Novembre - Ciba Vision Academy
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Novembre 2005, volume VII, numero 3 29% delle nuove applicazioni con lenti in silicone-idrogel1 Questo dato è indice di un notevole cambiamento delle abitudini più radicate degli applicatori. Le nuove applicazioni sono il miglior indicatore dell’andamento del mercato delle lenti a contatto e questi risultati mettono in luce come entro pochi anni i materiali in silicone idrogel saranno dominanti. Aumenta i suoi poteri... e le vostre possibilità ora disponibile da +6.00 a -10.00 D CIBA Vision continuerà a indicare la via in questa rivoluzione di mercato. 1 Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Global Orthokeratology Symposium Chicago, 27-31 luglio 2005 H. Roth, K. Amon, P. Bruckmann, S. Degle, P. Pilz, K. Schmitt-Lieb, U. Seliger, U. Thümmler, H. Schweizer L. Boccardo Il segreto per un buon bendaggio corneale è nella scelta della lente a contatto, un caso clinico F. Bonci Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo L. Boccardo Poste Italiane. Spedizione in a. p. - 70% - DC/DCI/VC nr 3- 2005 I dati distribuiti da Health Products Research riportano che il 29% di tutte le nuove applicazioni di lenti a contatto morbide, effettuate negli Stati Uniti durante il primo trimestre 2005, sono state eseguite con lenti in silicone idrogel, rispetto al 17% dello scorso anno. lac lenti a contatto contact lenses Codirettori scientifici L. Lupelli (Roma), N. Pescosolido (Roma) Comitato scientifico L. Boccardo (Certaldo), M. Bovey (Palermo), R. Fletcher (London), A. Fossetti (Firenze), P. Gheller (Bologna), M. Lava (Roma), S. Lorè (Roma), A. Madesani (Forte dei Marmi), L. Mannucci (Padova), U. Merlin (Rovigo), M. Rolando (Genova), A. Rossetti (Cividale del Friuli), C. Saona (Barcelona), L. Sorbara (Toronto) Ringraziamenti Si ringraziano A.I.LAC e S.Opt.I. per la collaborazione scientifica Comitato editoriale A. Calossi (Certaldo), O. De Bona (Marcon), M. Lava (Roma), C. Masci (Roma), F. Zeri (Roma) Segreteria O. De Bona via E. Mattei, 11 30020 Marcon (VE) tel. 041.5939411 e-mail: [email protected] Nome della rivista LAC Direttore responsabile Marco Perini Proprietario testata BieBi Editrice Editore BieBi Editrice di Mauro Lampo Via Losana, 4 - 13900 Biella Tiratura Quadrimestrale, 32 pagine Tipografia True Color via Cave 1 - 28831 Baveno (Verbania) Registrazione Tribunale Biella, in data 6/5/99 al n. 487 Sped. gratuita Numeri arretrati 1 Presso la segreteria sommario novembre 2005 vol.VII, n. 3 Articoli Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato H. Roth, K. Amon, P. Bruckmann, S. Degle, P. Pilz, K. Schmitt-Lieb, U. Seliger, U. Thümmler, H. Schweizer pag. 4 pag. 19 Global Orthokeratology Symposium Chicago, 27-31 luglio 2005 L. Boccardo pag. 22 Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo L. Boccardo pag. 24 Tips & tricks L. Boccardo pag. 29 In libreria L. Boccardo pag. 30 Immagini di lac F. Zeri pag. 31 Il segreto per un buon bendaggio corneale è nella scelta della lente a contatto, un caso clinico F. Bonci Rubriche 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Hans Roth* Karl Amon** Peter Bruckmann** Stephan Degle** Peter Pilz** Karlveit Schmitt-Lieb** Uwe Seliger** Ute Thümmler** Helmer Schweizer*** *European Contact Lens Society of Ophthalmologist ** Optometrista *** Optometrista, CIBA Vision L’articolo è stato pubblicato su Optician, 5 Agosto 2005 N° 6013 Vol 230. Si ringraziano gli autori e l’editore per la gentile concessione a tradurre e pubblicare l’articolo. Hans Roth, Karl Amon, Peter Bruckmann, Stephan Degle, Peter Pitz, Karlveit Schmitt, Seliger Uwe, Ute Thümmler e Helmer Schweizer descrivono le performance cliniche di un additinon al mercato delle lenti. In questi ultimi anni è stato dimostrato come l’ossigeno sia un fattore chiave per un uso sicuro delle lenti a contatto. A differenza delle normali lenti in idrogel, quelle in silicone idrogel hanno una permeabilità (Dk) e una trasmissibilità (Dk/t) all’ossigeno più elevata. Le lenti in silicone idrogel ad alto Dk/t hanno permesso a clinici e ricercatori di studiare il ruolo della deficienza di ossigeno nelle diverse problematiche oculari, spesso legate ad un uso eccessivo delle lenti a contatto. Papas e alt. hanno dimostrato che l’iperemia limbare è un segno di deprivazione di ossigeno indotto dall’uso di lenti a contatto1 e molti altri ricercatori hanno confermato quanto da lui trovato. 2-6 Brennan e alt. hanno visto che i portatori di lenti ad alto Dk/t presentano un minor iperemia della congiuntiva bulbare 4; i dati a lungo termine indicano però che questa tendenza è meno coerente con quanto osservato nell’iperemia limbare. 6-7 In un ampio studio condotto su 219 soggetti adulti ha messo in evidenza che il 30% dei pazienti che aveva indossato lenti a contatto in idrogel a basso Dk/t presentava neovascolarizzazione corneale.8 In diversi altri studi, quando ai portatori di lenti a contatto in idrogel a basso Dk/t sono state applicate lenti in silicone idrogel ad alto Dk/t è stato possibile osservare evidenti svuotamenti dei vasi sanguigni limbari.9 Ladage e alt. hanno dimostrato che le lenti ad alto Dk/t, come le lenti in silicone idrogel, producono una minor soppressione della proliferazione delle cellule basali dell’epitelio corneale 10; in altri termini, la cornea quando indossa lenti in silicone idrogel ad alto Dk/t è in grado di tenere maggiormente a bada le infiammazioni e le infezioni, rispetto a quando indossa quelle in idrogel a basso Dk/t. Le lenti a contatto in silicone idrogel hanno praticamente eliminato tutti i segni clinici di ipossia associati all’uso prolungato (EW). 2-7 Indagini recenti mettono ancora in evidenza come molte persone, sebbene indossino lenti idonee solo per essere usate durante le ore di veglia (DW), generalmente quelle a basso Dk, talvolta si addormentino o dormano mentre indossano le lenti. 11 Questo tipo di comportamento, insieme a ciò che conosciamo sui benefici clinici delle lenti a elevata trasmissibilità all’ossigeno, indica l’esistenza di un urgente bisogno di lenti a contatto in silicone idrogel appositamente pensate per l’uso diurno (DW), flessibile (FW) e prolungato (EW). In questo studio, a pazienti già portatori di lenti mensili, sono state applicate lenti in silicone idrogel di seconda generazione appositamente progettate per il DW, ma che consentono di appisolarsi o anche dormire mentre vengono indossate (in modo flessibile o sino a un massimo di 6 notti). I propositi di questo studio erano i seguenti: G Indagare sulla possibilità di ottenere un’applicazione di successo in già portatori di lenti mensili, in percentuale veramente elevata (oltre il 90%), applicando una lente con un solo diametro e una sola curva base. Il successo era identificato da una applicazione ottimale o accettabile in termini di movimento e centraggio, e approssimativamente simile a quella dell’applicazione delle lenti abituali. G Indagare sull’eventuale aumento del numero di ore di utilizzo. Un incremento delle ore di utilizzo, visto il maggior passaggio di ossigeno e le migliori caratteristiche di disidratazione delle lenti in silicone idrogel, era un dato atteso. Inoltre, siccome i portatori si appisolano o si addormentano (regolarmente o occasionalmente) con le lenti malgrado si considerino utiliz4 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato zatori di lenti con modalità diurna, era interessante capire se avrebbero continuato a farlo nella stessa misura o con frequenza maggiore. G Valutare se fosse necessario variare il potere diottrico (frequenza ed entità) delle lenti test rispetto a quello delle lenti abituali. Dato che i portatori di lenti a contatto disposable effettuano controlli con regolarità (ogni 6 - 12 mesi) si è assunto che questi portatori stessero utilizzando lenti a contatto con una adeguata correzione ottica. Inoltre, visto che la lente test presentava una superficie posteriore asferica e una zona ottica per il controllo dell’aberrazione, ci si aspettava che per un certo numero di portatori fosse necessario modificare il potere della lente test. G Valutare, per mezzo di un questionario, se i portatori percepivano un miglioramento del comfort a fine giornata e se riscontravano una riduzione della sensazione di secchezza durante il giorno. G Analizzare ogni miglioramento di eventuali segni di sofferenza oculare per vedere se sintomi e segni osservabili in lampada a fessura, che ci si aspettava essere minimi, mostrassero un miglioramento statisticamente significativo già nell’arco di un mese. Caratteristiche dello Studio Questo è uno studio a singolo cieco, open label, ed è stato condotto in nove siti in Germania. I ricercatori dovevano selezionare i soggetti tra la popolazione dei portatori di lenti a contatto di ogni singolo sito investigativo. I soggetti non conoscevano né il nome del prodotto test né quello dello sponsor. Erano stati messi al corrente solo del fatto che la lente da testare era una lente a contatto morbida già approvata per la commercializzazione in Europa ma non ancora immessa nel mercato. Ai soggetti è stato chiesto di indossare le lenti test con le stesse modalità con cui avevano utilizzato le loro lenti abituali, o di indossarle per tutto il periodo desiderato, anche dormendo se lo avessero voluto, per un massimo di 6 notti consecutive. I soggetti dovevano ritornare alle visite di controllo dopo due settimane e 1 mese d’uso durante il quale avrebbero dovuto usare il loro sistema di manutenzione abituale. Il protocollo dello studio ha ottenuto l’approvazione da un Comitato Etico registrato in Germania, come previsto dalla legislazione locale. Tutte le procedure dello studio sono state eseguite secondo i principi etici della Dichiarazione di Helsinki e quelli della buona pratica clinica. METODI Parametri Clinici Lo studio prevedeva tre visite: la visita di ingresso, applicazione e consegna della lente, la prima visita di controllo dopo 2 settimane e la seconda visita di controllo dopo 1 mese. Durante la visita di ingresso i ricercatori dovevano esaminare sia l’applicazione della lente in uso che quella della lente test ma soltanto sull’applicazione di quest’ultima, durante la visita di controllo, dovevano Soggetti Nove ricercatori (un oculista e otto optometristi) hanno arruolato 230 portatori di lenti a contatto (175 donne e 55 uomini) per testare per un mese la lente a contatto morbida O2Optix di Ciba Vision. Alcuni dei 216 soggetti hanno indossato la lente test per 1 mese. O2Optix è una lente a sostituzione mensile, in silicone idrogel di seconda generazione, studiata per soggetti che utilizzano lenti solo di giorno, a cui capita talvolta di dormire con le lenti, per un periodo massimo di 6 notti. O2Optix è stata approvata dalla FDA e ha il marchio CE per l’uso diurno e prolungato sino a 6 notti. Per essere arruolati, i soggetti dovevano aver utilizzato una delle lenti mensili morbide di controllo per almeno 3 mesi. Le caratteristiche della lente test e quelle di controllo sono elen- Tabella 1 Caratteristiche delle lenti a contatto utilizzate durante lo studio. cate nella tabella 1. 5 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato esprimere una valutazione in termini di : inaccettabile, accettabile o ottimale. Il punteggio veniva attribuito sulla base del movimento e del centraggio della lente (inaccettabile, accettabile e ottimale) e venivano inoltre determinati i parametri rifrattivi (poteri sferici, cilindri e assi). Venivano effettuate le letture cheratometriche di entrambi gli occhi e un controllo in lampada a fessura, sia dopo 15 giorni che un mese d’uso. Per la valutazione dei segni osservati al biomicroscopio i riceratori utilizzavano le scale graduate di Efron.12 Valutazione della lente A ogni visita, i soggetti dovevano compilare un questionario nel quale gli veniva chiesto di attribuire un punteggio, con una scala da 1 (scarso) a 10 (eccellente), ad una serie di asserzioni sulle loro lenti abituali e su quelle sottoposte al test. Alla visita dopo 2 settimane veniva data la possibilità di non indicare alcuna preferenza o di indicare una netta o leggera preferenza per una delle due lenti (test o abituale). Alla visita di controllo dopo 1 mese, veniva invece chiesto di effettuare una scelta forzata e di non giudicare le lenti come uguali. Abitudini d’uso La modalità di utilizzo, uso diurno (DW) e uso flessibile (FW), veniva determinata sia per la lente test che per quella abituale. Ai soggetti veniva chiesto di indicare quante ore al giorno avevano indossato le lenti e la frequenza con cui avevano dormito tutta la notte o si erano appisolati con le lenti. Inoltre, è stato specificatamente chiesto di indicare l’intenzionalità di dormire con le lenti. Analisi dei dati I risultati di entrambi gli occhi sono stati raggruppati, ove possibile, in modo da potere eseguire valutazioni statistiche di tipo descrittivo. Per analizzare variazioni nella valutazione delle lente, rispetto ai dati della linea di partenza, è stato utilizzato il t-test accoppiato. Per analizzare le differenze di punteggio ottenute nella biomicroscopia tra la linea di partenza e le visite di controllo e per valutare le preferenze, è stato utilizzato il test di Wilcoxon accoppiato. Per analizzare la preferenza effettuata secondo la tecnica della scelta forzata (dopo l’esclusione del punteggio “uguale”) e per valutare le variazioni di potere (aumento o diminuzione) delle lenti test rispetto a quelle abituali, è stato utilizzato un test binomiale. Variazioni nell’applicazione della lente, rispetto ai dati della linea di partenza, e variazioni della modalità d’uso, rispetto a quelle di riferimento, sono state valutate con il test di Mc Nemar in caso di simmetria 2x2, o con il test di Bowkers in caso di simmetria 3x3. RISULTATI Partecipanti I 230 soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi diversi in base alle lenti abitualmente usate: 59 utilizzavano lenti Biomedics 55, 60 lenti Frequency 55, 40 le lenti Proclear e 71 le lenti PureVision. L’età media dei soggetti era di 29 anni (intervallo 17-63). La condizione pre-esistente più frequentemente riportata (rilevata dagli investigatori) è stata quella di sensazione di occhio secco, lamentata da 35 soggetti (15%). La sensazione di secchezza oculare è stata rilevata con maggior frequenza nel gruppo dei portatori di lenti Proclear (18 soggetti su 40; pari al 45%) mentre negli altri gruppi ha riportato di avere sintomi di secchezza oculare un numero di soggetti compreso tra 3 e 9 (dal 5 al 13%). Altre condizioni preesistenti sono state riportate da non più del 2% dei soggetti. Refrazione/potere della lente A tutti i soggetti, durante la visita iniziale, sono stati rilevati i valori della refrazione occhiale. Il 52% aveva un valore cilindro compreso tra -0,25D e -1.00 D, di cui il 75% con asse orizzontale (180° +/-20°), il 14% con asse verticale (90° +/-20°) e il rimanente 11% con asse obliquo. La media dei valori del meridiano più piatto delle letture cheratometriche era 7.82 (intervallo tra 7.0 e 8.6) quello del meridiano più stretto 7.71 (intervallo tra 7.0 e 8.4). La media tra più piatto e il più stretto era 7.77 (con un intervallo tra 7.0 e 8.5) (Figura 1). Figura 1 Applicazione della lente (Controllo dopo un mese) per diverse letture cheratometriche. 6 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Il valore medio del potere occhiale era di -3.00 D (intervallo tra -7.00D e - 0,25D), così come quello della lente abitualmente in uso (intervallo tra -6,25D e -0,25D). Durante la visita per l’applicazione della lente, all’84% dei soggetti sono state consegnate lenti test con lo stesso potere sferico di quello della lente abituale, per un 13% è stato invece necessario aumentarlo e per un 3% diminuirlo (p<0.001). Alla visita di controllo dopo un mese, il 75% dei soggetti usava lo stesso potere sferico della lente abituale, il 22% un potere sferico maggiore e il 3% uno minore (Figura 2). Figura 2 Variazione del potere sferico nelle lenti test (Controllo dopo un mese) rispetto alle lenti abituali. I risultati dei sottogruppi erano coerenti con quelli dell’intera analisi. La miglior acuità visiva con correzione occhiali (BCVA Best Corrected Visual Acuity), qui convertita dalle annotazioni decimali a quelle di Snellen, aveva un valore medio di 6/6 (intervallo tra 6/3 e 6/8.4). La miglior acuità visiva ottenuta con lenti a contatto era mediamente di 6/6 (intervallo tra 6/2.4 e 6/10.2). Alla visita di controllo dopo un mese, il 38% degli occhi aveva la miglior acuità visiva corretta con la lente test uguale a quella ottenuta con la lente abituale, mentre il 35% degli occhi aveva una BCVA superiore e il 27% inferiore (p=0.065). L’analisi di questo parametro nei diversi sottogruppi rivelava che, alla visita di controllo dopo un mese, la percentuale dei soggetti con un’acuità visiva uguale a quella ottenuta con la lente abituale variava tra il 30% e il 50% (occhio destro e sinistro). In tutti i sotto7 2005, vol. VII, n. 3 gruppi, la percentuale di occhi con una elevata BCVA era maggiore della percentuale di occhi con una BCVA più bassa. Applicazione della lente Gli investigatori ad ogni visita hanno valutato l’applicazione delle lenti. Il grafico della Figura 1 mette in relazione l’applicazione della lente test con la lettura del K medio. L’applicazione ha dato risultati simili per l’occhio destro e per quello sinistro. Alla visita iniziale, l’applicazione della lente abituale è risultata accettabile per il 25% degli occhi e ottimale per il 75%. Dopo un mese, l’applicazione della lente test è risultata ottimale nel 77% degli occhi e accettabile nel 23%. Solo un soggetto ha sospeso prematuramente l’uso dopo aver indossato le lenti per 14 giorni, a causa di un’applicazione non accettabile. Alla visita iniziale, la media tra il K corneale piatto e il K corneale stretto era uguale a 7.77 e l’applicazione era stata valutata come ottimale sia per la lente abituale che per quella test. Per l’88% degli occhi, l’applicazione della lente test è stata valutata buona quanto (il 67%) o anche meglio (il 21%) di quella delle lenti abituali (p<0.001). Questo fatto era molto più pronunciato nel gruppo di PureVision dove l’applicazione è risultata migliore nel 28% degli occhi, rispetto a quella della lente abituale, e solo nell’11% dei casi è risultata peggiore (p=0.002). Nel gruppo di Biomedics 55, l’applicazione della lente test è risultata migliore nel 18% degli occhi e peggiore nel 3% (p<0.001). Nel gruppo di Proclear e Frequency 55, l’applicazione è risultata migliore rispettivamente nel 19% e nel 17% degli occhi e peggiore nel 21% (p=0.853) e nel 15% (p=0.746) dei casi. Valutazione della lente È stato chiesto ai soggetti di valutare alcune caratteristiche delle lenti test e di quelle abituali assegnando punteggi da 1 (scarso) a 10 (eccellente). I punteggi assegnati alle lenti abituali in fase iniziale e la media delle variazioni dei punteggi ottenuti con le lenti test sono riportate nella Tabella 2. Le lenti abituali, per la maggior parte delle caratteristiche valutate, hanno ottenuto un elevato punteggio e sono emerse solo piccole differenze quando messe a confronto con la lente test. “Lenti con cui posso dormire tutta la notte” è stata l’unica caratteristica delle lenti abituali ad aver ottenuto un punteggio inferiore a 5 (punteggio complessivo di 3.7). Per questa stessa caratteristica è stata rilevata la maggior differenza di punteggio tra le lenti abituali e quelle test (+ 3.0 dopo un mese). a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato giorno, sia durante le visite dopo le 2 settimane che dopo 1 mese. Tabella 2 Valutazione delle differenze fra le lenti abituali e le lenti test. Nel gruppo di PureVision, per lenti abituali, la stessa caratteristica ha ottenuto un punteggio di 6.1. Alla visita di controllo dopo un mese, le lenti test sono state giudicate migliori per 0.7 punti. Le prestazioni della lente test O2Optix relativamente alle caratteristiche: “Sento le lenti confortevoli a fine giornata”, “Non avverto le mie lenti secche durante il giorno”, “Non avverto le mie lenti secche a fine giornata”, “Sono lenti con cui posso dormire tutta la notte” sono state valutate migliori di quelle delle altre lenti, sia al controllo dopo 2 settimane che a quello a 1 mese. Ulteriori differenze statisticamente significative (con p<0.05), in favore delle lenti test, sono state viste per tre caratteristiche: sento le lenti confortevoli dopo l’inserimento, sento le lenti confortevoli durante il Abitudini d’uso Nel complesso, il 91% dei soggetti ha affermato di utilizzare le lenti abituali solo in modalità diurna (DW). Tutti i soggetti appartenenti al 4% che ha affermato di indossare le proprie lenti abituali in uso prolungato (EW) e l’80% del 5% che ha affermato di indossare le proprie lenti in uso flessibile (FW) appartenevano al gruppo PureVision (Tabella 3). Questo dato è congruente con il fatto che PureVision è una lente in silicone idrogel approvata fino a 30 notti di uso continuo. Anche le lenti in idrogel, utilizzate abitualmente dai partecipanti allo studio, sono state approvate dall’FDA per l’uso prolungato, ma di solito gli applicatori tedeschi non trasferiscono questa informazione ai propri portatori, bensì li avvisano enfaticamente di non dormire con le lenti. Alla visita di controllo dopo 1 mese, le abitudini d’uso sono risultate cambiate, con un 80% per l’uso diurno e un 20% in uso flessibile (p<0.001). L’uso prolungato non è stato più menzionato come possibilità. Benché alla linea di partenza già un terzo dei soggetti del gruppo PureVision utilizzasse le lenti abituali con modalità flessibile o prolungata (26 su 75; 35%), alla visita di controllo dopo 1 mese questo valore risultava innalzato al 47% (32 su 68). In ciascuno degli altri gruppi, alla linea di partenza, meno del 3% dei soggetti (con un intervallo dallo 0 al 3%) utilizzava le lenti abituali in modalità flessibile. Dopo un mese, questa percentuale ha raggiunto valori compresi tra il 6% (minimo) e il 19% (massimo). 8 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Guardando ai valori di partenza, cioè quelli relativi alle lenti abituali, è possibile notare una discrepanza tra le modalità d’uso riportate dagli utilizzatore (DW, FW o EW) e i comportamenti reali da loro stessi riferiti. Mentre soltanto una percentuale tra lo 0 e il 3% dei soggetti ha affermato di usare le lenti con modalità flessibile (Tabella 3), una percentuale compresa tra il 14 e il 33% ha asserito di dormire di tanto in tanto mentre indossava le lenti; il gruppo di Frequency 55 ha ottenuto la percentuale massima (33%), superiore anche a quella di PureVision (18 %) (Tabella 4). I soggetti di quest’ultimo gruppo sono gli unici ad aver riportato di dormire regolarmente con le proprie lenti (un altro 18%). In questo gruppo era molto elevata anche la percentuale di soggetti che dichiarava di appisolarsi mentre indossava le lenti: 71% (62% dei quali occasionalmente e il 9% regolarmente). La maggior parte dei soggetti non aveva effettivamente cambiato le proprie abitudini rispetto al dormire o al fare un pisolino con le lenti a contatto, anche se nel complesso, quando le lenti test venivano confrontate con quelle abituali in soggetti che effettivamente dormivano indossando le lenti (dati non mostrati), era possi9 2005, vol. VII, n. 3 Tabella 3 Modalità di utilizzo. Tabella 4 Sonnellino occasionale o dormire con le lenti. a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato bile osservare un aumento statisticamente significativo del numero di volte con cui avevano dormito con le lenti (+0.8; p=0.013). Quando, alla visita di controllo dopo 1 mese, ai soggetti è stato chiesto se avevano intenzione di dormire mentre indossavano le proprie lenti, circa il 41% (88) ha risposto che avrebbe voluto farlo. Valutazione delle preferenza Alla visita di controllo dopo 1 mese, il 55% dei soggetti, nella valutazione del comfort a fine giornata, sosteneva di avere una preferenza, leggera (il 27%) o decisa (il 28%), per le lenti test (Tabella 5). La preferenza era maggiormente pronunciata nel gruppo di Proclear , dove al termine dello studio il 77% dei soggetti dichiarava di avere una preferenza, leggera (il 29%) o decisa (il 49%), per le lenti test (p<0.001). Negli altri sottogruppi, la preferenza per le lenti test variava tra il 47% e il 55%. Soltanto il 27% dei soggetti mostrava una leggera (14%) o decisa (13%) preferenza per le lenti abituali (p<0.001), con una variazione all’in- Tabella 5 Indice di preferenza al controllo dopo un mese di utilizzo. terno dei sottogruppi tra il 20% il 39%. Alla fine dello studio, il 55% (118/216) di tutti i soggetti aveva espresso una preferenza complessiva per le lenti test, mentre il 25% (53/216) aveva preferito le sue lenti abituali. Il 69% (118) di coloro che avevano espresso una preferenza (171) dichiarava di preferire la lente test mentre il 31% dava la propria preferenza alle lenti abituali (53/171). La preferenza per le lenti test risultava statisticamente significativa nei gruppi di Biomedics 55 e Proclear , dove rispettivamente il 57% e il 71% dei soggetti aveva preferito le lenti test, rispetto al 16% (p<0.001) e al 14% (p<0.003) che aveva invece preferito le lenti abituali. Nei gruppi di Frequency 55 e PureVision la preferenza per le lenti test era stata rispettivamente del 51% e del 47%, mentre il 33 % (p=0.390) e il 29% (p=0.072) aveva dato la preferenza alle lenti abituali. Quando i soggetti sono stati obbligati a scegliere tra le lenti test e quelle abituali, il 59% ha dichiarato che avrebbe optato per le lenti test (p=0.010). Le preferenze per le lenti test all’interno dei diversi gruppi sono state: il 74% (p=0.006) nel gruppo Proclear, il 65% (p=0.029) nel gruppo Biomedics 55, il 53% (p=0,686) nel gruppo Frequency e il 52% (p=0,806) nel gruppo PureVision. La sicurezza 14 soggetti (6%) hanno interrotto lo studio prima della visita di controllo prevista dopo 1 mese. 5 soggetti (2%) hanno interrotto a causa di sintomi e problemi, 4 per scarso comfort, 3 per rottura e rossore e 2 per sensazione di secchezza e bruciore/pizzicore. 2 soggetti (1%) hanno dovuto interrompere a causa di segni osservati in lampada a fessura e 2 soggetti (1%) a causa di comfort insoddisfacente. Tutte le altre cause di interruzione: “applicazione non accettabile”, “performance visive 10 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato insufficienti”, “fastidio”, “reazioni allergiche” e “non si sono presentati alle visite di controllo” hanno avuto una percentuale inferiore all’1%. In 6 soggetti (3%) si sono verificati eventi avversi, tra cui un rossore congiuntivale di grado 3.5 senza papille, a causa del quale il soggetto è stato allontanato dallo studio dopo 3 giorni dal suo inserimento. Altri 2 soggetti sono stati allontanati a causa di eventi avversi: uno per lesione arcuata superiore dell’epitelio (SEAL) di grado lieve e l’altro per occhio secco. Sono stati effettuati esami in lampada a fessura sia durante le visite per l’applicazione della lenti che per quelle di controllo. Alla maggior parte degli occhi, in complesso, è stato assegnato un valore inferiore a 1. Questo dato non sorprende visto che le lenti sono state principalmente utilizzate con modalità diurna (ad eccezione del gruppo delle lenti PureVision, come detto in precedenza) mentre il dormire o l’appisolarsi con le lenti accadeva di solito in modo occasionale e non regolare. Per la maggior parte delle caratteristiche, i diversi gruppi erano equiparabili tra loro ad eccezione del gruppo di Proclear. In questo gruppo il rossore limbale e congiuntivale, se paragonato a quello degli altri gruppi, presentava un maggior numero di casi con grado 1 o superiore (Tabella 6 e Figure 3 e 4). Questo è in correlazione con un elevato numero (45%) di soggetti che riportava sintomi di secchezza oculare. Complessivamente, la media dei valori rilevati alla linea di partenza, per tutte le caratteristiche analizzate, era inferiore a 1, e i cambiamenti con le lenti test sono risultati piccoli. Sebbene clinicamente non rilevante (entità troppo piccole), è stata osservata una diminuzione statisticamente significativa del rossore congiuntivale (p=0.033) e della neovascolarizzazione corneale (p<0.001), due fattori strettamente correlati all’ipossia (Tabella 6). Questo tuttavia può indicare una forte tendenza, dato che variazioni di maggior entità potranno essere osservate dopo 6 mesi.9 Partendo da valori più elevati, nel gruppo di Proclear, è stata osservata una maggior diminuzione (-0.3) del rossore limbale (p<0.001). Il rossore limbale cronico può essere un segno di avvertimento di neovascolarizzazione, per cui ogni diminuzione in questa area è più che benvenuta. DISCUSSIONE Questo studio intendeva valutare l’applicazione delle nuove lenti in silicone idrogel O2Optix su già portatori di tradizionali lenti in idrogel (Biomedics 55, Frequency 55 o Proclear) o di altre lenti in silicone (PureVision). Nonostante le lenti test fossero disponi11 2005, vol. VII, n. 3 Figura 3 Rossore congiuntivale rispetto a Proclear. Figura 4 Rossore limbare rispetto a Proclear. bili con una sola curva base e un solo diametro, è stato possibile applicare lenti O2Optix applicate su un ampia gamma di cornee (letture cheratometriche medie comprese tra 7.1 e 8.5). Il diametro 14,20 di O2Optix ha permesso un buon centraggio e anche un adeguato movimento, probabilmente grazie alla superficie posteriore asferica e al bordo leggermente più spesso. Elemento che ha permesso di soddisfare l’ipotesi di lavoro: un successo applicativo superiore al 90%, su già portatori di lenti a contatto. Per molti soggetti la miglior acuità visiva ottenuta con la correzione (BCVA) era equiparabile a quella ottenuta con le lenti abituali. Nel 19% dei casi, dopo la visita di controllo, era stato necessario addizionare un a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Tabella 6 Controllo con la lampada a fessura. 12 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato valore negativo di 0.25D, indotto, con ogni probabilità, dalla geometria asferica per il controllo dell’aberrazione presente nella zona ottica di O2Optix. Fattore che confermerebbe l’ipotesi che per taluni portatori sarebbe stato necessario aggiustare il potere della lente aumentandone il valore negativo. Nelle variazioni di potere sono state osservate poche variazioni superiori a -0.25D o con valori positivi. Quasi tutti i soggetti nel gruppo di Biomedics, Frequency 55 e Proclear sostenevano di usare le loro lenti abituali solo come lenti per il giorno, d’altro canto il comportamento di molti di questi stessi soggetti rivelava che essi tenevano le loro lenti durante i pisolini o anche, occasionalmente, mentre dormivano (tipico uso flessibile). La discrepanza tra il numero di soggetti che dichiaravano di usare le lenti solo di giorno (DW) e quelli che in realtà facevano un uso flessibile era notevole, specialmente sino al tentativo di dare una definizione di uso flessibile all’interno di questo studio. Questo conferma i precedenti rapporti e può essere un indice di come molti soggetti omettono di dire al contattologo che non usano sempre le lenti secondo quanto indicato. Il numero dei soggetti che si appisolava o dormiva con le lenti aumentava in tutti i gruppi, quando le lenti test venivano confrontate con il gruppo delle lenti abituali, con l’unica eccezione per il gruppo delle lenti PureVision. Le lenti Pure Vision, comunque, sono lenti in silicone idrogel e sono approvate per un uso continuo sino a 30 notti e molti soggetti di questo gruppo le utilizzavano già prima dello studio con modalità flessibile (FW) o prolungata (EW). L’aumento conferma l’ipotesi che i portatori utilizzano le lenti con modalità flessile (FW) più liberamente se sanno di poterlo fare e se gli è stato detto di poterlo fare, confermando così che i portatori voglio avere la libertà di scegliere. Tutte le lenti abituali, incluse quelle tradizionali in idrogel, hanno ottenuto un buon punteggio relativamente ai segni osservabili in lampada a fessura. Sono state osservate solo piccole variazioni con le lenti O2Optix, per altro attese, visto il breve periodo dello studio (1 mese). A dispetto del maggior numero di soggetti che dormivano con la lente test rispetto a quelli che lo facevano con la lente abituale, non sono stati osservati incrementi dei risultati in lampada a fessura. Era presente per altro anche una tendenza alla diminuzione del rossore congiuntivale e della neovascolarizzazione nel gruppo che aveva provato le lenti a contatto in idrogel. 13 2005, vol. VII, n. 3 Questi risultati ottenuti con O2Optix confermano gli effetti benefici di un maggior permeabilità/trasmissibilità all’ossigeno per quanto riguarda i segni di potenziali problemi oculari.1-10 Le variazioni nel rossore limbare erano molto piccole sebbene sia stato possibile rilevare una tendenza complessiva, ma non statisticamente significativa, alla visita di controllo dopo 1 mese. Questo studio ha avutola la durata di 1 mese soltanto a differenze di altri, iquali hanno mostrato che, quando ad abituali portatori di lenti a basso Dk/t vengono applicate lenti in silicone idrogel ad alto Dk/t, lo svuotamento dei vasi diventa evidente dopo 6 mesi d’uso.9 Il sintomo di secchezza, in particolare l’aumento della sensazione di secchezza verso fine giornata, è un importante problema che necessita una soluzione.14 In un certo numero di studi, i sintomi di secchezza associati all’uso delle lenti a contatto sono stati indicati come principale causa di abbandono o come fattore che limita le ore di utilizzo.15,16 Sebbene segnalazioni di secchezza siano talvolta specifiche del paziente, il 70% dei portatori di lenti a contatto non selezionati, che si presentarono per uno studio clinico multicentrico in Germania nel 1999, riportarono sintomi di secchezza o fastidio.16 Una delle lenti, Proclear, che viene utilizzata come lente di controllo in questo studio, viene spesso prescritta a soggetti che lamentano sensazione di occhio secco. Il 45% degli appartenenti al gruppo degli utilizzatori di lenti Proclear aveva una storia di occhi secchi e, come riportato dai ricercatori, alla linea di partenza ai punti del questionario “sento i miei occhi secchi durante il giorno” e “sento i miei occhi secchi a fine giornata” a Proclear non veniva dato un punteggio superiore di quello dato ad altri gruppi di lenti. L’incremento statisticamente significativo del punteggio nel gruppo dei portatori di Proclear, congiuntamente al fatto che un grande numero di utilizzatori di Poclear preferiva la lente test rispetto a quella abituale, supporta il fatto che la composizione e la geometria della lente O2Optix è particolarmente adatta per i pazienti con occhi secchi. Infatti, dopo un mese di utilizzo della lente test, è stato osservato, in tutti i gruppi, un miglioramento nei punti correlati agli occhi secchi. Nell’insieme, la valutazione è risultata favorevole alla lente test, fattore dovuto a una chiara preferenza nel gruppo degli utilizzatori delle lenti tradizionali in idrogel Biomedics 55 e Proclear. Nel gruppo degli utilizzatori di PureVision, una lente in silicone idrogel come la lente testata, dopo 1 mese d’uso non sono state evidenziate differenze significative tra la lente in uso e quella testata. a r t i c o l o Un silicone idrogel per l’uso diurno, flessibile e prolungato Questo sta ad indicare che la preferenza data in questo studio potrebbe essere stata guidata da una migliore trasmissibilità all’ossigeno, piuttosto che da una variazione di tipo applicativo, o di sensazione di secchezza o da sintomi clinici. In conclusione, l’elevata permeabilità all’ossigeno delle lenti in silicone idrogel confrontata con quella delle lenti tradizionali in idrogel, fornisce una risposta fisiologica superiore sia nell’uso diurno che in quello flessibile. Questi risultati sembrano promettere il successo delle lenti in silicone idrogel come materiale di prima scelta sia per l’uso diurno che flessibile. Bibliografia 1. Papas EB, Vajdic CM, Austen R, Holden BA, High oxygen transmissibility of soft contact lenses do not induce limbal hyperemia. Curr Eye Res 1997;16:942-8. 2. du Toit R, Simpson T, Fonn D, Chalmers R. Recovery from hyperemia after overnight wear of low and high transmissibility hydrogel lenses. Curr Eye Res 2001;22:68-73. 3. Dumbleton KA, Chalmers RL, Richter DB, Fonn D Vascular response to extended wear of hydrogel lenses with high and low oxygen permeability. Optom Vis Sci 2001;78:147-51. 4. Brennan NA, Coles ML, Comstock TL, Levy B One-Year Prospective Clinical Trial of balafilcon A (PureVision) Silicone-hydrogel Contact Lenses Used on a 30-Day Continuous Wear Schedule. Ophthalmol 2002;109:1172-7. 5. Morgan PB, Efron N. Comparative performance of two silicone hydrogel contact lenses for continuous wear. Clin. Exp. 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Crediti ECM con Le scuole di lac Le scuole di lac sono il naturale proseguimento di un’attività iniziata 10 anni fa con la fondazione della rivista lac. L’obiettivo di questa iniziativa, come quello del progetto da cui nasce, è quello di incoraggiare e promuovere la cultura e la conoscenza delle lenti a contatto. Le scuole di lac offrono l’opportunità di seguire corsi a moduli monografici così da ritagliare un percorso di aggiornamento sulla base delle proprie conoscenze, bisogni e obiettivi. Una nuova generazione di lenti a contatto è ora disponibile. Nella stampa specialistica, così come nei congressi e convegni intorno al mondo, professionisti e tecnici trattano e discutono sull’importanza della trasmissibilità all’ossigeno per un uso sano delle lenti a contatto. Capire la richiesta e la quantità di ossigeno disponibile durante l’uso delle lenti a contatto è una questione fondamentale per gli applicatori. E allora perché non iniziare proprio da questo argomento intorno al quale oggi ruota il dibattito scientifico? È proprio su queste conoscenze che si innesca il più radicale tra i cambiamenti nel comportamento del contattologo dalla nascita delle lenti a contatto morbide. Quanto ossigeno serve alla cornea? è il corso con cui Le scuole di lac danno vita all’iniziativa e rispondono a questo bisogno di sapere. Il programma, che prevede lezioni teoriche e sessioni pratiche, è stato preparato in collaborazione con AILAC (Accademia Italiana Lenti a Contatto). Con il contributo di Patrocinio e Supervisione Scientifica Provider Scheda del corso Titolo: Docenti: Durata dell’attività formativa: Obiettivi: Contenuti: Crediti ECM: Quota di patecipazione: Partecipanti: Iscrizione: Quanto ossigeno serve alla cornea? L. Lupelli, F. Zeri, A. Calossi, A. Fossetti, N. Pescosolido, R. Rosa, P. Giorno, M. Maltese 15 ore Questo modulo educativo è finalizzato all’aggiornamento teoricopratico delle conoscenze sulle richieste di ossigeno da parte della cornea e sul modo in cui le lenti a contatto possono interferire con tali richieste; rappresenta quindi un bagaglio teorico e pratico utile nella pratica contattologica di tutti i giorni. Il corso prevede una serie di relazioni teoriche sull’anatomia, la fisiologia e il metabolismo corneale, per poi analizzare il fabbisogno critico di ossigeno e come questo raggiunga la cornea di un portatore di lenti a contatto. Quanto sviluppato nella prima parte permetterà di prendere in esame le alterazioni corneali indotte dall’ipossia, nonché il ruolo e l’importanza dell’ossigeno nell’applicazione delle lenti a contatto, alla luce delle nuove conoscenze. Nel corso verranno utilizzati, in modalità operativa, immagini e casi clinici che saranno discussi in gruppo. I partecipanti, inoltre, avranno la possibilità di effettuare direttamente una sessione pratica sulle tecniche di osservazione e quantificazione delle reazioni corneali indotte dall'ipossia corneale. In fase di accreditamento 200 Euro + IVA 30 Richiedere o inviare la scheda di iscrizione a: Istituto Benigno Zaccagnini via Ghirardini, 17 40141 Bologna tel. 051 480994 fax 051 481526 e-mail: [email protected] Ospitalità e calendario I corsi si svolgeranno dalla Domenica al Lunedì pomeriggio in alcune tra le più incantevoli località italiane. Cultura, arte, benessere e i nobili sapori della penisola, saranno parte integrante di questa esperienza che prevede, accanto alla parte didattica, un’originale serata domenicale che annovererà questo corso tra gli eventi da non dimenticare. Le più tradizionali Roma e Milano si alterneranno a località prestigiose come Sorrento e Portofino, o perle nascoste come Casciana Terme e il fascino del Lago di Garda. Sono disponibili presso la segreteria dell'Istituto B. Zaccagnini e CIBA Vision tutte le informazioni utili per il soggiorno e per accedere alle convenzioni attivate da Le scuole di lac. Gennaio ‘06 domenica 29 e lunedì 30 Terme di Toscana Febbraio ‘06 domenica 5 e lunedì 6 domenica 19 e lunedì 20 Milano Roma Marzo ‘06 domenica 19 e lunedì 20 domenica 26 e lunedì 27 Costiera Amalfitana Lago di Garda Aprile ‘06 domenica 9 e lunedì 10 Taormina Maggio ‘06 domenica 21 e lunedì 22 domenica 28 e lunedì 29 Riviera di Levante Emilia Romagna Giugno ‘06 domenica 11 e lunedì 12 Piemonte a r t i c o l o Il segreto per un buon bendaggio corneale è nella scelta della lente a contatto un caso clinico Fabrizio Bonci Optometrista, S.Opt.I. Sommario Le complicanze corneali indotte da una alterata dinamica palpebrale, secondaria ad una patologia neoplastica del sistema nervoso centrale (SNC), possono essere gestite abbinando al trattamento farmacologico l’uso di lenti a contatto. Le lenti in silicone idrogel (SI) possono rappresentare, per le loro proprietà fisiche e chimiche, la scelta ottimale fra tutte le altre metodiche e tipologie di bendaggio corneale e/o oculare. Si riporta il caso di una bambina con ulcera corneale da esposizione dove, con l’uso di lenti a contatto in SI a scopo teraupetico, si è potuti giungere alla guarigione in tempi brevi ed al controllo clinico delle recidive. Parole chiave Lac in silicone idrogel, uso terapeutico, patologia neoplastica celebrale infantile Introduzione Alcune neoplasie celebrali, spesso per la loro localizzazione, possono compromettere in modo permanente la motilità palpebrale, mantenendo costantemente la cornea esposta all’aria. Gli episodi di complicanze corneali da esposizione possono essere gestiti e ridotti mediante l’applicazione di lenti a contatto a regime prolungato. La disponibilità in commercio delle lenti in SI, oltre a permettere la correzione di ametropie, se utilizzate in porto continuo, possono anche assolvere a scopi terapeutici. La necessità di applicare come prima lente una lente in SI, piuttosto che idrogel convenzionale, è legata ad alcune caratteristiche dei materiali in SI. L’obiettivo di questo lavoro è quello di descrivere tali caratteristiche ed evidenziarne i benefici nella contat- Ricevuto il 1° aprile 2005. Accettato per la pubblicazione il 23 settembre 2005. 19 2005, vol. VII, n. 3 tologia medica teraupetica in un caso di bendaggio oculare preventivamente eseguito con garze. Descrizione del caso Il soggetto è una bambina di cinque anni inviata presso la struttura dove svolgo la professione di optometrista per l’applicazione di una lente a contatto terapeutica. Nel 2001 le viene diagnosticata una neoplasia celebrale del sistema nervoso centrale localizzata nel tronco encefalico, nota come Astrocitoma di I-II° bulbo pontino. La lesione ha compromesso l’attività motoria del lato sinistro del corpo (emiplegia sinistra). La visita oftalmologica e ortottica hanno rilevato la presenza di una lesione del V-VI e VII nervo cranico (prima branca del trigemino, abducente, e nervo facciale), con conseguente ipoestesia corneale, esotropia dell’occhio sinistro e lagoftalmo. 1 Inoltre, era visibile una posizione anomala del capo (PAC) per un deficit del IV nervo cranico (trocleare). La mamma riferiva di vedere costantemente l’occhio sinistro più “aperto”e più “rosso” rispetto all’occhio controlaterale. Nel 2004, a seguito del decorso della varicella, si è verificato il primo episodio di ulcera corneale con la completa regressione dopo trattamento farmacologico e bendaggio oculare con garze. Dal 2004 l’ulcera si manifestava periodicamente con tre/quattro episodi l’anno. Descrizione del materiale Fra le diverse tipologie di materiali messi a disposizione dalle aziende costruttrici di lenti a contatto, è stata utilizzata quella dei siliconi idrogel. Le lenti a contatto in SI possono rappresentare, grazie alle prestazioni cliniche superiori agli idrogel, la scelta ideale nelle applicazioni terapeutiche in uso continuo. La principale proprietà è rappresentata dall’alta permeabilità all’ossigeno che permette di superare i problemi legati all’ipossia corneale indotti dai materiali idrogel convenzionali quando usati nel porto continuo.2, 3, 4 È evidente che, quando si vuole applicare una lente a contatto ad uso continuo su una cornea a decorso patologico, l’ipossia corneale deve essere considerata un rischio responsabile di ulteriori compli- a r t i c o l o Il segreto per un buon bendaggio corneale è nella scelta della lente a contatto un caso clinico canze che possono compromette l’efficacia teraupetica dell’applicazione. Nelle lenti SI, l’ossigeno viene trasmesso attraverso la componente siliconica presente nel materiale. Nei materiali convenzionali in idrogel la permeabilità all’ossigeno è legata al contenuto idrico della lente, che ha una capacità limitata a dissolvere e trasportare ossigeno verso il tessuto corneale. Le lenti in SI, grazie al loro ridotto contenuto idrico hanno inoltre un tasso di disidratazione più basso e/o si disidratano più lentamente rispetto ai comuni idrogel; 5, 6 questa proprietà è di notevole importanza quando si devono applicare lenti a contatto nei casi di instabilità del film lacrimale o nella clinica dell’occhio secco. Nel caso trattato in questo articolo, è stata applicata una lente a contatto in SI prodotta da Ciba Vision; Night & Day a ricambio mensile e ad uso continuo fino a 30 giorni. La lente è costituita in materiale Lotrafilcon A (I° gruppo FDA). Lotrafilcon A è un materiale bifasico fluorosilicone idrogel, composto da unità macromonomeriche di fluorosilicone (fluorosilossano) che costituiscono la parte idrofoba della lente e garantiscono una elevata trasmissibilità all’ossigeno con un valore di Dk/t di 175x10-9. 7, 8 L’alta permeabilità all’ossigeno pari al valore di Dk di 140x10-11 è ottenuta mantenendo bassa la percentuale di acqua nella lente 24%. 9 Tuttavia, la presenza di acqua nel materiale rende il polimero più morbido e con la capacità di muoversi sulla superficie corneale, garantendo un comfort migliore e riducendo la formazione di depositi.10-11 Le due fasi succitate funzionano simultaneamente permettendo il passaggio continuo di ossigeno e di sali. Metodo di lavoro All’osservazione in lampada a fessura, la bambina presentava nell’occhio sinistro in zona corneale centrale (pupillare) e paracentrale una vasta area ulcerosa paragonabile al grado III del Corneal Ulcer Efron. 12-13 Gli obiettivi prefissi nell’applicare una lente a contatto in SI erano quelli di: • Isolare la cornea dalla continua esposizione all’aria causata dalla ridotta dinamica palpebrale; • Favorire la cicatrizzazione in tempi più brevi rispetto al bendaggio oculare eseguito con garze, agendo come supporto per la rigenerazione epiteliale e favorendo una corretta riepitelizzazione riducendo i traumi indotti dalla palpebra; 14 • Coadiuvare il trattamento farmacologico, in modo da potenziarne l’efficacia attraverso il controllo dell’eluizione del principio attivo nell’occhio; 15 • Eliminare il bendaggio oculare con le garze responsabile di fenomeni di sensibilizzazione registrati in aree cutanee orbitali. Nella fase pre applicativa è stata valutata la funzionalità lacrimale mediante la misura dell’altezza del menisco lacrimale marginale inferiore (MLMI), il test di Schirmer 1, e il diametro dell’iride visibile (DIV). La valutazione del MLMI è stata effettuata senza l’uso di fluoresceina, in modo da non alterarne la misura. La stima è stata ottenuta utilizzando il fascio di luce proveniente dal sistema illuminante della lampada a fessura orientato orizzontalmente e man mano ristretto fino ad ottenere la stessa altezza del MLMI. Il valore ottenuto era inferiore a 0.1 mm ed evidenziava la presenza di una secchezza oculare. Maggior difficoltà si sono invece verificate con il test di Schirmer 1, in particolare nel mantenere nel tempo previsto la strisciolina di carta nel fornice congiuntivale inferiore, invalidando il test. Il diametro dell’iride visibile è stato rilevato mediante un regolo millimetrato. Il suo valore è stato valutato in 11.0 mm. Non è stato possibile rilevare i parametri corneali a causa dell’impossibilità fisica da parte del paziente a mantenere la posizione eretta e la fissazione della mira dell’oftalmometro e dell’autocheratometro. Il raggio della zona ottica posteriore (BOZR) della lente definitiva è stato scelto mediante set di prova. Sono stati valutati il centraggio, il movimento al test di spinta e il movimento dopo ammiccamento di una lente con BOZR di 8.40 mm e una di 8.60 mm con un diametro totale TD di 13.80 mm. Applicata la prima lente di prova in 8.40 mm, il centraggio in posizione primaria e secondario di sguardo era buono. Il movimento della lente al fine di garantire la fuoriuscita dei detriti cellulari era assente. Al test di spinta la lente opponeva resistenza al decentramento. Il suo recupero verso la posizione iniziale era molto veloce e l’escursione della lente dopo l’ammiccamento era inferire allo 0.3 mm circa. Al fine di prevenire le complicanze pericheratiche e congiuntivali da lente stretta è stata applicata la seconda lente di prova in 8.60 mm. In posizione primaria e secondaria la lente assumeva una posizione lievemente decentrata, con stima di circa 0.45 mm. Era apprezzabile un modesto movimento. Al test di spinta la lente non opponeva resistenza al decentramento e recuperava la sua posizione iniziale senza grosse difficoltà. L’escursione della lente dopo ammiccamento era di 0.40 mm circa. Valutati questi elementi, è stata scelta una lente con un BOZR in 8.60 e un TD di 13.80 mm. 20 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Il segreto per un buon bendaggio corneale è nella scelta della lente a contatto un caso clinico Risultati La bambina, dopo l’applicazione della lente in SI, è stata sottoposta a controlli periodici sia con il medico oftalmologo due volte alla settimana per la terapia medica e la valutazione dell’ulcera, sia con l’optometrista per il porto della lente a contatto. Gli effetti benefici delle lenti in SI si sono osservati già alla prima visita di controllo dopo i primi tre giorni di utilizzo, sebbene, durante la prima seduta di controllo, fosse stato registrato un dislocamento della lente al di fuori della regione corneale. In lampada a fessura l’area ulcerosa si era ridotta notevolmente ed era paragonabile al grado II della scala “Corneal Ulcer Efron”. Era presente ancora una vasta area di iperemia congiuntivale. Applicata una nuova lente a contatto con la stessa tipologia e geometria, già alla seconda visita di controllo, l’iperemia congiuntivale si era ridotta e il grado dell’ulcera corneale secondo la classificazione di Efron era compreso tra un I-II°. Alla terza visita, il quadro patologico dell’affezione corneale si era quasi del tutto risolto. Instillando fluoresceina era visibile nel quadrante inferiore della cornea una colorazione di II-III° della scala “Corneal Staining Efron” a causa della non completa chiusura palpebrale. Eliminata la fase acuta, le è stata prescritta una terapia antibiotica più blanda in associazione a dei sostituti lacrimali e al porto continuo della lente. Conclusioni L’esperienza di questo caso ha dimostrato i benefici clinici nell’applicazione di lenti a contatto in SI a scopo di bendaggio corneale. Con i materiali in SI è possibile superare i problemi legati all’ipossia corneale, favorendo l’impiego di tali lenti ad uso continuo che, nel caso sopra descritto, è stato finalizzato per scopi terapeutici. La scelta di applicare lenti a contatto, oltre a gestire in modo più efficace la patologia corneale, ha permesso di ridurre anche gli effetti psicologici sulla bambina, effetti legati al bendaggio oculare con garze. Questa combinazione di vantaggi ci consente di ipotizzare un miglioramento della qualità di vita della piccola paziente, sostenibile attraverso l’uso della lente a contatto a scopo teraupetico, nel lungo termine. Bibliografia 1. Paine RS, Oppe TE. 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Formichella P, Lenti a contatto per uso terapeutico, VII Congresso Biovision, San Teodoro, 28-30 Settembre 2002 Summary Corneal disorders secondary to eyelid alterations can be managed by the use of therapeutic contact lenses in conjunction with pharmacological treatments. Silicone hydrogel contact lenses may represent the first choice due to their clinical benefits, mainly their higher oxygen transmissibility, which may prevent further complications from oxygen deprivation, when the lens is used in continuous wear. The Author describes a case where a corneal ulcer in a child has been successfully treated by the mean of a therapeutic silicone hydrogel contact lens prescribed in continuous wear. The Author also speculates that an improvement of the patient’s quality of life can be obtained in this type of management where the use of the contact lens becomes a sustained form of aid in the long term. Key words Silicone hydrogel contact lenses, therapeutic use, cerebral pathology neoplasy 21 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Global Orthokeratology Symposium Chicago, 27-31 luglio 2005 Laura Boccardo Optometrista Figura 1 Panorama di Chicago dal lago Michigan. La terza edizione del Global Orthokeratology Symposium (GOS) si è svolta a Chicago dal 27 al 31 luglio 2005, nelle suggestive sale anni ‘20 dell’hotel Hilton Palmer House. Il GOS è l’unico congresso mondiale completamente dedicato all’ortocheratologia ed ogni anno raccoglie grande partecipazione da tutto il mondo, a testimoniare il crescente interesse della comunità scientifica riguardo al modellamento corneale con lenti a contatto. Quest’anno sono intervenuti relatori e congressisti in rappresentanza di 29 nazioni e di tutti i continenti. Alla sua terza esperienza nel Nord America, la prima negli Stati Uniti, dopo le due edizioni di Toronto, il GOS si interroga sulla sua vocazione di globalità, confrontandosi soprattutto con le variegate realtà dell’Asia e dell’Europa. In questo momento l’ortocheralogia viene praticata in numerosi paesi, di tutti i continenti, Ricevuto il 6 settembre 2005. Accettato per la pubblicazione il 12 ottobre 2005. paesi molto diversi fra loro per il substrato sociale ed economico, per la preparazione e il livello tecnologico degli applicatori e per le motivazioni dei pazienti. Come per le edizioni precedenti, il programma prevedeva una giornata introduttiva sui fondamenti dell’ortocheratologia, dedicata non solo ai neofiti, ma soprattutto a chi desiderava approfondire le basi delle tecniche di modellamento corneale. Durante i tre giorni del congresso vero e proprio si sono poi succeduti interventi di altissimo livello di esperti internazionali sulle più recenti ricerche in campo ortocheratologico, oltre ad una vasta rassegna di free paper e poster scientifici sui più vari argomenti riguardanti il modellamento corneale. L’agenda dei partecipanti iniziava alle 7.00 del mattino, con i seminari delle aziende durante la prima colazione, alle 8.00 iniziavano le relazioni in plenaria che continuavano fino alle 5.00 del pomeriggio, quando si finiva con la cena nello spazio espositivo. In tutto sono stati presentati 43 relazioni e 30 poster scientifici. L’Italia è stata rappresentata da Antonio Calossi che ha presentato una relazione sulla multifocalità del modellamento corneale ed un poster sulla biomecanica di una geometria esacurva a modellamento periferico. Il congresso si è aperto venerdì mattina con una sessione introduttiva sulla situazione dell’ortocheratologia nel mondo, seguita da una serie di relazioni, che hanno fatto il punto sulle più recenti ricerche sulla miopia ed i meccanismi della progressione mio22 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Global Orthokeratology Symposium Chicago, 27-31 luglio 2005 Figura 2 Joseph Barr e Nick Stoyen. Figura 3 Antonio Calossi. pica. Nel pomeriggio l’attenzione si è focalizzata sull’incidenza e sui fattori di rischio delle infezioni corneali legate all’ortocheratologia, argomento di grande attualità, perché spesso strumentalizzato dai detrattori di questa tecnica. È seguita poi una sessione in cui si è fatto il punto sulle attualità dell’impiego dell’ortocheratologia nell’astigmatismo, nell’ipermetropia e nella presbiopia oltre che nella miopia. La prima sessione del sabato mattina è stata dedicata all’impiego dell’ortocheratologia nei bambini, con particolare riferimento alla possibilità che l’applicazione di questo tipo di lenti possa avere un effetto di rallentamento sulla progressione della miopia. Quindi, sono seguite una sessione di free papers e la tradizionale consegna dei premi “alla carriera”. Quest’anno il GOS Founders Award è stato consegnato a Sami El Hage e Newton Wesley, per il loro pionieristico contributo allo sviluppo dell’ortocheratologia, mentre John Mountford ha ricevuto il Rodger Kame Award Lecture. La giornata di sabato si è conclusa con una sessione sui più recenti sviluppi dell’ortocheratologia, con particolare riferimento al modellamento corneale dopo chirurgia refrattiva e all’uso di lenti a contatto morbide per l’ortocheratologia, mentre per la domenica mattina era in programma un simposio di marketing. Vincitore della sessione poster è stato Edward Chow, con un poster sul controllo della progressione miopica. Figura 4 La sala plenaria durante i lavori congressuali. 23 2005, vol. VII, n. 3 L’organizzazione, caratterizzata da grande ospitalità, ci ha permesso anche di prendere qualche piacevole sosta dai serrati lavori congressuali, per ammirare lo spettacolare skyline della città dal lago Michigan o i fuochi d’artificio al Navy Pier, il molo sul lago che, abbandonata la sua funzione mercantile, è diventato il luogo di ritrovo e di divertimento per tutti coloro che vivono o passano da Chicago. Per informazioni: www.gos2005.com a r t i c o l o Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo Laura Boccardo Optometrista Figura 1 Villa Erba. Il titolo del terzo Convegno Assottica “Contattologia è successo”, che si è svolto a Cernobbio (Como) domenica 2 e lunedì 3 ottobre 2005, si basa su un gioco di parole che sottintende a diversi messaggi. Certamente è stato di buon augurio, perché la straordinaria partecipazione di congressisti che ha premiato anche quest’anno l’organizzazione, ci permette di affermare che il convegno è stato davvero un successo. Oltre 600 partecipanti hanno gremito le sessioni plenarie ed i corsi su cui si è articolato il congresso, ospitato nel suggestivo complesso di Villa Erba, sul Lago di Como. Soltanto il tempo, purtroppo, non è stato favorevole ai partecipanti che, sotto un’interrotta pioggia battente, si sono dovuti privare della spettacolare vista dei monti a picco nel lago o di qualche piacevole passeggiata nel parco secolare. Per esigenze legate all’accreditamento ECM e visto il gran numero di iscritti, quest’anno le sessioni plenarie sono state organizzate su due sale e ciò ha reso neces- Ricevuto il 7 ottobre 2005. Accettato per la pubblicazione il 12 ottobre 2005. sario un maggiore impegno nella regia dei vari interventi. Dopo un saluto “a reti unificate” da parte del Presidente di Assottica Giuliano Nannini, la relazione di apertura dei lavori è stata affidata ad Alessandro Lucchini e Claudio Maffei, fra i più noti esperti italiani di comunicazione e relazioni interpersonali. Nel loro intervento “Le relazioni virtuose in contattologia”, i due relatori hanno dialogato da una sala all’altra, illustrando la forza del linguaggio verbale e non verbale nel costruire relazioni positive e, quindi fruttuose, con i nostri interlocutori. La programmazione neuro-linguistica (PNL) insegna una serie di tecniche di comunicazione, che noi possiamo mettere in campo al fine di sedurre le persone che ci ascoltano. Ogni venditore sogna di essere, per i propri clienti, affascinante come la pasticciera di “Chocholat” (se non avete visto il film, fatelo al più presto): non tutti hanno un simile dono naturale, ma Lucchini e Maffei assicurano che tutti possono imparare. Con le relazioni successive, il congresso è entrato nel vivo della pratica contattologica. Philip Morgan, direttore dell’International Society for Contact Lens Research e responsabile dell’Istituto di Ricerca Eurolens Research all’Università di Manchester, nel suo intervento “Ritorno al futuro: rivisitazione di 10 anni di applicazioni di lenti a contatto” ha illustrato i risultati di una ricerca sulla situazione del mercato delle lenti a contatto, condotta interpellando gli applicatori 24 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo Figura 2 Philip Morgan. Figura 3 Grame Young. in 12 paesi del mondo. Un’attenta analisi della reazione degli specialisti all’introduzione di prodotti nuovi, come per esempio il silicone idrogel, ci consente di comprendere le loro preoccupazioni, di confrontare le differenze fra i vari paesi e di prevedere la probabile reazione alle future innovazioni del settore. Alcune nazioni, come l’Olanda, dove per altro le lenti a contatto sono più diffuse che in tante altre realtà, sono più ancorate a lenti tradizionali, come le lenti morbide di lunga durata o le lenti rigide; altri paesi, come l’Australia, hanno visto invece una larga diffusione di tecniche più innovative, come le lenti giornaliere disposable e il porto continuo delle lenti in silicone idrogel. Grame Young, direttore dell’Istituto di Ricerca Visioncare Research, con la sua relazione “Come evitare il drop out”, ha introdotto il problema dell’abbandono dall’uso delle lenti a contatto, tema ripetutamente ripreso anche da altri relatori durante i due giorni di convegno. La principale causa di drop out è il discomfort, cioè l’uso di lenti per varie cause fastidiose e spesso questo fastidio viene attribuito all’occhio secco. Circa nell’ 80% dei casi l’abbandono potrebbe essere evitato o recuperato, utilizzando opportune strategie. Young ha proposto una serie di mosse che consentono sia di prevenire l’abbandono, sia di recuperare i portatori persi: identificare i soggetti a rischio, che presentano comfort non prefetto, visione insoddisfacente e riduzione dei tempi d’uso; evitare le complicanze, programmando sostituzioni frequenti e insistendo sull’igiene e la compliance; migliorare la comodità d’uso, ricorrendo all’uso continuo, a lenti giornaliere, o a lenti più maneggevoli; massimizzare il comfort, ottimizzare la visione anche in caso di astigmatismo o presbiopia, utilizzare un’ampia gamma di prodotti, quindi effettuare controlli e richiami dei portatori persi, proponendo nuove e più moderne alternative. Ad Alessandro Farini, fisico ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Ottica Applicata del CNR, è stato affidato il compito di condurre una lezione su “Le basi fisiche delle prestazioni visive”. Con una verve ed un’espressività davvero coinvolgenti, Farini ha guidato la platea in un breve viaggio attraverso le componenti fisiche del processo visivo, senza la pretesa di esaurire un argomento che, da un lato sarebbe estremamente vasto, dall’altro rimarrebbe comunque incompleto, perché solo parziale è il peso della fisica nella visione. Se l’occhio fosse uno strumento scientifico, nessuno scienziato lo comprerebbe, eppure proprio nelle sue imperfezioni l’occhio trova la sua forza, che gli permette di essere il miglior compromesso possibile nella vastità di situazioni che deve affrontare. La relazione di Filippo Fabbrica “Redditività delle lenti a contatto nell’azienda ottica: modelli a confronto”, ha affrontato gli aspetti più strettamente imprenditoriali della gestione delle lenti a contatto. 25 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo Scopo della relazione era quello di confrontare due modelli di business dell’azienda ottica attraverso l’analisi di due ipotetici negozi: un negozio che, pur avendo all’interno dell’offerta complessiva anche le lenti a contatto, le considera più come un male necessario che un’area di affari, e un negozio che ritiene profittevole gestire in modo attivo anche l’area lenti a contatto e pertanto mantiene il necessario assortimento, promuove anche le lenti a contatto e aggiorna costantemente il personale anche in quest’ambito. Anche se un’analisi superficiale dei risultati non fa altro che confermare il risultato ovvio che il margine di profitto sulle vendite degli occhiali è più alto di quello sulle lenti a contatto, una valutazione più approfondita dimostra come questo comparto possa aiutare l’impresa a perseguire una redditività più costante e sostenibile nel tempo. Nella giornata di lunedì, Philip Morgan ha aperto i lavori nella sala plenaria con la relazione “Gestione del comfort per il successo in contattologia”. La presentazione ha illustrato le conoscenze attualmente in nostro possesso riguardo alla sensibilità della superficie oculare ed ha passato in rassegna i fattori determinanti per il comfort delle lenti a contatto: fattori fisici relativi alla lente, considerazioni sui tessuti oculari e il film lacrimale. Esiste una serie di strategie di gestione che si possono applicare quando un soggetto sta valutando la possibilità di smettere di portare le lenti a contatto. Tra queste figurano la possibilità di cambiare tipo o modello di lente, di cambiare le modalità d’uso o prescrivere colliri lubrificanti. Michel Guillon, membro della Commissione Tecnica lenti a contatto CEN/ISO e del Consiglio medico e scientifico della Tear Film and Ocular Surface Society, si Figura 4 Michel Guillon. è occupato della “Valutazione del film lacrimale nella pratica contattologica”. Il film lacrimale agisce come un lubrificante tra la lente a contatto e la palpebra durante l’ammiccamento e le sue anomalie hanno un impatto negativo sul comfort. Guillon ha illustrato nel dettaglio queste anomalie ed i test che si possono effettuare per caratterizzare il film lacrimale dei portatori di lenti a contatto. Pietro Gheller ed Edoardo Marani, nella loro relazione a quattro mani “Una buona manutenzione per un buon comfort”, hanno animatamente dibattuto il tema della cura delle lenti a contatto, cercando di fare il punto sui successi che i sistemi di manutenzione più recenti sono riusciti ad ottenere e su quali problemi restano ancora aperti. La platea è stata chiamata a partecipare attivamente al dibattito, con un sistema interattivo che permetteva ad ogni partecipante di fornire la propria risposta alle domande dei relatori, e quindi visualizzare sullo schermo in tempo reale la statistica delle risposte date. Qualche sorpresa nelle risposte, in effetti, c’è stata e questo ribadisce quanto sia importante dare un’informazione sempre più ampia e dettagliata sull’argomento della manutenzione. Di fronte ad un fastidio o intolleranza all’uso delle lenti a contatto, i liquidi di manutenzione sono sempre i maggiori indiziati. Senza arrivare all’estremo rimedio delle lenti giornaliere disposable, cambiare sistema di manutenzione o anche solo utilizzare meglio i liquidi già in uso, può risolvere gran parte dei problemi, prima di arrivare al drop out. Tornando agli argomenti relativi al management, Stuart Jolly, direttore del Gruppo Indigo Lighthouse, ha portato la sua esperienza internazionale nello sviluppo del Contact Lens Management System, un sistema di sostegno al punto vendita, che permette la gestione integrata dei servizi al portatore di lenti a contatto. Nel suo intervento “Nuove proposte per la gestione del portatore”, Stuart Jolly ha illustrato i successi ottenuti con l’applicazione di questo sistema, oggi indicato come un esempio di business. Il Contact Lens Management System gestisce i rapporti con i portatori di lenti a contatto per conto dei clienti, sia grandi catene europee, sia ottici indipendenti, coordinando la fornitura dei prodotti, generalmente tramite spedizioni a domicilio, ed i pagamenti. A conclusione del convegno sono tornati in scena Claudio Maffei ed Alessandro Lucchini, che come ormai ci hanno abituato, hanno condotto un intervento decisamente frizzante e fuori degli schemi, a base di musica, aneddoti, spezzoni di film e grande coinvolgimento della platea. Nel pomeriggio del lunedì, le aziende di Assottica 26 2005, vol. VII, n. 3 a r t i c o l o Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo Figura 5 Uno dei corsi che ha animato il convegno Assotttica 2005. Gruppo Contattologia si sono ritagliate ognuna uno spazio autogestito per la promozione dei propri prodotti o della propria filosofia aziendale. In parte sovrapposti alle sessioni plenarie, si sono svolti anche otto corsi monotematici, ripetuti a diversi orari durante i due giorni di convegno: sei corsi di contattologia clinica e due corsi di comunicazione. Antonio Calossi e Luigi Lupelli hanno tenuto il corso dal titolo: “Un film da rivedere: quello lacrimale”. Con la convinzione che il successo di un’applicazione di lenti a contatto dipenda in gran parte dall’interazione tra il film lacrimale e la lente stessa, i relatori hanno affrontato i problemi più diffusi legati ad una cattiva qualità delle lacrime, con lo scopo di individuare ed ottimizzare le strategie che possono permettere l’uso delle lenti a contatto anche a potatori problematici, mediante l’impiego di materiali e prodotti sempre più sofisticati. Rossella Fonte e Roberto Pregliasco, nel corso “Accuratezza ed efficienza nell’esame biomicroscopico in contattologia”, si sono occupati delle tecniche di osservazione con lampada a fessura e dell’impiego di questo strumento nella pratica contattologia, sia nella fase pre-applicativa, sia nel follow-up. Il corso “Gli adolescenti e le lenti a contatto: l’applicatore tra scelte tecniche e dinamiche psicologiche” è stato tenuto da Fabrizio Zeri, optometrista e psicologo, e da Maurizio Maltese, psicologo e psicoterapeuta presso un Consultorio Giovani. Gli adolescenti 27 2005, vol. VII, n. 3 si avvicinano sempre più precocemente alle lenti a contatto, in un’età caratterizzata da grandi insicurezze e contrasti. Alcune caratteristiche comportamentali tipiche di questa età possono favorire l’applicazione di successo di lenti a contatto, altre addirittura minarne la sicurezza. Se le competenze tecniche richieste nel momento di applicare le lenti a contatto su un adolescente sono sostanzialmente quelle che si richiedono anche per un adulto, tutto ciò che riguarda la relazione e la comunicazione deve invece essere attentamente calibrato, tenendo conto della maturità del ragazzo e dei rapporti con i genitori che lo accompagnano. Grame Young si è occupato di “Nuovi approcci nell’applicazione di lenti a contatto morbide toriche”. Grazie allo sviluppo di nuove geometrie, che permettono maggior facilità di adattamento e di orientamento anche per le lenti a ricambio frequente, le lenti a contatto morbide toriche stanno conoscendo una sempre maggiore diffusione. Durante il corso, il relatore ha descritto la geometria delle lenti di nuova generazione, spiegando quali sono le forze che agiscono sulla lente determinandone l’orientamento e la stabilizzazione, anche con l’ausilio di curiosi filmati che permettono di rallentare il movimento dell’ammiccamento palpebrale per analizzarne i minimi dettagli. Young ha quindi illustrato la procedura da seguire per ottimizzare i risultati di un’applicazione di lenti morbide toriche, con particolare riferimento alla selezione del paziente ed alla soluzione dei problemi post-applicativi. Alessandro Farini e Giancarlo Montani si sono occupati degli “Effetti della geometria di una lente a contatto sulla qualità della visione”. Dopo una breve introduzione dedicata allo studio delle aberrazioni dell’occhio e della sensibilità al contrasto, i relatori hanno spiegato quali possono essere gli effetti sulla visione di lenti a contatto a diverse geometrie, ed in a r t i c o l o Convegno Assottica 2005 Contattologia è successo Figura 6 Plenaria. particolare con particolari caratteristiche di asfericità. Michel Guillon, nel suo corso “Valutazione preliminare del film lacrimale”, ha approfondito i temi trattati in sala plenaria, illustrando la struttura del film lacrimale e le caratteristiche che possono essere osservate mediante la lampada a fessura ed il Tearscope. Per quanto riguarda i corsi di comunicazione, Claudio Maffei ha approfondito gli aspetti non verbali della comunicazione, nel suo corso “Le relazioni virtuose con l’ametrope”. Solo il 7% di ciò che comunichiamo viene trasmesso con le parole, l’altro 93% viene espresso non verbalmente dal nostro modo di muoverci e di atteggiarci nei confronti dell’interlocutore. Saper controllare questi nostri atteggiamenti, ci permette altresì di controllare l’effetto della nostra comunicazione sull’altro. A l e s s a n d r o Lucchini, nel corso “La magia delle parole in contattologia”, ha illustrato invece le tecniche più strettamente verbali attraverso cui possiamo far presa sul nostro interlocutore, nell’intento che la nostra pratica contattologica diventi sempre più un successo. Analizzando a posteriori gli argomenti trattati nelle relazioni cliniche del congresso di quest’anno, si nota una prevalenza dei temi riguardanti il comfort, inteso sia come tollerabilità della lente a contatto, sia come confort visivo. Una sempre maggiore competenza degli applicatori riguardo i nuovi materiali e prodotti che l’industria sviluppa e migliora di anno in anno, può permettere di migliorare la qualità di vita degli utilizzatori e quindi dare un sempre maggiore impulso al mercato delle lenti a contatto. In questi due giorni abbiamo imparato quanto sia utile raffinare le capacità comunicative per riuscire a trasmettere in modo efficace le nostre conoscenze tecniche, ma anche quanto sia importante potenziare le nostre conoscenze tecniche per avere contenuti rilevanti da comunicare. 28 2005, vol. VII, n. 3 r u b r i c a tips & tricks Laura Boccardo Lenti in silicone-idrogel capovolte Uno studio sulla sicurezza delle lenti cosmetiche Sono stati riportati diversi casi di variazioni topografiche e refrattive reversibili dovute all’uso di lenti in silicone idrogel (SI) capovolte. Le lenti in silicone idrogel sono più rigide delle ordinarie lenti morbide idrogel e, quando vengono indossate capovolte, provocano un indesiderato effetto di appiattimento centrale della cornea, specialmente se usate la notte. Maggiori sono la rigidità e lo spessore, cioè il potere della lente, maggiore è la probabilità che si crei questo effetto. In molti casi, la topografia corneale rivela un anello rosso ben definito, simile a quello che si osserva dopo la chirurgia refrattiva o l’ortocheratologia e, sulla base di queste osservazioni, alcuni ricercatori stanno studiando l’impiego intenzionale delle lenti SI per l’ortocheratologia (The Use of Soft Contact Lenses for Orthokeratology, Jennifer Choo, GOS, 28-31 Luglio 2005). Il problema nasce quando il paziente non si accorge di aver invertito la lente e, dopo una settimana o un mese di uso continuo, si toglie le lenti e si ritrova con una visione annebbiata, senza apparente motivo. In questi casi si possono osservare variazioni refrattive fino a 2.00 D. Quindi, se un paziente lamenta visione sfuocata dopo aver rimosso le lenti, è utile verificare se c’è un’alterazione topografica che potrebbe essere giustificata dall’uso di lenti capovolte. Per evitare simili inconvenienti, bisogna insegnare sempre ai pazienti come riconoscere il verso della lente e sollecitarli a controllarlo tutte le volte che le indossano. 29 Uno studio statunitense (Steinman TL, Fletcher M, Bonny AE, et al. Over-the-Counter Decorative Contact Lenses: Cosmetic or Medical Devices? A Case Series. Eye Contact Lens. 2005 Sep; 31(5):194-200) mette in evidenza la maggiore incidenza di complicanze nei portatori di lenti cosmetiche neutre, che non siano stati adeguatamente istruiti sul loro uso e manutenzione. Sono stati analizzati 159 casi, il 23% dei quali portava lenti cosmetiche neutre. I partecipanti allo studio hanno ammesso di essersi procurati le lenti da canali non specialistici nel 51% dei casi. I ricercatori hanno trovato 12 neo-portatori che hanno avuto gravi problemi di dolore ed arrossamento acuti dopo essersi messi delle lenti cosmetiche neutre. Nessuno di loro si era rivolto ad un professionista del settore eye care. A partire dal 29 luglio 2005 negli U.S.A. le lenti cosmetiche sono state dichiarate Medical Devices e necessitano, come le altre lenti a contatto, della prescrizione dell’optometrista o dell’oftalmologo. Questo provvedimento permetterà di contrastare la vendita non autorizzata delle lenti cosmetiche neutre, specialmente attraverso internet, che è diventato un problema rilevante. Lo studio ha messo in relazione la vendita senza un’adeguata assistenza con l’insorgenza delle complicanze. Per quanto la situazione nel nostro paese sia diversa, questi risultati ci devono sollecitare a dedicare alle lenti cosmetiche la stessa attenzione che abbiamo per l’applicazione di tutte le lenti morbide correttive, non tralasciando mai di for- 2005, vol. VII, n. 3 nire un’adeguata istruzione al portatore. Ogni lente a suo posto Il 28 agosto 2005 William Press ha pubblicato questo suo tip su Contact Lens Today: se un paziente lamenta irritazione ad un solo occhio ed ha la stessa correzione nei due occhi, provate ad invertire le lenti per stabilire se il problema dipende dalla lente o dall’occhio. La settimana successiva, un altro collega esprime alcune perplessità su questo metodo. Anche se le lenti sono state disinfettate, c’è il rischio di trasferire un’infezione da un occhio all’altro. Una soluzione più prudente sarebbe quella di sospendere l’uso della lente nell’occhio irritato, per vedere se il problema si risolve. Una volta passata l’irritazione, se quando si riprova a mettere la lente il problema si ripresenta, la colpa è sicuramente della lente. È meglio insegnare ai pazienti a non passare mai le lenti da un occhio all’altro: se voi stessi dite ad un paziente di scambiare le lenti una volta, gli metterete in testa l’idea che sia una cosa ben fatta, e invece non è così. Altrettanto pensa Bernard Stecher, che il 25 settembre scrive sempre su Contact Lens Today: quando applicate delle lenti a contatto con la stessa correzione fra i due occhi, dite al paziente di metterle sempre dalla stessa parte del contenitore e di non invertirle. Questa diventerà un’abitudine, così se la prescrizione dovesse cambiare in futuro, il paziente non dovrà imparare a tenere le lenti al posto giusto. Inoltre, potete spiegare al paziente che nel caso di un’infezione, come una congiuntivite, ci sono meno possibilità di farla passare da un occhio all’altro. r u b r i c a in libreria Laura Boccardo Manual of Gas Permeable Contact Lenses Seconda edizione Edward S. Bennet, Milton M. Hom 418 pagine, 30 illustrazioni 2004, paperback CD-ROM allegato Butterworth Heinemann Lingua inglese Questo testo fornisce una guida concisa, ma completa all’applicazione delle lenti a contatto RGP. Le lenti rigide gas-permeabili rappresentano per l’attuale contattologia un’opportunità importante, ma largamente sotto utilizzata. Se lo scopo è quello di offrire ai pazienti la soluzione migliore per ogni problema visivo che essi presentino, non si possono ignorare i benefici, in termini di buona qualità visiva, correzione dell’astigmatismo, geometrie multifocali, trattamento delle cornee irregolari e ortocheratolologia, che sono specifici delle lenti RGP. Malgrado ciò, per diverse ragioni le lenti rigide non vengono prescritte ad un’ampia percentuale di pazienti che ne potrebbero trarre beneficio. Certamente esiste il problema del comfort iniziale, inoltre la semplicità dell’applicazione delle lenti disposable le rende un’opportunità più appetibile, ma a questi aspetti si aggiunge per molti applicatori una mancanza di sicurezza nelle loro capacità di applicare e gestire le lenti RGP. Lo scopo di questo manuale è quello di affrontare i vari problemi legati alla gestione delle lenti rigide, suggerendo le strategie per rendere più comprensibile, e quindi più facile, l’applicazione sia delle lenti sferiche tradizionali, sia di quelle per i casi più specialistici. Il testo, molto maneggevole, ha un carattere clinico e può aiutare l’ap- plicatore a capire le basi per la selezione dei materiali, l’applicazione e il controllo delle lenti RGP, con l’aiuto delle immagini video del CD-ROM allegato. Il manuale si apre con un’introduzione dedicata alla fisiologia corneale e alle conseguenze dell’ipossia. La seconda sezione è dedicata alle proprietà dei materiali gas permeabili, mentre la terza sezione entra nel vivo della selezione del paziente, applicazione e gestione delle lenti: vengono descritte le procedure di esame preapplicativo e di controllo, i metodi di scelta e di valutazione delle lenti, l’uso della topografia corneale in contattologia e l’educazione del paziente. La quarta sezione presenta alcuni casi tipici e la soluzione dei problemi più frequenti, quindi si addentra negli argomenti più specialistici: cheratocono, astigmatismo, presbiopia, afachia, porto continuo, post-chirurgia refrattiva, controllo della progressione miopica e ortocheratologia. Naturalmente ognuno di questi argomenti meriterebbe un libro a sé stante, ma la lettura di questi capitoli può fornire un’utile introduzione a chi, presa confidenza con le applicazioni tradizionali, si avvicina alla contattologia più specialistica. Gli ultimi due capitoli forniscono un’ampia gamma di riferimenti, libri, istituti e siti internet, a chi vuole approfondire l’argomento. 30 2005, vol. VII, n. 3 r u b r i c a immagini di lac Fabrizio Zeri Un sorriso beffardo! L’epitelio corneale è il partner più importante per chi fa contattologia perché la sua compattezza rappresenta una barriera contro agenti patogeni potenzialmente infettivi. La barriera è garantita dalla continua rigenerazione che permette una veloce riparazione di eventuali perdite cellulari. L’integrità dell’epitelio viene valutata nella pratica contattologica con l’ausilio della fluoresceina e quantificata attraverso scale apposite come quella del CCLRU o di Efron (Lupelli 2002). Spesso le colorazioni corneali presentano pattern caratteristici che riportano a problematiche specifiche (Efron, 1999). Una di queste è la lesione arcuata epiteliale inferiore (Inferior Epithelial Arcuate Lesion, IEAL) meglio conosciuta con lo pseudonimo di smile stain, letteralmente colorazione a sorriso per la sua forma caratteristica. Il caso riportato nella foto è relativo ad una paziente alla sua prima applicazione di lenti toriche morbide mensili (OO sf-0.25cil1.25180°). La paziente si presenta al controllo finale, dopo il periodo di adattamento, piuttosto soddisfatta per comfort e visione anche se riporta una leggera sensazione di secchezza oculare dopo 5/6 ore di uso; sensazione abbastanza sopportabile e/o eliminabile mediante l’utilizzo di una lacrima artificiale. Al controllo effettuato dopo 10 ore d’uso, rimuovendo le lac (che risultavano piuttosto ferme) e istillando fluoresceina è evidente una colorazione puntata (tipo I-II) in zona corneale 5 31 2005, vol. VII, n. 3 (CCLRU grading scale). Seppure la colorazione non assume in questo caso l’aspetto di un sorriso siamo certamente in presenza di una IEAL. Si ritiene che l’esfoliazione epiteliale nella IEAL sia causata da una catena Figura 1 di eventi: la componente acquosa del film pre-lente tende ad evaporare tra un ammiccamento e l’altro e viene rimpiazzata dall’acqua libera nella maglia della lente (che disidratandosi si stringe diminuendo la mobilità) o da quella post lente per evaporazione, il film lacrimale tra lente e cornea si consuma e l’epitelio si disidrata e/o può aderire alla superficie interna della lente, perdendo cellule. La localizzazione nel settore inferiore è legata al fatto che l'ammiccamento è spesso incompleto e la porzione di film lacrimale che non viene ben ripristinata è proprio quella inferiore. La condizione è quindi prototipica in contattologia morbida di un occhio secco marginale o di un eccessiva disidratazione e per questo va prontamente individuata attraverso un indagine in fluoresceina (Korb e coll, 2002). Anche se lo Smile Stain è spesso asintomatico, è importante cercare di eliminare il segno clinico sia perché esso rappresenta pur sempre una alterazione della barriera epiteliale, sia perché i sintomi di secchezza potrebbero insorgere esponendo il paziente a rischio di drop-out. Purtroppo non esiste una soluzione “universale”, viceversa la strategia di trattamento è quella di modificare una caratteristica della lente (che la letteratura ha indicato come potenzialmente utile) per poi valutare empiricamente il potenziale beneficio dal miglioramento dei sintomi soggettivi o oggettivi (quindi dalla riduzione e/o eliminazione dello smile stain). Le strategie potenzialmente “utili” da testare sono l’uso di: materiali a basso tasso di disidratazione, a idratazione più bassa, con maggiore spessore, non ionici, a frequente sostituzione (disposable), di tipo Silicone Idrogel. Rimangono poi altre strade come l’uso di sostituti lacrimali. Attenzione quindi quando un’applicazione sembra volgere al termine: il sorriso che ci offre una colorazione epiteliale all’ultimo controllo rischia di essere beffardo! Bibliografia Efron N. Contact lens complications. Butterworth-Heinemann. Oxford ,1999. Korb DR. E coll The tear film. ButterworthHeinemann 2002 Lupelli L. Scale di gradazione per immagini delle complicanze indote dall’uso di lenti a contatto. LAC 2002; IV(3): 10-19. Note per gli autori Lenti a contatto (lac) è una rivista il cui obiettivo è fornire ai professionisti del settore, ricercatori e studenti, informazioni aggiornate sulle ricerche cliniche e scientifiche nell’ambito dell’area contattologica, nella fisiologia e patologia dell’occhio esterno. La discussione deve essere limitata all’osservazione dei dati presentati. Articoli di rassegna bibliografica, casi clinici, descrizioni di nuovi strumenti o procedure dovrebbero essere costituiti da: sommario, introduzione, testo e commenti. Sono benvenuti tutti gli articoli originali a carattere clinico, di ricerca, rassegne bibliografiche, casi clinici ed editoriali che trattino argomenti legati alla contattologia. Possono anche essere pubblicate lettere attinenti lo sviluppo professionale e la sua evoluzione, l’educazione e gli eventi del settore. Bibliografia I riferimenti nel testo dovranno essere soltanto numerici e riportati con un corpo più piccolo ad apice. L’elenco dei riferimenti deve essere riportato in pagine separate del testo e dovrà essere redatto secondo le modalità sotto elencate, rispettando la punteggiatura e lo stile indicati: Tutti gli articoli devono essere inviati all’attenzione di: Marica Lava o Oscar De Bona CIBA Vision s.r.l. Via E. Mattei, 11, 30020 Marcon (VE) I lavori inviati non devono essere stati precedentemente pubblicati su altre riviste o presentati per la pubblicazione contemporaneamente ad altri giornali. Il testo dell’articolo, corredato da eventuali immagini, deve essere inviato in duplice copia per essere esaminato. Il lavoro deve pervenire anche su supporto magnetico. Dopo la revisione dei referees, l’autore corrispondente sarà informato sull’esito della revisione. Nel caso d’accettazione del lavoro presentato, farà seguito la documentazione necessaria per la cessione dei diritti. Dattiloscritto, dischetto e immagini originali, anche se non pubblicati, non saranno necessariamente restituiti. Preparazione del dattiloscritto e del supporto magnetico Articoli di riviste Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo dell’articolo, titolo della rivista abbreviato secondo le norme codificate, anno, volume, prima e ultima pagina in cui appare l’articolo. Nel caso che la numerazione delle pagine della rivista non segua un ordine annuale, accanto al numero del volume indicare, tra parentesi, anche il numero del fascicolo. Esempio di articolo da rivista Simmons PA, Tomlinson A e Seal DV. The role of Psedomonas aeruginosa biofilm in the attachment of Acanthamoeba to four types of hydrogel contact lens materials. Optom Vis Sci, 1998; 75: 860-866 Libri Cognome e iniziale del nome dell’autore/i, titolo e sottotitolo dell’opera con iniziali maiuscole, luogo di edizione, editore, anno, n. pagine. I dattiloscritti devono pervenire su fogli A4. Impostazione margine superiore 2,50 cm, inferiore e laterale, destro e sinistro, 2 cm. Per il frontespizio, il sommario, il testo, i ringraziamenti, la bibliografia, le tabelle e le didascalie delle illustrazioni utilizzare il carattere Times New Roman corpo 12. Le pagine devono essere numerate in modo progressivo iniziando dal frontespizio. Tutti i lavori accettati per la pubblicazione debbono pervenire anche su supporto magnetico, nei formati Macintosh e IBM compatibili elencati: MacWrite, Microsoft Word, Solo testo, R.T.F. Esempio di libro Fletcher R e Still DC. Eye Examination and Refraction. Oxford, Blackwell Science, 1998, 58-60. Frontespizio La prima pagina deve includere il titolo per esteso, ed eventualmente anche ridotto, il nome e cognome, per esteso, degli autori nella sequenza desiderata, eventuali istituti o enti d’appartenenza, il nome, l’indirizzo ed il numero di telefono dell’autore cui fare riferimento per la corrispondenza. Illustrazioni Per illustrazioni si intende materiale come: fotografie, disegni, grafici, tracciati, ecc. La qualità delle immagini deve essere elevata, i disegni e i grafici professionali. Ogni illustrazione deve essere numerata con lo stesso numero citato nel testo. Sono accettate fotografie in bianco e nero mentre immagini a colori devono pervenire, preferibilmente, in diapositiva. Le immagini devono essere tutte corredate di didascalia. Il retro di ogni immagine deve riportare le seguenti informazioni: - titolo del lavoro - numero della figura - nome del primo autore e una freccia indicante la parte alta della fotografia. Sommario Il sommario in lingua italiana, che non deve contenere più di 130 parole, deve essere riportato su una pagina separata. È auspicabile che l’autore sottoponga anche un sommario più esteso, massimo 230 parole, in lingua inglese. Entrambi devono contenere la parte centrale del tema trattato, il metodo di lavoro, i risultati e le conclusioni. Parole chiave Per facilitare la schedatura degli articoli indicare da 3 a 7 parole chiave per ogni articolo. Tali parole chiave, in lingua italiana ed inglese, debbono seguire i relativi sommari. Testo Gli articoli di ricerca dovranno essere comprensivi di: introduzione, descrizione del materiale, metodo di lavoro, risultati e discussione. L’introduzione deve riportare in modo conciso gli obiettivi dello studio. Il materiale e i metodi utilizzati devono essere descritti in dettaglio, mentre i risultati dovrebbero essere descritti in maniera succinta. Nel caso che si faccia riferimento ad un capitolo di libro: Woodward G. Clinical applications of contact lenses. In Edwards K. e Llewellyn R. Optometry. London, Butterworth, 1988, 486-500. Tutte le citazioni devono essere organizzate sulla base della numerazione del testo e non secondo l’ordine alfabetico. Organizzazione e spedizione del supporto magnetico È indispensabile che il file rispecchi le caratteristiche finali dell’articolo. L’etichetta del supporto deve riportare: - il nome dell’autore corrispondente - un titolo dell’articolo, eventualmente ridotto - il sistema operativo - il formato - il processore word utilizzato, con versione e numero Materiale aggiuntivo come tabelle, legende, bibliografia ecc. devono essere salvati su file individuali, uno per ogni categoria; particolarmente gradita è la preparazione di un file legenda. 32
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