Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d`Otranto (secc

Transcript

Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d`Otranto (secc
Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d'Otranto
(secc. XVII - XIX)
Maria Antonietta Epifani
Nel periodo storico preso in esame, la folla analfabeta che abitava la
Terra d'Otranto credeva nel potere taumaturgico di una formula, nella vigorosa capacità della parola di uccidere, nella forza di ogni genere di
umore del corpo umano e animale di arrecare morte o vita agli altri esseri umani e nella possibilità di guarigione con l'imposizione delle mani. "Ciò che accadeva all'uomo non si misurava con la logica né con il
metro della civiltà dei filosofi. Tutto si muoveva nel segno di un mistero religioso; la natura non era un fatto obiettivo, esterno, calcolato con
leggi fisiche e matematiche ma portava i segni profondi dell'impronta
divina. Tutte le attività dell'uomo, pastore, contadino e borghese, convergevano verso questa forma di magia" 1 .
L'onnipotenza di colui che stava al di là e che con la sua azione influenzava e stabiliva i canoni sul senso da dare alla vita e sulla visione
della morte, si manifestava sempre tramite un evento straordinario. La
stregoneria e la santità, le due facce della medaglia, si mostravano alquanto confuse e intercambiabili nei confini e qualificare un evento eccezionale come manifestazione di una santità glorificata o come ignobile frutto di stregoneria diabolica, era la prerogativa esclusiva della gerarchia ecclesiale, l'unica fonte autorizzata a decidere in merito 2 .
I G. DE ROSA, Vescovi, popolo e magia nel Sud, Napoli, Guida, 1978, p. 58.
2 Cfr. P. DINZELBACHER, Santa o strega? Donne e devianza religiosa tra Medio
Evo ed età Moderna, ECIG, 1999. L'autore, laico medievalista tedesco, sostiene in
proposito che: "Se già i contemporanei ritenevano 'dubbi' moltissimi casi, ciò è dovuto alla loro effettiva ambiguità in un sistema — la religione cristiana — che in virtù della polarità Dio/Diavolo conteneva tratti di dualismo sviluppatisi poi lungo la
sua storia, anche se non nella misura di altre fedi" (p. 165). "Dal punto di vista fenomenologico il referente soprannaturale delle sante è il Dio della religione cristiana, quello delle streghe il Diavolo della stessa religione, dotato delle medesime funzioni. Più che in altri àmbiti della fede cristiana, nell'immaginario collegato alla
stregineria il Maligno appare quale Anti-Dio sui iuris, e non quale Tentatore previamente sconfitto da Gesù" (p. 167).
13
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di IMAGO - Lecce
Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d'Otranto (secc. XVII - XIX)
Per la collettività illetterata era, in ogni caso, il segno visibile di un
accadimento straordinario e la manifestazione del soprannaturale. "I devoti delle campagne possono benissimo associare un comportamento
precettistico con la pratica magica. Basti pensare all'uso dei sacramentali, delle ostie consacrate, dell'olio santo per le guarigioni. (...) Tuttavia l'uso magico dei sacramenti, dei batuffoli d'ovatta impregnati dell'olio dell'estrema unzione, o dell'ostia consacrata (...) vanno riferiti alla vasta richiesta del miracolo" 3 . Nella terra d'Otranto, così come in tutta quanta l'Italia negli anni presi in esame, la pendolarità fra sacro e profano, favoriva la coabitazione dei santi con i demoni, i quali rappresentavano entrambi la necessità dell'uomo di credere in un luogo altro, diverso da quello quotidiano.
Il possibile al di là voleva significare la separazione provvisoria dalla miseria, dal digiuno e dalla durezza del lavoro; indicava, anche se di
breve durata, una sorta di abbandono al richiamo dei sensi e al piacere.
La crisi economica degli anni compresi tra il XVI e il XVIII secolo,
seguita da una serie di carestie, fece aumentare l'esercito dei disoccupati e rimpinguò le fila del vagabondaggio che si ingrossarono smisuratamente. Ai nostri giorni potrebbe sembrare impensabile che la maggior
parte degli individui vivesse ai margini dell'esistenza, sempre in fuga per
necessità dalla norma e dal buon senso e sempre in picchiata verso una
vita randagia e animalesca. Questa classe sociale abietta e indigente fa
"risalire a Dio la responsabilità di uno stato sociale intollerabile, sia nell'ordine morale come in quello fisico; dato che Dio trascura le sofferenze degli avviliti e degli oppressi e dà sempre maggiore forza ai persecutori, al Prete, al Re, al ricco, dato che la Chiesa li abbandona, è giusto
che lo sventurato si rivolga al Diavolo 4 ".
Occhi di dolore, volti segnati dalla fame, mani tarmate dalla fatica:
questa era l'immagine ricorrente dell'universo malinconico della plebe,
irretita in una realtà angosciosa e senza uno spiraglio di luce nel quadro triste della depressione economica. La povertà estrema e l'indigenza più nera suggeriscono, pertanto, agli uomini "l'estremo appello al
3
G. DE ROSA, Religione popolare o religione prescritta? In Chiesa e religione
popolare nel Mezzogiorno, Bari, Laterza, 1978, pp. 15-16.
4 Cit. da a ALAIMO, in Streghe, Demoni e inquisitori: Magia-stregoneria, osse,ssioni-esorcistni, Roma, Edizioni Mediterranee, 1990, p. 118.
14
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di IMAGO - Lecce
Maria Antonietta Epifani
diavolo, poiché il cielo non risponde più alle sue angosciate creature" 5 .
Nei fascicoli processuali ai quali si fa qui riferimento, parlano le deboli voci degli inquisiti che cercano di giustificare il loro operato di fronte alle impietose incriminazioni degli accusatori. E' gente di campagna
e di sesso femminile 6 che si sottomette al diavolo per piacere o per disperazione 7 ; sono "povere creature ignoranti, vecchie e prive di potere
(...) designate come capri espiatori di tutti i mali della società 8 " e, perlopiù, donne che vivono il dramma della solitudine e dell'abbandono e
che, indurite dalla mancanza di affetto e di considerazione da parte di
una società fortemente fallocratica, si riprendono la parola nello spazio
dello "straordinario" dove possono finalmente affermarsi come donne.
Infatti, hanno riscontrato sensibilità ed energie "particolari", la potenza
del linguaggio del corpo sovversivo, il desiderio e la capacità di esplorare l'universo, di sentirsi in sintonia con gli esseri che lo abitano, di rapportarsi anche all'invisibile" 9 . In questo modo sono riuscite ad andare oltre l'isolamento nelle quali erano state confinate, a imbastire momenti,
anche se passeggeri, di comunione con le altre compagne, a spartire il
dolore e la sofferenza traghettando sulla chiatta dell'arte stregonesca.
Negli strati più bassi della società, il diavolo"si configura in una sua
propria carnalità e corposità, poiché viene a rappresentare una proiezione dei mali concreti subiti dalle classi subalterne, dalla tempesta alla carestia, alla fame, ai fallimenti economici, alla morte. Il demonio contadino è una figurazione materiale e materialisticamente interpretabile" °.
E' il sovvertitore dell'ordine imposto da un'etica e rappresenta la violazione della morale; è la degenerazione dei valori e la destituzione del sacro e, ancora, si dichiara apertamente l'araldo di un mondo diverso da
quello terrestre. Il Diavolo, personifica nella sua mostruosità, il capovolgimento della bellezza, della luce", della santità. Angelo decaduto,
Streghe e potere, Milano, Rusconi, 1998, p. 267.
6 S. PRIERIAS, Summa Sylvestrina, in S. Abbiati. A. Agnoletto. M. R. LAllATI (a
cura di), La stregoneria, Milano, Mondadori, 1991, p. 220.
7 Ivi, p. 221.
8 B. P. LEVACK, La caccia alle streghe in Europa, Bari-Roma, Laterza,1999, p. 170.
9 F. ROMANO, Donne passioni possessioni, Roma, Meltemi, 2004, p. 13.
IO A. DI NOLA, Il Diavolo, Roma, Newton & Compton, 1987, pp. 316-317.
II J. B. RUSSELL, Il diavolo nel Medioevo, Bari-Roma, Laterza, 1999, pp. 46-47.
L'autore, rifacendosi alla tradizione cristiana e alle varie rappresentazioni iconografi5 L. PARINETTO,
15
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di IMAGO - Lecce
Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d'Otranto (secc. XVII - XIX)
antico splendore, sugello alla perfezione e pieno di saviezza 12 , viene rappresentato "come un essere di colore scuro o nero, con corna, coda piedi forcuti o caprini, occhi infuocati, vello o peli sul corpo, accompagnato da un fetore sulfureo" 13 .
Nei documenti qui esaminati, si presenta sotto svariate forme; come
Gentiluomo vestito di negro con gli occhi rossi 14 oppure è semplicemente una voce come fosse d'uomo' 5 ; a volte si fa vedere come brutta forma
d'huomo 16 o compare vestito da pecoraro (...) con due corna d'agnello,
i piedi à guisa di papara (...) avendo la bocca come se fosse infuocata' 7 ,
o, ancora, aveva una faccia come una gatta, con gli occhi brutti e lucenti, e colle mani à granfa con l'unghie lunghe 18 ; altre volte, invece, è un
bel giovine e ben vestito di negro, in abito di gentilhuomo 19 , si chiama
Scarabeo, o Brucolo, o ancora Martiniello in forma d'asino negro 20 . Signore del mundus sotterraneo, invade con una certa frequenza la terra in
qualità di trasgressore della norma etica, politica e religiosa, di oppositore dell'ordine "superiore", di provocatore che rompe gli equilibri della
morale dominante. "L'ossessione diabolica, la seduzione demoniaca e l'elezione divina sono modelli interpretativi aventi in comune il rinvio a forze superiori che influenzano i destini dei mortali, e detengono tutti le funzioni di scaricare l'individuo di parte delle sue responsabilità." 21 .
che presenti in tutto il mondo, sostiene che "di solito il colore del diavolo è il nero
(...). La sua pelle è nera oppure egli si presenta come un animale nero ovvero indossa un abito nero; è un nero cavaleire sul dorso di un nero cavallo. L'altro colore più
comune nel Diavolo è il rosso , il colore del sangue e del fuoco". Più avanti, afferma
che il diavolo è collegato anche a luoghi particolari: "la sua direzione è il nord, dominio delle tenebre e del freddo penale (...) nel Medioevo il nord è la direzione dell' i nferno".
12 Ezechiele 28; 12-13.
13 A. Di NOLA, Il Diavolo, cit., p. 318.
14 M. A. EPIFANI, Stregatura. Mentalità religiosa e stregoneria nel Mezzogiorno
di Antico Regime, Nardò, Besa, 2000, p. 68.
15 Ivi, p. 78.
16 /vi p. 95.
17 /Vi, p. 112.
18 Ivi p. 113.
19 Ivi, p. 85 e p. 73.
20 Ivi , p. 100.
21 P. DINZELBACHER, Santa o strega?, cit., p. 314.
,
,
16
Provincia di _fecce - Medi ateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di MAGO - Lecce
Maria Antonietta Epifani
Senza preavviso, il diavolo fa irruzione nella soggettività di alcune
donne 22 che, dal momento dell'incontro, vengono stigmatizzate come
streghe; infatti, "il terrore suscitato dal demonio induce la gente a considerare "streghe" tutte le donne che per un motivo o per un altro non sembravano incarnare pienamente la tipologia di "persona per bene", normale, ben integrata nella collettività" 23 . Queste donne, dopo l'incontro
fatale, non sono più le stesse perché si inoltrano nei sentieri del magico,
rassicurante e ripetitivo nei suoi percorsi rituali.
Il Maligno "le attira e lega a sé per atto carnale e per povertà" 24 ,
"adattandosi perfettamente in tutto ad ogni appetito di quelle persone" 25
22 E
primato femminile nella stregoneria (anche se dai documenti emerge che gli
uomini praticavano con una certa frequenza l'arte magica) è dovuta essenzialmente a motivi di carattere religioso; infatti, i padri della chiesa e i teologi medievali
non perdonarono mai ad Eva di aver fatto da intermediaria fra Adamo e il Serpente e di essere la responsabile del peccato originale. Privata di ogni dignità, perché
inferiore all'uomo (si metteva anche in discussione che possedesse un'anima!) la
donna era lo strumento prediletto del diavolo il quale si serviva di lei per le proprie
malvagità. In un clima di totale misoginia, si inserisce il Malleus Maleficarum, un
manuale del XV secolo contro la donna, che tenta di dare una spiegazione esaustiva sul perché di una stregoneria in soprannumero al femminile. Infatti, le donne
"tendono ad essere credule (...) a causa della pieghevolezza della loro complessione sono più facilmente impressionabili, più inclini a ricevere le rivelazioni attraverso il marchio degli spiriti separati (...) hanno una lingua lubrica; cfr. H. KRAMER- J. SPRENGER, Il martello delle streghe, Venezia, Marsilio, 1985, p. 89. Ancora, per fare un altro esempio (rimandando lo studio approfondito sull'argomento ad
ulteriori interventi futuri), Jean Bodin, nel suo Démonomanie, affermerà che essendo gli uomini più grossi rispetto alle donne, hanno di conseguenza più cervello e
più ponderatezza. Risulta evidente quanto diffusa fosse l'avversione per il genere
femminile e quanto questa dichiarata ostilità abbia influenzato notevolmente la cultura successiva. Non dimentichiamo che solo da pochi decenni la donna si è liberata di questo enorme peso, anche se continuano a gravare su di lei accuse di altro
"genere di magaria". La diversità, una particolare sensibilità, la volontà precisa di
non volersi omologare o anche un giustificato moto di ribellione non rappresentano forse nuovi capi d'imputazione per il reato di stregoneria? A giusta ragione F.
ROMANO, in Donne passioni possessioni, cit, p. 51, afferma "La diversità è maligna,
la «stoffa del diavolo» (a righe) veste criminali, pazzi, appestati, prostitute, saltimbanchi e altre categorie di persone fuori dell'ordine sociale".
23 A. CAROTENUTO, L'anima delle donne, Milano, Bompiani, 2004, p. 83.
24 F. M. GUAllO, Compendium Maleficarum, in La stregoneria, cit., p. 273.
25 B. RATEGNO DA COMO, De Strigiis, in La stregoneria, cit., p. 201.
17
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di MAGO - Lecce
11 diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d'Otranto (secc. XVII - XIX)
e "dopo essersi impossessato della mente di ciascuna donna e averla sottomessa a sé per infedeltà, si trasforma nelle sembianze e forme di altre
persone, e guida per vie ignote la mente che tiene prigioniera" 26 .
Posseduta e agita da un forza oscura e a lei sconosciuta, la magara dà
inizio alla sua battaglia: vuole affermare una verità diversa da quella ufficiale, colta e aristocratica. Sente di essere depositaria della cultura del
corporale e di essere legata da un inscindibile cordone ombelicale alla
terra, all'universo nascosto e sotterraneo dove nel silenzio e nell'umidità proliferano energie occulte e sottili. La strega è l'incarnazione di ciò
che giace sotto, di chi ingaggia una strenua lotta con ciò che sta sopra e
che vince solo in alcune situazioni particolari. In realtà, spesso le donne
intraprendono la strada della possessione e della magia per attenuare i
conflitti ed controbilanciare i disagi, non sapendo che sarebbero state, in
ogni caso, intrappolate: le vigorose e dure gabbie dei processi inquisitori le aspettavano al varco. E, purtroppo, la vasta documentazione a noi
pervenuta è traboccante di pagine amare nelle quali leggiamo che migliaia di streghe furono sterminate per le loro conoscenze, per i loro "saperi tradizionali tramandati oralmente, radicati nei corpi, ai quali si aggiungevano segreti "rubati" ai sacerdoti, agli speziali, o nei fogli manoscritti di libri magici" 27 .
Difatti, Caterina Palazzo 28 guaritrice calabrese, figlia di medico e sorella di chirurgo, accusata di magarìa nel 1627 dal tribunale dell'Inquisizione di Gallipoli, si serve, nella sua "attività terapeutica di un Recettario di Galeno a stampa, evidente eredità paterna, uno dei tanti manuali di Segreti affluiti ai torchi nel XVI secolo per iniziativa di professori
di medicina" 29 .
Nel libricino de dieci carte incirca, che la donna teneva gelosamente
custodito,
Ci erano dipinti molti animali velenosi et in quello leggeva chiaman-
XLVII, In La stregoneria, cit., p. 47.
27 F. ROMANO, Donne passioni possessioni, cit., p. 47.
28 Cfr. M. R. TAMBLÈ, Tarantismo e stregoneria: un legame possibile, in Quarant'anni dopo De Martino, Atti del Convegno, Galatina 24-25 ottobre, 1998, Nardò, Besa, pp. 103-117.
29 Ivi, p. 105.
26 A. TOSTATO, Quaestio
18
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di 'MAGO - Lecce
Maria Antonietta Epifani
do molti nomi di santi, che non l'ha intesi mai, e poi diceva Belsebue 30 .
L'invocazione del diavolo è una supplica di sostegno per la buona riuscita dell'azione magica;
Con un libro che portava leggeva lincanti secreti, carmi secretamente con voce bascia, et alcuna volta nominava lo demoniom .
Nel corso dell'interrogatorio, i testimoni racconteranno con accuratezza parole e azioni malvagie riferite a Caterina la quale, invece, negherà più volte ogni cosa.
Così come è stato precedentemente accennato, i confini fra magico e
sacro non sono sempre visibili, poiché il diavolo riesce abilmente a trasformare le attioni superstizione in veri e propri riti religiosi, anche se
alla roversa. In verità, dalla lettura dei documenti, viene fuori che nel cerimoniale magico ci si avvaleva di molti elementi con valore sacro quali, per esempio, la recitazione delle preghiere e la celebrazione delle
messe, l'acqua benedetta e l'olio santo, la palma benedetta e il ramo di
ulivo, la candela e la cera sciolta, la croce e i chiodi. Sono questi, componenti carichi di una simbologia molto forte che travalica la comunicazione ordinaria, perché rinvia alle griglie interpretative prodotte dalla
stessa comunità che le ha generate e che ne detiene il codice di accesso
e di decodificazione. Questa società di disperati 32 , attraverso l'ammaliante visione onirica e il vaneggiamento narcotizzante di dubbie visioni, aveva costruito uno spazio diverso e ribaltato rispetto al quotidiano,
3o Ivi, p. 107.
31
Per ulteriori ed esaustivi approfondimenti, cfr . G. PITRÈ, I Cirauli. Credenze
popolari siciliane, in Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, I, 1882; G.
COCCHIARA, Il paese di Cuccagna, Torino, Einaudi, 1956; AA.Vv., L'Umanesimo e
la follia, Roma, Edizioni Abete, 1971; M. BLOCH, I re taumaturghi, Torino, Einaudí, 1973; A. a NOLA, Gli aspetti magico-religiosi di una cultura subalterna italiana, Torino, Boringhieri, 1976; A. M. ANDRIANI, Religione e devianza nella diocesi
dí Oria (secc. XVI-XIX) in Liber Amicorum. Miscellanea di studi storici offerti a
Rino Contessa, Manduria, Filo Editore, 2003, Vol. I, pp. 41-88; M. A EPIFANI, Mirabilia. La terra d'Otranto sospesa tra inferno e paradiso, in Liber Arnicorum, cit.,
vol. I., pp. 483-499.
32
19
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di IMAGO - Lecce
Il diavolo e le donne. Stregoneria e magia in Terra d'Otranto (secc. XVII - XIX)
perché sentiva prepotentemente il bisogno di credere nell'intervento del
soprannaturale.
In questo universo di analogiche e magiche corrispondenze, la parola aveva la funzione di evocare l'entità che stava al di là affinché intervenisse nell'al di qua per la risoluzione di un problema. Utilizzata all'interno dello spazio rituale, la parola è ripetitiva e direi quasi ossessiva; è
uno strumento indispensabile e di ri-proposizione di modelli arcani, è attualizzazione del passato nel presente in cui opera e, proponendo fedelmente un antico sapere, diviene la realizzazione di un tempo ciclico.
Formula illuminata, ritualizzata e fissata in un imperscrutabile ordine
verbale, frutto di un sapere esoterico, impersonale, mitico, nella recitazione silenziosa trova la sua ragion d'essere. Sono espressioni rituali fisse, sperimentate e manipolate dalla saggezza collettiva, nelle quali l'elemento sacro trapunta quasi sempre l'andamento della recitazione.
-
O vengoti ad orare Nostra Donna,
Consolata Vergine Maria
E stu core non mera doglia
E quest'alma perduta non sia 33 .
Dopo aver applicato sulla parte malata un impacco di vino, nèpeta e
terìaca, Caterina Palazzo, salmodiando queste parole, riusciva a guarire
dal morso di un serpente.
La parola profana si mescola con quella sacra, in una miscela anomala e fuorviante.
S'ingenocchiava e diceva Giesu Maria, e quando il veneno impetrato steva cinque giorni per guarire..., ma quando nò sanava subito, seguitando sopra la morsicatura il segno della croce con la mano, e diceva un Pater Noster et un' Ave Maria in honore di san Paolo 34 .
L' Ave Maria, il Pater e il Gloria non mancano mai di stupire per gli
effetti che producono.
Tramite
Un'orazione di S. Antonio, con Gloria, Pater, e Ave, e trè alla Santissima Trinità, si può arrecare dolore e tormento al cuore e alla mente
33
M. R. TAMBLÈ, Tarantismo e stregoneria: un legame possibile, cit., p. 109.
34
lvi.
20
Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina)
a cura di IALIGO - Lecce