riconduce la notevole performance del mese alla forte ripresa della fiducia dei consumatori e alla disponibilità di ottimi nuovi prodotti. Inoltre, considerando l’andamento sottotono dell’economia negli ultimi 6 anni, ritiene ci sia ancora un sostanziale margine di domanda repressa che contribuisce ad alimentare sia il mercato del nuovo, sia quello dell’usato. Le aspettative di SMMT sono orientate al proseguimento di questo trend positivo per il resto dell’anno, seppur con tassi di crescita più contenuti. 83 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica programmazione a lungo termine. Mattiacci, per giunta, non conosce la squadra, sa a mala pena dove sono i nuovi uffici e con una realtà di 800 persone dovrà imparare a distinguere nomi, ruoli e competenze. Non si impara dall’oggi al domani, ci vuole tempo e sarà un procedimento complesso, perché ogni due settimane ci sarà una gara. Il fatto che non abbia competenze agonistiche ma solo di marketing, non depone a suo favore. Dovrà imparare subito a confrontarsi con i problemi della F.1 e, se dovesse prendere delle decisioni, rischia di sbagliarle. Per questo non lo si deve colpevolizzare o sperare in cambiamenti improvvisi. Il suo è un ruolo difficile per vari motivi: la pressione della stampa in F.1 è enorme, devi dare dei risultati e delle risposte. Non è come nelle aziende dove per mesi lavori a un nuovo modello e quando apri bocca, hai preparato tutto da tempo. Ci vorrà tempo F1 Cina 2014 arriva Mattiacci e la Ferrari torna a vincere? Scordatevelo di Paolo Ciccarone |Mattiacci è stato catapultato a Shanghai da New York e dopo 20 ore di volo ha preso posto al timone di comando della squadra italiana. Il suo non sarà un compito facile e chi si aspetta grossi risultati in tempi brevi, è meglio si faccia da parte S alvate il soldato Mattiacci! Il nuovo responsabile della GES Ferrari è stato catapultato a Shanghai da New York e dopo 20 ore di volo ha preso posto al timone di comando della squadra italiana. Il suo non sarà un compito facile e chi si aspetta grossi risultati in tempi brevi, è meglio si faccia da parte. 84 Qui c’è l’imprevisto, la scelta tattica, la fortuna o il fatto di gara, una toccata o un sorpasso andato male, che ti impongono di dare delle risposte. Se conosci le competizioni, puoi dire qualcosa di sensato, se non le conosci o stai zitto o rischi di essere banale e generico. E il primo impatto di Mattiacci con la stampa è stato generico e anche banale. D’altronde, cosa poteva dire uno che fino a quattro giorni prima di occupava d’altro nell’altra parte del mondo? Ed ecco perché in questa fase è importante salvare il soldato Mattiacci: non conosce l’ambiente e qualcuno che vuole sfruttare le sue carenze, potrebbe approfittarsi, dando consigli vari, spacciandosi per amico o consulente privilegiato. Ci saranno momenti in cui Mattiacci sarà schiacciato dal peso della responsabilità, in altri faticherà a capire la realtà delle cose: il paddock F.1 è un mondo a se stante, quasi autoreferenziale, facile fraintendere il mondo interno dei box come se fosse il mondo vero fuori dalle piste. Quindi molto dipenderà dal suo approccio e dal suo carattere personale. Se si ricorda di lavorare per la Ferrari e che la squadra viene prima di tutto, avrà meno problemi di quanti non ne avrà in seguito. Non potrà cambiare molto, per ora, di quanto già avviato. Dovrà ascoltare e capire, e per le decisioni importanti, lo ha detto lui stesso: c’è Montezemolo alle spalle. Quindi casca bene visto che il presidente sa cosa è la F.1 e il suo potere malefico. Un altro aspetto che Mattiacci dovrà mettere in conto sono i rapporti con i team manager ed Ecclestone. E’ gente che ti pesa, ti analizza e ti frega in men che non si dica. E se non sei reattivo, capiscono subito il tuo punto debole. Insomma, per Marco Mattiacci sarà dura e per questo merita sostegno e affetto: sostituire uno come Domenicali, specie dal punto di vista umano, non è facile. E i rischi enormi. Per cui, salvate il soldato Mattiacci, non rendetegli la vita difficile oltre il dovuto e proviamo tutti insieme a dargli tempo e un aiuto per capire come muoversi. La Ferrari e chi l’ama capiranno, chi vorrà approfittarsene, invece… Mattiacci: una vita (lavorativa) stravolta dall’oggi al domani Il perché lo ha spiegato lo stesso Alonso: «Domenicali non faceva i pistoni o gli alettoni, quindi non avremo un secondo in meno solo perché è andato via lui». Non è come nel calcio che cambi l’allenatore e cambiano i risultati al primo incontro. La F.1 è difficile, complicata e frutto di una 85 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica lato e una iscrizione: Ayrton Senna, nato il 21 marzo 1960, morto il 1° maggio 1994. Più sotto un motto: “niente mi può separare dall’amore di Dio”. Tutto qua, di Ayrton Senna Da Silva non c’è rimasto molto da quel giorno a Imola. Solo il dolore di chi lo ha amato e conosciuto. Lasciamo il cimitero, riprendiamo la macchina e ci infiliamo nel traffico caotico di San Paolo. Costeggiamo la Marginal Pinheiros, prendiamo a nord verso l’aeroporto, superiamo il ponte sulla Marginal Teitè e infiliamo il quartiere Santana, estremo nord di San Paolo. C’è un edificio alto e grigio dove ci aspetta Milton Da Silva. Settembre 1990: quando conobbi Senna Milton è il papà di Ayrton e lo seguiva sempre quando correva in F.1, specie nei primi tempi, ma la salute non gli permise di essergli vicino nelle ultime due stagioni. Fu grazie a Milton che conobbi Ayrton Senna. Durante i Gran Premi ci Ricordando Senna “Il grande sogno di Ayrton: aiutare i bambini poveri” si ritrovava sempre a un tavolo nel motor home della Minardi: “Solo qui sanno fare la pasta come si deve” diceva sempre. Per qualche gara fummo compagni di pranzo grazie all’ospitalità di Giancarlo Minardi. Un giorno Milton mi chiese: “Quale è il pilota che preferisci?”. Gli risposi secco: “Ho scoperto Ayrton Senna guardandolo in giro per le piste, all’inizio non mi piaceva, ma sa guidare meglio di tutti gli altri. Peccato che sia uno stronzo: tutte le volte che mi avvicino per parlargli mi risponde male e si volta. Non ha capito che faccio il giornalista o forse non gliene frega di Rombo”. Milton mi guardò in faccia e mi disse: “Tranquillo, Ayrton non lo farà più. Vieni con me”. Ci alzammo da tavola e andammo verso il box della McLaren. Eravamo a Monza, settembre 1990, pochi giorni prima del GP d’Italia. Milton si avvicinò e Senna lo guardò male: “Ayrton, devi parlare con Paolo, hai capito?”. Senna sbuffò, mise il cucchiaio nel piatto di polistirolo che conteneva marmellata e cereali e disse: “Ma papà, sto mangiando, proprio Media di Paolo Ciccarone | Prosegue con il secondo di quattro speciali (che sino al 1° maggio verranno pubblicati ogni giovedì) il nostro ricordo di Ayrton Senna. Da una fine ad un nuovo inizio: la Fondazione Senna P rosegue con il secondo di quattro speciali (che sino al 1° maggio verranno pubblicati ogni giovedì) il nostro ricordo di Ayrton Senna. Dopo avervi parlato nello speciale precedente di come un capitolo di storia tristemente finì, oggi, con le parole del nostro inviato Paolo Ciccarone, vogliamo invece concentrare l’attenzione su come uno migliore ebbe inizio: la Fondazione Ayrton Senna. 86 Un giorno lontano nel tempo ma non nella memoria San Paolo, Brasile, qualche tempo dopo. Il primo maggio del 1994 è lontano nel tempo ma non nella memoria. Al cimitero di Morumbi il verde fa da contrasto con il cemento delle costruzioni che lo circondano. Quasi al centro della collina, si erge un albero e sotto all’albero ci sono moltissimi mazzi di fiori colorati, sotto ai fiori una lapide di ottone di una trentina di centimetri per 87 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito adesso?”. E Milton: “Sì, porque Paulo es amigo meu!”. Milton Da Silva era il padre di Ayrton e io non lo sapevo, avevo dato dello stronzo al figlio e lui, per tutta risposta, mi accompagnò da Ayrton e lo obbligò a rispondermi perché ero un amico e con gli amici Ayrton doveva comportarsi bene! Quel sogno rosso che poi non si concretizzò Avrei voluto nascondermi per la vergogna, ma Senna mi prese da parte, allontanò un meccanico che voleva cacciarmi dai box e si scusò: “Cercavo di te da tempo perché leggo sempre Rombo, ma non ti sei mai fatto riconoscere, scusami e chiedimi quello che vuoi”. Gli domandai della Ferrari e lui rispose serio: “Mi aveva contattato Fiorio per la prossima stagione, ma qualcuno non ha voluto e ho dovuto rinunciare a un precontrat88 Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica to. Scrivilo, che si sappia che avevo un piede alla Ferrari”. Tornai in sala stampa, il giornale era già in chiusura e non c’era il tempo materiale per usare la notizia. La dissi ad Alberto Sabbatini, che lavorava per la Gazzetta dello Sport dopo che aveva fatto per anni l’inviato a Rombo prima di tornarci, nel 92, come direttore. Alberto andò nei box e chiese conferma a Senna della notizia. Ayrton confermò e sui giornali uscì tutta la storia. Il qualcuno che non lo voleva a Maranello era Alain Prost, che bloccò la mossa di Cesare Fiorio, direttore sportivo della Ferrari. Quell’episodio costò il posto a Fiorio, a maggio dell’anno dopo, dato che Prost gli aveva dichiarato guerra coi vertici aziendali. Nacque così il rapporto professionale con Ayrton Senna: bastava guardarsi in faccia per capirsi e se non voleva rispondere, mi faceva un cenno oppure mi rivolgeva lui la parola. Papà Milton: una presenza costante ma discreta Questo era il passato. Oggi le cose sono diverse. Sono a casa di Ayrton Senna, ospite della famiglia e di papà Milton. Quando Ayrton correva, Milton Da Silva lo seguiva quasi sempre. Se ne stava in disparte nei box, non lo assillava mai. Era una presenza discreta ma costante. Ayrton lo sapeva e ne era contento. Specie nei primi anni di carriera, quelli trascorsi alla McLaren a sfidarsi con Alain Prost. La presenza di Milton era sempre una costante. Quando Ayrton smetterà di correre farà una stagione gratis alla Minardi Ma per non creare ulteriore pressione sul figlio, Milton se ne andava in giro per il paddock, fermandosi spesso a prendere un caffè, o a man- giare un piatto di pasta, presso il motor home della Minardi. Nessuno poteva pensare che il padre del grande Ayrton Senna fosse quel signore tranquillo, con gli occhiali, intento a mangiare un piatto di pasta e a discutere col cuoco la ricetta, perché appena a casa l’avrebbe fatta provare al figlio. “Un giorno, quando Ayrton deciderà di smettere di correre, abbiamo già deciso: l’ultima stagione la farà con la Minardi. E’ una promessa che ci siamo fatti e che quando lo diremo a Giancarlo Minardi, gli verrà un colpo. Perché per ripagarlo di tutti questi piatti di pasta, gli dobbiamo almeno una stagione gratis”. Non scherzava papà Milton, diceva sul serio. Ce lo confermò Ayrton, un giorno in cui era sereno e tranquillo. “E vuoi mettere come la prenderanno alla Ferrari?” aggiunse divertito. Quel giorno non è mai arrivato, lo sappiamo tutti. Come sappia89 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Formula 1 Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Imola, ma la sua opera era appena cominciata. Tramite la Fondazione Ayrton Senna, creata dalla famiglia, con la quale si è deciso di trasformare in realtà uno dei tanti sogni, fra i più nascosti, di Ayrton Senna: aiutare il prossimo. Senza farlo sapere, era una delle sue prerogative. Non lo sapevano in molti e lui ci teneva a quel segreto. Quando nel 1990 venne a Bologna, come testimonial dell’apertura del Motor Show, Ayrton chiese una cifra di ingaggio, chiedendo però che venisse versata a un determinato istituto che curava i bambini poveri. Chiese solo la ricevuta dell’avvenuto pagamento e la pretesa che nessuno sapesse dell’operazione. Oggi, a capo della Fondazione che porta il nome del pilota brasiliano, c’è la sorella Viviane. Anche lei duramente colpita negli affetti, prima con la perdita del fratello, poi con la morte del marito. Ucciso in un incidente stradale quando stava portando dal meccanico la moto che Ayrton Senna non era mai riuscito ad usare. bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Lo scopo della Fondazione Senna mo anche il perché. Adesso papà Milton evita la F.1. Quando il circo iridato arriva a San Paolo, se ne scappa in una delle fazende di sua proprietà sparse per il Brasile. L’anno dopo la scomparsa di Ayrton, papà Milton era a Goiania, a un paio d’ore d’aereo da San Paolo. In una fazenda senza TV, senza radio, solo con tutto lo spazio davanti a sé. Con l’unica compagnia del silenzio della campagna dell’entroterra brasiliano e un lontano eco di motori. 90 Paulo es amigo meu Quello di quando Ayrton correva sulle piste di tutto il mondo e lui, Milton, lo seguiva davanti allo schermo TV bevendo un caffè nel box della Minardi. “Paulo es amigo meu”, la stessa frase l’ha ripetuta quando, aprendo una porta di un ufficio, Ron Dennis, Frank Williams, Bernie Ecclestone e “l’odiato” Alain Prost hanno interrotto la discussione e Dennis è sbiancato dicendo a Milton Da Silva: “Ma è un giornalista!”. Milton rispose “Paulo es amigo meu” e chiuse la discussione. La riunione verteva sulle azioni da fare per aiutare la fondazione Senna, di cui questi personaggi fanno parte. Una vita comincia dove l’altra finisce Finita la storia di Ayrton Senna, è cominciata la sua leggenda. La vita di Ayrton si è interrotta quella domenica 1 maggio 1994, sul circuito di Sembra il macabro scherzo di un destino che ha colpito duramente una famiglia molto unita e affiatata. “Ayrton aveva un sogno, dare ai bambini poveri una possibilità. Ne parlavamo spesso, quando vedevamo la realtà brasiliana nelle strade delle nostre città” dice Viviane. E quel sogno si è cominciato a realizzare dopo la morte di Ayrton. La nascita della Fondazione Senna si occupa proprio di questo: dare una possibilità ai bambini bisognosi: “Quando abbiamo cominciato nel 1995, a un anno dalla scomparsa di Ayrton, il nostro programma di assistenza contava 20 mila bambini. Abbiamo avuto una crescita costante, incredibile, fino al punto che siamo in grado di seguire 270 mila bambini, in tutto il Brasile, con la certezza che a fine 97 erano 300 mila. Oggi abbiamo superato il mezzo milione di assistiti”. Numeri impressionanti, che però fanno capire come il ricordo di Ayrton Senna sia ancora la molla più forte per proseguire l’opera dello scomparso pilota brasiliano. A San Paolo, nella 91 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Formula 1 aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb sede della Ayrton Senna Promocoes e Imprendimento, gli uffici dedicati alla fondazione hanno preso il sopravvento. Nei giorni del GP del Brasile è stato un continuo via vai di amici, piloti, manager, televisioni, giornalisti. “Quando il mondo della F.1 sbarca in Brasile, la nostra sede viene presa d’assalto”, dice Viviane Senna, “vengono a trovarci gli amici di una volta, come Berger o Ecclestone, viene Alain Prost, Ron Dennis con la moglie, Frank Williams, Rubens Barrichello, poi, è spesso da noi. Rubens ha sempre avuto un rapporto molto stretto con Ayrton. Anche oggi lo ricorda spesso. Noi auguriamo tutto il bene possibile a Rubens, un bravo ragazzo, un uomo pulito dentro”. 92 93 Ricevi Automoto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Sport Periodico elettronico di informazione motociclistica EDITORE: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 REDAZIONE Ippolito Fassati Emiliano Perucca Orfei Alessandro Colombo Aimone Dal Pozzo Francesco Paolillo Andrea Perfetti Matteo Valenti GRAFICA Thomas Bressani COLLABORATORI Massimo Clarke (Tecnica) Enrico De Vita Claudio Pavanello (Epoca) Alfonso Rago Antonio Gola COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto su Automoto.it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. Ne è vietata quindi ogni riproduzione, anche parziale, senza l’autorizzazione scritta di CRM S.r.l. Automoto.it Via Melzo 9- 20129 Milano Reg. trib. Mi Num. 680 del 26/11/2003 Capitale Sociale Euro 10.000 i.v. 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