Intervento - Advantage Financial

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Intervento - Advantage Financial
Il capitale delle banche, la regolamentazione ed il New Normal
Francesco Confuorti
1. La disponibilità di capital, il funding e la regolamentazione saranno allo
stesso tempo i drivers ed i vincoli alla futura competitività del settore
bancario
Vorrei esordire in maniera assonante al Dr. Perissinotto; infatti sono d’accordo con lui che
sia la disponibilità di capitale che la regolamentazione saranno i drivers, e allo stesso
tempo i vincoli che caratterizzeranno la competitività degli intermediari finanziari negli anni
a venire. Vorrei aggiungere a questi fattori la liquidità e la capacità di raccogliere nuovi
fondi per finanziare la crescita in maniera flessibile ed adattiva. Mi soffermerò in
particolare sulle banche, che saranno maggiormente interessate da questi fattori, ma in
buona parte quello che dirò vale per tutti gli investitori istituzionali (come le compagnie di
assicurazione). Non ci saranno più pasti a gratis per nessuno (se mai ce ne sono stati).
Non ci saranno più investimenti o tassi privi di rischio per nessuno. La capacità
patrimoniale
e l’adattamento flessibile saranno la chiave del successo e della
sopravvivenza per le istituzioni finanziarie in un futuro caratterizzato da bassa crescita ed
elevata volatilità.
2. Il vantaggio di essere “troppo grandi per fallire” non potrà più essere dato per
scontato in future, poiché I governi avranno meno risorse a disposizione per I
salvataggi.
Vorrei precisare subito un punto fondamentale. In buona sostanza, gli interventi pubblici di
salvataggio per tutte le istituzioni “troppo grandi per poter fallire” hanno perpetuato un
azzardo morale intollerabile, mettendo a disposizione denaro ad un costo troppo basso e
creando delle opportunità di profitto artificiali proprio a favore di quelle istituzioni finanziarie
che erano alla radice della crisi – o che comunque ne erano state più severamente colpite
– e che, in un regime di vera concorrenza sarebbero invece dovute fallire. Questo
atteggiamento favorevole verso il settore non sarà però duraturo. I governi e le autorità di
regolamentazione sopranazionali stanno introducendo regole più restrittive, e stanno
lavorando a nuovi schemi di tassazione che disincentiveranno gli eccessi speculativi e
dreneranno risorse a sfavore delle maggiori istituzioni finanziarie.
Ancor più rilevante a tale fine è la discussione per l’introduzione di nuovi meccanismi per
la gestione di procedure di fallimento ordinate per le grandi istituzioni finanziarie, quali ad
esempio I “living wills”, che renderanno sempre più difficile per le grandi istituzioni
finanziarie avere accesso ai salvataggi pubblici. Tutto questo non accadrà dal giorno alla
notte. Le grandi banche hanno un impatto non trascurabile sulle elites politiche anche
grazie al loro potere di lobbying. Ma i governi oggi sono vincolati dagli elevati debiti e
deficit, dal possibile rischio di un default sovrano, da basse prospettive di crescita e da un
elevato tasso di disoccupazione. In questo sono sotto l’occhio attento dei cittadini che
pagano le tasse – che sono anche i loro elettori – e ciò li obbligherà, magari anche contro
alle loro intenzioni, a fare qualcosa per limitare la probabilità – e gli oneri - di nuovi
salvataggi.
3. I correttivi indotti da Basilea III avranno un impatto sostanziale: per poter
rientrare nei nuovi requisiti di capitalizzazione, finanziamento e liquidità le
banche Europee dovranno raccogliere 700 miliardi di Euro di nuovo capitale,
6000 miliardi di nuove fonti di finanziamento e 2000 di attivi liquidi. Si stima
che questo possa ridurre il loro ROE
di lungo periodo di cinque punti
percentuali, dal 15% al 10%.
Permettetemi ora di soffermarmi sulla dimensione ed il costo degli aggiustamenti che le
aziende di credito dovranno effettuare, sui futuri scenari competitivi del settore che
conseguono dalla crisi e dall’introduzione di nuove regole, e del loro impatto su capitale,
liquidità e fonti di finanziamento.
Un recente studio della Mc Kinsey esamina l’impatto di Basilea III sulle aziende di credito
Europee. Le nuove regole introducono requisiti più severi di ricapitalizzazione ed
introducono per la prima volta regole sulla liquidità e sulla leva finanziaria. Si stima che il
fabbisogno di nuovo capitale che risulta da tali regole più restrittive sia pari a circa 700
miliardi di Euro. I nuovi standard per la liquidità e la gestione delle fonti di finanziamento
dovrebbero richiedere alle banche Europee di raccogliere tra 4000 e 6000 miliardi di Euro
di finanziamenti a lungo termine, e di detenere non meno di 2000 miliardi di attività correnti
liquide. La Mc Kinsey stima che l’impatto di tali requisiti sul ROE del 2012 del settore
porti ad una riduzione di 5 punti percentuali, pari ad un terzo del ROE di lungo periodo del
settore, che era stimabile al 15% prima di tali interventi. Non è cosa da poco.
4. Come risponderanno le banche? I bilanci e le linee di business verranno
ristrutturati, e le linee di business più a rischio verranno ridimensionate. Il
portafoglio paesi verrà riorentato verso i nuovi mercati ad alta crescita. Ma
prima che ciò accada passerà del tempo ed il ROE rimarrà per un certo tempo
sotto la media di lungo termine.
Quali sono le possibili risposte delle banche per limitare l’impatto delle nuove regole? In
primo luogo verrà ridefinita la struttura del bilancio, promuovendo interventi su ogni linea di
business per fronteggiare l’impatto sul costo del capitale e della raccolta, e verranno
ridimensionate le linee di business più a rischio. Eppure, secondo un importante studio di
Oliver Wyman e Morgan Stanley, nonostante tali interventi, sia pure accompagnati da un
ri-orientamento strategico verso i nuovi mercati e verso nuove nicchie - tali da beneficare
dai differenziali di tasso menzionati nel report di Goldman Sachs – ci si può attendere che
il settore non ne sconterà l’impatto positivo per un periodo non trascurabile e che inoltre
l’aggiustamento non sarà indolore.
5. Il gap tra vincitori e sconfitti, e tra grandi e piccoli si amplierà. Le economie di
scala e scopo conferiranno un vantaggio competitivo ai grandi, la
focalizzazione e l’identificazione di nuove nicchie di mercato saranno il pane
dei piccoli. La tecnologia, l’infrastruttura e la disponibilità di piattaforme per
la consulenza (il cui costo arriverà fino ai quattro miliardi) faranno la
differenza.
Uno dei principali effetti dell’aumento di concorrenza sarà un allargamento delle code
della distribuzione dimensionale dei players di mercato. Lo spread tra piccoli e grandi, e
tra vincitori e vinti tenderà ad allargarsi. Le economie di scala e scopo conferiranno un
vantaggio competitivo ai grandi: non a caso Oliver & Wyman stimano che i costi di
piattaforma per i maggiori players globali dell’investment banking si avvicineranno ai
quattro miliardi di dollari.
Ci si attende che le attività maggiormente impattate saranno quelle legati ai flussi nel
credito e nei tassi, che potenzialmente potrebbero finire in perdita per gli operatori di
medie dimensioni. Costoro dovranno focalizzarsi su particolari linee di business o
geografie dove hanno sufficiente massa critica o espandersi per linee di business correlate
al loro core business. Ne consegue che le banche maggiori continueranno a prevalere, e
che quelle minori dovranno affinare armi e strategie e focalizzarsi sul core business.
6. I clienti saranno anch’essi impattati da tali aggiustamenti. In particolare i
piccoli debitori, le PMI ed i possessori di mutui immobiliari. Il finanziamento
all’economia potrà essere razionato. Una migrazione degli affari verso il
sistema finanziario parallelo non regolamentato non è da escludere.
La clientela
risentirà dell’impatto di tali aggiustamenti sui mercati all’ingrosso. Se gli
intermediari creditizi risponderanno al nuovo contesto con un riprezzamento dei servizi ed
una minore capacità produttiva verrà erogata nelle aree di business più onerose. Ne
conseguirà che il credito alle PMI ed ai piccoli debitori, nonché il finanziamento dei mutui
verranno ridimensionati. L’ammontare di finanziamento all’economia, funzione chiave degli
intermediari finanziari, tenderà a ridursi o, forse tenderà a passare in mano agli investitori
istituzionali che hanno passività a lungo termine, e forse questo non è neanche un male,
essendo questi ultimi meglio attrezzati per investire su tali orizzonti temporali. Secondo la
Mc Kinsey, un effetto del ridimensionamento delle attività delle banche all’ingrosso e
dell’investment banking potrebbe essere che la loro clientela, composta di grandi imprese,
assicurazioni ed hedge funds, tenderà sempre più
a guardare all’infuori del sistema
creditizio ufficiale per cercare di soddisfare le proprie esigenze di finanziamento, anche
quelle più tradizionali quali i prestiti, presso il sistema finanziario parallelo, che non è
regolamentato.
7. Le banche retail e corporate avranno un processo di aggiustamento più
semplice delle banche di investimento. Queste ultime operano infatti nei
segmenti più interessati dalla crisi come i mercati a reddito fisso e quelli OTC
e tenderanno ad enfatizzare maggiormente il business della consulenza e
l’operatività sui mercati emergenti. L’efficace gestione dei costi e della leva
operativa saranno un driver competitivo sempre più importante.
L’impatto di questi
cambiamenti sarà differenziato tra I vari comparti del settore. Le
banche retail non avranno problemi di sorta, all’infuori del credito al consumo, e l’impatto
sulle banche corporate sarà pure limitato. Dove assisteremo ai maggiori cambiamenti
sarà ovviamente nell’investment banking ed in particolare nelle attività di capital markets,
che saranno impattate dalle regole specifiche sull’attività di trading e dai nuovi requisiti per
il finanziamento dei portafogli di negoziazione in conto proprio.
Questi nuovi interventi regolamentari specifici, insieme con il più ampio impatto di Basilea
III, implicano che le banche di investimento maggiormente attive nei capital market
subiranno l’impatto più violento. In queste istituzioni,
l’attività di intermediazione e di
market making soffriranno maggiormente, specie nei mercati a reddito fisso, negli
strutturati e nei titoli derivati OTC, dove i costi relativi alle coperture tenderanno ad
aumentare. D’altra parte, l’attività sui mercati primari potrebbe incrementarsi: ad esempio
l’emissione di prestiti obbligazionari potrebbe diventare più proficua del lending.
Nell’ambito delle attività di investment banking, l’azionario e l’attività di consulenza come
l’M&A si accrescerà di importanza rispetto all’obbligazionario, ed I mercati emergenti
diventeranno sempre rilevanti nella ricerca di rendimento da parte delle istituzioni globali.
Nel reddito fisso, la massa critica sarà cruciale.
Quelli che il report di Oliver & Wyman chiama I “flow monsters” (mostri dei flussi, ossia le
banche di investimento con una scala massiccia in un certo prodotto/regione tenderanno a
prevalere. Insieme alla dimensione, la capacità distributiva, l’erogazione della consulenza,
i vantaggi nelle piattaforme tecnologiche tenderanno a diventare ancor più critiche, poiché
per essere competitivi gli intermediari dovranno aumentare la loro velocità ed efficacia. Ma
tutto questo, come abbiamo detto, costa molto e quindi ancora maggiore sarà l’attenzione
all’ efficienza dei costi e nelle operazioni. Non è un obiettivo da poco dato la rigida
struttura del sistema di relazioni industriali prevalente in Europa a fronte degli ampi
investimenti fissi da finanziare nel settore della tecnologia, del risk management e della
compliance.
Dimensione, servizi di consulenza, infrastrutture efficienti e rigorosa allocazione del
capital, questi sono sempre stati i drivers del vantaggio competitivo ed in futuro lo saranno
ancor di più. Ma soprattutto la gestione del rischio e l’allocazione del capitale diventerà
l’arbitro delle strategie delle banche, ed essa dovrà essere effettuata ai vertici
dell’organizzazione, in maniera indipendente ma con una visione strategica chiara ed in
modo adattivo.
8. Per concludere, vi saranno ampi aggiustamenti per le banche a fronte dei
nuovi assetti regolamentari e requisiti patrimoniale. Non si esclude una
maggiore
rigidità
nel
finanziamento
all’economia.
Un’alleanza
pubblico/privato sarà necessaria per poter rilanciare la crescita.
Questi sono alcuni dei correttivi che le banche dovranno adottare per navigare il “New
normal” che ci aspetta. Un tema ricorrente è che - a causa del maggior costo del funding
e delle coperture - il finanziamento per l’economia, l’offerta di prodotti garantiti da offrire a
risparmiatori, pensionati e depositanti, gli strumenti obbligazionari a basso costo
tenderanno e diventare più scarsi e forse a ridimensionarsi drasticamente. E questo non è
un messaggio confortante, data la necessità di innescare una più stabile e robusta crescita
economica per i nostri paesi. La mia impressione è che i governi dovranno essere più
presenti, e probabilmente dovranno trovare nuovi modi di collaborare con gli operatori del
settore privato. Si ciò non si verificherà, dovremo accettare una riduzione del nostro tenore
di vita, migrare in Estremo Oriente o forse fare entrambe le cose.
Grazie.