In tutto il Mondo si sono svolte manifestazioni pacifiche di dissenso

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In tutto il Mondo si sono svolte manifestazioni pacifiche di dissenso
Voci dal Sud
Anno VII° - n. 11 - Novembre
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2011
Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
OMAGG IO
Euro 1,55
In tutto il Mondo si sono svolte manifestazioni pacifiche di
dissenso contro lo strapotere delle banche e dei poteri forti
economici che affamano il mondo.
A Roma, invece, un gruppuscolo di provocatori di
professione molto ben organizzati ed istruiti alla guerriglia
urbana, si sono intrufolati nel pacifico corteo ed hanno
messo a ferro e fuoco la Città offrendo al mondo intero uno
spettacolo indecoroso di inciviltà
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Voci dal Sud
... ai quattro venti
Periodico indipendente di Attualità, Storia
e Cultura
Rassegna stampa dai mass media
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Sommario
Editoriale:
di Franz Rodi Morabito
Pag 5 - Finalmente è finita la dittatura di Gheddafi, ma nel modo peggiore !
Pag 5 - Gheddafi trucidato, l’Onu apre un’inchiesta
Pag 6 - Rosarno - Comincia la stagione dei raccolti, tornano i migranti a Rosarno, ma per loro
nessun promessa realizzata
Pag 7 - Rosarno - Alla stazione ferroviaria di Rosarno manca il servizio disabili
Pag 7 - Rosarno - Una rete per unire i rosarnesi nel mondo
Pag 8 - Seminara - Riunione operativa per favorire l’unione dei Comuni
Pag 8 - L’Articolo è stato rimosso su precisa richiesta dell’interessato
Pag 9 - San Ferdinando Calabro - L’”Atlante” in mani bergamasche
Pag 10 - Delianuova - Inaugurata la “casa” degli Scout una donazione della famiglia Ietto
Pag 10 - Diamante - Stilato accordo tra l’Accademia italiana del peperoncino e l’Università La
Sapienza di Roma.
Pag 11 - Gioia Tauro - Una montagna di debiti, ma ... il Sindaco scopre un cospicuo credito!
Pag 11 - Gioia Tauro - Ambulanze assegnate alla Croce Rossa e a un’associazione
Pag 12 - Gioiosa Jonica - La Jonio-Tirreno sta per essere chiusa al traffico nella parte finale
Giustizie ... ed ingiustizie
Pag 13 - Canone Rai: imposta odiata e ritenuta ingiusta, ma va pagata!
Fisco
Pag 14 - Nasce il nuovo redditometro Un sistema con 100 voci di spesa
Pag 14 - Occhio a quanto spendi: il fisco ti guarda!
La Casta
Pag 15 - Incassi mensili dei Governatori Regionali
I Grandi Misteri
Pag 17 - Assolti in secondo grado Amanda Knox e Raffele Sollecito accusati dell’omicidio di
Meredith Kercher
Pag 19 - La Knox accolta a Seattle come un’eroina ma non tutti credono alla sua versione
Pag 19 - Amanda per il momento è innocente - Come sono andati i fatti? Rudy Guede
certamente sa quello che è accaduto, ma non lo dice
Pag 20 - Rispettate la memoria di Meredith
Pag 21 - Scompaiono le prove del delitto di Roberta Lanzino!
Pag 21 - Emergono nuovi abusi su suor Tania
Economia
Pag 22 - La procura di Trani indaga su Standard & Poor’s
... continua a pagina successiva
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Pag 22 - Anche Fitch declassa l’Italia: «È troppo vulnerabile»
Pag 23 - Marcegaglia: l’uscita di Fiat un grave errore conviene a tutti rimanere in Confindustria
Pag 23 - Ancora in forse la sesta tranche alla Grecia dalla Ue Greenspan impietoso: Atene è
già fallita
Agricoltura
Pag 24 - Agrumi nella Piana, lenta agonia
Pag 25 - La gravissima crisi del settore oleario nella Piana di Rosarno/Gioia Tauro si consuma
nell’indifferenza generale delle nostre Organizzazioni di Categoria
Pag 26 - «Agricoltori scippati da Loiero»
Pag 27 - Quasi distrutta la produzione delle castagne
Pag 28 - Agricoltura, ricetta anticrisi
Pag 29 - Mentre in Italia difendiamo ancòra i piccoli insediamenti, in Spagna si inaugura l’oleificio
più grande del mondo!
Pag 30 - Nasce ufficialmente “La Città del Porto”
Pag 31 - Fotovoltaico: Calabria ultima regione del sud e tra le ultime dell’intera penisola
Pag 32 - «L’Italia rispetti di più gli immigrati e ora basta con gli slogan razzisti»
Pag 33 - Rosarno e gli extracomunitari: la soap opera senza fine.
Pag 34 - Sarebbe ora di riabilitare Rosarno, ma le autorità regiomali e provinciali sono assenti
La foto del giorno
Pag 35 - A Rosarno sono terminati i lavori a Piazza Convento, ma già qualcosa non funziona!
Archeologia sub marina
Pag 36 - Il relitto del “Titanic” inglese ritrovato al largo della Liguria
Anniversario
Pag 37 - Da oltre 100 anni il Cristo Redentore svetta sull’Aspromonte
Attività del Corpo Forestale
Pag 38 - Sequestrata mezza tonnellata rifiuti ed un autocarro
Pag 39 - Facebbok sa tutto di tutti noi! Parolisi è stato “spulciato “ proprio tramite Facebook
Notizie brevi o curiose
Pag 40 - Il prete inizia la cerimonia prima che giungesse la sposa
Pag 40 - Scambiate nella culla alla nascita, scelgono di rimanere con le famiglie “sbagliate”con
cui hanno vissuto 12 anni
Pag 41 - A San Pietro a Maida, nel 1921 un incidente ferroviario fece immaginare una rapina al
treno!
Pag 41 - Curioso episodio ... a latere dell’incidente
Arrivederci al prossimo numero
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Editoriale
Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
di Franz Rodi-Morabito
Finalmente è finita la dittatura di
Gheddafi, ma nel modo peggiore !
Ancora una volta ad uscirne sconfitta è stato “la civiltà” ed a vincere è stata la
belva che si nasconde nell’animo dell’essere umano
L’Italia è capofila nella “guerra” contro la pena di morte
perchè è ritenuta indegna di un popolo civile.
Prescindiamo dalle nostre convinzioni personali e condividiamo il principio.
Ma ... come facciamo coincidere questa nostra peculiarità
con quanto avvenuto inLibia dove il Colonnello Gheddaffi è
stato catturato e barbaramente trucidato?
Indubbiamente era un criminale, una belva umana che aveva
sulla coscenza 40 anni di stupri materiali e morali sulla popolazione Libica, e non solo, MA ... era pur sempre un uomo, un
essere umano (anche se lui lo aveva dimenticato!) e noi avevamo il dovere di neutralizzarlo, catturarlo e processarlo così come
si auspica anche riferendosi ad autori di criminali comuni.
Come conciliamo quanto predichiamo contro la pena di morte ed il fatto che NESSUNO abbia protestato per il modo truce
con cui è stato giustiziato? Non accettiamo la pena di morte
irrogata dopo un giusto processo, ma accettiamo questa pena
di morte irrogata dopo un processo sommario.
Ed inoltre chiedo come conciliamo i nostri asserti di cviviltà
con le immagini truci dell’uccisione “in diretta” trasmesse da
tutte le TV del mondo?
Nessuno ha protestato (mi sembra) e le nostre case, i nostri
figli, noi stessi abbiamo assistito a scene raccapriccianti e ripugnanti.
Mi par di ricordare che esiste un articolo del Codice che dice
che sono vietate le foto che creano sconcerto o ripugnianza;
non esiste più? è stato abrogato?
E’ non è l’unico caso, am temo ci si stia avviando verso un
imbarbarimento sempre maggiore.
Ricordate quella famosa cattura ed omicidio di Mussolini, la
Petacci ed altri appesi ad una trave di ferro di un distributore di
benzina di Piazzale Loretto nella vicilissima Milano? ed i cadaveri degli styessi, prima di essere appesi che giacevano per terra
fotografati, filmati, sputati e vilipesi dalla gente senza che nessuno intervenisse? e le immagini di Mussolini e la Petacci buttati per terra nella stazione ferroviaria Tiburtina (mi sembra) quando furono trasferiti a Roma?
E per avvicinarci a noi nel tempo ricordate la cattura di Saddam
Ussein? non dimenticherò mai, finche vivrò, la tremenda scena
di qualcuno che gli allargava la bocca con le dita per controllarlo
all’interno.
E Bin Laden? le foto ed i filmati hanno imperato nei mass
media ed in Iternet.
Questi solo alcuni casi, ma potrei fare una enciclopedia!
Ed allora, cari amici, siamo delle belve che fingono carità
cristiana.
Siamo belve assetate di sangue pronti scatenarci alla prima
occasione.
Gheddafi doveva essere spazzato via dal potere che deteneva con il terrore e metodi bestiali; doveva essere cattura; doveva essere processato come si conviene a qualsiasi essere umano in nome di quella dignità tanto sbandierata; doveva essere
condannato, ma nessuno aveva il diritto di trucidarlo dopo un
processo sommario operato da quattro persone accecate dall’odio.
Anche noi siamo stati vilipesi dai mass media che ci hanno
proprinato giorni e giorni di servizi truci e raccapriccianti.
Gheddafi trucidato, l’Onu apre
un’inchiesta
Le immagini che rimarranno nella storia
mostrano il corpo insanguinato dopo essere
stato calpestato
Gaetana D’Amico - Gazzetta del Sud
ROMA - Catturato vivo e poi ucciso con un colpo di
pistola alla tempia. Quando ormai per lui non c’era nessun
altro posto dove nascondersi.
Sono passate solo 24 ore dall’uccisione di Muammar
Gheddafi a Sirte ma le polemiche sulle circostanze della sua
esecuzione si trascineranno a lungo. L’Onu e Amnesty
International hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta. Gli
Usa sostengono che serve «trasparenza», mentre Russia e
Sudafrica – e non sono le sole – hanno criticato la dinamica
della sua cattura e quindi l’uccisione. Anche e soprattutto
a causa delle immagini e dei video che hanno fatto il giro
del mondo. Immagini cruente che mostrano gli ultimi istanti
della vita del colonnello poco dopo l’attacco della Nato
che ha bombardato il convoglio sul quale viaggiava. Braccato dai ribelli, il rais ha cercato un’ultima disperata fuga
dentro un cunicolo di cemento per la condotta dell’acqua,
ma è stato catturato subito. Le immagini che rimarranno
nella storia mostrano il suo corpo insanguinato, dopo essere stato calpestato e strattonato. Poi si odono i colpi di
pistola ed è visibile il foro alla tempia, quello che ha messo
la parola fine a 42 anni di dittatura, come ha confermato
anche il medico legale.
Sulle circostanze della morte del rais ci sono almeno cinque versioni e ieri l’Alto commissariato per i diritti umani
delle Nazioni Unite ha auspicato un’indagine. «C’è bisogno di un’inchiesta», ha detto a Ginevra il portavoce, Rupert
Colville. «Maggiori dettagli – ha detto – sono necessari
per stabilire se Gheddafi è stato ucciso durante gli scontri
(come continua a sostenere il Cnt, ndr) o se è stato giustiziato dopo la sua cattura», come pare evidente dalle immagini. Quelle stesse immagini riprese con i cellulari quando il
rais era ancora vivo e dopo la morte «messe insieme sono
inquietanti», ha aggiunto Colville.
Una posizione condivisa anche da Amnesty
International che ieri ha invitato il governo libico ad indagare sulla morte di Gheddafi avvertendo che «se il presidente deposto è stato ucciso dopo la sua cattura questo
costituirà un crimine di guerra», mentre il presidente
sudafricano Jacob Zuma ha espresso rammarico per la morte del colonnello, sostenendo che doveva essere processato dalla Corte penale internazionale.
Più duro il commento del ministro degli Esteri russo,
Serghei Lavrov, secondo il quale il rais doveva essere trattato come un prigioniero di guerra. Lavrov punta il dito
contro la Nato, sostenendo che il convoglio sul quale viaggiava Gheddafi non minacciava nessuno quando è stato
attaccato dall’Alleanza.
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Comincia la stagione dei raccolti, tornano i
migranti a Rosarno, ma per loro nessun
promessa realizzata
Solo un centinaio troveranno ospitalità presso il campo continers di Testa dell’Acqua, ma
gli altri dovranno abitare nei tuguri e nelle casette coloniche dirute! Di tutte le opere
promesse a suo tempo dalle Autorità per nessuna è iniziata la realizzazione - Rosarno si
augura di non venire un’altra volta additata alla pubblica ignominia mondiale
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Rosarno - Stanno per fare ritorno i migrantes, richiamati
a Rosarno dalla campagna di raccolta dei mandarini, dei
Kiwi e delle arance.
Stando alla devastante crisi del settore, che quest’anno
pare stia investendo anche il comparto dei kiwi, il numero
dei migranti dovrebbe essere più contenuto rispetto alle
annate precedenti.
Non si arriverà certamente al picco del dicembre 2009, il
mese precedente alla rivolta, quando solo nella zona di
Rosarno gli extracomunitari superavano le 2000 unità, la
stragrande maggioranza accampata a sud, nella fabbrica
fatiscente dell’ex Opera Sila, e a nord, tra i ruderi dell’ex
Rognetta (di proprietà del Comune di Rosarno) proprio a
ridosso della periferia cittadina.
Sparsi per i tuguri, le casupole abbandonate, i pagliai
delle campagne, vedremo altre centinaia di disperati.
Tutti in condizioni di vita spaventose.
Per circa 20 anni, a parte i rosarnesi, nessuno si è accorto
della loro presenza.
C’è voluta la rivolta per portarli alla ribalta del mondo, ma
lo ha fatto sotto una luce sbagliata dal momento che i
rosarnesi li hanno sempre aiutati.
Ma l’esame di coscienza collettivo, specie di quelli che
per tanto tempo si sono girati dall’altra parte, fingendo di
non vedere, si è risolto in un ingiusto atto d’accusa nei
confronti della popolazione di Rosarno, incolpata di razzismo e sfruttamento.
Con un colpo di spugna, da “città cosmopolita”, come
l’aveva definita il sindaco comunista Lavorato durante il
decennio della sua amministrazione (1994-2003), Rosarno è
stata declassata - per colpa purtroppo di un gruppo sparuto di facinorosi e di speculatori - a paesaccio di negrieri,
luogo infernale dove si replicavano le pratiche abiette dello
sfruttamento razzista.
A quasi 2 anni di distanza la verità s’è fatta strada.
I migranti all’indomani della rivolta del gennaio 2010 sono
ritornati ed accolti alla stessa stregua dei tanti lavoratori
che, provenienti soprattutto dai paesi dell’est, si sono integrati nel tessuto economico e sociale cittadino.
Anche se vi è una maggiore presa di coscienza da parte
delle istituzioni, il problema dell’accoglienza dei migranti
stagionali permane.
La città non è assolutamente nelle condizioni di assicurare una dimora dignitosa a tutti.
Non esistono le condizioni di fatto, non essendoci abitazioni disponibili.
Dove andrà a vivere la massa di giovani africani che tra
qualche settimana giungeranno a Rosarno?
Solo un centinaio potranno essere ospitati nel campo di
accoglienza di Contrada Testa dell’Acqua, che, a seguito
dei riscontri positivi registrati con la passata esperienza,
non è stato smantellato e quindi potrà essere riaperto, ma
Questi Migrantes “fortunati” hanno trovato un
casolare di campagna a ... molte stelle visto che
manca parte del tetto!
solo dopo che il Comune avrà assegnati dalla Regione i
fondi necessari per la sua gestione.
Ci sono in cantiere, su iniziativa del Ministero dell’Interno, della Regione Calabria e del Comune di Rosarno, progetti per la realizzazione di strutture, su terreni confiscati,
da adibire a beneficio dei migranti, ma ci vorranno alcuni
anni per portarli a definizione, per ora sono tutti in fase
progettuale.
Sta di fatto che, anche per questa stagione, gran parte
dei giovani africani sarà costretta a vivere nelle campagne
in condizioni disumane.
Chiudendo l’ex Opera Sila e distruggendo l’ex Rognetta
sono stati cancellati i luoghi di massimo concentramento,
ma non è stato risolto il problema abitativo.
Per cibo e vestiti ci penseranno, come al solito, l’84enne
Mamma Africa (al secolo Norina Ventre) la Caritas e altre
associazioni umanitarie religiose e laiche.
(n.d.r. ci sarà comunque molta carne a cuocere per i
demagoghi che intorno a Natale, troveranno abbondante pane per alimentare sterili polemiche prive di realtà
risolutive. Vedremo nuovamente ciceruocchi èpontificare,
nuovi “iniviati speciali” dei mass media sia della carta
stampata che delle TV scendere ed affondare a piene mani
nella triste situazione di questi poveracci MA CUI NESSUNO ha rivolto il proprio pensiero durante l’estate in
due lunghi anni).-
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Alla stazione ferroviaria di Rosarno
manca il servizio disabili
La denuncia del delegato ai Trasporti, Tanino Spataro .- Nei giorni scorsi un
disabiole ha dovuto telefonare ad un suo amico, Fischè Mobili, che gli ha mandato
due suoi dipemdenti che lo hanno fatto salire sul treno con la sua carrozzella!
KETY GALATI - Il Quotidiano della Calabria
ROSANRO - Il delegato dei trasporti di Rosarno, prof. Gaetano Spataro denuncia la mancanza del servizio disabili alla
stazione ferroviaria della città rosarnese.
A tal proposito, Spataro, in una lettera indirizzata al primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, si scaglia contro
l’ingegnere Francesco Silipo, responsabile delle infrastrutture e direttore dei lavori in corso alla stazione ferroviaria
cittadina, accusandolo «di non aver mantenuto quanto si era concordato in un incontro svoltosi a Reggio Calabria nel
mese di aprile scorso, in cui si era stabilito che entro maggio si sarebbe effettuato il servizio per i disabili».
«Parole», ha tuonato il delegato dei Trasporti rosarnese!
Ed ha aggiunto, «attualmente i disabili che per necessità devono usufruire dei servizi di trasporto nella stazione
ferroviaria di Rosarno sono abbandonati a se stessi.
Contrariamente a quanto accade nelle stazioni di destinazione. L’ultimo disagio - ha continuato Spataro- si è registrato
il 17 settembre scorso. Un viaggiatore in carrozzella, in attesa dell’Eurostars delle 9.45 per Roma Termini, è stato costretto
a chiamare un suo amico mobiliere, il quale giunto alla stazione rosarnese ha provveduto a sistemarlo sul treno.
Arrivato a destinazione, c’era la compagnia dei servizi preposti a tale compito».
Spataro che non si rassegna alla mancanza di un servizio per disabili legittimo ha lanciato infine un appello a Francesco Teofilo, capo compartimento e direttore della Rfi, raccomandandolo «di provvedere al più presto all’avvio del
servizio per disabili, che si dovrà effettuare su tutti i sei binari della stazione abilitati al traffico.
Sarebbe tempo - ha concluso - il delegato dei trasporti Spataro - che questi spiacevoli disagi si eliminassero, nel
rispetto particolare di questa gente».
Una rete per unire i rosarnesi nel mondo
g.l. - Gazzetta del Sud
In occasione di un interessante incontro sul tema dell’emigrazione in Argentina, svoltosi nell’auditorium del Liceo scientifico “Piria”, è stata tenuta a battesimo l’associazione “Rosarnesi nel mondo”, con l’obiettivo, come sottolineato dal Presidente Cosma Ferrarini, «di creare una
rete che metta insieme i circa 50/60 mila rosarnesi, di seconda e terza generazione, sparsi per i cinque continenti».
Ferrarini ha anche annunciato che a breve sarà operativo su Internet uno sportello di servizio, a disposizione di
tutti gli emigrati rosarnesi, a cui potranno attingere notizie
relative a città, regione e patria d’origine, e a cui potranno
fare riferimento per servizi di varia utilità in campo amministrativo, sociale e culturale.
«Entusiastica la risposta alla nostra iniziativa pervenutacidall’Argentina –ha proseguito Ferrarini – dove il
nostro concittadino Francesco Mazzotta ha dichiarato la
disponibilità ad aprire due sedi, a Buenos Aires e a La Plata,
dove ospitare la nostra associazione».
Il meeting, moderato da Domenico Romeo, è stato aperto
dall’intervento della preside del Liceo Mariarosaria Russo.
A nome dell’amministrazione comunale, l’assessore Francesco Bonelli ha messo in rilievo come la nascita della nuova associazione «rappresenti il segno della determinazione
della città a proseguire sul piano della crescita socio-culturale».
In rappresentanza della Provincia, il consigliere Giovanni Arruzzolo ha messo in rilievo come «il tema dell’emigrazione sia ancora attuale, considerata la continua fuga di
cervelli».
Molto graditi dal pubblico presente i saluti della comunità calabrese in Argentina portati da Antonio Ferraiolo, presidente dell’associazione calabrese di Mutuo soccorso e
culturale di Buenos Aires.
A raccontare l’epopea degli emigranti calabresi in terra
d’Argentina è stata la giornalista Maria Cristina Borruto,
figlia di genitori reggini, che assieme alla pittrice Ida De
Vincenzo (nativa di Cropalati e ritornata in Calabria dopo
50 anni) sta conducendo in tandem un tour in Italia dal
titolo emblematico “Mi pais, mi nostalgia”.
La serata è stata arricchita dalla mostra di pittura di Liliana
Saffioti; dalla esibizione del tenore reggino Aldo Iacopino e
dalla performance degli allievi del Liceo, che hanno interpretato l’Inno di Mameli con una “variante” in chiave locale.
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Seminara
Riunione operativa per favorire
l’unione dei Comuni
a.l. - Gazzetta del Sud
«Unirsi mantenendo la propria identità». Con questi intenti, sulla scia del grande educatore, ambientalista e patriottico
Umberto Zanotti Bianco, si è svolta la prima riunione operativa dell’unione dei Comuni.
Nell’aula consiliare di Palazzo S. Giovanni a Melicuccà i sindaci Emanuele Oliveri, Luigi Chiappalone di Sinopoli,
Antonio Bonamico di Seminara, il vice sindaco di Scido Giuseppe Zampogna; mentre il Comune di San Procopio è
rappresentato dal commissario prefettizio Salvatore Fortuna, presente anche il segretario comunal, Egidio Ielo.
Si approfondiscono alcuni percorsi attuativi di processi di unione alla luce delle recenti disposizioni legislative che
prevedono l’accorpamento delle fondamentali funzioni comunali al di sotto dei 5.000 abitanti.
Disposizioni obbligatorie e urgenti in vista della scadenza del 31 dicembre. A sostenere e illustrare le nuove normative
ci pensano i collaboratori della Field (acronimo di Formazione innovazione emersione locale disegno del territorio).
«Si tratta dell’avvio di un percorso istituzionale per molti versi difficile ma entusiasmante», dichiara il presidente
Mimmo Barile «che porterà a una razionalizzazione della spesa degli enti locali e ad un percorso identitario comune fra
tanti enti locali anche piccoli».
Insomma, veri e propri processi conurbativi sul piano istituzionale. Favorevole anche il sindaco Bonamico che, in una
nota, si dichiara favorevole all’organizzazione dei servizi a livello sovracomunale nell’ottica della razionalizzazione della
spesa pubblica «in quanto l’annullamento di fatto delle realtà territoriali e delle municipalità impoverisce il già precario
sistema sociale vissuto dai piccoli centri, soprattutto quelli del Meridione.
Basta pensare cosa ha prodotto la scellerata scelta di annullare le autonomie scolastiche nei piccoli centri».
Nella riunione i sindaci hanno affrontato il problema della Polizia Municipale, convenendo di creare una struttura a
servizio dei Comuni aderenti.
Insomma, si è trattato di un primo incontro indubbiamente positivo, di cui va sottolineata la volontà di affrontare le
problematiche del territorio con ulteriore afflato sociale tra le popolazioni.
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San Ferdinando
L’”Atlante” in mani bergamasche
Agli ex dipendenti potrebbero essere pagate le mensilità arretrate
Alfonso Naso - Gazzetta del Sud
San Ferdinando - Dopo Brescia il “rilancio” arriva da Bergamo.
Dopo la creazione, la breve parentesi operativa,
la chiusura con uno strascico giudiziario durato anni,
la mega fabbrica dell’”Atlante” sita nell’area industriale di San Ferdinando, a ridosso del Porto di Gioia
Tauro ma gestita dal Consorzio per lo sviluppo industriale (Asi) di Reggio Calabria, ritorna nuovamente
nelle mani di imprenditori lombardi.
La conferma è arrivata nella giornata di ieri, quando il curatore fallimentare presso il Tribunale di Brescia, Flavio De Pandis, ha inviato la seguente comunicazione: «Sono in grado di dirle – riferito alla specifica domanda del cronista – che al termine del tentativo di vendita del 27 settembre scorso il complesso immobiliare è stato aggiudicato ad una società bergamasca che mostra serie intenzioni di
riattivare lo stabilimento in San Ferdinando.
Spero che ciò avvenga. Le valide premesse dovrebbero esserci».
Una nota striminzita nella quale non si fa riferimento alla somma di rilevazione all’asta, né tanto
meno alla società che ha riacquistato la grande fabbrica dopo anni di aste e gare deserte.
Riepilogare la vicenda dell’Atlante è cosa ardua:
ci sono voluti sette tentativi, di cui ben sei infruttuosi,
per assegnare l’immobile con procedure deserte e
mancanza di interesse per quel complesso produttivo nelle aree spettrali dell’Asi che era nato sotto i
migliori auspici, registrando anche un “giallo” nell’ultima procedura svoltasi nel mese di luglio, quando un’offerta presentata da una ditta della Piana di
Gioia Tauro (la “Detercart”), è stata esclusa, o meglio dichiarata irricevibile e il prezzo a base d’asta
per il capannone improvvisamente aumentato dopo
diversi ribassi.
Una telenovela infinita, accompagnata anche dall’appello del curatore agli imprenditori calabresi per
farsi avanti affinché quel complesso immobiliare potesse tornare a nuova vita.
Dopo tanti colpi di scena eclatanti, il curatore De
Pandis, non aveva inteso comunicarci (dopo che
anche grazie alla “Gazzetta del Sud” aveva trovato
imprenditori interessati ad acquistare l’immobile)
l’esito della penultima procedura, né tanto meno
l’indizione della nuova gara.
Le offerte aperte nella giornata del 27 settembre
appena trascorso partivano da 1 milione e 485 mila
euro per la vendita del capannone e quei soldi evidentemente sono stati impegnati.
Adesso, quindi, si torna a sperare per la ripartenza
dell’attività imprenditoriale.
Ma a ben vedere le condizioni dell’immenso lotto
industriale sono molto precarie.
Siamo andati qualche giorno fa a verificare lo stato dei luoghi, ma nelle immense aree gestire dall’Asi
la situazione non è molto diversa, si respirava un’aria
di completo abbandono.
Da fuori la recinzione, tutta sigillata con lucchetti,
si poteva notare lo sfascio della struttura.
Infissi divelti o completamente inesistenti, uffici
completamente “ripuliti” e una fitta vegetazione a fare
da contorno.
Sullo sfondo il mega fabbricato, una volta operativo nella costruzione di mezzi pesanti, chiuso e al
cui interno ci sarebbero (il condizionale è d’obbligo)
i macchinari per i quali a febbraio scorso l’asta era
andata a buon frutto in favore di una ditta di Brescia.
La parabola è completata, quell’immensa fabbrica, uno dei segni più eloquente del mancato sviluppo dell’area industriale, ritorna nelle mani di imprenditori del Nord che erano venuti a Gioia Tauro incassando forti investimenti per le aree depresse e
che poi sono scappati via, lasciando molti lavoratori
(circa un centinaio) senza lavoro.
Proprio per questi ultimi, però, si apre un’altra
speranza: se la vendita non subirà ulteriori problemi
agli ex dipendenti potrebbero essere pagate le
mensilità arretrate.
Solo questo perché coloro che avevano creduto
in quel sogno, nato con prospettive nobili ma ben
presto infranto, non si faranno certo incantare dal
nuovo imprenditore.
Salvo fatti concreti.
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Voci dal Sud
AnnoVII° nr. 11 Novembre 2011
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Delianuova
Inaugurata la “casa” degli Scout una donazione
della famiglia Ietto
Marinella Gioffrè - Gazzetta del Sud
DELIANUOVA - È stata inaugurata ieri la sede che ospiterà il gruppo Scout di Delianuova.
L’immobile è stato donato alla parrocchia dagli eredi della famiglia Ietto, originari di Delianuova, che oggi vivono e
lavorano a Roma.
La giornata si è aperta con la celebrazione della Messa,
alla presenza di tutti i genitori dei bambini e dei ragazzi
scout, e in seguito, nel piazzale antistante la nuova sede, si
è svolta la cerimonia dell taglio del nastro. Sono intervenuti
oltre al parroco mons. Bruno Cocolo e alla capo gruppo
scout Annamaria Gangemi, il sindaco Rocco Corigliano e
alcuni rappresentanti della famiglia Ietto.
Don Bruno ha ringraziato la famiglia per la donazione, ed
ha fatto altresì sapere che sono stati spesi per la
ristrutturazione dell’immobile circa 80 mila euro, utilizzando
i fondi della parrocchia. il sacerdote ha voluto inoltre invi-
tare «le persone di buona volontà a non stancarsi di fare
il bene. I cattivi e gli indifferenti – ha continuato – c i
saranno sempre, ma gli altri siamo chiamati all’impegno
quotidiano e ai gesti di solidarietà».
Il sindaco Corigliano ha messo in risalto l’attenzione che
don Bruno ha sempre mostrato nei confronti dei giovani,
ed oggi «concedendo loro un luogo adatto alle attività
scoutistiche».
Commosso, Franco Ietto si è detto «felice della scelta di
donare la sua casa alla parrocchia, perché sarà destinata ai
ragazzi, che costituiscono motivo di speranza in un momento di crisi generale».
La famiglia Ietto, composta da imprenditori edili che un
tempo davano lavoro a molte famiglie, sono stati costretti a
lasciare il paese all’inizio degli anni settanta dopo un tentativo di sequestro di cui uno di loro è stato vittima.
Diamante
Stilato accordo tra l’Accademia italiana del
peperoncino e l’Università La Sapienza di Roma.
L’accordo per l’organizzazione di master universitario è stato siglato tra le due
importanti organizzazioni. La collaborazione avrà inizio nell’ambito di un master di
primo livello in «Scienze gastronomiche e patologie alimentari».
Calabria Ora
Dalle 9 alle 14, il presidente dell’Accademia Enzo Monaco
terrà a Roma una lezione sul peperoncino, dalla storia alla botanica fino agli effetti salutistici e alle mille utilizzazioni in gastronomia.
«L’Università La Sapienza, ha precisato la direttrice prof.
Roberta Misasi - è scritto in un comunicato dell’Accademia
- organizza con il Dipartimento di Medicina sperimentale
master che hanno come obiettivo primario la valorizzazione
delle nostre eccellenze gastronomiche, in particolare le principali produzioni caratteristiche dell’alimentazione mediterranea, come l’olio d’oliva, i
formaggi, i salumi, la pasta, il vino e il peperoncino.
La collaborazione - ha aggiunto il presidente Enzo Monaco - proseguirà per tutto l’anno
accademico con la segreta speranza di estenderla nell’organizzazione dei seminari e degli
stages che stiamo programmando con l’Università del gusto, appena costituita a Diamante».
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Gioia Tauro
Una montagna di debiti, ma ...
il Sindaco scopre un cospicuo credito!
Gioacchino Saccà - Gazzetta del Sud
Gioia Tauro - La società GSP, Gestione Servizi Pubblici
con sede in Roma, è debitrice nei confronti del Comune di
Gioia Tauro di una somma rilevante, ovvero oltre
centotrentamila euro, per il ritardato pagamento di alcune
fatture ancora insolute e più volte sollecitate attraverso i
canali ufficiali dell’Ente.
La società (con contratto in scadenza al prossimo 31
dicembre) gestisce da anni nel capoluogo della Piana il
servizio di riscossione per le imposte comunali sulla pubblicità, per i diritti relativi alle pubbliche affissioni, il servizio di accertamento e riscossione della Tosap (tassa per
l’occupazione di spazi ed aree pubbliche).
Orbene la stessa deve al Comune di Gioia Tauro poco
più di diecimila euro a saldo per i diritti di pubblicità relativi
al terzo trimestre 2010 e 12.486 euro per il quarto trimestre;
17 mila per tributi incassati nel quarto trimestre 2010 relativi alla Tosap, nonchè 60 mila euro per i diritti sulle pubbliche affissioni relativi al primo trimestre dell’anno in corso e
ancora 33.265 euro per la Tosap riguardanti lo stesso periodo.
Complessivamente, si è appreso al Comune, si tratta di
poco più di 133 mila euro, più gli interessi afferenti somme
per le quali l’ente ha già emesso da tempo le regolari fatture
e che la società romana non ha inteso ancora saldare.
E il Comune, le cui ristrettezze finanziarie sono a tutti
note, ha deciso di fare “guerra” alla GSP.
Come? La risposta che arriva da Palazzo Sant’Ippolito è
semplice e scontata: predisponendo tutte le formalità per
avviare la richiesta di un decreto ingiuntivo che dovrà consentire di entrare in possesso delle somme, e non si tratta
certamente di pochi euro, finora non riscosse.
La Giunta Comunale, presieduta dal Sindaco Bellofiore,
ha adottato un provvedimento ad hoc affidando l’incarico
all’avv. Domenica Musitano, legale dell’ente, per cui sarà
chiesto al Tribunale di Palmi di adottare il provvedimento
che dovrà consentire il recupero delle somme.
Una volta tanto, insomma, il Comune di Gioia Tauro, dove
quotidianamente commissari ad acta ed ufficiali giudiziari
bussano per riscuotere o per notificare decreti ingiuntivi
per vecchi debiti, molti dei quali risalgono anche a dieci
anni addietro, utilizza l’identico strumento per ricordare che
se è vero come è vero che è oberato di...pendenze c’è anche
un’altra realtà che parla di somme da riscuotere, anche se le
stesse - purtroppo - non sono ingenti come i debiti.
Ambulanze assegnate alla Croce Rossa e a
un’associazione
a. n . - Gazzetta del Sud
Gioia Tauro - I problemi dell’emergenza nell’atto
aziendale.
Nel nuovo piano sanitario della provincia di Reggio
Calabria, il problema per il territorio pianigiano rimane sempre quello cronico delle strutture dell’emergenza.
Le divisioni operative per affrontare i grandi traumi
toracici e cerebrali continuano ad essere lontane; così come
manca nel documento la previsione di un grande centro di
terapia intensiva completo.
La distanza del territorio rispetto ai centri di intervento
di neurochirurgia rimane tanta e con un sistema di comunicazione non eccellente.
Il rischio è di perdite di tempo nel trasporto dei pazienti
altamente nocive per la salute.
La rete dell’emergenza nella Piana punta sull’integrazione dell’unico punto spoke (Polistena) con gli hub di riferimento. Per questo è necessario aumentare mezzi (ambulanze) e uomini per rendere il trasporto continuo ed efficace.
All’interno dell’atto dell’Asp è previsto che le postazioni
di emergenza territoriale nella Piana sono: Oppido
Mametina, Gioia Tauro, Polistena e Taurianova e che in
queste strutture sono necessarie delle ambulanze di tipo A
medicalizzate.
A tal proposito il dipartimento “Tutela della salute-Politiche sanitarie” della Giunta regionale ha emesso un decreto del 30 agosto scorso di autorizzazione per un’ambulanza
proprio di tipo A (medicalizzata) «da adibire al trasporto di
infermi o infortunati», in favore di un’associazione di
volontariato con sede a Gioia Tauro.
E sempre a Gioia arriverà presto un’altra ambulanza.
A beneficiare del mezzo sarà in questo caso la locale
sezione della Croce Rossa che è stata individuata dalla Giunta della Provincia di Reggio Calabria quale ente
assegnatario.
L’importanza dell’atto sta anche nel fatto che il tetto dell’ambulanza sarà a pannello fotovoltaico.
Insomma un mezzo di ultima generazione che sarà acquistato direttamente dalla Provincia e poi sarà gestito dalla
Croce Rossa a Gioia per le esigenze del territorio.
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Voci dal Sud
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Gioiosa Jonica
La Jonio-Tirreno sta per essere
chiusa al traffico nella parte finale
La strada di collegamento interessata dai lavori della variante della nuova Statale 106 Per i veicoli in transito si renderà necessario utilizzare lo svincolo di Gioiosa J.
Il Quotidiano della Calabria
GIOIOSA JONICA - Il tratto finale della IonioTirreno sta per essere chiusa al traffico.
Si tratta degli ultimi quattro chilometri, dallo svincolo di Gioiosa Jonica fino alla strada statale 106.
La chiusura si rende necessaria per effettuare i lavori di sopraelevazione della costruenda variante proprio alla statale 106.
Tecnicamente vengono chiamati “lavori di ammodernamento in nuova sede del tratto PalizziCaulonia, lotti 6-7-8 compreso lo svincolo di
Marina di Gioiosa Jonica della S.S. 106 Jonica”.
Si tratta di una grande opera infrastrutturale, che
una volta ultimata consentirà di effettuare un salto di
qualità a tutto il territorio della Locride, che mai come
in questo momento sta conoscendo una fase di
emarginazione.
A detta di molti esperti, si tratta delle vere opere
utili per la Calabria, non come il ponte sullo stretto
di Messina.
La titolarità della realizzazione dell’opera è
dell’Anas, che in questi lotti opera con una società
in “project financing” che si chiama Ar.Gi. (acronimo che sta per Ardore-Gioiosa), società cooperativa
per azioni, a sua volta soggetta a direzione e coordinamento di Astaldi spa, il secondo gruppo italiano nel
campo delle costruzioni.
Nel tratto in questione, i cantieri stanno procedendo speditamente, sia a destra che a sinistra della
Ionio-Tirreno. Si tratterà ora di congiungere i due
costruendi viadotti, quello che attraversa il fiume
Torbido e quello che si dirige vero Roccella, la qual
cosa richiederà appunto la chiusura al traffico della
strada che congiunge i due versanti della Calabria.
Tecnicamente, sarà effettuato un abbassamento
dell’arteria esistente ed una sopraelevazione della
nuova 106.
In seguito alla chiusura, i veicoli provenienti da
Rosarno dovranno uscire allo svincolo di Gioiosa
Ionica, lo stesso che sarà utilizzato per immettersi
nell’arteria.
Di conseguenza, vi sarà un carico notevole di traffico sulle strade comunali Marcinà-Agliona-Pirgo nel
Comune di Grotteria e Viale delle Rimembranze, trasversale Giardini, strada provinciale cinque ed ex
ferrovia Calabro Lucana nei territori dei Comuni di
Gioiosa e di Marina di Gioiosa.
Difatti, l’Anas ha iniziato, in questi giorni, a sistemare a proprie spese queste strade comunali, con
bitumazione e segnaletica orizzontale e verticale, al
fine di cercare di ridurre i disagi che, inevitabilmente,
si creeranno.
La soluzione individuata è scaturita da più incontri
di conferenza dei servizi tenutesi in prefettura, ai quali
hanno partecipato i Comuni di Gioiosa, Marina di
Gioiosa, Grotteria, Polizia Stradale, protezione civile, Anas.
La cifra messa sul tavolo da quest’ultimo ente, per
l’esecuzione di queste opere collaterali, è di circa
400 mila euro.
Nella tabella di marcia prevista per i lavori, la chiusura della Ionio-Tirreno sarà effettuata per un periodo di circa cinque mesi.
L’auspicio è che tale termine venga rispettato, per
non ritrovarsi la prossima stagione estiva in un caos
totale.
I disagi maggiori si verificheranno sul Viale delle
Rimembranze, ubicato proprio in prossimità dello
svincolo di Gioiosa Ionica, e che potrebbe intasarsi
col traffico.
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Giustizia ed ... ingiustizie
Canone Rai: imposta odiata e
ritenuta ingiusta, ma va pagata!
Eleonora Della Ratta - Yahoo News
Potete giurare di guardare solo dvd o di seguire esclusi- parecchio utilizzato.
Un problema che si pone anche per le aziende e per i
vamente le partite su Sky, ma se avete un televisore in casa
non ci sono dubbi: pagare il canone Rai è obbligatorio. liberi professionisti, che non possono fare a meno del pc,
Nessuno è escluso, perché il regio decreto 246 del 1938, ma che lo usano per lavorare e non per seguire i programmi
poi trasformato nella legge 880 del 1938 non prevede ecce- televisivi.
I controlli. Non appena si cambia residenza o nasce un
zioni: “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od
nuovo nucleo familiare arriadattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbliga- La Legge vigente, a nostro avviso, poteva avere va il canone Rai da pagare.
Poi arriva un sollecito, poi
to al pagamento del canone ragione di essere all’epoca della
ancora
un altro.
di abbonamento”.
promulgazione (1938) quando le trasmissioni
Da quando non esiste più
Meglio non farsi ingannare dal nome “canone”, però, radio erano monopolio dell’Eiar (poi l’obbligo da parte dei rivenditori di segnalare chi acquiperchè non si tratta di un ab- divenuta Rai).
bonamento, bensì di una tas- Ma oggi che le freqeuenze sono state sta un apparecchio, l’elenco
sa.
liberalizzate ed i fornitori di trasmissioni sono dei nominativi viene stilato
Anzi, la Corte Costituzio- acquirenti che hanno acquistato le frequenze incrociando i dati anagrafici
con l’elenco degli abbonati.
nale lo ha definito un’impoDati che vengono girati ai
sta dal momento che il paga- dallo Stato per vendere un prodotto ai propri
mento dovuto infatti non cor- clienti che senso ha che il cittadino debba 140 agenti sparsi per l’Italia.
risponde necessariamente alla pagare alla Rai una somma per qualcosa che «Le comunicazioni vengono
fruizione di un servizio ma di- non viene fornito dalla Rai che oltretutto non mandate a tappeto, spiega
l’avvocato Bertucci, ma se
pende dal semplice possesso è nemmeno la proprietaria delle frequenze?
non si ha un apparecchio
di un apparecchio. E anche su
questo fronte non c’è molta A nostro modestissimo avviso si configura il televisivo non è obbligatochiarezza: il Regio Decreto , reato di estorsione perchè così diviene una rio pagare.
Si deve stare attenti al
con particolare lungimiranza, tangente.
non parla di radio o televisio- Il mafioso dice al negoziante che apre un momento dei controlli però:
ne, bensì di “apparecchi atti negozio di frutta è verdura “tu hai il permesso spesso capita che l’agente
chieda solo di poter lasciao adattabili alla ricezione
delle
trasmissioni a la lavorare se paghi a me un tot senza che io re il bollettino e chiede una
radiotelevisive ” (n.d.r.: faccia nulla per te”; e la Rai fa ugualmente firma per registrare la conCome faceva a prevedere nel tale discorso dal momento che dice al segna.
È bene leggere attenta1938 che sarebbe stata inven- cittadino “tu hai il permesso a vedere un
mente,
perchè in realtà si
tata la televisione?)
programma senza che io faccia nulla se paghi sta firmando
una dichiaraIl che, nel 2012, significa
zione di possesso dell’appacomputer, videofonini e quan- a me un tot” (avallata e protetta dallo Stato).
Ed allora lo Stato ha venduto ai gestori un recchio.
t’altro.
A quel punto la richiesta
La questione è stata posta qualcosa che essi non possono rivendere?
di pagamento è lecita».
all’Agenzia delle Entrate che
Se si cade in questo errore è possibile porre rimedio: «Si
a sua volta ha girato il problema al ministero delle Comunideve immediatamente mandare una raccomandata con
cazioni.
«Il canone si paga sempre quando si possiede una TV, ricevuta di ritorno alla Rai spiegando quanto è accaduto
ma il ministero delle Comunicazioni non ha fatto ancora e che ogni dichiarazione contenuta in quel documento
chiarezza sugli altri apparecchi», spiega Emmanuela non è vera».
Diverso se a bussare è la Guardia di Finanza: «A quel
Bertucci, avvocato di Aduc.
Ma allora, chi deve pagare? «Chiunque utilizzi un tele- punto si tratta di un accertamento sull’evasione: i militavisore, anche se non lo possiede: se due coinquilini han- ri chiedono solo se si possiede un apparecchio, mentre il
no una sola tv entrambi devono pagare il canone, spiega controllo dentro casa è possibile solo se viene dato il
consenso dal proprietario o con un mandato del magil’avvocato Bertucci .
Invece, il pagamento si estende a più apparecchi di strato».
Il controllo delle Fiamme Gialle scaturisce dall’accertauno stesso proprietario e ai suoi familiari che abbiano la
mento dell’evasione cui consegue poi il recupero delle somsua stessa residenza.
In pratica, se una persona paga il canone, questo bol- me maggiorate dalle sanzioni tramite cartella esattoriale.
Solo in caso di mancato pagamento (o mancata opposilettino vale anche per la moglie e i figli.
Ma se la moglie, per le ragioni più varie, ha un’altra zione) della cartella esattoriale parte una procedura esecutiva, che può portare al pignoramento dei beni, ma non alla
residenza, allora devono pagare due volte».
Se sugli apparecchi diversi dalla Tv non sono arrivati confisca.
chiarimenti, il sito della Rai non fa eccezioni in base all’ap-
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Fisco
Nasce il nuovo redditometro Un
sistema con 100 voci di spesa
Manuela Tulli - Gazzetta del Sud
ROMA - Arriva il nuovo “redditometro”: martedì 25 otto- vrebbe partire in via sperimentale.
bre sarà presentato dall’Agenzia delle Entrate alle categoSolo dopo il “test” il redditometro dovrebbe entrare a
rie e subito dopo partirà la sperimentazione.
regime.
Un sistema con circa 100 voci significative di spesa, diIl 25 sono stati convocati le associazioni delle imprese,
vise per macrocategorie applicate a undici tipi di famiglia. Confindustria, le organizzazioni riunite in Rete Imprese ItaSecondo quanto si apprende, il redditometro misurerà la lia, Anci, Assonime, i sindacati, gli ordini professionali di
corrispondenza tra reddito dichiarato e spese effettuate, commercialisti, tributaristi, consulenti del lavoro.
puntando l’attenzione su alcune voci in particolare.
Verranno presentati gli esiti delle attività finora svolte e
In parole povere il meccanismo fatto di incroci e pesi in particolare, «un prototipo del modello di valorizzazione
dovrebbe essere in grado di misurare la fedeltà fiscale del degli elementi indicativi di capacità contributiva».
contribuente.
Il redditometro è «uno strumento essenziale per la lotta
Ci saranno le auto, le barche, gli immobili, l’iscrizione ai all’evasione, commenta il presidente del Consiglio naziocircoli, i viaggi, solo per fare alcuni esempi.
nale dei Commercialisti, Claudio Siciliotti.
Le macrocategorie dovrebbero andare invece dai mezzi
«È uno strumento trasversale, democratico che tocca
di trasporto al tempo libero, alle spese per la casa, sempre dipendenti, autonomi e anche disoccupati, quando tanto
per citarne alcune.
disoccupati non sono», ha sottolineato.
Ciascuna delle voci che verrà utilizzata ai fini dell’accerSiciliotti ha detto di augurarsi però che «non sia un quotamento sintetico dovrebbe avere un “peso” specifico.
ziente familiare al contrario, ovvero che non ci sia un magLa stessa spesa poi potrebbe tenere conto del tipo di gior peso, in termini di presunzione di reddito, a seconda
nucleo familiare: monoreddito, monoparentale, con uno, due, della numerosità della famiglia e che non vengano fatte
nessun figlio, etc.
differenze né nel tipo di voluttuosità della spesa né sulla
I dettagli definitivi saranno messi a punto dall’Agenzia territorialità della stessa».(g.a.)
delle Entrate entro la prossima settimana.
Nel primo periodo lo strumento di lotta all’evasione do-
Occhio a quanto spendi: il fisco ti guarda!
Luigi dell Olio - Yahoo Finanza
Barista lui, casalinga lei: i figli studiano all’Università e
Lo scopo
hanno ottenuto un posto in collegio per il ridotto reddito
L’obiettivo è avere una fotografia per quanto possibile
familiare. Un funzionario dell’Agenzia delle Entrate bussa fedele delle reali entrate per le famiglie italiane, da confronalla porta del bar e chiede lumi sull’auto di grossa cilindrata tare con quanto dichiarato.
nella disponibilità familiare, sulle vacanze estive in Sicilia e
Il presidente dell’Agenzia delle Entrate ha tenuto a chiasull’iscrizione al Golf Club cittadino. Siamo in un’ipotesi da rire che si tratta di “uno strumento di controllo, ma sopratgrande fratello di orwelliana memoria? Niente affatto: è lo tutto di compliance”, concetto che in italiano può tradursi
scenario che potrebbe presentarsi a breve a qualsiasi fami- con il concetto di “conformità”, cioè di coerenza tra il liglia italiana. L’avvio del nuovo Redditometro promette, in- vello di spesa e il reddito dichiarato.
fatti, di andare a caccia dei “furbetti del Fisco” con un proLe tappe
cedimento induttivo: tracciando cioè i consumi, si arriverà
In questa prima fase le associazioni di categoria e Ordini
a identificare il reddito presunto. In caso di particolare professionali contribuiranno a raccogliere in maniera anoscostamento rispetto a quanto dichiarato (più del 20%), nima casi pratici, che dovranno essere inviati via Internet
partiranno gli accertamenti. A questo punto spetterà al con- alla Sose (società per gli studi di settore), organismo di
tribuente dimostrare che il mantenimento dei beni che risul- valutazione.
tano in suo possesso è finanziato da redditi esenti o a
Quindi, da febbraio, si partirà con il sistema dei controlli
elargizioni di varia natura (ad esempio dei genitori).
ormai a regime.
Gli indicatori
Finiranno nel mirino del Fisco 22milioni di famiglie, con
L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato l’elenco di 100 una classificazione che terrà conto anche del differente
voci, raggruppate in sette macro-settori, che vengono con- costo della vita nel territorio della Penisola.
siderate per stimare la capacità di spesa dei contribuenti, a
Si arriverà così a definire una serie di categorie di utentipartire dai redditi 2009.
tipo, nei quali ciascun contribuente potrà riconoscersi atVi figurano la tipologia di abitazione (con valutazione, ad traverso simulazioni online, da effettuare nel momento in
esempio, relativa all’affitto o proprietà e alle caratteristiche cui si accinge a fare la dichiarazione dei redditi.
dell’immobile, cioè di lusso o popolare), i mezzi di trasporto
In caso di scostamento notevole, l’Amministrazione fiutilizzati (auto, moto, abbonamenti ai mezzi pubblici), le at- nanziaria predisporrà un accertamento, che sarà tanto più
tività sportive/ricreative svolte (desumibili dall’iscrizione approfondito quanto maggiore sarà lo scostamento tra
in palestra) e la cura della persona, gli investimenti immobi- quanto stimato e quanto effettivamente dichiarato.
liari e mobiliari, infine l’istruzione (frequenza di scuole pubbliche o private o di corsi di lingua).
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La casta : quanto guadagnano i governatori?
Incassi mensili dei Governatori
Regionali
Marco Ratti - Yahoo News
Sarà pure un lavoro scelto per essere al servizio
dei cittadini, ma i governatori delle regioni italiane si fanno pagare quanto i top manager di grosse
società per gestire la cosa pubblica.
Ad andar male, il presidente di una giunta regionale intasca poco più di 7mila euro al mese, - netti,
s’intende - ma la cifra può anche andare oltre i
14mila euro. E non c’è distinzione che tenga: a destra, a sinistra, al centro, al Sud come al Nord, si
parla sempre e comunque di cifre decisamente consistenti.
Appollaiati
in cima alla
classifica, i soli
capaci di abbattere la barriera
dei
14mila euro
netti, ci sono
U
g
o
Nichi Vendola
Cappellacci,
Governatore Puglia
Nichi Vendola
e Raffaele
Lombardo. Cappellacci (Pdl) è alla guida della giunta sarda dal febbraio 2009 e ogni mese gli spettano
14.644,42 euro tra stipendio base (7.289 euro) e il
rimborso minimo delle spese fortettizzate (7.355
euro), quelle che peraltro sono esenti dal pagamento dell’Irpef (il valore massimo non è disponibile). In
tutti i calcoli, inoltre, non rientrano i cosiddetti rimborsi “a piè di lista”, cioè quelli versati per spese
effettivamente sostenute e documentate.
In seconda posizione troviamo il governatore
della Puglia, Nichi Vendola, di Sinistra ecologia
libertà (Sel). È al secondo mandato (guida la regione dal 2005) e si propone da tempo come alternativa alla politica della casta e dei burocrati. Eppure è
tra i più strapagati. Calcolatrice alla mano, il totale
può arrivare a 14.565,73 euro: poco meno di 5mila
euro di stipendio base mensile, più un rimborso
forfettario che può andare da 7.744 a oltre 9.600
euro. Come minimo, dunque, ogni mese può incassare 12.715,65 euro.
L’ultimo dei magnifici tre si chiama Raffaele Lombardo, a capo dell’esecutivo siciliano dall’aprile 2008
ed eletto con il Movimento per l’autonomia (Mpa),
che oggi governa la regione con il centrosinistra (mentre si muove al centro a livello nazionale). Lombardo può aspirare
a
14.193,25
euro , con la
solita suddivisione tra retribuzione base
(10.293,77
euro) e una
forbice di rimUgo Castellacci
borsi compresa
tra
3.841 e 3.900 euro.
Dal Sud al Nord la situazione non cambia molto.
Al quarto posto si classifica Roberto Cota,
neopresidente del Piemonte (dal 9 aprile scorso).
Leghista della prima ora, anche Cota può vivere
senza patemi: anche questo mese può aspirare a
mettersi in tasca 13.049,73 euro. La cifra di partenza, invece, è di poco inferiore agli 8mila euro
(5.506 di stipendio e 2.422 di rimborsi forfettari minimi, che possono però arrivare fino a 7.543 euro).
A seguire troviamo Renata Polverini (Lazio), altra neoeletta del centrodestra (per la precisione, l’ex
sindacalista dell’Ugl ha raccolto voti con la Lista
Polverini Presidente). La governatrice può contare
su uno degli stipendi base più alti d’Italia (secondo
solo a quello di Lombardo), pari a 8.250 euro netti.
E a fine mese può riscuotere complessivamente
11.753,11 euro (il rimborso fortettario minimo coincide con quello massimo, pari a 3.503,11 euro).
In sesta posizione troviamo invece uno dei governatori più “longevi” d’Italia, Roberto Formigoni, che
guida la ricca Lombardia da più di tre lustri (è stato
eletto nel 1995). Il politico del Pdl non se la passa
niente male con 11.739,74 euro mensili, ripartiti tra
un importo base netto di quasi 6mila euro e un forfait
che in ogni caso è pari ad altri 5.800 euro circa.
Sfonda il tetto degli 11mila euro anche Stefano
Caldoro (Pdl), governatore della Campania da poco
più di un anno e mezzo. Per la precisione, la busta
Voci dal Sud
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paga di Caldoro è composta da 5.247,11 euro come
cifra base e da altri 6.085,89 euro come rimborso
fortettizzato, per un ammontare complessivo di
11.333 euro tondi tondi.
Gli ultimi due capi di regione a non scendere sotto
gli 11mila euro netti sono Angelo Michele Iorio
(Molise) e Giuseppe Scopelliti (Calabria). Tutti e
due sostenuti dal centrodestra (Iorio nel 2001,
Scopelliti l’anno scorso), incassano rispettivamente
11.124,9 e 11.109,77 euro mensili netti. Anche nel
loro caso, l’importo minimo e quello massimo di rimborsi forfettari, quelli non soggetti a Irpef, coincidono (4.558 euro Iorio, 5.788 euro Scopelliti).
A chiudere la top 10 è Claudio Burlando (Pd),
governatore della Liguria dal 2005. Burlando può
aspirare a incassare fino a 10.841,25 euro, ma la
cifra di partenza, ipotizzando il rimborso minimo, è
di “soli” 9.085,7 euro.
Sarà la vicinanza geografica, ma in Valle d’Aosta
le cifre sono
molto simili. Qui dal
luglio del
2008 il governatore è
Augusto
Rollandin
(Union
Renata Polverini
Valdôtaine).
Governatore
Lazio
Il valore
massimo a cui può ambire Rollandin è di 10.667,27
euro, mentre quello minimo è di poco superiore ai
10mila euro. Lo stipendio base, escludendo qualunque rimborso, è di 7.357,69 euro.
Un discorso a parte, invece, merita il Trentino Alto
Adige, formato dalle due province autonome di
Trento e Bolzano. A capo della regione, a rotazione
ogni due anni e mezzo, sono gli stessi presidenti delle province. Quella di Bolzano è guidata da moltissimo tempo da Luis Durnwalder (Südtiroler
Volkspartei), che ha iniziato la sua esperienza nel
lontano 1989 ed è ormai al suo quinto mandato consecutivo. Per la guida della provincia può contare su
uno stipendio mensile netto di 4.344 euro. Poco
meno, per la precisione 4.252,38 euro, spetta al suo
vicino, il presidente della provincia di Trento, Lorenzo Dallai (Unione per il Trentino,
centrosinistra), insediatosi nel 1998 e attualmente
al terzo mandato. Al titolare della presidenza regionale in carica, però, spettano ben altre cifre: lo
stipendio base è di 6.566,08 euro, mentre il rimborso forfettario va da zero a 3.497,05 euro. In tutto,
quindi, il governatore potrebbe incassare anche più
di 10mila euro.
Il primo tra i capi-regione a restare sotto quota
10mila è il leghista Luca Zaia, che dopo aver gui-
dato il ministero dell’Agricoltura è arrivato al vertice
del Veneto lo scorso aprile. A Zaia spettano 9.891,93
euro, di cui
5.500 circa
come stipendio
base o quasi 4.400
come rimborso.
Raffaele Lombardo
Un po’
Governatore
Sicilia
più navigato, invece, è Vito De Filippo, del Pd, al suo secondo mandato come governatore della Basilicata, posto che ricopre dal maggio 2005. Con De Filippo ci
muoviamo verso la parte bassa della classifica, anche se siamo ancora su livelli retributivi non proprio
ordinari: 9.221,07 euro la cifra massima che può
essere incassata mensilmente dal governatore, 8.747
euro quella minima.
Tra gli 8 e i 9mila euro massimi troviamo i governatori di Marche, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia.
Gian Mario Spacca (Unione per le Marche,
centrosinistra), capo della giunta dal 2005, oscilla
tra 7.787 e 8.661 euro compresi i rimborsi a forfait.
Giovanni Chiodi del Pdl, alla guida dell’Abruzzo
dal gennaio 2009, dopo le travagliate vicende
giudiziarie del suo predecessore, Ottaviano Del Turco, può contare su 8.450 euro. E a seguire si piazza Renzo Tondo (Pdl, presidente del Friuli-Venezia Giulia dal 2008), che può vantare uno stipendio
base di 7.327,88 euro, ma solo 735 euro di rimborsi forfettari.
La classifica è chiusa dalle tre regioni storicamente “rosse”, come sono spesso chiamate Emilia
Romagna, Toscana e Umbria a causa della guida politica stabilmente in mano al centrosinistra.
Vasco Errani (Pd, Emilia-Romagna), è al suo terzo
mandato, iniziato nel 2000. Il governatore incassa 7.768,16 euro al mese, cifra composta da uno
stipendio base di quasi 5.500 euro e da una quota fissa di rimborsi forfettari di poco inferiore ai
2.300 euro.
In penultima posizione si trova Enrico Rossi (Pd),
eletto il 28-29 marzo 2010 alla presidenza della
Toscana. Anche nel suo caso stiamo sotto gli 8mila
euro mensili. Nel dettaglio, il governatore può riscuotere tra i 7.604 e i 7.756,19 euro mensili tra importo netto base e rimborsi spese non soggetti a Irpef
(esclusi sempre quelli “a piè di lista”).
A chiudere la classifica è Catiuscia Marini (Pd),
anche lei eletta nel 2010. La governatrice umbra si
deve “accontentare” di 7.603,52 euro al mese
(3.718 euro circa di stipendio base netto e 3.885
euro di rimborsi spese a forfait).
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
I Grandi Misteri
Assolti in secondo grado Amanda Knox e
Raffele Sollecito accusati dell’omicidio di
Meredith Kercher
Avevamo prima due innocenti in galera o abbiamo adesso due assassini in
libertà? A Perugia al processo d’appello ribaltata la sentenza di Primo grado che li
condannava a 26 e 25 anni - Leggerezze o errori nelle indagini iniziali?
Si può condannare senza certezze? Si impone una inchiesta da parte del
Consiglio Speriore della Magistratura
fromor
Ed ecco giunta la tanto attesa sentenza di Perugia per il
feroce assassinio dell’inglesina Meredith Kercher sgozzata come un agnello nella sua camera da letto la notte del 2
nomebre a Perugia in via della Pergola.
Immediate scattate le indagini con sopralluoghi da parte
degli inquirenti e di quella squadra inbvestigativa speciale,
il Ris, che il mondo ci dicono, ci invidia.
Un nugolo di “fantasmi” in tuta bianca e mascherine al
fine di non inquinare l’ambiente, hanno preso possesso
della scena del delitto per giorni e reiteramente. Tanto rigore scientidico ma poi “la scena del crimine” viene lasciata
in balia di cuiosi come nel caso di Yara, di Sarah ed ultimamente di Melania Rea ove vi furono anche molte gite di fine
settimana da parte di morbosi curiosi.
Un delitto curioso questo di Perugia ove La Knox accusa in primo momento il suo amico Patrik Lumumba, un
nigeriano che gestisce un pib a Perugioa che viene subito
arrestato ma che è liberato dopo pochi giuorni quando un
professore inglese dichiara che la sera fatidica era nel suo
locale a bere birra e lui era stato sempre presente ed anche
suo tavolo.
Per questo la Knox si becca una condanna per calunni a
tre anni e Lumuimba si beccherà una bella sommetta che
usciranno, more solito dalle nostre tasche di contribuenti
per danni morali (pare abbia chiesto o volgia chiedere una
cufra con molti zeri).
Intando i due fidanzatini Amanda Knox e Raffaele Sollecito, la prima americana ed il secondo pugliese, ambedue
studenti a Perugia continuano a dire che loro quella notte
erano in casa del ragazzo essendosi abbondantemente
ubblricati e dopo hanno dormito ambedue nell’alloggio di
lui che è ubicato altrove.
Una scena comunque ha gettato una sinistra luce su
questi giovani e precisamente quando sono stati “beccati”
da un fotografo mentre si scambiavano coccole e baci nello
spiazzo innanzi alla casa del delitto e mentre gli inquirenti
erano dentro per fare i primi accertamenti ed il cadavere
squaciato di Meredith era ancora sangiuinante e caldo.
Ma loro apparivano sereni e presi dei loro scambi di
bacini come se nulla fosse successo, come dentro, a 10
metri ci fosse una festa da cui si erano momentanemente
allontanati e non una giovane donna sgozzata!
Improvvisamente appare sul palcoscenico della tragedia
un altro ragazzo di colore, un ivoriano, Rudy Guede, che
dopo pochi giorni si allontana da Perugia e viene reperito
in Germania, su un treno mentre viaggiava senza biglietto.
Essendoci un mandato di cattura internazionale, il ragazzo viene rimpatriato in Italia e ... grazie aDio, avendo trovato un colpevole e per giunta di colore ... tutto si polarizza su
lui da parte delle autorità.
Ma la pista dei due ragazzi (Knox e sollecito) continua ad
essere presente.
Rydy Guele viene consigliato dal suo avvocato di chiedere il processo abbreviato per cui, essendo la pena di 26
anni, viene condannato a 16 anni così come prevede la
Legge italiana per i riti abbreviati, ma perde il diritto a ricorrere ad altre fasi di giudizio essendo la condanna, in questi
casi, definitiva.
Intanto la Knox ed il Sollecito, anch’essi reclusi in carcere affrontano il processo di I° grado che alla fine li vede
condannati a 26 anni Lei e 25 lui.
Poi venne il processo d’appello e dopo ben 1448 giorni
in carere per i giovani, con un suseguirsi di colpi di scena,
ecco che la lunga attesa porta fino alla sera del 2 ottobre in
cui alle 22 circa, il Giudici di Appello di Perugia leggono la
sentenza: “i due imputati sono ritenuti incolpevoli del
reato ascrittogli per non aver commesso il fatto per cui
se, non detenuti per altri reati, ne ordina l’immediata
scarcerazione”.
Ed i due che non hanno altre ragioni per rimanere in
carcere anche in considerazione che i tre anni per calunnia
nei confronti di Amanda Knox erano stati scontati nel frattempo.
Colpevolisti ed innocentisti si spaccano ancora maggiormente, ma Raffaele sollecito parte immediatamente verso la Puglia a godere della vita riconquistata e Amanda
Knox parte con un volo, la notte stessa verso la sua America.
E qui emergono dubbi, domande, ipotesi e considerazioni varie!
Primo fra tutti come è mai possibile che un giudice emetta sentenza di condannaa 26 anni (prima sentenza) e l’altro,
cui addirittura il PM aveva fatto richiesta di ERAGASTOLO,
li assolve?
La risposta data del giudice che ha emesso la sentenza di
assoluzione ad una intervistatrice della RAI è stata “non
siamo stai del tutto convinti della colpevolezza degli imputati, per cui io la notte voglio dormire sonni sereni”.
GIUSTISSIMO sia umanamente e sia in omaggio al principio che informa la Legge Italiana “in dubbio pro reo”.
Ma ... allora proviamo ad immaginare che sonni agitatissimi starà dormendo che amesso la sentenza di primo grado e quanto sarà distrutto dai rimorsi?
In base a cosa ha emesso una condanna tanto dura per
due giovani che in base a prove non certe avrebbero perso
ingiustamente la libertà?
Il sottoscritto, macato avvocato, ha sempre avuto mel
suo Dna “il gusto” dell’indagine per cui ha sempre seguito
i programmi di indagini e riproposizione di celebri processi
sin dai tempi di Corrado Augias.
Tuttavia da ogni ricostruzione dei fatti operata negli studi televisivi, con carte e documenti alle mani, oltre che con
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I Grandi Misteri
testimoni dell’epoca, ne è venuto fuori un quadro desolan- ad ergastolo, come mai non sono stati mùpresi in considete da cui uniche vere vittime sono state sempre le indagini razione in questa tornata del processo?
da parte degli Organi inquirenti.
Intanto ci chiediamo tuttio: se il nuovo processo che la
Lacunose, improvvisate, con indirizzi sbagliati che ose- Cassazione dovrebbe ordinare se ravvisaa inadempienze
remmo definire utopici a secondo del convincimento per- dovesse portare alla condanna dei due giovani, dove mai li
sonale di chi le ha dirette e, sopratutto, imboccata una stra- si potrebbe arrestare?
da NESSUN inquisitore ha mai voluto abbandonare la proQualcuno pensa che il Sollecito rimanga a Monopoli in
pria tesi che ha difeso fino
attesa della scampanellata
al ... fallimento dell’indagidei Carabinieri o la Lnox si
ne stessa in sede di Assise.
faccia trovare avante alla
Ma questo poteva essesua villetta bianca mentre
re avvenuto quando non
ricama all’uncinetto? e per
esistevano metodi di alta soquest’ltima si riuscirebbe
fisticazione e tutto si basaad ottenere l’estradizione
va sulla capacita intuitiva
dall’ Anerica?
del preposto, ma oggi con
Abbiamo visto quanto
strumenti da fantascienza
questa nazione sia restia a
(si è parlato mei tempi pas“mollare” i propri cittadini
sati sulla reale possibilità di
anche se colpevoli (ricorsfurtare l’immagine rimasta
date la tragedia dell’aereo
impressa negli occhi della
di Aviano che tanciò i cavi
vittima o dell’immagine che
della funivia ce precipitansi crea attorno alla scena
do procuro una ventina di
del delitto per via del calore
morti?).dei corpi. Ma poi forse era
Già si erano formate le
troppo da fantascienza e
correnti di pensiero e di ponon se ne pù parlato!).
polo in difesa della Knox
E poi il Dna, ed altre
addirittura in testa con la
diavolerie che di volta in
Clinton, figuriamo se sarà
volta ci vengono propinate
condannata.
(per poi essere platealmente
Ed allora possibile che
smentite e contraddette da
non si poteva evitare con
nuove indagini) cosa servouna qualche formula giurino? quanto sono reali?
dica che lasciasse l’Italia?
In vari delitti che vengoE come mai prima della
no proposti in TV in questa
sentenza i familiari (ed anspecie brutta usanza ormai
che una larga fascia di opiconsolidata di fare “tribunali
nione pubblica) erano tala latere”, si sovrappongono
mente convinti che sarebprove a controprove e si ribe stata assolta da aver già
levano prove dopo mesi o
prenotato il volo?
anni!
Quanto avranno influiMa come mai prima non
to fattori psicologici estersono stati reperiti questi reni quale il movimento pro
perti e non sono state conAmanda americano?
siderate queste prove?
Ma ... mi pare che proAdesso, notizia dell’ultiprio in questi giorni vi è in
ma ora (6 ottobre) il Rudy
caso di un italiano in carGuede chiede di parlare dal
cere da sei anni in America
carcere ed accusa apertache non riesce ad ottenere
mente Amanda Knox e
nessun provvedimento e
Raffele Sollecito quali autotutto si svolge nell’indifferi del delitto.
renza generale che ignora
Come mai si decide adesla vita di questo nostro
so dopo la sentenza di ascommazionale.
soluzione? si è sentito traE poi ... tanta carità pedito e lasciato solo ad espialosa e criche vengono prore una colpa comune?
prio da uno stato che ha
Gia la Procura di Perugia
ancora la pena di morte e
ha aparlato di accedere alla
che proprio alcuni giorni
Corte suprema di Giustizia
addietro ha giustiziato un
avverso alla sentenza, ma
uomo respingendo la sua
Nelle foto dall’alto: Amanda Knox, Raffaele
questi nuovi elementi che si
richiesta di grazia.
Sollecito, Meredith Kercher la vittima, Rudy Guele,
presumi avesse in mano
Patrik Lumumba
quando la Pubblica Accusa
ha richiesto l’inasprimento
della condanna da 26 anni
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La Knox accolta a Seattle come un’eroina ma
non tutti credono alla sua versione
Gazzetta del Sud
NEW YORK - Accolta come una star, una celebrità, tra gli applausi, le ovazioni dei tantissimi giornalisti e curiosi
accorsi all’aeroporto internazionale di Seattle per non perdersi il ritorno a casa della ventenne americana uscita dall’«incubo
italiano». Un incubo giudiziario durato quattro anni, passati in carcere dopo un processo in cui è stata descritta come
ragazza diabolica e spietata. Un’immagine che ora stride con lo sguardo incredulo, fragile immortalato dalle telecamere di
tutto il mondo. Tutti pazzi per Amanda, verrebbe da dire. Su molti media statunitensi campeggia la foto della Knox in
lacrime al suo arrivo, con sotto la scritta “Welcome”. L’America – di fronte a quegli irrefrenabili singhiozzi, a quel pianto
liberatorio trasmesso in diretta su tutti i principali canali televisivi - si è commossa. Così come alle parole del padre, e a
quelle della madre che non smette un attimo di tenerle la mano. Ma in realtà l’opinione pubblica statunitense si divide.
Non tutti si iscrivono al fronte innocentista. Qualcuno critica l’enorme macchina organizzativa e persuasiva messa in
piedi in questi anni dalla famiglia Knox e dal suo team di legali con l’obiettivo – accusano i detrattori – di fare pressioni
per l’assoluzione di Amanda, in un caso – affermano – per nulla chiarito. Il risultato sperato è stato raggiunto: ribaltare
gli esiti del primo processo, quando la ragazza, allora ventenne, a Perugia venne condannata a 26 anni di carcere per
l’omicidio della sua amica e coinquilina Meredith Kercher. In campo sono scesi gli amici, gli ex compagni di classe della
ragazza. Hanno messo su un sito web per sostenere la sua causa. E raccolto anche denaro, coinvolgendo nella campagna per la liberazione della ragazza parlamentari di Washington e altre personalità. I dubbi però restano. L’assoluzione
della Knox «lascia molte questioni aperte», scrive il Wall Street Journal, che sottolinea come la liberazione di Amanda sia
arrivata in un momento di grandi polemiche in Italia sul sistema giudiziario. Sistema che il columnist del New York Times,
il premio Pulitzer Timothy Egan, stavolta invece elogia con un “Bravo for Italy”, sottolineando come il nostro Paese offre
di fatto a tutti i condannati una seconda chance, con la possibilità di essere giudicati in appello da giudici diversi.
Intanto, c’è già chi fa due conti e intravede per Amanda un futuro roseo, grazie alla notorietà raggiunta a livello
internazionale.
Amanda per il momento è innocente - Come sono
andati i fatti? Rudy Guede certamente sa quello che è
accaduto, ma non lo dice
Improvvisamente Rudy, forse sentitosi tradito e lasciato solo ad espiare, decide di
parlare ed accusa apertamente la Knox e Sollecito
Claudio Sebastiani - Gazzetta del Sud
PERUGIA - «Nessuno può dire come sono andati i fatti» la sera in cui Meredith Kercher venne uccisa. Nessuno tranne Rudy
Guede: «lui certamente lo sa ma non l’ha detto». A sottolinearlo è Claudio Pratillo Hellmann, presidente della Corte d’Assise d’appello
di Perugia che ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox dall’accusa di essere responsabili insieme all’ivoriano dell’omicidio. Per
il giudice sul delitto «resterà una verità insoluta». Intanto però quella attuale dice che «chi non è condannato è innocente», «Amanda
è per il momento è innocente». A due giorni dalla sentenza Pratillo accetta di incontrare i giornalisti nel suo ufficio. Con alle spalle
alcune foto che lo ritraggono accanto ad auto d’epoca. «Della sentenza e della camera di consiglio non parlo», precisa subito. Il
giudice spiega che la pressione dei media «non ha avuto assolutamente alcuna influenza» sulla decisione della Corte. «Più che altro
– rileva – ha avuto un eccessivo impatto sull’opinione pubblica e lo trovo disdicevole. Noi abbiamo pronunciato la sentenza in nome
del popolo italiano. Anche di chi fuori dal tribunale gridava “vergogna” senza nemmeno conoscere le carte». D’altronde, ricorda
Pratillo Hellmann, «il giudice non è una carica elettiva. Non rispondiamo all’opinione pubblica - afferma – ma alla nostra coscienza».
Dice poi che nel processo c’era un’imputata americana e di avere «sentito tirare in ballo anche il Cermis» ma di non capire queste
posizioni. Il presidente della Corte si sofferma poi sulle polemiche che hanno investito i pm del processo. «Ci tengo a dirlo – sostiene
- che hanno un ruolo completamente diverso da quello del giudice. I pubblici ministeri avevano elementi più che sufficienti per avviare
un indagine sui due ragazzi. Io avrei fatto la stessa cosa». Per Pratillo Hellmann «il pm non porta su di sè la responsabilità di
condannare» non ha «la responsabilità di mandare in galera la gente». «Gli elementi che ha – spiega - li porta alla valutazione di un gup
che deve verificare se ci sono i presupposti per celebrare il processo. Non si può parlare di responsabilità dei pubblici ministeri».
Proprio ieri i procuratori presso Corte d’appello e tribunale Giovanni Galati e Giacomo Fumu hanno diffuso una nota nella quale
parlano di una sentenza «che rispettano», spiegando che ogni valutazione tecnico-giuridica, le «uniche» consentite loro, sono
rinviate «alla pubblicazione della sentenza». Pratillo non vuole replicare alla requisitoria del pm che aveva parlato di un rischio di
«fuga» della Knox in caso di assoluzione ma rileva «che al momento Amanda è assolutamente innocente». «Non potevamo
preventivamente tenerla qui - aggiunge – in attesa della Cassazione». Il presidente spiega poi che il collegio dirà nelle motivazioni della
sentenza se l’assoluzione è stata con formula piena o dubitativa, come sembra trasparire dalle sue parole. «È una questione speciosa
– nota – perchè per condannare il codice prevede che si vada al di là di ogni ragionevole dubbio. Basta anche il più piccolo, purché
ragionevole, per non condannare. E chi non è condannato è innocente». Pratillo spiega poi di avere visto «la sofferenza dei genitori
di Meredith», ma di avere pensato anche «alle vite dei due imputati e a quelle dei loro genitori». «Ho guardato la loro ansia e la loro
sofferenza» afferma. Parla poi di una «dinamica» dell’omicidio «difficile da ricostruire». «Guede – aggiunge – ha riferito di avere
sempre pensato che Sollecito e la Knox fossero lì ma questo non equivale a dire che c’erano». «Non sapremo mai – spiega Pratillo
Hellmann – se c’erano o non c’erano. La decisione della Corte di assolverli è il risultato della verità che si è creata nel processo ma
quella reale può essere diversa». A oggi la verità è che «non ci sono le prove» per condannare Amanda e Raffaele per l’omicidio di
Meredith. Quindi sono innocenti, per ora, a tutti gli effetti.
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I Grandi Misteri
Rispettate la memoria di Meredith
Il padre della vittima dice: Il “culto” per la personalità di Amanda è un insulto al
ricordo di mia figlia
Mariano Parise - Gazzetta del Sud
ROMA - La gioia, il pianto, il trionfo, lo status di celebrità sostenere in pieno la decisione dell’accusa di ricorrere in
che Amanda Knox si è guadagnati con il processo e l’asso- Cassazione.
Un dolore che non sembra in alcun modo lenirsi quello
luzione, il «culto» della sua personalità sono fuori luogo,
che tormenta John.
anzi sono un «un insulto alla memoria» di Meredith.
«Perdono? Anche se sapessi chi l’ha uccisa non credo
A parlare è John Kercher, il padre della ragazza inglese
assassinata a Perugia quasi quattro anni fa, che si sfoga in che potrei perdonare, dice, Meredith da bambina era intelligente e spiritosa, con
un’intervista pubblicata
Knox e Sollecito hanno letteralmente “rubata la
un senso dell’umorismo già
ieri sul quotidiano britanscena” (una tragica scena!) alla povera Meredith
adulto», ricorda. Quando
nico Daily Mail, nella quache è stata collocata in un ruolo di “comparsa” in
lasciò l’università di Leeds
le ribadisce tutti i suoi dubquesta triste vicenda.
dopo il primo biennio «pobi sull’esito del processo
I mass media e, quindi, l’opinione pubblica si
teva scegliere se andare a
di appello e lascia fluire
sono polarizzati sui protagonisti del processo
Roma, Milano o Perugia. Lei
l’amore per la sua Mez, ordimenticando che questa triste popolarità deriva
amava Roma e credo che a
mai «dimenticata» dai medalla morte di una giovane donna.
Milano sarebbe stata bene,
dia.
Ser qualcuno oggi pronunciasse solamente il
ma sentiva che avrebbe
“Amanda avrebbe dinome di Meredith non sarebbe difficile sentirsai
avuto maggiori possibilità
mostrato maggiore sensidire “chi è?”.
di fare amicizia a Perugia che
bilità nei confronti di
Ovviamente si dovrà attendere le ragioni che
in una città più grande».
Meredith se avesse manhanno determinata la sentenza assolutoria, ma nel
L’ultima volta che John
tenuto un basso profilo.
frattempo siamo tutti convinti che abbia molto
Kercher ha visto la figlia era
Non voglio fare poleinfluito nella convinzione dei Giurati il battage
un mese prima che morisse:
mica, ma credo sia sbafatto dai mass media.
era venuta in Inghilterra, si
gliato sfruttare a proprio
Ci chiediamo adesso cosa succederà se la
trovavano in un ristorante
vantaggio un omicidio e
Cassazione dovesse riaprire il processo e se
italiano a Croydon, appena
non credo, dice il signor
dovessero essere ritenuti colpevoli. L’america non
a sud di Londra, dove ora è
Kercher, 68 anni, giornaliconcederà certamente l’estradizione e Sollecito si
sepolta, vicino alla loro casa
sta freelance, che Amanda
renderà “uccel di bosco” per cui l’efferato delitto
di Coulsdon, nel Surrey.
si sia creata a tavolino il
rimarrà impunito.
«Aveva comprato un paio
suo status di celebrità, ma
Intanto Guede vuole parlare e responabilizzare i
di stivali che voleva moche gli sia stato fabbricadue giovani testè assolti.
strarmi». L’ultima volta che
to addosso, tuttavia lei
l’ha sentita, il giorno del
non l’ha rifiutato”.
Quanto all’assoluzione di Amanda e Raffaele Sollecito, delitto. Le sue ultime parole: «Ti voglio bene». Sono le due
del pomeriggio (le 15 italiane). Poi, tre ore dopo, «la mia ex
«è stato uno shock».
«Pensavo che il giudice avrebbe confermato le loro moglie mi ha chiamato dicendo di aver sentito nel notiziacondanne, forse riducendo le pene per equilibrarle con rio» che una ragazza britannica era stata uccisa a Perugia.
quella di Guede» (l’ivoriano ancora in carcere per lo stes- «Mi sono detto: è pieno di studentesse inglesi a Perugia».
John telefona al giornale per il quale aveva lavorato in passo delitto).
In assenza di una confessione, dunque, non c’è ancora sato, chiedendo ai colleghi di informarsi.
Giusto uno scrupolo. «Mezz’ora dopo, ho ricevuto una
«alcuna spiegazione di perché Meredith sia morta» e questa, dice il padre di Mez, «è la parte che proprio non riesco telefonata dalla redazione esteri. Mi hanno detto che il nome
a capire». Infatti, «chiunque conoscesse Meredith l’adora- che circolava era quello di Meredith.
Mi è caduto il telefono di mano».
va», lei così «amorevole e generosa». Ma se ad ucciderla
John non ha voluto vedere il suo corpo: «Volevo che
fosse stata una sola persona? Non può essere: «Meredith
si sarebbe difesa», era «cintura marrone di karate», e pur l’ultima immagine fosse quella di lei seduta nel ristorante
sembrando gracile, era in realtà «forte, tosta». Sul suo cor- italiano di Croydon mentre rideva e mi faceva vedere i suoi
po però non c’erano segni di colluttazione, ma ben 40 ferite stivali nuovi».
da coltello. Lui non vuole entrare nel merito, ma dice di
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I Grandi Misteri
Scompaiono le prove del delitto di
Roberta Lanzino!
Calabria Ora
Non ci sarebbe più traccia del liquido seminale degli assassini di Roberta Lanzino,
la studentessa cosentina di 19 anni seviziata e uccisa il 26 luglio del 1988, tra i monti
di Falconara. Gli indizi che avrebbero inchiodato i responsabili del crimine andarono misteriosamente perduti e fra questi anche le tracce di sperma trovato sul corpo
della vittima.
Un “giallo” che dura da 23 anni esatti, ma che avrebbe potuto essere risolto già
a pochi mesi di distanza da quei drammatici eventi. Roberta Lanzino, la studentessa
cosentina di 19 anni seviziata e uccisa il 26 luglio del 1988, tra i monti di Falconara
Albanese (Cs). Purtroppo, però, gli indizi che avrebbero inchiodato i responsabili
del crimine andarono misteriosamente perduti. Spariti, così come spariscono le
cose di poco conto. E invece, ad andare smarriti non furono reperti privi di alcun
valore, bensì dei campioni di liquido seminale trovato addosso alla vittima. Su quel
residuo biologico, insomma, c’era la firma dell’assassino, ma ora è andata per sempre perduta. Eppure, averli a disposizione sarebbe stato un grande passo verso il
raggiungimento della verità. Specie oggi che, per quei fatti, è in corso un nuovo
processo a carico di Alfredo e Franco Sansone, rispettivamente padre e figlio, due
allevatori del posto chiamati a difendersi dalle accuse come già toccò, all’inizio dei
’90, a tre pastori di Falconara, due fratelli e un cugino, poi assolti in tutti i gradi di
giudizio. Ricordiamo che all’epoca dei fatti gli indumenti intimi della giovane vittima furona lasciati in terra nella sala
dell’obitorio per molti giorni e, quando furono repertati, erano ormai inutili dal momento che il tempo trascorso aveva
annullato la possibilità di esami approfonditi secondo le possibilità di quell’epoca.
Emergono nuovi abusi su suor Tania
Dopo padre Fedele (Condannato) sotto accusa due rumeni che hanno
successivmente collaborato con due italiani che la hanno sequestrata in auto
e violentata a loro volta
Roberto Grandinetti - Il Quotidiano della Calabria
COSENZA -Si ritorna a parlaredi suor Tania , lareligiosa
che secondo il Tribunale di Cosenza è stata violentata, tra
il febbraio e il giugno del 2005, da padre Fedele Bisceglia e
Antonello Gaudio. Come si ricorderà lo scorso 6 luglio il
frate è stato condannato a nove anni e tre mesi di reclusione, il suo segretario a sei anni e tre mesi. Al vaglio dei
giudici furono poste cinque violenze, consumatesi all’interno dell’Oasi Francescana di Cosenza, la struttura di accoglienza per poveri creata dallo stesso francescano. A
tutte vi avrebbe preso parte padre Fedele, a una sola Gaudio (che è stato ritenuto anche responsabile di un abuso
su di un’ospite dell’Oasi Francescana). Ebbene, al vaglio
dei giudici c’è ora una sesta violenza ai danni della stessa
suora, commessa il 25 giugno del 2005, questa volta però
contestata a due rumeni, Marcel Falub, classe 1977, e Iosif
Kiss, classe 1982. Il primo è irreperibile; il secondo è residente a Milano. Sono accusati di violenza sessuale in concorso. I due furono chiamati in causa dalla stessa suor T.
nel corso delle indagini concentrate su padre Fedele e Gaudio. La religiosa disse di essere stata avvicinata da un’auto
di grossa cilindrata nei pressi dell’Oasi Francescana. Al
loro interno c’erano quattro persone, due italiani, rimasti
senza nome, e appunto i due rumeni. Suor Tania disse che
fu costretta a salire in auto dove fu poi violentata da uno
dei due italiani, coi due rumeni che la tenevano ferma durante l’abuso. La religiosa riconobbe i due a seguitodi un
riconoscimento fotografico. Fu così aperto un fascicolo
parallelo, che il pm Curreli affidò al procuratore aggiunto
della Procura di Cosenza, Domenico Airoma. Ebbene, in
questi giorni il gip Branda, del tribunale di Cosenza, ha
fissato per il prossimo primo dicembre un’udienza camerale
per decidere se archiviare il caso o procedere con l’imputazione. Ilprocuratore Airoma ha sollecitato l’archiviazione,
in quanto mancherebbero le prove per sostenere l’accusa
in giudizio. Di diverso avviso il gip, secondo il quale il
riconoscimento fotografico costituisce invece un accertamento di fatto. Molto probabilmente, quindi, si andrà verso
l’imputazione coatta. Una nuova violenza si aggiunge dunque alle cinque che tre mesi fa è costata una dura sentenza
a padre Fedele ed a Gaudio. I due rumeni sono difesi dall’avvocato Mariorosa Bugliari, del foro di Cosenza.
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Economia
La procura di Trani indaga
su Standard & Poor’s
Prosegue il lavoro della procura di Trani sul fronte dell’inchiesta sulle agenzie di
rating - Il pm Michele Ruggiero ha incontrato nei giorni scorsi anche il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Prosegue il lavoro della procura di Trani sul fronte dell’inchiesta sulle agenzie di rating. Il pm Michele
Ruggiero ha incontrato nei giorni scorsi anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta,
con il quale avrebbe discusso dell’ultimo report con cui Standard & Poor’s ha declassato il debito sovrano
italiano da A+ ad A, ipotizzando che il giudizio avrebbe piu’ una natura politica che economica.
Lunedi’ invece i Magistrati tranesi incontreranno in Procura una delegazione greca, capeggiata da Kyriakos
Tobras, che nell’aprile 2010 aveva presentato una dettagliata denuncia contro gli speculatori internazionali
alla Corte di Cassazione di Atene.
L’inchiesta di Trani, avviata sulla base di denunce di Adusbef e Federconsumatori, registra al momento
sei indagati: tre analisti della Standard & Poor’s, uno di Moody’s e i responsabili legali per l’Italia delle due
agenzie.
Anche Fitch declassa l’Italia:
«È troppo vulnerabile»
Il governo: ce l’aspettavamo. Saccomanni, dg di Bankitaklia: le agenzie agiscono in branco
Ludovico Carrabba - Gazzetta del Sud
ROMA - Alla fine anche Fitch fa calare la scure sull’Italia. E, dopo Moody’s e Standard & Poor’s, declassa il rating
sovrano di un gradino, portandolo ad “A+” da “AA-”.
È la prima volta da cinque anni, dall’ottobre del 2006, che
Fitch colpisce il nostro Paese, al quale assegna anche un
outlook negativo. Questo significa che potrebbe esserci
una ulteriore bocciatura, tenuto conto che per l’agenzia ci
sono forti preoccupazioni per la condizione di «vulnerabilità» dell’Italia all’escalation della crisi dell’Eurozona. In
altre parole, il giudizio di Fitch non è altro che la valutazione del temuto effetto contagio della crisi del debito soprattutto per quei Paesi che soffrono una cronica debolezza
della crescita: tanto che, assieme all’Italia, nel mirino di Fitch
sono finiti ieri anche Spagna e Portogallo. Madrid ha subito una bocciatura di due notch (gradini) da “AA+” ad “AA”, sempre con outlook negativo, mentre per il Portogallo
rimane il rischio di un taglio del rating a “junk” (spazzatura), dopo che ad aprile il Paese è stato declassato a “BBB”, ultimo livello d’investiment grade.
La mossa di Fitch su Roma segue di appena 3 giorni il
downgrade dell’Italia da parte di Moody’s e di neanche un
mese il taglio deciso da Standard & Poor’s il 20 settembre.
Per tutte la bocciatura si deve alle preoccupazioni per la
debolezza della crescita economica dell’Italia, che rende
più difficile ridurre il debito. Per Palazzo Chigi, anche que-
sta volta si tratta di una decisione «annunciata», ma che
«si differenzia da altri giudizi di rating» perchè Fitch mostra
apprezzamento per gli sforzi di risanamento e giudica
«raggiungibili» gli obiettivi di deficit. «Le agenzie di rating
agiscono in branco – commenta il direttore generale di
Bankitalia, Fabrizio Saccomanni – vanno tutte nella stessa
direzione e nello stesso momento», e per questo, «un altro
downgrading non cambia il quadro». Ma se è vero che
Fitch apprezza l’impegno dimostrato dall’Italia con il varo
della manovra supplementare, le nuove stime dell’agenzia
segnalano «un quadro macroeconomico più debole e un
potenziale rallentamento implica che gli obiettivi di bilancio
del governo per il 2013 potrebbero non essere centrati».
Per di più, «l’iniziale risposta esitante del governo italiano all’allargarsi del contagio – precisa l’agenzia – ha eroso
la fiducia del mercato nella sua capacità di riuscire a traghettare l’Italia attraverso la crisi dell’euro». Il riferimento è
all’attacco della speculazione di questa estate che ha costretto la Banca centrale europea a comprare titoli di Stato
italiani per frenare la corsa record dello spread tra Btp e
Bund. Insomma, per Fitch l’Italia è troppo «vulnerabile»
agli scossoni di «una crisi che costituisce un significativo
choc finanziario ed economico che ha indebolito il profilo
di rischio sovrano dell’Italia».
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Economia
Marcegaglia: l’uscita di Fiat un grave errore
conviene a tutti rimanere in Confindustria
Giuseppe Giannini - Gazzetta del Sud
ROMA - Una lettera a tutti i presidenti del sistema Confindustria per sottolineare come l’uscita della Fiat sia stata
una mossa sbagliata e come restare all’interno dell’associazione convenga. A spedirla è stata la leader di Viale dell’Astronomia, Emma Marcegaglia.
Lo strappo del Lingotto continua così a tenere banco
dall’inizio della settimana. La numero uno degli industriali
aveva subito criticato la decisione dell’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ma ora il «disappunto» viene
messo nero su bianco in una testo lungo due pagine. «Stare dentro – scrive – non significa perdere le opportunità
dell’articolo 8 della manovra». A conclusione della lettera,
datata 6 ottobre, Marcegaglia invita gli imprenditori a «condividere alcune riflessioni» dopo l’annuncio del Lingotto e
a restare «uniti» in un momento di «grave crisi».
Ma c’è chi come il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, ha già una sua chiara posizione sul
divorzio Confindustria Fiat. Per Bernabè si tratta di un fatto
«traumatico» da risolvere subito, una spia dei «problemi
che esistono» e suggerisce a viale dell’Astronomia di adottare «una struttura organizzativa più leggera, efficace ed
efficiente». I problemi sono, incalza, «sia la salvaguardia
gelosa dell’indipendenza e dell’autonomia dell’organizza-
zione», sia «la gestione della struttura dei costi». Sempre
ieri Bernabè ha lanciato il suo endorsment alla candidatura
di Alberto Bombassei come il «giusto» successore alla guida
dell’organizzazione.
Marcegaglia rivolgendosi a tutti i presidenti e direttori
del sistema di Confindustria ha, quindi, voluto replicare in
maniera puntuale alle critiche di Fiat. Una risposta pensata
che giunge dopo l’arrivo di diverse reazioni, dalle dichiarazioni del presidente della stessa casa automobilistica, John
Elkann, al commento del ministro del Lavoro. Maurizio
Sacconi. Ministro che Marcegaglia cita per mostrare come
«non vi sia contrasto» tra l’accordo interconfederale del 28
giugno, firmato anche dalla Cgil e ratificato il 21 settembre,
e l’articolo 8 della manovra di agosto. A chi è associato,
spiega Marcegaglia, non è così impedito di cogliere «le
opportunità che offre l’art.8 di derogare in azienda, attraverso accordi sindacali anche a disposizioni di legge». Inoltre, sostiene, dalle motivazioni apportate dal Lingotto si
potrebbe dedurre «che Confindustria non abbia lavorato
in questi anni per modernizzare le relazioni industriali». Intanto, anche domani si continuerà a parlare di Fiat, visto
che la Fiom riunisce i delegati di tutto il gruppo Fiat, per
decidere le iniziative di mobilitazione nazionale.
Ancora in forse la sesta tranche alla Grecia dalla Ue
Greenspan impietoso: Atene è già fallita
Gazzetta del Sud
ROMA - La missione della troika ad Atene volge ormai al
termine. Ma, secondo il Fondo monetario internazionale, restano alcuni «problemi importanti» da discutere, benchè siano stati fatti «buoni progressi». Intanto il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, che oggi ha incontrato
l’omologo tedesco Philipp Roesler, afferma con ottimismo che
la crisi è anche una opportunità per riformare il sistema economico. Ma per l’ex presidente della Fed Alan Greenspan il
Paese è ormai fallito. «Abbiamo fatto buoni progressi, ma ci
sono ancora problemi importanti che dobbiamo discutere»,
ha evidenziato il capo della delegazione del Fmi in Grecia,
Poul Thomsen. «Siamo sul punto di concludere. Mi auguro
che finiremo presto, ma ancora non lo abbiamo fatto», ha
aggiunto. I rappresentanti della troika (Ue, Fmi e Bce), che
devono verificare il rispetto delle condizioni per la concessione della sesta tranche da 8 miliardi di euro di aiuti, prima di
redigere il rapporto hanno incontrato ieri sera Venizelos per
parlare di misure aggiuntive per il 2013-2014: secondo la stampa,
avrebbero chiesto di procedere immediatamente all’applicazione delle misure prese di comune accordo, di accelerare il
programma delle privatizzazioni e di procedere alla
liberalizzazione delle professioni chiuse.
Intanto, la Germania si prepara a fornire consulenza ad
Atene, attraverso l’invio di funzionari statali ed esperti bancari, su come tagliare i costi nell’amministrazione pubblica e
attirare investimenti privati. Lo prevede un accordo firmato
ieri ad Atene dal ministro tedesco Roesler e da quello greco
dello Sviluppo Michalis Chrysochoidis. Roesler, che è da giovedì in visita ufficiale ad Atene, ha incontrato anche il premier
Giorgio Papandreou, che, secondo quanto riferito dall’edizione web del giornale Proto Thema, si sarebbe detto «orgoglioso degli sforzi sinora fatti dalla Grecia perchè gli obiettivi
raggiunti sono molti».
Per il ministro Venizelos, inoltre, «la Grecia sta affrontando
un momento difficile ma la crisi è anche una opportunità per
riformare il sistema economico del Paese e attrarre più investimenti esteri». Vede nero invece l’ex presidente della Fed
Greenspan: «I tassi d’interesse che la Grecia sta pagando
non sono sostenibili. Il Paese è fallito», e la crisi non potrà
essere risolta «senza una sforbiciata significativa del debito
ellenico».
Ad Atene intanto gli occhi sono puntati sull’incontro di
domenica fra la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Sarkozy.
Voci dal Sud
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Agricoltura .
Agrumi nella Piana, lenta agonia
La filiera penalizza gli agricoltori che subiscono una concorrenza spietata da Paesi esteri
che hanno costi di produzione (e controlli sanitari!) infinitamente inferiori - Intervista al
Direttore di Voci dal Sud, decano degli agricoltori rosarnesi Franz Rodi-Morabito
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Rosarno - Siamo alla vigilia dell’avvio della stagione dell’estate.
agrumaria e dalle prime avvisaglie si annuncia un’altra anEppure
nata difficile per l’economia rosarnese e dell’intera Piana. le nostre
Il settore non riesce più a decollare, impedito da una a r a n c e
crisi devastante che trae origine da condizionamenti storici b i o n d e
di cui non è riuscito a liberarsi, e, in questi ultimi anni, hanno coancor più penalizzato dalla situazione economica a livello stituito per
mondiale, che colpisce le aree tradizionalmente più deboli. decenni la
Dello stato della nostra agrumicoltura ne parliamo con il vera ricdecano degli agricoltori rosarnesi, Franz Rodi-Morabito, chezza di
giornalista-pubblicista specializzato in problematiche agri- q u e s t o
cole, riferite particolarmente al Comprensorio della Piana di comprensorio
Rosarno-Gioia Tauro (Capo redattore per la sezione “Agri- – annota
coltura” della rivista La Città del Sole).
con amaA parere di Rodi-Morabito, avremo quest’anno lo stes- rezza il noso quantitativo di agrumi, rispetto alla scorsa stagione, ma s t r o
il prodotto qualitativamente non sarà eccezionale, per via interlocutore – ed oggi hanno un valore così basso, non
dell’eccessiva siccità e delle difficoltà irrigue dovute alla assolutamente paragonabile a quello degli anni Cinquanscarsità dell’acqua.
ta e Sessanta, quando un kg si vendeva anche a 200 lire
Per quanto riguarda le arance bionde, quelle destinate d’allora, con costi di produzione abbattuti rispetto a quelalla produzione industriale
li odierni».
per ricavarne succhi, il merAnche per le arance deL’enorme massa di agrumi
cato non ha ancora fornito
stinate
alla
alcuna indicazione, «anche
commercializzazione (quali,
immessi sul mercato italiano
se voci striscianti fanno inad es., navelino, tarocco,
tendere che ci sarà un ulvalencia, Washington), si
proveniente da paesi
teriore contenimento dei
riscontra la difficoltà, a detextracomunitari rappresenta
prezzi, già a livelli bassista dei commercianti, a piazsimi nell’annata che ci lazarle sui mercati, non esun vero pericolo per la salute
sciamo alle spalle».
sendo in grado di reggere
Lo scorso anno un kg di
la concorrenza con i propubblica perchè nei paesi di
arance bionde è stato padotti stranieri che hanno un
produzione sono
gato tra 0,06 e 0,07 euro (oscosto di produzione minosia 110-140 lire), per merce
re, specie quelli dalla Spaperfettamente legittimi ed
raccolta e trasportata dal
gna, che oltre alla propria
produttore all’industria di
produzione veicola nei Pautilizzabili
prodotti
trasformazione.
esi dell’Ue le arance proveantiparassitari banditi nella Ue
«Un prezzo talmente
nienti dal Nord Africa, spacbasso – commenta Rodiciandole per proprie.
perchè altamente cancerogeni
Morabito – da non coprire
Infine i manderini
i costi totali di produzio“Clementine”, il prodotto
ne, che assommano a oltre
d’eccellenza della Piana,
Stante la grande quantità di
15 centesimi (300 lire) al
non riescono a tirare sui
chilo.
mercati.
merce
importata
(anche
Una perdita secca per
La scorsa stagione moll’agricoltore, non compente partite sono rimaste
capziosamente da nazioni
sata nemmeno dall’aiuto
invendute (n.d.r.: anche il
comunitarie) non è possibile
comunitario corrisposto
frutto della pregiatissima
ad ettaro, che basta a mazona della sibaritide)
operare analisi e controlli se
lapena per pagare tasse,
Un fatto che per gli adimposte e balzelli vari.
detti ai lavori non è facilnon “a campione” per cui
A ciò si aggiunge il fatmente comprensibile, «per
molta merce sfugge ai controlli cui – conclude Franz Rodito che gli industriali della
trasformazione pagano le
Morabito – la campagna
sanitari italiani e giunge sulle
arance ricevute con molti
2011-2012 si annuncia
mesi di ritardo, e comuncertamente non sotto i minostre tavole
que non prima dell’inizio
gliori auspici».
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Agricoltura .
La gravissima crisi del settore oleario nella Piana di
Rosarno/Gioia Tauro si consuma nell’indifferenza
generale delle nostre Organizzazioni di Categoria
Franz Rodi-Morabito
Ormai alcuni concetti sono entrati nell’uso comune e sono ultracentenaria), in piena produzione e rappresentano una
divenuti “uno slogan vangelo” cui ognuno non osa trasgre- fetta importantissima dell’economia delle famiglie degli agridire, per timore di essere giudicato uno sciocco fuori dal tem- coltori (e del terziario) olivicoli calabresi.
po e fuori al mondo.
Oggi comunque la reale situazione olearia della Calabria
Tuttihannoormaiinboccaloslog“fare
an qualità e non (seconda Regione italiana per importanza di produzione dopo
fare quantità per combattere la concorrenza mondiale”.
la Puglia) è per la maggior parte di olio lampante.
Niente di più vero, ma ... questo fin quando ci sono le
Tuttavia NESSUNO si preoccupa che l’olivicoltore che ha
condizioni per fare ciò.
prodotto lampante viene lasciato in balia di ferocissimi squaOlio extravergine ormai è il nostro Dio supremo, però nes- li che quest’anno hanno pagato l’olio lampante con un prezsuno si sofferma su alcune considerazioni che accenno dal- zo che ha oscillato fra i 130 euro ed i 150 euro al quintale (una
l’alto dei miei anni e della mia esperienza 60ennale in campo piccola parte di quanto costa un kg di olio lubrificante per le
agricolo.
nostre macchine agricole !) base 5 che significa per 5 gradi di
Per prima cosa consideriamo che le piante di ulivo della acidità; se poi i gradi aumentano (comne è normale sia) fino
Piana (e del territorio pre-aspromontano) godono (o
soffrono) di un fenomeno di gigantismo unico al mondo tant’è che delegazioni da tutto il mondo ogni anno
scorazzano nei nostri territori per studiare e tentare di
capirne la ragione.
Una pianta “normale” di questa nostra zona è quella ritratta a fianco nella foto sotto la cui chioma è stata
posta una vettura di media stazza (Fiat Regata) per
determinarne la differenza di dimensioni.
Queste piante non sono di facile gestione; fare dei
trattamenti antiparassitari è una impresa che non sempre ottiene i suoi migliori esiti positivi.
Potarle poi ... è meglio fare un nuovo attentato alle
torri gemelle; con le norme della Legge 626 e, peggio,
della 81, se ti va bane, becchi l’egastolo ed occupi la
cella che è stata sgomberata da Sollecito e da Noks!
Non dimentichiamo, poi, che questa zona sembra
essere una zona ambita dalla tremenda mosca olearia e
dalla Lebbra (qui detta la Lupa) che produce danni
incalcolabili per cui la lotta diviene alquanto ardua e
costosa vista le dimensioni delle piante.
La prima cosa che ci si sente rispondere a questa
nostra considerazione è “riconvertire” con cultivar più
adatte a produrre olio migliore.
Le mastodontiche dimensioni di una
Ma ... qui ci si dimentica di due cose : la prima che
queste piante sono protette dalla Legge per cui è severamente proibito tagliarle ed unica possibilità sarebbe ad 8 gradi vengono tolti Kg .1,5 a quintale e dopo gli 8 fino a
capitozzarle fino a renderle dei tronconi informi (ed improduttivi 11 il doppio.
se non dopo molti anni).
Dopo tale gradazione cambia addirittura il prezzo base.
Ma ... l’agricoltore come vive nel frattempo? e le tasse, i
Ma allora vi chiederete cosa si può fare? miracoli? NO, vi
balzelli e quant’altro ...? ma questo non interessa i grandi rispondo, ma si può innanzi tutto evitare l’invasione di procervelli che ci governano a nessun livello.
dotti esteri che avendo costi di produzione infinitamente miChiaramente nell’operare nuove piantagioni si impiantano nori invadono e saturano i mercati, e poi studiare sfoghi alteruliveti che producono olii di qualità “gradite” sia ai mercati nativi quale quelli proposti dalla Senatice Adriana Poli
che alla condizioni pedoclimatiche.
Bortone, di dirottare questi oli lampanti alle industrie ed alla
Gli esempi non mancano dal momento che basta dare un Centrali elettriche quali carburanti.
rapido sguardo alle varie “Mostre” mondiali dove partecipaChiaro che la proposta, partita dalla Senatrice pugliese,
no aziende di tutto il mondo e ci dove sono sempre Aziende non poteva esserre gradita a nessuno squalo, per cui tutto si
calabresi che producono ottimo olio extravergine e che non arenò!
sono mai tornate a casa senza aver preso un premio fra i
Parlare con Le organizzazioni di categoria di queste cose è
maggiori ed un riconoscimento altisonante.
peggio che bestemmiare in Chiesa dal momento che ormai
Ma questa produzione ricavata da impianti relativamente quasi tutte queste difendono solo le loro sedie o volano altisgiovani sono una minima parte delle superfici olivetate sime non riuscendo più a scorgere la base ormai tanto lontana
calabresi.
da loro nè ad udirne i lamenti agonici.
Se volessimo fare un rapporto percentuale diremmo che
E poi ... quasi tutte le Organizzazioni di categoria sono
possono essere un 20/30 % per cui il 70/80 % è rappresetato divenute anche “imprenditrici in proprio” o quantomeno, lo
dai vecchi impianti che pur sono , malgrado i secoli, (l’ulivo è sono dietro le quinte i loro dirigenti o prestanomi.
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Agricoltura .
L’assessore contesta le decisioni dell’ottobre 2009 dell’ex
governatore della Calabria
«Agricoltori scippati da Loiero»
Gaetano Rao, Assessore Proviciale agricoltura dichiara che gli agricoltori della
provincia di Reggio sono stati “scippati” dell’ex Governatore Loiero in favore di
altra provincia - Sotto accusa i fondi destinati per il risarcimento dei danni
causati dall’alluvione
d.g. - Il Quotidiano
GLI agricoltori della provincia reggina “scippati”
dalla Giunta Loiero delle somme riconosciute dal
ministero dell’Agricoltura e destinate al risarcimento
dei danni subiti dalle imprese agricole in seguito agli
eventi calamitosi abbattutisi negli anni 2007 e 2008.
Lo rivela l’Assessore provinciale all’Agricoltura
Gaetano Rao ricordando le decisioni dell’allora governatore Loiero che nell’ottobre 2009, in piena
campagna elettorale, “adottò una scelta scellerata.
Si trattò allora di una palese ingiustizia – spiega
l’Assessore - che, di fatto, ha scippato il territorio
reggino”.
Una scelta che parte dal decreto n. 10314 del 16
settembre 2008 firmato dell’allora Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del tempo e
con il quale veniva assegnata alla Regione Calabria
la somma di oltre 15mi-lioni di euro “a valere sulle
risorse relative al Fondo di solidarietà nazionale per
l’anno 2008, al fine del ristoro dei danni subiti dagli
agricoltori calabresi in seguito agli eventi calamitosi
abbattutisi negli anni 2007 e 2008”.
L’assessore regionale all’Agricoltura dell’epoca,
a seguito del decreto ministeriale, il 5 dicembre del
2008 comunicava al Presidente pro tempore della
Provincia di Reggio Calabria l’assegnazione della
somma di 2 milioni di euro con invito “ad istruire le
pratiche relative alle calamità su citate fino alla concorrenza della somma predetta”.
Ma da lì a poco le brutte notizie cominciarono ad
arrivare una dopo l’altra.
A partire da quella del marzo 2009 da parte del
direttore generale del Ministero della Politiche Agricole il quale comunicava a tutte le Regioni l’avvenuta riduzione della dotazione del Fondo di Solidarietà
nazionale del 2008 con l’attribuzione alla Calabria
di soli 5 milioni di euro.
Fin qui, nulla di eccezionale, cose che spesso
succedono nella politica economica nazionale.
La beffa invece, secondo l’assessore Rao, è consistita nel fatto che la Giunta Loiero, anziché procedere correttamente ad una riduzione proporzionale
della somme
spettanti a tutte
le
Province
calabresi, con
Delibera
di
Giunta Regionale n. 650 del 20
ottobre 2009,
“in modo arbitrario ed in spregio
alle elementari
regole di uniformità di trattamento dei territori delle varie
province, ha assegnato la intera
somma
disponibile al ristoro dei danni
subiti da alcuni agricoltori di una sola provincia, con
ciò mortificando le legittime e sacrosante aspettative
di tutti gli agricoltori calabresi ed, in particolare, di
quelli della Provincia di Reggio Calabria”.
Agricoltori che, ad oggi, “non hanno avuto la
possibilità di attingere alle risorse che, seppur esigue, potevano consentire un piccolo ristoro degli ingenti danni subiti”.
“Dal punto di vista istituzionale – dichiara infine
l’assessore Rao – in totale sintonia con il presidente
Raffa, come Provincia non intendiamo restare indifferenti rispetto alle legittime rivendicazioni degli agricoltori reggini.
Personalmente condurrò una battaglia senza soste per addivenire a risultati positivi.
Conto già di incontrarmi a breve con l’assessore
Trematerra per delineare insieme le procedure per il
trasferimento, nel più breve tempo possibile, nelle
casse della Provincia di Reggio Calabria delle somme per potere procedere ad erogare gli indennizzi
agli agricoltori”.
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Agricoltura .
Quasi distrutta la produzione
delle castagne
Un insetto killer, detta “Vespa cinese” ha attaccato i castagni e, pare, anche gli alberi
di noci abbattendo paurosamente la produzione e mettendo a repentaglio la vita degli
stessi alberi - In moltissime zone della Calabria le castagne (qui dette “Il pane dei
poveri”)cosituiscono l’unica fonte di reddito e di sopravvivenza della popolazione
Clemente Angotti Calabria Ora (Ansa)
CATANZARO - Da una parte il caldo torrido di con un calo del 18% su scala regionale.
Nel resto d’Italia - il Paese ha la leadership europea
un’estate infinita e dall’altra i danni provocati da un pae
si
classifica al quarto posto nel mondo dopo Cina,
rassita, il “Cinipide Galligeno”, meglio conosciuto
Corea
del sud e Turchia - l’incidenza del parassita ha
e temuto come “vespa cinese”: è ormai allarme diffugià
provocato
il dimezzamento della produzione.
so nelle colline calabresi per la scarsa produzione di
La
lotta
all’insetto
venuto da oriente che provoca
castagne, frutto classico dell’autunno.
nella
pianta
di
castagno
la formazione di galle, cioè inA pesare sul calo produttivo di quello che nelle aree
grossamenti delle gemme
interne era celebrato
di varie forme e dimencome “l’albero del pane”
L’infestazione si era presentata già da un
sioni, è impari.
per avere sfamato intere
paio di anni nella provincia di Reggio
Non possono essere
generazioni in tempi di
Calabria,
ma
le
autorità
regionali
non
utilizzati
prodotti chimici,
carestia è, infatti, una miavevano
data
la
giusta
importanza
e
non
si
anche
se
si sta iniziando
scela di fattori che hanno
ad
avviare
una capillare
era
preso
nessun
provvedimento.
portato ad una forte caguerra
biologica
attraverduta della produzione
Oggi la propagazione del male è divenuto a
so
sviluppo
e
diffusione
castanicola, con ripercuslivello regionale toccando altre province
dell’insetto Torymus
sioni pesanti sull’intera
calabre,
quindi
si
sta
partendo
con
la
sinensis, che è un antaeconomia, già in ambadistruibuzione
di
un
insetto
antagonista
gonista naturale.
sce, delle aree interne delCi vorrà, però, molto
della
vespa
cinese
che
riesce
a
catturare
la regione.
tempo
per ottenere risulPer la Coldiretti l’insetto nocivo di cui si ciba e ne è ghiotto.
tati
apprezzabili.
calabrese, che da tempo
Non è bello sapere che altri patiscono
«Il pericolo - afferma
ha sollevato il problema,
qualche
danno,
ma
se
serve
a
svegliare
le
Pietro
Molinaro, presila riduzione della producoscienze
...
dente
di Coldiretti
zione è valutabile attorno
Calabria
- esiste ed è seben
venga
l’aver
compagno
al
duol!
al 25/30%.
rio.
A provocare l’emerNelle aree di pregio
genza la presenza dell’incastanicolo
è
in
atto
una
vera
e propria emergenza
setto killer arrivato in Italia dalla Cina nel 2002 e seCinipide
e,
se
non
si
potenzieranno
gli interventi e
gnalato per la prima volta in Calabria nel 2009, in prol’opera
di
vigilanza,
potrebbero
esserci
notevoli ed
vincia di Reggio.
irreparabili
danni.
Il Cinipide del castagno da qualche anno, però, si è
Il problema è serio sia dal punto di vista econodiffuso anche in provincia di Catanzaro, seminando il
mico
che ambientale e paesaggistico».
panico nelle aree castanicole di Decollatura, San Pietro
Si
è
attivata anche la Regione.
Apostolo, Serrastretta e Gimigliano.
La
Giunta,
accogliendo una proposta dell’assessore
Nella Presila catanzarese, dove cresce la preoccuall’Agricoltura
Michele Trematerra, si sta mobilitando
pazione, si segnalano le prime infezioni, ma la diffusione
con
l’attivazione
di un centro di moltiplicazione del
dell’agente patogeno non ha risparmiato nemmeno le
“Torymus
sinensis”,
antagonista capace di
Preserre catanzaresi e vibonesi, da Olivadi, Cenadi e
parassitizzare
le
larve
di
cinipide
e contenerne la danSan Vito sullo Jonio a Monterosso Calabro e
nosa
attività.
Capistrano.
Ripercussioni negative si contano di riflesso anche
sulla produzione di miele di castagno, tra i più pregiati,
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Agricoltura .
Agricoltura, ricetta anticrisi
Il Preside della facoltà reggina dice: «Si debbono dare concrete prospettive di
lavoro nei settori ambientale, alimentare e forestale» - Continua il trend positivo di
iscrizioni alla facoltà da lui guidata
Il Quotidiano della Calabria
La facoltà di Agraria dell’università Mediterranea, nel
suo processo di rinnovamento, continua a proporsi come
polo di riferimento a livello regionale e, contemporaneamente, come uno dei principali centri scientifici nell’ambito di una rete integrata di formazione, competenze, innovazione, professionalità, capacità operativa e flessibilità con
gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
“I dati relativi alle iscrizioni 2011-2012 - spiega il
preside Santo Marcello Zimbone - non sono definitivi
perché non sono ancora chiuse le immatricolazioni”.
I termini scadono il prossimo 3 novembre.
Tuttavia sono molto confortanti e confermano il trend
di crescita degli scorsi anni.
Ciò significa che c’è una risposta alla qualificazione
e varietà dei corsi che noi abbiamo attuato in questi
anni anche per adeguarci alle direttive ministeriali.
La varietà della nostra offerta formativa è sicuramente un fatto positivo perché dà la possibilità di valorizzare al meglio le vocazioni che i singoli studenti presentano prima di entrare all’Università.
Il nostro settore è molto ampio perché va dal settore
agricolo al settore ambientale, forestale, degli alimenti,
tutti settori che, oggi rappresentano una prospettiva importante soprattutto dal punto di vista occupazionale.
In questo senso i dati degli ultimi anni hanno messo in
evidenza che, a fronte del regresso di altri settori, c’è
stato, invece, un progresso di questi settori e non è un
caso.
Noi speriamo che si capovolga un concetto che in questi anni si è fatto strada, ossia che i settori principali
dovessero essere i settori industriali o altri ancora, trascurando il fatto che il settore portante della nostra economia rimane l’agricoltura nella misura in cui è volano
di crescita per molti altri settori compreso quello dei servizi, collegati direttamente o indirettamente all’agricoltura.
La crisi che ha coinvolto i mercati globali ed internazionali nell’ultimo quinquennio, paradossalmente, ha
fatto ritornare l’attenzione su un settore di notevole importanza che, storicamente, è quello che muove l’economia di un Paese con queste caratteristiche.
In questi anni, continua soddisfatto il preside Zimbone,
abbiamo fatto anche lo sforzo di aprire la Facoltà al territorio perché lo studente che sceglie Agraria deve avere
la possibilità di entrare in contatto con il mondo produttivo, per rendersi conto in prima persona delle prospettive che ci sono ed anche dell’importanza che assume la
preparazione maturata dietro i banchi e sul campo, creando un collegamento tra il mondo accademico e quello
produttivo.
Gli sforzi fatti iniziano a dare dei risultati importanti.
La Facoltà si è fatta promotrice e collaboratrice di
iniziative nel comparto agroalimentare che verranno strutturate a breve.
Nasceranno, inoltre, il Polo di Innovazione regionale
nel comparto agroalimentare, il Distretto Agroalimentare
in Calabria ed è stata finanziata persino un’azienda agraria.
Per lunghi anni abbiamo inseguito la prospettiva di
dotare la Facoltà di un’azienda agraria cioè di una sede
in cui si possa fare sperimentazione, dimostrazione, divulgazione delle conoscenze, principalmente a favore dei
nostri studenti ma anche degli imprenditori, con i quali
siamo sempre più in contatto.
Chi sceglie Agraria deve sapere che entra in un mondo
in grado di offrire delle prospettive di lavoro concrete in
diversi ambiti e con una certa flessibilità rispetto a quelle
che sono le attitudini e le scelte future.
Noi, conclude Zimbone, auspichiamo vivamente che il
comparto agricolo ambientale possa avere, anche nel breve periodo, una svolta ulteriore ed aprire quindi le porte
a tutti ed a coloro che hanno voglia di conseguire un
titolo con merito, avendo chiaro che le conoscenze e le
competenze acquisite trovano immediato riscontro pratico nel settore del lavoro e non hanno spesso bisogno di
lunghi periodi di acclimatamento presso le imprese o altri enti ma il laureato una volta abilitato è già pronto ad
operare nel mercato”.
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Agricoltura .
Mentre in Italia difendiamo ancòra i piccoli
insediamenti, in Spagna si inaugura
l’oleificio più grande del mondo!
Pieralisi partner della cooperativa più grande del Globo
Scritto da Salvatore Tripaldi - Yahoo News
Sono stati recentemente inaugurati a Villacarrillo,
nella regione di Jaén del Sud della Spagna i nuovi
impianti produttivi della cooperativa “Nuestra
Señora del Pilar”, che diventa in tal modo il frantoio
più grande del mondo grazie alle dimensioni del nuovo stabilimento e alla sua capacità produttiva giornaliera.
L’ampliamento e ammodernamento degli impianti,
che ha comportato un investimento di 28 milioni di
Euro, è stato un atto dovuto a fronte delle dimensioni raggiunte dalla cooperativa e alle sue esigenze di lavorare grandi quantità di prodotto secondo
criteri di massima qualità, oltre che a basso impatto
ambientale.
I nuovi impianti consentono di processare 2500
tonnellate di olive al giorno, grazie alle 12 linee di
lavorazione in continuo dotate delle tecnologie di
ultima generazione Pieralisi.
Il Gruppo Pieralisi, sin dal varo del progetto, ha
lavorato a fianco dell’azienda per studiare tutte le
problematiche produttive, ma anche di ecosostenibilità, del nuovo oleificio.
Le avanzate tecnologie Pieralisi installate consentono di ottenere dall’oliva il massimo rendimento,
estraendo oltre il 99% dell’olio, e in più si caratterizzano per il fatto che non consumano acqua e quindi
non producono acqua inquinante.
L’oleificio vede installate 18 linee di ricevimento
olive, 16 linee di lavaggio, 72 tramogge di carico olive e 156 serbatoi che consentono di immagazzinare
in loco 17 mila tonnellate di prodotto.
La cooperativa “Nuestra Señora del Pilar” ha all’attivo 1673 soci operanti su una superficie di 13854
ettari con oltre 1,5 milioni di olivi ed è, attualmente, il
maggior complesso produttivo di olio d’oliva
extravergine al mondo.
Ad oggi, ha processato oltre 1 milione di tonnellate di olive.
“Nelle ultime cinque campagne sono state lavorate in media 70 mila tonnellate di olive per un
equivalente di 16 mila tonnellate di olio: non esiste ad oggi un’altra azienda al mondo in grado di
raggiungere simili livelli di produzione ” – ha dichiarato il presidente della cooperativa, Cristóbal
Gallego.
Veduta aerea dello stabilimento spagnolo
In Italia una assurda e cieca
politica agricola infligge
sempre nuovi oneri e
èpastoie agli operatori del
settore e
contemporaneamente
permette che nei
supermarket si venda
impunemente un ingiuriato
“olio extravergine di oliva”
in confezioni da 5 litri al
prezzo di SOLI euro 14,50
... e poi dite che i miracoli
non esistono!
Voci dal Sud
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AnnoVII° nr. 11 Novembre 2011
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Nasce ufficialmente
“La Città del Porto”
Tripodi (Rosarno), Bellofiore (Gioia Tauro) e Madafferi (San Ferdinando) pronti a
pianificare una nuova città e firmano, quale Sindaci delle tre città interessate, il protocollo Entro 15 giorni i tre Comuni incasseranno 8 milioni dalla Regione Calabria.
Giuseppe Lacquaniti - Gazzetta del Sud
Rosarno - La realizzazione dei progetti Pisu sarà
il primo passo verso la creazione della “Città del
Porto”, una realtà politico-amministrativa indispensabile non solo per gestire servizi in comune, ma
anche per consentire a Gioia Tauro, Rosarno e San
Ferdinando di guidare, con maggiore forza contrattuale e decisionale, i processi di crescita in un territorio fortemente penalizzato da interventi calati dall’alto, che ad oggi si sono rilevati fallimentari.
È questo il messaggio forte che i sindaci Elisabetta
Tripodi, Renato Bellofiore e Domenico Madafferi
hanno inteso lanciare nel corso della conferenza
stampa, svoltasi ieri pomeriggio (14 ottobre) presso il Municipio della cittadina medmea per illustrare
la convenzione, stipulata in mattinata a Catanzaro,
Assessorato all’Urbanistica, tra la Regione Calabria
e le tre città pianigiane, rappresentate dalla Tripodi,
sindaco di Rosarno, Comune capofila.
Con la stipula della convenzione prende corpo il
cronoprogramma dell’intera operazione, che prevede
come atto iniziale , entro 15 giorni il trasferimento ai
3 Comuni, da parte della Regione, del 20% della
somma totale stanziata, che ammonta a circa 42 milioni di euro per la realizzazione nei tre Comuni di un
complesso di opere, da completare e collaudare
entro giugno 2015.
Con il primo accredito le 3 Amministrazioni avranno la possibilità di procedere agli espropri dei terreni su cui ubicare le strutture ed all’affidamento degli
incarichi per le relative prospezioni geologiche.
«Provo una grande emozione – ha dichiarato
Elisabetta Tripodi – nel sancire, assieme ai Sindaci delle due Città consorelle, l’atto di nascita della
Città del Porto, attraverso l’avvio del Pisu, un
traguardo inseguito per 2 anni, da noi e dalle
Amministrazioni che ci hanno preceduto».
La maggior parte delle opere sono state ubicate in
zone strategiche, facilmente raggiungibili dai cittadini
dei 3 Comuni, a significare – ha rimarcato la Tripodi
– la volontà di fare rete, essere uniti per contare di
più, e costituire un volano di crescita per l’intera
popolazione della Piana, oggi afflitta da una gravissima crisi occupazionale, anche a causa del progressivo depauperamento del porto di Gioia Tauro, per
il quale il Governo ha dimezzato i fondi promessi per
il suo rilancio.
Una problematica, quella del porto, su cui ha insistitoilsindacoBellofiore, secondo cui...
« il Pisu
può costituire un atto concreto per dare alcune
risposte in termini occupazionali, e di questo va
dato atto alla Regione, che comunque deve recepire l’importanza che il porto assume per il processo di sviluppo dell’intera Calabria».
Per il sindaco di Gioia Tauro il taglio dei fondi da
parte del Governo per il porto costituisce «un fatto
gravissimo, di cui sono responsabili i nostri Parlamentari, che sono rimasti in silenzio, rappresentanti solo di se stessi, impegnati esclusivamente a difendere le proprie poltrone, senza
tenere in alcun conto il dramma di centinaia
di padri di famiglia che stanno perdendo il posto di lavoro».
Nell’illustrare l’importanza che il Pisu assume per
i comuni dell’area portuale, il sindaco di San
Ferdinando Madafferi ha ribadito l’esigenza che le
popolazioni interessate si riapproprino del Porto,
«che non è né della Medcenter né della Blg, altrimenti non riusciremo a dare segnali confortanti
di cambiamento».
A tal fine propone la convocazione dei consigli
comunali di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando
per contrastare l’azione di monopolio della
Medcenter, con l’approvazione di un documento di
dura condanna circa i metodi di gestione della realtà
portuale, fino ad oggi adottati.
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Fotovoltaico: Calabria ultima regione del
sud e tra le ultime dell’intera penisola
Ultimi, desolatamente e isolatamente ultimi, anche in questa occasione che
crediamo sia ormai persa!
Francesco Nucera
Il fotovoltaico viene da tutti qui considerato “il futuro”, sto, la frittata è fatta.
E se tutto ciò non bastasse, aggiungiamoci anche che
tutti ne parlano come se stesse nascendo oggi, eppure altrove in Italia tutti sanno che è il presente, e per molti rap- l’odore di criminalità, esportato prepotentemente fuori dai
presenta già il passato, un passato che ha già dato i suoi nostri confini, arriva dall’altro lato del pianeta con semplifrutti, e molti altri ne darà nei prossimi 20 anni, finanziati cità, o che siano in tutte le Black-List bancarie mondiali, e
del sole (e dei suoi benefici
con le tasse in bolletta aneconomici ovviamente) ci
che dei calabresi.
La Provincia di Reggio Calabria un paio
resta solo la speranza…o
In tutta la nazione, risuldi anni addietro aveva “lanciata”
forse ormai neanche queltano ad oggi connessi iml’iniziativa di realizzare per i privati
la.
pianti per una potenza pari
impianti fotovoltaici.
Tutto questo confermaa 11.000 MWp, in grado di
to dalla graduatoria sui
Oltre mille i progetti approvati, SOLO
produrre energia in un
grandi impianti (nuovo
anno in KWh, almeno
UNO quello realizzato a Reggio su un
strumento governativo
quanto due centrali nuclecondominio e con potenza di soli 3 kw
ideato nel 2011 per frenare
ari di dimensioni medio
(il minimo consentito) ed inaugurato
lo sviluppo dei grandi prograndi, ovvero di 1.600
come fosse stata la realizzazione del
getti fotovoltaici), pubbliMWe (Ndr: ricordiamo che
Ponte sullo Stretto!
cata in estate per la prima
la potenza di un impianto
Lo scorso anno ha poi varato il secondo
volta, dove anche un ocnon è il termine di paragoprogetto (ed i primi 999 che fine hanno
chio poco attento nota che
ne più intuitivo, poiché un
fatto?) “Vi porto il Sole in Casa” che,
i progetti ancora da costruimpianto nucleare funziona
finanche prescindendo dalla graduatoria
ire, “degni” di ottenere gli
24 ore no stop, invece uno
del vecchi bando, avrebbe dovuto
incentivi sulla produzione
fotovoltaico solo quando
“solarizzare” abitazioni private ed
una volta realizzati, sono
c’è il sole e a potenza vaper due terzi “Made in
impianti industriali fino a 20 Kw,
riabile).
Puglia”, mentre per le proDi questi in Calabria ne
rigorosamente realizzati con maestranze
vincie di Catanzaro e
troviamo solo 189 MWp,
provinciali.
Crotone nessun impianto
costituiti per lo più da picé passato un anno e tutto tace ed
risulta essere entrato in
coli impianti sui tetti delle
adirittura sono pochi alla Provincia che
graduatoria, e in provincia
abitazioni, auto-finanziati
si ricordano del progetto, ma ovviamente
di Reggio Calabria (la più
da semplici cittadini.
in senso lato e non in condizione di dire
predisposta per questo
Di grandi investimenti,
a che punto è l’iter per la realizzazione,
tipo di installazioni aggiunesteri o italiani che siano,
oppure in quale sottoscala è finito
gerei), “spicca” un solo
di grandi centrali, e di tutto
l’incartamento.
progetto in quel di
ciò che ci sta dietro, qui reRosarno.
stano solo briciole, e tante
L’unica consolazione che ci rimane è sapere che dopo di
parole.
E se il paragone lo facciamo con la sola Puglia, il divario noi ci sono regioni come Valle D’Aosta, Molise e Liguria
si fa più evidente: quasi 2.000 MWp e prima regione d’Italia (quest’ultima evidentemente penalizzata dalla morfologia
del territorio e dai vincoli paesaggistici nonostante la sua
per potenza installata.
estensione), ma non è detto che a breve ci superino anche
I motivi di tutto ciò?
In primis la politica, arguta e snella in Puglia, mentre esse.
Abituati ad essere ultimi, non ci resta che aspettare che
degna di essere definita “sovietica” in Calabria, che ha
saputo nel primo caso cogliere per tempo un’occasione qualcuno o qualcosa prima o poi ci “illumini”, ma se non ci
“solare”, nel secondo distruggere quel poco di buono che è riuscito neanche il sole … non resta che lasciare a voi le
conclusioni!
era arrivato fin qui.
Se poi ci aggiungiamo la diffidenza di base – dettata un
po’ dall’incompetenza, un po’ dalle troppe delusioni del
passato – dei calabresi verso le nuove iniziative e idee, e
l’inesistenza di una seria classe imprenditoriale locale
supportata e di ingenti capitali privati da investire sul po-
Voci dal Sud
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AnnoVII° nr. 11 Novembre 2011
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«L’Italia rispetti di più gli
immigrati e ora basta con gli
slogan razzisti»
Il rapporto di Strasburgo punta il dito contro gli sgomberi dei campi rom
Ferdinando De Francisci - Gazzetta del Sud
STRASBURGO - Basta con gli slogan razzisti
dei politici: è l’ammonimento inviato all’Italia dal
commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, nell’ultimo rapporto
sul nostro Paese.
Oltre a prendere di mira le dichiarazioni razziste dei politici, soprattutto verso i Rom, nel documento si denuncia che pochi passi avanti, se non
addirittura nessuno, sono stati fatti negli ultimi tre
anni dalle autorità italiane nel garantire il rispetto
dei diritti umani di rom e immigrati.
«Sono rimasto scioccato dai manifesti che ho
visto a Milano durante la mia visita avvenuta in
piena campagna elettorale: mettevano in guardia
dal rischio che la città si trasformasse in una
“zingaropoli”», scrive tra l’altro Hammarberg, nel suo
rapporto.
Oltre ai manifesti affissi a Milano, il commissario
del Consiglio d’Europa cita come esempio negativo
le dichiarazioni con le quali il ministro degli Interni
Roberto Maroni, durante le espulsioni dei rom dalla
Francia nell’estate 2010, si rammaricava che in Italia non si potesse fare lo stesso in quanto la maggioranza dei rom ha la cittadinanza italiana.
«Il trattamento riservato a rom e immigrati è una
cartina di tornasole per valutare come gli stati membri del Consiglio d’Europa rispettano effettivamente
i diritti umani», scrive Hammarberg.
Secondo il suo rapporto, le autorità italiane negli
ultimi tre anni non hanno fatto alcun passo in avanti
su molte questioni che toccano da vicino la vita quotidiana di queste minoranze.
Il commissario punta il dito contro gli sgomberi
dei campi, sia per le modalità con cui vengono condotti che per la mancanza di alternative di alloggio
offerte alle persone fatte sloggiare.
«Sono seriamente preoccupato dalle pratiche adottate per gli sgombri e per le conseguenze che queste
modalità hanno sulle persone coinvolte», scrive
Hammarberg, che durante la visita in Italia si è reca-
to in due campi a Milano: uno abusivo, vicino al
sottopasso di Bacula, e uno autorizzato, a via Idro.
Il commissario Hammarberg sottolinea, tra l’altro, che, in conseguenza dei continui sgombri, a molti
bambini rom viene tolto di fatto il diritto all’istruzione.
Hammarberg ricorda, inoltre, che l’Italia non ha
mantenuto la sua promessa di emanare una legge
che permettesse a questi bambini, la maggior parte
nati e vissuti sempre in Italia, di acquisire la cittadinanza italiana.
«Sono circa quindicimila discendenti di rom venuti dall’ex Jugoslavia, che nonostante siano nati e vissuti sempre in Italia, sono di fatto apolidi», è la denuncia.
Il rapporto di Strasburgo è stato duramente criticato da Francesco Speroni, capodelegazione della
Lega Nord al Parlamento Ue, che lo ha definito
«un’ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano che va contro l’azione di un governo nazionale».
Tutt’altra opinione quella espressa invece dagli
eurodeputati del Pd, Rita Borsellino, Rosario
Crocetta e Debora Serracchiani, secondo i quali «dal
Consiglio d’Europa arriva la conferma dei danni che
un governo a trazione leghista sta facendo al nostro
Paese».
Voci dal Sud
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
Rosarno e gli extracomunitari: la
soap opera senza fine.
Francesco Nucera
Appena iniziata l’ennesima puntata di un telefilm che sta diventando oramai patetico e ripetitivo, ma che gli impotenti telespettatori della città della Piana, sono costretti a vedere e a subire
ogni anno.
Comincia la nuova stagione agrumaria, e si ricominciano a
vedere per le solite scene, che ogni essere umano dotato di un
minimo di dignità d’animo, può definire solamente una vergogna.
Gli immigrati di colore, che vanno e vengono da qui ad ogni
autunno, si stanno ripresentando tutti, come se nulla fosse mai
accaduto (rivolte, “deportazioni”, etc.), perché quando è la fame
e la miseria a governare i tuoi spostamenti, sei pronto a tutto.
E allora, come ogni anno, oggi più di prima, ti ritrovi a vedere
persone che scavano dentro i bidoni della spazzatura, alla ricerca
di qualcosa che per loro potrebbe essere addirittura vitale, quando invece per noi, è solamente roba da buttare.
E ancora ti ritrovi a percorrere le strade extraurbane, rischiando di travolgerli perché difficilmente puoi vederli al buio, e li vedi
troppo spesso denudati e scalzi, perché non hanno la possibilità
di avere ne vestiti ne un paio di scarpe, mentre il gelo li perseguita
loro
e
ogni
tanto
li
uccide.
E che dire quando ti ritrovi all’una di notte con il citofono che
suona, perché la fame li ha costretti a chiederti qualcosa da mangiare, e quando non riescono ad arrivare fino al tuo campanello,
spesso arriva da loro un’ambulanza che li porta via per farli ricoverare (quando, ovviamente, qualche loro convivente ha la possibilità di chiamarla, e quando riescono a spiegare in quale sperduta campagna sono in quel momento).
Il perché di tutto questo è sotto gli occhi di tutti: sono in troppi,
il lavoro non c’è più, e la città non è in grado di accoglierli tutti con
la
sola
solidarietà
dei
singoli
cittadini.
Perché se negli ultimi 20 anni queste scene appena descritte si
vedevano, erano comunque rare e circoscritte a qualche poveretto,
che non riusciva ad adattarsi come gli altri.
Ma il lavoro c’era, perché il prezzo degli agrumi riusciva a ripagare
loro e gli agricoltori, e anche se male, vivevano tutti, e tutti erano
a
loro
modo
“contenti”.
Vent’anni di convivenza pacifica, cancellati improvvisamente da
quelle giornate di gennaio 2010.
Cancellati soprattutto da quella campagna mediatica distruttiva che è durata mesi e mesi, e dura ancora oggi, che ha messo in
luce solo quelle giornate, dimenticando tutto il resto, e lo ha fatto
troppo spesso senza indagare davvero sui fatti.
Ma si sa, gli “ascolti” arrivano quando si parla male di qualcosa o qualcuno, e non bene, e questa volta è toccato alla città di
Rosarno subire questa “legge” della comunicazione.
Quel gennaio 2010 ha lasciato sulle spalle dei cittadini una
grossa responsabilità, quella di farsi carico di questa situazione,
chiedendo alle istituzioni superiori gli aiuti necessari quando con
i
propri
mezzi
non
ci
si
riesce.
E da quel gennaio 2010 sono passati quasi due anni, e se tutto è
come prima, o anche peggio, è anche responsabilità dei Rosarnesi,
o di chi li amministra e guida, che sono riusciti a fare poco o niente.
L’unica “opera” degna di nota ad oggi risulta essere un centro
immigrati provvisorio: circa un centinaio di posti letto, dentro dei
container, lontano dal paese, rimasto attivo qualche mese, e poi
chiuso
(mandando
tutti
via).
Insufficiente e inadeguato perché di certo un centinaio di posti
non servono a stemperare la miseria di oltre un migliaio di
extracomunitari, e allo stesso tempo imbarazzante, perché mette in
ridicolo tutto il paese quando qualcuno dall’esterno lo ha osservato e lo osserva, e commenta sbigottito.
Tutto questo mentre Regione e Governo, si preoccupano solamente di elargire fondi, senza avere davanti un piano chiaro,
Mamma Africa, Norina Ventre assieme a suoi amici
volontari collaboratori offre ogni domenica un
pranzo a 250 neri nella sua campagna
una vera soluzione; ma è evidente che interessa loro poco dei
migranti (perché non votano), e che l’unica preoccupazione che li
assale è che, un domani quando rivolte come quelle del 2010
torneranno ad esserci, potranno dire che loro hanno fatto la loro
parte, e Rosarno non ha saputo rispondere.
Il classico scarica barili tra istituzioni, storie già viste, che inesorabilmente si ripetono davanti ai grandi problemi, difficilmente
risolvibili senza una visione chiara e precisa del problema e della
soluzione.
Promesse parziali di soluzioni, ad oggi, da parte della Regione
Calabria, e del Presidente Scopelliti, ne abbiamo, ma tutti conosciamo i tempi della politica, della burocrazia, e della realizzazione
di
opere
pubbliche.
Si parla ad oggi di un centro definitivo di accoglienza e di alloggi
veri e propri, ma già la scelta sull’ubicazione degli stessi, non fa
presagire il meglio: a quasi 4 km dal centro del paese, tra le campagne, su una strada senza opere di urbanizzazione.
Intanto gli extracomunitari, anche quest’anno sono qui, in massa
e disperati, e non possono attendere i tempi della burocrazia, le
varie passarelle dei politici di turno che provano solo a sfruttare
l’argomento a loro vantaggio, e un lavoro, che per colpe non di
certo dei rosarnesi, non c’è più, perché la fame non perdona.
E la cosa indispettisce assai di più, quando a pochi chilometri
da qui, una piccola frazione di Rizziconi (Rc), Drosi, passa alle
cronache come avamposto di integrazione e di gestione efficiente
degli immigrati, senza che abbia alcuna risorsa economica esterna,
perché si intuisce che si può fare di più e meglio anche a Rosarno,
usando solo un po’ di più intelligenza e carità da parte di quelle
poche persone che hanno il potere di farlo.
Ma al momento, in attesa che il concetto di integrazione vera
arrivi alla politica locale e non, non ci resta che accontentarci della
pur sempre attiva “mamma africa”(n.d.r. al secolo Norina Ventre), l’anziana rosarnese, di cui molto si è parlato, che assieme ad
altri pochi volontari, fa ciò che può per dare sostegno a questi
poveri uomini in cerca di pace e lavoro.
Per concludere, speriamo che questa telenovela prima o poi
finisca, e si possa mandare in onda un’ultima puntata che faccia
vedere al mondo una Rosarno migliore, una Rosarno alla quale
vengano riconosciuti anche tanti meriti, e dove immigrati e rosarnesi
possano vivere pacificamente assieme, nel segno dell’integrazione.
Voci dal Sud
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AnnoVII° nr. 11 Novembre 2011
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Sarebbe ora di riabilitare
Rosarno, ma le autorità
regiomali e provinciali sono
assenti
fromor
Se avessi voluto esprimere il mio pensiero in
merito a questa triste commedia (meglio dire “tragedia”) non avrei saputo farlo meglio di come lo
ha fatto Francesco Nucera mellarticolo della pagina precedente!
Sono anni che tutti, indigeni ed extracomunitari
(primi li chiamavamo “i nigri” per indicarli prendendo la parte per il tutto, la pelle scura) abbiamo vissuto in quasi armonia aiutandoli fin dove le
Leggi italiane sull’immigrazionie clandesina consentivano (ho scritto spesso e da anni
sull’mpossibilità da parte del cittadino di esporsi
in loro favore senza violare severe Leggi penali).
Vero che hanno ricavato paghe giornaliere da
fame, ma pur vero che la grande massa di
rosarnesi ha con loro condivisa la propria fame
visto che una profonda crisi dell’agricoltura è presente da anni nella nostra Città e sempre nell’indifferenza delle Istituzioni.
Oggi, poi ... dovrebbe essere assolutamente
impossibile pensare agli altri perchè i nostri pensieri sono totalmente dedicati a tentare la sopravvivenza dei propri familiari, ed invece, malgrado
tutto, continuiamo a preoccuparcene come è giusto che sia.
Ed invece la famosa “rivolta di Rosarno” dello
scorso hanno voluta e pilotata per fini reconditi (o
... quasi) da ciceruacchi da strapazzo e su cui hanno
inzuppato il pane a piene mani i mass media nazionali che inviavano i loro inviati speciali con l’articolo spesso già scritto in tasca , hammo dipinto
la tradizionalmente generosa cittadinanza di
Rosarno come biechi e sporchi negrieri.
Siamo passati agli occhi del mondo come carnefici al cui confronto il Ku Klux Klan è una associazione benefica di assistenza ai negri!
In quella occasione uno sciame di politici nazionali, regionali, provinciali sono venuti sussiegosi
a pontificare presso le sedi istituzionali o in
passerelli di piazza in cui illustri sindacalisti hanno
riepito l’etere di fandonie.
Tutti hanno dimostrato comprensione per gli
extracomunitari e tutti disprezzo per il popolo
rosarne (peraltro non difeso ufficialmente da nessuna Autorità).
Tutti hanno promesso interventi in favore desti
poveri diseredati per sottrarli alle grinfie fameli-
che dei rosanesi.
Tutti hanno avuto una proposta ed una promessa da fare, ma alla fine tutti sono spariti e delle
promesse non se ne ricorda più nessuno.
Il centro di accoglienza in contrada Carmine su
terreno confiscato? non sono nemmeno ancora
partiti i lavori che sarebbero dovuti essere
ompletati alla velocità della luce.
I migrantes, per precauzione sono stati imbarcati su pulmanns e trasferiti altrove.
Tuttavia dopo poco sono tornati e sono finiti
tutti in condizioni peggiori di prima dal momento
che hanno dovuto spandersi in casolari speduti
nelle campagne e senza che il numero li proteggesse.
Non mi dilungo, ma ... se qualcuno dei Big politici, invece di fare passerelle varie si preoccupasse veramente della sorte di una intera popolazione ... forse potremmo anche essere più sereni
e meno arrabbiati nei confonti di questi poveri
Cristi, la cui unica colpa è di avere fame, e che
sono qui, lontani dai loro mondi e dai loro affetti
per un pezzo di pane e sono divenuti invece “oggetti” da usare per nolti politicanti senza scrupoli.
Ma come si fa ad essere espansivi e prdighi
quando intere masse di indigeni patiscono la fame?
Ormai il lavoro nelle campagne è solo una di
una sparuta minoranza dal momentoi che tutto è
fermo in uno stallo mortale.
Finanche i Kiwi e le clementine, che avevano
rappresento la speranza è un mercato fermo.
Probabilmente in un prossimo futuro con una
pomposa cerimonia sarà riaperto il Campo
Accolgienta della bidonville di Testa dell’Acqua,
ma solo un centinaio vi troveranno ospialità, e gli
altri?
Altro interrogativo sarà se i migrantes intenderanno andare “ospiti” in questo campo dal momento che, memori della pssata esperienza fatta
lo scorso anno quando sono stati “cacciati” per
chiusura del campo, infatti molti temono che il ripetersi dell’evento possa far perdere loro anche
quel misero tugurio che occupano attualmente.
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
La foto del giorno
A Rosarno sono terminati i lavori a Piazza
Convento, ma già qualcosa non funziona!
Bella, molto bella la nuova “Piazza Convento”
dopo il restauro ed il nuovo look assunto.
Si tratta della piazza antistante il convento dei
frati abbandonato dopo il terremoto del 1783.
I lavori di restiling, dopo inizi incerti, sospensioni e tentennamenti finalmente nella scorsa primavera hanno visto la parola “fine” anche se, crediamo, non sia ancora stata collaudata ufficialmente.
Durante i lavori sono venute
alla luce importanti opere di antichità appartenenti alle strutture conventuali come due archi
misterisi che finiscono ostruiti da
terra e detriti.
Opportuna l’idea di proteggere le due nicchie con una inferriata che impedisca l’accesso ed una illuminazione discreta che li rendeva visibili anche
di notte.
Anche la fontana a 4 bocche
eroganti che anticamente gettavano acqua nei lavatoi attraverso 4 rosoni rappresentanti altrettanti teste di leone (poi misteriosamente scomparsi) è stata restaurata con una originale idea, anche se poca iginica
visto che l’acqua è potabile e moltissimi cittadini
vi attingono il prezioso liquido, facendola scorrere per circa 30 cm su un canaletto ricavato dalla
pietra granitica che oggi compongono le quattro
nuove bocche eroganti.
Ma ... sono trascorsi solo pochi mesi dalla fine
dei lavori e delle quattro bocche solo due funzionano, le altre sono rigorosamente asciutte.
Anche le luci che illuminavano le due nicchie
formate dai due archi in pietra del millenario muro
di cinta, si sono spente da molto e nessuno si sta
preoccupando di riaccenderle.
Le aiuole con il prato verde e le piantine di fiori
sono stati quasi completamente abbandonate per
cui delle piante a fiori non vi è più traccia e gli
alberelli messi a suo tempo a dimora sopravvivono grazie agli abitanti della piazza che che le hanno “adottate” anche se in maniera informale.
Il timore di tutti i residenti è che l’opera della
intera piazza degradi irrimediabilmente e fra qual-
che tempo vedremo i segni dell’incuria come appaiono evidenti in piazza Valerioti ove la
pavimentazione è già saltata in più punti prima ancora che l’opera sia terminata.
Da notare che questa stagione estiva nella Piazza
Convento si sono svolte molte manifestazioni culturali e musicali e, con meravilgia di tutti, si è scoperta una acustica degna dei migliori teatri!
Fin dove è nelle possibilità degli abitanti le
strutturre saranno curate amorevolmente, ma ove
è imposibile ... il Comune deve non abbandonare
la stoirca Piazza.
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Archeologia sub marina
Il relitto del “Titanic” inglese
ritrovato al largo della Liguria
Chiara Carenini - Gazzetta del Sud
GENOVA - Il relitto del Transatlantico britannico
Transylvania, spezzato in due sul fondo del mare dell’isola di
Bergeggi, nel savonese, ha dormito per oltre 90 anni.
Grandissimo e silenzioso, il fianco squarciato in due da un
siluro tedesco.
Ogni tanto, il “Titanic” inglese, dava segnali di sé, strappando via un amo di pescatori, stracciando una rete. Era affondato a 3 miglia e mezzo dalla costa di Spotorno il 4 maggio
1917, in piena prima guerra mondiale.
Ieri i Carabinieri subacquei di Genova l’hanno trovato, grazie agli «occhi» elettronici di uno strano robottino che si chiama “Pluto Palla” e alla Gay Marine, un’azienda che ha messo a punto questo robot-sommozzatore capace di scendere là
dove un uomo non può andare: oltre 600 metri sotto il livello
del mare.
Eccolo, il Transylvania: ancora imponente, anche se spezzato in due.
Il Transylvania imbarca i quasi 3000 militari ed
Ha tutta una storia da raccontare, con i suoi oltre 400 morle 64 infermiere prima di salpare verso la morte
ti, i 2.600 soldati soccorsi dai pescatori che quel lontanissimo giorno videro inabissarsi la più
grande nave da trasporto truppe che
sia mai stata costruita.
Generazioni e generazioni si sono
tramandate il racconto di
quell’inabissamento, durante la prima guerra mondiale.
Il Transylvania stazzava 14.315
tonnellate ed era partito da Marsiglia con a bordo circa tremila persone, in gran parte soldati inglesi della
Royal Navy. A bordo anche 64 infermiere della British Red Cross Society.
Diretto verso il fronte turco in Palestina, era scortato da due incrociatori.
Alle 10,30, a 3 miglia dall’isoletta
di Bergeggi, di fronte a Spotorno, un
siluro sparato da un Uboat (n.d.r.:
acronimo di unter boat = nave di
sotto : sottomarino) tedesco in agguato colpisce il transatlantico a un
fianco.
La nave sbanda, va verso riva, si spezza, s’impenna e affonda nel giro di due ore.
I pescatori vedono la nave e la colonna d’acqua, sentono l’esplosione, mettono subito in acqua i gozzi e partono.
Ne salvano oltre mille!
I naufraghi vennero assistiti, medicati e ospitati dalla piccola comunità di Spotorno.
Furono 89, invece, i cadaveri recuperati e portati nel piccolo cimitero di Zinola.
Anche Tom fu salvato, il cagnolino mascotte del Transylvania caduto fuori bordo in seguito all’esplosione. Nuotò
fino a riva.
Stremato, ferito, fu accolto in una famiglia di Spotorno, con la quale visse tanti altri anni ancora.
Una lapide scolpita testimoniò, otto anni dopo, quella tragedia.
La lapide venne poi abbattuta dai fascisti nel 1936, per protestare contro le sanzioni economiche imposte all’Italia dalla
Gran Bretagna.
Ma Spotorno non ha mai dimenticato.
La lapide è tornata al suo posto qualche anno fa.
E grazie ai racconti dei vecchi, tramandati per generazioni, che narravano di un gigante spezzato che dormiva sul fondo
del mare, ieri il Transylvania è stato ritrovato.
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Anno VII° nr. 11 Novembre 2011
D a 1 10 a n n i
il Cristo Redentore
svetta sull’Aspromonte
Giorgio Gatto Costantino - Gazzetta del Sud
REGGIO CALABRIA - Pochi giorni fa il sindaco di New
York, Michael Bloomberg e il presidente francese Nicolas
Sarkozy hanno festeggiato insieme il 125esimo anniversario della Statua della Libertà nella fantasmagorica
scenografia della “Grande Mela”, anticipando di un mese
la ricorrenza effettiva (28 ottobre 1886).
Nello stesso momento, da tutt’altra parte del mondo,
una piccola associazione metteva a punto gli ultimi dettagli
per una ricorrenza similare, certamente diversa per numeri e
proporzioni ma, forse, maggiore per il significato spirituale,
per la dignità civile e per il contesto superbo in cui tutto ciò
è avvenuto.
Lo scorso 23 settembre, infatti, ricorrevano i 110 anni del
posizionamento del Cristo Redentore in cima a Montalto.
A ricordare quel giorno ci ha pensato l’associazione
“Amici di Montalto”, guidata dal Gianni Musolino, che
da un quarto di secolo contribuisce a tutelare e valorizzare
uno dei luoghi più suggestivi della provincia reggina.
La cima più alta dell’Aspromonte è un luogo silenzioso e
misterioso che buca il cielo ed eleva lo spirito.
Forse per questo, sul finire del 1899, il comitato locale
calabrese scelse quella punta battuta dai venti per collaborare al grandioso progetto proposto del conte Giovanni
Acquaderni, sposato con entusiasmo dal papa Leone XIII:
collocare 19 monumenti su altrettante vette per ricordare i
secoli di cristianità trascorsi.
Così, la scorsa domenica si sono ritrovati in tanti ai piedi
del sentiero che conduce in cima lungo la strada che porta
a Polsi, per una Via Crucis commemorativa, per ricordare gli
aspetti civili di quella grandiosa avventura e alcuni risvolti
poco noti di quella lunga storia.
La statua, alta 3 metri fu realizzata a Roma dallo scultore
Francesco Jerace (nato a Polistena il 26 luglio 1854 e morto
a Napoli il 1937).
Giunse a Gioia Tauro in treno.
Dalla città della Piana fu trasportata a Delianuova con
l’ausilio di carri trainati da buoi e da lì fino in vetta, trasportata a spalle da due squadre di operai.
Bruno Praticò, una delle anime dell’Associazione, ha ricordato la figura del cardinale Gennaro Portanova «che
tanto si adoperò per la riuscita dell’operazione e raggiunse la cima percorrendo la strada a dorso di muli in
compagnia dei vescovi di Cassano e di Cariati dopo aver
attraversato Cardeto».
Un altro escursionista, Rocco Zoccali, aggregatosi al
gruppo per l’occasione e originario di Santo Stefano, ha
ricordato di quando il padre gli raccontava di un compaesano che si scagliò con ira contro la statua sfregiandogli gli
occhi: «Mio padre mi raccontò una cosa inquietante:
quell’uomo morì cieco».
Chissà quante storie simili sono circolate nel tempo e
disperse nei boschi.
Come quella dell’eremita sconosciuto che si era costruito un rifugio nei pressi della statua i cui resti sono ancora
visibili in cima al sentiero.
La manifestazione è stata idealmente legata alla marcia
della pace Perugia-Assisi che contemporaneamente si sta-
va svolgendo in Umbria, mentre il nome di Francesco Azzarà,
il volontario reggino di Emergency rapito in Darfur, ha accompagnato gli escursionisti lungo le stazioni di preghiera.
«Abbiamo voluto pregare per tutte le persone private
ingiustamente della libertà – ha evidenziato Paola Garreffa,
una delle organizzatrici – ricordando come anche Gesù ha
subìto un processo ingiusto e una ingiusta detenzione».
Ma, come si sa, la Via Crucis non è la fine, ma il mezzo.
Al termine del cammino i giovani e gli adulti che hanno
partecipato all’intensa preghiera itinerante guidata dal don
Umberto Lauro, padre spirituale del gruppo e affezionato
frequentatore delle cime aspromontane, si sono ritrovati
sotto l’imponente statua bronzea del Cristo Redentore.
Qui è stato allestito l’altare da campo per la celebrazione
liturgica, ma il tempo avverso ne ha impedito lo svolgimento.
Così, facendo di necessità virtù, tutto il gruppo è dovuto
tornare indietro e riprendere la celebrazione in un luogo più
riparato.
La Statua della Liberà svetta imponente di fronte a New
York ed è visibile da oltre 40 chilometri.
La nostra statua bronzea è quasi invisibile, nascosta
dagli alberi in cima al monte.
Ma la mano destra del Cristo, alzata ad indicare la Trinità è, per chi ha maturato una fede profonda, più luminosa e rassicurante della fiaccola sorretta dalla “collega”
americana.
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Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
CORPO FORESTALE DELLO STATO COMANDO PROVINCIALE
VIBO VALENTIA
Sequestrata nezzo tonnellata rifiuti ed
un autocarro
Un autocarro, oltre 500 kg di rifiuti speciali posti sotto sequestro e due soggetti deferiti in stato di libertà
all’Autorità Giudiziaria.
Si è conclusa così la nuova operazione svolta dagli Agenti del Corpo
Forestale dello Stato del Comando Stazione di Spilinga (VV), nell’ambito di
appositi servizi di controllo del territorio atti a prevenire ogni forma di illegalità legata allo smaltimento ed alla gestione illecita di rifiuti.
I fatti risalgono a qualche giorno fa
quando la pattuglia del CFS, durante
un giro di perlustrazione, intercettava e
intimava l’alt ad un autocarro che stava percorrendo la Strada Provinciale n. 22, nei pressi dell’abitato del
Comune di Ricadi.
Nella circostanza, gli Agenti operanti eseguivano un’ispezione al veicolo fermato, rinvenendo all’interno
del cassone posteriore un quantitativo di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi stimato in oltre mezza
tonnellata.
Un vero e proprio ricettacolo di immondizia di ogni genere tra cui materiale proveniente da demolizione,
rottami ferrosi, materie plastiche, vernici, solventi, scarti di materiale adoperato nell’attività edilizia e tanto
altro ancora.
I due occupanti del mezzo di trasporto, tali F.A. e B.G., entrambi operai, residenti rispettivamente a
Ricadi e Tropea, dopo essere stati sottoposti a specifico controllo di polizia, non hanno esibito alcuna
documentazione dalla quale poter evincere l’origine, il tragitto e la destinazione dell’ingente carico inquinante.
Ulteriori indagini hanno evidenziato che gli improvvisati trasportatori non erano peraltro muniti di alcuna
autorizzazione per lo svolgimento di tale tipologia di attività, non essendo iscritti all’Albo Nazionale dei
Gestori Ambientali.
Ciò ha fatto scattare immediatamente il sequestro penale del carico di rifiuti e del veicolo che sono stati
affidati in custodia giudiziaria al legittimo proprietario dell’automezzo, un imprenditore edile la cui posizione, in merito alla vicenda, è ancora al vaglio degli inquirenti del CFS.
La Procura della Repubblica di Vibo Valentia, nel contempo, ha convalidato il sequestro operato dal
CFS di Spilinga, iscrivendo i due operai nel registro degli indagati che dovranno ora rispondere del reato
di “trasporto illecito di rifiuti speciali”, in relazione al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del dicembre 2010, che ha dichiarato lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti in tutto il territorio della
Regione Calabria sino al 31 dicembre 2011.
F.to
Il Comandante Provinciale
V.Q.A.F. Gaetano Lorenzo LOPEZ
Comando Stazione CFS Spilinga 0963 65466
Cell. 335 7913766
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L’occhio del “Grande Fratello” ci spia
Facebbok sa tutto di tutti noi!
Yahoo News
Yahoo news - Quello che Facebook sa di voi
Max Schrems ha chesto all’azienda i dati che lo riguardano e si è visto recapitare in formato elettronico un dossier
di 1200 pagine!
Max Schrems sorride da dietro alla scrivania, con il braccio su una pila di 1.200 fogli A4.
Lì dentro c’è scritto tutto quello che Facebook sa di lui:
nome, cognome, gusti personali, preferenze politiche, conversazioni, foto.
Tutto. «Roba da far impallidire il Kbg o la Cia», dice.
Eppure Max Schrems, a dispetto del nome che sa di spia
di Berlino Est al tempo della guerra fredda, è solo uno
studente austriaco di 24 anni.
Quelle 1.200 pagine, spiega, esistono per ognuno degli
800 milioni di iscritti su Facebook ed è ora che tutti lo
sappiano e le vedano.
Lui ha fatto da apripista. Un giorno ha richiesto all’azienda che gestisce il social network i dati che lo riguardavano.
Dopo vari tentativi andati a vuoto si è visto arrivare a
casa un cd che conteneva un file Pdf con il suo «dossier»
personale nelle mani di Facebook: le 1.200 pagine con tutte
le conversazioni che aveva avuto nei tre anni di presenza
sul social network, le foto che aveva caricato e quelle in
cui era stato taggato, i messaggi inviati e le pagine preferite.
Max ha scandagliato quelle pagine e ha denunciato 22
presunte irregolarità al garante dei dati personali che secondo lui vengono commesse quotidianamente dal social
network: la raccolta di informazioni degli utenti a loro insaputa; il consenso per la privacy formulato in modo non
valido; il riconoscimento facciale degli utenti introdotto
senza il loro consenso; la dichiarazione con cui l’azienda
dichiara di non poter garantire alcun tipo di sicurezza dei
dati raccolti.
E soprattutto, la sopravvivenza nei server della società
di tutti i dati personali (tag, foto, post, messaggi, ecc.) che
sono stati cancellati dagli utenti.
Dopo la scoperta Max ha creato il sito
EuropevsFacebook.
Da qui vuole invogliare gli altri utenti europei di
Facebook a fare quello che ha fatto lui e spiega la procedura per farsi inviare a casa il proprio «dossier» personale.
«Facebook cercherà di farvi desistere», spiega Max,
«magari inviandovi solo i dati dei vostri login».
Per questo, continua, bisogna insistere con la procedura normale. Se tutto va bene, entro 40 giorni l’utente dovrebbe ricevere un cd con i propri dati personali.
Max Schrems l’ha ricevuto. Un plico con oltre 1000
pagine. Certo, c’è da dire che Facebook conosce dei propri
utenti solo ciò che gli utenti pubblicano. E molti, più o
meno consciamente, sanno che nulla di ciò che va sui social
network resta segreto.
Ma quel plico sulla scrivania di Max fa impressione!
Parolisi è stato “spulciato “
proprio tramite Facebook
Ovviamente
tutti voi avete
seguito la vicenda della
giovane mamma 29enne,
Melania Rea,
accoltellata a
morte e di cui
unico sospettato in carcere
è il marito
Caporal Maggiore Salvatore
Parolisi, istruttore nella Caserma delle alieve sodatesse
intaliane.
Il marito aveva cercato di mostrare agli occhi del mondo
una unione felice con la giovane e bella moglie allietata
dalla nascita circa 20 mesi addietro di una bella bimba.
Ma ... questo quadro idilliaco è statto bruscamente distrutto dalle innumerevoli ed infantili sciocchezze commesse nell’immediatezza del fatto criminoso, dal Parolisi il
cui incredibile susseguirsi, sembrerebbe agli occhi di uno
psicologo, volersi autoaccusare per espiare un qualche
suo rimorso.
Una delle tante sciocchezze è stato quella di correre in
Caserma, accendere il suo computer e cancellare la miriade
di messagi che lui aveva mandato ad una soldatessa, sua
ex allieva, con la quale aveva una relazione ormai da oltre
un anno.
E qui scatta l’aggancio con l’articolo a lato su Facebook!
Le Autorità inquirenti italiane hanno inviato per rogatoria
internazionale in California, sede principale dell’organizzazione Facebook, la richiesta dei tabulati relativi a Salvatore Parolisi e si sono visti giungere in risposta un dossier
con tutti i contatti avuti dal Caporal Maggiore, le indicazioni dei corrispondenti, date ed ora e finanche i testi delle
conversazioni.
E questo non solo per quanto presente al momento nei
loro archivi, ma addirittura anche per i messagi cancellati!
Perciò ... come in natura nulla si crea e nulla si distrugge, anche per la telematica tutto si traforma ... in dossier
archiviati e custoditi gelosamente che prima o poi finiranno per pesare come macigni sulle nostre spalle!
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Notizie in breve o curiose
Il prete inizia la cerimonia prima che
giungesse la sposa
È successo nella chiesa di Santa Rosa a Livorno. A officiare il rito il giovane
parroco Maurizio De Sanctis detto Nike, amico di Jovanotti e Fiorello. «Non era
cerimonia privata», si è giustificato il prete
Yahoo.news
Don Maurizio De Sanctis, che passa per essere un prete alternativo (lo chiamano padre Nike
per la sua attenzione al look e tra gli amici annovera anche Fiorello e Jovanotti), stavolta ha
superato se stesso: il giovane parroco della chiesa di Santa Rosa da Viterbo, a Livorno, ha
cominciato a dir Messa senza aspettare l’arrivo della sposa che nel corso della celebrazione
avrebbe dovuto contrarre matrimonio.
Allo scoccare del ventesimo minuto di ritardo della donna, lui ha iniziato la funzione senza
l’interessata, davanti a uno sposo basito e ai parenti intenti a fissare l’ingresso sperando di
scorgervi un velo nuziale.
La giustificazione che ha dato agli sbigotitti parenti ed amici della coppia è che il matrimonio
era stato “inserito” in una normale Messa per cui la celebrazione del matrimonio non era il
perno principale della cerimonia e che, quindi, non potevasi considerare una “cerimonia privata”.
Essendo la sposa in ritardo egli non ha inteso ritardare la normale Messa.
(n.d.r.: ci chiediamo tutti se questo è il nuovo metodo studiato per avvicinare i fedeli
alla Chiesa !)
Scambiate nella culla alla nascita, scelgono di rimanere
con le famiglie “sbagliate”con cui hanno vissuto 12 anni
Yahoo News
L’incredibile episodio è successo a due bambine in Russia che ora hanno 12 anni
Due bambine scambiate in culla e cresciute per 12 anni con i genitori “sbagliati” hanno deciso di rimanere con le
famiglie che le hanno cresciute e non con quelle biologiche.
Le bimbe vivono in due case vicine a Kopeisk, nella regione degli Urali, Russia orientale.
Le madri le diedero alla luce a 15 minuti di distanza, nel 1999, e per sbaglio, sono state scambiate nella culla.
La causa, pare, fosse dovuta a un cartellino messo al posto sbagliato.
Aveva fatto molto scalpore la notizia, fatta venire a galla dall’ex marito di una delle due donne. L’uomo si era rifiutato
di pagarle gli alimenti, dopo il divorzio, perché a suo dire, la piccola Irina non gli somigliava affatto.
Il test del Dna gli aveva non solo dato ragione (non era figlia sua) ma aveva concluso che Irina non era nemmeno figlia
di quella che credeva essere sua madre.
Da allora, la donna, Yuliya Belvaeva, si era messa in cerca della sua vera figlia.
Le indagini le avevano permesso di scoprire che un’altra donne aveva dato alla luce nello stesso reparto, a poche ore
di distanza.
Così aveva conosciuto la vera figlia, Anya, che effettivamente somigliava a entrambi, in particolare aveva i peculiari
tratti tagiki di lui.
Le due bambine hanno però detto di essere felici così, con le famiglie con cui sono cresciute, e di non essere pronte
a cambiare tutto: “Mamma, non mi dare via” le avrebbe detto Irina.
“Non farei mai niente contro la tua volontà. Niente è cambiato, sono ancora tua madre” ha risposto la madre,
Yuliya.
Così, tutto è rimasto come era. L’unica novità è che ora le due bimbe festeggiano il compleanno insieme.
Le famiglie hanno però chiesto l’equivalente di 160mila dollari di danni all’ospedale responsabile dello sbaglio.
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A San Pietro a Maida, nel 1921 un
incidente ferroviario fece immaginare
una rapina al treno!
Paolo Cannizzaro - Gazzetta del Sud
Catanzaro - Le notti che meglio si prestano al consumarsi di tragedie sono puntualmente buie e tempestose.
Lo era anche quella del 25 ottobre 1921, novant’anni fa.
Il “Direttissimo” numero 86 proveniente da Reggio
Calabria e diretto a Napoli era in perfetto orario.
Trasportava un migliaio di passeggeri tra cui il Ministro
delle Poste e Telegrafi on. Giuffrida che rientrava dalla Sicilia dove aveva inaugurato alcuni uffici.
Nel vagone postale, oltre ai sacchi della corrispondenza,
anche una valigia contenente titoli e valori postali; una
somma ingente, oltre tre milioni di lire dell’epoca, proveniente dalla Libia, allora colonia italiana.
Pioveva a dirotto, dicevamo.
La piana di Sant’Eufemia era spazzata da un nubifragio,
e il fiume Lamato (oggi lo chiamano Amato) era pericolosamente gonfio.
Il treno s’era appena lasciato alle spalle la stazione di
San Pietro a Maida; a un tiro di schioppo il ponte ferroviario che scavalcava il corso d’acqua.
Il macchinista non poteva sapere che la furia delle acque
aveva minato la struttura: quando il treno gli fu sopra il
ponte crollò trascinando nelle acque la locomotiva e le prime due carrozze del convoglio, il vagone bagagliaio e il
postale.
Il resto, miracolosamente, venne bloccato da uno
spuntone d’acciaio che, incastratosi nell’intelaiatura della
terza carrozza, ne bloccò la corsa.
Feriti, certo, molti contusi, ma tutti i passeggeri di salvarono.
A perdere la vita furono nel disastro furono il macchinista Michele Morabito, il capoturno delle Regie Poste
Edoardo Cappuccio, e l’ufficiale postale Mariano Ferrara.
Ma i loro corpi non vennero trovati subito. I primi soccorritori, evacuati i feriti, individuarono ben presto i due
vagoni precipitati nel fiume e trascinati via dalla corrente.
Li trovarono nella fanghiglia, aperti.
Della valigia contenente i valori nessuna traccia.
I Carabinieri ipotizzarono una rapina, e i sospetti caddero sull’ufficiale postale, che si pensò fosse in fuga.
Indagini e ricerche; durante queste operazioni lungo
l’argine del fiume crollò una spalletta del ponte, e l’onda
travolse una zattera su cui si trovavano alcune persone
impegnate nelle ricerche dei dispersi.
Furono salvati da Giovanni Villella, Giuseppe Malsano e
Raffaele Troppa, che si gettarono nelle acque nonostante
la corrente che trascinò tutti alcune centinaia di metri più a
valle.
Si aggrapparono alla vegetazione lungo la riva, e poco
distante scorsero i corpi delle tre vittime.
Ferrara stringeva ancora, tra le mani, brandelli di tela
d’un sacco postale: non era dunque il basista d’una rapina
al treno ma un dipendente fedele che aveva cercato fino
all’ultimo di portare a termine la sua missione.
Lungo il fiume anche quel che rimaneva dei valori libici.
Furono recuperate solo 17 lettere che le Poste di Napoli
identificarono con la dicitura: “Corrispondenza recuperata
dopo il disastro ferroviario di San Pietro a Maida”.
Questa storia dimenticata è tornata alla memoria alcuni
anni addietro grazie al prof. Enrico Malatesta, giornalista,
che ha trovato l’unica di quelle 17 lettere recapitata al
destinatario (nelle altre 16 gli indirizzi erano illeggibili).
Nei giorni scorsi il prof. Malatesta, che aveva scritto al
Capo dello Stato per informarlo della vicenda, ha ricevuto
una lettera di Giulio Cazzella, Consigliere del Presidente
della Repubblica, con gli apprezzamenti del presidente
Napolitano.
Curioso episodio a latere ...
A Rosarno viveva uno stimato ed eclettico personaggio,
il cav. Michele Morabito, imprenditore edile, esportatore
agrumicolo, esattore comunale, proprietario dell’unico mulino per cereali della zona e di un oleificio.
Perciò era una persona molto conosciuta e stimata e il
suo nome aveva valicato i confini della Calabria.
Se avete notato nell’incidente di San Pietro a Maida,
centro non molto lontano da Rosarno, era morto il macchinista del treno che si chiamava proprio Michele Morabito.
L’equivoco era a portata di mano per cui molIl cav. Michele Morabito
tissimi da più regioni
d’Italia si affrettarono a
presentare le proprie condoglianze alla famiglia del cav.
Morabito avendo equivocato sull’omonimia.
Si dà il caso che il cavaliere Morabito fosse un tipo pacifico, posato e molto sornione per cui ebbe l’idea di non
contestare ma di rispondere a chi aveva inviato le condoglianze con un biglietto con sopra scritto di proprio pugno
“La famiglia di Michele Morabito, sentitamente ringrazia”.
Il cavaliere Morabito era il nonno materno del nostro
Direttore e questi dice che in famiglia nella sua infanzia
sentiva circolare il racconto di questo gustoso episodio,
ma aveva sempre creduto che fosse solo una leggenda per
prendere amabilmente in giro il congiunto che, si scomponeva molto raramente.
Nel leggere adesso quanto pubblicato dalla Gazzetta del
Sud relativamente all’incidente di San Pietro a Maida il nostro Direttore ha avuto conferma della veridicità dell’episodio rendendo “giustizia” al proprio amatissimo nonno
Michele!