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APTIS protesi articolare radio-ulnare Scheker APTIS (Aptis Medical, LLC) Classificazione nazionale: P0903 (protesi di polso) Classe di rischio (D.L.vo 46/97): III Certificazioni - Marchio CE 0086 – Organismo notificato: BSI PRODUCT SERVICES Maylands Avenue HP2 4SQ HEMEL HEMPSTEAD (United Kingdom) - FDA approval date: 26 gennaio 2005 Numero di Repertorio: non ancora disponibile Prezzo medio di vendita Non ancora disponibile Descrizione e funzionamento La protesi articolare radio-ulnare distale Aptis si compone di due componenti radiali (una placca ed un coperchio che vengono assemblate con 2 viti in cromo-cobalto) e due componenti ulnari (una testina in polietilene ad altissima densità molecolare – UHMW - ed uno stelo ulnare in cromo-cobalto con perno distale altamente levigato). La placca radiale viene fissata sul versante mediale del radio in corrispondenza dell’incisura sigmoidea mediante un perno ed un set di viti da corticale, mentre lo stelo ulnare è fissato a press-fit all’interno del canale endomidollare. Il perno e la superficie della placca radiale a contatto con l’osso e il colletto dello stelo ulnare presentano un rivestimento di spray poroso al plasma al titanio (porous plasma titanium coated spray, PPTCS) per favorirne l’osteointegrazione. Placca radiale, testina, e stelo ulnare sono disponibili in varie taglie e misure allo scopo di adattarsi a morfologie diverse. Le due componenti radiali sono assemblate intraoperatoriamente e formano una cavità che accoglie la testina in polietilene, al cui interno si inserisce il perno distale dello stelo ulnare. La testina è libera di ruotare all’interno della cavità radiale e il perno può migrare in senso prossimo-distale all’interno della testina stessa. L’articolazione viene così sostituita da un dispositivo meccanico che utilizza due componenti in cromo-cobalto che hanno come perno a vincolo lasso la testina di polimero (protesi bipolare semi-vincolata). Aptis consente il ripristino fisiologico dell’arco di movimento della rotazione dell’avambraccio e fornisce un adeguato sostegno per il radio nell’atto del sollevamento di un carico. Indicazioni e controindicazioni all’uso Le indicazioni all’impianto della protesi Aptis per la sostituzione dell’articolazione radioulnare distale (RUD) si pongono in presenza dei seguenti quadri clinici, che non dimostrano miglioramento in seguito a trattamento conservativo: - Dolore al polso nel movimento di rotazione dell’avambraccio - Perdita del movimento di rotazione dell’avambraccio - Incapacità a sollevare pesi a gomito flesso in pronazione o supinazione - Instabilità legamentosa non riparabile della RUD, fino alla lussazione non riducibile La protesi totale di radio-ulnare distale Aptis è indicata per la sostituzione dell’articolazione radio-ulnare distale nelle condizioni di degenerazione della RUD conseguente ad artrite reumatoide, artrosi primaria o post-traumatica che si manifesta con le caratteristiche di: 1. dolore e insufficienza funzionale del RUD 2. instabilità della RUD con evidenza radiografica di lussazione e/o degenerazione erosiva della RUD. La protesi Aptis trova inoltre indicazione nella sostituzione primaria dopo frattura delle testa o del collo dell’ulna e come trattamento di revisione in seguito a fallimento di artroplastica o di resezione della testa ulnare (es. intervento di Darrach, Bower, Watson e Sauvè-Kapandji). L’impianto della protesi totale di radio-ulnare distale Aptis non è indicata in caso di: - compromissione ossea, muscolare, tendinea o degli adiacenti tessuti molli a causa di malattia, infezione, precedente impianto, tali da non consentire un adeguato supporto o stabilità per la protesi. - immaturità scheletrica. 1. Inquadramento della patologia L’articolazione del polso è una struttura complessa che connette la mano e l’arto superiore e risulta costituita da tre gruppi articolari maggiori: l’articolazione radio-carpica che fa articolare carpo e radio, la medio-carpica che fa articolare le due filiere del carpo e l’articolazione radio-ulnare distale che permette movimenti di rotazione del polso. Mentre le prime sono responsabili dei movimenti di flessione, estensione e di deviazione laterale del polso, l’articolazione radio-ulnare distale (RUD) è responsabile del movimento di pronazione e supinazione (o rotazione) dell’avambraccio e rappresenta la metà distale dell’articolazione bicondilare dell’avambraccio, la cui metà prossimale è costituita dall’articolazione radio-ulnare prossimale del gomito. In specifico, la pronazione è il movimento di rotazione della mano e dell'avambraccio per il quale, a gomito flesso a 90°, il palmo della mano si viene a trovare rivolto verso il basso, mentre la supinazione è il movimento di rotazione della mano e dell'avambraccio per il quale, a gomito flesso a 90°, il palmo della mano si viene a trovare rivolto verso l'alto. Considerata isolatamente, la RUD è un’articolazione trocoide, formata da una superficie semicilindrica lievemente asimmetrica (la testa ulnare) contrapposta ad una superficie concava, non molto profonda (l’incisura sigmoidea del radio). Data la notevole differenza del raggio di curvatura delle due superfici, la congruenza articolare è molto limitata: il contatto della testa ulnare con l’incisura sigmoidea del radio varia da un massimo del 40% - 60% fino ad un minimo del 10% nelle posizioni estreme di rotazione. L’architettura scheletrica della RUD conferisce all’articolazione una stabilità intrinseca solamente nella posizione di rotazione intermedia, mentre durante il movimento di rotazione la stabilità dipende dalla integrità dei tessuti molli peri-articolari: legamenti e capsula articolare, tendini e muscoli. Lo stabilizzatore legamentoso principale della RUD è rappresentato dal Complesso della FibroCartilagine Triangolare (TFCC), che è costituito da diverse componenti: i legamenti RUD palmare e dorsale, i legamenti ulno-carpici, il disco articolare, il ‘menisco omologo’, la guaina dell’estensore ulnare del carpo. La componente legamentosa del TFCC origina dal carpo e dai margini anteriore e posteriore dell’incisura sigmoidea e si inserisce nella fovea della testa ulnare (Atzei et al, 2006). L’integrità anatomica di queste strutture osteo-legamentose rappresenta il requisito fondamentale per la normale trasmissione funzionale dei carichi attraverso il polso e l’avambraccio. Nell’ambito della cinematica dell’arto superiore, la RUD riveste un ruolo fondamentale durante l’azione di sollevamento di un oggetto contro gravità con l’avambraccio in posizione orizzontale: il peso dell’oggetto sollevato si trasferisce dalla mano/polso al radio e da quest’ultimo si scarica sulla testa ulnare. Quando l’azione di sollevamento è eseguita con l’avambraccio in posizione di rotazione intermedia il peso si trasferisce completamente sull’ulna attraverso la RUD. Il ruolo della RUD è invece limitato durante la presa di forza, per la diversa distribuzione assiale del carico: la forza che si produce in seguito alla contrazione muscolare si scarica dalla mano/polso lungo il radio fino al capitello, e solo una minima parte si trasferisce all’ulna attraverso il TFCC e la membrana interossea. L’articolazione RUD può essere sede di disturbi traumatici osteo-legamentosi e patologie infiammatorie-degenerative, o, più raramente, malformative e neoplastiche. Quando questi disturbi producono deformità scheletriche irreparabili o ampia erosione della cartilagine articolare, il movimento di rotazione dell’avambraccio, la forza di presa e la capacità di sollevare pesi risultano gravemente limitate. Si stima che negli Stati Uniti vi siano circa 300.000 nuovi casi all’anno di disturbi degenerativi e post-traumatici che necessitano di trattamento chirurgico. 2. Trattamenti alternativi Per il trattamento chirurgico dell’artrosi RUD, la resezione totale della testa ulnare proposta da Darrach nel 1912 rimane ancora uno degli interventi eseguiti più frequentemente, sebbene sia estremamente demolitivo. L’intervento prevede la rimozione completa della testa ulnare e dei legamenti che si inseriscono su essa, creando i presupposti per l’instabilità del moncone ulnare, la traslocazione ulnare del carpo e la rottura dei tendini estensori. Un’ulteriore complicanza degli interventi di demolizione della testa ulnare è rappresentata dall’ “impingement ulnare”. Questo si produce durante l’azione di sollevamento di un peso con l’avambraccio in posizione orizzontale, soprattutto in posizione di rotazione neutra, poiché il radio converge verso il moncone dell’ulna (Lees & Scheker, 1997). Questa condizione, causata principalmente dalla gravità ma anche dall’azione dei muscoli brachiale anteriore e pronatore quadrato, viene contrastata dall’attività dei muscoli brachioradiale e bicipite (Garcia-Elias, 2002). Tuttavia, l’azione esercitata dal brachioradiale e bicipite di protezione dai carichi eccessivi è spesso insufficiente ad evitare il contatto diretto tra le due ossa dell’avambraccio, che produce uno scroscio o un schiocco doloroso gravemente invalidante, frequentemente associato a neuropatia del nervo ulnare (Bell et al, 1985; Bieber et al, 1988; Field et al, 1993; Garcia-Elias, 2002). Analoghi interventi di resezione-artroplastica RUD proposti in alternativa, conosciuti con gli eponimi di Sauvé-Kapandji, Watson, Bowers (o tecnica HIT), presentano lo stesso tipo di “impingement ulnare”, eventualmente localizzato a livello più prossimale (Imbriglia & Matthews, 1993). Sebbene i disturbi da “impingement ulnare” siano modesti o appena evidenti nei pazienti anziani con limitate esigenze funzionali dell’arto superiore, questa complicanza è notevolmente più frequente in soggetti giovani e impegnati in attività lavorative manuali, nei quali è spesso clinicamente invalidante. Per ovviare alle problematiche conseguenti alla resezione isolata della testa ulnare deformata o artrosica sono stati introdotti interventi di sostituzione protesica. Le prime protesi proposte replicano completamente la testa ulnare e differiscono nei materiali in cui sono costruite (Cromo-Cobalto, Ceramica), non prevedono la conservazione delle strutture legamentose peri-articolari e richiedono l’integrità anatomica della superficie articolare radiale. Più recentemente sono state introdotte protesi parziali di testa ulnare (definite spacers articolari) costruite in materiali più moderni (Pirocarbonio), caratterizzati da coefficienti di elasticità e frizione compatibili con valori fisiologici. Questi spacers sostituiscono solo la porzione articolare dell’ulna distale, preservando i legamenti che vi si inseriscono, e consentono un ripristino più fisiologico del pivot articolare dell’avambraccio ed il mantenimento di un corretto trasferimento funzionale dei carichi articolari. 2.a Le protesi di testa ulnare (totale e parziale) Silicone Ulnar Head Implant (Swanson) Il primo tipo di protesi di testa ulnare è stata introdotta all’inizio degli ’70 (Swanson, 1973). La protesi si presenta come una piccola cupola in silicone con un fittone per la stabilizzazione endomidollare e viene applicata a ricoprire il moncone dell’ulna che residua dopo la resezione completa della testa. Nonostante i buoni risultati preliminari, la protesi è stata abbandonata per l’elevata percentuale di fallimenti clinici conseguenti a frattura della protesi e sinovite erosiva del polso (Stanley & Herbert, 1992; Sagerman et al, 1992). Titanium-Ceramic Total Ulnar Head Implant (Herbert) Progettata da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da T. Herbert (Herbert & van Schoonhoven, 2000), con l’obiettivo principale di superare i problemi legati al silicone. Questa protesi è formata da uno stelo in titanio, che può essere cementato nel canale midollare ulnare, ed una testa modulare in ceramica. La modularità del collo e della testa consentono un adattamento ottimale all’incisura sigmoidea del radio. La protesi prevede la resezione completa della testa ulnare e la sua stabilizzazione estrinseca mediante tensionamento del retinacolo degli estensori e dei residui capsulari attorno alla protesi stessa. Un gruppo di 57 pazienti rivisti con un follow-up medio di 38 mesi, presentava una prono-supinazione media di 76°, una forza di presa pari al 77% del controlaterale e una soddisfazione del paziente, misurata mediante una scala visuale analogica da 0 a 10, pari a 7.9 (van Schoonhoven et al, 2003). Cobalt-Chrome Total Ulnar Head Implant (SBi uHead) In analogia alla protesi precedente, questa protesi, progettata presso la Mayo Clinic (USA) (Berger & Cooney, 2005), consiste in uno stelo da cementare nella diafisi distale dell’ulna e da una testa modulare emisferica, costruite in una lega di cromo-cobalto. La testa presenta un foro nel bordo dorso-mediale per consentire la sutura dei residui del TFCC e aumentare la stabilità della protesi. I risultati clinici di un gruppo di 19 pazienti con follow- up maggiore di 2 anni mostrava un arco di rotazione preservato, una forza di presa pari al 73% del controlaterale e un punteggio medio del Mayo Wrist Score pari a 77 (Willis et al, 2007). Eclipse Pyrocarbon Spacer (Garcia-Elias) Sebbene riprenda la morfologia delle protesi precedenti, questa protesi presenta caratteristiche innovative per tre aspetti principali: 1) resezione conservativa della testa ulnare, limitata alla sola superficie articolare, con preservazione del bone stock; 2) preservazione/ricostruzione dell’inserzione del TFCC alla fovea della testa ulnare, con preservazione degli stabilizzatori legamentosi fisiologici della RUD; 3) presenza di un vincolo lasso tra lo stelo e la testa che consente la rotazione-traslazione delle componenti, con un adattamento dinamico ottimale all’incisura sigmoidea del radio, potenzialmente minor rischio di erosione del radio, e ripristino più fisiologico della funzione articolare. La porzione di testa resecata è sostituita da uno spacer di forma simile, costruito in pirocarbonio, materiale dotato di un coefficiente di elasticità molto simile all’osso e di un coefficiente di frizione con la superficie cartilaginea molto basso. La protesi è indicata in condizioni degenerative della RUD in assenza di instabilità articolare. E’ controindicata negli esiti di precedenti resezioni della testa ulnare (es. Darrach). Data la recente introduzione, attualmente sono disponibili in letteratura solamente i risultati preliminari di una serie di 3 pazienti che, ad un follow-up medio di circa 1 anno, presentavano un arco di rotazione non doloroso preservato e la capacità di sostenere senza cedimenti un peso di 4 Kg lungo tutto l’arco di rotazione (Garcia-Elias, 2007). 2.b Razionale per l’impianto di una protesi totale della radio-ulnare distale Il trattamento degli stadi avanzati dei disturbi degenerativi post-traumatici o infiammatorireumatici o delle patologie neoplastiche o malformative della RUD prevede il ricorso alla chirurgia di resezione/sostituzione della superficie articolare della testa ulnare. Quando questi interventi sono eseguiti nel rispetto delle strutture legamentose (capsula articolare e TFCC) che si inseriscono sulla testa ulnare, come nell’impianto di protesi parziali (Eclipse Pyrocarbon Spacer), si preserva la stabilità del comparto radio-ulno-carpico ed una cinematica articolare assai prossima alle condizioni fisiologiche. Bensì, quando la resezione è più estesa e interessa tutta la testa ulnare (per esigenze di impianto o a causa della patologia primaria), vengono rimossi anche i legamenti e la capsula e si crea una condizione che predispone all’instabilità dell’impianto protesico ed alla sua lussazione dorso-radiale con conseguente potenziale rottura dei tendini estensori. La lussazione delle protesi di testa ulnare consegue alla perdita di competenza anatomicofunzionale dell’incisura sigmoidea del radio, che può essere costituzionale (Incisura sigmoidea piatta), post-traumatica (frattura del radio distale) o conseguente all’erosione del suo bordo dorsale da parte dell’impianto protesico stesso. Nelle condizioni di insufficienza dell’apparato legamentoso e di incompetenza dell’incisura sigmoidea, le protesi di testa ulnare sono destinate al precoce insuccesso clinico. In questi casi risulta indicato il ricorso ad una protesi totale dell’articolazione RUD, che preveda la sostituzione di entrambi le superfici articolari (ulnare e radiale) unite mediante una connessione stabile, in grado di sostenere i carichi articolari fisiologici di replicare la cinematica articolare. Attualmente APTIS è l'unica protesi totale, semivincolata bipolare disponibile nel mercato internazionale. Nel 2005 Aptis, nota anche come Protesi di Scheker, è stata approvata dall'FDA che l'ha considerata sostanzialmente equivalente dal punto di vista delle indicazioni d'uso e del design ad un device in silicone (analogo all’impianto proposto da Swanson) già in commercio e prodotto dalla Wright Medical Technologies. Il 7 dicembre 2005 FDA ha approvato la nuova configurazione di APTIS, che differisce dalla prima generazione esclusivamente per la gamma di misure più ampia. 3. Linee guida di trattamento Non risultano linee guida pubblicate per il trattamento di fratture radio-ulna. 4. Sintesi di efficacia e sicurezza Nelle banche dati Medline ed Embase (appendice 1) è stato individuato lo studio pilota condotto su 31 pazienti (Laurentin-Pérez et al, 2008) disegnato allo scopo di valutare risultati funzionali e soggettivi della sostituzione totale dell'articolazione radio-ulna distale mediante impianto del primo modello di protesi APTIS realizzato in acciaio. I pazienti, 17 donne e 14 uomini, di età compresa tra i 18 e 70 anni (età media: 45.5 anni) sono stati sottoposti all'impianto di Aptis tra il maggio 1997 e l'agosto 2001. Dei 31 pazienti, 17 avevano già subito un intervento di resezione totale o parziale della testa ulnare, 5 avevano subito una precedente fusione dell'articolazione radio-ulna distale, e 9 presentavano artrite degenerativa dell'articolazione radio-ulna distale. I pazienti arruolati nello studio si trovavano nella particolare condizione clinica da un massimo di 32 anni (reduci Vietnam) ad un minimo di 4 mesi. 18 pazienti sono stati visitati in ospedale ad un follow-up medio di 5.9 anni (range 4-8) dall'intervento, mentre i rimanenti 13 sono stati intervistati telefonicamente dopo un follow-up medio di 6.3 anni (range 5-9). Tra i parametri valutati, vi sono il range di movimento, forza della presa, indice di tollerabilità del peso dell'avambraccio nella posizione prona e neutrale. Al follow-up, il range di pronazione è aumentato da una media di 65.5° (range 5-90°) a 79° (range 15-90°) e quello della supinazione da 53° (range 5-90°) a 72° (range 30-90°). Al follow-up medio, è stato inoltre registrata una riduzione significativa (non specificata) nell'indice di dolore soggettivo; range di movimento e parametri funzionali sono risultati migliori rispetto a quelli rilevati in seguito ad intervento di resezione ulnare. La forza della presa è aumentata da una media di 11 kg a 22 kg, mentre la tollerabilità al peso è stata ripristinata o è aumentata in 29 dei 31 pazienti.24 dei 31 pazienti sono tornati regolarmente alle normali attività lavorative; 4 sono ritornati con una permanente limitata tollerabilità a caricare il peso sull'avambraccio, uno è rientrato come disabile e 2, di età più avanzata, si sono ritirati. Questi ultimi non hanno comunque avuto problemi nelle comuni attività giornaliere. Gli eventi avversi rilevati nel corso dello studio sono rappresentati da un caso di infezione della ferita sviluppata a 3 mesi dalla procedura e causata da staphylococcus epidermidis. La protesi, che presentava linee di radiolucenza, è stata espiantata. Il paziente è stato sottoposto a terapia antibiotica e in seguito è stato sottoposto all'impianto di una seconda Aptis, che ad un controllo a distanza a 5 anni e 5 mesi, risulta regolarmente in sede senza ulteriori complicanze. All'ultimo follow-up, nessuna protesi mostra linee di radiolucenza. Più recentemente è stato pubblicato un lavoro descrittivo sulla tecnica di impianto, che riporta anche i risultati clinici ottenuti in 49 pazienti sul modello di protesi attualmente disponibile sul mercato, realizzato in lega di cromo-cobalto con superfici rivestite in PPTCS, per aumentare la resistenza meccanica e le caratteristiche funzionali dell’impianto durante il sollevamento e la sua fissazione ossea mediante osteointegrazione (Scheker, 2008). Al follow-up di 2 anni, è stato osservato un incremento della forza di presa media del 63,4% rispetto al contro laterale, passando dal valore preoperatorio medio di 17,3 Kg a 20,2 Kg. Prima dell’intervento i pazienti erano in grado di sollevare in media 1,2 Kg, mentre al controllo erano in grado di sollevare 5,3 Kg. Il dolore, misurato su una scala da 0 a 5, misurava in media 3,8 nel preoperatorio per passare al valore medio di 1,3 nel postoperatorio. La pronazione e la supinazione medie al controllo erano di 79° (range 15– 90°) e 72° (range 30–90°) rispettivamente. 5. Studi clinici in corso Non risultano studi clinici in corso (www.clinicaltrials.gov). 6. Sintesi dei costi e delle analisi relative Non risultano pubblicati studi di economia sanitaria. 7. Commento Le lesioni dell'articolazione radio ulnare distale (RUD) sono solitamente molto dolorose e causa di una funzione molto limitata del polso. Vengono tradizionalmente trattate con la rimozione chirurgica della parte distale della testa ulnare e dei legamenti che si inseriscono su essa. Tale procedura, se da un lato allevia il dolore, dall'altro lascia il paziente con una funzionalità di polso limitata. Se il radio e l'ulna, infatti, non possono lavorare in perfetta armonia, il polso ha pochissime possibilità di effettuare ogni movimento di rotazione e sollevare pesi diventa praticamente impossibile. Per ovviare alle problematiche conseguenti alla resezione isolata della testa ulnare deformata o artrosica sono stati introdotti interventi di sostituzione protesica. In particolare, è stata appositamente disegnata APTIS, una protesi totale dell'articolazione radio-ulna distale in cobalto-cromo che consente il ripristino della stabilità tra le due ossa dell'avambraccio, sostituendone i 3 componenti, quali la cavità sigmoide, la testa ulnare e la fibrocartilagine triangolare. Trova indicazione nelle lesioni irreparabili della RUD e nei casi di fallimento delle tecniche di salvataggio RUD, in alternativa alle soluzioni estreme di artrodesi RUD. Aptis, unica protesi totale semivincolata e bipolare disponibile sul mercato internazionale, è stata creata allo scopo di superare i limiti e gli svantaggi dell'approccio chirurgico di resezione e sostituzione della testa ulnare con sacrificio delle strutture osteo-legamentose di stabilizzazione articolare, i cui risultati funzionali appaiono fortemente discutibili, soprattutto tra i pazienti giovani con attività lavorative che richiedono un notevole impiego degli arti superiori. Key messages l'articolazione radio ulnare distale permette la rotazione del radio attorno all'ulna (movimento di prono-supinazione) le lesioni dell'articolazione radio ulnare, solitamente molto dolorose, vengono tradizionalmente trattate con l’asportazione chirurgica della parte distale dell'ulna, che lascia il paziente con una funzionalità di polso limitata per ovviare alle problematiche conseguenti alla resezione isolata della testa ulnare deformata o artrosica sono stati introdotti interventi di sostituzione protesica APTIS è al momento l'unica protesi vincolata dell'articolazione radio-ulna distale che prevede una componente sostitutiva della testa ulnare alloggiata all'interno di una coppa fissata al radio distale I risultati degli studi ad oggi condotti, non controllati, mostrano miglioramenti nella forza della presa, nel range di pronazione e supinazione, nella tollerabilità al peso, e nella riduzione nell’indice di dolore soggettivo Appendice 1 - Strategia di ricerca (dicembre 2008) 1 2 3 4 5 Parole-chiave distal radioulnar joint arthroplasty prosthesis ulnar head ulna Banche dati consultate Pubmed Embase Cochrane Bibliografia - - - - - Atzei A, Luchetti R, Garcia-Elias M. Lesioni capsulo legamentose della radio-ulnare distale e fibrocartilagine triangolare. In: Landi A, Catalano F, Luchetti R, eds. Trattato di Chirurgia della Mano. Verduci Editore, Roma; 2006:159-187. Bell MJ, Hill RJ, McMurtry RY. Ulnar impingement syndrome. J Bone Joint Surg Br. 1985;67:126-129. Berger RA, Cooney WP. Use of an ulnar head endoprosthesis for treatment of an unstable distal ulnar resection: review of mechanics, indications, and surgical technique. Hand Clin. 2005;21:603-620. Bieber EJ, Linscheid RL, Dobyns JH, et al. Failed distal ulna resections. J Hand Surg [Am]. 1988;13:193-200. Field J, Majkowski RJ, Leslie IJ. Poor results of Darrach’s procedure after wrist injuries. J Bone Joint Surg Br. 1993; 75B:53-57. Garcia-Elias M. Failed ulnar head resection: prevention and treatment. J Hand Surg [Br]. 2002;27:470-480. Garcia-Elias M. Eclypse: Partial ulnar head replacement for the isolated distal radio-ulnar joint arthrosis. 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